A chi e come vendere il bambù

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A chi e come vendere il bambù
A chi e come vendere
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A CHI E COME VENDERE
Indice
IL MERCATO DEL BAMBÙ
LE TIPOLOGIE DI CLIENTELA
COME INDIVIDUARE E VALUTARE LA CLIENTELA DEL MERCATO DI RIFERIMENTO
LE TIPOLOGIE DI CONCORRENTI
COME INDIVIDUARE E VALUTARE LA CONCORRENZA DEL MERCATO DI RIFERIMENTO
LE MODALITÀ DI VENDITA
COME VENDERE LA PRODUZIONE/I MEZZI PROMOZIONALI
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Il mercato del bambù
In Oriente il bambù è largamente utilizzato da secoli e con impieghi molto diversi: si
usa nella realizzazione di case, ponti e strutture portanti, ma anche a scopi alimentari, per
la
produzione
di
oggettistica,
per
creare
tessuti
e
con
utilizzo
cosmetico
e
parafarmaceutico.
Solo in Cina, gli ettari coltivati a bambù sono 6,73 milioni e danno lavoro a 7,75 milioni
di operatori. Il valore complessivo di questa tipologia di coltivazione è 19,5 miliardi di
dollari. Alcuni studi prevedono che, entro il 2020, il valore dei bambuseti cinesi salirà a 48
miliardi di dollari e il numero di lavoratori direttamente coinvolti nelle industrie di bambù a
10 milioni.
Fonte: Distribuzione della produzione di bambù nel mondo, Perspectivas para la industralizacion de bambu
en las regionaes de la sierra del Perù, 2012.
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Secondo i dati elaborati da UN Comtrade e pubblicati dall’International Network for
Bamboo and Rattan, l’Europa importa il 42% del bambù coltivato a livello globale.
Seguono l’Asia (30%) e gli Stati Uniti (21%).
Secondo i dati CBI Market Intelligence, tra il 2009 e il 2013, le importazioni europee
sono moderatamente diminuite, attestandosi a un valore di 65 milioni di euro.
La Cina resta il principale fornitore di prodotti di bambù in Europa. Segue il Cile che, in
sette anni, ha conquistato il 2,1% delle forniture europee. Altri fornitori mediamente
rilevanti sono l’Indonesia, la Malesia e il Gabon.
Le importazioni di prodotti di bambù sono per lo più dirette verso i Paesi dell’Europa
nord-occidentale, tra cui i Paesi Bassi, Regno Unito, Francia e Germania. L’Olanda è in
testa alla classificata dei Paesi importatori di bambù, detenendo da sola il 28% delle
importazioni europee.
È forse per fronteggiare questa importazione massiccia, che negli ultimi anni anche in
Europa si sta sperimentando la coltivazione di questa straordinaria pianta.
La maggior parte del bambù prodotto o trasformato all’interno dei confini europei è
destinato agli stessi mercati europei, soprattutto Germania e Francia. Le esportazioni
verso questi due Paesi rappresentano oltre il 40% del valore totale delle esportazioni
europee, mentre le esportazioni destinate a Paesi quali Cina e Angola, per lo più di
prodotti trasformati, rappresentano solo l’8%.
In Italia, secondo l’Associazione Italiana Bambù, le maggiori concentrazioni di
bambuseti si trovano intorno al lago di Como, al lago Maggiore, al lago di Garda e, in
generale, in tutta l’area caratterizzata da clima temperato compresa tra Cuneo e Trieste.
Inoltre, in tutta l’Italia centrale, fino all’altezza di Napoli, specialmente nell’area circostante
Frosinone, è possibile trovare molti bambuseti di Phyllostachys Nigra e Aurea.
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Purtroppo, trattandosi di un’attività ancora in
piena fase di sviluppo, non sono disponibili ad
oggi
dati
riportanti
le
caratteristiche
e
le
produzioni delle coltivazioni italiane, né stime
della domanda delle materie prime e dei prodotti
derivati.
Gli esperti del settore, tuttavia, hanno posto
le basi per una valutazione delle potenzialità del
settore che, nel prossimo decennio, dovrebbe
conoscere l’espansione decisiva.
In mancanza di una filiera produttiva solida, diretta da soggetti in grado di coordinare
un mercato a livello nazionale, le potenzialità maggiori per lo sviluppo del mercato del
bambù in Italia sono da ricercare nella filiera corta.
Anzitutto, sotto l’aspetto alimentare: a fronte di una richiesta sempre più consistente di
prodotti 100% naturali, i germogli di bambù, ma anche tutti gli altri prodotti derivati dalla
loro lavorazione, si candidano per occupare un posto di rilievo sulle tavole italiane, non
solo fra i consumatori vegani e vegetariani.
In secondo luogo, il legno di bambù, così duttile e allo stesso tempo estremamente
resistente, sempre più spesso sostituisce legnami considerati più eleganti e nobili in
differenti ambiti di applicazione: dall’edilizia al design, dall’arredamento all’oggettistica.
In un’ottica di sviluppo delle coltivazioni e di trasformazioni specializzate, è possibile
considerare il legno di bambù Made in Italy come un’alternativa di qualità e del territorio
rispetto ai prodotti cinesi, in particolare nel settore alimentare e dell’arredo.
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Il contesto
Il crescente interesse nei confronti dei prodotti a base di bambù trova giustificazione in
alcune tendenze di acquisto, orientate a un consumo sempre più sostenibile, dal punto di
vista economico e ambientale.
In Europa, la tendenza che possiamo definire green è particolarmente sentita ed è resa
evidente dalla crescita di alcuni settori legati all’ecologia e al risparmio energetico.
Primo fra tutti vi è il raddoppio, negli ultimi anni, delle vendite di prodotti
ecocompatibili.
Secondo i dati raccolti dal CRR (Centre for Retail Research), questi prodotti sono
passati da un volume di affari di 56 miliardi di euro del 2009 a 114 miliardi nel 2015, con
un aumento del 104%.
Se, nel 2009, ogni nucleo familiare europeo spendeva, in media, circa 386 euro in
prodotti ecocompatibili (al primo posto la Svizzera, con 555 euro, e all’ultimo la Spagna,
con 315) nel 2015 la media europea è salita a 751 euro a famiglia.
Questo studio ha preso in considerazione il mercato europeo di tutti i prodotti ecologici:
dagli alimenti alle lampadine a risparmio energetico, dai prodotti cosmetici agli articoli di
cartoleria, dall’abbigliamento alle auto ibride e altro ancora.
In termini assoluti, il Paese europeo che, ad oggi, vanta la più alta spesa in prodotti
ecologici è la Germania, con 30,2 miliardi di euro, seguita dalla Francia, con 21,7 miliardi,
e dal Regno Unito, con 19,8 miliardi.
In termini percentuali, nel 2015 la quota di mercato dei prodotti ecologici sul totale è
passata dal 2,5% del 2009 al 5% del 2015.
Secondo lo studio “Attitudes of Europeans towards building the single market for green
products” (Opinioni degli europei sulla realizzazione di un mercato unico per i prodotti
ecocompatibili), condotto dalla Commissione Europea su un campione di 25.568 persone,
l’80% dei consumatori europei è favorevole agli acquisti verdi, per i quali sarebbe disposto
a pagare di più, a patto di avere la certezza che siano veramente ecocompatibili.
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Un settore che trae vantaggio dall’andamento positivo dei prodotti naturali e che
occupa un posto di primaria importanza è sicuramente quello dell’alimentazione
biologica.
Secondo
i
dati
FederBio,
Federazione
italiana
agricoltura biologica e biodinamica, il mercato biologico
italiano nel 2014 ha raggiunto un volume d’affari pari a
2,6 miliardi, in crescita dell’8% rispetto al 2013.
Un mercato in continua crescita, dunque, che però, a
causa
della
ancora
scarsa
presenza
di
negozi
specializzati, risulta essere sottosviluppato rispetto alle
sue potenzialità.
Rispetto ai diversi canali di vendita, si registrano
performance differenti. Secondo le stime di Assobio
(Associazione nazionale delle imprese di trasformazione
e distribuzione), l’andamento migliore (+25,8%) è quello dei discount, seguiti da
ipermercati (+11,5%) e supermercati (+9,9%). In termini assoluti, però, la quota più
importante di mercato è detenuta dai negozi biologici, con un valore di oltre 1,1 miliardi e
una crescita del 7,5% sul 2013.
Differenze nell’andamento delle vendite si registrano anche per le diverse categorie
merceologiche. Mentre l’ortofrutta nel 2014 ha perso circa il 2,5% di fatturato nella grande
distribuzione, si registrano buoni risultati per biscotti (+14%), passate e polpe di
pomodoro (+14,1%) e alimenti per l’infanzia (+20%).
Assobio rileva anche un buon andamento di prodotti destinati a ricette vegetariane e
vegane a base di soia e seitan, introdotti negli ultimi mesi dell’anno nella grande
distribuzione. Bene anche i vini.
Il profilo del consumatore di prodotti biologici è rimasto lo stesso negli anni: nuclei
familiari poco numerosi residenti al Nordovest e al Nordest, in area metropolitana e centri
di
medie
dimensioni, appartenenti
alla classe socio-economica medio-alta e
con
un’istruzione medio-alta.
Un altro settore coinvolto nella tendenza green e naturale è quello della cosmesi
biologica.
La cosmesi del futuro è sempre più verde, fa un ampio utilizzo di ingredienti vegetali e
quindi naturali ed è sensibile all’ambiente. È quello che emerge dall’ultimo rapporto del
Gruppo cosmetici erboristeria di Cosmetica Italia, presentato il 1° luglio 2015 all’Expo di
Milano.
In realtà, la tendenza è comune a tutto il mondo. Il mercato globale dei cosmetici
green nel 2014 valeva 33 miliardi di dollari. Nel 2015 è cresciuto del 10%.
Il Paese più dinamico in questo settore è il Brasile, seguito da vicino dall’Asean
(Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico), che ha visto salire le vendite di prodotti
di bellezza naturali oltre i 2,5 miliardi di dollari (dati Kline e Future Market Insights).
Notevole anche l’incremento annuale di Cina e Giappone, che oscilla tra il 15 e il 25% (dati
Organic Monitor).
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A livello europeo, nel corso del 2014, nel Regno Unito le vendite di prodotti di bellezza
organici certificati sono aumentate del 20%, per un valore di 44,6 milioni di sterline (Soil
Association’s Organic Market).
In Germania il mercato dei cosmetici naturali controllati ha guadagnato un 11%
(Naturkosmetik Branchenmonitor) e quello francese è salito del 7,6% (Natexpo).
In Italia, in base ai dati raccolti dal Beauty Trend Watch, l’osservatorio sui temi
emergenti, nel 2014 il 25% dei consumatori è stato attratto dai preparati bio, green e
naturali.
Se, infatti, nel corso dell’anno il comparto erboristico ha fatto registrare un +2,4%, per
un valore di circa 420 milioni di euro, il primo semestre del 2015 ha visto un ulteriore
segno positivo di 3 punti percentuali.
Tra le principali motivazioni di acquisto l’efficacia degli addetti alle vendite (23,4%) e
l’appeal degli ingredienti (15,1%).
In Italia, le aziende validate dall’Icea (Istituto per la certificazione etica ed ambientale)
sono 120 (109 quelle di eco-bio cosmesi, 11 quelle di cosmesi naturale).
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni che contano il maggior numero
di produttori certificati; seguono le altre regioni del Nord e del Centro, mentre
scarseggiano i centri produttivi al Sud, con qualche eccezione in Sicilia, Abruzzo, Campania
e Calabria.
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Le tipologie di clientela
La clientela potenziale di una coltivazione di bambù varia sensibilmente in base a
numerosi fattori. Il più importante è il tipo di prodotto/i che si sceglie di realizzare.
In particolare, l’imprenditore che avvia il bambuseto può scegliere di puntare sulla
vendita dei prodotti derivanti dalla pratica agricola (soprattutto germogli, culmi e cippato)
o di servirsi di un trasformatore conto terzi per avere prodotti finiti da rivendere ai
consumatori finali all’interno dello spaccio aziendale.
In questo secondo caso, va anche valutato quale tipologia di prodotti trasformati
realizzare fra i tanti possibili: prodotti alimentari e cosmetici, prodotti a base di legno,
prodotti a base di fibra di bambù.
Inoltre, il bambuseto può scegliere di vendere la materia prima alle attività che si
occupano della trasformazione, come laboratori alimentari, industrie cosmetiche, mobilifici
e aziende di estrazione e lavorazione della fibra di bambù.
A seconda delle scelte effettuate si dovrà tenere conto di differenti tipologie di clientela
di interesse, che per questa attività possono essere:

consumatori finali;

attività di trasformazione;

ristoranti vegetariani e vegani;

vivai, garden center e negozi di fiori;

aspiranti coltivatori di bambù.
Consumatori
finali.
Si
tratta
probabilmente della tipologia di clientela più
importante per l’azienda agricola. La vendita
diretta in azienda al consumatore finale dei
prodotti agricoli derivanti dalla coltivazione
e di quelli trasformati da terzi consente
generalmente ricarichi più alti e tariffe
vantaggiose per il coltivatore.
Anzitutto, per la mancanza di intermediari
commerciali. Inoltre, perché il cliente è
abituato
a
riconoscere
a
un
prodotto
biologico e del territorio un valore più alto
rispetto a un prodotto d’importazione e,
quindi, è disposto a pagarlo di più.
La vendita diretta in azienda al consumatore
finale può anche favorire la promozione del
bambuseto nel suo complesso, che può
presentarsi come un luogo suggestivo e
piacevole per una visita con la famiglia o la
partecipazione ad un workshop.
I consumatori finali saranno principalmente
i residenti e lavoratori della zona.
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Se il bambuseto sorge in una località rilevante dal punto di vista paesaggistico o storicoculturale, tuttavia, potrà rivolgersi anche ai turisti di passaggio.
Per fidelizzare i consumatori finali si potranno applicare politiche di sconto – come la
tessera fedeltà – o servizi complementari gratuiti, come la consegna a domicilio, per
incentivare gli acquisti continui nel tempo e stabilire un rapporto di fiducia.
In genere, i consumatori interessati ai prodotti alimentari o derivati dal bambù sono
persone attente al proprio benessere e alla sostenibilità di ciò che acquistano. Di seguito
alcune informazioni sulle tipologie di potenziali clienti di un bambuseto distinguibili in base
alle loro specifiche peculiarità e le motivazioni di acquisto.
Vegani. Il veganismo esclude dall’alimentazione tutti i prodotti derivati dagli animali. Non
solo le carni, ma anche uova, latticini e ogni altro alimento prodotto con materie prime di
origine animale. Per questo motivo, i vegani sono alla costante ricerca di alimenti di
origine vegetale dal sapore nuovo e particolare, in grado di sostituire i prodotti a cui
scelgono di rinunciare.
I prodotti alimentari freschi e trasformati a base di bambù rappresentano un’alternativa
innovativa per questa tipologia di clientela. Lo dimostrano le numerose ricette a base di
germogli di bambù che popolano i siti di ricette e i menu dei ristoranti vegan.
Inoltre, poiché l’ideologia vegana va contro ogni forma di sfruttamento animale, anche a
scopo non alimentare, tale tipologia di clientela è portata a scegliere in maniera più
attenta anche altri tipi di prodotti, come ad esempio quelli cosmetici e di abbigliamento.
Un punto di vendita in grado di offrire una vasta gamma di prodotti a base di bambù –
come può essere lo spaccio aziendale del bambuseto – che sia conosciuto sul territorio e
considerato affidabile può davvero diventare un punto di riferimento per la comunità
vegana della zona.
Poiché sempre più spesso all’interno delle community di “veggies”, attive soprattutto
online, si sente parlare di prodotti a base di bambù, è importante che l’imprenditore
agricolo si faccia conoscere da queste community, che non di rado si configurano anche
come gruppi di acquisto.
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I clienti vegani generalmente hanno una medio-alta capacità di spesa. Si possono
fidelizzare studiando insolite ricette veg a base di germogli e foglie di bambù da proporre
come assaggio e sconti ad hoc al raggiungimento di una determinata soglia di spesa.
Vegetariani. Meno difficili da accontentare della clientela vegana, in quando ammettono il
consumo di alcuni alimenti derivati dall’allevamento animale, i vegetariani non sono però
meno esigenti riguardo alla qualità degli alimenti che acquistano.
La dieta vegetariana è principalmente basata sul consumo di alimenti vegetali (cereali,
verdura, legumi e frutta) e alimenti animali derivati, come latte e uova, che devono
preferibilmente essere biologici e a km0.
In questo senso, il bambuseto può proporsi come fornitore di un prodotto innovativo, di
alta qualità e coltivato sul territorio. I germogli di bambù, crudi o cotti, ma anche gli altri
alimenti realizzati a partire da questa pianta, possono infatti diventare una valida
alternativa all’interno dell’alimentazione quotidiana della clientela vegetariana.
Per far conoscere la propria produzione alimentare e raggiungere un maggior numero di
potenziali clienti, l’imprenditore agricolo può contattare le associazioni e i gruppi di
acquisto vegetariani attivi sul suo territorio, partecipare ai loro incontri e riunioni e
proporre dei workshop gratuiti, in particolare sulla trasformazione alimentare.
Come i vegani, anche i vegetariani sono spesso disposti a spendere di più qualora
riconoscano la qualità di un alimento biologico e 100% naturale e possono essere
conquistati praticando particolari sconti fedeltà, ma anche organizzando periodicamente
visite guidate al bambuseto affinché i clienti possano toccare con mano le piante dalle
quali vengono ricavati gli alimenti che consumano.
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Salutisti/consumatori
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consapevoli.
Questo
sottogruppo
comprende
tutti
quei
consumatori finali che, pur non rientrando nella categoria dei vegani o dei vegetariani,
ricercano prodotti freschi, di qualità e di origine garantita, in linea con uno stile di vita
sano e rispettoso della natura.
Si tratta, in altre parole, di quei consumatori consapevoli portavoce della filosofia green,
basata sul rispetto del proprio corpo – che si concretizza anche attraverso l’alimentazione
– e della natura che lo circonda.
Sempre più persone seguono una filosofia di sostenibilità e attenzione alla qualità dei
prodotti che portano in tavola, si tratta quindi una tipologia di clientela consistente se si è
in grado di promuoversi con i giusti mezzi e se si garantisce un prodotto genuino.
Questi clienti possono essere disposti a riconoscere un valore maggiore, anche in termini
di spesa, ai prodotti del bambuseto. Spesso, infatti, i salutisti preferiscono acquistare
direttamente presso il produttore – o nelle piccole botteghe, meglio ancora se equosolidali. Oltre agli alimenti, possono essere interessati anche ad altre tipologie di prodotti,
da quelli cosmetici ai tessili.
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Agricoltori e giardinieri, anche hobbisti. Tutti coloro che praticano l’agricoltura o il
giardinaggio, anche a livello hobbistico, riconoscono l’utilità delle canne di bambù
all’interno di un terreno o di un giardino. Le canne sfuse di bambù sono infatti molto
resistenti e leggere, facili da lavorare, ideali per realizzare pareti divisorie, paratie,
recinzioni. Questi clienti possono acquistare direttamente nel bambuseto le canne di cui
hanno bisogno, sia sfuse che già legate l’una all’altra.
Per fidelizzare questa tipologia di clientela è possibile, soprattutto a chi è alle prime armi,
offrire consigli e consulenze su come realizzare strutture solide.
Inoltre, ad agricoltori e giardinieri si può proporre anche l’acquisto di piante di bambù, da
riproduzione o ornamentali.
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Privati e aziende in possesso di caldaie a biomassa. Un bambuseto che produce
cippato di bambù deve includere fra i propri potenziali clienti coloro che sono in possesso
di una caldaia a cippato. È il caso delle abitazioni monofamiliari o plurifamiliari con
impianto autonomo, che utilizzano biomasse legnose per la produzione di acqua calda ad
uso sanitario ma soprattutto per il riscaldamento. Così come per le seconde case al mare o
in montagna.
Per
i
privati
l’acquisto
riguarda
il
combustibile
per l’alimentazione
della
caldaia
dell’impianto di riscaldamento o di stufe e termocamini a volte utilizzati ad integrazione del
sistema di riscaldamento.
È una tipologia di clientela molto interessata ai risparmi che possono derivare dall’uso della
biomassa legnosa per produrre calore, oltre che sempre più attenta e sensibile nei
confronti di una migliore qualità ambientale.
Inoltre, anche le attività produttive possono acquistare il cippato presso il bambuseto. Può
trattarsi di imprese commerciali, artigianali, industriali che devono riscaldare uffici e spazi
commerciali o produttivi, aziende agricole e zootecniche ecc.
Attività di trasformazione. Come abbiamo accennato, i prodotti trasformati a base di
bambù hanno un mercato in forte crescita. In particolare, si sta sviluppando una richiesta
di bambù italiano con cui realizzare prodotti alimentari, cosmetici e artigianali di alta
qualità, in grado di concorrere con i prodotti di importazione per le migliori caratteristiche
e la più alta affidabilità.
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In quest’ottica, il bambuseto può rifornire di materia prima le diverse realtà produttive che
acquisteranno germogli, foglie e culmi per ottenerne prodotti finiti.
Ai germogli saranno interessati principalmente i laboratori alimentari di trasformazione,
soprattutto quelli che realizzano prodotti per vegetariani o vegani o che propongono linee
di prodotti alimentari esotici o biologici.
Le foglie di bambù potranno essere vendute all’industria cosmetica, che ne ricaverà il
prezioso estratto di bambù con cui realizzare creme e altri prodotti per l’igiene della
persona.
Le canne, raggiunta la giusta maturazione e stagionatura, possono interessare i mobilifici
e le fabbriche artigianali di arredamento etnico, i parchettisti e le aziende che producono
piccoli oggetti e complementi di arredo.
Infine, l’industria cartiera e tessile può acquistare le canne di bambù e le foglie da cui
estrarre la fibra e produrre carta e tessuti.
L’estrazione della fibra di bambù, in questo caso, avviene senza ricorrere a procedimenti
chimici, a partire dalla polpa di bambù ottenuta dalla maceratura naturale di culmi e foglie.
Rifornendo le attività di trasformazione, il coltivatore può vendere volumi consistenti e
costanti di materie prime, anche se con un ricarico inferiore rispetto a quello che può
applicare ai consumatori finali.
Per garantire una fornitura di qualità, nel caso di vendita a laboratori fuori zona, i
germogli, le foglie e le canne venduti all’ingrosso dovrebbero essere accuratamente ripuliti
e confezionati, in modo da conservarsi al meglio anche durante il trasporto.
Se si lavora, invece, prevalentemente con trasformatori della zona è possibile prevedere
un servizio di consegne.
Infine, è possibile accordarsi con i trasformatori affinché sull’etichetta dei prodotti sia
indicata la provenienza della materia prima. In questo modo, il bambuseto avrà un ritorno
anche in termini promozionali e di visibilità.
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Ristoranti vegetariani e vegani. Dato che il veganismo è sempre più diffuso, da qualche
anno a questa parte sono nati ristoranti ad hoc, in grado di proporre piatti elaborati e
gustosi pur rispettando le limitazioni imposte da questa dieta. Generalmente si tratta di
locali con tariffe piuttosto elevate, che ripongono grande attenzione alla freschezza e alla
qualità delle materie prime acquistate.
Se nella zona in cui sorge il bambuseto è presente un ristorante vegano (o vegetariano) è
possibile proporsi come fornitori di germogli freschi e, eventualmente, dei prodotti
trasformati che si hanno a disposizione.
Per soddisfare e fidelizzare i gestori dei ristoranti è necessario garantire prodotti di alta
qualità, conservati al meglio e consegnati in maniera celere e flessibile.
Vivai, garden center e negozi di fiori. Rappresentano una tipologia di clientela
potenzialmente interessata all’acquisto di piante da rivendere presso le loro attività.
Vivai, garden e negozi possono essere clienti particolarmente rilevanti se si sceglie di
coltivare varietà ornamentali e varietà piccole e nane di bambù.
Poiché i vivai sono generalmente interessati all’acquisto all’ingrosso, il titolare della
coltivazione può stipulare particolari collaborazioni accordandosi su prezzi vantaggiosi a
fronte di acquisti corposi e costanti nel tempo.
Inoltre, al fine di aumentare indirettamente il proprio bacino di utenza, il titolare potrà fare
in modo che le piante provenienti dalla sua coltivazione mantengano il logo dell’azienda
anche se vendute presso altre attività. In questo modo, il cliente soddisfatto dell’acquisto
effettuato al vivaio, garden center o negozio di fiori potrebbe voler conoscere la
coltivazione dalla quale questi si riforniscono e visitarla personalmente o consigliarla.
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Aspiranti coltivatori di bambù. Chi vuole coltivare il bambù potrà rivolgersi all’azienda
agricola essenzialmente per acquistare cloni di piante di bambù da trapiantare nella
propria coltivazione.
Se il proprietario del bambuseto ha acquisito una certa esperienza e credibilità potrà
proporre agli aspiranti coltivatori anche un servizio di consulenza relativo all’avvio della
coltivazione.
Per attirare e fidelizzare gli altri coltivatori è fondamentale offrire piante di alta qualità
genetica, con le necessarie certificazioni, ed essere disponibili e generosi nell’erogazione di
consigli e suggerimenti. Può giovare, a questo scopo, anche farsi conoscere dagli esperti
del settore e dagli addetti ai lavori, partecipando a incontri e conferenze sul bambù o alle
discussioni che avvengono online sui principali forum del settore.
Come individuare e valutare la clientela del mercato di riferimento
Nel caso di un’attività di coltivazione di bambù di piccole-medie dimensioni che si
rivolge al mercato locale i clienti potenziali si trovano principalmente nella zona in cui
viene praticata la coltivazione e nelle zone limitrofe. Pertanto, il volume di domanda
potenziale dei diversi prodotti può essere quantificato sulla base del bacino di utenza e dei
segmenti di domanda a cui ci si rivolge.
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Diventa quindi necessario, in relazione alle scelte che si riterranno più opportune,
conoscere di massima la consistenza e le caratteristiche di coloro che possono essere
interessati ad acquistare i prodotti agricoli derivanti dalla coltivazione del bambù (per un
utilizzo diretto, per rivenderli, per trasformarli ecc.), vale a dire:
-
degli abitanti residenti nell’area geografica all’interno della quale si intende
coltivare;
-
delle persone che per vari motivi transitano in zona;
-
delle eventuali presenze turistiche nei diversi periodi dell’anno;
-
delle varie attività di trasformazione della materia prima (laboratori alimentari di
trasformazione, aziende cosmetiche, mobilifici, aziende tessili, cartiere);
-
dei ristoranti vegani e vegetariani;
-
dei vivai, garden center, negozi di fiori;
-
delle aziende agricole.
È importante cercare di raccogliere informazioni e avere un profilo il più dettagliato
possibile delle varie tipologie di clientela. L’obiettivo sarà quello di creare un’offerta, in
termini di qualità, quantità e prezzo, che si avvicini il più possibile alle aspettative dei
propri possibili clienti.
Le informazioni necessarie possono essere reperite presso fonti diverse, tra queste:
-
l’ufficio anagrafe del Comune per quanto riguarda la consistenza della popolazione
residente;
-
i Consigli di circoscrizione dell’area in cui si intende operare, qualora si tratti di un
Comune di grandi dimensioni;
-
la Camera di Commercio (CCIAA) della Provincia in cui si intende operare, che può
pubblicare studi di mercato con dati e indicazioni utili sulla clientela e sui consumi;
-
l’Ufficio Studi della Camera di Commercio della Provincia in cui si intende operare, al
quale si può chiedere a pagamento l’elenco delle imprese (o elenco merceologico)
con determinate caratteristiche attive nella zona di interesse (utile per individuare
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aziende di trasformazione, vivai, garden e aziende agricole). Le imprese si possono
selezionare sulla base del tipo di attività (codice Istat Ateco) e di altri parametri
quali dimensione, forma giuridica ecc. (di seguito un fac-simile del modulo di
richiesta dell’elenco merceologico);
-
l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica): i dati possono essere reperiti sul sito
internet www.istat.it o presso gli sportelli presenti su tutto il territorio nazionale;
-
le Aziende di Promozione e gli Uffici di Informazione Turistica, le proloco, ecc. per
quanto riguarda arrivi e presenze turistiche nella zona, distinti anche per nazione di
provenienza;
-
le associazioni di categoria regionali e/o nazionali;
-
le Pagine Gialle cartacee o online, www.paginegialle.it;
-
la Guida Monaci: http://www.guidamonaci.it;
-
la Guida Kompass: http://it.kompass.com.
Se non si conosce la zona, per il reperimento di queste informazioni può anche essere
utile rendersi conto di persona, con visite nei dintorni, delle caratteristiche e delle
peculiarità della zona in cui si ha intenzione di avviare il bambuseto, dei flussi di traffico e
di passaggio, dei negozi e delle altre attività presenti.
Per valutare le potenzialità del mercato di riferimento non è indispensabile essere in
possesso di dati particolarmente precisi. È importante invece confrontare, anche di
massima, il potenziale dei diversi bacini di utenza e delle diverse tipologie di clientela per
definire la formula imprenditoriale ottimale.
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A chi e come vendere
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Le tipologie di concorrenti
La filiera del bambù in Italia è tutta da costruire, ma la coltivazione di bambù suscita
interesse crescente ed è in fase di sviluppo. Secondo gli esperti, il 2016 potrebbe essere
l’anno decisivo per il definirsi della filiera operativa e la nascita di coltivazioni dedicate su
tutto il territorio nazionale.
Nella valutazione della concorrenza, l’aspirante imprenditore dovrebbe anzitutto
valutare la presenza sul suo territorio di altre coltivazioni di bambù. Inoltre è utile
esplorare la richiesta di materia prima nella propria regione, in termini di trasformatori che
giù realizzano o possono essere interessati a produrre in futuro articoli a base di bambù.
A fronte di queste considerazioni, va considerata la concorrenza trasversale del bambù
di importazione, principalmente cinese, e delle diverse tipologie di attività – italiane e
estere – che offrono online la stessa tipologia di prodotto.
Ciò premesso, elenchiamo e brevemente descriviamo i concorrenti di una coltivazione
di bambù. Si tratta di:

bambù di importazione;

coltivazioni di bambù italiane;

attività che vendono online.
Bambù di importazione. Dall’analisi dei dati di mercato è emerso chiaramente come la
produzione italiana di bambù non sia ancora in grado di soddisfare la domanda di materia
prima da trasformare nel nostro Paese. Questo significa che le attività di trasformazione
già attive sul territorio nazionale ricorrono a materia prima d’importazione.
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A chi e come vendere
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Mobilifici, parchettisti, fabbriche di arredi e di oggettistica, industrie tessili che scelgono di
offrire prodotti in bambù si rivolgono oggi soprattutto a produttori internazionali – più che
altro di origine cinese – per acquistare legno di bambù già trattato e stagionato e fibra di
bambù estratta con metodi chimici brevettati in Cina, la viscosa di Bambù, chiamata anche
Rayon.
Allo stesso tempo, produttori o rivenditori asiatici possono rifornire di prodotti alimentari
gli scaffali di negozi dedicati, grande distribuzione organizzata, negozi biologici e vegani e
l’industria cosmetica.
Per contrastare la concorrenza del bambù di importazione è necessario sottolineare il
valore aggiunto del prodotto Made in Italy e i vantaggi connessi ad una filiera di
approvvigionamento più corta e diretta. Si può farlo attraverso le diverse azioni
promozionali intraprese dal bambuseto, online e nei contatti diretti con la clientela
potenziale.
Fonte: Mappa di distribuzione delle foreste di bambù in Cina, 2015, State Forest Administration China.
Molto probabilmente, il bambù di produzione italiana non riuscirà a essere competitivo con
quello cinese, o di altra provenienza asiatica, in termini di prezzo. Le attività di
trasformazione potranno però preferirlo per la sua qualità e resistenza, in particolare se
devono realizzare prodotti di pregio ed esteticamente impeccabili, come ad esempio il
parquet di bambù.
Un altro vantaggio che può sfruttare la coltivazione italiana rispetto ai concorrenti
internazionali consiste nei minori costi di trasporto e nella maggiore velocità di consegna
del materiale.
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A chi e come vendere
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Per quanto riguarda, invece, la vendita diretta in azienda di canne, germogli e piante, è
probabile che le coltivazioni italiane riescano agevolmente a imporsi come punto di
riferimento principale per consumatori finali, ristoranti e vivai.
È importante, a questo scopo, far conoscere ai clienti la propria attività e i propri prodotti,
attraverso una studiata rete promozionale che spinga i consumatori finali a recarsi
direttamente presso il bambuseto per conoscere l’azienda agricola.
Invogliare i clienti a raggiungere la coltivazione, presumibilmente localizzata in una zona
extra urbana, è uno scopo realizzabile puntando sulla certificata qualità della materia
prima, coltivata in loco, e la professionalità tanto degli operatori quanto delle eventuali
attività di trasformazione a cui il bambuseto si appoggia.
Un valore aggiunto può essere rappresentato dalla bellezza del bambuseto, che può
diventare un luogo piacevole anche per una visita. La visita al bambuseto darà, infatti,
modo al consumatore finale di conoscere l’attività e apprezzarne la filosofia biologica ed
eco-sostenibile.
Coltivazioni di bambù italiane. La coltivazione del bambù si sta diffondendo, in questi
ultimi anni, sempre più capillarmente nel nostro Paese e gli ettari coltivati a bambù
aumentano con relativa rapidità, anche grazie all’azione promozionale svolta dai consorzi.
Non è quindi da escludere che nella stessa area del bambuseto siano presenti o possano
nascere a breve altre coltivazioni di questo tipo.
Gli altri produttori locali sono concorrenti particolarmente temibili, soprattutto se in grado
di offrire la stessa tipologia di prodotto, garantendone la coltivazione autoctona e, quindi,
l’alta qualità.
www.essenzadelbambu.it
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A chi e come vendere
Per
quanto
riguarda
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la vendita
all’ingrosso
della
materia
prima
alle
attività
di
trasformazione, la strategia più efficace per contrastare la concorrenza consiste nel
conoscere le varietà di bambù coltivate dagli altri produttori della zona.
A seconda degli utilizzi finali e del tipo di trasformazione da realizzare, infatti, alcune
varietà di bambù si rivelano molto più performanti di altre, più economiche in termini di
lavorazione e in grado di garantire un risultato di pregio. È importante, a questo scopo,
conoscere le richieste delle attività di trasformazione e scegliere di coltivare varietà più
adatte ed economiche di quelle dei concorrenti.
Per farlo, può essere necessario visitare coltivazioni di successo in altri Paesi, fra tutti la
Cina, e sperimentare anche la crescita di varietà insolite con l’aiuto di un agronomo
esperto. La sperimentazione e la competenza, in un campo così innovativo e vasto,
possono fare la differenza.
Allo stesso tempo, per essere scelti come fornitori è importante lavorare sula politica di
prezzo e assicurarsi di proporre tariffe in linea con la concorrenza.
Per quanto riguarda invece la vendita di materie prime e prodotti trasformati al
consumatore finale, per alcuni (come i germogli e gli altri prodotti alimentari, i cosmetici
ecc.) tutto dipenderà da quanto si svilupperà il mercato di questi prodotti, e dunque la
conoscenza e la richiesta da parte dei clienti.
Poiché la gamma di prodotti trasformati a base di bambù è molto ampia è possibile
proporre sul mercato locale prodotti alimentari, cosmetici, di arredo e tessili unici. Per
contrastare la concorrenza delle altre coltivazioni di bambù è necessario differenziare il più
possibile la propria offerta proponendo prodotti con un miglior rapporto qualità/prezzo o
una gamma più ampia o profonda di prodotti derivati dal bambù.
Se il mercato dei prodotti italiani a base di bambù si svilupperà, è comunque verosimile
che ci sia spazio di crescita per diverse aziende agricole.
Attività che vendono online. Il web è ormai una parte decisiva della quotidianità del
consumatore: su internet si acquistano quasi tutti gli articoli un tempo reperibili soltanto in
negozio e, negli ultimi anni, si è molto sviluppato anche il reparto alimentare e del fresco.
Nel caso dei prodotti del bambuseto, le attività di e-commerce costituiscono un doppio
pericolo: rendono competitivi coltivatori di bambù di qualsiasi zona italiana e favoriscono
la diffusione di prodotti importati, che puntano su prezzi molto bassi. La componente
prezzo si rivela particolarmente importante sul web, dove è possibile confrontare le tariffe
con un semplice clic.
Online è possibile acquistare ogni tipologia di prodotto a base di bambù: dai germogli alle
piante in vaso, dagli integratori alimentari alle creme per il viso e per il corpo, dai capi di
abbigliamento, i tessuti e le stoffe fino ad arrivare agli oggetti di design realizzati con le
canne di bambù.
Per
quanto
riguarda
la
vendita
all’ingrosso,
sono
particolarmente
temibili
alcuni
marketplace B2B, come ad esempio Alibaba, il sito e-commerce più grande al mondo per
quanto riguarda la compravendita delle merci tra grossisti.
Appartiene a una compagnia cinese privata che si occupa di commercio elettronico tra
aziende e nel suo network è possibile reperire praticamente qualsiasi tipologia di prodotto.
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A chi e come vendere
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La concorrenza in questo marketplace è molto agguerrita in quanto sono presenti
numerose imprese cinesi che vendono canne stagionate in grandi quantità, a prezzi
davvero concorrenziali per i trasformatori.
A proposito di vendita al dettaglio di germogli e prodotti trasformati, è temibile la
concorrenza delle attività di trasformazione e le aziende agricole che vendono online i
propri prodotti. Questo concorrenti sono avvantaggiati nella politica di prezzo, perché
generalmente propongono online prodotti scontati o in promozione.
Si tratta di mobilifici, fabbriche di arredamento, aziende tessili, store di produttori e
riveditori di prodotti alimentari per vegetariani/vegani e celiaci e quelli incentrati sulla
cosmesi biologica, erboristerie e profumerie online.
La loro concorrenza, da non sottovalutare in un mondo sempre più connesso alla rete, è
contrastabile creando un valido sito internet del bambuseto, all’interno del quale si dovrà
canalizzare l’attenzione del navigatore sulla qualità della propria piantagione e proporre ai
visitatori interessati all’acquisto tariffe competitive e sconti e promozioni invitanti.
Come individuare e valutare la concorrenza del mercato di riferimento
Come abbiamo visto il mercato di una coltivazione di bambù è un mercato diffuso,
rappresentato da materia prima e prodotti finiti d’importazione e da attività di produzione
e vendita che operano essenzialmente online.
Risulta quindi abbastanza difficile avere un quadro, anche di massima, della
concorrenza. Sia per quanto riguarda i concorrenti italiani sia per quelli esteri che possono
risultare temibili per alcuni prodotti e per alcuni servizi.
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È possibile, comunque, cercare di individuare i principali canali di approvvigionamento
di bambù della propria zona:
-
individuando i principali fornitori di materia prima delle attività di trasformazione già
attive nella zona;
-
individuando i principali fornitori di prodotti finiti dei negozi di prodotti biologici e
vegani, delle profumerie, dei negozi di arredamento e di tessuti;
-
valutando l’affiliazione di una o più attività ai consorzi per la promozione del bambù.
Prima di intraprendere l’attività, sarebbe inoltre opportuno effettuare un’attenta
indagine per verificare l’esistenza o meno di altri coltivatori di bambù nella zona dove si
pensa di operare.
Dopo aver individuato i propri concorrenti, è opportuno reperire il maggior numero
possibile di informazioni circa: tipologia di coltivazioni, politica di prezzo, distribuzione,
promozione e fidelizzazione della clientela.
Per individuare e valutare la concorrenza di un bambuseto che opera in un determinato
bacino di utenza locale si possono utilizzare, a seconda dei casi, le seguenti modalità:
-
verificare direttamente di persona, nel luogo e nelle zone limitrofe a dove si desidera
avviare la coltivazione, la presenza di attività concorrenti; l’obiettivo è determinare
la consistenza e le caratteristiche della concorrenza, soprattutto in termini di specie
coltivate e di modalità di vendita utilizzate;
-
consultare le Pagine Gialle della località e delle zone limitrofe a dove si vuole
operare o le Pagine Gialle online, alle relative categorie e/o utilizzando termini di
ricerca inerenti l’attività, come per esempio:
 “Aziende agricole - coltivazione bambù”
 “Coltivazione bambù”
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 “Vivai piante e fiori - bambù”
 “Prodotti biologici bambù”
per individuare i prodotti e i servizi offerti dalla concorrenza e pubblicizzati nei
relativi riquadri o online;
-
effettuare ricerche su internet per individuare il numero e le caratteristiche delle
imprese concorrenti della zona e visitare i loro eventuali siti;
-
visitare mostre e fiere agricole locali per raccogliere il materiale divulgativo
distribuito
dalle
aziende
agricole
esistenti
nella
propria
zona
e/o
chiedere
direttamente loro delle informazioni;
-
rivolgersi alle associazioni di categoria regionali e/o provinciali;
-
se possibile chiedere informazioni a coloro che si rivolgono ad altri bambuseti e
aziende agricole della zona per l’approvvigionamento di canne e germogli;
-
consultare il sito www.infoimprese.it oppure recarsi alla Camera di Commercio della
provincia in cui si desidera operare dove è possibile richiedere all’Ufficio Studi, a
pagamento, l’elenco delle imprese di una determinata categoria che operano nella
provincia;
-
raccogliere informazioni dai vari fornitori che in genere conoscono in modo
approfondito il settore e in particolare la qualità e i prezzi dei prodotti proposti sul
mercato;
-
utilizzare i dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) che possono essere reperiti
sul sito internet http://www.istat.it o presso gli sportelli presenti su tutto il territorio
nazionale;
-
utilizzare gli Annuari Seat;
-
consultare la Guida Monaci: http://www.guidamonaci.it;
-
consultare la Guida Kompass: http://it.kompass.com.
Le modalità di vendita
La vendita dei prodotti derivanti dalla coltivazione e trasformazione del bambù può
essere effettuata in luoghi diversi e con differenti modalità, a seconda del tipo di prodotto,
della formula che risulta più conveniente per il titolare del bambuseto e valutando le
esigenze e preferenze del mercato locale di riferimento. Le principali modalità di vendita
sono:

vendita in azienda;

vendita con consegna o ritiro;

vendita online.
Vendita in azienda. Allestendo presso l’azienda agricola, o nelle sue immediate
vicinanze, una piccola area di vendita in cui esporre tutti i prodotti sarà possibile vendere
in maniera diretta ai consumatori finali.
Nello spaccio, i clienti potranno scegliere ciò che desiderano acquistare, essere serviti da
personale dedicato o servirsi in maniera autonoma. Una piccola area di vendita in azienda
si rivela, per molti versi, la soluzione più vantaggiosa. Anzitutto, consente ai clienti di
conoscere la coltivazione nel suo complesso e osservare da vicino l’ambiente generale
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entro cui cresce il bambù, informandosi in prima persona circa questa straordinaria pianta
e i suoi molteplici usi.
In secondo luogo, la scelta di vendere i prodotti direttamente in loco consente di contenere
le spese di trasporto e/o di affitto di un negozio esterno.
Se non si dispone dei locali da adibire ad area di vendita, si può allestire a spaccio anche
un semplice prefabbricato montato da ditte specializzate, che sarà operativo fin da subito.
Non è necessario che questa struttura sia dotata di particolari attrezzature, ma dovrà
avere l’allacciamento all’acqua, all’energia elettrica e alla fognatura di scarico.
Vendita con consegna o ritiro. Per quanto riguarda la vendita dei culmi di bambù ai
privati, alle aziende agricole e alle attività di trasformazione, e dei sacchi di cippato di
bambù ottenuto dalla raccolta e cippatura delle canne, potrebbe rivelarsi proficuo allestire
un sistema di consegne o permettere un comodo ritiro nei pressi dell’area di stoccaggio
dell’azienda agricola.
Nel primo caso, sarà necessario dotarsi di un mezzo idoneo al trasporto dei sacchi e delle
canne. Dato che il peso e l’ingombro del bambù saranno comunque inferiori a quelli, ad
esempio, dei bancali di legna, può non essere necessario dotarsi di un autocarro con
ribaltabile. L’azienda agricola che tratta la consegna di legno di bambù può acquisire un
furgone telonato o un rimorchio agricolo di grandi dimensioni, anche usati.
L’utilità della consegna è accresciuta dal fatto che i luoghi di lavorazione del legname
hanno una localizzazione generalmente extraurbana.
La consegna è solitamente gratuita e compresa nel prezzo degli ordini per quantitativi
minimi e per zone circoscritte.
Per quantitativi inferiori al minimo e per zone fuori da quella stabilita le spese di consegna
possono essere concordate con il cliente in sede di conferma d’ordine e variano in base ai
quantitativi acquistati e alla destinazione.
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A chi e come vendere
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A seconda della quantità e della frequenza delle consegne è possibile che se ne occupi il
personale dell’azienda agricola o che le consegne siano affidate a esterni.
Nell’impossibilità di consegnare la merce celermente, il bambuseto può favorire il ritiro da
parte dei clienti. A questo scopo sarà indispensabile posizionare l’area di stoccaggio di
canne e cippato nei pressi di un ampio piazzale per consentire le manovre di carico e i
movimenti degli automezzi. È preferibile, inoltre, che l’azienda agricola abbia un facile
accesso alla strada principale e una zona, interna o esterna, da adibire a parcheggio.
Vendita online. Per contrastare la concorrenza delle attività che vendono online e, allo
stesso tempo, raggiungere un numero più alto di potenziali clienti, il bambuseto può
proporre anche la vendita online, attraverso il suo sito web.
Puntando sull’organizzazione di una “vetrina virtuale”, vale a dire un e-shop con le liste dei
prodotti disponibili, relativi prezzi e tempi di consegna, l’attività può infatti integrare la
vendita diretta e allargare il proprio bacino d’utenza.
Per avere successo con un e-commerce rivolto ai consumatori finali è importante
assicurare sistemi di trasporto rapidi ed efficienti per quanto riguarda, in particolar modo, i
prodotti deperibili, come i germogli, le foglie, le piante in vaso. Per garantire l’alta qualità
di questi, inoltre, è preferibile offrire un servizio di prenotazione in modo che i prodotti
siano spediti al momento giusto, in termini stagionali e di maturazione.
Come vendere la produzione/i mezzi promozionali
Una volta definiti i prodotti che si vogliono offrire e le principali tipologie di clientela, è
importante scegliere le modalità più efficaci per farsi conoscere e acquisire clienti, in altre
parole, per riuscire a vendere la produzione.
In base ai mezzi promozionali adottati variano i costi promozionali da considerare per la
valutazione della fattibilità economica dell’attività.
Di base, un coltivatore di bambù deve concentrare i propri sforzi nella ricerca del
maggior numero di contatti con i clienti potenzialmente interessati all’acquisto della
produzione.
Se, poi, l’agricoltore si associa a una delle cooperative e associazioni attive a livello
nazionale, potrà contare anche sulla promozione dell’attività effettuata da tali enti.
Di seguito elenchiamo e descriviamo i principali mezzi promozionali che si possono
utilizzare per vendere la produzione del bambuseto al dettaglio o all’ingrosso:

insegna e cartelli segnaletici stradali;

biglietti da visita e dépliant;

sito internet;

presenza su blog e social network;

Pagine Gialle/Pagine Gialle online;

passaparola;

periodici, radio e tv locali;

collaborazione ai progetti degli enti locali;

adesione a consorzi, associazioni, cooperative di produzione.
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A chi e come vendere
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Insegna
e
cartelli
segnaletici
stradali.
Dal
momento in cui è facile che
il
bambuseto
e
l’area di
vendita ad esso connessa
siano localizzati in un’area
extra
urbana,
importante
sarà
segnalare
adeguatamente l’attività.
L’insegna
agricola
dell’azienda
può
essere
realizzata in differenti stili:
da quella intagliata in legno
a quella in ferro battuto, dall’insegna luminosa a quella vintage, secondo i gusti personali
del titolare e l’immagine dell’azienda che si vuole dare al visitatore. Al di là dello stile
scelto, sarebbe preferibile inserire, nell’insegna, anche il logo dell’attività, per renderla
subito riconoscibile.
Per quanto riguarda, invece, i cartelli segnaletici, questi dovranno essere ben visibili lungo
tutto il percorso che conduce al bambuseto, per accompagnare i clienti all’attività.
Come per l’insegna, anche i cartelli segnaletici, sebbene realizzati in alluminio (più
resistente e, solitamente, anche retroriflettente) come ogni segnale stradale, dovranno
preferibilmente contenere il logo della coltivazione.
Biglietti da visita e dépliant. I biglietti da visita, solitamente di formato 5x8 cm, a
singola facciata o pieghevoli, potranno essere consegnati a tutti i clienti che si recano in
azienda, eventualmente anche inseriti nei sacchetti degli acquisti e nei cesti regalo.
I biglietti da visita potranno poi essere consegnati alla fine degli incontri con i responsabili
delle attività potenzialmente interessate ad acquistare la materia prima per trasformarla.
I dépliant, più grandi, potranno invece assumere la forma di catalogo dei principali prodotti
trasformati dai conto terzisti per il bambuseto.
Come i biglietti da visita, i dépliant potranno essere distribuiti a chi visita direttamente il
bambuseto, ma anche in occasione della partecipazione a mostre e fiere del settore.
Sito internet. Anche in agricoltura, per avere successo e raggiungere una clientela
sempre più esigente è fondamentale utilizzare internet come mezzo promozionale. Un sito
web piacevole e ben organizzato è d’obbligo, soprattutto se si sceglie di vendere online.
La realizzazione del sito può essere delegata a un tecnico specializzato, qualora il titolare
non avesse le competenze necessarie alla creazione della vetrina virtuale del suo
bambuseto.
In caso contrario, le moderne piattaforme open source e il costo contenuto dei domini
consentono anche a chi non è esperto di creare e gestire un sito di qualità, grazie a un
software CMS (Content Management System).
Un sito internet ben strutturato prevede poche pagine basilari, ma ben chiare, come “chi
siamo”, “il bambù”, “i prodotti”, “dove siamo”, “carrello” e “contattaci”.
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A chi e come vendere
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Nella presentazione dell’azienda è importante essere professionali e specificare le proprie
referenze, riassumendo la propria esperienza sul campo, i viaggi intrapresi, le motivazioni
della propria passione per il bambù. Se la coltivazione è biologica è bene specificarlo,
sottolineando i vantaggi di una pratica ecosostenibile.
Nella sezione “bambù” si dovranno specificare le varietà coltivate, le caratteristiche di
queste e la qualità dei germogli e del legno derivati. Dato che il bambù è ancora poco
conosciuto, è possibile sfruttare in questa sezione un po’ di storytelling, raccontando la
storia di questa pianta considerata sacra e tutti i benefici che apporta alla vita moderna.
Per essere autorevoli si possono riportare dati e termini scientifici e naturalistici;
attenzione, tuttavia, a non esagerare e rendere sempre i contenuti comprensibili anche a
lettori generalisti.
Nella sezione “prodotti”, oltre a una breve descrizione delle lavorazioni e trasformazioni
della materia prima dell’attività delegate a terzi, sarà utile mettere in mostra, corredate di
fotografie professionali, il bambuseto, le piante e i tutti prodotti in vendita.
Questa sezione varia molto in base a due fattori: la possibilità di offrire prodotti
trasformati e la scelta di venderli online.
Se si hanno prodotti trasformati (cosmetici, abbigliamento, arredo) disponibili per la
vendita online è necessario organizzare la vendita in sezioni, dedicando a ciascun prodotto
una pagina specifica con fotografie professionali e descrizione accurata.
Nella sezione del “carrello” i clienti avranno la possibilità di acquistare il prodotto e, se
previsto, pagarlo telematicamente tramite carta di credito, Paypal o bonifico bancario.
Per il “dove siamo” ci si potrà dotare il sito di un widget a Google Maps o di un programma
simile, che consenta di visualizzare la collocazione del bambuseto e di calcolare il percorso
verso questo da un qualsiasi indirizzo desiderato.
Nella parte “contattaci” è bene posizionare in maniera visibile e accessibile tutti i propri
recapiti, predisponendo eventualmente la possibilità di inviare direttamente una email al
bambuseto. Tra i servizi accessori si possono includere: la richiesta di informazioni tramite
compilazione di apposito form, la richiesta di preventivi gratuiti online e la possibilità di
esprimere il proprio feedback sui prodotti acquistati.
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Presenza su blog e social network.
Aprire un profilo del bambuseto su un social
network (Facebook, Twitter, MySpace ecc.)
o dedicargli un blog può aiutare a far
conoscere l’attività a un numero elevato di
persone. Qui si descriverà dettagliatamente
il lavoro svolto nella coltivazione, la qualità
del bambù coltivato e la varietà dei prodotti
offerti, “postando” regolarmente le foto del
bambuseto e della produzione.
Poiché sui social network la parola d’ordine
è
interazione,
oltre
a pubblicare
molte
notizie utili e le foto, è bene proporre ad
esempio un sondaggio per consentire agli
utenti di esprimere opinioni sui loro prodotti preferiti, sulla qualità del bambù della
coltivazione, sui suoi molteplici utilizzi ecc.
Sia sui blog che sui social uno dei segreti del successo è la regolarità con cui si postano i
contenuto. Ad esempio, su Facebook, si stima che tre post al giorno siano ideali per
suscitare la curiosità dei potenziali clienti.
Pagine Gialle/Pagine Gialle online. Inserire il proprio nominativo all’interno della
versione cartacea delle Pagine Gialle o sul sito www.paginegialle.it (sotto la categoria di
riferimento “Aziende agricole-bambù”) può aiutare il bambuseto a farsi conoscere a livello
nazionale, soprattutto in fase di avvio.
Con le Pagine Gialle online si può potenzialmente raggiungere un mercato ampio, a livello
nazionale. Sulla home, la ricerca delle attività avviene sulla base di un duplice parametro:
la tipologia di attività svolta e il luogo entro il quale opera. Essere ben posizionati consente
di riassumere in un boxino ben visibile tutti i contatti utili e di avere una scheda personale
che riporti una breve descrizione del bambuseto, la collocazione stradale tramite mappa
satellitare, il link al proprio sito. Inoltre, esiste un servizio di raccolta delle recensioni delle
migliori attività suddivise per località.
Per quanto riguarda la versione cartacea, sempre meno utilizzata, i costi possono variare
da provincia a provincia, ma anche in base all’opzione scelta tra le varie disponibili e alla
grandezza dello spazio dedicato alla propria attività.
Passaparola. I consumatori finali dovrebbero rappresentare la principale tipologia di
clientela per il bambuseto; è dunque importante indirizzare buona parte degli sforzi
promozionali su di essi.
Per promuovere e far conoscere l’attività a questa tipologia di clientela, una delle forme
promozionali più efficaci, e tra l’altro a costo zero, è senz’altro il passaparola. Infatti, se la
coltivazione di bambù vende prodotti di qualità ad un prezzo equo, la soddisfazione dei
clienti sarà un ottimo veicolo pubblicitario, dal momento che è molto probabile che chi è
rimasto soddisfatto consigli ad amici e conoscenti di rivolgersi al bambuseto per gli
acquisti.
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A chi e come vendere
Kit Creaimpresa
Periodici, radio e tv locali. Si tratta di mezzi promozionali piuttosto costosi che può
valere la pena di sfruttare in fase di avvio dell’attività o per promuovere un prodotto o un
servizio che si ritiene di particolare interesse per il proprio mercato locale. È il caso, ad
esempio, del cippato di bambù, un prodotto ancora poco conosciuto ma in grado di
suscitare grande interesse nei consumatori e nelle aziende che posseggono una caldaia a
biomassa. Molti di questi potenziali clienti, infatti, potrebbero ignorare il risparmio e la
qualità garantiti da questo prodotto, ancora poco conosciuto in Italia, e potrebbero essere
interessati a saperne di più.
A questo scopo è possibile proporre ai giornali locali un redazionale, chiaro e conciso, che
riporti le caratteristiche del cippato di bambù, i suoi utilizzi e i vantaggi che offre al
consumatore. Scrivendo il redazionale è bene tenere presente la sua notiziabilità, ovvero
la capacità della notizia di suscitare interesse in un pubblico generalista che non è già – e
forse non diventerà – cliente del bambuseto. Bisognerebbe quindi evitare un tono
puramente promozionale e concentrarsi sulla novità di un prodotto economico ed
ecosostenibile coltivato e realizzato sul territorio.
A questo stesso scopo, si potranno contattare i giornalisti delle televisioni locali per
proporre un servizio – pubblicitario o di cronaca – sulla produzione locale di cippato di
bambù.
Il
bambuseto,
essendo
un
ambiente
suggestivo
e
colorato,
si
presta
particolarmente alle riprese, potrebbe quindi interessare le redazioni locali, in particolare
nel caso di rubriche ispirate al green e alle energie rinnovabili.
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La radio, infine, consente di moltiplicare un messaggio e di ricordarlo ai potenziali clienti.
Un annuncio radio, generalmente, non è adatto ad approfondire un contenuto, ma a
comunicare una novità, una promozione, un’offerta particolare.
Collaborazione ai progetti degli enti locali. Sono potenzialmente molte le istituzioni e
gli enti locali che possono investire nella valorizzazione del proprio territorio attraverso la
promozione del bambuseto, specialmente se come intermediario si pone una associazione
o una cooperativa. Il bambuseto può sfruttare a proprio vantaggio la tendenza sempre più
diffusa a riscoprire prodotti di origine naturale, coltivati in territorio italiano, partecipando
alle varie iniziative promosse sul territorio, magari mettendo anche a disposizione la
propria azienda agricola per incontri informativi o giornate con le scuole della zona.
Adesione
a
cooperative
consorzi,
di
associazioni,
produzione.
Risultati
significativi in termini promozionali possono
essere
raggiunti
dalle
cooperative
di
produttori, i consorzi e le associazioni come,
ad esempio, OnlyMoso – Consorzio bambù
Italia.
Queste realtà si pongono come punti di
riferimento
per
il
comparto
locale
della
coltivazione di bambù e della vendita dei
prodotti
derivati.
Dal
punto
di
vista
promozionale, ottimizzano la visibilità delle
piccole e medie aziende.
Facendosi
loro
portavoce,
le
associazioni
valorizzano e promuovono la materia prima
derivante dai bambuseti degli associati e
favoriscono il loro contatto con i compratori
della materia prima.
Fra le attività promozionali organizzate dai
consorzi vi sono: la realizzazione di cataloghi che pubblicizzano le imprese associate,
l’organizzazione di giornate aperte e convegni, lo studio di campagne nazionali per la
valorizzazione del prodotto.
Nel caso di azioni di marketing e promozionali, i costi necessari per promuovere l’intero
comparto del bambù sono solitamente ripartiti fra gli associati: ne consegue un minor
sforzo economico da parte di ciascun agricoltore. Se, poi, l’associazione di cui si fa parte
pubblica periodicamente un bollettino o una rivista, si potrà valutare la possibilità di
utilizzarne
spazi
pubblicitari
a pagamento, qualora la cooperativa non proponga
l’opportunità gratuitamente.
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