carlo morpurgo - Provincia di Trieste

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carlo morpurgo - Provincia di Trieste
Carlo Nathan Morpurgo, nasce a Trieste nel 1890 da Giacomo Giacobbe e
Giuseppina Gentilli. Terzogenito e unico maschio di quattro figli, cresce
nel contesto di una tipica famiglia della media borghesia ebraica triestina.
Si laurea in giurisprudenza a Graz (Austria) nel 1922; nel frattempo ha
lavorato a Trieste alle Assicurazioni Generali poi alla Banca Generale di
Depositi e, dal 1919, alla Società Italiana di Credito, affiliata della Banca
Commerciale Italiana. Quest’ultimo Istituto lo assume nel 1930 presso la
sua filiale di Trieste e poi lo trasferisce a Milano presso la Direzione
Centrale dove consegue nel 1936 il grado di procuratore.
Già dai primi anni Venti Morpurgo capisce che in Europa come in Italia il
germe dell’antisemitismo sta piantando nuovamente forti radici e che il
partito fascista non difende certo gli interessi della comunità ebraica:
l’unica risposta, secondo lui, è l’emigrazione verso Israele. Carlo era di
famiglia irredentista, già il padre Giacomo aveva partecipato attivamente
negli ultimi anni dell’ottocento al movimento per l’italianità di Trieste.
Carlo però non cade nel facile tranello di passare quasi automaticamente,
una volta raggiunta l’agognata patria, all’esaltazione populista e
nazionalista del fascismo. Trentenne si impegna quindi attivamente nella
Delasem (Delegazione Assistenza Emigranti) di cui diventa uno dei
maggiori dirigenti. Attraverso gli uffici e gli alloggi dell’Agenzia Ebraica
di via del Monte a Trieste passano migliaia di profughi ebrei dell’est
europeo, prima in fuga dai pogrom e successivamente dall’incalzante
avanzata del pericolo nazista.
L’11 novembre 1938, pochi giorni prima dell’entrata in vigore del
“provvedimenti per la razza italiana”, viene messo in congedo dalla Comit
che poi verrà definitivamente trasformato in licenziamento il 28 febbraio
1939. Nello stesso anno Morpurgo viene nominato segretario della
Comunità ebraica di Trieste vincendo un’ agguerrita concorrenza (molti
giovani come lui erano disoccupati per colpa delle leggi razziali) grazie al
ruolo svolto nella Delasem nel ventennio precedente. In un crescendo
esponenziale moltissime famiglie ebraiche abbandonano Trieste. Con
l’estate del 1943 si intuisce che la situazione può precipitare: chi riesce ed
ha i mezzi economici tenta di mettere in salvo la propria famiglia. Carlo
non è sposato, è capofamiglia, perché i genitori sono morti, ed ha a carico
le tre sorelle nubili Bice, Ada e Lidia.
Nell’estate del 1943 a seguito di diversi atti vandalici di matrice antisemita
- in particolare la devastazione fascista della Sinagoga Maggiore il 18
luglio 1942 -, Morpurgo e i vertici della Comunità che ancora sono rimasti
in città decidono di trasferire tutti gli argenti antichi che adornano i rotoli
della Torah e tutti i rotoli in una stanza segreta all’interno della sinagoga
stessa, dove verranno poi miracolosamente ritrovati all’indomani della fine
del conflitto.
Dopo l’8 settembre 1943, Carlo è solo a tenere il timone della Comunità
nella speranza di salvare altre vite. Capisce perfettamente la gravità del
momento, portando in salvo le sorelle presso una famiglia contadina nel
Veneto, dove anche lui avrebbe facilmente potuto trovare rifugio ed invece
fa ritorno alla sua Comunità a Trieste. Continua indefesso ad aiutare tutte
quelle famiglie che non hanno mezzi propri per tentare la fuga erodendo
le poche disponibilità economiche comunitarie non vincolate dalle autorità
germaniche . Le funzioni in sinagoga continuano fino alla festa di Sukkot,
nella seconda metà di ottobre 1943, dopo quella data Morpurgo prende
l’ultimo rotolo della Torah che era rimasto in uso e le patenti di Maria
Theresa e li consegna al vescovo Santin che li conserverà e riconsegnerà
alla Comunità alla fine della guerra.
Il 19 gennaio 1944 riceve una telefonata dal comando tedesco nella quale
gli viene richiesto di presentarsi per informazioni in piazza Oberdan presso
il comando delle SS. Da lì viene portato alle le carceri del Coroneo dove
rimane per otto mesi nei quali con molta probabilità subisce interrogatori
pesanti tesi a farlo parlare, Carlo è infatti a conoscenza delle destinazioni
prese da molte famiglie e i nascondigli di altre famiglie in città. Viene
deportato il 2 settembre ad Auschwitz dove morirà a due mesi dall’arrivo
lavorando nelle miniere di carbone di Monowitz. Nel 1950 la Comit che lo
aveva licenziato in applicazione delle leggi razziste parteciperà alla spesa
per l’erezione di una lapide a suo ricordo sulla tomba di una delle sue
sorelle.
Mauro Moshe Tabor
Assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Trieste