l`effetto placebo - ISIS "GIULIO NATTA"

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l`effetto placebo - ISIS "GIULIO NATTA"
I.S.I.S “GIULIO NATTA”
BERGAMO
ANNO SCOLASTICO 2013/2014
L'EFFETTO PLACEBO
Viaggio tra mente e corpo
di Paola Bonetalli
classe 5C LST
INDICE
1. INTRODUZIONE
pagina 2
2. SISTEMA OPPIOIDE
pagina 5
2.1.
Cosa è?
2.2.
neurotrasmettitori
2.3.
Oppioidi endogeni
3. AMMINOACIDI E PEPTIDI
3.1.
amminoacidi
3.2.
peptidi
3.3.
strutture di peptidi e proteine
4. SVEVO E “LA COSCIENZA DI ZENO”
4.1.
vita
4.2.
idee e poetica
4.3.
“la coscienza di Zeno”
3.1.
contesto storico
3.2.
breve trama
3.3.
analisi psicologica di Zeno
pagina 9
pagina 12
pagina 13
5. JOYCE AND VIRGINIA WOOLF: THEIR INFLUENCE ON SVEVO pagina 15
1
5.1.
influenza di Joyce su Svevo
5.2.
trama “Mrs Dalloway”
5.3.
temi in comune con “la coscienza di Zeno”
6. CONCLUSIONI
pagina 18
7. BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
pagina 19
INTRODUZIONE
Il cervello, l'organo che risponde al volere umano. Ci siamo mai chiesti come noi
possiamo condizionare il nostro corpo? Tra i vari fattori in grado di influenzare il
corpo, quello psicologico risulta essere determinante. Perciò mi sono concentrata
sugli effetti che ha la mente sul nostro organismo. Uno tra i più conosciuti è l'effetto
placebo, ovvero la conseguenza di una somministrazione di un farmaco placebo.
Quest'ultimo è una sostanza che non contiene un principio attivo ma provoca
comunque una risposta del cervello; perché? Ciò è determinato dalle aspettative
che si crea il paziente riguardo il farmaco, il semplice aspettarsi un beneficio
terapeutico causa la produzione di endorfine che, grazie alla loro funzione
analgesica, portano al miglioramento fisico del paziente. Può capitare che il
placebo abbia più effetto rispetto al principio attivo, per questo motivo viene
utilizzato nei trials clinici come oggetto di paragone per testare la validità e
l'efficacia di una terapia. Il placebo ha effetto su malattie mentali e disturbi
psicosomatici e somatici quali il dolore, l'ansia, la depressione, o in alcuni casi
disturbi del movimento. Uno studio del 1998 ha dimostrato che l'80% delle persone
a cui viene somministrato un placebo riscontra un miglioramento fisico proprio
grazie ad esso. È possibile insegnare al nostro cervello a liberare endorfine e
limitare la produzione di CCK (coleicistochinina) che produce l'effetto contrario
dell'effetto placebo (effetto nocebo). Il paziente può essere sottoposto ad un
meccanismo di condizionamento che consiste nell'associare due stimoli
ripetutamente per far si che il cervello risponda ad un nuovo stimolo. Un esempio
lampante e quello dell'aspirina. L'aspirina è un farmaco che contiene acido
acetilsalicilico (principio attivo). Solitamente viene somministrata sotto forma di
compresse tonde e bianche; dopo alcune somministrazioni di aspirina con quella
forma farmaceutica si è verificato che qualsiasi compressa bianca e tonda avrà lo
stesso effetto sul paziente.
Nel1994 sono stati identificati una serie di fattori che annullano o rinforzano l’effetto
placebo, legittimandone così l’esistenza:
•
2
le iniezioni sono più efficaci delle compresse a parità di dosaggio
•
le compresse più grosse sono più efficaci di quelle piccole;
•
gli attestati appesi alle pareti dello studio del medico aumentano l'efficacia
L'effetto placebo, di un qualsiasi medicinale prescritto, si verifica solo e solo se
sono presenti determinate condizioni:
1) il meccanismo di condizionamento è molto importante, alcuni soggetti
potrebbero far fatica ad “insegnare al proprio cervello” a rispondere a
determinati stimoli
2) componente genetica del paziente
3) autosuggestione; spesso le persone insicure e ansiose sono i soggetti su cui
ha maggiore effetto il placebo
4) componente psicologica. Il paziente è completamente affidato al suo medico,
quest'ultimo deve essere in grado di condizionare verbalmente il paziente al
momento della somministrazione del placebo. Il paziente deve essere
convinto che quel farmaco lo farà stare meglio altrimenti si otterrà l'effetto
opposto.
Nell'ultimo caso subentra un problema etico. Il rapporto medico-paziente è
fondamentale, infatti, è basato su un rapporto di fiducia. Se il paziente scopre che il
farmaco somministrato è in realtà un placebo e non una medicina, come gli era
stato fatto credere, questo rapporto di fiducia non viene rispettato e il paziente si
sente ingannato. E' possibile mantenere questo rapporto saldo nonostante la
somministrazione di un placebo. Il medico deve essere abile a raccontare la verità
riuscendo comunque a condizionare il paziente. Per esempio, potrebbe utilizzare
frasi come: “le sto per somministrare un farmaco che la farà stare bene” oppure
“questo è un farmaco che attiverà la produzione di endorfine nel suo cervello e la
farà sentire meglio”.
E' interessante vedere come alcuni autori del '900, italiani e non, come Svevo e
Virginia Woolf, trattino dell'influenza della psicologia sulla salute umana e delle
relative conseguenze che porta nei rapporti sociali ed interpersonali.
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IL SISTEMA OPPIOIDE
Il sistema oppioide è un sistema neurochimico di trasmissione formato da peptidi
oppioidi naturali che esercitano un'azione analgesica interagendo con recettori
specifici.
Questo sistema esplica importanti effetti sul controllo spinale e sovraspinale del
dolore; sull’attenzione, sull’apprendimento associativo, e in particolare sulla
gratificazione. Esso facilita l’apprendimento degli eventi associati all’attivazione del
circuito neuronale e favorisce la ripetizione dell’esperienza che rappresenta il
principale stimolo all’abuso di droghe. I peptidi oppioidi fanno parte della categoria
dei neuropeptidi, dei neurotrasmettitori.
I neurotrasmettitori sono sostanze chimiche che mediano la propagazione
dell’impulso nervoso tra due strutture collegate da una sinapsi chimica. Nella
sinapsi il neurone pre-sinaptico, secerne un ‘quanto’ di neurotrasmettitore
(corrispondente allo svuotamento di una vescicola sinaptica) nello spazio sinaptico.
Il neurotrasmettitore si lega a un recettore presente sulla membrana dell’elemento
post-sinaptico in modo da favorire o inibire l’insorgenza di un potenziale d’azione. I
neurotrasmettitori quindi agiscono su organi bersaglio distanti dal sito della loro
produzione.
Per funzionare da neurotrasmettitore, una sostanza deve soddisfare diversi criteri:
• deve essere sintetizzata nel neurone presinaptico
• deve essere liberata in seguito all’arrivo di un potenziale di azione in quantità tali
da indurre nel neurone postsinaptico o nell’organo bersaglio una risposta
apprezzabile;
• deve essere introdotta in concentrazioni adeguate a produrre gli stessi effetti del
neurotrasmettitore endogeno;
• il suo effetto può essere bloccato da antagonisti competitivi;
• deve esistere un meccanismo specifico che metta fine alla sua azione.
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In relazione al tipo di risposta prodotta, i neurotrasmettitori possono essere
eccitatori o inibitori, cioè possono rispettivamente promuovere la creazione di un
impulso nervoso nel neurone ricevente o inibire l'impulso.
Sulla base della dimensione, i neurotrasmettitori possono essere distinti in
neuropeptidi e piccole molecole. I neuropeptidi comprendono dai 3 ai 36
amminoacidi, mentre nel gruppo delle piccole molecole ci sono amminoacidi
singoli, come il glutammato. I due gruppi di neurotrasmettitori presentano anche
modalità di sintesi e rilascio differenti.
Ci sono due gruppi di trasmettitori sinaptici: quello costituito da trasmettitori a basso
peso molecolare a rapida azione e il gruppo dei neuropeptidi di dimensioni maggiori
ad azione più lenta.
Il primo gruppo è composto da trasmettitori responsabili della maggior parte delle
risposte immediate del sistema nervoso, come la trasmissione di segnali sensoriali
al cervello e di comandi motori ai muscoli. I neuropeptidi sono, invece, implicati
negli effetti più prolungati, come le modificazioni a lungo termine del numero di
recettori e la chiusura o l'apertura prolungata di alcuni canali ionici.
I neuropeptidi vengono sintetizzati come parti di grosse molecole proteiche dai
ribosomi del soma neuronale. Tali proteine sono subito trasportate all'interno del
reticolo endoplasmatico e quindi all'interno dell'apparato del Golgi, dove avvengono
due cambiamenti. Dapprima, la proteina da cui originerà il neuropeptide viene
scissa enzimaticamente in frammenti più piccoli, alcuni dei quali costituiscono il
neuropeptide come tale oppure un suo precursore; in seguito, l'apparato di Golgi
impacchetta il neuropeptide in piccole vescicole che gemmano da esso.
Successivamente le vescicole sono trasportate alle estremità delle terminazioni
nervose, pronte per essere liberate nel terminale nervoso all'arrivo di un potenziale
d'azione. In genere i neuropeptidi vengono liberati in quantità molto minori rispetto
ai neurotrasmettitori a basso peso molecolare, ma ciò è compensato dal fatto che i
neuropeptidi sono assai più potenti.
I peptidi oppioidi sono sostanze (naturali o sintetiche) che presentano gli effetti
dell’oppio e del suo costituente principale, la morfina.
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Vengono attualmente distinte 3 famiglie di peptidi oppioidi, ognuna derivante da
uno specifico precursore, distinte prevalentemente per le modalità di sintesi e per la
distribuzione all’interno del sistema nervoso centrale: le encefaline, le endorfine e le
dinorfine.
•
Le encefaline derivano dalla scissione di un polipeptide precursore composto
di 265 aminoacidi, la proencefalina. La loro distribuzione è ubiquitaria nel
sistema nervoso centrale, con maggiori concentrazioni a livello
dell’ipotalamo, dell’amigdala e dei nuclei della base.
•
Le endorfine derivano da un precursore polipeptidico di 239 aminoacidi, la
propiomelanocortina (POMC). La maggior concentrazione di endorfine è a
livello dell’ipofisi anteriore e intermedia. Nel sistema nervoso centrale,
viceversa, la quota maggiore di endorfine risulta a livello del nucleo arcuato
dell’ipotalamo.
•
Le dinorfine derivano dal precursore prodinorfina. Si trovano soprattutto
concentrate nell’ipofisi posteriore e, per quanto riguarda il sistema nervoso
centrale; nell’ipotalamo, nell’ippocampo, nel mesencefalo, nel corpo striato e,
in minor misura, a livello corticale e cerebellare.
I peptidi oppioidi, a livello centrale, causano la diminuzione della sensazione
dolorosa, deprimono il respiro, inducono catalessia e movimenti stereotipati. A
livello periferico, gli stessi peptidi causano la riduzione della secrezione gastrica
acida, il prolungamento del tempo di svuotamento gastrico e del tempo di transito
intestinale (costipazione).
Contrariamente agli altri neurotrasmettitori, i peptidi del sistema oppioide non
vengono recuperati dopo il loro rilascio, ma sono rimossi dallo spazio sinaptico per
azione di proteasi specifiche che digeriscono il peptide e lo trasformano in un altro
con funzioni diverse spesso opposte a quelle del peptide originario.
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Nel sistema nervoso centrale e periferico, sono stati identificati diversi tipi di
recettori oppioidi che trasducono il messaggio oppioide: i recettori μ, k e δ.
•
μ: generano analgesia a livello sovra spinale
•
k: hanno elevata affinità di legame con le dinorfine, generano analgesia a
livello spinale
•
δ: hanno alta affinità di legame con le encefaline; non generano analgesia,
ma diminuiscono il transito intestinale e deprimono il sistema immunitario.
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Peptidi e amminoacidi
Abbiamo parlato di peptidi oppioidi e amminoacidi, ma che composti sono?
Gli amminoacidi sono acidi carbossilici che presentano un gruppo amminico legato
al carbonio in α.
Finora, in natura, sono stati trovati più di 1000 amminoacidi, ma solo 20 di essi
rivestono una importanza speciale. Questi 20 amminoacidi sono i mattoni con cui
sono costruite le proteine; 12 li sintetizza il nostro corpo, 8 dobbiamo acquisirli.
Essi differiscono per il gruppo R che è legato al carbonio alfa. Le proprietà degli
amminoacidi variano al variare della struttura di R.
La Glicina è l’amminoacido più semplice (R = H) ed è achirale. Tutti gli altri alfaamminoacidi che sono presenti nelle proteine hanno almeno un centro stereogeno
(carbonio legato a 4 sostituenti differenti).
Gli alfa-amminoacidi presenti in natura presentano tutti una configurazione L:
gli amminoacidi sono composti anfoteri nel senso che si possono comportare sia
come acidi, sia come basi. In soluzione acida (pH basso) l'amminoacido si trova
nella forma di ione ammonio sostituito; in soluzione basica (pH alti) l'amminoacido è
presente, invece, come ione carbossilato sostituito; a un valore intermedio di pH
l'amminoacido è presente in forma di ione dipolare (zwitterione).
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Il pH al quale la concentrazione dello zwitterione è massima è definito punto
isoelettrico (pI).
Al punto isoelettrico un amminoacido non ha una carica netta e quando è posto in
un campo elettrico non si ha migrazione di materia né al catodo né all’anodo.
L’unione di due o più molecole di amminoacidi dà origine ad un peptide,
caratterizzato da legami peptidici: un legame chimico di tipo ammidico che si forma
tra il gruppo α-carbossilico di un amminoacido e il gruppo α-amminico di un altro
amminoacido con la perdita di una molecola di acqua. Il legame peptidico è
costituito dal raggruppamento racchiuso nel riquadro tratteggiato:
dove con R sono indicate le catene laterali degli amminoacidi coinvolti. Il legame tra
il carbonio e l’azoto dell’unità peptidica è rigido perché possiede in parte le
caratteristiche di un doppio legame; infatti, la sua lunghezza è di 1,32 Å, valore
intermedio fra quello di un doppio legame (1,27 Å) e quello di un legame singolo
(1,49 Å). Ciò è dovuto al fenomeno della risonanza; il doppietto elettronico
dell'azoto forma un doppio legame C=N lasciando una carica negativa sull'ossigeno
del gruppo ammidico.
L’idrogeno legato all'azoto del gruppo ammidico è quasi sempre in posizione trans
rispetto all’ossigeno del gruppo carbossilico. Gli atomi di carbonio ''α'' sono legati
all’unità peptidica da legami singoli, quindi hanno libertà di rotazione intorno a
questi legami. A seconda del numero di amminoacidi presenti, i peptidi si
distinguono in oligopeptidi (fino a 20 amminoacidi) e polipeptidi, strutture costituite
da un elevato numero (superiore a 20) di amminoacidi uniti fra loro.
I peptidi si ottengono non soltanto per mezzo di processi di sintesi, ma anche per
idrolisi parziale, chimica o enzimatica, delle proteine. Molti peptidi hanno una
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notevole attività biologica, svolgendo le funzioni di ormoni, antibiotici,
neurotrasmettitori. Tra i peptidi brevi sono da ricordare le encefaline e le endorfine.
Strutture secondarie di Peptidi e di Proteine
Essendo le proteine delle macromolecole costituite da centinaia di amminoacidi, la
loro struttura può essere esaminata a vari livelli:
• Il primo luogo abbiamo la struttura primaria di una proteina, che riflette
semplicemente la sequenza degli amminoacidi da cui è composta.
• La struttura secondaria definisce le relazione conformazionali tra residui
amminoacidici vicini. Le due principali strutture secondarie individuate sono la alfaelica e quella cosiddetta a foglietti beta-ripiegati. Queste due strutture sono
entrambe caratterizzate dalla geometria planare dei legami peptidici e da una
disposizione di tipo anti delle catene laterali ed infine da legami ad idrogeno tra
gruppo N-H e C=O.
• La struttura terziaria è riferita alla forma complessiva che una catena polipeptidica
assume e può essere classificata secondo due criteri generali: le strutture fibrose
(capelli tendini, lana) hanno una forma allungata; oppure strutture globulari,
approssimativamente sferiche.
•A volte è possibile osservare delle strutture quaternarie. Alcune proteine, infatti,
sono un assemblaggio di due o più catene. I modi in cui queste catene sono
organizzate tra loro vengono chiamati strutture quaternarie.
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Svevo e “la Coscienza di Zeno”
Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nacque a Trieste nel 1861 da padre
tedesco ebreo e da madre triestina. Avviato agli studi commerciali secondo la
tradizione di famiglia, li abbandonò nel 1880, in seguito al fallimento dell’industria
paterna. Costretto a impiegarsi in una banca, dove rimase per vent’anni, prese a
scrivere saggi e articoli di critica letteraria e teatrale su diversi quotidiani di Trieste e
nel 1892 pubblicò il suo primo romanzo “Una vita”, con scarso successo, ma con
sempre più accanita volontà di scrivere. Nel 1899 Svevo lasciò la banca per
lavorare nell’industria del suocero (fabbricante di vernici per sottomarini), attività
che gli permise di fare numerosi viaggi all’estero. Nel 1903 conobbe James Joyce,
insegnante di inglese in una scuola triestina. Da questo sodalizio nacque per Svevo
un ulteriore stimolo alla letteratura, mentre le sue idee si puntualizzavano
attraverso la lettura dei classici italiani, francesi, tedeschi, dei filosofi dell’Ottocento
e, soprattutto, attraverso la conoscenza delle idee di Freud e della psicanalisi.
Anche il suo secondo romanzo “Senilità” fu quasi ignorato, ma una più vasta eco,
soprattutto all’estero, ebbe La coscienza di Zeno nel 1923. Tuttavia dovettero
passare ancora degli anni prima che l’originalità letteraria di Italo Svevo fosse
capita e valorizzata appieno in Italia e molte opere sveviane ebbero un
riconoscimento postumo, il primo a capirne il valore fu Eugenio Montale nel 1925.
Lo scrittore morì in un incidente automobilistico nel 1928.
Le idee e la poetica
L’originalità dell’arte di Svevo, che pure affonda le sue radici nel Realismo di fine
Ottocento, consiste nel dare un valore maggiore allo studio dei personaggi piuttosto
che alla descrizione oggettiva di fatti e di ambienti. I personaggi sveviani si
dibattono in un continuo travaglio interiore che l’autore cerca di portare a galla
attraverso un' accurata indagine psicologica. Essi sono infelici e inetti, incapaci di
affrontare la realtà che li circonda, ma pronti a scovare mille pretesti per giustificare
i loro comportamenti. Svevo studia i contraddittori moti della coscienza individuale,
amaramente consapevole che essi sono il riflesso diretto della crisi di certezze che
è propria di tutta la società. Anche la lingua di Svevo è singolare: caratterizzata da
diverse influenze linguistiche. La lingua italiana, quella tedesca, il dialetto triestino
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si fondono e seppure questo intreccio possa essere considerato poco letterario,
risponde bene all’intimità delle riflessioni dei personaggi, oltre che al tono dimesso
della loro stessa natura. Svevo rompe la tradizione di dualismo fra la lingua parlata
e lingua scritta, facendo uso di una forma narrativa di maggiore disinvoltura
rispetto al romanzo moderno. Le opere più importanti di Svevo sono:
“Una vita” (1892)
“Senilità” (1898)
“La coscienza di Zeno” (1923)
“La
coscienza di Zeno”
Svevo iniziò a scrivere “la coscienza di Zeno ” nel 1919, dopo la Grande guerra,
pubblicata poi nel 1923.
A cavallo tra i due secoli erano avvenuti profondi mutamenti a Trieste e in Italia: a
guerra terminata, mentre l'Italia si avviava verso la dittatura fascista, la grande
borghesia industriale e commerciale triestina, prima legata agli Asburgo, si ritrovò
dinanzi ad una grave crisi economica. Anche le ideologie erano mutate: il
Positivismo era stato sostituito dal relativismo, sia in campo scientifico, sia in
campo filosofico e psicologico. Sul fronte letterario si era invece verificato il
passaggio dal Naturalismo al nuovo romanzo psicologico, nasceva così il
cosiddetto “romanzo della crisi”: crisi della società sconvolta dalla guerra, crisi
dell'Io, sfuggente e contraddittorio, crisi del narratore e del personaggio.
“La coscienza di Zeno” è un romanzo di introspezione: le vicende sono raccontate
in modo particolare, poiché viene narrato cosa accade alla coscienza di Zeno dopo
determinati avvenimenti che lo riguardano.
Il titolo racchiude due tematiche chiave; il termine “coscienza” che sta ad indicare
sia la consapevolezza dei propri comportamenti sia una “cattiva coscienza” (Zeno
mente in continuazione a se stesso e agli altri); il nome Zeno deriva dal greco e
significa “straniero” potrebbe alludere alla estraneità di Zeno rispetto agli altri.
Il romanzo è composto da una Prefazione redatta, presumibilmente, dal Dr.S, un
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Preambolo in cui Zeno in prima persona è narratore e sei capitoli tematici.
Alla soglia della vecchiaia, Zeno Cosini decide di ricorrere alla psicoanalisi per
curare una nevrosi che lo affligge da anni: è un ricco commerciante, all'apparenza
un uomo di grande successo, ma è sempre vissuto nella convinzione di non aderire
ai principi e ai valori della classe sociale a cui appartiene: l'alta borghesia triestina.
L'analista il Dr.S consiglia a Zeno di scrivere un diario in cui annotare alcune delle
fasi più importanti della sua vita, allo scopo di comprendere certi suoi
comportamenti: i fallimentari tentativi di smettere di fumare, il difficile rapporto con il
padre, la storia del suo matrimonio, il rapporto clandestino e pieno di sensi di colpa
con un'amante, le difficoltà nella conduzione di un'impresa commerciale e la
decisione di interrompere la cura psico-analitica.
L'assunzione di una dimensione temporale “mista” consente di creare un duplice
punto di vista: quello di Zeno protagonista e quello del vecchio Zeno narratore che
riflette sulle proprie vicende passate. Nel romanzo Zeno è un personaggio anti
eroico, un inetto.
La concezione dell'inetto però è vista in modo più maturo rispetto alle opere
precedenti di Svevo, l'inettitudine diventa necessaria per conoscersi meglio, Zeno
scopre che la malattia è implicita nella sanità, ed è necessaria per comprendere se
stessi e cambiare.
Il narratore è inattendibile e il lettore, quindi, non si può fidare di ciò che viene
svelato nel romanzo, sia il Dr.S che Zeno sono due bugiardi: il Dr.S compromette la
credibilità di Zeno affermando, già dalla prefazione, che il paziente è menzognero,
inoltre Zeno usa spesso l'autogiustificazione per difendere i suoi comportamenti e
mentire a se stesso.
Il Dr. S tuttavia si rivela superficiale e vendicativo in quanto non costruisce un
rapporto medico-paziente corretto, fondamentale in una terapia e minaccia, inoltre,
Zeno di pubblicare il suo diario nel caso interrompesse il percorso psicoanalitico.
Il finale del romanzo si rivela un lieto fine paradossale, Zeno grazie alle sue
contraddizioni è diventato un vincente e grazie al suo successo commerciale è
guarito, è un uomo “sano”.
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Joyce and Virginia Woolf: their influence on Italo Svevo
Joyce had a great influence on the Italian writer Italo Svevo.
Before meeting Joyce, Ettore Schmitz, Svevo's real name, had not been
successful as an author though he had written two novels, “Una Vita “ and
“ Senilità” .
One day, in 1907, his friend and teacher Joyce read his story “The Dead” to Svevo
and his wife Livia. At some point Svevo mentioned his own novels so Joyce took
them home to read, he was impressed. Svevo was so moved by Joyce's sincere
praise that he took up writing seriously.
Their relationship was quite formal because of their different temperaments and
because of social and economic class barriers .
Svevo was the perfect bourgeois, urban, ironic and pessimistic; and Joyce was a
young and arrogant bohemian.
In 1920, after Svevo's La Coscienza di Zeno, Joyce helped to bring attention to it in
Paris and Svevo expressed his gratitude in a new edition of “Senilità”. Joyce also
adopted some aspects of the character of his sensitive businessman friend.
Actually, since Svevo was Jewish, Joyce learned a good deal about Jewish
traditions during the years in Trieste while working on “Ulysses”.
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Similarities between Mrs dalloway and La Coscienza di Zeno
Another author that shares some themes with Svevo, is Virginia Woolf.
Virginia Woolf's “Mrs Dalloway” was a bestseller despite the fact that it was written
in an innovative style for the time.
The story takes place during a single day in June 1923 in London. During this day
nothing really adventutous happens to the protagonist, Clarissa Dalloway, an uppermiddle-class woman. The only seemingly exciting event is the party she has to
organise for that evening. Clarissa meets many people while her husband Richard,
a politician, has meetings and a lunch.
Clarissa sees Peter Walsh, an old friend who once proposed marriage to her.
While Clarissa's day unfolds, the story of another Londoner, Septimus Warren
Smith, is told. This man is a veteran of World War 1 suffering for a shell-shock, a
mental condition known today as post-traumatic stress disorder, and hallucinations.
During Clarissa's party, news of Septimus' suicide reaches the protagonist who is
shocked at the idea of death intruding into her successful social gathering.
However ,this episode works for Clarissa as powerful moment of revelation,
consequently Septimus's death encourages Clarissa to accept her duty to live.
The city life has caused the two characters to move around in total isolation, until
chance connects them indelibly.
All the story is quite uneventful, much of the narration is taken up by characters'
subjective experience. Woolf used 'spatialised time' which gives an order to the
psychological exploration of the characters' inner life. The fictional time of external
events covers 18 hours, while the narration of internal events expands to embrace
the characters' past, present and future.
Virginia used the free indirect style which is a narrative technique that consits in
exposing shifts in consciuosness; this technique shows the reader what is in the
mind of the characters. Woolf also employed what she called a 'tunnelling'
technique, that is a way to let readers perceive something about the background
and history of the characters.
In Mrs Dalloway, Virginia explores the themes of isolation of human beings and
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INSANITY and Septimus Warren Smith represents insanity.
In his novel La Coscienza di Zeno, the italian writer Italo Svevo makes his
character's chronic illness almost a state of grace. Zeno is encouraged by Dr.S,
his psychoanalyst, to write notes about himself to help the investigation of his
neuroses. Through Zeno's weaknesses the readers perceive that he needs
illnesses to give a sort of order to his otherwise messy life.
Zeno fights his everyday battles against neurosis but he collects symptoms that
make him feel worse. In the final section Zeno attacks Dr.S's treatment and decides
he no longer needs Dr.S. Zeno realises that analysis can turn health into disease
and he does not need doctors to feel better, he is able to cure himself.
Writing what one does or thinks can help putting things into perspective as it gives
a certain distance; it is a also a way to rememeber and to sort events out in a sort
of logical order.
The main difference between Zeno and Septimus lays in that Septimus becomes a
victim of surveillance and control unlike Zeno, who survives such a destructive
power by subverting the whole idea of illness.
The message conveyed in Zeno's apocalyptic vision is that in our society nothing
can be considred as natural and everybody is somehow unhealthy .
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Conclusioni
Le ricerche sull'effetto placebo continuano tutt'oggi nella speranza di trovare nuove
terapie e nuove risposte alla complessità del cervello umano.
Credo che questa reazione dell'organismo non sia semplicemente una scoperta
scientifica ma anche un modo per farci riflettere su quanto l'uomo sia condizionabile
e possa condizionare se stesso, nel bene e nel male.
Abbiamo quasi il completo controllo di ciò che succede dentro e fuori di noi, tutto è
nella nostra mente.
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Bibliografia e sitografia
Introduzione:
•
http://www.ist-nazionale-neuroscienze.unito.it/index.php?
option=content&task=view&id=93
•
http://www.treccani.it/enciclopedia/placebo/
http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/students/placebo.htm
Sistema oppioide:
•
http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/sistema%20oppioide/
•
http://www.treccani.it/enciclopedia/peptidioppioidi_(Enciclopedia_della_Scienza_e_della_Tecnica)/
•
http://www.my-personaltrainer.it/farmacologia/oppioidi-64.html
Peptidi e amminoacidi:
•
http://www.treccani.it/enciclopedia/amminoacidi/
•
http://fco0809.blogspot.it/2009/05/lezione-del-29-aprile-2009.html
Italo Svevo e “La coscienza di Zeno”:
•
http://www.scuolissima.com/2012/06/biografia-italo-svevo.html
•
Letterautori 3 “Il secondo Ottocento e il Novecento”, Beatrice Panebianco,
Mario Gineprini e Simona Seminara
Joyce's influence and Virginia Woolf's “Mrs Dalloway”:
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•
“with Rimes and Reason”, Cinzia Medaglia, Beverley Anne Young,2006
•
dispense del professore