poste cisl milano

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Periodico Slp-Cisl Milano, anno 8 Dicembre 2009, numeri 94-95
Federazione Lavoratori
POSTE CISL
MILANO
Periodico del Sindacato Lavoratori Poste CISL, via Tadino 18 – 20124 - Milano. Direttore Raffaele Roscigno,
Coord. Redazione Paolo Zebra, Direttore Resp.le Antonio Casablanca, Aut. Trib. Milano n. 219 del 10 Aprile 2001 –
Stampato dalla tipografia “La Terra Promessa” - Novara – Spedizione in A.P. Art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Milano
Un confronto aperto su
tre linee e obbiettivi
fondamentali
di Raffaele Roscigno
E’ stato un anno intenso per la Nostra Organizzazione, un
anno di grandi Accordi firmati, un anno congressuale, un
anno di grande crescita in termini di tesseramento, SLPCISL di Milano ha superato i 2700 iscritti. Ma se il 2009 è
stato un anno intenso, il 2010 lo sarà ancor di più. Con la
liberalizzazione ormai alle porte le contraddizioni del
passato appaiono oggi in maniera ancora più evidente ed è
chiaro a tutti che determinati modelli organizzativi
soprattutto dei Servizi Postali non reggono più.
SOMMARIO
Rivisto il piano post-Internalizzazione
2
Mercato Privati e Sportellizzazioni
3
Potenziamento dei Messi Comunali
4
Confronto negativo sugli Inidonei
4
Sale Consulenza e professionalità
5
Paternità, riposi giornalieri nuova norma 6
Poste Italiane nel circuito bancario
7
CMP, nuove turnazioni per tutti
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Il reparto della Posta Registrata al CMP 9
Tracciature Digitali/Control Rooms
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Poste Italiane sta cambiando pelle, perché è la società
stessa che cambia. Ecco perché per noi del SLP CISL
diventa fondamentale gestire queste riorganizzazioni che
da qualche anno cercano di modernizzare e ottimizzare
nuovi servizi e servizi tradizionali. La crisi finanziaria
obbliga sia l'Azienda sia il Sindacato ad un'opera concertativa
che detti le basi per il domani. Ciò significa concentrarsi per
raggiungere tre obbiettivi importanti che permetteranno di
eliminare inefficienze e rafforzare gli elementi di forza insiti
in Poste Italiane. Il primo obbiettivo consiste nel dare sempre
più spazio ai servizi finanziari, rafforzando l’organico degli
uffici postali e incrementando tutta l'area finanziaria che oggi
è la punta di diamante del suo fare ricchezza, senza
dimenticare il potenziamento delle attrezzature ormai non più
idonee. Obbiettivo questo fondamentale per reggere la
concorrenza agguerrita delle banche. Il secondo obbiettivo da
seguire, forse quello più spinoso, riguarda il riordino
dell’intera Divisione Corrispondenza. Settore ormai in declino
da anni, perché la posta intesa come veicolo di corrispondenza
ormai è in un continuo decrescere, destinato cadere del tutto
nel tempo. Bisognerà “sporcarsi le mani”per entrare a fondo
nei problemi ed essere capaci di fare anche scelte coraggiose,
perché lasciare all’Azienda la gestione dei processi
riorganizzativi sicuramente porterebbe a sacrifici più grandi
per i lavoratori. Il terzo obbiettivo è rappresentato dalla
pianificazione di quello potrà essere il Contratto di Settore.
Il nuovo contratto dovrà “avere” infatti regole certe per tutti i
lavoratori dell’intero settore portando cosi pari dignità e
diritti. Un Contratto fondamentale per sopravvivere nello
scenario che la liberalizzazione porterà con il suo arrivo.
Bisogna agire d'anticipo, anche se questo lo sappiamo molto
bene comporterà sacrifici per tutti. Ed è per questo che senza
perdere tempo le trattative ripartiranno subito a Gennaio.
La realtà di Milano è tra le più complesse, perché
geograficamente importante per gli aspetti che attengono alle
attività finanziarie del BancoPosta e perché rappresenta un
crocevia fondamentale per la nodalità del traffico e dell’intera
distribuzione della corrispondenza. Qui si scatena l'arena più
agguerrita da un punto di vista politico sulla concorrenza, non
solo di piccole agenzie locali ma di colossi internazionali, e
qui l'efficienza e la qualità diventano priorità che acquistano
più rilievo che in altri territori.
Milano sarà anche per tutte queste ragioni la città che
percepirà più delle altre gli effetti di un piano aziendale che
nonostante la nostra ferma opposizione si annuncia
fortemente negativo sul piano degli esuberi.
Come Slp-Cisl, consci della responsabilità che ci impone il
nostro essere maggioritari e storico baluardo di
quest’Azienda, sappiamo che occorrerà lavorare in un
confronto serrato per raggiungere questi obbiettivi
fondamentali, in modo da poter tramutare in positivo ciò che
oggi si mostra soltanto in trasformazione, oltretutto con
scenari negativi sotto l’aspetto dell’occupazione.
Colgo l’occasione per Augurarvi un Felice Natale e un
Sereno Anno Nuovo ricco di soddisfazioni.
Un Saluto Affettuoso,
Recapito, completamente rivisti il mese scorso gli uffici
di distribuzione coinvolti dal rientro
Parte la riorganizzazione del
piano post-”internalizzazione“
di Raccomandate,
Telegrammi e Viaggetti
Con l'internalizzazione di quei servizi che erano stati dati in
appalto ad agenzie esterne, Raccomandate e Viaggetti,
l'Azienda ha messo in atto la nuova organizzazione del lavoro
con la creazione di nuove zone di recapito presso i centri
coinvolti nell'esternalizzazione di due anni fa (Milano centro,
Isola, Precotto, Bovisa, Lambrate). Da sempre convinti della
necessità di implementare il numero di risorse effettivamente
necessarie in questa riorganizzazione sul recapito, tra
portalettere e “viaggettisti” (circa una quarantina) Slp-Cisl è
riuscita a convincere della bontà delle sue proposte e innestare
nei vari tavoli un percorso che ha portato come risultato
un'effettiva strutturazione dei CPD creando al contempo nuovi
posti di lavoro assolutamente essenziali. Si conclude per
adesso quindi un tormentato periodo in cui le problematiche
che avevano investito il Recapito milanese, prima con
Raffaele Roscigno (Segretario Territoriale Slp-Cisl)
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l'implementazione delle zone per aumentare la produttività,
poi con l'esternalizzazione a TNT e alla D'Angelo, infine con
il ritorno nelle linee di distribuzione di Poste Italiane della
Posta
registrata,
Telegrammi
e
Viaggetti.
Una
riorganizzazione urgente e tanto voluta dal nostro Sindacato
che ha vissuto tutti questi controversi passaggi dalla parte dei
lavoratori e all'insegna di una difesa a oltranza della dignità
del lavoro e della figura del portalettere. Tutte le OO. SS
infine hanno firmato con la controparte aziendale un piano
fortemente “mediato” che avrà come garanzia ulteriore un
osservatorio messo in piedi con alcune task force formate da
colleghi portalettere e da organismi dell'Azienda per vagliare
da vicino e nel corso dei mesi l'andamento pratico dello stesso
con la capacità di apportare modifiche migliorative.
Collateralmente si sono definiti anche aspetti che attengono le
modalità per la distribuzione della corrispondenza quali
l'utilizzo del mezzo della bicicletta in alcune zone e per alcune
risorse che presentavano delle limitazioni all'utilizzo del
motociclo aziendale. (P.Z.)
Dalla nota informativa emanata dalle Segreterie
Sindacali firmatarie il 17 novembre del verbale
d'intesa con l'Azienda
Conclusa la Vertenza sugli
organici Mercato Privati e
Sportellizzazioni in
Lombardia
Nonostante permanga un generale dissenso sui metodi
adottati da Poste Italiane riguardo al calcolo sul
fabbisogno delle Filiali, verifica del tutto diversa da quella
auspicata dal Slp-Cisl e dalle altre Organizzazioni
Sindacali, alla fine ad un accordo però ci si è arrivati,
chiudendo per adesso un confronto lungo e tormentato con
l'Azienda che tardeggiava nel voler compere una disamina
effettiva e aggiornata sul personale necessario nel settore
della Sportelleria. Si è quindi delineato un quadro di
riferimento piuttosto preciso in merito, che tiene presente
alcuni fenomeni in atto. Ci si riferisce ovviamente ai dati di
pensionamento che all'incirca si attesterebbero sulle oltre 150
unità in corso d'anno, nonché a quelli riguardanti il centinaio
di ricorsi ancora pendenti da parte del personale assunto a
tempo determinato che, vista la tendenza (già oltre la metà
vinti dai ricorrenti), saranno presumibilmente a breve
reintegrati con sentenza dei giudici del lavoro. A fronte delle
difficoltà operative degli uffici, che talvolta scompagina la
regolarità della conduzione delle varie figure professionali e
dei loro obiettivi, portando molti Quadri a sopperire alle
carenze degli organici allo Sportello dedicando in loro
supplenza la maggior parte delle loro energie a quelle
mansioni per non dequalificare agli occhi della clientela le
qualità dell'ufficio, DUP e Specialisti che si trovano a ricevere
l'utenza oltre il normale orario di lavoro senza alcun
compenso ulteriore a quello del loro orario stabilito, ed altro.
Il Sindacato di categoria tutto insieme è concorde allora nel
fatto che occorra adesso confrontarsi con gli organi aziendali
affinché non si arrivi a situazioni di insostenibilità nella
gestione operativa degli UP, ma anzi si proceda al vaglio delle
risorse necessarie tenendo conto non solo della numerica delle
operazioni di ogni singolo ufficio ma anche e soprattutto delle
criticità, punto essenziale per ripotenziare aree considerate a
torto poco produttive. Nell'ultimo editoriale della newsletter
del Segreteria Nazionale del 3 dicembre, Mario Petitto ha
insistito sul vitale rafforzamento degli Uffici, come azione
“centrale” sia per l'Azienda sia per il Sindacato. Un
“passo fondamentale per la crescita del settore finanziario,
trainante per gli utili di Poste Italiane ma non ancora
organizzato, né dotato di tutti gli strumenti per reggere la
concorrenza sempre più aggressiva delle banche, del
mercato privato e della piccola e media impresa”.
Ribadiamo quindi che seppur non in maniera esaustiva come
veniva da noi richiesta si siano comunque iniziati dei percorsi
per andare a colmare almeno quei buchi più vistosi su cui non
si poteva in alcun modo andare avanti. Riportiamo di seguito i
numeri del quadro concordato nel verbale di intesa sugli
organici MP degli Uffici Postali in Lombardia. (P.Z.)
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62 risorse dalla riorganizzazione PCG e Centri
Contabili
23 risorse (15 anticipazioni della cosiddetta Prima
Tranche Sportellizzazioni e da altre strutture)
50 risorse reintegrate con sentenza dei giudici del
lavoro
23 risorse dai processi di chiusura dei doppi turni
17 risorse (seconda parte della prima tranche della
Sportellizzazioni
Per effetto dell'accordo le immissioni entro il 2009 saranno:
–
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–
37 unità recuperate dagli accordi regionali
precedenti
22 unità dai processi di razionalizzazione orari
Uffici Monoturno (prima fase)
nr. da definire nei prossimi a breve delle unità per
effetto delle anticipazioni 2010 + 106 unità dai
probabili pronunciamenti dei giudici del lavoro.
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Potenziamento della rete di distribuzione di
corrispondenza per il Comune di Milano
Messi Notificatori, passeranno
da 40 a 90 unità e con una
nuova struttura dedicata
Presso RUR Lombardia è avvenuto l'incontro che ha permesso
la delucidazione di quei punti che erano rimasti in sospeso
dalla nascita del progetto messo in atto un anno fa tra Poste
Italiane e il Comune del capoluogo lombardo. In pratica, il
volume di traffico degli Atti giudiziari, Cartelle esattoriali e in
genere di quella corrispondenza di tipo amministrativo di cui
si occupa questo tipo di portalettere incaricato di di notificare
direttamente al destinatario (e relative procedure di rientri) per
conto dell'Amministrazione rendeva esigua l'iniziale forza di
operatori messa in campo dall'ALT Lombardia. Bisognava
potenziare quindi questo settore “dedicato”, fornendogli al
contempo quelle strutture di cui necessitava. Fino ad oggi le
strutture erano divise tra le aree di competenza di Baggio,
Isola, Precotto, adesso la nuova struttura aggiunta sarà
collocata presso il Centro di Distribuzione (CD) di Ticinese.
Nel nuovo dimensionamento il personale raddoppia
numericamente (entro la fine di Dicembre dovrà arrivare fino
a 90 notificatori), l'organigramma di responsabilità si chiarisce
formalizzandosi (ognuna delle quattro strutture operative avrà
un caposquadra portalettere) e inoltre in relazione alla
posizione delle risorse in “assegnazione provvisoria”presso i
centri di Milano interessati all'attività l'Azienda ha provveduto
a stabilizzare gli stessi col trasferimento definitivo. (P.Z.)
Sulle “Inidoneità” non ci
siamo, e il confronto regionale
con l'Azienda salta
Dopo tre mesi in cui in maniera unitaria le Organizzazioni di
categoria, Slp-Cisl, Slc-Cgil, Uil Poste, Failp Cisal, Sailp e
Ugl, hanno cercato di portare la discussione dedicata alla
questione delle inidoneità definitive/temporanee su soluzioni
di confronto circostanziato viste le implicazioni di una materia
tra le più delicate che possono riguardare il lavoratore, si è
giunti a un nulla di fatto. L'Azienda si è di fatto dichiarata
indisponibile a trovare soluzioni condivise. Ed è in particolare
sugli “Inidonei definitivi” al Recapito e sulla volontà
dichiarata da Poste Italiane di trasferire d'ufficio presso i CMP
della Lombardia di Peschiera Borromeo, Roserio e Brescia
quel personale che non può più sa un punto di vista medico
sbrigare il mansionario del portalettere che tutto si è arrestato.
Il Sindacato non può accettare una soluzione così sbrigativa
che rischia poi di ingolfare altri comparti della Logistica.
Preoccupano allora sempre di più iniziative unilaterali di
questa fatta e giustificate meccanicamente come un
riequilibrio tra il personale applicato nei Centri di Recapito,
che ad oggi risulterebbe in un esubero di circa 200 unità
addette alle lavorazioni interne e il resto della filiera. Se è vero
che da qualche stagione l'andamento dei mercati non è di certo
florido, ma anzi detta le agende di tavoli sia a livello nazionale
sia a livello territoriale sulla riorganizzazione dei Servizi
Postali, il rischio di andare “a braccio” e senza tenere conto il
più scientificamente possibile delle esigenze in materia di
organici e delle professionalità necessarie per garantire
stabilità alle lavorazioni interne potrebbe andare a nuocere più
che a migliorare i vari comparti lavorativi, senza tener conto
del danno ulteriore che un lavoratore subisce anche a livello
psicologico quando già è in una situazione di difficoltà. Per
quanto riguarda gli Inidonei temporanei, l'Azienda per adesso
si riserva di ricontattare il personale trasferito in attesa di
visita, per la possibile ricollocazione nel rispetto degli accordi
vigenti (disponibilità nei posti nel centro di appartenenza e poi
in quelli più vicini secondo la necessità di questi. (P.Z.)
_______
Il Libretto Postale e la sua
Carta magnetica associabile:
un nuovo servizio
Nel presentare il nuovo servizio attinente il tradizionale
Libretto di Risparmio Postale l'AD del Gruppo Poste Italiane
Massimo Sarmi ha usato queste parole:”Con l'introduzione
della Carta elettronica anche il Libretto Postale si rinnova e
grazie alla tecnologia digitale diventa uno strumento ancora
più dinamico e facile da usare”. Si tratta in pratica di una
tessera magnetica che potrà essere richiesta dai titolari dei
libretti presso gli Up e che permetterà il prelievo di contanti,
nonché la visualizzazione del saldo e della lista dei movimenti
attraverso gli Atm Point per tutte le 24 ore. Si rivitalizza
perciò uno dei più diffusi mezzi di risparmio comune, emesso
dalla Cassa Depositi e Prestiti e garantito al 100% dallo Stato,
in una dimensione più aggiornata ai tempi e alle esigenze più
sentite. Una eventuale sostituzione della Card, per
smarrimento, furto o distruzione non comporterà alcuna spesa,
come non c'è nessuna commissione da pagare per il rilascio.
Un passo in più verso una modernizzazione dei servizi che
consentirà al personale di Poste maggiore spazi da dedicare
agli aspetti informativi del livello degli stessi.
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Prodotti finanziari e del
BancoPosta, Sale Consulenza
insufficienti a garantire una
seria professionalità
Negli ultimi anni i prodotti finanziari di BancoPosta hanno
avuto una positivissima impennata verticale, sia per quanto
riguarda quelli di investimento sia per quelli di finanziamento.
Eppure se pensiamo un attimo a molte pratiche in questione
dove la privacy dovrebbe essere un concetto capitale di serietà
(safety security, documentazioni e capitali di informazione
strettamente personali che devono essere tutelati) e elemento
di fiducia tra clientela e impiegati ci accorgiamo senza
neanche troppo pensarci che troppo spesso tutto ciò che
dovrebbe essere svolto in un'area fisica denominata “Sala
Consulenza”, viene svolto in situazioni del tutto diverse, se
non addirittura provvisorie. E' incredibile, vero? All'impiegato
(non soltanto agli Specialisti) del Banco Posta oggi si
richiedono costanti aggiornamenti (e, quelli e-learning
aziendali di certo non bastano), capacità di adattarsi a
parametri sempre nuovi nella gestione delle competenze,
caratteristiche
relazionali
e
qualità
interpersonali
indispensabili per contribuire ad accrescere il capitale di
clientela convogliandola su bacini sempre più ampi di
prodotti. E non si tratta della vendita di oggetti materiali, da
negozio, ma di prodotti finanziari dematerializzati che devono
far si che si conoscano meglio rispetto agli schemini dei
depliants (questi sì che non mancano mai), che vengano fatti
conoscere al cliente nell'adattabilità peculiare della sua
persona e situazione economica ottimale, ecc. Insomma, si sta
parlando di cose dove non basta soltanto un viso sorridente e
una disponibilità genericamente gentile nel rispondere a delle
domande. Non per nulla il modello di sala consulting già in
auge negli Stati Uniti negli anni Settanta è diventato ormai un
modello generalizzato di ambiente fisico dedicato,
possibilmente protetto da un punto di vista acustico tale da
essere adatto a tutte quelle relazioni dove si fidelizzano i
rapporti con il cliente, si illustrano a ventaglio delle proposte e
si fanno insieme delle valutazioni che vanno verso la stipula di
contratti economici che fanno budget. Aspetti che chi opera in
questi servizi conosce molto bene, assieme alle specifiche
problematiche che ci ruotano intorno. Ed è per questo, che
come Slp-Cisl insistiamo sulla necessità da parte dell'Azienda
di dotare le opportune modifiche strutturali e gli arredi
appropriati a questi spazi deputati ad assolvere servizi che
esulano dalle pratiche di sportello. Il “mordi e fuggi” in lungo
termine non paga. La pratica di “proporre”, tra un pagamento
e l'altro, dei servizi per poi delegare l'approfondimento verso
il cliente ad un altro collega, magari in spazi ricavati alla bell'e
meglio è assolutamente qualcosa di raffazzonato che ci porta
due passi indietro più che uno in avanti. Fidelizzare i clienti è
da sempre considerato il punto centrale di ogni attività
commerciale; creare e mantenere nel tempo un rapporto con
soggetti fissi, persone e piccole imprese (per PT Business
anche aziende di dimensioni importanti) garantisce infatti un
sicuro successo fatto di trasparenza, competenza, affidabilità.
Sono ancora troppo poche le Sale Consulenza che possano
chiamarsi con questo titolo e da rendere ottimale il lavoro del
commerciale. Alla Succursale Milano Centro (Piazza
Cordusio) ci sono le più belle, quelle anche dove si
indirizzano molte pratiche consistenti. Alla Milano 40 (Via
Cappellini), pure; ma ad un estremo in positivo ne
corrispondono altri in tutt'altra direzione. I “risultati” invece si
chiedono a tutti gli Uffici delle Filiali. Tutti sono chiamati a
rispondere di grandi volumi di fatturato e ricavi. Ognuno con i
suoi mezzi. Cresce così il disagio e lo stress tra i dipendenti
del settore per l'insostenibilità dei ritmi e le pressioni
lavorative sempre più incalzanti da parte del management, che
trascura gli spazi e le risorse basilari per lo svolgimento di una
normale attività professionale. (P.Z.)
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Diritti aggiuntivi inerenti la maternità/paternità
nei luoghi di lavoro dipendente
Riposi giornalieri del Papà:
Sentenza del Consiglio di Stato
definisce i casi in cui la
Mamma non può accudire il
piccolo
Da oggi, il padre lavoratore dipendente ha diritto ai riposi
giornalieri anche quando la madre casalinga si trova
nell'oggettiva impossibilità di accudire la prole, perché
impegnata in altre attività. L'articolo lettera C, del
Decreto Legislativo 151/2001 (Testo Unico maternità/
paternità) prevede che il soggetto come padre possa usufruire
dei riposi giornalieri “nei casi in cui la madre non sia
lavoratrice dipendente”. La Sentenza del Consiglio di
Stato, sez. VI, n.4293 del 9 Settembre 2008 (circolare n.112
dell'INPS del 15/10/2009) in attuazione della citata
disposizione, l'Istituto Nazionale Previdenza Sociale aveva
ritenuto che per madre “lavoratrice non dipendente” dovesse
intendersi la madre “lavoratrice autonoma” (parasubordinata,
libera professionista, artigiana, imprenditrice, ecc.) avente
diritto ad un trattamento economico di maternità a carico
dell'Istituto o di un altro Ente previdenziale e non anche la
madre casalinga, con conseguente esclusione in questa ipotesi
del diritto del padre a utilizzare riposi giornalieri, salvi i casi
straordinari (circolari n.109/2000, 8/2003, e 95 bis 2006). La
Sentenza odierna ha dedotto invece in via estensiva che la
ratio della norma in esame, “volta a beneficiare il padre di
permessi per la cura del figlio”, induca a ritenere ammissibile
la fruizione dei riposi giornalieri da parte del padre anche
nel caso in cui la madre casalinga, considerata alla stregua
della “lavoratrice non dipendente”, possa essere tuttavia
“impegnata in attività che la distolgano dalla cura del
neonato”. Disposizione di un orientamento giurisprudenziale
che ha trovato assolutamente concorde anche il Ministero del
Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, poiché il nuovo
indirizzo maturato nell'ambito della giurisprudenza
amministrativa aggiunge alle vigenti norme aspetti che
diventa sempre più importante leggere secondo una disciplina
di riferimento. Che la madre sia impegnata per accertamenti
sanitari, partecipazione a pubblici concorsi, cure mediche ed
altre attività, che ovviamente devono essere opportunamente
documentate nella richiesta del genitore padre presso l'INPS d
il luogo di lavoro, è quindi una conquista nuova che si
aggiunge al pacchetto di diritti fondamentali che normano il
congedo di maternità, paternità e parentale dell'ex Legge 104.
Il padre potrà fruire dei riposi giornalieri nei limiti due ore o
un'ora al giorno a seconda dell'orario giornaliero di lavoro,
entro il primo anno del bambino (o, nel caso di adozione entro
il primo anno dall'ingresso in famiglia del minore adottato o
affidato. Inoltre analogamente per quanto avviene in caso di
madre lavoratrice autonoma, anche nell'ipotesi di madre
casalinga, il padre dipendente può utilizzare i riposi a partire
dal giorno successivo ai tre mesi dopo il parto (ossia a partire
dal giorno successivo alla fine del periodo di maternità
riconosciuto per legge). Ricordiamo che dallo scorso anno
(1 Gennaio 2009) tra le importanti novità introdotti dal
Decreto Legge n.112 convertito nella Legge 133/08, anche
Poste Italiane è obbligata al versamento della
contribuzione per maternità in favore dell'INPS nonché
alle direttive e adempimenti da osservare nelle competenti
funzioni aziendali. (P.Z.)
In ricordo di Gino Giugni,
padre del riformismo
sindacale e ispiratore dello
Statuto dei Lavoratori
Si è spento a Roma il 4 Ottobre scorso a 82 anni, dopo una
lunga malattia, il giuslavorista ed ex Ministro del Lavoro
ligure. Dopo la laurea in giurisprudenza, aveva svolto la
professione di avvocato e soprattutto quella di docente di
Economia alla Sapienza di Roma e in altre prestigiose
università, in Francia, negli Stati Uniti e in Venezuela. E'
ricordato all'unanimità come il "padre" dello Statuto del
Lavoratori del 1969-1970 (fu a capo della Commissione
Nazionale che ebbe l'incarico di redigere tale testo). Per il
suo impegno riformista pagò, anni dopo, anche un duro
prezzo quando nel 1983 venne “gambizzato” da una donna
in un attentato politico delle Brigate Rosse. Di Giugni si
rammentano l'impegno politico e civile nel contributo che
diede agli inizi degli anni Ottanta nella Commissione
d'inchiesta parlamentare sulle imprese ambigue della
loggia massonica “Propaganda 2” di Licio Gelli. E' per
questo che all'indomani della sua morte si sono unite tutte
quante le istituzioni pubbliche del panorama politico e
soprattutto sindacale di area riformista. In particolare,
significative sono state le parole che il Segretario
Confederale della Cisl Raffaele Bonanni ha voluto
dedicargli: “Proviamo un profondo dolore per la
scomparsa di un padre fondatore del diritto del lavoro nel
nostro paese, che rappresentato un anello di congiunzione
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illuminato tra le istituzioni, le parti sociali ed il mondo dei
lavoratori, con un lavoro costante permeato da grandi
virtù morali, passione civile, impegno politico e culturale
per il progresso democratico della società”. (P.Z.)
Il Segretario Confederale è intervenuto a più
riprese sulla necessità pubblica della proposta
“Poste Italiane diventi una
banca a tutto tondo”, a dirlo è
anche Raffaele Bonanni
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Prosegue, sebbene in modo assai discontinuo, il dibattito
intorno alla possibilità che la nostra Azienda possa
arrivare ad avere tutte le carte in regole per essere banca
Il Segretario Generale
Mario Petitto: “Chiederemo le
licenze bancarie, è ora che la Cisl
si faccia interprete di un orientamento
forte per il rilancio delle Poste”
E da tempo che il Segretario Generale crede nella necessità
dell'Azienda di insistere su questa linea. Lo aveva poi ribadito
con argomenti ineccepibili, da uomo e leader sindacale aperto
e per nulla pavido nei confronti delle trasformazioni epocali,
nel V Congresso Nazionale di Castellaneta Marina lo scorso
Maggio, e continua a farlo ogni qualvolta si arriva a questo
nodo gordiano, che tanto preoccupa l'ABI. “Quando le piccole
e medie imprese, gli artigiani e i cittadini di questo Paese
vengono strangolati da un sistema bancario che ricerca solo il
profitto non é scandaloso pensare che una grande Azienda
popolare come le Poste possa essere un’alternativa valida. Le
Poste sono già una grande banca che opera, però, su
commissione di altre banche, spesso straniere. Tutti noi che
viviamo di Poste e conosciamo le Poste sappiamo che il
tradizionale core-business della corrispondenza non ha grande
futuro né in Italia né in Europa. E’ giusto allora riorganizzarlo
e razionalizzarlo in vista della liberalizzazione dei mercati
postali, così come é giusto esplorare tutti gli altri servizi a
valore aggiunto sia informatici che finanziari. Una grande
Azienda unica e integrata tra posta e banca fa bene
all'impresa, ai lavoratori ma soprattutto al Paese”. (P.Z.)
Perché per fare mutui o servizi bancari Poste Italiane deve
continuare ad appoggiarsi ad altre banche come Deutsche
Bank, nonostante il suo capitale di forza economica e una
struttura capillare indiscussa di 14.000 sportelli? In Italia oggi,
in un periodo di forte recessione sociale, si dà più che mai la
necessità di avere nelle Poste una banca davvero popolare e a
costi sostenibili da chiunque. Come è avvenuto in Francia che
attraverso La Poste è stata creata la Banque Postal, così si
dovrebbe permettere ai requisiti di questa Azienda importante
una possibilità analoga. Una banca con tutti i crismi nel
circuito ufficiale, “facendo costare meno i servizi, prestando
direttamente soldi alle imprese”. Ancora una voce autorevole
che allarga i cerchi ancora di più, dopo che il Nazionale SlpCisl ha lanciato da tempo l'idea politica della proposta. Che è
temuta da molte realtà bancarie, lo sappiamo benissimo, ma
che è in grado di trovare accoglimento presso vari attori della
politica nazionale e di governo, in un trasversalismo che non
deve sorprendere, perché viaggia principalmente su
un'autonomia apartitica. Non ha e non vuole colore insomma.
Ecco perché all'indomani del clamore suscitato dall'intervista
di Raffaele Bonanni apparsa al Corriere della Sera, in molti si
sono pronunciati favorevoli, come la Lega Nord che considera
la proposta un optimum per le esigenze del cittadino sul
territorio. “Qual è la ragione per non volere, come è successo
finora, una cosa così vantaggiosa?”chiede retoricamente
Bonanni. “Si tratterebbe di un'iniziativa che non dovrebbe fare
paura a nessuna banca che sino ad oggi ha fatto il proprio
dovere e quindi non teme una perdita di clienti”. (P.Z.)
... E intanto, il superministro
all'economia Tremonti da l'ok
per alla nascita della
“Banca del Mezzogiorno”,
con Poste Italiane partner d'eccezione
***
Mistero della fede. Dopo essere stato l'argomento principale
dei mass media a metà Ottobre, improvvisamente è calato il
sipario del silenzio. Si doveva ancora accertare l'eventuale
“ruolo strategico” di Poste nel progetto di Disegno di Legge
sulla “Banca del Mezzogiorno”, una “corazzata” di istituti
virtuali voluta dal Min. Giulio Tremonti, che il tutto sembra
ritornato in un mondo aristotelico. L'AD Massimo Sarmi né
era entusiasta. Chi vuole Poste come banca meno, vista la
sussidiarietà che pure rimaneva, nonostante lo straccio delle
vesti preventivo da parte di molti potentati che hanno vista
subito l'annuncio del Governo come un incubo. (P.Z.)
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CMP di Peschiera Borromeo,
la “rivoluzione delle regole”.
L'addio ai baccanali dei turni
darà avvio a una
pianificazione più razionale
La decisione aziendale di stringere i cordoni sull'altalena
di turni ballerini infine è divenuta concreta realtà e lo è
diventata in occasione della recente revisione
sull'oraristica degli stessi e in base a una più che mai
urgente necessità di snellire e rendere più razionale le
pianificazioni sulla produzione. Una misura che a molti è
apparsa drastica al suo apparire nei tabelloni settimanali, ma
di cui già da mesi si ventilava l'ipotesi, viste le contraddizioni
scaturite dalla drammatica crisi che ormai da tempo sta
investendo violentemente i servizi postali. Fuori da ogni tipo
di allarmismo che non ha ragione di esistere, rimboccarsi le
maniche tutti significa anche questo, cioè un piccolo sacrificio
contraendo quelle situazioni di vantaggio o di semplice
comodità di cui si è potuto godere finché è stato possibile. Il
ripristino della regola sulle turnazioni e gli orari per come
vengono pianificati dall'Orarista in base a un complesso
quadro che coinvolge centinaia di lavoratori e secondo uno
staffing che si delinea per lavorazioni significa certo dire
addio per molti a quei venerdì e sabati trasformati
magicamente a metà settimana da 16.00/22.00 a 7.00/13.00,
perché si ha sempre qualcosa da fare sul fine settimana
(grazie...!); addio a quei turni fissi giustificati da aleatorie
circostanze di servizio, mattina fissa, pomeriggio fisso, notte
fissa...; all'arzigogolata settimana dove un giorno si è di un
turno e un giorno si è di un' altro e il seguente di un' altro
ancora. In un'epoca di vacche grasse, si potevano ancora
mantenere queste rendite parassitarie del passato. Oggi,
no. Perché ne va del futuro stesso del lavoro della nostra
categoria sempre più addentellata nelle aporie di un
settore tutt'altro che in una fase solare e gravida di
promesse. E' in un'ottica completamente diversa da un
intento punitivo/disciplinare che va quindi vista questa
recente opera di ottimizzazione di orari turni e
applicazioni che si inquadra d'altra parte in un processo
“cantieristico” di ristrutturazioni in open innovation che
stanno coinvolgendo i Centri Meccanizzati Postali. Sia in
termini produttivi che in termini di sicurezza e di organiz-
zazione forte nell'affrontare con marziale prontezza le sfide di
un contesto magmatico e difficilmente interpretabile in cui i
flussi della corrispondenza divengono imprevedibili come
d'altra parte le oscillazioni del mercato. Dopo un'estate
lunghissima arrivata a inghiottirsi metà ottobre, dove
sembrava davvero di essere giunti ad un stallo preoccupante e
che davvero ha preoccupato tutti a iniziare dai lavoratori e da
Slp-Cisl e da tutte le altre organizzazioni sindacali serie, si è
avuta una rimonta di volumi, discontinua certo, di molto
ridimensionata ma alla quale paradossalmente i moduli di
un'organizzazione obsoleta rischiano quotidianamente di
fallire la riuscita della loro gestione produttiva. Ciò significa
cadute verticali nel metro della qualità che continuano a
gettare discredito sulla reputazione di un'azienda importante
come Poste Italiane che nelle sue metamorfosi ha tutte le carte
per essere una tra le poche grandi aziende non solo nel Paese
ma in Europa e nel Mondo a non ricorrere a misure
autenticamente impopolari, come tutti sappiamo leggendo
giornali e seguendo le notizie nei telegiornali. Noi che
lavoriamo in Poste (e, ripetiamolo, non nella Posta di un
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quarto di secolo fa, quella coi baffoni basette e divise color
canna di fucile come i sacchi che venivano trasportati coi
treni), checché ne dicano i vari tribuni delle sigle autonome di
dissenso radicale che tutto criticano per non cambiare niente,
ad oggi rimaniamo tra le categorie meno strattonate dalla crisi
economica. Siamo convinti, allora, e con tutta sincerità non
ci pare di offrire giustificazioni strumentali o regalare
qualcosa alla placenta di comando dell'azienda, vista poi la
consensuale approvazione di tutte le sigle sindacali, che
riaffermare quelle condizioni, d'altra parte pienamente
legittime, di una griglia sequenziale di turni per una
pianificazione corretta ed equa che in questa fase converge
per il bene di tutti, non sia sostenere una linea filoaziendale o “aziendalista”, secondo il cattivo lessico che
ancora qualcuno utilizza quando non ha validi argomenti
da sottoporre per un'analisi circostanziata degli
avvenimenti che vedono coinvolti i lavoratori postali.
Perché noi dell'Slp-Cisl non abbiamo mai adottato quella
filosofia negativa del “tanto peggio, tanto meglio”, ma
siamo stati sempre e per tradizione ideale dalla parte di
tutte quelle persone che nel dialogo trovano le basi per una
crescita e l'orizzonte di un futuro aperto e prospero. La
battaglia per i diritti un Sindacato la combatte sempre e
costantemente, anche a costo di rimanere in solitudine nel
tenere alto il livello dello scontro quando ha senso che lo sia,
come dimostrano le recenti vicissitudini che ci hanno visto
protagonisti. Ma, diamine, non possiamo non essere figli di
questo tempo, e comprendere a fondo i cambiamenti della
società e ciò che questi impongono indirettamente anche nelle
modalità del nostro essere lavoratori nei servizi della
comunicazione postale. Tutelare il bios della vita delle
persone è una cosa, costruire un fortino per la difesa di
comodità è un'altra. Se è vero che ogni individuo può avere
situazioni esistenziali particolari da richiedere delle giuste
tutele, è anche vero che una micropolitica che guarda alla
comunità tutta di un luogo di lavoro come può essere il
CMP di Peschiera Borromeo (uno dei più mastodonti a
livello europeo) deve sapere distinguere ciò è bene nella
prospettiva di cui la nostra attualità fa già parte e retaggi e
blindature che rischiano di rallentare se non bloccare processi
di rinnovamento migliorativo in senso moderno del nostro
lavoro sempre più preso d'assedio. Rimodulazione di turni in
base ai reali flussi, alleggerimento del monte ore notturne per
risparmiare capitale, organizzazione delle turnazioni con
squadre dinamiche di operatori applicabile per tutta la gamma
di operatività previste, sono delle operazioni tese a
rivitalizzare complessivamente una serie di servizi che ha
bisogno di reggere nel presente. Chiaramente, la voce
“cambiamenti” non è mai subito accetta, fa anzi scatenare
immediatamente timori, sicuramente scombussola uno status
quo, all'inizio disincentiva, perfino. C'è anche un problema
“inidoneità” molto forte, in cui, per questioni anagrafiche
e circostanze individuali, diverse soggettività hanno quelle
motivazioni straordinarie che è d'obbligo che vengano
protette su un piano sociale, ma altro sono quei contorni
grotteschi, lombrosiani dove tanti con un ventaglio di
situazioni immaginifiche ci marciano. E non va bene. Il
lavoro in uno stabilimento è duro, per le applicazioni sugli
impianti, per la movimentazione dei carichi, per le
performance sempre al limite e nei margini stretti, nello
snodarsi dei passaggi del prodotto lungo la filiera, per le
chiusure/partenze sempre al “cardiopalma”, infine per la
rotazione dei turni, non a caso da sempre regolamentata
anche per motivi di salute. Ma lo diventa soprattutto se è
un terzo della comunità dei lavoratori a farsene carico
effettivo. Diventa perfino iniquo per una distribuzione viziata
da abitudini sottaciute (capiturno costretti ad affibbiare
sempre agli stessi operatori determinate applicazioni, perché
alcuni non possono svolgerle, altri non le hanno mai fatte, altri
ancora non le vogliono fare adducendo i più strampalati
motivi, fino a polemizzare per dei quarti d'ora, ecc.) e
mantenute tra mille sotterfugi per non disinnescare le fragili
cinghie di equilibri che hanno segnato il passo e non possono
più non essere denunciate. Ora, tutti quanti gireranno
turnazioni e applicazioni, come da statuto. Basta con le fasce
orarie sovradimensionate a fronte di carichi di lavoro e
lavorazioni che non li giustificano, manuali con giacenze di
prodotto accumulate a fronte di casellari immancabilmente “al
completo”, e turni sguarniti di personale idoneo alla maggior
parte delle lavorazioni “forti”. In attesa delle necessarie
verifiche sulla validità di questi cambiamenti di rotta e
trascorse le iniziative di ostruzionismo della pervicace
resistenza più o meno organizzata da qualche vecchia e
torva salamandra, occorrerà confrontarsi per rimediare
su eventuali spigoli e misure innecessarie che realmente
potrebbero ingessare la vita lavorativa delle persone. (P.Z.)
Posta Registrata al CMP,
lavorare nelle Raccomandate
di un grande centro
Nel sensibile calo di flussi nel CMP di Peschiera Borromeo
l’unico reparto che ha mantenuto ma persino aumentato i
carichi di lavoro sembrerebbe essere il reparto delle
Registrate. Cosa tratta e che tipo di lavorazioni svolgono i
lavoratori applicati qui alle Registrate? Raccomandate e
Assicurate vengono scandite dagli operatori tramite i lettori
bar-code o attraverso un macchinario in grado di leggere le
codice a Barre applicato sulla lettere, atto a registrare il loro
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transito nel Centro. Corrispondenza considerata “pregiata” per
la qualità del sue certificazioni, con una lavorazione del tutto
particolare, nonché parte consistente del futuro dei servizi
postali, spesso però non viene trattata con quegli standard di
qualità che meriterebbe. Soprattutto alle soglie di una
preoccupante liberalizzazione del mercato. Parliamo dei
parametri dell'intero iter di una Raccomandata o Assicurata,
del percorso mittente-destinatario e dei suoi tempi stabiliti.
Tralasciando a chi di competenza le risoluzioni di eventuali
problematiche da risolvere tramite studi tecnici o statistiche,
una nota critica per conoscenza diretta va senz'altro ad alcuni
aspetti gestionali–organizzativi del reparto produttivo di
Borromeo. Si osserva quindi che da 5 anni a questa parte il
reparto è cambiato in continuazione, se non per le “idee” di
altrettanti amministratori diversi che si sono succeduti a un
anno di distanza appena dall'altro...Situazione che non ha
giovato alla professionalità delle lavorazioni, anzi, tutt'altro.
La consuetudine di “riciclare” i gestori, invece di agire
creando uno staff preposto alla pianificazione delle varie
attività ha portato scompensi che sono ricaduti sulle modalità
del lavoro e nei rapporti con il personale. Una totale mancanza
di “sinapsi” tra un turno e l’altro, tale da generare confusione
nelle lavorazioni facendo cadere così a cascata svariate
difficoltà ai responsabili dei turni e alle squadre succedenti, si
è rivelata solo uno dei tanti effetti negativi. E' giusto rimarcare
poi come i rapporti tra i superiori e i dipendenti non sempre
armonici sono arrivati a sfiorare un discrimine ingiustificato.
Sulle ristrutturazioni del comparto e gli arredi poi si rileva che
nonostante i costosi investimenti recenti, non si è provveduto
a sostituire 8 pannelli di linoleum usurati all’entrata del
Reparto Raccomandate. Dopo tante segnalazioni ci si
domanda ancora perché. Lo stesso per la condizione di
sicurezza degli estintori, per gli impianti di climatizzazione ,
le stive precarie che intralciano le uscite di emergenza,
impianti luce insufficienti, postazioni di lavoro labili e fili per
le alimentazioni a vista. Una realtà questa delle Registrate che
si spera trovi al più presto un indirizzo finalmente più rigoroso
nella continuità di una pianificazione produttiva coerente in
quello che si è cercato di evidenziare sopra per sommi capi,
come la questione delle relazioni con il lavoratore e quelle di
ottemperanza alle alle più elementari regole di sicurezza.
Ciro Andelora (RSU del CMP Peschiera Borromeo)
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Approfondimenti. Schemi gestionali innovativi per
un'impostazione sempre più efficiente e pulita della
rete postale e la poca informazione su di essi
Tracciature digitali per un
più rapido percorso della
lettera e Control Rooms di
monitoraggio della Rete
La complessità della rete logistica dei Servizi Postali ha
portato negli ultimi anni a un perfezionamento sempre
maggiore dell'ingegneristica che la riguarda. Un mondo di cui
l'operatore che ci lavora non conosce quasi mai le mappe e
soprattutto l'architettura che ne governa i macro come i micro
processi al suo interno. E, talvolta, neppure tanti preposti alla
guida di coordinamento nei vari segmenti della catena, spesso
all'oscuro perché alla stregua dell'Operaio-Big Jim anche loro
debbono occuparsi di meri operativi senza necessariamente
sapere come e perché. E' il lato osceno di una mancata cultura
aziendale di cui la responsabilità rimane spesso nel gorgo di
un'evasività fatta di continui equilibri sulle parole e
mediazioni retoriche. Non ci si riferisce infatti a nessun
segreto industriale da guerra fredda economica, giacché tutti i
materiali conoscitivi in questione li si può scovare facilmente
su Internet. Ma ci vuole uno sforzo cognitivo individuale; nei
luoghi di lavoro invece zero. Se ne deduce che non è prevista
alcuna informazione lungo la filiera del lavoro vivo. Perché?
Probabilmente questioni di competenza professionale
fortemente gerarchizzata, come accadeva nelle aziende degli
anni Cinquanta. Probabilmente, si tratta di un patrimonio da
custodirsi in certe sale importanti, dietro scrivanie e computer,
tra riunioni leguleie e briefing dirigenziali, lavagne luminose e
proiezioni coatte di slides, gessati improbabili di ex marginali
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assunti assurti al ruolo di nuove teste d'uovo, yes man che
annuiscono, ma poi evidentemente risultano incapaci di
tradurre almeno per teoria qualsivoglia innovazione. Una
azienda importante come la nostra dovrebbe invece tenere
presente in ogni momento che il capitale più esponenziale
risiede nella risorsa umana di base: il lavoratore primario. Chi
opera sul campo conosce implacabilmente ogni aspetto
pratico, ogni criticità, ogni astuzia operativa e ha quelle
capacità esecutive che servono a raggiungere gli obiettivi di
squadra nel proprio segmento lavorativo. Investire sulla sua
figura in maniera continua, aggiornata, puntuale
significherebbe portare quella agilità funzionale e quello
spirito di partecipazione che sono necessari se non vitali per
evitare che si allargano a dismisura falle tra i processi teorici
del nuovo quadro trasformativo di Poste Italiane e una fin
troppo promiscua caoticità e degrado delle performance reali
sull'intera rete. Cioè il “lato B” del volto elegante e massmediatico. Manca in definitiva una “didattica” aziendale nei
luoghi di lavoro e cresce quel senso di frustrazione/
insoddisfazione che tracima in annichilimento e reificazione,
cioè quanto di peggio un'azienda possa raccogliere da una
cattiva semina comunicativa. Ci si augura allora che in un
tempo che non sia lunghissimo si provveda su questo aspetto
che nessuna intelligenza può disconoscere. A fronte di
cambiamenti così profondi e gravidi di progettualità per un
futuro in cui il tessuto del lavoro postale si fa sempre più
permeato dalle logiche ipermoderne dell'informazione digitale
si deve superare la cortina di ferro che lega col passato e le
rigidità medievali di ruoli e conoscenze che sono solo retaggi
di strutture comportamentali vecchie e inadeguate. Quella di
Sapere/Potere è una coppia dialettica su cui come ci ha fatto
apprendere il maître à penser Michael Foucault si giocano una
miriade di conseguenze e di cui positivisticamente si dovrebbe
tenere conto. Partecipazione significa anche coinvolgimento
nelle conoscenze dei processi di tutti gli attori coinvolti della
popolazione lavorativa di Poste Italiane. E' un tempo in cui la
comunicazione è catturata da un trend in cui l'outsourcing e il
viatico elettronico tende a farsi dominante, si diffondono
prodotti concorrenziali come il recente “Posta Pronta”- lettere
e raccomandate virtualizzate nell'infosfera, con la scusa
dell'azzeramento dell'impatto eco-ambientale (opera dell'asse
Legambiente /gruppo Posta Jet), in uno scenario da universomondo inedito rispetto alle forme di comunicazioni di ieri e
per certi versi fitto di incognite e scommesse riorganizzative.
Dalla raccolta allo smistamento, dal trasporto
al recapito. Tracciatura su canali digitali
Con una serie di dispositivi informatici, Poste Italiane da tre
anni almeno a questa parte ha inteso sviluppare a tappetto una
digitalizzazione delle informazioni di tutto il transito di flussi
di corrispondenza della Logistica e del Recapito. Quella della
tracciatura elettronica, con i suoi dispositivi specifici, i
“Totem” di rilevamento pesi e impostazioni descrittive dei
prodotti che transitano lungo i segmenti della filiera produttiva
della lavorazione, i “Palmari” per per prelevare i carichi di
presa in lavorazione e azzeramento “Stiva”, è stato l'inizio di
passo fondamentale per “mettere in rete” anche la
movimentazione svolta manualmente dai lavoratori.
L'attestazione grafico-virtuale di ogni comportamento
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temporale e dei volumi reali con cui si tratta. La prima pietra
di un piano industriale importantissimo che prevede
investimenti nell'integrazione di investimenti tecnologici,
riorganizzazione e sviluppo di nuovi servizi, e soprattutto
certificazioni delle procedure a garanzia di un buon
trattamento dei prodotti contrattati con le grandi utenze. Tutte
misure per portarsi nel proprio settore di riferimento su un
profilo sempre più alto di avanguardia. L'ammodernamento
della propria infrastruttura è fondamentale alle nuove direttrici
strategiche di mercato in vista della completa liberalizzazione
del servizio postale. Va da sé che la necessità di un
monitoraggio e un controllo elevato dei percorsi delle lettere
diviene il quid che fa la differenza tra operatori in
concorrenza. Ecco perché dell'importanza che assume ogni
gesto dell'operatore che agisce attivamente nella catena
produttiva del servizio. Parallelamente alla materialità delle
mansioni svolte, l'aspetto che sembrerebbe attenere a
un'immaterialità virtualizzante, cioè quello della precisione
nell'assolvere alla registrazione dei tracciati, significa copartecipare in ogni anello operativo al valore aggiunto
rappresentato dalla conoscenza dei passaggi e quindi della
qualità del servizio. La “tracciatura” è un paradigma che sta
andando a rivestire ogni ambito del Gruppo, Banco Posta,
Postel, Postecom, PosteVita, SDA, PostaFondi in quella che
una volta avevamo chiamato una rivoluzione di velluto che ha
cambiato il volto da Amministrazione pubblica ad una
piattaforma che offre prodotti e servizi integrati, logistici e
finanziari con una forza che innerva non solo tutto il territorio
ma che è in grado di formare asset con strutture economiche
di tutto il mondo. Il destino dei servizi postali tradizionali
dipende anche e molto, al di là di qualsiasi pronostico (nessun
Tiresia potrà conoscerne gli esiti nei prossimi anni) o augurali
speranze (che ovviamente esprimiamo tutti), dalla qualità con
cui vengono gestiti i flussi, bancale per bancale, contenitore
per contenitore, pezzo per pezzo fino “all'ultimo miglio”del
raggiunto obbiettivo di ogni singola lettera.
Analisi in tempo reale attraverso il network
tecnologico della Service Control Room (SCI)
Tecnicamente è una “supply chain” tecnologica deputata a
vagliare costantemente lo stato della “rete”, dei sistemi, degli
applicativi e dei servizi, attraverso un'attività dettagliata di
controllo sui processi architetturali delle varie produzioni. Un
sistema integrato centralizzato su un polo tecnologico ad alto
grado di informatizzazione e con
apparecchiature che
assicurano il monitoraggio denominato “End-to-End” in
tempo reale e attraverso l'infrastruttura ICT di tutto ciò che
avviene negli spazi di Poste su tutto il territorio nazionale. E'
il “Grande fratello” che, diversamente dalla distopia del
famoso “1984” delle letture scolastiche, ha come priorità la
visione completa delle anomalie, criticità, degradi di qualità
degli operativi e come obiettivo quello di dare una risposta di
emergenza più celere possibile al risolvimento del problema
(trouble ticketing, protocolli aperti da una falla che può può
portare in disservizio una prestazione ottimale). Ridurre le
problematicità delle prestazioni significa evitare impattamenti
negativi sulla business continuity aziendale, che in parole
povere equivale a non perdere per strada grandi clienti,
incremento e redditività dei servizi. (P.Z.)
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Dossier Berlusconi. Anni Settanta (Kaos edizioni)
“Berlusconeide”
L'epica stramiliardaria, dalla
città-giardino di Milano 2
agli arcipelaghi finanziari,
politica e compassi nelle
nebbie degli anni Settanta
“In un ambiente di lusso, saloni uno via l'altro, prati di
moquette, sculture che si muovono, pelle, mogano e
palissandro, continua a parlare un uomo non tanto alto, con un
faccino tondo da bambino coi baffi, nemmeno una ruga e un
nasetto da bambola. Completo da grande sarto, leggero
profumo maschio al limone. Mentre il suo aspetto curato, i
suoi modi gentili, la sua continua esplosione di idee
piacerebbero a un organizzatore di festini e congressi, il suo
nome sarebbe piaciuto a C.G. Gadda. Si chiama infatti Silvio
Berlusconi. Un milanese che vale miliardi, costruttore di
smisurati centri residenziali, ora proprietario della stupenda
villa di Arcore...Allergico alle fotografie e soddisfatissimo che
nessuno lo riconosca né a Milano né in quella sua gemma che
considera Milano 2. siccome è la sua prima intervista, è felice
di raccontarmi la sua vita felice...”. Così tratteggiava al
femminile la nota giornalista Camilla Cederna per il suo pezzo
su “L'Espresso”. Era la primavera del 1977 e il futuro tycoon
delle televisioni private e controverso futuro politico che ha
dominato fino ad oggi la scena della Seconda Repubblica era
un quarantenne rampante già a capo di un impero finanziario
mai visto. Un'anomalia selvaggia nel panorama imprenditoriale di quei lontani e bui anni Settanta che lo hanno visto
crescere in maniera inaudita e un po' in sordina. Anni da cui,
tra crisi della politica e delle istituzioni, crisi energetica e
recessione economica, fortissime tensioni ideologiche tra
destra e sinistra, una travolgente cronaca di illegalità diffusa,
sequestri di persona a raffica e mafia bianca in cerca di
lavanderie, massoni piduisti alla Licio Gelli a intessere trame
da sotto-Stato (con tanto di “Piani di rinascita nazionale”) e
deviazioni di tutti i tipi e ganci con il terrorismo stragista nero
e bande della Magliana, nessun potere è uscito candidamente
con un'anima pulita. Tranne qualcuno. Il centesimo libro su
Berlusconi, personaggio victorhughiano par excellance della
nostra triste epoca, è da leggersi allora come un romanzo alla
Simenon, utilissimo a capire non tanto la metamorfosi di un
magnate nostrano tra i più attaccati ma anche difesi della
nostra storia repubblicana, ma di un contesto in cui le
distrazioni dei media erano molte e nondimeno ci sarebbero
stati vinti e vincitori, bastava aspettare. Tra le sue pagine si
rivelano come in un giallo letterario indizi e tele di relazioni,
circostanze conosciute ma anche aspetti inconsueti come di
una biblioteca di 10.000 volumi, dotte prefazioni (“Utopia”del
filosofo Tommaso Moro) e collezioni d'arte con i Van Gogh,
di una figura spesso svilita nello stigma dei suoi avversari.
Tante e gustose, le rivelazioni. Come quelle di una politica da
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sempre inseguita (già nei primi Settanta considerò la
candidatura nelle liste europee della Democrazia Cristiana, in
seguito nel 1976 finanziò la scissione di Destra Nazionale
dall'MSI di Almirante, poi l'impulso all'espressione dei settori
conservatori di Maggioranza Silenziosa del Giornale Nuovo
di Montanelli, la nomina a “Cavaliere del Lavoro” dal
Presidente “doroteo” Giovanni Leone, l'appoggio del PSI del
fraterno Bettino Craxi, ecc), ma che doveva attendere almeno
vent'anni per scaturire in una dimensione compiuta (il partito
dei clubs di Forza Italia poi confluito nel PDL). Non si parla
della smodata erotomania per le ragazze-farfalla di un
fantomatico “modello-Caligola” (così parlò Fini), né di quel
drago al centro di un'incredibile guerra massmediatica di
elmetti e divise di guelfi e ghibellini di nuova generazione. Né
di “anarchia del potere” di pasoliniana memoria (il film
testamento “Salò”) o “chiuse contemplazioni in un proprio
dominio carismatico e personale”. Ma, piuttosto di un milieu,
di quella gens berlusconiana distribuita nel ginepraio di
holding finanziarie che facevano capo alla società-madre
Fininvest nata a Roma nel 1975, ai fedelissimi in quel tempo
giovani come Confalonieri, i gemelli Dell'Utri e altri curiosi
personaggi del futuro Biscione. Quindi di don Verzé, della
Banca Rasini dove il padre era un alto funzionario, del sistema
creditizio di allora, spesso disinvolto e magnanimo nella
elargizione di forti liquidità, e dei vuoti legislativi, vera culla
favorevole per eroiche prodezze di una finanza che in quegli
anni scopriva la sua titanica potenza creativa in grado di
sposizionare/posizionare assetti ed equilibri. E altro ancora
che vale la pena di scoprire al di là della piega di posizioni che
il dossier segue nello srotolare i materiali raccolti. (P.Z.)
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diviso il popolo e la città di Berlino fisicamente e
psicologicamente. La cancelliera Angela Merkel ha dato il via
alle celebrazioni ufficiali nel primo pomeriggio da un luogo
significativo come il ponte della BornholmerStrasse con l'ex
leader sindacale di Solidarnosc Lech Walesa e dall'ultimo
presidente sovietico Mikhail Gorbaciov, celebrazioni che
hanno visto anche tanti capi di stato e uomini politici accorsi
ad un appuntamento importante che storicizza un passato dove
si è soppressa la libertà di milioni di persone. Dopo la
riunificazione della Germania e dell'Europa, aperti gli spazi
della globalizzazione, oggi allora diventa importante più che
mai comprendere i passaggi della Storia, le geopolitiche
tortuose che ne hanno segnato i passaggi, i drammi e i plurimi
significati che vi si possono rintracciare. Libri (“1989” di
Enzo Bettiza), docu-film in dvd, speciali delle più importanti
testate e la stessa nuova narrativa tedesca compresi quegli
autori della cosiddetta “Ostalgia” offrono delle occasioni
culturali per approfondire le ragioni di ciò che abbiamo visto
in diretta nelle immagini televisive di tanti anni fa. (P.Z.)
Vent'anni dopo la caduta del
muro di Berlino Est
Decine di migliaia di tedeschi si sono riversati il 9 Novembre
scorso da Aleksanderplatz alla Porta di Brandeburgo per
festeggiare l'anniversario del 1989, quando finalmente dopo
tanti anni cadeva il tetro simbolo della Guerra Fredda che ha
Diabolik diventa un
francobollo, assieme ad altri
fumetti come Cocco Bill di
Jacovitti e Lupo Alberto
Tra le nuove emissioni di francobolli presentate al Festival
Internazionale di Filatelia “Italia 2009” svoltosi a Roma di
recente, evento che ha richiamato più di cinquecento
partecipanti e quattrocentotrentasei collezioni al Palazzo dei
Congressi dell'Eur, sono spuntati anche alcune novità
filateliche curiose, un foglio del valore di 3 euro con i
francobolli dedicati ad alcuni tra i fumetti cult per eccellenza
della tradizione delle strisce disegnate: il Diabolik delle
sorelle Giussani e gli indimenticabili Cocco Bill, inventato dal
disegnatore Jacovitti, e il mandrillissimo Lupo Alberto
inventato nel 1974 da Guido Silvestri in arte Silver. Le effigi
dei tre fumetti che sono stati celebrati nella forma-francobollo
sdoganano così un'arte popolare spesso misconosciuta dalla
critica, ma che rimane sempre nel cuore di tutti. (P.Z.)
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Disastri, comiche e impegno nei cinema Multisala
Catastrofico “2012”,
George Clooney nella favola
antimilitarista all'Lsd e
Scamarcio in Prima Linea,
per un'ultima miccia corta
Crolla San Pietro a Roma, con tutti i credenti in preghiera, si
agitano venti e tsunami, la crosta terrestre si dissesta
bruciando e inondando ogni prospettiva logica e seguendo la
profezia del calendario Maya. La fine del mondo nel nostro
solito letto in notte piena di pioggia, verrebbe da dire
parafrasando un famoso titolo della Lina Wertmüller. Prima
dell'invasione dei cine-panettoni con De Sia, Boldi, Hunziker,
Tognazzi e Gassman jr. Dopo un film ottimo come il
Dillinger-Johnny Depp di Nemico pubblico di Michael Mann
e aspettando le novità stereoscopiche in 3D e motion capture
del digitalizzato Avatar di James Cameron. Il cinema su
grande schermo è ancora un' emozione forte se lo si intende
nel suo specifico antropologico di grande ritualità collettiva
con platee schiamazzanti distribuite nel buio della “caverna
platonica” nelle immagini di luce che rincorrono la vita tra
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paura e desiderio (ricordiamoci le cripto-affabulazioni di
Enrico Ghezzi nel Fuori Orario catodico). Così in un
“disaster-movie” come 2012 di Roland Emmerich più degli
stordenti e apocalittici disastri a cascata squadernati per più di
due ore, il divertimento maggiore rimane pur sempre quello
popolare dei commenti a voce alta e boati da stadio tra
popcorn e coca-cole della platea. Perché, l'indubbia capacità di
questo Spielberg tedesco specializzato in cataclismi di forte
impatto spettacolare (Indipendence Day, Godzilla, The Day
After Tomorrow), diventa perfino rutilante. Certo gli effetti
speciali surclassano qualsiasi altra produzione del genere,
per sbalorditiva verosimiglianza delle tempeste nelle città e
in altri spazi “reali”; Hollywood ridefinisce in continuo il
concetto di computer grafica, però forse qui non basta e
rispetto al “catastrofico”degli anni Settanta, con i vari
Terremoti, Poseidon, Inferni di cristallo e Airports e con
quei cast all stars che li caratterizzava con i Charlton
Heston, Ernst Borgnine e Paul Newman a garanzia di storie
umane importanti che rendevano più “biblico” il castigo del
rovesciamento dall'ordinario al l'extraordinario, è impari.
Non c'è davvero confronto. Le modestissime facce medio
borghesi alla Johnn Cusack e l'insulso manicheismo di
personaggi e intrecci rendono omeopatico perfino l'incubo
della fine. Una commedia saldamente comico-surreale che
fa il verso al cinema dei fratelli Coen è L'uomo che fissa le
capre di Grant Heslov che catapulta in un clima stralunato
George Clooney, Ewan Mac Gregor, Kevin Spacey e Jeff
Bridges per una presunta storia vera ambientata durante la
guerra in Iraq e raccontata nel romanzo di Jon Ronson da cui
il film è tratto. Protagonista è Lyn Cassady (Clooney)
stravagante “soldato Jedi” e monaco guerriero della “New
Earth Army”, l'unità sperimentale dell’esercito americano che
cerca di “combattere” le guerre in usando il “lato nobile della
Forza”, guidato dal bizzarro ex hippy Bill Django (uno
strepitoso Bridges che sembra fare il Grande Lebowsky 2), un
ufficiale che ha trovato l'illuminazione dopo l'esperienza del
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Vietnam e si è convinto della necessità di una guerra da
combattere con fiori, filosofia zen e LSD sciolto nel rancio.
Basta con gli affondi guerrafondai: grazie ai poteri nascosti
della mente è possibile attraversare muri, uccidere una capra
con lo sguardo, leggere nel pensiero del nemico e dissolvere le
nuvole in cielo. Una divertente sarabanda di sketch parodistici
tesi a dissacrare l'America’s Army della passata presidenza
Bush e alle distorsioni implicite nell'informazione mainstream
Cinema politico civile e giù di lì, invece, il film italiano
diretto da Giovanni De Maria che ha suscitato polemiche
quando ancora lo si stava girando. La Prima Linea con la
giovane coppia Riccardo Scamarcio/Giovanna Mezzogiorno,
nei ruoli di Sergio Segio “comandante Sirio”e di Susanna
Ronconi, sua sodale e compagna, narra la clamorosa e audace
liberazione manu militari della protagonista e di altre tre
militanti dal carcere femminile di Rovigo. Un episodio
avvenuto in un lontano inverno del 1982 (basato
sull'autobiografico “Miccia corta” dello stesso Segio), che di
per sé è stato sintomatico del modus mentale che
caratterizzava i pistoleri di PL nell'ultima recrudescenza
terroristica degli anni Ottanta. Un'insorgenza nel segno
dell'odio ideologico di classe che diversamente dai “cugini”
delle BR e come è stato giustamente rilevato da Giuliano
Boraso nel libro “Mucchio Selvaggio”si era levata a metà del
decennio precedente come espressione di un movimento
armato spontaneo, reversibile, multipolare del “proletariato
metropolitano” basata moltissimo anche sulle affettività
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amicali correnti tra i membri e che aveva avuto come
epicentro gli ex ragazzi della via Pal della Stalingrado di Sesto
San Giovanni ma si farciva dei militanti delle vallate
bergamasche come dei capoluoghi del Veneto. In seguito alla
tragica parabola fatta di omicidi e ferimenti (il giudice
Alessandrini, il giornalista Tobagi, i dirigenti dell'Icmesa
responsabili del disastro di Seveso, ecc) ci furono poi le “Aree
omogenee di dissociazione” con cui molti di quei membri (tra
cui il figlio del democristiano Donat Cattin) ammisero il
fallimento di quella tremenda stagione di conflittualità che
aveva portato dolore a acuito la separazione tra
extraparlamentari e classe operaia. Nel raccontare queste
vicende, che sarebbero potute essere rievocate con intelligenza
con un'interprete come Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di un
Segio di adesso, volontario sociale del Gruppo Abele che
rimemora i propri anni di piombo alla luce di un problematico
presente che non si è ancora secolarizzato (il sangue delle
vittime), il regista utilizza la chiave di un noir esistenzialista
con i tenegers di ieri in una livida fotografia tirrenica da
nordest e con una narrazione a mosaico tra repertorio, lunghi
flashback filologici tesi a mostrare atmosfere, e infine l'action
delle sparatorie. Così convince poco, come l'ambiguo volto di
Scamarcio, monoespressivo nel preparare con i compagni
l'ultima “miccia corta”, con indosso un loden grigio da cui
spuntano mitragliette. Forse l'essere stato dalle parti del
Sessantotto con Il grande sogno e Mio fratello è figlio unico,
ha illuso che avrebbe potuto reggere una parte del genere (ma
Placido aveva visto bene in Romanzo criminale nel dargli il
personaggio ombroso e solitario di neofascista, da poter
diventare uno spin off per affrontare l'enigma del NAR
Valerio Fioravanti), meglio allora vederlo nella commedia
pugliese L'uomo nero di e con Sergio Rubini, dove fa
scompisciare dalle risate vederlo recitare in dialetto. (P.Z.)
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Dal pomeriggio del 4 Dicembre entrano a far parte
attivamente le figure di coordinamento nominate
dalla Segreteria Territoriale di Milano
Il Consiglio Direttivo vota
i nuovi Coordinatori dei
Giovani e delle Donne
Sono stati ufficialmente votati dal Collegio dei Sindaci e
dai Consiglieri i due giovani che andranno a occuparsi
di due importanti fette di iscritti della nostra
Organizzazione sindacale. Si tratta rispettivamente di
Vittorio Rota, già RSU e da diversi anni impegnato in
Slp-Cisl, per l'ambito dei Giovani e per quello delle
Donne di Giovanna Tescione, nostra delegata sindacale
presso il CPD di Baggio. Entrambi nel loro discorso
hanno espresso il vivo desiderio di impegnarsi
attivamente apportando un contributo significativo a
quello che intendono come unità e partecipazione di
Giovani e Donne in Slp-Cisl. A loro va quindi
totalmente la fiducia di noi tutti con l'augurio di un
proficuo e buon lavoro.
La CISL nelle Poste
Oltre un terzo dei 150.000 lavoratori delle Poste
sono iscritti all'SLP-CISL.
Con la forza delle idee di oltre 54.000 iscritti, grazie
all'instancabile attività quotidiana della più
numerosa, capillare e competente rete di attivisti
presente in tutte le Unità Produttive, da oltre 60 anni
la CISL guida l'attività sindacale nelle Poste.
Difendiamo con professionalità e tenacia i diritti dei
lavoratori; lavoriamo per costruire un futuro migliore
per tutti.
SLP-CISL fa formazione continua per i giovani e li
aiuta nella loro crescita professionale.
Entra anche tu nella nostra squadra e scoprirai che
con il tuo impegno puoi effettivamente contribuire a
cambiare le cose.
Pensa al tuo “presente” e non perdere di vista
il tuo “futuro”.
Buon Natale e Felice 2010 a
tutti i Lavoratori di Poste
dalla Segreteria
Iscriviti alla CISL!!
La sede di Milano è aperta dal lunedì al venerdì
(ore 16.00 – 19.30) in via Tadino 18 (zona Corso
Buenos Aires) e puoi facilmente raggiungerla
con la MM1, fermata “Lima” o “P.ta Venezia”.
Tel. 02.29528320 – fax 02.29528103.
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