periodico nazionale dell`istituto del nastro azzurro fra combattenti

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periodico nazionale dell`istituto del nastro azzurro fra combattenti
il nastro
azzurro
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO XLVII - N. 4 - LUG./AGO. 2008 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma
IL
1E2
RADUNO
NOVEMBRE 2008:
DI ASSOARMA A TRIESTE
Come già preannunciato, nei giorni 1 e 2 novembre
2008 si svolgerà a Trieste il raduno di Assoarma in ricordo della prima redenzione della città avvenuta il 3
novembre 1918.
Il programma della manifestazione prevede per il
giorno 1 impegni esclusivamente riservati ai Presidenti
delle Associazioni Combattentisctiche e d’Arma e ai loro
delegati alle prove generali. Il giorno 2 il Raduno avrà
inizio con la deposizione della corona alle ore 09,00 e
si svilupperà col corteo per le vie cittadine fino alle ore
13,30. La manifestazione si chiuderà alle 17,00 con
l’Ammaina Bandiera.
Si auspica una partecipazione corale da parte dei
soci del nastro Azzurro. A tale scopo, Assoarma ha stipulato una convenzione col tour operator “Pansepol
Travel” – via del Monte, 2 – 34122 Trieste (tel. 040367130 fax 040-638728 cell. 335-6654597 sito internet:
www.pansepol.it e.mail: [email protected]) per i servizi
di alloggio, ristorazione e escursioni a prezzi molto convenienti per i radunisti. È richiesta preventiva prenotazione, possibilmente entro il 15 settembre 2008.
* * *
ANCHE
QUEST’ANNO, DAL 18 AL 23 NOVEMBRE 2008,
IL VIAGGIO IN EGITTO AI SACRARI DI EL ALAMEIN
Si invitano i soci del Nastro Azzurro e i rispettivi
familiari a partecipare al viaggio ai Sacrari militari italiano, inglese e germanico eretti in omaggio ai Caduti sotto
le due opposte bandiere nella Guerra d’Africa di cui la
battaglia di El Alamein costituisce l’evento più importante.
Oltre ai Sacrari è prevista la visita del Cairo (Piramidi
di Giza) e di Alessandria (S.ta Caterina, Biblioteca,
ecc…).
Il viaggio è di 6 giorni e prevede i seguenti costi:
– Quota d’iscrizione € 30
– Quota individuale di partecipazione € 1220
– Supplemento camera singola € 250
– Visto d’ingresso € 20
Sconto per i Soci del Nastro Azzurro € 100
Comprensiva di viaggio in aereo classe economy,
alloggio in Hotel 5 stelle e attività turistiche.
Per informazioni di dettaglio contattare la
Federazione di Roma - Tel.064402555 – E.mail: [email protected]
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• Comunicazioni
• Il futuro del Nastro Azzurro: i Simpatizzanti
• Udienza annuale del Presidente della
Repubblica
• Lettere al Direttore
• 2 giugno: Festa della Repubblica
• Medaglie d’Oro eccellenti: Luigi Rizzo
• 24 maggio: Giornata del Decorato
• Giornata Azzurra 2008: il più grande evento
aeronautico dell’anno
• Detto fra noi
• 85° Anniversario dell’Aeronautica Militare
• 147° Anniversario dell’Esercito Italiano
• 156° Anniversario della Polizia
• Il Giornale e oltre
• Operazione Herring
• Esplorato il relitto del manchester
(La Battaglia di Mezzo Agosto)
• Un fecondo ceppo nebroideo:
Salvatore De Maria
• Cronache delle Federazioni
• Note Liete
• Recensioni
• Azzurri nell’Azzurro dei cieli
• Oggettistica del Nastro Azzurro
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In copertina:
24 maggio: Giornata del Decorato
“IL NASTRO AZZURRO”
Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924
(La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951)
Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Giorgio Zanardi - Presidente Nazionale dell’Istituto
- Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Giorgio Zanardi, Antonio Daniele, Carlo Maria
Magnani, Giuseppe Picca, Bruno Stegagnini, Antonio Teja, Antonino Zuco - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti
Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: giugno 2008
Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”,
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Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
IL NASTRO AZZURRO
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IL FUTURO DEL NASTRO AZZURRO:
I SIMPATIZZANTI
A
zzurri carissimi, la metà
del mandato triennale
conferitoci dal Congresso
di Brescia è già di poppa ed è
quindi opportuno procedere a
una verifica del come abbiamo
assolto ad ogni livello ai compiti
di nostra responsabilità affidatici
dal Congresso del 2006.
Per quanto concerne la
nostra azione rivolta al cercare
di trasferire ai Simpatizzanti
tutte le funzioni che i componenti del nostro Istituto svolgono in periferia in seno alle
Federazioni Provinciali, ritengo che la maggioranza dei Soci
possa avere la coscienza a posto. Bisogna tuttavia, nel
tempo residuo che ci rimane dei nostri rispettivi mandati,
anche far maturare la necessità di una ulteriore modifica al
nostro Statuto che consenta di estendere ai Simpatizzanti,
oltre che la possibilità di ricoprire cariche periferiche di
Federazione, come deliberato nel 2003 a Caserta, anche
cariche nazionali centrali già a partire dal prossimo
Congresso che si svolgerà nel 2009. Ciò consentirà a chi
sarà chiamato a guidare il nostro Istituto dopo di noi, di
cominciare a farlo con quella parte di noi non ancora colpita dalla inesorabile legge dell’anagrafe, cominciando a
usufruire fin da ora della nostra esperienza.
Conto sulla piena collaborazione di tutti nel cercare di
vincere le perplessità che questa estensione possa far sorgere in ogni altra categoria di nostri Soci, che debbono invece considerarsi gli artefici primi di questa nostra ineluttabile e indispensabile decisione. Solo così, i vecchi Soci superstiti e quelli nuovi saranno messi per sempre in grado di
continuare a far da scorta, anche in futuro, agli Enti
Istituzionali e ai Reparti decorati al Valor Militare già iscritti al nostro Istituto contro i quali nulla ha potuto finora né
mai potrà fare l’anagrafe.
Giorgio Zanardi
UDIENZA ANNUALE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Come è ormai tradizione, il Presidente della Repubblica ha voluto
che l’udienza annuale, dedicata ai Presidenti e rappresentanti delle
Associazioni Combattentistiche e d’Arma e della Confederazione fra
le Associazioni Combattentistiche e Partigiane, si svolgesse al Palazzo
del Quirinale in forma unitaria ed in concomitanza con le celebrazioni
per la ricorrenza del 25 aprile, per sottolineare il solenne significato
della data e dell’incontro. Gli interventi del Presidente di
ASSOARMA Gen. C.A. Giuseppe Calamani e del Presidente
dell’Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra e della
Federazione On. Sen. Gerardo Agostini, hanno sottolineato gli sforzi
continui e faticosi, ma condotti con “giovanile” baldanza, per
mantenere vivo l’associazionismo con le memorie le tradizioni ed i
valori che lo stesso rappresenta, evidenziando le problematiche ancora
aperte e da affrontare per conservare e rendere più incisivo, ora che il
servizio militare di leva è stato sospeso, il legame con la popolazione civile che le Associazioni costituiscono. Molto è stato fatto, in
particolare, grazie all’interessamento del Ministro della Difesa. ASSOARMA ha visto, dopo ben 6 anni di attesa, registrato ed
approvato dalla Prefettura di Roma il proprio Statuto ed ora gode a pieno titolo di personalità giuridica, ma molto resta ancora da fare.
Nel suo intervento l’On. Prof. Arturo Parisi, Ministro della Difesa pro tempore, ha messo in risalto il significato ed il valore
simbolico delle Associazioni combattentistiche e d’Arma, custodi delle memorie e delle tradizioni militari, e del ruolo
fondamentale da loro ricoperto e svolto attraverso molteplici iniziative nel campo sociale ed in quello del volontariato civile, per
consolidare il legame fra cittadini e Forze Armate. La sfida di oggi è quella di porre al centro della vita associativa la “cultura della
Difesa” per radicarla nel Paese in quanto, solo ricordando che la Difesa e la Sicurezza sono dimensioni essenziali dello Stato,
riusciremo ad evitare il rischio di ridurre l’esperienza militare ad una mera rievocazione del passato.
Il Presidente della Repubblica ha concluso l’incontro ribadendo quanto sia importante che gli Italiani mantengano
costantemente viva la memoria e consapevole la coscienza delle diverse tappe e componenti del processo di maturazione e di lotta
che ha condotto il nostro Paese alla Liberazione e dell’importantissimo ruolo a tale scopo rivestito dalle Associazioni.
“La storia sembra assegnare ad ogni generazione una missione. I nostri padri hanno realizzato il sogno dell’Italia unita, la nostra generazione ha
sconfitto il nazi-fascismo e gettato le basi dell’Europa unita, fino al superamento della lunga stagione della Guerra Fredda con l’abbattimento del muro di
Berlino. I giovani di oggi sono chiamati a contrastare i nuovi autoritarismi e integralismi nel mondo, che rappresentano la negazione dei principi e dei
valori che ispirarono la lotta per la Liberazione. A voi Presidenti e Rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma non solo l’onore di
testimoniare il passato, tramandando alle future generazioni il vostro retaggio di tradizioni e memorie, ma anche il compito di essere solido anello di
congiunzione fra la società civile ed il mondo militare. Con tali sentimenti, vi rinnovo il mio più vivo compiacimento per l’entusiasmo con cui vi ponete a
salvaguardia dei valori fondanti della Carta costituzionale, per il concreto sostegno che assicurate alle nostre Forze Armate e per il vostro costante impegno
a favore del Paese tutto nelle attività di protezione civile e di aiuto alla collettività nazionale.”
Per l’Istituto del Nastro Azzurro ha partecipato il Presidente Nazionale, Comandante Giorgio Zanardi, accompagnato dai Vice
Presidenti, Brig. Gen. (a) Antonio Teja, Gen. B. (a) Carlo Maria Magnani e Gen. B. (a) Arnaldo Cassano.
Antonio Teja
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IL NASTRO AZZURRO
LETTERE AL DIRETTORE
Spett. Direzione de “Il NASTRO AZZURRO”
Ho letto con molto interesse (e anche con qualche perplessità) a pag. 19 del n. 2 (Marzo-Aprile 2008) de “Il Nastro
Azzurro”, l’articolo del sig. Giuseppe Valencich.
Mentre concordo pienamente con lui sulla parte riguardante il Maresciallo Pezzulo, ho avuto l’impressione che in gran
parte del resto l’autore abbia fatto un po’ di confusione.
Allora vediamo di chiarirci. Sono, prima di tutto, del parere che non vi siano dei morti in guerra di serie A o di serie
B. Tutti i caduti vanno rispettati nello stesso modo. Se vogliamo fare un’eccezione, potremmo mettere, in testa
all’elenco di coloro a cui deve andare il nostro commosso ricordo, gli “innocenti”, vale a dire coloro che sono stati
uccisi senza avere impugnato le armi contro il nemico (vedi i trucidati delle Foibe - vittime di un inqualificabile
genocidio etnico – o quelli delle Fosse Ardeatine - vittime di un’atroce rappresaglia). Tuttavia non va dimenticato che
vi sono stati caduti per una causa sbagliata (la difesa di una dittatura che aveva tolto la libertà al nostro popolo, ci
aveva coinvolto in una sconsiderata guerra che ha provocato uccisioni e distruzioni, aveva emanato leggi liberticide
come quelle razziali ecc.), ed altri invece che erano morti dopo essersi battuti per quella libertà che oggi consente,
anche al sig. Valencich ed al sottoscritto, di esprimere liberamente il proprio pensiero senza il timore di fare la fine di
Matteotti o di Amendola (per citare solo qualche nome celebre) o, nella migliore delle ipotesi, di finire al confino o di
essere costretti all’esilio.
Che da una parte e dall’altra vi siano state atrocità, è, purtroppo, verissimo. Nei periodi di turbamento sociale vi sono
sempre i mascalzoni, gli assassini, che fingono di abbracciare una o l’altra causa, si fingono “puri” per realizzare le
loro vendette e portare a compimento i loro turpi scopi. Ma non è rievocando, come hanno fatto spesso i vincitori, le
colpe dell’altra parte, o come si sta facendo adesso elencando i misfatti opposti (Pansa non è certo un esempio di
equilibrio da portare come esempio, dato che è passato, a seconda del vento che tirava, da una parte all’altra!) che si
può raggiungere quell’auspicata riconciliazione che mi pare, indirettamente, auspichi anche il sig. Valencich.
Ai Giovani va detta tutta la verità, è vero, anche quella che può spiacere agli uni o agli altri. Ma soprattutto va a loro
spiegato perché si deve sempre lottare per difendere la Patria e la libertà contro qualunque oppressione o qualunque
dittatura. Noi, in Italia, per fortuna, non abbiamo conosciuto direttamente quella comunista. Dobbiamo quindi
limitarci alla nostra esperienza diretta.
Quanto alle ultime righe dello scritto del sig. Valencich (la casta, il prezzo della politica, la rivalutazione di pensioni e
retribuzioni) mi sembra persino ovvio dire che sono pienamente d’accordo.
Cordialmente.
Giacomo Scaramuzza
Gentile Dottor Scaramuzza,
la ringrazio per aver inviato la Sua garbata lettera (anche se non ne condivido parte del contenuto) perché mi permette di puntualizzare qualcosa che mi sta particolarmente a cuore: cosa intendo per “Democrazia”.
Oggi, come Lei giustamente rileva, la Democrazia (quella con l’iniziale maiuscola) ci permette di esprimere tutte le
opinioni e di ricordare tutti gli eventi storici, non solo quelli “funzionali” ad un certo discorso politico. Proprio in tale
ottica, mi sembra che l’articolo di Valencich non affermi nulla di non accettabile e, semmai, ponga con forza un problema molto importante che esula dall’antica e, francamente me lo lasci dire, ormai trita e superata visione dell’antifascismo in lotta contro un fascismo ormai morto e sepolto da oltre mezzo secolo.
Valencich ha inteso soprattutto sottolineare che la storia recente non viene presentata nelle scuole in modo “equidistante” dalle due dottrine dittatoriali sperimentate da diversi paesi del mondo nel secolo scorso, cioè: mentre il fascismo
è trattato con uno spregio ed una negatività che superano l’obbligo di cronaca storica e denunciano timori ancora non
sopiti di un suo impossibile ritorno, il comunismo è trattato con una certa indulgenza, quasi con simpatia, lasciando
intendere che, se “qualche volta esso dovesse essere sfociato in una dittatura, beh… forse si è trattato di uno sbaglio”.
Chiaramente, ciò non corrisponde alla realtà e chi ha vissuto gli eventi recenti lo rileva immediatamente.
Inoltre, Valencich stigmatizza le difficoltà in cui si son dovuti muovere finora i nostri militari all’estero che, mentre
rischiano la vita per mantenere la pace nelle zone calde del mondo (la morte del maresciallo Pezzulo ne è l’ennesima
prova), non sono adeguatamente sostenuti proprio da quel Governo che li mantiene in quelle zone e, mentre non ha
deciso (coerentemente a quanto alcuni suoi esponenti sostengono) di ritirarli, neppure consente che essi integrino adeguatamente con le forze militari di altri paesi ivi presenti le proprie procedure di ingaggio e di intervento. Si tratta del
Governo espresso dalle stesse forze politiche che hanno in qualche maniera “tentato di giustificare” l’azione contro il
Papa all’Università “La Sapienza”, che si atteggiano nel modo differente che ho descritto nei confronti delle due dottrine dittatoriali morte nel secolo scorso, che sostengono un certo modo di presentare la storia recente nelle scuole, che
IL NASTRO AZZURRO
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mentre ricordano ad ogni pié sospinto i campi di sterminio tedeschi, dimenticano che l’attuale corrente di antisemitismo
mondiale ha matrice metà islamica e metà comunista, eccetera. Ovviamente il mio giudizio è politico, ma non deve
essere inteso come “di parte” (anche se può sembrarlo): rileva solo la profonda incoerenza tra il dire e il fare in materia
da parte di chi ci ha governato di recente, cosa che anche Valencich evidenzia nel suo articolo.
Ecco perché, sinceramente e con tutto l’apprezzamento per il garbo della Sua lettera, mi perdoni, ma non ne comprendo il fine. Non mi sembra pertinente il richiamo ai morti di serie A o di serie B, non mi sembra che ci fosse alcuna
volontà di nascondere scomode verità, anzi, semmai è vero il contrario: finalmente si parla chiaramente delle atrocità
commesse anche da parte dei cosiddetti “vincitori”, né comunque mi pare che questo fosse l’argomento principale dell’articolo di Valencich.
Sono dispiaciuto di esprimere le mie perplessità nei confronti della Sua, ripeto, garbata lettera, ma ritengo che, se
qualcuno “si è permesso”, essendo in Democrazia, di esprimere le sue opinioni serenamente e liberamente anche contro l’“altra dottrina dittatoriale perdente”, non più e non solo contro “la prima che ha perso”, non abbia con ciò evidenziato nulla di grave, né vale il discorso che “dobbiamo limitarci alla nostra esperienza diretta”. Perché? Non è forse sufficiente “osservare” in quale baratro di arretratezza sociale, economica e culturale sono state ridotte dal comunismo le
repubbliche ex sovietiche, la Cina e tante nazioni dell’Europa orientale e dell’Asia (e sicuramente ne ho dimenticato
qualcuna)?.
Un cordiale saluto.
Antonio Daniele
Gentile Presidente e Direttore Editoriale,
ho letto con grande interesse gli articoli del gen. PICCA nel n. 2 del vs. periodico…
Sulla genesi e sullo svolgimento della Campagna d’Italia secondo Atkinson…intendo invece interloquire sulle cifre
profferte. Le “vite perdute” degli alleati non POSSONO essere 300.000 (si tratterebbe di quasi 500 caduti al giorno
per tutta la Campagna): probabilmente l’autore ha fatto la somma di TUTTE le PERDITE (morti, feriti, dispersi,
mutilati, prigionieri e disertori) ma anche così la cifra sembra molto alta. Quanto alle 440.000 “vite italiane” la cifra è
verosimile: infatti Levadife parla di caduti “militari” a 327.000 e o storico ROCHAT scrive di 446.000 perdite totali:
quindi la cifra va intesa come somma di militari e civili ma in TUTTE le FRONTI di GUERRA dal 10 giugno 1940 al
31 dicembre 1946 (data ufficiale per il computo delle vite umane perdute)…
Grato per l’ospitalità: sono da sempre al fianco del NASTRO AZZURRO nella sua lotta quotidiana in difesa del
vero VALORE MILITARE!
Amm. Sq. (C.A.) Franco Papili
***
Egregio Direttore
…non sono un “Azzurro”…ma spesso leggo il bimestrale da Lei diretto grazie alla cortesia di un “Azzurro”
mantovano…nella comparazione fatta tra guerra in Irak e la battaglia di Montecassino a firma del Gen. Giuseppe
PICCA, Presidente della federazione di Bari, sul n. 1 di gennaio - febbraio 2008 - pg.22-23, ho notato che fa
coincidere la liberazione di Roma da parte della 5^ Armata americana del gen. CLARK allo sbarco Alleato in
Normandia 6 giugno 1944.
Colto dal dubbio e documentatomi, ho avuto conferma del mio sospetto che la data non era esatta. Infatti, Roma è
stata liberata il 4 Giugno 1944, come si evince dalla fotocopia che allego tratta dal libro del Gen. Giuseppe
BERLETTANO “Risalendo l’Italia con le truppe alleate” pg. 150-151.
...l’occasione mi è grata per porgere a Lei e alla redazione de IL NASTRO AZZURRO distinti saluti.
Claudio Saccani
Le due lettere sopra riprodotte sono state ridotte per motivi di spazio: negli stralci, si riportano però i quesiti essenziali, le cui risposte sono fornite di seguito direttamente dall’autore degli articoli a cui si riferiscono, cioè dal generale
Giuseppe Picca, Presidente della Federazione di Bari.
Ho desunto i dati sulle perdite alleate nella campagna d’Italia del ‘44-‘45 dall’articolo “Da Cassino a Bagdad” pubblicato da “La Repubblica” del 1° ottobre 2007 che, a sua volta, li ha tratti da un articolo di “The New York Times” tradotto in italiano da Anna Bissanti. La Liberazione di Roma in effetti è avvenuta il 5 giugno 1944, quando il Generale
Clark raggiunse il Campidoglio. Io ho scritto che avvenne il 6 giugno perché avevo letto sulla “Storia d’Italia” di Indro
Montanelli che lo Sbarco in Normandia era avvenuto il 6 giugno “poche ore dopo la Liberazione di Roma”.
In futuro cercherò di verificare con più attenzione quante ore effettivamente separano eventuli episodi storici vicini.
Cordiali saluti.
Gen. Giuseppe Picca
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Avevamo chiuso la cronaca della parata militare del
2 giugno dell’anno scorso con l’auspicio di vederne una
più importante quest’anno. Ancora una volta dobbiamo
registrare la delusione di vedere i circa 7.000 militari e
gli oltre 600 civili che hanno partecipato, sfilare quasi
tutti a piedi… anche chi non svolge normalmente il suo
servizio a piedi.
Alla presenza del Capo dello Stato, Onorevole
Senatore Giorgio Napolitano, del Presidente del
Consiglio dei Ministri, Onorevole Silvio Berlusconi, del
Ministro della Difesa, Onorevole Ignazio La Russa, di
numerose autorità istituzionali (il sindaco di Roma
Onorevole Gianni Alemanno, reduce da un recente
infortunio, ha presenziato col braccio immobilizzato),
politiche (quasi tutto il “governo ombra” del PD), civili,
religiose e soprattutto militari (il Capo di Stato Maggiore
della Difesa, generale Vincenzo Camporini, i Capi di
Stato Maggiore delle Forze Armate, ecc…), per due ore
hanno sfilato in parata i reparti delle Forze Armate e dei
Corpi Armati dello Stato e le organizzazioni e i Corpi
non armati.
Come ogni anno, negli ultimi tempi, la parata ha
visto impegnati soprattutto il personale e molto meno i
mezzi. Ciò non è dovuto soltanto alle difficoltà economiche in cui si dibatte da tempo il comparto della Difesa,
difficoltà che si acuiscono di anno in anno mentre la
politica estera nazionale prevede impegni sempre maggiori in teatri sempre più lontani e complessi, ma è ormai
da anni prescritto da provvedimenti dettati da una visione molto ideologica e poco pratica delle Forze Armate in
versione “pacifica” (e non pacificatrice, come sono in
realtà). Una nota positiva viene dal notevole incremento
della componente femminile presente nei Reparti che
hanno sfilato, a significare che le “pari opportunità”
nelle Forze Armate sono ormai una realtà.
Come è tradizione, la parata, aperta dall’ostensione
da parte dei Vigili del Fuoco del Tricolore sulla facciata
del Colosseo, è stata divisa in sette settori:
IL NASTRO AZZURRO
1. Le Istituzioni: suddivise in un primo sottosettore, in cui
hanno sfilato le Bandiere delle quattro Forze Armate e
della G.d.F., seguite dai gonfaloni delle Regioni italiane e
dai labari delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma
(tra cui il Labaro del nostro Istituto del Nastro Azzurro fra
Combattenti Decorati al Valor Militare), e un secondo
sottosettore relativo all’attività internazionale a supporto
della politica estera, in cui hanno sfilato le rappresentanze dei reparti italiani e delle nazioni alleate impegnate insieme nei medesimi teatri operativi fuori area
nell’ambito di missioni NATO e ONU;
2. Esercito Italiano: aperto dall’inquadramento della
Scuola Militare “Nunziatella” seguita dagli istituti di
formazione, il corteo ha offerto una rappresentanza
“appiedata” di tutti i reparti scelti dell’Esercito
Italiano che, pur custodendo gelosamente le sue storiche tradizioni, si è ormai trasformato in una struttura militare agile, flessibile, proiettabile in ogni teatro
operativo del mondo e integrabile con analoghe
strutture di altri paesi dell’area occidentale (la
Bandiera di Guerra del Reparto A.L.E. Antares ha sfilato “abbrunata” in segno di lutto per l’incidente
occorso al nuovo elicottero NH-90 esibito nella
manifestazione aerea “Ali sul Lago”, svoltasi a Vigna
di Valle il giorno prima, in cui è morto il pilota);
3. Marina Militare: la Scuola Militare “Morosini” apre lo
sfilamento delle Bandiere di Guerra dei vascelli della
nostra Marina cui fanno seguito i reparti speciali quali
l’aviazione imbarcata e il Raggruppamento Subacquei
e Incursori “Teseo Tesei” (che sfilano appiedati);
4. Aeronautica Militare: settore sotto il comando del
generale di Brigata Aerea Roberto La Manna,
Combattente della Guerra del Golfo, si apre con la
parata del plotone della Scuola Militare “Giulio
Douhet” di Firenze seguita dall’Accademia
Aeronautica e dalle altre scuole di formazione della
Forza Aerea, poi vengono l’inquadramento delle
Bandiere di Guerra dei Reparti di Volo e di Istituto dei
IL NASTRO AZZURRO
Reparti di Supporto, e il plotone motorizzato dei
“Fucilieri dell’aria”;
5. Arma dei Carabinieri: la più giovane Forza Armata (al
tempo stesso l’Arma più anziana) offre al pubblico la
visione della sua duplice personalità di organismo
militare capace di operare in qualsiasi contesto mondiale, con il “Col Moschin” che, pur non appartenendo più alla Brigata Paracadutisti, ha sfilato al grido di
“Folgore!”, nonché di Forza di Polizia capillarmente
diffusa sul territorio;
6. Guardia di Finanza: si presenta come la Forza Armata
di Polizia specializzata nel controllo dei reati connessi ai traffici commerciali con una visione modernissima della prevenzione di quelli possibili attraverso un
uso distorto della rete internet;
7. Corpi armati e non dello Stato: il settore è stato diviso
in sottosettori, ciascuno per ogni Corpo, iniziando dalla
Polizia di Stato, che ha esibito i propri reparti speciali e
i mezzi migliori che possiede, sono seguiti gli agenti di
Custodia, i Vigili del Fuoco (gli unici che hanno potuto
esibire l’intera gamma di mezzi speciali in dotazione),
la Croce Rossa Italiana (applauditissime le crocerossine
che hanno sfilato in modo eccezionalmente marziale),
il Sovrano Militare Ordine di Malta, il reparto motociclistico della Polizia Municipale di Roma (in rappresentanza di quelli di tutti i comuni d’Italia) e la Protezione
Civile che ha esibito la sua capillare diffusione sul territorio sotto lo sguardo compiaciuto del neo
Sottosegretario di Stato Guido Bertolaso.
Mentre uno squadrone di Corazzieri a Cavallo rendeva gli onori finali al Presidente della Repubblica, la
Pattuglia Acrobatica Nazionale, unico gruppo di velivoli ammesso alla parata nel “settore cielo”, chiudeva la
manifestazione dipingendo su Roma il tricolore più grande del mondo.
La Repubblica Italiana ha festeggiato così il sessantaduesimo compleanno nella sua tradizionale cornice di
via dei Fori Imperiali, richiamando un pubblico insolitamente numeroso e per nulla frenato da un’insistente e
fastidiosa pioggerella. Gli applausi continui, le autentiche ovazioni, il canto corale dell’inno nazionale, insomma la partecipazione popolare alla parata di questo 2
7
giugno autorizza ad affermare, senza mezzi
termini, che gli italiani sono vicini alle Forze
Armate, le apprezzano e si identificano
negli ideali che esse rappresentano. Molti si
sono rammaricati che la parata si svolgesse
ancora una volta in tono minore, con reparti quasi completamente “appiedati” (ammessi pochi mezzi di supporto, generalmente
camionette, in cielo solo le “Frecce
Tricolori”). I più anziani hanno ricordato
con evidente nostalgia le parate in cui sfilavano i carri armati e i missili autoportati (un
anziano distinto signore parlava fitto fitto al
nipotino di sette anni di carri M-47, di missili “Hawk” e “Honest John” e di aerei G.91
e F-84, ricordando il 2 giugno degli anni
sessanta).
Moltissimi i giovani, tante le famiglie
con bambini, molti gli anziani, non tutti certamente “ex”
militari, ma tutti compresi e commossi, tra un applauso
e l’altro, battevano le mani al tempo delle tante bande
militari e fanfare che hanno suonato le marce. Questo
gioco non ha risparmiato le autorità: l’on. Roberta
Pinotti, ministro della difesa del governo ombra tra questi. Molti gli ombrelli aperti, molte le bandiere anche tra
il pubblico, molti gli striscioni con scritte di grande valore simbolico che spontaneamente esprimono i migliori
sentimenti verso i nostri militari che, ovunque nel
mondo, compiono il loro dovere onorando il tricolore e
la nazione italiana: un messaggio bello e pulito per
festeggiare il Compleanno della Repubblica.
Antonio Daniele
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IL NASTRO AZZURRO
MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI: LUIGI RIZZO
N
acque a Milazzo l’8 ottobre 1887. Ammesso
all’Accademia Navale di
Livorno per la frequenza del
Corso
Allievi
Ufficiali
di
Complemento nel 1907, l’anno
successivo conseguì la nomina a
Guardiamarina e nel 1912 la promozione a sottotenente di vascello. Partecipò al conflitto Italoturco (1911-1912) e nel primo
conflitto mondiale, dal giugno
1915 alla fine del 1916, fu destinato alla difesa marittima di
Grado
dove,
agli
ordini
dell’Ammiraglio Cagni, si distinse
particolarmente ottenendo anche
una Medaglia d’Argento al Valor
Militare.
Trasferito nella neonata arma
dei MAS, prese parte a significative missioni di guerra dimostrando
forte tempra di ufficiale comandante e grande eroismo. Di seguito si ricordano le imprese più significative che gli valsero le decorazioni al Valor Militare:
maggio 1917: cattura di due piloti di idrovolante
austriaco ammarato per avaria; per tale azione ottenne la
seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare;
dicembre 1917: affondamento della corazzata guardiacoste austriaca Wien, avvenuto al largo di Trieste e,
nello stesso mese, per le missioni compiute nella difesa
delle foci del Piave, venne decorato di una terza
Medaglia d’Argento al Valor
Militare, ed ebbe la promozione a
tenente di vascello per meriti di
guerra e il passaggio in s.p.e.;
febbraio 1918: con Gabriele
D’Annunzio e Costanzo Ciano
partecipò alla Beffa di Buccari,
ottenendo la quarta Medaglia
d’Argento al Valor Militare;
giugno 1918: il giorno 10, al
largo di Premuda, attaccò ed
affondò la corazzata “Szent
István”. Per questa azione venne
insignito della Croce di Cavaliere
dell’Ordine Militare di Savoia,
tramutata poi, con R.D. 27 maggio 1923, in Medaglia d’Oro al
Valor Militare.
“Volontario fiumano” nel
1919, nel 1920 lasciò il servizio
attivo con il grado di capitano di
fregata. Nel 1929 assunse la presidenza
della
Società
di
Navigazione Eola. Nel 1936,
volontario, partecipò al conflitto italo-etiopico col grado
di Contrammiraglio.
Promosso Ammiraglio di Squadra nella Riserva
Navale, nel settembre 1943, quale presidente dei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico, ordinò il sabotaggio dei
transatlantici e dei piroscafi affinché non cadessero in
mano tedesca. Per questa sua direttiva venne deportato
in Germania con la figlia Guglielmina. Rimpatriato al
termine del conflitto, fu stroncato da un male incurabile
a Milazzo il 27 giugno 1951.
Decorazioni e riconoscimenti per
merito di guerra:
Medaglia d’Oro al Valor Militare
(Trieste, dicembre 1917)
Medaglia d’Oro al Valor Militare
(Premuda, giugno 1918)
Medaglia d’Argento al Valore
Militare (Alto Adriatico, novembre
1915);
Medaglia d’Argento al Valore
Militare (Alto Adriatico, maggio 1917);
Medaglia d’Argento al Valore
Militare (Litorale Nord Adriatico, ottobre-novembre 1917);
Medaglia d’Argento al Valore
Militare in commutazione della
Medaglia di Bronzo al Valore Militare
concessa con R.D. 21-5-1918 (Buccari,
febbraio 1918);
2 Croci di Guerra al Valore Militare
(in commutazione di altrettante Croci di
Guerra al Merito).
IL NASTRO AZZURRO
9
LA BEFFA DI BUCCARI
L’azione svoltasi nella notte dell’11 febbraio 1918, passò alla storia come la beffa di Buccari, e fu annoverata dagli
storici “tra le imprese più audaci” del conflitto con una “influenza morale incalcolabile”, anche se purtroppo “sterile di
risultati materiali”. Al comando di Costanzo Ciano, all’azione parteciparono i M.A.S. 96 (al comando di Rizzo con a
bordo Gabriele D’Annunzio), 95 e 94, rimorchiati ciascuno da una torpediniera e con la protezione di unità leggere.
Dopo quattordici ore di navigazione, alle 22.00 del 10 febbraio, i tre M.A.S. iniziarono il loro pericoloso trasferimento
dalla zona compresa tra l’isola di Cherso e la costa istriana sino alla baia di Buccari dove, secondo le informazioni dello
spionaggio, sostavano unità nemiche sia mercantili sia militari.
L’audacia dell’impresa trova ragione di essere nel percorso di 50 miglia tra le maglie della difesa costiera nemica, anche
se l’attacco non riuscì, dato che i siluri lanciati dalle 3 motosiluranti si impigliarono nelle reti che erano a protezione dei
piroscafi alla fonda. Le unità italiane riuscirono successivamente a riguadagnare il largo tra l’incredulità dei posti di
vedetta austriaci che non credettero possibile che unità italiane fossero entrate fino in fondo al porto, e che non
reagirono con le armi ritenendo dovesse trattarsi di naviglio austriaco.
Dal punto di vista propriamente operativo, emerse un elemento importante dalla scorreria dei M.A.S. a Buccari: le
facili smagliature ed il mancato coordinamento del sistema di vigilanza costiero austriaco che finiva per prestare il
fianco all’intraprendenza dei marinai italiani sempre più audaci. L’impresa di Buccari ebbe poi una grande risonanza, in
una guerra in cui gli aspetti psicologici cominciavano ad avere un preciso rilievo, anche per la partecipazione diretta di
Gabriele D’Annunzio, che abilmente orchestrò i risvolti propagandistici dell’azione e che lasciò in mare davanti alla
costa nemica, tre bottiglie ornate di nastri tricolori recanti un satirico messaggio così concepito:
“In onta alla cautissima Flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col
fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d’Italia, che si ridono d’ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre ad
osare l’inosabile. E un buon compagno, ben noto, il nemico capitale, fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro, è venuto
con loro a beffarsi della taglia”.
L’IMPRESA DI PREMUDA
Il 10 Giugno 1918, al largo dell’Isola di Premuda, Luigi Rizzo, con i MAS
15 e 21 (comandato da Giuseppe Aonzo) attacca una formazione navale
Austriaca ed affonda la Corazzata Santo Stefano..
Di seguito due brani in cui l’Eroe racconta la sua impresa:
“Potevano essere le tre: era ancora notte, ma non più completamente buio. Avevamo il
rampino a mare ed incrociavamo sperando di incocciare qualcosa, ma inutilmente... A
lento moto, il tempo non passava mai, sicché per far venire presto l’alba, mi mettevo di
tanto in tanto al timone… Tutto il canale di Luttostrak era stato rampinato: nulla.
Non ci rimaneva ormai altro da fare che salpare il rampino e ripiegare sul punto A
dove avevamo lasciato le due torpediniere. Così decido: consegno il timone a Gori e gli
indico la rotta per il punto A. Prendo un salvagente avvoltolato come cuscino e mi
sdraio sul ponte, con la faccia alle stelle. La notte è rugiadosa e mi sento intorpidito: col
lieve rullio, le stelle corrono da un capo all’altro del bordo: ed io le inseguo
metodicamente, mezzo assopito…
Quand’ecco, a dritta, al nord, lontano sull’orizzonte, delle nuvole di fumo! Dalla parte di Pola? Ma allora non possono essere nostre unità:
ad ogni modo è da escludere che siano le nostre torpediniere, perché quelle debbono trovarsi a ponente, verso la nostra prora. E poi sono
troppo guardinghe e fumo non ne fanno. Dunque i fumi sono nemici. Subito mi viene il dubbio che dalla stazione di vedetta di Gruica
abbiano potuto scorgere i Mas: avranno dato l’allarme a Lussin, ed ecco che hanno inviato dei cacciatorpediniere per darmi la caccia.
Chiamo Gori e gli mostro il fumo che si fa sempre più manifesto, che si avvicina. Noi stiamo navigando verso il largo e probabilmente chi
viene alla nostra ricerca ancora non ci ha scorti, ma io sono impaziente di appurare di che si tratta. Perciò accosto a dritta e dirigo verso il
fumo. Noi siamo pronti a tutto: del resto anche se tentassimo di sottrarci a tutta forza, non potendo sviluppare più di venti miglia, una volta
avvistati saremmo inseguiti, cannoneggiati, affondati. Meglio approfittare della luce ancora incerta e se possibile farsi sotto ed attaccare… A
piccolo moto, seguito dal Mas 21, dirigo incontro al fumo, prendendo la rotta di collisione… Aguzzo lo sguardo ed intravedo le
soprastrutture di grosse navi, forse un convoglio? Ma quelle sono corazzate e tutt’intorno delle siluranti! Attento Gori! Avvertire Mas 21
che abbiamo di prua una divisione navale, certamente nemica… Il cuore mi da un tuffo: c’è da fare buona caccia stamane…”
“Avvicinando il nemico mi accorsi dell’esattezza dell’ipotesi trattandosi di due grosse navi scortate da 8 o 10 cacciatorpediniere che le
proteggevano di prora, di poppa e sui fianchi. Decisi di eseguire il lancio alla minima distanza possibile e perciò diressi in modo da portarmi
all’attacco passando fra i due caccia che fiancheggiavano la prima nave a una distanza di non oltre 300 metri. I due siluri colpivano la nave
scoppiavano quello di dritta fra il primo e il secondo ciminiere, e quello di sinistra fra il ciminiere poppiere e la poppa, sollevando due grandi
nuvole di acqua e fumo nerastro. I siluri essendo preparati per l’attacco contro siluranti erano regolati a metri 1,5. La nave non eseguì
alcuna manovra per evitare i siluri”.
Luigi Rizzo
10
IL NASTRO AZZURRO
DISCORSO DEL PRESIDENTE COM.TE GIORGIO ZANARDI ALL’ALTARE DELLA PATRIA
Qui all’Altare della Patria intendo dire due parole sul 24 maggio 1915.
Tra tutte le cerimonie che noi decorati al Valore cerchiamo di mettere assieme per onorare i dettami del nostro Statuto, nessuna ha
l’importanza di questa che stiamo svolgendo oggi. Perché il 24 maggio non è importante solo per essere la data in cui è iniziata la Grande
Guerra, che poi ha portato alla vittoria di Vittorio Veneto il cui ricordo ha ispirato la Resistenza, ma perché è stata la prova del
significato vero del coraggio dell’Italia, dell’Italia di allora, la piccola nazione da poco unita ha avuto il coraggio di sfidare la strapotenza
degli Imperi centrali, gli imperi che erano vincitori su tutti i fronti, mettendo a tacere quanti non volevano che l’Italia si impegnasse,
non volevano che l’entusiasmo di chi desiderava che tutti gli italiani fossero riuniti sotto il Tricolore, e cioè di quanti non volevano
entrare in guerra. Gli italiani invece hanno avuto il coraggio di farlo. E’ quel coraggio, è quella volontà di affermare la nostra italianità che
noi dobbiamo esaltare, che noi dobbiamo sempre tener presente in ogni azione di Azzurri,
perché anche oggi c’è bisogno di questa italianità, di questo amor di Patria. Pensate che tutto
quello che avevano fatto e detto i martiri, i poeti, i predicatori della Patria, era soltanto un
auspicio di pochi eletti. Invece, quando l’Italia è entrata in guerra, è diventato il Vangelo di
tutto un popolo, del popolo italiano. E questo vangelo, Azzurri carissimi, deve essere il nostro
Vangelo: esso è già il Vangelo di quei nostri Soldati che, al di fuori dei confini, si stanno
battendo contro il terrorismo, a sostegno di quei popoli che non hanno ancora conosciuto il
significato della Libertà. Quella Libertà che invece noi godiamo grazie al sacrificio di tanti
Caduti, di tanti italiani che erano i nostri nonni, i nostri fratelli maggiori, i nostri padri. E
allora cerchiamo di portarlo avanti questo spirito e di lanciare un saluto ai nostri Soldati ai
quali diciamo: bravi, coraggio, continuate a fare onore all’Italia come cercheremo di farlo noi
Azzurri sempre per inculcare questi principi alle giovani generazioni italiane che dovranno
portare avanti il segno della Patria. Viva dunque il 24 maggio! Viva il Nastro Azzurro!
Viva l’Italia!
Giorgio Zanardi
24 maggio 2008
IL NASTRO AZZURRO
11
A
nche quest’anno i rappresentanti delle
Federazioni provinciali dell’Istituto del Nastro
Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor
Militare hanno risposto numerosi all’appello per una
degna celebrazione del 24 maggio, “Giornata del
Decorato”. Anche quest’anno, come già l’hanno scorso,
la celebrazione è stata compiuta insieme al Gruppo
Medaglie d’Oro.
Il risultato è stato spettacolare: il grande terrazzo antistante l’Altare della Patria, alle nove di mattina, era sfolgorante dell’azzurro dei Labari di decine di Federazioni
Provinciali e multicolore dei numerosi soci di entrambe
le organizzazioni accorsi all’appello. I militari del servizio d’onore sono stati impeccabili e la deposizione delle
tre corone d’alloro, una da parte dell’Istituto del Nastro
Azzurro, una da parte del Gruppo Medaglie d’Oro e una
da parte di Assoarma, è avvenuta con la solenne consa-
pevolezza del doveroso omaggio ad uno dei più alti simboli dell’unità nazionale e dell’amore per la Patria: il
Sacello del Milite Ignoto.
Terminata la parte ufficiale della cerimonia, il
Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro,
Comandante Giorgio Zanardi, ha tenuto,
come è ormai tradizione, un breve ma significativo discorso (testo nel riquadro) che ha
riscosso unanimi applausi e consensi.
Rimane davvero inspiegabile come sia
stato possibile che una delle giornate più
significative per la storia della nostra Patria,
il 24 maggio, giorno dell’inizio del vittorioso primo conflitto mondiale che, per l’Italia,
è stata anche la Quarta ed ultima Guerra di
Indipendenza a seguito della quale anche
Trento e Trieste si sono finalmente riunite
alla Patria, non venga più celebrata come
“Festa Nazionale” (non è più festa nazionale neppure il 4 novembre, Giorno della
Vittoria).
L’evento si è concluso con una serie di
fotografie ricordo scattate tra i vari partecipanti, provenienti da ogni parte d’Italia, che hanno voluto così serbare il ricordo di una giornata particolare.
A.D.
12
O
ltre duecentomila persone presenti alla
“Giornata Azzurra 2008”, la manifestazione
aerea più importante d’Italia, svoltasi all’aeroporto militare di Pratica di Mare domenica 25 maggio:
sei ore di esibizioni di aerei e pattuglie acrobatiche italiani e stranieri, la simulazione di un’azione aerea in
zona di crisi e conclusa dalle Frecce Tricolori. Presenti
il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il Capo di
Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo
Camporini, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica
Militare, Generale di Squadra Area Daniele Tei e numerose altre autorità.
La Giornata Azzurra si è aperta con un “evento tattico” che ha mostrato la capacità operativa
dell’Aeronautica in zone lontane dai confini nazionali.
Lo scenario prevedeva di mettere in sicurezza un aeroporto in zona di crisi e utilizzarlo come “testa di ponte“
IL NASTRO AZZURRO
per le successive
operazioni
in
profondità. Si è trattato di una simulazione che ha
riprodotto una delle applicazioni possibili del potere aereo
che ha visto, in 40 minuti di
azione, la partecipazione di
quasi tutte le tipologie di velivoli e le specialità presenti oggi
in
Aeronautica
Militare.
Capacità provenienti dai
Reparti operativi di volo, dal
Reparto
Incursori
dell’Aeronautica e dai Fucilieri
dell’Aria.
Operatività, spettacolo e
tanto pubblico, questa in sintesi la Giornata Azzurra. “Un
gran regalo ed una grande soddisfazione, nonché un riconoscimento da parte della gente
per il nostro impegno quotidiano” ha affermato il Generale
Tei aggiungendo poi “ogni giorno presso i nostri Reparti viene
svolta un’attività di addestramento per mantenere quelle capacità che consentono alla nostra Nazione di prevenire, dissuadere e, se necessario, neutralizzare ogni
potenziale minaccia. Ogni giorno siamo pronti ad intervenire con in nostri aerei, con le nostre professionalità,
per aiutare chi ha bisogno in Italia e nel mondo”.
Emozionante e coinvolgente l’esibizione di tutti i velivoli in programma tra le quali hanno spiccato in particolare quella del velivolo da trasporto C-27J e del caccia
Eurofighter del Reparto Sperimentale Volo, nonchè la
Pattuglia acrobatica francese e la formazione multinazionale di velivoli Eurofighter. La manifestazione si è
conclusa con l’esibizione più attesa e applaudita: il programma di volo della Pattuglia Acrobatica Nazionale e
il loro passaggio finale con il tricolore più grande del
mondo disegnato nel cielo mentre venivano diffuse le
note del “Nessun dorma” cantato dal compianto
Luciano Pavarotti.
IL NASTRO AZZURRO
“I piloti delle Frecce Tricolori – ha detto il Ministro
La Russa – sono in nostri ambasciatori nel mondo.
Siamo orgogliosi di questi ragazzi: con la loro professionalità rappresentano il meglio dell’Italia”.
La mostra statica, ricca di oltre cento velivoli provenienti dall’Italia e dall’estero, esibiva il mock-up del
“Joint Strike Fighter”, il futuro velivolo d’attacco della
NATO. Tra gli stand il simulatore di volo del caccia
Eurofighter e dell’MB-339A. Per la prima volta in mostra
statica l’“Italian Joint Fusion Center”: uno shelter che
viene utilizzato per la gestione e la condivisione delle
informazioni in zona di operazioni tra velivoli e operatori a terra. Presenti l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ed
Europea (ESA), con il simulatore del “docking” (attracco)
della navicella Soyuz alla “Stazione Spaziale
Internazionale”. Tra le curiosità il deltaplano del recordman Angelo D’Arrigo, scomparso in un incidente di
volo nel 2006. Tra le novità dell’edizione 2008 la pre-
13
senza di piloti diversamente abili: applauditi Stefano
Zuccarini, pilota di aliante, e il team dei “Baroni Rotti”:
un bellissimo messaggio per gli oltre 1000 diversamente abili presenti tra il pubblico a Pratica di Mare.
Quest’anno l’Aeronautica ha collaborato per la gestione
dei disabili con l´Opera Don Orione, l´Opera Don
Guanella, le Salesiane del Sacro Cuore, la Piccola
Missione dei Sordomuti, l´Ospedale pediatrico
“Bambino Gesù” e la Croce Rossa Italiana. Tra i disabili anche uno spettatore che ha voluto esserci nonostante fosse attaccato a un respiratore e ha potuto assistere
da un’ambulanza attrezzata appositamente.
L’evento è stato seguito in diretta su Rai Due da circa
4 milioni di telespettatori italiani. Inoltre, le immagini
della Giornata Azzurra sono state trasmesse in ogni
parte del mondo grazie a Rai International e in diretta
internet sul sito www.aeronautica.difesa.it. Presenti le
maggiori testate giornalistiche nazionali e del panorama
internazionale dell’editoria aeronautica con oltre 800
giornalisti accreditati.
14
IL NASTRO AZZURRO
DELL’INDULGENZA
Non intendo parlare dell’indulgenza che si ottiene nell’anno del Giubileo a Roma ed in altri luoghi benedetti ma di quella che sta diventando norma generale di vita e, particolarmente, di quella che presiede,
ormai, all’educazione dei giovani. Essere indulgente significa permettere, assecondare, tollerare, ma anche
essere alieni da severità e benevoli, magari anche oltre misura.
Oggi l’indulgenza dilaga in tutti i campi (società, famiglia, scuola); si indulge all’audacia dei costumi e
nei rapporti umani che generano una crescente confusione tra il lecito e l’illecito, tra l’onestà e la furfanteria. E anche quando la disonestà è punita, si trovano puntualmente e prontamente gli ormai usuali atti di clemenza: ladri, truffatori, assassini vengono, dopo brevi meditazioni in carcere, restituiti alle loro “normali
occupazioni” ed ai loro “socievoli istinti”. L’indulgenza, così, trionfa incontrastata.
Davanti a tanta desolante realtà, ritengo che l’ombra di Cesare Beccaria cominci ad essere molto perplessa.
Questo generale rilassamento sussiste perché molti sentono il bisogno di vivere liberamente, di godere
spensieratamente, di procacciarsi agi e piaceri ovunque e comunque. Si indulge con se stessi e con i propri
doveri e, di conseguenza, si è indulgenti con gli altri. Ma qualcuno deve pur domandarsi dove approderemo, soprattutto dove approderanno le nuove generazioni, perché l’indulgenza del nostro vivere da adulti è
estesa ai più giovani, perfino ai più piccoli.
Oggi viviamo in una situazione di precarietà che ci fa pensare che il terreno sul quale poggiamo i piedi
sia minato e sono convinto che non lasceremo una tranquillizzante eredità ai nostri figli e nipoti. Essi, invece, devono prepararsi a lottare e soffrire, a questo futuro sicuramente difficile.
Respingiamo fieramente il cinico “dopo di noi il diluvio” e domandiamoci se l’indulgenza sia il migliore viatico per il cammino dei nostri giovani.
Non diciamo, di contro, che si debba ritornare alla durezza di tempi fortunatamente superati, ma non si
ecceda, oggi, a concedere tutto, creando, nelle menti ignare, presunzioni fallaci e destando desideri smodati.
Come affronteranno i giovani, abituati alle odierne facili vittorie casalinghe, scolastiche e sociali, i pesanti impegni, le difficoltà, i disagi, i dolori che sicuramente incontreranno domani nell’arena turbinosa della
vita?
Non vorrei essere frainteso: sono indulgente per natura ed anche per aver vissuto in onesta laboriosità,
ma lo sono verso gli altri, molto meno nei miei riguardi. E allora dico che bisogna avere il coraggio di cambiare musica e darci tutti una registrata; è necessario ritrovare l’uso, almeno, di un moderato rigore, prima
di tutto verso noi stessi.
In questo frangente la Scuola cosa può fare? I docenti pare che non se la sentano di turbare la letizia
degli studenti e delle loro famiglie, e si adeguano alla linea in voga “dell’abbasso le fatiche e le costrizioni”.
Così certamente non si educa alla vita. Un futuro migliore per la nostra società si può realizzare soltanto
operando un grande recupero collettivo di responsabilità, cominciando proprio dalla scuola. E questo è un
compito di chi ha la responsabilità di educare. Abbiamo bisogno di educatori di saldo carattere, che sappiano confrontarsi dialetticamente con i giovani e promuovere e fare con l’impegno di ciascuno e di tutti.
Roberto Stocchi
(Sindaco della Federazione di Roma)
24 MAGGIO, ADDIO!!!
Sei nato nel 1915 ad opera del Governo Italiano d’allora. Nessuno si ricorda più di te, né giornali, né
riviste, radio, TV, né alcuna persona con la quale oggi mi sono incontrato, parlato, chiesto di te, uomo o
donna che fosse, di quelle che ho potuto di proposito intrattenere per alcuni secondi.
Quando tu nascesti, i giovani non erano ancora nati, neanch’io per la verità, eppure quell’atto di
Governo d’allora, alla fine provocò 600.000 morti e circa 1.000.000 di feriti ed una Nazione immiserita,
calpestata e maltrattata in un trattato di pace, quello di Versailles, foriero di un’altra e più grave sciagura: il
secondo conflitto Mondiale. Ma perché tanta dimenticanza?
Negli anni venti del secolo scorso quand’io frequentavo le scuole elementari, il 24 maggio era vacanza.
Si trattava di ricordare l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale, a fianco degli Alleati. Tra noi vi erano
non pochi orfani di caduti in quella guerra, vestiti nelle adunate del mio Paese con le divise dei Bersaglieri.
Nella sfilata per le vie del Paese, con in testa il Podestà con fascia tricolore, preceduto dalla Banda
Municipale che intonava spesso la canzone del Piave di E. A. Mario; si deponeva una corona di fiori al
Monumento dei Caduti ed ai piedi della statua del nostro concittadino Giuseppe Pennella, Comandante
dell’8^ Armata, che sul Montello arginò l’offensiva Austriaca. La cerimonia terminava col discorso del
Podestà da un balcone al primo piano di fronte al Palazzo del Sen. Giustino Fortunato. Dopo i battimani,
rompete le righe e tutti a casa.
Perché mai nel tempo che viviamo il 24 maggio è stato dimenticato?
A chi ora ci governa non si addice la celebrazione di certe date. Palmiro Togliatti, o meglio, Ercole Ercoli,
come si faceva chiamare quand’era al servizio di Stalin e dell’Unione Sovietica, trasmetteva discorsi agli
Italiani in guerra, sostenendo che Tito, nonostante il rifiuto di ubbidire a Stalin, “satrapo sanguinario”, come
lo definì Indro Montanelli, era legittimato ad impadronirsi della Venezia Giulia e magari anche della Venezia
Tridentina o Sud-Tirolo. Salvammo Trieste ad opera delle truppe degli Stati Uniti d’America che stazionavano sui nostri confini occidentali. Ci fu tolta tutta l’Istria e la Dalmazia. Tanti istriani emigrarono negli Stati
Uniti portando con se un pugno della loro Terra nel fazzoletto! Gl’ignavi governanti italiani d’allora, non
mossero un dito! “Ahi, serva Italia, di dolore ostello - Nave senza nocchiero in gran tempesta - Non donna
di provincia ma bordello”.
Pasquale Brenna
(Consigliere della Federazione di Roma)
IL NASTRO AZZURRO
15
L’85° ANNIVERSARIO DELL’AERONAUTICA MILITARE
F
irenze è stata la sede prescelta per la celebrazione
dell’85°
anniversario
dell’Aeronautica Militare. L’evento si è
svolto il 31 marzo, cioè tre giorni dopo il vero
compleanno della Forza Armata (28 marzo) ma
ha registrato la presenza di tutte le massime
cariche dello Stato interessate: il Presidente
della Repubblica, On. Sen. Giorgio Napolitano,
il Ministro della Difesa, On. Prof. Arturo Parisi,
il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen.
S.A. Vincenzo Camporini, il Capo di Stato
Maggiore dell’A.M., Gen. S.A. Daniele Tei.
La sede della cerimonia è prestigiosa: il
Piazzale Michelangelo dal quale si domina una
splendida vista di una delle città d’arte più
belle del mondo. Firenze è sede della storica
base in cui fu collocata 70 anni fa la Scuola di
Applicazione dell’A.M., affiancata poi dalla
Scuola di Guerra. Oggi è la sede dell’ISMA
(Istituto Scienze Militari Aeronautiche) e della
neonata Scuola Militare “Giulio Douhet”, in
cui giovani liceali “assaggiano” anzitempo la
vita militare e iniziano la loro formazione che
li porterà, se lo vorranno, ai vertici
dell’Aeronautica Militare. La scuola, inaugurata due anni fa, si inserisce nella tradizione
delle Scuole Militari “Nunziatella” di Napoli e
“Teuliè” di Milano per l’Esercito e della Scuola
Militare “Morosini” di Venezia per la Marina.
Il Ministro Parisi ha colto il segno della scelta di Firenze per la ricorrenza ricordando che
qui “…Leonardo da Vinci si applicò a tradurre
in progetti l’antico sogno dell’uomo di volare”,
mentre
il
Capo
di
stato
maggiore
dell’Aeronautica, gen. Tei, ha sottolineato in
particolare gli sforzi compiuti e i risultati conseguiti nel primo decennio di profonda trasformazione dell’A.M. al fine di sostenere i nuovi
compiti assegnati dal Paese nel mutato scenario internazionale, sempre con occhio attento
alle risorse economiche che si riducono di
anno in anno.
“Fulcro di questo processo di crescita, non
solo strutturale, ma anche culturale – ha detto
il Capo di Stato Maggiore – è l’elemento
umano, sul quale verranno investite adeguate
risorse con lungimiranza strategica…”
La cerimonia è stata completata dalla concessione delle seguenti onorificenze da parte
del Capo dello Stato:
– Onorificenza di Cavaliere dell’Ordine
Militare d’Italia al “Reparto Mobile di
Supporto” di Verona – Villafranca per le brillanti operazioni condotte in Afghanistan,
Kosovo e Iraq a supporto degli enti operativi A.M. ivi schierati;
– Medaglia d’Oro al Valore Aeronautico al
15° Stormo di Pratica di Mare per l’intensa
attività svolta in Iraq (tra cui l’intervento
immediato dopo il tragico attentato di
Nassirija), pari a oltre 4600 ore di volo,
mentre in Patria continuava ad assolvere
l’importante e delicato compito d’istituto del
“Soccorso aereo”;
– Medaglia d’Oro al Valor Civile alla 46^
Brigata Aerea per la costante e continua attività svolta a supporto delle operazioni di
soccorso alle popolazioni civili colpite da
calamità naturali.
L’evento è stato concluso da un duplice passaggio della Pattuglia Acrobatica Nazionale
“Frecce Tricolori”.
Antonio Daniele
16
I
l 6 maggio 2008, presso l’Ippodromo Militare di Tor
di Quinto, si è svolta, alla presenza del Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano e del Ministro
della Difesa in carica Arturo Parisi, la cerimonia del
147° Anniversario dell’Istituzione dell’Esercito.
L’edizione di quest’anno, in occasione della concomitanza della ricorrenza del 90° anniversario della vittoria
della I Guerra Mondiale, è stata resa ancor più solenne
dalla presenza di tutte le bandiere dei reparti
dell’Esercito in Patria.
Un concentramento così elevato di vessilli fu realizzato nel 1921 in occasione della tumulazione del Milite
Ignoto al Vittoriano, quando affluirono a Roma tutte le
bandiere dei Reparti che avevano partecipato alla
Grande Guerra. Delle 132 bandiere, erano assenti solo
le 12 che attualmente si trovano al seguito dei propri
Reggimenti impegnati nelle varie missioni all’estero.
Sebbene la Forza Armata abbia anagraficamente
solo 147 anni di vita, il suo retaggio di valori e tradizioni è radicato, in realtà, in ben 349 anni di storia. Una
storia iniziata nel lontano 1659 con la costituzione del
IL NASTRO AZZURRO
Reggimento delle Guardie, primo esempio nell’Europa
continentale di un Reggimento “permanente” formato
da soldati professionisti.
Nel corso della cerimonia, è stata conferita al 152° Reggimento fanteria “Sassari” la
Medaglia d’Oro al Valore dell’Esercito per
l’eccellente impegno e gli ottimi risultati
della missione Antica Babilonia in Iraq.
La cerimonia si è conclusa con una
dimostrazione di capacità operativa di
uomini e mezzi anche aeroportati. Le
Autorità e gli invitati hanno potuto poi compiere una visita nell’area espositiva che spaziava dalla Grande Guerra ai sistemi di digitalizzazione e ai mezzi ad alta tecnologia
che saranno utilizzati dal soldato del futuro.
IL NASTRO AZZURRO
17
Si sono svolte in tutta Italia le celebrazioni per
il 156° anniversario della Polizia di Stato, come
ogni anno occasione per
ricordare i poliziotti che
hanno perso la vita nello
svolgimento del loro servizio.
Cerimonie, manifestazioni,
esibizioni e stand hanno animato, in particolare, piazza
del Popolo a Roma dal 16 al
18 maggio 2008.
Il 16 maggio alle ore 9,00
è stata deposta una corona
d’alloro
all’Altare
della
Patria, mentre alle 11 a piazza del Popolo si è svolta la
cerimonia inaugurale alla
presenza del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano che, insieme al
Ministro dell’Interno Roberto Maroni e al Capo
della Polizia Antonio Manganelli, ha consegnato
le seguenti onorificenze e Medaglie d’Oro, al
Valore e al Merito:
– Medaglia d’Oro al Merito Civile conferita alla
bandiera della Polizia di Stato per l’attività
prestata dal personale del Servizio Centrale
Operativo e delle Squadre Mobili nazionali
nella lotta a tutte le manifestazioni di criminalità;
– Medaglia d’Oro al Merito Civile “alla memoria” conferita al Brigadiere Luigi Carluccio,
ritirata dal figlio Alessandro;
– Medaglia d’Oro al Merito Civile “alla memoria” conferita all’Assistente Gerardo Manzo,
ritirata dalla moglie Anna Rubino;
– Medaglia d’Oro al Valor Civile conferita al
Sovrintendente Alessandro Deidda;
– Medaglia d’Oro al Valor Civile conferita
all’Assistente Capo Andrea Defranza;
– Promozione per Merito Straordinario conferita
al Dirigente Superiore dott. Piero Angeloni e al
1° Dirigente dott. Cono Incognito;
– Promozione per Merito
Straordinario conferita al
Vice Questore Aggiunto dott.
Fabio Catalano;
– Promozione per Merito
Straordinario
conferita
all’Assistente Capo Francesco
D’Aniello e agli Assistenti
Daniele Di Spigno, Roberto
Cammarelle e Clemente
Russo;
Subito dopo sono stati
aperti al pubblico gli stand
tra i quali sono esposte anche
auto e moto della Polizia italiana e di quelle straniere.
Sempre il 16 maggio dalle ore 15,15 la Polizia di
Stato ha svolto servizio di guardia d’onore al
Palazzo del Quirinale.
Foto: Barbara Coiante
18
IL NASTRO AZZURRO
IL GIORNALE E OLTRE
Ideali e valori... oltre la quotidianità delle studentesse e degli studenti
N
ella scuola dell’obbligo è diventato sempre più
preminente il compito di educare i ragazzi all’assunzione di un ruolo attivo e consapevole nella
lettura del mondo che li circonda e, soprattutto, di una
partecipazione che in prospettiva pensi al cittadino attivo e responsabile di domani. Il passaggio dalla lettura
alla partecipazione attiva passa attraverso il coinvolgimento, la sperimentazione pratica e attiva di situazionicampione socializzate, e socializzanti, che anche la
scuola può e deve offrire ai soggetti ai quali si rivolge (e
ciò si realizza verificando i valori sociali ai quali essi si
riferiscono e gli ideali che vi sono alla base – ndr).
Da queste riflessioni nasce il progetto “Il giornale e
oltre: ideali e valori” nel quale si è ritenuto importante:
– partire da un approccio critico della realtà che circonda gli studenti (lettura del quotidiano in classe);
– condurre alla riflessione orale e scritta (scrittura su
giornale cartaceo e su spazio web);
– convogliare i singoli contributi in una comunicazione più articolata entro un messaggio collettivo (scrittura di un libro).
Tali attività hanno avuto l’obiettivo di migliorare la
conoscenza personale, in relazione alla necessità di
strutturare le relazioni con gli altri, e di collaborare per il
perseguimento di un risultato comune favorendo, inoltre,
la costruzione di cultura, di cittadinanza e di coesione
sociale attraverso l’interdisciplinarietà. Infine, ma non
per importanza, le attività perseguono la finalità di permettere agli studenti di praticare un uso più reale e consapevole della comunicazione informatica.
I frequenti casi di cronaca troppo spesso sembrano
confinare l’interpretazione della realtà adolescenziale in
stereotipi, luoghi comuni a senso unico. Ci si è proposti
di dar voce agli altri adolescenti, quelli che non compaiono, non fanno parlare di se e che, se stimolati e guidati alla lettura critica della realtà che li circonda, possono e debbono riorientare nell’opinione pubblica la rap-
presentazione sociale del mondo adolescenziale. Il progetto prevede la realizzazione di un giornale cartaceo,
un giornale web su spazio messo a disposizione da “La
Repubblica”. L’elaborazione e la pubblicazione di un
libro, che raccoglierà testi individuali e collettivi dei
ragazzi su temi attinenti la riflessione sull’adolescenza e
il mondo circostante, concluderà questa fase annuale
dell’esperienza.
La finalità principale del progetto è quella di portare
i ragazzi dalla lettura critica della quotidianità alla scrittura della propria quotidianità facendo emergere riflessioni e progettualità, ideali e valori degli adolescenti
nella prospettiva dell’esercizio della cittadinanza attiva.
L’anno scorso abbiamo iniziato dal viaggio nella storia
della carta, del libro e del quotidiano. Quest’anno abbiamo lavorato su testate nazionali e locali (La Repubblica,
Il Resto del Carlino e La Nuova Ferrara).
Oltre a lavorare sui testi e sui circuiti di comunicazione della carta stampata, siamo andati a visitare la redazione della Nuova Ferrara e ad intervistare il giornalista
Piffanelli del Carlino per capirne un po’ di più sul suo
mestiere. Il progetto da me coordinato vede protagonisti
i ragazzi delle sezioni A, B, D, della Sede F. De Pisis
della scuola Secondaria di 1° grado F. De Pisis T. Bonati
di Ferrara, coadiuvati dalle colleghe di Lettere Eliana
Cavicchi, Chiara Forlani, Susanna Tieghi, Oriana Tritelli,
Loredana Raisi e con l’indispensabile aiuto multimediale della collega di Tecnologia Fiorella Tosin. Il progetto è
sostenuto dalla Fondazione Carife, dall’Istituto del
Nastro Azzurro e dal Gruppo Scrittori Ferraresi.
Infatti, nella realizzazione del percorso di lavoro
finalizzato a mostrare ai ragazzi quadri valoriali provenienti da esempi di vita vissuta, gli sponsor sono anche
nostri compagni nel viaggio nella memoria tra narrazione, autobiografia, documenti. Il Comandante
Giorgio Zanardi, Presidente dell’Istituto Nazionale del
Nastro Azzurro, oltre a volere fortemente la pubblica-
L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE: TELEFONO, LETTERE, E-MAIL
Leggendo i giornali pare che i giovani comunichino soprattutto con i cellulari e con internet. Dalla nostra indagine di
classe invece emerge che noi comunichiamo soprattutto con l’e-mail (Sofia). Perché su un foglio e non a voce? A voce è
più difficile, c’è vergogna, paura di sbagliare (Arianna), con il foglio ci si sfoga meglio e ci stanno più cose.
Ci siamo chiesti quale sia il tipo di comunicazione più frequentato tra telefono, lettera e mail. Aiutati dall’educatrice
Marica Malaguti abbiamo fatto un’analisi statistica. Il campione di osservazione è di 88 persone (tra cui 20 papà, 21 madri
e 24 giovani) e si è visto che: il 44.61% preferisce il telefono, il 32,3% la e-mail e il 23,07% la lettera. Ancora è stato
interessante vedere:
- tra i padri il 55% preferisce il telefono, il 20% la lettera e il 25% la e-mail;
- tra le madri il 57,14% preferisce il telefono, 23,81% la lettera e solo il 19% la e-mail;
- tra i giovani il 25% preferisce il telefono, il 25% la lettera e il 50% la e-mail.
Si può osservare come il telefono sia un tipo di comunicazione preferito dagli adulti, con poca differenza tra il padre e la
madre, la lettera viene poco usata soprattutto dalle madri e tra i giovani vi è un’alta preferenza della e-mail. Quindi prevale
tra i ragazzi un tipo di comunicazione veloce, ma pensato, dove vi è lo spazio per riflettere e le parole non sono
telegrafiche come negli sms. Come se ci fosse un linguaggio chiuso in un mondo in cui gli adulti non ne hanno più la
percezione. L’operatrice osserva: “Si ha l’impressione che i ragazzi non capiscano perché gli adulti facciano fatica a
comprenderli (per loro le loro parole, i loro silenzi e gesti sono così chiari). Una cosa appare emergere in modo nitido:
l’esigenza di uno spazio di parola e di ascolto”.
Sofia, Arianna, Alessio e Marica
IL NASTRO AZZURRO
19
zione del presente articolo sul periodico nazionale
dell’Istituto, è stato intervistato dalle classi prime:
“un’arcipelago di esperienza e di memoria che abbraccia circa un secolo di appassionato impegno sociale”.
“L’ippogrifo”, bimestrale del Gruppo Scrittori Ferraresi,
è stato messo a disposizione degli studenti e il suo
Presidente, Gianna Vancini, ha portato l’esperienza
della narrazione della memoria autobiografica a tre
voci (Gianna Vancini, Camilla Ghedini, Sergio
Fantini). Il regista Paolo Sturla Avogadri ha esteso l’esplorazione della memoria alla storia del linguaggio
documentario cinematografico.
Il progetto, nato per far emergere ideali e valori dei
ragazzi, va sempre più allargandosi verso l’educazione
alla cittadinanza attiva e alla legalità. Tra marzo ed aprile si è svolta una serie di iniziative tese a far conoscere
agli studenti delle classi terze la Costituzione italiana. I
ragazzi di due classi partecipano al campionato del giornalismo del Resto del Carlino. Altre iniziative sono in
cantiere per portare ai ragazzi voci di testimonianza di
valori e ideali miranti alla costruzione e alla partecipazione della vita democratica che va alimentata continuamente se non la si vuole mettere a rischio. La durata del
progetto si estende per l’intero anno scolastico ma se ne
auspica la continuità anche negli anni futuri.
La pubblicazione di un libro scritto a più mani, quelle dei ragazzi, dopo l’incontro e la riflessione anche con
le tante realtà sociali positive che ci circondano, mi
auguro possa contribuire a gettare fasci di luce utili ad
illuminare di positività un futuro che ai ragazzi appare
offuscato a causa delle tante negatività del presente.
La Coordinatrice del progetto
Prof.ssa Simonetta Maestri
LA NOSTRA CLASSE E IL GIORNALE
UNA RIFLESSIONE DOPO AVER RACCOLTO ARTICOLI SUGLI ADOLESCENTI SUI QUOTIDIANI
Dopo aver raccolto per giorni gli articoli sugli adolescenti comparsi su quotidiani nazionali e locali, abbiamo aperto uno
Spazio di riflessione in classe. Abbiamo raccolto molti articoli che non parlano bene dei ragazzi, altri ne parlano bene ma
sono pochi. Un’altra ragazza osserva: “Non parlano bene neanche dei docenti, dicono che non trattano bene i ragazzi”.
Spunta dal banco in fondo alla classe un’altra osservazione: “I giornalisti dicono sempre cose negative e mai positive. I
giornalisti prendono le notizie che fanno più scalpore. Su 5 o 6 giornali solo in uno parlano bene dei ragazzi”. Un ragazzo
interviene in modo animato: “I giornalisti giudicano, in modo sbagliato, alcuni giovani solo perché si trovano vicino ad altri
che hanno fatto cose sbagliate questo è pregiudizio, perché giudicano prima di vedere realmente”.
L’insegnante interviene invitando noi ragazzi a riflettere sul fatto che il giornalista per mestiere ha il compito di informare
su ciò che fa notizia. A questo punto Alessia interviene: “Ma in questo modo i giovani non ci fanno un gran bella figura e,
siccome il giornale verrà letto anche dagli adulti, sarebbe importante far comparire anche il nostro punto di vista”. “Sì. Concorda Elisabetta - Il giornalista, quando scrive sull’adolescenza, non chiede quasi mai l’opinione ai giovani”. “Noi
abbiamo bisogno di comunicare. Senza comunicare c’è solitudine - dice Giulio.” “Se non si ricevono determinate
comunicazioni c’è ignoranza e anarchia. Non ci si può esprimere” aggiunge Marco.
Martina e Alessia propongono di entrare nel giornale per scrivere una pagina perché così possiamo dire quello che
vediamo con i nostri occhi. Altri propongono di scrivere anche un giornale tutto nostro. Intanto buttiamoci in questo spazio
che ci è stato offerto.
Alessia Angelici, Alessia Antonelli, Marco Bencivelli, Giulio Checchi, Nicola Facchini, Amira Fatoum,
Elisabetta Moschetta, Marco Pantaloni, Martina Urbinati e l’intera classe II^/B
DAL COMANDANTE ZANARDI A STURLA AVOGADRI: ECCO I NOSTRI “SPONSOR”
Gli sponsor del presente progetto saranno anche nostri compagni nel viaggio nella memoria tra narrazione, autobiografia,
documenti. Il Comandante Giorgio Zanardi, Presidente dell’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, è stato intervistato dalle
classi prime, un arcipelago di esperienza e di memoria che abbraccia circa un secolo di appassionato impegno sociale. Egli
ha deciso di ospitare nella rivista nazionale “Il Nastro Azzurro” anche articoli dei ragazzi. “L’ippogrifo”, bimestrale del Gruppo
Scrittori Ferraresi, è a disposizione degli studenti e il suo Presidente, Gianna Vancini, porta l’esperienza della narrazione
della memoria autobiografica a tre voci (G. Vancini, C. Ghedini, S. Fantini).
Paolo Sturla Avogadri estende l’esplorazione della memoria alla storia del linguaggio documentario cinematografico.
I RAGAZZI DELLA DE PISIS-BONATI ALLA SCOPERTA DELLA COSTITUZIONE
La scuola secondaria di I° grado De Pisis-Bonati in collaborazione con l’Anpi, il Comitato per la Costituzione e l’Università
di Ferrara quest’anno ha voluto celebrare il 60° anniversario della nostra Costituzione organizzando, fin dallo scorso
febbraio, incontri con tutte le classi terze tenuti da studenti laureandi in diritto costituzionale della Facoltà di
Giurisprudenza.
L’iniziativa ha coinvolto oltre 300 allievi delle sedi di Cona, Foretto e Ferrara e in tale ambito non potevano mancare
l’impegno e l’esempio degli adulti, sia docenti che genitori invitati dal preside Giovanni Fioravanti e dal presidente del
consiglio di istituto Filippo Mascina, insieme a tutta la cittadinanza, alla lezione che il professor Roberto Bin ha tenuto
nell’auditorium delle scuole Bonati di via Poletti 65.
Ordinario di diritto costituzionale presso il nostro ateneo, il professor Bin ha parlato di “La scuola per la Costituzione”. Le
diverse iniziative per ricordare i sacrifici di tutti coloro che hanno lottato per conquistare la nostra Carta Costituzionale ed i
valori, che sono le sue radici, hanno dato ai ragazzi l’opportunità di incontrare testimonianze toccanti come quella del
comandante Giorgio Zanardi, presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare, di Gianna Vancini
responsabile del Gruppo Scrittori Ferraresi.
20
IL NASTRO AZZURRO
OPERAZIONE HERRING
Q
uest’importante azione di guerra, ancora
poco conosciuta, svoltasi fra il 20 ed il 23
Aprile 1945, principalmente sul territorio
dell’Alto Ferrarese (al confine con le province di
Bologna, Modena e Mantova), ha avuto come protagonisti i Paracadutisti Italiani della Folgore e della
Nembo, entrambi inquadrati nel VIII^ Armata Inglese
alleata.
È
doveroso
sottolineare
l’importanza
dell’Operazione Herring, ultima
azione
di
guerra
dei
Paracadutisti italiani che, lanciatisi durante la notte alle spalle delle linee tedesche, ha ottenuto brillanti ed incredibili
risultati (distruzione di numerose autocolonne nemiche, di
depositi di munizioni, di settantasette linee telefoniche) impedendo così alle truppe germaniche ogni possibile coordinamento tra i reparti, impedendo
loro l’attraversamento del Po e,
quindi, la riorganizzazione sulla
riva opposta (perdite inflitte al
nemico: caduti 544, prigionieri
2214).
La particolarità di quest’operazione è legata al
fatto che il numero dei partecipanti è stato piuttosto
esiguo (226 paracadutisti) ma, nonostante ciò, l’azione è ricordata con orgoglio poiché essi hanno contribuito ad anticipare la resa dell’esercito tedesco in
Italia e a rimarcare ulteriormente il valore del soldato
italiano.
Il territorio delle province di Bologna e Ferrara
posto a ridosso del Po fu l’epicentro dei furiosi scontri che avvennero nell’aprile del 1945, praticamente
agli sgoccioli del secondo conflitto mondiale.
Suddivisi in piccoli gruppi, i paracadutisti dettero
prova di grande determinazione nell’affrontare un
nemico soverchiante in mezzi ed armamento, nonché
intenzionato a procurare rovina e morte durante la
sua disperata ritirata verso il Po.
I lanci purtroppo, per varie cause, mancarono in
maggioranza le zone di atterraggio prefissate, ma gli
obiettivi programmati furono più che abbondantemente realizzati. I paracadutisti minarono infatti strade di grande rilievo logistico, attaccarono autocolonne in ripiegamento, incendiarono autocarri carichi di
truppa o materiali, salvarono ponti su canali e fiumi,
interruppero linee telefoniche,
distrassero comandi tedeschi un
po’ ovunque e liberarono, infine, interi paesi dalla minaccia
di rappresaglie.
I paracadutisti caduti per la
liberazione di Ferrara e
Provincia, tutti giovanissimi,
poco più che ventenni, tutti
eroici e tutti decorati di
Medaglia d’Argento al Valor
Militare alla memoria, sono:
Caporalmaggiore Gino Mangia,
Caporale Gianni Biasi, Caporale
Giovanni Valle, Paracadutista
Giuseppe
Tiracorrendo,
Paracadutista Silvio Infanti,
Paracadutista Gaetano Aldèghi, Paracaracadutista
Lino Mottadelli, Paracacadutista Francesco Fulco,
Paracadutista Pierino Vergani.
La storia più toccante ed emblematica di tutta
l’Operazione Herring è sicuramente quella che
riguarda i due caduti, invece, in provincia di Bologna:
una vicenda di grande valore e d’amicizia, una favola da raccontare davanti al caminetto come ai tempi
antichi, versando qualche lacrima di commozione,
senza doversene vergognare.
Amelio De Juliis, figlio di contadini di Pizzoferrato
(Chieti), per la giovane età e la bassa statura, era
soprannominato il “piccolo”. Amelio aveva appena
sedici anni quando, nel novembre del 1943, in una
notte di tormenta, si offrì di guidare attraverso la mon-
ORDINE D’OPERAZIONE
“OPERAZIONE HERRING”
Notte del 20 Aprile 1945: Lancio di guerra di 226 paracadutisti della FOLGORE e della NEMBO in
numerose zone di lancio distribuite sul territorio delle province di Bologna e di
Ferrara.
Notti del 20-21-22-23 Aprile 1945: Azioni di guerriglia e sabotaggio alle spalle dell’esercito tedesco fortificato
nella LINEA GOTICA, nella Pianura Padana.
IL NASTRO AZZURRO
21
tagna che ben conosceva una pattuglia dello
Squadrone Folgore comandata dal Capitano Gay,
aggregata alla 1^ Divisione Canadese. Ottenuto il
permesso di restare al loro fianco, De Juliis partecipò
all’avanzata di questi ultimi verso il Nord espletando
umili incombenze. Riuscì poi a conseguire il brevetto
di paracadutista e divenne l’amico più caro del
Caporalmaggiore Aristide Arnaboldi che lo fece includere nel novero dei partecipanti all’Operazione
Herring, assieme a lui.
Dopo l’atterraggio, accerchiati da una pattuglia
nemica, fu proprio nella disperata difesa del suo
comandante che il giovanissimo paracadutista, pur
ferito al braccio destro, aveva continuato a lanciare
bombe a mano. Nel tentativo di difenderlo,
l’Arnaboldi, già colpito a sua volta, trovò la morte. I
due sono stati ritrovati uno accanto all’altro, amici
inseparabili nella vita e nella morte, uniti nel massimo
riconoscimento per un soldato: la Medaglia d’Oro al
Valor Militare alla memoria. Essi sono ricordati in una
lapide sita a Maccaretolo di S. Pietro in Casale, in provincia di Bologna. Amelio De Juliis, che è senza dubbio uno dei più giovani militari decorati di Medaglia
d’Oro di tutti i tempi, resterà a perenne testimonianza
e a riscatto dell’onore e del valore dei Paracadutisti,
ma soprattutto del Soldato Italiano.
Quest’anno ricorre il 63° anniversario dell’operazione “Herring” e, nell’ambito dei festeggiamenti collegati con la celebrazione del 25 aprile,
l’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia ha
organizzato una grande commemorazione dell’ultima
operazione bellica degna di rilievo svoltasi in Italia
prima del tracollo del nazifascismo.
Numerosi gli eventi programmati:
• due deposizioni di corone ai monumenti eretti ai
paracadutisti
immolatisi
nell’operazione
“Herring”;
• l’inaugurazione di due mostre commemorative,
una itinerante sull’attività svolta dai paracadutisti
•
•
•
•
nella seconda guerra mondiale, e una statica
riguardante l’attività dei paracadutisti nell’operazione “Herring” in particolare e nelle missioni di
pace svolte nel secondo dopoguerra (vds.
Riquadro);
lanci commemorativi di paracadutisti in tenuta
“d’epoca” da un velivolo C-47 “Dakota” (lo stesso
tipo utilizzato nell’operazione);
l’allestimento di una “colonna della libertà” composta da automezzi militari d’epoca che hanno
percorso gli itinerari dell’operazione stessa;
un convegno a carattere storico sull’operazione
“Herring”;
una cerimonia conclusiva, svoltasi domenica 18
maggio, nel corso della quale è stato posto un
cippo commemorativo in ricordo di due dei paracadutisti caduti in provincia di Bologna nell’operazione.
Come si può osservare, si tratta di un evento molto
complesso col quale si è inteso celebrare degnamente l’ultima importante azione svolta dall’Esercito
Italiano nella Guerra di Liberazione prima della fine
delle ostilità. Si è trattato di un’azione caratterizzata
da estremo ardimento e da condizioni di combattimento davvero eccezionali, in cui il coraggio e le
capacità dei Paracadutisti italiani hanno particolarmente brillato.
Per questa ragione la Presidenza Nazionale
dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti
Decorati al Valor Militare ha dato volentieri alla celebrazione il proprio Patrocinio accanto a tante altre
istituzioni (Presidenza del Consiglio prima fra tutte),
Enti pubblici e Associazioni d’Arma.
Infatti, anche a distanza di 63 anni, dobbiamo
essere fieri dell’impeccabile comportamento militare
di quei giovani paracadutisti, alcuni dei quali hanno
immolato la propria vita solo tre giorni prima della
fine della seconda guerra mondiale affinché l’Italia
fosse finalmente di nuovo libera e democratica.
LA MOSTRA
La Mostra si è svolta dal 19 Aprile al 4 Maggio 2008 nel prestigioso salone di San Crispino, sito in pieno centro
storico di Ferrara, già sede dell’Università ed ora adibito ad eventi importanti. È articolata nelle quattro seguenti
sezioni:
•
Documenti ed immagini dell’Operazione sostenuta dai nostri paracadutisti, finalizzata a forzare l’ultimo
baluardo di resistenza tedesca attestato in quelle zone della “Linea Gotica”;
•
Presentazione delle operazioni di pace alle quali hanno partecipato i paracadutisti italiani nel mondo, dopo
il secondo conflitto mondiale;
•
Presentazione dell’attività del Gruppo Parasoccorso di Protezione Civile svolta dai volontari paracadutisti
in congedo della provincia di Ferrara;
•
Il paracadutismo militare e sportivo oggi.
22
IL NASTRO AZZURRO
ESPLORATO IL RELITTO DEL MANCHESTER
(LA BATTAGLIA DI MEZZO AGOSTO)
L
a notizia, pubblicata recentemente nel mensile
“Focus”, della localizzazione e dell’esplorazione
del relitto del “Manchester”, su un fondale di 84
metri a pochi chilometri di distanza da Kelibia (in
Tunisia) fa ritornare prepotentemente alla memoria la
“Battaglia di mezzo agosto” (1942), nel corso della
quale fu affondato il “Manchcster”, un possente incrociatore inglese di 12.330 tonnellate, lungo 180 metri:
la più grande nave da guerra affondata in mare aperto dalla Regia Marina italiana.
Nel mese di Agosto di 66 anni fa Malta agonizzava. Alla metà di giugno, su 16 piroscafi partiti da
Alessandria e Gibilterra per rifornirla, soltanto 2 erano
riusciti a raggiungerla ed uno, per di più gravemente
danneggiato. A sostegno dell’isola, ritenuta strategica
sia per la difesa dell’Egitto (le nostre truppe erano a 50
Km da Alessandria), sia per l’immagine dell’Impero
Britannico, Winston Churchill diede disposizione per
l’invio di un grosso convoglio con i rifornimenti
necessari.
Nelle ore antelucane del 10 Agosto 1942, da
Gibilterra partirono 14 piroscafi, scortati da 50 navi
da guerra di ogni tipo tra le quali il “Manchester”.
Contemporaneamente 38 “Spitfire”, decollali dalla
portaerei “Furious” nelle acque delle Baleari, avrebbero raggiunto Malta per irrobustirne le difese. Alcuni
sommergibili avrebbero insidiato le nostre navi (se
avessero preso il largo), ed attacchi aerei contro i
nostri aeroporti di Sardegna, Sicilia e Pantelleria,
sarebbero stati eseguiti. Il nostro ottimo servizio informazioni, esistente nella zona di Gibilterra, all’alba del
10 Agosto aveva già informato Supermarina del passaggio del convoglio, ed il nostro Comando in Capo
predispose le misure necessarie per rendere più dura
possibile la traversata delle navi nemiche 1.
Il primo contatto fu stabilito a Sud di Ibiza alle ore
4,38 del giorno 11, dal sommergibile Uarshick che
lanciò 3 siluri contro una portaerei senza colpirla e
segnalò l’incontro con l’avversario; il secondo contatto fu stabilito alle 6,30 da un ricognitore, ma soltanto
alle 14,25 altri ricognitori poterono da altissima quota
(superiore a quella di tangenza dei cacciatori della
portaerei) fotografare la formazione inglese.
Questa comunque, già un’ora prima, era stata
attaccata da un sommergibile tedesco che, alle ore
13,15, aveva mandato a picco la portaerei Eagle.
Da quel momento cominciò la tragedia delle navi
britanniche, ben descritta da Antonio Trizzino (il
discusso autore di “Navi e Poltrone” pubblicato quasi
mezzo secolo fa) che, curiosamente, ne riporta gli
episodi salienti cosi come furono vissuti dai nostri
avversari: “In un accaldato pomeriggio d’agosto del
1942 i Lords dell’Ammiragliato, molto costernati in
viso, si passavano a vicenda i dispacci che continuavano a pervenire dal campo di battaglia e non facevano in tempo a leggerne uno che un altro ne portava il
valletto su un vassoio d’argento. Notizie nere giungevano, via radio, di sciagure impressionanti. Ad un
1
Nella Battaglia di mezzo agosto la Regia Marina italiana impiegò 6 incrociatori, 11 cacciatorpediniere, 20 sommergibili, 23 Mas e
Motosiluranti, la Regia Aeronautica partecipò con un migliaio di aerei. Alla battaglia presero parte anche gli alleati tedeschi con circa
200 aerei ed alcuni sommergibili.
IL NASTRO AZZURRO
certo punto uno dei nobili Lords, aspirando l’aria
profondamente, alzò le spalle fino alla nuca,
sprofondò nell’ampia poltrona ed un foglio gli cadde
dalle mani. Diceva: At 13,15 in position 38°05’ N
003°02’ E Eagle was bit on the port side by four torpedoes”.
La bella portaerei se n’era, dunque, andata per
sempre, colpita da 4 siluri. Scocca la mezzanotte del
12, è appena cominciato il giorno 13 quando entrano
in azione i MAS 2 e le motosiluranti. Tra l’una e le cinque, senza subire alcun danno, gli agili navigli guizzano animosamente in mezzo alle colonne delle navi
affondando un incrociatore, un cacciatorpediniere e 3
piroscafi. Ed eccone la cronaca di Trizzino:
23
“Un’atmosfera funerea regnava nell’ampio salone dell’Ammiragliato, dove
affluivano queste notizie, che sembravano
non dovessero avere mai termine. Una
fece specialmente impallidire gli austeri
personaggi; essa diceva: Abbiamo il dolore di annunciare che: HMS Cruiser
“Manchester”
e
HMS
Destroyer
“Foresight” perduti” (il primo era uno dei
più grandi incrociatori britannici e il
secondo un cacciatorpediniere).
La possente nave inglese, il cui relitto è
stato recentemente localizzato al largo di
Kelibia, fu colpita a morte da 2 motosiluranti italiane MS16 e MS22. Il primo siluro
la colpì sul fianco destro facendo esplodere un deposito di proiettili. Poi si bloccarono i timoni e 3 dei 4 alberi portaeliche.
Senza governo, l’incrociatore si arrestò,
sbandato su un fianco, con fumo e vapore
che fuoriuscivano dallo squarcio nello
scafo. Alle 5,30 il grande “Manchester”
cominciò ad inabissarsi, dei 700 uomini
imbarcati 568 sopravvissero. In totale da
parte inglese andarono a fondo 13 navi (4
da guerra e 9 mercantili): 8 affondate da
unità navali ed il resto dagli aerei. Furono,
inoltre, gravemente danneggiati 3 navi da
guerra e 3 piroscafi.
Noi perdemmo 2 sommergibili (il
Dandolo e il Cobalto) ed una quindicina
di aerei. Furono, inoltre, danneggiati un
sommergibile e due incrociatori (Bolzano
e Attendolo).
In definitiva, solo 5 piroscafi (3 dei
quali gravemente danneggiati) riuscirono
a raggiungere Malta con 60.000 preziosissime tonnellate di rifornimenti. L’isola
poté riprendersi e ridiventò la dolorosa
spina nel fianco dei convogli italiani che, sempre più
a fatica, alimentavano le nostre truppe in Africa
Settentrionale.
Dopo di allora la storia della guerra non fu più
scritta da noi. L’iniziativa passò nelle mani nemiche e
noi non riuscimmo più a modificare il corso degli
avvenimenti. La “Battaglia di mezzo agosto” si concluse con la vittoria dell’Italia (una delle più luminose di
tutta la guerra e di tutti i fronti) ma fu una vittoria quasi
inutile. Non a caso Trizzino, che ne ha descritto le fasi
salienti nel 12° capitolo del libro “Navi e Poltrone” ha
voluto intitolarlo “Il Canto del Cigno”.
Gen. Giuseppe Picca
(Presidente della Federazione Provinciale di Bari)
Alcune note su questi mezzi sono state pubblicate su questo periodico (n° 5 anno 2007) Nell’articolo “La fiamma di combattimento” dello stesso autore.
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IL NASTRO AZZURRO
UN FECONDO CEPPO NEBROIDEO:
SALVATORE DE MARIA
N
on è davvero semplice
tenere dietro alla costante
valorizzazione di personaggi che, negli anni, si sono resi
meritevoli di menzione nell’agone
nazionale, non solo culturale; quest’ultimo tuttavia – ed è bene notarlo - è un campo nel quale l’apporto degli studiosi meridionali, e in
special modo siciliani, ha un rilievo e una importanza predominante, vivacizzata da una plurisecolare
esperienza, frutto della dislocazione topografica della regione.
È quel tipo di cultura che viene
detta “di confine” perché conseguente agli scambi intensi di conoscenza con le nazioni vicine.
Nel caso della Sicilia, in particolare, questi scambi sono davvero
paradigmatici, essendo stata l’isola
punto d’incontro di civiltà ed esperienze con tutti i popoli gravitanti
intorno al mare Mediterraneo e
non solo, sin dal sorgere delle
civiltà mesopotamiche.
L’uomo
Salvatore De Maria nacque ad Alcara li Fusi, in provincia di Messina, il 26 novembre 1890. Fu autodidatta e
completò l’intero arco della sua cultura nella vita, sino a
diventare conferenziere ricercato, scrittore e poeta. Sposò
Concetta Lapinta con autorizzazione sovrana del 20 aprile
1920: donna di polso, 42 anni di insegnamento, “medaglia
d’oro della pubblica istruzione”, a ottant’anni si svegliò
poetessa e sopravvisse sino alla bella età di 103 anni.
Fu connubio fecondo che arricchì la famiglia con i figli:
– Alberto, che fu funzionario parastatale;
– Aldo – valente chirurgo e scienziato, al quale si deve il
primo trapianto di rene in Italia – che fu primario per un
anno presso la Casa Sollievo della Sofferenza di S. Pio
da Pietralcina a San Giovanni Rotondo e poi ordinario
di Patologia chirurgica presso l’Università di Catania.
Figlio di Aldo, oggi, è Ruggero, quarantenne scienziato, al quale la medicina moderna è debitrice delle scoperte su alcuni aspetti del tumore della tiroide e, di
recente, sulle cellule staminali responsabili del tumore
del colon, e Ranieri docente all’Università degli Studi
Roma 3, alla Scuola Superiore di Polizia e alla Scuola
di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza;
– Elena, che è donna di alte qualità morali e bel portamento, alla quale chi scrive è debitore della posizione
conquistata nel mondo della medicina e della cultura;
– Iole, che è stata artista lirica di gran voce e altrettanto
grande temperamento.
Per ciascuno di questi molto si è scritto, di alcuni ancora molto si scriverà.
Di Salvatore De Maria ricordo la notevole messe di
conferenze tenute nell’arco della sua lunga carriera e i contributi a tanti organi di stampa militare, sia di natura teorico-pratica che culturale. Amo segnalare inoltre la lunga
amicizia, anche epistolare, che lo
legò a Giovanni Papini.
Dopo il congedo, si dedicò
prima alla organizzazione del
Museo della Fanteria in Roma,
accanto al generale Attilio Bruno,
indi alla letteratura e alla poesia.
Fu perno portante della rivista,
edita a Messina, Selezione poetica,
fondata dal poeta, nativo di Galati
Mamertino, Nino Ferraù. Negli
anni, in questo interessante organo
di stampa del “Movimento ascendentista” e nella stessa gestione del
Movimento, il Nostro riversò gli
ultimi interessi culturali, prima di
rimanere soccombente nella guerra contro le Parche.
E in avversione al “Tempo”,
perfido figlio di queste divinità che
presiedono al destino dell’uomo
dalla nascita alla morte, egli, nella
sua età matura, si scagliò contro
con un’ode saffica che si chiudeva
con questi versi:
Così cantava la mia fantasia
quel dì che dolce mi parea la vita.
Ma ormai ch’annosa è l’esistenza mia,
stanca e sfiorita
rimembro con nostalgica amarezza,
e al tempo ingrato e traditor io dico:
“Tu mi hai sbiadito il fior di giovinezza,
ti maledico!”
Ufficiale sempre in vista alla Farnesina, brillante e salottiero, diverse volte fu ospite alla mensa di re Vittorio
Emanuele III: di quelle esperienze ricordò la gradevolezza
degli incontri con il colto sovrano, del quale riportò in casa
piccoli cimeli d’argento con stemma e monogramma, ma
anche la sofferenza del …digiuno: l’invito a pranzo, infatti, era solo teorico! Il galateo imponeva che, mentre il
sovrano parlava, non era educato masticare: il re mangiava poco e parlava molto. Conseguenza logica ne era che i
camerieri servivano rispettosamente le pietanze che, dopo
poco, tornavano in cucina quasi integre.
Il soldato
Dall’alto delle impervie cime nebroidee vide il mondo
e il mare e se ne sentì attratto: a 19 anni, soldato volontario, s’incamminò verso la vita militare e il suo non fu impegno gramo: nel 1912 era già sergente e nel 1913 fu inviato in Libia, nel corso della guerra italo-turca. Viaggio periglioso, percorso in gran parte sulla nave e, dopo l’affondamento ad opera delle forze nemiche, completato a braccia,
avendo raggiunto la spiaggia denudato dalle onde ma vivo:
dal naufragio si salvò a seguito di una maratona natatoria
durata oltre venti ore, approdando sulla spiaggia di Tobruk.
Promosso sottotenente “sul campo” all’inizio del Primo
Conflitto mondiale - come specificato nel foglio matricolare: 7 dicembre 1915: S.Tenente in servizio attivo perma-
IL NASTRO AZZURRO
nente per merito di guerra – fu
decorato, l’anno dopo, con
Medaglia d’Argento al valor
Militare, per un’azione bellica
ricordata nella stampa specialistica
come una delle più epiche, pervenutaci nella copia del suo rapporto
trasmesso al Quartier Generale:
Il 2 luglio 1916, gli austriaci,
preceduti da un massiccio e prolungato bombardamento di artiglieria di grosso calibro che riusciva a frantumare i nostri
apprestamenti difensivi sul Monte
Pasubio, sferravano un’offensiva
che avrebbe dovuto travolgere le
difese di quel settore.
Il fronte, nel tratto di massima
pressione del nemico, era presidiato dall’85° Rgt. di Fanteria che, sul
fianco sinistro, aveva disposto una
Sezione Mitragliatrici Fiat da me
comandata. Vestivo allora il grado
di Sottotenente.
Cessato il fuoco d’artiglieria
durato dalle ore del mattino fino
alla sera, il nemico, convinto di
avere sterminato il Rgt., iniziava
l’attacco da un’unica gola montana
sulla quale, in previsione di tale
minaccia, avevo le mie armi. Mi
ero reso perfettamente conto che
con una serie continua di raffiche
avrei potuto sbarrare l’avanzata avversaria, infliggendo gravissime perdite agli attaccanti e proteggendo nel contempo
il ripiegamento dei reparti avanzati su posizioni retrostanti.
In tale pericolosissima situazione il fuoco delle mie armi
era di efficacia preminente, e perciò ritenni di rimanere
sulle posizioni, sparando fino all’ultima cartuccia, malgrado mi fosse giunto, alle ore 20 dal Comando della Divisione, l’ordine di ripiegare sulle retrostanti linee, con il
resto del Rgt.
Mentre il nemico cominciava ad affluire in piano, “fucile a spalla “, io aprivo il fuoco delle mie armi, accompagnandolo, con il grido: “di qui non si passa”. Inflissi all’avversario perdite sanguinosissime ma, purtroppo, dovetti
subirne anch’io molto gravi. Infatti, dei 29 serventi della
Sezione, 25 caddero eroicamente sulle trincee contese,
compiendo fino all’ultimo il proprio dovere, come gli altri
Fanti del Rgt.
Le mie mitragliatrici non cessavano di mietere tra i
reparti nemici in avanzata tanto che tutta la zona fu in
breve coperta di cadaveri, specie in corrispondenza della
su accennata gola montana (passo obbligato), ostruito dal
cumulo dei morti. Gli austriaci furono così costretti a fermarsi.
La sera era già scesa! Nella penombra, il quadro tragico della lotta e un immenso silenzio, nella solitudine infinita, era pauroso! Le armi, ancora semi arroventate, tacevano dopo aver assolto valorosamente il proprio compito.
I 4 serventi superstiti erano sfiniti più che stanchi; le
munizioni, esaurite. Prima di lasciare il “muretto” di cui mi
ero servito quale scudo e prezioso appoggio, e dopo aver
liberato la zona dal grave incombente pericolo, fiero dell’opera svolta per il bene delle truppe del Rgt., mi voltavo
verso la linea nemica gridando:” Ho mantenuto la promessa. Non vi ho fatto passare”.
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Iniziato appena il ripiegamento, uno dei quattro serventi superstiti fu ferito e così caricai sulle mie
spalle la sua arma, portandola in
salvo.
Il nemico era ormai domato e
non più in grado di creare molestie
ai nostri reparti sulle nostre nuove
posizioni del Pasubio.
Era cessato così anche il pericolo d’invasione della prossima,
vasta pianura vicentina, mentre la
baldanza avversaria ebbe un triste
epilogo, lasciando sul campo
migliaia di uomini che avrebbero
dovuto impadronirsi poi di tutta la
zona difesa dalla Divisione, agli
ordini del Generale Rossi.
In quelle ore solenni, la Patria
benedisse la generosità ed il sacrificio dei propri Fanti, per bocca
dello stesso Comandante della
Divisione che, con fierezza rivolgeva ai reparti le storiche parole:
“Vorrei baciarvi ad uno ad uno”.
In seguito al rapporto, il
Ministero della Guerra dell’epoca
conferiva al De Maria la Medaglia
d’Argento al V.M. “sul campo” con
la seguente motivazione, riportata
sul foglio d’Ordine 25820 del 5
luglio 1917:
“Comandante di una sezione
mitragliatrici, benchè avesse ricevuto l’ordine di ripiegare
essendo in pericolo di perdere le armi, rimaneva a difendere fino all’ultima cartuccia il ripiegamento dei reparti avanzati. Ritirandosi in seguito con la sezione, ed avendo avuto
ferito un servente, portava in salvo un’arma caricandosela
sulle spalle”.
Monte Pasubio, 2 luglio I9I6.
Solo nel 1937 la saggistica militare di fonte austriaca
rese giustizia a quel fatto d’arme tanto disastroso, per
l’Austria, sul fronte del Pasubio (Gen. Victor Schemfil, Die
Pasubio Kämpfe 1916-1918, ed. I.N. Teusch-Bregenz).
Fu poi brillante ufficiale fino al 30 ottobre 1947, collezionò medaglie e onorificenze; fu di nuovo in Libia e in
Eritrea in veste di comandante sino al grado di “tenente
colonnello”.
Con questo grado fu trasferito al Comando del Quartier
Generale Intendenza dell’11° Armata mobilitata in Grecia:
al rientro da questa sfortunata campagna, si presentò al
Distretto militare di Roma, riportando integra la “contabilità” dell’Armata e riconsegnandola sino all’ultimo centesimo, fra lo sbigottimento (ammirato o compassionevole?)
degli addetti, in un momento nel quale tutto franava e chi
poteva arraffare non se ne faceva scrupolo.
La sua carriera si chiuse il 30 ottobre 1947 con il grado
di colonnello: gli fu negata la promozione a “generale”
perché – soldato tutto d’un pezzo – rifiutò il giuramento
alla nuova repubblica.
Si congedò confermando: “Ho giurato fedeltà al mio re!
Il mio giuramento non posso tradirlo”. Una lunga carriera
così onorevole non volle macchiarla con un giuramento
tradito.
Salvatore G. Vicario
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IL NASTRO AZZURRO
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
ALESSANDRIA
Organizzate dalla Federazione, presieduta dal Gen.
Luigi Turchi, col patrocinio della Provincia, dei Comuni
interessati e con la partecipazione attiva dei familiari e
delle Associazioni d’Arma, si sono svolte le prime tre
“Cerimonie del Ricordo”, programmate per l’anno 2008,
in onore delle Medaglie d’Oro al Valor Militare Cap.
Bruno Pasino, Aviere Scelto Arduino Bizzarro e Cap.
Giuseppe Ferraris. I tre militari, Caduti da eroi, sono stati
ricordati nei rispettivi Comuni di nascita o di residenza:
Alessandria, Solero, Serralunga di Crea e Quargnento.
Alle manifestazioni hanno partecipato attivamente gli
alunni delle Scuole Primarie e Medie locali, i quali
hanno preparato – a Solero e Quargnento - mostre di
disegni, letto poesie di Autore o proprie e partecipato al
Concorso a premi su “I percorsi della memoria” e su “La
nostra Bandiera Nazionale”. Sulla Bandiera, gli Alunni
della Scuola Primaria “Edmondo De Amicis” di Solero
hanno composto una bella poesia. Agli Istituti vincitori
del concorso è stata assegnata una Borsa di Studio ciascuno, e ai singoli partecipanti una medaglia e una coccarda tricolore. Gli alunni sono così diventati protagonisti delle manifestazioni, riscuotendo il plauso dei familiari dei Decorati ricordati: la Sig.ra Rosa, vedova della
M.O. Pasino con i figli Vincenzo e Mario e la nuora
Angela e il Sig. Andino, fratello della M.O. Bizzarro.
Presenti le massime Autorità comunali, provinciali e
regionali tra cui il Prefetto Francesco Paolo Cataldo, il
Vice Presidente della Provincia e oratore ufficiale M.
Grazia Morando, il Consigliere regionale Ugo Cavallera,
i Sindaci Piercarlo Fabbio, M. Teresa Guaschino, Luigi
Benzi, Giuseppe Godino e Federico Fornaro. In tutte le
manifestazioni è stata celebrata la Santa Messa di suffragio per i Caduti.
ta la tradizionale Serata Benefica organizzata dalla
Federazione Provinciale del Nastro Azzurro. Dopo il
ricevimento degli invitati da parte del Presidente Cav.
Rag. Giorgio Bulgarelli e una raffinata cena, l’evento è
proseguito con l’estrazione di premi, un frizzante spettacolo a sorpresa ed il Gran Ballo nel Salone d’Onore. Al
tavolo della Presidenza erano assisi il Comandante
Regionale Esercito Emilia Romagna, Col. Giovanni De
Cicco, il Gen. B. Francesco Arena, Comandante Brigata
Aeromobile Friuli, il Col. Antonio Paparella,
Comandante Provinciale Arma Carabinieri, il Sen. Avv.
Filippo Berselli, il Prof. Gerardo Martinelli, Direttore
Rianimazione e Trapianti dell’Ospedale Università
S.Orsola-Malpighi, il Dott. Maurizio Cevenini,
Presidente Consiglio Provinciale, con le rispettive consorti. Il Presidente Bulgarelli in apertura di serata, prima
dell’inizio del Gran Ballo, ha consegnato tre Attestati di
Benemerenza alle Signore Dame Patronesse Contessa
Maria Teresa Maschio (Presidente Comitato Dame),
Dr.ssa Vittoria Busi (Vice Presidente Comitato) e Dr.ssa
Sandra Samoggia (Segretaria-Tesoriere Comitato), ed il
crest del nostro Istituto al noto industriale Cav. Ivo
Galletti vicino all’Istituto in ogni occasione. Il quotidiano il “Resto del Carlino” del 9 febbraio u.s. ha pubblicato un breve comunicato.
Bologna – Serata Benefica con Gran Ballo
FERRARA
Alessandria – Cerimonie del Ricordo
BOLOGNA
Il 2 febbraio u.s. alle ore 20 presso il Circolo Ufficiali
dell’Esercito di Bologna, alla presenza di un selezionato
gruppo di invitati e di Autorità civili e militari, si è tenu-
Tante le iniziative che si sono svolte il 25 aprile per
celebrare la Liberazione. In piazza Cattedrale si è tenuta
l’alzabandiera con la deposizione di corone di alloro al
Sacrario dei Caduti per la Liberazione, all’interno della
Torre della Vittoria, da parte delle massime Autorità delle
Associazioni Combattentistiche e Partigiane. Deposto un
mazzo di fiori sulla tomba di Ruggero Bovelli sita nella
Cattedrale. Erano presenti, tra gli altri, il Presidente della
Provincia Pier Giorgio Dall’Acqua, il Sindaco di Ferrara
Gaetano Sateriale, il Prefetto Cesare Ferri, il Questore
Luigi Savina, il Vescovo Mons. Paolo Rabitti, il
Presidente dell’ANPI di Ferrara Daniele Civolani, in rappresentanza delle Associazioni Partigiane ANPI e ANPE,
IL NASTRO AZZURRO
e l’avv. Giorgio Anselmi, Presidente della locale
Federazione del Nastro Azzurro e Presidente onorario
dell’UNUCI di Ferrara, in rappresentanza delle
Associazioni Combattentistiche e d’Arma. Molto sentito
l’intervento di Anselmi che ha ricordato il grande contributo delle Forze Armate ed in particolare dell’Esercito,
alla Guerra di Liberazione: “400 mila soldati, il sacrificio
di 1.816 Caduti e 5.127 feriti che hanno fattivamente
combattuto per la libertà dell’Italia”. Un attimo di commozione è sopraggiunto al momento di ricordare i soldati del 67° Rgt. Fanteria che, nei pressi di Cassino, conquistarono Montelungo. Nel 1943 Anselmi, col grado di
Capitano, era Aiutante Maggiore in Prima del 67°
Reggimento Fanteria. Il 16 dicembre 1943, giorno del
secondo e vittorioso attacco alle postazioni nemiche,
volontariamente si offrì per prendere il comando del 2°
Battaglione del 67° Rgt. Fanteria rimasto vacante.
Particolarmente distintosi nella battaglia, fu decorato con
due Medaglie di Bronzo al V.M.
Sempre il 25 aprile si è svolto l’omaggio al Cippo di
via Tagliaferri, alla presenza del Sindaco di Galliera (BO)
con la commemorazione dei 10 Martiri di Porotto.
* * *
La Federazione provinciale di Ferrara, per favorire il
rinnovo del tesseramento 2008, ha introdotto una interessante forma di incentivo ad adempiere a questo dovere istituzionale da parte dei Soci. Infatti, coloro che risulteranno in regola con i pagamenti avranno diritto all’omaggio della cravatta (se uomini) o del foulard (se
donne) con lo stemma del nostro Istituto.
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Decorazioni al V.M: “sul campo”, onorato anche da
un drappello di Bersaglieri pratesi insieme al Gen.
Vito Antonio Garofalo, con l’intervento del suono
vibrante del Silenzio e della lettura della “Preghiera
del Bersagliere”;
– il 29 marzo, nel 20° anno di Fondazione della
Sezione pratese dell’Associazione Arma Aeronautica,
una Santa Messa è stata celebrata da Mons. Vittorio
Aiazzi. Il Presidente della Sezione AAA, Francesco
Farina, ha ricordato in particolare il Pilota, Cav.
Oscar Bassi, decorato al V.M., fondatore della
Sezione pratese, ed il Ten. Giovanni Cecconi, ai
quali, a loro merito e memoria, sono stati intestati
certificati di benemerenza assegnati anche ad aviatori presenti.
LATINA
Il 19 marzo u.s., è stato inaugurato a Priverno il
Monumento al Combattente Decorato. La Federazione
di Latina, presente con il Labaro, è stata rappresentata
dal Presidente, Sig. Luigi Casalvieri, unitamente a Soci
simpatizzanti.
FIRENZE
- Sezione di Prato Nel bimestre la Sezione di Prato ci ha segnalato la
partecipazione (presenza con il Labaro, portato
dall’Alfiere Marinaio Boris Bassi) ai seguenti eventi:
– il 13 gennaio scorso, alla Santa Messa per i tre valorosi piloti Caduti a causa di una intensa nebbia sul
Poggio dei Faggi di Favello, svoltasi alla presenza di
numerose Autorità e Associazioni d’Arma nella
Chiesa di Fornacelle di Montemulo (Prato);
– il giorno 27 dello stesso mese, alla mesta cerimonia,
non priva di speranza cristiana, che ha riunito
Associazioni d’Arma, Autorità e cittadini nel ricordo
dei deportati pratesi in Germania. Dopo la deposizione di una corona di alloro alla targa monumentale, il
Vescovo Mons. Gastone Simoni ed il Rabbino hanno
eloquentemente parlato e pregato rispettivamente in
lingua italiana ed ebraica;
– il 10 febbraio scorso, nella giornata del Ricordo degli
Italiani gettati nelle Foibe, il Vicario Mons. Eligio
Francioni ha celebrato in Cattedrale una Santa
Messa, concelebrata dal sacerdote polacco Don
Giuseppe Sliciak, che ha vissuto da vicino il dramma
dei deportati;
– mesta, ma unita a spirito di fierezza e di speranza cristiana, è stata la Santa Messa di esequie celebrata per
il Bersagliere Maggiorino Menichetti, due
Latina – Inaugurazione del Monumento al combattente
decorato
LIVORNO
Alla presenza del Ministro della Difesa, On. Arturo
Parisi, i capi di Stato Maggiore di Esercito e Marina, alti
Ufficiali di tutte le Armi invitati per l’occasione, Autorità
Civili, Militari e Religiose locali, lunedì 18 febbraio è
stato consegnato dalla dirigenza dei cantieri di
Muggiano alla Marina Militare il nuovo Sommergibile
Scirè. Al Comandante è stata consegnata la bandiera di
combattimento che è stata issata a riva in torretta accompagnata dai 21 colpi di cannone della nave Andrea
28
IL NASTRO AZZURRO
Doria ormeggiata alla banchina. Il nuovo Scirè porta uno
dei nomi più gloriosi della nostra Marina, quello del
Sommergibile che, nella seconda guerra mondiale, al
Comando del C.C. Valerio Borghese, accompagnava i
siluri a lenta corsa (i Maiali) nelle azioni contro le basi
navali inglesi del Mediterraneo, e fu l’unica nave decorata con Medaglia d’Oro al V.M.. Lo Scirè è un moderno
battello classe Uziza, di tecnologia Italo-Tedesca destinato al pattugliamento costiero. Lungo 56 metri con un
dislocamento di 1450 tonnellate, ha un propulsore diesel per la navigazione in superficie a 12 nodi di velocità
e la propulsione elettrica che utilizza l’energia di celle a
combustione di idrogeno, per una velocità in immersione di 20 nodi sino a 700 metri di profondità. È servito da
un equipaggio di 27 uomini al comando attuale del C.C.
Giuseppe Ruta. Il nostro Labaro è stato chiamato ad aprire il corteo di tutte le rappresentanze come concordato
con il Comando Marina di La Spezia.
con il Labaro provinciale ed il Vice Presidente Nazionale
B.G.(a) Antonio Teja, figlio di un volontario pluridecorato della “Cruzada”, all’Alfiere Cav. Bruno Lazzarotto,
Socio simpatizzante della Federazione, è stata conferita
l’onorificenza dell’Ordine degli Aiutanti di Cristo, quale
figlio e continuatore dei principi cristiani dei combattenti della Guerra di Spagna. La cerimonia si è conclusa con
la rituale deposizione di una corona d’alloro al Sacello
del Milite Ignoto.
NAPOLI
La Federazione provinciale di Napoli dell’Istituto del
Nastro Azzurro, nel primo semestre dell’anno, ha svolto
un vasto programma di attività socio-culturali iniziando
con una conferenza di argomento medico di generale
interesse tenuta dal prof. Nicola Messina, Primario
Chirurgo emerito, sulla “Chirurgia in età geriatrica”. Alla
conferenza, che ha avuto luogo presso la locale sede
UNUCI, gentilmente concessa dal Presidente Gen. C.A.
Cav. Gr. Cr. Franco De Vita, ha assistito un numeroso
pubblico di Soci, esponenti della classe medica napoletana, simpatizzanti ed amici. Hanno fatto gli onori di
casa con il Presidente della Federazione Avv. Cav. Gr. Cr.
Gennaro Perrella i Consiglieri La Rana, Maraglino,
Bova, Sabella e Spiezia. L’oratore ha svolto il tema in
maniera semplice dando un messaggio di speranza poiché tutti, pur avanti negli anni, possono, in caso di
necessità, sottoporsi ad interventi chirurgici tranquillamente. Infatti, le tecniche moderne escludono rischi particolari. L’attenzione dell’uditorio è stata marcata dai
numerosi interventi cui ha risposto esaurientemente l’oratore che al termine è stato vivamente applaudito e
complimentato.
ROMA
Sabato 5 aprile, nella splendida ed austera Chiesa di
S. Marco, a fianco di Palazzo Venezia, nel 69° anniversario della vittoria nella “Cruzada 1936-1939”,
l’A.N.C.I.S. Associazione Nazionale Combattenti Italiani
in Spagna, ha commemorato la ricorrenza con la celebrazione di una Messa solenne in memoria dei Caduti
italiani e spagnoli alla quale ha partecipato anche una
delegazione di ex combattenti spagnola.
Numerose le rappresentanze di Associazioni
Combattentistiche e d’Arma, con Labari, Vessilli e
Medaglieri, e le Autorità civili, militari e diplomatiche
italiane e straniere presenti. Nel corso della Cerimonia,
alla quale l’Istituto del Nastro Azzurro ha partecipato
Roma - Messa solenne in memoria dei Caduti Italiani e
Spagnoli
SIRACUSA
Dalla fine del 1925 sino agli anni cinquanta Augusta
fu sede dell’Idroscalo Militare da dove operarono per
lungo tempo, dapprima i velivoli dell’83° Gruppo
Ricognizione Marittima Lontana, poi, in tempo di pace,
gli idrosoccorso della 149a Squadriglia. Migliaia di ore
di volo, azioni di guerra e innumerevoli vicende per un
trentennio avevano legato gli idrovolanti alla città ed alla
sua popolazione: pertanto, nel 1965 venne eretto presso
i Giardini Pubblici di Augusta dall’Ing. Tullio Marcon un
monumento ai Caduti di quello storico reparto della
nostra Aeronautica. L’originale motore d’idrovolante che
costituiva quel primo monumento dal 1987 (un FIAT A74RC38) è custodito nel “Museo della Piazzaforte”.
Dopo tanti anni il ricordo di quel monumento agli aviatori degli idrovolanti era sempre caro alla cittadinanza,
quindi si è voluto realizzarne uno nuovo. Il progetto ha
avuto esito grazie all’iniziativa del Rotary Club di
Augusta, presieduto dall’Amm. Luciano Scalia, in collaborazione con il Comune di Augusta e la Banca Agricola
Popolare di Ragusa. L’inaugurazione è avvenuta il 15
giugno 2007 alla presenza delle Autorità civili e militari
locali, Associazioni d’Arma e del Labaro della
Federazione di Siracusa dell’Istituto del Nastro Azzurro.
Il monumento, ideato e progettato dall’Avv. Antonello
Forestiere, Direttore del civico “Museo della
Piazzaforte” e Vice Presidente della Fed. di Siracusa
dell’Ist. del Nastro Azzurro, che ne ha anche seguito la
costruzione e la posa finale, raffigura un motore di idrovolante stilizzato con elica tripala. Con esso si vuole
ricordare, in particolare, i Caduti dell’83° Gruppo
R.M.L., formato, nel tempo, dalle quattro Squadriglie
IL NASTRO AZZURRO
29
184a, 186a, 189a e 170a. Per questo l’autore dell’opera
ne ha realizzato la parte principale affiancando cinque
grosse sezioni di metallo sagomato e saldato: quella
maggiore centrale ricorda il Gruppo, le altre, due per
lato, le squadriglie. Dopo vent’anni, è ritornato così presso i Giardini Pubblici di Augusta, poco lontano da dove
sorgeva il primo, un monumento caro alla cittadinanza
ed alla memoria storica dei luoghi, salutato, all’atto della
scopertura, dagli applausi e dalla commozione del pubblico e da un sibilante passaggio di un Atlantic del 41°
Stormo dell’Aeronautica Militare, legame tra passato e
futuro di quelle lunghe missioni di ricerca sul mare.
Augusta (SR) – Nuovo
dell’Aviazione di Marina
monumento
ai
Caduti
TERAMO
Il 9 e 10 febbraio u.s. si è svolta a Isola del Gran
Sasso – San Gabriele, una commemorazione dei Caduti.
Presente, per la locale Federazione, il Commissario
Signora Anna Trimarelli con il Labaro provinciale.
Torino. La funzione è stata officiata da S.E. Mons.
Guido Fiandino, Vescovo Ausiliare di Torino e concelebrata con i Cappellani Militari della 1^ zona
Pastorale di Torino. La nostra Federazione ha appoggiato l’iniziativa con una partecipazione numerosa,
presenziata dal Labaro e dagli esponenti del
Consiglio Direttivo, unitamente a tutte le altre
Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
– alla S. Messa celebrata il 27 marzo 2008 nella ricorrenza del XXV anniversario della scomparsa dell’ultimo Re d’Italia Umberto II, celebrata da S.E. Rev.ma
Mons. Guido Fiandino, Vescovo Ausiliare di Torino,
alla presenza dei Principi Reali e di una numerosa
partecipazione di cittadini. Accanto ai Gonfaloni
degli Enti istituzionali della Città e della Regione era
presente il Labaro della Federazione Provinciale di
Torino dell’Istituto del Nastro Azzurro unitamente a
quelli delle Associazioni Combattentistiche e
d’Arma;
– venerdì 28 marzo 2008, presso la Caserma
Presidiaria “O. Abello” di Torino, alla celebrazione
dell’85°
anniversario
della
fondazione
dell’Aeronautica Militare e del 56° anniversario della
costituzione della locale Sezione dell’Associazione
Arma Aeronautica, con la cerimonia dell’Alza
Bandiera e della deposizione di una corona in onore
dei Caduti. Durante la celebrazione sono stati letti i
messaggi del Ministro della Difesa e del Capo di Stato
Maggiore A.M.. Numerosa la presenza delle Autorità
Militari, degli Enti istituzionali della Città, Provincia e
Regione con i relativi Gonfaloni accanto ai quali le
insegne di numerose Associazioni Combattentistiche
e d’Arma capeggiate, come sempre, dal Labaro della
Federazione Provinciale di Torino dell’Istituto del
Nastro Azzurro.
NOTE LIETE
Teramo – Commemorazione dei Caduti
TORINO
Nel bimestre, la Federazione di Torino ci ha segnalato la partecipazione ai seguenti eventi:
– la celebrazione, organizzata dal Comando Regione
Militare Nord per il personale delle Forze Armate e
dei Corpi Armati dello Stato, l’11 marzo 2008, nella
Cattedrale Metropolitana di San Giovanni Battista di
La Federazione di Roma è lieta di porgere i più sentiti
auguri a due suoi Soci: la Signora Maria Pia
ALIBRANDI VALENTINI vedova dell’Azzurro
Col. Achille Puglisi (M.A.V.M.) che ha compiuto 100
primavere e il Col.f. Cav. Giorgio LICITRA
(M.B.V.M., in foto) che ha
compiuto 101 primavere.
La Federazione di Roma ha
inviato alla Signora Maria
Pia un mazzo di 10 rose e
al Col. Licitra un Attestato
di Benemerenza, fieri di
averli nei propri ranghi.
L A PRESIDENZA NAZIONALE DELL’ISTITUTO E LA
R EDAZIONE DE “ I L N ASTRO A Z Z U R R O ” S I
UNISCONO ALLE F EDERAZIONI DI R OMA NEL
PORGERE I PIU ’ SENTITI AUGURI DI B UON
COMPLEANNO.
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IL NASTRO AZZURRO
RECENSIONI
“BATTAGLIE PER LA TRAFOJER” – La Guerra 19151918 sul più alpinistico settore del fronte.
di Giuseppe Magrin e Giovanni Peretti - Editore: Alpinia, 2007.
Prezzi: Edizione brossura, 48 Euro; Edizione cartonata con
cofanetto cartonato, 66 Euro. PER ORDINI: [email protected]
Guerra 1915-1918. Fronte OrtlesCevedale. Agosto 1917. Gli Alpini italiani sono attestati sulla Cima di Trafoi
(Trafojer Eiswand - 3.559 m) e sulla
cresta di Baeckmann che la congiunge alla vetta della Thurwieser (3.648
m), ambiente maestoso e severo,
ambito alpinisticamente pure oggi.
Da questo osservatorio privilegiato controllano alle spalle tutti i movimenti delle truppe dell’impero
Austro-ungarico. Verso il 20 di Agosto
del 1917 i soldati imperiali sbucano
sulla vetta della Trafojer, dopo aver
percorso un tunnel lungo poco meno
di un chilometro e mezzo scavato
all’interno della ripidissima parete
nord in molti mesi di durissimo lavoro, sgombrando nei crepacci il ghiaccio estratto a colpi di piccone, per non farsi accorgere dagli Alpini italiani. Per alcuni giorni si organizzano logisticamente e poi verso le 5 di mattina del 27 Agosto 1917, approfittando di una giornata di bufera, con 40 uomini ed una mitragliatrice irrompono nelle baracche degli ignari Alpini, facendone prigionieri una trentina.
Dal 28 al 31 Agosto 1917 gli Alpini, compiendo in parallelo azioni contro gli imperiali, preparano il contrattacco, trasportando artiglierie, mitragliatrici, munizioni, viveri e tutto quanto
può servire a far sopravvivere un centinaio di soldati a quelle
quote ed in quelle condizioni. Il giorno 1 Settembre del 1917,
alle ore 8.00, scattano le operazioni di contrattacco...
Il libro “Battaglie per la Trafojer”, basandosi su testimonianze, racconti e diari dell’epoca, immagini fotografiche anche
inedite, racconta la storia di queste incredibili battaglie svoltesi
in condizioni assurde ed in un ambiente di altissima quota
estremamente impegnativo dal punto di vista alpinistico e di
rara bellezza paesaggistica.
Guido Bertarelli nacque Milano nel 1886. Si laureò alla
Bocconi nel 1909 e allo scoppio della Prima Guerra Mondiale
si arruolò volontario. Forte alpinista, uno dei pionieri dello sci,
conosceva bene il Gruppo Ortles-Cevedale. Fu assegnato proprio lì a dirigere e ad istruire gli Alpini ed i Volontari sulle tecniche alpinistiche, sciistiche e di movimento in montagna.
Uomo di poche parole, sempre sereno, equilibrato, di grande
buon senso, aveva una cultura vastissima della quale non faceva sfoggio ma che gli permetteva di rispondere a tono su qualsiasi argomento.
Figura di spicco nel Touring Club Italiano, nel Club Alpino
Italiano e successivamente nell’Associazione Nazionale
Alpini. La montagna gli restò sempre nel cuore. Nel dopoguerra, aiutato dal fedele amico Giuseppe Tuana, si impegnò nel
recupero e nella ricostruzione dei Rifugi Alpini devastati dalla
guerra appena finita, anche quelli in alta Val Venosta nel frattempo passati all’Italia. Nel 1929 ricostruì a sue spese la
Capanna Milano in Val Zebrù, dedicandola al V° Alpini ed alla
memoria di tutti i commilitoni caduti. La Capanna Milano era
il suo regno e proprio lì compilò assieme ai suoi Alpini, che
avevano combattuto le battaglie per la Trafojer, una poderosa
monografia fotografica e illustrativa riportante fedelmente tutte
le fasi delle battaglie stesse, comprensiva di cartine, schizzi e
disegni. Il suo intento era di lasciare un segno di ricordo e di
monito ai posteri.
“Battaglie per la Trafojer” propone all’attenzione dei lettori, come un preziosissimo documento, inedito e di cui si era
persa traccia, l’Album del Tenente Bertarelli, integrale così
come lui lo compilò. Essa è composta da 28 Tavole di formato
35 x 48 cm, realizzata a Capanna Milano (ora Rifugio V Alpini,
in Val Zebrù) dal Comandante della I Compagnia Skiatori Ten.
Guido Bertarelli, di Milano, nei mesi successivi alle battaglie,
aiutato da tutti quegli uomini che avevano preso parte alle azioni. In questo modo, il suo intento e la sua volontà sono stati
rispettati.
“LA MIA GUERRA – 1940 1944”
di Mario ROMANELLO. Pp. 234. Edizione fuori commercio.
PER ORDINI: Mario Romanello – via Asmara, 21 – 00199
ROMA – tel. 06 86215094
Mario Romanello è
ufficiale di complemento
del Genio e fa onore al suo
“corpo militare” con idee,
azioni, e con tanto sereno
coraggio. I due fronti su
cui Romanello ha combattuto sono descritti con
tutta l’ironia di chi è sempre in grado di valutare
serenamente gli avvenimenti, i fatti, i rischi per se
e per i suoi uomini. La sua
serenità, la sua tranquillità
e il suo coraggio si trasmettono, sono contagiosi.
Nonostante le situazioni siano spesso molto
rischiose, gli uomini al
comando di Romanello
sanno che il loro tenente
è sereno e sicuro. Lo seguirebbero in capo al mondo.
Gli episodi e gli aneddoti si inanellano con la caotica
sequenza tipica della guerra in cui la serenità di alcuni momenti si alterna alle scariche di adrenalina di altri molto intensi e
drammatici. Uno di questi è l’episodio del naufragio della nave
“Sinfra” e delle lunghe ore trascorse in mare prima del salvataggio, preludio della deportazione seguita dal fortunoso rientro in
Italia del treno dei “prigionieri”. Il ritorno a Roma e il “rifiuto”
di continuare una guerra ormai persa e considerata assurda,
con lo stratagemma di truccare il foglio di licenza allungandolo da 15 a 150 giorni, non fanno diminuire il rischio, ne mutano solo i confini.
Il capitolo finale, sulla Liberazione di Roma, è un capolavoro di ironia: gli americani erano fermi sui Colli Albani e fu
necessario “…chiamarli e dirgli che la strada era libera per farli
muovere…” perché entrassero finalmente a Roma dove ormai
non c’era più un tedesco. Nel frattempo, un negozio veniva
“…preso d’assalto e… svaligiato completamente in pochi attimi…” da “…quelli che si erano qualificati come
partigiani…mai visti…” prima a Roma se non nello “…episodio
di via Rasella che costò la vita a 400 persone alle fosse
Ardeatine e che rimane tuttora una vergogna, perché l’autore di
quell’atto militarmente inutile non ebbe il coraggio di presentarsi ai tedeschi e fu poi eletto deputato al parlamento
italiano…”. Tre immagini forti della cruda realtà di una guerra
che viene ancora oggi ammantata di retorica.
La spontanea freschezza di ricordi vecchi di oltre mezzo
secolo coinvolge il lettore fino a fargli desiderare di non smettere mai di leggere. Si arriva alla fine del libro tutto d’un fiato. Le
avventure di guerra di Mario Romanello sono vere, autentiche, e
risultano, forse proprio per questo, estremamente coinvolgenti.
È un diario di guerra personale, davvero bello e godibile,
dalla prima all’ultima pagina.
Antonio Daniele
IL NASTRO AZZURRO
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AZZURRI NELL’AZZURRO DEL CIELO
FED. AREZZO – S.Ten. P.S. Comm. Francesco BUCEFARI, già Consigliere e Alfiere della Federazione;
Gen. B. Domenico NATALE (2 M.A.V.M.-M.B.V.M.C.G.V.M.).
Gen. Dott. Cav. Uff. Luigi MONACO (C.G.V.M.);
Sig.ra Maria Luisa VITALE moglie dell’Azzurro Gen.
Div. Comm. Giuseppe D’Addario (M.B.V.M.-Trasf.
s.p.e.M.G.).
FED. BRESCIA – Cap.Magg. Antonio BALNEARI
(C.G.V.M.); Sig.ra Amneris BELLI vedova dell’Azzurro
Luigi Volpini (M.A.V.M.); Ten.Col. Giuseppe BERTANZETTI (M.B.V.M.); Sig.ra Cecilia BERTAZZI vedova
dell’Azzurro Angelo
Saramondi
(C.G.V.M.);
Cap.Magg. Cesarino CANDIDO; Mar.Magg. “A” Luigi
CHEMEL (M.B.V.M.); 1° Aviere Pietro CIAPETTI
(M.A.V.M.-M.B.V.M.-C.G.V.M.); C.le Isidoro CODENOTTI (M.B.V.M.); Sig.ra Carmelina FARERI vedova
dell’Azzurro Bruno Gares (C.G.V.M.); C.le Giuseppe
FONTANA (C.G.V.M.); Parà Calisto FRANCIO
(M.B.V.M.);
Azzurro
Antonio
GANDELLINI
(M.B.V.M.); Sig.ra Margherita MACCARINELLI vedova
dell’Azzurro Vaifro Maccarinelli (M.A.V.M.); Sig.ra
Adina MAINETTI vedova dell’Azzurro Andrea MAZZELLI (C.G.V.M.); Cap.Magg. Serafino MELZANI
(M.A.V.M.); Sig.ra Esterina OSSOLI vedova
dell’Azzurro Bortolo Cippini (C.G.V.M.); Sig. Mario
PASINI figlio dell’Azzurro Costantino Pasini
(M.A.V.M.); Art. Maffeo RODELLA (M.B.V.M.); Cap.
Franco SALA (M.B.V.M.), già Presidente della
Federazione; Cap.Magg. Cesare SCOLARI; S.Ten.
(T.O.) Giovanni TOALDO (C.G.V.M.) già Consigliere
della Federazione; Art. Agostino ZANETTI (M.B.V.M.).
FED. SIENA – Azzurro Aurelio CIACCI (C.G.V.M.).
FED. MACERATA – Sez. Recanati – Rag. Giuseppe
GASPARRI, già Presidente della Sezione.
FED. VARESE – Sez. Busto Arsizio – Dott. Aldo FERRAZZI, già Presidente della Sezione.
FED. MILANO – Sez. Milano – Azzurro Eros BRINI
(M.B.V.M.-2 C.G.V.M.); Magg.art. Arch. Fernando
ZANDA (M.A.V.M.-M.B.V.M.) - Sez. Monza – Azzurro
Silvestro AMICI (M.B.V.M.-C.G.V.M.-E.S.); Sig.ra
Maria CAPPELLARI vedova dell’Azzurro Giuseppe
Zanella (M.A.V.M.); Sig.ra Franca FOSSATI vedova
dell’Azzurro Silvio Confalonieri (M.B.V.M.).
FED. VENEZIA– Sez. Mestre – Azzurro Romeo RIZZO
(M.B.V.M: “sul campo”) – Sez. Venezia – Sig.ra Maria
Luisa VINCITORIO MEZZACAPO figlia dell’Azzurro
Michele Vincitorio (M.A.V.M.-M.B.V.M.-C.G.V.M.).
FED. PAVIA – Sig.ra Albertina PELAGATA moglie
dell’Azzurro Giuseppe Coci.
FED. PESCARA – Azzurro Cav. Giovanni Di Luzio
(C.G.V.M.).
FED. PISA – Parà Abelardo IUBINI (M.A.V.M.).
FED. PISTOIA – Sig.ra Maria CORSINI.
FED. ROMA - Sez. Australia – Azzurro Sottocapo
Cosimo PANUNZIO (C.G.V.M.) – Sez. Roma –
Gen.Isp. capo C.C.r.n. (r) A.M. Avv. Silvano BRUGIATELLI (M.B.V.M.); Arch. Anna Maria PENSATO; Ten.
FED. TARANTO – Ten. Col. pil. Vittorio ERARIO
(M.A.V.M.-M.B.V.M.).
FED. TORINO – Sig.ra Maria MAIOTTO vedova
dell’Azzurro Antonio CRISTINO (C.G.V.M.); Cap.
Magg. Luigi BORELLO (M.B.V.M.); Alpino Domenico
MARTA (M.B.V.M.); Sig.ra Maria ROPPOLO vedova
dell’Azzurro Michele Trossello (M.B.V.M.).
FED. TREVISO – Col.(r) Cav.Gr.Cr. Luigi SARTORI
(M.A.V.M. “sul campo”-3 C.G.V.M.), già Consigliere
della Federazione.
FED. UDINE – Sig.ra Feliciana BATTISTUTTI ALOI
(C.G.V.M.); Sig.ra Elda BURRAGINA ZANI
(M.A.V.M.); G.M. Antonio DOMENIS (C.G.V.M.);
Sig.ra Agostina DREOSSI BURELLO; Gen. C. A. Ezio
GARDINI (M.B.V.M.-2 C.G.V.M.); Azzurro Girolamo
MORETTI (C.G.V.M.); Ten. Attilio MORPURGO
(M.A.V.M.); Sig.ra Olimpia NAIARETTI; Sig.ra Ancilla
PAVAN BERTAGLI (C.G.V.M.); Cav. Marcello SESTAN
(3 C.G.V.M.).
Il 26 marzo u.s. si è spento all’età di 101 anni
l’Azzurro Cav.Uff. Evenio RICCI. Iscritto al
nostro Istituto fin dal 1952, era decorato di una
Medaglia d’Argento e una Medaglia di Bronzo al
Valor Militare e di una Medaglia d’Argento al
Valor Civile meritata quando a Pescara era
autorevole Capo della Squadra Mobile della
Polizia di Stato. Il Presidente della Federazione
di Pescara Amm. Guido Natale ha partecipato al
rito funebre ed ha espresso alla famiglia il
profondo cordoglio degli Azzurri.
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite
giungano le espressioni del più vivo cordoglio della
Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
1)
2)
3-4)
5-6)
7)
8)
9)
Distintivi con decorazione e Dame Patronesse: € 7
Distintivi dorati: piccoli: € 3, medi: € 3,50 grandi: €
4
Portachiavi: smaltato: € 7,50, metallo: € 3,50
Crest: piccolo: € 20 grande: € 25
Labaretto: € 10
Emblema Araldico: € 20
Fermacarte in onice: € 9,50
10)
11)
12)
13)
14)
15)
16)
Posacenere: € 9
Attestato di Benemerenza: € 20
Orologio: € 30
Cravatta: lana: € 12 seta: € 15
Foulards in seta: € 28
Cartolina: € 0,30, cartoncino doppio: € 0,50, busta:
€ 0,10
Mug.: € 7,00
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza
Nazionale dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.