Verbale consultazioni 04.07.2012
Transcript
Verbale consultazioni 04.07.2012
Comune di Portici Piano Urbanistico Comunale Verbale delle Consultazioni 4 luglio 2012 Il 4 luglio 2012, alle ore 17.00, presso il Teatro “I de Filippo” (ex Cinema Capitol), corso Umberto I, Villa Comunale di Portici, si tiene il primo incontro tematico programmato dal Comune di Portici nell’ambito delle attività tese a garantire la partecipazione al processo di pianificazione del Piano Urbanistico Comunale (PUC), attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati. La consultazione per la condivisione del Preliminare di Piano è articolata in quattro assemblee tematiche di approfondimento per ciascuna delle Visioni di città proposte e delle relative questioni di maggiore rilevanza che le azioni strategiche individuano. Il primo incontro è incentrato sulla Visione 1. La città porosa. Il rafforzamento delle grandi connessioni ambientali e del sistema diffuso della permeabilità urbana. Introduce i lavori l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che ripercorre le tappe di quanto è stato fatto fino ad ora, evidenziando come si siano già tenute due conferenze di servizio per la consultazione con i Soggetti Competenti in materia Ambientale (SCA) nell’ambito del processo di VAS, sia stato attivato un forum sul sito internet del Comune di Portici e sia stato fatto un primo incontro con le associazioni locali per attivare le consultazioni con i cittadini ed i soggetti interessati. Oggi si tiene il primo dei quattro incontri programmati, che sono stati pubblicizzati mediante manifesti, una brochure ed un calendario diffusi sul portale del Comune di Portici. Il tema della Visione è quello della “città porosa”, la prima delle quattro individuate dal Preliminare di Piano. Come è già noto, è stata individuata una strategia che prevede quattro visioni, immagini strategiche della città: la città porosa, la città accessibile, la città palinsesto, la città attrattiva. La prof.ssa Maria Cerreta vi illustrerà come saranno organizzati i lavori di questa giornata. Interviene la prof.ssa Maria Cerreta, consulente scientifico per la VAS del PUC, che illustra brevemente come saranno articolate le quattro giornate di lavoro. La tecnica adottata è specifica dei processi di partecipazione che siano articolati in poche giornate e che permettano di giungere ad un risultato approfondito, ma di sintesi. Questo processo non esclude che si possano organizzare altre giornate di incontro o altre modalità di coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni. Si vuole, però, iniziare un percorso che permetta di individuare alcune questioni rilevanti e costruire un tessuto di opinioni e di idee, possibilmente costruttive, che aiutino a migliorare in questo momento il Piano nelle sue definizioni. L’approccio metodologico con cui procediamo tiene conto del fatto che sono state individuate quattro Visioni, che rappresentano il pretesto su cui costruire nuove idee e proporre nuove azioni. Pertanto, l’articolazione delle giornate si sviluppa in tre fasi principali: 1. il prof. Carlo Gasparrini illustra i contenuti principali che caratterizzano la visione di città; dalla presentazione del prof. Gasparrini emergeranno alcuni temi che probabilmente sono quelli principali che caratterizzano questa visione. 1 2. Ciascuno dei temi diventa oggetto di discussione da approfondire all’interno di gruppi di lavoro, che si formeranno in modo spontaneo tra i partecipanti all’assemblea. Ciascun gruppo, possibilmente formato da persone che non fanno parte della stessa associazione, analizzerà criticità e potenzialità della Visione di città in esame e proporrà delle possibili azioni. A ciascun gruppo verranno dati dei pennarelli e tre fogli di carta A3; sul primo foglio saranno elencate le potenzialità del tema legato alla visione di città, sul secondo foglio le criticità e sul terzo foglio le azioni. Questi tre fogli costituiscono il verbale, l’istant report, che ciascun gruppo di lavoro consegnerà all’assemblea. 3. Il portavoce di ciascun gruppo di lavoro illustrerà all’assemblea, ai rappresentanti dell’Amministrazione ed ai progettisti del Piano il proprio istant report, un report “istantaneo” che permettere di raccogliere in un solo documento le principali conclusioni elaborate nel corso delle discussioni. Queste fasi verranno seguite in ciascuno dei quattro incontri tematici, così che a conclusione delle quattro giornate avremo una serie di indicazioni e proposte, la cui ricchezza dipenderà soltanto dalla disponibilità dei cittadini ad interagire ed a contribuire alla discussione generale. Questo processo partecipativo potrebbe essere il primo tassello di un percorso più articolato da attivare a settembre, in maniera diversa, con una metodologia differente, tenendo conto dei risultati a cui si giungerà a fine luglio. Interviene il prof. Carlo Gasparrini, consulente e coordinatore dell’Ufficio di Piano per il PUC e redattore della VAS, che illustra i contenuti della Visione 1. La città porosa. Il rafforzamento delle grandi connessioni ambientali e del sistema diffuso della permeabilità urbana. Il prof. Gasparrini esprime il suo dispiacere per quanti non hanno partecipato all’incontro precedente, all’assemblea pubblica di presentazione del Preliminare di Piano nel suo insieme, e che pertanto oggi non hanno un’idea complessiva delle strategie. Come diceva l’assessore Frosina, il Piano si articola in quattro assi strategici e in alcuni progetti guida. Oggi discuteremo di uno dei quattro assi strategici: saranno illustrati brevemente i contenuti della visione di città porosa, per non togliere spazio e tempo ai gruppi di lavoro ed alla discussione. I quattro assi strategici hanno l’obiettivo di tentare di rovesciare un’immagine consolidata di Portici, una città che spesso esporta solo i suoi limiti ed i suoi problemi, come la densità abitativa, mentre l’idea che si vuole sostenere è quella di cercare di guardare anche alle potenzialità, alle risorse, alla qualità della città ed individuare il modo per valorizzarle. Tra queste potenzialità e qualità c’è quella della “città porosa”, un termine che viene usato dagli urbanisti in molti modi, e che fondamentalmente esprime l’idea di una città che intende valorizzare il suolo non consumato, come tanti “pori”, che spesso sono stati considerati come vuoti da riempire, da otturare con l’edificazione, quindi intesi come “spazi di attesa”. Questi spazi possono diventare una risorsa per la città, soprattutto in un momento storico e in una realtà locale, in un momento planetario e in un luogo specifico come Portici, così particolari. Il momento planetario lo conosciamo: siamo in un tempo di cambiamenti climatici, abbiamo un problema spaventoso di emissioni di gas serra nell’atmosfera, ed abbiamo un bisogno enorme di spazi verdi, di spazi aperti, di suoli permeabili, di vegetazione; abbiamo bisogno di salvaguardare le biodiversità, di creare connessioni ecologiche, di contrastare i cambiamenti climatici attraverso azioni opportune. In un momento come quello attuale, se collochiamo la nostra azione in una città come Portici, è evidente che siamo di fronte ad una situazione ancora più difficile, in un territorio che è stato devastato, ormai saturo, in cui il suolo è stato fortemente consumato. Abbiamo, tuttavia, la possibilità, facendo rete all’interno di Portici e con i comuni contigui, come San Giorgio ed Ercolano, ma anche facendo rete con il Vesuvio, che è una grande risorsa che appartiene anche a Portici. Nonostante il Parco del Vesuvio non rientri nei confini di Portici, sappiamo che il Piano del Parco del Vesuvio presenta una forte proiezione verso il mare, con i suoi corridoi ecologici e le connessioni alla Reggia di Portici. È possibile immaginare che il Parco non sia un recinto, ma le sue propaggini arrivino sin dentro il cuore della città, anche con il corridoio ecologico che esiste ancora (nonostante sia stato manomesso nella parte alta, nell’area della Fagianeria, nel Bosco superiore e nel Bosco Inferiore) e la spiaggia, che va conquistata e valorizzata, insieme ad un arcipelago di sistemi di verde, che devono essere salvaguardati. Abbiamo attraversato questo territorio e lo abbiamo conosciuto, e quello che abbiamo individuato come asse strategico nella città porosa riguarda sia il rafforzamento delle grandi connessioni ambientali 2 verso il Parco del Vesuvio (affinché il parco non sia chiuso nei suoi confini), che la diffusione della permeabilità urbana. Il concetto di porosità evoca un’immagine spugnosa della città, che un po’ rovescia l’immagine di un tutto completamente costruito: si vuole segnalare una linea di tendenza che questo Piano intende praticare. La prima famiglia di azioni, che devono trovare ospitalità nelle norme di Piano, nel Regolamento Urbanistico, e che verranno disegnate nel Piano, riflette alcuni lineamenti strategici: rafforzare le reti ecologiche territoriali, salvaguardare e potenziare il sistema degli spazi verdi urbani e delle aree agricole urbane e periurbane, consolidare la grande connessione ecologica tra il mare ed il Vesuvio, salvaguardando e riconnettendo gli spazi frammentati, le aree agricole periurbane a ridosso dell’autostrada a nord e a valle, sapendo che una parte di queste aree è stata occupata dallo svincolo. Vi è un tema che si occupa della salvaguardia e riqualificazione degli spazi degradati, come i Giardini delle Reali Mortelle. Vi sono anche i temi dell’arrivo a mare, del corridoio ecologico, del giardino e del bosco della Reggia, del salto di quota tra l’ingresso inferiore della Reggia (un altro degli elementi fondamentali di valorizzazione dell’accesso al bosco) e il salto di quota che porta allo scalo ferroviario ed all’Enea (un’area che va riqualificata e rigenerata dal punto di vista ambientale), ma anche il progetto della riconnessione del sistema del verde complessivo del bosco fino a Villa d’Elboeuf. Vi è ovviamente l’obiettivo di potenziare il sistema della spiaggia: in futuro, se ci saranno le risorse, bisognerà sostituire alcune delle barriere tecnicamente ormai obsolete. In Germania, Olanda, Francia il ripascimento delle spiagge non si realizza oggi come si faceva 20 o 30 anni fa, ma ci sono nuove tecniche di ripascimento naturale, che possono consentire di evitare barriere soffolte tradizionali o pennelli di varia natura. L’obiettivo fondamentale è quello di consentire che la spiaggia di Portici, ma anche le spiagge dei comuni vicini, sia un grande sistema litoraneo pubblico, fruibile, che abbia la possibilità di essere utilizzata tutto il giorno come un parco urbano. Allo stesso tempo, vanno tutelati i piccoli pori costituiti dagli orti, dalle aree verdi, dai verdi ornamentali, da usi diversi che vanno dall’agricolo puro all’agricolo per uso familiare, all’orto urbano in senso stretto, al verde attrezzato, alla serra, ad una serie di aree pubbliche che possono essere potenziate dal punto di vista vegetale, includendo una serie di spazi da valorizzare anche attraverso patti. Si può ipotizzare di costruire una strategia pattizia con soggetti privati e pubblici, includendo tra i privati anche le associazioni dei coltivatori, e tra i pubblici la facoltà di Agraria. Sarebbe interessante attuare un protocollo di intesa per la conoscenza e la cura di queste costellazioni di verde urbano, che vanno assistite e trattate dal punto di vista delle norme di uso, del tipo di piantumazione, di potenziamento del verde di alto fusto, attraverso una regia unica comunale che si avvalga dell’ausilio della facoltà di Agraria. Infine, l’incremento della produzione di ossigeno, l’assorbimento di CO2, la riduzione delle isole di calore, il potenziamento delle alberature di prima grandezza sono altri temi di intervento. La seconda famiglia di questioni riguarda le modalità per contrastare il processo di inquinamento delle acque marine e l’erosione delle coste, con una particolare attenzione per le spiagge. È ovvio che l’inquinamento delle acque non riguarda soltanto Portici; il ripascimento è un problema di Portici ma non solo di Portici. Qui entra in pieno il discorso delle risorse che andranno trovate per creare nuovi sistemi di ripascimento ecosostenibile. La terza famiglia di azioni, importante anch’essa per le strategia di sostenibilità ambientale e di riduzione delle emissioni di gas serra, riguarda l’obiettivo di smaltire il patrimonio edilizio che è stato realizzato con materiali non riciclabili e che incorpora i gas serra, così da rinnovare il patrimonio edilizio che ha bisogno di ridurre al massimo il consumo energetico, stimolando tecniche di risparmio delle risorse energetiche con un comportamento passivo degli edifici. Oggi, questa è la linea europea, “CasaClima” in Italia è uno dei riferimenti normativi del Trentino, ormai ampiamente utilizzato. A Portici abbiamo un patrimonio edilizio costruito negli anni ’50-’60-’70, in contrasto con le norme di risparmio energetico. Questo patrimonio va progressivamente riciclato e trasformato. Il nostro obiettivo sarebbe anche quello di ridurre questo patrimonio edilizio: le norme consentiranno anche una decompressione all’esterno, un processo che non può essere deciso soltanto dal Comune di Portici. È evidente che le operazioni di demolizione e ricostruzione devono rispettare gli standard ambientali più alti se vogliamo garantire una prestazione energetica e microclimatica degli edifici in linea con i regolamenti europei. Un altro argomento significativo riguarda la mobilità. I temi della Green Economy oggi si stanno diffondendo anche in Italia, nonostante i ritardi rispetto all’Europa, con particolare riferimento al trasporto pubblico: la Bombardier ha predisposto un sistema per la ricarica elettrica dei tram eliminando completamente i binari, i fili, come aveva fatto anche l’Ansaldo utilizzando un sistema più 3 avanzato di ricarica. Oggi, i sistemi di trasporto pubblico verranno caricati a induzione magnetica con risparmio di emissioni in atmosfera, con risparmio di suoli per opere fisse e vantaggi per le persone, evidenti soprattutto nella riduzione del trasporto su gomma e nell’aumento dei percorsi ciclo-pedonali. Quanto fino ad ora individuato rappresenta l’insieme delle azioni che devono caratterizzare una città porosa. Il lavoro fatto per conoscere questa città porosa non è stato elaborato soltanto nelle stanze, ma con il nostro staff, composto da architetti, agronomi, geologi, ecc., abbiamo sovrapposto informazioni che venivano dalla lettura delle eruzioni vulcaniche per conoscere bene i suoli, la permeabilità, il sistema idrogeologico, le sue caratteristiche in continua evoluzione. Questo è un patrimonio importante per la città, utile per classificare, recintare in maniera puntuale, come a volte le carte che mostriamo non fanno capire. Dietro queste carte vi è un lavoro perfettibile e migliorabile, ma molto ricco di informazioni e conoscenza. Abbiamo ritenuto indispensabile capire questi pori piccoli, medi e grandi dove fossero e come fossero utilizzati e come potrebbero essere messi in rete tra di loro. Abbiamo provato a capire la frammentarietà dei giardini storici delle ville vesuviane, a volte abbandonate, a volte annegate dentro il costruito: questo è un altro patrimonio di conoscenza. Abbiamo cercato di capire le relazioni percettive, la sostenibilità, la qualità ambientale, che è fatta anche di aspetti non solo legati alla qualità dell’aria, ma anche alla percezione del verde. Abbiamo segnalato con colori diversi i fronti edificati continui, che rendono impermeabile la vista del verde, differenziandoli da quelli che invece sono discontinui e che consentono di leggere il verde e di fruirne anche visivamente. Questo è un altro aspetto della riqualificazione urbana che va preso in considerazione. Abbiamo analizzato gli spazi verdi fruibili o potenzialmente fruibili, ed abbiamo individuato quali sono oggi quelli utilizzati, compresi i giardini delle ville vesuviane, gli spazi pubblici di verde attrezzato, o quali potenzialmente potrebbero essere utilizzati. Ad esempio, il Bosco superiore della Reggia è potenzialmente fruibile, ma si sa che non è utilizzabile. Mario Motti, direttore dell’Orto botanico, mi ha invitato al “Giardino del Mediterraneo”, una manifestazione che si è tenuta lo scorso giugno. D’estate, l’Orto botanico viene aperto per alcune manifestazioni, ma sono pochi episodi. Molti altri spazi sono potenzialmente fruibili e noi, a partire da queste informazioni puntuali, abbiamo iniziato a capire come questi frammenti possano entrare in gioco rispetto alle grandi relazioni ecologiche di scala sovracomunale, rispetto ai grandi corridoi ecologici del Vesuvio, anche per contrastare il consumo di suolo e le separazioni che questi corridoi e la rete ecologica possono continuare a subire per effetto dell’abusivismo e degli ampliamenti che si verificano sul territorio. Abbiamo definito una carta provvisoria del sistema ambientale, che lavora sul sistema del verde e lo fa assumendo come componenti costitutive quelle idrogeologiche e geomorfologiche, i substrati lavici, le emergenze laviche, le vie di riflusso delle acque, le falesie, i sistemi vegetali e le aree agricole. Il Piano propone dei grandi corridoi ecologici: quello verso l’asse della Reggia, che però si deve impossessare in qualche modo della zona rimaneggiata dell’ex Fagianeria, e garantire comunque una connessione con l’area nord, e quello dell’altra riconnessione verso valle, da corso Umberto a villa d’Elboeuf, ma soprattutto il salto di quota verso l’area Enea. Inoltre, vi è il tema del potenziamento del ripascimento della spiaggia, che va oltre Portici e deve coinvolgere San Giorgio ed Ercolano. Si pone anche il tema delle costellazioni ecologiche urbane, a volte messe in rete attraverso operazioni di una certa consistenza: per esempio, la copertura della Circumvesuviana diventa una grande occasione di messa in rete di sistemi del verde oggi isolati e la formalizzazione di quello che può essere un parco agricolo urbano a nord dell’autostrada; in altri casi, si tratta di sistemi minuti di filari arborei, dell’eliminazione di alcune barriere, che spesso separano le fruizioni di questi spazi e possono costituire delle trame verdi, che sono una risorsa perché mettono in rete spazi oggi separati e frammentati. In realtà, non sono molti gli spazi realmente fruibili e noi, a partire da queste informazioni puntuali, abbiamo provato a capire come questi frammenti possano entrare in gioco rispetto alle grandi relazioni ecologiche a scala sovracomunale, rispetto ai grandi corridoi ecologici del Vesuvio, anche per contrastare il consumo di suolo e le separazioni che questi corridoi e la rete ecologica possono continuare a subire per effetto dell’abusivismo e dei continui ampliamenti. La carta che abbiamo definito è provvisoria ed individua il preliminare del sistema ambientale, che dietro questa idea di città porosa lavora sulla valorizzazione, rovesciando l’immagine della città e assumendo come componenti costitutive le famiglie di materiali che incontriamo ogni giorno e le componenti geologiche, geomorfologiche, i substrati lavici e le emergenze laviche, le vie di deflusso 4 delle acque, i sistemi vegetali, i boschi, le are agricole. Pertanto, il Piano propone i grandi corridoi ecologici, quello verso la Reggia, che si deve rimpossessare dell’area della ex Fagianeria per garantire una connessione con la parte a nord, e quello verso valle, che connette corso Umberto e villa d’Elboeuf, il salto di quota verso l’Enea e le Mortelle, il ripascimento della spiaggia ed il tema delle costellazioni ecologiche urbane, messe in rete tramite operazioni di una certa consistenza, come, ad esempio, la copertura della Circumvesuviana che potrebbe collegare i sistemi del verde oggi isolati, oppure la formalizzazione di un parco agricolo urbano intorno all’area autostradale, con l’eliminazione delle barriere artificiali di separazione tra l’abitato e la rete stradale mediante filari arborei, trame verdi in grado di collegare gli spazi attualmente separati, creando nuove opportunità di fruizione. Un esempio interessante è quello di Montpellier, dove l’idea delle trame verdi è stata una vera scelta di rigenerazione urbana, un lavoro eseguito con la gente, e dove la conoscenza degli spazi è stato un fattore determinate. Le carte che abbiamo elaborato devono essere un patrimonio per i cittadini: possono anche essere criticate, ma non c’è dubbio che la conoscenza delle stesse è stata costruita con i cittadini per una presa di coscienza di quanto possa avvenire sul territorio. Interviene la prof.ssa Maria Cerreta, consulente scientifico per la VAS del PUC, che, rispetto alla presentazione della Visione effettuata dal prof. Carlo Gasparrini, individua due temi principali: quello della permeabilità urbana e quello delle connessioni ambientali. Un tema è maggiormente legato alla dimensione urbana del suolo, mentre l’altro è più vicino alla dimensione ambientale, rispetto ad entrambi sono state proposte indicazioni e strategie di intervento su cui riflettere. I partecipanti all’assemblea possono dividersi in due gruppi, che lavoreranno sui temi della permeabilità urbana e delle connessioni ambientali, individuando criticità, potenzialità ed azioni. Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che sottolinea che se ci dovessero essere altre proposte integrative sul metodo adottato da parte dei partecipanti all’assemblea, vi è la disponibilità da parte dell’Amministrazione comunale a confrontarsi con le nuove idee. Interviene l’ing. Mario Formicola, partecipante all’assemblea, che evidenzia che un gruppo di ingegneri e di architetti di Portici si è incontrato per cercare di capire come porsi nei confronti delle proposte del Preliminare di Piano, rendendosi conto di un fatto importante: chi espone conosce bene la problematica, mentre chi ascolta non sempre conosce bene ciò che sente e, quindi, risulta difficile individuare in un’esposizione delle problematiche. Affrontare degli studi fatti da altri direttamente a dei tavoli è estremamente difficile, perché ognuno espone delle cose che potrebbero essere anche conflittuali. Pertanto propongo come metodo un dibattito aperto, libero, anche soltanto per mezz’ora. Interviene la prof.ssa Maria Cerreta, consulente scientifico per la VAS del PUC, che evidenzia come sia normale che ci possano essere delle reazioni da parte dei partecipanti all’assemblea che dipendono dal fatto che tutte le questioni esposte non sono conosciute perfettamente, però è anche vero che rispetto alle sollecitazioni proposte dal prof. Gasparrini possono essere espressi dei punti di vista che nascono sia dall’esperienza professionale che da quella di essere un cittadino di Portici. Questi punti di vista, in questo momento, sono importanti perché permettono di integrare e migliorare quanto è già stato elaborato. Del resto, il prof. Gasparrini sarà qui per tutta la durata dell’incontro ed è disponibile per qualunque chiarimento o delucidazione. Rispetto a tutte le questioni emerse è importante raccogliere le reazioni dirette, che verranno successivamente elaborate e diventeranno parte integrante del dibattito sui temi che il Piano deve affrontare. Questa è una fase costruttiva e propositiva, aperta anche a critiche ed osservazioni. Interviene l’ing. Mario Formicola, partecipante all’assemblea, che interpretando quanto esposto dalla prof.ssa Cerreta, evidenzia che, paradossalmente, se ci si riunisce in gruppi più circoscritti e si lascia la possibilità di parlare a ciascuno sul tema dato, riflettendo su questioni semplici come gli spazi aperti della città, il verde, la spiaggia, il bosco, le aree agricole, le aree pubbliche, non si fa altro che parlare dell’uso della città che facciamo quotidianamente. Quindi una reazione a caldo rispetto a questi temi può essere esplicitata. 5 Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che evidenzia come i temi emersi siano particolarmente ricchi e le persone che vivono la città possono confrontarsi e discutere, individuando spontaneamente delle proposte libere, che non tengono necessariamente conto delle competenze professionali, ma soltanto del tipo di mentalità, cultura ed esperienza. Interviene l’arch. Carlo De Luca, membro dell’associazione Communitas Vesuviana, che evidenzia come da parte dei cittadini di Portici ci sia un certo disagio nel comunicare i propri bisogni e le proprie proposte. Siamo d’accordo nell’utilizzare un metodo, ma successivamente ci dovrà essere un tempo per il confronto sulle questioni e sugli interventi previsti. Per ora siamo d’accordo nell’applicare un metodo, poi sarà necessario capire come andare avanti. Interviene la prof.ssa Maria Cerreta, consulente scientifico per la VAS del PUC, che ribadisce che il metodo scelto per gestire i lavori dell’assemblea rappresenta un modo per attivare un meccanismo di confronto. Sono state organizzate due sale in cui i partecipanti potranno organizzarsi in due gruppi per lavorare sui temi emersi dalla presentazione del prof. Gasparrini. Omissis I due gruppi di lavoro elaborano il proprio istant report Dopo l’elaborazione dell’istant report da parte di ciascun gruppo, i risultati vengono esposti all’assemblea dei partecipanti. Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che invita il portavoce di ciascun gruppo ad esporre le problematiche emerse nel corso della discussione. Interviene l’ing. Mario Formicola, in qualità di portavoce del gruppo di lavoro sul tema delle “connessioni ambientali”, che si sofferma dapprima sulla lista delle potenzialità. In proposito evidenzia che il gruppo non ha scritto molto poiché condivide completamente lo studio e gli approfondimenti fatti dal prof. Gasparrini. Non si intravedono componenti diverse da quelle già individuate. Il problema, invece, riguarda le criticità, poiché nel condividere le ipotesi di sviluppo già avanzate e, quindi, l’articolazione delle connessioni ambientali sul territorio, abbiamo rilevato degli elementi critici che renderebbero di fatto non realizzabile questa connessione. La prima è rappresentata dall’accessibilità al mare, perché è vero che si è parlato di un asse portante monte-mare, del ripascimento di quella zona costiera e del recupero della fascia lungo il mare, ma in realtà questi due assi sono vicendevolmente autonomi ed è difficile pensare che sia possibile un collegamento reale. Inoltre, quando noi parliamo dell’opportunità di godimento degli spazi pubblici, facciamo riferimento ad un godimento totale del bene comune. L’inaccessibilità è costituita dalla linea ferroviaria e dall’assenza di collegamenti realmente fruibili. Noi abbiamo una barriera che, di fatto, annulla qualsiasi collegamento tra la città e il mare e non si può immaginare che i sottopassi esistenti né quelli da ricavare attraversando le proprietà private possano rendere fruibile questa fascia costiera, sia per una questione di sicurezza che di pieno godimento degli spazi pubblici. Si pone anche il problema di individuare un collegamento con il piano del verde attualmente esistente sul territorio, e ci si chiede se questa verifica sia stata fatta. Vi è anche il problema delle piste ciclabili, tenendo conto che uno dei sogni del prof. Gasparrini è quello di realizzare un progetto di ciclo-pedonalità analogo a quanto è stato fatto in altri comuni, dove è possibile muoversi con la bicicletta. La perplessità che emerge riguarda il fatto che occorre verificare se effettivamente questi collegamenti siano utili. Nasce, pertanto, un problema di fattibilità del progetto che deve essere considerata verificando la compatibilità delle indicazioni del Piano rispetto al Piano delle vie di fuga per la zona vesuviana. Inoltre, poiché una delle principali criticità è costituita dal tratto ferroviario, che taglia la città rispetto dal mare, si propone di ipotizzare che il percorso attuale venga sostituito da un rete su ferro più leggera, ad esempio un tram. Si tratta di un’ipotesi che auspicava anche il prof. Gasparrini, e che permetterebbe anche ai pedoni di usufruire di questa zona ferroviaria e di collegare in modo concreto e vivibile il mare alla città, senza eliminare il collegamento esistente, ma sostituendolo soltanto per un tratto (ad esempio, da Napoli a Torre del Greco), in modo tale che gli utenti cambino mezzo di trasporto nella tratta interessata per poi recuperare il treno e riprendere il viaggio. A queste considerazioni occorre aggiungere un altro aspetto rilevante: poiché se anche si eliminasse il treno in questo tratto, rendendo fruibile l’intera costa, si verificherebbe una riduzione minima dei 6 collegamenti, potranno essere eliminati i sottopassi, che ostacolano i collegamenti. Inoltre, sarebbe opportuno rendere fruibili le ville vesuviane ed i loro parchi privati, anche attraverso delle convenzioni, in modo tale da avere punti di penetrazione dalla città alla fascia costiera in varie parti. In questo modo si potrebbe finalmente ridare il mare a Portici, altrimenti, secondo me e gli altri che hanno partecipato al tavolo di lavoro, le proposte di Piano rischiano di rimanere una semplice enunciazione. Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che assume agli atti gli elaborati prodotti, evidenziando come parecchie criticità e molte azioni siano di carattere strutturale, ed alcune questioni siano già state affrontate all’interno del preliminare di PUC, mentre altre vanno approfondite. Interviene Giovanni Erra, in qualità di portavoce del gruppo di lavoro sul tema della “permeabilità urbana”. Per quanto riguarda le criticità si vuole richiamare una frase scritta sul documento che sintetizza il Preliminare di PUC, quando viene detto potenziare, valorizzare e qualificare gli spazi aperti, rendendoli anche percepibili e, dove possibile, renderli attraversabili, partecipi della vita quotidiana della città. Questa frase ha caratterizzato tutta la discussione e ha fatto emergere le criticità che si elencano. La prima riguarda il concetto di accessibilità e fruibilità degli spazi, perché è vero che si è rilevata la presenza di numerose micro-aree nella città su cui poter intervenire, ma è anche vero che la maggior parte di queste aree è attualmente non accessibile e non fruibile. Nella mappa che sintetizza la visione di città, le linee viola indicano il livello di percezione visiva, ma rappresentano anche la barriera fisica che impedisce l’accesso dei cittadini a queste aree, evidenziando come potrebbe cambiare completamente la quantità di verde disponibile per i cittadini. Pertanto, discutendo sul livello di accessibilità, è emerso che è possibile individuare anche graficamente come vi siano aree facilmente accessibili, perché sono pubbliche ma attualmente non utilizzabili, mentre vi sono aree con un grado di accessibilità e fruibilità molto più alto, ma a cui è impossibile accedere, perché localizzate in luoghi complessi o perché di proprietà privata. La seconda criticità riguarda le risorse economiche necessarie per rendere fruibili questi spazi. Ci si è chiesto che cosa significhi accedere ad uno spazio privato, che cosa comporti dal punto di vista economico, in che cosa consista l’onere di acceso ad uno spazio privato. Si immagina, infatti, che sia possibile quantificare un valore, che permetta di determinare una potenzialità. Come sia possibile accedere a questi spazi ed a quali costi è una delle questioni principali che occorre chiarire, altrimenti viene meno il concetto di accessibilità. Un’altra criticità connessa al concetto di città porosa è la ridefinizione di norme e regolamenti, che esprime la difficoltà che ci potrebbe essere da parte dell’ente pubblico di definire una serie di regole, norme, regolamenti attuativi orientati alla regolamentazione dell’accessibilità e della fruibilità di queste aree. Infatti, riteniamo che vada bene rendere gli spazi visibilmente disponibili, ma è necessario che gli accessi siano gestiti attraverso una serie di norme e di regolamenti in modo da facilitarne l’utilizzo. Si ritiene che una mancata o una non corretta definizione di queste norme da parte dell’Amministrazione comunale possa vanificare il concetto di accessibilità. L’ultima criticità emersa, che poi è la principale, riguarda il fatto che la definizione di queste aree individuate nel Preliminare di Piano vada fatta con un processo di partecipazione e condivisione da parte dei cittadini. Attualmente la conoscenza dei luoghi e degli spazi da parte dei cittadini è molto limitata perché non tutti sono pienamente consapevoli delle potenzialità degli spazi verdi esistenti. Questo, pertanto, può essere un elemento di criticità in quanto la mancata conoscenza degli spazi rende impossibile la formulazione di interventi che migliorino l’accessibilità. Quindi, andrebbero previsti dei processi partecipati di condivisione degli spazi. Le azioni individuate riguardano la riattivazione delle servitù di passaggio della linea del mare. Si è ipotizzato, in passato, che l’accesso al mare potesse avvenire attraverso le aree private con dei passaggi pedonali. Oggi, però, in buona parte sono stati preclusi perché i privati hanno chiuso gli spazi. Sarebbe, pertanto, il caso di rivedere le concessioni di servitù di passaggio per queste aree. Si tratta di un’azione immediata che il Comune potrebbe attuare in tempi rapidi. In questo modo il cittadino potrebbe aumentare le opportunità concrete di fruibilità. Un’altra azione è costituita dall’incentivazione dei privati mediante sgravi fiscali, in modo da favorire l’accessibilità delle aree private: il meccanismo potrebbe prevedere che un privato renda accessibile la 7 propria area verde e in cambio ottenga la riduzione della Tarsu. Il privato, in questo modo, potrebbe essere incentivato ad offrire ai cittadini uno spazio verde, che attualmente è chiuso. Un’altra azione che si propone è quella di aprire una discussione sul centro abitato di Portici. Vi è un’area di Portici da destinare alle residenze, che non viene affrontata in questo ambito, ma che è una delle questioni centrali per Portici. Si tratta di un luogo in cui si vive maggiormente, ed è opportuno aprire una discussione su quello spazio, in quanto se si rendesse fruibile potrebbe aiutare la gente a vivere meglio quella particolare realtà. Un’altra azione riguarda l’attuazione di un sistema di interventi relativo al tema dell’acqua: occorre realizzare delle fontane pubbliche che raccolgano l’acqua piovana e strutturare delle norme che spingano i cittadini, in fase di ristrutturazione degli edifici, ad utilizzare l’acqua piovana per gli impianti idrici delle abitazioni, attraverso meccanismi di incentivazione da parte dell’Amministrazione pubblica. Un altro punto riguarda l’incentivazione alla realizzazione di impianti che permettano la riduzione dei consumi energetici, soprattutto da realizzare per la messa in rete o l’utilizzo delle aree agricole. Inoltre, si vuole sottolineare che una potenzialità essenziale è rappresentata dal fatto che il Piano e le sue strategie hanno valore se sono condivisi e costruiti secondo un processo partecipato con i cittadini, in quanto la condivisione dei progetti rende realizzabili le visioni prima descritte. In alternativa, ci si limita all’attuazione di procedimenti puramente meccanici. Si sottolinea anche che se saranno incrementati i livelli di accessibilità degli spazi sarà possibile migliorare lo sviluppo qualitativo urbano della città. In modo analogo, la raccolta delle acque piovane ed il loro riutilizzo per le abitazioni e per gli edifici pubblici possono determinare degli sviluppi positivi anche dal punto di vista economico. Interviene il prof. Carlo Gasparrini, consulente e coordinatore dell’Ufficio di Piano per il PUC e redattore della VAS, che evidenzia come sia d’accordo sulle questioni sollevate dall’ing. Mario Formicola, soprattutto sulle criticità a costruire delle continuità tra i luoghi. Molte questioni ruotano intorno alla linea ferroviaria. Mi sono scontrato con questa realtà nel corso degli anni e occorre capire che ci sono due ordini di questioni. Una questione è quella della scala locale, rispetto alla quale il Comune di Portici da solo non potrebbe decidere che il tratto della linea ferroviaria che sta nel comune di Portici diventi un tram o una cosa diversa, una decisione simile può essere presa soltanto a livello sovracomunale. Il Piano di Portici, essendo un piano strutturale, per legge deve recepire le decisioni sovraordinate. In questo momento la decisione sovraordinata è quella che la linea FS è una metropolitana regionale. Allo stato attuale, il Comune di Portici potrebbe proporre un’istanza alla Regione Campania per modificare una decisone ufficiale e formale. Nella proposta di PUC è stata recepita la decisione sovraordinata come elemento necessario. Va detto che la questione di eliminare o meno il binario o di modificarlo in linea tranviaria individua problemi diversi. Il momento storico che stiamo vivendo rende difficile pensare che sia possibile trovare le risorse economiche per realizzare l’abbassamento della linea ferroviaria sotto il suolo. Un intervento del genere costerebbe miliardi di euro. Ci sono poche risorse e non si può pensare di realizzare un progetto che sottrarrebbe risorse a decisioni più urgenti. Pertanto, questa ipotesi non può essere presa in considerazione. Diverso è il discorso di dire che la linea FS potrebbe essere trasformata in una linea tramviaria. Sono stati fatti numerosi studi di fattibilità da esperti trasportisti ed è difficile smontare uno studio di fattibilità che sostiene la trasformazione della linea FS in una linea di metropolitana regionale. Realizzare due rotture di carico rappresenta un disincentivo all’uso del mezzo pubblico perché se trasformo la linea FS in linea tranviaria e mi sposto lungo la linea di percorrenza, che oggi arriva oltre Torre Annunziata e anche a Salerno, dovrei teoricamente scendere e salire due volte. Vi sono autorevoli studi che hanno dimostrato come le rotture di carico determinerebbero il cambiamento di vettore, inoltre la portata del vettore sarebbe diversa da quella ferroviaria. Pertanto, sostituire un tram ad un vagone ferroviario potrebbe incidere sui tipi di flussi ed alcuni non sarebbero trasportabili; inoltre, si avrebbe anche una rottura di carico che disincentiva l’utilizzo del mezzo pubblico. Queste considerazioni sono state alla base delle decisioni fondamentali che hanno favorito l’idea di conservare la linea ferroviaria. Se affrontiamo in modo semplicistico la sostituzione della ferrovia con un tram, agevolando così un uso più amichevole della linea stessa, sarebbe necessario che tutti i comuni interessati si organizzino per avviare una soluzione del genere. Da solo, il PUC non può rendere concreta una decisione simile. 8 Con riferimento, invece, alla questione dei rapporti con le vie di fuga non si riscontrano conflitti con quanto prevede il PUC. Il Piano è basato sulla direttrice autostradale, pertanto non ci sono problemi di coerenza nell’impostazione. Al contrario, rispetto al problema della continuità della fruibilità della costa, credo che sia possibile immaginare che, se rimane la ferrovia, dovrebbe essere resa più fruibile la connessione trasversale tra la città e il mare. Sono state individuate due ipotesi, ma se ne possono fare molte altre. Una è quella di realizzare un parcheggio interrato davanti alla ferrovia, che non sarebbe soltanto un parcheggio ma anche un sistema di connessione con la parte della banchina, rendendo immediatamente fruibile lo spazio del porto, della spiaggia e della zona delle Mortelle. L’altra ipotesi riguarda il modo in cui si intende risolvere il salto di quota tra la parte inferiore della Reggia e l’area dell’ex scalo ferroviario delle FS, davanti all’Enea, poiché si tratta di un’area dove le soluzioni possono anche prevedere in maniera puntuale lo scavalco della ferrovia, come dimostrano diversi progetti. Si può immaginare di superare la ferrovia non con il solito ponticello ma con un prolungamento della Reggia e della sua pedonalità, stabilendo una connessione con il mare. Questi due punti sarebbero fondamentali, ed a questi si può aggiungere la possibilità di una connessione trasversale, anche attraverso sistemi di premialità fiscale relative alle servitù di passaggio, o anche con espropri, per garantire una maggiore permeabilità. Queste ipotesi sono assolutamente da perseguire, costituiscono delle possibilità che vanno valutate e che abbiamo inserito come scelte, ma che ora vanno sostanziate in fase di normativa, di attuazione e di gestione. Si ritiene che se rimanesse la linea delle FS, sarebbe opportuno avere due grandi progetti: lo scavalco in un caso ed un ampio sottopasso in un altro, insieme ad una serie di interventi più minuti da sviluppare lungo le direttrici che dal Miglio d’Oro portano al mare. Queste ipotesi renderebbero fattibile e credibile una migliore accessibilità alla costa. Quanto proposto dal secondo gruppo di lavoro in merito all’attivazione delle servitù private e degli sgravi fiscali non riguarda soltanto le penetrazione verso il mare, ma anche l’accessibilità di altre aree private. Condivido l’esigenza di dover dare forza all’accessibilità, tenendo conto del fatto che in alcuni casi le acquisizioni sono necessarie; inoltre, c’è un problema relativo alle aree che sono già pubbliche e che non sono fruibili, che si affianca al problema delle aree private. Inoltre, in alcuni casi, le sezioni degli invasi stradali non permettono una pedonalità minima. Si aggiunge anche il fatto che il territorio è poco permeabile, e non risponde in modo adeguato alle nuove esigenze, rispetto alle quali bisogna garantire l’uso pedonale di molti più tracciati rispetto al passato; in alcuni casi l’accessibilità può essere consentita attraverso operazioni trasformative. Abbiamo individuato delle aree di riqualificazione urbana che devono essere a consumo di suolo zero, quindi di trasformazione delle volumetrie esistenti, che possono essere riciclate anche con demolizioni e ricostruzioni con materiali ad impatto zero. Di recente ho predisposto una relazione per il Ministro Barca, che trovate sul sito del Ministero, su come recuperare il centro storico dell’Aquila ed in cui sono state messe al centro tutte le questioni che oggi sono emerse. Si è parlato di reti, una componente che anche per il centro storico dell’Aquila è sembrata essenziale, in quanto occorre pensare ad un sistema unificato di reti intelligenti nel sottosuolo; inoltre, vi è il tema della banda larga o larghissima, che dovrebbe essere incentivato per lo sviluppo delle attività innovative. I giovani imprenditori si muovono in base alla connettività dei luoghi, un fattore sottovalutato dai più anziani, ma tenuto ben presente dai giovani. Un luogo non è appetibile se non è servito dalla banda larga o larghissima. Si pone anche il tema del riciclaggio delle acque piovane nei condomini e negli edifici pubblici, che è più complesso in un’area che si caratterizza per una stagionalità dei fenomeni atmosferici. Si tratta di un’esigenza che può essere praticata e deve essere praticata, e che sicuramente farà parte del Regolamento Urbanistico Edilizio. Vi è anche un tema connesso all’energia. A L’Aquila abbiamo suggerito di usare fonti energetiche non soltanto derivanti dal solare ma anche dalle biomasse, un settore cruciale che tiene conto del fatto che oggi si stanno diffondendo processi di cogenerazione molto interessanti. Sarebbe importante che i Comuni della fascia costiera avviassero con il Parco un progetto per costruire una filiera corta per attuare un ciclo da biomasse, così da ottenere la produzione di energia pulita per tutta la fascia costiera. Si tratterebbe di promuovere la coltivazione di specie arboree specifiche, che da un punto di vista paesaggistico sono specie arboree che vanno valutate nell’impatto che hanno con il paesaggio esistente. Molte aree che oggi sono abbandonate dall’agricoltura possono essere riutilizzate per la produzione di biomasse ed avere un ritorno economico. Questo significa studiare tipologie di piccole centrali per la produzione di biomassa che non determinino un rilascio di CO2, come accadeva per le vecchie centrali. Vi è un 9 problema di innovazione anche in questo campo, ma si tratta di un tema cruciale. Acqua, energia e rifiuti sono questioni che un Piano può affrontare, incentivando anche un modo per razionalizzare l’utilizzo delle reti. A L’Aquila abbiamo proposto anche lo smaltimento pneumatico dei rifiuti: ci sono molti sistemi per razionalizzare lo smaltimento, oltre la raccolta differenziata, il riuso, ecc. Mi sembra di aver toccato molte delle questioni che voi avete trattato e che credo troveranno ospitalità sia nelle azioni del PUC strutturale sia nel Regolamento Urbanistico Edilizio, che sarà fortemente orientato dal punto di vista ecologico sulle questioni che abbiamo appena affrontato: materiali, acqua, energia, uso di energie alternative, cogenerazione, riciclo in genere. Oggi non possiamo non toccare questi temi nel merito delle scelte quando formuleremo un’ipotesi di regolamento. Un’ultima questione riguarda il processo di condivisione e di partecipazione. In proposito propongo un modo diverso di conoscere il territorio, si potrebbe organizzare una passeggiata intelligente per conoscere i luoghi di Portici, un giro del territorio con i cittadini, pubblicizzandolo nel modo più opportuno, per capire di quali aree stiamo parlando. Si potrebbero preparare delle mappe, renderle fruibili e visibili, ed immaginare che queste passeggiate possano essere un’occasione per capire meglio dove intervenire con delle scelte prioritarie. Interviene l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Portici, ing. Rosario Frosina, che ringrazia il prof. Gasparrini per il suo intervento e ringrazia i cittadini per il loro contributo. Nelle riunioni che seguiranno si cercherà di perfezionare l’interazione tra l’Amministrazione, i tecnici e la cittadinanza. 10