Verbale consultazioni 04.07.2012

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Verbale consultazioni 04.07.2012
Comune di Portici
Piano Urbanistico Comunale
Verbale delle Consultazioni
4 luglio 2012
Il 4 luglio 2012, alle ore 17.00, presso il Teatro “I de Filippo” (ex Cinema Capitol), corso Umberto I,
Villa Comunale di Portici, si tiene il primo incontro tematico programmato dal Comune di Portici
nell’ambito delle attività tese a garantire la partecipazione al processo di pianificazione del Piano
Urbanistico Comunale (PUC), attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati.
La consultazione per la condivisione del Preliminare di Piano è articolata in quattro assemblee
tematiche di approfondimento per ciascuna delle Visioni di città proposte e delle relative questioni di
maggiore rilevanza che le azioni strategiche individuano.
Il primo incontro è incentrato sulla Visione 1. La città porosa. Il rafforzamento delle grandi
connessioni ambientali e del sistema diffuso della permeabilità urbana.
Introduce i lavori l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che
ripercorre le tappe di quanto è stato fatto fino ad ora, evidenziando come si siano già tenute due
conferenze di servizio per la consultazione con i Soggetti Competenti in materia Ambientale (SCA)
nell’ambito del processo di VAS, sia stato attivato un forum sul sito internet del Comune di Portici e sia
stato fatto un primo incontro con le associazioni locali per attivare le consultazioni con i cittadini ed i
soggetti interessati. Oggi si tiene il primo dei quattro incontri programmati, che sono stati pubblicizzati
mediante manifesti, una brochure ed un calendario diffusi sul portale del Comune di Portici.
Il tema della Visione è quello della “città porosa”, la prima delle quattro individuate dal Preliminare di
Piano. Come è già noto, è stata individuata una strategia che prevede quattro visioni, immagini
strategiche della città: la città porosa, la città accessibile, la città palinsesto, la città attrattiva. La
prof.ssa Maria Cerreta vi illustrerà come saranno organizzati i lavori di questa giornata.
Interviene la prof.ssa Maria Cerreta, consulente scientifico per la VAS del PUC, che illustra
brevemente come saranno articolate le quattro giornate di lavoro.
La tecnica adottata è specifica dei processi di partecipazione che siano articolati in poche giornate e
che permettano di giungere ad un risultato approfondito, ma di sintesi. Questo processo non esclude
che si possano organizzare altre giornate di incontro o altre modalità di coinvolgimento dei cittadini e
delle associazioni. Si vuole, però, iniziare un percorso che permetta di individuare alcune questioni
rilevanti e costruire un tessuto di opinioni e di idee, possibilmente costruttive, che aiutino a migliorare
in questo momento il Piano nelle sue definizioni.
L’approccio metodologico con cui procediamo tiene conto del fatto che sono state individuate quattro
Visioni, che rappresentano il pretesto su cui costruire nuove idee e proporre nuove azioni. Pertanto,
l’articolazione delle giornate si sviluppa in tre fasi principali:
1. il prof. Carlo Gasparrini illustra i contenuti principali che caratterizzano la visione di città; dalla
presentazione del prof. Gasparrini emergeranno alcuni temi che probabilmente sono quelli
principali che caratterizzano questa visione.
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2. Ciascuno dei temi diventa oggetto di discussione da approfondire all’interno di gruppi di lavoro, che
si formeranno in modo spontaneo tra i partecipanti all’assemblea. Ciascun gruppo, possibilmente
formato da persone che non fanno parte della stessa associazione, analizzerà criticità e
potenzialità della Visione di città in esame e proporrà delle possibili azioni. A ciascun gruppo
verranno dati dei pennarelli e tre fogli di carta A3; sul primo foglio saranno elencate le potenzialità
del tema legato alla visione di città, sul secondo foglio le criticità e sul terzo foglio le azioni. Questi
tre fogli costituiscono il verbale, l’istant report, che ciascun gruppo di lavoro consegnerà
all’assemblea.
3. Il portavoce di ciascun gruppo di lavoro illustrerà all’assemblea, ai rappresentanti
dell’Amministrazione ed ai progettisti del Piano il proprio istant report, un report “istantaneo” che
permettere di raccogliere in un solo documento le principali conclusioni elaborate nel corso delle
discussioni.
Queste fasi verranno seguite in ciascuno dei quattro incontri tematici, così che a conclusione delle
quattro giornate avremo una serie di indicazioni e proposte, la cui ricchezza dipenderà soltanto dalla
disponibilità dei cittadini ad interagire ed a contribuire alla discussione generale.
Questo processo partecipativo potrebbe essere il primo tassello di un percorso più articolato da attivare
a settembre, in maniera diversa, con una metodologia differente, tenendo conto dei risultati a cui si
giungerà a fine luglio.
Interviene il prof. Carlo Gasparrini, consulente e coordinatore dell’Ufficio di Piano per il PUC e
redattore della VAS, che illustra i contenuti della Visione 1. La città porosa. Il rafforzamento delle
grandi connessioni ambientali e del sistema diffuso della permeabilità urbana.
Il prof. Gasparrini esprime il suo dispiacere per quanti non hanno partecipato all’incontro precedente,
all’assemblea pubblica di presentazione del Preliminare di Piano nel suo insieme, e che pertanto oggi
non hanno un’idea complessiva delle strategie.
Come diceva l’assessore Frosina, il Piano si articola in quattro assi strategici e in alcuni progetti guida.
Oggi discuteremo di uno dei quattro assi strategici: saranno illustrati brevemente i contenuti della
visione di città porosa, per non togliere spazio e tempo ai gruppi di lavoro ed alla discussione.
I quattro assi strategici hanno l’obiettivo di tentare di rovesciare un’immagine consolidata di Portici, una
città che spesso esporta solo i suoi limiti ed i suoi problemi, come la densità abitativa, mentre l’idea che
si vuole sostenere è quella di cercare di guardare anche alle potenzialità, alle risorse, alla qualità della
città ed individuare il modo per valorizzarle.
Tra queste potenzialità e qualità c’è quella della “città porosa”, un termine che viene usato dagli
urbanisti in molti modi, e che fondamentalmente esprime l’idea di una città che intende valorizzare il
suolo non consumato, come tanti “pori”, che spesso sono stati considerati come vuoti da riempire, da
otturare con l’edificazione, quindi intesi come “spazi di attesa”. Questi spazi possono diventare una
risorsa per la città, soprattutto in un momento storico e in una realtà locale, in un momento planetario e
in un luogo specifico come Portici, così particolari. Il momento planetario lo conosciamo: siamo in un
tempo di cambiamenti climatici, abbiamo un problema spaventoso di emissioni di gas serra
nell’atmosfera, ed abbiamo un bisogno enorme di spazi verdi, di spazi aperti, di suoli permeabili, di
vegetazione; abbiamo bisogno di salvaguardare le biodiversità, di creare connessioni ecologiche, di
contrastare i cambiamenti climatici attraverso azioni opportune.
In un momento come quello attuale, se collochiamo la nostra azione in una città come Portici, è
evidente che siamo di fronte ad una situazione ancora più difficile, in un territorio che è stato
devastato, ormai saturo, in cui il suolo è stato fortemente consumato. Abbiamo, tuttavia, la possibilità,
facendo rete all’interno di Portici e con i comuni contigui, come San Giorgio ed Ercolano, ma anche
facendo rete con il Vesuvio, che è una grande risorsa che appartiene anche a Portici.
Nonostante il Parco del Vesuvio non rientri nei confini di Portici, sappiamo che il Piano del Parco del
Vesuvio presenta una forte proiezione verso il mare, con i suoi corridoi ecologici e le connessioni alla
Reggia di Portici. È possibile immaginare che il Parco non sia un recinto, ma le sue propaggini arrivino
sin dentro il cuore della città, anche con il corridoio ecologico che esiste ancora (nonostante sia stato
manomesso nella parte alta, nell’area della Fagianeria, nel Bosco superiore e nel Bosco Inferiore) e la
spiaggia, che va conquistata e valorizzata, insieme ad un arcipelago di sistemi di verde, che devono
essere salvaguardati.
Abbiamo attraversato questo territorio e lo abbiamo conosciuto, e quello che abbiamo individuato come
asse strategico nella città porosa riguarda sia il rafforzamento delle grandi connessioni ambientali
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verso il Parco del Vesuvio (affinché il parco non sia chiuso nei suoi confini), che la diffusione della
permeabilità urbana. Il concetto di porosità evoca un’immagine spugnosa della città, che un po’
rovescia l’immagine di un tutto completamente costruito: si vuole segnalare una linea di tendenza che
questo Piano intende praticare.
La prima famiglia di azioni, che devono trovare ospitalità nelle norme di Piano, nel Regolamento
Urbanistico, e che verranno disegnate nel Piano, riflette alcuni lineamenti strategici: rafforzare le reti
ecologiche territoriali, salvaguardare e potenziare il sistema degli spazi verdi urbani e delle aree
agricole urbane e periurbane, consolidare la grande connessione ecologica tra il mare ed il Vesuvio,
salvaguardando e riconnettendo gli spazi frammentati, le aree agricole periurbane a ridosso
dell’autostrada a nord e a valle, sapendo che una parte di queste aree è stata occupata dallo svincolo.
Vi è un tema che si occupa della salvaguardia e riqualificazione degli spazi degradati, come i Giardini
delle Reali Mortelle. Vi sono anche i temi dell’arrivo a mare, del corridoio ecologico, del giardino e del
bosco della Reggia, del salto di quota tra l’ingresso inferiore della Reggia (un altro degli elementi
fondamentali di valorizzazione dell’accesso al bosco) e il salto di quota che porta allo scalo ferroviario
ed all’Enea (un’area che va riqualificata e rigenerata dal punto di vista ambientale), ma anche il
progetto della riconnessione del sistema del verde complessivo del bosco fino a Villa d’Elboeuf.
Vi è ovviamente l’obiettivo di potenziare il sistema della spiaggia: in futuro, se ci saranno le risorse,
bisognerà sostituire alcune delle barriere tecnicamente ormai obsolete. In Germania, Olanda, Francia il
ripascimento delle spiagge non si realizza oggi come si faceva 20 o 30 anni fa, ma ci sono nuove
tecniche di ripascimento naturale, che possono consentire di evitare barriere soffolte tradizionali o
pennelli di varia natura. L’obiettivo fondamentale è quello di consentire che la spiaggia di Portici, ma
anche le spiagge dei comuni vicini, sia un grande sistema litoraneo pubblico, fruibile, che abbia la
possibilità di essere utilizzata tutto il giorno come un parco urbano. Allo stesso tempo, vanno tutelati i
piccoli pori costituiti dagli orti, dalle aree verdi, dai verdi ornamentali, da usi diversi che vanno
dall’agricolo puro all’agricolo per uso familiare, all’orto urbano in senso stretto, al verde attrezzato, alla
serra, ad una serie di aree pubbliche che possono essere potenziate dal punto di vista vegetale,
includendo una serie di spazi da valorizzare anche attraverso patti.
Si può ipotizzare di costruire una strategia pattizia con soggetti privati e pubblici, includendo tra i privati
anche le associazioni dei coltivatori, e tra i pubblici la facoltà di Agraria. Sarebbe interessante attuare
un protocollo di intesa per la conoscenza e la cura di queste costellazioni di verde urbano, che vanno
assistite e trattate dal punto di vista delle norme di uso, del tipo di piantumazione, di potenziamento del
verde di alto fusto, attraverso una regia unica comunale che si avvalga dell’ausilio della facoltà di
Agraria. Infine, l’incremento della produzione di ossigeno, l’assorbimento di CO2, la riduzione delle isole
di calore, il potenziamento delle alberature di prima grandezza sono altri temi di intervento.
La seconda famiglia di questioni riguarda le modalità per contrastare il processo di inquinamento delle
acque marine e l’erosione delle coste, con una particolare attenzione per le spiagge. È ovvio che
l’inquinamento delle acque non riguarda soltanto Portici; il ripascimento è un problema di Portici ma
non solo di Portici. Qui entra in pieno il discorso delle risorse che andranno trovate per creare nuovi
sistemi di ripascimento ecosostenibile.
La terza famiglia di azioni, importante anch’essa per le strategia di sostenibilità ambientale e di
riduzione delle emissioni di gas serra, riguarda l’obiettivo di smaltire il patrimonio edilizio che è stato
realizzato con materiali non riciclabili e che incorpora i gas serra, così da rinnovare il patrimonio edilizio
che ha bisogno di ridurre al massimo il consumo energetico, stimolando tecniche di risparmio delle
risorse energetiche con un comportamento passivo degli edifici. Oggi, questa è la linea europea, “CasaClima” in Italia è uno dei riferimenti normativi del Trentino, ormai ampiamente utilizzato.
A Portici abbiamo un patrimonio edilizio costruito negli anni ’50-’60-’70, in contrasto con le norme di
risparmio energetico. Questo patrimonio va progressivamente riciclato e trasformato. Il nostro obiettivo
sarebbe anche quello di ridurre questo patrimonio edilizio: le norme consentiranno anche una
decompressione all’esterno, un processo che non può essere deciso soltanto dal Comune di Portici. È
evidente che le operazioni di demolizione e ricostruzione devono rispettare gli standard ambientali più
alti se vogliamo garantire una prestazione energetica e microclimatica degli edifici in linea con i
regolamenti europei.
Un altro argomento significativo riguarda la mobilità. I temi della Green Economy oggi si stanno
diffondendo anche in Italia, nonostante i ritardi rispetto all’Europa, con particolare riferimento al
trasporto pubblico: la Bombardier ha predisposto un sistema per la ricarica elettrica dei tram
eliminando completamente i binari, i fili, come aveva fatto anche l’Ansaldo utilizzando un sistema più
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avanzato di ricarica. Oggi, i sistemi di trasporto pubblico verranno caricati a induzione magnetica con
risparmio di emissioni in atmosfera, con risparmio di suoli per opere fisse e vantaggi per le persone,
evidenti soprattutto nella riduzione del trasporto su gomma e nell’aumento dei percorsi ciclo-pedonali.
Quanto fino ad ora individuato rappresenta l’insieme delle azioni che devono caratterizzare una città
porosa.
Il lavoro fatto per conoscere questa città porosa non è stato elaborato soltanto nelle stanze, ma con il
nostro staff, composto da architetti, agronomi, geologi, ecc., abbiamo sovrapposto informazioni che
venivano dalla lettura delle eruzioni vulcaniche per conoscere bene i suoli, la permeabilità, il sistema
idrogeologico, le sue caratteristiche in continua evoluzione. Questo è un patrimonio importante per la
città, utile per classificare, recintare in maniera puntuale, come a volte le carte che mostriamo non
fanno capire. Dietro queste carte vi è un lavoro perfettibile e migliorabile, ma molto ricco di informazioni
e conoscenza.
Abbiamo ritenuto indispensabile capire questi pori piccoli, medi e grandi dove fossero e come fossero
utilizzati e come potrebbero essere messi in rete tra di loro. Abbiamo provato a capire la
frammentarietà dei giardini storici delle ville vesuviane, a volte abbandonate, a volte annegate dentro il
costruito: questo è un altro patrimonio di conoscenza. Abbiamo cercato di capire le relazioni percettive,
la sostenibilità, la qualità ambientale, che è fatta anche di aspetti non solo legati alla qualità dell’aria,
ma anche alla percezione del verde. Abbiamo segnalato con colori diversi i fronti edificati continui, che
rendono impermeabile la vista del verde, differenziandoli da quelli che invece sono discontinui e che
consentono di leggere il verde e di fruirne anche visivamente. Questo è un altro aspetto della
riqualificazione urbana che va preso in considerazione. Abbiamo analizzato gli spazi verdi fruibili o
potenzialmente fruibili, ed abbiamo individuato quali sono oggi quelli utilizzati, compresi i giardini delle
ville vesuviane, gli spazi pubblici di verde attrezzato, o quali potenzialmente potrebbero essere utilizzati.
Ad esempio, il Bosco superiore della Reggia è potenzialmente fruibile, ma si sa che non è utilizzabile.
Mario Motti, direttore dell’Orto botanico, mi ha invitato al “Giardino del Mediterraneo”, una
manifestazione che si è tenuta lo scorso giugno. D’estate, l’Orto botanico viene aperto per alcune
manifestazioni, ma sono pochi episodi. Molti altri spazi sono potenzialmente fruibili e noi, a partire da
queste informazioni puntuali, abbiamo iniziato a capire come questi frammenti possano entrare in
gioco rispetto alle grandi relazioni ecologiche di scala sovracomunale, rispetto ai grandi corridoi
ecologici del Vesuvio, anche per contrastare il consumo di suolo e le separazioni che questi corridoi e la
rete ecologica possono continuare a subire per effetto dell’abusivismo e degli ampliamenti che si
verificano sul territorio. Abbiamo definito una carta provvisoria del sistema ambientale, che lavora sul
sistema del verde e lo fa assumendo come componenti costitutive quelle idrogeologiche e
geomorfologiche, i substrati lavici, le emergenze laviche, le vie di riflusso delle acque, le falesie, i
sistemi vegetali e le aree agricole.
Il Piano propone dei grandi corridoi ecologici: quello verso l’asse della Reggia, che però si deve
impossessare in qualche modo della zona rimaneggiata dell’ex Fagianeria, e garantire comunque una
connessione con l’area nord, e quello dell’altra riconnessione verso valle, da corso Umberto a villa
d’Elboeuf, ma soprattutto il salto di quota verso l’area Enea. Inoltre, vi è il tema del potenziamento del
ripascimento della spiaggia, che va oltre Portici e deve coinvolgere San Giorgio ed Ercolano.
Si pone anche il tema delle costellazioni ecologiche urbane, a volte messe in rete attraverso operazioni
di una certa consistenza: per esempio, la copertura della Circumvesuviana diventa una grande
occasione di messa in rete di sistemi del verde oggi isolati e la formalizzazione di quello che può essere
un parco agricolo urbano a nord dell’autostrada; in altri casi, si tratta di sistemi minuti di filari arborei,
dell’eliminazione di alcune barriere, che spesso separano le fruizioni di questi spazi e possono
costituire delle trame verdi, che sono una risorsa perché mettono in rete spazi oggi separati e
frammentati.
In realtà, non sono molti gli spazi realmente fruibili e noi, a partire da queste informazioni puntuali,
abbiamo provato a capire come questi frammenti possano entrare in gioco rispetto alle grandi relazioni
ecologiche a scala sovracomunale, rispetto ai grandi corridoi ecologici del Vesuvio, anche per
contrastare il consumo di suolo e le separazioni che questi corridoi e la rete ecologica possono
continuare a subire per effetto dell’abusivismo e dei continui ampliamenti.
La carta che abbiamo definito è provvisoria ed individua il preliminare del sistema ambientale, che
dietro questa idea di città porosa lavora sulla valorizzazione, rovesciando l’immagine della città e
assumendo come componenti costitutive le famiglie di materiali che incontriamo ogni giorno e le
componenti geologiche, geomorfologiche, i substrati lavici e le emergenze laviche, le vie di deflusso
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delle acque, i sistemi vegetali, i boschi, le are agricole. Pertanto, il Piano propone i grandi corridoi
ecologici, quello verso la Reggia, che si deve rimpossessare dell’area della ex Fagianeria per garantire
una connessione con la parte a nord, e quello verso valle, che connette corso Umberto e villa d’Elboeuf,
il salto di quota verso l’Enea e le Mortelle, il ripascimento della spiaggia ed il tema delle costellazioni
ecologiche urbane, messe in rete tramite operazioni di una certa consistenza, come, ad esempio, la
copertura della Circumvesuviana che potrebbe collegare i sistemi del verde oggi isolati, oppure la
formalizzazione di un parco agricolo urbano intorno all’area autostradale, con l’eliminazione delle
barriere artificiali di separazione tra l’abitato e la rete stradale mediante filari arborei, trame verdi in
grado di collegare gli spazi attualmente separati, creando nuove opportunità di fruizione.
Un esempio interessante è quello di Montpellier, dove l’idea delle trame verdi è stata una vera scelta di
rigenerazione urbana, un lavoro eseguito con la gente, e dove la conoscenza degli spazi è stato un
fattore determinate. Le carte che abbiamo elaborato devono essere un patrimonio per i cittadini:
possono anche essere criticate, ma non c’è dubbio che la conoscenza delle stesse è stata costruita con
i cittadini per una presa di coscienza di quanto possa avvenire sul territorio.
Interviene la prof.ssa Maria Cerreta, consulente scientifico per la VAS del PUC, che, rispetto alla
presentazione della Visione effettuata dal prof. Carlo Gasparrini, individua due temi principali: quello
della permeabilità urbana e quello delle connessioni ambientali. Un tema è maggiormente legato alla
dimensione urbana del suolo, mentre l’altro è più vicino alla dimensione ambientale, rispetto ad
entrambi sono state proposte indicazioni e strategie di intervento su cui riflettere.
I partecipanti all’assemblea possono dividersi in due gruppi, che lavoreranno sui temi della
permeabilità urbana e delle connessioni ambientali, individuando criticità, potenzialità ed azioni.
Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che sottolinea
che se ci dovessero essere altre proposte integrative sul metodo adottato da parte dei partecipanti
all’assemblea, vi è la disponibilità da parte dell’Amministrazione comunale a confrontarsi con le nuove
idee.
Interviene l’ing. Mario Formicola, partecipante all’assemblea, che evidenzia che un gruppo di ingegneri
e di architetti di Portici si è incontrato per cercare di capire come porsi nei confronti delle proposte del
Preliminare di Piano, rendendosi conto di un fatto importante: chi espone conosce bene la
problematica, mentre chi ascolta non sempre conosce bene ciò che sente e, quindi, risulta difficile
individuare in un’esposizione delle problematiche. Affrontare degli studi fatti da altri direttamente a dei
tavoli è estremamente difficile, perché ognuno espone delle cose che potrebbero essere anche
conflittuali. Pertanto propongo come metodo un dibattito aperto, libero, anche soltanto per mezz’ora.
Interviene la prof.ssa Maria Cerreta, consulente scientifico per la VAS del PUC, che evidenzia come
sia normale che ci possano essere delle reazioni da parte dei partecipanti all’assemblea che dipendono
dal fatto che tutte le questioni esposte non sono conosciute perfettamente, però è anche vero che
rispetto alle sollecitazioni proposte dal prof. Gasparrini possono essere espressi dei punti di vista che
nascono sia dall’esperienza professionale che da quella di essere un cittadino di Portici. Questi punti di
vista, in questo momento, sono importanti perché permettono di integrare e migliorare quanto è già
stato elaborato. Del resto, il prof. Gasparrini sarà qui per tutta la durata dell’incontro ed è disponibile
per qualunque chiarimento o delucidazione. Rispetto a tutte le questioni emerse è importante
raccogliere le reazioni dirette, che verranno successivamente elaborate e diventeranno parte integrante
del dibattito sui temi che il Piano deve affrontare. Questa è una fase costruttiva e propositiva, aperta
anche a critiche ed osservazioni.
Interviene l’ing. Mario Formicola, partecipante all’assemblea, che interpretando quanto esposto dalla
prof.ssa Cerreta, evidenzia che, paradossalmente, se ci si riunisce in gruppi più circoscritti e si lascia la
possibilità di parlare a ciascuno sul tema dato, riflettendo su questioni semplici come gli spazi aperti
della città, il verde, la spiaggia, il bosco, le aree agricole, le aree pubbliche, non si fa altro che parlare
dell’uso della città che facciamo quotidianamente. Quindi una reazione a caldo rispetto a questi temi
può essere esplicitata.
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Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che evidenzia
come i temi emersi siano particolarmente ricchi e le persone che vivono la città possono confrontarsi e
discutere, individuando spontaneamente delle proposte libere, che non tengono necessariamente
conto delle competenze professionali, ma soltanto del tipo di mentalità, cultura ed esperienza.
Interviene l’arch. Carlo De Luca, membro dell’associazione Communitas Vesuviana, che evidenzia
come da parte dei cittadini di Portici ci sia un certo disagio nel comunicare i propri bisogni e le proprie
proposte. Siamo d’accordo nell’utilizzare un metodo, ma successivamente ci dovrà essere un tempo
per il confronto sulle questioni e sugli interventi previsti. Per ora siamo d’accordo nell’applicare un
metodo, poi sarà necessario capire come andare avanti.
Interviene la prof.ssa Maria Cerreta, consulente scientifico per la VAS del PUC, che ribadisce che il
metodo scelto per gestire i lavori dell’assemblea rappresenta un modo per attivare un meccanismo di
confronto. Sono state organizzate due sale in cui i partecipanti potranno organizzarsi in due gruppi per
lavorare sui temi emersi dalla presentazione del prof. Gasparrini.
Omissis
I due gruppi di lavoro elaborano il proprio istant report
Dopo l’elaborazione dell’istant report da parte di ciascun gruppo, i risultati vengono esposti
all’assemblea dei partecipanti. Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing.
Rosario Frosina, che invita il portavoce di ciascun gruppo ad esporre le problematiche emerse nel
corso della discussione.
Interviene l’ing. Mario Formicola, in qualità di portavoce del gruppo di lavoro sul tema delle
“connessioni ambientali”, che si sofferma dapprima sulla lista delle potenzialità. In proposito evidenzia
che il gruppo non ha scritto molto poiché condivide completamente lo studio e gli approfondimenti fatti
dal prof. Gasparrini. Non si intravedono componenti diverse da quelle già individuate. Il problema,
invece, riguarda le criticità, poiché nel condividere le ipotesi di sviluppo già avanzate e, quindi,
l’articolazione delle connessioni ambientali sul territorio, abbiamo rilevato degli elementi critici che
renderebbero di fatto non realizzabile questa connessione.
La prima è rappresentata dall’accessibilità al mare, perché è vero che si è parlato di un asse portante
monte-mare, del ripascimento di quella zona costiera e del recupero della fascia lungo il mare, ma in
realtà questi due assi sono vicendevolmente autonomi ed è difficile pensare che sia possibile un
collegamento reale. Inoltre, quando noi parliamo dell’opportunità di godimento degli spazi pubblici,
facciamo riferimento ad un godimento totale del bene comune. L’inaccessibilità è costituita dalla linea
ferroviaria e dall’assenza di collegamenti realmente fruibili. Noi abbiamo una barriera che, di fatto,
annulla qualsiasi collegamento tra la città e il mare e non si può immaginare che i sottopassi esistenti
né quelli da ricavare attraversando le proprietà private possano rendere fruibile questa fascia costiera,
sia per una questione di sicurezza che di pieno godimento degli spazi pubblici. Si pone anche il
problema di individuare un collegamento con il piano del verde attualmente esistente sul territorio, e ci
si chiede se questa verifica sia stata fatta. Vi è anche il problema delle piste ciclabili, tenendo conto che
uno dei sogni del prof. Gasparrini è quello di realizzare un progetto di ciclo-pedonalità analogo a quanto
è stato fatto in altri comuni, dove è possibile muoversi con la bicicletta.
La perplessità che emerge riguarda il fatto che occorre verificare se effettivamente questi collegamenti
siano utili. Nasce, pertanto, un problema di fattibilità del progetto che deve essere considerata
verificando la compatibilità delle indicazioni del Piano rispetto al Piano delle vie di fuga per la zona
vesuviana. Inoltre, poiché una delle principali criticità è costituita dal tratto ferroviario, che taglia la città
rispetto dal mare, si propone di ipotizzare che il percorso attuale venga sostituito da un rete su ferro più
leggera, ad esempio un tram. Si tratta di un’ipotesi che auspicava anche il prof. Gasparrini, e che
permetterebbe anche ai pedoni di usufruire di questa zona ferroviaria e di collegare in modo concreto e
vivibile il mare alla città, senza eliminare il collegamento esistente, ma sostituendolo soltanto per un
tratto (ad esempio, da Napoli a Torre del Greco), in modo tale che gli utenti cambino mezzo di trasporto
nella tratta interessata per poi recuperare il treno e riprendere il viaggio.
A queste considerazioni occorre aggiungere un altro aspetto rilevante: poiché se anche si eliminasse il
treno in questo tratto, rendendo fruibile l’intera costa, si verificherebbe una riduzione minima dei
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collegamenti, potranno essere eliminati i sottopassi, che ostacolano i collegamenti. Inoltre, sarebbe
opportuno rendere fruibili le ville vesuviane ed i loro parchi privati, anche attraverso delle convenzioni,
in modo tale da avere punti di penetrazione dalla città alla fascia costiera in varie parti. In questo modo
si potrebbe finalmente ridare il mare a Portici, altrimenti, secondo me e gli altri che hanno partecipato
al tavolo di lavoro, le proposte di Piano rischiano di rimanere una semplice enunciazione.
Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che assume agli
atti gli elaborati prodotti, evidenziando come parecchie criticità e molte azioni siano di carattere
strutturale, ed alcune questioni siano già state affrontate all’interno del preliminare di PUC, mentre
altre vanno approfondite.
Interviene Giovanni Erra, in qualità di portavoce del gruppo di lavoro sul tema della “permeabilità
urbana”. Per quanto riguarda le criticità si vuole richiamare una frase scritta sul documento che
sintetizza il Preliminare di PUC, quando viene detto potenziare, valorizzare e qualificare gli spazi aperti,
rendendoli anche percepibili e, dove possibile, renderli attraversabili, partecipi della vita quotidiana
della città. Questa frase ha caratterizzato tutta la discussione e ha fatto emergere le criticità che si
elencano.
La prima riguarda il concetto di accessibilità e fruibilità degli spazi, perché è vero che si è rilevata la
presenza di numerose micro-aree nella città su cui poter intervenire, ma è anche vero che la maggior
parte di queste aree è attualmente non accessibile e non fruibile. Nella mappa che sintetizza la visione
di città, le linee viola indicano il livello di percezione visiva, ma rappresentano anche la barriera fisica
che impedisce l’accesso dei cittadini a queste aree, evidenziando come potrebbe cambiare
completamente la quantità di verde disponibile per i cittadini. Pertanto, discutendo sul livello di
accessibilità, è emerso che è possibile individuare anche graficamente come vi siano aree facilmente
accessibili, perché sono pubbliche ma attualmente non utilizzabili, mentre vi sono aree con un grado di
accessibilità e fruibilità molto più alto, ma a cui è impossibile accedere, perché localizzate in luoghi
complessi o perché di proprietà privata.
La seconda criticità riguarda le risorse economiche necessarie per rendere fruibili questi spazi. Ci si è
chiesto che cosa significhi accedere ad uno spazio privato, che cosa comporti dal punto di vista
economico, in che cosa consista l’onere di acceso ad uno spazio privato. Si immagina, infatti, che sia
possibile quantificare un valore, che permetta di determinare una potenzialità. Come sia possibile
accedere a questi spazi ed a quali costi è una delle questioni principali che occorre chiarire, altrimenti
viene meno il concetto di accessibilità.
Un’altra criticità connessa al concetto di città porosa è la ridefinizione di norme e regolamenti, che
esprime la difficoltà che ci potrebbe essere da parte dell’ente pubblico di definire una serie di regole,
norme, regolamenti attuativi orientati alla regolamentazione dell’accessibilità e della fruibilità di queste
aree. Infatti, riteniamo che vada bene rendere gli spazi visibilmente disponibili, ma è necessario che gli
accessi siano gestiti attraverso una serie di norme e di regolamenti in modo da facilitarne l’utilizzo. Si
ritiene che una mancata o una non corretta definizione di queste norme da parte dell’Amministrazione
comunale possa vanificare il concetto di accessibilità.
L’ultima criticità emersa, che poi è la principale, riguarda il fatto che la definizione di queste aree
individuate nel Preliminare di Piano vada fatta con un processo di partecipazione e condivisione da
parte dei cittadini. Attualmente la conoscenza dei luoghi e degli spazi da parte dei cittadini è molto
limitata perché non tutti sono pienamente consapevoli delle potenzialità degli spazi verdi esistenti.
Questo, pertanto, può essere un elemento di criticità in quanto la mancata conoscenza degli spazi
rende impossibile la formulazione di interventi che migliorino l’accessibilità. Quindi, andrebbero previsti
dei processi partecipati di condivisione degli spazi.
Le azioni individuate riguardano la riattivazione delle servitù di passaggio della linea del mare. Si è
ipotizzato, in passato, che l’accesso al mare potesse avvenire attraverso le aree private con dei
passaggi pedonali. Oggi, però, in buona parte sono stati preclusi perché i privati hanno chiuso gli spazi.
Sarebbe, pertanto, il caso di rivedere le concessioni di servitù di passaggio per queste aree. Si tratta di
un’azione immediata che il Comune potrebbe attuare in tempi rapidi. In questo modo il cittadino
potrebbe aumentare le opportunità concrete di fruibilità.
Un’altra azione è costituita dall’incentivazione dei privati mediante sgravi fiscali, in modo da favorire
l’accessibilità delle aree private: il meccanismo potrebbe prevedere che un privato renda accessibile la
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propria area verde e in cambio ottenga la riduzione della Tarsu. Il privato, in questo modo, potrebbe
essere incentivato ad offrire ai cittadini uno spazio verde, che attualmente è chiuso.
Un’altra azione che si propone è quella di aprire una discussione sul centro abitato di Portici. Vi è
un’area di Portici da destinare alle residenze, che non viene affrontata in questo ambito, ma che è una
delle questioni centrali per Portici. Si tratta di un luogo in cui si vive maggiormente, ed è opportuno
aprire una discussione su quello spazio, in quanto se si rendesse fruibile potrebbe aiutare la gente a
vivere meglio quella particolare realtà.
Un’altra azione riguarda l’attuazione di un sistema di interventi relativo al tema dell’acqua: occorre
realizzare delle fontane pubbliche che raccolgano l’acqua piovana e strutturare delle norme che
spingano i cittadini, in fase di ristrutturazione degli edifici, ad utilizzare l’acqua piovana per gli impianti
idrici delle abitazioni, attraverso meccanismi di incentivazione da parte dell’Amministrazione pubblica.
Un altro punto riguarda l’incentivazione alla realizzazione di impianti che permettano la riduzione dei
consumi energetici, soprattutto da realizzare per la messa in rete o l’utilizzo delle aree agricole.
Inoltre, si vuole sottolineare che una potenzialità essenziale è rappresentata dal fatto che il Piano e le
sue strategie hanno valore se sono condivisi e costruiti secondo un processo partecipato con i cittadini,
in quanto la condivisione dei progetti rende realizzabili le visioni prima descritte. In alternativa, ci si
limita all’attuazione di procedimenti puramente meccanici.
Si sottolinea anche che se saranno incrementati i livelli di accessibilità degli spazi sarà possibile
migliorare lo sviluppo qualitativo urbano della città. In modo analogo, la raccolta delle acque piovane ed
il loro riutilizzo per le abitazioni e per gli edifici pubblici possono determinare degli sviluppi positivi
anche dal punto di vista economico.
Interviene il prof. Carlo Gasparrini, consulente e coordinatore dell’Ufficio di Piano per il PUC e
redattore della VAS, che evidenzia come sia d’accordo sulle questioni sollevate dall’ing. Mario
Formicola, soprattutto sulle criticità a costruire delle continuità tra i luoghi. Molte questioni ruotano
intorno alla linea ferroviaria.
Mi sono scontrato con questa realtà nel corso degli anni e occorre capire che ci sono due ordini di
questioni. Una questione è quella della scala locale, rispetto alla quale il Comune di Portici da solo non
potrebbe decidere che il tratto della linea ferroviaria che sta nel comune di Portici diventi un tram o una
cosa diversa, una decisione simile può essere presa soltanto a livello sovracomunale.
Il Piano di Portici, essendo un piano strutturale, per legge deve recepire le decisioni sovraordinate. In
questo momento la decisione sovraordinata è quella che la linea FS è una metropolitana regionale. Allo
stato attuale, il Comune di Portici potrebbe proporre un’istanza alla Regione Campania per modificare
una decisone ufficiale e formale.
Nella proposta di PUC è stata recepita la decisione sovraordinata come elemento necessario. Va detto
che la questione di eliminare o meno il binario o di modificarlo in linea tranviaria individua problemi
diversi. Il momento storico che stiamo vivendo rende difficile pensare che sia possibile trovare le risorse
economiche per realizzare l’abbassamento della linea ferroviaria sotto il suolo. Un intervento del genere
costerebbe miliardi di euro. Ci sono poche risorse e non si può pensare di realizzare un progetto che
sottrarrebbe risorse a decisioni più urgenti. Pertanto, questa ipotesi non può essere presa in
considerazione. Diverso è il discorso di dire che la linea FS potrebbe essere trasformata in una linea
tramviaria. Sono stati fatti numerosi studi di fattibilità da esperti trasportisti ed è difficile smontare uno
studio di fattibilità che sostiene la trasformazione della linea FS in una linea di metropolitana regionale.
Realizzare due rotture di carico rappresenta un disincentivo all’uso del mezzo pubblico perché se
trasformo la linea FS in linea tranviaria e mi sposto lungo la linea di percorrenza, che oggi arriva oltre
Torre Annunziata e anche a Salerno, dovrei teoricamente scendere e salire due volte.
Vi sono autorevoli studi che hanno dimostrato come le rotture di carico determinerebbero il
cambiamento di vettore, inoltre la portata del vettore sarebbe diversa da quella ferroviaria. Pertanto,
sostituire un tram ad un vagone ferroviario potrebbe incidere sui tipi di flussi ed alcuni non sarebbero
trasportabili; inoltre, si avrebbe anche una rottura di carico che disincentiva l’utilizzo del mezzo
pubblico. Queste considerazioni sono state alla base delle decisioni fondamentali che hanno favorito
l’idea di conservare la linea ferroviaria.
Se affrontiamo in modo semplicistico la sostituzione della ferrovia con un tram, agevolando così un uso
più amichevole della linea stessa, sarebbe necessario che tutti i comuni interessati si organizzino per
avviare una soluzione del genere. Da solo, il PUC non può rendere concreta una decisione simile.
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Con riferimento, invece, alla questione dei rapporti con le vie di fuga non si riscontrano conflitti con
quanto prevede il PUC. Il Piano è basato sulla direttrice autostradale, pertanto non ci sono problemi di
coerenza nell’impostazione.
Al contrario, rispetto al problema della continuità della fruibilità della costa, credo che sia possibile
immaginare che, se rimane la ferrovia, dovrebbe essere resa più fruibile la connessione trasversale tra
la città e il mare. Sono state individuate due ipotesi, ma se ne possono fare molte altre. Una è quella di
realizzare un parcheggio interrato davanti alla ferrovia, che non sarebbe soltanto un parcheggio ma
anche un sistema di connessione con la parte della banchina, rendendo immediatamente fruibile lo
spazio del porto, della spiaggia e della zona delle Mortelle.
L’altra ipotesi riguarda il modo in cui si intende risolvere il salto di quota tra la parte inferiore della
Reggia e l’area dell’ex scalo ferroviario delle FS, davanti all’Enea, poiché si tratta di un’area dove le
soluzioni possono anche prevedere in maniera puntuale lo scavalco della ferrovia, come dimostrano
diversi progetti. Si può immaginare di superare la ferrovia non con il solito ponticello ma con un
prolungamento della Reggia e della sua pedonalità, stabilendo una connessione con il mare. Questi due
punti sarebbero fondamentali, ed a questi si può aggiungere la possibilità di una connessione
trasversale, anche attraverso sistemi di premialità fiscale relative alle servitù di passaggio, o anche con
espropri, per garantire una maggiore permeabilità.
Queste ipotesi sono assolutamente da perseguire, costituiscono delle possibilità che vanno valutate e
che abbiamo inserito come scelte, ma che ora vanno sostanziate in fase di normativa, di attuazione e di
gestione. Si ritiene che se rimanesse la linea delle FS, sarebbe opportuno avere due grandi progetti: lo
scavalco in un caso ed un ampio sottopasso in un altro, insieme ad una serie di interventi più minuti da
sviluppare lungo le direttrici che dal Miglio d’Oro portano al mare. Queste ipotesi renderebbero fattibile
e credibile una migliore accessibilità alla costa.
Quanto proposto dal secondo gruppo di lavoro in merito all’attivazione delle servitù private e degli
sgravi fiscali non riguarda soltanto le penetrazione verso il mare, ma anche l’accessibilità di altre aree
private. Condivido l’esigenza di dover dare forza all’accessibilità, tenendo conto del fatto che in alcuni
casi le acquisizioni sono necessarie; inoltre, c’è un problema relativo alle aree che sono già pubbliche e
che non sono fruibili, che si affianca al problema delle aree private. Inoltre, in alcuni casi, le sezioni
degli invasi stradali non permettono una pedonalità minima. Si aggiunge anche il fatto che il territorio è
poco permeabile, e non risponde in modo adeguato alle nuove esigenze, rispetto alle quali bisogna
garantire l’uso pedonale di molti più tracciati rispetto al passato; in alcuni casi l’accessibilità può essere
consentita attraverso operazioni trasformative.
Abbiamo individuato delle aree di riqualificazione urbana che devono essere a consumo di suolo zero,
quindi di trasformazione delle volumetrie esistenti, che possono essere riciclate anche con demolizioni
e ricostruzioni con materiali ad impatto zero.
Di recente ho predisposto una relazione per il Ministro Barca, che trovate sul sito del Ministero, su
come recuperare il centro storico dell’Aquila ed in cui sono state messe al centro tutte le questioni che
oggi sono emerse. Si è parlato di reti, una componente che anche per il centro storico dell’Aquila è
sembrata essenziale, in quanto occorre pensare ad un sistema unificato di reti intelligenti nel
sottosuolo; inoltre, vi è il tema della banda larga o larghissima, che dovrebbe essere incentivato per lo
sviluppo delle attività innovative. I giovani imprenditori si muovono in base alla connettività dei luoghi,
un fattore sottovalutato dai più anziani, ma tenuto ben presente dai giovani. Un luogo non è appetibile
se non è servito dalla banda larga o larghissima. Si pone anche il tema del riciclaggio delle acque
piovane nei condomini e negli edifici pubblici, che è più complesso in un’area che si caratterizza per
una stagionalità dei fenomeni atmosferici. Si tratta di un’esigenza che può essere praticata e deve
essere praticata, e che sicuramente farà parte del Regolamento Urbanistico Edilizio. Vi è anche un tema
connesso all’energia. A L’Aquila abbiamo suggerito di usare fonti energetiche non soltanto derivanti dal
solare ma anche dalle biomasse, un settore cruciale che tiene conto del fatto che oggi si stanno
diffondendo processi di cogenerazione molto interessanti. Sarebbe importante che i Comuni della
fascia costiera avviassero con il Parco un progetto per costruire una filiera corta per attuare un ciclo da
biomasse, così da ottenere la produzione di energia pulita per tutta la fascia costiera. Si tratterebbe di
promuovere la coltivazione di specie arboree specifiche, che da un punto di vista paesaggistico sono
specie arboree che vanno valutate nell’impatto che hanno con il paesaggio esistente. Molte aree che
oggi sono abbandonate dall’agricoltura possono essere riutilizzate per la produzione di biomasse ed
avere un ritorno economico. Questo significa studiare tipologie di piccole centrali per la produzione di
biomassa che non determinino un rilascio di CO2, come accadeva per le vecchie centrali. Vi è un
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problema di innovazione anche in questo campo, ma si tratta di un tema cruciale. Acqua, energia e
rifiuti sono questioni che un Piano può affrontare, incentivando anche un modo per razionalizzare
l’utilizzo delle reti. A L’Aquila abbiamo proposto anche lo smaltimento pneumatico dei rifiuti: ci sono
molti sistemi per razionalizzare lo smaltimento, oltre la raccolta differenziata, il riuso, ecc.
Mi sembra di aver toccato molte delle questioni che voi avete trattato e che credo troveranno ospitalità
sia nelle azioni del PUC strutturale sia nel Regolamento Urbanistico Edilizio, che sarà fortemente
orientato dal punto di vista ecologico sulle questioni che abbiamo appena affrontato: materiali, acqua,
energia, uso di energie alternative, cogenerazione, riciclo in genere. Oggi non possiamo non toccare
questi temi nel merito delle scelte quando formuleremo un’ipotesi di regolamento.
Un’ultima questione riguarda il processo di condivisione e di partecipazione. In proposito propongo un
modo diverso di conoscere il territorio, si potrebbe organizzare una passeggiata intelligente per
conoscere i luoghi di Portici, un giro del territorio con i cittadini, pubblicizzandolo nel modo più
opportuno, per capire di quali aree stiamo parlando. Si potrebbero preparare delle mappe, renderle
fruibili e visibili, ed immaginare che queste passeggiate possano essere un’occasione per capire meglio
dove intervenire con delle scelte prioritarie.
Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che ringrazia il
prof. Gasparrini per il suo intervento e ringrazia i cittadini per il loro contributo. Nelle riunioni che
seguiranno si cercherà di perfezionare l’interazione tra l’Amministrazione, i tecnici e la cittadinanza.
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