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LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
• Quarta Fase: LA DEPRESSIONE
Quando il malato incurabile non può più negare la
sua malattia, quando è costretto a subire altri
interventi o il ricovero, quando comincia ad avere
altri sintomi, non può più essere disinvolto e
sorridente. La collera, la rabbia saranno presto
sostituiti dal grande senso di perdita che subisce.
Possono essere diverse le perdite a cui va
Incontro il malato terminale: finanziarie – lavorative
- di gestione della famiglia.
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LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
Ed infine … Il dolore che il malato vicino alla
morte deve affrontare per prepararsi a
quest’ultima separazione da questo mondo.
- IL PRIMO TIPO DI PERDITE: sono più facilmente
gestibili, si può intervenire in qualche modo.
Si vede come diminuisce in fretta la
depressione di un malato, se qualcuno si
prende cura di questi problemi esistenziali.
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LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
- IL SECONDO TIPO DI PERDITE: non si
presenta come il risultato di una perdita subita, ma prende
in considerazione le perdite che stanno per accadere. È
una depressione preparatoria.
Possiamo individuare due tipi di depressione:
1. Depressione reattiva
2. Depressione preparatoria
Sono diverse e andrebbero trattate in modo diverso.
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LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
• DEPRESSIONE REATTIVA
È il tipo di risposta che il paziente attua di fronte a tutte le perdite a cui
gradualmente va incontro: la perdita del lavoro, l’impossibilità di
occuparsi dei figli, la preoccupazione di non sentirsi più donna (per
esempio in caso di un’operazione al seno)…
Di questi problemi è possibile prendersene cura, cercare di mitigare, di
rassicurare.
Per esempio: per una madre sarà d’aiuto sapere che i bambini
giocano nel cortile del vicino e che stanno là mentre il papà è al lavoro,
può aiutare una madre sapere che continuano a ridere, vedere gli
amici, andare a scuola.
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LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
• DEPRESSIONE PREPARATORIA: quando la
depressione è un modo per preparare all’imminente perdita
di tutti gli oggetti del proprio amore, forse non occorre più
incoraggiare e rassicurare.
Sarebbe controindicato dirgli di non essere triste, poiché
tutti noi siamo tremendamente tristi quando perdiamo una
persona cara; il malato è in procinto di perdere tutte le cose
e tutte le persone che ama.
Permettendogli di esprimere il suo dolore, troverà alla fine
più facile accettare a sarà grato a coloro che sapranno
stare con lui durante questa fase depressiva senza dirgli
costantemente di non essere triste.
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LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
Il secondo tipo di depressione, quella preparatoria è
generalmente di carattere silenzioso, in contrasto con il
primo tipo, durante il quale il malato ha molto da
comunicare e richiede molte interazioni verbali e
spesso attivi interventi da parte delle persone che stanno
intorno al malato.
Nel dolore che prepara alla morte c’è bisogno di poche
parole o addirittura di nessuna. È più un sentimento che si
esprime meglio con una carezza sulla mano o sulla testa o
semplicemente stando seduti in silenzio.
Questo è il momento in cui il malato può chiedere una
preghiera, quando comincia ad occuparsi delle cose che ha
davanti piuttosto che di quelle passate. È un tempo in cui
troppa interferenza da parte di visitatori che cerchino di
rallegrarlo ostacola la sua preparazione emotiva alla morte.6
LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
• Quinta fase: ACCETTAZIONE
Se un malato ha avuto il tempo sufficiente (cioè
non una morte improvvisa o inattesa) ed è stato
aiutato a superare le fasi, raggiungerà uno stadio
nel quale non sarà né depresso né arrabbiato per
il suo destino. Contemplerà la sua prossima fine
con un certo grado di serenità nell’attesa. Sarà
stanco, molto debole. Avrà anche bisogno di
assopirsi spesso e a brevi intervalli.
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LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
L’accettazione non deve essere scambiata
con una fase felice. È quasi un vuoto di sentimenti.
È come se il dolore se ne fosse andato, la lotta sia
finita e venga il tempo per “il riposo finale prima
del lungo viaggio”.
Mentre il malato ha trovato un po’ di pace e
di accettazione, la cerchia dei suoi interessi
diminuisce. Desidera essere lasciato in pace, solo,
o per lo meno non agitato da notizie o problemi
esterni. Le visite spesso non sono desiderate e, se
vengono, il malato non ha più voglia di parlare.
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LE FASI DELL’ELABORAZIONE
DEL LUTTO
Ci sono alcuni malati che lottano fino alla fine, lottano e conservano la
speranza, che rende loro quasi impossibile raggiungere questo stadio
di accettazione.
Esistono modi diversi che per raggiungere questo traguardo con
maggior facilità:
- Un tipo di malato lo raggiungerà con poco o nessun aiuto da parte
dell’ambiente: è il malato più anziano, che si sente alla fine della
vita;questo tipo di malato ha già trovato il significato della sua vita e ha
un senso di soddisfazione.
- Altri possono raggiungere uno stato di accettazione quando hanno il
tempo sufficiente per prepararsi alla morte, avranno bisogno di
maggior aiuto e comprensione da parte dell’ambiente, mentre
lotteranno attraverso tutte le fasi precedenti.
La maggior parte dei malati sembra morire nella fase dell’accettazione,
in cui l’esistenza non conosce la paura né la disperazione.
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LA SPERANZA
L’unica cosa che generalmente permane
attraverso tutte queste fasi è la speranza.
Anche i malati vicini alla morte, trasmettono
sempre l’impressione che anche i malati,meglio
disposti ad accettare, i più realistici, lasciavano
aperta la possibilità per qualche cura, per la
scoperta di una nuova medicina.
È questo barlume di speranza che li mantiene in
vita, che tutto sia un incubo e non sia vero, che un
mattino si possano svegliare per sentirsi dire che i
medici sono pronti a provare una medicina nuova .
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LA SPERANZA
La speranza aiuta i malati inguaribili a conservare il coraggio, a
sopportare altre analisi quando tutto diventa una dura prova; per alcuni
rimane una forma di rifiuto temporale, ma necessario.
Se un malato cessa di esprimere una speranza, di solito è
segno di morte imminente, possono dire:”Penso di essere giunto alla
fine”, “Credo che ci siamo” . È bene conservare con loro la
speranza, ma non incoraggiarla, quando alla fine loro stessi vi
rinunciano, non con disperazione, ma in una fase di accettazione finale.
• Talvolta può accadere che ci sia un’assenza di speranza
del personale o della famiglia, quando il malato aveva ancora bisogno
di sperare.
• Altre volte può accadere che i familiari siano incapaci di accettare la
fase finale del malato: si attaccavano disperatamente alla speranza,
quando in realtà il malato era pronto a morire .
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Per i familiari ….
Pensiamo a Tre principi che governano la vita:
1.Non si può vivere senza soffrire. La vita è
caratterizzata dal limite, ogni scelta ha un prezzo da
pagare. Molti si illudono di poter conseguire la felicità
senza imbattersi nella sofferenza, senza pagare il prezzo
del cambiamento e della crescita. La vita è
contrassegnata dal senso di limite che ne colora ogni
esperienza.
Ogni scelta, la più bella, contiene l'ombra del disappunto
per tutto ciò che non si è scelto o non è stato possibile
conoscere o vivere. Inoltre, anche i momenti più gioiosi
nascondono il rammarico della fine: si esaurisce una
tappa della vita, una vacanza, un idillio d'amore, un
tramonto.
Il soffrire è il prezzo che si paga per i propri
attaccamenti.
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Per i familiari ….
2. Non si può soffrire senza sperare. L’uomo
non ama soffrire, per poter sopravvivere ha
bisogno di poter sperare di stare meglio Il
principio del soffrire ha valore solo se assume
un significato nello sperare. L'uomo non cerca il
soffrire per il soffrire, a meno che non sia
masochista.
Dare un senso al dolore significa trovarne
elementi di luce e trasformarlo in luogo di
crescita. Anche la morte più tragica può
schiudere slanci di amore insospettati, dare vita
a iniziative che umanizzano la comunità
cristiana e civile.
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Per i familiari ….
3. Non si può sperare senza aprirsi Ci può
essere speranza se chi è in lutto non si isola, ma
si apre agli altri al mondo. Aprirsi agli altri
permette di stare meglio e di sentirsi amati. La
speranza fuoriesce quando chi è in lutto non si
isola, ma si apre agli altri, al mondo, alla vita.
Una ferita che si apre alla luce, gradualmente ,
si rimargina e guarisce; al contrario, quando si
chiude produce pus e sconvolge l'organismo. Il
dolore, per sanarsi, invoca apertura di mente e
di cuore.
L'aprirsi agli altri richiede umiltà e coraggio, ma
poi produce liberazione interiore, equilibrio
graduale, opportunità di amare e sentirsi amati.
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