Avocat nel mirino

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Avocat nel mirino
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Venerdì 27 Settembre 2013
PROFESSIONI
Mingiustizia e Cnf in allerta sul nuovo fenomeno Equipollenza commercialisti-revisori
Avocat nel mirino
Fari sull’abilitazione in Romania
DI
GABRIELE VENTURA
N
on solo abogados, ora
gli ordini forensi devono fare i conti anche con gli avocat. In
un anno, infatti, si sono moltiplicate le richieste di iscrizione
da parte di avvocati stabiliti
provenienti dalla Romania.
Che nella maggior parte dei
casi hanno ottenuto l’abilitazione presso una struttura
parallela non autorizzata. Il
ministero della giustizia, che
si è mosso ad aprile scorso
richiedendo informazioni alle
autorità rumene, ha quindi inviato nei giorni scorsi una nota
al Consiglio nazionale forense
chiarendo qual è l’unica istituzione riconosciuta competente
a rilasciare il titolo di avvocato,
anche ai fini dello stabilimento
in altro stato dell’Unione europea: la Unbr. L’orientamento è
stato reso noto ieri dal Cnf.
Tutto nasce dal fatto che
la denominazione dell’autorità competente romena è pressoché identica a quella della
c.d. Unbr – «struttura Bota»,
che si differenzia dalla prima,
specifica il Cnf, solo per quanto
riguarda la sede, «che non si
trova presso il Palazzo di Giustizia di Bucarest, bensì in Str.
Academiei, nn. 4-6, sempre in
Bucarest. Ricordiamo che la
vicenda nasce dalle segnalazioni pervenute al Consiglio
dell’ordine di Tivoli, che ha
disposto indagini conoscitive
in merito alla legittimità e legalità di iscrizioni ad albi degli
avvocati Unbr, richiedendo informazioni alle autorità competenti italiane e rumene. Ad
aprile scorso, poi, via Arenula
ha inviato una richiesta di
«informazioni specifiche alle
competenti autorità rumene,
in base al fatto che effettivamente sembrerebbe sussistere,
accanto a un percorso legittimo
e regolare per diventare avvocato in Romania, un percorso
alternativo privo di legittimità,
presumibilmente facente capo
alla Unbar parallela facente
capo a Pompiliu Bota».
Muro contro i falsi avocat.
Il Cnf da parte sua ha quindi
avviato un monitoraggio sugli
ordini forensi che sta confermando l’importanza della di-
mensione della «via rumena»,
documentata per la prima volta da ItaliaOggi (si veda IO del
14 febbraio 2013). Nella circolare, in particolare, il Consiglio
nazionale, ai sensi dell’art. 35,
comma 1, lett. f) della legge n.
247/12, invita gli ordini circondariali a voler adeguare
le prassi amministrative in
essere alle indicazioni fornite
dal ministero. Il Cnf sottolinea poi che è «assolutamente
necessario, come indicato anche nella nota del ministero,
che gli ordini circondariali
provvedano a respingere le
domande di iscrizione nella sezione speciale avvocati
stabiliti formulate da parte di
soggetti che abbiano ottenuto
il titolo da parte di istituzioni
diverse da quella riconosciuta
competente dall’ordinamento
romeno.
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La nota ministeriale sul sito www.
italiaoggi.it/documenti
IL MINISTERO PROROGA I TERMINI
Gli aspiranti prof restano tali
Niente valutazioni almeno fino a novembre
A
bilitazione per salire in cattedra rin- tica la Crui chiede al Governo un intervento
viata a fine novembre. Per la seconda tempestivo. Servono subito 100 milioni ai mivolta in pochi mesi, e con un’attesa che gliori nella valutazione della ricerca. Di fatto il
dura anni, dal ministero dell’istruzio- taglio ereditato nei bilanci dell’università per il
ne e università arriva una nuova proroga dei 2013, pari a quasi 400 milioni (il 4,5% in meno
termini dei lavori delle commissioni chiamate rispetto al 2012), impedirà di premiare chi si è
a giudicare i futuri prof. Una ulteriore dilata- meglio comportato. Rendendo inutile, secondo i
zione dei tempi, che come si legge in una nota rettori il lavoro di Atenei e Anvur. È poi necesa firma del direttore generale del Miur Daniele sario un piano per i giovani ricercatori che ne
Livon, è stata resa necessaria dalle richieste arresti l’emorragia, altrimenti ogni richiamo
pervenute «da molte commissioni e tenuto alla crescita risulterà vano I dati, «ci dicono
conto dello stato dei lavori della maggioranza che abbiamo 4 addetti alla ricerca ogni 1.000
delle stesse». Troppo i candidati da giudicare occupati. La Francia ne ha 9. Germania e
con valutazioni analitiche e collegiali e troppo Regno Unito 8. Persino la Spagna 7. Solo
ristretti tempi dei sorteggi rispetto alla pubbli- per passare da 4 a 5 avremmo bisogno di
cazione del bando. E mentre arriva la proroga, 20 mila ricercatori».
dalla conferenza dei rettori
arriva invece un nuovo apLA CURIOSITÀ
pello al governo «per evitare
di finire come la Grecia». Per
scongiurare questo pericolo il
primo atto formale della Crui
presieduta da Stefano PaleaSul social network Facebook si scatena la polemica sui redditi dei
ri è stato l’invio di una lettera
commercialisti. A seguito della pubblicazione su ItaliaOggi Sette
al presidente del consiglio e
(in edicola questa settimana) di un’articolata inchiesta sui redditi
al ministro dell’Università.
dei professionisti, altri giornali (Huffington post) e blog (www.
«La lettera nasce all’interno
dirittodicritica.com) hanno ripreso la notizia che mentre crollano
di una situazione drammai redditi di avvocati, notai e ingegneri crescono nonostante la crisi
tica», ha sottolineato Paleari
quelli di commercialisti e consulenti del lavoro. Il dato si è quindi
visto che negli ultimi anni
diffuso a macchia d’olio su internet fino ad arrivare sulla bacheca
abbiamo perso 1 miliardo su
Facebook del gruppo Alpe (Associazione liberi professionisti eu7. Stiamo parlando di uno dei
ropei) suscitando curiosità e incredulità per non riconoscersi in
finanziamenti per l’universiquei 63 mila euro circa di reddito medio dei dottori commercialisti
tà più bassi d’Europa! Questo
e in quei 52 mila euro circa dei ragionieri. Ma anche rabbia per
ha significato una riduzione
come il blog ha trattato la notizia commentando «… i commerdi 10 mila unità di chi insecialisti se la ridono» e non citando per bene la fonte primaria dei
gna e fa ricerca. E un consedati (ovvero le rispettive casse dei dottori commercialisti e dei
guente decremento dei laureragionieri commercialisti). Un chiarimento sul social network da
ati, che ormai sono di più di
parte di ItaliaOggi ha placato la polemica. Cosa insegna tutto
10 punti percentuali sotto la
ciò? Che è sempre meglio comprare ItaliaOggi e ItaliaOggi Sette
media europea. In quest’otdove i fatti sono sempre distinti dalle opinioni.
Sindacati pronti
alla class action
DI
I
BENEDETTA PACELLI
sindacati dei commercialisti scendono in campo
sul tema dell’equipollenza tra la figura del dottore commercialista e quella
del revisore legale. E in maniera corale, Adc, Aidc, Anc,
Unagraco, Ungdcec e Unico,
chiedono al ministero della
giustizia di emanare l’apposito regolamento (attuativo
dell’art. 4 del dlgs 39/2010)
che disciplini l’esame richiesto per l’accesso al registro,
«disponendo adeguate e ragionevoli equipollenze con
l’esame di Stato per l’accesso alla professione di dottore
commercialista e di esperto
contabile».
La questione revisori quindi continua a essere al centro dell’attenzione mediatica,
alimentata non solo dall’assenza dei relativi decreti
attuativi, ma soprattutto
da alcune indiscrezioni che
vorrebbero Via Arenula intenzionata a prevedere un
ulteriore esame di accesso
anche per i commercialisti,
andando così a creare una
professione distinta rispetto
a quella che è una sola delle
sue funzioni. Una posizione
che seppur ancora tutta da
confermare crea sconcerto.
Tanto che oggi nell’aula di
Montecitorio il ministero
della giustizia dovrà rispondere all’interrogazione in
materia presentata da Enrico Zanetti, vicepresidente
della commissione finanze
della camera e condivisa «in
toto» dalle associazioni nazionali dei commercialisti.
Le sigle sindacali, si legge
in una nota congiunta, «intendono pertanto sostenere
totalmente le istanze richiamate in tale interrogazione,
principalmente nella parte
in cui si richiede l’applicazione della vecchia disciplina
fino all’emanazione di tutti
i regolamenti attuativi del
dlgs 39/2010 come per altro
risulta chiaramente rinvenibile dal disposto dell’articolo
43 del decreto medesimo».
Non solo perché anche per
i commercialisti è necessario procedere senza indugio
all’emanazione del regolamento disciplinando l’esame
richiesto per l’accesso al registro e disponendo adeguate e
ragionevoli equipollenze con
l’esame di stato per l’accesso alla professione di dottore
commercialista e di esperto
contabile, «eliminando in tal
modo l’incresciosa situazione generatasi, tale per cui
un pubblico registro risulta
oggi di fatto trasformato in
una casta chiusa a scandaloso svantaggio, una volta
di più in Italia, dei giovani
professionisti». Visto che, numeri alla mano, per oltre 3
mila giovani che hanno già
maturato tutti i requisiti
è di fatto ora sbarrato l’accesso al registro. E arriva
quindi la minaccia: se la situazione dovesse perdurare
le Associazioni intendono
farsi sostenitrici di «azioni di
classe» davanti ai tribunali
amministrativi per tutelare
i diritti di coloro che si sono
visti recentemente negare
l’iscrizione al Registro dei
revisori dopo avere superato
l’esame di stato da dottore
commercialista, pur avendo
effettuato i tre anni di tirocinio anche da revisore legale.
Nel frattempo le rappresentanze sindacali di categoria si
faranno promotrici di azioni
volte a garantire nell’immediato futuro il riconoscimento dell’equipollenza dei due
titoli. Equipollenza, che tengono a precisare, «dovrebbe
essere del tutto automatica
anche in considerazione del
recente parere del Consiglio
universitario nazionale che,
nell’aprile del 2012, si è già
espresso per la sostanziale
equivalenza delle materie di
esame».
Le inchieste di ItaliaOggi Sette fanno discutere
• Anno 23 - n. 225 - € 2,50 - Sped. in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano
- Lunedì
23 Settembre 2013 •
NELL’INSERTO: FINANZIAMENTI ALLE PMI, LE OPPORTUNITÀ DEI BANDI
www.italiaoggi.it
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w.italiaoggi.it
IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE
da pag. 39
I N E VIDENZA
*
*
*
Professioni & burocrazia - Nuovo
registro dei revisori senza scadenza.
Resta aperto il termine per l’invio delle
informazioni al Mef
Feriozzi a pag. 7
Fisco/1 - Questioni dubbie, spese compensate. Per la Ctr Milano i costi del
processo non vanno addebitati nei casi
controversi
Trovato a pag. 8
Fisco/2 - Ritocco verso l’alto per le imposte di registro, ipotecaria e catastale.
Con il dl Istruzione dal 2014 costerà di
più registrare contratti e atti
Ricca da pag. 10
Impresa/1 - Aggiornato il modello per
autocertificare i requisiti delle start up.
Guida alle nuove regole per usufruire
delle agevolazioni
De Stefanis a pag. 13
Impresa/2 - Il manager diventa 2.0 per
fare business. Secondo la Fondazione
Istud
stud più della metà dei
dir
dirigenti
usa i social
Saturno a pag. 17
D
Documenti
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sentenza
della Corte
di Cassazione sugli
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Livelli essenziali
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Sette
Affari
Legali
Italia-Cina,
alia Cina
avvocati ottimisti
sulla ripresa
degli scambi
da pag. 25
Professionisti pane e acqua
Il reddito medio dei notai è la metà di quello di sei anni fa. Quello di ingegneri
e architetti in 10 anni è diminuito. Quello degli avvocati è lo stesso di 20 anni
fa
MARINO LONGONI
[email protected]
DI
I
l reddito medio degli avvocati italiani era,
nel 1990, di circa 53 milioni di lire. Che,
al netto dell’inflazione, corrispondono ai 47
mila euro dichiarati nel 2011. Negli ultimi 21
anni, insomma, non c’è stata alcuna crescita.
Ma ci sono professionisti che stanno ancora
peggio. I notai, per esempio, che in sei anni
hanno dimezzato il repertorio, quindi anche
i redditi professionali, passando da 129 mila
a 66 mila euro. Colpa della crisi, che ha comportato il dimezzamento delle compravendite immobiliari, ma anche della sottrazione di
competenze professionali.
Ingegneri e architetti avevano
addirittura un reddito medio
più elevato nel 2001 rispetto
a oggi. Allora gli ingegneri si
mettevano in tasca 36.770
euro, oggi solo 35.300. Gli architetti sono scesi da 22.900 a
22.400 euro. Senza calcolare
l’inflazione. Ma il peggio è un
pozzo senza fondo. Un terzo
dei giovani psicologi è infatti
disoccupato e il reddito medio
della categoria non arriva a 650
euro al mese.
La crisi economica deflagrata nel
2008 è indubbiamente una delle cause di questa situazione drammatica.
Ma forse non ne è la causa principale. I governi che si sono succeduti
dal 2006 si sono infatti messi d’impegno per
rendere la vita difficile ai professionisti. Con
l’abolizione dei minimi tariffari, per esempio,
che ha creato problemi enormi alle professioni tecniche, soprattutto nei rapporti con
la pubblica amministrazione: si sono visti
in questi anni appalti di progettazione con
ribassi d’asta fino all’80%. E poi ancora con
l’eliminazione di alcune esclusive o il riconoscimento di competenze a categorie diverse dalle professioni ordinistiche. Nel 1990
c’erano 45 mila avvocati iscritti alla cassa di
previdenza, nel 2011 erano oltre 170 mila.
E nell’Ordine di Roma sono iscritti
tanti legali quanti se ne contano
in tutta la Francia. Ecco perché nonostante
una crescita del volume d’affari complessivo,
il reddito medio, in valori costati, è rimasto
lo stesso a distanza di vent’anni. Per gli psicologi la situazione è addirittura patologica.
Basti pensare che solo in Italia esercitano
un terzo dei professionisti di tutta l’Europa.
In una situazione simile il legislatore ha
dimostrato una cecità allarmante, cercando
a ripetizione (non sempre riuscendoci, per
fortuna) di approvare riforme ispirate ai
preconcetti dell’Antitrust (libera concorrenza e facilità di accesso), non rendendosi conto che il problema non era una restrizione
dell’offerta dei servizi profes-
sionali ma l’eccesso di offerta.
Tanto è vero che le uniche professioni
che, negli ultimi anni, hanno mantenuto
più o meno lo stesso livello di reddito, nonostante una forte crescita del numero
egli iscritti, sono le professioni economiche:
dottori commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro. Per un motivo molto semplice. La lotta all’evasione e al lavoro nero,
cioè la necessità dell’erario di non subire
gli effetti della crisi economica, anzi di aumentare nei limiti del possibile le entrate,
ha determinato l’introduzione di numerosi
nuovi adempimenti, sempre più complessi,
e i professionisti si sono trovati, volenti o
nolenti, a doverli in qualche modo gestire:
studi di settore, redditometro, spesometro, accessi bancari, comunicazione
dei beni concessi in uso ai soci, Imu,
sono solo i casi più clamorosi. In realtà la pubblica amministrazione ha dimostrato in modo sempre più evidente di
essere ormai sull’orlo della bancarotta, sia
dal punto di vista finanziario sia dal punto
di vista della capacità di gestione coerente
delle proprie funzioni. E non ha trovato di
meglio che scaricare sui professionisti
il maggior numero possibile di oneri
e adempimenti. Così le professioni
giuridico-economiche non hanno corso
il rischio di restare senza lavoro. Il problema maggiore semmai è di riuscire a
farsi pagare dai clienti per il lavoro svolto. Ma questo è un altro discorso.
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