Trieste, 3 aprile 2007

Transcript

Trieste, 3 aprile 2007
OSSERVATORIO SU
GIOVANI & MEDIA
A cura del Corecom FVG
In collaborazione con l’istituto di ricerca SWG
GIOVANI E BULLISMO
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L'indagine è stata condotta online dal Dipartimento Analisi
dell’Opinione Pubblica dell’SWG all'interno di un campione di 1500
giovani internauti di età compresa tra i 14 e i 21 anni
(4 febbraio 2007)
Bologna, 7 novembre 2007
Comitato Regionale per le Comunicazioni FVG
piazza Oberdan 5 - 34133 - Trieste - c.f. 90094340321 - tel. 040 3773889 - fax 040 3773980 - [email protected]
Giovani e bullismo
analisi di
Franco Del Campo
Presentazione.
Il Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia (Corecom FVG) sta
svolgendo da anni un attento monitoraggio sul rapporto, sempre più stretto, tra i giovani e il
complesso mondo dei media, ed ha istituito un “Osservatorio su Giovani&Media”, realizzato
con la collaborazione dell’istituto di ricerca SWG su un campione significativo di “internauti”
(dai 14 ai 21 anni).
Leggere la frastagliata costellazione giovanile attraverso il filtro dei media, permette di
cogliere anche elementi più profondi della loro identità (o meglio della ricerca di un’identità),
dei loro comportamenti, dei loro valori, ma anche delle loro paure, ansie ed aspettative.
All’interno dell’Osservatorio su Giovani&Media c’è un capitolo dedicato al fenomeno del
“bullismo”, che è stato presentato all’opinione pubblica come una nuova “emergenza
giovanile”, soprattutto perché si sono moltiplicati i video lanciati per “gioco” e/o
esibizionismo dentro la rete.
I dati raccolti sono –a nostro avviso- preziosi, perché cercano di offrire delle risposte (parziali
fin che si vuole) per cercare di conoscere i nostri giovani al di là degli stereotipi e delle facili
semplificazioni che troppo spesso il dibattito mediatico propone.
Memoria e contesto.
Prima di affrontare ed analizzare i dati raccolti, credo che tutti gli adulti dovrebbero fare uno
sforzo di memoria e di contestualizzazione, per non cadere troppo facilmente nello scandalo e
nella meraviglia che il fenomeno del bullismo suscita in tutti noi.
Il bullismo, la violenza dei giovani sui giovani, è sicuramente uno scandalo, un “inciampo”
nella vita di moltissimi giovani (quasi uno su due, come vedremo), ma non è una novità, non è
l’ennesima degenerazione di questo nostro mondo contemporaneo.
Il bullismo non inizia e non finisce da quando è entrato nei video-telefonini, viaggia in
internet ed è dilatato dai media.
La violenza sui giovani e dei giovani sui giovani è antica quanto l’umanità, da quando gli
uomini si sono organizzati in tribù, in gerarchia sociale fondata sull’appartenenza e sui riti
dell’iniziazione.
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Comitato Regionale per le Comunicazioni FVG
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L’iniziazione maschile è quasi sempre cattiva e violenta, tipica di una società che pretende di
definire quando si diventa “veri uomini” attraverso prove difficili e/o crudeli imposte a chi
vuole entrare nel clan o la tribù (il segnale che le ragazze diventano donne è più semplice e
fisiologico e non necessita di particolari rituali).
Gli adulti, almeno quelli di una certa età, si ricorderanno delle “matricole” (qualcuno ne ha
nostalgia?), il rito d’iniziazione spesso violento e volgare che veniva imposto dagli “anziani”
a chi entrava all’università o partecipava alle prime gare in campo sportivo. Un rito
“aristocratico”, che si trasferiva di generazione in generazione (in parte interrotto dalla
scolarizzazione di massa e dai principi egualitari del ’68).
Un film di De Niro, “The Good Schepherd”, racconta come veniva selezionata la classe
dirigente americana, negli anni ’40 e ’50, nelle grandi università come Yale, con riti che
aprivano la porta della Cia e della stessa Casa Bianca (è il caso degli affiliati alla società
“segreta” degli “Skuls”): gli “iniziati” dovevano lottare nudi nel fango mentre gli anziani
urinavano su di loro insultandoli (ma così si creava lo spirito di “corpo” o di casta e si
diventava degli “eletti”).
Non era, forse, bullismo?
Oggi parliamo, denunciamo, esecriamo il bullismo e la violenza dei giovani sui giovani, ma
non meravigliamoci. Se la memoria individuale non basta affidiamoci alla letteratura che ci
racconta il tempo e il mondo.
Il libro che per decenni ha provveduto alla formazione civica di milioni di italiani, “Cuore”,
delinea l’archetipo del bullo, l’infame Franti, ironicamente elogiato da Umberto Eco nel
“Diario minimo” (1963). Franti, il bullo (la parola ancora non esisteva) ride quando passa un
soldato zoppo e ai funerali del re. Franti “è malvagio”, deride e tormenta i più deboli, odia il
maestro, che a sua volta “finge ogni tanto di non vedere le sue birbonate”.
De Amicis, senza internet e you tube, aveva già visto e descritto tutto (compresi i docenti
ripresi dai video-telefonini in classe, che fingono di non vedere gli episodi di violenza che
esplodono in classe).
Ma aveva già visto tutto anche Charles Dickens quando ci racconta la condizione di bambini
ed adolescenti nel cuore della rivoluzione industriale; o il “Signore delle mosche”, che ci
ricorda –qualora ce ne fosse bisogno- che i bambini non sono buoni per natura; o i “Ragazzi
della via Pal” , scritto 100 anni fa, ci descrive una violenza ordinata e militarizzata, attraverso
la quale i giovani di inizio ‘900 imparano assai presto l’arte e la cultura della guerra
(naturalmente quella “giusta”).
Bullismo “mediatizzato”.
Certo il bullismo odierno ci appare particolarmente stupido, “inutile” e becero. Forse è il
risultato di una società de-ritualizzata e de-sacralizzata, ma non per questo le violenze e le
sofferenze di oggi fanno meno male di quelle di ieri (o dell’altro ieri).
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Certo il bullismo odierno si è “sintonizzato” con la nostra contemporaneità: si è
“mediatizzato” e si è “massificato”.
Certo il bullismo odierno ha un “quid” aggiuntivo dovuto alla tecnologia diffusa (in modo
particolare tra i giovani), che attraverso i video-telefonini permette a tutti di diventare registi
della propria quotidianità, di conquistare qualche frammento di notorietà in internet,
affidandosi ai canoni che garantiscono il successo in televisione e al cinema: sesso e violenza.
Ma attenzione: il bullismo esprime una violenza stupida e vigliacca, senza mediazione e/o
riflessione; la violenza del più forte contro il più debole, del più grande contro il più piccolo,
spesso del branco contro il singolo, meglio se “diverso” o femmina.
Dentro il bullismo contemporaneo c’è un surplus di esibizionismo, eccitato da modelli
televisivi, che si lasciano andare alla rissa e/o alla volgarità (alla quale, troppo spesso, non si
sottrae nemmeno la politica e la nostra “classe dirigente”, quando appare in televisione).
Il bullismo, oggi, è uno scandalo moltiplicato dalla tecnologia che fa convergere la vanità
mediatica con i telefonini, i video ed internet.
Ascolto e regole.
Dobbiamo, allora, ri-conoscere origine e natura di questo fenomeno, per contrastarlo con la
conoscenza, il dialogo educativo, ma anche con il rigore nell’applicazione delle regole che
devono essere spiegate e condivise. Senza distrazioni da parte degli adulti, che non possono
guardare dall’altra parte o sorprendersi.
La soluzione, se esiste, è nella parola (logos), nelle regole, nell’esempio che gli adulti devono
dare.
Ricordiamoci che i giovani che non sono quelli “pubblicizzati” dai media e da una cronaca
nera sempre ingorda di immagini e di violenza.
I nostri giovani forse sono più bravi di noi a navigare in internet, ma per il resto vivono,
soffrono, sperano e crescono -più o meno- come hanno fatto i giovani di tutti i tempi.
E poi sono davvero il nostro futuro, un futuro che non dobbiamo permettere a nessuno di
rovinare (neanche a loro stessi).
franco del campo
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Analisi.
Le paure. Quasi un giovane su due ha subito forme di violenza da parte di qualche “bullo”
(44%) o ha assistito ad episodi di bullismo (40%). I giovani, quindi, sono immersi –
soprattutto dentro la comunità scolastica- in un ambiente di sottile e diffusa violenza, in cui si
stabiliscono le relazioni ma anche i rapporti di forza (psicologica e/o fisica).
Due sono gli aspetti che provocano maggiore sofferenza: essere offesi per il proprio aspetto
fisico (46%) e il timore che vengano messe in giro voci sul proprio conto (32%). Aspetto
fisico e “reputazione” sono due momenti cruciali nella definizione dell’identità di ogni
giovane, che in questa età si delinea e costruisce faticosamente confrontandosi con gli altri.
Apparentemente ridotto, ma non troppo, il bullismo caratterizzato da motivi etnici e/o
religiosi (12%).
I luoghi. Il luogo più a rischio per chi teme di essere vittima del bullismo è soprattutto la
scuola (45%) e, più in generale, i luoghi pubblici e di aggregazione giovanile (26%), come bar
e discoteche, in cui bisogna conquistarsi ruolo e spazio sociale.
E’ tutto il territorio e i percorsi in cui si muovono i giovani che possono diventare minacciosi
e nascondere il rischio di subire violenza. Un’ansia sottile non abbandona mai chi si sente
esposto a forme di bullismo, alla fermata dell’autobus, nel tragitto tra casa e scuola, nei
giardini, nei parchi pubblici o luoghi isolati e bui. Solo con il tempo e faticosamente il
territorio diventerà meno ostile e sicuro.
Amici. Ma a chi chiedono aiuto i giovani quando si sentono sotto tiro e bersaglio di violenze e
bullismo? Il rifugio principale è ancora la famiglia. Sono soprattutto i genitori (32%) ad
essere al loro fianco, seguiti da vicino dagli amici (27%), ma non hanno un ruolo secondario
anche le autorità competenti (23%).
Stupisce, invece, la marginalità –almeno su questi argomenti- della figura dei docenti (10%)
come figura di riferimento per difendersi dai soprusi che vengono vissuti soprattutto a scuola.
Quest’ultimo dato è forse il più inquietante e dovrebbe far riflettere.
Solo una piccola minoranza (4%) rimane chiusa in se stessa e non si confida con qualcuno,
ma sono questi i soggetti probabilmente più deboli, che hanno più bisogno di aiuto ed ascolto.
Vittime. Nonostante tutto, emerge in modo evidente un generalizzato rifiuto etico nei
confronti del bullismo, che diventa particolarmente odioso quando si rivolge contro i più
deboli, i disabili (65%), più esposti alla stupida e vigliacca violenza (l’abbiamo vista in
internet e moltiplicata sui telegiornali) di chi si “diverte” tormentando gli altri.
Più lontane, nelle risposte dei giovani, la percezione del rischio e la condanna nei confronti di
altre vittime designate, come le ragazze (17%) e chi è di razza o religione “diversa” (10%).
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Domande/Risposte
1) Ti è mai capitato :
di essere offeso per il tuo aspetto
fisico
di essere offeso per le tue origini,
religione o provenienza geografica
di subire offese o insulti di altro tipo
di subire furti
di subire danni alle tue cose
di essere aggredito fisicamente
di essere isolato dai tuoi coetanei
di essere preso continuamente in giro
che vengano o venissero messe in
giro storie sul tuo conto
di assistere ad episodi di bullismo
raramente o
mai
28
Σ spesso +
qualche
volta
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6
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8
8
3
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12
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20
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32
56
81
80
88
80
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68
21
19
40
60
abitualmente
o spesso
qualche
volta
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2) In quali dei seguenti luoghi temi maggiormente di poter essere vittima di episodi di
bullismo?
a scuola
nel tragitto casa-scuola
alla fermata dell'autobus
nei mezzi pubblici
nei locali pubblici (bar, discoteche)
in parchi, giardini, cortili e altri luoghi di aggregazione giovanile
negli spogliatoi di centri sportivi
in luoghi isolati e/o bui
in tutti questi luoghi
normalmente non temo di essere vittima di episodi di bullismo
(*) somma risposte consentite
(*)
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26
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3
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3) E a chi ti rivolgeresti se ti capitasse di esser vittima o di assistere ad un episodio di
bullismo?
ai genitori
ad un amico
ad un insegnante
alle autorità competenti
a nessuno, non ne parlerei
preferisco non rispondere
32
27
10
23
4
4
4) Personalmente consideri più gravi gli atti di bullismo verso:
una ragazza
una ragazzo/a di razza diversa
un ragazzo/a di religione diversa
un ragazzo/a disabile
preferisco non rispondere
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2
65
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Conclusioni
La scuola, come ogni altro luogo di aggregazione nasconde, nel suo tessuto di relazioni tra
coetanei, una cultura di violenza poco presa in considerazione dagli adulti. Infatti le sfide più
grandi che i ragazzi e le ragazze devono affrontare non sono tanto le interrogazioni o gli
esami, ma il processo di inserimento nel gruppo dei coetanei e il bisogno di “sentirsi parte”, di
essere accolti e valorizzati, spesso deve essere pagato a caro prezzo.
Parolacce, offese e "prese in giro", ma anche minacce, botte e danni alle proprie cose. Sono
questi gli atti di prevaricazione e violenza che i ragazzi denunciano più frequentemente.
Ma il fenomeno esiste ed è sempre esistito. Adesso lo vediamo moltiplicato grazie o a causa
della tecnologia diffusa che abbiamo a disposizione.
Sarebbe grave ridurre il bullismo a una “moda mediatica”, che emerge solo quando appare
sulla televisione e sui giornali e scompare quando viene sostituito da qualche scandalo più
interessante e vendibile (per esempio “vallettopoli”).
Per questo la vigilanza e l’attenzione deve essere continua.
Per non lasciare solo chi soffre e chiede aiuto in silenzio.
Franco Del Campo
Presidente Corecom FVG
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Franco Del Campo, nato a Trieste il 18 marzo 1949, è presidente del
Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia
(Corecom FVG) dal 6 ottobre 2003.
Docente di Filosofia al Liceo “Petrarca” di Trieste, professore a contratto
all’Università di Trieste in “Teoria e tecniche della Comunicazione
Pubblica”, è giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dal 1978.
E’ stato direttore di “Impresa & Economia”, annuario economico del
Friuli Venezia Giulia, ed ha collaborato con testate nazionali come “La
Repubblica”, “Il Corriere della Sera”, “Il Sole-24 ore”, e giornali e
televisioni locali.
E’ autore e coautore di numerose pubblicazioni e ricerche di carattere
storico, formativo e sociologico.
In passato ha svolto un’intensa attività sportiva, conquistando numerosi
record e titoli italiani e –primo italiano nella storia del nuoto- due finali
alle Olimpiadi (100 e 200 dorso a Città del Messico nel 1968), diventando
poi tecnico della nazionale italiana di nuoto.
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