GNOSEOLOGIA CORDIS Raccolta di Poesie

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GNOSEOLOGIA CORDIS Raccolta di Poesie
GNOSEOLOGIA CORDIS
Raccolta di Poesie
DI FEDERICO DEMITRY
Guardate la vostra anima tremare, fratelli, lì è la potenza della vita.
Tutte quelle espressioni di potenza e di bellezza che nascono dall’individuo, e a cui noi diamo il nome di creatività, sono in realtà la potenza
stessa della vita, l’esperienza che ci attraversa e si ricrea in noi e attraverso
di noi. Esistono, infatti, degli attimi lievemente immobili, delle visioni spaventosamente toccanti, degli spicchi di mondo, dei tramonti, dei volti che
imprimono violentemente il carattere dell’anima. Queste sono le epifanie,
questi sono i luoghi dell’Oriente, in cui tutto il vigore della luce che sarà
del giorno è eternamente, ed eternamente nuova illumina.
Ciò detto, cos’è dunque la poesia? Essa è testimonianza, essa è quella potenza che non deriva da noi, ma che ci ha attraversato; essa è una
forma di verità sotto la forma della possibilità.
Comprendere una poesia non consiste in un’analisi di figure retoriche, ma nel sentire sulla propria pelle quel vissuto che la poesia esprime,
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che proprio in virtù di ciò diventa possibile; consiste nel ritrovarsi, un giorno non precisato, avvolti da quella stessa “aria di vetro” in cui camminò
Montale.
Ecco, le mie poesie non sono altro, dunque, se non il mio occhio
sulle cose, per come le ho viste, per come le ho vissute; non sono altro se
non la mia personale esperienza; se non una storia, la mia, appunto.
E in fondo, ci si intenda, non è nulla di nuovo, è la storia vecchia e
nuova di ognuno: l’impenetrabilità del passato e la tensione del presente, la
nostalgia di un senso perduto, e il demone dell’anima, che ebbro sull’orlo
dell’abisso, danza insaziabile la bramosia dell’essere al mondo.
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SOPRA OGNI ALTRO
Ricorderò d’averti amato sopra ogni altro
coi nervi ingrossati dalle tue braccia
e avrò nell’anima una luce improvvisa
che dileguando l’attesa
sarà ombra negli occhi
e un sospiro bagnato
che libera i nervi.
Perdonerò le mie basse quote e i tuoi pochi sguardi.
Cadrò sereno come pietra nel sale
in quel fondale giaciglio di stelle.
Sarai tu e nient’altro.
E infine sommersi da fumo e silenzio
ti verrà desiderio d’un ultimo battito insieme.
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A SCIOGLIERE I FILI D’ERBA
A sciogliere i fili d’erba
con la carta e l’inchiostro
sarà la pioggia cieca, la mano del fato.
Ho attraversato paludi di sogni caduti
con scarpe di stoffa e pezze sul cuore.
Ho solcato le fonti della rivalsa
a mani nude, e con sorrisi fragili,
ho battuto terreni gonfi di vita
e abbaiavano cani ad ogni mio passo.
Ho scritto il tuo nome sull’erba
perché prenda freddo
in una notte con poche stelle.
Ho scritto le tue iniziali nel fango,
per perdermi in nebbie che già conoscevo.
L’ho fatto per avere anch’io nome,
che l’universo mi sia testimone
che c’assalgono le stesse ferite
che c’è sangue sulle stesse parole.
Poi inchiostro su legno
una danza che preme
tra anima e dita.
Le dita. Te le ho chiuse.
Ed è continuo schianto.
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Dalla raccolta Oriente
ORIENTE IV
Il tuo odore, il tuo odore
nella tenue penombra
che sfuma il pensare,
ritrovare l’odore della luce
che sorge,
del sole che dentro
ritorna a tremare.
Sono della terra dei continui tramonti;
nel buio delle mie eterne notti nascenti :
che meraviglia provarti l’odore.
ORIENTE VII
Fra i punti e a capo del vento
in ogni gesto incosciente
in ogni lacero angusto momento.
Amico che insegui le vene alla luna
amico che tenti l’ignoto del ventre;
e cosa vuol dire
avvertire il languore negli occhi,
e cosa vuol dire
sentirmi ogni giorno i polmoni
più gonfi di te.
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ORIENTE IX
Sentire l’anima aprirsi
e il cuore scricchiolante cercare
il ritmo antico degli ulivi
e del vento.
E qui, tra questi ruderi di civiltà,
di paese, di uomini;
qui, tra le tue braccia,
sono Oriente.
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ULISSE
Nella mia giovinezza, navigante
mancato, sulle coste che lo Jonio
corrode ed asseta, annullato
lo spirito dall’odore del porto,
languido e spesso alla quiete
del vento fra l’onde.
Lì solitudine accoglieva i miei passi
uno specchio bello per la mente
ed il cuore, dove il dolore,
scivoloso e tremante, insidiava.
E tu hai mai visto sostare
un gabbiano intento a prede?
Tu sei il padrone o lo sguardo
della nera cornice?
Infilare nere bracciate
col coraggio di chi tace una vita.
Lì ora è calma e meraviglia
e silenzio che dona allo sguardo
una vista. La mia, la tua:
la grazia del riverbero basso
del sole che monta i solai.
Incanto è il colore della vita con te.
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