L`INSEGNAMENTO SECONDO SENECA NTO CA

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L`INSEGNAMENTO SECONDO SENECA NTO CA
L’INSEGNAMENTO
NTO
SECONDO SENECA
CA
DUALISMO DIDATTICO
Seneca fu per
tutta la vita
v
Maestro
Allievo
SENECA ALLIEVO
i ricordi dei maestri
la sua gioventù
neca ritrova qualità e
ratteristiche del
• Sozione:: «impetus»,
«
«habitus» e «coactor»
oprio operato e di
• Fabiano:: l’arte
l
oratoria e l’«adiutor»
ello del maestro
ale
• Attalo: l’«i
l’«ipse dixit» stoico
•
Sestio: gli antichi e la formazione morale
•
Demetrio
rio: dialogo e libertà
•
Epicuro:: il maestro nel ricordo
SENECA
MAESTRO
Nell’attuare gli
insegnamenti ricevuti,
attuali e di vecchia
data, Seneca chiarisce
•
Cosa inseg
egnare
•
Perché insegnare
inse
•
Come inse
segnare
•
Quali figure
ure si incarnano nel maestro
•
(Le opere)
re)
SOZIONE
• Primo maestro di
Seneca
• Plasma la volontà di
imparare dell’allievo
• E permette il corretto
svolgimento
dell’insegnamento
• Mediatore tra
esperienza vitale e
filosofia
• Figura del coactor
«(Attalum
m ambulantem evocaremus)…non tantum
paratum discentibus
d
sed obvium. ‘Idem’ inquit ‘et
docentii et
e discenti debet esse propositum, ut ille
prodessev
sevelit, hic proficere’.» (ep. Ad Lucilium 108,
4)
«Indemihi
ihi quaedam permansere, Lucili; magno
enim in omnia
om
impetu veneram…» (ep. Ad Lucilium
108, 15)
FABIANO
• Preminente stile
oratorio
• Corrispondenza
parole- pensierovita
• Oratoria non
focalizzata
sull’eloquenza bensì
sul significato
• Discorsi apprezzati
solo per il loro senso
Sed non pra
praestat omnia: non est fortis oratio eius,
quamvis elata
ela sit; non est violenta nec torrens,
quamvis effusa
ef
sit; non est perspicua sed pura.
'Desideres'
s' inquis 'contra vitia aliquid aspere dici,
contra peric
ericula animose, contra fortunam superbe,
contra amb
mbitionem contumeliose.’ […] Vis illum
adsidere pusillae
pu
rei, verbis: ille rerum se magnitudini
addixit, elo
loquentiam velut umbram non hoc agens
trahit. (ep.
p. Ad Lucilium 100)
ATTALO
• Autorità e maestro totale di
Seneca
• Ritratto come uomo saggio
ma soprattutto aperto e
disponibile
• Tanto autorevoli le sue
riflessioni ed idee da essere
sempre citate in discorso
diretto
• O attraverso una formula
molto simile al pitagorico
«ipse dixit»
«Attalus philosophus dicere solebat iucundiu
«At
ess amicum facere quam habere,
esse
'qu
'quomodo
artifici iucundius pingere est quam
pin
pinxisse'.»
(ep. Ad Lucilium 9)
SESTIO
• Confronto con autori
precedenti
• Fiducia nella parola
scritta
• Necessità delle lezioni
degli antichi
• Dottrina morale
• Ricerca di una felicità
raggiungibile in una
visione ottimistica
«Ce
Certis ingeniis immorari et innutriri oportet, si
velis
elis aliquid trahere quod in animo fideliter
sed
edeat. Nusquam est qui ubique est. Vitam in
per
eregrinatione exigentibus hoc evenit, ut
mu
ulta hospitia habeant, nullas amicitias; idem
acc
ccidat necesse est iis qui nullius se ingenio
fam
amiliariter applicant sed omnia cursim et
pro
roperantes transmittunt.» (ep. Ad Lucilium, 2
DEMETRIO
• Contemporaneo di Seneca
• Cinico, pertanto libero da ogni
bene terreno
• Si confronta con Seneca molte
volte durante il periodo
dell’otium di quest’ultimo
• Tratta principalmente di temi di
libertà personale e non
attaccamento ai beni terrenti
• Oltre che di estraneità e
disinteresse verso gli obblighi e i
vincoli sociali
«Demetrium, virorum optimum, mecum
«D
c
circumfero
et relictis conchyliatis cum illo
se
seminudo
loquor, illum admiror. Quidni
a
admirer?
vidi nihil ei deesse. Contemnere
a
aliquis
omnia potest, omnia habere nemo
p
potest:
brevissima ad divitias per contemp
d
divitiarum
via est. Demetrius autem noster
viv non tamquam contempserit omnia, se
vivit,
ta
tamquam
aliis habenda permiserit.» (ep. A
Lu
Lucilium,
63, 3)
EPICURO
• Importante filosofo greco (IV-III sec.
a.C.)
• Dottrina del piacere
• Uno degli antichi a cui si riferisce
spesso Seneca, sia con citazioni
dirette che con echi della sua
dottrina
• Esempio massimo di autorità del
passato i cui insegnamenti sono
ancora oggi ricordati
• Ricordo come autarkeia del sapiens
• Ricordo dei precetti come esame di
coscienza
• E di conformità all’insegnamento
originale
««O felicem illum qui non praesens tantum
e
etiam
cogitatus emendat! O felicem qui sic
a
aliquem
vereri potest ut ad memoriam
q
quoque
eius se componat atque ordinet! Q
sic aliquem vereri potest cito erit verendus.
(e Ad Lucilium, 11, 3)
(ep.
Seneca fu precettore di Nerone, imperato
atore romano per il quale
scrisse il De clementia
Carattere utopistico dell’opera
Le Epistulae ad Lucilium partono sempre
e da
d esperienze per
giungere a insegnamenti morali
Intento persuasivo al secessus per pratica
care la vita contemplativa
Esemplarità negativa delle Tragedie
LE OPERE DI SENECA MAE
AESTRO
Stoici
Svalutazione della figura del
maestro
Visione di superiorità del sapiente
Il rapporto maestro-discepolo
perde di importanza
Autoesclusione dalla
raggiungibilità della sapienza
Progresso morale come unica
soluzione
Seneca
• Gradi di saggezza
• «praenavigamus vitam»: il
continuo attracco
• Ogni piccola conquista forma il
progresso
• Influsso della sapientia sulla
nostra vita
• Maestro custos et exemplar
dell’aspirante saggio
• Concretizzazione
dell’insegnamento
COSA INSEGNARE: IL PRO
ROGRESSO
MORALE
«Quae putas me pas
assum dum
per aspera erepo, dum
du viam
quaero, dum facio?
? IIntellexi non
immerito nautis terram
ram timeri:
[…]»
(ep. Ad Lucilium 53)
IL «NAUFRAGIO» COME
E FFONTE DI
CONOSCENZA
Premesse stoiche
Fine della vita: Agire secondo virtù
Il bene partecipa della virtù ed è per
tutti
La virtù si manifesta solo nei saggi
Come può ognuno comprendere il
bene?
PERCHÉ INSEGNARE
Conclusioni di Seneca
C
• Gli atti virtuosi sono sempre imperfe
e li idealizziamo
• Essi sono comunque utili al fine di
raggiungere il bene
• Il vero è costante: il bene è coerent
• Ruolo cognitivo e morale della figur
ideale, simbolo del bene
• Vincere il corpo mediante ragione:
attuare l’idea di bene
La figura ideale è l’immagine del
«r
«ricordo
del maestro»; diventa
sim
simbolo
della cognizione del bene
«Vero tenor permanet, falsa non durant.
t. Quidam
Q
alternis Vatinii,
alternis Catones sunt; et modo parum illis
llis sseverus est
Curius,parum pauper Fabricius, parum frug
frugi et contentus vilibus
Tubero, modo Licinum divitis, Apicium cen
enis, Maecenatem delicis
provocant. Maximum indicium est malae
e mentis fluctuatio et
inter simulationem virtutum amoremque
e vitiorum
v
adsidua
iactatio.»
(ep. Ad Lucilium 120, 19-20)
IL VERO È COSTANTE, ILL FFALSO
DISCONTINUO
Condizione del mondo
Privo di perfezione morale
Pieno di ogni peccato e corrotto
Ragione piegata dalle illusioni del benesse
ssere
Continua alternanza di bene e male prev
evalenti
Solo la sapienza apre spazio al bene individu
iduale;
Eterna ripetizione individuale del perfezionam
namento morale;
Necessità di un maestro per avere esperienz
nza e pratica del bene.
COME INSEGNARE
L’usus alla pratica deve diventare habitus
itus tramite exercitatio
L’habitus garantisce la fiducia nella volon
ontà di attuare il bene
L’impulso dell’exercitatio viene dal coact
ctor:
la bona mens dipende dalla bona volunta
ntas, anche esterna
Intervento precettistico
Il coactor, fornendo esempi, diventa exem
xemplar
Partecipazione del bene insegnato
Insegnamento che evolve di maestro in maestro
m
LA FIGURA DEL MAESTRO
O: IL
COACTOR E L’EXEMPLAR
AR
«‘Hoc Zenon dixit’: tu quid? ‘Hoc Cleanthe
thes’: tu quid?
Quousque sub alio moveris?
Impera et dic quod memoriae tradatur,
Aliquid et de tuo profer»
(ep. Ad Lucilium 33, 7)
IL CICLO DELL’INSEGNAM
NAMENTO