1-i volanesi e la Gr g diser-sos-com

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1-i volanesi e la Gr g diser-sos-com
(E.T.apr.2016)
I volanesi e la Grande guerra
1914-18
i disertori , i sospettati
e le complicità
dal libro di AA.VV. “La guerra di Volano” e dal diario di A. Leoni,
“Ricordi di guerra Italo Austriaca in Tirolo meridionale 1915-16 ”
“Uno di Volano, si nascose sulla montagna e là rimase nascosto.”
Carlo Zambelli raccontava: ”Uno di Volano si è nascosto in una
cassa e ha detto alla moglie – méti sora la machina da cosir e
cosìsi- e quando sono arrivati i gendarmi non l’hanno mica
trovato”.
Quello che si è nascosto sul Finonchio doveva conoscere molto
bene il posto vista la massiccia presenza di militari, ed il via vai
dei trasporti militari sulla montagna. Ne conosciamo il nome, era
Alfonso Alovisi “zobia” e conosciamo il nome del volanese
nascosto nella cassa, perché quello sposato, dei due volanesi, era
Alfonso Alovisi. L’altro era Ettore Andrighettoni “capelaz”.
… disertori, obiettori o spaventati dalla guerra?
I condannati - 1
a)il disertore Alovisi Alfonso
“zobia”, anni 35 (n. 24.12.1882),
fu GioBatta Antonio e di Zanluca
Maria Teresa, sposato dal1909
con Scrinzi Giuseppina
“bonomo” e con i figli, Alma
anni 6, Emma Enrica anni 5,
mentre il terzo figlio, Romano
Guido di 2 anni, era morto nel
1916 durante la sua latitanza. Il
Landesschützen, bersagliere,
Alovisi Alfonso, è condannato
alla pena capitale, sospesa in
attesa delle decisioni imperiali .
b)la moglie Scrinzi Maria Giuseppina, 25.10.1886 +18.02.1945.
c)la sorella gemella Alovisi Maria,24.12.1882 +18.09.1931.
“Il fascicolo K.988/17 decreta la condanna di: Giuseppina
Alovisi, nata Scrinzi nel 1886 a Volano, e Maria Alovisi fu
Giambattista, nata pure a Volano nel 1882, contadine,
rispettivamente moglie e sorella del disertore Alfonso,
bersagliere, che tennero nascosto in casa dal marzo 1915 al
marzo 1917, furono condannate il 12.6.1917 rispettivamente a 2
mesi e 6 settimane di carcere, inasprito, e l’ammenda di 100
fiorini alla Cassa di guerra.”
I condannati - 2
a)Il disertore Andrighettoni Ettore Francesco “capelaz”, a.30
(n.23.04.1887 +16.08.1963) fu Luigi e di Tovazzi Teresa), celibe,
condannato a sei anni di carcere duro che sconta solo in parte,
perché la fine della guerra interrompe la detenzione.
b)la fidanzata Raffaelli Elisabetta Anna a. 23 (26.07.1894
+02.11.1967), figlia unica di Francesco “violin” e di Luigia Struffi,
condannata a dieci mesi di detenzione, scontati come inserviente
presso il carcere di Trento.
Le peripezie dei due volanesi sono giunte fino a noi con la
“cronaca orale” custodita e tramandata dai figli di Ettore, in
particolare Marta, Rita e Gianfranco, e dal nipote di Alfonso,
Mario Cainelli, ciascuno con la propria sensibilità.
“ Ettore era rientrato a casa, dal fronte della Galizia, con una
ferita alle dita di una mano. Si dice che sia stata una auto-lesione,
una di quelle al limite, fra il serio e il sopportabile, ma sufficiente
per “marcar visita” ed evitare lo scontro diretto col “nemico”
russo. Sul campo di battaglia aveva visto più volte passare la
morte davanti ai suoi occhi, ma per fortuna, l’ombra con la falce
non si era mai sovrapposta alla sua. Anche il fratello Arturo era lì
da qualche parte assieme agli altri, tanti, volanesi, che nell’agosto
del ‘14 avevano varcato le Alpi e i Carpazi, chi con la divisa dei
reggimenti di montagna, Landesschützen, chi con le insegne dei
Cacciatori, Kaiserschützen, per difendere il confine orientale
dell’Impero. Lui,Arturo, quella guerra non l’avrebbe neanche vista
finire, lui, che aveva moglie e figli piccoli, sarà messo fra i dispersi
nel 1916 e non farà mai ritorno a casa.
Ettore, ferito, è curato nell’ospedale da campo in Galizia dove
impara il modo per non far rimarginare troppo in fretta la ferita.
L’infermiera, quella di buon cuore, gli aveva suggerito l’uso
dell’aglio e di erbe similari, per ritardare la rimarginazione; tanto,
che arriva l’ordine di completare la guarigione a casa.
Giunto a Volano, trova il commilitone Alfonso Alovisi ed assieme
decidono di non ritornare più nei luoghi della carneficina.
Disertano ed si rendono irreperibili, era l’inizio della primavera
1915 e la latitanza sarebbe durata per due lunghi anni. Riuscire a
non venir catturati era un vero azzardo, ma quando nel rischio c’è
di mezzo la sopravvivenza, anche la minima probabilità di riuscita
è valida. I due conoscevano molto bene il territorio, cent’anni fa le
case del paese non erano “sigillate” come quelle di oggi. Gli
androni e tanti “porteghi” erano comunicanti e il passaggio da
una “teza” all’altra, per i due fuggiaschi agili e determinati non
rappresentava ostacolo. Inoltre nei “volti” e nelle cantine c’erano
sempre angoli, “brentoni” e altri “ordegni” in cui nascondersi.
Alfonso ed Ettore dalla loro parte avevano le persone care, quelle
che non avevano paura delle conseguenze in caso di scoperta, ma
anche tanti per non dire tutti i volanesi (in gran parte femmine e
minori). Comunque, in mezzo a tanta omertà, la Gendarmeria era
sempre vigile ed il pericolo di delazioni, anche involontarie, era
alto. Intanto le notizie dal fronte galiziano erano deprimenti: nei
primi 3 anni di guerra il totale dei volanesi caduti in battaglia
raggiungeva il numero 33, di 8 i dispersi e di più di 68 i
prigionieri. La comunicazione del caduto arrivava alla famiglia in
maniera fredda, burocratica e non aiutava di certo a far cambiare
idea ai disertori.
Nel frattempo, la “grande guerra” progrediva e si avvicinava al
paese. Di li a poco il Piave avrebbe mormorato “calmo e placido al
passaggio dei primi fanti il 24 maggio (1915)”. Il Regno d’Italia
varcava la frontiera ed iniziava la sua guerra contro l’impero
d’Austria-Ungheria. Il Finonchio, il monte Ghello, la val di
Terragnolo, Costa Violina, il monte Zugna, la bassa Vallagarina
sarebbero diventati il fronte sud da difendere. Volano avrebbe
sentito e subìto i colpi del cannone italico (4 novembre), le bombe
degli aerei tricolori (11 novembre) ed avrebbe pianto la prima
vittima civile (Maria, di 28 anni). L’anno dopo sempre in maggio
“la spedizione punitiva” austriaca avrebbe sconvolto ancor di più
la vita dei volanesi non in armi. Volano nei primi sei mesi del 1916
era diventato una caserma in stato di allerta, il numero dei
militari era tre volte superiore a quello degli abitanti, compresa
l’ottantina di sfollati da altri paesi vicini. Così, dopo un inverno
relativamente meno guerreggiato dei precedenti, ma freddo e
sempre con meno cibo a disposizione, giunse il marzo del 1917 e i
gendarmi ebbero la loro rivincita. I due disertori latitanti vennero
presi, ammanettati e spediti nelle carceri militari di Trento a
disposizione del Tribunale di Guerra. L’accusa era grave non solo
per i due militari ma anche per i familiari, ritenuti complici della
latitanza. Il processo si risolse con le sentenze riportate all’inizio.
A fine guerra tutti i protagonisti ripresero la loro vita, Alfonso e
Giuseppina incrementando la famiglia con Mario, mentre Ettore e
Anna Elisabetta, sposandosi il primo marzo 1919, iniziarono la
dinastia dei “violini” Andrighettoni.
I sospettati
Raffaelli Francesca Domenica detta Fanny nata il 4 mag 1866, fu
Luigi “battaiol” e fu Domenica Zambelli.
Il 31.12.1916 il K.u.K. Gruppen Kommando F.M.L. von Guseck
istruisce un fascicolo a carico della presunta spia Raffaelli Fanny
di anni 50 di Volano. Ma cosa aveva rivelato di segreto e a chi?
La Gendarmeria del Distretto di Rovereto, che era traslocata a
Calliano, teneva sotto controllo la famiglia Raffaelli “battaiol” e
ne leggeva la corrispondenza. Il fratello di Fanny, GioBatta Luigi,
di un anno più giovane, era stato confinato a Katzenau assieme al
Capo comune di Volano, Josef (Giuseppe) Torelli, rei di iscrizione
alla Lega Nazionale filo-italiana. A Katzenau, situata nelle
vicinanze di Linz, venivano internati i sudditi sospettati di
irredentismo e quindi di infedeltà all’impero. Fanny, che era
rimasta sola dopo la morte dei genitori, era legata alla sorella
della madre, la zia Virginia, sposata Chiesa vedova di Nicolò, che
con la famiglia del figlio Tarcisio, avevano scelto di rifugiarsi a
Inzing , vicino a Innsbruck. In paese la zia Virginia aveva lasciato
la casa che era stata occupata e trasformata in mensa per i 20
Ufficiali della guarnigione di Volano. A custodia della casa
c’erano, Angelo e Pierina, due anziani volanesi, che vivevano nella
grande casa, dove rimediavano sempre qualche cosa di buono dai
cuochi dei graduati. Fanny, scrivendo alla zia, la teneva al
corrente di come veniva utilizzata la sua proprietà, dimenticando
forse, che quel fabbricato era frequentato da Ufficiali
dell’Esercito Imperiale. Le sue cartoline postali erano lette dal
Servizio Antispionaggio che, mettendole assieme alle note sulle
sue amicizie pre-belliche, fra le quali le famiglie dei soci della Lega
Nazionale, Rizzi ( Candido Rizzi medico condotto da poco
scomparso dopo detenzione nel carcere militare di Trento) e
Torelli (Giuseppe Torelli internato in Austria), deduceva
l’infedeltà ideologica di Fanny e la inseriva nella lista dei
sospettati e dei probabili da confinare. La signora Raffaelli
Francesca Domenica di 50 anni da Volano veniva chiamata a
scagionarsi dalle accuse e lo faceva con una dettagliata lettera. La
discolpa, scritta in italiano, assieme alle note della Gendarmeria,
scritte in tedesco, si trovano nella cartella siglata MS 79.4 (10)
conservata nell’Archivio Storico della Biblioteca Civica di
Rovereto.
gli irredenti
Un capitolo a parte meritano i volanesi che avevano scelto di
combattere e sono caduti con la divisa dell’esercito italiano.
(E.T.apr. 2016)