- Cattolici vegetariani

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VEGETARIANESIMO, CRISTIANESIMO E SOCIETA’ OCCIDENTALE
Per meglio delineare i rapporti di possibile integrazione tra il vegetarianesimo e la religione cristiana
cattolica apostolica romana bisognerà prima parlare del posto che il vegetarianesimo ha occupato in quella
società che ha fornito al cattolicesimo, sin dalla sua nascita, un adeguato substrato sociale: la società
dell’Occidente, di cui tutti siamo figli.
Se volessimo paragonare l’incidenza del vegetarianesimo sulla società occidentale a quella che ha avuto su
altre civiltà –molto più antiche – sviluppatesi in Asia, noteremmo che da noi non c’è, come in Oriente, una
tradizione unitaria e sostenuta dalle tradizioni religiose locali. Il vegetarianesimo in Occidente ha sempre
avuto un che di elitario –starei per dire di settario- o almeno di riservato a una parte ristretta della società o
a categorie ben precise e, di solito, ristrette. Ciò nonostante, non si può dire che nella storia dell’Occidente
ci sia stato periodo alcuno che non ha avuto i suoi vegetariani.
Per compiere un breve viaggio nel vegetarianesimo occidentale, che serva da preambolo a una più
approfondita analisi del vegetarianesimo cristiano, ho scelto di procedere per aforismi. La mia analisi
partirà dunque da frasi ed aforismi pronunciati da personalità di spicco del pensiero occidentale nei riguardi
del vegetarianesimo, o, più in generale, sul rapporto uomo-animale.
Inoltre, all’interno del mondo vegetariano occidentale, mi preme operare una discriminazione tra coloro i
quali operarono la scelta vegetariana per amore nei confronti del Creato e delle Creature e quelli che
invece lo fecero per qualsivoglia altra motivazione, in quanto ritengo che è sulla prima categoria che si
possa fondare la base per un cattolicesimo vegetariano. Questo perché il comandamento nuovo che Gesù
ha dato ai Cristiani, e che li distingue da tutti gli altri monoteisti di matrice giudaica, è fondato proprio
sull’Amore, che non abolisce ma completa le tavole della legge. Così l’Associazione Cattolica Vegetariana
non vuole abolire né le scelte vegetariane fondate su altre motivazioni né tantomeno i precetti della Chiesa
Cattolica, ma vuole completarle, le prime con l’Amore cristiano, i secondi con l’estensione di questo a tutte
le creature.
Ovviamente, come punto di partenza di questo breve viaggio, ho scelto la madre di tutto il pensiero
occidentale, ovvero l’antica Grecia. Il fiorire di numerose filosofie nell’Ellade non precluse un certo
avanzare di prospettive vegetariane. Anzi, vegetariana fu proprio la prima grande scuola di un pensiero
filosofico organizzato e coerente, quella pitagorica. Pitagora fondò la propria scuola filosofica a Crotone,
verso il 530 a. C. Sull’esempio delle comunità orfiche che avrebbe conosciuto in precedenti viaggi in Egitto
e a Babilonia, Pitagora fondò un pensiero in cui, in una dimensione misterica, confluivano matematica,
astronomia, musica e filosofia. Analizzare gli aforismi di Pitagora è molto interessante, poiché essi
costituiscono il nocciolo della sua filosofia, fondata proprio sull’Ipse dixit.
Fintanto che l’uomo continuerà a distruggere senza sosta
Tutte le forme di vita che egli considera inferiore non saprà mai
Cos’è la salute e non troverà mai la vera pace.
Leggendo questa frase, essa sembra di un’attualità sconcertante! Potrebbe essere stata scritta al giorno
d’oggi invece che nel VI secolo a. C. Agghiacciante è il senza sosta, soprattutto se pensiamo che l’uomo si è
macchiato di un genocidio lungo ben ventisei secoli! Interessante è che Pitagora afferma che l’uomo
considera inferiori le altre forme di vita non che esse lo siano realmente. Ma quello che è davvero
fondamentale è che Pitagora, nel 530 a. C. aveva già perfettamente chiare le due motivazioni che da
sempre si oppongono alla dieta carnivora: quella salutistica (non saprà mai cos’è la salute) e quella etica
(non troverà mai la vera pace). Quello che è certo è che nella scuola pitagorica –una delle poche a cui
erano ammesse anche le donne, da sempre estromesse alla cultura nel mondo greco- il divenire vegetariani
era un passo obbligatorio dell’iniziazione. Non sappiamo se il vegetarianesimo pitagorico fosse una scelta
d’amore per il creato; sicuramente una scelta d’amore nei confronti di sé stessi, dato che il filosofo di
Crotone dichiara apertamente i benefici salutistici della dieta vegetariana. Il riferimento alla pace
comunque denuncia certamente la ricerca di un’armonia tra le creature che è il presupposto per una scelta
d’amore. Alcune curiosità sul vegetarianesimo pitagorico: il termine << vegetariano>> fu coniato nella
seconda metà del XIX secolo, prima il termine usato per definire i vegetariani era quello di <<pitagorici>>.
Oltre alla carne e al pesce, Pitagora proibiva le fave nella dieta dei suoi seguaci, proibizione quanto mai
misteriosa.
Il vegetarianesimo fu sostenuto in Grecia da vari filosofi e uomini di cultura, tra cui il grandissimo filosofo
Platone, ma il suo più grande sostenitore fu senza dubbio Plutarco, vissuto tra il 46 e il 127 d. C.,
decisamente uno dei vegetariani più “arabbiati” di tutta la storia. Scrisse un’operetta sull’argomento, Sul
mangiar carne.
A chi gli chiedeva il perché della sua scelta alimentare (ma anche di quella di Pitagora), Plutarco rigirava
abilmente la domanda:
"Tu ti chiedi per quale motivo Pitagora si astenesse dal mangiare carne? Io per parte mia mi domando
stupito quale evenienza, quale stato d'animo o disposizione mentale abbia spinto il primo uomo a compiere
un delitto con la bocca, ad accostare le labbra alla carne di un animale morto e a definire cibo e nutrimento,
davanti a tavole imbandite con corpi morti e corrotti, membra che poco prima digrignavano i denti e
gridavano, che potevano muoversi e vedere. Come poteva il suo sguardo tollerare l'uccisione delle vittime
sgozzate, scuoiate, smembrate, il suo olfatto resistere alle esalazioni, come ha fatto il senso di
contaminazione a non dissuadere il palato, a contatto con le piaghe di altri esseri, nel ricevere i succhi e il
sangue putrefatto di ferite mortali? Sarebbe il caso di discutere su chi cominciò per primo a mangiar carne,
non su chi troppo tardi smise!"
Plutarco tende a sottolineare, come vedremo anche negli altri aforismi, l’innaturalezza del mangiare carne,
attraverso immagini forti che ne suggerirebbero il disprezzo. Inoltre, come vedremo nell’aforisma
successivo, l’autore de Le vite parallele fu il primo a discutere sul fatto che il mangiar carne non fosse
realmente nella natura dell’uomo. E questo lo dimostra con il fatto che la maggior parte degli uomini ha
ripugnanza a uccidere l’animale di cui vuol mangiare la carne, nè ne ha i mezzi naturali:
Se sei convinto di essere naturalmente predisposto a mangiar carne, prova anzitutto a uccidere tu stesso
L’animale che vuoi mangiare. Ma ammazzalo tu in persona, con le tue mani, senza ricorrere a un coltello, a
un bastone, o a una scure. Fa’come i lupi, gli orsi e i leoni, che ammazzano da sé quanto mangiano.
In seguito, in un altro aforisma, egli rivela l’essenza etica del suo vegetarianesimo
Chiamate selvaggi i serpenti, le pantere e i leoni, ma voi stessi uccidete con ferocia non cedendo ad essi in
niente quanto a crudeltà: per essi infatti l’animale ucciso è nutrimento, per voi è solo un manicaretto
Vediamo come Plutarco ritiene l’uccidere un animale un atto crudele e feroce, tanto più che, nel caso
umano, esso è dettato non dalla fame quanto dalla gola, non lo si fa per nutrimento, come nel caso degli
animali carnivori: nel caso umano il nutrimento potrebbe essere soddisfatto anche da pietanze a base
vegetale. E’ la gola, non a caso uno dei 7 peccati capitali, che porta l’uomo a passare sopra a violenza e a
crudeltà pur di ottenere varietà di gusto. Il vegetarianesimo di Plutarco, se non sull’amore per il Creato, è
fondato sicuramente sull’empatia per tutti gli esseri viventi e sulla ripugnanza per le crudeltà esercitate
sugli animali.
Anche il mondo romano ha prodotto dei vegetariani illustri, anche se in questo caso minori sono le
testimonianze letterarie a riguardo. Sappiamo che furono vegetariani Marco Tullio Cicerone e il poeta
Quinto Orazio Flacco. Vegetariano fu anche un altro grande poeta latino, Publio Ovidio Nasone, anche se
nell’opera Remedia amoris egli accenna alla caccia e alla pesca come passatempi per dimenticare un amore
infelice: dobbiamo dunque desumere che il vegetarianesimo di Ovidio non fosse dunque dettato da ragioni
etiche. Non sappiamo se fosse vegetariano Virgilio, ma sovente egli si rivolge al mondo animale con accenti
di notevole empatia e commiserazione. Anche Lucio Anneo Seneca fu vegetariano in gioventù, ma poi fu
costretto a mangiare carne sotto il regno di Tiberio, apertamente ostile al vegetarianesimo.
Veniamo ora all’argomento più delicato, ma che più ci interessa: i rapporti tra il vegetarianesimo e il
nascente cristianesimo. Nel mondo ebraico, in cui il cristianesimo nacque, l’economia era basata
prevalentemente sull’allevamento degli ovini e quindi vi era un grande consumo di carne, oltre che un uso
costante di questi animali nei sacrifici. Tuttavia la cultura ebraica ammette, nella Genesi, che l’uomo fu
creato vegetariano. Solo dopo la sua cacciata dal Paradiso Terrestre gli fu permesso prima di offrire animali
in sacrificio e poi di cibarsene. Anche nel Nuovo Testamento non si trovano inviti espliciti di Gesù al
vegetarianesimo. Anzi, dopo la Resurrezione il Messia mangia una porzione di pesce. Esistono poi inviti alla
pesca (che oltretutto era una delle attività su cui si basava l’economia della Galilea) da parte di Gesù nei
confronti dei discepoli. Tutto ciò è ovviamente vero se ci si attiene all’odierna traduzione della CEI delle
Sacre Scritture, senza ricorrere invece a interpretazioni di tipo simbolico (la più celebre è
ΙΧΘΥΣ, Ιεσυσ Χριστοσ, Θεου Υιοσ Σοτερ) o a revisioni della traduzione, che vedono in molti casi
polpette di alghe o acqua sostituirsi al pesce. Esistono poi numerosi scritti, sui quali la Chiesa Cattolica o
ancora deve pronunciarsi o li ritiene apocrifi, che affermano il vegetarianesimo di Gesù. Anche alcune
correnti del cristianesimo e dell’ebraismo primitivo, in seguito ritenute eretiche, come gli Esseni o gli
Gnostici, praticavano regolarmente il vegetarianesimo.
Non mi sembra questo il momento per tali discussioni e mi preme piuttosto sottolineare come invece il
vegetarianesimo fosse assai diffuso all’interno delle prime comunità cristiane, senza però costituire una
conditio sine qua non si potesse essere considerati discepoli di Gesù. Una delle fonti più attendibili è
Tertulliano, un cristiano vissuto a Roma nel II secolo d. C., il quale difendeva i cristiani dall’accusa di
praticare l’uccisione rituale dei neonati:
Arrossisca la vostra aberrazione davanti a noi cristiani, che non consideriamo il sangue degli animali
neppure come cibo ammesso nei pranzi, e per questa ragione ci asteniamo dagli animali uccisi per
soffocamento o morti naturalmente, per non essere in alcun modo contaminati dal sangue, anche se giace
sepolto fra le viscere. Infatti, per torturare i cristiani, voi presentate loro delle salsiccie ripiene di sangue, ben
sapendo che quei cibi non sono loro permessi, e che è questo un mezzo sicuro per farli deviare dalla loro
fede. Come potete mai credere bevano sangue umano coloro che siete ben persuasi abbiano orrore di quello
degli animali, a meno che, per caso, voi non abbiate fatto l'esperienza che esso è più gradevole?
Tertulliano, Apologia del cristianesimo, IX, 13-15
Non sappiamo se questo orrore per il sangue animale sia stato però dettato dall’amore o da alcune
concezioni derivate dall’ebraismo e ancora sussistenti tra i primi cristiani.
Sappiamo che molti padri della Chiesa furono vegetariani, anche se non tutti fecero questa scelta
alimentare per amore. Sicuramente fu vegetariano per amore Basilio Magno, dottore della Chiesa,(Cesarea
di Cappadocia 329-379), che difese la Chiesa dall’eresia ariana, appoggiata addirittura dall’imperatore
Valente. Egli, dottore della Chiesa, fu autore di una preghiera per gli animali:
O Signore, accresci in noi la fratellanza con i nostri piccoli fratelli; concedi che essi possano vivere non
per noi, ma per se stessi e per Te; facci capire che essi amano, come noi, la dolcezza della vita e ti
servono nel loro posto meglio di quanto facciamo noi nel nostro.
Altro dottore della Chiesa vegetariano, contemporaneo di Basilio, fu Gregorio Nazireno (329-390),
sulla cui scelta si hanno meno notizie rispetto a Basilio. Anche Giovanni Crisostomo (Antiochia, 344/354
– Comana Pontica, 14 settembre 407), altro dottore della Chiesa, fu vegetariano, anche se il suo
vegetarianesimo si accompagnò a un risentito antigiudaismo: nelle Omelie contro i Giudei egli considera gli
ebrei
<<animali feroci: «mentre infatti le bestie danno la vita per salvare i loro piccoli, i giudei li massacrano con
le proprie mani per onorare i demoni, nostri nemici, e ogni loro gesto traduce la loro bestialità». e i cristiani
non devono avere «niente a che fare con quegli abominevoli giudei, gente rapace, bugiarda, ladra e
omicida»
Veniamo ora al Medio Evo: se il vegetarianesimo fu spesso appoggiato da correnti ereticali, esse non lo
adottarono come scelta d’amore, come invece fecero alcuni grandi santi della Chiesa Cattolica, vissuti
proprio in questo periodo. Esaminiamo prima il vegetarianesimo delle sette ereticali e perché esso non può
essere considerato una scelta d’amore.
Il Bogomilismo fu una setta eretica cristiana, sorta nel X secolo come derivazione dalla setta affine dei
pauliciani che si erano trasferiti nella Tracia e successivamente in Bulgaria. Successivamente si sviluppò nel
XIII secolo anche in Serbia e Bosnia. Il bogomilismo rappresentò uno sviluppo del dualismo orientale, che
riteneva che la realtà fosse retta da due principi bene e male ed influenzò la nascita e lo sviluppo del
movimento dei catari. Era vietato ogni tipo di contatto con la carne: il matrimonio e la procreazione erano
rifiutati dagli adepti all'eresia perché attraverso il coito si perpetrava il mondo materiale di Satana. La loro
ripugnanza era tanto forte che avevano l'abitudine di sputare e tapparsi il naso ogni volta che incrociavano
un bambino in età da battesimo. I fedeli non potevano inoltre mangiare animali, anch'essi frutto del coito, e
digiunavano nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì. Anche bere vino era vietato: la distribuzione di vino
da parte del Cristo alle nozze di Cana era considerata una mistificazione e come tale era ignorata.
I catari rappresentano la versione occidentale del Bogomilismo. Anche loro avevano una visione dualisticomanichea della realtà. La convinzione che tutto il mondo materiale fosse opera del Male comportava il
rifiuto del battesimo d'acqua, dell'Eucarestia, ma anche del matrimonio, suggello dell'unione carnale,
genitrice dei corpi materiali - prigione dell'anima. L'atto sessuale era infatti visto come un errore,
soprattutto in quanto responsabile della procreazione, cioè della creazione di una nuova prigionia per un
altro spirito. Allo stesso modo era rifiutato ogni alimento originato da un atto sessuale (carni di animali a
sangue caldo, latte, uova), ad eccezione del pesce, di cui in epoca medievale non era ancora conosciuta la
riproduzione sessuale. Era proibito quindi collaborare in qualsiasi modo al piano di Satana. La vittoria
massima del Bene contro il Male era la morte, che liberava lo spirito dalla materia, e la perfezione per il
càtaro era raggiunta quando egli si lasciava morire di fame (endura)[2].
Pur convinti della divinità di Cristo, gli albigesi sostenevano che Egli fosse apparso sulla Terra come un
angelo (un "eone" emanato dal Dio e dalla Luce) di sembianze umane (di natura angelica era considerata
anche Maria) e accusavano la Chiesa cattolica di essere al servizio di Satana, perché corrotta e attaccata ai
beni materiali
Vediamo come entrambe le eresie (anche se i Catari non erano vegetariani poiché ammettevano il
pesce)rifiutavano la carne solo perché frutto di un atto sessuale e non per un atto d’amore. Se così fosse
stato avrebbero rifiutato anche il pesce, che invece era ammesso solo perché non si conosceva ancora la
riproduzione sessuale.
Riguardo a San Francesco d’Assisi rimarremo forse stupiti di come il suo immenso amore per gli animali
non corrispondesse a una scelta vegetariana. Egli respinse infatti il consiglio dei suoi discepoli di adottare
una dieta vegetariana, sostenendo che essere vegetariani sarebbe stato un lusso che solo chi può scegliere
cosa mangiare può permettersi, mentre nella sua regola bisogna accontentarsi di cosa offre la Provvidenza.
Diverso è il caso di un suo celebre discepolo, San Francesco di Paola (1416-1507). Alcuni miracoli di San
Francesco di Paola sono veri e propri atti di carità nei confronti degli animali. In particolare, egli , per
almeno 3 volte, fece risorgere animali che erano stati uccisi per procurare cibo. Infatti, durante i lavori di
costruzione della sua Basilica, gli operai uccisero e mangiarono prima una trota e poi un agnello. Il santo si
limitò a gettare nell’acqua de la Cucchiarella (sorgente scaturita dalla roccia per un altro miracolo) la lisca
della trota e a chiamare per nome l’agnellino ed essi ricomparvero vivi e vegeti. Anche a corte resuscitò un
piatto di pesci fritti che gli portarono come pranzo. San Francesco di Paola visse coltivando un orticello, da
cui traeva il nutrimento, per la bellezza di 91 anni in un’epoca dove la longevità non era certo quella
odierna.
"Prima che il mondo dicadesse dalla sua integrità, non si usava in esso mangiar carne.." e che gli uomini si contentavano di ciò
che produceva la terra; la vita della selvaggina era tranquilla, perché non si era ancora appreso a sostentarsi con la morte degli
animali.
Altra grande figura di santa vegetariana, vissuta all’incirca nello stesso periodo, fu Santa Francesca Romana
(1384-1440), prima sposa e poi consacrata. La mirabile opera di carità che la santa svolse nella Roma del XV
secolo si accompagnò a una dieta fatta esclusivamente di legumi e di verdura, come testimoniano i
documenti riportati alla luce nel suo processo di canonizzazione.
Nel secolo successivo abbiamo un'altra figura di santo vegetariano di grandissimo spessore spirituale: San
Filippo Neri (1515-1595): sappiamo che egli mangiò carne e pesce solo in condizioni di grave malattia e in
genere evitava anche uova e latticini. Proverbiale fu la sua benevolenza verso gli animali, tanto da essere
ricordata anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Si dice che a Roma, quando passava di fronte ai
mattatoi, San Filippo ringraziasse Dio per non dover basare il proprio sostentamento su quella crudeltà
atroce.
Nel caso di S. Filippo Neri e di S. Francesco di Paola, non si può non parlare di scelta d’amore, dato che, nel
loro caso, il vegetarianesimo era accompagnato a un’estrema benevolenza nei confronti degli animali.
Di poco anteriore a San Filippo vi fu uno dei più grandi geni mai vissuti, Leonardo da Vinci (1452-1519),
anch’egli vegetariano convinto. Di lui riporto due aforismi
Verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare, e anche l’uccisione di un solo animale
sarà considerata un grave delitto.
I nostri corpi diventano sempre più le tombe degli animali
Si dice inoltre che Leonardo, allorchè passasse davanti a un mercato dove si vendessero uccelli e pollame, li
acquistava per poi donare loro la libertà.
Non sappiamo se fosse vegetariano o no il grande umanista Erasmo da Rotterdam (1466-1536), ma di certo
aveva ben compreso le barbarie a cui l’uomo sottoponeva gli animali, come è dimostrato dal seguente
aforisma:
e a forza di sterminare animali si era capito che anche sopprimere l’uomo non richiedeva un grande sforzo
A cavallo del Rinascimento molte furono le personalità di spicco che optarono per la dieta vegetariana: i
filosofi Michel de Montaigne, Giordano Bruno, Pierre Gassendi erano tutti rigorosamente vegetariani.
Wiliam Shaekespeare (1564-1616) , non vegetariano, affermò: vuoi essere simile alla natura degli dei? Sii
misericordioso con gli animali: la dolce misericordia è il vero segno della nobiltà
Anche l’era moderna ha conosciuto diversi vegetariani: tra i più celebri il fisico Isaac Newton (1642-1727), il
biologo Carlo Linneo (1707-1778) e l’uomo politico statunitense Benjamin Franklin (1706-1790). E’ con
l’Illuminismo che la dieta vegetariana cominciò ad essere adottata sistematicamente dagli intellettuali
aderenti a questo movimento. Ne è un esempio il poemetto satirico didascalico Il Giorno di Giuseppe Parini
(1729-1799), dove, in un banchetto in una casa patrizia, un intellettuale spiega le ragioni della scelta
vegetariana, contrapponendole alla visione del mondo decisamente carnivora della maggior parte della
nobiltà dell’ancien régime. Vegetariani furono i philosophes Voltaire e Rousseau, che scrisse
Gli animali che voi mangiate non sono quelli che divorano altri; voi non mangiate gli animali carnivori, bensì
li utilizzate come modelli. Voi siete affamati esclusivamente delle creature dolci e gentili che non fanno
alcun male a nessuno, che vi seguono, che vi servono e che sono da voi divorate quale ricompensa ai servigi
che vi rendono.
Per primo Rousseau aveva notato che le vittime della voracità dell’uomo sono quasi esclusivamente gli
erbivori e gli animali più innocenti.
D’altra parte un altro grandissimo filosofo del Settecento, Immanuel Kant (1724-1704), pur non essendo
vegetariano, affermò
Puoi conoscere il cuore di un uomo già del modo in cui tratta le bestie.
Gli animali infatti non hanno diritti e il nostro comportamento nei loro confronti è dunque del tutto scevro
da convenzioni sociali e rivela quindi le vere intenzioni del cuore.
Nell’Ottocento, grazie all’opera del filosofo Arthur Schopenhauer (1787-1860), entra nella cultura
occidentale il concetto d’empatia che il filosofo di Danzica, studioso delle civiltà indù, indica come uno dei
gradini verso l’ascesi. L’etica della pietà non è da confondere con l’Amore cristiano, benché ne potrebbe
costituire una prima fase. Schopenhauer, anche a livello morale, affermava:
La Pietà per ogni essere vivente è la prima, valida garanzia per il buon comportamento dell’uomo
Una singolare figura di artista cristiano vegetariano fu quella di Lev Tolstoj (1828-1910): il grande
drammaturgo russo infatti iniziò ad adottare una dieta vegetariana proprio quando si riavvicinò al
cristianesimo, anche se, all’epoca fu scomunicato perché accusato di avere idee anarchico-cristianopacifiste. L'etica di Tolstoj non si limita ai rapporti infraumani, ma si allarga in uno sforzo di amore e
rispetto verso tutte le forme di vita che popolano il pianeta, compresi gli animali, perciò Tolstoj stesso
scelse per sé uno stile alimentare vegetariano e, nell'articolo Il primo gradino, condannò la crudeltà con la
quale l'uomo alleva, imprigionandoli e uccidendoli, esseri assai simili a lui - come i maiali e le mucche - solo
per il piacere della propria gola. Secondo Tolstoj, giacché l'uomo è il più evoluto fra gli animali, deve
prendersi cura degli animali inferiori e del loro benessere, anziché sfruttarli con la violenza. Tolstoj
affermava che
Il vegetarianismo non è soltanto una lotta contro la barbarie ma è il primo gradino di un progresso
spirituale.
Un altro suo bellissimo aforisma:
<<Non uccidere>> non si applica all’omicidio di una sola specie, bensì a tutti gli esseri viventi, e questo
comandamento fu scritto nel cuore dell’uomo molto prima di essere proclamato sul Sinai
Un’altra importante testimonianza sul rapporto tra l’uomo e le altre creature ci viene da un altro
grandissimo scrittore russo, anche se non vegetariano, Anton Cechov (1860-1904):
L’uomo è stato dotato della ragione e del potere di creare, così che egli potesse aggiungere del suo a quanto
gli è stato donato. Ma finora egli non ha mai agito da creatore, ma soltanto da distruttore. Rade al suolo le
foreste, prosciuga i fiumi, estingue la flora e la fauna selvatica, altera il clima e abbrutisce la terra ogni
giorno di più.
Cechov sottolinea la posizione dell’uomo nel Creato: egli è colui che dovrebbe far le veci del Creatore ma
l’uomo si comporta in tutt’altro modo, rovinando la Creazione invece che tutelarla.
Anche lo scrittore francese Alphonse de Lamartine (1790-1869), vegetariano in gioventù, sosteneva che
l’adozione di tale dieta doveva essere una scelta d’amore: sosteneva infatti che
Noi non abbiamo due cuori, uno per gli animali e l’altro per gli umani. Nella crudeltà verso gli uni e gli altri,
l’unica differenza è la vittima.
Altro grande scrittore vegetariano, l’irlandese George Bernard Shaw si espresse così sulla caccia:
Quando un uomo vuole uccidere una tigre, lo chiama sport; quando una tigre vuole uccidere lui, la chiama
ferocia.
Mentre il naturalista e biologo Charles Darwin (1809-1882) affermava chel’empatia per il più piccolo degli
animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere in dono.
E siamo arrivati finalmente al XX secolo. In questo secolo le grandi personalità vegetariane sono numerose,
da Rudolf Steiner a Paul Mc Cartney, da Adolf Hitler a Michael Jackson, da Franz Kafka a Martin Luther King,
da Umberto Veronesi a Pamela Anderson, da Bob Dylan alla regina Sofia di Spagna, da Nathalie Imbruglia a
Margherita Hack, è impossibile citarli tutti. Numerose inoltre sono le motivazioni e le scelte che indussero
tali personaggi ad adottare questo tipo di dieta. Ne citerò solo alcuni, tra i più significativi.
Il grande filosofo Theodor W. Adorno (1903-1969) affermava a proposito dell’uccisione degli animali e dei
mattatoi: Auschwitz inizia quando si guarda un mattatoio e si pensa: <<Sono soltanto animali>>. Adorno
aveva capito che l’uomo è in grado di tollerare e di giustificare le peggiori atrocità, purchè gli sia fornita una
scusa, un appiglio o una giustificazione, anche se del tutto inverosimile. Il nazismo aveva giustificato i campi
di sterminio con la presunta e assurda inferiorità e pericolosità del popolo ebreo e facendo apparire questa
crudeltà come necessaria così come si giustificano i mattatoi con l’inferiorità degli animali e la necessari età
del mangiare carne.
Albert Einstein (1879-1955), una delle più grandi menti di tutti i tempi, vegetariano convinto, affermava:
Nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana
Il vegetarianesimo di Einstein, oltre che dall’empatia per gli animali, è dettato dai profondi benefici (che da
scienziato qual’era non poteva non conoscere approfonditamente) che tutto l’ecosistema trarrebbe da una
conversione al vegetarianesimo di tutta l’umanità.
Vediamo ora la testimonianza di una donna, Marguerite Yourcenar (1903-1987), scrittrice e prima donna
de l’Académie française che si scagliò con decisione contro la dieta carnivora:
Mangiare carne è digerire l’agonia di altri esseri viventi
Ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni piombati che
trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l’abitudine ai furgoni dove gli
animali agonizzano senza cibo e senz’acqua, diretti al macello.
Voglio terminare questa mia carrellata di illustri vegetariani occidentali con il pedagogo e filosofo Aldo
Capitini (1899-1968), fondatore dell’Associazione Vegetariana Italiana, nonché uomo dalla grande
spiritualità.
Dice Capitini: Il vegetarianesimo contribuisce alla trasformazione dell’uomo perché fonda in esso una
solidarietà con tanti esseri che egli prima teneva per cose e sviluppa un senso corale della vita e non
egocentrico.
E soprattutto: Sono convinto che gli uomini arriveranno veramente a non uccidersi tra di loro quando
arriveranno a non uccidere più gli animali.
Da quest’ultimo aforisma comprendiamo quella che è una grande verità: una vera pace tra gli uomini
sottintende una pace tra l’uomo e le altre creature.
E qui si chiude il cerchio, un cerchio durato 2500 anni che aveva aperto Pitagora affermando che l’uomo,
Fintanto che continuerà a distruggere senza sosta tutte le forme di vita che egli considera inferiore non
saprà mai cos’è la salute e non troverà mai la vera pace.
Già da 2500 anni i vertici del pensiero occidentale hanno compreso che non ci sarà pace nel mondo finchè il
vertice della catena alimentare, l’Uomo, smetterà di essere un feroce tiranno verso le altre specie, per
ridiventare quel pacifico e amorevole amministratore del Creato che Dio aveva pensato in Genesi 1,26
26 E Dio disse: <<Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, e domini sui pesci del mare, sugli
uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche, e su tutti i rettili che strisciano sulla Terra
27 Dio creò l’uomo a Sua immagina; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro: <<Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate
sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra>>.
29 E Dio disse: <<Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il
frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei
quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde>>. E così avvenne.
31 Dio vide quanto aveva fatto ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina il sesto giorno.
Interessante notare –e concludo – come Dio avesse finora definito “cosa buona” le sue opere, mentre
definisce cosa molto buona quest’ordine primordiale che dette all’universo e che l’Associazione Cattolica
Vegetariana pone a modello e a obbiettivo finale del proprio oggetto sociale.
Renato Criscuolo.