Maestri sempre, in piscina e nella vita

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Maestri sempre, in piscina e nella vita
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COSTUME & SOCIETA’
ACQUACHEPASSIONE
martedì 18 agosto 2009
ALDO CALÌ E LELLO AVAGNANO ALLENANO LE PROMESSE DEL CANOTTAGGIO E DEL NUOTO GIALLOROSSO
Maestri sempre, in piscina e nella vita
di Mimmo Sica
appuntamento per i canottieri è alle 7 del mattino nel
piazzale del circolo, al Molosiglio. Il professore Aldo Calì, loro
allenatore, si anticipa sempre di
dieci minuti; fa riscaldare il motore del pulmino, prende il cronometro e il taccuino di appunti. Alle 7,05 si parte alla volta di
Lago Patria, dove nell’hangar
giallorosso, li attendono le barche per iniziare l’allenamento di
voga. Due ore in acqua, quindi
ritorno al circolo; l’arrivederci è
alle 17 per l’allenamento in palestra. Il rito si ripete ogni giorno per undici mesi all’anno con
la sola differenza che in autunno e in inverno ci si vede un’ora
più tardi, alle 8.
Professore Calì, quando ha
iniziato il canottaggio?
«Sono canottiere da sempre. Ho
iniziato a vogare da giovanissimo per la fortissima passione
che avevo e che ho per questa
disciplina. Mi sono diplomato in
educazione fisica all’Isef, e poi,
cessato l’agonismo, ho iniziato,
negli anni 60/70, la mia carriera
di allenatore al Centro Sportivo
Esercito di Napoli. A settembre
1975 sono passato al Circolo Canottieri Napoli. Sono responsabile della Sezione Canottaggio e
allenatore del gruppo senior, cioè
degli over 18. Praticamente una
vita dedicata al canottaggio».
Quali sono stati gli atleti più
rappresentativi che ha allenato?
«Sicuramente Giovanni Suarez
che ha partecipato a tre Olim-
L‘
“POSITANO MITH FESTIVAL”
piadi e cioè Los Angeles ‘84, Seoul ‘88 e Barcellona ‘92. È stato,
poi, bronzo ai Mondiali di Bled
nel 1987 e argento nel 1989 a
Azewinchel. Davide Tizzano oro
alle Olimpiadi di Seoul del ‘88 e
di Atlanta del ‘96 e campione del
mondo nel singolo a Roudenice
nel 1986. Ancora, Mario Palmi-
Aldo Calì
sano, 4° alle Olimpiadi di Sidney
2000».
Quali sono le “promesse” di
oggi?
«Tutte le nostre speranze, al momento, sono riposte nell’equipaggio del quattro senza composto da Matteo Castaldo, Matteo Motta, Simone Ponti e Stefano Correale e nel singolista
Marco Calamaro. È importante
sapere che per motivi tecnici
l’equipaggio del quattro senza è
stato diviso in due “due senza”.
Questo perché allenarsi nelle
LA RUBRICA
barche “corte”consente agli atleti di crescere più rapidamente.
Le coppie sono Castaldo-Motta e
Ponti-Correale».
Che traguardi hanno raggiunto questi ragazzi?
«Il due senza composto da Ponti-Correale ha vinto i due meeting nazionali nella categoria under 23. Quello di
Castaldo-Motta
è arrivato secondo nei due
meeting nazionali Categoria
Assoluta, cioè
quella olimpica».
E Calamaro?
«Questo giovanissimo atleta di
soli 16 anni ha
vinto il titolo regionale e, nel
giugno scorso,
quello di campione italiano».
Si può, quindi,
affermare che
il canottaggio
giallorosso ha
buone prospettive di ottenere significativi successi?
«Sì. Sono molto fiducioso che nel
prossimo futuro gli atleti di cui
ho parlato daranno ottimi risultati. Sono, poi, molto attento alla sezione giovanile, affidata ai
miei collaboratori Marco Galeone e Cristiano Clarizia, che sta
facendo già emergere elementi
di sicuro avvenire».
L’impegno dei nuotatori non è
meno faticoso. L’appuntamento
è alle 6 del mattino, i giorni dispari, per l’allenamento in pisci-
na e di pomeriggio, ogni giorno,
per l’allenamento in palestra e
poi in vasca. Ne parla Raffaele
Avagnano, laureato in Scienze
Motorie all’Isef e direttore tecnico del settore nuoto del circolo
Canottieri Napoli.
È convincimento comune
che lei sia l’erede di Fritz
Dennerlein.
«All’indimenticabile Fritz devo
tutto; mi ha cresciuto come atleta e poì mi ha affidato al compianto Enzo Fusco, per tutti noi
il “Professore”, che mi ha insegnato il difficile mestiere di allenatore».
Dopo Dennerlein quale è
stato il nuotatore giallorosso più prestigioso?
«Senza presunzione posso dire
che il dopo Dennerlein comincia
con me, con il mio 4° posto nella finale olimpica “rana” di Los
Angeles 84 e con gli 11 titoli italiani assoluti conquistati. È continuato con Massimiliano Rosolino e con Davide Rummolo. Entrambi sono nati e cresciuti alla
Canottieri e i loro successi sono
noti a tutti. C’è stata, poi, Flavia
Rigamonti, atleta italo-svizzera
tesserata Canottieri, che è stata
finalista alle olimpiadi di Atene
2004 e argento ai mondiali 2005».
Nel 1986 ha lasciato l’attività agonistica e ha iniziato
quella di allenatore. Quale è
stato l’atleta che Le ha dato
maggiori soddisfazioni?
«Davide Rummolo, bronzo alle
olimpiadi di Sidney 2000 e due
volte oro agli Europei 2002 e
2003».
La “qualità” dei nuotatori
giallorossi di oggi?
«L’attuale momento che il nuoto
della Canottieri sta attraversando è senz’altro uno dei migliori
in assoluto. La squadra, composta da circa 60 atleti di tutte le
categorie, ha già espresso 20
nuotatori qualificati ai campionati italiani di categoria. Su tut-
Raffaele Avagnano
ti emergono Davide Natullo, Luca Baggio, Stefania Pirozzi, Giovanni Postiglione e Mario Sanzullo».
Quali sono i successi raggiunti da questi atleti?
«Natullo, il più “anziano”, oltre ai
massimi titoli italiani conquistati nelle varie categorie di appartenenza, ha vinto tre volte l’oro
negli Europei juniores del 2005
e del 2006. Baggio è stato argento agli Europei juniores 2007
e pluricampione italiano di categoria nella specialità del fondo.
TRA ANEDDOTICA E MEMORIA
Le rotte
del mito
Suggestioni, le grotte di Santa Lucia
P
D
ositano, luogo mitico dove
Ulisse udì il canto delle
sirene, rivisita i miti eterni di
ieri e quelli effimeri di oggi
attraverso musica, danza,
immagini e riflessione. Nasce
così il “Positano Myth
Festival” dedicato all’eterna
bellezza da coltivare come
patrimonio imprescindibile del
genere umano. Quattro gli
itinerari espressivi che, nel
“Positano Mith Festival”,
segnano le rotte del mito: la
danza, le immagini, la musica,
la riflessione. L’edizione 2009
del Festival ha un intento
sperimentale: sarà un “numero
zero” in vista dell’edizione
2010, pienamente compiuta.
Punterà quindi su pochi eventi
di sicura qualità, capaci di
realizzare una duplice
rivisitazione: quella del mito
classico ed eterno del mare
come unione e separazione,
come canto, come amore;
quella parallela dei miti attuali:
la conoscenza, il tempo, la
bellezza, il consumo, il viaggio,
il potere. Due gli episodi in cui
il Festival si articola: un
prologo sabato in cui con
l’inaugurazione di una mostra
di Pino Settanni dedicata ai
nuovi miti e l’avvio degli
appuntamenti gourmet viene
esibito il programma del
Festival; il 28 agosto, che
riporta la grande danza
all’Arcipelago de Li Galli con
Apollineo e Dionisiaco.
Coreografie: Balanchine,
Fokine, Massine, Neumeier; il
1° settembre con
l’inaugurazione della mostra “I
dormienti” di Mimmo Paladino
con commento sonoro di Lucio
Dalla; un corpus dal 6 al 12
settembre in cui si alternano
incontri riservati a studiosi del
mito e appuntamenti aperti al
pubblico: conferenze, spettacoli
di danza, proiezioni di film,
recital, concerti, eventi marini.
di Aurelio De Rose
elle “grotte” di Santa Lucia,
Renato Fucini, nel suo “Taccuino di viaggio a Napoli e dintorni” pubblicato nel 1877 già scriveva, avendole visitate e ancor
prima che, in data successiva, ne
desse notizia attraverso uno scritto di padre Gioacchino Taglialatela e disegni del pittore Gennaro Amato, la redazione di Napoli
Nobilissima. Scriveva infatti il Fucini che a S. Lucia: “In alcune
stanze di questo vico l’intonaco
misto a sudiciume ha facoltà tanto igroscopiche che quando è scirocco, mi dicono, cola acqua dal
palco e dalle pareti in modo da far
pozzanghere in terra”. E si dilunga poi accennando anche ai personaggi che incontra in quel luogo: “… Una donna che qui trovo
mi parla di un suo figlio ebete che
gli hanno portato al manicomio,
mentre non dava noia a nessuno
NO-PROFIT
La Pirozzi è una juniores e ha
vinto 6 ori, 4 argenti e 1 bronzo.
La stiamo preparando per gli Europei di quest’anno. Postiglione,
anche lui juniores, ha vinto 2 ori,
2 argenti e 1 bronzo. Sanzullo, il
più giovane e perciò categoria
ragazzi, ha vinto 1 oro e 2 argenti».
Con questi risultati che cosa si aspetta
dai suoi ragazzi?
«Riponiamo tutti grosse speranze in questi
giovani atleti.
Certamente i
più pronti sono
Natullo, Baggio
e Pirozzi. Confidiamo
che
quanto prima si
realizzino anche
nella categoria
“assoluti” sia in
campo nazionale che in quello
internazionale
così da vederli olimpionici. Per
quanto riguarda, poi, i più giovani, sono sicuro che continueranno il loro splendido percorso
finalizzato al conseguimento di
ulteriori significativi successi.
Naturalmente tutto ciò sarà possibile anche grazie al continuo
impegno profuso quotidianamente, con professionalità e
competenza, dai miei collaboratori del gruppo agonistico: Davide Rummolo, Enzo Allocco,
Luca Piscopo, Salvatore Esposito e Nicola Agosti».
e mi prega di intercedere presso
le autorità perché lo rendano”; e
continua nella descrizione del locale dicendo che: “… la porta di
questa caverna ha l’affisso formato da pesante e intarlato impostone, non ha ferramenti né vi
sono arpioni; la sera lo prendono
in tutti e lo appoggiano all’apertura”. La descrizione che ne fa il
Taglialatela, è invece del 1892, ed
appare sulla Libertà Cattolica del
6 marzo; nel mentre ben più interessanti saranno i disegni che il
pittore Amato pubblicherà sempre nello stesso anno sul n. 50
dell’ Illustrazione Italiana che solleciteranno i redattori di Napoli
Nobilissima (il Ceci, Croce, Schipa e Aspreno Galante) a verificarne di persona quanto veniva
loro descritto e comunicato. Infatti si recarono in vico Grotta che
era così denominato in conseguenza di una indicazione voluta
da Ferdinando IV del 1792 e, suc-
cessivamente in vico Grade dove
della “soricella” l’Amato ne disegnava il solo ingresso.
Di queste cavità o antri che non
sono di carattere naturale ma luoghi scavati nel tufo sia per cavarne pietre o costruire piscine ed
acquedotti, che per percorsi viari o interrare tombe; si ritrovano
da Capodimonte a Poggioreale
nonché nel centro antico. Luoghi
spesso utilizzati, nell’ultimo conflitto bellico, come rifugi anti aerei. Queste di Santa Lucia che risalirebbero al III sec. a C., ricavate dallo scavo del tufo giallo del
monte Echia (così come dalle Platamonie del Chiatamone), fu utilizzato soprattutto per la costruzione della città nuova (Neapolis)
e per la cittadella di Megaride
(Castel dell’Ovo). Ma vediamo come si presentarono alla vista dei
redattori citati. “La catacomba
ignorata è nel vico Grotte a S. Lucia e di essa ha la chiave il pizzi-
cagnolo Michele Nunziata che la
tiene in fitto per cantina”. Indicazione questa che ci riporta per
analogia a tantissimi dei ritrovamenti avvenuti in città; così come ad esempio quello al vico Cinquesanti dove, in un basso abitavano due anziani, ignari che al di
sotto del loro pavimento vi fosse
parte del teatro greco-romano. Ritornando alla descrizione citata si
indicava che al termine del vicoletto, una porticina posta sul lato
destro, portava ad un primo locale dove vi erano le botti. Da qui
voltando a sinistra, un corridoio,
tagliato nel masso tufaceo della
collina, conduceva ad altri. Questi, o la parte che apparve più accessibile, erano in tutto quattro;
due più lunghi e paralleli uniti fra
loro da altri due più brevi ed anch’essi paralleli. Lungo le pareti
apparvero intagliati, due o tre ordini di nicchie che nella parte superiore erano arcuate. Nicchie
che per la loro modesta lunghezza certamente non avrebbero potuto contenere corpi umani e
quindi sepolture. Fatto questo
che escludeva quindi il luogo dall’essere un sepolcreto. Egualmente e per lo stesso utilizzo di
“cantina” era il luogo di cui
l’Amato aveva disegnato il solo
ingresso situato in vico Grade.
Qui però una prima cavità quadrata che conduceva anch’essa
in altre, si ritrovava dopo aver disceso una lunga scala e questo
particolare, suffragato da quanto
scrisse Varrone sulla villa di Lucullo avvalora tutt’ora la tesi che:
si perforò il monte, anche perché
l’acqua marina fosse immessa in
piscine e peschiere.
L’ASSOCIAZIONE “OCCHIO DEL RICICLONE” LAVORA NELLA GESTIONE DELL’USATO
Isole ecologiche per riciclare al meglio
di Patrizia Giordano
V
ecchi teloni in pvc ma anche
camere d’aria di biciclette, cinture di sicurezza recuperati negli
sfasciacarrozze, trasformati in divertenti borse da viaggio, in portafogli, portaocchiali. Abiti, accessori, oggetti di arredo creati con sfridi di stoffa e tela, destinati ad un
pubblico che non rinuncia a buongusto e comodità. Da emergenza a
business: quando la spazzatura diventa un affare, non solo in termini
di crisi energetica e risparmio monetario. Lo stanno scoprendo in tanti. Cooperative, associazioni, singoli
che da diverso tempo stanno sperimentando quanto sia vantaggiosa
la pratica del riuso. Anche perché
siamo un popolo di gran spreconi.
Complice una congiuntura econo-
mica che ha dimezzato il potere di
acquisto delle famiglie medie sempre più a caccia dell’occasione, dell’affare. I mercatini dell’usato in città si moltiplicano come i luoghi dedicati alla compravendita di seconda mano e al baratto. Così il rifiuto
prima ancora di diventare “scarto”
a tutti gli effetti, diventa fonte di
nuovi mercati d’acquisto, nuovi stili di vita a basso impatto ambientale. Crea reddito e posti di lavoro,
dando vita a piccole imprese “etiche” basate sulle attività sostenibili e sulla cooperazione sociale integrata. Come le comunità Rom. L’importante è avere occhio, ovvero la
capacità di saper “intercettare” l’oggetto prima che arrivi in discarica,
prima che diventi rifiuto vero e proprio, prima che si ponga il problema del riciclo. Al resto ci pensano
la creatività e fantasia di giovani designer, artisti ed artigiani specializzati nel riutilizzo di differenti materiali di risulta: ferro, legno, vetro, plastica, carta. Una filosofia responsabile insomma, per aiutare il mondo
a pulirsi da sé senza farsi troppo male e che persegue da otto anni
“L’Occhio del Riciclone”, un’associazione romana no profit, impegnata nello studio sul settore dell’usato nella gestione dei rifiuti e in
attività di monitoraggio sull’economie popolari, a opera di rigattieri
abusivi, svuotacantine, baraccati,
ambulanti, migranti e rom che per
vivere riutilizzano appunto quel che
trovano nei cassonetti o in strada.
Il gruppo che oggi conta a Roma su
un laboratorio sartoriale e di arredo
(“Basura”, unica cooperativa mista
fra rom e italiani) e diversi punti
vendita con un network tra i “recicladores” della Columbia e del Messico, ha inaugurato la sua attività
anche in Campania. Il modello proposto dall’associazione parte dalla
creazione delle isole ecologiche: il
luogo ideale per smistare i rifiuti, selezionarli in modo sistematico e distribuirli ai microimprenditori dell’usato della città. Che sono numerosissimi, rigattieri, ambulanti, extracomunitari che vivono di raccolte casuali. «Grazie alle isole ecologiche - aggiunge Matilde Caraballesi, presidente dell’Occhio del Riciclone in Campania – si possono
selezionare a monte tutti i materiali riusabili per rivenderli sul mercato attraverso un sistema all’ingrosso, centralizzato e legato alla gestione dei rifiuti ufficiali ». Una riforma innovativa che del resto può
avviare un processo di legalizzazione di un settore frammentario e
sommerso. Ancor più necessaria in
una città come Napoli in cui emergenza rifiuti ed emergenza lavoro
camminano di pari passo in attesa
entrambi di soluzioni concrete. «Il
riuso deve entrare a pieno titolo nella gestione ambientale campana,
bisogna avere il coraggio di coinvolgere e far emergere le economie
che, se anche informali, sommerse
hanno un ruolo virtuoso per la loro
capacità di riusare i materiali. In
questo la Campania può essere un
laboratorio di innovazione » sottolinea Anna Maria Valentino, docente
di Economia ed Ambiente all’Orientale di Napoli. Il primo passo
per mettere a sistema il riutilizzo su
scala sono le isole ecologiche che
mancano in città.