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1.000
EURO
NON
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L’IMPOSIZIONE DI STRUMENTI
TRACCIABILI PER TUTTI
GLI ACQUISTI SUPERIORI
A TALE CIFRA SERVE DAVVERO
PER COMBATTERE L’EVASIONE
FISCALE? ASSOCIAZIONI
DI CATEGORIA, ESPERTI
E PERSINO IL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO
PENSANO DI NO.
E INTANTO ALL’ESTERO…
DI ANDREA TELARA
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l segno di una prima inversione
di tendenza è arrivato il 9 aprile scorso dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Pubblicando l’ennesimo tweet, il premierrottamatore ha definito «macchinosa e poco utile» la legge sulla tracciabilità dei pagamenti, in vigore in Italia da oltre due anni. Si tratta, per chi
non la conoscesse ancora, della norma
approvata tra il 2011 e il 2012 dal governo Monti (con il Decreto Salva Italia)
che vieta l’utilizzo del contante per tutte le transazioni in denaro di importo superiore a 999,99 euro. Per qualsiasi pagamento da mille euro in su, infatti, i cittadini italiani devono usare, volenti o
nolenti, strumenti tracciabili come carte di credito, bancomat, bonifici o assegni. Acquisti di gioielli e di orologi,
provviste di vestiti griffati o vacanze trascorse in qualche albergo di lusso: ecco
alcune categorie di spese che, da oltre
24 mesi a questa parte, possono essere scovate più facilmente dal fisco, grazie alle norme sulla tracciabilità. L’obiettivo primario della stretta contro l’uso
della moneta liquida, infatti, è proprio
quello di aumentare la fedeltà fiscale dei
nostri concittadini, anche di quelli che
non ne vogliono proprio sapere di pagare tutte le tasse fino all’ultimo centesimo e che cercano regolarmente di occultare le somme incassate. Nell’arco di
due anni, però, le norme sulla tracciabilità sono finite più volte sotto processo,
bersagliate di critiche da molte associazioni di categoria, ma anche da diversi osservatori super partes, che ne hanno messo in dubbio l’efficacia nella lotta all’evasione.
FUGA DI CLIENTI
Tra gli oppositori della legge più combattivi c’è, per esempio, Giuseppe Aquilino, presidente di Federpreziosi, l’associazione di categoria delle imprese orafe, orologiaie, argentiere e gioielliere,
che ha accolto con favore le parole di
Renzi contro le regole troppo stringenti sulla tracciabilità. Da quando è entrato in vigore il Decreto Salva Italia, infatti, è iniziata una lunga sfilza di lamentele da parte dei venditori di beni di lusso di tutta la Penisola, costretti a chiedere l’utilizzo della credit card o degli assegni anche ai numerosi clienti che si
sono presentati nei negozi con un malloppo di bigliettoni in tasca, per pagare con moneta sonante qualche prezioso acquistato. Per non parlare poi di
quanto è accaduto e accade ancora nelle zone di confine vicine alla Svizzera
o al Principato di Monaco, cioè a Paesi in cui i divieti all’uso del contante non
sono neppure immaginabili: dalla Liguria di Ponente alla provincia di Como,
la fuga di clienti al di là della frontiera
è sotto gli occhi di tutti, almeno secondo alcuni commercianti che sostengono di aver subìto un vero e proprio crollo del fatturato.
A prescindere dalle lamentele dei negozianti, però, a trascinare sul banco degli imputati le regole sulla tracciabilità sopra i mille euro sono anche le osservazioni di alcuni opinionisti autorevoli, che di lotta all’evasione e di economia sommersa s’intendono di sicuro. È il caso di Ranieri Razzante, fondatore e presidente dell’Aira (Associazione
italiana responsabili antiriciclaggio), che
ha più volte definito esagerata e poco
utile la norma adottata due anni fa per
combattere l’infedeltà fiscale. I riciclatori di denaro e i grandi evasori, ha sottolineato infatti, non usano abitualmente il
contante per eseguire le loro operazioni illecite, ma cercano di occultare totalmente i propri redditi con spese fittizie o fatture false, spesso saldate con bonifici o con assegni non trasferibili, cioè
con strumenti perfettamente tracciabili.
Inoltre, il divieto di usare il denaro liquido è uno strumento poco efficace anche
per scovare i piccoli evasori, cioè i professionisti, gli artigiani, o i commercianti
che abitualmente non emettono le fatture o non battono gli scontrini sulle compravendite o le prestazioni di poche decine e centinaia di euro. Per queste categorie di operatori economici, infatti, i pagamenti in nero di piccolo importo sono rimasti tali, anche dopo l’entrata
in vigore delle norme sulla tracciabilità,
che impediscono l’utilizzo del denaro liquido soltanto sopra i mille euro.
LE REGOLE
OLTRECONFINE
Non va dimenticato, infine, un altro particolare importante: le rego-
3 mila euro
15 mila euro
In Francia, i pagamenti
in contanti sono vietati
al di sopra di questa cifra,
tripla rispetto all’Italia
A tanto ammonta all’incirca
la somma pagabile
in denaro liquido nei punti
vendita del Regno Unito
2.500
euro
Nessun
limite
Si tratta del tetto
massimo fissato
in Spagna
per le singole transazioni
con cartamoneta
In Germania, si è preferito
contrastare l’evasione con altri
criteri, tant’è che nel Paese
i pagamenti in contanti
sono completamente liberi
le introdotte due anni fa dal governo
Monti hanno trasformato l’Italia nel
Paese industrializzato che ha il divieto più severo contro l’uso della moneta liquida. In Germania, infatti, i
pagamenti in contanti sono completamente liberi, mentre nel mondo anglosassone esistono dei limiti ben più
alti del nostro: 10 mila dollari per
ogni transazione negli Stati Uniti e
15 mila euro circa in Gran Bretagna.
La Spagna ha adottato invece delle
restrizioni abbastanza severe, fissando tuttavia un tetto massimo di 2.500
euro per le singole transazioni con
cartamoneta, assai più alto di quello in vigore in Italia. Stesso discorso
per la Francia, dove
LA NORMA DEL GOVERNO MONTI HA RESO
L’ITALIA IL PAESE INDUSTRIALIZZATO PIÙ SEVERO
CONTRO L’USO DELLA MONETA LIQUIDA
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E SE PUNTASSIMO SULLE DETRAZIONI?
IL PESO DELL’ECONOMIA IN NERO
INTERVISTA AD ARMANDO BRANCHINI, VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE ALTAGAMMA
LEGGE DANNOSA E INEFFICACE
INTERVISTA A GIAMPIERO GUARNERIO, COMMERCIALISTA
SOCIO DELLO STUDIO RÖDL & PARTNER
27%
È la quota record
di pil “sommerso”
nel nostro Paese.
Solo Russia e Brasile
fanno peggio
22,5%
Anche i cugini
spagnoli lamentano
un’alta incidenza
di nero
sui loro conti
9%
La palma di nazione
più virtuosa in ambito
fiscale va assegnata,
senz’ombra
di dubbio, agli Stati
Uniti d’America
«È una norma dettata dall’ipocrisia, che contribuirà ben poco alla
lotta contro l’evasione fiscale». Così Giampiero Guarnerio, partner
di uno dei maggiori studi professionali al mondo, definisce la legge che vieta l’uso
del contante nei pagamenti al di sopra dei mille euro.
Dunque, la tracciabilità non serve a niente?
Il problema non è la tracciabilità in sé, ma i vincoli troppo rigidi che sono stati
inseriti nella legge italiana. Nella Penisola, il tetto massimo per l’uso del contante
è stato posto a un livello bassissimo, che non ha eguali nei maggiori Paesi
industrializzati, neppure in quelli in cui le transazioni elettroniche sono molto diffuse
come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna.
Tuttavia, in Europa ci sono nazioni come Francia e Spagna che hanno dei
limiti più vicini ai nostri...
Sì, ma si tratta comunque di soglie ben più alte di quella in vigore in Italia. Senza
dimenticare, poi, ciò che accade in molti altri Paesi europei, come la Germania,
dove l’uso della moneta liquida non subisce alcuna limitazione. So che i
concessionari di auto tedeschi preferiscono spesso essere pagati in contanti,
per evitare il rischio di ritrovarsi tra le mani un assegno scoperto o di avere altri
problemi simili.
All’estero non c’è un’evasione così diffusa come in Italia...
Verissimo. E sta proprio qui il nocciolo della questione: molte nazioni straniere non
hanno certo molto da imparare dall’Italia nella lotta all’infedeltà fiscale. Eppure
non hanno adottato una norma restrittiva come la nostra, che nasce anche per
motivi ideologici e criminalizza i contribuenti, compresi quelli onesti, penalizzando
il sistema economico nel suo insieme.
Per quale ragione l’economia verrebbe penalizzata da un minor uso del
contante?
Forse molti consumatori non lo sanno, ma l’utilizzo dei terminali Pos per i
pagamenti elettronici ha un costo notevole per gli esercenti, nell’ordine del 2-4%
del valore di ogni transazione. Si tratta di una quantità ingente di risorse, che ogni
anno viene sottratta al sistema economico e trasferita al sistema bancario.
La moneta di carta, però, viene considerata da molti un mezzo di pagamento
arcaico e obsoleto. Non è d’accordo?
Ripeto: non sono affatto contrario a priori agli strumenti di pagamento tracciabili.
È assurdo, però, volerli imporre con una legge coercitiva. Se il crescente utilizzo
delle carte di credito o del bancomat viene considerato un auspicabile
progresso nelle abitudini dei consumatori, allora dico una cosa: questo progresso
deve nascere spontaneamente, da una libera scelta dei cittadini e non può
essere imposto dall’alto.
16%
I rigorosi tedeschi
fanno molto meglio
di noi, ma meno bene
di francesi e inglesi
15%
Ben 12 punti
percentuali
in meno rispetto
all’Italia. Perdiamo
miseramente
contro la Francia...
12,5%
Non se la cava male
neanche il Regno
Unito, che - rispetto
all’Italia - ha
un sommerso
più che dimezzato
i pagamenti in contanti sono vietati
sopra i 3 mila euro. Eppure, quando
si parla di lotta all’evasione, il nostro
Paese sembra aver ben poco da insegnare agli stranieri. Per rendersene
conto, basta dare un’occhiata ai dati
sull’economia sommersa nelle prin-
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MATTEO RENZI
HA DEFINITO LA NORMA SULLA TRACCIABILITÀ
DEI PAGAMENTI «MACCHINOSA E POCO UTILE»
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cipali nazioni industrializzate, elaborati dal gruppo di ricerca internazionale Tax Justice Network. Secondo
gli analisti di questa associazione, la
quota di pil prodotta in nero in Italia
si aggira attorno al livello record del
27%. Tra le grandi potenze globali,
soltanto la Russia (43,8%) e il Brasile (39%) fanno peggio di noi, mentre
le altre nazioni industrializzate ci seguono a distanza. In Spagna, il peso
dell’economia in nero è al 22,5% del
pil, in Germania al 16%, in Francia
al 15%, in Gran Bretagna al 12,5%
e negli Stati Uniti non arriva al 9%.
Dunque, le stime degli analisti rive-
Anche Armando Branchini boccia senza appello la norma
che impone l’obbligo dei pagamenti tracciabili sopra la
soglia dei mille euro. «Il sistema più efficace per combattere l’evasione», dice,
«è instaurare un vero contrasto di interessi tra chi vende beni o servizi e chi li
acquista, senza norme vessatorie come quella sul divieto dei contanti».
Come si può creare questo contrasto d’interessi?
Consentendo ai contribuenti privati di detrarre, nella dichiarazione
dei redditi, un numero elevato di spese, come già avviene oggi per
le ristrutturazioni edilizie. In questo modo, si scoraggerebbero i frequenti
accordi sottobanco tra venditori e acquirenti a danno del fisco: chi accetta
di pagare senza fattura, infatti, riceve di solito uno sconto sul prezzo della
prestazione. Se invece la spesa sostenuta per l’acquisto potesse essere
portata in detrazione, la convenienza di questi trucchetti verrebbe meno.
Dunque, le norme sulla tracciabilità non servono...
Servono soprattutto a penalizzare i contribuenti onesti. Gli operatori del
settore del lusso ne sanno qualcosa, visto che sono tra i più danneggiati.
Perché?
Il tetto di mille euro è ben al di sotto del prezzo di molti beni preziosi o di
marca. Soltanto acquistando una borsa per signora, per esempio, spesso si
supera il limite.
Perché non pagare allora con la carta di credito? In fondo non sarebbe
un gran sacrificio...
I motivi per cui un acquirente ha interesse a non voler fare un pagamento
con strumenti tracciabili sono tantissimi, e spesso non c’entrano nulla con
l’evasione fiscale. Faccio un esempio concreto: se un consumatore ha un
conto cointestato con un coniuge o un familiare e vuole fare un regalo
a un’amante oppure a un amico o a un conoscente, dovrà fare i salti
mortali per non farsi scoprire, vista l’impossibilità di usare i contanti. Avere un
amante segreto sarà pure un peccato, ma non è certamente un reato...
Si può fare una stima del danno che il divieto dei contanti ha provocato
ai venditori di beni di lusso?
Dati precisi non ce ne sono ma, per avere un’idea, basta parlare con
tanti operatori del settore o con qualche orefice e titolare di boutique di
alta moda situata nelle regioni di confine o nel centro di Milano, dove la
presenza di clientela straniera è elevatissima. Ci sono acquirenti esteri, in
particolare i russi o quelli che provengono dal Medio Oriente, che sono
molto affezionati all’uso della moneta liquida. Per fortuna, quando è stata
introdotta la legge sulla tracciabilità sopra ai mille euro, siamo riusciti ad
aprire un confronto con il governo e a strappare almeno la concessione
di innalzare a 15 mila euro il limite per i pagamenti fatti da cittadini non
residenti, purché il venditore faccia una fotocopia del passaporto del cliente
e depositi poi il corrispettivo in banca, nel primo giorno feriale successivo.
VA BENE IL DENARO ELETTRONICO,
MA LO STATO SI FACCIA CARICO DEI COSTI
INTERVISTA A SERGIO SIRABELLA, COMMERCIALISTA DELLO STUDIO LEGALE E TRIBUTARIO LEGALITAX
La lotta all’uso del contante ha un fine
di per sé condivisibile ma, nell’atteggiamento adottato
dai governi italiani durante gli ultimi anni, c’è purtroppo
un difetto di fondo: tutti i costi di questa migrazione verso
il denaro elettronico sono stati posti ingiustamente
a carico delle imprese e dei commercianti. È l’opinione
di Sergio Sirabella riguardo alle norme sulla tracciabilità
dei pagamenti.
Dunque, le leggi sono giuste ma sono state applicate
male...
Direi che lo stato italiano non si è comportato come
dovrebbe, nel senso che ha imposto un obbligo piuttosto
oneroso a molti operatori economici, senza minimamente
sostenerli. Non mi riferisco soltanto alle norme sulla
tracciabilità sopra i mille euro, ma anche a quelle che, dal
30 giugno di quest’anno, impongono a commercianti e
professionisti di accettare sempre i pagamenti con carte
di credito e di debito o con strumenti elettronici.
Perché si tratta di un obbligo oneroso ?
Perché molti esercenti dovranno spendere soldi per
dotarsi di un terminale Pos, che consente di gestire
i pagamenti con bancomat e carte di credito. Anche
lano una realtà indiscutibile: i Paesi in cui le regole sulla tracciabilità
sono più severe, come appunto l’Italia o la Spagna, hanno paradossalmente un’incidenza più alta dell’evasione fiscale. Quelli che hanno invece minori vincoli all’uso del contan-
per chi lo ha già installato, però, l’aumento degli incassi
per via elettronica comporterà un costo non indifferente,
visto che le banche trattengono per sé delle cospicue
commissioni su ogni transazione, che sono tutte a carico
del venditore. A rimetterci saranno soprattutto i piccoli
operatori del commercio, dal bar al negozietto sotto casa,
che ricavano dei margini di profitto assai ridotti sui beni
e i servizi che vendono.
Cosa dovrebbe fare lo Stato per aiutarli?
Adoperarsi affinché le commissioni applicate sui
pagamenti elettronici vengano eliminate del tutto o siano
ridotte ai minimi termini e introdurre delle agevolazioni per
chi deve installare un Pos nel proprio negozio. Per esempio,
dei finanziamenti a condizioni di favore.
In linea di principio, però, lei condivide l’idea
di incentivare la tracciabilità dei pagamenti?
Sì, penso che gli strumenti elettronici siano dei mezzi
di pagamento più efficienti ed evoluti del contante.
Credo tuttavia sia auspicabile un maggior utilizzo
del bancomat più che delle carte di credito, le quali
rischiano di spingere molti consumatori a un eccesso
di spesa o di indebitamento.
te, come la Germania o la Gran Bretagna, possono vantare una quota
di economia sommersa ben inferiore alla nostra. Ecco, allora, che sorge
spontaneo e immediato un interrogativo: ma serve davvero vietare l’uso
dei contanti per le transazioni sopra i
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mille euro? In molti sono pronti a rispondere in coro di no e sperano che
il premier-rottamatore, dopo averne visto i deludenti risultati, sia pronto a rottamare anche le severissime,
e probabilmente inutili, disposizioni
P
sulla tracciabilità.
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Il gruppo di ricerca internazionale Tax Justice Network ha
elaborato i dati del “sommerso” nelle nazioni industrializzate