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31-32_NUTRIGENOMICA DEF:Layout 4 6-05-2009 13:55 La nutrigenomica È la scienza che studia la relazione tra cibo e geni. Tutto parte dall’evidenza che i processi metabolici dei nutrienti influenzano lo stato di salute in relazione al genotipo individuale Già nel 1850 il filosofo Feuerback sosteneva che l’uomo è ciò che mangia e che “per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio”; lo stesso Ippocrate affermava: “Che il cibo sia la tua medicina, che la medicina sia il tuo cibo” e il suo pensiero si basava sulla convinzione che gli alimenti fossero in grado di influenzare quello che egli chiamava “calore” dell’organismo, e più in generale la genesi delle malattie. Malgrado queste intuizioni per così dire pionieristiche, per svariati secoli i nutrienti sono stati presi in considerazione soltanto in rapporto alla loro funzione di fonte energetica oppure come fattori dello sviluppo e del mantenimento della costituzione corporea. Negli anni ’50 alcuni ricercatori americani incominciarono a indagare le ragioni per cui l’incidenza di malattie cardiovascolari fosse nettamente inferiore nel sud dell’ Europa rispetto a quella registrata Oltreoceano. A prescindere dall’influenza dell’assetto genetico, fu così dimostrata la valenza di alcuni importanti componenti tipici della dieta mediterranea: si scoprì che l’olio extravergine d’oliva è ricco naturalmente in antiossidanti e acidi grassi monoinsaturi, utili a ridurre la colesterolemia, che nei legumi sono presenti gran- Pagina 31 di quantità di vitamine A e C, sali minerali quali calcio, fosforo, ferro, potassio, lecitina e fitoestrogeni mentre la carota apporta betacarotene e glutatione, utile il primo per il trofismo e la riparazione dei tessuti ed entrambi per la neutralizzazione dei radicali liberi. Il percorso compiuto ha così portato a osservare che gli stessi nutrienti partecipano a regolare la dinamica metabolica, in particolare mediante attivazione allosterica di enzimi specifici oppure mediante la secrezione di ormoni. Gli studi di biologia molecolare hanno poi evidenziato che i nutrienti, sia direttamente sia mediante attività ormonali, sono in grado di influenzare in modo significativo l’espressione di geni. Per fare un esempio, è noto che quando si consumano pasti ricchi di carboidrati semplici e scarsi di grassi, l’eccesso di carboidrati viene convertito nel fegato a trigliceridi tramite l’induzione di una serie di enzimi specifici per la lipogenesi. Tale fenomeno di induzione si verifica in parte attraverso meccanismi di trascrizione che determinano un aumento del livello di mRNA per questi enzimi. Allo stato attuale sono state identificate nel DNA le sequenze necessarie che correlano i segnali generati dal metabolismo glucidico ai fattori specifici di trascrizione presenti nei nuclei cellulari. Le precedenti osservazioni portano a ritenere che variazioni nel genoma sull’utilizzo dei nutrienti possano essere all’origine di patologie legate all’alimentazione quali obesità, diabete di tipo 2, tumori, cardiovasculopatie. Da qui la nascita della nutrigenomica, che si occupa per l’appunto della relazione tra il cibo e i geni. Le ricerche tese ad analizzare l’influenza di nutrienti sulla salute, attraverso la nutrigenomica, trovano la loro base in due osservazioni: • il regime alimentare modifica l’espressione genica; • i processi metabolici dei nutrienti possono modificare e influenzare lo stato di salute in relazione al genotipo individuale. Tali osservazioni trovano la loro espressione nelle ricerche che hanno dimostrato come, al variare delle caratteristiche della dieta, si possono modificare espressioni fenotipiche di obesità e/o scarsa tolleranza glucidica nella prole attraverso modifiche della dieRMP Highlights 31 31-32_NUTRIGENOMICA DEF:Layout 4 6-05-2009 13:55 Pagina 32 SALUTE E INTEGRATORI IL RUOLO DI UNA CORRETTA SUPPLEMENTAZIONE ta in ceppi di animali nel corso della gravidanza. L’evoluzione delle acquisizioni e dei concetti sull’alimentazione e sulla nutrizione umana, legata alle numerose e approfondite ricerche svolte nel corso degli ultimi cento anni, ha quindi portato la scienza dell’Alimentazione, un tempo ritenuta disciplina secondaria, a un livello di primaria rilevanza nelle discipline scientifiche. La nutrigenomica consente pertanto di verificare che ciascuno stia seguendo il regime alimentare più consono al mantenimento di uno stato di salute ottimale e al tempo stesso, in caso di malattia, di mettere in atto il miglior controllo possibile della condizione patologica, in supporto all’eventuale strategia terapeutica intrapresa. Le sostanze bioattive Per sostanze bioattive si intendono “componenti degli alimenti che influenzano le attività fisiologiche cellulari con effetti benefici”. Con questa definizione tali composti vengono distinti da molti altri che sono bioattivi ma provocano effetti nocivi anche a lungo termine (per esempio neoplasie). È importante sottolineare che le sostanze bioattive con effetto benefico non sono nutrienti: non sono cioè essenziali per la vita (un criterio, questo, fondamentale per rientrare nella “classe” dei nutrienti). Prerogativa dei composti bioattivi è quella di trovarsi negli alimenti in quantità molto modeste e da ciò deriva che essi hanno effetti molto più sottili, rispetto ai nutrienti. In effetti i composti bioattivi influenzano le attività cellulari in grado di prevenire il rischio di malattie anziché prevenire le malattie da carenza. Purtroppo, a livello individuale, le analisi dietetiche sono spesso difficili da eseguire e inaccurate per consentire di correggere eventuali “anormalità” nel regime alimentare seguito. In realtà molti individui che incorrono in determinate malattie sono perfettamente equiparabili, per quanto riguarda stile di vita e regime alimentare, ad altri che ne rimangono indenni. Ciò è 32 RMP Highlights dovuto al fatto che la malattia insorge sulla base di una particolare suscettibilità determinata da un complesso di fattori genetici e di altre condizioni che possono derivare da precedenti malattie, stress e trascorse abitudini alimentari. Occorre tenere presente, quindi, che è l’interazione fra dieta e altri fattori ambientali che determina il momento dell’insorgenza e la gravità della malattia in ogni singolo individuo. La lipidomica funzionale Si tratta di una disciplina che si occupa degli studi dei lipidi come elementi inseriti nel metabolismo cellulare. Tra le funzioni dei lipidi a destare più interesse emerge sempre più quella di segnalatori cellulari, pertanto si profila un campo applicativo in terapia farmacologica che non può fare a meno delle conoscenze in lipidomica. Nel campo della lipidomica, oltre ai processi ossidativi a carico dei lipidi, una scoperta importante ha riguardato la struttura dei lipidi insaturi, che può trasformarsi da quella naturale dei lipidi CIS alla struttura dei lipidi TRANS, a causa di stress dovuto a radicali liberi. La formazione di isomeri TRANS di acidi mono- e poliinsaturi, tra cui l’acido arachidonico, è stata evidenziata sia in colture cellulari che su animali, mentre restano ancora da chiarire i meccanismi e le conseguenze sull’uomo. Il settore dei disordini psichici si sta recentemente correlando con quello della lipidomica, per cui la determinazione della qualità e quantità di lipidi nei distretti cellulari ed insieme delle conseguenze dello stress radicalico è divenuta importante. La lipidomica è correlata alla nutrizione, pertanto la possibilità di evidenziare con precisione il difetto lipidico offre anche l’opportunità di mirare la terapia e l’apporto dietetico. Nell’autismo sono state raccolte evidenze scientifiche sulla deficienza di acidi grassi essenziali e sulla presenza di stress radicalico, come anche sulla supplementazione di omega-3 in questa malattia.