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STAGIONE
TEATRALE
2014 '15
LIRICA
COMUNICATO STAMPA
Rigoletto, Gilda e quella “vil razza dannata”
Sarà in scena a Trento venerdì 5 e domenica 7 dicembre 2014 il secondo
spettacolo della Stagione Lirica regionale 2014/2015. Sul palcoscenico del Teatro
Sociale, «RIGOLETTO» di Giuseppe Verdi nell'allestimento realizzato dalla
Fondazione Teatro Comunale di Modena in coproduzione con il Centro Servizi
Culturali S. Chiara. Nel “golfo mistico” l'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
diretta da Giovanni Di Stefano; la regia è di Giandomenico Vaccari. Venerdì 5
dicembre lo spettacolo avrà inizio alle 20,30 mentre domenica 7 è in programma la
recita pomeridiana con inizio alle ore 16,00.
Atteso dal pubblico trentino da oltre un decennio, sarà in scena venerdì 5 e
domenica 7 dicembre al Teatro Sociale uno dei grandi capolavori della produzione
operistica di Giuseppe Verdi, «RIGOLETTO». Si tratta di una coproduzione della
Fondazione Teatro Comunale di Modena e del Centro Servizi Culturali S. Chiara che
vede impegnata anche l'Orchestra regionale Haydn di Bolzano e Trento diretta
nell'occasione da Giovanni Di Stefano. La regia è stata affidata a Giandomenico
Vaccari, personaggio di primo piano nel panorama lirico nazionale.
Fu lo stesso Giuseppe Verdi, nell'epistolario, a definire Rigoletto una delle sue opere
migliori ed il pubblico ne sta confermando ormai da oltre un secolo e mezzo il giudizio.
L'opera, autentico scrigno musicale che raccoglie arie e duetti fra i più belli dell'intera
produzione verdiana, è un'equilibrata commistione di commedia e tragedia che vede al
centro della vicenda Rigoletto, giullare gobbo e deforme al servizio del Duca di Mantova,
feroce e impietoso con le vittime dei suoi dileggi, che nasconde però sotto la maschera del
buffone un tenero affetto paterno.
Siamo nella Mantova del Cinquecento dove il Duca, seduttore impenitente, corteggia
una nobildonna, ma è affascinato anche da una fanciulla che vede ogni domenica quando si
reca, in incognito, in chiesa. Si tratta di Gilda, la figlia “segreta” di Rigoletto, il buffone di
corte che si prende gioco con cattiveria di tutti e trama, all'occasione, scherzi e vendette
crudeli. All'apparenza cinico e duro, Rigoletto sa invece essere con la figlia un padre tenero
e premuroso, che si preoccupa di tenerla lontana dal mondo corrotto della corte. Ma le
reazioni da parte dei cortigiani alle sue burle pungenti e offensive daranno il via ad una serie
di delitti: Gilda sarà rapita e violata dal Duca ed il buffone, per vendicare l'offesa, pagherà
Sparafucile, un bandito, perché lo uccida. Ma a morire per mano del sicario pagato dal
padre, sarà invece proprio la figlia tanto amata da Rigoletto.
Lo spartito è disseminato si arie e duetti fra i più amati dai melomani, e non solo:
Questa o quella per me pari sono e La donna è mobile, affidati alla voce del tenore, e l'aria
del soprano Caro nome. Di grande impatto il drammatico duetto di Rigoletto e Sparafucile
(Quel vecchio maledivami), quello commovente del buffone con la figlia (Sì vendetta,
tremenda vendetta) e l'altro, intessuto di grazia appassionata, di Gilda col Duca (È il sol
dell'anima). E poi la scena del ratto, piena di colore e carattere, e quella mirabilmente
patetica di Rigoletto che culmina nella sprezzante invettiva Cortigiani vil razza dannata.
Infine il famoso quartetto Bella figlia dell'amore, di eccezionale originalità.
Rigoletto è il primo melodramma della famosa “trilogia popolare” composta da
Giuseppe Verdi fra il 1851 e il 1853 che comprende anche Il trovatore e La traviata. «Tre
opere diverse e simili – scrive Giandomenico Vaccari nelle note di regia – accomunate
fra loro soprattutto dalla forza dell’introspezione psicologica dei personaggi e dal ritmo
serrato, imposto dal compositore, alla scansione drammaturgica. Rigoletto, da questo
punto di vista, è un vero e proprio manuale di drammaturgia. La sua fonte è
straordinaria. Il dramma di Victor Hugo “Le Roi s’amuse” è già di per sé un testo di
grande efficacia teatrale, una riflessione sulla degenerazione del potere unita alla consueta
capacità dello scrittore francese di calarsi con facilità e dimestichezza negli abissi della
psiche.»
Siamo nel 1832 e il monumentale romanzo “Notre Dame de Paris”, scritto da Hugo
un anno prima, è sicuramente l’incubatore tematico del dramma sul gobbo di corte e
della sua infelice figlia. Dal personaggio di Quasimodo, il campanaro della Cattedrale di
Notre Dame, nasce dunque Triboulet, alias Rigoletto.
«Verdi e Piave – spiega il regista – prendono il testo di Hugo, lo semplificano e lo
ricreano musicalmente, rispettando però quasi tutti i significati di base dell’assunto
francese. I tre protagonisti vengono descritti musicalmente e scenicamente in modo così
esaustivo fin dal loro primo apparire che lo svolgersi dell’opera diventa per l’ascoltatore
un vero e proprio processo conoscitivo dentro la loro anima fino a comprendere in pieno le
ragioni dei singoli destini finali. In questo contesto innovativo e non convenzionale parlare
di spettacolo tradizionale poco si adatta alla natura stessa dell’opera. Rigoletto è
comunque un’opera non tradizionale in qualsiasi modo la si rappresenti.»
La messa alla quale il pubblico potrà assistere venerdì 5 e domenica 7 dicembre
al Teatro Sociale rispetta un immaginario condiviso per quanto concerne il suo
apparato scenografico e vive sul contrasto stridente fra il nitore estetico di ciò che si
vede e la natura oscura, sanguinosa e violenta del racconto.
«Compito di un regista, oggi – puntualizza Vaccari – è proprio quello di esplorare i
significati drammaturgici di un’opera,creando anche situazioni nuove o parzialmente
nuove, ma volte ad arricchire i significati teatrali, non a confonderli o a sottoporli a scelte
che non siano frutto di una logica interna al dramma. Elemento centrale del Rigoletto è
l’ambiguità, già presente come elemento fondante in Hugo. Tutti i personaggi dell’opera
hanno una doppiezza, un segreto da nascondere. Rigoletto non solo deve celare l’esistenza
di una figlia, ma anche il suo essere un “uomo” e non solo un buffone o una maschera. Il
Duca è il potere. È un serial killer di sesso e d’amore. È il principe dei travestimenti d’abiti
e comportamentali. È un camaleonte che si immerge come un attore consumato nei panni
di uno studente, di un cavaliere e altro. Un pallido epigono assassino di Don Giovanni.
Gilda non è solo una figlia, è una donna e questo è il suo segreto inconfessabile al padre.
Una donna che ama e desidera. Una donna fortissima che non recede mai e sacrifica la
propria vita per un’idea d’amore che è poi l’amore più bello e più unico. Perfino Maddalena
è ambigua quando si innamora sul serio del Duca, perché egli ha saputo dirle cose così
belle e poetiche, mai sentite prima. Il regista – conclude Vaccari – deve, al pari di uno
psichiatra, scavare in questa dimensione per restituirla allo spettatore. Tutti alle prese con
i loro desideri, oscurità, doppiezze e smarrimenti. Tutti soggetti di grande poesia musicale.
Il nostro spettacolo cercherà di raccontare quel “grande teatro della solitudine” che è
Rigoletto e tutta la trilogia verdiana. Una presenza unica che ha marchiato a fuoco tutta la
storia del teatro e della musica italiana.»
In scena una cast internazionale con il baritono argentino Fabian Veloz nel ruolo del
titolo. Il tenore sudcoreano Ho-Yoon Chung sarà il Duca di Mantova, mentre il soprano
serbo Milica Ilic e la bulgara Ilina Mihaylova si alterneranno nel personaggio di Gilda. La
Compagnia di canto si completa con Michail Ryssov (Sparafucile); Michela Nardella
(Maddalena); Paola Leveroni (Giovanna); Daniele Cusari (il Conte di Monterone);
Gianluca Monti (Marullo); Roberto Carli (Matteo Borsa); Stefano Cescatti (il Conte di
Ceprano); Annalisa Ferrarini (la Contessa); Romano Franci (un usciere di corte) e
Alessandra Cantin (il paggio).
L'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento sarà diretta da Giovanni Di Stefano e
sul palcoscenico saranno il Coro Lirico “Amadeus” della Fondazione Teatro Comunale di
Modena guidato da Stefano Colò e la Banda composta da allievi dei Conservatori di
musica “Bonporti” di Trento e “Monteverdi” di Bolzano.
Le scene sono state realizzate da Sormani-Cardaropoli su bozzetti “storici” di
Lorenzo Ghiglia, i costumi sono stati forniti dall'Atelier Stefano Nicolao e Andrea
Ricci ha ideato il disegno delle luci.
Venerdì 5 dicembre il direttore d'orchestra entrerà nel golfo mistico alle 20,30
per dare avvio allo spettacolo. Domenica 7 è in programma invece una recita
pomeridiana con inizio alle 16,00. (F. L.)
Venerdì alle 17,30 al “Sociale”
c'è il «FOYER DELLA LIRICA»
Anche per gli spettacoli lirici il Centro Servizi Culturali S. Chiara ha previsto
quest'anno, in collaborazione con l'Università degli Studi di Trento, incontri di
approfondimento rivolti al pubblico e agli studenti.
Venerdì 7 dicembre la rappresentazione di «RIGOLETTO» sarà preceduta alle
17,30 presso la Sala Medievale del Teatro Sociale da un «FOYER DELLA LIRICA».
L'incontro sarà coordinato dal prof. Marco Uvietta, docente di Musicologia e
Storia della Musica che, in relazione all'opera in scena a Trento venerdì e domenica, così
si esprime: «Delle tre opere di Verdi che costituiscono la cosiddetta ‘trilogia popolare’,
Rigoletto (1851), Il trovatore e La traviata (1853), la prima è senza ombra di dubbio la
più innovativa. Oltre all’idea di mettere in scena un protagonista abietto e deforme, la cui
complessità si manifesta paradigmaticamente nel famoso monologo dell’atto primo
(“Pari siamo!”), Rigoletto segna la strada verso la potenza drammatica dell’Otello. Se Il
trovatore e La traviata si distinguono per la straordinaria ricchezza ed originalità
dell’invenzione melodica, in Rigoletto Verdi dimostra, come dirà in relazione ad Aida, che
talvolta per l’efficacia drammatica il compositore deve saper fare un passo indietro e
reinterpretare le forme tradizionali in funzione di esso.»
Trento, 1 dicembre 2014