Giacomo Filippini. Il sogno di diventare un

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Giacomo Filippini. Il sogno di diventare un
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PASSAPORTO
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Chi è
Giacomo Filippini nasce il 24 dicembre
1984. Cresciuto a Losone, dopo il diploma
alla Scuola Cantonale di Commercio si iscrive all’Università di Losanna. Termina il suo
percorso formativo a Salamanca (Spagna)
con l’ottenimento del Master in Lingua e
letteratura spagnola e ispano-americana.
Durante gli studi nasce la grande passione
per i viaggi che lo porta a riorganizzare la
sua vita. Dal 2011 cura il blog www.libertadviajera.com (in italiano e spagnolo) e
collabora con diversi siti tematici.
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Giacomo Filippini:
il sogno
di diventare
un viaggiatore
Ci sono sogni che si rincorrono durante
tutta una vita. Alcuni si realizzano. Altri
si perdono lungo la strada. Sono tanti i
giovani che, con motivazioni e tempi diversi, per inseguire questi sogni decidono di lasciare la loro terra. Anche nella
nostra regione assistiamo a una sorta di
«nuova emigrazione». Così diversa da
quella piena di fame e povertà che ha
scritto la storia delle nostre genti, ma
allo stesso tempo così rappresentativa
della società globalizzata in cui viviamo. Storie che vale la pena raccontare.
In quest’ottica, a partire da questo numero, di tanto in tanto offriremo ai
nostri lettori alcune testimonianze di
giovani che hanno scelto una vita oltre
confine. La nuova rubrica è intitolata:
«passaporto».
Esiste nel viaggio una magia che da
secoli affascina l’essere umano. Alla ricerca dell’altro e nello stesso tempo alla scoperta di se stessi. Quello del viaggiatore
non si può definire un mestiere. Eppure
c’è chi ha fatto del viaggio il fulcro della
propria esistenza. «Non posso definirmi
un viaggiatore perché non vivo di quello»
ci racconta Giacomo Filippini «così come
non posso nemmeno definirmi un fotografo o uno scrittore. In ogni caso, sono certo
di non essere neppure un turista».
Come spesso succede, anche per Giacomo la passione per i viaggi inizia quasi
per caso. Da bambino ad aprirgli gli occhi
sul mondo sono le figurine delle nazionali di calcio. Poi, poco più che adolescente,
inizia una nuova collezione: bottiglie di
birra provenienti da ogni dove. Grazie
all’aiuto di amici e conoscenti in pochi
anni diventano oltre un migliaio da una
settantina di nazioni. «A un certo punto il
mondo invece di osservarlo attraverso gli
oggetti ho pensato che fosse meglio viverlo» ci confida. E così cominciano i primi
viaggi in Europa e in America Latina.
È inizio gennaio quando incontriamo
Giacomo Filippini a Losone. Dopo due
intense giornate trascorse a casa lo zaino
è di nuovo pronto per la prossima tappa:
l’Ungheria. «Fino a maggio sarò ad Eger,
una piccola cittadina a nord dell’Ungheria, dove insegnerò spagnolo in una scuola pubblica grazie al progetto di scambio
Comenius. L’ungherese non lo parlo e a
dire il vero conosco poco anche l’Europa dell’est. Si tratta di una nuova sfida. Al
termine di questo incarico la mia intenzione è di tornare in Ticino attraversando la
Turchia e i Balcani a piedi, in autobus o
in treno».
A questo punto, gli chiediamo come è
arrivato un giovane locarnese a insegnare
lo spagnolo nella provincia ungherese?
«È una lunga storia» ci confessa sorridendo. Ottenuta la maturità presso la Scuola
Cantonale di Commercio Giacomo sceglie di seguire il corso di lingua e lettera-
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tura spagnola all’Università di Losanna.
Al termine del secondo anno trascorre un
periodo a Salamanca durante le vacanze
per perfezionare la lingua. «Salamanca è
una città intrisa di storia e di cultura. Ma
anche una città a misura d’uomo dove ci
si può spostare a piedi e in bicicletta. Ha
una grande tradizione universitaria, il suo
ateneo è il più antico di tutta la Spagna, e ci
sono moltissimi giovani. È stato il classico
colpo di fulmine». Rientrato in Svizzera
Giacomo si informa e scopre che grazie
al programma Erasmus può proseguire
i suoi studi anche nella città castigliana.
Conclude dapprima il Bachelor e termina
anche il Master in Letteratura spagnola e
ispano-americana, laureandosi nel 2011.
Dopo un inizio tentennante, decide di abbandonare il dottorato per dedicarsi ad
alcuni viaggi, perché cresce dentro di lui
un desiderio sempre più forte: scoprire il
mondo. Nello stesso periodo deve portare a termine il suo obbligo di servizio e
decide di farlo all’estero. «Tramite l’Associazione di aiuto medico al Centro America (AMCA) – ci racconta – ho potuto
svolgere il servizio civile a Managua in
Nicaragua. Ero occupato in un progetto
legato all’educazione, oltre a insegnare in
una scuola pubblica ho collaborato con la
locale biblioteca e nell’ambito della formazione continua dei docenti. Terminato
il periodo del servizio civile sono rimasto
a Managua ancora due mesi come volon-
tario fino al termine del semestre scolastico». Tenendo il Nicaragua come campo
base Giacomo si sposta attraverso il Sud
America visitandone la maggior parte
degli Stati. Nell’estate 2013 è di nuovo in
Ticino per trascorrere qualche settimana
con la sua famiglia e rivedere gli amici.
Una tappa importante per ricordarsi delle
proprie origini e riordinare le idee. E per
raccontare dei suoi viaggi. Come in occasione della mostra fotografica allestita
presso La Fabbrica di Losone. «Non sono
un fotografo professionista, ma un autodidatta appassionato. Ho scelto diverse
immagini che raccontano il Sud America
come l’ho visto io. Spero di essere riuscito
a trasmettere le stesse emozioni anche a chi
ha visitato la mostra».
In autunno il mondo chiama e Giacomo risponde. Pronto per una nuova avventura trascorre gli ultimi mesi dell’anno
nel profondo sud degli Stati Uniti, lungo
il tratto più meridionale del fiume Mississippi, alla ricerca dell’America autentica. Sempre con la strada davanti e sulle
spalle quello zaino che contiene tutto un
mondo e i pochi mezzi per percorrerlo e
raccontarlo. E qui entra in gioco il fattore
umano del viaggio: l’incontro con l’altro.
Con tante persone e famiglie disposte
ad aprire le loro case a uno sconosciuto.
Nell’era di internet, dove tutti i contatti
sociali si allontanano, questo diventa paradossalmente più semplice. Per Giacomo
in molte occasioni la soluzione si chiama
couchsurfing (letteralmente fare surf sul
divano, ovvero dormire a casa di chi è disposto ad ospitarti). Per il tramite di un
apposito sito (che conta oltre 5 milioni
di iscritti in più di 250 paesi) è possibile
chiedere ai residenti la possibilità di farsi
ospitare. «Oltre ad essere gratuito – ci racconta – il couchsurfing permette di vivere
con la popolazione locale che è in grado di
mostrarti con occhi diversi la propria realtà quotidiana. In occasione del mio ulti-
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mo viaggio negli Stati Uniti sono state solo
due le notti in cui ho dovuto alloggiare in
una camera d’albergo».
Incontri, scambi, paesaggi che riempiono gli occhi, la mente e il cuore. Emozioni da condividere. Come tutti i viaggiatori anche Giacomo Filippini non può
partire senza l’inseparabile macchina fotografica. Strumento di incontro con l’altro e il territorio. E neppure senza il suo
computer portatile. Il diario di viaggio diventa così digitale, nella forma di un blog.
«Ho iniziato a tenere questo diario per me.
A poco a poco prima gli amici e poi anche
molti estranei hanno iniziato a seguirmi.
Grazie al blog è nata la possibilità di collaborare con altri siti tematici e con alcune
riviste specializzate. In futuro mi piacerebbe incrementare queste collaborazioni. Riuscire a vivere dei miei resoconti di
viaggio è un sogno difficile da realizzare.
Anche il binomio insegnamento-viaggio
mi sta dando molte soddisfazioni. Spero
di trovare ancora altre opportunità come
quelle in Nicaragua e Ungheria».
Il futuro, così come il mondo, deve
ancora srotolarsi per questo giovane che
di chilometri intende farne parecchi. «Mi
piacerebbe visitare presto l’Africa nera e il
sud-est asiatico». Lo zaino è sempre pronto per una nuova partenza. Il sogno di diventare un viaggiatore.
Nathalie Ghiggi Imperatori
Nelle foto:
1. Giacomo: lungo il cammino
con l’inseparabile zaino.
2. Fotografando nella Valle di Cocora,
Colombia.
3. Il centro storico di Panama City.
4. Giacomo insieme a Rosana,
compagna nella vita
e spesso anche nei viaggi.
5. Il Lago Atitlán in Guatemala.
6. Mural realizzato da Giacomo
a Cartagena, Colombia.
Allori per Stefano Gnesa
Lo scorso 31 gennaio, presso la St.
Jakobshalle di Basilea, ha avuto luogo la
Giornata della formazione professionale
organizzata dalla Segreteria di Stato per
la Formazione, la Ricerca e l’Innovazione
(SEFRI) e dalla Fondazione SwissSkills.
Tra i giovani presenti e premiati figura
anche un locarnese: Stefano Gnesa di
Brione Verzasca.
Il ventiduenne, che ha svolto il suo
apprendistato presso Amag Automobili
e motori SA di Bellinzona, si è classificato al terzo posto (medaglia di bronzo) ai
Campionati svizzeri professionali come
meccatronico d’automobili.
Stefano ha ricevuto il riconoscimento e le congratulazioni da Josef Widmer,
direttore supplente SEFRI. Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann,
presente alla manifestazione, non ha
voluto perdere l’occasione di nominare
personalmente i migliori giovani professionisti svizzeri. «Mostriamo a tutti ciò
che ha da offrire la formazione professionale. Voi, i partecipanti e le partecipanti
dei Campionati delle Professioni siete
personalità eccellenti, e siamo lieti che
siate tra di noi. Siete la prova vivente che
la formazione professionale apre molte
porte. Avete fatto un grande lavoro, per
voi personalmente, per la formazione
professionale e per il nostro Paese. La
formazione professionale svizzera genera
prestazioni eccellenti a livello internazionale così come un’ampia e solida base di
professionisti qualificati, colonna vertebrale della nostra economia e vantaggio
nella concorrenza internazionale».
Stefano Gnesa (a destra) con Josef
Widmer, direttore supplente della SEFRI
(Segreteria di Stato per la Formazione,
la Ricerca e l’Innovazione).