la Japanese Cotton Cheese Cake
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la Japanese Cotton Cheese Cake
http://menuturistico.blogspot.com/ presenta MT Challenge di Settembre: La Japaneese Cottono Cheese Cake ..la Japanese Cotton Cheese Cake. Ovvero, la Torta Piuma. Una delle robe più delicate, pià voluttuose e insieme anche più facili di tutta la gastronomia mondiale, che Genny ha scelto come campo di battaglia per la sfida di settembre. Ci voleva un dolce- e ci voleva un dolce tipo questo: semplicemente strepitoso nella versione originale e, nello stesso tempo, adatto a mille variazioni sul tema. In un aggettivo, perfetto per il nostro gioco. Ricetta, ingredienti, procedimento e dosi, nonchè sofferte elucubrazioni mentali et incitamenti vari, li trovate tutti di là, dalla Genny. Qui, invece, il regolamento per questa tornata a. gli ingredienti obbligatori sono due, ma non vanno intesi in senso stretto, anzi: trattandosi di un dolce estremamente lineare, nella sua semplicità, cambiare un ingrediente avrebbe significato stravolgerne il gusto, se non addirittura la stessa natura. Per cui, dopo interminabbbbbili consultazioni, abbiamo deciso che bisogna mantenere l’obbligo del “formaggio” e dell’”aroma”- uno o più. Il che significa che potete scegliere il tipo di formaggio da utilizzare (dalla ricotta al quark, passando per tutto quello che vi viene in mente) e l’aroma o eventualmente gli aromi che preferite. b. la tecnica obbligatoria non l’avevamo indicata nelle scorse sfide, mentre stavolta c’è - ed è la cottura. Vale a dire, IL Japanese Cotton Cheese Cake deve andare in forno (mi veniva il battutone- è “cotton”- ma mi son trattenuta in tempo) ed è proprio la cottura che ne determina la sofficità. E quindi, su questo non si transige. Su “come “ cuocerlo, invece, avete di nuovo carta bianca. Date Sempre quelle: non prima del 13 settembre, non dopo il 28. Come dire, dal 13 al 28, pena squalifica, pubblico ludibrio e “scrivo cento volte non lo faccio più”. Modalità di pubblicazione Gli amici senza blog, mandano la loro ricetta con foto a [email protected]. Vi chiederei cortesemente di non ridimensionare la fotografia: ci pensiamo noi, senza problemi. I food blogger, invece, devono mettere un doppio link: alla pagina di Al Cibo Commestibile, per la ricetta, e a noi per tutto il resto. Poi, come al solito, appena pubblicate ci avvisate con un commento qui sotto, lasciando il link al vostro blog etc etc in ogni caso, è tutto qui Ultimissima cosa: abbiamo deciso di ampliare la giuria, di volta in volta, assumendo come terzo giudice il promotore della ricetta della sfida. Questo perchè si suppone che chi propone un piatto lo conosca bene e non è detto che lo stesso valga sempre anche per noi: se, per esempio, il prossimo vincitore proponesse una ricetta regionale di cui nè io nè la Dani sappiamo nulla, il suo giudizio sarebbe sicuramente più fondato e più obiettivo del nostro. Quindi, in questa sfida il terzo incomodo sarà la Genny che lascerà il posto al prossimo vincitore e così via. Domande, dubbi, perplessità et similia o qui sotto o a [email protected] ECCOLE QUI... LE JAPANESE CHEESE CAKE DELLA SFIDA DI SETTEMBRE • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • la Cheese cake ai lamponi di Chicca la totta di Ginestra la cotton cheese cake “a chiare lettere” di Acquolina il dolce sapore di tunisi di Alem i Japan ginger muffins di Cristina le mini cheese cake dal cuore morbido di Mapi la Cotton cheese cake zebrata di Mapi il japanese cotton burger di Saretta Ilcotton cheeese cake al lemon curd di simonetta i little soft cheesedreams di eli/fla il cotton cheese cake al vinocotto di Lenny la Japanese Cotton Xmas Tree di Diana la Japanese Cotton Cheese Cake allo Yogurt di Valeria la caZZata di Stefania la Whole Word Cotton cheese Cake di Acquaviva Japanese Cotton in una giostra di sapori di Manu la Japa-minimal cake de La Roby Japanese Cotton Cheese Cake di Imma Cotton Sushi cheese Cake di Anna Luisa Japanese Cotton Cheese Cake Rosso di Giulia Japanese Cotton Cheesecake di K@tia la Scotton Shame di Mario la Japanese Crostaton cheese Cake di Stefy la Ricetta e la Storia della Japanese Cotton Cheese Cake di Rosemarie la Coffee Cotton Cheese Cake di Gloria La soft indian gorgocheesecake di Acquolina L’ide...o...grammato di Debora La Lavanda Cotton Cake di Francesca la Gaucho Japanese Cotton di Glu.Fri. Japanese Cotton Cheesecake Genny - www.alcibocommestibile.com (ricetta tratta e adattata da qui dal Cavoletto , ma in rete la si trova sempre abbastanza simile) per uno stampo da 20 cm ben imburrato e con il fondo foderato di carta forno. 130 g formaggio spalmabile (io l’ho pure usato light ) 3 uova 30 g farina 10 g maizena 30 g burro 60 g zucchero vanigliato 1 stecca di vaniglia 50 ml latte fresco un pizzico di sale alla vaniglia qualche goccia di limone la punta di un cucchiaio di lievito per dolci Fare fondere il burro e lasciare intiepidire. Mescolarlo con il formaggio, il latte, il succo del limone, i semi di vaniglia . Unire uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine setacciate e il sale. Montare le chiare d’uovo con il bicarbonato lievito setacciato : quando cominceranno a gonfiare unire lo zucchero e continuare fino a che saranno ben sode. Unire le chiare alla base, e versare nella tortiera, porla dentro un altro stampo, e versare acqua fino all’altezza di un paio di dita. Cuocere per 70 minuti a 160°C , verificare la cottura con il classico stecchino.Far raffreddare prima di staccarlo per bene dal bordo. Servire con la frutta che preferite, io ho frullato pesca, arancia** e zucchero e ..gnam! * attenzione alla cottura, che è il solo punto delicato della ricetta e va seguita pedissequamente. Se per caso dopo 70 minuti vi sembrasse ancora tutto troppo tremolante, coprite la torta e prolungate la cottura di un’altra decina di minuti. Non l’ho annunciato con gli squilli di tromba quando l’ho saputo non certo perché non ne fossi felice, ma perché il periodo non era dei migliori.E poi tanto eravate tutti in vacanza! Ma ora siete rientrati e ve lo dico che ho vinto la sfida del mese lanciata dalle due pazze genovesi:D. Io vi consiglio di partecipare a questo campionato, che come tutti i campionati ha delle regole, una giuria, tanti partecipanti simpaticissimi . Non ci sono premi, ma che importa??? Sarete mica cosi veniali! :D Quindi, stando al regolamento dell’ MTchallenge , toccava a me questa volta proporre una ricetta da invitarvi a preparare. Panico! Ho cominciato a pensare.Ho scartato i primi solo perché ne era appena stato fatto uno. Scartate anche tutte le ricette troppo elaborate, che dovendole riproporre anche altri, non era il caso di farli sudare troppe camicie. Una cosa a un certo punto è stata subito chiara. Ci vuole un dolce. Voglio dire, è la sfida di settembre, mese in cui si torna al lavoro, in cui si fanno tutti i buoni propositi ( che poi si sa, ogni scusa è buona per fare buoni propositi da infrangere…)… bisogna rientrare con dolcezza. Si ma che cosa? Pasticcini?Cioccolato?Una torta? Ok una torta. Ma volevo anche che fosse una di quelle ricettine che si tengono li da parte, che uno dice: a questa la devo provare, ma poi non ci si decide mai. Ecco , ok….ci sono!:D Ho deciso . Japanese cotton cheesecake. La torta piuma.Leggerissima.Fantastica***. Volevate che non ve la facessi provare? Quindi al lavoro! Io questa tortina l’ho fatta semplice e l’ho servita con una salsa di pesca e arancia frullate con solo un cucchiaino di zucchero, Ma voi DOVETE lasciare spazio alla fantasia. Coloratela, monoporzionatela, cioccolatela, salsatela come vi pare..purché’ manteniate inalterati ingredienti base e metodo di creazione della torta!:D Per tutto il resto del regolamento, andate da loro..io vi do la ricetta! Cotton soft japanese cheese Cake di Chicca http://chicchedichicca.blogspot.com Questo mese avevo deciso di non partecipare alla sfida di Menù Turistico, ma quando ho visto la ricetta della sfida proposta da Genny Al Cibo Commestibile non ho saputo resistere, il nome mi ha subito incuriosita, non sapevo che esistesse la ricetta di una torta tanto strana e tanto buona, ha la caratteristica di essere leggera come una piuma e ha la consistenza umida quasi quanto un budino. Servita con salsa di frutta o semplicemente con un cucchiaio di nutella (Martina l’ha divorata) è davvero ottima. Ingredienti per una tortiera di 20 cm di diametro 140 g di zucchero 6 uova ¼ di cucchiaino di cremor tartaro 50 g di burro 250 g di formaggio tipo Philadelphia 100 ml di latte 60 g di farina 20 di g di maizena 1 cucchiaio di succo di limone 1 pizzico di sale Ammorbidire il formaggio, il burro e il latte a bagnomaria; raffreddare la miscela ottenuta. Aggiungere mescolando la farina , la maizena, i tuorli e il succo di limone. Montare gli albumi con il cremor tartaro e aggiungere lo zucchero e montare a neve fermissima. Aggiungere gli albumi alla crema di formaggio facendo attenzione non smontare Foderare una teglia con la carta forno e versare il composto, io oltre alla torta ho preparato anche degli stampini monoporzione. Cuocere a bagnomaria in forno a 160° per 1 ora e 10 minuti. Io l’ho servita con lamponi frullati con un po’ di zucchero. La totta Giappone di Ginestra http://laginestraeilmare.blogspot.com Vi devo dire la verità? Io di questa torta non ne avevo mai sentito parlare! Ma avendo accettato la sfida che fare? Mi sono documentata, da Genny, poi da Sigrid, poi ho visto in giro per il mondo e alla fine spero d’aver capito la consistenza che deve avere questa torta, la “torta piuma” appunto! Punto uno ho chiesto l’autorizzazione ad alcune delle “cape” (ossia Ale=raravis e Genny) per poter utilizzare lo yogurt greco al posto del philadelphia, e poi, punto due, dopo aver intuito dai loro commenti che avevo fatto una scelta un pochino azzardata, ho giocato il tutto per tutto e mi sono lasciata andare…. azzardando un accostamento tutto siculo! Ma andiamo con ordine, visto il periodo pesantuccio che stiamo attraversando con i vari problemucci di salute dell’uomodelsilenzio, avevo un bisogno assoluto di coccolarmi e perciò ho comprato questa…. Ovvio che una volta che questo meraviglioso barattolino è entrato in casa, è stato nottetempo preso d’assalto da me e dall’uomodelsilenzio ed è stato aperto, (senza vergogna) allo scoccare della mezzanotte, e utilizzato per arricchire 4 crepes, sbafate alla velocità della luce! L’aria del mattino seguente prometteva poi ancora tempesta e perciò approfittando della sfida delle genovesi e di Genny, ho deciso di utilizzarlo anche per realizzare questa cheesecake. Ho pensato infatti di mescolare 2 cucchiai da tavola di crema al pistacchio alla crema di yogurt greco e cosi… YOGURTCAKE ALLA SICILIANA Ingredienti: 200 gr. di crema di yogurt greco (presa al banco salumeria) 2 cucchiai di crema di pistacchi 30 gr. di farina 10 gr. di maizena 3 uova 30 gr. di burro 60 gr. di zucchero a velo 1 cucchiaio di sciroppo di mandorle tostate 1 cucchiaino di lievito per dolci cioccolato fuso per decorare come ho fatto: Ho fuso il burro e una volta tiepido l’ho mescolato con lo yogurt sgocciolato e amalgamato alla crema di pistacchi. Ho unito uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine setacciate, il cucchiaio di sciroppo di mandorle tostate e un pizzico di sale. Ho montato le chiare d’uovo con il lievito setacciato e non appena sono diventate d’un bel bianco intenso le ho unite allo zucchero a velo e ho proseguito fino a che gli albumi erano “pronti per le meringhe”. A questo punto ho mescolato gli albumi alla base di yogurt, con moltissima cautela, facendo attenzione ad amalgamare il tutto ed a non far sgonfiare gli albumi, ho versato poi il composto in un piccolo stampo in silicone (da 13 cm di diametro), non avendo lo stampo da 20 cm di diametro, e il composto avanzato l’ho utilizzato anche nei pirottini in silicone , ho posto tutti gli stampi dentro un altro stampo grande (da lasagna), e ho versato acqua fino all’altezza di un paio di dita (Genny docet). Ho cotto in forno per un ora e un quarto a 160 °C. Ho fatto raffreddare (una tortina l’ho mangiata calda perchè il profumo era molto buono) e poi ho spalmato la superficie di crema di pistacchi e granella di pistacchi e infine ho decorato con cioccolato fuso….. E …tatatan…taratatantatan! E’ buona!! E’ davvero una torta d’una leggerezza pazzesca, lo yogurt abbinato al pistacchio ha dato un risultato inaspettatamente stuzzicante! I miei figli si sono fatte fuori le tortine anch’esse spalmate di crema di pistacchi… all’uomodelsilenzio ho riservato la yogomargherita che vedete qui Grazie Genny, perchè senza la tua idea non avrei mai sperimentato niente del genere! Questo è l’interno…. mi è piaciuta molto! Japanese Cotton Cheesecake (ricetta dal Cavoletto): 250 g di formaggio fresco spalmabile (philadelphia), 6 uova intere, 140 g di zucchero, 100 ml di latte, 60 g di farina, 50 g di burro, 20 g di amido di mais, 1\4 di cucchiaino di lievito per dolci, 1\4 di cucchiaino di sale, 1\2 stecca di vaniglia. Lavorare il formaggio, il burro fuso e freddo, il latte e la polpa della vaniglia per ottenere una cremina. Unire la farina, l’amido di mais, il sale e i tuorli, amalgamare bene. Montare a neve gli albumi con il lievito, aggiungere lo zucchero gradualmente e continuare fino a quando sono gonfi e compatti. Amalgamare delicatamente gli albumi alla cremina di formaggio con movimenti dal basso verso l’alto e versare in uno stampo ben imburrato (26 cm di diametro) o in uno di silicone (io imburro anche quello). Sistemare in una teglia più grande e versare due dita d’acqua in quest’ultima. Cuocere a 160°C per un’ora e 10 minuti. Japanese Cotton Cheesecake alla quarta di Acquolina (http://acquolina-francesca.blogspot.com/) Ed eccoci arrivati alla terza sfida dell’MT challenge! Questo mese devo fare i complimenti a Genny perché ha scelto una ricetta veramente originale, almeno per me... non l’avevo mai sentita nominare! Ma è proprio questo il bello della sfida, cimentarsi con piatti insoliti oppure conosciuti ma mai preparati, stravolgerli e liberare la fantasia oppure seguire passo passo la ricetta classica. Ho dovuto provare subito questa torta, ero troppo curiosa di assaggiarla e non ho potuto aspettare, infatti anche se sono in vacanza in questo momento grazie alla potenza del WiFi e alle foto che mi sono portata dietro (mitiche chiavette USB), posso postare la mia torta, anzi... la mia torta alla quarta! Eh sì, non riuscivo a decidere la salsa per accompagnare la torta e ne ho fatte quattro, vi piace il mio stampo per “cake”? Provatela, a noi è piaciuta moltissimo, veramente leggera e soffice! Mio marito, goloso com’è, ha preferito la versione al cioccolato ma io non so ancora decidermi, voi cosa preferite? salsa al lampone (C): sciogliere quattro cucchiai di marmellata di lamponi con due cucchiai di acqua e due cucchiai di liquore alla frutta (per me il prugnolo di mia suocera, buonissimo!). salsa al cioccolato (A): sciogliere sul fuoco basso 50 g di cioccolato con due cucchiai di latte e due cucchiai di rhum. salsa ai fichi (K): sciogliere quattro cucchiai di marmellata di fichi con due cucchiai di acqua e un cucchiaino di estratto di vaniglia. salsa al caramello e noci (E): preparare un caramello chiaro con quattro cucchiai di zucchero e uno di acqua, togliere dal fuoco e aggiungere una grosa noce di burro e due cucchiai di latte, mescolare bene. Aggiungere noci tritate grossolanamente. La torta prima delle salse: La mia amica giapponese non ha detto niente ma l’ha mangiata tutta! Buon segno? Il dolce sapore di Tunisi di Alem http://www.mammachecucina.it/ I due malinconici genitori di ritorno dalla costacrociera, non fanno altro che parlare di navi e ristoranti e buffet, e negozi, e camerieri, e lussuosissimi decori. Mio padre racconta dettagli che secondo me nemmeno il capitano si è ricordato di aver detto. Vuoi sapere quanto consuma una nave? Lui lo sa, e sa anche quanto è lunga, quanto pesa, equante persone ci lavorano. Mia madre continua a ricordare piatti buonissimi mai mangiati prima, buffet interminabili, cofane di macedonia e camerieri pronti a versarti anche l’acqua. Ci credo che poi fanno quella pubblicità con la malattia da crociera, chi glielo fa dimenticare a mio madre il suo fido inserviente Gilberto, che le faceva trovare i cigni fatti con gli asciugamani sul letto, ora che deve lottare quotidianamente con mia nonna e due nani? E le escursioni?? Vogliamo parlare delle escursioni??? Barcellona bellissima, palma, savona, malta e taormina e per ultima l’innominabile Tunisi, che per due che non sono mai usciti dall’Italia, deve essere stata una scoperta, negativa, ma sempre una scoperta. “Ale, ti ho comprato i datteri, quelli naturali, non quelli dolci, erano buonissimi e non ho resistito, però le spezie per il cous cous che mi avevi chiesto non le ho prese, mi sembrava tutto così sporco e non mi sono fidata” (evviva i turisti della costa! e poi mi chiedono ancora perchè non mi piacciono le crociere?) Comunque mi sono ritrovata con un ramo intero di datteri naturali e quando ho letto della nuova sfida per MT CHALLENGE, non ho resistito e li ho utilizzati per JAPANESE COTTON CHEESE CAKE CON MARMELLATA DI DATTERI E POLVERE D’ARANCIA (come da ricetta di Cavoletto presa da GENNY) 130 gr di philadelfia 3 uova 30 gr di farina 10 gr di maizena 30 gr di burro 60 gr di zucchero vanigliato 1/2 stecca di vaniglia 50 ml di latte 1 pizzico di fior di sale 1 cucchiaino scarso di lievito per dolci per la “marmellata” n° 6 datteri al naturale n° 3 cucchiai di acqua n° 1 cucchiaio di zucchero vanigliato mezzo cucchiaino di polvere d’arancia Fondere il burro e una volta raffreddato aggiungere il formaggio, il latte e i semi di vaniglia. Quindi uno alla volta i tuorli, e di seguito continuando a mescolare unire le due farine e il sale. Montare gli albumi con il lievito, e non appena saranno gonfie unire lo zucchero vanigliato. Continuare a montare finchè il composto sarà ben sodo, ed unirlo alla base della torta, mescolando delicamente e avendo cura che non smonti. Versare in una tortiera e cuocere in forno per 70 minuti a 170° inserendola all’interno di un’altra stampo riempita di due dita di acqua. Lasciar raffreddare prima di togliere dalla tortiera, e nel frattempo preparare la marmellata (o pseudo marmellata, perchè sono andata un po’ a caso con le quantità, ma il risultato è ottimo, tanto che l’abbiamo mangiata anche con il formaggio). Togliere i semi dai datteri e e cuocerli per qualche minuto con l’acqua finchè non si saranno ammorbiditi. Quindi frullare tutto e aggiungere nello stesso pentolino lo zucchero. Lasciar cuocere a fuoco bassissimo per circa 5 minuti. Per ultimo aggiungere la polvere d’arancia e godere del profumo dolce di questa “marmellatina”. Japan Ginger Muffin di Cristina http://vissidicucina.blogspot.com/ “Con questa ricetta partecipo all’Mt Challenge numero tre”... ragazzi, erano aaaaanni che sognavo di scrivere una frase così!!! E le due fantastiche autrici di Menu Turistico me ne hanno finalmente dato l’occasione. Questa volta la sfida l’ha proposta Genny, in veste di meritatissima vincitrice dell’Mt Challenge precedente, che ha scelto la Japanese Cotton Cheesecake. Ottimo, ho pensato, di dolci me ne intendo. Peccato solo che questa cheesecake non l’avevo mai neanche sentita nominare... E’ dunque senza condizionamento e preconcetto alcuno che ho realizzato la mia versione, i Japan Ginger Muffin: Siccome in un libro di ricette giapponesi avevo visto una cheesecake con fondo di biscotti allo zenzero... Siccome a casa nostra i muffin vanno per la maggiore... Siccome un accompagnamento di frutta ci vuole... ingredienti per uno stampo da 12 muffin: 90 g di biscotti allo zenzero 30 g di burro fuso --150 g di philadelphia (Kaori era mica giapponese?) 1 yoghurt ai lamponi 4 uova 90 g di zucchero 50 g di maizena la scorza grattugiata di 1 limone mezzo cucchiaino di lievito per dolci i semi di mezza bacca di vaniglia un pizzico di sale --zucchero a velo succo di lamponi lamponi interi panna montata Riducete i biscotti in briciole con l’aiuto del mixer e amalgamateli con il burro fuso. Mettete i pirottini di carta nella teglia per muffin (oppure imburrate bene), versate un paio di cucchiaiate di briciole in ogni pirottino e premete bene per formare il fondo. Separate i tuorli dagli albumi. Mescolate il philadelphia con lo yoghurt, lo zucchero, la scorza grattugiata del limone, i tuorli, i semi di vaniglia e un pizzico di sale. Infine aggiungete la maizena e il lievito. Montate gli albumi a neve ben ferma, aggiungendo gradualmente due cucchiaiate di zucchero. Incorporate delicatamente, mescolando dal basso verso l’alto, gli albumi al composto di formaggio (eseguite questa operazione con calma, l’impasto non deve sgonfiarsi). Versate l’impasto nei pirottini sopra il fondo di briciole. Infornate in forno già caldo a 160°C per 75 minuti circa. Fate raffreddare i muffin su una gratella, poi togliete i pirottini di carta. Preparate una glassa con zucchero a velo e acqua (io ho provato a farla con un goccio di sakè, ma faceva veramente schifo...) e spalmatela sui muffin. Fate asciugare un po’, poi preparate un’altra glassa con zucchero a velo e succo di lamponi e versatene una goccia nel centro: l’idea era di riprodurre la bandiera giapponese, ma mi rendo conto che sembra più un uovo... Il cheeseka dal cuore morbido di Mapi “Ma io il coulis glielo devo per forza mettere sopra? Non potrei mettercelo dentro?” Questo mi chiedevo, mentre la torta zebrata era in forno e io preparavo la ganache. Detto fatto: ecco la mia seconda proposta per l’MT Challenge n. 3, con qualche piccola variante di procedimento. Per 5 tortini fatti con gli stampi da muffin usa e getta: 80 g Philadelphia 2 uova 40 g latte 35 g burro 35 g farina autolievitante 6 g amido di frumento 40 g zucchero 1 cucchiaino succo di limone i semi di ½ bacca di vaniglia Per il cuore al pistacchio: 300 g latte 50 g pasta di pistacchio* 1 cucchiaio di amido di frumento 2 cucchiai di zucchero mezza bacca di vaniglia privata dei semi un pizzichino di sale * L’ho acquistata in Sicilia sotto forma di panetto, simile a quello che si usa per fare il latte di mandorla; era infatti destinato al latte di pistacchio. Si può sostituire con una crema ottenuta frullando i pistacchi non salati privati della pellicina, fino a ridurli in crema. Preparare il cuore di pistacchio: Mettere a scaldare il latte con un pezzetto di bacca di vaniglia privato dei semi: l’aroma rimane ma è meno intenso. Sciogliervi la pasta di pistacchio, l’amido e lo zucchero e rimettere sul fuoco mescolando continuamente, fino ad ottenere una crema densa. Far raffreddare e mettere la crema in uno stampo in silicone da 24 semisfere, che sarà successivamente messo in freezer. La cremina mi è venuta di colore palliduccio, peccato: avrei preferito un verde più intenso. Preparare le tortine: Imburrare i pirottini usa e getta da muffin e preriscaldare il forno a 160 °C. Sciogliere a bagnomaria il Philadelphia, il burro e il latte, ottenendo una cremina omogenea. Lasciar raffreddare un poco e unirvi i tuorli, il succo di limone, la farina e l’amido setacciati insieme, il sale e metà dello zucchero, amalgamandoli bene. Montare gli albumi a neve insieme al rimanente zucchero e unirli con delicatezza all’impasto. Versare in ciascun pirottino 3 cucchiai di impasto, poi adagiarvi sopra una pallina di crema di pistacchio congelata ottenuta unendo due semisfere e versare sopra questa un altro cucchiaio di impasto. Mettere in forno sistemando i pirottini dentro una teglia con acqua che arrivi a 2 dita di altezza, e infornare per 30 minuti. Decorare con una spolverata di cacao e un pochino di pistacchi tritati. Maria Pia Bruscia Diteci voi. No, dico, diteci voi cosa ci resta da fare di fronte a questa qui, che apre le danze dell’emmetichallenge con non una ma due cheese cake e non con una ma due proposte da fine del mondo. Cosa facciamo? Rompo una delle amicizie più belle che ho? Priviamo menuturistico di una pusher di commenti divertenti, surreali, spiritosi, sagaci, bastardi dentro e fuori che di più non se ne può? Mettiamo in giro la voce che è tutto finto, non sa cucinare, è tutto merito di photoshop o del vicino di casa, con il rischio di essere privati per sempre delle sue sablè alle nocciole con mousse di gorgonzola o delle sue albicocche al cointreau? Oppure pubblichiamo impavide, invitandovi a resistere, perchè quando il gioco si fa duro, è lì che i duri non mollano, è lì che escono i migliori, è lì che si devono sudare lacrime e sangue, è lì che si devono stringere i denti....cioè, questo no: qui, c’è da spalancare le fauci, altro che storie.... Una stamattina e la prossima nel pomeriggio.... cosa ci tocca fare...:-)))) Rullo di tamburi..... Cotton Soft Tokyo Cheesecake Zebrato di Mapi “Chi ha tempo non aspetti tempo” dice il proverbio, e la saggezza popolare ha in comune con la mamma l’irritante abitudine di avere spesso ragione. Non sempre, badate, ma spesso. Per questo dolce ad esempio, il proverbio ha ragione da vendere. Saranno un paio d’anni, da quando l’ho vista sul blog del Cavoletto, che mi riprometto di farla. Talvolta mi sono spinta fino ad acquistare il Philadelphia, ma poi l’ho mangiato con l’insalata e non ho più fatto la torta. Adesso sto pagando il fio della mia pigrizia, perché la terza sfida dell’MT Challenge riguarda proprio questa torta, così sono stata costretta a farla e a trovarci pure delle varianti. La mia proposta è banale: non ho abbastanza dimestichezza con questa ricetta per cambiarla, così mi sono limitata a cambiare un po’ il look al risultato finale. La ricetta che ho realizzato è quella del Cavoletto con la sola aggiunta di vaniglia e cacao: Cotton Soft Tokyo Cheesecake Zebrato 250 g Philadelphia 6 uova 140 g zucchero 100 ml latte 60 g farina autolievitante 50 g burro 20 g amido di frumento 1 cucchiaio succo di limone 1/4 cucchiaino sale i semi di 1 bacca di vaniglia 3 cucchiai colmi di cacao amaro in polvere Per la ganache: 200 g di panna fresca 150 g di cioccolato fondente al 55% Accendere il forno a 160 °C. Fondere il burro e lasciarlo raffreddare; mescolarvi il formaggio, il succo di limone e il latte ottenendo una cremina omogenea. Incorporare la farina, l’amido di mais, il sale e i tuorli, e mescolare bene. Montare gli albumi finché siano pressoché sodi, aggiungere gradualmente lo zucchero, fino a ottenere degli albumi ben compatti. Incorporare gli albumi al composto delicatamente, mescolando dal basso verso l’alto. Dividere l’impasto in due parti uguali e in una di queste aggiungere i 3 cucchiai colmi di cacao amaro, mescolando molto bene per ottenere un composto dal colore omogeneo. Versare l’impasto in una teglia di 26 cm di diametro, procedendo così: versare al centro un cucchiaio di impasto chiaro e sopra questo un cucchiaio di impasto scuro. Proseguire in questo modo, un cucchiaio alla volta, fino ad avere esaurito entrambe le pastelle. Mettere la teglia in una più grande e versarvi dell’acqua in modo che arrivi a due dita di altezza della teglia con dentro la torta. JAPANESE COTTON CHEESE...BURGER di Saretta http://l-appetito-vien-leggendo.blogspot.com/ Per la Torta(stampo da 28 cm di diametro) - 250 gr di Ricotta Fresca di Mucca - 6 Uova Medie - 140 gr di Zucchero Semolato - 60 gr di Farina - 50 gr di Burro - 100 ml di Latte Fresco - 20 gr di Amido di Mais - 1 Cucchiaio di Succo di Limone - 1/4 di Cucchiaino di Sale - 1/4 di Cucchiaino di Lievito per Dolci Per il ripieno(per 2 “hamburger”) - 1 Cucchiaio di Zucchero - 1 Cucchiaio di Farina - 1 Cucchiaio di Cacao Amaro in Polvere - 1 Tuorlo - 1 Bicchiere di Latte Fresco Per la glassa(per 2 “hamburger” e per le “patatine”) - 50 gr di Cioccolato Fondente - 1 Cucchiaio di Zucchero a Velo - 2 Cucchiai di Latte - Granella di Nocciole Era una di quelle ricette che avevo copiato tanto tempo fa da lei, ma che non avevo mai provato...Ogni volta che pensavo di farla, trovavo qualche altra ricetta che le rubava il posto...Poi girando per i blog scopro questo bellissimo contest lanciato da loro che ti da la possibilità di partire da una ricetta classica base(ovviamente per tutti la stessa)e di interpretarla e stravolgerla a tuo piacimento...E questo mese Genny, vincitrice della sfida del mese precedente come ricetta base ha scelto proprio quella della JAPANESE COTTON CHEESE CAKE...A questo punto non avevo più scuse ed era arrivato il momento di provare...Non avendola, mai nè fatta nè assaggiata decido di partire dalla ricetta base pensando strada facendo a come poterla modificare...Vi dico subito che è una torta particolarissima, che non ha propriamente la consistenza di una torta(sembra più un dolce al cucchiaio)ma riesci a mangiarla con le mani. E’ sofficissima e si scioglie in bocca... Dopo averla osservata bene e assaggiata, decido di trasformarla in qualcosa’altro...Ed ecco che la mia JAPANESE COTTON CHEESE CAKE diventa il JAPANESE COTTON CHEESE BURGER!!! Eh si proprio un bell’hamburger dolce con tanto di patatine con salsa per contorno ;-) Veniamo alla ricetta. Procedimento Preparare la torta Mescolare la ricotta con il latte, il burro fuso freddo, il succo di limone fino ad ottenere una crema omogenea. Unirvi la farina setacciata, l’amido di mais, il sale i tuorli(mettere da parte gli albumi) e mescolare bene. Montare gli albumi a neve con il lievito setacciato e unire gradualmente lo zucchero finchè gli albumi non saranno ben sodi. Incorporarli nell’altro composto delicatamente mescolando dal basso verso l’alto. Foderare uno stampo con carta da forno e versarvi il composto. Accendere il forno a 160°. Mettere lo stampo in uno più grande nel quale avrete versato due dita d’acqua e far cuocere in forno caldo per 1 ora circa. Sfornare e far freddare. Preparare il ripieno Lavorare il tuorlo con lo zucchero e la farina. Aggiungere il cacao amaro e iniziare a versare il latte a filo. Trasferire il composto in un tegamino e porre sul fuoco girando di continuo onde evitare la formazione di grumi. Portare a bollore e quando sarà della giusta consistenza di una crema al cioccolato spengere. Togliere dal fuoco e rimestare di tanto in tanto per evitare la formazione dell’antiestetica pellicina. Mentre la crema al cioccolato si intiepidisce con un coppapasta tondo ricavare dei cerchi dalla torta come questi in foto. Con un coltello invece ricavare dalla torta delle stick di patatine. Quando la crema è fredda farcire l’”hamburger” e chiuderlo. Adagiarlo su un piatto con le patatine Preparare la glassa Mettere sul fuoco un pentolino con l’acqua. In un altro pentolino far sciogliere a bagnomaria il cioccolato, il latte e lo zucchero a velo, finchè non avrà la consistenza di una glassa. Versare la glassa calda sull’hamburger e sulle patatine. Cospargere a piacere con granella di nocciole e divorare!!! Sia chiaro: quella che per voi è la versione goduriosa della cotton cheese cake da parte di Simonetta, per me è un colpo basso, di quelli che ti spiezzano le ginocchia e da cui ti riprendi a fatica. Intanto, perchè il lemon curd è la Madre di Tutte le mie Debolezze. La dipendenza dura dal primo avvistamento, su un banco di un super di Londra, a 19 anni e da allora è solo peggiorata, anche perchè il metabolismo dei 19 anni è andato a farsi benedire assieme a tutto quello che faceva “la giovane Raravis”-e se un velo di curd su una galletta di polistirolo fa danni irreparabili al mio girovita e alla mia coscienza , figuratevi su una cheese cake. In più, se andate a leggervi il procedimento, la Simo dice che stava inventando, a mano a mano che cucinava e che, ad un certo punto, le è caduto l’occhio su tre limoni appena raccolti e a quel punto ha detto : “quasi quasi faccio un lemon curd”. Ora, non so da voi, ma a casa mia, se solo mi cade l’occhio su tre limoni, al massimo li sposto dalla fruttiera al frigo, o viceversa. E per fare il lemon curd mi ci vuole una settimana di training autogeno per prepararmi all’idea e tre giorni per ridare una parvenza umana alla mia cucina. E invece, ‘sta qui arriva e ti dice “già che c’ero, ho fatto il lemon curd...” Ma d’altronde, è della Simonetta che stiamo parlando... ve la ricordate, no, la nostra amica “cuoca per davvero”, quella che ha le dosi da 70 persone in su e che nel tempo in cui voi tirare giù la lista della spesa di casa, lei si è già imbandita una sala con non so quanti coperti. Per l’emmetichallenge, è una fortuna, averla come sfidante. E per me, è una gioia, averla come amica. Anche se certe cose mi tocca vedermele solo in foto.... JAPANESE COTTON CHEESE CAKE AL LEMON CURD SENZA BURRO di Simonetta La torta l’ho fatta uguale alla ricetta ,poi quando l’ho sfornata e messa a raffreddare ho visto tre limoni che avevo raccolto dalla pianta dal mio giardino e voi che avreste fatto?????? è venuto tutto da se .Mi sono detta : e se facessi il lemon curd della Ale che mi piace tanto??????????????????? Ed è stato un amore a prima vista, si sono amalgamati alla perfezione. Vi metto la ricetta del lemon curd ( NO PER VOI OVVIAMENTE) ma se qualcuno se lo fosse perso. LEMON CURD: succo e buccia di tre limoni 1 cucchiaio di maizena 2 tuorli,2 uova 200 grammi zucchero mettere tutto a freddo poi con la frusta girare e sul fuoco basso ,poi quando bolle far cuocere per 2 minuti poi passare al colino fitto ae aggiungere 1 cucchiaio di olio extra poi per maggiori spiegazioni andatelo a vedere su MENU TURISTICO che sono piu brave di me Quando la torta è fredda ed anche il lemon curd ,ho diviso la torta e spalmato un po ,poi l’altro l’ho messo sopra ed con il formaggio che è dentro la torta si sposa benissimo lo dico io che non mi piacciono i dolci spugnosi. Ho aggiunto la foto con i bicchieri perche sono un regalo di clienti russi ,lo vedete che non hanno la base si reggono solo con quella caccavella li se non la trovate vi conviene spaccare il bicchiere quando siete ad una festa, se no ve lo tenete sempre in mano* ciao baci a tutte e tre SIMONETTA * tagliata per ragioni di spazio, ma ora vediamo di rimediare...anche perchè non sapevo che fosse per la forma dei bicchieri, che i Russi li spaccassero a fine bevuta. Chiediamo lumi a Giulia? No, dico: provate un po’ a mettervi nei miei panni. Nei panni di una che ha delle amiche più o meno normali, con cui si intrecciano relazioni altrettanto normali, dove c’è il giorno in cui sei in tiro e l’altro che sembri uscita da una centrifuga, quello della forma smagliante e quello del chilo di più, quello della cena da tre stelle e quello del se famo du’ spaghi... E questo fino a quando non vien fuori ‘st’ideona dell’emmetichallenge, “che dai che ci divertiamo, cosa vuoi che sia, una pasta alla norma, una cheese cake, cose semplici, che le sappiamo fare tutte....” Ecco. Guardatevi un po’ questo soft little dream... e svegliatemi dall’incubo!!!!!! per inciso, lei è l’Elisa/Flavia di Catania, quella della Norma sotto il Vulcano - e già lì si sarebbe dovuto capire che non era cosa. Ma stavolta si è superata. Pure il baking powder comprato negli Steiz, capite???? E ora come faccio, ad invitarla a cena da noi????? SOFT LITTLE CHEESEDREAMS (Eli/Fla Flavia da CT) per la crosticina: 50 gr wafer alla vaniglia 50 gr wafer al cioccolato 40 gr burro per le tortine: 300 gr formaggio cremoso (ho usato quello con il nome della famosa città della Pennsylvania) 100 gr zucchero 180 gr cioccolato fondente 1 tsp (cucchiaino) estratto di vaniglia 1 uovo a temperatura ambiente 1 Tbs (cucchiaio) di burro a temperatura ambiente 2 Tbs farina 00 1 tsp baking powder (lievito per dolci, io ho usato quello preso proprio negli States, ma penso siano la stessa cosa) 1 pizzichino di sale Per la ganache : 120 gr di cioccolato fondente 80 ml panna fresca liquida 20 gr burro Per la crosticina: Mettere nel mixer prima i wafer alla vaniglia e tritarli finemente (diventeranno quasi una cremina) e mettere da parte in una ciotolina, fare la stessa cosa con quelli al cioccolato e metterl in un’altra ciotolina , fondere il burro e dividerlo nelle due ciotoline. Quindi mescolare bene e riempire gli stampini con questi impasti in formine , separatamente e posare in freezer. Per le tortine: fare sciogliere il cioccolato a bagnomaria e togliere dal fuoco...lasciandolo raffreddare un po’ Nel frattempo mettere il formaggio cremoso nel mixer e farlo ammorbidire bene, aggiungere gradualmente lo zucchero continuando a fare andare il mixer, aggiungere il cicoccolato e quando sarà ben amalgamato mettere anche l’uovo e mescolare, versare la farina, la baking powder e l’estratto di vaniglia....un pizzichino di sale, e quando tutto è ben amalgamato prendere le formine dal freezer e riempirle , ne dovrebbero venire circa 12-14. Infornare in forno già caldo a 175° per circa 12-15 minuti. LAsciare raffreddare e sformare. Intanto preparare la ganache lasciando fondere il burro nella panna a fuoco dolce , spegnere il fuoco e versare il cioccolato preventivamente sbriciolato, mescolare molto bene fino a che tutto il cioccolato non si sarà ben sciolto ed amalgamato. A questo punto guarnire con la ganache. Japanese Cotton Cheesecake con vinocotto di Milena http://unafinestradifronte.blogspot.com È una virtuosa via di mezzo questo dolce leggiadro che ammalia, a metà strada tra l’essenzialità dei dolci da forno e l’estro baroccheggiante di quelli farciti: di sicura riuscita (per distrazione ho omesso la cottura a bagnomaria ed ho usato uno stampo più grande di qualche centimetro, compromettendone l’estetica, ma non la bontà!!!) e dal contenuto calorico non elevato. Delicato, soffice e leggero, quella sua dolcezza trattenuta è esaltata dalla salsina di accompagnamento dalla quale non si può trascendere e che deve assecondare le preferenze personali: l’ho provato con un coulis di prugne, fichi e fichi d’India (questo), ma alla fine la scelta è caduta sull’uva, in particolare sul vino cotto, uno “sciroppo” che si ottiene facendo ridurre il mosto di 1/3 e che con la conservazione acquista una densità ulteriore. Nel mio caso è stato preparato con uva gaglioppo, una delle più importanti uve con cui si vinifica il Cirò DOC, ma una valida alternativa potrebbe essere una riduzione estemporanea di mosto di uva nera o una composta di uva (rigorosamente) nera di vendemmia. Ingredienti (stampo a cerniera 20 cm diam.) 3 uova codice 0 30 g farina 00 10 g farina di riso (ric. orig. maizena) 30 g burro 130 g formaggio spalmabile 60 g zucchero vanigliato 1 stecca di vaniglia 50 ml latte fresco un pizzico di sale alla vaniglia qualche goccia di limone la punta di un cucchiaio di lievito per dolci vinocotto Preparazione. Fare fondere il burro e lasciare intiepidire. Mescolarlo con il formaggio, il latte, il succo del limone, i semi di vaniglia . Unire uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine setacciate e il sale. Montare le chiare d’uovo con il bicarbonato lievito setacciato: quando cominceranno a gonfiare unire lo zucchero e continuare fino a che saranno ben sode. Unire le chiare alla base, e versare nella tortiera, porla dentro un altro stampo, e versare acqua fino all’altezza di un paio di dita. Cuocere per 70 minuti a 160°C , verificare la cottura con il classico stecchino (se dopo 70’ dovesse essere troppo tremolante, coprire la torta e prolungare la cottura di un’altra decina di minuti). Far raffreddare prima di staccarlo per bene dal bordo. [Tratta da Al cibo commestibile] - Servire con il vino cotto (qui) o del mosto cotto di uva nera (facendolo ridurre di 1/3 e in questo caso affiancarlo alla fetta, onde evitare “l’effetto inzuppo” se non dovesse essere abbastanza sciropposo) o una composta di uva nera di vendemmia senza aggiunta di zucchero (passata al setaccio per liberarla dei vinaccioli e delle pellicine degli acini). Edit: in alcune città si può reperire il mosto nei super, ma in alternativa si può ricavare passando al passaverdure i chicchi d’uva! ................. Questa ricetta non può non partecipare all’ MTC-Challenge di settembre di Menu turistico: ho raccolto la sfida senza modificare la ricetta originale (se non per la pressoché irrilevante sostituzione della maizena con la farina di riso), ma “giocando” con le salsine di accompagnamento, una sorta di intrigante cambio d’abito per saggiarne nuove sfumature! .................. JAPANESE COTTON CHRISTMAS TREE di Diana “no, guarda, ale, stavolta passo, perchè io coi dolci proprio non ci so fare....” è stato il primo commento della Diana, a caldo, una volta pubblicata la ricetta. Ragion per cui, mi ero messa il cuore in pace: sospettavo che, ancora una volta, la paura la facesse da padrona, ma visto che le assenze giustificate, all’emmetichallenge, sono ammesse e che intanto sarebbe stato inutile dirle che non è vero niente e coi dolci ci sa fare eccome, ho lasciato stare. Almeno fino a quando non è arrivata ‘sta roba qua, che va ad aggiungersi a quelle di prima ( “ma come posso chiamarla pasta alla norma, io che non so cucinare”) e a quelle di prima ancora (“io, una sfida di cucina???? ma vaaaaaaaaaaaaaaa”), corredata ovviamente di perorazione finale- “ se non la pubblichi, è meglio” Sia chiaro: la Diana, queste cose, le pensa sul serio. La sua metà ligure è di una liguria doc, diretta, senza fronzoli, senza smancerie, propria di chi non butta via niente, parole e tempo in primis. Per cui, quando dice che lei non è brava in cucina, è perchè è convinta di non esserlo. Punto. E quindi vi lascio immaginare come mi senta, ogni volta che vedo le sue foto, con pani dalle alveolature perfette, torte salate che profumano fin qui e rollè di carne imbottita, che si è pure disossata da sola- e lei che dice “ma cosa vuoi che sia, io non son mica capace”. Però, è inutile, da sola non ce la faccio. E allora, lancio una sfida nella sfida: mi aiutate, a metterle in testa una buona volta che lei e i fornelli si intendono, eccome? Se ce la fate, in premio, vi invito tutti a cena. Dalla Diana, naturalmente... Dopo tanti tentennamenti e idee che non venivano, finalmente mi sono cimentata con questa preparazione, devo dire che quando la base della cheesecake era uscita dal forno era assolutamente fantastica, lievitata benissimo e avevo solo l’imbarazzo della decorazione finale (quello era il problema terrificante, ho due braccia rubate all’agricoltura e quindi vi lascio immaginare) avevo scelto una glassa di M.Santin che le avrebbe reso sicuramente giustizia. L’ho fatta raffreddare e............. mi sono ritrovata quasi una frittata , non sapevo piu’ che farne, ho pensato: “la butto direttamente nella spazzatura oppure....... “io sono per una buona meta’ ligure e voi sicuramente saprete che siamo un tantino restii a buttare qualsiasi cosa........ ho deciso quindi, di tagliarla e versare la glassa al cioccolato di Santin sulle fette, senza volere è venuta fuori una cosa che assomiglia ad un albero di Natale, quindi ho aggiunto degli smarties. Piu’ di questo non sono riuscita a combinare, non so neanche se MT giudichera’ sia il caso che questa preparazione possa apparire in cotanto Challenge, al limite chi di dovere adira’ le vie legali con la denuncia di vilipendio all’ ARTE CULINARIA. JAPANASE COTTON XMAS TREE CHEESECAKE le dosi e gli ingredienti sono esattamente quelli di Genny 130 gr. di formaggio philadelpia 3 uova 30gr. di farina 10 gr. di maizena 30 gr. di burro 60 gr. di zucchero vanigliato 1 stecca di vaniglia 50 ml. latte fresco un pizzico di sale alla vaniglia qualche goccia di limone la punta di un cucchiaio di lievito per dolci Ho fatto fondere il burro, lasciato intiepidire, ho mescolato il formaggio il latte il succo del limone e i semi di vaniglia, ho unito i tuorli d’uova continuando a mescolare, uno alla volta, poi la maizena e la farina setacciate e il sale. Nel frattempo avevo montato gli albumi con il lievito, quando iniziavano a gonfiafre ho unito lo zucchero e finito di montare per bene. Ho unito la meringa alla base e versato nella tortiera, preventivamente fasciata con carta forno e imburrata. ho posto il testo dentro ad un contenitore capiente e versato acqua fino all’altezza di due dita. Infornato a 160° per 70 minuti. GLASSA AL CIOCCOLATO di M.Santin INGREDIENTI 250gr di cioccolato al 55% 50 gr. burro 50 gr. acqua Sminuzzare il cioccolato, raccoglierlo in una bacinella con il burro a pezzetti e far fondere. Portare l’acqua in ebollizione, versarla caldissima sul cioccolato e frullare, con un mixer ad immersione facendo attenzione a non incorporare aria, fino ad ottenere una crema liscia e lucida. Sigillare la bacinella con la pellicola e conservare la glassa in frigo. Al momento dell’utilizzo sciogliere la quantita’ necessaria in un bagnomaria a bassa temperatura o microonde e stenderla subito. Diana Monaco - Bordighera COTTON SOFT CHEESECAKE allo Yogurt di Valeria E questo è un “benvenuto” all’Emmetichallenge che noi di MT diamo ad un’altra delle nostre amiche, Valeria- e lo diamo con tutto l’entusiasmo di questo mondo, perchè averla qui sopra ci rende felici, per tutta una serie di motivi. Il primo è che è una che ti fa morir dal ridere: lei non ride, sia chiaro. Si limita a raccontare, così, tranquilla, come se stesse leggendo un articolo di moda o di costume, mentre voi siete lì che vi spanciate dalle risate, in barba a quel briciolo di convenzione sociale che vi vuole relativamente composte, anche con le amiche più care- e se non ci credete, leggetevi il post, qui sotto. La seconda ragione è che è una cuoca eccezionale. E, credetemi, io ho rispetto delle parole- e degli aggettivi ancora di più. Strabilia con la panificazione, ma non è da meno su tutto il resto. Però, essendo un’altra stile Diana, se ne sta sempre dieci passi indietro e quando decide di venir fuori, è solo perchè o ha per le mani un altro capolavoro (“mah... sì, mi sembra buono...”) oppure ha ceduto alle nostre minac... ops, ai nostri calorosi inviti. E infine, l’ultimo motivo per cui noi oggi siamo così contenti, si chiama Giorgio. Che di Valeria è il marito, l’indissolubile metà, l’oscuro ispiratore della sua cucina. Lei lo chiama Furio, a dire il vero, come il marito di Magda, nel film di Verdone- ma glielo concediamo, perchè dopo anni e anni di convivenza, è possibile che anche un mito come quest’uomo abbia palesato qualche piccolo difettuccio. Che però bilancia il suo lato migliore e cioè la sua capacità di inventare ogni attrezzo per permettere a Valeria di cucinare. Il suo biglietto da visita era stato l’affetta-polpo per la soppressata- e da allora, credetemi, la mia vita matrimoniale è cambiata., visto che qui, l’ingegnere, oltre la solita bottiglia di plastica decapitata non è riuscito ad andare. Da lì in poi, è stata tutta un’invenzione, tanto che il titolo di Archimede delle Caccavelle non glielo toglie nessuno. Per non parlare delle sue sarde in saor, della sua trippa e dei posticini nascosti lungo la strada del Prosecco e della sua innata vocazione da pusher di buone bottiglie che ce lo rende ancor più prezioso come amico. Potevamo farne a meno, qui all’emmetichallenge? Io dico proprio di no... Ingredienti 250 g ricotta alla panna 50 g yogurt greco magro 140 g zucchero mascobado 100 g latte fresco intero 40 g farina 20 g amido di riso 20 g amido di frumento 6 uova 1 cucchiaio caffè solubile ½ cucchiaino baking Sale un pizzico PREPARAZIONE Stemperare la ricotta con lo yogurt greco. Aggiungere i tuorli e 100 g di zucchero e mescolare. Aggiungere le farine setacciate con il lievito, il sale, il caffè sciolto nel latte. Nel frattempo montare a neve gli albumi con 40 g di zucchero.Versarli nel composto e mescolare delicatamente. Imburrare degli stampini da plum cake e versarvi il composto fino a ¾ dello stampo.Mettere in forno a bagnomaria per 70 minuti a 160°.Lasciar raffreddare prima di sformare. Servire con una base di yogurt aromatizzato al caffè. Cotton sicilian cheesecake ovvero la caZZata! di Stefania Olivieri http://saporiesaporifantasie.blogspot.com Genesi di un dolce. L’idea del dulche de leche sopra la cotton japanese cheesecake mi era stata rubata, di conseguenza anche il titolo da “assoluta porca figura” “cotton argentinian cheesecake”. Prostrata dalla mancanza di un idea alternativa e umiliata dalla bontà e dalla bellezza del proliferare di cotton japanese cheesecakes da “maiala effige” avevo deciso di gettare la spugna... Quando ecco riaffiorare dal mio salumaio di fiducia la ricotta, sua maestà la ricotta di pecora! In quattro e quattro otto (ma quanto so’ brava in matematica! -la mia prof. di matematica sarebbe davvero fiera di cotanta abilità-) ti stampo la torta di Genny! Mi viene pure un’altra genialata, nel frattempo. Perché non farla a forma di ciambella? Detto fatto! Ma non so se per via dello stampo (forse un po’ troppo grandino?) o del lievito (forse un po’ poco?), forse le dosi un po’ ridotte (la prossima volta raddoppio … e non lascio) la mia torta ha assunto l’aspetto di una panella... Ma non siamo in Sicilia? Detto, fatto e guarda come trasformo la frittata? Zac ed ecco a voi la cotton sicilian cheesecake ovvero la mia caZZta 130 gr ricotta di pecora 3 uova codice O o 1 30 g farina di riso 10 g maizena 30 g burro (io tedesco... sono per la multiculturalità!) 60 g zucchero 1 cucchiaino da caffè di vaniglia bourbon liquida 50 ml latte fresco un pizzico di sale qualche goccia di limone la scorza grattugiata di mezzo limone bio la punta di un cucchiaio di lievito per dolci Per la copertura: ½ kg di ricotta di pecora 250 gr di zucchero frutta candita a piacere Fare fondere il burro e lasciare intiepidire. Mescolarlo con la ricotta, il latte, il succo del limone, la scorza del limone e la vaniglia . Unire uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine e il sale. Montare le chiare d’uovo con il lievito setacciato: quando cominceranno a gonfiare unire lo zucchero e continuare fino a che saranno ben sode. Unire le chiare alla base, e versare nello stampo (piccolo mi raccomando), io ne ho usato uno in silicone. Quindi riporlo dentro un altro stampo, e versare acqua fino all’altezza di un paio di centimetri. Cuocere per 70 minuti a 160°C in forno non ventilato, verificare la cottura con lo stecchino. Far raffreddare prima di staccarlo per bene dal bordo. Piccola precisazione. Nel blog di Genny “Al cibo commestibile” lei diceva così: “* attenzione alla cottura, che è il solo punto delicato della ricetta e va seguita pedissequamente. Se per caso dopo 70 minuti vi sembrasse ancora tutto troppo tremolante, coprite la torta e prolungate la cottura di un’altra decina di minuti”. Che ho fatto io? Ho seguito alla lettera il suo consiglio, dimenticando però i 70 minuti... la torta non era affatto tremolante, però è venuta un po’ palliduccia... che volete farci? E’ finita l’estate! Per finire, ho preparato la crema mescolando bene la ricotta con lo zucchero, ma non l’ho setacciata perché a me piace rustica. Per problemi di immagine l’avrei proprio dovuto fare... ma io non tengo all’apparenza, ma alla sostanza (…). Ho quindi tagliato la mia panella, ops, torta, e ho sovrapposto le fette (per dare un po’ di spessore). Ho guarnito con la crema di ricotta, adoperando una sac a poche (ma potete servirvi benissimo di un cucchiaio e non si vedrà la differenza!) e ho guarnito con la frutta candita tipica delle cassate. L’ho assaggiata subito ed era buonissima, l’ho assaggiata anche oggi ed era anche più buona. Quindi la prossima volta aumenterò le dosi e userò uno stampo più adeguato, oltre che, prometto, la farò cuocere per tutti i minuti necessari. Con questa caZZata partecipo alla sfida delle due matte di Menu Turistico, con la ricetta dell’altra non proprio sana di mente di Genny... come non avrei potuto parteciparvi anche io, che sono una nota scriteriata? A presto “Whole World” Cotton Cheesecake alle rose e basilico di Acquaviva http://acquavivascorre.blogspot.com/ Per partecipare all’MT Challenge di Menù Turtistico (perchè sì, oramai ci sono cascata e devo imparare a convivere con questo trauma), le crudeli ideatrici hanno lasciato che l’irresponabile Genny de Al Cibo Commestibile proponesse assurdamente di ricreare la ricetta di una torta! So che per i comuni mortali si tratta di una esercizio piacevole... ma io con i dolci... non mi piace!!! Leggendo gli ingredienti obbligatori di questa Japanese Cotton Cheesecake, ovvero formaggio morbido, qualche aroma e cottura in forno, avevo dapprima subdolamente pensato di trasformare questa torta da dolce a salata, dove il gorgonzola recitava il ruolo del formaggio ed un frutto, insieme ad erbe o spezie, giocava da comprimario come aroma. Poi mi sono resa conto che sarebbe stata una mossa di pura vigliaccheria: negli obblighi non è scritto ma mi pare evidente che il tema deve rimanere un dessert... e preparare rarissimamente dolci non mi autorizza a cercare scorciatoie! Uffa... Allora mi stavo ingegnando ad affrontare la faccenda aggrappandomi alla definizione, “JAPANESE (uno dei miei aggettivi preferiti!!!) Cotton Cheesecake”, per schiaffarci dentro/sopra qualcuno degli aromi classici della “pasticceria” nipponica: anko (marmellata di fagioli atzuki), kinako (farina di soja tostata), la supertrendy polvere di tè matcha... Ma mi sono detta: ma che cavolo, questa è solo l’intrepretazione nipponica di un dolce nato altrove! Di giapponese non c’è assolutamente niente tranne l’esaltazione della sofficità di questa preparazione, che è uno dei lati che più affascina i Giapponesi nella loro recente scoperta della pasticceria occidentale. Ed è pure la ragione dell’altro appellativo della torta: “cotton”, cioè soffice come un batuffolo di cotone. Infatti in Giappone (Paese che, non dimentichiamolo, si è aperto ai contatti con il resto del mondo da soli 150 anni circa...) fino ad una cinquantina di anni fa le torte erano sconosciute ed i dolcetti, prevalentemente a base di riso e fagioli, erano un accompagnamento per il tè ed un’occasione sociale di dono più che una la quotidiana chiusura di un pasto o un’abituale golosità. Le case medie nemmeno hanno il forno in cucina di solito, e la pasticceria come noi la intendiamo, così come la panetteria, è una scoperta relativamente davvero recente in Giappone, tanto è vero che da qualche anno nelle grandi città nipponiche i locali più di moda (oltre naturalmente ai ristoranti italiani) sono proprio le boulangerie alla francese, le pasticcerie all’austriaca o all’americana, le sale da tè all’inglese e così via. E tra l’altro questa faccenda della passione per le cheesecake suona davvero un po’ troppo “fashion” per una japanese-inside come me... Perchè, ad essere proprio precisi, fino qualche decennio fa in Giappone d’abitudine non si consumavano latte e derivati. Il latte veniva considerato una “secrezione corporea” dell’animale, nella loro percezione alla pari di saliva o sudore, cioè per niente appetibile... La cheesecake, che con il Giappone, appunto, c’entra solo di striscio, ha invece origini davvero lontane dalla cultura orientale: già la preparavano gli antichi Romani ed in varianti locali è storicamente da sempre diffusa in tutto il Nord e Centro Europa, nel Paesi dell’Est, nei Paesi Mediterranei ed in alcune regioni montane del Medio Oriente, e poi è di fatto quasi un dolce nazionale negli Stati Uniti ed più di recente anche in Australia. Ma in Giappone nisba... insomma: ci è arrivata solo ora insieme ad altre mode americane. Rinunciato dunque una volta per tutte a “giapponesizzare” questa benedetta cheesecake, alla fine mi sono rassegnata a pensarci sul serio, fingendomi per una volta creativa anche in pasticceria. Ho seguito grossomodo la ricetta base, lasciandomi semplicemente suggestionare da un leggero accenno di Medio Oriente. Ecco allora un pochino di yogurt e miele a sostituzione parziale di Philadelphia e zucchero (ma non troppo, perchè con i dolci non sono pratica, non volevo rischiare di mandare a pallino l’alveolatura stravolgendo gli equilibri interni delle sue leggi strutturali!) e poi, a profumare l’impasto, petali di rosa e foglie di basilico, abbinamento che nelle tradizioni iraniane aromatizza uno sciroppo dedicato alle puerpere. Per la verità in Iran si usano i semi di basilico (e non ho la più pallida idea di che sapore abbiano..) ma devo dire che le foglie della piantina sul balcone sono state davvero felici di partecipare insieme alle rose e di sprigionare come loro tutto il proprio profumo, oramai cominciavano a sentirsi un pochino fuori stagione in mezzo agli ultimi temporali settembrini... Rose e basilico anche per la salsina di ciliegie sciroppate, ovvero una versione di frutta che si abbina bene alla rosa e che, in quanto sciroppata, è reperibile quasi ovunque (persino in Giappone) in qualsiasi stagione. E così abbiamo praticamente fatto il giro del mondo... “Whole World” Cotton Cheesecake alle rose e basilico per la torta: 170 gr. di Philadelphia 30 gr. di yogurt greco 80 ml. di latte 40 gr. di burro (+ quello per ungere la teglia) 5 uova 50 gr. di farina 16 gr. di amido di mais 100 gr. di zucchero 15 gr. di miele di acacia 6 gr. di petali di rosa essiccati (c.a 3 cucchiai) 8 foglie di basilico 1/4 di cucchiaino di lievito per dolci 2 cucchiaini scarsi di succo di limone 5 gocce di acqua di rose 1 pizzico di sale per la salsa: 200 gr.di ciliegie sciroppate (snocciolate) sgocciolate 3 cucchiai di sciroppo delle ciliegie 2 gocce di acqua di rose qualche foglia di basilico qualche petalo di rosa secco per decorare Scaldare il latte fino quasi a bollore, versarci i petali di rosa e le 8 foglie di basilico stracciate con le mani in piccoli pezzi, spegnere e mescolare bene, sciogliendovi poi il miele e lasciando intiepidire. Fondere il burro al microonde per 25 secondi a 700w, lasciar riposare 30 secondi quindi mescolare bene ed unire al latte tiepido insieme al Philadelphia e allo yogurt, al succo di limone, a 5 gocce di acqua di rose e ad un pizzico di sale. Separare i tuorli (circa 90 gr.) dagli albumi (circa 60 gr.), rompere i tuorli con la forchetta ed unirli a filo all’impasto, mescolando bene con una frusta. Setacciare la farina e l’amido sopra l’impasto, miscelando poco per volta delicatamente fino a che il composto è bello liscio. Accendere il forno a 160° (ventilato), imburrare una teglia da 24 cm (oppure uno stampo rettangolare 25 x 12 cm., o 4 tegliette tonde da 11 cm. oppure 16 stampini sagomati da circa 6 cm.) e foderarne il fondo con un disco a misura di carta forno; predisporre anche una teglia un poco più grande con due cm. di acqua dentro. Montare gli albumi con il lievito e, quando sono belli spumosi, unire gradualmente lo zucchero, continuando a montare fino a che la meringa è bella soda e lucida e forma degli alti picchi. Incorporare gli albumi all’impasto mescolando delicatamente con una spatola dal basso verso l’alto e distribuire nella teglia, spalmando eventualmente la superficie con una spatola ma senza battere lo stampo da sotto. Infornare per 70 minuti (per gli stampini piccoli basta un’ora) o fino a che uno stecchino esce asciutto, quindi levare la teglia dal bagnomaria e lasciarla raffreddare sopra una gratella prima di sformare la torta. Nel frattempo frullare le ciliegie (tranne qualcuna, per il decoro) con un cucchiaio o due del loro sciroppo, 1 foglia di basilico e le due gocce di acqua di rose, aggiungendo eventualmente un pochino di sciroppo per una salsina più fluida. Quando la torta è totalmente raffreddata sformarla delicatamente e servire con un paio di cucchiai di salsa a testa, decorando all’ultimo momento con i petali di rosa secchi, le ciliegie rimaste ed il resto del basilico tagliato a julienne o a cimette. PS 1: in stagione conviene usare ciliegie fresche, snocciolate e cotte per qualche minuto con poca acqua, zucchero ed una piccola scorzetta di limone. PS: non sono riuscita a non mettere proprio niente niente di giapponese... nel senso che, ad inquadratura allargata, si nota che la tovaglietta lo è, ma ho pensato non fosse troppo grave! rivoli affluenti: questa volta è il titolo della ricetta a farmi venire in mente una canzone di Marvin Gaye (in duetto con non mi ricordo più chi...) If I could build my whole world around you If I could build my whole world around you, darlin’ First I’d put heaven by your side .... Japanese Cotton in una giostra di sapori di Manu http://profumiecolori.blogspot.com/ Ed eccoci alla terza sfida di Mt Challenger, Genny vincitrice dalla sfida precedente ha proposto la Japanese Cotton Cheese Cake ……… un dolce che non conoscevo …………… sfida molto allettante, ma che da subito ho pensato non fosse facile, ma quando mai mi piacciono le cose facili …………… avevo però pensato che non avrei guardato il risultato delle amiche della sfida …………….. però come si sa i propositi sono fatti per non essere rispettati e poi come si fa a trattenersi da guardare e così un po’ alla volta un paio di idee che mi erano venute le ho un po’ alla volta viste realizzare ………certo avrei potuto far finta di non aver visto però …… non è nel mio carattere e così senza nessuna idea mi sono detta “ prepara il dolce poi per la presentazione un idea ti verrà” e poi “ anche quando prepari una cena il menù lo pensi a grandi linee perché poi lo modifichi/completi in corso d’opera …….. quindi nessun timore” ed è stato così che l’altra sera mi sono messa all’opera. La ricetta è quella originale con modifica solo per aromi e formaggio, io ho usato la ricotta e mentre amalgamavo la ricotta con i tuorli e la farina ecco la prima idea ……………. perché non fare delle monoporzioni di gusti diversi? Quando i tuorli e la farina erano amalgamati alla ricotta ho diviso l’impasto in due ciotole ad una ho aggiunto i semini di vaniglia, nella seconda invece ho messo un cucchiaio abbondante di passato di maroni (maroni cotti e passati) che avevo in freezer poi ho proceduto come da ricetta aggiungendo gli albumi a neve e cotto in forno a 170° per 30 minuti circa essendo delle monoporzioni poi sfornati e messi a raffreddare Veramente deliziosi, però talmente deliziosi che sono spariti all’ultimo sono riuscita a salvarne solo 4 monoporzioni ………………… “ ma dovevi dircelo che ti servivano per fare la foto “ siiiiiiiiiiiii come non l’avessero saputo!!!! Venerdì tornata a casa dal lavoro li ho rifatti, ma non avevo più la ricotta però in frigo c’era un pezzo di gorgonzola al mascarpone che sembrava chiamarmi e ricordando la splendida torta al gorgonzola mi sono decisa ed ecco come è nata la mia giostra di sapori 160gr gorgonzola al mascarpone (ricotta 1 edizione) 25gr burro 100gr panna fresca (latte 1 edizione) 40gr fecola 30gr maizena 4 tuorli Vaniglia (un cucchiaio passato maroni in metà impasto 1 edizione) 4 albumi Mezzo cucchiaino lievito per dolci 70gr zucchero (metà semolato e metà a velo) Ho sciolto il burro, poi ho aggiunto il gorgonzola (o la ricotta) ho amalgamato molto bene poi ho aggiunto la panna (o il latte per la ricotta) e poi uno alla volta i tuorli continuando a mescolare bene con la frusta, ho aggiunto anche le farine. Quando era tutto ben amalgamato il composto con la ricotta l’ho diviso in due ed a una parte ho aggiunto le castagne passate e all’altra i semini di vaniglia. A questo punto agli albumi ho aggiunto il lievito ed ho incominciato a montare, poi quando la schiuma era abbondante ho aggiunto gli zuccheri e ho continuato fino a neve ferma, che ho incorporato con delicatezza al composto al formaggio …………. Se l’avete diviso in due come io con la ricotta dovete dividere anche gli albumi. Mettere nello stampo e mettere a cuocere in forno a bagnomaria a 170° per circa 30 minuti per le forme piccole o 70 minuti se unica forma. Sfornare e far raffreddare. er la presentazione ho usato della marmellata di fragole per il cotton alla ricotta semplice, del miele di castagno per il cotton al gorgonzola e per il cotton ai marroni ho preparato una ganache al cioccolato con un cucchiaio di passato di castagne, poi ho sistemato le monoporzioni su un piatto di portata, alternandole nei gusti. Il cotton è veramente delizioso dovete provarlo, se non avete il passato di maroni potete usare anche la crema di castagne andrà benissimo. Bellissima sfida ma non vorrei essere nei panni della giuria sarà molto arduo decidere Japa minimal cake de La roby http://lechategoiste.blogspot.com Torta minimal…e bè ci sta ! Stile jap, essenziale, oserei dire zen! L’aroma aggiunto alla mia torta è il più semplice, il più normale il più…minimal: la mela! Anche perché tutte le idee che mi erano balzate in mente le vedevo già realizzate (ottimamente) da chi già aveva dato per l’MT….avevo pensato allo zenzero : fatto! Al cioccolato : fatto! Persino il mosto cotto già …fatto! Che fare?? Questa torta era di per sé un’incognita :sarei riuscita a farla gonfiare a dovere?e poi la cottura in forno sarebbe andata bene? In mezzo a tutti questi pensieri , ecco arrivarmi in aiuto un articolo sugli haiku : sorta di piccole poesie giapponesi che in 3 righe e poche, pochissime semplici parole racchiudono l’essenza del pensiero del poeta… Ecco la mia torta sarebbe stata un piccolo haiku .La semplicità degli ingredienti dovrà regalare un gusto che…rassicura nella sua “banalità”. Mele e cannella: cosa c’è di più…scontato??? Quindi perfetto per questo elogio alla semplicità. Mi sono messa all’opera . Al posto del formaggio light della ricetta di genny , ho messo la robiola…ehm, la confezione non era 130 gr ma bensì 100 gr… Tutto il resto tale e quale …a parte la dimenticanza del….limone ! acc…. In questa mia torta molto minimal jap ma veramente poco zen c’era anche il fatto che nel frattempo avevo fatto la lavatrice delle lenzuola (era uscito il sole dopo pioggia!!) , c’era Eu (il gatto) veramente “in forma” (continuava a miagolare perché voleva uscire e poi miagolava perché voleva rientrare…in un loop infinito!!!!) , c’era marie antoinette che dormiva beata e io che balzavo dal gatto a guardare se la lavatrice aveva finito a preparare gli ingredienti e fare torta… In questo delirio molto poco filosofico/orientale, la mia torta prendeva vita e…il limone s’è perso e potrei dire che è stata una scelta voluta solo che non riesco a trovare un motivo plausibile per questa “scelta”… perché per me il limone doveva proprio esserci! :-) Dopo essere finalmente riuscita a mettere l’impasto nella tortiera a cerniera diam. 20 (comprata nuova per l’occasione!) ho posto il tutto dentro una pirofila con due dita d’acqua è ho infornato a 160° per 70 minuti. Mentre la torta cuoceva lenta ,bè , ho fatto un sacco di cose ma ho anche preparato la composta di mele e cannella . Dosi: 2 mele tagliate a cubozzi, 2 cucchiai di zucchero e un pluc (un quid, un po’, un goccio) d’acqua. Ho fatto cuocere per circa 15 minuti, fino a quando le mele si sono cotte bene e il tutto prendeva la consistenza di una quasi marmellata ma molto più morbida. Ho frullato ed ho aggiunto un bella spolverata di cannella : ma quanto mi piace??? Troppo!!! :-) Ammetto : ero in ansia. Guardavo la torta bella, gonfia nel forno e già temevo quando l’avrei tolta : un flop, afflosciato e…triste! Non è andata proprio così ma… Ho sfornato la minimal jap cake con un OM propiziatorio (e perfettamente in stile!!) , l’ho fatta raffreddare, si è sgonfiata un pochino ma “nella norma” (cioè ho deciso io che andava bene così) e al momento di tirarla fuori dallo stampo……… Arghhhhhhhhh!!! Arghhhhhhhhh!!! (n.d.r.: come avrebbe detto Paperino…) L’acqua della pirofila doveva essere filtrata un poco nella tortiera (apribile) regalandomi un fondo molle mollissimo, in modo preoccupante. :-( Mi stavo sentendo male! Ma forte del fatto che stavo facendo un dolce zen , con una calma da monaco buddista (che non mi appartiene!) l’ho messa lo stesso delicatamente in un piatto e ne ho tagliata una fetta. Pensavo svenisse inesorabilmente e dall’interno uscisse l’impasto ridotto in un liquido denso…e invece no ! la fetta stava autonomamente in piedi e l’aspetto del dolce non era poi così critico. Ma la vera sorpresa l’ho avuta quando l’ho mangiata : morbidissima, leggera, come mangiare una nuvola ! E’ stato proprio in quel momento che ho capito che era davvero una torta jap/zen e quando ho aggiunto la semplice/banale composta di mele e cannella e ho assaporato l’essenza dell’insieme : minimal si ma….chic!!! Presa da questo momento “introspettivo” , creare un haiku per l’occasione è stato il minimo che potessi fare : nuvola leggera nel meleto profumi conosciuti entropia di dolcezza ehm….l’haiku non vale per il voto finale …vero??? ;-) p.s.: sulle foto...no comment please! ;-) Una nuvola, ecco cos’è questa cheesecake, una goduria allo stato puro, una sofficità unica!!!E’ la prima volta che mi cimento con una cheesecake cotta a bagnomaria ma è questa la particolarità di questo dolce perche questo tipo di cottura dona alla cheesecake una morbidezza mai provata prima e di cheesecake ne ho fatte tante!! Tutto nasce dopo che ho avevo letto il post di Genny del blog Al cibo commestibile che aveva vinto la sfida del mese lanciata da Menu turistico e visto che adoro le cheesecake non potevo rimanere indifferente a cotanta goduria!!! La mia japenese cotton cheesecake. è molto simile a quella di Genny solo con qualche piccola variazione, ed ho accompagnato il dolce con una gelèe all’arancia una vera golosità che da a questa cheesecake una sinfonia di aromi e sentori in un giusto equilibrio di dolcezza e gradevolezza. Le regole per partecipare a questa sfida le trovate da Menu turistico mentre la ricetta di Genny qui. P.s. appena riesco ad organizzare le foto vi mostra la torta ed il buffet fatto ieri per il compleanno del mio ometto che ha compiuto 5 anni!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Lo amo!!!!!!E vi ricordo ancora del mio blogcandy per chi non avesse ancora partecipato forza vi aspetto!!!Cliccate qui e trovate tutte le notizie!!! Japanese cotton cheesecake con gelèe di arancia di Imma http://dolciagogo.blogspot.com/ 250gr. di ricotta(oppure Philadelphia) 3 uova 80gr. di zucchero 50ml. di latte 30gr. di farina 20gr. di amido di mais La punta di un coltello di lievito vanigliato per dolci Succo e scorza grattugiata di un limone Lavorare la ricotta con i 3 tuorli, unire il latte, un paio di cucchiai di succo di limone e la scorza . Aggiungere la farina setacciata, la maizena e il lievito. Montare gli albumi finché siano quasi sodi, poi aggiungere, poco alla volta, lo zucchero fino ad ottenere un composto molto compatto. Incorporarli delicatamente, mescolando dal basso verso l’alto con un cucchiaio di legno, al composto di ricotta.. Versare l’impasto in uno stampo a cerniera foderato di carta da forno dal diametro di 20 cm e rivestire tutto lo stampo con carta argentata per evitare che l’acqua possa passare attraverso lo stampo a cerniera. Sistemare lo stampo dentro una teglia più grande, versare un paio di dita di acqua bollente in questa seconda teglia e infornare il tutto a 160° per 70 minuti circa, fino a quando la superficie non si sia scurita leggermente. Se passato questo tempo la cheesecake vi sembrerà estremamente molliccia cuocete ancora per 10 minuti. Lasciare intiepidire nel forno spento e semi aperto per 10 minuti ed altri 10 minuti fuori a temperatura ambiente e passare la lama di un coltellino liscio tutto intorno al bordo del dolce per staccarlo dallo stampo così che durante il raffreddamento il dolce non si contragga e “tiri” formando crepe. Geleé d’arancia: 250 g di succo d’arancia 50 g zucchero 4 g di gelatina (2 fogli da 2 g) Idratare la gelatina in acqua fredda. Mettere il succo e lo zucchero sul fuoco e portare a bollore. Far bollire qualche minuto, togliere dal fuoco e unire la gelatina strizzata e far sciogliere bene il tutto. Far raffreddare a temperatura ambiente e prima che si solidifichi completamente versare sulla cheesecake . Cotton sushi cheesecake di AnnaLuisa http://assaggidiviaggio.blogspot.com/ Finalmente mi sono decisa a lanciarmi anche io nell’MT challenge, ovvero la sfida di menuturistico. Ogni mese, viene scelta una ricetta da rivisitare, reinterpretare o presentare in modo nuovo, fermo restando alcuni punti canonici del piatto stesso. Questo mese la ricetta, scelta dalla vincitrice dell’ultima sfida, Genny di alcibocommestibile, è la Cotton japanese cheesecake. Per chi non la conoscesse, come me prima di oggi, è una cheesecake cotta, che risulta di una leggerezza e di una bontà incredibili, uno di quei dolci che una fetta tira l’altra e quando la finisci, pensi già alla prossima volta che la preparerai...e mangerai ;-) Tornando a noi, alzi la mano chi sentendo nominare il Giappone non pensa al sushi. Figuratevi l’effetto che fa su una patita del sushi come me leggere il nome di questo dolce! Continuo a leggere e leggo “cheesecake” (e penso sempre al sushi...), vedo la foto di una torta che deve essere sofficissima, buonissima, una goduria...ma allora il sushi non c’entra nulla direte voi ed è proprio qui che entra in ballo la mia “montersinite” (per chi non la conoscesse, è una grave malattia che porta a seguire tutte le puntate di “Peccati di gola”, in cui il maestro pasticcere Luca Motersino, prepara dei dolci incredibili e lo fa con la stessa naturalezza con cui si beve un bicchiere d’acqua! Questa malattia, nelle sua forma più grave, porta gli aspiranti pasticceri, o per meglio dire i “pasticcioni”, a cercare anche di riprodurre i suoi dolci). Vi domanderete ora cosa c’entra Montersino, ebbene c’entra eccome, perché tempo fa avevo adocchiato sui suoi libri dei mignon a forma di sushi...ed ecco l’idea: la cotton sushi cheescake! Ingredienti: 50 g di burro 200 g di zucchero 2 cucchiai di panna da cucina 250 g di ricotta 5 uova 1 cucchiaino di essenza di vaniglia 60 g di farina 30 g di amido di mais 50 ml di latte 1/2 bustina di lievito per dolci Per la decorazione: 100 g di confettura di amarene 20 g di cioccolato fondente 50 g di cacao 50 g di nocciole tritate 1 cucchiaino di pasta di pistacchio 20 g di philadelphia 2 cucchiaini di zucchero Sciogliere il burro ed aggiungervi la panna da cucina, il latte e la ricotta. Incorporare i tuorli d’uovo uno alla volta, quindi le farine setacciate assieme ed il lievito. Aggiungere per ultima l’essenza di vaniglia. Montare a neve ben ferma gli albumi ed incorporarvi lo zucchero poco alla volta, ottenendo un impasto simile a quello della meringa. Unire gli albumi montati al nostro impasto, mescolando dal basso verso l’alto ed aggiungendo le chiare poco alla volta. Versare l’impasto in una tortiera rivestita con carta da forno e cuocere in forno ventilato a bagnomaria a 170°C per 1 ora, o comunque finché lo stuzzicadenti risulti pulito. Una volta che la torta si sarà raffreddata, capovolgerla e con un coppapasta ottenere dei cilindretti che saranno i nostri sushi. Con un coltello invece, tagliare dei rettangolini che saranno il sashimi. In una ciotola mescolare il philadelphia con lo zucchero ed usarlo per spennellare la parte esterna della metà dei cilindri ottenuti. Rotolarli quindi nelle nocciole tritate per dare l’effetto del sesamo. Setacciare il cacao in un piatto e rotolarvi l’altra metà dei cilindri per avvolgere il cilindro ottenuto con “l’alga Una volta che la torta si sarà raffreddata, capovolgerla e con un coppapasta ottenere dei cilindretti che saranno i nostri sushi. Con un coltello invece, tagliare dei rettangolini che saranno il sashimi. In una ciotola mescolare il philadelphia con lo zucchero ed usarlo per spennellare la parte esterna della metà dei cilindri ottenuti. Rotolarli quindi nelle nocciole tritate per dare l’effetto del sesamo. Setacciare il cacao in un piatto e rotolarvi l’altra metà dei cilindri per avvolgere il cilindro ottenuto con “l’alga nori”. Con una cannuccia, praticare un foro nei cilindri, raggiungendo quasi la base. Con una siringa iniettare la confettura di amarene all’interno dei cilindri per dare l’effetto del pesce inserito all’interno. Per ottenere i California rolls, praticare un altro foro con la cannuccia ed iniettarvi la pasta di pistacchio, che simulerà l’avocado. Quindi sciogliere il cioccolato e con un conetto di carta da forno, disegnare una spirale per dare l’aspetto dell’”alga nori” arrotolata. Mettere un cucchiaino di confettura di amarene sul “sashimi” a mò di filettino di tonno o salmone. Versare il restante cioccolato fuso sul un foglio di carta da forno, formando uno strato non troppo sottile. Quando si sarà rappreso, ma non solidificato del tutto, con un coltello ricavare una striscia larga 1/2 cm e disporla sul “sashimi”, ottenendo così una striscia di “alga nori”. Riscaldare la restante confettura di amarene e filtrarla attraverso un colino in modo da ottenere “la salsa di soia” che ci servirà per accompagnare i nostri dolcini. Non mi resta che dirvi..sayonara! Ma come, pensavate davvero che non avrei personalizzato la Japonese Cotton Cheese Cake? Ah-ah-ah, anzi abbrevviamone pure il nome, lo facciamo diventare JCCC. Quasi come CCCP, no?.. ....Come al solito, ero in pensiero. Non mi veniva in mente nessunissima idea su come proporre il dolce per la terza sfida di MT Challenge. Pur di non rifarla uguale identica a quella di Genny (che ha proposto la ricetta in questione), pensavo addirittura di passare il giro. Ma quando mai la Rossa si arrende? Le sue rotelline girano senza sosta ... ed eccola, l’ideuzza! Devo ammettere, ieri ho avuto il bad cooking day. Ho provato a fare la tortina intera e poi colorarla, imbevendola con l’alkermes. Il sapore non era male, ma l’ho cotta troppo poco, la tortina si era afflosciata, e poi, bagnata, è diventata una frittella... Scoraggiata, volevo abbandonare sul serio. Poi ho pensato che mi era avanzato un pò di cream cheese, potevo riprovare domani. Infatti, ci stava proprio bene la massima di Scarlett o’Hara! Oggi - le tortine singole, colorate con il colorante alimentare e aromatizzate con la fantastica fava tonka! La adoro, avrei mangiato tutto l’impasto crudo che profumava favolosamente! E il tocco finale?.. Un rosso lampone. :-)) Insomma, Ale, Dani, ce l’ho fatta anche stavolta! JCCC Rossa style di Giulia http://www.rossa-di-sera.com/ x 6 tortini 90 g di cream cheese 2 uova grandi 20 g di farina 7 g di fecola di patate 20 g di burro 40 g di zucchero 1/2 fava tonka 30 ml di panna 1 pizzico di sale alla rosa 1 pizzico di polvere lievitante qualche goccia di colorante alimentare rosso per la salsa 200 g di lamponi surgelati 2-3 cucchiai di zucchero 1 cucchiaino di fecola di patate 3 cucchiai di grappa ai lamponi 150 ml di acqua lamponi freschi - fare fondere il burro e lasciare intiepidire. Mescolarlo con il formaggio e il latte. Grattuggiare la fava di tonka. - unire uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine setacciate e il sale. - montare le chiare d’uovo con il lievito setacciato : quando cominceranno a gonfiare unire lo zucchero a velo e continuare fino a che saranno ben sode. - unire le chiare alla base, e versare negli stampini di alluminio imburrati, porli dentro una teglia con i bordi alti, e versare acquacalda fino all’altezza di un paio di dita. - cuocere per 60-70 minuti a 160°C , verificare la cottura con il classico stecchino.Far raffreddare completamente prima di togliere i tortini dagli stampini, passando una lama sottile di un coltello lungo i bordi. - mentre i tortini cuociono al forno, preparare la salsa: scongelare i lamponi a fuoco basso in un pentolino con lo zucchero e poca acqua, passare al setaccio - mettere la parte il succo con la polpa, i semini con la polpa rimanente rimettere nel pentolino, versare il resto dell’acqua, portare a ebollizione e cuocere 5 minuti; passare al setaccio e unire l’acqua di lamponi alla polpa messa da parte e portare a ebollizione - scioglere la fecola in un cucchiaio di acqua fredda, versare nel pentolino e mescolare, poi aggiungere la grappa, mescolare ancora e togliere dal fuoco, far raffreddare. Le tre versioni di Katia http://pappaecicci.blogspot.com/ Innanzitutto iniziamo con lo spiegare che cos’è l’MT challenge (che più che altro sembra il nome di uno shuttle): allora MT sta per Menù Turistico, un blog, mi vien da dire entusiasmante per la passione e l’originalità con cui viene gestito, challenge, invece, significa scambio. Detto ciò voi mi direte: embè?? Allora gli autori (come fa serio questa parola!) di questo blog hanno pensato di indire, una volta al mese, una *sfida* tra blogger e non blogger su un piatto in particolare (la cotton cheese era appunto quello di questo mese) chiedendo agli sfidanti di reinventarsi la preparazione mantenendo alcune costanti (il formaggio, gli aromi e la cottura in forno, nello specifico di questo mese), il vincitore della sfida, cosa vince?? NIENTEEEEE!! E questo è proprio il bello!! ci si confronta per il solo gusto di farlo (personalmente a me è piaciuto perché, nonostante io non sia priva di fantasia, mi risulta difficile stravolgere le ricette e qui sono stata *costretta* a farlo!) Il vincitore poi dovrà trovare la preparazione che vuole che sia oggetto della sfida del mese successivo. Ecco ora che ho fatto la Wikipedia della situazione (anche perché credo che su Wikipedia non sia ancora stata inserita come voce l’MT Challenge) passo a raccontarvi il divenire di questa ricetta. Prima cosa, quando ho aperto il blog mi sono detta che avrei cercato di essere sempre sincera, dunque, contrariamente a quanto vedo in rete, questa torta, qui in casa Pappa e Cicci, non ha riscosso un grande successo, non che non sia buona ma, diciamo non ha entusiasmato gli animi come altri *esperimenti*. Voi mi direte, e cosa la posti a fare?? Beh , il fatto che qui i cheese non vadano per la maggiore non significa che non piacciano a nessuno!! Se siete del tipo cheese cake forever, provatela!! e poi alla sottoscritta (che ha la fama di mangiare anche i sassi) è piaciuta!! La particolarità della torta è la consistenza al palato è *spugnosa*, è questo il primo aggettivo che mi è venuto alla mente quando l’ho assaggiata; soffice e leggerissima con un gusto di formaggio che si sente bene! Diciamo anche che, da quando le colleghe hanno iniziato a postare cotton cheese mi ero riproposta di non andare a curiosare per non farmi influenzare… ma NON HO RESISTITO!!! Le ho guardate tutte!!! che meraviglie, davvero che quasi quasi, se non avessi ormai aderito … mi vergogno un po’ a partecipare, brave tutte, avete avute idee fantastiche!!!! Io ho provato a farla in tre varianti: Una con l’aggiunta di una miscela di spezie della *SonnentoR* che mi sembrava adattissima, un’altra con l’aggiunta di riccioli di cioccolato fondente e al latte una l’ho lasciata in bianco ma ho provato la cottura in vasetto (che era tanto che volevo sperimentare) Non che io abbia avuto una gran fantasia…. però ce l’ho messa tutta! Per la ricetta originale vi rimando qui dal Cavoletto e qui da Genny (che, tra l’altro, è la vincitrice della sfida del mese scorso, e andatevi a vedere che cosa è stata capace di Inventarsi per stravolgere la pasta alla norma, FANTASTICA!!)), e qui sotto per la mia un pochino riadattata!! formaggio fresco (tipo philadelphia) 200g + 50 g di latticello uova 6 zucchero 140g latte fresco 100ml farina 60g burro olio di semi di girasole 50g amido di mais 20g succo di limone 1 cucchiaio lievito per dolci 1/4 cucchiaino sale 1/4 cucchiaino Mescolare il formaggio fresco, il burro fuso l’olio, il succo di limone e il latte in modo da ottenere una cremina omogenea. Incorporare la farina, l’amido di mais, il sale e i tuorli (tenere da parte gli albumi), e mescolare bene. Montare poi gli albumi insieme al lievito finché siano pressoché sodi, aggiungere gradualmente lo zucchero, fino a ottenere degli albumi ben compatti. Incorporare poi, delicatamente, mescolando dal basso verso l’alto, gli albumi al composto a base di formaggio fresco. A questo punto ho diviso in tre l’impasto e, moooolto delicatamente per non smontare il tutto, ho messo nel primo 1/3 la miscela di fiori e spezie (che per la cronaca conteneva pepe rosa, fragola in polvere, fiori di rosa, pezzetti lampone, coriandolo e vaniglia in polvere); nel secondo 1/3 riccioli di cioccolato e nel terzo 1/3 niente, l’ho lasciata nature. Ho poi suddiviso il composto nei pirottini di alluminio (ne vengono veramente tanti, tipo una ventina e sono carinissimi per un buffet in piedi) e nei vasetti di vetro; ho messo un po’ di spezie e di cioccolato sui rispettivi pirottini e li ho poi posizionati tutti in una teglia più grande a bagno maria e li ho cotti in forno per un’oretta. Uff, ce l’ho fatta complimenti a chi è riuscito a leggere tutto, sono stata un po’ lunghetta, eh???!! ScottonShame(mini)Cakes fichi&fondente di Mario http://gambettonellazuppa.blogspot.com Mai avrei pensato di parlarvi di questo, ma, se di ‘diario di viaggio’ si tratta è piacevolmente ‘necessario’ non filtrare a grana troppo fine. Mentre butto giù queste righe ancora non riesco a mettere a fuoco bene ed è per questo che lo scrivo adesso, per poi pentirmi certamente dopo ma per non rimpiangere di non averlo fatto mai in alcun modo. Spesso nei miei piccoli racconti prendo in prestito quella parte di vita che mi scorre accanto come contorno ma non per questo meno significativa e non priva di emozioni. XFactor, metà talent show, metà reality. Senza ritrosie pseudo culturali l’ho visto per le prime serate di programmazione (massimo fino alle 22:30...che poi crollo :P, insomma poco più di un ora a puntata non altro...). L’approccio al genere è sempre lo stesso. Desiderio di non applicarmi, una sorta di tappeto televisivo visto&rivisto che per quanto si giochi sulla pelle di molti ragazzi resta pur sempre una ‘macchina comunicativa’ che fa meno danni di un TG nazionale. Quest’anno però c’è qualcosa che mi ha destato una attenzione diversa. Lui si chiama Nevruz ed è un partecipante alquanto insolito. La prima volta che l’ho visto in video infatti l’ho cinicamente bollato pur senza dirlo a voce alta come ‘fenomeno da baraccone’ aspettando nel corso del programma che venissero a galla le crepe di un personaggio costruito e magari convinto anche. La classica figura caricaturale, cosciente del proprio ruolo che dà colore, per questo usato come diversivo dalle produzioni televisve per pareggiare appunto la volutà ‘drammaticità’ di certe gare e quindi ancor più risibile in quanto parte consenziente di una strisca alla ridolini pianificata&voluta. E’qui che sono cascato in quello che ad onor del vero sembra essere stato il tranello perfetto per molti. Nevruz ad un primo impatto visivo suscita riso bonario, comprensione per non dire aspramente compassione. Poi canta e già qui si smette di ridere, sorge da subito il dubbio invece. Quale dubbio? Ecco anche questo potrebbe non essere chiaro: “E’un genio o un impostore? Certo se ci fà è altrettanto meritevole...”. Ma la domanda vera è sempre la stessa: perche ho smesso di ridere? cosa mi arriva di questo clown che mi fà cambiare anche il modo con il quale sono seduto sulla sedia, prima rilassato poi concentrato a carpire quello che non ho ancora inquadrato. La sua storia personale è una deriva di rifiuti professionali, di rifiuti di integrazione, di rifiuti quotidiani e di rifiuti e basta, quelli veri. Poche impennate poi l’oblio artistico, esistenziale e reale fino a costeggiare l’indigenza a cavallo di stati emotivi complessi e borderline. Il fascino del reietto folle? Assolutamente no, lo escludo. Non conoscevo la sua storia o almeno quello che si sa pubblicamente su questa figura e quindi non ho certo dato continuità al primo impulso di ‘deplorevole’ paternalismo manzoniano che in misura differente prende tutti (non mi escludo off-course) quando messi di fronte a realtà particolarmente degradate. La prima sensazione che ho avuto invece è quella di un disadattato sociale che ha trovato nel canto ed in forme alternative di vivere (esteticamente quanto nella quotidianetà) una risposta a tutti quelli che lo hanno giudicato senza appello come me, magari con una risata in faccia. Cinicamente, sempre come me. Che Nevruz sia un artista della comunicazione indipendentemente dal fatto che sappia cantare o meno è indubbio perchè la carezza emotiva che riceverete ‘guardandolo’ (appositamente non ho usato un altro verbo) non ve la avrà data nessuno altro se non lui stesso. Espressione vivente del disagio di vivere è una sorta di trasposizione emozionale in muscoli e sangue di un novello Werther contemporaneo, vinto eppur vincitore. Nevruz sembra la convergenza di tutti gli eteronimi “scartati” dalla nostra società nel tratteggiare l’uomo conforme e uniformato. Con i dovuti limiti del paragone, un acerbo Pessoa moderno, un creatore artistico per esigenza e non per scelta. Il sogno di un sentiero alternativo. Probabilmente sbaglio e Nevruz non sarà altro che una stella cadente nel pluri-stellato cielo di direttori di TG da infotainment ma questa è una altra triste storia che nulla leverà a chi mi ha dato una lezione di etica con una brutta carezza. Brutta perchè mi ha fatto più male di uno schiaffo. Nella speranza di aver trovato comunque lo spunto per smussare lievemente un mio cinismo televisivo e non... passiamo ora alla ricetta. Con la mia ragazza siamo stati particolarmente impegnati ultimamente ma non per questo non volevamo partecipare all’MT Challenge di Settembre, ragion per cui senza averci ragionato troppo a 4 mani in un paio di ore abbiamo buttato giù 4 minicakes ed una torta tonda. Poichè la mattina stessa al mercato, all’alba per inciso, ero riuscito a vincere un magnifico cestino di fichi settembrini (piccoli e dolci) in un durissimo incontro di lotta greco-romana con una coriacea e simpatica nonnina agguerrita come nemmeno le “teste di cuoio” lo sono, ho pensato di dare giusta soddisfazione ai lividi ed alle escoriazioni inflitte nel corpo a corpo usando al meglio il frutto di cotanto scontro. Già in passato li avevo preparati per una crostata “caramellandoli” lievemente con marmellata di fichi&porto... Poichè l’estetica non è granchè come si evince dalle foto, non altrettanto posso dire per il gusto però eh, restava il dubbio di come chiamare questi short-cakes. Visto le delizie che avete preparato voi per la medesima sfida il mio entusiasmo iniziale confortato solo da un bel riscontro al palato si è del tutto “ammosciato” altro che cotton cake! Da qui il nome: “ScottonShameCakes” fichi&fondente. PS La consistenza spugnosetta e soffice della base ha suggerito ai nostri amici vicini di casa (che l’hanno provato) l’accostamento alle spugnette appunto di una famosa marca di prodotti per la cucina... Ci ho pensato per un pò...alla fine va da sè che anche “GlitziPlusCakes” fichi&fondente non sarebbe affatto male come nome! Vero?! :PP 250 gr. formaggio spalmabile; 6 uova; 60 gr. farina; 50 gr. burro; 20 gr. di maizena; 120 gr. zucchero vanigliato (nel nostro caso zucchero lasciato in ‘infusione’ con stecche di vaniglia); 1 stecca di vaniglia di buona qualità (miiiiiì quanto sono care!!); 100 ml latte fresco (abbiamo usato quello parzialmente scremato); qualche goccia di limone; mezzo cucchiaino di lievito per dolci; Per la copertura dei fichi: 4-5 fichi sodi e zuccherini; 4 cucchiai di marmellata ai fichi; 4 cucchiai di porto rosso secco; glassa fondente di Santin riportata a fine ricetta Preparazione (ricetta di Genny modificata con le nostre varianti per la presentazione) Fare fondere il burro e lasciare intiepidire. Mescolarlo con il formaggio, il latte, il succo del limone ed i semi di vaniglia. Unire uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine setacciate ed il sale. Montare le chiare d’uovo con il lievito setacciato. Quando cominceranno a gonfiare unire lo zucchero e continuare fino a che saranno ben sode. Unire le chiare alla base e versare nella tortiera (imburrata e con carta forno), porla dentro un altro stampo e versare acqua fino all’altezza di un paio di dita. Cuocere per 70 minuti a 160°C . Verificare la cottura con il classico stecchino. Far raffreddare prima di staccarlo per bene dal bordo. Dei 70’ i miei mini cakes hanno cotto per 50’ normalmente, gli altri 20’ con un foglio di carta d’alluminio sopra per non farli troppo scurire. Ho quindi completato con le fettine di fichi* ognuna delle quali era abbondantemente spennellata con un mix di 4 cucchiai di marmellata ai fichi cotta precedentemente in altrettanti 4 cucchiai di porto rosso secco. Ho proceduto quindi alla copertura con la glassa fondente la cui ricetta la trovate a seguire. Nota* I fichi sono stati preventivamente messi in frezeer per circa 40’ in modo da renderli di una consistenza tale da facilitarne il taglio. Glassa di cioccolato di Santin Ingredienti: 300 gr. di cioccolato fondente (sotto il 60%); 20 gr. di cacao in polvere; 300 gr. di panna fresca; Far bollire la panna, stemperare il cacao e versare il tutto sul cioccolato precedentemente fuso e con un mixer ad immersione lavorare l’impasto, facendo atteenzione a non incorporare aria, fino ad averlo liscio e lucido. JAPANESE CrOsTaTON CHEESCAKE di Stefi http://noidueincucina.blogspot.com/ Queste sfide di MenùTuristico sono davvero stimolanti, ogni mese fantasia e creatività vengono messe a dura prova. Questa volta è il turno di un dolce, e che dolce cara Genny!!! Un cheescake particolare, sia nella cottura (in forno a bagnomaria) che nella consistenza, piuttosto spugnosa. Questo cheescake viene spesso accompagnato con una salsa di frutta. Si, ma ... come lo personalizzo? Questo è un cheescake, gli ingredienti sono quelli, non possono mica essere variati un granchè...e allora dove sta la variante? Allora ho sbirciato ... no,no, DEVO essere sincera: ho STUDIATO ATTENTAMENTE le proposte delle altre sfidanti, e mi sono convinta del fatto che non era proprio il caso di defilarsi in silenzio: quando il gioco si fa duro i duri inizano a giocare! Per cui mi sono messa a studiare bene la ricetta e ho avuto un’idea: e se, invece che accompagnarla con una salsa di frutta, la facessi diventare la base per una Crostata di frutta? Quindi, signore i signori, ecco a voi la mia JAPANESE CrOsTaTON CHEESCAKE (eheheh, almeno il premio “originalità per il nome” me lo merito, vero?!) per uno stampo da 20 cm ben imburrato e con il fondo foderato di carta forno 130 g formaggio spalmabile 3 uova 30 g farina 10 g maizena 30 g burro 60 g zucchero vanigliato 1 stecca di vaniglia 50 ml latte fresco un pizzico di sale alla vaniglia qualche goccia di limone la punta di un cucchiaio di lievito per dolci Per decorare: Un cucchiaio di marmellata ai frutti di bosco Lamponi, ribes e mirtilli Gelatina neutra Fare fondere il burro e lasciare intiepidire. Mescolarlo con il formaggio, il latte, il succo del limone, i semi di vaniglia. Unire uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine setacciate e il sale. Montare le chiare d’uovo con il bicarbonato lievito setacciato: quando cominceranno a gonfiare unire lo zucchero e continuare fino a che saranno ben sode. Unire le chiare alla base, e versare nella tortiera, porla dentro un altro stampo, e versare acqua fino all’altezza di un paio di dita. Cuocere per 70 minuti a 160°C. Verificare la cottura con il classico stecchino. Far raffreddare prima di staccarlo per bene dal bordo. Attenzione alla cottura, che è il solo punto delicato della ricetta e va seguita pedissequamente. Se per caso dopo 70 minuti vi sembrasse ancora tutto troppo tremolante, coprite la torta e prolungate la cottura di un’altra decina di minuti. Lasciare raffreddare completamente ed estrarla delicatamente dallo stampo. Io l’ho spalmata con marmellata di frutti di bosco e poi l’ho decorata con i ribes alternati ai mirtilli (a proposito, un premio “pazienza” no?), e qualche lampone al centro. L’ho infine lucidata con la gelatina neutra. Buon Appetito! Japanese Cotton Soft Cheesecake ricetta e storia di Rosmary http://rosemarieandthyme.blogspot.com Mi sono divertita a pensare come avrei potuto realizzare la Japanese Cotton Soft Cheesecake. In italiano “cheesecake giapponese soffice come il cotone”. Una ricetta mai provata prima, che ho scoperto perchè partecipo all’MT Challange di Menu Turistico. Voglio ringraziare Ale e Dani che si fanno carico della gestione del gioco su Menu Turistico e a Genny di Al Cibo Commestibile che quale vincitrice della sfida di Luglio ha avuto il piacere e l’onore nonchè l’onere di indicare la ricetta per la sfida di Settembre. E’ proprio bello partecipare per vari motivi. Ci si può imbattere in una nuova ricetta, come questo mese e non la si può mettere nel cassetto, dicendo prima o poi la proverò. E’ divertente vedere come l’hanno interpretata gli altri “concorrenti”. Rimango incantata e guardo ammirata le altre realizzazioni. Per quanto mi riguarda, avevo già deciso che questo dolce sarebbe stato accompagnato da una mousse allo yogurt che con una cheesecake si sposa bene. Ho deciso per uno yogurt magro che contiene fragole e fragoline di bosco di una nota marca tedesca. Il sapore di fragolina di bosco è nettamente percepibile. In parte ho scelto il sapore di fragola perchè la ricetta prevedeva anche un sentore di limone, quindi i due sapori sarebbero stati bene insieme. Altro fattore determinante la reperibilità della materia prima per le decorazioni. Non ho trovato le fragoline di bosco, che vicino Roma provengono da Nemi, ma ho trovato della favette di Terracina piccole e dolci. Se fosse stata stagione avrei forse optato per yogurt ciliegie e amarene e relativi frutti ma in questa stagione è proprio impensabile trovarli freschi. Avevo anche pensato ad una lussuriosa colatura di cioccolato in aggiunta, ma, un po’ perchè la ganache la preparo spesso ed era ora di cambiare, un po’ perchè già altri avevano utilizzato l’idea, ho deciso di preparare le foglie di cioccolato usando le foglie di rosa del mio microgiardino e di tuffare per metà le fragoline nel cioccolato fuso. Con la dose indicata ho realizzato una piccola torta adoperando uno stampo da 15 cm. ed ho “rubato” un po’ di impasto per la minitorta che vedete in foto in primo piano e che volevo presentare decorata. Premesso che non avevo nessuna intenzione con un dolce mai fatto prima di modificare le dosi o gli ingredienti, mi sono letta qualche altra ricetta visto che la stessa Genny ci dice che in rete si trovano versioni simili. Una prima nota la faccio riguardo alla presenza nelle ricette in lingua inglese del cremor tartaro (bitartrato di potassio (o idrogenotartrato di potassio) un sale di potassio dell’acido tartarico (che serve nel caso specifico a far gonfiare l’albume). Il lievito per dolci ne contiene solo in parte. Forse adoperando il cremor tartaro (a trovarlo!) il risultato potrebbeessere ancora migliore . La ricetta originale che sotto riporto e dalla quale deriva quella passataci da Genny (metà dose) specifica anche precisamente la quantità: 1/4 di cucchiaino. Voi sapete che il cucchiaino è una unità di misura. L’altra è che all’uscita dal forno e durante il raffreddamento l’odore di uovo si sente (di questo mi sono particolarmente accorta perchè proprio la mattina avevo parlato con un’amica che mi ha detto che i dolci che odorano di uovo non le piacciono), ma tranquilli, messa a riposare in frigo (è una cheesecake e quindi, come sapete, va servita fredda) e consumata magari il giorno dopo, meglio ancora 2 giorni dopo quando i sapori si sono ben amalgamati, l’odore d’uovo è svanito per lasciare posto a quello di vaniglia. Lì per lì ho pensato che un po’ di buccia di limone ci sarebbe stata bene. In alcune ricette l’ho trovata aggiunta. C’è da aggiungere che nella traduzione è andata persa la differenza che c’è nelle ricette in inglese fra “whisk until soft peaks form” e “until stiff”. Ho letto, sempre in rete che si ritiene la torta venga meglio se i bianchi sono battuti a neve fin quando iniziano a formarsi delle “creste spumose”, pertanto, dovrebbero rimanere leggermente più morbidi rispetto a quando l’istruzione dice di montere le uova a neve ferma. Lascio però a voi provare sul campo, niente è meglio della pratica per far propria una ricetta. Almeno tre le particolarità di questa cheesecake, la cottura dolce a bagnomaria che evita che la torta formi delle crepe in superficie, il piacevole gusto poco dolce e una certa leggerezza dovuta alla quantità minore di formaggio fresco cremoso bilanciata dalla presenza di farina. La ricetta mi ha incuriosito e ho fatto ricerche sulle sue origini. La catena Miki Ojisan No Mise (Uncle Miki’s Shop) vanta di essere il pioniere della Japanese Cheesecake e ne propone una versione classica e una al cioccolato oltre a quelle ai frutti e farcite nonchè a forma di cuore. Vanta di produrre l’originale. Ha negozi prevalentemente nel sudest asiatico, ad esempio in Malesia, Tailandia, Singapore. L’apice del succcesso è intorno al 1995 ma un po’ come per tutte le mode, anche quelle legate la cibo, sembra che almeno da loro i tempi in cui bisognava fare la fila per comprare la torta siano ora lontani. Ho poi continuato a chiedermi: ma perchè Japanese? E così ho imparato che tale metodo prevede l’emulsione di amido di mais and uova per creare una consistenza liscia come quella di un flan. La ricetta di Genny JAPANESE COTTON SOFT CHEESECAKE per uno stampo da 20 cm ben imburrato e con il fondo foderato di carta forno. 130 g formaggio spalmabile (anche light ) 3 uova 30 g farina 10 g maizena 30 g burro 60 g zucchero vanigliato 1 stecca di vaniglia 50 ml latte fresco un pizzico di sale alla vaniglia qualche goccia di limone la punta di un cucchiaio di lievito per dolci Fare fondere il burro e lasciare intiepidire. Mescolarlo con il formaggio, il latte, il succo del limone, i semi di vaniglia. Unire uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine setacciate e il sale. Montare le chiare d’uovo con il bicarbonato lievito setacciato: quando cominceranno a gonfiare unire lo zucchero e continuare fino a che saranno ben sode. Unire le chiare alla base, e versare nella tortiera, porla dentro un altro stampo, e versare acqua fino all’altezza di un paio di dita. Cuocere per 70 minuti a 160°C, verificare la cottura con il classico stecchino. Far raffreddare prima di staccarlo per bene dal bordo.Servire con la frutta che preferite. * attenzione alla cottura, che è il solo punto delicato della ricetta e va seguita pedissequamente. Se per caso dopo 70 minuti vi sembrasse ancora tutto troppo tremolante, coprite la torta e prolungate la cottura di un’altra decina di minuti. MOUSSE ALLO YOGURT ALLE FRAGOLE E FRAGOLINE DI BOSCO Panna montata e yogurt alle fragole e fragoline di bosco in parti uguali utilizzando un cucchiaino o cucchiaio come unità di misura. DECORAZIONI DI CIOCCOLATO Cioccolato temperato Per le foglie usare varietà con una bella nervatura, la rosa per esempio. Spennellare più strati e tenere in frigo tra una spennellata e l’altra. Quando ritenete che lo spessore sia sufficiente procedete a togliere la foglia. Coffee Cotton Cheese Cake di Gloria http://ingloriaskitchen.blogspot.com/ Salve a tutti!! Ce l’ho fatta! Sono riuscita a postare la ricetta per MT Challenge in tempo, le altre volte per un motivo od un altro, non ci arrivavo mai, ma questa volta eccomi qui con questa ricettina. Dovete innanzi tutto sapere che mentre da piccola e da giovane non mi piaceva il caffè anche se quando ne sentivo l’odore specie di quello appena tostato mi inebriavo, negli ultimi due anni sono diventata una patita. Ma più che il caffè nero mi piacciono tutti i dolci al caffè quindi quando qualcuno fa un dolce che possa avere delle varianti di gusto io penso subito a quella al caffè, vedi cheesecake al caffe nel pdf di Imma (non avevo ancora il blog), vedi granita al caffè dalla ricetta di Ornella e altri dolci che posterò. Quindi quando ho letto della sfida di MT non ho avuto dubbi. Ecco cosa ci vuole: 200g di cream cheese (meno 2 cucchiaini xkè ne vado matta) 30g burro 40g farina oo 20g fecola di patate 2 tazzine di caffè o 2 cucchiaini di caffè solubile 60g di zucchero a velo un pizzico di sale un terzo di bustina di lievito per dolci (nel dividerla nel piattino in tre parti mi sentivo una cocainomane!) 3 uova 40ml latte Per la cremina: 70ml di liquore al caffè 100g zucchero 2 tazzine di caffè 2 cucchiaini rasi di fecola o amido Per il procedimento ho seguito le istruzioni con cura: sciogliere il burro e farlo raffreddare, unirlo con il latte e il formaggio, il caffè, i rossi d’uovo ed infine le farine setacciate. In un’altra ciotola montare gli albumi con un pizzico di sale, a metà percorso unire il lievito setacciato e lo zucchero a velo sempre setacciato e continuando a montare fino ad ottenere una neve ferma. A questo punto versare gli albumi montati sul composto ed amalgamareil tutto cercando di non smontare i bianchi, risulterà un composto schiumosissimo e godurioso. Io ho versato il composto nella teglia dei muffin imburrata e infarinata, una teglia da 20 o da 24 va benissimo. Immergerla in una più grande dove vanno versati 2 dita d’acqua e mettere in forno già riscaldato a 160° per 70 minuti, è davvero una cottura lenta. La prova stecchino non so se va bene perchè anche se lo stecchino esce asciutto la torta può essere ancora troppo traballante e bisogna aspettare ancora un po’. Far raffredare la torta o i tortini e toglierli delicatamente dalla teglia. Per la crema sciogliere lo zucchero e l’amido nel liquore aggiungere il caffè e scaldare mescolando appena rassodata toglierla dal fuoco e decorare il tortino, meglio se tiepida. Io ho messo anche un po’ di panna liquida. E finalmente con questa ricetta partecipo alla sfida di MT e Genny Soft indian gorgocheesecake di Acquolina http://acquolina-francesca.blogspot.com/ Difficile trovare il titolo di questo post! L’abbinamento gorgonzola-pere è un classico e ho voluto provare la japanese cotton cheesecake in versione salata, visto che la presenza del formaggio si presta a diverse interpretazioni e la versione originale del dolce mi era particolarmente piaciuta. Le pere sono presenti sotto forma di chutney che dona un gusto agrodolce (siamo partiti appunto da un dolce) e si abbina in modo sfizioso al formaggio, questa ricetta, quindi è più indiana che giapponese!. Secondo i miei gusti l’esperimento è riuscito. Mi sono pappata da sola tutti i prototipi ;-D anche perché mio marito non sopporta il gorgonzola... eh! non sa cosa si perde! Lo vedo bene come antipasto. Ricetta per 4 muffins medi (o 6 più piccoli): 80 g di gorgonzola, 2 uova, 30 ml di latte, 20 g di farina, 20 g di burro, 7 g di amido, la punta di un cucchiaino di lievito per dolci, un pizzico di sale. Lavorare con un cucchiaio il formaggio con il burro fuso e il latte fino a formare una cremina. Aggiungere la farina setacciata con l’amido, il lievito e il sale. Amalgamare anche i tuorli. Montare a neve ferma gli albumi e unirli delicatamente al composto. Dividere tra gli stampini di silicone oppure bene imburrati o foderati di carta forno e sistemare all’interno di una teglia da forno con due dita di acqua (bagnomaria), cuocere in forno a 160°C per 30-40 minuti. per il chutney di pere: una pera, un pugno di uvetta (uvetta jumbo presa da Castroni), uno scalogno, un cucchiaio di aceto di mele, due cucchiai di zucchero grezzo di canna, mezzo cucchiaino di zenzero in polvere, un pizzico di peperoncino tritato. Cuocere a fuoco basso in un pentolino la pera tagliata a dadini con lo scalogno ridotto a rondelle sottili e l’aceto di mele; aggiungere lo zucchero, lo zenzero e il peperoncino. Lasciare cuocere qualche minuto, sorvegliando, fino alla consistenza desiderata (io ho fatto tutto a occhio). Se occore aggiungere un po’ d’acqua. Lasciare raffreddare e servire come accompagnamento dei tortini JAPANESE COTTON CHEESECAKE “IDE...O...GRAMMATO” di Deborah http://chezdenci.blogspot.com/ (dosi valide per uno stampo da *24 cm. di diametro) Ingredienti: 130 gr. di formaggio spalmabile *allo yoghurt; 3 uova; 30 gr. di farina; 10 gr. di maizena; 60 gr. di zucchero vanigliato; 30 gr. di burro; 50 ml. di latte; un pizzico di sale; *1/2 cucchiaino di bicarbonato (lievito per dolci); * 5 gocce di acqua ai fiori d’arancio (altro aroma di vs. gusto); *un cucchiaio di cioccolato fondente tritato finemente; *1/2 cucchiaio di scorza d’arancia grattugiata; *un cucchiaino di cannella in polvere (semi di vaniglia); burro q.b. Glassa: 100 gr. di zucchero al velo; un cucchiaino di Grand Marnier; 3 cucchiai d’acqua calda; 1/2 ciliegia candita. Preparazione: Montate le chiare d’uovo con il bicarbonato, non appena cominciano a gonfiare unire lo zucchero vanigliato un po’ alla volta, sino a quando il composto non diverrà ben sodo. Fondere il burro e lasciarlo intiepidire. Nel frattempo cominciare a lavorare il formaggio con il latte; l’aroma scelto; il cioccolato tritato; la scorza d’arancia; la cannella. Unire il burro; i tuorli uno alla volta; le farine setacciate ed il sale. Aggiungere gli albumi alla base della torta, amalgamare il tutto e travasare in uno stampo perfettamente imburrato. Porre lo stesso dentro un’altra tortiera più grande che lo contenga, dove avrete messo tanta acqua necessaria (circa 2/3 dita) per cuocere a bagnomaria. In forno già caldo a 160°per 70 minuti; prova stuzzicadenti sempre valida che deve uscire asciutto. Trascorso il tempo previsto, nel caso in cui la japanese cotton cheesecake non sia perfettamente cotta, copritela con carta alluminio, in modo che non annerisca e prolungate la cottura per altri 10 minuti. Per fare la glassa ho amalgamato lo zucchero al velo con il liquore e l’acqua; ottenuta una pastella fluida ma densa, con l’ausilio di un cucchiaino ho ricoperto la superficie dei miei dolcetti. Prima che si solidificasse ho aggiunto mezza ciliegia candita; mentre quando si è rassodata completamente con un pennarello nero alimentare ho cercato di riprodurre degli ideogrammi giapponesi che, se fossero venuti bene (da leggere dall’alto verso il basso) dovrebbero rispettivamente significare: armonia; pace; amore e felicità. Terza sfida per il gioco ideato da “Menù Turistico”; una ricetta al mese che deve essere riprodotta fedelmente o personalizzata il più possibile mantenendo però inalterati alcuni ingredienti obbligatori. Genny de “Al cibo commestibile” vincitrice dello scorso mese ha proposto la japanese cotton cheesecake (la ricetta base è sua; le mie variazioni o aggiunte sono contraddistinte da un asterisco) anche per farla conoscere a chi come me per esempio non la conosceva e quindi, eccoci qui... torta provata e nella giocosa sfida mi sono anch’io lanciata!!! Ide...o...grammato perché essendo un gioco, ho provato a giocare con tutto: il titolo principale, la parodia di una “nota” pubblicità; la bandiera giapponese realizzata con la glassa bianca e la ciliegia candita; gli IDEOGRAMMI appunto; la bassezza della torta perché i giapponesi non sono di norma Lavanda Cotton Cake di Francesca http://paciocchidifrancy.blogspot.com/ Forse mi sono salvata In the corner, come si dice ( credo ) in gergo calcistico: domani scade il termine per partecipare all’ Mt Challenge di MenuTuristico, in tema Japanese Cotton Cake, sfida ideata dalla Genny di AlCiboCommestibile. Generalmente non partecipo a sfide, non per snobismo ( ci mancherebbe) ma perchè non mi sento all’altezza: come posso competere io con le altre foodblogger, con le loro idee strepitose e le foto da rivista? Senza contare che il mio è un blog vegetariano, quindi mai potrei cimentarmi con piatti a base di carne o pesce. Però questa volta l’idea di una torta leggera leggera, particolare, di una sfida amichevole senza premi e cotillons, beh, mi ha fatto dire “Perchè no?”. Una torta dicevamo: una torta che col Giappone non c’entra nulla ( non credo che in Japu la conoscano ) se non per l’idea di leggerezza , eleganza e sofficità, concetti per cui il Giappone è noto. Vabbè, non facciamola lunga e veniamo alla ricetta: la sfida prevede di creare la Vostra Nostra Cotton CheeseCake e di personalizzarla a piacere purchè venga rispettata la tecnica di cottura ( un bagnomaria in forno a 160° ), l’aroma e il formaggio ( se nò che Cheese cake è???). E così mi sono lanciata nella sfida anche io: mille idee mi frullavano per la testa, e poi ho deciso per una Cotton Cheese Cake semplicissima, aromatizzata solo dallo sciroppo alla lavanda. Come “formaggio” ne ho utilizzato uno Light ( sù, che avete capito ) ma se la rifarò proverò anche con ricotta, mascarpone e yogurt greco. Il risultato è piaciuto molto, sia al papà che a Danilo, ho solo riscontrato un piccolo problema con gli albumi: non so se sono io ad aver sbagliato o se doveva venire proprio così, ma il formaggio è rimasto alla base, mentre la superficie è rimasta spumosa, quasi meringata oserei dire....Forse dovevo amalgamarli meglio, perchè questa assomigliava veramente tanto ad una classica Cheese cake americana! Vabbè, ecco la mia versione . Ingredienti 130 g formaggio spalmabile 3 uova 30 g farina 10 g maizena 30 g burro 40 g zucchero 50 ml latte fresco 1 cucchiaio di sciroppo di lavanda la punta di un cucchiaio di bicarbonato Preparazione Fare fondere il burro e lasciare intiepidire. Mescolarlo con il formaggio, il latte, lo sciroppo di lavanda. Unire uno alla volta i tuorli d’uovo, poi le due farine setacciate. Montare le chiare d’uovo con il bicarbonato setacciato : quando cominceranno a gonfiare unire lo zucchero e continuare fino a che saranno ben sode. Unire le chiare alla base, e versare nella tortiera, porla dentro un altro stampo, e versare acqua fino all’altezza di due dita. Cuocere per 70 minuti a 160°C e verificare la cottura con il classico stecchino. Far raffreddare , staccarlo per bene dal bordo.Servite con creme a piacere o, come ho fatto io, con fettine di pera. GAUCHO JAPONESE COTTON CHEESECAKE di Glu.fri.cosas http://glu-fri.blogspot.com/ E se proprio vi affascinano gli orizzonti a 360 gradi, i cavalli, le fughe potete leggere questo libro: Don Segundo Sombra di Guiraldes Lo spazio della pampa, la vita dei mandriani, la natura illimitata, la condizione fra libera e servile degli uomini, il sangue misto e l’incertezza delle origini disegnavano una vita apparentemente brada, ma in realtà soggetta a codici astratti e feroci: un mondo a parte, di selvaggia nobiltà, fondato sull’infamia e sulla fierezza taciturna, sul privilegio del gesto sulla parola, sul rischio mortale e inutile, prova di assoluto prestigio e di vitalità. Terreno naturale, perciò, di storie favolose, tanto più intense quanto più scarni e ripetitivi sono gli elementi delle vicende. (da Libreria universitaria.it) Passando dalla poesia alla prosa: la torta é veramente leggera, con un leggero sapore di mate, molto sottile che ho accompagnato con una salsa di arancia. Ingredienti: 50 gr di yerba mate 150 cc di agua bollente 25 gr di zucchero 130 di formaggio spalmabile (*) 3 uova 50 gr di mix di farina senza glutine (30 gr di farina di riso y 20 gr de fecola di patate) 10 gr de amido di mais (o maizena) 30 gr de burro 30 cc de latte 1 pizzico di sale 60 gr de zucchero a velo(*) qualche goccia di succo di arancia 1/2 cucchiaino di lievito per dolci(*) Per la salsa di arancia 2 arance 100 gr di zucchero 2 cucchiai di fecola di patate 1 cucchiata di formaggio spalmabile (lo stesso che ho usato per la torta) 30 cc de infusione di mate Questa torta nasce per partecipare a una sfida: quella di loro che cogni mese sfidano il mondo dei gourmet, foodblogger, e chi piú ne ha piú ne metta, e reinterpretare una ricetta. Questa volta la scelta del piatto del contendere e´stata fatta da lei, vincitrice della sfida del mese di luglio (agosto non cé´stata dato che nell’emisfero boreale hanno tutti caldo e sono in vacanza..) . E ha scelto una torta giapponese (non si vive di solo sushi), soffice come una nuvola e leggera come il cotone. da cui il nome cosi poetico... Mi é venuto in mente che questo cake avrebbe anche potuto diventare un po’ ...gaucho, ossia qualcosa di lontanissimo alla sottile cultura giapponese, mi piaceva l’idea di portalo a terra e sotto il cielo della pampa con un po’ di ..mate! Piccola spiegazione per chi non vive in questo lato del mondo: il mate é la bevanda ufficiale del cosiddetto cono sur (argentina, uruguay y chile) ed é l’infusione di un’erba che cresce spontanea sulle rive dei fiumi Paraná, Paraná e Uruguay. Il mate in realtá é la zucchetta, il recipiente dove si mettono l’erba e l’acqua calda (75 gradi) La infusióne si beve con una cannuccia di metallo chiamata bombilla. Bere mate e´un rito collettivo, si condivide lo stesso mate, la stessa erba, la stessa bombilla. Parlare di mate sarebbe lunghissimo e qui ci sono un po’ di notizie ( per la traduzione..scrivetemi..) Di che cosa sa il mate? E’ come un té molto forte, sembra un po’ affumicato, potrebbe assomigliare a qualche te verde. E’ un sapore rude... Un’altra cosa sicura e’ che il mate si associa anche al gaucho, lo spirito libero e solitario, il vagabondo della Pampa . E qui altre notizie sui gauchos. Preparare un’infusione con il mate: Mettere in un pentolino il mate, 25 gr di zucchero e scaldarlo a fuoco bassissimo, aggiungere l’acqua bollente e bollire 5 minuti. Filtrare. Si ottiene un’infusione di mate dolce e concentrata. Laciare raffreddare. Nota per coloro che non sono o non vivono nel Cono Sur: questa NON e´ la maniera di preparare un mate..é semplicemente il modo che ho trovato per incorporarlo alla torta... Fondere il burro e mettere in una ciotola il burro fuso, intiepidito, e il formaggio e mescolare bene. Aggiungere il latte, 30 cc di infusione di mate (se si vuole un sapore di mate piú forte si puó eliminare il latte...io non ho osato.) e le gocce di arancia e amalgamare bene gli ingredienti. Incorporare i tuorli uno alla volta e il mix di farine, la maizena e il pizzico di sale. Montare le chiare con il lievito per dolci e quando spumano aggiungere lo zucchero a velo. Mescolate le chiare montate a neve con la preparazione precedente e versare in uno stampo. Se ho capito bene lo stampo deve essere piccoletto, 20 cm cosí la torta puó crescere e avere un aspetto leggerissimo. Il mio stampo era enooorme e quindi la torta é risultata un po’ piattina. Mettere lo stampo dentro un altro stampo e rimpire quest’ultimo di acqua fino all’altezza di 4 cm piú´o meno.. Cucinare in forno preriscaldato a 160 gradi per 70 minuti. Per la salsa Spremere le arance. In una casseruola mettere metá del succo d’arancia e lo zucchero e cuocere a fuoco bassissimo. Aggiungere il formaggio e l’infusione di yerba mate mescolando. Con l’altra metá di succo di arancia diluire la fecola di patate affinché non faccia grumi e poi versare nel resto della salsa, Mescolare fino a che si addensi . Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare. JAPANESE COTTON & C. TRIPLO GUSTO!!! di Molly http://mollyincucina.blogspot.com/ veramente è da stamattina....ho pure preparato il formaggio....ebbene sì per l’ MT-Challenge..pure questo si fà...Ma andiamo per ordine,prima cosa ho preparato dunque il formaggio,poi l’impasto base..poi lo sciroppo al rum...e infine una sorta di crema inglese...liffissima... INGREDIENTI: - Per il formaggio: 1 e1/2 l di latte intero fresco 2 cucchiai di panna da cucina 1 cucchiaio di yogurt 1 cucchiaino di caglio liquido circa - Perl’impasto base: 130 gr di formaggio 3 uova 30 gr. di farina 10 gr. di maizena 30 gr. di panna 70 gr. di zucchero vanigliato 2 cucchiaini di essenza di vaniglia (la mia) un goccio di liquore all’amaretto la punta di un cucchiaio di lievito vanigliato per dolci granella di nocciole pralinate gocce di cioccolato fondente - Per la simil-crema inglese: - Per l’impasto base: Una volta scolato bene il formaggio si può passare alla preparazione dell’impasto base. In una terrina mescolate il formaggio con la panna, il latte, l’essenza di vaniglia e il liquore all’amaretto. Aggiungete un tuorlo alla volta, lo zucchero, le farine setacciate, il sale e i bianchi montati a neve ben soda con il lievito. Procuratevi 2 stampi in silicone da muffins, oppure altrettanti stampini monouso. Io inoltre per evitare problemi e dare un ulteriore tocco artistico.. ...proprio... ho rivestito ogni loggia con carta forno eh! eh! e riempito per 2/3 di impasto, una parte li ho lasciati ‘nature’, mentre in alcuni ho aggiunto una spolverata di granella di nocciole e in altri un po’ di gocce di cioccolato Infornate quindi gli stampini posizionati dentro una teglia riempita con 2 dita d’acqua e cuocete per circa 1 ora a 160°C forno ventilato, coprendo dopo metà cottura con carta forno se tendono ad inscurire troppo! A fine cottura controllate con la ‘prova stecchino’ e lasciate raffreddare prima di provare a togliere la carta..... -Per la simil-crema inglese: 1/4 l. di panna 1/4 l. di latte 2 tuorli d’uovo 5 cucchiai di zucchero vanigliato 2 cucchiai di fecola 2 cucchiaini di essenza di vaniglia - Per lo sciroppo al rum: Scaldate il latte e la panna a circa 80° 1/4 di acqua 150 gr.di zucchero 1/2 scorza di limone grattuggiata 4 bicchierini di rum PROCEDIMENTO: senza far bollire, finchè non tenderà - Per il formaggio: Scaldate il latte insieme allo yogurt e alla panna a 36°C e lasciate riposare coperto per una 1/2 ora.Riscaldate ulteriormente a 38°C e aggiungete il caglio ( la quantità dipendedal titolo,controllate sulle indicazioni!) mescolando vivacemente con una frusta, quindi ricoprite con una coperta di lana e lasciate riposare al caldo,senza più muovere la pentola! Dopo circa 1 ora controllate se è cagliato il latte, ovvero se ha assunto la consueta consistenza di un budino,altrimenti aspettate ancora! Una volta cagliato il latte, riscaldate nuovamente a 45° circa finchè non si separareranno dal siero dei piccoli grumini di cagliata, lasciate riposare nuovamente per un 1/4 d’ora, quindi con trasferite la cagliata, aiutandovi con una schiumarola,in una fuscella e lasciate scolare il tutto almeno 1-2 ore coperto, in ambiente tiepido. - Per lo sciroppo al rum: e aggiungete mescolando con la frusta, i tuorli sbattuti a zabaione con lo zucchero e la fecola, riscaldate nuovamente, a rassodare ( se si formano grumi.. passate un’attimo al minipimer...). Portate ad ebollizione l’acqua con lo zucchero, e, quando avrà assunto un aspetto limpido, aggiungete la scorza grattuggiata del limone e il rum, lasciando asciugare ancora qualche minuto. Piedmontese autumnal ciofecas cheese cake di Licia Ovvero la torta “Dopo aver…” concepita da chi, in quanto a faccia di bronzo, non ha eguali Lo confesso, mi sono preparata molto prima di affrontare questa sfida!!!! Ho pensato e ripensato a “personalizzazioni estreme”, valutato e rivalutato tutte le possibili soluzioni, elaborato e rielaborato complicatissime strategie….. Quindi, dopo aver: Chiesto a me stessa: “Cosa ti piacerebbe fare?” Ri-chiesto a me stessa, molto più realisticamente, : “Cosa sai fare?” Ignorato la vocina (quella saggia) che alberga dentro di me e che mi invitava a desistere Acquistato, ricetta alla mano, tutti gli ingredienti necessari, incluso un baccello di vaniglia del Madagascar, che ho immediatamente riposto in cassaforte!!!! Quando mi sono trovata, da sola, in cucina, ho guardato fuori dalla finestra, poi ho aperto il frigo ed ho semplicemente seguito il mio istinto!!!! Questo è il risultato!!!! Sono consapevole di non avere speranze, ma pretendo ( dico: pretendo) la menzione d’onore per la “faccia di bronzo”!!!! Ecco le uniche varianti apportate alla preparazione della torta: Ho sostituito la farina 00 con la farina auto lievitante, eliminando il lievito Ho aggiunto un cucchiaino colmo di cannella in polvere al posto del baccello di vaniglia, che userò come gioiello nelle grandi occasioni!!! Per la salsa di accompagnamento, invece, ho fatto una composta di frutta, con quello che mi regala il mio orto/ frutteto/giardino, ecco la ricetta (ricetta? Che parolone!!!!): COMPOSTA DI FRUTTA SPEZIATA: Ingredienti Due melette selvatiche (non chiedetemi la varietà, posso soltanto dirvi che sono profumatissime) Due fichi settembrini, maturi al punto giusto Due grappoli di uva fragola Una noce di burro Un cucchiaio raso di zucchero muscovado Un cucchiaino colmo di zucchero vanigliato Un cucchiaino raso di cannella in polvere Tre scorze di limone, ricavate da un limone medio Un pizzico di sale Un po’ di pepe di Sichuan Preparazione Ho sbucciato ed affettato le mele e le ho fatte rosolare in padella con la noce di burro, le scorze di limone e lo zucchero muscovado. Ho successivamente aggiunto i fichi (spellati e spezzettati), lo zucchero vanigliato, il sale, il pepe e la cannella. Ho fatto caramellare ancora un po’, poi ho aggiunto il succo di uva fragola (ottenuto passando al setaccio gli acini, lavati ed asciugati). Ho fatto cuocere il tutto, mescolando spesso, fino a quando la composta non ha raggiunto la giusta consistenza. Composizione del piatto Come avrete notato il “minimalismo” non è nelle mie corde. Quindi ho aggiunto alla torta, oltre alla composta: Due quenelles di yogurt greco Un grappolino di uva fragola Un fico Una fetta di mela Una spolveratina di cannella Ed un mazzetto di fiorellini di borragine che, non c’azzeccano per niente, ma sono tanto carini!!! La foto, come avrete capito, non è farina del mio sacco… bensì di quel sant’uomo di nome Paul, nonché fidanzato di mia figlia Stefania, che si è sottoposto, “quasi” volontariamente, a questa ennesima tortura!!!!! Un abraccio a tutti Licia I premi La Cheese Cake ai Lamponi di Chicca: è suo il merito indiscusso di aver dato il “la” alla sfida, in una tonalità più alta del solito. Guardatevi la foto- la prima- e capirete il perchè. Il resto, è storia nota, con lei: tecnica, disinvoltura, sicurezza e abbinamenti di successo ed ecco che una torta “tanto strana e tanto buona” si trasforma in un dolce raffinato e di classe. E meno male che non averebbe voluto partecipare, questo mese... Premio: sempre con noi :-) La Totta di Ginestra: avete letto bene, “totta”. Che non è nè un errore di stampa nè un omaggio a Er Pupone, ma il doveroso battesimo di una versione siciliana della Japaneese Cheese Cake, con crema di pistacchi e mandorle e un quid di cioccolato,su una base di yogurt greco, ad aprirci le porte del Paradiso. E a chiudercele subito in faccia, sia chiaro, perchè, per convincerci di quanto fosse buona questa versione, la signora Ginestra ci ha raccontato, nell’ordine, che il primo tortino lo ha dovuto mangiare lei, da tanto era buono e profumato- e se lo è fatto fuori pure caldo, perchè non riusciva a resistere; sul resto, ci si sono abuffati i figli, a cui ha riservato pure la spalmata di crema di pistacchi e granella, ad abundantiam. Infine, all’uomo del silenzio ha riservato la margherita, tutta speciale, con colata di cioccolato fuso, crema et granella... Premio: e a noi, niente?????? La Cotton Cheese Cake a Chiare Lettere di Acquolina : ovvero, nel dubbio, mi faccio in quattro, anzi, ne faccio quattro: al lampone, al cioccolato, ai fichi, al caramello&noci. Cosi, d’amblèe., quattro colpi bene assestati, uno via l’altro. Come se non bastasse, a darci la mazzata finale arriva lo stampo, che vola subito al primo posto della classifica degli oggetti del desiderio- e, mazzata nella mazzata, aggiunge pure che lo ha preso con lo sconto.... Premio: bbbuona alla quarta Il Dolce Sapore di Tunisi di Alem: riuscirà un ramo intero di datteri a dare il sapore di Tunisi a questa torta giapponese? Laciamo la risposta ai posteri - ma neanche tanto, visto che qui fra poco si comincia con la frutta secca e resistere a questa variante non si può. Come non si può resistere ai post di questa mamma che cucina e che racconta, con un garbo e un’ironia davvero rari, le piccole e le grandi storie della sua vita. Dopo aver letto dell’asciugamano a forma di cigno, la nostra vita non sarà più la stessa, mi sa... Premio: malati di crociera, consolatevi così I Japa Ginger Muffins di Cristina: nuntio vobis magnum gaudium- e cioè che la nostra amica Cristina, quella della compilescion di arie liriche sotto la doccia, ha aperto il suo blog, con il classico titolo che è tutto un programma (di Opera, naturalmente)- Vissi d’arte e di cucina. E quindi, da oggi partecipa all’MTChallenge in veste di food blogger e si cala così bene nella parte da lanciarsi in una fuscion di forme e di colori, fra muffins e riproduzioni di bandiere che aprono scenari sconvolgenti: vuoi vedere che in fondo in fondo, la bandiera del Giappone riproduce un uovo fritto???? Premio : la Kaori ti fa un baffo Le Cheese Cake di Mapi: Dos, signori, perchè l’incontenibbbbile forza creatrice della Mapi non conosce confini. In versione tenera, col cuore morbido, e in versione aggressive, fra Versace e Cavalli- che è così che la vogliamo, vai Mapi, facce sogna’. I due post, uniti ai commenti che lascia da sempre su queste pagine, non fanno altro che confermare quello che pensiamo da tempo: e cioè, che alla blogsfera manca qualcosa- ed è giunto il momento di correre ai ripari. Premio: Vogliamo il Blogghe della Mapi Il Japanese Cotton Burger di Saretta: prima new entry del mese e blog che si annuncia interessante, a partire dal titolo l’appetito vien leggendo- che per una come me che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter leggere a tavola vale come una dichiarazione d’amore. E quando poi vediamo la ricetta, capiamo che non potremo più fare a meno di questa ragazza: non solo il cheeseburger, ma anche le patatine. Roba da convertirci al fast food, per sempre... Premio: questo sì che è un Happy meal! Il Cotton Cheese Cake al Lemon Curd, di Simonetta: un’altra conferma: di quanto sia brava, di quanto sia modesta, di quanto sia simpatica, di quanto sia originale- e di quanto, insomma, questo MTChallenge non possa fare a meno di lei... Premio: ho visto tre limoni.... I Little Soft Dreams di Elisa: prendete la dolcezza fatta persona, aggiungeteci una manualità da paura e preparatevi a sognare, con queste meraviglie. A sentir lei, ha aperto il frigo- a sentir noi, lo ha minacciato e qualcuno ha anche ravvisato gli estremi di un nuovo reato, lo stalking da frigo. Ma se i risultati son questi, l’assolviamo su tutta la linea... Premio: con le buone maniere si ottiene tutto Il Cotton cheese cake al vino cotto di Lenny: seconda new entry- e questa è da batticuore. Perchè se mai ci sono ricette che ci emozionano, queste sono tutte nel blog di Lenny, dietro quella Finestra di fronte da cui ogni giorno escono capolavori di stile,e di eleganza, esempi di una cucina di alta classe che coinvolge, rapisce, commuove. Stavolta è il vino cotto, con la sua storia antica, di tradizione, di fatica, di pazienza a dare un tocco in più- ed è subito poesia. Premio: tutti ebbri per Lenny Il Japanese Cotton Xmas Tree di Diana: volevate stupirci con effetti speciali, facendo la japanese al pistacchio di bronte, o nelle forme dei muffins, o a mo’ di cheeseburger? Avete sottovalutato la Diana. Perchè qui non si fondono solo le forme della cucina, ma addirittura le usanze, le tradizioni, le festività- e che festività: un bell’albero di Natale, in Giappone, con tanto di palline rosse e di abete di montagna. La ricetta, al solito, è da paura- e la foto pure, ma ricordatevi: non sa fare neppure quelle... Premio: come so’ fuscion io, non lo è nessuno.... la Cotton Soft Cheese Cake di Valeria: altra new entry, altro “non potremo più farne a meno, qui all’MTChallenge”. Da sportiva qual è, schiaccia l’acceleratore della versatilità di questo dolce e lo reinterpreta nei toni più virili del muscovado e del caffè, con un esito finale di tutto rispetto. E poi, ci dice che lei non ama le competizioni, che nelle gare dietro di lei ci son solo i raccatta feriti e le ambulanze- e con questo, si conquista il primo posto fra i concorrenti che ci piacciono. Premio: Laurea Honoris Causa in MTC la CaZZata di Stefania: tutta presa com’è dalle strategie per la vittoria, inciampa nella trovata del secolo, definendo le ricette dei partecipanti da “maiala effigie”. A dispetto del nome di battesimo, la sua non è da meno, complice anche il valore aggiunto della ricotta fresca di pecora del suo pusher di fiducia. La cheese cake, a suo dire, le vien bassa, il che dimostra due cose: la prima, è che quando si è bravi come lei, non c’è incidente di percorso che tenga; la seconda, che esiste una giustizia sovrumana anche qui all’MTChallenge, per noi poveri mortali che quella ricotta lì neanche possiamo sognarcela di notte... Premio: c’era una volta la porca figura... La Whole Word Cotton Cheese Cake di Acquaviva: ok, raga, abbiamo scherzato. Ci siamo divertite, abbiamo fantasticato di Giappone, Sol Levante, origami a forma di cigno e tutto quanto fa nipponico, ma adesso basta. Perchè quando c’è di mezzo il Giappone, con lei si fa sul serio, come sa bene chi, come noi, passerebbe ore e ore sui suoi post. E quindi, eccovi spiegata la storia di un dolce che di giapponese ha solo il nome, con una carrellata di stanze di vita quotidiana, affrescate come solo Acquaviva riesce a fare. E se la tradizione dolciaria nipponica è pressocchè nulla, ecco arrivare in aiuto la pasticceria del medioriente, a suggerire un ‘idea a chi dice di non essere a proprio agio con i dolci, ma sa guardare al mondo come pochi. Il risultato è un connubio di sapori , profumi e colori, con le rose ed il basilico a chiudere il cerchio di un giro del mondo, al solito, entusiasmante. Premio: ma dove la mettiamo, Prà???? La Japanese Cotton Cheese Cake in una giostra di sapori di Manu: “ma quando mai mi piacciono le cose facili?”, si dice la Manu, prima di lanciarsi nella sfida. E difatti, ci confeziona non una ma tre basi diverse- alla ricotta, al gorgonzola, alle castagne- lasciandoci oltre tutto la chiccha finale del “non vorrei essere nei panni della giuria”. Se si va avanti così, modificheremo il regolamento, inserendo la prova assaggio- sempre che non siano tutti come i commensali della Manu e qualcuno ci lasci qualcosa, sia chiaro.... Premio: quando il gioco si fa duro, mi faccio tre cheese cake La Japa- minimal cake della Roby. Ve lo dico? L’avete rischiata grossa. Ma grossa grossa grossa grossissima. E tutto per colpa della Roby che, in questa osmosi totale con la Japanese Cake, ha tirato fuori anche gli haiku, le poesie giapponesi di tre versi. E a me subito s’è accesa la scintilla e ho pensato che i premi, questa volta, ve li avrei scritti in rima, un haiku per ciascuno. Poi ho avuto pietà (di me, anzitutto) e ho lasciato perdere, ma non escludo nulla per le volte a venire. Però, in qualsiasi modo vada, non prendetevela con la Roby: perchè la sua versione minimal -zen è delicata, garbata, gentile, esattamente come lei e il suo bellissimo blog. E perchè se al suo posto ci fossi stata io, al primo intoppo avrei fatto volar tutto nella rumenta, altro che sfornare questa meraviglia qui... Premio: meglio del Prozac La Japanese Cotton Cheese Cake di Imma. Se ci avessero detto, all’inizio della sfida, che la Regina delle Cheese Cake si sarebbe cimentata con noi, non ci avremmo creduto. E quindi vi lascio immaginare le nostre facce, quando abbiamo letto che anche Imma avrebbe partecipato- e quando abbiamo visto la sua versione e la sua foto. Sceglie il classico e la purezza, con una gelèe all’arancia che parla da sola, anche questa a suo modo “estrema”, senza spezie o altri aromi a distrarre dal filo conduttore del dolce, come solo chi ha sperimentato di tutto e di più può permettersi di fare. Premio: ma quanto ci piace questa gelèe Il Cotton Sushi di Annalu. La “montersinite” della fanciulla ha ormai preso una piega preoccupante- per il Montersino doc, ovviamente, visto che se fossimo in lui cominceremmo a guardarci le spalle. Ma siccome noi siamo noi, invece, accogliamo a braccia aperte l’ennesima new entry di questo MTChallenge, gli Assaggidiviaggio più appetitosi della blogsfera, con la Annalu che cucina e Fabio che fotografa e tutti e due che girano il mondo, alla scoperta dei sapori, dei colori e delle atmosfere più seducenti e variegati del globo. Se poi il loro biglietto da visita è questo, non possiamo che dir loro benvenuti.... Premio: vogliamo la pasticceria dell’Annalu Japanese Cotton Cheese Cake. Rosso - e se dite Rosso, qui sopra, dite Giulia. Che stavolta fonde la materia grigia, alla ricerca di una soluzione creativa e originale e, quando ormai dispera, si fa venire in mente questa versione alla fava tonka, con una salsa di lamponi a nappare il tutto e un pizzico di sale alla rosa, per lasciare il suo inconfondibile tocco di classe. E meno male che, quel giorno, non era in vena di cucinare... Premio: al prossimo bad cooking day, siamo a cena da te La Japanese Cotton Cheese Cake di Katia: un altro nuovo ingresso, di un’altra che ha capito tutto. Qui sopra non si vince niente, ma si gioca sul serio. E lei sul serio lo fa, da subito, con tre-dicasi tre versioni, di cui una intrigantissima con la cottura nel vasetto, di quelle che ti dicono “provami subito”, per intenderci. In casa Pappa & Cicci la cheese cake non ha riscosso enormi successi, ma in casa MTC questo post è piaciuto, eccome. Premio: Pappa e Cicci for Ever La Scotton Shame di Mario Il nome si aggiudica la Ola della Settimana, il che lenisce i segni della feroce lotta da accaprammento fichi, ingaggiata con la vecchietta al banco dell’ortolano. Se pensate che stiamo delirando, vi rammentiamo che dietro il nick name di Mario si nasconde il nostro amico Gambetto, ragion per cui tutto, anche le cose più assurde, diventa possibile, con lui. Anche trovare vicini di casa altrettanto poetici, che paragonano le mini cotton alle spugnette per lavare i piatti... Premio: Mastro (O)Lindo La Japanese CrOsTaTON, Cheese Cake della Stefy: se lo merita eccome, il premio originalità per il nome- e pazienza se son qui che smoccolo, perchè mi incarto con maiuscole e minuscole sulla tastiera. Ma se lo merita anche l’originalità della trovata, visto che l’unica ad usare la cotton come base per una crostata di frutta è stata lei. Si candida anche per il premio pazienza, ignara com’è di aver scalfito il cuore della cattiva di MT (e qui vi voglio tutti con l’espressione dubbiosa, di chi si arrovella cone le domande di senso- ma chi sarà, quella cattiva????) con la scelta di quei colori Premio: Forza Vecchio Cuore Rossoblu Japanese Cotton Cheese cake- Ricetta e Storia di Rosy. Stre-pi-to-so. Str-pi-to-so. Assolutamente strepitoso. Vi prego di ritagliarvi dieci minuti- ma di quelli “buoni”, telefono staccato e tazza di tè a portata di mano- per godervi uno dei post più completi che io abbia mai letto. Rosy ci racconta la storia della Japanese in tutti i dettagli -e lo fa in modo lieve, divertente ed istruttivo senza essere noioso. La sua cheese cake, poi, è un piccolo capolavoro, con le favette di Terracina e le foglie di cioccolato stampate sulle foglie di rosa del suo giardino: e davvero, noi dell’MTC non avremmo potuto desiderare di più. Premio: te la dò io Wikipedia LaCx4 di Gloria: altra nuova amica dell’MTChallenge, altro ble blog, altro outing da “mettiamo subito le cose in chiaro, che io son tipa da caffè. E difatti, la sua Cotton è così “al caffè” da sconfinare anche nel nome, con una quarta C che completa un’interpretazione di tutto rispetto, tosta ed intrigante al punto giusto. La scena della divisione della bustina del lievito in polvere è da antologia. Premio: la mia droga è un buon caffè La Soft Indian Gorgocheesecake di Acquolina: ci avete messo 25 cheese cake, prima di capire che lo zucchero non era un ingrediente obbligatorio. E che, quindi, la versione salata era ammessa. Anzi, vi confesso che, se non fossi stata in tutt’altre faccende affacendata, ne avevo in mente una con la robiola, farcita di spuma di prosciutto e marmellata di ananas al pepe rosa. Ci ha pensato Francesca, però, che ha bissato con il lato B della Cotton cheese, abbinandola ad un chutney di pere. Di nuovo, si è magnata tutti i prototipi- e quale migliore conferma, della riuscita dell’esperimento??? Premio: al contadino non far mai sapere... L’Ide..O.. Grammato di Debora: terz’ultima new entry, e anche questa ce la teniamo bella stretta: oltre che con la ricetta, ci ha conquistati con il finale del suo post, un incasinatissimo work in progress in cui ci siamo riviste, dalla prima all’ultima virgola, con le idee che vengono in corso d’opera e le ricette che prendono forme diverse, a mano a mano che le si fa. Ma se i risultati sono questi, un plauso all’inventiva! Premio: la pianificazione è tutto.. La Lavanda Cotton Cake di Francesca: non partecipa ai contest perchè non si sente all’altezza, ma fa un’eccezione per l’MTC, perchè è una sfida amichevole, senza premi e cotilllons. E noi gliene siamo grati, perchè ci propone una torta che profuma di lavanda, semplice e delicata come tutte lecose che evoca il profumo di questa pianta. Le pere e le gocce di miele che la guarniscono completano una versione che ci piace, in un post che ci piace, con foto che ci piacciono- e ci piacerebbe tanto che giocasse con noi anche le prossime volte, vegetariana o no... Premio: dai, su, gioca di nuovo :-) La Gaucho Japanese Cotton Cheese Cake di Glu. Fri. Possiamo dirlo? L’aspettavamo. E’ una delle poche amiche che ancora mancavano all’appello dell’MTC e non vedevamo l’ora che partecipasse: perchè il suo blog è così bello che non potevamo farci scappare l’occasione di presentarvelo. Lei ci porta dall’altra parte del mondo, attraverso ricette per celiaci golose e goduriosissime e racconti che sprizzano simpatia da ogni virgola, come il Gaucho giapponese di questa versione, che unisce il mate allo spirito libero e chiude davvero questo giro del mond Premio: dalla Pampa con furore La Ma perchè Cotton Cheese Cake di Mollly: lei si chiede perchè diavolo un dolce così soffice abbia un nome del genere, mentre noi ci chiediamo se Molly sia umana: perchè se il resto dei partecipanti ha dato prova di eccelsa bravura, cimentandosi in questa sfida, Molly ha fatto un passo avanti, facendosi pure il formaggio in casa. Capito? E poi, si scusa per la zona cesarini... Premio: vogliamo toccare questa donna, diteci che è vera... La Piedmontes Autumnal Ciofecas Cheese Cake di Licia A chiamarla Piedmontes, ci voleva solo lei- e difatti fra la lettura del titolo e quella della ricetta è passato un buon quarto d’ora, interamente speso a ridere e a soffiarmi il naso. Sull’Autumnal, nulla da dire: il piatto è un’ode a questa stagione, con un che di caravaggesco nei colori, nei volumi, nei giochi di luci e di ombre. Ma si sa, lo scultore è contagioso. E’ sul Ciofecas, che avrei da discutere: perchè questa meraviglia qua, di ciofeca, non ha nulla, ma nulla, ma proprio nulla... Premio: Sta’ a vedere che la Diana è contagiosa... AND THE WINNER IS.. Le due ragazze mi han dato l’onore di dirvi perchè l’Annalu’ ( posso chiamarti anche io così?) sia stata premiata questo mese, tra tutte le proposte che sono arrivate,una più ingegnosa dell’altra. Con orgoglio, e ritardo:( , ecco il perchè di un premio!:D Alla prossima! Per lo spirito Per il legame fra due tradizioni nipponiche Per essersi confrontata con Montersino Per la tecnica Per il gusto e per aver indovinato uno dei miei (genny) sapori preferiti Complimenti Annalu’! e grazie menuturistiche:D