Ottobre 2016 - parrocchia di torri del benaco
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Ottobre 2016 - parrocchia di torri del benaco
Ottobre 2016 - Anno 18 (n° 215) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco C’è un episodio evangelico che ci può introdurre molto bene alla Missione parrocchiale che si terrà a Torri e a Pai dal 19 al 27 novembre 2016. Il Vangelo narra che Gesù un giorno passando per la strada di Gerico alzò lo sguardo e disse a Zaccheo che era arrampicato su un sicomoro: “Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. È sempre il Signore che fa il primo passo, venendoci incontro: desidera entrare nella nostra vita, per accompagnarci e sostenerci nel cammino di ogni giorno. La Missione ormai è imminente ed è un dono di Dio, un tempo di grazia da non perdere. È un’esperienza di primo annuncio, un momento forte di vita ecclesiale e un aiuto eccezionale per il rinnovamento della vita delle nostre comunità parrocchiali; non solo per la nostra gente ma anche per gli stessi missionari, chiamati a proseguire il mandato che Gesù affidò ai suoi discepoli di portare per le strade e nelle case la Buona Notizia, la vita buona del Vangelo, il Vangelo che salva. Per dieci giorni un gruppo nutrito di missionari, comprendente soprattutto frati ma anche alcune suore francescane “invaderà” letteralmente i nostri due paesi per andare incontro a tutti – lontani e vicini, giovani e giovanissimi, coppie di sposi, separati, risposati, sani e malati…! Invitando tutti ad ascoltare una Parola diversa, portata con lo stile semplice e gioioso di san Francesco, e a vivere momenti forti di preghiera e di festa. Qualcuno potrebbe chiedersi: ma perché questa Missione? Quale l’intento? Anzitutto la proposta vorrebbe offrire nuove occasioni per incontrare Gesù, tanti di noi pensano di conoscerlo, ma in realtà di Lui hanno un’idea distorta, sbagliata, per questo è urgente mettersi in ascolto del suo messaggio d’amore, di pace, di riconciliazione. Lo scopo è quello di testimoniare a tutti , in particolare ai giovani e alle famiglie, la gioia della fede e del messaggio cristiano. Il prossimo appuntamento, chiamato pre- LETTERA DEI PADRI MISSIONARI Missione, sarà dal 7 al 9 Ottobre. In questi giorni alcuni frati e suore incaricati visiteranno le nostre comunità di Torri e di Pai per avviare il lavoro di preparazione alla Missione. Fra Federico e Fra Michele sono già stati con noi per annunciare la Missione, in gennaio durante la festa del Beato Giuseppe Nascimbeni e il 13 giugno nella festa di S. Antonio. Questa ultima fase agli inizi di ottobre mira alla conoscenza reciproca, alla verifica delle condizioni necessarie e all’incontro con le varie realtà presenti sul territorio, consentendo di pianificare l’organizzazione e preparare la fase realizzativa della missione. Invito tutte le famiglie a prendere la decisione di dire il Rosario durante il mese di Ottobre e a mettere l’intenzione delle buona riuscita della Missione parrocchiale del prossimo novembre a conclusione dell’ anno santo della Misericordia. È stato papa Francesco ad invitare le parrocchie a fare le Missioni in questa occasione, e noi con gioia abbiamo accolto il suo invito. Rezzato 16 settembre 2016 … un cuore solo e un’anima sola (At 4,32) Carissimi fratelli e sorelle di Torri, il libro degli Atti degli Apostoli ci da un ritratto vero della prima comunità cristiana. L’invito dell’evangelista è chiaro: abbiamo bisogno di crescere insieme nella coscienza del senso e nella gioia di appartenere a Cristo nella Chiesa. Il tempo che ci separa dalla missione di novembre, in questo giubileo della misericordia, ci invita ad avere sempre il nostro sguardo rivolto a Lui. La Missione al Popolo è un dono di Dio, è continuare a dire oggi il Vangelo di Gesù, è un momento forte di vita comunitaria, è per ciascuno un aiuto a fare quotidianamente del Vangelo il lievito della vita. La Missione è rivolta a tutti: a tutti quelli che vogliono e desiderano vivere con intensità la propria fede cristiana, a tutti coloro che credono in Gesù e hanno, forse, smarrito il senso di essere Chiesa, a tutti coloro che cercano, senza saperlo, la pienezza ed il senso della propria esistenza. E’ quindi una occasione per Don Giuseppe La Missione è un dono di Dio, un tempo di grazia per la gente e per gli stessi missionari, chiamati a proseguire il mandato che Gesù affidò ai discepoli di portare per le strade e nelle case la Buona Notizia. è un evento straordinario di annuncio dell’amore del Padre. Essa si inserisce nell’ordinario della vita parrocchiale, all’interno di un progetto pastorale al quale, con la grazia connessa a questo evento, può contribuire a dare dinamismo e slancio nuovo. è un’esperienza di primo annuncio, un momento forte di vita ecclesiale e un aiuto eccezionale alla pastorale ordinaria delle parrocchie. può avere diverse forme a seconda che si rivolga a tutti (Missione popolare) o in modo specifico ai giovani (Missione giovani). 2 agli anziani, alle Scuole. La Missione è una occasione straordinaria per un dialogo con un frate o un suora o per la celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Ci saranno momenti di preghiera personale o comunitaria come: l’adorazione eucaristica quotidiana, la preghiera delle Lodi e dei Vespri, la celebrazione dell’Eucaristia; momenti di Ascolto della Parola nei Centri di ascolto familiari e poi catechesi per le coppie per giovani e per giovanissimi; e tanto altro ancora. Davvero sarà importante la tua partecipazione! 3. Ma la Missione non può restare un fatto momentaneo ed isolato: è necessario dare ad essa una continuità. Questo evento deve animare il cammino personale e comunitario ad una più stretta adesione al Signore Gesù. La grazia del Signore che ha operato nell’intimo del cuore continua certamente la sua azione, e proprio per questo richiede la nostra fattiva collaborazione. Assieme a Don Giuseppe, il vostro parroco, sarete voi ad essere testimoni del Signore Risorto nelle strade della vostra comunità parrocchiale secondo le prospettive che lo Spirito suggerirà e che con semplicità e fede potrete realizzare nella concretezza della vostra storia. Il Signore si fida di noi e ci rende suoi collaboratori e testimoni nell’oggi della nostra storia: la luce che Egli ha messo nei vostri cuori risplenda davanti a tutti “perché vedendo le vostre opere buone rendano gloria al Padre che è nei Cieli” (Mt 5,16) Fra Federico, Fra Michele con i Frati e le aiutare ciascuno di noi ad incontrarsi con Gesù, a vivere intensamente la propria umanità, a crescere nella fede, nella speranza e nella carità. La Chiesa italiana e le Chiese particolari, invitano ad organizzare le missioni popolari. Vuole essere “popolare” nello stile nostro proprio, figli di san Francesco d’Assisi, e nelle modalità pratiche tra la gente e con la gente. Non saremo solo noi frati di san Francesco, con noi ci saranno suore francescane e laici per continuare l’annuncio di San Francesco, e di tantissimi altri che nel corso dei secoli lo hanno seguito nello spirito dell’annuncio del Vangelo. I tempi della missione, lo sapete, li possiamo racchiudere in tre momenti: 1. il periodo della preparazione della missione, 2. la celebrazione della missione e 3. il dopo Missione. 1. La preparazione è il periodo che stiamo vivendo ora: la Missione va preparata, non si improvvisa e non si inventa all’ultimo momento. Per questo saremo presenti in mezzo a voi nei prossimi 7-9 ottobre in un piccolo gruppetto (5 tra frati e suore) per coinvolgere tutta la vostra comunità parrocchiale ad attendere e costruire insieme questo appuntamento bello del Signore. 2. Dal 19 al 27 novembre vivremo il tempo forte della Missione: per strada, nelle piazze, in chiesa, nei luoghi aggregativi del paese, sul lungo lago, nei centri sportivi ecc... Sarà un momento particolare di grazia per coloro che si sono preparati e per quanti, lontani o distratti, non si sono lasciati coinvolgere nel momento precedente. La Missione è sempre un tempo speciale, una piccola Pentecoste, che da forza ed entusiasmo ai cammini personali e comunitari. Sarà importante viverla bene. Molti saranno gli appuntamenti che ci richiameranno all’incontro con il Signore Gesù: la visita alle famiglie, ai negozi, ai luoghi di lavoro; la visita agli ammalati, Suore della Missione 3 PERCHE TUTTI SIANO inevitabilmente incontreranno nel loro cammino. In questo impegno, l’unità rimane la via privilegiata per costruire la pace, il riferimento per attuare relazioni mature, la forza necessaria per costruire progetti di autentica convivenza umana e, nel contempo, il segno più credibile per riconoscere l’efficacia della presenza e dell’operare di Dio nel mondo. Anche di fronte alle proprie opacità e inadempienze, il discepolo riconosce che l’unità, prima di essere una realizzazione dettata dalle proprie strategie, è e rimane il dono permanente dell’amore di Dio all’uomo. La preghiera perenne di Cristo al Padre è la garanzia che rende possibile l’unità nell’amore, è la fonte della certezza che proprio perché di Gesù, questa preghiera troverà attuazione nella storia. Proprio su questa parola di Gesù scaturisce la speranza e la certezza che l’unità, come convivialità delle nostre ricchezze e delle nostre differenze, è una realtà già in atto e sta davanti a noi come un futuro sempre possibile da accogliere. Forse la sofferenza più grande è data dal riconoscere che lo scandalo delle nostre divisioni deriva dalla mancanza di fedeltà alla Parola e dalla insufficiente consapevolezza che l’unità, come la comunione, è un dono che già appartiene alla nostra storia e che su di essa è possibile comprendere e dare verità alle nostre relazioni. Il Vangelo ci suggerisce con chiarezza che la strada dell’unità, non può essere percorsa solo mediante l’affermazione del primato nell’amore. Lorenzo UNA COSA SOLA (Gv 17.21) Giovanni ci consegna queste parole di Gesù come un “testamento”, all’interno di un contesto di preghiera rivolta al Padre nel contesto dell’Ultima Cena (Gv 17,1-26). Il capitolo 17 del vangelo di Giovanni è la conclusione di una prolungata riflessione di Gesù, iniziata nel capitolo 15, sulla sua missione nel mondo. Le comunità conservarono queste parole per poter capire meglio il momento difficile che stavano attraversando: sofferenza, abbandono, dubbi, persecuzione. La lunga riflessione termina con la preghiera di Gesù per le comunità. In essa spuntano le emozioni e le apprensioni che Gesù viveva in quel momento in cui stava per congedarsi dai suoi discepoli e “salire al Padre”. Nell’invocazione di Gesù «Perché tutti siano una cosa sola», emerge con forza la sua preghiera per il cammino iniziale della Chiesa. I discepoli, come testimoni e annunciatori del suo Vangelo, debbono vivere con lui una intimità di comunione come quella che unisce il Figlio al Padre. Debbono essere, per tutti e per sempre, segno e strumento riconoscibile di unità, di quella comunione che attesta l’agire di Dio stesso. Dopo aver sperimentato nella vicinanza di Gesù i gesti e le parole della cura e della premura dell’amore di Dio, ora i discepoli stessi devono affrontare la realtà complessa della storia, immergendosi con coraggio nei vissuti, anche faticosi, delle donne e degli uomini del loro tempo. Proprio i discepoli, come Gesù, sono ora chiamati a raccontare attraverso il loro stile e le loro scelte di vita, come solo un’esistenza spesa nell’amore è in grado di costruire una speranza, nonostante le incomprensioni, le divisioni, le sopraffazioni e i contrasti che HANNO CELEBRATO IL MATRIMONIO CRISTIANO JOHN E EMANUELA 4 LA MISSIONE PARROCCHIALE SI SVOLGERA’NEI GIORNI 19-27 NOVEMBRE 2016 A CONCLUSIONE DELL’ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA PREGHIERA PER LA MISSIONE PARROCCHIALE Signore Gesù Cristo, Tu sei l'unico nostro Salvatore, Tu la Via, la Verità e la Vita! Noi ti preghiamo per il buon esito della Santa Missione Parrocchiale. Rendici disponibili ad accogliere il dono della tua parola. Donaci la grazia di conoscere il vero volto di Dio Padre Misericordioso e di amarlo come Tu ci hai insegnato. Gesù Figlio di Dio, rendici Tuoi veri discepoli e Tuoi sinceri testimoni. Lo Spirito Santo ci insegni tutto ciò che Tu ci hai rivelato e ci trasformi in una Comunità di amore, che annuncia e testimonia il tuo Vangelo. Per intercessione della Beata Vergine Maria, Tua e nostra Madre, dei Santi Pietro e Paolo Apostoli, di San Filippo Neri, e del Beato Giuseppe Nascimbeni, fa che per mezzo di questa Missione Popolare, iI nostro Paese di Torri del Benaco, diventi comunità di amore e di pace in uscita verso i fratelli! Amen 5 RISCOPRIAMO IL IL ROSARIO PREGHIERA ROSARIO alle nuove generazioni. C'è chi pensa che la centralità della Liturgia, giustamente sottolineata dal Concilio Ecumenico Vaticano II, abbia come necessaria conseguenza una diminuzione dell'importanza del Rosario. In realtà, come precisò Paolo VI, questa preghiera non solo non si oppone alla Liturgia, ma le fa da supporto, giacché ben la introduce e la riecheggia, consentendo di viverla con pienezza di partecipazione interiore, raccogliendone frutti nella vita quotidiana. Forse c'è anche chi teme che essa possa risultare poco ecumenica, per il suo carattere spiccatamente mariano. In realtà, essa si pone nel più limpido orizzonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Concilio l'ha delineato: un culto orientato al centro cristologico della fede cristiana, in modo che «quando è onorata la Madre, il Figlio [...] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato». Se riscoperto in modo adeguato, il Rosario è un aiuto, non certo un ostacolo all'ecumenismo! DI GRANDE SIGNIFICATO SIGNIFICATO Il Rosario della Vergine Maria, sviluppatosi gradualmente nel secondo Millennio al soffio dello Spirito di Dio, è preghiera amata da numerosi Santi e incoraggiata dal Magistero della Chiesa. Nella sua semplicità e profondità, rimane, anche in questo terzo Millennio appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità. Essa ben s'inquadra nel cammino spirituale di un cristianesimo che, dopo duemila anni, non ha perso nulla della freschezza delle origini, e si sente spinto dallo Spirito di Dio a « prendere il largo » per ridire, anzi 'gridare' Cristo al mondo come Signore e Salvatore, come « la via, la verità e la vita » (Gv 14, 6), come « traguardo della storia umana, il fulcro nel quale convergono gli ideali della storia e della civiltà ». Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell'intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l'opera dell'Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all'esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore. VIA DI CONTEMPLAZIONE Ma il motivo più importante per riproporre con forza la pratica del Rosario è il fatto che esso costituisce un mezzo validissimo per favorire tra i fedeli quell'impegno di contemplazione del mistero cristiano come è proposto nella Lettera apostolica “Novo millennio ineunte”, cioè come vera e propria 'pedagogia della santità': « C'è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell'arte della preghiera ». Mentre nella cultura contemporanea, pur tra tante contraddizioni, affiora una nuova esigenza di spiritualità, sollecitata anche da influssi di altre religioni, è più che mai urgente che le nostre comunità cristiane diventino « autentiche 'scuole' di preghiera ». Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. Sviluppatosi in Occidente, esso è preghiera tipicamente meditativa e corrisponde, in qualche OBIEZIONI AL ROSARIO L'opportunità di rilanciare il Rosario emerge da diverse considerazioni. La prima riguarda l'urgenza di fronteggiare una certa crisi di questa preghiera che, nell'attuale contesto storico e teologico, rischia di essere a torto sminuita nel suo valore e perciò scarsamente proposta 6 3 RISCOPRIAMO IL modo, alla «preghiera del cuore» o «preghiera di Gesù» germogliata sull'humus dell'Oriente cristiano. ROSARIO Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze». Mette conto di soffermarci su questo profondo pensiero di Paolo VI, per far emergere alcune dimensioni del Rosario che meglio ne definiscono il carattere proprio di contemplazione cristologica. SULLE ORME DEI TESTIMONI Sarebbe impossibile citare lo stuolo innumerevole di Santi che hanno trovato nel Rosario un'autentica via di santificazione. Basterà ricordare san Luigi Maria Grignion de Montfort, autore di una preziosa opera sul Rosario, e, più vicino a noi, Padre Pio da Pietrelcina. Uno speciale carisma poi, quale vero apostolo del Rosario, ebbe il beato Bartolo Longo. Il suo cammino di santità poggia su un'ispirazione udita nel profondo del cuore: « Chi propaga il Rosario è salvo! ». Su questa base, egli si sentì chiamato a costruire a Pompei un tempio dedicato alla Vergine del Santo Rosario sullo sfondo dei resti dell'antica Città, appena lambita dall'annuncio cristiano prima di essere sepolta nel 79 dall'eruzione del Vesuvio, ed emersa secoli dopo dalle sue ceneri. Con l'intera sua opera e, in particolare, attraverso i «Quindici Sabati», Bartolo Longo sviluppò l'anima cristologica e contemplativa del Rosario, trovando particolare incoraggiamento e sostegno in Leone XIII, il «Papa del Rosario». RICORDARE CRISTO CON MARIA Il contemplare di Maria è innanzitutto un ricordare. Occorre tuttavia intendere questa parola nel senso biblico della memoria, che attualizza le opere compiute da Dio nella storia della salvezza. La Bibbia è narrazione di eventi salvifici, che hanno il loro culmine in Cristo stesso. Questi eventi non sono soltanto un 'ieri'; sono anche l''oggi' della salvezza. Questa attualizzazione si realizza in particolare nella Liturgia: ciò che Dio ha compiuto secoli or sono non riguarda soltanto i testimoni diretti degli eventi, ma raggiunge con il suo dono di grazia l'uomo di ogni tempo. Ciò vale, in certo modo, anche di ogni altro devoto approccio a quegli eventi: « farne memoria », in atteggiamento di fede e di amore, significa aprirsi alla grazia che Cristo ci ha ottenuto con i suoi misteri di vita, morte e risurrezione. ROSARIO, PREGHIERA CONTEMPLATIVA Il Rosario, proprio a partire dall'esperienza di Maria, è una preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: «Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all'ammonimento di Gesù: 'Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità' (Mt 6, 7). Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell'orante la meditazione dei misteri della vita del 7 RISCOPRIAMO IL ROSARIO MISTERI DELLA GIOIA Il primo ciclo, quello dei 'misteri gaudiosi', è effettivamente caratterizzato dalla gioia che irradia dall'evento dell'Incarnazione. Ciò è evidente fin dall'Annunciazione, dove il saluto di Gabriele alla Vergine di Nazareth si riallaccia all'invito alla gioia messianica: « Rallegrati, Maria ». A questo annuncio approda tutta la storia della salvezza, anzi, in certo modo, la storia stessa del mondo. Se infatti il disegno del Padre è di ricapitolare in Cristo tutte le cose, è l'intero universo che in qualche modo è raggiunto dal divino favore con cui il Padre si china su Maria per renderla Madre del suo Figlio. A sua volta, tutta l'umanità è come racchiusa nel fiat con cui Ella prontamente corrisponde alla volontà di Dio. All'insegna dell'esultanza è poi la scena dell'incontro con Elisabetta, dove la voce stessa di Maria e la presenza di Cristo nel suo grembo fanno « sussultare di gioia » Giovanni. Soffusa di letizia è la scena di Betlemme, in cui la nascita del Bimbo divino, il Salvatore del mondo, è cantata dagli angeli e annunciata ai pastori proprio come « una grande gioia ». Ma già i due ultimi misteri, pur conservando il sapore della gioia, anticipano i segni del dramma. La presentazione al tempio, infatti, mentre esprime la gioia della consacrazione e immerge nell'estasi il vecchio Simeone, registra anche la profezia del « segno di contraddizione » che il Bimbo sarà per Israele e della spada che trafiggerà l'anima della Madre. Gioioso e insieme drammatico è pure l'episodio di Gesù dodicenne al tempio. Egli qui appare nella sua divina sapienza, mentre ascolta e interroga, e sostanzialmente nella veste di colui che 'insegna'. La rivelazione del suo mistero di Figlio tutto dedito alle cose del Padre è annuncio di quella radicalità evangelica che pone in crisi anche i legami più cari dell'uomo, di fronte alle esigenze assolute del Regno. Gli stessi Giuseppe e Maria, trepidanti e IMPARARE CRISTO DA MARIA Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelatore e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare le cose che Egli ha insegnato, ma di 'imparare Lui'. Ma quale maestra, in questo, più esperta di Maria? Se sul versante divino è lo Spirito il Maestro interiore che ci porta alla piena verità di Cristo, tra gli esseri umani, nessuno meglio di Lei conosce Cristo, nessuno come la Madre può introdurci a una conoscenza profonda del suo mistero. Il primo dei 'segni' compiuto da Gesù – la trasformazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana – ci mostra Maria appunto nella veste di maestra, mentre esorta i servi a eseguire le disposizioni di Cristo (cfr Gv 2, 5). E possiamo immaginare che tale funzione Ella abbia svolto per i discepoli dopo l'Ascensione di Gesù, quando rimase con loro ad attendere lo Spirito Santo e li confortò nella prima missione. Il passare con Maria attraverso le scene del Rosario è come mettersi alla 'scuola' di Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il messaggio. Affinché il Rosario possa dirsi in modo più pieno 'compendio del Vangelo', è perciò conveniente che, dopo aver ricordato l'incarnazione e la vita nascosta di Cristo (misteri della gioia), e prima di soffermarsi sulle sofferenze della passione (misteri del dolore), e sul trionfo della risurrezione (misteri della gloria), la meditazione si porti anche su alcuni momenti particolarmente significativi della vita pubblica (misteri della luce). Questa integrazione di nuovi misteri, senza pregiudicare nessun aspetto essenziale dell'assetto tradizionale di questa preghiera, è destinata a farla vivere con rinnovato interesse nella spiritualità cristiana, quale vera introduzione alla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia e di luce, di dolore e di gloria. 8 RISCOPRIAMO IL ROSARIO cambiando l'acqua in vino, apre alla fede il cuore dei discepoli grazie all'intervento di Maria, la prima dei credenti. Mistero di luce è la predicazione con la quale Gesù annuncia l'avvento del Regno di Dio e invita alla conversione, rimettendo i peccati di chi si accosta a Lui con umile fiducia , inizio del ministero di misericordia che Egli continuerà ad esercitare fino alla fine del mondo, specie attraverso il sacramento della Riconciliazione affidato alla sua Chiesa. Mistero di luce per eccellenza è poi la Trasfigurazione, avvenuta, secondo la tradizione, sul Monte Tabor. La gloria della Divinità sfolgora sul volto di Cristo, mentre il Padre lo accredita agli Apostoli estasiati perché lo ascoltino e si dispongano a vivere con Lui il momento doloroso della Passione, per giungere con Lui alla gioia della Risurrezione e a una vita trasfigurata dallo Spirito Santo. Mistero di luce è, infine, l'istituzione dell'Eucaristia, nella quale Cristo si fa nutrimento con il suo Corpo e il suo Sangue sotto i segni del pane e del vino, testimoniando « sino alla fine » il suo amore per l'umanità, per la cui salvezza si offrirà in sacrificio. In questi misteri, tranne che a Cana, la presenza di Maria rimane sullo sfondo. I Vangeli accennano appena a qualche sua presenza occasionale in un momento o nell'altro della predicazione di Gesù e nulla dicono di un'eventuale presenza nel Cenacolo al momento dell'istituzione dell'Eucaristia. Ma la funzione che svolge a Cana accompagna, in qualche modo, tutto il cammino di Cristo. La rivelazione, che nel Battesimo al Giordano è offerta direttamente dal Padre ed è riecheggiata dal Battista, sta a Cana sulla sua bocca, e diventa la grande ammonizione materna che Ella rivolge alla Chiesa di tutti i tempi: « Fate quello che vi dirà ». È ammonizione, questa, che ben introduce parole e segni di Cristo durante la vita pubblica, costituendo lo sfondo mariano di tutti i 'misteri della luce'. angosciati, « non compresero le sue parole ». Meditare i misteri 'gaudiosi' significa così entrare nelle motivazioni ultime e nel significato profondo della gioia cristiana. MISTERI DELLA LUCE Passando dall'infanzia e dalla vita di Nazareth alla vita pubblica di Gesù, la contemplazione ci porta su quei misteri che si possono chiamare, a titolo speciale, 'misteri della luce'. In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è « la luce del mondo ». Ma questa dimensione emerge particolarmente negli anni della vita pubblica, quando Egli annuncia il vangelo del Regno. Volendo indicare alla comunità cristiana cinque momenti significativi – misteri 'luminosi' – di questa fase della vita di Cristo, essi possono essere opportunamente individuati: 1. nel suo Battesimo al Giordano, 2. nella sua auto-rivelazione alle nozze di Cana, 3. nell'annuncio del Regno di Dio con l'invito alla conversione, 4. nella sua Trasfigurazione e, infine, 5. nell'istituzione dell'Eucaristia, espressione sacramentale del mistero pasquale. Ognuno di questi misteri è rivelazione del Regno ormai giunto nella persona stessa di Gesù. È mistero di luce innanzitutto il Battesimo al Giordano. Qui, mentre il Cristo scende, quale innocente che si fa 'peccato' per noi, nell'acqua del fiume, il cielo si apre e la voce del Padre lo proclama Figlio diletto, mentre lo Spirito scende su di Lui per investirlo della missione che lo attende. Mistero di luce è l'inizio dei segni a Cana, quando Cristo, 9 RISCOPRIAMO IL ROSARIO MISTERI DEL DOLORE Ai misteri del dolore di Cristo i Vangeli danno grande rilievo. Da sempre la pietà cristiana, specialmente nella Quaresima, attraverso la pratica della Via Crucis, si è soffermata sui singoli momenti della Passione, intuendo che è qui il culmine della rivelazione dell'amore ed è qui la sorgente della nostra salvezza. Il Rosario sceglie alcuni momenti della Passione, inducendo l'orante a fissarvi lo sguardo del cuore e a riviverli. Il percorso meditativo si apre col Getsemani, lì dove Cristo vive un momento particolarmente angoscioso di fronte alla volontà del Padre, alla quale la debolezza della carne sarebbe tentata di ribellarsi. Lì Cristo si pone nel luogo di tutte le tentazioni dell'umanità, e di fronte a tutti i peccati dell'umanità, per dire al Padre: « Non sia fatta la mia, ma la tua volontà ». Questo suo 'sì' ribalta il 'no' dei progenitori nell'Eden. E quanto questa adesione alla volontà del Padre debba costargli emerge dai misteri seguenti, nei quali, la salita al Calvario, con la flagellazione, la coronazione di spine, la morte in croce, Egli è gettato nella più grande abiezione: Ecce homo! In questa abiezione è rivelato non soltanto l'amore di Dio, ma il senso stesso dell'uomo. Ecce homo: chi vuol conoscere l'uomo, deve saperne riconoscere il senso, la radice e il compimento in Cristo, Dio che si abbassa per amore « fino alla morte, e alla morte di croce » (Fil 2, 8). I misteri del dolore portano il credente a rivivere la morte di Gesù ponendosi sotto la croce accanto a Maria, per penetrare con Lei nell'abisso dell'amore di Dio per l'uomo e sentirne tutta la forza rigeneratrice. nella Risurrezione e nell'Ascensione. Contemplando il Risorto il cristiano riscopre le ragioni della propria fede, e rivive la gioia non soltanto di coloro ai quali Cristo si manifestò – gli Apostoli, la Maddalena, i discepoli di Emmaus –, ma anche la gioia di Maria, che dovette fare un'esperienza non meno intensa della nuova esistenza del Figlio glorificato. A questa gloria che, con l'Ascensione, pone il Cristo alla destra del Padre, Ella stessa sarà sollevata con l'Assunzione, giungendo, per specialissimo privilegio, ad anticipare il destino riservato a tutti i giusti con la risurrezione della carne. Coronata infine di gloria – come appare nell'ultimo mistero glorioso – Ella rifulge quale Regina degli Angeli e dei Santi, anticipazione e vertice della condizione escatologica della Chiesa. Al centro di questo percorso di gloria del Figlio e della Madre, il Rosario pone, nel terzo mistero glorioso, la Pentecoste, che mostra il volto della Chiesa quale famiglia riunita con Maria, ravvivata dall'effusione potente dello Spirito, pronta per la missione evangelizzatrice. La contemplazione di questo, come degli altri misteri gloriosi, deve portare i credenti a prendere coscienza sempre più viva della loro esistenza nuova in Cristo, all'interno della realtà della Chiesa, un'esistenza di cui la scena della Pentecoste costituisce la grande 'icona'. I misteri gloriosi alimentano così nei credenti la speranza della meta escatologica verso cui sono incamminati come membri del Popolo di Dio pellegrinante nella storia. Ciò non può non spingerli ad una coraggiosa testimonianza di quel «lieto annunzio» che dà senso a tutta la loro esistenza. MISTERI DELLA GLORIA «La contemplazione del volto di Cristo non può fermarsi all'immagine di Lui crocifisso. Egli è il Risorto!». Da sempre il Rosario esprime questa consapevolezza della fede, invitando il credente ad andare oltre il buio della Passione, per fissare lo sguardo sulla gloria di Cristo IN FAMIGLIA: I GENITORI E FIGLI INSIEME A PREGARE IL ROSARIO... Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le 10 RISCOPRIAMO IL ROSARIO constatando i fallimenti dei propri figli di fronte alla seduzione della droga, alle attrattive di un edonismo sfrenato, alle tentazioni della violenza, alle più varie espressioni del non senso e della disperazione. Pregare col Rosario per i figli, e ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a questo momento giornaliero di « sosta orante » della famiglia, non è, certo, la soluzione di ogni problema, ma è un aiuto spirituale da non sottovalutare. Si può obiettare che il Rosario appare preghiera poco adatta al gusto dei ragazzi e dei giovani d'oggi. Ma forse l'obiezione tiene conto di un modo di praticarlo spesso poco accurato. Del resto, fatta salva la sua struttura fondamentale, nulla vieta che per i ragazzi e i giovani la recita del Rosario – tanto in famiglia quanto nei gruppi – si arricchisca di opportuni accorgimenti simbolici e pratici, che ne favoriscano la comprensione e la valorizzazione. Perché non provarci? Se il Rosario viene ben presentato, i giovani stessi saranno capaci di sorprendere ancora una volta gli adulti, nel far propria questa preghiera e nel recitarla con l'entusiasmo tipico della loro età. Il Rosario è un tesoro da riscoprire. Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana: riprendere con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana. Appunti presi da ”Il Rosario della Beata Vergine Maria” Papa Giovanni Paolo II famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera. La famiglia che prega unita, resta unita. Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio. Molti problemi delle famiglie contemporanee, specie nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l'immagine del Redentore, l'immagine della sua Madre Santissima. La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po' il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino. A questa preghiera è anche bello e fruttuoso affidare l'itinerario di crescita dei figli. Non è forse, il Rosario, l'itinerario della vita di Cristo, dal concepimento, alla morte, fino alla resurrezione e alla gloria? Diventa oggi sempre più arduo per i genitori seguire i figli nelle varie tappe della vita. Nella società della tecnologia avanzata, dei mass media e della globalizzazione, tutto è diventato così rapido e la distanza culturale tra le generazioni si fa sempre più grande. I più diversi messaggi e le esperienze più imprevedibili si fanno presto spazio nella vita dei ragazzi e degli adolescenti, e per i genitori diventa talvolta angoscioso far fronte ai rischi che essi corrono. Si trovano non di rado a sperimentare delusioni cocenti, 11 3 MARTE MARTEDÌ 2016 TEDÌ 4 OTTOBRE 2016 RICORRE IL 204 204° ANNIVERSARIO DELLA DEDICAZIONE DELLA NOSTRA CHIESA PARROCCHIALE ALLE ORE 18.00 VERRÀ CELEBRATA LA SANTA MESSA PROPRIA DELLA SOLENNE SOLENNE RICORRENZA Il 4 ottobre 1812, giunse a Torri, in barca, proveniente da Garda, il Vescovo di Verona, S. E. Mons. Innocenzo Liuti, per la consacrazione della Chiesa Parrocchiale, come gli era stato richiesto dai Fabbricieri, le persone incaricate a gestire l’amministrazione della parrocchia, essendo Parroco don Antonio Coraini. La cerimonia durò tre ore e mezza, fu allietata anche dalla presenza di quasi cento cresimandi. Il Vescovo rimase molto colpito dalla ricchezza degli altari definendoli grandi e splendidi per il marmo adoperato, e soprattutto fu colpito dal buon gusto che caratterizzava l’altare maggiore. A ricordo della avvenuta consacrazione venne incastonata nel coro a ridosso dell’altare una lapide di cui si riporta la scritta testimoniale in lingua latina. D. O. M. Haec aedes et haec ara, ab Jnno: Liuti Ver: Epo: sub auspiciis B. M. V. nec non Ss. Petri et Pauli,Andreae, Phip: Neri Alojsii et Polidori, fuere hodie solemni ritu Dicatae et s. chrismate delibatae Huius vero celebritatis annuam exultationem idem Eps: Habendam statuit ult.ma octobr: Dom.ca Sep: cum indul: XL die: IV non: o ctobr: MDCCCXII Nel 1812: Fu fatto un baldacchino nuovo con il concorso del Comune.... fu imbiancata la Chiesa tanto nell’interno quanto nella facciata da Francesco Arrighi di Gargnano. Furono messe a posto le due mense degli altari del S. Rosario e del Carmine col concorso del Comune. Fu ridotta pure la mensa dell’altare maggiore. Furono eseguite le 12 Croci per la consacrazione della Chiesa. 12 4 OTTOBRE si stese per dormire. E nel dormiveglia udì una voce interrogarlo: «Chi può meglio trattarti: il Signore o il servo?». Rispose: «Il Signore». Replicò la voce: «E allora perché abbandoni il Signore per il servo?». L’indomani Francesco decide di abbandonare l’impresa e torna ad Assisi. Trascorre circa un anno nella solitudine, nella preghiera, nel servizio ai lebbrosi, fino a rinunciare pubblicamente, nel 1206, all’eredità paterna nelle mani del vescovo Guido e assumendo, di conseguenza, la condizione di penitente volontario. Francesco veste l’abito da eremita continuando a dedicarsi all’assistenza dei lebbrosi e al restauro materiale di alcune chiese in rovina del contado assisano dopo che a San Damiano aveva udito la voce del Signore dirgli attraverso l’icona del Crocifisso: «Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Nel 1208, attirati dal suo modo di vita, si associano a Francesco i primi compagni e con essi nel 1209 si reca a Roma per chiedere a papa Innocenzo III l’approvazione della loro forma di vita religiosa. Il Papa concede loro l’autorizzazione a predicare rimandando però a un secondo tempo l’approvazione della Regola: “Andate con Dio, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi, predicate a tutti la penitenza”. Sospinto dal desiderio di testimoniare Cristo nei paesi musulmani, Francesco tenta più volte di recarvisi. Finalmente nel 1219 raggiunge Damietta, in Egitto, dove, durante una tregua nei combattimenti della quinta crociata, viene ricevuto e protetto in persona dal Sultano. Rientrato ad Assisi nel 1220 Francesco rinuncia al governo dei frati SAN FRANCESCO D’ASSISI Francesco è nato ad Assisi nel 1182, da Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe, e da Madonna Pica; la madre gli mise nome Giovanni; ma, tornato il padre dal suo viaggio in Francia, cominciò a chiamare il figlio Francesco. Prima della conversione il giovane Francesco fu partecipe della cultura del proprio secolo e delle ambizioni della nascente borghesia. Nel 1202 prese parte allo scontro di Collestrada con i perugini e i fuoriusciti assisani: Francesco fu catturato con molti altri e condotto prigioniero a Perugia… Dopo un anno, tra Perugia e Assisi fu conclusa la pace, e Francesco rimpatriò insieme agli amici di prigionia. Nel 1205 si unisce al conte Gentile, che partiva per la Puglia, onde essere da lui creato cavaliere. È a questo punto della vita di Francesco che iniziano i segni premonitori di un destino diverso da quello che lui aveva sognato. In viaggio verso la Puglia, giunto a Spoleto, a notte fatta 13 a favore di Pietro Cattani. Non rinuncia però ad esserne la guida spirituale come testimoniano i suoi scritti. Il 30 maggio 1221 si radunò in Assisi il capitolo detto "delle stuoie" al quale partecipò un numero davvero rilevante di frati, si discusse il testo di una Regola da sottoporre all’approvazione della Curia romana e fu nominato frate Elia vicario generale. La Regola (conosciuta come "Regola non bollata") discussa e approvata dal capitolo del 1221 fu respinta dalla Curia romana perché troppo lunga e di carattere scarsamente giuridico. Dopo un processo di revisione del testo, al quale collaborò il cardinale Ugolino (il futuro papa Gregorio IX), il 29 novembre 1223 finalmente Onorio III approva con la bolla “Solet annuere” la Regola dell’Ordine dei Frati Minori. Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio, Francesco volle rievocare la nascita di Gesù, facendo una rappresentazione vivente di quell'evento. È da questo episodio che ebbe poi origine la tradizione del presepe. Dopo il capitolo di Pentecoste del 1224 Francesco si ritirò con frate Leone sul monte della Verna per celebrarvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Lì, la tradizione dice il 17 settembre, Francesco avrebbe avuto la visione del serafino, al termine della quale nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso. L’episodio è confermato dall’annotazione di frate Leone sulla chartula autografa di Francesco (attualmente conservata in un reliquiario presso il Sacro Convento di Assisi): Il beato Francesco, due anni prima della sua morte, fece una quaresima sul monte della Verna…e la mano di Dio fu su di lui mediante la visione del serafino e l’impressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo. Nell’ultimo biennio di vita di Francesco si colloca anche la composizione del Cantico delle creature. Sono anni questi in cui Francesco è sempre più tribolato dalla malattia (soffriva di gravi disturbi al fegato e di un tracoma agli occhi). Quando le sue condizioni si aggravarono in maniera definitiva Francesco fu riportato alla Porziuncola, dove morì nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226. Il giorno seguente il suo corpo, dopo una sosta presso San Damiano, fu portato in Assisi e venne sepolto nella chiesa di San Giorgio. Frate Francesco d’Assisi fu canonizzato il 19 luglio 1228 da Papa Gregorio IX. Il 25 maggio 1230 la sua salma fu infine trasferita dalla chiesa di San Giorgio e tumulata nell'attuale Basilica di San Francesco fatta costruire celermente da frate Elia su incarico di Gregorio IX tra il 1228 e il 1230. Elia 14 LA FIACCOLATA DELL’ASSUNTA 14 agosto 2016 Alle 20.30 un gruppo di Alpini ci ritroviamo sul sagrato. Alcuni fedeli e turisti, dopo aver chiesto spiegazioni, si muniscono dei flambeau messi a disposizione e pian pianino la piazza si riempie. Gli alpini escono dalla cappella con la statua della Madonna, collocandola sul sagrato. Alle 21.00 si parte per la fiaccolata. Davanti tre alpini con la Croce e due candelieri seguiti da un gruppo di fedeli. Poi quattro alpini con la statua in spalla e infine il resto dei fedeli scortati da altri alpini con le fiaccole. Dopo tre soste lungo il tragitto, si arriva in un campo in località Coi. Posizionata la statua a fianco dell’altare si celebra la S. Messa. Don Giuseppe chiama a sé i bambini presenti chiedendo il nome e da dove vengono. Alla fine si parte per il ritorno. Davanti tre alpini seguiti dai fedeli. La statua della Madonna, per motivi di sicurezza, viene trasportata sul sagrato della chiesa. All’arrivo della processione viene portata in chiesa per la benedizione finale. Durante l’ultimo canto, la statua viene riportata nella cappella. Don Giuseppe ringrazia gli alpini, sempre disponibili. Uscendo dalla chiesa, veniamo invitati dal bar Berengario per una bicchierata. Gratificati e contenti, pronti per la prossima processione. Arrivederci Giorgio 15 APPUNTAMENTI OTTOBRE 2016 OGNI DOMENICA ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA. OGNI LUNEDÌ ore 9.00-12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI. OGNI GIOVEDÌ ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA. OGNI VENERDÌ ore 20.00: INCONTRO GRUPPO ADOLESCENTI. OGNI SABATO SABATO ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI CONCLUSIONE DEI PRIMI CINQUE SABATO DEL MESE IN ONORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA 1 1° SABATO DEL MESE ORE 18.00 S. MESSA E PROCESSIONE IN ONORE DELLA MADONNA DEL ROSARIO DOMENICA 2 ore 12.00: Supplica alla Madonna del Rosario. MARTEDÌ 4 204° ANNIVERSARIO DEDICAZIONE DELLA CHIESA PARROCCHIALE DAL 7 AL 9 OTTOBRE – PRE MISSIONE DOMENICA 9 ore 10.00: S. MESSA DI INIZIO ANNO CATECHISTICO MERCOLEDÌ 12 ore 20.00: INCONTRO DI PREGHIERA IN ONORE DI S. ANTONIO CELEBRAZIONE DELLA LITURGIA PARROCCHIA DI TORRI ORARIO FERIALE ORARIO FESTIVO Sabato ore 18.00 S. Messa Domenica ore ore ore 8.30 S. Messa ore 10.00 S. Messa 17.00 Vespero e Rosario 18.00 S. Messa PARROCCHIA DI PAI ORARIO FESTIVO ore 11.15 S. Messa Sabato ore 19.30 Domenica ore 10.00 ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa ORARIO PER LE CONFESSIONI Ogni LUNEDÌ dalle 9.00 alle 12.00 Ogni SABATO dalle 15.00 alle 18.00 Ogni GIORNO dalle 17.30 alle 18.00 Bollettino di informazione Parrocchiale stampato in proprio La Redazione: Don Giuseppe Cacciatori – Daniela Pippa – Anna Menapace - Nuccia Renda – Rosanna Zanolli - William Baghini. Collaborazione fotografica: Mario Girardi /Impaginato e stampato da: Daniela Pippa