Giacomo Filippini. Il sogno di diventare un
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Giacomo Filippini. Il sogno di diventare un
28 PASSAPORTO 1 Chi è Giacomo Filippini nasce il 24 dicembre 1984. Cresciuto a Losone, dopo il diploma alla Scuola Cantonale di Commercio si iscrive all’Università di Losanna. Termina il suo percorso formativo a Salamanca (Spagna) con l’ottenimento del Master in Lingua e letteratura spagnola e ispano-americana. Durante gli studi nasce la grande passione per i viaggi che lo porta a riorganizzare la sua vita. Dal 2011 cura il blog www.libertadviajera.com (in italiano e spagnolo) e collabora con diversi siti tematici. 2 29 3 4 Giacomo Filippini: il sogno di diventare un viaggiatore Ci sono sogni che si rincorrono durante tutta una vita. Alcuni si realizzano. Altri si perdono lungo la strada. Sono tanti i giovani che, con motivazioni e tempi diversi, per inseguire questi sogni decidono di lasciare la loro terra. Anche nella nostra regione assistiamo a una sorta di «nuova emigrazione». Così diversa da quella piena di fame e povertà che ha scritto la storia delle nostre genti, ma allo stesso tempo così rappresentativa della società globalizzata in cui viviamo. Storie che vale la pena raccontare. In quest’ottica, a partire da questo numero, di tanto in tanto offriremo ai nostri lettori alcune testimonianze di giovani che hanno scelto una vita oltre confine. La nuova rubrica è intitolata: «passaporto». Esiste nel viaggio una magia che da secoli affascina l’essere umano. Alla ricerca dell’altro e nello stesso tempo alla scoperta di se stessi. Quello del viaggiatore non si può definire un mestiere. Eppure c’è chi ha fatto del viaggio il fulcro della propria esistenza. «Non posso definirmi un viaggiatore perché non vivo di quello» ci racconta Giacomo Filippini «così come non posso nemmeno definirmi un fotografo o uno scrittore. In ogni caso, sono certo di non essere neppure un turista». Come spesso succede, anche per Giacomo la passione per i viaggi inizia quasi per caso. Da bambino ad aprirgli gli occhi sul mondo sono le figurine delle nazionali di calcio. Poi, poco più che adolescente, inizia una nuova collezione: bottiglie di birra provenienti da ogni dove. Grazie all’aiuto di amici e conoscenti in pochi anni diventano oltre un migliaio da una settantina di nazioni. «A un certo punto il mondo invece di osservarlo attraverso gli oggetti ho pensato che fosse meglio viverlo» ci confida. E così cominciano i primi viaggi in Europa e in America Latina. È inizio gennaio quando incontriamo Giacomo Filippini a Losone. Dopo due intense giornate trascorse a casa lo zaino è di nuovo pronto per la prossima tappa: l’Ungheria. «Fino a maggio sarò ad Eger, una piccola cittadina a nord dell’Ungheria, dove insegnerò spagnolo in una scuola pubblica grazie al progetto di scambio Comenius. L’ungherese non lo parlo e a dire il vero conosco poco anche l’Europa dell’est. Si tratta di una nuova sfida. Al termine di questo incarico la mia intenzione è di tornare in Ticino attraversando la Turchia e i Balcani a piedi, in autobus o in treno». A questo punto, gli chiediamo come è arrivato un giovane locarnese a insegnare lo spagnolo nella provincia ungherese? «È una lunga storia» ci confessa sorridendo. Ottenuta la maturità presso la Scuola Cantonale di Commercio Giacomo sceglie di seguire il corso di lingua e lettera- 5 tura spagnola all’Università di Losanna. Al termine del secondo anno trascorre un periodo a Salamanca durante le vacanze per perfezionare la lingua. «Salamanca è una città intrisa di storia e di cultura. Ma anche una città a misura d’uomo dove ci si può spostare a piedi e in bicicletta. Ha una grande tradizione universitaria, il suo ateneo è il più antico di tutta la Spagna, e ci sono moltissimi giovani. È stato il classico colpo di fulmine». Rientrato in Svizzera Giacomo si informa e scopre che grazie al programma Erasmus può proseguire i suoi studi anche nella città castigliana. Conclude dapprima il Bachelor e termina anche il Master in Letteratura spagnola e ispano-americana, laureandosi nel 2011. Dopo un inizio tentennante, decide di abbandonare il dottorato per dedicarsi ad alcuni viaggi, perché cresce dentro di lui un desiderio sempre più forte: scoprire il mondo. Nello stesso periodo deve portare a termine il suo obbligo di servizio e decide di farlo all’estero. «Tramite l’Associazione di aiuto medico al Centro America (AMCA) – ci racconta – ho potuto svolgere il servizio civile a Managua in Nicaragua. Ero occupato in un progetto legato all’educazione, oltre a insegnare in una scuola pubblica ho collaborato con la locale biblioteca e nell’ambito della formazione continua dei docenti. Terminato il periodo del servizio civile sono rimasto a Managua ancora due mesi come volon- tario fino al termine del semestre scolastico». Tenendo il Nicaragua come campo base Giacomo si sposta attraverso il Sud America visitandone la maggior parte degli Stati. Nell’estate 2013 è di nuovo in Ticino per trascorrere qualche settimana con la sua famiglia e rivedere gli amici. Una tappa importante per ricordarsi delle proprie origini e riordinare le idee. E per raccontare dei suoi viaggi. Come in occasione della mostra fotografica allestita presso La Fabbrica di Losone. «Non sono un fotografo professionista, ma un autodidatta appassionato. Ho scelto diverse immagini che raccontano il Sud America come l’ho visto io. Spero di essere riuscito a trasmettere le stesse emozioni anche a chi ha visitato la mostra». In autunno il mondo chiama e Giacomo risponde. Pronto per una nuova avventura trascorre gli ultimi mesi dell’anno nel profondo sud degli Stati Uniti, lungo il tratto più meridionale del fiume Mississippi, alla ricerca dell’America autentica. Sempre con la strada davanti e sulle spalle quello zaino che contiene tutto un mondo e i pochi mezzi per percorrerlo e raccontarlo. E qui entra in gioco il fattore umano del viaggio: l’incontro con l’altro. Con tante persone e famiglie disposte ad aprire le loro case a uno sconosciuto. Nell’era di internet, dove tutti i contatti sociali si allontanano, questo diventa paradossalmente più semplice. Per Giacomo in molte occasioni la soluzione si chiama couchsurfing (letteralmente fare surf sul divano, ovvero dormire a casa di chi è disposto ad ospitarti). Per il tramite di un apposito sito (che conta oltre 5 milioni di iscritti in più di 250 paesi) è possibile chiedere ai residenti la possibilità di farsi ospitare. «Oltre ad essere gratuito – ci racconta – il couchsurfing permette di vivere con la popolazione locale che è in grado di mostrarti con occhi diversi la propria realtà quotidiana. In occasione del mio ulti- 31 6 mo viaggio negli Stati Uniti sono state solo due le notti in cui ho dovuto alloggiare in una camera d’albergo». Incontri, scambi, paesaggi che riempiono gli occhi, la mente e il cuore. Emozioni da condividere. Come tutti i viaggiatori anche Giacomo Filippini non può partire senza l’inseparabile macchina fotografica. Strumento di incontro con l’altro e il territorio. E neppure senza il suo computer portatile. Il diario di viaggio diventa così digitale, nella forma di un blog. «Ho iniziato a tenere questo diario per me. A poco a poco prima gli amici e poi anche molti estranei hanno iniziato a seguirmi. Grazie al blog è nata la possibilità di collaborare con altri siti tematici e con alcune riviste specializzate. In futuro mi piacerebbe incrementare queste collaborazioni. Riuscire a vivere dei miei resoconti di viaggio è un sogno difficile da realizzare. Anche il binomio insegnamento-viaggio mi sta dando molte soddisfazioni. Spero di trovare ancora altre opportunità come quelle in Nicaragua e Ungheria». Il futuro, così come il mondo, deve ancora srotolarsi per questo giovane che di chilometri intende farne parecchi. «Mi piacerebbe visitare presto l’Africa nera e il sud-est asiatico». Lo zaino è sempre pronto per una nuova partenza. Il sogno di diventare un viaggiatore. Nathalie Ghiggi Imperatori Nelle foto: 1. Giacomo: lungo il cammino con l’inseparabile zaino. 2. Fotografando nella Valle di Cocora, Colombia. 3. Il centro storico di Panama City. 4. Giacomo insieme a Rosana, compagna nella vita e spesso anche nei viaggi. 5. Il Lago Atitlán in Guatemala. 6. Mural realizzato da Giacomo a Cartagena, Colombia. Allori per Stefano Gnesa Lo scorso 31 gennaio, presso la St. Jakobshalle di Basilea, ha avuto luogo la Giornata della formazione professionale organizzata dalla Segreteria di Stato per la Formazione, la Ricerca e l’Innovazione (SEFRI) e dalla Fondazione SwissSkills. Tra i giovani presenti e premiati figura anche un locarnese: Stefano Gnesa di Brione Verzasca. Il ventiduenne, che ha svolto il suo apprendistato presso Amag Automobili e motori SA di Bellinzona, si è classificato al terzo posto (medaglia di bronzo) ai Campionati svizzeri professionali come meccatronico d’automobili. Stefano ha ricevuto il riconoscimento e le congratulazioni da Josef Widmer, direttore supplente SEFRI. Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, presente alla manifestazione, non ha voluto perdere l’occasione di nominare personalmente i migliori giovani professionisti svizzeri. «Mostriamo a tutti ciò che ha da offrire la formazione professionale. Voi, i partecipanti e le partecipanti dei Campionati delle Professioni siete personalità eccellenti, e siamo lieti che siate tra di noi. Siete la prova vivente che la formazione professionale apre molte porte. Avete fatto un grande lavoro, per voi personalmente, per la formazione professionale e per il nostro Paese. La formazione professionale svizzera genera prestazioni eccellenti a livello internazionale così come un’ampia e solida base di professionisti qualificati, colonna vertebrale della nostra economia e vantaggio nella concorrenza internazionale». Stefano Gnesa (a destra) con Josef Widmer, direttore supplente della SEFRI (Segreteria di Stato per la Formazione, la Ricerca e l’Innovazione).