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È opportuno premettere che, come prototipo di organo romano, si
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È opportuno premettere che, come prototipo di organo romano, si intende uno
strumento quasi rinascimentale con alcune caratteristiche abbastanza peculiari (Tiratutti
del Ripieno azionato da un pomello, detto appunto "alla romana", tavolozza timbrica
costituita quasi esclusivamente dal Ripieno e da qualche registro flautato o battente,
ricchezza di motivi ornamentali sulle casse e sulle canne di facciata)2; come prototipo di
organo
veneto
si
intende
invece
lo
strumento
nacchino-callidiano,
altrettanto
peculiarmente caratterizzato (Tiratutti del Ripieno azionato da una manovella o "alla
veneta", costante presenza, accanto ai registri di Ripieno, di registri "da concerto" come
Flauti, registri battenti e ad ancia, estrema parsimonia di motivi ornamentali su casse e
canne di facciata)3.
Visitando con Paolo Peretti, qualche anno fa,
l'organo costruito nel 1765 da
Domenico Antonio e Raffaele Fedeli nella chiesa di S. Paolino in Falerone (AP)4, si ebbe
entrambi l'impressione di trovarci, nella produzione della famiglia organaria marchigiana
più numerosa, longeva e rappresentativa5, di fronte ad
una rivoluzionaria svolta da
canoni romani verso canoni inequivocabilmente veneti.
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Cfr. anche P. PERETTI ,
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Cfr. R. PACIARONI,
Cfr. R. LUNELLI,
QUARCHIONI,
4 Si veda la descrizione in appendice.
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Cfr. P. PERETTI,
Camerino - Pieve Torina, Mierma, 1987.
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, S. Severino Marche, 1988.
M. FERRANTE, F.
, Abbazia di Fiastra - Urbisaglia, Ed.Villa Maina, 1989.
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Lo stesso Domenico Antonio aveva posto in opera nel 1747, presso la Collegiata di
S. Eustachio in Belforte del Chienti (MC), uno strumento con Tiratutti a pomello, Voce
Umana, Flauto in XII e Cornetta6. Con qualche sconcerto, a Falerone ci trovammo di fronte
ad uno strumento dotato di Tiratutti a manovella, Voce Umana, Flauto in VIII a cuspide,
Cornetta e, addirittura, Violetta di 4 piedi7; ciò è tanto più singolare se si pensa che, negli
stessi anni, un Giovanni o un Giuseppe Fedeli costruivano ancora strumenti come quelli
descritti sopra, con canne di facciata disposte talvolta a tre cuspidi e talvolta a cuspide con
ali. Non mancano esempi di facciate fedeliane alla cui base si trova un registro di
Tromboncini che si può pacificamente definire di foggia veneta, seppure con misure
diverse.
La nostra spontanea interpretazione fu che la scuola veneta stava, intorno a quegli
anni, influendo sul pensiero estetico dei due autori dello strumento di Falerone e, seppure
con più lentezza, anche di altri membri della stessa famiglia più anziani e forse più
conservatori8. Interessante compromesso o, da altra angolazione, tappa intermedia del
processo ipotizzato risulta l'organo della Collegiata di Visso, costruito nel 1759 da
Giovanni e Francesco Fedeli9:
la facciata tripartita e il Tiratutti a pomello sono di
derivazione romana, la "legenda" a stampa con i consigli di registrazione10 e i registri soprattutto i Tromboncini - sono sicuramente di ispirazione nacchiniana.
Analoghe impressioni si possono trarre analizzando l'estetica della grande e
ancora poco studiata "scuola di Montecarotto" (Benedetto Antonio Fioretti, Angelo
Albertini, Saverio e Sebastiano Vici, Domenico e Bernardino Gasparini, Giuseppe Attili)
6
Si veda la descrizione in appendice.
Registro presente saltuariamente, nel Settecento, nelle produzioni callidiana e serassiana; più frequente in
quella barocca transalpina e nell'Ottocento in genere.
8
Suggestiva l'affermazione, tuttora da verificare, fatta verso la fine dell'Ottocento da Zeno Fedeli sull'origine
veneziana della sua famiglia: cfr. P. PERETTI,
-696:668. Se anche questa ipotesi si volesse accettare, resterebbe
tuttavia da scoprire dove sia effettivamente iniziata l'attività organaria dei Fedeli: già a Venezia o solo alla
Rocchetta di Camerino?
9 Si veda la descrizione in appendice.
10 Cfr. C. MORETTI,
, Milano, Casa Musicale Eco, 1973, pp. 367-68.
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ad altri di impianto altrettanto tipicamente veneto. Gli strumenti di Giuseppe Attili,
frequentemente racchiusi in ricche casse barocche, sono stati spesso attribuiti alla scuola
romana, mentre le opere di Sebastiano Vici sono state spesso attribuite a Gaetano Callido e
viceversa, anche se non debbono sfuggire nel Vici le seguenti particolarità mai rilevate in
organi callidiani: registri ad ancia posti in fondo al somiere e racchiusi, in modo originale,
in cassa espressiva, frequente presenza della XII nel Ripieno11. Forse è casuale che
l'approdo di Pietro Nacchini in terra marchigiana sia avvenuto proprio a Montecarotto,
dove l'organaro dalmata agli inizi della carriera (1731), insieme con l'allora socio Bortolo
Peretti, impiantò una delle sue primissime opere, la prima in assoluto nel nostro
territorio12; certamente però tale fatto non è stato privo di conseguenze per i successivi
sviluppi della storia organaria marchigiana.
Le letture di tale evoluzione possono essere molteplici:
1. che l'incontro, tramite la scuola veneta, con sonorità di gusto più rotondo e transalpino,
ha affascinato i nostri organari;
2. che tali sonorità hanno invece conquistato il gusto dei committenti, costringendo i
nostri organari ad adeguarsi per arginare la concorrenza;
3. che anche gli organisti marchigiani, iniziando a praticare lo "stile galante", hanno
richiesto un arricchimento timbrico degli strumenti con registri di tipo più orchestrale o
"da concerto".
11
Cfr. in appendice la descrizione dello strumento di S. Giorgio in Macerata, esempio di organo viciano
tipico.
12 Cfr. il contributo di Mauro Ferrante, in altra parte del presente volume.
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Si segnala a tal proposito, nell'organo della Collegiata di S. Giovanni Battista in
Penna S. Giovanni (MC)13, attribuibile a Giuseppe Fedeli e databile intorno al 1760, un
singolare registro di Fagotto di 8 piedi nei bassi, aggiunto anche al più antico strumento
della chiesa di S. Francesco nella stessa città, attribuibile a Giuseppe Attili
e databile
14
1732; ammesso che tale integrazione sia stata operata dallo stesso Giuseppe Fedeli, questo
fatto la direbbe lunga su ciò che stiamo esponendo se si pensa che, fino a pochi anni prima,
i Fedeli costruivano strumenti alla romana simili a quello dell' Attili15.
Uno degli ultimi esponenti della scuola di Montecarotto fu, per aver appreso l'arte
da Sebastiano Vici, Angelo Morettini di Perugia16: egli, pur praticando registri di colore
bandistico-orchestrale quali Corno Inglese, Tromba o accessori come i Campanelli,
costruiva ancora - in pieno Ottocento - un somiere a tiro di tipo marchigiano-veneto, il
Tiratutti a manovella ed il Tamburo acustico.
Nella prima metà dell'Ottocento fiorì a Cingoli la famiglia Cioccolani17 e a
Caldarola la famiglia Santilli18: molto difficile per i meno esperti distinguere gli strumenti
dei primi da quelli callidiani, e dei secondi da quelli morettiniani. Nell'Ottocento avanzato
sorse ad Ascoli Piceno la famiglia Paci19, i cui strumenti sembrano copie fedeli di organi
callidiani: se pensiamo che i Paci appresero l'arte da Padre Felice Morganti il quale
collaborava, intorno al 1820, con Giovanni Gennari Grignan di Rovigo, il fatto non può
meravigliarci.
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il filone estetico serassiano, che avrebbe costituito invece il
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prototipo dell'organaria italiana ottocentesca: è
probabile che l'organaria neoclassica
13
Si veda la descrizione in appendice.
Si veda la descrizione in appendice.
15 A cavallo tra XVIII e XIX secolo lo strumento subì da parte di Alceste Cioccolani un'altra modifica in senso
veneto: il Tiratutti del Ripieno a pomello fu trasformato in Tiratutti a manovella.
14
P. PERETTI,
Perugia, 1987, pp. 20-47.
17 Cfr. A. CARRADORI,
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Tolentino, 1985, pp. 176-8.
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, Macerata, 1989, pp. 659-701.
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nacchino-callidiana, del tutto priva di complicazioni tecniche al contrario di quella
serassiana, sia parsa agli organari nostrani più vicina ai gusti e alle possibilità economiche
dei committenti e, soprattutto, più in linea con il tipo di strumento fino ad allora praticato.
Si è rimasti quindi sulla scia del collaudato, semplice ed economico somiere a tiro, la
tavolozza timbrica si è arricchita con qualche semplice adattamento delle forme e delle
lastre delle canne (forse anche della tecniche di gettatura e battitura), senza peraltro
apportare grossi sconvolgimenti alle prassi condotte fino ad allora né, soprattutto, alle
aziende già avviate.
Confrontandola con le contemporanee scuole bergamasca e varesina, possiamo
renderci conto di quanto fosse conservatrice la nostra organaria. È pur vero che
l'esasperazione dell'estetica serassiana fu, tra le altre, la causa della riforma ceciliana, ma
non possiamo disconoscere ai Serassi il ruolo di autentici rivoluzionatori dell' arte
organaria italiana, avendola essi condotta, nella ricchezza e quantità delle innovazioni
tecniche, a vertici di perfezione difficilmente eguagliati.
I nostri organari rimasero fedeli al loro clichèt ma, anche se molti loro strumenti
possono superficialmente sembrare copie di organi veneti, il timbro ne risulta più asciutto
e meno rotondo.
Se è vero che, anche geograficamente, troviamo nel corso dei secoli precedenti
una maggior presenza di organari romani al confine con l'Appennino e di organari veneti
nei pressi della costa20, possiamo comprendere come, specie verso la metà del Settecento,
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all'assunto iniziale, un'identità estetica inconfondibile e tutta sua che non può essere
liquidata con poche battute.
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Cfr. R. PAOLUCCI,
hivio per la
Storia musicale», III, 1926, pp. 81-168: 82, dove si riporta il contratto, datato 15 aprile 1427, stipulato tra
Pandolfo Malatesta e "Maestro Paolo, ingegnero d' Atria, habitatore de Venexia". Significativa l'alta
datazione del documento a testimoniare gli antichi rapporti commerciali-organari tra le Marche e Venezia.
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Se "plagio" c' è stato, esso può riguardare magari le soluzioni meccaniche, la
tecnica e la forma stessa dei lavori di falegnameria o gli accessori... Questo però, mi si
consenta, è un "difetto" che riguarda
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l'organo italiano sette-ottocentesco che è, con
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le dovute differenziazioni, uguale a tutte le latitudini della penisola.
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SCHEDE DESCRITTIVE DEGLI ORGANI CITATI
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Chiesa parrocchiale di S. Paolino, già S. Giovanni Battista.
Organo costruito nel 1765 da Domenico Antonio e Raffaele Fedeli, posto in cantoria sopra il portone
d'ingresso.
Cantoria lignea con parapetto mistilineo e bussola sottostante, cassa lignea addossata alla parete di fondo,
entrambe semplicemente decorate.
31 canne di facciata in stagno a partire da MI1 del Principale, disposte a cuspide centrale con doppie ali
laterali; profilo lievemente concavo-convesso. Bocche degradanti dai lati al centro nelle doppie ali laterali,
allineate nella cuspide centrale; bocca della canna maggiore posta più in alto. Labbro superiore a mitria con
puntino a sbalzo.
Tastiera di 45 tasti (DO1-DO5 con prima ottava corta): diatonici ricoperti in bosso con frontalini incisi a
chiocciola,cromatici tinti di nero, modiglioni laterali sagomati.
Pedaliera a leggio di 18 tasti corti costantemente uniti al manuale (DO1-SOL#2 con prima ottava corta
più, di seguito, l'accessorio del Tamburo).
Registri azionati da 14 pomelli di legno torniti, posti in doppia colonna su tavola a destra della consolle,
cartellini recenti a stampa con le seguenti diciture:
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Tiratutti del Ripieno a manovella (dalla XV), Tamburo acustico.
Divisione Bassi/Soprani tra SI2 e DO3, ritornelli alla veneta. Flauto Reale a cuspide con prime 5 note
derivate dall'Ottava, XXXIII estesa a tutta la tastiera, XXXVI no (entrambe le file completamente asportate).
12 canne dei Controbassi in abete tinto di rosso, di 16' (dello stesso registro asportate 4 canne, probabilmente
raddoppi e/o canne del Tamburo acustico).
2 mantici cuneformi a 4 pieghe contrapposti sul basamento della cassa.
Somiere maestro a tiro, in noce, chiuso anteriormente da ante e naselli, sui tiranti da borsini in pelle e
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Principale, Voce Umana, Ottava, Flauto Reale (in VIII), Traversiere (Cornetta), Viola, XV, XIX, XXII, XXVI,
XXIX, XXXIII, XXXVI. Somiere di Basseria ad aria comandata, chiuso davanti con ante e naselli, sui tiranti
con borsini in pelle e perline. 16 ventilabri.
Crivello in legno, bocche delle canne sottostanti eccetto il Flauto Reale (in VIII) e la Viola.
Sul fondo della secreta del Somiere Maestro cartiglio con la seguente iscrizione a penna: "Io Domenico
Andonio e Raffaelle [sic
emblema a stampa della famiglia Fedeli e dalla sigla "R.D.F.".
Si ha notizia di un restauro operato dalla ditta Burroni di Osimo negli anni 1956-57, cui forse si deve
l'allungamento di alcune canne di facciata e la disattivazione del Tamburo acustico. Lo strumento è intaccato
dai parassiti, pur rimanendo suonabile. Sopralluogo del 27/4/1985.
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Chiesa parrocchiale di S. Eustachio.
Organo posto in cantoria sopra il portone d'ingresso, costruito da Domenico Antonio Fedeli nel 1747,
restaurato da Alfredo Piccinelli di Padova nel 1986.
Cantoria lignea addossata alla parete, sorretta da colonne, con bussola sottostante. Parapetto a più
segmenti retti.
Cassa lignea addossata alla parete; prospetto piatto dipinto con finte colonne e finto archivolto superiore.
26 canne di facciata in stagno, appartenenti al Principale a partire da SOL1, disposte a due ali degradanti
dai lati verso il centro e rette da legatura anteriore. Labbro superiore a mitria.
Tastiera di 45 tasti (DO1-DO5 con prima ottava corta): diatonici ricoperti in bosso, con frontalini incisi a
chiocciola, cromatici tinti di nero. Modiglioni laterali sagomati.
Pedaliera a leggio di 13 tasti corti costantemente uniti al manuale (DO1-MI2 con prima ottava corta).
Registri azionati da 11 pomelli con impugnatura tornita in ottone, posti in doppia colonna sulla cassa a
destra della consolle (in occasione dell'ultimo restauro è stata applicata una tavola in noce che copre i
cartellini originali). Cartellini originali scritti a inchiostro con caratteri corsivi, con le seguenti diciture
rilevate prima del restauro:
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Divisione bassi/soprani tra SI2 e DO3, ritornelli alla veneta. Compreso nel quadro fonico anche un
registro di Contrabasso 16' al pedale, composto di 13 canne lignee tappate poste su proprio somiere. Flauto
in XII a cuspide.
Somiere maestro in noce, a tiro, chiuso davanti da 3 ante e 4 naselli di cui i 2 centrali a farfalla, sui tiranti
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facciata: Principale, Voce umana, Ottava, Flauto in XII, XV, XIX, XXII, XXVI, XXIX, Cornetta.
Somiere di basseria analogo al precedente, ad aria continua, con 13 ventilabri.
Trasmissioni solite tranne quella del pedale, realizzata con bilancieri in legno posti sopra le prime ottave
del manuale: nell'attraversare i tasti, i fili diretti che giungono dal pedale servono per l'unione tasto-pedale e
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-pedale, prima diretta.
3 mantici cuneiformi a 4 pieghe posti all’interno della cassa, azionati da corde e carrucole.
Crivello in legno; bocche delle canne sottostanti ad eccezione del Flauto.
Sul fondo della secreta del somiere maestro cartiglio con l'iscrizione a inchiostro "Io Domenico Antonio
Fedeli dà Cammerino Faceuo Anno 1747", seguita dall'emblema dei Fedeli a stampa. In occasione del
restauro, su una valvola dei mantici ora conservata nella canonica, è stata rinvenuta l'iscrizione a inchiostro
"di 11 Febbraro 1852 / restauro Dom.co Fedeli / della Rocchetta, in Belforte".
Strumento attualmente funzionante a perfezione. Sopralluoghi del 26/9/1984 e in occasione del restauro.
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Collegiata di S. Maria Assunta.
Organo costruito da Giovanni e Francesco Fedeli nel 1759, posto in cantoria lungo la parete sinistra della
navata.
Cantoria lignea addossata alla parete, sorretta da mensole; parapetto mistilineo aggettante al centro,
diviso da paraste in più sezioni di cui la centrale decorata con stemma mariano intagliato e dorato. Cassa
lignea addossata alla parete, prospetto diviso in tre campate; paraste laterali rudentate e decorate con motivi
di fogliame intagliati e dorati, con capitelli di ordine ionico; trabeazione marmorizzata, cornicione e, sopra
questo, due decorazioni a forma di voluta composita e cimasa centrale con lo stemma comunale. Vani delle
canne centinati delimitati da cornici dorate; sopra quelli laterali specchiature marmorizzate delimitate da
cornici dorate.
31 canne di facciata in stagno appartenenti al Principale, a partire da SOL1, disposte in tre cuspidi di
11+9+11. Labbro superiore a scudo, profilo piatto, bocche allineate. Alla base, su zoccolo in legno, i
Tromboncini.
Tastiera di 45 tasti (DO1-DO5 con prima ottava corta) ricoperti i diatonici in bosso con frontalini incisi a
chiocciola, i cromatici in ebano con intarsio in stagno a forma di punto esclamativo. Modiglioni laterali dal
profilo rettilineo a più segmenti, con intarsio in bosso di forma identica a quello dei tasti cromatici.
Pedaliera recenziore a leggio di 17 tasti corti, costantemente uniti al manuale (DO1 2 con prima
ottava corta).
Registri azionati da 15 pomelli con impugnatura tornita in ottone, disposti in doppia colonna sulla cassa a
destra della consolle. Cartellini novecenteschi a stampa, con le seguenti diciture:
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Divisione bassi/soprani tra SI2 e DO3, ritornelli alla veneta. Sopra i pomelli dei registri una legenda a
stampa probabilmente standardizzata dagli autori: infatti tra i registri consigliati vi figurano anche un Flauto
in XII ed un Tamburo inesistenti.
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Flauto in VIII con prime 8 note derivate dall’Ottava. Tromboncini di foggia veneta. In legno di castagno
dipinto di rosso, con portella in noce, le 17 canne dei Bassi e le prime 4 di Principale ed Ottava, poste ai lati
del Somiere.
Somiere maestro in noce, a tiro, chiuso davanti da 3 ante e 4 naselli (i 2 centrali a farfalla), sui tiranti da
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davanti: Tromboncini soprani, Tromboncini bassi, Principale bassi, Principale soprani, Voce umana, Ottava,
Flauto in VIII, Cornetta, XV, XIX, XXII, XXVI, XXIX.
Somiere di basseria ad aria comandata analogo al precedente, di dimensioni più piccole, con 17
ventilabri.
Manticeria probabilmente costituita da 2 mantici cuneiformi posti all’interno della cassa, alimentati da
elettroventilatore: non è stata possibile l’ispezione per l’inaccessibilità.
Trasmissione per i registri con leve in legno, per il pedale realizzata con bilancieri in legno posti sopra le
prime ottave del manuale: nell'attraversare i tasti, i fili diretti che giungono dal pedale servono per l'unione
tasto-pedale e permettono di suonare i Contrabbassi anche con il manuale.
Crivello in legno, bocche delle canne sottostanti.
Materiale fonico con diversi squarci alle sommità; per il resto strumento suonabile ed in buono stato di
conservazione. Sopralluoghi del 26/6/83 e del 17/4/94.
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Chiesa parrocchiale di S. Giorgio.
Organo attribuibile a Sebastiano Vici, databile intorno alla fine del XVIII secolo, posto in cantoria
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Cantoria lignea addossata alla parete e sorretta da mensole, con analoga contro-cantoria. Parapetto
concavo-convesso aggettante al centro, diviso da paraste in cinque sezioni decorate con cornici e cascate
intagliate e dorate; su quella centrale stemma mariano incoronato. Grata soprastante, intagliata e dorata.
Cassa lignea con prospetto a filo del muro, vano delle canne centinato e corniciato.
23 canne di facciata in stagno appartenenti al Principale, a partire da SOL1, disposte a cuspide con ali
laterali. Labbro superiore a mitria, profilo piatto, bocche allineate; alla base di queste i Tromboncini.
Tastiera di 47 tasti (DO1-RE5 con prima ottava corta): diatonici ricoperti in bosso con frontalini incisi a
chiocciola, cromatici ricoperti in ebano, modiglioni laterali sagomati.
Pedaliera a leggio di 14 tasti corti costantemente uniti al manuale (DO1-MIb2 con prima ottava corta più,
di seguito, gli accessori del tamburo acustico e della cassa espressiva).
Registri azionati da 18 pomelli torniti in legno, posti in doppia colonna su tavola a destra della consolle.
Cartellini originali a stampa con le seguenti diciture:
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[soprani, in XVII]
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Tiratutti del Ripieno a manovella (dalla XII), Tamburo acustico, Cassa espressiva esclusivamente per
Violoncello e Violino, in fondo al somiere, con unica anta che si apre verso l'alto tramite meccanismo a
bilancia.
3 e RE3, ritornelli alla veneta.
Flauto Traversiere con prime 5 canne tappate a tampone e le restanti a cuspide; Flauto in Ottava con
prime 9 note derivate dall'Ottava, prime 4 canne tappate a tampone e le restanti a cuspide; Cornetta a
cuspide. Tromboncini alla veneta. Violoncello e Violino con blocco in piombo, ancia in ottone, gruccia in
ottone con spatola di corno, tuba corta in lega di piombo a forma conica per il Violoncello, piramidale per il
Violino. 14 canne dei Contrabbassi, in abete tinto di rosso, raddoppiate in ottava per le prime 4 note.
2 mantici cuneiformi a 5 pieghe, sovrapposti su castello in un vano retrostante la cantoria, azionati da
corde e carrucole.
Trasmissioni solite.
Somiere maestro a tiro, chiuso davanti da anta con naselli, sui tiranti da borsini in pelle e perline. 47
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Soprani, Tromboncini Bassi, Principale Basso, Principale Soprano, Voce Umana, Ottava, Flauto in VIII,
Cornetta, XII, XV, XIX, XXII, XXVI, XXIX, Flauto Traversiere, Violoncello (in cassa espressiva), Violino (idem).
Somiere di basseria analogo al precedente, ad aria comandata, in legno tenero. 14 ventilabri.
Crivello in legno tenero; bocche delle canne soprastanti ad eccezione della Voce Umana.
Diverse le iscrizioni a inchiostro: sulla tavola di riduzione del pedale il toponimo "Macea", su quella del
manuale "Riduzione" e, in alto a destra, "SI VI" (iniziali di Sebastiano Vici?).
Parti lignee intaccate dai parassiti, canne di facciata dal cancro dello stagno. In un recente intervento di
manutenzione è stato applicato un elettroventilatore direttamente sul portavento principale, rendendo
inservibile l'azionamento manuale dei mantici e rendendo pressione e quantità del vento molto instabili.
Sono state inoltre riparate alcune canne con nastro adesivo telato, alterando corista e temperamento.
Strumento appena suonabile che conserva molto del suo colore timbrico originale. Sopralluoghi: 27/12/83 e
17/04/94.
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Pieve di S. Giovanni Battista
Organo attribuibile a Giuseppe Fedeli, databile intorno al 1760, posto in cantoria sopra il portone
d'ingresso.
Cantoria lignea sorretta da mensole, con bussola sottostante; parapetto mistilineo diviso da paraste, con
specchiature dipinte a tempera e cornici dorate. Cassa lignea addossata alla parete di fondo, decorata con
paraste e volute laterali, trabeazione, archivolto e, superiore a questo, icona con cartiglio.
27 canne di facciata in stagno a partire da RE1 del Principale, disposte a cuspide con ali laterali; profilo
piatto, bocche allineate, labbro superiore a scudo.
Tastiera di 45 tasti (DO1-DO5 con prima ottava corta): diatonici ricoperti in bosso con frontalini incisi a
chiocciola, cromatici ricoperti in ebano con doppio listello di stagno intarsiato. Modiglioni laterali sagomati.
Pedaliera a leggio di 14 tasti corti costantemente uniti al manuale (DO1-MI2 con prima ottava corta più,
di seguito, l'accessorio del Tamburo acustico).
Registri azionati da 14 pomelli con impugnatura tornita in legno, posti in doppia colonna sulla cassa a
destra della consolle. Sotto gli attuali cartellini dattiloscritti sono visibili tracce di quelli originali, scritti con
inchiostro rosso, di cui ancora si leggono le diciture dei registri da concerto:
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Le attuali diciture sono:
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[accordata crescente]
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[Tiratutti, dalla XV]
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Divisione Bassi/Soprani tra SI2 e DO3, ritornelli alla veneta. Tamburo acustico.
Tromboncini Bassi (Fagotto) con canne poste su zoccolo di noce, della seguente fattura: tuba corta conica
in lega di piombo, blocco in legno duro intagliato in unico pezzo con il canaletto, cannello in lega di piombo
di raccordo con la tuba, lingua in ottone, gruccia con spatola in corno. 17 canne dei Contrabbassi in abete
tinto di rosso, con raddoppi in ottava riguardanti probabilmente le prime 5 note e Tamburo acustico
costituito dalle note DO2
2 e RE2 (non è stato possibile ispezionare accuratamente la basseria).
2 mantici cuneiformi a 4 pieghe, contrapposti sul basamento della cassa.
Trasmissioni solite, di cui quella del pedale realizzata con bilancieri in legno posti sopra le prime ottave
del manuale: nell'attraversare i tasti, i fili diretti che giungono dal pedale servono per l'unione tasto-pedale e
permettono di suonare i Contrabbassi anche con il manuale.
Somiere maestro in noce a tiro. Chiusura sui tiranti tramite borsini in pelle e perline, chiusura anteriore
tramite 3 ante dai bordi smussati ed anneriti, con maniglie di corda e 4 naselli, di cui i 2 centrali a farfalla. 45
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Tromboncini B. (Fagotto), Voce Umana, Ottava, Decimino (Cornetta), Flauto V (in XII), XV, XIX, XXII, XXVI,
XXIX.
Somiere di basseria ad aria comandata, in legno tenero, chiuso sui tiranti da cappucci di pelle, davanti da
2 ante e 3 naselli di cui il centrale a farfalla. 17 ventilabri.
Crivello in abete, con bocche delle canne sottostanti.
Tracce di notazione alfabetica a inchiostro sulla prima ottava del manuale.
Materiale fonico tagliato e squarciato, strumento complessivamente in discreto stato di conservazione ed
efficiente. Sopralluogo del 21/7/1987.
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Chiesa ausiliaria di S. Francesco.
Organo attribuibile a Giuseppe Attili, databile 1732, posto in cantoria sopra il portone d'ingresso.
Cantoria lignea con bussola sottostante; parapetto mistilineo aggettante al centro, diviso da paraste in più
sezioni con specchiature marmorizzate, cornici e fregi dorati, fascia marmorizzata superiore.
Cassa lignea addossata alla parete. Prospetto diviso in tre campate divise da paraste poggianti su
mensole, con capitelli di ordine misto, decorate con cascate. Ogni campata ha un suo timpano: su quello
centrale lo stemma francescano. Tutta la cassa è riccamente decorata con volute, fregi, cartigli e dorature.
31 canne di facciata disposte in 3 campate a cuspide (11+9+11) a partire da DO1 del Principale. Labbro
superiore a mitria, profilo piatto, bocche allineate
Tastiera di 45 tasti (DO1-DO5 con prima ottava corta): diatonici ricoperti in bosso con frontalini incisi a
chiocciola, cromatici ricoperti in ebano con doppio listello di bosso intarsiato. Modiglioni laterali sagomati.
Pedaliera a leggio di 13 tasti corti costantemente uniti al manuale (DO1-MIb2 con prima ottava corta più,
di seguito, l'accessorio del Tamburo acustico).
Registri azionati da 14 pomelli con impugnatura in ottone tornito, posti in doppia colonna sulla cassa a
destra della consolle. Cartellini tardo-ottocenteschi a stampa, con le seguenti diciture incorniciate:
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PRINCIPALE BASSI [pomello inesistente]
PRINCIPALE SOPRANI [e Bassi, 8']
OTTAVA
DECIMA QUINTA
DECIMA NONA
VIGESIMA SECONDA
VIGESIMA SESTA
VIGESIMA NONA
[foro vuoto, in origine Tiratutti]
VOCE UMANA
Flauto in XII
[TROMBONCINI] BASSI
[TROMBON] CINI SOPRANI
Fagotto
[Basso, Ped., 8']
Tiratutti del Ripieno a manovella, Tamburo acustico. Divisione Bassi/Soprani tra SI2 e DO3, ritornelli del
Ripieno non rilevabili.
12 canne di Basso aperte in abete tinto di rosso, poste su proprio somiere; il Tamburo acustico utilizza 3
delle canne suddette.
3 mantici cuneiformi a 5 pieghe affiancati sul pavimento della cantoria, azionati con corde e stanghe.
Trasmissione dell'unione tasto-pedale diretta; il Basso viene fatto suonare dalle prime 12 note del
manuale tramite una trasmissione indiretta con pironi di abete e squadrette di ferro.
Somiere di basseria di piccole dimensioni, posto sotto il passo d'uomo: chiuso sopra da un'anta con
naselli e sui tiranti da un'unica striscia di pelle, alimenta le canne tramite un larghissimo trasporto piatto in
noce. 12 ventilabri.
Somiere maestro in noce, a tiro, chiuso davanti da 3 ante con maniglie di corda e 12 naselli, sui tiranti da
un'unica striscia di pelle. 45 ventilabri con guide laterali in ottone, 12 stecche di cui l'ultima su supplemento
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Principale, Ottava, Voce Umana, Flauto in XII, XV, XIX, XXII, XXVI, XXIX, Fagotto.
Crivello di cuoio con telaio in abete, sulla parte posteriore del quale anelli metallici per sostenere le tube
del Fagotto. Bocche delle canne sottostanti.
Registri ad ancia completamente asportati, meccanismo del Tiratutti trasformato eliminando il pomello
originale e aggiungendo, tramite la modifica delle catenacciature dei registri, un Tiratutti a manovella.
Somiere maestro e crivello modificati per consentire l’aggiunta del registro del Fagotto, forse ad opera della
famiglia Fedeli21. Cartellini attribuibili ai Cioccolani, cui forse si deve anche la trasformazione del Tiratutti.
Parti lignee tarlate, materiale fonico disastrato dalla caduta di calcinacci dal soffitto (tetto della cassa
asportato).
Sopra i pomelli dei registri, sulla cassa, l'iscrizione incisa "1732". Sopralluogo del 21/7/1987.
21
Cfr. scheda n. 5.