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“Immacolati nell’amore” (Ef. 1,4) Sommario: 1. Solo l’amore rimane! (D. Mario) 2. Come gestire la sessualità (Vescovi del Canada – giugno 2011) 3. La castità (Vescovi del Canada – 2010) 4. Lussuria: ricerca ammalata di Assoluto (Civiltà Cattolica – 17.04.2010) Isolalta, 15 agosto 2011 Solennità dell’Assunta Introduzione: Solo l’amore rimane! (1Cor. 13,8) E’ l’amore “immacolato” il valore supremo e intramontabile che oltrepassa le barriere invalicabili della morte. E’ l’amore “puro, sincero, trasparente, disinteressato” che fa vivere in pienezza e in gioia. “Quando il Figlio dell’uomo ritornerà troverà ancora la fede, si potrebbe anche dire, troverà ancora l’Amore, quello che Lui ha portato sulla terra desiderando ardentemente che divampasse ovunque?” (Lc. 18,8 – Mt. 24,12). E’ una fatica inutile e inconcludente cercare le spiegazioni, le cause dell’indifferenza, dell’incredulità, della disaffezione delle realtà spirituali altrove. C’è una sola spiegazione: è venuto meno l’amore, quello “immacolato”, quello “vero”, mascherando con la parola amore “qualcos’altro” che amore non è. Nel Vangelo si legge che negli ultimi tempi si raffredderà la “carità” in molti. Non so se siamo entrati negli ultimi tempi ma constato con doloroso realismo che l’amore “immacolato”, non trova facilmente accoglienza nel cuore degli uomini, perché saturi di orgoglio, di egoismo, di edonismo. Ciò non esclude che ci siano splendide eccezioni di amore, di generosità, di dedizione – ma sono così rare, che quando si scoprono vengono esaltate e diventano oggetto di tanto clamore, … e pensare che l’amore immacolato dovrebbe essere la normalità per tutti, perché è solo l’amore immacolato che ci consente di vivere. “Chi non ama è già nella morte” – è una vita solo apparente e illusoria. E’ l’amore che rivela l’appartenenza a Gesù: “da questo vi riconosceranno che siete miei, perché in mezzo a voi non circolano pettegolezzi, giudizi, mormorazioni, ma solo “l’amore”. Quell’amore che ha le caratteristiche descritte da S. Paolo nella lettera ai Corinzi: “la carità è magnanima, benevola è la carità, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”(1 Cor.13) L’amore pieno, totale, incondizionato ha un nome, un volto: Gesù. E’ il buon Pastore, è l’Amico sincero che dona la vita per le sue pecore, per i suoi amici: “in finem dilexit eos” – amò senza porre alcun limite, alcuna condizione fino all’ultima goccia di sangue versato per amore. Ma quale riscontro trova in me, in chi legge queste riflessioni? Dobbiamo imparare ad essere sinceri ed applicare senza sconti, a noi stessi quello che spesso rimproveriamo agli altri. Io come rispondo a questo Amore divino-umano? “Solo l’amore crea” (S. Massimiliano Kolbe) Si possono generare figli, ma se non vengono dall’amore “immacolato”, nascono già inquinati e respirano aria contaminata fin dal loro inizio. L’Amore immacolato è la realtà più bella e perciò la più esigente e ardua che esista sulla terra. Impossibile riuscire in questa impresa con le sole nostre forze… “Senza di Me non potete far nulla” (Gesù) Ma col suo aiuto implorato con fiduciosa e perseverante preghiera è possibile far posto al cielo sulla terra, cioè all’amore sincero. Niente esiste di più bello e di più prezioso su tutto il pianeta di un “puro, immacolato atto d’amore”. D. Mario Il CATEHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA: Ricorda che “il dominio si sé è un’opera di lungo respiro. Non lo si potrà mai ritenere acquisito una volta per tutte. Suppone un impegno di ricominciare ad ogni età della vita”. (CCC 2342) La lotta per la purezza richiede, oltre alla purezza di intenzione e alla purezza dello sguardo, il ricorso alla preghiera. S. Agostino, rivolgendosi a Dio, scriveva: “Pensavo che la continenza si ottenesse con le proprie forze e delle mie non ero sicuro. A tal segno ero stolto da ignorare che nessuno può essere continente se Tu non lo concedi. E Tu l’avresti concesso se avessi bussato alle tue orecchie con il gemito del mio cuore e lanciato a Te la mia pena con fede salda” (CCC 2520) Orientamenti pastorali dei Vescovi del Canada (giugno 2011) su come gestire evangelicamente la sessualità nelle situazioni di difficoltà I nostri motivi per scrivere a voi 1.Come Vescovi, desideriamo rispondere alle esigenze pastorali di adolescenti e di giovani adulti, che si interrogano sulla loro identità sessuale e che vivono sentimenti di attrazione verso persone dello stesso sesso. Siamo preoccupati per il bene spirituale di tutte le persone e speriamo di aiutarle a vivere la loro chiamata “alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” (nota 1). Convinti che “solo ciò che è vero può in definitiva essere pastorale” (nota 2), vogliamo offrire qui dei Principi generali e delle Linee guida pastorali a tutti i cattolici, ai pastori, ai genitori, agli educatori e agli stessi giovani adulti. 2. In questo documento l’espressione “persona che ha un’attrazione sessuale” designa chi prova un’attrazione erotica ed affettiva verso persone dello stesso sesso, in modo predominante e non semplicemente episodico, con o senza rapporto sessuale. Nell’insegnamento e nei documenti ufficiali della Chiesa non sono utilizzate le parole “gay” e “lesbica” per designare delle persone. Pur trattandosi di termini comunemente impiegati nel linguaggio corrente e pur essendoci parecchie persone che vi ricorrono per designare se stesse, questi due termini non indicano la persona con la pienezza e la ricchezza che la Chiesa riconosce e rispetta in ogni uomo e in ogni donna. Infatti, “gay” e “lesbica” servono spesso da espressioni culturali di persone e di movimenti che giudicano moralmente accettabili atti e comportamenti omosessuali. Questa lettera non affronta il dibattito sulle origini o le cause dell’omosessualità o dell’attrazione verso le persone dello stesso sesso. Il Catechismo della Chiesa Cattolica riconosce che la “sua genesi psichica resta in gran parte inspiegabile” (nota 3). I. Principi generali La dignità umana di tutte le persone 3. Agli occhi della Chiesa, ogni persona umana è un dono unico ed insostituibile, creata da un Dio d’amore, che chiama ad essere suoi figli e sue figlie. Creata ad immagine e somiglianza di Dio e salvata dal sangue di Cristo, ogni persona ha una dignità intrinseca, che deve essere sempre rispettata. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che le persone che hanno tendenze omosessuali “devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. Si eviterà nei loro confronti ogni marchio di ingiusta discriminazione.. Queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita” (nota 4). Esortiamo tutti coloro che esercitano un ministero nella Chiesa o che lavorano nella pastorale dei giovani ad essere particolarmente attenti a non perpetuare l’ingiustizia, l’odio o la violenza con parole e azioni – purtroppo ancora eccessivamente diffuse tra noi – contro le persone con inclinazioni omosessuali. Vogliamo insistere sul fatto che, pur contribuendo l’identità sessuale a far considerare la persona come individuo unico, “la persona umana non può trovare la sua figura adeguata nella riduzione al suo solo orientamento sessuale” (nota 5). Coloro che hanno un’attrazione omosessuale sono innanzitutto e prima di tutto esseri umani, nostri fratelli e sorelle in Cristo. Per la loro intrinseca dignità meritano il nostro rispetto in ogni situazione. Nutrendo una stima profonda nei loro confronti, imitiamo l’amore del buon Pastore per il suo gregge. La sessualità umana nel piano di Dio 4. Sempre insistendo sul rispetto e sulla compassione per i giovani omosessuali, la Chiesa ribadisce il piano di Dio sulla sessualità umana.. La nostra sessualità è un dono che Dio ha definito “molto buono”, plasmando gli esseri umani a sua immagine e somiglianza, quando “maschio e femmina li creò” (Gn 1,27). La complementarità dell’uomo e della donna è inerente al disegno creatore. La sessualità umana appartiene al piano creatore di Dio: segno forte del suo amore oblativo, come scriverà il Servo di Dio, il Beato Giovanni Paolo II: <<Dio è amore e vive in se stesso un mistero di comunione personale di amore. Creando l’umanità dell’uomo e della donna a sua immagine e conservandola continuamente nell’essere, Dio iscrive (imprime) in essa la vocazione – quindi la capacità e la responsabilità corrispondenti – all’amore e alla comunione. (…). Di conseguenza, la sessualità (…) non è qualche cosa di puramente biologico, ma concerne la persona umana in ciò che ha di più intimo>> (nota 6). Nella loro differenza e nella loro complementarità sessuale gli esseri umani esprimono ciò che il Beato Giovanni Paolo II chiama “il significato sponsale del corpo”. Significa che la complementarità della mascolinità e della femminilità, che comprende il corpo e lo spirito, rivela la chiamata di ogni persona a diventare un dono per un’altra. Questa verità fondamentale è il fondamento della concezione della Chiesa sulla sessualità. 5. I rapporti sessuali appartengono al matrimonio tra un uomo e una donna, perché è solo all’interno di questo patto che le due finalità inseparabili del matrimonio possono realizzarsi: l’approfondimento dell’amore tra i coniugi, la procreazione e l’educazione dei figli. (nota 7) L’atto genitale al di fuori del patto del matrimonio non può adempiere a questa duplice finalità voluta dal Creatore; è, quindi, moralmente cattivo. La Scrittura e la Tradizione insegnano che le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso non corrispondono all’intenzione originaria di Dio, espressa nel piano della creazione. (nota 8). Per questo motivo la Chiesa ha sempre insegnato che gli atti omosessuali non possono mai essere approvati (nota 9). Distinguere l’atto e l’inclinazione 6. Nel suo insegnamento, tuttavia, la Chiesa non condanna mai le persone omosessuali. Distingue attentamente le inclinazioni o i sentimenti della persona – alcuni dei quali possono essere transitori e/o situazionali, mentre altri profondamente radicati o permanenti – dalle azioni che ella compie. Mentre gli atti omosessuali sono sempre oggettivamente cattivi, le inclinazioni non costituiscono in se stesse un peccato o una mancanza morale. Nella misura in cui l’attrazione omosessuale non è liberamente scelta, essa non produce colpevolezza personale. Tuttavia, in quanto essa inclina a una attività genitale, essa è oggettivamente disordinata. (nota 10). Ciò non significa che la persona nella sua interezza sia mancante o “mal fatta”, né che essa sia in qualche modo rifiutata da Dio. L’inclinazione a compiere atti omosessuali non diminuisce affatto la piena dignità umana e il valore intrinseco della persona. Per molta gente l’attrazione sessuale costituisce una prova. I Pastori, perciò, devono avvicinarla con molta prudenza e carità. Promuovere la castità 7. Essendo la castità una forma di amore, essa comprende molto più che il solo fatto di evitare il peccato. Come l’amore, può crescere indefinitamente. Il progresso nella castità obbedisce alle leggi della crescita e dello sviluppo; richiede, quindi, non solo autocontrollo, ma anche perseveranza. La presenza di Dio Uno e Trino, per mezzo dello Spirito Santo, nell’anima del battezzato è il fondamento della vita cristiana. Lo stesso Spirito ci assicura che vivere castamente è possibile per tutti e che può diventare la fonte di una grande gioia (nota 11). Gli adolescenti e i giovani hanno bisogno dio imparare dalla parola e dall’esempio che la virtù della castità significa “la positiva integrazione della sessualità nella persona e, conseguentemente, l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale” (nota 12). Attraverso un amore centrato su Cristo, i cristiani possono essere appagati in tutti gli aspetti della vita, compresa la progressiva integrazione della loro sessualità. In questo esigente cammino, solo un amore più grande può guarire un amore più piccolo. Attraverso la sua vita di donazione e di amore casto, Cristo ha lasciato a tutti un esempio da seguire, per vivere la sessualità sia nel celibato sia nel matrimonio. Per tutti, donne e uomini, castità significa integrazione di pensieri, sentimenti, azioni nell’ambito della sessualità umana in modo che essi rispecchino l’ordine morale. La castità insegna la padronanza di sé; “è l’energie spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività” (nota 13). Rende possibile il dono di sé ed è il presupposto dell’amore generoso e dell’autentica realizzazione. 8. Tutti i giovani, che provano o no un’attrazione omosessuale, si sforzino di capire e di integrare la loro identità sessuale. La progressiva maturazione della libertà personale è un processo a lungo termine, che può essere costellato di numerosi ostacoli. Si pensi alla pressione dei media (in particolare di Internet), al relativismo morale molto diffuso, all’edonismo propagato dalla società secolarizzata. Per i giovani omosessuali e per chi ritiene che il matrimonio non è un’opzione, la scelta della castità come valore positivo costituisce una sfida tanto più grande quanto più è costante. E’ necessario incoraggiarli a vivere castamente il loro celibato, come discepoli di Gesù, che ha seguito il percorso del sacrificio fino alla gloria della vita eterna. Rispondere generosamente a questa chiamata alla castità comporta sofferenza e difficoltà, ma Cristo ci invita a porre su di lui i nostri fardelli: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11, 28.30). Innumerevoli cristiani lungo i secoli hanno scoperto che l’amicizia di Gesù e la sua sollecitudine portano la guarigione interiore e la pace e rendono capaci di produrre frutto per la vita del suo corpo, la Chiesa (cf Col 1,24). Lungi dall’essere condannata ad una vita “senza amore”, la persona con inclinazioni omosessuali è chiamata a vivere nell’amore e nella grazia di Gesù Cristo. Egli solo soddisfa la nostra personalità umana e ci eleva al Padre. Una tale vita comporta il dono e il sacrificio di sé, dimostrazioni di autentico amore per Dio e per i nostri fratelli e sorelle. II. Linee guida pastorali 9. Tutta la comunità cristiana è chiamata ad accompagnare e a guidare verso la maturità umana i suoi giovani membri, che vivono un’attrazione omosessuale. Noi offriamo queste riflessioni e Linee guida a tutti i cattolici, ma specialmente ai sacerdoti, agli operatori pastorali, ai genitori, agli educatori, desiderosi di aiutare gli adolescenti e i giovani adulti, che hanno delle difficoltà a questo riguardo. Alla comunità cattolica 10. All’interno delle nostre comunità, nei confronti di fratelli e sorelle in difficoltà a motivo dell’attrazione sessuale, sia testimoniato il Vangelo con la generosità e il servizio della carità nella verità. D’altra parte, pur comprensiva e rispettosa nei confronti di persone omosessuali e del loro disagio, la comunità cattolica ha anche la responsabilità di testimoniare la verità completa sulla sessualità umana. Noi dobbiamo contrastare le false idee di permissività di una società secolarizzata, perché queste idee possono disorientare i nostri giovani e recar loro danno. Più che mai, ciascuno di noi deve vivere e predicare con convinzione la bellezza dell’insegnamento della Chiesa sulla sessualità umana, insegnamento che orienta verso la libertà autentica. Il relativismo morale e spirituale della nostra società può dar l’impressione che l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità in generale e sull’omosessualità in particolare è strano, superato e persino intollerante. Ma in effetti, quando le persone rinunciano a fondare il giudizio morale sulla verità oggettiva, la confusione trionfa. Troppo spesso esse sono vittime di menzogne circa il significato della vera libertà e dell’autentica espressione di sé. La vera libertà cristiana non consiste anzitutto nel cedere al desiderio di fare ciò che si vuole, ma piuttosto nell’accettare la verità che ci rende liberi (cf Gv 8,32). 11. Per aiutare i giovani omosessuali, è necessario comprendere l’enorme pressione a cui sono sottoposti: ingiusta discriminazione, senso di invisibilità e isolamento, ignoranza della loro situazione particolare. Deploriamo questi atteggiamenti e questi modi di agire. L’edonismo e l’ossessiva ricerca del piacere, accompagnati dal bisogno di consumare “il più possibile e il più presto possibile”, caratterizzano la mentalità della società occidentale contemporanea. I giovani in particolare sono spesso bersaglio di sollecitazioni, specialmente nei media, che li spingono a considerare i rapporti sessuali come qualsiasi altro prodotto di consumo, “una merce, una semplice ‘cosa’ che si può comprare e vendere” (nota 14). Per aiutarli a superare questa confusione, noi per primi, dobbiamo essere maturi nella fede e profondamente radicati nell’amicizia con Cristo (cf Gv 15,15), un’amicizia che ci permette di discernere tra verità e inganno. I cattolici devono essere esemplari nel modo di trattare le persone con tendenze omosessuali, in primo luogo come esseri umani, creati da Dio e degni di rispetto. L’insegnamento della Chiesa sottolinea questo atteggiamento: “E’ profondamente deplorevole che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili reazioni, ovunque si manifestino, meritano la condanna da parte dei Pastori della Chiesa. Esse rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, che lede i principi fondamentali, sui quali si fonda una giusta convivenza civile. La dignità propria di ogni persona deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni, nelle legislazioni” (nota 15). Ai sacerdoti e agli operatori pastorali 12. Dei genitori cattolici hanno comunicato quanto è stato per loro confortante quando hanno scoperto che il loro figlio viveva un’attrazione omosessuale - trovare nella comunità parrocchiale un atteggiamento accogliente, rispettoso, improntato a delicatezza. Offrite il vostro sostegno paziente ai genitori, che devono accettare la sfida di accompagnare un figlio o una figlia, che si scopre con tendenza omosessuale e può subire l’isolamento o un silenzio di riprovazione. L’ostracismo o la paura del rifiuto, addirittura dell’odio alimentano frequentemente la disperazione, che vivono troppo spesso queste giovani persone. Vi esortiamo a mostrarvi attenti ai loro genitori e ad attenuare con i vostri consigli l’isolamento e l’inquietudine che essi sperimentano. Vescovi, oltre che sacerdoti, diaconi e operatori pastorali dovrebbero rinnovare il loro impegno a mostrarsi attenti ai bisogni degli adolescenti e dei giovani adulti omosessuali, che si trovano nelle nostre famiglie, parrocchie e comunità. Fate in modo che si sentano bene accolti nelle nostre chiese. Ascoltateli e offrite loro l’amore di Cristo. 13. Prendetevi il tempo di verificare quali sono le vostre disposizioni interiori verso le persone omosessuali. Con l’aiuto della grazia di Dio, sforzatevi di respingere tutto ciò che può impedirvi di accoglierle calorosamente. Siate consapevoli che il vostro linguaggio e i vostri atteggiamenti possono inavvertitamente trasmettere un messaggio che non ha nulla a che vedere con l’insegnamento autentico della Chiesa. Soprattutto accogliete bene questi giovani adulti e, se si sforzano di vivere con onestà secondo l’insegnamento di Cristo, incoraggiateli a prendere tutto il loro posto e a partecipare attivamente alla vita della parrocchia. Tale partecipazione offre un supporto che permetterà loro di progredire nella via della castità. Vi chiediamo di promuovere gruppi di sostegno che favoriscano una vita casta (nota 16: cf i gruppi “Courage” per le persone omosessuali e i gruppi “Encourage” per le famiglie interessate a saperne di più su come aiutare i loro figli. Gruppi, questi, che esistono negli Stati Uniti e in qualche regione del Canada). Dove questi gruppi esistono già, sosteneteli. Dove ancora non esistono, fate tutti gli sforzi possibili per crearli a livello sia parrocchiale sia diocesano. Ai genitori 14. Desideriamo esprimervi la nostra spirituale solidarietà: a voi che avete figli che si scoprono con attrazione omosessuale. Questo può essere anche per voi un tempo di interrogativi, avete bisogno di pazienza, di autocontrollo, di prudenza e di comprensione. Ricordate che il vostro figlio ha, ora più che mai, bisogno di voi, della vostra famiglia. I figli restano sempre un dono – un dono che Dio vi ha fatto. In ogni momento cercate di reagire con amore e confidando nella divina Provvidenza. Continuate ad accogliere il vostro figlio in voi e insieme alla vostra famiglia, sull’esempio di Cristo, incoraggiandolo ad essere fedele alla vita spirituale e, se necessario, a chiedere la guida di un sacerdote o l’aiuto di un consulente. 15. La consulenza può rivelarsi una risorsa preziosa per giovani, che attraversano talvolta un periodo di crisi prendendo coscienza dei loro sentimenti omosessuali. Le giovani, in particolare le adolescenti e i giovani uomini possono essere tentati di suicidarsi, una volta che non possono più negare o ignorare in se stessi la profonda inclinazione omosessuale. Tutti devono essere vigilanti, per offrire a questi giovani speranza ed assistenza e per evitare che la disperazione oscuri il loro giudizio. Assicuratevi che i consulenti professionali e gli psicologi che ricevono i giovani si distinguano per maturità umana e spirituale. Devono aderire alla visione cristiana della persona umana e della sessualità, così come all’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità e sulla castità. I loro interventi potranno aiutare il vostro figlio a discernere il significato della sua omosessualità in modo da indurlo a meglio comprendere l’identità sessuale e la dignità propria di tutti i figli di Dio. Agli educatori e alle educatrici 16. Moralmente, i genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei figli e delle figlie in materia di sessualità umana. Insegnanti, catechisti ed altri educatori, voi svolgete un ruolo nella misura in cui esercitate le vostre responsabilità a nome dei genitori e d’accordo con loro. Nella catechesi ai giovani adulti è fondamentale presentare in modo fermo, ma caritatevole, la vera natura e lo scopo della sessualità umana in tutte le sue dimensioni. Incoraggiate i vostri allievi a praticare la virtù della castità, tanto più che questa virtù è spesso mal compresa o disprezzata nella nostra società. Non è mai rendere servizio ai giovani evitare le domande difficili o annacquare l’insegnamento della Chiesa. Infatti, simili atteggiamenti possono esporre i giovani a gravi pericoli sul piano morale. “La coscienza morale esige di essere, in ogni occasione, testimone della verità morale integrale, alla quale si oppongono sia l’approvazione delle relazioni omosessuali sia l’ingiusta discriminazione nei confronti di persone omosessuali” (nota 16 sui “gruppi”. Corrisponde, nel testo originale, alla nota 17). Vi chiediamo di essere particolarmente vigilanti, per allontanare due grandi pericoli dagli adolescenti e dai giovani adulti, che presentano attrazioni omosessuali. In primo luogo, aiutateli a considerare se stessi come persone investite di una dignità ricevuta da Dio e non solamente come individui portatori di inclinazioni e desideri sessuali. In secondo luogo, aiutateli ad evitare di coinvolgersi in una “cultura gay”, contraria all’insegnamento della Chiesa con il suo stile di vita spesso aggressivo e immorale. III. Una parola di incoraggiamento i giovani 17. Cari Amici in Cristo, vogliamo che sappiate che siamo vicini a quelli e a quelle di voi, che stanno lottando con un’attrazione o con delle inclinazioni omosessuali. “Non cessiamo di pregare per voi e di chiedere a Dio che vi faccia giungere alla piena conoscenza della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale” (Col 1,9). Vi offriamo qui alcuni consigli pratici, fondati sull’insegnamento di Cristo e sulla saggezza della Chiesa. Anzitutto, non dimenticate mai che essere cristiano è essere in relazione con Gesù Cristo, che dà alla vostra vita il suo senso e l’orientamento decisivo. Accettate che Dio vi ama 18. Anche se dubitate di voi stessi e siete tentati di non accettarvi, ricordate che siete figli di Dio, oggetto della sua tenerezza e del suo amore. Siete stati scelti prima della creazione del mondo, “per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità” e siete destinati ad essere “suoi figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo” (Ef 1,4-5). “Pregate continuamente” (1Ts 5,17) 19. Sviluppate la vostra relazione personale con Dio mediante la perseveranza nella preghiera. Dio parla. Dio ascolta. Dio risponde. Nella sua preghiera, Gesù stava in ascolto di Dio e fu da lui confortato. Il Vangelo ci insegna che, quando fu messo alla prova, Gesù si ritirò per pregare (cf Mt 4,1 ss; Mt 17,1 ss). Fu proprio là, nel dialogo con il Padre, che ricevette la grazia di compiere la volontà di Dio. Pregando, vi volgete verso Dio e, in lui, verso il prossimo. La preghiera diviene speranza in azione. Fate di Cristo il vostro compagno in ogni istante, colui col quale potete conversare in ogni tappa del vostro cammino. Prendetevi lo spazio per sentire il sussurro di Dio, che vi chiama a seguirlo. Lasciate che la sua parola modelli il vostro itinerario, come un cammino verso la santità. La preghiera della Vergine Maria, “nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza”, aiuterà coloro che lottano contro l’attrazione omosessuale e che desiderano sinceramente la grazia di vivere la castità. Maria ci insegna che la castità non è “privazione di amore”, ma, al contrario, un amore pieno e reso fecondo. “Siate vigilanti” (1Pt 5,8) 20. Poiché la castità non è solo un cammino, ma anche un combattimento, fate attenzione contro le tentazioni, che si presenteranno continuamente. Valutate con realismo i vostri punti deboli ed evitate le circostanze che potrebbero farvi cadere. Utilizzando Internet, guardatevi dalla pornografia, così come da certi gruppi di discussione e da certi siti (chat, social network), che promuovono stili di vita contrari alla morale. La castità è una sfida, ma la Grazia di Dio vi darà la forza di superare la tentazione. Celebrate frequentemente i sacramenti 21. Segni visibili della Grazia di Dio che agisce nella vostra vita, i sacramenti sono dei doni che vi fanno santi. Una vita centrata sull’Eucarestia sostiene e intensifica la vostra intimità con Gesù, aiuta a rinunciare al peccato e vi impegna in una vita di servizio ai fratelli e alle sorelle. Quando inciampate nel cammino, il Signore è con voi. Non cedete mai allo scoraggiamento, ma ritornate spesso a lui e chiedete il perdono. La crescita nella castità è un percorso lungo e arduo. Essendo noi tutti peccatori, Dio ci chiama continuamente alla conversione, quando cediamo alla debolezza e al peccato. Dio vi offre sempre la sua grazia, soprattutto nei momenti più difficili della vita. Confessate i vostri peccati con cuore contrito, determinati a non ripeterli. Provate a trovare un confessore o direttore spirituale regolare, con il quale discutere onestamente le vostre difficoltà, al fine di ricevere l’aiuto per superarle. Nel sacramento della Riconciliazione, il Signore dice ad ogni cristiano: “Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Con il perdono, voi gusterete la gioia che viene da Dio, che “è ricco di misericordia” (Ef 2,5). Coltivate amicizie virtuose 22. L’amicizia è un dono prezioso di Dio, un modo di amare necessario per ogni persona. “Sviluppata tra persone dello stesso sesso o di sessi diversi, l’amicizia rappresenta un bene grande per tutti. Conduce alla comunione spirituale” (nota 17, corrisponde alla nota 18 nell’originale). Ma identificare l’amicizia con l’espressione genitale è snaturarla. Per questo vi raccomandiamo di coltivare amicizie virtuose e caste, non, però, esclusivamente con persone del vostro sesso. La vera amicizia ravviva l’attitudine a vivere castamente; invece, una vita di isolamento, paura e amarezza compromette la salute e la santità. Conclusione Come Pastori, abbiamo ricevuto da Cristo il mandato di aiutare ciascuna e ciascuno di voi ad accogliere il messaggio di speranza del Vangelo e di accompagnare tutti verso la “pienezza della vita” (Gv 10,10), che Gesù ci ha promesso. Questa pienezza di vita non può evitarci il percorso seguito dal Signore stesso: noi dobbiamo partecipare al mistero pasquale della sua morte e della sua risurrezione. Tutti coloro che vogliono seguire il Signore “sono chiamati a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, unendo al sacrificio della croce di Cristo le sofferenze e le difficoltà che sperimentano nella loro condizione. Per il credente, la croce è un sacrificio fecondo, poiché da questa morte sono venute la vita e la risurrezione” (nota 18, corrisponde alla nota 19 nell’originale), Infine vogliamo esprimere la nostra profonda gratitudine a tutti coloro che, con saggezza e con amore, guidano i giovani omosessuali: sacerdoti, collaboratori e collaboratrici pastorali, genitori ed educatori. Il Signore ci conceda – a tutte e a tutti – la saggezza e la forza, per comprendere, educare, amare i giovani affidati alle nostre cure. Il futuro della Chiesa e della società dipende dai giovani e dai nostri sforzi per aiutarli a procedere nella via “dell’amore, sull’esempio di Cristo che ci ha amati e ha dato se stesso per noi” (Ef 5,2). _________________________________________________________ Note __________________ 1 Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 4 2 Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale dei Persone omosessuali (1986), n. 15. Questo importante documento del Magistero contiene le linee guida dell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla questione 3 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357. 4 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358. 5 Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle Persone omosessuali (1986), n. 16. 6 Giovanni Paolo II, Familiaris consortio (1981), n. 11 7 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2363; del Pontificio Consiglio per la Famiglia, verità e significato di Sessualità Umana: Orientamenti educativi in famiglia (1995), n. 14. 8 Alcuni esempi nella Bibbia Gn 18,20-19,25; Lv 18,22, 20,13; Rm 1,24-28; 1 Cor 6,9-10. 9 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357, Congregazione per la Dottrina della Fede, Persona humana (1975), n. 8. 10 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358. 11Cf. il CCCB Commissione Episcopale Pastorale per la Dottrina della Lettera ai giovani sulla castità (2011). E’ disponibile per il download all'indirizzo cccb.ca. Possono essere ordinate copie stampate presso cccbpublications.ca 12Catechismo della Chiesa Cattolica n.2337 13 Pontificio Consiglio per la Famiglia, verità e significato della sessualità umana: linee guida per l'educazione all'interno della Famiglia (1995), n. 16. 14Benedetto XVI, Deus Caritas Est, n. 5. 15 Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1986), n. 10. 16 Ad esempio, "Courage" per omosessuali, e gruppi di gruppi "incoraggia"per le famiglie interessate a saperne di più su come aiutare i loro figli, che esistono Stati Uniti e in alcune parti del Canada. 17 Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (2003), n. 5. 18 Catechismo della Chiesa Cattolica n.2347 ______________________________________________________ C A S T I T A’ Vivere una vita di castità è un cammino arduo che ha bisogno di chiarezza e di incoraggiamento. I Vescovi del Canada vogliono, con questa lettera pastorale offrire ai giovani desiderosi di incamminarsi nel percorso impegnativo della castità alcune direttive di chiarezza e di incoraggiamento. La ragione e la rivelazione sono le fonti a cui attingono queste direttive e insegnamenti. INTRODUZIONE L’ attrazione sessuale è una tendenza iscritta nella stessa natura umana, è, perciò, di vitale importanza per tutti. Non ci sorprende che l’odierna cultura presti così marcata attenzione alla sessualità umana. Ci preoccupano le distorte e contrapposte interpretazioni e valutazioni della sessualità, ciò rende difficile comprendere l’uso saggio del prezioso dono della sessualità. Il credente dispone di un riferimento sicuro anche nell’ambito della sessualità ed è la Rivelazione. Dio Creatore e Redentore ci illumina anche sul problema della sessualità. La Rivelazione non mortifica la ragione, ma la purifica e la supera. La sessualità è considerata dalla Rivelazione con serenità e rispetto, in quanto entra nel disegno amorevole di Dio. Il mistero dell’Incarnazione abbraccia ogni dimensione umana: il Figlio di Dio ha preso un corpo umano per la nostra salvezza. Il corpo di Gesù flagellato, crocifisso e risorto per noi, ci insegna che Dio si è servito del corpo umano, per rendere presente il suo amore nel nostro mondo. Il corpo è la via della salvezza, importante è l’uso retto di cui si fa del corpo. La Bibbia ci indica come vivere la propria sessualità alla luce della nostra dignità umana che porta impresso il sigillo di Dio, che ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Il corpo ha un suo linguaggio che si aggiunge a quello della parola. L’uomo si esprime anche attraverso i gesti del corpo. Come la parola anche il linguaggio del corpo rivela la nostra identità e dignità. Il Signore ci ha fatto in modo da esprimerci anche col linguaggio sessuale nella verità, per vivere la nostra sessualità con gioia in un amore vero e sincero, rispettoso del progetto di Dio Creatore, riflesso dell’amore Trinitario Vivere nella verità il linguaggio sessuale dei nostri corpi è quello che la Chiesa chiama “castità”.Oggi, la castità è spesso erroneamente considerata qualcosa di arretrato, come un tabù da abbattere, inibizione sessuale. Ma in realtà la castità non esclude le relazioni sessuali, ma le umanizza e le trasfigura in un contesto di purezza (rettitudine) di mente e di cuore. Se non ci adoperiamo per coltivare un cuore puro e una mente pura i comportamenti che ne seguono sono contaminati da desideri e passioni incontrollate che pregiudicano il retto uso della sessualità. Si diventa così schiavi dell’istinto e si affievolisce o si soffoca la dimensione spirituale. Chi non sa dire di “no”, diventa incapace di dire di “si”. Più si vive la castità come stile di vita e più chi ci avvicina avverte in noi la presenza dello Spirito santo. Solo in un terreno casto abita Dio, opera Dio, si manifesta Dio. L’impurità intorbidisce toglie la sensibilità, l’attrattiva, il gusto delle realtà spirituali. Esse diventano insignificanti e pesi insopportabili, perché il cuore e la mente sono rivolti altrove e diventano incapaci di comprenderle e gustarle. I NOSTRI CORPI: TEMPLI DELLO SPIRITO SANTO L'apostolo Paolo scriveva ai cristiani di Corinto: "Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, e che voi non appartenete più a voi stessi, e che siete stati comprati a caro prezzo? Glorificate dunque Dio nel vostro corpo"(I Cor 6,19-20). Quando siamo diventati cristiani, al momento del battesimo, lo Spirito Santo viene a vivere nel nostro corpo. È una verità sbalorditiva! Se i nostri corpi sono la casa dello Spirito Santo, è incomparabile la dignità che abbiamo! E la gente dovrebbe essere in grado di trovare Dio attraverso di noi! Il nostro corpo è sacro e richiede il massimo rispetto. La sessualità è un dono di Dio e una parte fondamentale di ciò che ci rende umani. Ognuno di noi è chiamato a riconoscere questo dono e Colui che ce l’ha dato. Quando questo dono è usato come il Padre vuole, gli diamo gloria e costruiamo il suo Regno. Quando noi viviamo la nostra sessualità in modo corretto, secondo il nostro stato di vita, altri saranno in grado di trovare Dio attraverso di noi. VIVERE LA CASTITA’ OGGI La nostra sessualità e la nostra vita spirituale sono intimamente legate. La persona casta vive la sessualità all'interno della personalità ed esprime la sua unità interiore di essere corporeo e spirituale. La persona casta ha la capacità di relazionarsi agli altri in modo veramente umano, che riflette lo stato di una persona nella vita: single, sposati o celibato consacrato. Vivere la virtù della castità vuol dire porre il nostro desiderio di piacere sessuale sotto la guida della ragione e della fede. E una delle pietre miliari del tempio del nostro corpo, un pilastro necessario di vivere bene. Essa conduce alla pienezza e all'unità, singoli, coppie sposate e società. La virtù della castità comporta l'integrazione delle potenzialità dell'amore e della vita riposte in noi. Tale composizione assicura l'unità della persona e si oppone a ogni comportamento che potrebbe provocare distorsioni. Le persone Caste non tollerano una doppia vita, né doppiezza nel "linguaggio" dei loro corpi. Il non vivere castamente conduce ad una esistenza egocentrica che ci impedisce di vedere i bisogni, le gioie e la bellezza del mondo che ci circonda. Vivere la castità non è impresa facile nella cultura pansessualizzata del mondo occidentale contemporaneo. Impossibile navigare sui siti di in un computer o della televisione, guardare la pubblicità o sfogliare un libro in libreria senza essere bombardati da immagini sessuali di ogni genere. La pornografia non è mai stato più diffusa, raggiungendo proporzioni quasi epidemiche. Si denigra l’autentica espressione sessuale e si incoraggia la masturbazione, l'intimità sessuale al di fuori del matrimonio e si separa l’unione dal suo significato unitivo aperto al dono della vita. La sfida di vivere castamente in queste circostanze è difficile per tutti: single, sposati o consacrati. Il mondo intorno a noi promuove idee distorte sui nostri corpi e le relazioni, idee che possono indurre la gente a perdere il loro equilibrio e proponendo scelte distruttive della stessa sessualità. Se vogliamo rimanere fedeli alle nostre promesse battesimali e resistere alle tentazioni, abbiamo bisogno di sviluppare strategie che ci aiutino a vivere in santità e la libertà. LA CASTITÀ PER LE PERSONE SINGOLE Per le persone che non sono sposate, la castità comporta l'astinenza, perché il disegno di Dio è che il sesso appartiene al matrimonio. Quando due persone si frequentano, se lo fanno castamente hanno la possibilità di concentrarsi su ciò che è importante evitando di "usare" l'altro. Insieme si può vedere che cosa significa l'amore autentico e si può imparare ad esprimere i propri sentimenti in modo maturo. La castità mette in evidenza l'amore di una coppia per l'altro e dice: "Sarò paziente e pura, e io ti rispetto". Vuol dire salvare l'espressione sessuale dell'amore esclusivamente per il proprio coniuge. Quando una coppia di fidanzati non è casta, la loro comprensione di amore può essere ridotta alla dimensione fisica della loro relazione. Questo indebolisce la loro capacità di muoversi in avanti verso il matrimonio, mettendo il rapporto a rischio. Le persone che soffrono di attrazione per quelli dello stesso sesso sono anche chiamati alla castità. Anche loro possono crescere in santità cristiana attraverso una vita di auto-controllo, la preghiera e la ricezione dei Sacramenti. LA CASTITÀ PER LE PERSONE CONIUGATE La sessualità diventa veramente umana quando è integrata nel rapporto totale di una persona ad un'altra, nel dono reciproco, totale e illimitato di un uomo e una donna. Papa Giovanni Paolo II ha scritto: "Solo l'uomo casto e la donna casta sono capaci di vero amore." Questo significa che le persone sposate sono anche chiamati ad essere casti, se si vuole amare veramente l'altro. Le persone sposate che vivono castamente possono avere una vita sessuale vivace. Nel rapporto tra un uomo e una donna, la castità li aiuta amarsi come persone piuttosto che fare tra di loro un oggetto di piacere o soddisfazione. Nonostante quello che i media e Hollywood suggeriscono, il valore del rapporto sessuale non è nel divertimento o nella gratificazione fisica. Ogni piacere fisico deve mirare alla massima espressione di amore tra marito e moglie, il dono totale di sé all’altro. L’atto sessuale nel matrimonio può essere così intimo da diventare un’esperienza emotiva, intellettuale, fisica e spirituale. Cosi profondo da rafforzare e completare il vincolo del matrimonio. Per questo motivo l'atto sessuale deve avere una doppia funzione di unione e di procreazione, ed è anche per questo che alcune forme di attività sessuali non aperti alla vita violano la castità anche se c’è il piacere: questi sono abusi della sessualità e non sono secondo il disegno di Dio. CONSACRATI: CASTITA’ E CELIBATO Dio chiama nella Chiesa degli uomini e delle donne a una vita di castità consacrata in vista del Regno di Dio. Questo carisma implica la rinuncia al matrimonio e tende ad unire la persona più intimamente a Dio. Come per Cristo e Sua Madre, la verginità consacrata è un dono di Dio "per coloro a cui è stato dato" (Mt 19:11). Allo stesso modo, i sacerdoti della Chiesa latina, fanno una promessa di celibato, prima di essere ordinati diaconi. Anche coloro che sono chiamati ad una vita di verginità consacrata o del celibato devono lottare e vigilare per essere casti nei loro pensieri, atteggiamenti e azioni. La castità vuole creare uno "spazio" che libera il cuore umano affinché possa bruciare d'amore per Dio e per tutta l'umanità. Tuttavia, se la decisione del celibato è scarsamente integrata in tutta la vita personale, può portare al cedimento e infedeltà. La vita consacrata e il celibato è un "sì" all'amore, che le persone chiamate dovrebbero cercare di vivere con entusiasmo. FAVORIRE IL RECUPERO DELLA CASTITÀ NELLA VITA Come cattolici siamo chiamati a dare agli altri un esempio di una vita casta. Sapendo apprezzare il dono del nostro corpo e aiutando gli altri a rispettarsi veramente, mostriamo a Dio l’amore che noi abbiamo per lui. Il giovane che desidera essere casto e praticare uno stile di vita casto deve saper abbracciare la sua croce e seguire Gesù. Il Signore ci ha promesso di essere sempre pronto ad aiutarci. Lui non ci abbandona, ma dobbiamo essere disposti a ricevere il suo aiuto e a invocarlo. Gesù ci ha chiesto di pregare incessantemente. E 'estremamente importante e indispensabile per chi si sforza di praticare la virtù della castità. L'unico modo per riuscire a vivere castamente è quello di unirsi a Cristo attraverso una vita di fiduciosa e costante preghiera. Possiamo ricorrere a preghiere semplici e insieme profonde come "Gesù, aiutami" e a preghiere più impegnative come il Santo Rosario, a invocazioni a Maria, Madre e ad altri santi, beati e beate affinché ci aiutino con la loro intercessione. I sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia ci aiutano nel nostro cammino verso una vita casta. Se commettiamo un peccato di impurità, da soli o con qualcun altro, il sacramento della Riconciliazione ci comunica il perdono di Dio e il suo amore misericordioso. Tutto ciò che dobbiamo fare è di avvicinarsi al trono di Dio misericordioso pentendoci sinceramente della nostra azione, nella confessione, e siamo certi della remissione dei nostri peccati. Siamo in grado di ricominciare a sperare. Il sacramento dell'Eucaristia è il culmine della nostra fede perché, mediante questo sacramento ci unisce intimamente a Gesù Cristo per ricevere il suo corpo, sangue, anima e divinità nella Santa Comunione. Il suo corpo ci nutre e santifica i nostri corpi. COSA RICHIEDE LA CASTITA’ La castità esprime rispetto per la persona e la sua capacità di donarsi. La castità ci assicura di essere amati per noi stessi e di amare l'altro, per se stesso/se stessa, e non solamente per il piacere che ne riceveremmo. In una cultura che vuole tutto e subito, la castità insegna l’attesa. Vogliamo un rapporto sessuale senza perdere tempo o dobbiamo aspirare a qualcosa di più, a condizione di aspettare? Vivere castamente è non cedere alle pressioni degli amici che credono che bisogna avere dei rapporti sessuali per essere veramente un uomo o una donna. Questo pregiudizio contrario alla castità è particolarmente preoccupante a causa dei sottintesi che esso comporta: l'idea che dobbiamo trovare un partner solo per soddisfare il nostro piacere. Non solo questo va contro la dignità della persona che viene utilizzata, ma questo espone i partner a delle pratiche che possono far loro del male fisico, emotivo e psicologico. Inoltre, anche se la pornografia è ovunque, la schiavitù e la dipendenza che provoca, anche su Internet, non deve essere sottovalutata, né presa alla leggera. La castità esige una costante disciplina. Uno deve avere delle priorità: prima di tutto Dio e tutto il resto viene dopo. Vivere castamente, è vivere secondo il progetto di Dio su di noi. Gli sforzi necessari per controllare i propri impulsi sessuali possono essere difficili e anche dolorosi. Ma è questo controllo che conduce lentamente gli uomini e le donne alla maturità sessuale e porta alla pace interiore. LA CASTITA’ E’ UNA SFIDA CONTINUA Vivere castamente oggi è andare contro corrente! Siamo chiamati a seguire Gesù contro la cultura attuale. Per trovare la serenità e la felicità, bisogna conformare la propria vita alla volontà di Dio. Egli ci ha creati a sua immagine, e se seguiamo i suoi comandamenti, conosceremo la felicità. Gesù non ha detto che sarebbe stato facile. Infatti, Egli ha detto: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. "(Mc 8,34) La castità è una sfida, ma non impossibile. Siamo in grado di circondarci di amici che vogliono vivere castamente, delle persone che possono sostenerci sul nostro cammino. Possiamo vestirci modestamente, coscienti di essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio e sapendo che i nostri corpi sono sacri. Possiamo scegliere come impiegare il nostro tempo libero, ricercando ciò che solleva lo spirito umano esprimendo la verità, la bellezza e la bontà. E, soprattutto, noi possiamo vivere in unione con Cristo ricevendo regolarmente i sacramenti, in particolare il sacramento della Riconciliazione. La pratica di questo sacramento, non solo per confessare i nostri peccati di impurità, ma per discutere delle nostre tentazioni con una guida spirituale, può aiutarci a purificare il nostro spirito e il nostro cuore. Essa può insegnarci l'umiltà di cui abbiamo bisogno per accettare le nostre debolezze, mentre ci fornisce la forza del Signore per crescere nella castità. Ogni cristiano, è chiamato alla santità. I "santi" e i "beati" sono uomini e donne le cui vite sono state così intensamente imbevute dell'amore di Cristo tanto che il popolo di Dio ha visto in loro Gesù, e la Chiesa dopo aver accuratamente esaminato la loro vita, li ha ritenuti degni del nostro culto e li ha proposti come modelli. Nel suo messaggio ai giovani nel mondo per la Giornata Mondiale della Gioventù in Canada, Papa Giovanni Paolo II disse: "Come il sale dà sapore al cibo e la luce illumina le tenebre, così la santità dà il senso pieno alla vita, rendendola riflesso della gloria di Dio. Quanti santi, anche tra i giovani, nella storia della Chiesa! " Evochiamo alcuni di questi santi e sante che sono stati esempi eclatanti di purezza, di castità, di carità e di gioia, dei veri templi dello Spirito Santo: S. Agostino, la beata Kateri Tekakwitha, il beato Pier Giorgio Frassati e santa Gianna Beretta Molla. Hanno vissuto nel mondo romano, in Nord America nel XVII secolo e l'Italia nel secolo scorso, il loro esempio e la loro testimonianza ci danno lo stesso messaggio. S. AGOSTINO (354 – 430) Agostino era un uomo di fede e di passione, di grande intelligenza ed instancabile carità pastorale. Egli ha lasciato un'impronta profonda sulla vita culturale, morale e teologica della Chiesa. Figlio di un padre pagano, Patrizio, e una madre devota cristiana, Monica, è cresciuto nella fede cattolica. Ma, come si usava spesso all’epoca, il piccolo Agostino non fu battezzato. Ha avuto una giovinezza turbolenta. A diciassette anni, era un giovane intellettuale inquieto, ambizioso e sessualmente attivo. Egli ha avuto una relazione che sarebbe durata più di un decennio con una donna di cui non conosciamo il nome. Perché essi appartenevano a diverse classi sociali, egli non la sposerà. Ebbero un figlio, Adeodato, che Agostino amava molto, ma che è morto prima di raggiungere l'età adulta. Agostino fu sempre affascinato e attratto dalla persona di Gesù Cristo, ma ha fatto molte resistenze prima di abbandonarsi a Cristo. Come per molti giovani, il processo di conversione è stato contrassegnato da una dura battaglia con la sua sessualità. Egli sapeva che, per essere cristiano, doveva vivere castamente. "Fammi diventare casto e celibe, ma non subito!", ha chiesto un giorno al Signore. Dopo un lungo e difficile viaggio interiore, e grazie alle preghiere di sua madre, alla fine fu battezzato da Sant'Ambrogio nel 387 a Milano. Dopo la sua conversione, egli si separerà dalla compagna con la quale aveva vissuto per molti anni e pratica il celibato. Agostino ritornerà in seguito in patria, il Nord Africa. Dopo aver fondato una comunità monastica, fu ordinato sacerdote, poi vescovo di Ippona. Fu un autore prolifico, un pensatore di intuizione psicologica e spirituale senza pari e un vigoroso difensore della verità e della bellezza della fede cattolica. Ma soprattutto, Sant’Agostino ha detto ai giovani quello che San Paolo scriveva ai Filippesi: con la grazia misericordiosa di Dio, "io posso sopportare tutto con colui che mi dà la forza" (Fp 4.13). BEATA KATERI TEKAKOUITHA (1656 – 1680) Kateri Tekakouitha, "il fiore dei Mohawk", nacque nel 1656. Sua madre era cristiana, fu catturata dagli indiani Irochesi. Kateri aveva circa quattro anni, quando i suoi genitori e suo fratello morirono di vaiolo; essa fu adottata dalle zie e da uno zio che divenne in seguito il capo del clan. La malattia aveva sfigurato e quasi accecato la piccola Kateri. Per questo motivo era molto timida. Nel 1667, Kateri accetta nel segreto il Vangelo annunciato dai missionari gesuiti; riceverà il battesimo all'età di 18. Ha vissuto con coraggio la sua fede cristiana e la sua castità di fronte a un'opposizione quasi insopportabile, in quanto la verginità e celibato non erano tollerati nel suo ambiente. Il suo amore per la castità contraddiceva radicalmente la cultura in cui viveva. E venne il tempo in cui per questi motivi fu costretta a rifugiarsi in Kahnawake, lungo il fiume San Lorenzo, poco a sud di Montreal. Kateri dedicò tutta la sua vita ad insegnare a pregare ai bambini e ad assistere i malati e gli anziani, fino al giorno in cui lei stessa è stata colpita da una grave malattia. Morì il 17 aprile 1680, all'età di 24 anni, in Kahnawake. Le sue ultime parole furono: "Jesos Konoronkwa", che significa: "Gesù, ti amo". Quindici minuti dopo la sua morte, sotto gli occhi di due gesuiti e degli aborigeni presenti, le cicatrici che le sfiguravano il viso scomparvero e il suo viso acquisto una bellezza radiosa. Il 22 Giugno 1980, fu beatificata da Papa Giovanni Paolo II e divenne così la prima nativa nord americana a essere proclamata beata. IL BEATO PIERGIORGIO FRASSATI (1901 – 1925) Pier Giorgio Frassati nasce nel 1901 a Torino, Italia. Fu educato presso casa prima di frequentare la scuola pubblica e poi un collegio diretto dai gesuiti. All'età di 17 anni, entrò nella Società San Vincenzo de Paoli, riuscì a combinare in modo eccezionale la sua militanza politica e il suo lavoro per la giustizia sociale, pietà e devozione, umanità e vita di bontà, santità e vita quotidiana. Atletico, bel ragazzo, traboccante di vitalità, sempre circondato da amici che si ispiravano al suo esempio, Pier Giorgio decise di non diventare prete o religioso per testimoniare il Vangelo come laico. In realtà, si innamorò di una ragazza esuberante e piena di vita, ma senza approfondire ulteriormente il loro rapporto. Aveva capito il significato di castità e la metteva in pratica in tutte le sue relazioni e le sue amicizie. Dio aveva dato dei vantaggi a Pier Giorgio che avrebbero potuto spingerlo sulla cattiva strada: famiglia benestante, bella presenza, salute robusta. Ma egli sceglie di ascoltare l'invito di Cristo: "Vieni e seguimi" (Lc 18.22). Poco prima di conseguire la laurea in ingegneria mineraria, contrasse la poliomielite; i medici saranno convinti che prese la malattia prendendosi cura degli ammalati. Morì il 4 luglio 1925 e fu beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990. Papa Giovanni Paolo II l’ha definito "l'uomo delle otto beatitudini". Beato Pier Giorgio è un modello di ispirazione per i ragazzi: egli insegna loro ad esprimere la loro mascolinità castamente, padroneggiando le loro passioni sessuali con sforzo virile e con il sacrificio di se stessi, sull'esempio di Cristo, l'uomo perfetto. SANTA GIANNA BERETTA MOLLA (1922 – 1962) Immaginate di poter assistere alla canonizzazione di vostra moglie. Il 16 Maggio 2004, è ciò che è accaduto a Pietro Molla, marito di Gianna Beretta Molla. I loro tre figli viventi erano al suo fianco, compreso la più giovane, Gianna Emanuela, per la quale la madre aveva dato la vita. Santa Gianna è la prima donna medico laica ad essere santificata. Prima di comprendere la sua chiamata al matrimonio, Santa Gianna aveva fatto discernimento sulla sua vocazione con cura e aveva persino considerato la vita consacrata. Meditando, trascorreva il tempo a pregare in silenzio e aspettato pazientemente che il Signore manifestasse la sua volontà. Nel 1955, all'età di 33 anni, sposò un ingegnere di dieci anni più anziano, Pietro, la cui sorella era stata una paziente della giovane dottoressa Beretta. Le lettere di Gianna durante il loro anno di fidanzamento mostrano la profondità del suo impegno nella sua vocazione. Pochi giorni prima del loro matrimonio, Gianna scriveva a Pietro a proposito della loro vocazione al matrimonio: "Con l'aiuto e la grazia di Dio, faremo tutto il possibile per rendere la nostra nuova famiglia un piccolo cenacolo dove Gesù regnerà sui nostri affetti, sui nostri desideri e sulle nostre azioni." Lavoreremo con Dio nella sua creazione; così potremo dargli dei bambini che l’ameranno e lo serviranno.» Nell'omelia che pronuncerà il giorno della sua canonizzazione, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato: "Seguendo l'esempio di Cristo che, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amo fino alla fine (Gv 13,1), questa Santa Madre di famiglia rimase eroicamente fedele all'impegno che aveva preso il giorno del suo matrimonio…" "Possa il nostro tempo come Gianna Beretta, riscoprire questa bellezza pura, casta e feconda dell'amore coniugale, vissuto in risposta alla chiamata di Dio!" Noi dovremmo tutti e tutte fare lo stesso. Se siamo chiamati al matrimonio, aspettiamo ad esprimere genitalmente il nostro amore sessuale al coniuge, sapendo che se noi obbediamo alla volontà di Dio, egli saprà ricompensare la nostra pazienza e la nostra generosità. LUSSURIA UNA RICERCA MALATA DELL’ASSOLUTO GIOVANNI CUCCI S.I. Caratteristiche della lussuria La lussuria viene designata anche con il termine di «fornicazione» che, secondo Isidoro, deriverebbe da fornix, una costruzione ad arco dove usavano fermarsi le prostitute; con lo stesso termine Cassiano traduce la parola greca porneia presente in Mt 5,32 e 19,9 e in san Paolo, nel contesto dei vizi propri dell'uomo carnale (Rm 1,24-32; 13,13; 1 Cor 6,9; Gal 5,19-21 ecc.). E' san Gregorio Magno a introdurre il termine «lussuria», indicando con essa un comportamento disordinato, sregolato, non specificamente sessuale anche se attinente al corpo, come l'eccesso nei cibi e nel bere. Questo vizio è strettamente legato a ciò che la morale cattolica indica con il termine di «concupiscenza», intendendo una tendenza disordinata, propria di una realtà che ha smarrito il suo fine proprio e con esso anche la giusta proporzione e il senso della misura. Già da tale premessa si può notare la differenza tra la lussuria e l'amore, come nota Blackburn: «L'amore persegue l'amore dell'altro con autocontrollo, cura, ragione e pazienza. La lussuria cerca soltanto la propria gratificazione, a capofitto, insofferente a qualsiasi controllo, incurante della ragione. L'amore prospera col dialogo a lume di candela. La lussuria si realizza indifferentemente in un portone o in un taxi, e il suo lessico è costituito da grugniti e suoni animaleschi. L'amore è una singolarità: esiste solamente l'Altro, adorato, l'unica stella intorno alla quale gravita l'innamorato. La lussuria prende quello che capita. Gli innamorati si fissano dritto negli occhi. La lussuria guarda sfuggente, architettando raggiri, stratagemmi, seduzione, cogliendo al volo ogni opportunità. L'amore cresce con la conoscenza e il tempo, con il corteggiamento, la verità e la fiducia. La lussuria è una scia di indumenti nel corridoio, una mischia fra giocatori di rugby. L'amore dura, la lussuria nausea». La lussuria era ben nota anche alla riflessione filosofica classica. Aristotele la designa con i termini di «incontinenza» e «licenziosità», comportamenti opposti alla virtù della temperanza, del dominio di sé, e paragona il lussurioso a un bambino che è diventato ribelle all'autorità; allo stesso modo il lussurioso si mostra refrattario all'insegnamento della ragione: «Tutti converranno che a buon diritto l'incontinenza è biasimevole, giacché ci è insita non in quanto siamo uomini, ma in quanto animali. Pertanto, godere di tali sensazioni e amarle sopra ogni cosa è bestiale». Cicerone a sua volta valuta l'amore sfrenato come una forma di follia, di smarrimento della ragione e, perciò, della misura e dell'ordine, una perdita della dignità della persona, un aborrimento generale, di sé e dell'altro; però, a differenza delle altre forme di follia, questa è volontaria. La Bibbia riconosce nella lussuria anzitutto una forma di idolatria, perché associata alla prostituzione sacra e ai riti della fertilità propri dei culti dei popoli circostanti; per questo viene anche simboleggiata dalla donna straniera (Prv 7,6-27). Accanto a ciò emerge pure la considerazione della lussuria come ricerca sfrenata del piacere, incapace di sottostare alla retta ragione, e in questi termini sarà ripresa nella teologia scolastica. Si tratta di un vizio capitale perché conduce allo smarrimento del senso della misura e del limite e richiede, come una droga, dosi sempre più massicce, fino alla totale rovina: «Non ti abbandonare alla tua passione, perché il tuo vigore non venga abbattuto come un toro; divorerà le tue foglie e tu perderai i tuoi frutti, e ti ridurrà come un legno secco Una passione malvagia rovina chi la possiede e lo fa oggetto di scherno per i nemici» (Sir 6,2 4; cfr 18,3 1). Per questo il comportamento erotico tende a spostarsi sempre più sul versante della perversione, una forma di odio erotizzato e distruttivo. San Tommaso considera questo vizio una forma di malattia della mente: a monte del comportamento proprio della lussuria si trova infatti una precedente deliberazione della ragione, e non è mai un semplice atto della sensibilità emotiva: «Proprio nell'atto della lussuria la ragione non può deliberare, ma ha potuto deliberare prima, quando ha dato il suo consenso all'atto, e perciò gli è imputato come peccato». Come ha riconosciuto la maggior parte degli autori che hanno studiato la dinamica di questo vizio, la posta in gioco è in sede di valutazione: nella lussuria, almeno nel suo momento iniziale, sono la ragione e la volontà a comandare alla sensibilità e ad indirizzarla verso ciò che si ritiene essere il bene. Che la lussuria presenti questo tipo di «impazzimento coltivato deliberatamente» si può vedere nell'episodio di Davide e Betsabea (cfr 2 Sam 11-12): appesantito dall'ozio, Davide cade senza avvedersene nella brama del piacere, il che apre a sua volta la strada a peccati sempre più gravi come la corruzione, la menzogna, il tradimento, la viltà , l'assassinio... Egli smarrisce non solo la continenza ma il rispetto verso la donna altrui, l'onestà e la sua dignità di sovrano e di uomo. Il brano mostra anche con una certa ironia come Davide rimanga perfettamente capace di valutare la gravità delle azioni commesse quando, ascoltando la parabola di Natan, le vede compiute dagli altri, senza rendersi conto che in tal modo condanna se stesso: «"Chi ha fatto questo è degno di morte"[...] Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo"» (cfr 2 Sam 12,5.7). La lussuria, vizio della mente Alla luce delle considerazioni sin qui svolte si può dire che il vizio della lussuria, a prima vista proprio della sfera biologica, presenti caratteristiche soprattutto culturali. La lussuria è infatti legata essenzialmente alla fantasia e all'immaginazione, trovando stimoli e suggestioni nei mezzi di comunicazione: televisione, romanzi, riviste, film. Gli stessi comportamenti tradizionalmente legati a tale vizio confermano la sua indole propriamente culturale. Si pensi alla celebre descrizione letteraria del personaggio di Don Giovanni: egli mette in atto le sue seduzioni con un criterio strettamente intellettuale e non sembra succube di passioni o sentimenti particolari. L’unica cosa che lo interessi veramente è accrescere la propria «collezione» di donne. Significativa è al riguardo una celebre declamazione del «catalogo» di Don Giovanni, compiuta dal servo Leporello. Quello che colpisce in tale descrizione è la totale assenza di passione e di umanità: la lussuria viene qui presentata come una specie di catena di montaggio della libidine, ciò che importa è la quantità e la velocità di produzione delle conquiste, subito dissolte nella dimenticanza. Come in una forma di coazione a ripetere, tutto risulta completamente anonimo, l'unica caratteristica degna di nota è «che porti la gonnella». Questa predilezione per il numero mostra come alla base della lussuria non si trovi affatto l'eros, ma piuttosto un gretto calcolo, come nota acutamente Mathieu: «Non c'è dubbio che la smania di seduzione di Don Giovanni sia più cerebrale che sensuale. Lo stesso catalogo delle conquiste lo dimostra [ ...]. Esso fa pensare che la tentazione diabolica sia di natura intellettuale». «Purché porti la gonnella» è di fatto una manifestazione di feticismo, una modalità di valutazione e comportamento interamente rivolta a ciò che la psichiatria chiamerebbe «l'oggetto parziale», caratteristico della perversione, sintomo di uno sviluppo bloccato della personalità, incapace di coinvolgersi e di incontrare la persona nella sua totalità, in una relazione alla pari. Il rapporto tra lussuria e immaginazione diviene ancora più evidente qualora si prendano in considerazione i disturbi da dipendenza da internet. Qui l'immagine, e soprattutto la sua rielaborazione fantastica, finiscono per assorbire completamente la mente del «navigatore», fino a spegnere del tutto, non solo il desiderio sessuale, ma ogni altro tipo di interesse e attività: «La più immediata ed evidente conseguenza della porno-dipendenza è il calo drastico della tensione sessuale, sia per gli uomini sia per le donne e per gli uomini una insorgente impotenza parziale o totale. La porno-dipendenza modifica in modo negativo tutti gli aspetti della vita di un individuo: rapporti di lavoro, capacità di applicazione e attenzione al proprio lavoro, applicazione allo studio, rapporti di amicizia e di amore, progressiva sfiducia in se stessi [ ...], condizionamento a guardare i potenziali partner soltanto ed esclusivamente come oggetti pornografici». La pornografia rivela grandi paure nell'ambito affettivo, perché conduce alla fuga dalle difficoltà legate a una relazione reale e stabile e a rifugiarsi in una fantasia irreale ma rassicurante. Ma questo surrogato di potere e di evasione viene pagato a un prezzo altissimo; il porno-dipendente finisce per crearsi un mondo alternativo a quello in cui vive e a rifugiarsi sempre più in esso, non sopportando il peso e la responsabilità della vita reale: «Se utilizzate in maniera cosciente, le fantasie sessuali possono creare un anti-ordine, una sorta di evasione, e un piccolo spazio verso il quale possiamo scappare, specialmente quando le fantasie fanno crollare le distinzioni nette e opprimenti fra attivo e passivo, maschile e femminile, dominante e sottomesso». Nell'uomo, l'organo sessuale per eccellenza è il cervello, il suo universo culturale; in tale sede trovano la loro radice i comportamenti devastanti della lussuria, una cosa d'altronde ben nota alla tradizione filosofica: «L’appetito che gli uomini chiamano concupiscenza, e la frustrazione che ad esso è relativa, è un piacere sensuale, ma non solo quello [ ...], ma un piacere o gioia della mente consistente nell'immaginazione del potere di piacere, che essi posseggono in tanta misura». La lussuria è dunque il vizio della quantità, non del piacere, della compulsione, non dell'amore, dell'atto, non del corpo; parlare dunque di «paralisi della mente», ad opera della passione, può essere forse appropriato per l'ira , ma non per la lussuria. Ci può essere certamente una passione irrefrenabile, ma questo sarà semmai proprio di una caduta occasionale, non del ripetersi continuo di un atto, fino a diventare vizio, come nella lussuria. Si potrà avvertire la passione per una persona, ma in tal caso essa avrà piuttosto i connotati dell'innamoramento e dell'interesse personale il che, di nuovo, è ben diverso dalla «collezione anonima» del lussurioso, che cerca il piacere, non una specifica persona, subito dimenticata. Questa ripetizione compulsiva mostra tuttavia ben presto la ritrosia dei sensi ad essere coinvolti nelle macchinazioni della mente: basti pensare al numero di prodotti reclamizzati per mantenere viva a tutti i costi la carica erotica. Una ricerca malata dell'Assoluto Il fatto che la lussuria non cessi con l'arrivo della «pace dei sensi», senile o virtuale come nelle dipendenze da internet, mostra il carattere spirituale di questo vizio, vizio intellettuale, di fantasia e immaginazione perché malato di assoluto. Don Giovanni nelle sue peripezie cerca la bellezza assoluta, totale, perfetta, eterna, senza riuscire mai a trovarla. Egli si illude di rinchiudere ogni cosa nel numero: il numero del catalogo delle sue conquiste rispecchia la sua visione del mondo: il «due più due fa quattro» è anche il suo modo di vedere la vita, all'insegna del materialismo. J. Bosch aveva colto molto bene questo elemento spirituale, raffigurando in maniera strana questo vizio, mediante un'arpa dimenticata dagli amanti, un dettaglio apparentemente secondario, che il pittore pone tuttavia al centro della scena, come a mettere in evidenza in questo smarrimento la deriva più grave della lussuria. Un autore commenta così questo dettaglio: «Che significa tale abbandono? Semplicemente che i protagonisti del quadro, presi come sono dal loro gioco "terreno", non hanno tempo per volgere almeno un pensiero al cielo, cioè a quell'amore divino che è la forza motrice di tutte le cose e di cui l'arpa, appunto, è lo strumento per cantarne le lodi [ ...]. La lussuria, infatti, è il vizio che caratterizza chi, rinnegando Dio, fa del corpo umano l'idolo a cui rendere un esclusivo omaggio. In un certo senso, il suo peccato di fondo è l'uso distorto di quell'amore che, secondo Dante, muove il sole e le altre stelle». Questa richiesta di assoluto si nota anche nella tendenza a idealizzare la sessualità e a rivolgere all'altro richieste eccessive, non accettandone la finitezza. Una sessualità promiscua e discontinua, oltre a rendere più difficile la conoscenza dell'altro, passa con facilità agli estremi, ugualmente irreali, dell'idealizzazione e della svalutazione. E' una conseguenza della cultura detta del narcisismo, in cui l'essere umano vorrebbe mettersi al posto di Dio, credendosi il centro dell'universo: «I rapporti personali sono diventati sempre più rischiosi, essenzialmente perché non offrono più alcuna garanzia di stabilità. Uomini e donne avanzano reciprocamente richieste esagerate e se a tali richieste non corrisponde una risposta adeguata si abbandonano a sentimenti irrazionali di odio e astio». Nella lussuria si è smarrita la «decorazione», rappresentata dall'arpa; in altre parole l'elemento culturale, simbolico, spirituale e religioso, cioè quanto di umano si trova nella sessualità. Chi cade in questo vizio si ritrova solo con le sue fantasie, incapace di incontrare l'altro: «Il lussurioso è una candela che consuma se stessa. Il suo vero pascolo lo trova nel dominio senza confini dell'immaginazione. Non a caso perciò la lussuria è il vizio dominante dei poeti [ ...]. E, sempre non a caso, sono stati in primo luogo i poeti a dargli, come dire?, una patente di nobiltà, facendone quasi una specie di fiore perverso dell'erotismo». Conseguenze della lussuria La lussuria è di sua natura distruttiva, anzitutto perché nega la realtà, poiché il suo mondo è l'immaginazione, un mondo falso e superficiale, che spinge a fuggire l'intimità, la manifestazione dei sentimenti e della tenerezza. Ciò che viene distrutto, in particolare, è la fiducia nell'altro, la verità di un rapporto, il desiderio di coinvolgersi: una delle ferite più gravi e difficili da rimarginare in seguito a una delusione d'amore è proprio la capacità di dare fiducia, costituendo una pesante ipoteca circa una eventuale progettualità futura. Una delle conseguenze più frequenti della promiscuità sessuale e dei rapporti occasionali, senza impegno di alcun genere, è la difficoltà a vivere relazioni durature, a credere alla fedeltà e alla fiducia, sperimentando una condizione di instabilità generale. Tutto ciò introduce un senso di precarietà che diventa pericolosamente destabilizzante, anzitutto interiormente, poiché per vivere è indispensabile un minimo di stabilità, «una fede nell'ordine», per riprendere un'espressione di P. Berger. Questo senso di precarietà si perpetua nel corso delle età successive, tendendo a mantenere la persona in una sorta di adolescenza prolungata (la cosiddetta «sindrome di Peter Pan»), che può arrivare fino alla vecchiaia, dove però l'insorgere dell'età, il trascorrere degli anni e lo sfiorire dell'aspetto fisico, specie per le donne, fanno drammaticamente prendere consapevolezza dell'irrealtà di tale prospettiva; e poiché si invecchia come si è vissuti, mancando altri valori e interessi, o più semplicemente la capacità di un impegno duraturo, quest'ultima fase della vita rischia di trasformarsi in una squallida solitudine senza speranza. Per Freud la perversione è una malattia che rende tristi e infelici coloro che ne sono affetti, e la sua proposta terapeutica non è mai stata orientata a vivere la sessualità senza regole e controllo, e nemmeno a esaltare un'impostazione di vita libertina . La sua analisi della perversione è straordinariamente simile alla situazione di chi ha enfatizzato il desiderio e le aspettative sessuali, come avviene, ad esempio, nella ninfomania: «Molti ninfomani sono incapaci di trovare soddisfazione emotiva dal sesso. L’incessante aumento del loro desiderio sessuale può risultare da una forma di disturbo cerebrale, psicosi, abuso di sostanze, o ad acting out dovuti a qualche problema emotivo» . Di nuovo, alla base di tali comportamenti si ritrova una dinamica essenzialmente cerebrale. Questo era il senso dell'espressione paolina della mente carnale, propria di chi «corre dietro alle proprie immaginazioni»(Col 2,18); è la caratteristica di chi non può capire il linguaggio dello spirito, divenuto come un idioma sconosciuto, che prende per farneticazione, senza accorgersi che è proprio lui che sta farneticando: «Certamente tra tutti i danni provocati all'anima dalla lussuria il più grave appare quello che investe la più nobile delle sue facoltà, la ragione, che a causa della veemenza dei desideri, degli affetti e dei piaceri connessi a questo vizio perde il ruolo di dominio e di controllo sulle attività umane che le spettano di diritto [ ...]. Il danno è enorme: l'asservimento della ragione alla carne fa precipitare l'uomo in una condizione animale e gli impedisce di conoscere e di raggiungere quel bene da cui dipende la sua salvezza. Una lunga tradizione, prima pagana e poi cristiana, ha spesso insistito sui danni che l'attività sessuale procura all'esercizio della ragione elaborando un modello ideale di sapiente capace in nome dei piaceri dell'intelligenza di rinunciare a quelli della carne». La riflessione filosofica e religiosa ha insistito sulla necessità di un’educazione morale, spirituale e affettiva alla sessualità, da viversi all'interno di un contesto stabile e unitario come la famiglia; e questo non solo per garantire la stabilità economica e sociale, ma anche perché c'è in gioco qualcosa di essenziale per lo sviluppo della persona umana: basti pensare alla gravità dei problemi mostrati qualora venisse a mancare questa stabilità affettiva, soprattutto nei primissimi anni di vita del bambino. Senza amore, un bambino non potrebbe vivere; un ambiente all'insegna della stabilità e dell'affetto lo rassicura e gli consente di sbocciare alla vita; senza ordine, fiducia e stabilità non sarebbe possibile lo sviluppo di una vita umana: «Di fatto, gli psicologi dell'infanzia ci dicono che non può esservi maturazione psicologica se, all’inizio del processo di socializzazione, non c'è la fede nell'ordine [ ...]. Il ruolo che un genitore si assume non è soltanto quello di rappresentare l'ordine di questa o quella società, bensì l'ordine in sé, l'ordine che regge l'universo e che ci persuade alla fiducia nella realtà». Quando questo non avviene, rimane nel bambino e in seguito nell'adulto un'ansia diffusa, un senso di precarietà, che si manifesta nella difficoltà a dare fiducia, a coinvolgersi, insieme a malesseri di tipo fisiologico come frigidità, depressioni, instabilità nell'umore, tentativi di compensazione e di cura di vario tipo (psicofarmaci, droghe, alcool, fumo, terapie psichiatriche), incapacità di innamorarsi, e soprattutto una grande paura di amare: «Verso la fine dell'adolescenza molte ragazze hanno già avuto esperienze di amori infelici e sono ben consapevoli che l'amore può non essere sinonimo di stabilità [ ...]. Così una dichiara: "Ciò che voglio fare adesso è trovare una carriera che mi piaccia... se mi sposo o vivo con qualcuno che mi piace e poi mi lascia, non avrò di che preoccuparmi perché sarò completamente indipendente". Eppure, come molte altre intervistate, anche lei riprende i temi dell'idillio e della sessualità: 'Voglio avere un rapporto ideale con qualcuno. Credo che voglio qualcuno che mi ami e si prenda cura di me tanto quanto io"». Nonostante le delusioni subite, al fondo rimane comunque un desiderio di pienezza, di completezza e di totalità che richiede il coinvolgimento dell'intera persona. Rimedi alla lussuria Si è visto come la conversione della lussuria debba passare essenzialmente per la mente, essa richiede cioè una conversione dei criteri della vita, delle relazioni, degli affetti, degli interessi. Si può qui ritrovare una conferma ulteriore dell'importanza di un lavoro capillare su di sé, individuando le modalità con cui si nutrono la mente e lo spirito. Senza un'adeguata conoscenza di sé e un profondo desiderio di cambiare, diventa difficile fronteggiare la lussuria. Essa infatti, risiedendo nella mente, diventa un'idea fissa che ossessiona, anche quando la carne non è più in grado di accompagnarla: «Più di qualunque altro vizio, la lussuria può essere vinta soltanto estirpandone le radici. E' inutile affannarsi con secchi a buttare fuori dalla nave che sta affondando l'acqua, mentre essa è piena di buchi: l'unica cosa da fare è tappare i buchi. La nostra vita, soprattutto oggi, è fatta di un continuo assorbire stimoli di lussuria» . Ciò significa anzitutto saper riconoscere che cosa si stava veramente cercando nella molteplicità di avventure occorse: «La dipendenza è probabilmente l'unica malattia che è necessario capire per poter guarire». Questo percorso, per poter essere svolto in maniera efficace, richiede anche un'adeguata vita spirituale. Se la lussuria risulta essere una ricerca distorta di assoluto, non può venire contrastata in maniera efficace se non offrendole quanto stava velatamente chiedendo. E’ questo l'aspetto decisivo. I padri spirituali, riprendendo il Vangelo, mettevano in guardia colui che vuole cambiare vita: se il cuore è vuoto, può cadere in vizi peggiori (cfr Lc 11,2426). Da qui l'invito di Cassiano a nutrire bene lo spirito, mediante la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, l'esercizio della carità. In tal modo si troveranno energia e motivazioni per disintossicarsi e divenire signori del proprio corpo: «Come molto spesso, è utile a coloro che soffrono di una determinata malattia non mostrare a essi neppure i cibi che farebbero loro male, onde evitare di far nascere in loro un desiderio che sarebbe fatale, così la calma e la solitudine sono molto utili per combattere queste malattie particolari, affinché lo spirito malato, senza più essere disturbato da molte immagini, possa giungere a una visione interiore più pura e sradicare più facilmente il fuoco pestilenziale della concupiscenza». Un altro aiuto importante è dato dalla presenza di relazioni sane, capaci di esprimere la bontà, la donazione di sé, la tenerezza, l'attenzione all'altro, tutti atteggiamenti antitetici alla lussuria. E’ l'interesse affettuoso verso l'altro, visto nella sua unicità speciale, a costituire la differenza fondamentale tra lussuria e amore: «Uno dei migliori test di amore autentico è quanto uno si senta affezionato verso l'altro partner dopo il rapporto e prima che sia tornata la passione sessuale. Un test ancora migliore è se l'amore rimane forte anche quando il rapporto sessuale è impossibile per un lungo periodo di tempo, come quando il coniuge è ammalato [ ...]. Come la stella polare, cui il navigatore fa costantemente riferimento, l'amore è saldo di fronte agli ostacoli. Questo perché è unione di persone, non di corpi. L’invecchiamento, la mancanza di bellezza esteriore, la malattia o le calamità non diminuiscono l'amore quando le sue fondamenta affettive rimangono intatte. La lussuria è egocentrica, capricciosa, instabile. L’amore è permanente, stabile e altruistico. La lussuria usa il corpo di altri per soddisfare il suo appetito per il piacere. L'amore dà tutto se stesso, corpo e anima, per rendere l'altro felice». La nostalgia profonda di pienezza, presente nel cuore di ogni uomo che ha amato, dice che questo cambiamento di mentalità è sempre possibile. Si pensi, ad esempio, alle situazioni di grande fragilità e sofferenza, proprie del contesto terapeutico; esse spesso rivelano, con sorpresa dello stesso terapista, l'emergere inaspettato di un essere capace di esprimere il meglio di sé dal punto di vista affettivo e relazionale: «Come accade che il feticista, per esempio, che delle donne amava solo i piedi e le scarpe, a un certo punto arriva a desiderare una donna anche al di sopra delle caviglie? Questa conversione etica è il piccolo miracolo della cura analitica [ ...]. Questa conversione può essere spiegata in un solo modo: se non soffre eccessivamente, ogni essere umano tende a essere spontaneamente etico, ovvero a curarsi degli altri come soggetti [ ...]. La psicoanalisi e altre teorie hanno fatto bene a ricordare che in ogni soggetto – fosse anche un santo - si annidano egoismo, odio, invidia [ ...] Ma è anche vero il contrario, ossia che persino in una canaglia c'è qualcosa di etico, un qualche interesse per gli altri non come semplici strumenti delle proprie soddisfazioni». La sessualità vissuta all'interno di una relazione capace di esprimere più tenerezza affettuosa che erotismo sfrenato consente di ritornare sulle ferite del passato e di rimarginarle: la via della guarigione, come la tenerezza, è sempre possibile per chi la cerca con sincerità, disposto a giocarsi per essa e a sottomettersi alle sue leggi. Perché l'amore, come la bellezza, ha bisogno della custodia della legge.