Stili di vita salutari

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Stili di vita salutari
Stili di vita salutari
Educazione, Informazione e Comunicazione
Sintesi del Rapporto predisposto dalla Task Force
del Ministero della Salute
in preparazione del Semestre di Presidenza italiana
3 - 4 settembre 2003
Palazzo Marino
Milano, Italia
INDICE
1.
Gli stili di vita e la comunicazione
Pag.
1
2.
Gli stili di vita come determinanti della salute
“
2
3.
Il ruolo della comunicazione
“
6
4.
Le strategie mondiali ed europee
“
9
5.
L’esperienza italiana
“
11
6.
L’allargamento europeo e la salute
“
14
7.
Le strategie dei paesi membri e candidati
“
15
8.
Verso linee operative comuni
“
17
STILI DI VITA SALUTARI: EDUCAZIONE, INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE IN EUROPA
Sintesi del Rapporto predisposto dalla Task Force del Ministero della Salute
in preparazione del Semestre di Presidenza italiana
1.
Gli stili di vita e la comunicazione
La Presidenza italiana del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha
assunto tra i propri obiettivi nel campo della salute quello della
individuazione di iniziative più efficaci e cost-effective per la promozione di
stili di vita salutari da parte dei cittadini e dei consumatori europei.
Tra le strategie possibili, una più adeguata e mirata politica di
comunicazione sulla salute e gli stili di vita salutari, nelle diverse forme
dell’informazione, dell’educazione e della comunicazione pubblica, risulta
importante per favorire il benessere della popolazione, ridurre in maniera
significativa i costi economici e sociali delle patologie, contrastare i
comportamenti a rischio.
E’ per questo motivo che la Conferenza di Milano del 3-4 settembre 2003 su
“stili di vita salutari: informazione, educazione e comunicazione” intende
porre all’attenzione dei paesi membri e candidati dell’Unione alcuni
fondamentali punti di riflessione, su cui elaborare specifiche proposte:
- l’importanza dei danni provocati dal fumo di tabacco e dall’abuso di
alcol e di altre sostanze nocive;
- i benefici insiti nella adozione di corretti stili alimentari e di moto fisico,
e la carenza di studi di impatto;
- le differenze tra i modelli di consumo alimentare e di moto fisico in
Europa;
- l’importanza della comunicazione sugli stili di vita e la salute, da
condurre attraverso strumenti adeguati ed innovativi a seconda dei livelli
di applicazione;
- la necessità di adottare strumenti ed indicatori atti a monitorare
l’efficacia della comunicazione sulla salute e gli stili di vita;
- il peso della mediazione dei soggetti sociali ed economici, che operano
nei diversi contesti al di fuori del mondo della sanità;
1
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in preparazione del Semestre di Presidenza italiana
-
2.
l’opportunità di concordare nel quadro del Programma di Azione
Comunitaria 2003-2008, le linee operative comuni e gli obiettivi da
raggiungere per la promozione della salute e degli stili di vita
salutari attraverso azioni mirate.
Gli stili di vita come determinanti della salute
Esistono ormai prove scientifiche convincenti che un’alimentazione
sbagliata, il fumo, l’abuso di alcol ed un’insufficiente attività fisica
costituiscano fattori di rischio causali per numerose malattie quali, ad
esempio, la malattia coronarica, gli accidenti cerebrovascolari, varie forme
di cancro, il diabete di tipo 2, l’ipertensione, l’obesità, l’osteoporosi, le carie
dentali, e per molte altre patologie.
Il numero di decessi e di anni di vita perduti ed il numero di anni vissuti in
condizioni di disabilità per patologie croniche attribuibili a stili di vita errati
e dannosi per la salute è enorme nel mondo ed in Europa. In particolare,
l’obesità appare in aumento nell’insieme della popolazione e nei giovani, i
ragazzi e le donne mostrano andamenti in crescita per il fumo di tabacco e le
classi economiche più disagiate continuano ad essere quelle che più si
espongono al fumo, all’alcol, alla sedentarietà, ad una alimentazione errata.
Complessivamente l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima
che gli stili di vita non salutari spieghino quasi il 50% delle malattie negli
uomini e quasi il 25% nelle donne, nei paesi europei più sviluppati. In
tabella 1 si riportano tali percentuali stimate per la Sub-regione Euro-A
dell’OMS, composta da tutti i paesi dell’attuale Unione Europea, da alcuni
dei paesi che vi faranno parte e da altri paesi che condividono con i
precedenti le condizioni dello stato socio-sanitario.
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Tab. 1 - Percentuale del DALY1 attribuibile ad alcuni dei determinanti di salute nella
sub-regione europea EURO-A2 dell’OMS.
Determinante di salute
% del DALY totale
Uomini
Donne
Fumo di tabacco
Consumo di alcool
Soprappeso
Sottopeso
Basso consumo di frutta e verdura
Inattività fisica
17,1
14,0
6,9
0,4
4,3
3,3
1
2
6,2
3,3
8,1
0,4
3,4
3,2
Disabilities Adjusted Life-Years, misura del peso di una malattia su una popolazione
definita.
Euro-A: Andorra, Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia,
Francia, Gran Bretagna, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Israele, Italia,
Lussemburgo, Malta, Monaco, Olanda, Norvegia, Portogallo, San Marino,
Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera.
Fonte: WHO. The World Health Report 2002
Nell’Unione Europea il fumo provoca circa il 90% dei tumori del polmone,
l’80% delle broncopneumopatie croniche ostruttive e il 25% delle morti per
malattie di cuore. Il fumo dei genitori e dei conviventi costituisce la
maggiore fonte di esposizione dei bambini a rischi per la salute. Il fumo
influenza la fertilità di donne e uomini, ed è inoltre correlato a talune
patologie del feto. Nonostante che il numero di fumatori nella Unione sia in
diminuzione da alcuni decenni, tale andamento ha subito un rallentamento
nel corso degli ultimi anni.
Sebbene sia accertato che un consumo moderato di alcol, tra 10 e 30
grammi al giorno, riduca la mortalità per malattie del sistema circolatorio,
specialmente la malattia coronaria e gli accidenti cerebrovascolari di origine
ischemica, l’OMS stima che l’alcol causi il 3,2% (1,8 milioni) dei decessi
nel mondo ed il 4,0% dei DALY (58,3 milioni).
Il consumo eccessivo e inappropriato di alcol è pericoloso non soltanto per
il singolo individuo ma anche per chi lo circonda, e circa l’8-9% delle
malattie nell’Unione Europea può essere attribuito al consumo di alcol, con
frazioni che variano dall’11,7% della Francia al 3,5% della Svezia.
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Alimentazione e nutrizione hanno una grande rilevanza nella prevenzione
delle malattie e nella promozione della salute, e una dieta mal bilanciata può
avere seri effetti sulla salute, specialmente per quanto riguarda le malattie
cardiovascolari ischemiche, i tumori, il diabete mellito di tipo II. Problemi
di salute pubblica, quali la carie dentaria e l’osteoporosi, sono associati alla
deficienza di alcuni micronutrienti, mentre l’introito energetico eccessivo
produce soprappeso e obesità, a loro volta correlati a numerose patologie.
A livello mondiale, l’OMS stima che circa il 58% del diabete mellito, il
21% della malattia coronaria e quote tra l’8 ed il 42% di certi tipi di cancro
sono attribuibili ad un indice di massa corporea superiore a 21. In EURO-A
al sovrappeso vengono attribuiti negli uomini il 9,6% della mortalità ed il
6,9% dei DALY, nelle donne l’11,5% della mortalità e l’8,1% del DALY.
In particolare, un basso consumo di frutta e verdura è la causa del 19% del
tumore gastro intestinale, del 31% della malattia ischemica e dell’11%
dell’infarto. Globalmente il 4,9% delle morti (2,7 milioni) e l’1,8% del
DALY (26,7 milioni) vengono attribuiti ad un basso consumo di frutta e
verdura, ed in EURO-A il basso consumo è associato al 7,6% dei decessi ed
al 4,3% del DALY negli uomini, nonché al 7,4% dei decessi ed al 3,4% del
DALY nelle donne.
L’attività fisica, per contro, aiuta a controllare il peso, riduce lo stress, il
senso di depressione ed il rischio di malattie cerebro e cardiovascolari,
aumentando il livello della frazione HDL del colesterolo e riducendo il
livello dei trigliceridi e la predisposizione alla trombosi. Un’attività
moderata, come camminare con andatura spedita per 30-60 minuti al giorno
per più giorni nella settimana, è associata ad una significativa riduzione
dell’incidenza di mortalità per malattie cardiovascolari.
L’OMS stima che l’inattività fisica causi 1,9 milioni di decessi e 19 milioni
di DALY nel mondo. Essa causa in particolare il 10-16% dei casi di tumore
del seno, del colon-retto e del diabete mellito di tipo II, e circa il 22% della
malattia ischemica. In EURO-A, all’inattività fisica si può attribuire negli
uomini il 6% dei decessi ed il 3,3% dei DALY, nelle donne il 6,7% dei
decessi ed il 3,2% dei DALY.
La sedenterarietà raddoppia il rischio di malattie cardiache, di diabete
mellito di tipo II, di obesità e mortalità per cause cardiovascolari e ictus,
facendo aumentare del 30% il rischio di ipertensione e di cancro. Secondo
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l’OMS, le patologie legate allo stile di vita sedentario rientrano tra le prime
dieci cause di morte e di inabilità nel mondo.
La maggior parte della popolazione mondiale (60%-85%), ed in particolare
le ragazze e le donne sia dei paesi sviluppati sia del mondo in via di
sviluppo, non è fisicamente attiva a sufficienza, e circa 2/3 dei ragazzi non
sono sufficientemente attivi. L’attività fisica diminuisce significativamente
con l’età durante l’adolescenza.
Se quelle indicate sono le tendenze di carattere generale, va ricordato inoltre
che esistono significative differenze negli stili di vita rispetto alla salute tra
paesi, regioni, livelli socio-economici differenti e target sociali diversi per
età e sesso, che creano importanti sinergie ed associazioni tra fattori
causali.
La povertà costituisce una tipica condizione di rischio per la salute della
popolazione, e tra i paesi poveri si osserva una chiara relazione tra il reddito
medio individuale e la speranza di vita. Ma questa relazione è evidente
anche per i paesi sviluppati: in quelli europei, dove le principali cause di
malattia e di morte sono le malattie non trasmissibili, vi è oggi una forte
evidenza che queste malattie sono associate all’ambiente sociale e alle
disuguaglianze socio-economiche, e che il miglioramento del contesto
sociale e la riduzione delle differenze economiche rendono più efficaci le
iniziative di salute pubblica e di politica sociale.
Ad esempio, le persone con maggiore livello di scolarità e maggior reddito
tendono a fumare di meno, mentre le persone a basso reddito spendono
somme sproporzionate in tabacco.
La partecipazione all’attività fisica è influenzata dalla scolarità: soltanto il
22% di persone con diploma o laurea non svolge alcun tipo di attività fisica,
mentre la percentuale sale a valori tra il 29% ed il 40% in coloro che hanno
frequentato soltanto le scuole elementari o primarie.
Le donne, i giovani e gli anziani rappresentano gruppi di popolazione con
problemi specifici. Ad esempio, per quanto riguarda il fumo, la quota di
donne fumatrici tende ad aumentare in molti paesi, soprattutto per quanto
riguarda le donne giovani.
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Il sovrappeso e l’obesità sono particolarmente diffusi nei giovani di
particolari aree geografiche, mentre l’inattività è particolarmente accentuata
tra le ragazze adolescenti in tutti gli stati membri della Unione Europea.
Per quanto riguarda gli anziani, le indagini mostrano come siano frequenti
apporti insufficienti di calcio, di vitamina A, di ferro nonché di proteine
(25% degli anziani studiati) e di vitamine idrosolubili (25% per la tiamina,
20% per riboflavina, 15% per la vitamina C e 14% per l’acido folico), e
questo rischio carenziale aumenta con l’età. Un gruppo particolarmente a
rischio è costituito dai “grandi anziani”, nei quali il brusco declino
nell’apporto energetico è frequentemente collegato a disabilità e malattie
degenerative e comporta problemi di deficienze nutrizionali, la più frequente
delle quali è quella proteica.
Infine, gli immigrati extracomunitari hanno un profilo di salute e malattia
ancora relativamente poco studiato, ma con problemi particolari già oggi
evidenti in molti campi, dalle malattie cardiovascolari alla salute
riproduttiva, alle malattie infettive, alla salute mentale.
3.
Il ruolo della comunicazione
Nell’Health Promotion Glossary, l’OMS definisce la promozione della
salute come: ”The process of enabling people to increase control over, and
to improve their Health”.
Il cambiamento epistemologico del concetto di salute, da assenza statica di
malattia a concetto dinamico di promozione e crescita, e la stretta
connessione fra stili di vita, ambiente e salute, hanno contribuito ad investire
di un ruolo sempre più importante i processi di promozione della salute e
quelli di analisi del bisogno di salute e dei fattori di rischio.
L’educazione, la formazione e l’informazione sono strumenti-principe per
incoraggiare la pratica e l’acquisizione di abilità e per stimolare la
responsabilità rispetto alla propria salute. Il sapere condiviso, e non delegato
ad una ristretta cerchia di addetti ai lavori, oltre a favorire la promozione
della salute, favorisce anche la trasparenza dei progetti e la condivisione dei
medesimi; risponde inoltre ai principi di multisettorialità e interdipendenza,
considerati punti focali nella produzione di salute, tali da mettere in grado
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ciascun individuo e comunità di sviluppare al massimo il proprio potenziale
di salute.
Nella letteratura internazionale più recente, si possono distinguere sette
ambiti di promozione della salute a livello socio-culturale:
1. Programmi di educazione alla salute veri e propri, che offrono al
soggetto informazioni volte a promuovere la modifica volontaria dei
comportamenti. Includono aree cognitive, valoriali e decisionali e hanno
come obiettivo quello di sviluppare l’empowerment, inteso come
consapevolezza e capacità di autoregolazione.
2. Azioni sanitarie di tipo preventivo (preventive health services), come
l’immunizzazione, i programmi di diagnosi precoce e screening e tutte
quelle attività sanitarie che mirano alla prevenzione dalle malattie.
3. Lavoro all’interno della comunità (community-based work), con
coinvolgimento degli individui nell’identificazione dei problemi e dei
bisogni di salute, nonché delle strade da percorrere, come per i gruppi di
Auto-Aiuto.
4. Sviluppo organizzativo (organizational development), come attività che
mira all’implementazione di azioni di promozione della salute all’interno
delle organizzazioni e dei gruppi dallo sviluppo delle pari opportunità,
alla sicurezza alimentare, al coordinamento con le attività commerciali.
5. Politiche pubbliche sane (healthy public policies), cioè le attività di
salute pubblica che coinvolgono i professionisti, le associazioni, la
scuola, e in genere le istituzioni impegnate nelle politiche sociali.
6. Misure di salute ambientale (environmental health measures), come il
controllo dell’inquinamento, la regolamentazione del fumo nei luoghi
pubblici e l’uso di prodotti chimici.
7. Attività economiche e regolatorie, che mirano a favorire cambiamenti
legislativi e finanziari per il miglioramento dello stato di salute e la
riduzione dei rischi.
Tutti e sette gli ambiti indicati sono fortemente collegati al tema della
comunicazione sulla salute. Nel passato il rapporto tra salute e
comunicazione è stato un rapporto stretto ma problematico, che ha dato vita
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di volta in volta a fenomeni di ignoranza reciproca, di “inflazione
comunicativa” su specifici problemi di salute amplificati e drammatizzati
dalla comunicazione, e di “riduzione informativa” su problemi ritenuti da
nascondere.
E’ ormai da diversi anni che a livello internazionale è stata dichiarata
esplicitamente l’importanza di un corretto rapporto tra comunicazione e
salute, non solo e non tanto per ciò che attiene all’informazione sanitaria in
senso stretto, ma anche e soprattutto per quanto riguarda la comunicazione
in senso ampio, dalla comunicazione di massa, alla comunicazione
sistemica, alla comunicazione interpersonale:
- la comunicazione di massa come strumento di diffusione, ad ampio
raggio e attraverso i mass-media, di messaggi e di informazioni sulle
cause delle malattie, sull’offerta di prodotti e sui relativi consumi e su
loro portato in termini di salute;
- la comunicazione sistemica come strumento di collaborazione con settori
della società e delle istituzioni solitamente estranei alle tematiche
sanitarie (i sottosistemi del sistema sociale), dall’economia alla
produzione industriale e agricola, al mondo dei servizi, a quello del
commercio, alla politica, ai mass-media;
- la comunicazione interpersonale come strumento di approccio
personalizzato al tema degli stili di vita salutari, attraverso interventi
condotti nei luoghi della socialità (la scuola, il posto di lavoro, la
palestra, l’associazione, ecc.) e presso i mediatori e moltiplicatori sociali
(insegnanti, gestori, venditori, professionisti di settore, ecc.).
Dal punto di vista degli obiettivi di salute, una corretta strategia di
comunicazione pubblica dovrebbe svilupparsi nella direzione di due
funzioni importanti e differenti tra loro.
Da un lato, occorre puntare ad un “controbilanciamento” comunicativo
degli obiettivi e dei messaggi diversi, e spesso contrari, a quelli della salute
individuale e collettiva, che vengono diffusi attraverso i canali comunicativi
commerciali e mass-mediali consueti. Ciò deve spingere il mondo della
sanità ed i responsabili della salute collettiva ad affiancare alla consueta e
specialistica funzione di prevenzione sanitaria, attraverso screening e
informazione sanitaria, una modalità di intervento a più ampia ed incisiva
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penetrazione, finalizzata a contrastare le cattive abitudini ed i consumi
nocivi attraverso il contrasto della comunicazione scorretta.
Una buona politica di controbilanciamento comunicativo e di empowerment
degli individui e della società rispetto ai determinanti sociali della salute
deve contribuire, in secondo luogo, a rafforzare la autoregolazione negli
stili di vita e nei consumi da parte degli individui e delle famiglie, che a sua
volta permette di produrre enormi benefici per la sanità come per la qualità
della vita ed il benessere dei singoli.
Non è un caso che in Europa molti Stati e la stessa Commissione della UE
abbiano legato le politiche del consumo a quelle della sanità, come settori
legati tra loro all’interno di un unico sistema socio-economico. E se non si
modifica il modo di intendere e collegare tra loro la realtà della produzione
e del consumo e quella della salute non sarà possibile produrre cambiamenti
rilevanti.
La complessità insita in campagne di promozione della salute presuppone
che l’intervento agisca sempre e parallelamente su tutti gli ambiti coinvolti
nella problematica. Il cittadino non può che sentirsi impotente
(e quindi non motivato) se sente solo su di sé il peso delle soluzioni, che
sono, invece, il risultato di diverse componenti, di politica locale, nazionale
e internazionale, e che necessitano di strategie di intervento più complesse.
4.
Le strategie mondiali ed europee
Attori principali, a livello internazionale, delle strategie in tema di
comunicazione preventiva sulla salute e gli stili di vita sono l’OMS e lo
IUHPE (International Union for Health Promotion and Education).
La quinta Conferenza globale dell’OMS sulla promozione della salute si è
tenuta a Città del Messico il 5-9 giugno 2000, ed è stata un’occasione per
rivisitare i traguardi, stabilire le nuove priorità e analizzare criticamente i
motivi degli insuccessi. Il titolo della conferenza: “Health promotion:
Bridging the equity gap”, indica una delle urgenze e degli ostacoli più
grandi alla promozione della salute e cioè il problema dell’equità,
presupposto fondativo di qualsiasi politica pubblica della salute e di una
giusta allocazione delle risorse.
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A livello mondiale lo IUHPE è impegnato in maniera particolare in una
campagna svolta in collaborazione con l’OMS contro la dipendenza dal
tabacco e nella organizzazione della Conferenza mondiale di promozione ed
educazione alla salute che si terrà nell’aprile 2004 in Australia, e che offrirà
un’opportunità di scambio e di apertura a tutte le dimensioni culturali della
salute.
Uno dei progetti più interessanti tra quelli promossi dall’OMS nel campo
della promozione della salute è il Progetto “Città Sane” (Healthy Cities),
con il quale si è tentato di collegare i principi della salute ai programmi di
sanità pubblica e di pianificazione urbana, e che costituisce una delle prime
occasioni in cui l’OMS ha avuto come interlocutori diretti le
amministrazioni locali, invece che i governi nazionali.
Altro progetto importante a livello internazionale è quello denominato
“Ospedali della promozione della salute” (Health Promoting Hospitals,
HPH), nato nel 1988 per iniziativa dell’ufficio europeo dell’OMS ed il cui
ambizioso obiettivo è quello di attivare un processo strategico di sviluppo
degli ospedali europei, che associ una cultura della salute di tipo nuovo alla
tradizionale cultura curativa propria dell’ospedale, supportando lo sviluppo
di un ambiente sociale favorevole e di un’ottica di “riorientamento” dei
servizi sanitari.
Un interessante progetto sul fumo è stato avviato dalla Comunità Europea,
che ha lanciato il 31 maggio del 2002 a Parigi, in occasione della “Giornata
internazionale senza tabacco”, una campagna informativa paneuropea per
prevenire l’abitudine al fumo nei giovanissimi. Contemporaneamente si
sono svolte manifestazioni inaugurali e conferenze stampa a livello
nazionale in svariati Paesi dell’UE. In seguito, nel corso dell’anno, si sono
aggiunte manifestazioni introduttive negli altri Paesi dell’UE.
Con lo slogan “Feel free to say no”, la Commissione Europea si rivolge in
primo luogo agli adolescenti tra i 12 e i 18 anni, considerando che più
dell’80% dei fumatori ha iniziato a fumare prima dei 18 anni. I messaggi
della campagna devono tuttavia essere altrettanto riconoscibili anche a un
pubblico più vasto.
Per quanto attiene altre possibili azioni, oltre alla comunicazione, da
condividere con le istituzioni, la famiglia, la scuola, le aziende, gli enti
governativi e non profit, l’Unione Europea sta compiendo grandi sforzi, fin
dal 1987, in tema di mortalità causata dal fumo in Europa. Rientrano in
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questo quadro sia i provvedimenti presi in materia di prevenzione delle
dipendenze sia le iniziative legislative perseguite nel quadro delle direttive
europee. È scopo dichiarato della Commissione quello di eliminare, nel
lungo periodo, le sovvenzioni alla coltivazione del tabacco e di sviluppare
forme di reddito alternative per gli attuali occupati nel settore.
5.
L’esperienza italiana
La necessità di incrementare gli sforzi nella direzione della prevenzione
sanitaria nelle sue varie forme, dalla prevenzione primaria, alla diagnosi
prococe, all’igiene, è emersa con particolare evidenza in Italia a seguito
della pubblicazione della Relazione sullo stato sanitario del Paese 20012002, curata dal Ministero della Salute e presentata al Parlamento e al
Governo nella primavera 2003.
Il dato statistico più rilevante in essa contenuto riguarda il tasso di
invecchiamento degli italiani: la popolazione anziana ha guadagnato quasi
un anno di speranza di vita dal 1999 al 2002 passando da 75,8 anni a 76,7
anni per gli uomini e da 82 a 82,9 per le donne, e si è soprattutto ridotta la
mortalità nella fascia di età tra i 75 e gli 84 anni. È evidente che si tratta di
un cambiamento demografico e epidemiologico rilevante, dovuto al
miglioramento generale della qualità della vita, ma determinato anche dalla
sempre maggiore attenzione rivolta alla prevenzione ed all’efficienza delle
prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale.
Altri dati interessanti sono emersi dalla pubblicazione dell’Atlante della
Sanità italiana 2001, realizzato dall’Università di Tor Vergata e dall’Istat, e
finalizzato alla analisi della qualità dei servizi sanitari e della mortalità
evitabile.
La mortalità evitabile attraverso interventi di prevenzione primaria è stata
stimata dallo studio essere pari a 1,1 per 1.000 maschi e 3 per 10.000
femmine per anno nella media italiana, con importanti variazioni regionali,
soprattutto per i maschi, che risultano più penalizzati dalla carenza di
prevenzione primaria nel nord del Paese. I valori di mortalità evitabile per
prevenzione primaria risultano secondo lo studio molto superiori a quelli
della mortalità evitabile per diagnosi precoce e terapia (2,4 per 100.000
maschi e 2,1 per 10.000 femmine) e per igiene e assistenza sanitaria (5,5 per
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10.000 maschi e 1,9 per 10.000 femmine), il che fa sì che la prevenzione
primaria, di cui fa parte anche la comunicazione sugli stili di vita,
contribuisca in maniera preponderante al valore complessivo della mortalità
evitabile stimata(1,7 per 1.000 maschi e 7 per 10.000 femmine) (tab. 2).
Tab. 2 - Mortalità evitabile standardizzata per grandi gruppi di cause e per sesso
Cause
Maschi
Prevenzione primaria
Diagnosi precoce e terapia
Igiene e assistenza sanitaria
Tutte le cause evitabile
Mortalità evitabile (a)
Femmine
113,5
2,4
55,0
170,9
30,0
21,1
18,9
70,0
(a) Tassi standardizzati (per 100.000 ab.); morti 5-69 anni; popolazione tipo = popolazione
standard internazionale
Fonte: elaborazione Prometeo su dati Istat. Anni 1996, 1997 e 1998
Nel periodo più recente, sono state avviate in Italia numerose iniziative per
la promozione della salute attraverso la comunicazione e l’informazione, sia
a livello privato che pubblico, sia a livello locale che nazionale.
L’attenzione in merito è cresciuta soprattutto dopo l’approvazione del Piano
Sanitario Nazionale 2003-2005, che prevede, tra i 10 obiettivi strategici di
Piano, un Progetto specificamente dedicato alla promozione di stili di vita
salutari.
Per dare concreta attuazione al Piano il Ministero della Salute ha dato vita
ad un corposo programma di comunicazione istituzionale sugli stili di vita e
la salute, che si è svolto nel corso del 2002 e 2003. In particolare, a partire
dal mese di gennaio 2003, il Ministero della Salute ha promosso una
importante Campagna nazionale sugli stili di vita e la salute attraverso le
principali emittenti televisive nazionali, nella quale sono stati investiti circa
15 milioni di Euro. La Campagna è rivolta alla dissuasione dal fumo ed alla
corretta alimentazione, con particolare riguardo ai giovani e alle donne e ai
danni causati dal fumo passivo e ha dato vita a spot pubblicitari, messaggi
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redazionali, telepromozioni e testimonianze di sponsor del mondo dello
spettacolo, della scienza e dello sport, e ad approfondimenti su Internet.
Una seconda fase di comunicazione pubblica è in corso di programmazione
attraverso la stampa nazionale e locale e la televisione a livello locale, ed
avrà luogo nella seconda metà del 2003 e nel 2004. Sulle campagne
televisive è in corso una valutazione di qualità e di impatto sui destinatari,
che sta mostrando dai primi risultati raccolti interessanti impatti sulle
attitudini ed i comportamenti degli italiani.
Per quanto attiene alle modalità di realizzazione si è privilegiata una
comunicazione “integrata” attraverso differenti mass media. Per la
trasmissione degli spot sono stati acquistati sulle reti private più di 1000
passaggi complessivi, mentre per la televisione pubblica si è privilegiato
l’acquisto di spazi redazionali all’interno dei singoli programmi (più di 600
interventi della durata minima di un minuto).
Accanto alle campagne sugli stili di vita il Ministero della Salute sta inoltre
conducendo più specifiche campagne sulla salute del bambino, sulla corretta
utilizzazione dei farmaci, sulla donazione del sangue, sulla salute mentale,
sulla donazione di organi, sulla prevenzione cardiovascolare e sulla
prevenzione dell’Aids.
Infine, la politica del Ministero della Salute sugli stili di vita prevede una
collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca Scientifica, volta alla corretta informazione dei ragazzi di 14 e 15
anni su temi quali le droghe, l’alcol, il tabacco, il doping, l’Aids e la
alimentazione, ed una collaborazione con la FIPE-Confcommercio,
associazione di categoria dei commercianti, relativa ad una iniziativa
denominata ”Bollino blu della ristorazione”, che consiste in un programma
di sensibilizzazione degli operatori di ristoranti ed altri esercizi del settore
alimentare sull’igiene, la sicurezza, la qualità e la quantità del cibo, ivi
comprese le caratteristiche della dieta mediterranea e le dimensioni delle
porzioni, nonchè per il rispetto di divieto della vendita di alcolici ai
minorenni.
Per quanto riguarda la situazione italiana vanno inoltre ricordate le iniziative
di molte Regioni e Comuni per la corretta alimentazione nelle scuole e
contro gli abusi di tabacco e alcol e quelle di vari enti non profit e di
rappresentanza dei consumatori.
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STILI DI VITA SALUTARI: EDUCAZIONE, INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE IN EUROPA
Sintesi del Rapporto predisposto dalla Task Force del Ministero della Salute
in preparazione del Semestre di Presidenza italiana
6.
L’allargamento europeo e la salute
In tema di stili di vita l’Europa è caratterizzata da livelli di benessere
economico molto elevati e dalla presenza di una quota molto rilevante di
produzione agricola e industriale mondiale. Due fattori che comportano da
un lato rischi di sovraconsumo e sedentarietà, e dall’altro rischi di conflitto
tra obiettivi di salute e obiettivi economici.
Oltre a ciò occorre ricordare che tra pochi mesi l’Europa dei 15 diventerà
l’Europa dei 25, con l’ingresso di paesi dell’Europa centrale ed orientale
caratterizzati da livelli di vita, stili di consumo, disponibilità economiche e
produttive diversi da quelli del nucleo dei 15.
Le compatibilità generali in ambito europeo pertanto si faranno a breve più
complesse di quanto non siano già oggi. Ed anche le strategie comunicative,
nelle forme sopra indicate, dovranno essere studiate con maggiore
attenzione nell’ambito delle politiche sanitarie e sociali europee.
Dal 1993, entrata in vigore del Trattato di Maastricht, le politiche sanitarie
sono diventate parte delle politiche dell’Unione Europea. Dal primo maggio
1999, data di entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, per la prima volta
la sanità compare esplicitamente in un trattato dell'Unione pur ribadendo
l’opportunità di non interferire con i sistemi sanitari nazionali.
Da quella data molte iniziative ufficiali sono state intraprese dall’Unione
Europea per la diffusione di stili di vita salutari, dalle Direttive e
Raccomandazioni sul fumo, ai progetti di monitoraggio dei consumi
alimentari (Efconsum, Dafne), alle Raccomandazioni sull’alcol.
Anche il recente Programma di Azione Comunitaria 2003-2008 nel campo
della sanità pubblica (Community Action Plan in the field of Public Health
2003-2008. Decision of the Eu Parliament and the Council n.
1786/2002/EC) prevede interessanti obiettivi strategici nel campo del
monitoraggio della salute e degli stili di vita, dello scambio tra paesi, della
formazione e della valutazione, che debbono essere concretizzati nel più
breve tempo possibile.
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Sintesi del Rapporto predisposto dalla Task Force del Ministero della Salute
in preparazione del Semestre di Presidenza italiana
7.
Le strategie dei paesi membri e candidati
Per quanto riguarda la situazione della comunicazione sugli stili di vita e la
salute nei paesi europei, in preparazione della Conferenza di Milano, il
Ministero della Salute ha realizzato una rilevazione tramite questionario
presso i referenti ufficiali dei paesi membri e candidati, volta a verificare lo
stato dell’arte delle politiche nazionali di promozione degli stili di vita sani
e quelle di informazione, comunicazione e formazione per la salute.
Dai questionari raccolti e di cui si dà conto in uno specifico Dossier,
emergono un atteggiamento generalizzato di interesse ed un clima di forte
attenzione attorno al tema dei determinanti della salute, ed in particolare a
quello degli stili di vita salutari.
All’informazione ed all’educazione sulla salute e per la salute viene
attribuito un elevato livello di priorità nell’ambito delle politiche pubbliche
nazionali, con una particolare attenzione dei paesi candidati che hanno
partecipato alla rilevazione per le iniziative di tipo educativo (grafico 1).
Quasi tutti i paesi coinvolti dichiarano di aver posto in essere programmi di
informazione e sensibilizzazione miranti all’orientamento nel campo degli
stili di vita, come fattori cruciali di promozione della salute ed hanno tra i
propri programmi quello del monitoraggio delle iniziative.
Tra i profili di intervento perseguiti fino ad oggi, fumo, alcol e abuso di
droghe risultano ricorrenti a livello di aree affrontate, e la stragrande
maggioranza dei paesi coinvolti ha adottato o sta adottando set di indicatori
standardizzati per la valutazione dell’impatto delle iniziative realizzate,
indicatori ciascuno con diversa capacità di cogliere i cambiamenti.
Interrogati rispetto alle prospettive future dell’azione nel campo analizzato, i
referenti hanno indicato tra gli obiettivi strategici per l’Europa ancora la
riduzione del fumo di tabacco, del consumo eccedentario di alcol, e del
consumo di droghe, ma al primo posto vengono citati il tema dell’attività
fisica e quello della corretta alimentazione, sia a livello di paesi membri che
di paesi candidati.
Soprattutto, dall’analisi condotta emergono l’esigenza della diffusione delle
Buone Pratiche, quella del monitoraggio comparativo dei risultati e quella
del coinvolgimento dei mediatori sociali non sanitari.
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Grafico 1 - Livello di priorità attribuita alle differenti azioni di politica sanitaria dei Paesi intervistati (val. %
per ciascuna colonna sul totale dei Paesi)
Information
Healthcare
EU Members
Candidates
EU Members
Total
Candidates
67
50
42
33
39
42
Total
67
50
44
44
33
17
17 17 17
17
6
0
High
Medium
Low
High
Fiscal, agricultural, com m ercial and
technological policies
Education
Candidates
Total
EU Members
58
50
42
Candidates
Total
58
50
44
Low
M e dium : A , E , E L, P , c y , m t, lv, tr
Low : s k
M e dium : E , IR L , FIN , N L , U K , cy, s i, s k
Low : B , lv, S
EU Members
Medium
50
44
33
25
17
Medium
Low
High: A, B , D K , IR L , S , m t, s i, s k
M e dium : D , E , E L , FIN , P , N L , U K , cy, lv
Low : tr
*
28
17
17
6
0
High
17
22
High
Medium
Low
High: DK , F IN, S , s i
M e dium : A , D, E , E L, IRL, NL, P , c y , s k
Low : B , P , m t, lv, tr
The charts show the percentages of Countries in the whole group and in the sub-groups of Member States and Candidate ones,
in relation to the expressed level of priority among the three proposed (high, medium, low).
A minority of Countries specified the response modality 'Other' as further way to act and indicated in relation to it actions and
their levels of priority, as: promotion of the availability of health choices (FIN, high); legal measures, self-regulation, enforcement
(high, medium, low levels priorities for NL); prevention, treatment and control policies (S, high priority for tobacco);
sensibilisation (B, high).
Fonte: indagine Ministero della Salute, 2003
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8.
Verso linee operative comuni
Lo scenario sopra delineato spinge a considerare con coerenza e
determinazione la necessità di cooperare più strettamente a livello europeo
per una comunicazione di massa, sistemica ed interpersonale sugli stili di
vita e la salute, che punti al controbilanciamento ed alla autoregolazione nel
senso detto (par. 3). E’ quanto, peraltro, già il nuovo Programma di Azione
Comunitario nel campo della salute a livello europeo auspica.
I risultati non saranno adeguati alla sfida se non si porrà mano con maggiore
impegno al miglioramento della qualità della comunicazione, da un lato, ed
alla misurazione e verifica del suo impatto, dall’altro.
La qualità della comunicazione attiene ai contenuti ma anche agli strumenti
utilizzati. Essa ha che fare con la dimensione delle alleanze strategiche con
gli altri soggetti portatori di interessi nel settore e con il coinvolgimento
attivo e sistemico di tutto il contesto di riferimento, e innanzitutto dei
cittadini stessi e delle loro associazioni.
La misurazione e la verifica dell’efficacia e dell’impatto hanno a che vedere
con la progettazione degli interventi comunicativi e con l’adozione di
metodologie scientifiche di valutazione, che comprendano strumenti
qualitativi e quantitativi, verifiche a breve, a medio ed a lungo termine,
focalizzazione della verifica su specifici target come sulle dimensioni della
cultura collettiva. Anche in questo caso i risultati si avranno nella misura in
cui si destineranno risorse professionali e strutturali adeguate.
Soprattutto, appare necessario individuare le vie operative più opportune
attraverso le quali dare concretezza agli obiettivi strategici del Programma
di Azione Comunitaria 2003-2008. Vie operative da puntualizzare con
specifici accordi tra Paesi, membri e candidati, e da cominciare a realizzare
per specifici punti nel semestre di Presidenza Italiana dell’Unione.
A tale scopo l’Italia propone con la Conferenza di Milano l’approvazione
dei principi del controbilanciamento comunicativo e della autoregolazione
dei consumi e degli stili di vita, come principi guida per la prima fase di
attuazione del Programma di Azione Comunitaria, nonché la messa a punto
di un Piano attuativo europeo a breve termine nel campo della
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Sintesi del Rapporto predisposto dalla Task Force del Ministero della Salute
in preparazione del Semestre di Presidenza italiana
comunicazione (di massa, di sistema ed interpersonale) sulla salute e gli stili
di vita.
Il Piano attuativo dovrebbe contenere concrete azioni su:
- la misurazione dell’impatto delle Buone Pratiche comunicative sugli stili
di vita e la salute, attraverso specifiche metodologie valutative;
- la stipula di accordi a livello europeo e di singoli stati con i referenti più
significativi nei settori contigui a quello della salute, da quello della
produzione alimentare, a quello della ristorazione e del commercio, a
quello della regolamentazione della viabilità stradale, a quello dei servizi
per il tempo libero, a quello dell’associazionismo sociale;
- la definizione di specifiche proposte da inserire negli accordi da stipulare
con i referenti dei settori di cui sopra (dalla produzione di specifici
prodotti alimentari, alla definizione degli ingredienti dei piatti, ecc.);
- lo sviluppo della educazione scolastica sui temi della salute e degli stili di
vita, attraverso la definizione di concreti moduli didattici di informazione
e formazione;
- l’avvio di programmi di formazione e aggiornamento per gli operatori
(moltiplicatori sociali ed intermediari) che svolgono la propria opera a
contatto diretto con i cittadini (insegnanti, gestori di locali, operatori
sanitari, operatori di volontariato e di associazionismo, cuochi, gestori di
discoteche, palestre, ecc.);
- l’avvio di un programma di sviluppo del counseling sugli stili di vita e la
salute;
- la definizione di alcuni primi interventi fiscali miranti a favorire la
produzione ed il consumo di prodotti adeguati rispetto a una corretta
alimentazione.
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