“Dolce catena che ci lega a Dio” (Beato Bartolo Longo)

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“Dolce catena che ci lega a Dio” (Beato Bartolo Longo)
Parola del mese
Febbraio 2017
Il Rosario, un cammino di santità
“Dolce catena che ci lega a Dio” (Beato Bartolo Longo)
Fin dai primi anni della nostra vita in comunità, il rosario era il cammino per essere uniti alla
nostra Madre Maria. Ricordo che alla fine del 2000 eravamo alcuni giovani che chiedevano a
Dio il dono di capire la sua volontà, per avviare o meno questo Movimento. Quotidianamente
ci incontravamo per recitare tutti i misteri del rosario chiedendo alla nostra Madre di mostrarci
i passi dovevamo intraprendere. Il risultato di queste preghiere è stata la nascita di Alleanza
della Misericordia in seguito riconosciuta dall’allora Arcivescovo di San Paolo, il Cardinale
Don Claudio Hummes, nel 2005.
Nei nostri statuti, abbiamo fatto in modo di mettere il rosario come base del nostro incontro
quotidiano con la Madonna. Si tratta di una pietra miliare che non può essere annullata. E
allora perché, a volte, diventa difficile recitarlo?
Il problema è che il rosario ha perso la sua originaria natura di essere una preghiera contemplativa
diventando una regola e un obbligo che stanca, una ripetizione di formule meccaniche. E
ci aggrappiamo molto al lavoro per crescere economicamente e intellettualmente. Abbiamo
dentro di noi una voce che ripete “non perdere tempo con quella ripetizione di parole”. In
realtà, al giorno d’oggi tutti i tipi di preghiera e di vita contemplativa sono in crisi, perché non
si prega più col cuore. Colui che prega bene e con amore non sente alcuna difficoltà.
Dobbiamo pregare con il cuore e la mente. Se non preghiamo in questo modo, la preghiera
diventa una camicia di forza. Non possiamo pregare solo per dire che noi recitiamo il
rosario, per consuetudine o perché ho avuto il coraggio di pregare cinquanta Ave Maria, o
semplicemente per non sentirsi colpevole di aver violato il precetto della preghiera. La vera
e propria preghiera, che nasce dal cuore, non può essere una ripetizione meccanica, deve
scaturire da un atto d’amore e di donazione. Quando si ama una persona, non ci si stanca
di dire “Ti amo, ti amo, ti amo”, così come non dovremmo stancarci di dire “Ave Maria, Ave
Maria, Ave Maria.” Per Maria è come ascoltare di nuovo il saluto dell’Arcangelo Gabriele e di
conseguenza scaturirà in noi sempre più la certezza che lei è nostra Madre.
Il rosario diventa anche una preghiera che ci mette in crisi, perché ci chiede implicitamente se
stiamo vivendo secondo il Vangelo. Il Rosario è l’attualizzazione dei misteri della vita di Gesù.
Dalla sua nascita fino alla sua morte e risurrezione. E ci chiede, attraverso queste Ave Maria, se
stiamo vivendo la Sua Parola, poi nel Vangelo ci dice che colui che vive la sua parola vivrà per
sempre (rif. Gv 5,24). Non pregare il rosario è non voler ricordare queste parole di vita.
Dobbiamo avere il coraggio di dire a noi stessi che non stiamo vivendo ciò che il rosario ci
propone e ci chiede di vivere. Questo è onestà. Il rosario dice che non abbiamo un’anima
contemplativa, ci dice che ci preoccupiamo solo di noi stessi e mettiamo Gesù fuori della
nostra vita quotidiana. Recitare la preghiera del Rosario ci dice, infatti, che finalmente si
diventa umili, bambini piccoli e attenti ai desideri della nostra madre. Solo i puri di cuore
sanno come esprimersi con umiltà e parlare alla Madre con parole semplici che Le dimostrano
il loro amore. Com’è bello vedere persone colte e altre senza cultura che si uniscono per dire
quanto amano Maria, recitando un semplice rosario.
Chi prega il rosario impara a contemplare la vita di Gesù,di Maria e la sua stessa vita, perché
durante la recita dell’Ave Maria, si entra nella vita di Gesù, il quale ha dato se stesso per noi e
contempliamo come Gesù e Maria sono ancora oggi presenti nella nostra vita di tutti i giorni. Il
rosario, allora, diventa la contemplazione della nostra vita, che sta scritta nei libri dell’eternità,
perché in essi offriamo quello che stiamo vivendo, come semplici figli di Dio. Ricordo come i
miei genitori ogni giorno, alle sei del pomeriggio, chiamavano i loro otto figli accanto ad una
immagine della Madonna e, con semplicità, ci insegnavano ad amare la nostra Madre Celeste.
Questo è il motivo per cui per me è bello recitare il rosario. È come tornare ad essere piccolo
insieme alla famiglia che si riunisce per mettere il Signore Gesù al centro della nostra vita.
Alcuni pensano che per diventare santi devono fare le penitenze più difficili. Ma per la nostra
Madre Maria non è così. Lei preferisce che noi ci fermiamo qualche minuto vicino a lei per
dirle ed esprimere con tutto il nostro essere: “Ave Maria, mamma ti voglio bene!”.
Fate questo e diventerete santi, credete!
P. Antonello Cadeddu