Un trittico di assaggi

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Un trittico di assaggi
Un trittico di assaggi
Scritto da Giemme
Domenica 14 Settembre 2008 12:18 - Ultimo aggiornamento Martedì 02 Dicembre 2008 16:19
Grossi dubbi aleggiavano sul Livorno Calcio al termine dell'ultimo infausto campionato
terminato con l'amara retrocessione. Con l'ultimo posto in classifica sembrava naufragare
anche il progetto di Spinelli che dopo averci fatto riassaporare la ribalta dell’elite del calcio,
adesso appariva inesorabilmente giunto al capolinea.
Voci di vendita della società si inseguivano nell'estate a quelle forse più minacciose dello
smantellamento della squadra con la cessione dei pezzi da 90 (magari un po' da meno…vista
l'ultima serie A). L’addio al portiere azzurro Amelia poteva rappresentare l’apertura della porta
verso un esodo massiccio di "talenti". Nonostante le continue smentite di Sciù Aldo, il popolo
amaranto intento a godersi il solleone era quantomeno scettico sulle potenzialità del Livorno in
costruzione.
La speranza però da subito, aveva nome e cognome, quelli del nuovo tecnico Leonardo Acori,
allenatore in grado di produrre negli ultimi anni davvero un bello spettacolo col suo Rimini.
Il rientro dei figliol prodigi Danilevicius e Paulinho andavano a completare una rosa fatta di
giovanotti di belle speranze presi in prestito o in comproprietà con la scommessa di farli
sbocciare.
Al termine del mercato arrivavano davvero buone notizie, nonostante diversi tira e molla infatti
sia Diamanti che Pulzetti (i più richiesti), ma anche Tavano, Bergvold ed i Filippini brothers
rimanevano in amaranto dando il chiaro segnale di come la squadra nella cadetteria avrebbe
potuto svolgere un ruolo da protagonista.
Le prime partite ufficiali della stagione confermavano le rosee previsioni con vittorie nette in
Coppa Italia prima in casa col Novara e poi a Crotone con l’identico punteggio di 3-0. La
squadra appariva da subito in grado di applicare al meglio il credo calcistico di mister Acori fatto
di un gioco spumeggiante improntato all’attacco.
L’inizio della serie B avrebbe dovuto svelarci il vero volto del Livorno, farci capire quale sarebbe
potuto essere il ruolo della squadra amaranto durante la stagione. Il primo ciclo di incontri ci ha
così portato in dote 5 punti in tre partite con due trasferte e la chiara sensazione che i ragazzi
possano davvero essere protagonisti in questa annata. Ma andiamo per ordine.
La prima uscita in campionato per gli Acori’s boys è avvenuta al Partenio di Avellino contro la
squadra locale ripescata all’ultimo momento in seguito alla rinuncia del Messina. Il divario tra le
contendenti è apparso subito netto con il Livorno padrone assoluto del campo per quasi tutto
l’incontro, di fronte ad una squadra apparsa assemblata all’ultimo istante. La tripletta di Ciccio
Tavano ha poi rappresentato il sigillo a fuoco su una partita importante da aggiudicarsi per
iniziare bene il campionato.
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Il neocapitano amaranto (per la squalifica di Grandoni) già a segno nelle due precedenti partite
di Coppa Italia è apparso rinato rispetto al girone di ritorno dello scorso anno, mettendo in
mostra oltre alle ben note doti tecniche anche una velocità di esecuzione ed una
determinazione difficilmente riscontrabili nelle sue prestazioni del recente passato.
Dopo la vittoria per 3-1 nel bell’esordio in trasferta, il Livorno ha poi ricevuto all’Ardenza il
Mantova del presidente Lori rinforzato in estate dall’acquisto di Locatelli per un tridente da
favola con Godeas e Corona. Partita verità con una delle favorite alla vittoria finale che ha visto
una gran prestazione della squadra di Spinelli, un po’ a dire il vero ingenua in difesa e forse non
cattiva al punto giusto sottorete. Al termine anche gli errori dell’arbitro Trefoloni (tra gli altri è
apparsa eccessiva l’espulsione di Diamanti) hanno inciso sul pareggio per 1-1 determinato dalle
reti di Giorgio Corona e Antonio Filippini. Il terzo incontro è storia recente con la partita giocata a Piacenza (stadio che evoca ricordi di
promozione in A) contro la squadra di Mister Pioli apparsa in fase di sperimentazione e con le
idee ancora non ben chiare. Il Livorno avrebbe potuto e dovuto approfittare dei problemi
psicologici della squadra emiliana minata dalla recente sconfitta di Grosseto prima e poi
dall’eurogol di Ciccio Tavano che li aveva portati in svantaggio. Avanti di una rete e con un
avversario allo sbando è mancato il colpo del killer, l’affondo per chiudere l’incontro riportato poi
in equilibrio da Graffiedi abile a sfruttare alcune imprecisioni difensive (Rosi-Volpe prima e De
Lucia poi). L’1-1 finale ha lasciato nella truppa amaranto l’amaro in bocca per un occasione non
sfruttata al meglio, ma al contempo la sensazione che questa squadra potrà dire la propria su
tutti i campi.
Analizzando reparto per reparto vediamo come si sono comportati i ragazzi di Acori in questo
primo scorcio di stagione.
Portiere
De Lucia: non far rimpiangere Amelia sembra impresa titanica, ma il buon Alfonso da Nola dà
l’impressione di essere concentrato, reattivo e pronto al massimo impegno. Alcune carenze
tecniche lo penalizzano portandolo ad errori soprattutto in uscita (vedi pareggio di Graffiedi a
Piacenza). Incolpevole sulle altre reti di Szatmari ad Avellino e di Corona all’Ardenza.
Difesa
In tutti e tre gli incontri Mister Acori ha sempre schierato un difesa a 4 con Rosi e Bonetto sugli
esterni e la coppia Miglionico-Terranova centrali. Il secondo poi sostituito alla fine del primo
tempo col Mantova ed a Piacenza da Perticone. Sulle fasce la squadra sembra essere ben
equilibrata con Bonetto ottimo giocatore per la categoria e Rosi dalle grandi doti fisiche capace
di saltare l’uomo con estrema facilità ma che deve crescere molto in fase difensiva.
I centrali in attesa del rientro della chioccia capitan Grandoni sono giovani con buone
caratteristiche di base soltanto forse un po’ acerbi (vedi l’ingenuità di Miglionico nell’occasione
della rete di Corona alla seconda di campionato). Giocando dovrebbero migliorare l’intesa e
dare più compattezza al reparto arretrato.
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Centrocampo
Anche la mediana è stata sempre schierata con lo stesso modulo a 3, con interpreti Bergvold, Loviso e Filippini A. ad Avellino e col Mantova e con Pulzetti per Loviso a Piacenza. Il migliore è
risultato sempre Antonio Filippini che dopo le voci di trasferimento è tornato quello di un paio di
stagioni fa, abile nel recuperare palloni, pressare, ma anche creare gioco (assist a Danilevicius
a Piacenza) e concludere (rete col Mantova).
Bergvold deve ancora trovare la migliore condizione ma è un giocatore dalle indiscusse qualità
sul quale scommettiamo ad occhi chiusi.
Loviso dà equilibrio al reparto e se sembra talvolta rallentare un po’ il gioco appare utile per
mantenere il possesso palla.
Per quanto riguarda Pulzetti il discorso è diverso, visto che fino allo scadere del calciomercato
sembrava in procinto di essere trasferito. E’ rientrato così nei ranghi in ritardo e soltanto dal
finale della partita con il Mantova ha iniziato a dare alla squadra il suo sostanzioso ed
insostituibile apporto.
Attacco
Tridente fisso con Diamanti, Danilevicius e Tavano alla prima, Paulinho, Diamanti e Tavano in
casa col Mantova e Danilevicius, Volpe e Tavano a Piacenza. L’esplosione di ciccio lo
scugnizzo è fotografata dalle 4 reti in 3 partite (più 2 su 2 in Coppa Italia) che lo rendono
l’autentico leader di una squadra a trazione anteriore. Scatti, rapidità di tiro, determinazione ed
un’ottima tenuta fisica allontanano il ricordo di un giocatore triste, spento quale quello del finale
della stagione scorsa.
Diamanti potrebbe rappresentare l’autentico valore aggiunto per questa squadra con un tiro
difficilmente riscontrabile alle latitudini di questa categoria. Una maggiore disciplina tattica e un
netto miglioramento sul piano disciplinare (espulsione eccessiva col Mantova) lo renderebbero
una autentica star della serie B.
Danilevicius fin’ora ha lavorato duro per la squadra mantenendo alte le fila amaranto, ma tanto
lavoro oscuro ha inficiato negativamente sulla lucidità sottoporta. Due errori clamorosi nelle due
trasferte di Avellino e Piacenza a tu per tu con il portiere avversario gridano ancora vendetta.
Paulinho purtroppo è la nota dolente di questo inizio di stagione. Impiegato nell’esordio
casalingo col Mantova ha palesato un ritardo di condizione ed una mancanza di cattiveria ormai
cronica che fanno disperare sul suo completo lancio verso un rendimento accettabile. Farlo
giocare poi da prima punta non aiuta certo il brasiliano che riteniamo non avere bisogno di alibi
per le sue grigie prestazioni.
Buone notizie arrivano invece da Volpe, tartassato l’anno scorso da infortuni e che adesso
sembra essere tornato il giocatore di talento della primavera della Juventus. Cambio di ritmo,
dribbling e facilità di tiro in porta sono le caratteristiche mostrate in quest’avvio di stagione dove
l’affiatamento campano tra Tavano e Volpe sembra andare al di là dei simpatici siparietti post
reti realizzate, e promettere grosse cose.
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