Il mio urlo riparte da
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Il mio urlo riparte da
rinascite Maria Sharapova Il mio urlo riparte da Roma di Ilaria 44 | Gioia 2009 Solari CORBIS OUTLINE Un grido rauco, quasi imbarazzante, quando tocca la palla. Ha dovuto tenerselo in gola per molti mesi dopo un infortunio. “Io nella mia stanza a curarmi, le altre fuori a giocare”. Prima degli internazionali d’Italia siamo andati a trovare la tennista più ricca del mondo. “Serena Williams? Si scende in campo e vediamo chi la spunta” dal mar nero Maria Sharapova, tennista bielorussa di 22 anni. Gioia 2009 | 45 M i sento carina, canta fuori campo la voce di Maria da West Side Story. I feel pretty. In piedi davanti allo specchio della sua camera, l’altra Maria, famosa tennista, costringe la chioma bionda in un elastico. Così carina, insiste la canzone. La nostra Maria scivola con slancio atletico e broncetto da diva giù per la scalinata del Waldorf Astoria. Il personale e i clienti dell’albergo, l’autista e i paparazzi confermano in coro: così affascinante. Racchetta in spalla, raggiunge gli spogliatoi di un palazzetto, la folla intona: carinaaa. In campo, di là dalla rete, un’avversaria le serve la palla. E finalmente Maria urla. Un rauco grugnito di pancia, violento, imbarazzante. Stop. Così lo spot di un marchio sportivo descrive Maria Sharapova, detta Masha, giocatrice purosangue. Da dire sul suo conto ci sarebbero altre cose: per esempio che nel campionario di guaiti e uggiolii che hanno reso famosa la bella atleta bielorussa ventiduenne quello non è nemmeno il peggiore. Altri, ben più agghiaccianti, le hanno procurato ammonizioni dai giudici e brontolii dalle rivali, autorizzato facili allusioni e turbamenti nei maschi. I suoi ruggiti viaggiano sopra ai 100 decibel, ha rilevato un cronista zelante: poco meno del rombo di un jet al decollo. Tanto sensuali e disarmanti da finire, campionati, nella top ten delle suonerie telefoniche più scaricate, accanto ai gemiti di una pornostar. Non bastassero i costumini succinti e svolazzanti, o le inquadrature equivoche che le riservano certi cameramen sportivi. Ma questo è ingiusto. Quando la palla tocca la racchetta, espira: spiegava sempre l’allenatore. E se ti viene da urlare fallo. Lo sanno anche i bambini. Ed è precisamente da quando era bambina che Masha fa quello che le dicono senza discutere. Lo fa molto bene. Come la volta che papà Yuri la portò a Mosca, da Martina Navratilova. A 6 anni senza esitare imbracciò la racchetta e mostrò alla campionessa di che cosa era capace. Ha talento ma le serve un coach, fu il responso. Ora, a più di 10 anni di distanza, dopo il periodo forse più difficile della carriera e a pochi giorni dal suo ventiduesimo compleanno, il 19 aprile, il momento del riscatto potrebbe essere vicino. Probabilmente Maria ricomincerà a scalare la classifica proprio a partire dagli Internazionali di Roma, ai primi di maggio. Di sicuro, a sentire quel che dice delle rivali, non ha perso lo spirito di competizione: «Serena Williams?», chiede quando la incontriamo a Miami, dorata dal sole e fasciata in un vestito fiorato. «È una grandissima atleta. Quanti Grandi Slam ha vinto? 11? È più forte di me». Ma prova a chiederle se Serena è invincibile e si fa di nuovo seria: «Per chi? Per me? In ogni dannato momento del nostro lavoro il bello è che vai e giochi, e non importa la classifica o quanto è forte Il suo ruggito è una delle suonerie più scaricate per i telefonini 46 | Gioia 2009 atleta modella Maria Sharapova è anche testimonial di Sony Ericsson. Sarà probabilmente il palcoscenico del Foro Italico a tenere a battesimo il ritorno in campo di Maria Sharapova, scivolata al numero 30 della classifica dopo l’infortunio alla spalla. Con lei, alla 79esima edizione degli Internazionali d’Italia di tennis, dal 25 aprile al 9 maggio, ci saranno I migliori 44 giocatori e 24 delle 25 migliori giocatrici del mondo, comprese tutte le top 10 della classifica WTA, con la sola eccezione della russa Dementieva. BOWEN SMITH/AUGUST/CONTRASTO Prossima fermata foro italico quello che ti sta davanti. Si scende in campo e si vede chi la spunta». La ragazza che urla ne ha passate tante, non ha paura: «So controllare il panico. Ho sempre un filo di nervosismo “professionale”, una tensione che non mi dispiace. Adoro stare in campo, amo la competizione». E se non è impegnata in una sfida, flirta, con controllato candore. Con le donne lo fa in modo franco, onesto. La sua micidiale occhiata verde la tiene in serbo per i cronisti maschi: «Perché le tenniste sono tutte così belle? Non so, siete uomini fortunati» risponde ridendo. È la cosa più irresistibile: Maria ride, lo fa spesso, e la sua risata assomiglia a una cascata di monetine da una slot machine. Sulla sua vita sentimentale si sa poco: le hanno attribuito flirt con diversi colleghi: Andy Roddick, Novak Djokovic. Ha sempre smentito. L’hanno immortalata col tennista spagnolo Juan Carlos Ferrero. Con aria superiore ci dice: «Non so molto di lui». C’è da capirla: un giorno un ragazzo poco elegante, un certo Adam Levine, leader della band Maroon 5, si è sentito in diritto di smentire pubblicamente la sua proverbiale carica erotica: «A letto sembra una rana morta». Masha è stata lapidaria: «Non conosco questo Adam Levine». L’ultimo in carica sembra essere Charlie Ebersol, figlio del ricco presidente del network Nbc Sports. Su cui qualcosa concede: «È simpatico, gentile... mi piace come bacia. Però, a 25 anni, forse dovrebbe essere più sicuro nelle relazioni con suo padre», ha rivelato alla stampa americana. Quella rosa, che le è più fedele dei cronisti sportivi, perché Masha, oltre a essere una ragazza che frequenta party e sfilate, risulta la più ricca tra le tenniste in attività, forse tra tutte le atlete donne. È molto amata dagli stilisti e la passione è corrisposta: «Ce ne sono molti che mi piacciono, ma quella che preferisco è Stella McCartney. Ha una grande determinazione: era solo la figlia di Paul McCart- la grinta Prima del grave infortunio la Sharapova era la numero 1 in classifica. Oggi occupa la trentesima piazza. ney e ora è lui il padre di Stella». Maria ha collezionato anche una serie di endorsemente milionari, l’ultimo dei quali a Sony Ericsson di cui è testimonial. L’impresa più recente, ancora non confermata, sembra sia la partecipazione in qualità di produttore esecutivo a un serial su Mtv basato sulla vita delle tenniste in giro per il mondo per tornei. Eppure Maria la mette giù un po’ dura: «La gente è abituata a vederci così glamorous e vincenti, sui campi e sul red carpet. Ma la nostra vita è piallata dal sacrificio, sveglie all’alba, allenamenti estenuanti, a letto con le galline. Non puoi neanche uscire il sabato sera con gli amici, finisce che ti considerano tutti una creatura bizzarra». Da qualche tempo nel mondo dorato e convulso di Maria qualcosa è cambiato. Dal primo posto in classifica è scivolata al trentesimo, dopo un infortunio e un intervento alla spalla che l’hanno costretta a fermarsi per un po’. «Mi sono sentita a un punto morto, il momento di ritornare in campo continuava ad allontanarsi. Ho avuto per anni l’agenda fitta di tornei e la cosa suonava strana. È dura per qualsiasi atleta, è frustrante starsene fuori dal giro. Ma ci ho fatto il callo a vedere le cose da quest’altra sponda della vita: alzarmi la mattina e pensare solo agli esercizi per la riabilitazione. Chiusa nella mia stanza a curarmi, mentre in tv vedo le altre ragazze in giro per tornei. Ho cominciato a chiedermi che succederebbe se me ne stessi qui finché non mi vengono i capelli grigi, senza più jet lag, senza più partite». Sicché ora, confessa, non pensa alla classifica, «non mi importa se sono la numero 1 o la numero 15. È la prima volta che non ci sono tornei, stadi pieni, vittorie da desiderare, penso solo a tornare a giocare per divertirmi». No che non pensa a ritirarsi, ci mancherebbe. «Dovrebbe prima cambiare qualcosa nella mia testa: dovrei svegliarmi e realizzare che non ho più passione. Certo che ci sono i giorni in cui non ne ho voglia o sono stanca, non sono mica un robot, ma non si tratta di questo, non ancora». È presto per mollare. Dopo tutta quella strada: da Sochi, Mar Nero, ultima tappa dell’esodo dei coniugi Sharapov, in fuga dalla Bielorussia contaminata da Chernobyl, fino in Florida, dove il papà ha fatto anche il lavapiatti per mantenerla alla prestigiosa accademia di tennis di Nick Bollettieri. Dove per due anni è stata lontana dalla mamma, bloccata in Russia per problemi di visto. «Nessun bambino di 7 anni avrebbe avuto scelta», conclude, ora che la Florida (insieme alla California di Manhattan Beach) è ormai casa sua. Certo, da piccola voleva fare la ginnasta, «Perché insieme al pattinaggio è uno degli sport in cui “noi” andavamo forte: allora le ragazzine russe sognavano cose così». Ma fortunatamente c’erano dei campi da tennis a un viaggio d’autobus da casa. «Se tornassi indietro non cambierei nulla della mia vita», conclude secca. Come se la fatica, la nostalgia fossero cosa archiviata. «La parte importante di una carriera te la giochi quando sei una ragazzina, è il momento cruciale, è lì che metti a punto i tuoi colpi, mentre il tuo corpo si sviluppa e continui a cambiare, e intanto affini la tua difesa, le strategie, la sapienza e la velocità nel gioco. È lì che hai bisogno di una supervisione molto attenta e io l’ho avuta». Certo la Russia le manca, ammette con sguardo da gatta malinconica, «ma da Mosca a Sochi ci vogliono altre due ore d’aereo e non ci torno da un paio d’anni. Là ci sono i ricordi. Gli odori, i sapori. Tutti quei cibi fantastici che può cucinarti la nonna» ride massaggiandosi la pancia. «Ci andrei solo per il piacere di ordinare al ristorante nella mia lingua. Di sentirmi rispondere in russo se chiamo la reception dell’albergo». Sono cose semplici, spiega molto seria, a farla felice: «Tornare a casa dopo settimane che sei in giro. Sono i giorni migliori dell’anno. Adoro starmene lì, aprire le lettere, andare al negozio di alimentari, cucinare. Chiamare gli amici, bighellonare, spettegolare. Difficile da credere: sono una casalinga». n È la rivalità classica tra il campione superblasonato, Roger Federer, e la giovane stella, Rafael Nadal. Numeri due e uno della classifica. Svizzero il primo, spagnolo, anzi delle Baleari, il secondo. Destrorso l’uno e mancino l’altro, sono in modo diverso dei tipi affascinanti. La sfida tra i due dura da cinque anni ed è largamente a favore di Nadal (13 match vinti su 19). Di loro Maria Sharapova dice: «Non mi piace guardare le partite in tv, ma quando giocano insieme non me li perdo mai. Riesco a mettermi nella testa dell’uno o dell’altro a figurarmi che cosa pensano e che cosa stanno per fare. La competizione e l’amicizia che li lega è una cosa eccitante, sono entrambi atleti, giocatori incredibili. Chi è il più bello? No comment». 48 | Gioia 2009 AFP/GRAZIA NERI La sfida infinita NADAL VS FEDERER