Gli indici per l`analisi di bilancio

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Gli indici per l`analisi di bilancio
Gli indici per l’analisi di
bilancio
Relazione di
Giorgio Caprioli
Gli indici di solidità
Gli indici di solidità studiano il rapporto tra le parti “alte”
dello Stato Patrimoniale, ossia tra Capitale proprio e
Passività a lungo da un lato e Capitale Investito o Attività
Fisse dall’altro.
In primo luogo l’azienda si dice solida quando può ricorrere
a mezzi propri per far fronte a improvvise necessità
(investimenti o coperture di perdite).
In secondo luogo l’azienda si dice solida quando non corre
il rischio di dover ricorrere alla vendita delle proprie
attività fisse (il che equivarrebbe alla chiusura) per far
fronte al pagamento di debiti in scadenza.
Gli indici di solidità (segue)
L’indice 1 (di indipendenza) è dato dalla formula:
capitale proprio
x100
(indice 1 o di indipendenza)
capitale investito
ex-ind.1
Il suo valore deve oscillare tra 30 e 50.
Ci dice il grado di indipendenza della società, cioè la dotazione
di capitale proprio che rappresenta il margine di sicurezza
per non finire in crisi di liquidità.
K.P.
K.I.
20% pericolo
K.P.
K.I.
40% accettabile
K.P.
K.I.
60% buono
Gli indici di solidità (segue)
L’indice 2 è dato dalla formula:
capitale proprio x100
(indice 2 copertura propria)
attività fisse
ex-ind.2
Il suo valore deve oscillare tra 80 e 100.
Ci dice il grado di “copertura” delle attività fisse (quelle che non possono
essere messe in vendita) da parte del Capitale proprio (la parte a
lunghissima permanenza in azienda).
A.F.
K.P.
A.F.
K.P.
A.F.
K.P.
A.C.
K.T.
A.C.
K.T.
A.C.
K.T.
70% rischio
90% accettabile
110% buono
Gli indici di solidità (segue)
L’indice 3 è dato dalla formula:
capitale proprio+passività a lungo x100 (indice 3 ex-ind3
attività fisse
copertura totale)
Il suo valore deve essere sempre superiore a 100.
Ci dice se le attività fisse sono interamente finanziate da
denaro che ha lunga permanenza in azienda.
K.P.
A.F:
K.P
A.F.
P.L.
K.P.
A.F
P.L.
P.L.
A.C.
P.B.
90% rischio
A.C.
P.B.
100% accettabile
(limite)
A.C.
P.B.
120% buono
Gli indici di liquidità
Gli indici di liquidità studiano il rapporto tra le
parti “basse” dello Stato Patrimoniale:
passività a breve e attività correnti.
Un’azienda ha una buona situazione di liquidità
quando non ha problemi a procurarsi denaro
liquido per far fronte ai propri pagamenti.
Gli indici di liquidità (segue)
L’indice 7 è dato dalla formula:
Attività correnti
(indice 7 liquidità secondaria)
Passività a breve
ex-ind,4
Il valore di questo indice deve essere intorno a 2.
E’ bene che un’azienda abbia un volume di attività ben
superiore alle passività, in modo da poter agevolmente
ricorrere alla vendita di parte delle prime per poter far fronte
alle richieste di pagamento dei creditori.
A.F.
K.P.
A.F.
P.L.
A.C.
K.P.
P.L.
A.C.
P.B.
1,5 rischio
P.B.
2 buono
Gli indici di liquidità (segue)
L’indice 8 è dato dalla formula:
Attività correnti – Magazzino
(indice 8 liquidità acida)
Passività a breve
ex-ind.5
Il valore di questo indice deve essere pari a 1.
Sta infatti a indicare la capacità dell’azienda di poter far fronte a
pagamenti senza ricorrere a smobilizzi del magazzino (che
spesso comportano perdite per la necessità di vendere a
sottocosto).
A.F.
K.P.
A.F.
Mag.
P.L.
Mag.
K.P.
P.L.
A.C.
P.B.
0,8 rischio
A.C.
P.B.
1,5 buono
Gli indici di redditività
La redditività misura la capacità dell’azienda di remunerare
il Capitale investito. Sarà indice di una buona politica
aziendale spingere al massimo verso il basso la
remunerazione del Capitale di terzi e verso l’alto la
remunerazione del Capitale proprio.
Gli indicatori dei nostri indici sono diversi perché diverse
sono le componenti della redditività.
Un conto è infatti parlare di remunerazione del capitale
proprio, un altro è parlare di capitale di terzi, un altro
ancora è parlare di remunerazione del fattore lavoro.
Gli indici di redditività (segue)
Ripassando il Conto Economico possiamo notare:
A – Fatturato
Sono fattori che hanno più a che fare con
+ variazioni
l’efficienza dell’azienda, cioè la sua
B – Valore prodotto
capacità di produrre e vendere
- costi esterni
C – Valore aggiunto
- costo del lavoro
D – Margine operativo lordo
E’ un primo indicatore di redditività, che ci di
- ammortamenti e accantonamenti ce quanto avanza dopo aver pagato il lavoro
E – Risultato operativo caratteristico
E’ un secondo indicatore, che ci dice quanto
+ risultato gestione straordinaria
avanza dopo aver pagato lavoro e ammort.
F – Risultato operativo
E’ l’indicatore preferito dalle aziende, che ci
- oneri finanziari
dice quanto avanza per remunerare il capitale
G – Risultato lordo
+ accantonamenti a riserve
- oneri tributari
H – Risultato netto
E’ l’indicatore più classico, che ci dice quanto
rimane al K.proprio dopo aver pagato le tasse
Indice di redditività generale
L’indice 14 è dato dalla formula:
Risultato operativo x100 indice di redditività generale (ind.14)
Capitale investito
detto anche R.O.I.
ex-ind6
Esso misura la remunerazione del capitale investito in azienda.
Abbiamo infatti al numeratore il risultato operativo, che è,
appunto quanto avanza, una volta pagati tutti i costi, per
remunerare il capitale di terzi (attraverso gli oneri finanziari) e
il capitale proprio (attraverso il risultato netto).
La sua misura è largamente variabile, a seconda del settore in
cui opera l’azienda. Un indicatore approssimativo è il tasso di
interesse praticato dalle banche, che però è influenzato dalle
politiche monetarie in atto.
Le analisi disaggregate della redditività
La prima direzione dell’analisi della redditività è studiare come
l’indice generale si suddivida rispettivamente in
remunerazione del capitale proprio e del capitale di terzi.
Avremo dunque
Risultato lordo
x100 Indice 16 detto anche R.O.E.
Capitale proprio
ex-ind.7
che misura la remunerazione del capitale proprio. E
Oneri finanziari x100
Indice 17 detto anche R.O.D.
Capitale di terzi
ex-ind.8
che misura la remunerazione del capitale di terzi.
Si noti che la somma dei numeratori e dei denominatori dei due indici dà
l’indice generale di redditività. Infatti:
risultato lordo + oneri finanziari = reddito operativo
capitale proprio + capitale di terzi = capitale investito
L’erosione della redditività
Ovviamente l’indice 16 deve essere maggiore dell’indice 17.
In particolare una buona redditività generale (indice 14) e una
cattiva redditività del capitale proprio indicano una politica
finanziaria da correggere: l’azienda ha buoni margini di
guadagno, ma li distribuisce in buona parte al capitale di
terzi. Il margine di erosione della redditività può essere
studiato dall’indice seguente:
Oneri finanziari x100
indice 24
Risultato operativo
ex-ind.9
che ci dice, appunto, quanto del reddito operativo viene
“mangiato” dagli oneri finanziari.
Il margine e il giro
La seconda direzione di approfondimento della redditività
riguarda i fattori che contribuiscono e rendere reddittizia
un’azienda. Proponiamo due indici:
Risultato operativo x100 indice 18 detto anche R.O.S.
Fatturato netto
ex-ind.10
o “margine”
Fatturato netto
indice 19 detto anche “giro”
Capitale investito
ex-ind,11
Il margine ci dice quanto avanza all’azienda in un anno per
pagare il capitale.
Il giro ci dice quanti euro di fatturato l’azienda produce per ogni
euro di capitale investito
Il giro e il margine (segue)
La moltiplicazione dei due indici ci dà l’indice di redditività
generale. Abbiamo infatti:
Risultato operativo x Fatturato netto = Risultato operativo
Fatturato netto
Capitale investito
Capitale investito
L’indice di giro funge da moltiplicatore del margine: se è superiore a 1
aumenta la redditività generale (con margine positivo), se è inferiore a 1
la diminuisce.
I valori di riferimento variano molto a seconda del settore.
Nella grande distribuzione, ad esempio, abbiamo giri anche superiori a 10 e
margini molto ridotti. Nella siderurgia abbiamo giri anche inferiori a 1 e
margini sostenuti.
Per intervenire sul margine dobbiamo abbassare i costi, per intervenire sul
giro dobbiamo crescere i ricavi o ridurre il capitale investito (diminuendo il
magazzino o il valore degli impianti o i tempi di riscossione dei crediti o di
attraversamento).
La suddivisione del “giro”
Il “giro” può essere scomposto in svariati “sottogiri”, che
studiano specifici componenti del capitale investito.
Avremo:
Ricavi netti
indice 20 giro delle attività fisse
Attività fisse
ex-ind.12
Ricavi netti
Attività correnti
indice 21 giro delle attività correnti
ex-ind.13
Ricavi netti
indice 22 giro del magazzino
Magazzino
ex-ind.14
Per studiare la rotazione specifica di queste componenti del
capitale investito.
Gli indici di redditività (sintesi)
Indice 14
(di redditività generale)
Fattori di origine
della redditività
Indice 19
(giro)
Suddivisione della
redditività
Indice 18
(margine)
Indice 22
indice 21
(giro magazz.) (giro att. corr.)
Indice 17
(remunerazione
del K di terzi)
indice 20
(giro att.fisse)
Indice 16
(remunerazione
del K proprio)
indice 24
(erosione redditività)
Gli indici di efficienza
Se gli indici di redditività hanno al numeratore le parti “basse”
del conto economico, gli indici di efficienza hanno al
numeratore le parti “alte” dello stesso.
Ci sono svariate forme di efficienza in un’azienda: quella
produttiva, quella commerciale, quella finanziaria, ecc. per
cui ridurre l’efficienza all’utile è un’operazione semplificatoria
e fuorviante.
Ci concentreremo su pochi indici, che analizzano l’efficienza
produttiva e commerciale (quella finanziaria è già stata
esplorata nel capitolo sulla redditività).
L’evoluzione del fatturato e del V.A.
I primi due indici studiano l’evoluzione del Fatturato e del Valore
Aggiunto da un anno all’altro. Avremo:
Fatturato anno 2 – Fatturato anno 1 x100 indice 40
Fatturato anno 1
ex-ind.15
Val. aggiunto anno 2 – Val. aggiunto anno 1 x100 indice 33
Val. aggiunto anno 1
ex-ind.16
I due indici vanno depurati rispettivamente dell’aumento dei
prezzi dell’azienda e dell’indice di inflazione in modo da
ottenere l’aumento reale.
Impossibile stabilire un criterio di valutazione, che dipende dal
contesto economico e dal settore in cui l’azienda opera. In
anni di crisi anche un aumento pari a zero può essere buono.
Lo studio del Valore Aggiunto
L’incidenza del Valore Aggiunto sul Fatturato indica parecchie
cose. Avremo:
Valore Aggiunto x100
indice 28
Fatturato
ex-ind.17
Questo indice ci dice:
- quanta parte della ricchezza venduta è derivata dal
contributo diretto dell’azienda;
- quanto ampio è il margine per poter retribuire i fattori di
produzione interni;
- che posizione occupa l’azienda nel ciclo produttivo del
proprio comparto (produzioni ad alto o basso valore
aggiunto).
E’ quindi un indicatore indiretto di efficienza della politica
industriale dell’azienda.
Lo studio del V.A. (segue)
In prima approssimazione possiamo vedere quanto avanza per
dipendente una volta pagato il costo medio per remunerare il
capitale. Avremo
Costo del lavoro
indice 32
Numero dipendenti
Valore aggiunto
Numero dipendenti
indice 26
ex-ind.18
Sono entrambi (in particolare il secondo) misuratori
dell’efficienza nell’uso della forza lavoro. I loro valori sono
significativi solo se presi in serie storica e confrontati tra loro.
L’efficienza commerciale
Passiamo ora all’efficienza commerciale, in particolare
studieremo i tempi di pagamento e di incasso dell’azienda.
Avremo:
Debiti verso fornitori
x360 indice 10
Acquisti
ex-ind.20
Crediti vs. clienti + circolaz.cambiaria x360 indice 11
Fatturato
ex-ind.19
Indicano rispettivamente in quanti giorni l’azienda paga i debiti
ai fornitori e in quanti giorni riscuote i crediti da clienti. Va
tenuto presente che il periodo massimo è di tre-sei mesi.
Sono indicatori indiretti di efficienza commerciale.
Ovviamente un’azienda è tanto più efficiente quanto più ritarda
il pagamento a fornitori e quanto più anticipa l’incasso dai
clienti.
Gli indici di distribuzione
Abbiamo già visto che il Valore aggiunto rappresenta quanto
l’azienda ha a disposizione per pagare i fattori di produzione.
Aggiungendo (o sottraendo) al V.A. il risultato della gestione
straordinaria otteniamo il totale della ricchezza per questa
operazione. Avremo:
Costo del lavoro
V.A.+ risult.gest.straordin.
Ammortamenti
V.A.+ risult,gest.straordin.
Oneri finanziari
V.A.+ risult.gest.straordin.
Oneri trbutari
V.A.+ risult.gest.straordin.
Utile netto
V.A.+ risult.gest.straordin.
x100
indice 34
va al lavoro
x100
ex-ind.21
indice 35
va all’impresa
x100
x100
x100
indice 36
ex-ind.22
indice 37
ex-ind.23
indice 38
va al K di terzi
va allo Stato
va al K proprio
Gli indici di distribuzione (segue)
Per valutare quanto la gestione straordinaria aggiunge o toglie
al Valore Aggiunto avremo:
Risultato gestione straordinaria
V.A.+ risult.gest.straordin.
x100
indice 39
ex-ind.25
E’ chiaro che, quanto più alto è il valore dell’indice, tanto più
l’azienda non fa profitti grazie alla produzione e alla
commercializzazione dei suoi prodotti, ma ad altro.
Ciò vorrebbe dire o che l’azienda si sta trasformando in una
holding, o che, spariti gli introiti straordinari si verrebbe a
trovare in difficoltà.
Gli indici di politica aziendale
E’ ora opportuno valutare le scelte strategiche dell’azienda con
riferimento soprattutto al cruciale problema degli investimenti
e della loro adeguata copertura finanziaria.
Avremo:
Immobilizzi tecnici lordi x100
ex-indice 26
Ammortamenti
Ammortamenti
x100
indice 5
Immobilizzi tecnici lordi
ex-ind.27
che ci dicono rispettivamente in quanti anni l’azienda è in grado
di recuperare il capitale investito in macchinari (un valore di
orientamento è 10) e il tasso di ammortamento annuo degli
impianti.
Gli indici di politica aziendale (segue)
Passiamo ora ad analizzare le politiche di investimento.
Avremo:
Fondo ammortamento
x100 indice 43
Immobilizzi tecnici lordi
ex ind. 28
Che indica la percentuale di immobilizzi che è stata recuperata. Valori troppo
bassi segnalano difficoltà dell’azienda, valori troppo alti una preoccupante
stasi degli investimenti negli ultimi anni. Il suo valore dovrebbe oscillare
tra il 50% e il 70%.
Investimenti
Immobilizzi tecnici lordi
x100 indice 44
ex ind. 29
Che indica se l’azienda sta facendo o meno una politica di rinnovamento
degli impianti attraverso nuovi investimenti. Va valutato in serie storica; il
suo valore, come media nell’arco di vari anni, dovrebbe aggirarsi intorno a
10.
Gli indici di politica aziendale (segue)
Infine abbiamo un indice che studia la capacità dell’azienda di
finanziare i propri investimenti. Avremo:
Autofinanziamento
Investimenti
x100
indice 45
ex ind. 30
Indica se l’azienda è in grado di creare al suo interno le risorse
necessarie per gli investimenti. Va valutato insieme all’indice
precedente perché, evidentemente, in anni di bassi
investimenti l’indice sarà positivo (cioè maggiore di 100),
mentre in anni di bassi investimenti sarà negativo (cioè
inferiore a 100).