DELLA VEDOVA_la caccia in laguna

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DELLA VEDOVA_la caccia in laguna
La caccia in Laguna di Grado
tra tradizione e gestione venatoria
“La caccia in laguna”
1490 - Vittore Carpaccio
Repubblica di Venezia
“Piscare et aucellare: in questa formula le fonti diplomatiche condensano
l'esercizio dei diritti sulle acque e su paludi, pantani, tombe, barene, ghebi.
Mentre la caccia alla selvaggina dei boschi, pure di qualche rilievo, occupa in
tali fonti un posto più marginale, in area lagunare pesca e uccellagione appaiono
come due aspetti distinti ma complementari di una medesima attività, svolta nel
medesimo sito. Sono raramente separate l'una dall'altra, donde la pratica di "ire
et redire [...> tam pro carne quam pro pisce" (3) per carne intendendosi gli uccelli
acquatici. Il binomio pisces e volucres della Genesi, due categorie di animali
strettamente legate tra loro, perché create lo stesso giorno e dallo stesso
elemento, purissimo e generatore di vita, l'acqua, può trovare la sua espressione
più limpida proprio nell'ambiente della laguna.” (En. Treccani)
Repubblica di Venezia
“Oselle e ciossi provengono tutti da concessioni in laguna, nei lidi e in terraferma,
su acque, paludi, saline, terre, interessando praticamente l'intero ducato fino ai
confini meridionali, dove talvolta incontriamo dei ciossi persino nel pagamento del
casaticum (1187) (90). Man mano che ci si discosta dall'epoca ducale, però, la
richiesta di oselle sembrerebbe farsi più rara. Sono i ciossi a ricorrere con
frequenza maggiore, e la ragione va forse cercata in una sopravvenuta difficoltà di
reperimento delle oselle piuttosto che in un cambiamento di gusto. Infatti vediamo
i fratelli Steno obbligarsi nel 1182 con la badessa di S. Lorenzo di Castello, per la
concessione dell'aqua Promiga, Corbulo sive Corella, a conferire annualmente
intorno al giorno di S. Andrea diciotto paia di buone oselle, con la facoltà - si legge
- "si vero aucellos habere non poterimus, tunc dare et persolvere vobis debeamus
pro quisque duobus pariis de aucellis, paria tres de bonis clausis" (91). Tre per due,
osserviamo a conferma del tempo lungo in cui s'inseriscono questi rapporti, è la
relazione consueta ancora nel XIX secolo, due mazorini ma tre ciossi per formare
un mazzo” (En. Treccani)
Fino al 1950
caccia con spingarda (stiopeton) fino a metà del 1900 usata su barchini
molto piccoli e bassi (batiline) mosse con remi molto corti (penole)
Fino al 1950
spingarda s. f. [dal fr. ant. espringale, der. del francone *springan, cfr. ted. mod. springen
«saltare, balzare»]. – Macchina da guerra, tipo di balestra usata nel medioevo (sec. 14°)
per lanciare grosse pietre o verrettoni. Dopo l’invenzione della polvere da sparo, nome di
una bocca da fuoco leggera e di piccolo calibro, intermedia tra le armi portatili e le
artiglierie su affusto a ruote. In epoca più recente, pesante arma da caccia a canna liscia,
lunga fino a 5 m e di calibro variabile da 21 a 82 mm, caricata con bossoli metallici
riempiti di grossi pallini di piombo o piccoli frammenti di ferro: montata su un piccolo
affusto da applicarsi a barche piatte, è destinata alla caccia in palude a selvaggina di
piumaggio resistente, vivente in stormi e difficile da avvicinare. (En. Treccani)
“Certe notti vanno a caccia di anatre con grandi spingarde, lungo i margini delle paludi di
questa laguna che stai guardando adesso. Nelle notti di luna per tutta la notte si odono gli
spari” - Di là dal fiume e tra gli alberi” - Ernest Hemingway
Nel 1946 nasce l’Associazione Cacciatori di Grado
Nel 1969 la regione FVG introduce con legge le
Riserve di Caccia di Diritto Comunali
recentemente denominate semplicemente Riserve di
caccia
Nasce la Riserva di Caccia di Grado
I soci possono esercitare la caccia in un territorio limitato che
coincide generalmente con i confini comunali
Il numero dei soci è limitato
Il cacciatore ha tutto l’interesse a difendere il proprio
territorio dal punto di vista ambientale e faunistico
Una buona gestione della fauna permette di ottenere
maggiori risultati faunistici e apprezzamento da chi
non esercita l’attività venatoria
Il cacciatore non viene visto come un semplice
predatore ma come un gestore dell’ambiente
La caccia viene praticata con barche denominate cacciapesca, cofani o
pantane in grado di navigare in acque basse
Per il mimetismo degli appostamenti si utilizzano canne palustri e teli mimetici
artificiali
Si utilizzano come richiamo soprattutto stampi anche
costruiti in proprio
Si utilizzano fischietti commerciali o artigianali fatti con
canne palustri, ossa o altro materiale
Gli ambienti di caccia presenti nella
laguna di Grado sono molto diversi e unici
I metodi di caccia sono diversi, complessi, variano
con l’ordine dell’acqua e le condizioni climatiche
valli da pesca
barene
specchi
dossi
botti
colegie in laguna
colegie in mare
cucci in laguna
cucci in mare
Gestione venatoria e ambiente lagunare
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Collaborazione con la Regione ed altri Enti di Ricerca sulla gestione
della fauna selvatica lagunare con l’avvio di azioni concertate di
salvaguardia del territorio valorizzando l’attività venatoria e l’attività
della pesca in Laguna (Piani di Gestione, ricerche, tesi di laurea)
Individuazione di possibili interventi di ripristino ambientale nelle aree
protette e non
Controllo delle fauna selvatica nociva ed invasiva con priorità nelle aree
di nidificazione di fauna particolarmente sensibile
Rinaturalizzazione di aree agricole marginali prossime alla Laguna
coinvolgendo gli agricoltori
Programmi educativi e formativi soprattutto nelle scuole che non siano
di parte ma che analizzino il rapporto con l’ambiente lagunare da parte
di tutti i soggetti che vivono sul territorio
grazie per l’ascolto