Versione PDF - Digital Magics

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Versione PDF - Digital Magics
Oltre all’innovazione,
l’intraprendenza sarà il motore
della ripresa appena iniziata.
Gli esperti suggeriscono come
sfruttarla | Lucia Gabriela Benenati
I settori più
promettenti
per creare
imprese
S
ervitization, creare valore attraverso i servizi al cliente, disruptive
innovation, innovazioni capaci di
trasformare radicalmente l’ecosistema produttivo delle aziende, internet of things,
internet degli oggetti: sono gli strumenti
che possono indirizzare chi aspira ad avviare un percorso imprenditoriale di successo
ma anche le realtà già affermate desiderose
di crescere ulteriormente o esplorare nuovi ambiti. La congiuntura è favorevole per
lanciarsi sul mercato con neoaziende, lo
sostengono i numeri con cui il paese si avvia a lasciarsi alle spalle la lunga crisi iniziata
Entrare nella sharing economy
La condivisione dei beni è centrale nel nuovo capitalismo. Esempi noti sono AirBnb,
valutata 10 miliardi di dollari, Blablacar (ride sharing: si dà un passaggio, si dividono
le spese e si chiacchiera), Uber (valutata 41,2 miliardi di dollari), che con il servizio
UberPop permette agli utenti di offrirsi come conducenti. Ma se il servizio di Travis
Kalanick ha fatto infuriare i tassisti di mezzo mondo, Cabeo è un’applicazione rivolta
a valorizzare il loro lavoro. Ideata da Matteo Pellegrini, da Milano mira a espandersi
nelle principali città italiane. Antlos ha applicato il modello AirBnb agli yacht. L’idea
di Michelangelo Ravagnan, ex comandante e trainer d’equipaggi, e Marco Signori,
skipper a vela, è di offrire vacanze in barca di qualità certificata (www.antlos.com).
Splinlister è l’app dedicata al noleggio di bici o attrezzature sportive fra privati negli
Usa (www.splinlister.com). «Perché comprare quando si può noleggiare» è il claim
di LocLoc, portale d’incontro tra chi cerca qualcosa e chi lo offre: nata a Milano
da un’intuizione di Michela Nosè, permette agli iscritti di incrociare domanda e
offerta (www.locloc.it). Paolo Arnello punta sul baratto con iBarter, piattaforma
che consente alle aziende di scambiarsi prodotti senza pagamenti in contanti (www.
ibarter.com). Uno dei maggiori successi di social eating è Gnammo, che permette
a tutti di cimentarsi come cuochi, creata da tre amici, Gian Luca Ranno, Cristiano
Rigon e Walter Dubicco (gnammo.com). È basata sulla creazione e pubblicazione
di opere multimediali collaborative Intertwine, start-up di Gianluca Manca (www.
intertwine.it), mentre YouNg è il sito di infotainment creato da Germano Milite e
basato sul crowdfunding e sulla partecipazione degli utenti per un’informazione su
richiesta (you-ng.it). Fubles è il più esteso network d’Europa per organizzare partite
di calcio: Red Circle Investment, società finanziaria della famiglia Rosso, è entrata nel
capitale della start-up di Vito Zongoli e Mirko Trasciatti (it.fubles.com).
Il prototipo
di Body
Extender,
realizzato nel
laboratorio
di robotica
percettiva
del TecipSant’Anna
di Pisa.
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nel 2008. La disoccupazione, che ci vede
ultimi fra i grandi paesi europei avanzati,
finalmente inizia a scendere: secondo le
ultime rilevazioni dell’Ocse, riferite a gennaio, il tasso si è ridotto al 12,6%, in lieve
calo rispetto al 12,7% di dicembre, mentre
quello giovanile è scesa dal 41,4% al 41,2%.
Le aspettative sono per un’ulteriore riduzione degli indicatori grazie all’entrata in
vigore del Jobs act.Malgrado le reciproche
sanzioni tra Europa e Russia legate alla
situazione ucraina, l’export è aumentato
del 2% su anno ed è tornato positivo dopo un 2013 piatto, facendo registrare un
surplus della bilancia commerciale pari a
42,89 miliardi di euro.Aiuti in arrivo dalla
Bce, che con il quantitative easing metterà
a disposizione nel biennio mille miliardi
per rilanciare l’economia, e dal decreto Investment compact, con semplificazioni e
agevolazioni fiscali alle pmi innovative. A
tutto ciò si aggiunge il prezzo dell’energia
e del petrolio ai minimi. Insomma, si può
iniziare a surfare sull’onda della ripresa. Ma
dove cercare le correnti più propizie per
lanciarsi? Lo suggeriscono gli esperti
sentiti da Capital.
«Seguire i principi di servitization
oggi è indispensabile per rimanere
competitivi sul mercato.Un’azienda non
può più permettersi di vendere un semplice prodotto, deve vendere tutti i possibili servizi collegati a esso. In pratica, alle
competenze core devono essere aggiunti servizi sempre più customer-oriented.
L’esempio più classico è quello delle automobili: il settore è innegabilmente maturo, si vendono poche auto, però il car
sharing è in costante crescita e ha saputo
imporsi addirittura come status. Guidare una macchina in condivisione è chic e
rivela una propensione ecologica. Con la
servitization, insomma, il valore percepito
dal cliente non è più il prodotto manifatturiero ma un servizio utile e di qualità.
Così, un’azienda che vuole vendere un
trattore dovrebbe essere capace di offrire un servizio per verificare la fertilità del
suolo e sfruttare il meteo a proprio favore»,suggerisce Carlo Alberto Carnevale
Maffè, docente di Strategia e imprenditorialità all’Università Bocconi di Milano.
Se ogni settore può essere reso «servizievole», può anche essere digitalizzato.
«Ciò che è business è digital, ciò che è digital è business», sintetizza Carlo Got-
Più tech e contaminazione
e l’impresa decollerà
Di scorciatoie per fondare un’azienda e portarla al successo non ne esistono.
Per fortuna esiste uno schema di azienda vincente, e vale per qualsiasi settore
produttivo. L’importante è imparare ad applicarlo, nell’hi-tech così come nella moda
o nel manifatturiero. Ne è convinto Alfonso Fuggetta (nel tondo), direttore del
Cefriel, il centro di ricerca sull’information technology a cui partecipano università
come il Politecnico di Milano e molte imprese del settore.
Domanda. Da chi si deve copiare per fondare un’impresa, oggi?
Risposta. Soprattutto dai tedeschi e dai coreani: hanno imparato a usare la tecnologia
per dare un valore aggiunto a qualsiasi settore produttivo. Ma in Italia possiamo fare
meglio: invece di copiarli, li superiamo. Come? Insegnando ai giovani imprenditori
come sfruttare a loro vantaggio la tecnologia secondo un paradigma vincente: gli
inglesi la chiamano cross-fertilization. Io direi: contaminazione.
D. Un esempio?
R. Che cosa lega l’editoria alla gestione dei rifiuti? In apparenza nulla. Però il
sistema elettronico che oggi fa funzionare alcuni cassonetti della differenziata è
stato copiato, potremmo dire, da quello dei dispenser automatici di quotidiani.
Ecco spiegato il significato della contaminazione: applicare in un qualunque
business il know-how nato in un settore anche lontanissimo da quello scelto dal
neoimprenditore. In particolare, sono tutte le innovazioni legate al digitale a dare
un valore aggiunto.
D. E che cosa hanno da guadagnare la moda o i trasporti, per esempio,
col digitale?
R. Tantissimo. Prendiamo Dainese, il marchio di abbigliamento sportivo
di Vicenza che ha inventato l’airbag per i motociclisti ed è così entrata
per prima in un mercato vergine dalle enormi potenzialità. Come
ci è riuscita? Adottando la tecnologia e il digitale, apparentemente
estranei al mondo del fashion, per creare sensori da applicare sulle tute
che comunicano con un computer sotto la sella. Quindi, questo è un esempio
per le neoimprese: un’azienda prototipo della manifattura italiana, un brand forte
con un portafoglio di prodotti non tecnologici, che entra in un mercato dove...
non c’è nessuno. È un bellissimo caso di made in Italy radicalmente innovato grazie
all’hi-tech. Perciò il mio primo consiglio ai giovani è: imparate a contaminare con
le tecnologie digitali tutti i settori, anche quelli più classici come il fashion. Fate
come Montblanc, che ha ibridato con accessori digitali alcuni suoi orologi di stile,
come Emiota, start-up francese che propone una cintura digitale per tenere sotto
controllo il peso e adattarsi.
D. Ma per creare un’azienda di successo non può bastare inserire un po’ di tecnologia
in questo o quel prodotto...
R. No, certo, qualunque prodotto si prenda, grazie al digitale cambia fisionomia,
si modificano i processi aziendali e la catena del valore, mentre il consumatore
scopre nuovi bisogni che vanno soddisfatti con nuovi servizi. Ecco allora un altro
mio consiglio ai giovani: prendete un oggetto, per esempio una valigia, e capite
come innovarlo grazie alla tecnologia. Non solo l’oggetto cambia e si differenzia
da tutti gli altri sul mercato, ma apre nuovi mercati: posso pensare a un antifurto
per la mia valigia digitale, a un’assicurazione ad hoc, e così via.
D. Quali settori dovrebbero adottare per primi il suo schema, facilitando così la
nascita di neoimprese?
R. Quelli legati all’ingegneria, come l’impiantistica oppure le macchine utensili,
dove noi italiani siamo leader al mondo e grazie al digitale diventiamo ancora
più competitivi. Possiamo fare ancora meglio ed estendere la rivoluzione digitale.
Grazie a questo paradigma, i giovani in cerca di idee imprenditoriali hanno la chiave
per scoprire «blue ocean», mercati inesplorati. Diamoci da fare. (Andrea Nicoletti)
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Valorizzare i tesori del food italiano
Il comparto alimentare italiano naviga a vele spiegate verso
l’innovazione, con una miriade di piattaforme dedicate al cibo.
A iniziare da Foodscovery, che mette in contatto produttori
locali e appassionati di prelibatezze. L’idea di Fabio Di Gioia e
Mario Sorbo è piaciuta al colosso di editoria-ecommerce Axel
Springer e a TechStars e i fondatori si sono trasferiti a Berlino
(www.foodscovery.com). La filosofia del chilometro zero è alla
base di Cortilia (foto sotto), mercato alimentare online fondato
da Marco Porcaro a Milano, che punta ad aprire nei principali
capoluoghi nel Nord Italia (www.cortilia.it). SmartFood è
un sito dedicato alla vendita di frutta e verdura bio: il plus è
nell’offerta, basata non soltanto sulla stagionalità dei prodotti
ma anche su un piano nutrizionale certificato da un comitato
scientifico (www.smartfood.bio). La rete è prodiga di consigli
per chi ama mangiare e bere bene. Come Cibando di Guk Kim,
giovane imprenditore romano di origini coreane, che aiuta a
trovare i ristoranti, recentemente acquisita dalla multinazionale
ta, investment manager del fondo Ict di
Orizzonte Sgr, società specializzata nella
promozione e gestione di fondi di private
equity. «Il processo di digitalizzazione implica un’integrazione di nuove tecnologie
per generare valore: il settore dei big data,
indiana Zomato (www.cibando.com). In questo filone molto
arato s’inserisce con originalità Tasteet, iniziativa di Alessandro
Coltro e Lorenzo Cesana che suggerisce il ristorante partendo dal
piatto che si desidera mangiare (tasteet.com). In primavera sarà
lanciata MyFoody, piattaforma per il recupero alimentare ideata
da Francesco Giberti, dove le aziende potranno offrire i prodotti
in scadenza ma ancora vendibili (www.myfoody.it), mentre è
gia attiva Last minute sotto casa (www.lastminutesottocasa.
it). Lorenza Dadduzio e Flavia Giordano hanno lanciato
CucinaMancina, community dedicata a chi mangia in modo
differente per scelta o per salute (www.cucinamancina.com).
Anche l’ovvia pizza funziona, se reinterpretata online: Pizzabo, la
pizza ordinata sul web e consegnata a domicilio, ha trasformato in
milionario il fondatore, Christian Sarcuni, quando è stata acquisita
dal gruppo tedesco Rocket Internet per 5 milioni di euro (www.
pizzabo.it). Nutella e polenta vanno a braccetto da Polentamisù,
fast food di Milano che punta al franchising (www.polentamisu.it).
per esempio, rappresenta la vera sfida per
trasformare l’informazione in conoscenza e sta cambiando il modo di raccogliere,
analizzare e integrare le informazioni utili a migliorare la competitività delle
imprese.La crescita è sostenuta dai
dati generati dal web, dalla diffusione di dispositivi mobile che
permettono di utilizzare app,
fare pagamenti e interagire con
dispositivi intelligenti,e dalla forte
espansione dell’Internet of things».
In effetti, il mercato big data analytics
ha registrato una crescita del 25% nel 2014.
Nuovi servizi utili alla famiglia
Per semplificare il ménage, Savethemom permette di condividere messaggi, foto,
sondaggi lampo su che cosa mangiare a cena e ricorda gli appuntamenti a genitori e
figli (www.savethemom.it). Nanny&Butler trova baby sitter, governanti, maggiordomi
referenziatati (www.nannybutler.com). Federica Zagari, un passato nella finanza, ha
creato Kikolle Lab, spazio dove i bambini possono fare dalle feste ai laboratori di
musica e cucina (www.kikollelab.com). NetworkMamas (www.networkmamas.it) è un
marketplace dedicato alle mamme che offrono consulenze e giornate di telelavoro.
Televita (www.televita-spa.it) progetta e gestisce servizi di teleassistenza con dispositivi
wireless. In Italia ci sono 60 milioni di animali domestici (poco meno degli abitanti) e il
mercato dei prodotti alimentari vale 1,7 miliardi. Si moltiplicano, perciò, le neosocietà
specializzate. Decafood (www.decafood.it), per esempio, lo scorso anno ha lanciato il
gelato per cani. Offre soluzioni ecologiche (come le lettiere non inquinanti) la start-up
Eco Pets Italia (www.ecopetsint.com). The Farmer’s Dog (www.thefarmersdog.com)
prepara cibi per animali su misura (basta comunicare genere e taglia) e recapita a casa
un piano alimentare completo. Matteo Valente e Domenico Gimeli hanno aperto
Bauzaar (www.bauzaar.it), negozio online, mentre Michele Foppiani è l’artefice del
successo di Arcaplanet, la catena di supermercati leader nel settore dei prodotti per
animali, con 120 punti vendita e 112 milioni di fatturato (www.arcaplanet.it).
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Una buona notizia per aziende come Expert System, quotata sul segmento Aim
(lavora anche per il settore della difesa),
Tykly e Sharper analytcs, spin-off accademico dell’Università Milano-Bicocca. E se di dati si parla, sono davvero notevoli quelli che riguardano
l’Iot,Internet of things,la capacità
degli oggetti di dialogare tra di
loro. Secondo Idc, International
data corporation, il comparto varrà 7mila miliardi di dollari nel 2020 e
potrebbe arrivare a 19mila miliardi nell’arco di dieci anni, con 212 miliardi di oggetti
connessi attraverso la rete. In Italia, il mercato ha superato i 900 milioni di euro nel
2014 (con una crescita dell’11% rispetto al
2013). Gli oggetti connessi sono cresciuti
del 20% in un anno, raggiungendo la soglia dei 6 milioni, ripartiti per il 47% nelle
smart car, il 26% al mondo del fitness e
della salute, 9% domotica e 2% smart city.
«Il mercato dell’Iot è un esempio di
sinergia sincrona tra hardware e software:
il primo spinge il secondo e viceversa»,
chiarisce Tatiana Rizzante (nel tondo),
amministratore delegato di Reply, uno dei
principali gruppi italiani di sviluppo software e system integration, specializzato
in particolare sui nuovi canali di comunicazione e media digitali. «Il 2015 sarà
un anno positivo perché emergeranno
nuovi modelli di business, soprattutto nel
campo dei wearable device, nell’energy e
nella salute personale.Vedremo sempre di
più applicazioni che combinano tec-
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nologia e design: è quello che stiamo
sperimentando con Breed Reply, il nostro
incubatore avanzato per startup focalizzate
sull’Iot. Le barriere all’ingresso si stanno abbassando,complice il fatto che il costo di alcune tecnologie si è ridotto. Con un buon
team e le giuste competenze, una azienda
può inserirsi velocemente in questo settore, anche senza contare su ingenti capitali.
La parabola discendente però può essere
altrettanto veloce di quella ascendente. Per
durare, serve costante aggiornamento e capacità di innovare».
Intel, multinazionale che progetta e sviluppa le tecnologie essenziali alla base dei
dispositivi informatici di tutto il mondo,
dotandole di un cervello smart. «I distributori automatici si stanno trasformando
in veri e propri negozi, tecnologicamente all’avanguardia, riforniti di prodotti di
ogni tipo, in grado di garantire un’interazione più semplice per il consumatore, e
soprattutto aperti 24 ore al giorno.Negli anni si sono sempre più evoluti,
grazie alla componente tecnologica presente nelle macchine: si
possono controllare in remoto,
per verificare i prodotti in esaurimento e gli eventuali guasti.Alcuni accettano già i pagamenti con
il cellulare, oltre che con i contanti o le
carte di credito, altri possono diffondere
contenuti pubblicitari o intrattenerci con i
videogame. Inoltre, riescono a verificare in
tempo reale il gradimento dei consumatori di fronte ai nuovi prodotti», puntualizza
Carmine Stragapede, direttore generale
di Intel Italia. In questo comparto, l’Italia è
leader con 2,4 milioni di distributori automatici installati (una ogni 29 abitanti), per
Reinventare un mestiere tradizionale
Coniugare internet e tradizione? Si può, anzi, si deve. Lo sanno bene Simone Maggi
e Riccardo Schiavotto, fondatori di Lanieri, sartoria di alta artigianilità fatta con i bit.
Insieme hanno portato sul web il fatto a mano e su misura delle vecchie botteghe e
sono riusciti a imporsi utilizzando il body scanner 3D, che grazie a sensori ottici riesce
a rilevare una serie di punti nello spazio e ricrea il corpo del cliente (www.lanieri.
com). Ci sono Daniel Tocca, Daniel Sperandio ed Emanuele Bacchin dietro Re-bello,
uno dei primi marchi al mondo nel sustainable fashion. A Pineta di Laives (Bolzano),
producono e vendono online una linea di abbigliamento con tessuti in fibre naturali
come l’eucalipto, il cotone organico e il bambù (www.re-bello.com). Federica Storace
e Valeria Cambrea, invece, hanno puntato sul noleggio online degli abiti da sera e
hanno fondato Drexcode nel maggio 2014, che prevede di raggiungere un fatturato
di 12 milioni di euro nel quarto anno di attività (www.drexcode.com). Una scommessa
vincente perché l’industria della moda veloce, il fast fashion, cresce a un tasso annuo
del 12%, rispetto al 2% del settore moda tradizionale, e in questo settore non ci sono
player significativi a livello europeo. Laura Angius, Vincenzo Cannata e Simone Panfilo
hanno unito le potenzialità dell’e-commerce all’eccellenza dell’home design italiano.
Il risultato è il portale Lovethesign, mix di contenuti editoriali e retail che nel 2014 ha
venduto più di 40mila articoli e si appresta a sbarcare negli Usa (www.lovethesign.com).
Sounday, invece, è una casa discografica 2.0, che consente ad artisti e fan di creare
network, far crescere le proprie carriere professionali, acquistare e vendere servizi
musicali, creare e condividere contenuti. Fondata
nel 2009 da Giuseppe Ravello, conta più di 20mila
utenti iscritti alla community, 150 etichette e oltre
6mila artisti (www.soundaymusic.com). Online si
può anche progettare una casa su misura grazie
ad ArchitettaMi, piattaforma ideata da Francesca
Peratoni (www.architettami.com). Ma la rete non
è l’unico strumento a disposizine per arrivare a
casa del cliente. Valeria Ferlini, per esempio,
ha creato il suo negozio mobile, si chiama Ape
Malandra ed è una boutique itinerante che ha
spopolato a Milano e che oggi produce capi che
vende in cinque laboratori lombardi.
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6 miliardi di consumazioni erogate in un
anno (circa 200 al secondo).
Se l’Iot è finalizzato alla customer
experience, la sua versione industriale coinvolge i meccanismi
produttivi, il design, la vendita
e l’identità di ogni azienda. «Secondo una nostra recente ricerca, gli investimenti aggiuntivi sul
fronte industrial Iot potrebbero generare in Italia un aumento di produttività aggiuntiva stimabile in 197 miliardi di
dollari e un incremento sull’attuale crescita del pil pari a un 1,1% entro il 2030. È
un settore in travolgente espansione, dalle
enormi potenzialità e dai numerosi risvolti,
che si potranno cogliere pienamente se le
aziende sapranno fare sistema, invece di
arroccarsi sulla difesa del brand e di un’identità che devono, invece, evolvere seguendo la trasformazione digitale di consumatori, processi e organizzazioni. Non a
caso, i business sono sempre più digitali»,
commenta Giuseppe Gorla, managing
director di Accenture, responsabile per Infrastructure services.
Questo è un settore che ha deciso di
sfruttare 3 Italia: insieme con Athonet
Smartgrid, start-up del progetto di incubazione promosso da Enel, l’operatore ha realizzato una rete dedicata 4G-Lte
all’interno dell’impianto Enel Federico II
di Brindisi. «La domanda di connettività mobile aumenta di mese in mese, con
un tasso di crescita a doppia cifra anno su
anno», dichiara Dina Ravera, direttore
generale di 3 Italia, operatore mobile del
gruppo Hutchison Whampoa. «In mobilità internet veicolerà sempre più ricchi
contenuti video, videochiamate, videoconferenze. E attiverà un sempre maggior
numero di processi automatici fra oggetti,
da quelli di casa a quelli professionali. E noi
saremo già pronti».
Gli atomi si rivestono di bit, quindi.
Ma è vero anche il contrario, se si considera che le ultime acquisizioni di Google
confermano la grande attenzione del gigante di Mountain View per la robotica.
«Questa tecnologia e la stampa 3D stanno
abbassando il costo del lavoro negli Stati
Uniti, in Europa e in Cina. I robot sviluppati da Rethink Robotics o Universal
Robots, per esempio, costano meno di
un operaio. Ma anche loro saranno presto
sostituiti dal 3D printing, almeno per
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Test
Hai il Dna
per fare
l’imprenditore?
Questo test è una versione sintetica di
quello a cui viene sottoposto chi chiede
di iscriversi ai corsi del Founder Institute. Ha valore solo indicativo, ma l’istituto della Silicon Valley, che ha esaminato
30mila candidati e aiutato a far nascere
1.563 start-up tecnologiche, attribuisce
alla prova un’affidabilità dell’85%.
Per il test completo: http://fi.co/dna
Prima parte
Ognuno dei blocchi di immagini sul lato
sinistro deve essere completato: sostituire
ogni punto interrogativo con una delle
otto figure numerate sul lato destro.
Seconda parte
Scegliere A o B come frase che meglio
descrive la tua personalità.
A Hai una buona parola per tutti
B Alzi il livello della conversazione
A Hai una vivace immaginazione
B Sei uno che fa attenzione ai dettagli
A Le nuove idee ti entusiasmano
B Non ti stufi facilmente delle cose
A Pensi che gli altri abbiano buone
intenzioni
B Hai un vocabolario ricco
A Ti fai amici facilmente
B Sai presentare bene ogni cosa
SOLUZIONI E PUNTEGGI
10-12 punti: hai un forte Dna da imprenditore. Hai curiosità e originalità necessarie per
sfidare le regole correnti, e riesci a risolvere problemi complessi in un contesto sempre mutevole.
6-9 punti: hai un moderato Dna imprenditoriale. Possiedi l’attitudine e la capacità di
essere originale e risolvere problemi. Comunque, alcuni tuoi interessi e capacità non appartengono all’imprenditoria.
3-5 punti: hai qualche tratto imprenditoriale, ma molti dei tuoi punti di forza sembrano estranei al mondo imprenditoriale. Hai
le caratteristiche per occuparti degli altri o
per lavorare sodo nel settore in cui sei già.
1-2 punti: come il 95% delle persone, hai
interessi e capacità che sembrano estranei
all’imprenditoria.
Ogni risposta corretta vale un punto;
sommare e leggere sotto il giudizio.
5
3
5
B
3
A
2
A
1
B
3
B
COPYRIGHT FOUNDER INSTITUTE (HTTP://FI.CO/DNA)
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le operazioni di produzione. E i corrieri
saranno sostituiti dai droni»,prevede Francesco Inguscio (nella pagina precedente), fondatore di Nuvolab, acceleratore di
imprese innovative nella top ten dell’University business incubator index (Ubi)
nella sezione dedicata alle strutture che lavorano in partnership con le università.Per
la consegna a domicilio bisognerà aspettare
ancora, ma i droni sono già attivi in diversi
campi. Quelli di Aerodron, per esempio,
effettuano rilievi in zone impervie o in
caso di calamità naturali e riportano i dati
alla pubblica amministrazione (www.aerodron.com), mentre Italdron ha progettato
un drone contadino da utilizzare nella lotta biologica ai parassiti (www.italdron.com).
«Con le ultime acquisizioni, Google si
sta trasformando in una General Electric
e, in questo spostamento verso oggetti intelligenti, gli italiani possono giocarsela alla
grande, in ogni settore», afferma Marco
Cantamessa, presidente dell’incubatore
I3P del Politecnico di Torino, il migliore
in Italia, quinto in Europa e quindicesimo al mondo sempre secondo Ubi Index,
che ha avviato 170 start-up nei settori Ict,
medtech, elettronica e automazione, social
innovation, cleantech e industrial. «Sono
tutti in fermento, con ampi margini di
crescita. Uno particolarmente difficile da
penetrare, ma che può dare grandi soddisfazioni, è il medtech, ovvero tutte quelle
tecnologie che servono a cambiare l’approccio alla cura. La spesa sanitaria è destinata a salire a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita e il conseguente aumento
delle malattie croniche nella popolazione.
Il medtech servirà a remotizzare la cura,
a portare l’ospedale a casa». Secondo una
stima, l’attuale valore economico globale del segmento dei dispositivi medicali si
attesta intorno ai 300 miliardi di euro. E il
trend è in crescita.
«La strategia di Intesa Sanpaolo nel
venture capital si articola in tre fondi (Atlante Ventures, Atlante Ventures Mezzogiorno e Atlante Seed, ndr). Operiamo su
molteplici settori.Fra questi,il biomedicale
è sicuramente uno di quelli in cui la spinta innovativa è più forte in Italia, con un
vivace sviluppo di nuovi filoni», chiarisce
Davide Turco, responsabile venture capital di Intesa Sanpaolo. «Gli esempi sono
molteplici: da Igea, che ha sviluppato una
terapia per alcune tipologie di tumori
Copertina
Nuove possibilità con l’internet delle cose
Il 2015 può essere l’anno della consacrazione per l’Internet of
things, l’internet degli oggetti. Alleantia, fondata da Antonio
Conati Barbaro, Marco Bicocchi Pichi e Stefano Linari, e inserita
nella classifica dei 113 Global tech innovators 2015 di Abi Research,
produce software per trasformare qualsiasi congegno elettronico
in un dispositivo intelligente, capace di collegarsi e interagire con
gli altri (www.alleantia.com). Alyt è il cervello che comanda gli
automatismi della casa, aiuta a risparmiare energia e decidere
che cosa indossare, ideato da start-upper torinesi, Luca Gaetano
Capula, Alessandro Monticone, Mirko Bretto, Simone Janin e
Riccardo Mazzurco (www.alyt.com). Ubiquicom, fondata da Denis
Errica, ha inventato un sistema per monitorare e interagire con
i lavoratori in ambienti esterni ed interni, per aumentare la loro
sicurezza (www.ubiquicom.it). La start-up inglese Cocoon, invece,
ha ideato un sistema di allarme che consente di monitorare in
tempo reale ciò che succede in casa inviando notifiche e video in
alta risoluzione attraverso l’app dedicata su smartphone (cocoon.
life/). Circle Garage si muove nel settore del wearable: il mercato
delle tecnologie indossabili vale 20 miliardi di dollari. La start-up
di Marco Gaudina ha presentato Hiris, un orologio esagonale
superficiali (www.igea.it), a Tethis, che
si occupa di nanotecnologie applicate alla
diagnostica (www.tethis-lab.com). Siamo stati protagonisti anche di una
prima exit di successo, quella di
Silicon Biosystem, start-up
bolognese che ha sviluppato un
sistema che consente di isolare,
identificare, manipolare e recuperare le cellule tumorali presenti
nel sangue (www.siliconbiosystem.com)».
L’innovazione ormai germoglia anche
nei settori tradizionali,creando nuovi spazi
che conta passi, calorie bruciate, temperatura, ma può anche
essere utilizzato per mixare la musica o controllare un drone,
per alzare il volume dello stereo o accendere il condizionatore
(www.circlegarage.com). L’alternativa italiana ai Google Glass si
chiama GlassUp ed è stata messa a punto da Francesco Giartosio,
Gianluigi Tregnaghi e Andrea Tellatin: basta connetterli in
bluetooth a smartphone o tablet iOs e Android per leggere email,
tweet, ultime notizie (www.glassup.net). Xmetrics è il dispositivo
creato da Andrea Rinaldo e dedicato ai nuotatori, che esamina
le performance in vasca (www.xmetrics.it). Comftech realizza
capi d’abbigliamento in grado di monitorare i parametri vitali dei
neonati (www.comftech.com), mentre Pixie Scientific produce
pannolini hi-tech, in grado di segnalare quando è il momento
del cambio e persino di tenere sotto controllo la salute, testando
le urine raccolte (www.pixiescientific.com). Sensoria, start-up di
Davide Viganò, ha creato calzini che suggeriscono, a chi corre o
cammina, di correggere l’andatura per evitare infortuni (www.
sensoriafitness.com). Lumoback, invece, è una cintura digitale
capace di registrare i movimenti della schiena per segnalare
eventuali errori di postura.
d’investimento.«Vince chi migliora tecnologie,prodotti e regole,ma anche,e soprattutto, chi innova l’approccio al mercato, con piattaforme commerciali e
distributive capaci di raggiungere
meglio il cliente», dichiara Riccardo Masoero, responsabile
territorial & sectorial intelligence
di Unicredit. «A fare la differenza,
una volta avuta l’idea, è la capacità di
raccontare una storia, di fare cultura: è il
valore aggiunto che ha decretato il successo di aziende come Eataly e Moleskine
Semplificare la vita a chi non ha tempo
La vita quotidiana si semplifica con un clic. Le nuove app sono maggiordomi smart
tuttofare. Come Alfred at home di Nicola Russo, che consente di temporizzare gli on/
off di luci e termostati, gestire le videocamere della sicurezza e controllare i consumi in
cloud (www.alfred-home.com). Quokky, di Filippo Veronese, archivia in cloud ogni tipo
di documento, segnala la scadenza di bollette o multe, può comunicare direttamente
con il commercialista (www.quokky.com). Filo è un piccolo device bluetooth che aiuta a
verificare la posizione delle persone e degli oggetti, dai bambini al cane (www.filotrack.
com). Per redigere un contratto di affitto o di lavoro c’è Contrattonline, con un pool di
avvocati che assicura il lavoro in sole 48 ore (www.contrattionline.it). Tiassisto24 è un
car concierge online che fornisce assistenza in caso di incidenti stradali e assegna un
assistente auto personale per gestire documenti, polizze assicurative, bolli e patente,
segnalando le scadenze e le promozioni con i partner convenzionati (www.tiassisto24.
it). Nell’era di internet, anche la spesa si fa online con Supermercato24: si scelgono
prodotti e supermercato e un fattorino recapita tutto a domicilio in un paio d’ore (www.
supermercato24.it). Appeatit, invece, è l’applicazione salva tempo per la pausa pranzo
concepita da Damiano Congedo. Basta scegliere il ristorante, l’orario di prenotazione, il
menù, e il pranzo è servito (www.appeatit.com). Marito a domicilio, infine, offre mani
abili a svolgere lavori di carpenteria e muratura, tinteggiatura e falegnameria, passando
dai lavori idraulici ed elettrici al ritiro merci e pulizie (www.maritoadomicilio.it).
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in tutto il mondo. D’altronde, il made in
Italy si vende da solo, al punto che l’italian
sounding, l’imitazione di prodotti italiani
all’estero, vale 60 miliardi di euro l’anno».
Dello stesso parere Pietro Giuliani
(nel tondo), presidente e amministratore
delegato di Azimut, società leader nel settore dei servizi finanziari, la più grande
in Italia: «La crisi ha messo a dura prova
l’imprenditoria italiana. Probabilmente,
dovremo rinunciare a parte del terziario
per tornare a puntare su quella artigianalità che ci ha reso famosi nel mondo, ma
con una marcia in più: l’intreccio con le
giovani imprese digitali,che consentirà una
più veloce penetrazione dei mercati internazionali».
Per Dario Giudici, fra i fondatori
di SiamoSoci, community di investitori
e start-up, la modalità d’innovazione è il
segreto per far decollare una business idea
e attrarre i capitali in maniera veloce ed
efficace. «I progetti che digitalizzano business consolidati, velocizzano e ottimizzano
i processi e l’accesso a beni e servizi, senza
dovere inventare nuovi mercati,sono quelli che attraggono più facilmente i capitali
degli investitori. Più il settore è maturo, più
avrà bisogno di software e soluzioni che
lo catapultino nell’industria 4.0. Stesso discorso per le app: per avere successo basta
proporre un servizio utile, che semplifichi
la vita di chi lo utilizza. Come Tutored
(www.tutored.it), una piattaforma che offre un servizio di ripetizioni online in
Copertina
Vincere in dieci mosse
L’innovazione è vitale per qualunque azienda. Serve passione e competenze, intuizione e metodo,
investimenti e coraggio... E in più, cinque consigli da seguire e cinque errori da evitare.
CINQUE COSE CHE SERVONO SEMPRE
1. Una buona idea, un’intuizione originale sono ovviamente alla
base dell’innovazione, però si costruiscono studiando il mercato,
i bisogni, le tecnologie.
2. Persone con solide conoscenze sviluppano idee forti, serve
ingegno e know-how accanto al troppo sopravvalutato intuito.
3. Un budget adeguato. Per innovare servono risorse, sebbene
un finanziamento non sia garanzia di successo, perché non basta
spendere per innovare.
4. Soprattutto in una neoazienda, servirà coordinare molte risorse e strutture, avere quello che gli americani chiamano commitment + governance.
5. Dalla nicchia alla massa: se una buona idea resta un prodotto
o servizio su scala ridotta, non porta al successo economico. Deve
invece diffondersi fino a quando sembrerà una non novità, parte
della vita quotidiana. Esempi? Lo smartphone, il pony express...
tutte le principali città universitarie italiane e crea il matching perfetto tra studente e tutor. È stata valutata 1,3 milioni
e ha appena chiuso il fundraising
da 400mila euro. Ma c’è spazio
anche per chi aggrega i contenuti dei social network come Seejay (www.seejay.co), per
marketplace di artigianato del
livello di GenuineItalia (www.
genuineitalia.com), per piattaforme di
condivisione di beni e servizi come Useit
(www.useit.it) o per chi porta il car sharing
elettrico nel Sud Italia, come Zemove
(www.zemove.it)». E per chi fa incontrare
genitori e babysitter (www.lecicogne.net), per
chi vuole condividere Milano con i turisti
di Expo2015 (www.piaceremilano.it), per chi
ha bisogno di riparare l’automobile (www.
riparautonline.com) o lo smartphone (www.
ifix-iphone.com)».
Proprio il telefonino intelligente è alla
base della continua crescita dell’e-commerce, con un incremento del 100% nel
2014 per 1,2 miliardi, su un valore complessivo del settore di 13,3 miliardi. Le
start-up del settore si moltiplicano: delle mille finanziate in giro per il mondo,
54 sono italiane e propongono articoli
legati all’abbigliamento, food&wine, arredamento e design. Quest’ultimo è il
comparto che ha registrato la maggiore
crescita: +100% anno su anno, con vendite passate da 65 milioni nel 2013 a 130
milioni nel 2014.
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CINQUE ATTEGGIAMENTI DA EVITARE
1. Appena si vede qualche primo successo, facile sedersi, ma il
rischio è che l’idea della neoimpresa venga copiata o arrivi un’innovazione che la mette fuori dal mercato.
2. Le idee si comprano? Errato, l’innovazione non è una commodity acquistabile, al massimo si può pagare un brevetto.
3. «Non ci serve»: frase sbagliata, se pure si immagina una neoazienda in settori tradizionali, l’innovazione digitale è decisiva,
Amazon l’ha dimostrato nella tradizionalissima logistica.
4. «Si vince abbassando il prezzo»: sbagliato credere di potersi
differenziare dai concorrenti con il low cost o con caratteristiche
secondarie. Il prodotto o il servizio da lanciare debbono avere un
elemento distintivo e forte.
5. «Tanto non succede»: così risposero dalla Nokia a chi prevedeva
che i telefonini sarebbero diventati piccoli computer. Non saper
leggere i cambiamenti è uno dei principali rischi per un’impresa.
«Per distinguersi dalla concorrenza è
necessario differenziarsi per i servizi offerti e incrementare i tassi di conversione»,
suggerisce Paolo Ainio (nel tondo),
pioniere del Web tricolore, fra gli
inventori diVirgilio, il primo motore di ricerca italiano, presidente
e amministratore delegato di Banzai, piattaforma di e-commerce ed
editoria online che recentemente
si è quotata in borsa. «Ci sono alcuni
elementi che possono fare la differenza,
per esempio la creazione di prodotti uni-
ci, il packaging personalizzato, la consegna
concordata o un punto di ritiro. La necessità di individuare i bisogni e le mutevoli
esigenze dei consumatori sta diventando
ormai imprescindibile in questo settore.
Ma il 2015 sarà anche l’anno della sharing
economy.Alcuni settori, come quello turistico, sono diventati autentici terreni di
sperimentazione. Un perimetro di business che ha subìto in pochi anni uno stravolgimento paradigmatico».
(Hanno collaborato Chiara Cantoni, Fausta
Chiesa, Daniela Fabbri, Andrea Nicoletti)
Creare service per le imprese
Parcellizzare produzioni e funzioni all’esterno non è detto che sia la strategia migliore
per un’azienda, ma crea sicuramente ampi spazi per le neoimprese. Andrea Angelotti,
Andrea Ferretto e Alessandro Cafiero hanno creato Ianuatech (www.ianuatech.it),
con un team di sviluppatori, designer, videomaker, consulenti. SpeedyPress (www.
speedypress.it) è il primo ufficio stampa low cost europeo, i comunicati raggiungono
4.840 redazioni, 29.300 giornalisti e i più importanti blog di settore. Buzzoole (buzzoole.
com) permette alle imprese di identificare gli influencer del proprio mercato e di generare
passaparola su prodotti e servizi. Proteggere dalle truffe e dalle frodi online è il mestiere
di Unfraud (www.unfraud.com), gestita da tre amici d’infanzia, due ingegneri e un
laureato. E siccome in tempi di social network anche un piccolo errore può danneggiare
la reputazione di un marchio, un servizio utile a difendere l’immagine online è quello di
Reputation manager (www.reputazioneonline.it). Meritocracy di Riccardo Galli aiuta le
aziende a trovare talenti presentando il luogo di lavoro con foto e video degli uffici e della
gente che già ci lavora (meritocracy.is). Urban bike messengers (www.urbanbm.it/) unisce
la comodità del pony express alla sensibilità ecologica: tutti i recapiti avvengono in bici.
iCasco, prima carbon service company italiana, offre servizi di gestione e valorizzazione
del portafoglio di crediti ambientali nel sistema di vincoli per la riduzione di CO2 (www.
icasco.it). Greeniant (www.greeniant.net) analizza i consumi di energia registrati dai
contatori, utile alle compagnie erogatrici come agli utenti.