Ottobre 2016 - parrocchia di torri del benaco

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Ottobre 2016 - parrocchia di torri del benaco
Ottobre 2016 - Anno 18 (n° 215)
Mensile della
Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco
C’è un episodio evangelico che ci può
introdurre molto bene alla Missione
parrocchiale che si terrà a Torri e a Pai
dal 19 al 27 novembre 2016. Il Vangelo
narra che Gesù un giorno passando per
la strada di Gerico alzò lo sguardo e
disse a Zaccheo che era arrampicato su
un sicomoro: “Scendi subito, perché
oggi devo fermarmi a casa tua”. È
sempre il Signore che fa il primo passo,
venendoci incontro: desidera entrare
nella nostra vita, per accompagnarci e
sostenerci nel cammino di ogni giorno.
La Missione ormai è imminente ed è un
dono di Dio, un tempo di grazia da non
perdere. È un’esperienza di primo
annuncio, un momento forte di vita
ecclesiale e un aiuto eccezionale per il
rinnovamento della vita delle nostre
comunità parrocchiali; non solo per la
nostra gente ma anche per gli stessi
missionari, chiamati a proseguire il
mandato che Gesù affidò ai suoi
discepoli di portare per le strade e nelle
case la Buona Notizia, la vita buona del
Vangelo, il Vangelo che salva. Per dieci
giorni un gruppo nutrito di missionari,
comprendente soprattutto frati ma
anche
alcune
suore
francescane
“invaderà” letteralmente i nostri due
paesi per andare incontro a tutti –
lontani e vicini, giovani e giovanissimi,
coppie di sposi, separati, risposati, sani
e malati…!
Invitando tutti ad ascoltare una Parola
diversa, portata con lo stile semplice e
gioioso di san Francesco, e a vivere
momenti forti di preghiera e di festa.
Qualcuno
potrebbe
chiedersi:
ma
perché
questa
Missione?
Quale
l’intento?
Anzitutto
la
proposta
vorrebbe offrire nuove occasioni per
incontrare Gesù, tanti di noi pensano di
conoscerlo, ma in realtà di Lui hanno
un’idea distorta, sbagliata, per questo è
urgente mettersi in ascolto del suo
messaggio
d’amore,
di
pace,
di
riconciliazione. Lo scopo è quello di
testimoniare a tutti , in particolare ai
giovani e alle famiglie, la gioia della
fede e del messaggio cristiano. Il
prossimo appuntamento, chiamato pre-
LETTERA DEI PADRI MISSIONARI
Missione, sarà dal 7 al 9 Ottobre. In
questi giorni alcuni frati e suore
incaricati visiteranno le nostre comunità
di Torri e di Pai per avviare il lavoro di
preparazione alla Missione. Fra Federico
e Fra Michele sono già stati con noi per
annunciare la Missione, in gennaio
durante la festa del Beato Giuseppe
Nascimbeni e il 13 giugno nella festa di
S. Antonio. Questa ultima fase agli inizi
di ottobre
mira alla conoscenza
reciproca, alla verifica delle condizioni
necessarie e all’incontro con le varie
realtà
presenti
sul
territorio,
consentendo
di
pianificare
l’organizzazione e preparare la fase
realizzativa della missione. Invito tutte
le famiglie a prendere la decisione di
dire il Rosario durante il mese di
Ottobre e a mettere l’intenzione delle
buona
riuscita
della
Missione
parrocchiale del prossimo novembre a
conclusione dell’ anno santo della
Misericordia. È stato papa Francesco ad
invitare le parrocchie a fare le Missioni
in questa occasione, e noi con gioia
abbiamo accolto il suo invito.
Rezzato 16 settembre 2016
… un cuore solo e
un’anima sola (At 4,32)
Carissimi fratelli e sorelle di Torri, il
libro degli Atti degli Apostoli ci da un
ritratto vero della prima comunità
cristiana. L’invito dell’evangelista è
chiaro: abbiamo bisogno di crescere
insieme nella coscienza del senso e nella
gioia di appartenere a Cristo nella
Chiesa. Il tempo che ci separa dalla
missione di novembre, in questo giubileo
della misericordia,
ci invita ad avere
sempre il nostro sguardo rivolto a Lui.
La Missione al Popolo è un dono di Dio,
è continuare a dire oggi il Vangelo di
Gesù, è un momento forte di vita
comunitaria, è per ciascuno un aiuto a
fare quotidianamente del Vangelo il
lievito della vita.
La Missione è rivolta a tutti: a tutti
quelli che vogliono e desiderano vivere
con intensità la propria fede cristiana, a
tutti coloro che credono in Gesù e hanno,
forse, smarrito il senso di essere Chiesa,
a tutti coloro che cercano, senza saperlo,
la pienezza ed il senso della propria
esistenza. E’ quindi una occasione per
Don Giuseppe
La Missione
è un dono di Dio, un tempo di grazia per la gente e per gli stessi missionari,
chiamati a proseguire il mandato che Gesù affidò ai discepoli di portare
per le strade e nelle case la Buona Notizia.
è un evento straordinario di annuncio dell’amore del Padre. Essa si inserisce
nell’ordinario della vita parrocchiale, all’interno di un progetto pastorale al quale,
con la grazia connessa a questo evento,
può contribuire a dare dinamismo e slancio nuovo.
è un’esperienza di primo annuncio, un momento forte di vita ecclesiale e un aiuto
eccezionale alla pastorale ordinaria delle parrocchie.
può avere diverse forme a seconda che si rivolga a tutti (Missione popolare) o in
modo specifico ai giovani (Missione giovani).
2
agli anziani, alle Scuole. La Missione è
una occasione straordinaria per un
dialogo con un frate o un suora o per la
celebrazione
del
sacramento
della
Riconciliazione. Ci saranno momenti di
preghiera personale o comunitaria come:
l’adorazione eucaristica quotidiana, la
preghiera delle Lodi e dei Vespri, la
celebrazione dell’Eucaristia; momenti di
Ascolto della Parola nei Centri di ascolto
familiari e poi catechesi per le coppie per
giovani e per giovanissimi; e tanto altro
ancora. Davvero sarà importante la tua
partecipazione!
3. Ma la Missione non può restare un
fatto
momentaneo
ed
isolato:
è
necessario dare ad essa una continuità.
Questo evento deve animare il cammino
personale e comunitario ad una più
stretta adesione al Signore Gesù. La
grazia del Signore che ha operato
nell’intimo del cuore continua certamente
la sua azione, e proprio per questo
richiede la nostra fattiva collaborazione.
Assieme a Don Giuseppe, il vostro
parroco, sarete voi ad essere testimoni
del Signore Risorto nelle strade della
vostra comunità parrocchiale secondo le
prospettive che lo Spirito suggerirà e che
con semplicità e fede potrete realizzare
nella concretezza della vostra storia.
Il Signore si fida di noi e ci rende
suoi collaboratori e testimoni nell’oggi
della nostra storia: la luce che Egli ha
messo nei vostri cuori risplenda davanti
a tutti “perché vedendo le vostre opere
buone rendano gloria al Padre che è nei
Cieli” (Mt 5,16)
Fra Federico, Fra Michele con i Frati e le
aiutare ciascuno di noi ad incontrarsi con
Gesù, a vivere intensamente la propria
umanità, a crescere nella fede, nella
speranza e nella carità.
La Chiesa italiana e le Chiese
particolari, invitano ad organizzare le
missioni
popolari.
Vuole
essere
“popolare” nello stile nostro proprio, figli
di san Francesco d’Assisi, e nelle
modalità pratiche tra la gente e con la
gente. Non saremo solo noi frati di san
Francesco, con noi ci saranno suore
francescane e laici
per continuare
l’annuncio di San Francesco, e di
tantissimi altri che nel corso dei secoli lo
hanno seguito nello spirito dell’annuncio
del Vangelo.
I tempi della missione, lo sapete, li
possiamo racchiudere in tre momenti:
1. il periodo della preparazione della
missione,
2. la celebrazione della missione e
3. il dopo Missione.
1. La preparazione è il periodo che
stiamo vivendo ora: la Missione va
preparata, non si improvvisa e non si
inventa all’ultimo momento. Per questo
saremo presenti in mezzo a voi nei
prossimi 7-9 ottobre in un piccolo
gruppetto (5 tra frati e suore) per
coinvolgere tutta la vostra comunità
parrocchiale ad attendere e costruire
insieme questo appuntamento bello del
Signore.
2. Dal 19 al 27 novembre vivremo il
tempo forte della Missione: per strada,
nelle piazze, in chiesa, nei luoghi
aggregativi del paese, sul lungo lago, nei
centri sportivi ecc... Sarà un momento
particolare di grazia per coloro che si
sono preparati e per quanti, lontani o
distratti, non si sono lasciati coinvolgere
nel momento precedente. La Missione è
sempre un tempo speciale, una piccola
Pentecoste, che da forza ed entusiasmo
ai cammini personali e comunitari. Sarà
importante viverla bene.
Molti saranno gli appuntamenti che ci
richiameranno all’incontro con il Signore
Gesù: la visita alle famiglie, ai negozi, ai
luoghi di lavoro; la visita agli ammalati,
Suore della Missione
3
PERCHE TUTTI SIANO
inevitabilmente incontreranno nel loro
cammino.
In questo impegno, l’unità rimane la via
privilegiata per costruire la pace, il
riferimento per attuare relazioni mature,
la forza necessaria per costruire progetti
di autentica convivenza umana e, nel
contempo, il segno più credibile per
riconoscere l’efficacia della presenza e
dell’operare di Dio nel mondo.
Anche di fronte alle proprie opacità e
inadempienze, il discepolo riconosce che
l’unità, prima di essere una realizzazione
dettata dalle proprie strategie, è e
rimane il dono permanente dell’amore di
Dio all’uomo.
La preghiera perenne di Cristo al Padre
è la garanzia che rende possibile l’unità
nell’amore, è la fonte della certezza che
proprio
perché
di
Gesù,
questa
preghiera
troverà
attuazione
nella
storia. Proprio su questa parola di Gesù
scaturisce la speranza e la certezza che
l’unità, come convivialità delle nostre
ricchezze e delle nostre differenze, è
una realtà già in atto e sta davanti a noi
come un futuro sempre possibile da
accogliere.
Forse la sofferenza più grande è data dal
riconoscere che lo scandalo delle nostre
divisioni deriva dalla mancanza di
fedeltà alla Parola e dalla insufficiente
consapevolezza che l’unità, come la
comunione, è un dono che già
appartiene alla nostra storia e che su di
essa è possibile comprendere e dare
verità alle nostre relazioni.
Il Vangelo ci suggerisce con chiarezza
che la strada dell’unità, non può essere
percorsa solo mediante l’affermazione
del primato nell’amore.
Lorenzo
UNA COSA SOLA
(Gv 17.21)
Giovanni ci consegna queste parole di
Gesù come un “testamento”, all’interno
di un contesto di preghiera rivolta al
Padre nel contesto dell’Ultima Cena (Gv
17,1-26).
Il capitolo 17 del vangelo di Giovanni è
la conclusione di una prolungata
riflessione di Gesù, iniziata nel capitolo
15, sulla sua missione nel mondo. Le
comunità conservarono queste parole
per poter capire meglio il momento
difficile che stavano attraversando:
sofferenza,
abbandono,
dubbi,
persecuzione.
La
lunga
riflessione
termina con la preghiera di Gesù per le
comunità. In essa spuntano le emozioni
e le apprensioni che Gesù viveva in quel
momento in cui stava per congedarsi dai
suoi discepoli e “salire al Padre”.
Nell’invocazione di Gesù «Perché tutti
siano una cosa sola», emerge con forza
la sua preghiera per il cammino iniziale
della Chiesa. I discepoli, come testimoni
e annunciatori del suo Vangelo, debbono
vivere con lui una intimità di comunione
come quella che unisce il Figlio al Padre.
Debbono essere, per tutti e per sempre,
segno e strumento riconoscibile di unità,
di quella comunione che attesta l’agire
di Dio stesso.
Dopo aver sperimentato nella vicinanza
di Gesù i gesti e le parole della cura e
della premura dell’amore di Dio, ora i
discepoli stessi devono affrontare la
realtà
complessa
della
storia,
immergendosi con coraggio nei vissuti,
anche faticosi, delle donne e degli
uomini del loro tempo.
Proprio i discepoli, come Gesù, sono ora
chiamati a raccontare attraverso il loro
stile e le loro scelte di vita, come solo
un’esistenza spesa nell’amore è in grado
di costruire una speranza, nonostante le
incomprensioni,
le
divisioni,
le
sopraffazioni
e
i
contrasti
che
HANNO CELEBRATO IL
MATRIMONIO CRISTIANO
JOHN E EMANUELA
4
LA MISSIONE PARROCCHIALE SI SVOLGERA’NEI GIORNI
19-27 NOVEMBRE 2016
A CONCLUSIONE DELL’ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
PREGHIERA PER LA MISSIONE PARROCCHIALE
Signore Gesù Cristo,
Tu sei l'unico nostro Salvatore,
Tu la Via, la Verità e la Vita!
Noi ti preghiamo per il buon esito
della Santa Missione Parrocchiale.
Rendici disponibili ad accogliere
il dono della tua parola.
Donaci la grazia di conoscere
il vero volto di Dio Padre Misericordioso
e di amarlo come Tu ci hai insegnato.
Gesù Figlio di Dio,
rendici Tuoi veri discepoli
e Tuoi sinceri testimoni.
Lo Spirito Santo ci insegni tutto ciò
che Tu ci hai rivelato
e ci trasformi in una Comunità di amore,
che annuncia e testimonia il tuo Vangelo.
Per intercessione della Beata Vergine Maria,
Tua e nostra Madre,
dei Santi Pietro e Paolo Apostoli,
di San Filippo Neri,
e del Beato Giuseppe Nascimbeni,
fa che per mezzo di questa Missione Popolare,
iI nostro Paese di Torri del Benaco,
diventi comunità di amore e di pace in uscita verso i fratelli!
Amen
5
RISCOPRIAMO
IL
IL ROSARIO PREGHIERA
ROSARIO
alle nuove generazioni. C'è chi pensa che
la centralità della Liturgia, giustamente
sottolineata dal Concilio Ecumenico
Vaticano II, abbia come necessaria
conseguenza
una
diminuzione
dell'importanza del Rosario. In realtà,
come precisò Paolo VI, questa preghiera
non solo non si oppone alla Liturgia, ma
le fa da supporto, giacché ben la
introduce e la riecheggia, consentendo di
viverla con pienezza di partecipazione
interiore, raccogliendone frutti nella vita
quotidiana.
Forse c'è anche chi teme che essa possa
risultare poco ecumenica, per il suo
carattere spiccatamente mariano. In
realtà, essa si pone nel più limpido
orizzonte di un culto alla Madre di Dio,
quale il Concilio l'ha delineato: un culto
orientato al centro cristologico della fede
cristiana, in modo che «quando è
onorata la Madre, il Figlio [...] sia
debitamente
conosciuto,
amato,
glorificato». Se riscoperto in modo
adeguato, il Rosario è un aiuto, non certo
un ostacolo all'ecumenismo!
DI GRANDE SIGNIFICATO
SIGNIFICATO
Il
Rosario
della
Vergine
Maria,
sviluppatosi gradualmente nel secondo
Millennio al soffio dello Spirito di Dio, è
preghiera amata da numerosi Santi e
incoraggiata dal Magistero della Chiesa.
Nella sua semplicità e profondità,
rimane, anche in questo terzo Millennio
appena iniziato, una preghiera di grande
significato, destinata a portare frutti di
santità. Essa ben s'inquadra nel cammino
spirituale di un cristianesimo che, dopo
duemila anni, non ha perso nulla della
freschezza delle origini, e si sente spinto
dallo Spirito di Dio a « prendere il largo »
per ridire, anzi 'gridare' Cristo al mondo
come Signore e Salvatore, come « la via,
la verità e la vita » (Gv 14, 6), come «
traguardo della storia umana, il fulcro nel
quale convergono gli ideali della storia e
della civiltà ».
Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla
sua fisionomia mariana, è preghiera dal
cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi
elementi, concentra in sé la profondità
dell'intero messaggio evangelico, di cui è
quasi un compendio. In esso riecheggia
la preghiera di Maria, il suo perenne
Magnificat per l'opera dell'Incarnazione
redentrice iniziata nel suo grembo
verginale. Con esso il popolo cristiano si
mette alla scuola di Maria, per lasciarsi
introdurre alla contemplazione della
bellezza
del
volto
di
Cristo
e
all'esperienza della profondità del suo
amore. Mediante il Rosario il credente
attinge abbondanza di grazia, quasi
ricevendola dalle mani stesse della Madre
del Redentore.
VIA DI CONTEMPLAZIONE
Ma il motivo più importante per
riproporre con forza la pratica del Rosario
è il fatto che esso costituisce un mezzo
validissimo per favorire tra i fedeli
quell'impegno di contemplazione del
mistero cristiano come è proposto nella
Lettera
apostolica
“Novo
millennio
ineunte”, cioè
come vera e propria
'pedagogia della santità': « C'è bisogno
di un cristianesimo che si distingua
innanzitutto nell'arte della preghiera ».
Mentre nella cultura contemporanea, pur
tra tante contraddizioni, affiora una
nuova esigenza di spiritualità, sollecitata
anche da influssi di altre religioni, è più
che mai urgente che le nostre comunità
cristiane diventino « autentiche 'scuole'
di preghiera ».
Il Rosario si pone nella migliore e più
collaudata
tradizione
della
contemplazione cristiana. Sviluppatosi in
Occidente, esso è preghiera tipicamente
meditativa e corrisponde, in qualche
OBIEZIONI AL ROSARIO
L'opportunità di rilanciare il Rosario
emerge da diverse considerazioni. La
prima riguarda l'urgenza di fronteggiare
una certa crisi di questa preghiera che,
nell'attuale contesto storico e teologico,
rischia di essere a torto sminuita nel suo
valore e perciò scarsamente proposta
6
3
RISCOPRIAMO
IL
modo, alla «preghiera del cuore» o
«preghiera
di
Gesù»
germogliata
sull'humus dell'Oriente cristiano.
ROSARIO
Signore, visti attraverso il Cuore di Colei
che al Signore fu più vicina, e ne
dischiudano le insondabili ricchezze».
Mette conto di soffermarci su questo
profondo pensiero di Paolo VI, per far
emergere alcune dimensioni del Rosario
che meglio ne definiscono il carattere
proprio di contemplazione cristologica.
SULLE ORME DEI TESTIMONI
Sarebbe impossibile citare lo stuolo
innumerevole di Santi che hanno trovato
nel
Rosario
un'autentica
via
di
santificazione. Basterà ricordare san
Luigi Maria Grignion de Montfort, autore
di una preziosa opera sul Rosario, e, più
vicino a noi, Padre Pio da Pietrelcina. Uno
speciale carisma poi, quale vero apostolo
del Rosario, ebbe il beato Bartolo Longo.
Il suo cammino di santità poggia su
un'ispirazione udita nel profondo del
cuore: « Chi propaga il Rosario è salvo!
». Su questa base, egli si sentì chiamato
a costruire a Pompei un tempio dedicato
alla Vergine del Santo Rosario sullo
sfondo dei resti dell'antica Città, appena
lambita dall'annuncio cristiano prima di
essere sepolta nel 79 dall'eruzione del
Vesuvio, ed emersa secoli dopo dalle sue
ceneri.
Con l'intera sua opera e, in particolare,
attraverso i «Quindici Sabati», Bartolo
Longo sviluppò l'anima cristologica e
contemplativa del Rosario, trovando
particolare incoraggiamento e sostegno
in Leone XIII, il «Papa del Rosario».
RICORDARE CRISTO CON MARIA
Il contemplare di Maria è innanzitutto un
ricordare. Occorre tuttavia intendere
questa parola nel senso biblico della
memoria, che attualizza le opere
compiute da Dio nella storia della
salvezza. La Bibbia è narrazione di eventi
salvifici, che hanno il loro culmine in
Cristo stesso. Questi eventi non sono
soltanto un 'ieri'; sono anche l''oggi' della
salvezza.
Questa
attualizzazione
si
realizza in particolare nella Liturgia: ciò
che Dio ha compiuto secoli or sono non
riguarda soltanto i testimoni diretti degli
eventi, ma raggiunge con il suo dono di
grazia l'uomo di ogni tempo. Ciò vale, in
certo modo, anche di ogni altro devoto
approccio a quegli eventi: « farne
memoria », in atteggiamento di fede e di
amore, significa aprirsi alla grazia che
Cristo ci ha ottenuto con i suoi misteri di
vita, morte e risurrezione.
ROSARIO, PREGHIERA
CONTEMPLATIVA
Il
Rosario,
proprio
a
partire
dall'esperienza di Maria, è una preghiera
spiccatamente contemplativa. Privato di
questa
dimensione,
ne
uscirebbe
snaturato, come sottolineava Paolo VI:
«Senza contemplazione, il Rosario è
corpo senza anima, e la sua recita rischia
di divenire meccanica ripetizione di
formule
e
di
contraddire
all'ammonimento di Gesù: 'Quando
pregate, non siate ciarlieri come i pagani,
che credono di essere esauditi in ragione
della loro loquacità' (Mt 6, 7). Per sua
natura la recita del Rosario esige un
ritmo tranquillo e quasi un indugio
pensoso, che favoriscano nell'orante la
meditazione dei misteri della vita del
7
RISCOPRIAMO
IL
ROSARIO
MISTERI DELLA GIOIA
Il primo ciclo, quello dei 'misteri
gaudiosi', è effettivamente caratterizzato
dalla gioia che irradia dall'evento
dell'Incarnazione. Ciò è evidente fin
dall'Annunciazione, dove il saluto di
Gabriele alla Vergine di Nazareth si
riallaccia all'invito alla gioia messianica:
« Rallegrati, Maria ». A questo annuncio
approda tutta la storia della salvezza,
anzi, in certo modo, la storia stessa del
mondo. Se infatti il disegno del Padre è
di ricapitolare in Cristo tutte le cose, è
l'intero universo che in qualche modo è
raggiunto dal divino favore con cui il
Padre si china su Maria per renderla
Madre del suo Figlio. A sua volta, tutta
l'umanità è come racchiusa nel fiat con
cui Ella prontamente corrisponde alla
volontà di Dio.
All'insegna dell'esultanza è poi la scena
dell'incontro con Elisabetta, dove la voce
stessa di Maria e la presenza di Cristo nel
suo grembo fanno « sussultare di gioia »
Giovanni. Soffusa di letizia è la scena di
Betlemme, in cui la nascita del Bimbo
divino, il Salvatore del mondo, è cantata
dagli angeli e annunciata ai pastori
proprio come « una grande gioia ».
Ma già i due ultimi misteri, pur
conservando il sapore della gioia,
anticipano i segni del dramma. La
presentazione al tempio, infatti, mentre
esprime la gioia della consacrazione e
immerge nell'estasi il vecchio Simeone,
registra anche la profezia del « segno di
contraddizione » che il Bimbo sarà per
Israele e della spada che trafiggerà
l'anima della Madre. Gioioso e insieme
drammatico è pure l'episodio di Gesù
dodicenne al tempio. Egli qui appare
nella sua divina sapienza, mentre ascolta
e interroga, e sostanzialmente nella
veste di colui che 'insegna'. La
rivelazione del suo mistero di Figlio tutto
dedito alle cose del Padre è annuncio di
quella radicalità evangelica che pone in
crisi anche i legami più cari dell'uomo, di
fronte alle esigenze assolute del Regno.
Gli stessi Giuseppe e Maria, trepidanti e
IMPARARE CRISTO DA MARIA
Cristo è il Maestro per eccellenza, il
rivelatore e la rivelazione. Non si tratta
solo di imparare le cose che Egli ha
insegnato, ma di 'imparare Lui'. Ma
quale maestra, in questo, più esperta
di Maria? Se sul versante divino è lo
Spirito il Maestro interiore che ci porta
alla piena verità di Cristo, tra gli esseri
umani, nessuno meglio di Lei conosce
Cristo, nessuno come la Madre può
introdurci a una conoscenza profonda
del suo mistero.
Il primo dei 'segni' compiuto da Gesù –
la trasformazione dell'acqua in vino alle
nozze di Cana – ci mostra Maria
appunto nella veste di maestra, mentre
esorta i servi a eseguire le disposizioni
di Cristo (cfr Gv 2, 5). E possiamo
immaginare che tale funzione Ella
abbia svolto per i discepoli dopo
l'Ascensione di Gesù, quando rimase
con loro ad attendere lo Spirito Santo e
li confortò nella prima missione. Il
passare con Maria attraverso le scene
del Rosario è come mettersi alla
'scuola' di Maria per leggere Cristo, per
penetrarne i segreti, per capirne il
messaggio.
Affinché il Rosario possa dirsi in modo
più pieno 'compendio del Vangelo', è
perciò conveniente che, dopo aver
ricordato l'incarnazione e la vita
nascosta di Cristo (misteri della gioia),
e prima di soffermarsi sulle sofferenze
della passione (misteri del dolore), e
sul trionfo della risurrezione (misteri
della gloria), la meditazione si porti
anche
su
alcuni
momenti
particolarmente significativi della vita
pubblica (misteri della luce). Questa
integrazione di nuovi misteri, senza
pregiudicare nessun aspetto essenziale
dell'assetto
tradizionale di questa
preghiera, è destinata a farla vivere
con
rinnovato
interesse
nella
spiritualità
cristiana,
quale
vera
introduzione alla profondità del Cuore
di Cristo, abisso di gioia e di luce, di
dolore e di gloria.
8
RISCOPRIAMO
IL
ROSARIO
cambiando l'acqua in vino, apre alla fede
il cuore dei discepoli grazie all'intervento
di Maria, la prima dei credenti. Mistero di
luce è la predicazione con la quale Gesù
annuncia l'avvento del Regno di Dio e
invita alla conversione, rimettendo i
peccati di chi si accosta a Lui con umile
fiducia
,
inizio
del
ministero
di
misericordia che Egli continuerà ad
esercitare fino alla fine del mondo, specie
attraverso
il
sacramento
della
Riconciliazione affidato alla sua Chiesa.
Mistero di luce per eccellenza è poi la
Trasfigurazione, avvenuta, secondo la
tradizione, sul Monte Tabor. La gloria
della Divinità sfolgora sul volto di Cristo,
mentre il Padre lo accredita agli Apostoli
estasiati perché lo ascoltino e si
dispongano a vivere con Lui il momento
doloroso della Passione, per giungere con
Lui alla gioia della Risurrezione e a una
vita trasfigurata dallo Spirito Santo.
Mistero di luce è, infine, l'istituzione
dell'Eucaristia, nella quale Cristo si fa
nutrimento con il suo Corpo e il suo
Sangue sotto i segni del pane e del vino,
testimoniando « sino alla fine » il suo
amore per l'umanità, per la cui salvezza
si offrirà in sacrificio.
In questi misteri, tranne che a Cana, la
presenza di Maria rimane sullo sfondo. I
Vangeli accennano appena a qualche sua
presenza occasionale in un momento o
nell'altro della predicazione di Gesù e
nulla dicono di un'eventuale presenza nel
Cenacolo al momento dell'istituzione
dell'Eucaristia. Ma la funzione che svolge
a Cana accompagna, in qualche modo,
tutto il cammino di Cristo. La rivelazione,
che nel Battesimo al Giordano è offerta
direttamente dal Padre ed è riecheggiata
dal Battista, sta a Cana sulla sua bocca,
e diventa la grande ammonizione
materna che Ella rivolge alla Chiesa di
tutti i tempi: « Fate quello che vi dirà ».
È ammonizione, questa, che ben
introduce parole e segni di Cristo durante
la vita pubblica, costituendo lo sfondo
mariano di tutti i 'misteri della luce'.
angosciati, « non compresero le sue
parole ».
Meditare i misteri 'gaudiosi' significa così
entrare nelle motivazioni ultime e nel
significato profondo della gioia cristiana.
MISTERI DELLA LUCE
Passando dall'infanzia e dalla vita di
Nazareth alla vita pubblica di Gesù, la
contemplazione ci porta su quei misteri
che si possono chiamare, a titolo
speciale, 'misteri della luce'. In realtà, è
tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è
« la luce del mondo ». Ma questa
dimensione emerge particolarmente negli
anni della vita pubblica, quando Egli
annuncia il vangelo del Regno. Volendo
indicare alla comunità cristiana cinque
momenti significativi – misteri 'luminosi'
– di questa fase della vita di Cristo, essi
possono
essere
opportunamente
individuati: 1. nel suo Battesimo al
Giordano, 2. nella sua auto-rivelazione
alle nozze di Cana, 3. nell'annuncio del
Regno
di
Dio
con
l'invito
alla
conversione, 4. nella sua Trasfigurazione
e, infine, 5. nell'istituzione dell'Eucaristia,
espressione sacramentale del mistero
pasquale.
Ognuno di questi misteri è rivelazione del
Regno ormai giunto nella persona stessa
di Gesù. È mistero di luce innanzitutto il
Battesimo al Giordano. Qui, mentre il
Cristo scende, quale innocente che si fa
'peccato' per noi, nell'acqua del fiume, il
cielo si apre e la voce del Padre lo
proclama Figlio diletto, mentre lo Spirito
scende su di Lui per investirlo della
missione che lo attende. Mistero di luce è
l'inizio dei segni a Cana, quando Cristo,
9
RISCOPRIAMO
IL
ROSARIO
MISTERI DEL DOLORE
Ai misteri del dolore di Cristo i Vangeli
danno grande rilievo. Da sempre la pietà
cristiana, specialmente nella Quaresima,
attraverso la pratica della Via Crucis, si è
soffermata sui singoli momenti della
Passione, intuendo che è qui il culmine
della rivelazione dell'amore ed è qui la
sorgente della nostra salvezza. Il Rosario
sceglie alcuni momenti della Passione,
inducendo l'orante a fissarvi lo sguardo
del cuore e a riviverli. Il percorso
meditativo si apre col Getsemani, lì dove
Cristo vive un momento particolarmente
angoscioso di fronte alla volontà del
Padre, alla quale la debolezza della carne
sarebbe tentata di ribellarsi. Lì Cristo si
pone nel luogo di tutte le tentazioni
dell'umanità, e di fronte a tutti i peccati
dell'umanità, per dire al Padre: « Non sia
fatta la mia, ma la tua volontà ». Questo
suo 'sì' ribalta il 'no' dei progenitori
nell'Eden. E quanto questa adesione alla
volontà del Padre debba costargli emerge
dai misteri seguenti, nei quali, la salita al
Calvario,
con
la
flagellazione,
la
coronazione di spine, la morte in croce,
Egli è gettato nella più grande abiezione:
Ecce homo!
In questa abiezione è rivelato non
soltanto l'amore di Dio, ma il senso
stesso dell'uomo. Ecce homo: chi vuol
conoscere
l'uomo,
deve
saperne
riconoscere il senso, la radice e il
compimento in Cristo, Dio che si abbassa
per amore « fino alla morte, e alla morte
di croce » (Fil 2, 8). I misteri del dolore
portano il credente a rivivere la morte di
Gesù ponendosi sotto la croce accanto a
Maria, per penetrare con Lei nell'abisso
dell'amore di Dio per l'uomo e sentirne
tutta la forza rigeneratrice.
nella Risurrezione e nell'Ascensione.
Contemplando il Risorto il cristiano
riscopre le ragioni della propria fede, e
rivive la gioia non soltanto di coloro ai
quali Cristo si manifestò – gli Apostoli, la
Maddalena, i discepoli di Emmaus –, ma
anche la gioia di Maria, che dovette fare
un'esperienza non meno intensa della
nuova esistenza del Figlio glorificato. A
questa gloria che, con l'Ascensione, pone
il Cristo alla destra del Padre, Ella stessa
sarà
sollevata
con
l'Assunzione,
giungendo, per specialissimo privilegio,
ad anticipare il destino riservato a tutti i
giusti con la risurrezione della carne.
Coronata infine di gloria – come appare
nell'ultimo mistero glorioso – Ella rifulge
quale Regina degli Angeli e dei Santi,
anticipazione e vertice della condizione
escatologica della Chiesa.
Al centro di questo percorso di gloria del
Figlio e della Madre, il Rosario pone, nel
terzo mistero glorioso, la Pentecoste, che
mostra il volto della Chiesa quale
famiglia riunita con Maria, ravvivata
dall'effusione
potente
dello
Spirito,
pronta per la missione evangelizzatrice.
La contemplazione di questo, come degli
altri misteri gloriosi, deve portare i
credenti a prendere coscienza sempre
più viva della loro esistenza nuova in
Cristo, all'interno della realtà della
Chiesa, un'esistenza di cui la scena della
Pentecoste costituisce la grande 'icona'. I
misteri gloriosi alimentano così nei
credenti
la
speranza
della
meta
escatologica verso cui sono incamminati
come membri del Popolo di Dio
pellegrinante nella storia. Ciò non può
non
spingerli
ad
una
coraggiosa
testimonianza di quel «lieto annunzio»
che dà senso a tutta la loro esistenza.
MISTERI DELLA GLORIA
«La contemplazione del volto di Cristo
non può fermarsi all'immagine di Lui
crocifisso. Egli è il Risorto!». Da sempre
il Rosario esprime questa consapevolezza
della fede, invitando il credente ad
andare oltre il buio della Passione, per
fissare lo sguardo sulla gloria di Cristo
IN FAMIGLIA: I GENITORI E FIGLI
INSIEME A PREGARE IL ROSARIO...
Un
tempo
questa
preghiera
era
particolarmente
cara
alle
famiglie
cristiane, e certamente ne favoriva la
comunione. Occorre non disperdere
questa preziosa eredità. Bisogna tornare
a pregare in famiglia e a pregare per le
10
RISCOPRIAMO
IL
ROSARIO
constatando i fallimenti dei propri figli di
fronte alla seduzione della droga, alle
attrattive di un edonismo sfrenato, alle
tentazioni della violenza, alle più varie
espressioni del non senso e della
disperazione.
Pregare col Rosario per i figli, e ancor più
con i figli, educandoli fin dai teneri anni a
questo momento giornaliero di « sosta
orante » della famiglia, non è, certo, la
soluzione di ogni problema, ma è un
aiuto spirituale da non sottovalutare. Si
può obiettare che il Rosario appare
preghiera poco adatta al gusto dei
ragazzi e dei giovani d'oggi. Ma forse
l'obiezione tiene conto di un modo di
praticarlo spesso poco accurato. Del
resto, fatta salva la sua struttura
fondamentale, nulla vieta che per i
ragazzi e i giovani la recita del Rosario –
tanto in famiglia quanto nei gruppi – si
arricchisca di opportuni accorgimenti
simbolici e pratici, che ne favoriscano la
comprensione e la valorizzazione. Perché
non provarci? Se il Rosario viene ben
presentato, i giovani stessi saranno
capaci di sorprendere ancora una volta
gli adulti, nel far propria questa
preghiera e nel recitarla con l'entusiasmo
tipico della loro età.
Il Rosario è un tesoro da riscoprire. Una
preghiera così facile, e al tempo stesso
così ricca, merita davvero di essere
riscoperta dalla comunità cristiana:
riprendere con fiducia tra le mani la
corona del Rosario, riscoprendola alla
luce della Scrittura, in armonia con la
Liturgia,
nel
contesto
della
vita
quotidiana.
Appunti presi da
”Il Rosario della Beata Vergine Maria”
Papa Giovanni Paolo II
famiglie, utilizzando ancora questa forma
di preghiera.
La famiglia che prega unita, resta unita. Il
Santo Rosario, per antica tradizione, si
presta particolarmente ad essere preghiera
in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri
di essa, proprio gettando lo sguardo su
Gesù, recuperano anche la capacità di
guardarsi sempre nuovamente negli occhi,
per comunicare, per solidarizzare, per
perdonarsi scambievolmente, per ripartire
con un patto di amore rinnovato dallo
Spirito di Dio.
Molti
problemi
delle
famiglie
contemporanee, specie nelle società
economicamente evolute, dipendono dal
fatto che diventa sempre più difficile
comunicare. Non si riesce a stare
insieme, e magari i rari momenti dello
stare insieme sono assorbiti dalle
immagini di un televisore. Riprendere a
recitare il Rosario in famiglia significa
immettere nella vita quotidiana ben altre
immagini, quelle del mistero che salva:
l'immagine del Redentore, l'immagine
della sua Madre Santissima. La famiglia
che recita insieme il Rosario riproduce un
po' il clima della casa di Nazareth: si
pone Gesù al centro, si condividono con
lui gioie e dolori, si mettono nelle sue
mani bisogni e progetti, si attingono da
lui la speranza e la forza per il cammino.
A questa preghiera è anche bello e
fruttuoso affidare l'itinerario di crescita
dei figli. Non è forse, il Rosario,
l'itinerario della vita di Cristo, dal
concepimento, alla morte, fino alla
resurrezione e alla gloria? Diventa oggi
sempre più arduo per i genitori seguire i
figli nelle varie tappe della vita. Nella
società della tecnologia avanzata, dei
mass media e della globalizzazione, tutto
è diventato così rapido e la distanza
culturale tra le generazioni si fa sempre
più grande. I più diversi messaggi e le
esperienze più imprevedibili si fanno
presto spazio nella vita dei ragazzi e
degli adolescenti, e per i genitori diventa
talvolta angoscioso far fronte ai rischi
che essi corrono. Si trovano non di rado
a
sperimentare
delusioni
cocenti,
11
3
MARTE
MARTEDÌ
2016
TEDÌ 4 OTTOBRE 2016
RICORRE IL 204
204° ANNIVERSARIO DELLA DEDICAZIONE
DELLA NOSTRA CHIESA PARROCCHIALE
ALLE ORE 18.00 VERRÀ CELEBRATA LA SANTA MESSA
PROPRIA DELLA SOLENNE
SOLENNE RICORRENZA
Il 4 ottobre 1812, giunse a Torri, in barca, proveniente da Garda, il Vescovo di
Verona, S. E. Mons. Innocenzo Liuti, per la consacrazione della Chiesa
Parrocchiale, come gli era stato richiesto dai Fabbricieri, le persone incaricate a
gestire l’amministrazione della parrocchia, essendo Parroco don Antonio Coraini.
La cerimonia durò tre ore e mezza, fu allietata anche dalla presenza di quasi
cento cresimandi. Il Vescovo rimase molto colpito dalla ricchezza degli altari
definendoli grandi e splendidi per il marmo adoperato, e soprattutto fu colpito
dal buon gusto che caratterizzava l’altare maggiore. A ricordo della avvenuta
consacrazione venne incastonata nel coro a ridosso dell’altare una lapide di cui si
riporta la scritta testimoniale in lingua latina.
D. O. M.
Haec aedes et haec ara, ab Jnno: Liuti Ver: Epo: sub auspiciis
B. M. V. nec non Ss. Petri et Pauli,Andreae, Phip: Neri Alojsii et Polidori,
fuere hodie solemni ritu Dicatae et s. chrismate delibatae Huius vero celebritatis
annuam exultationem idem Eps: Habendam statuit ult.ma
octobr:
Dom.ca Sep: cum indul: XL die: IV non: o
ctobr: MDCCCXII
Nel 1812: Fu fatto un baldacchino nuovo con il concorso del Comune.... fu
imbiancata la Chiesa tanto nell’interno quanto nella facciata da Francesco
Arrighi di Gargnano. Furono messe a posto le due mense degli altari del S.
Rosario e del Carmine col concorso del Comune. Fu ridotta pure la mensa
dell’altare maggiore. Furono eseguite le 12 Croci per la consacrazione della Chiesa.
12
4 OTTOBRE
si
stese
per
dormire.
E
nel
dormiveglia udì una voce interrogarlo:
«Chi può meglio trattarti: il Signore o
il servo?». Rispose: «Il Signore».
Replicò la voce: «E allora perché
abbandoni il Signore per il servo?».
L’indomani
Francesco
decide
di
abbandonare l’impresa e torna ad
Assisi.
Trascorre
circa
un
anno
nella
solitudine,
nella
preghiera,
nel
servizio ai lebbrosi, fino a rinunciare
pubblicamente, nel 1206, all’eredità
paterna nelle mani del vescovo Guido
e assumendo, di conseguenza, la
condizione di penitente volontario.
Francesco veste l’abito da eremita
continuando a dedicarsi all’assistenza
dei lebbrosi e al restauro materiale di
alcune chiese in rovina del contado
assisano dopo che a San Damiano
aveva udito la voce del Signore dirgli
attraverso l’icona del Crocifisso:
«Francesco va’, ripara la mia casa
che, come vedi, è tutta in rovina».
Nel 1208, attirati dal suo modo di
vita, si associano a Francesco i primi
compagni e con essi nel 1209 si reca
a Roma per chiedere a papa
Innocenzo III l’approvazione della
loro forma di vita religiosa. Il Papa
concede
loro
l’autorizzazione
a
predicare rimandando però a un
secondo tempo l’approvazione della
Regola: “Andate con Dio, fratelli, e
come Egli si degnerà ispirarvi,
predicate a tutti la penitenza”.
Sospinto dal desiderio di testimoniare
Cristo nei paesi musulmani, Francesco
tenta
più
volte
di
recarvisi.
Finalmente
nel
1219
raggiunge
Damietta, in Egitto, dove, durante
una tregua nei combattimenti della
quinta crociata, viene ricevuto e
protetto in persona dal Sultano.
Rientrato
ad
Assisi
nel
1220
Francesco rinuncia al governo dei frati
SAN FRANCESCO D’ASSISI
Francesco è nato ad Assisi nel 1182,
da Pietro di Bernardone, ricco
mercante di stoffe, e da Madonna
Pica; la madre gli mise nome
Giovanni; ma, tornato il padre dal suo
viaggio in Francia, cominciò a
chiamare il figlio Francesco. Prima
della conversione il giovane Francesco
fu partecipe della cultura del proprio
secolo
e
delle
ambizioni
della
nascente borghesia.
Nel 1202 prese parte allo scontro di
Collestrada con i perugini e i
fuoriusciti assisani: Francesco fu
catturato con molti altri e condotto
prigioniero a Perugia… Dopo un anno,
tra Perugia e Assisi fu conclusa la
pace, e Francesco rimpatriò insieme
agli amici di prigionia.
Nel 1205 si unisce al conte Gentile,
che partiva per la Puglia, onde essere
da lui creato cavaliere. È a questo
punto della vita di Francesco che
iniziano i segni premonitori di un
destino diverso da quello che lui
aveva sognato. In viaggio verso la
Puglia, giunto a Spoleto, a notte fatta
13
a favore di Pietro Cattani. Non
rinuncia però ad esserne la guida
spirituale come testimoniano i suoi
scritti.
Il 30 maggio 1221 si radunò in Assisi
il capitolo detto "delle stuoie" al quale
partecipò
un
numero
davvero
rilevante di frati, si discusse il testo di
una
Regola
da
sottoporre
all’approvazione della Curia romana e
fu
nominato
frate
Elia
vicario
generale.
La Regola (conosciuta come "Regola
non bollata") discussa e approvata dal
capitolo del 1221 fu respinta dalla
Curia romana perché troppo lunga e
di carattere scarsamente giuridico.
Dopo un processo di revisione del
testo, al quale collaborò il cardinale
Ugolino (il futuro papa Gregorio IX),
il 29 novembre 1223 finalmente
Onorio III approva con la bolla “Solet
annuere” la Regola dell’Ordine dei
Frati Minori.
Durante la notte di Natale del 1223, a
Greccio, Francesco volle rievocare la
nascita
di
Gesù,
facendo
una
rappresentazione
vivente
di
quell'evento. È da questo episodio che
ebbe poi origine la tradizione del
presepe.
Dopo il capitolo di Pentecoste del
1224 Francesco si ritirò con frate
Leone sul monte della Verna per
celebrarvi una quaresima in onore di
san
Michele
Arcangelo.
Lì,
la
tradizione dice il 17 settembre,
Francesco avrebbe avuto la visione
del serafino, al termine della quale
nelle
sue
mani
e
nei
piedi
cominciarono a comparire gli stessi
segni dei chiodi che aveva appena
visto in quel misterioso uomo
crocifisso. L’episodio è confermato
dall’annotazione di frate Leone sulla
chartula
autografa
di
Francesco
(attualmente
conservata
in
un
reliquiario presso il Sacro Convento di
Assisi): Il beato Francesco, due anni
prima della sua morte, fece una
quaresima sul monte della Verna…e la
mano di Dio fu su di lui mediante la
visione del serafino e l’impressione
delle stimmate di Cristo nel suo
corpo.
Nell’ultimo
biennio
di
vita
di
Francesco
si
colloca
anche
la
composizione
del
Cantico
delle
creature. Sono anni questi in cui
Francesco è sempre più tribolato dalla
malattia (soffriva di gravi disturbi al
fegato e di un tracoma agli occhi).
Quando
le
sue
condizioni
si
aggravarono in maniera definitiva
Francesco
fu
riportato
alla
Porziuncola, dove morì nella notte fra
il 3 e il 4 ottobre 1226. Il giorno
seguente il suo corpo, dopo una sosta
presso San Damiano, fu portato in
Assisi e venne sepolto nella chiesa di
San Giorgio.
Frate
Francesco
d’Assisi
fu
canonizzato il 19 luglio 1228 da Papa
Gregorio IX. Il 25 maggio 1230 la sua
salma fu infine trasferita dalla chiesa
di San Giorgio e tumulata nell'attuale
Basilica di San Francesco fatta
costruire celermente da frate Elia su
incarico di Gregorio IX tra il 1228 e il
1230.
Elia
14
LA FIACCOLATA DELL’ASSUNTA
14 agosto 2016
Alle 20.30 un gruppo di Alpini ci ritroviamo sul sagrato. Alcuni
fedeli e turisti, dopo aver chiesto spiegazioni, si muniscono dei
flambeau messi a disposizione e pian pianino la piazza si
riempie. Gli alpini escono dalla cappella con la statua della
Madonna, collocandola sul sagrato.
Alle 21.00 si parte per la
fiaccolata.
Davanti
tre
alpini con la Croce e due
candelieri seguiti da un
gruppo
di
fedeli.
Poi
quattro alpini con la statua
in spalla e infine il resto
dei fedeli scortati da altri
alpini con le fiaccole. Dopo
tre soste lungo il tragitto,
si arriva in un campo in
località Coi.
Posizionata la statua a
fianco dell’altare si celebra
la S. Messa.
Don Giuseppe chiama a sé i bambini presenti chiedendo il nome e da dove
vengono. Alla fine si parte per il ritorno. Davanti tre alpini seguiti dai fedeli.
La statua della Madonna, per motivi di sicurezza, viene trasportata sul sagrato
della chiesa. All’arrivo della processione viene portata in chiesa per la benedizione
finale. Durante l’ultimo canto, la statua viene riportata nella cappella. Don
Giuseppe ringrazia gli
alpini,
sempre
disponibili.
Uscendo dalla chiesa,
veniamo invitati dal bar
Berengario
per
una
bicchierata. Gratificati e
contenti, pronti per la
prossima processione.
Arrivederci
Giorgio
15
APPUNTAMENTI OTTOBRE 2016
OGNI
DOMENICA
ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE
ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA.
OGNI LUNEDÌ
ore 9.00-12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI.
OGNI GIOVEDÌ
ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA.
OGNI VENERDÌ ore 20.00: INCONTRO GRUPPO ADOLESCENTI.
OGNI SABATO
SABATO
ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI
CONCLUSIONE DEI PRIMI CINQUE SABATO DEL MESE
IN ONORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
1
1° SABATO
DEL MESE
ORE 18.00 S. MESSA E PROCESSIONE IN ONORE
DELLA MADONNA DEL ROSARIO
DOMENICA 2 ore 12.00: Supplica alla Madonna del Rosario.
MARTEDÌ
4 204° ANNIVERSARIO DEDICAZIONE DELLA CHIESA PARROCCHIALE
DAL 7 AL 9 OTTOBRE – PRE MISSIONE
DOMENICA
9 ore 10.00: S. MESSA DI INIZIO ANNO CATECHISTICO
MERCOLEDÌ 12 ore 20.00: INCONTRO DI PREGHIERA IN ONORE DI S. ANTONIO
CELEBRAZIONE DELLA LITURGIA
PARROCCHIA DI TORRI
ORARIO FERIALE
ORARIO FESTIVO
Sabato
ore 18.00 S. Messa
Domenica
ore
ore
ore
8.30 S. Messa
ore 10.00 S. Messa
17.00 Vespero e Rosario
18.00 S. Messa
PARROCCHIA DI PAI
ORARIO FESTIVO
ore 11.15 S. Messa
Sabato
ore 19.30
Domenica ore 10.00
ore 17.00 Vespero
ore 18.00 S. Messa
ORARIO PER LE CONFESSIONI
Ogni
LUNEDÌ
dalle
9.00 alle 12.00
Ogni
SABATO
dalle
15.00 alle 18.00
Ogni
GIORNO
dalle
17.30 alle 18.00
Bollettino di informazione Parrocchiale stampato in proprio
La Redazione: Don Giuseppe Cacciatori – Daniela Pippa – Anna Menapace - Nuccia Renda – Rosanna Zanolli - William Baghini.
Collaborazione fotografica: Mario Girardi /Impaginato e stampato da: Daniela Pippa