Dispensa - Università del Salento

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Le vocali del francese1
Introduzione
La fonetica studia l’aspetto materiale dei suoni: in particolare, la fonetica articolatoria ne studia la
produzione, la fonetica acustica ne studia la trasmissione, la fonetica percettiva ne studia la
ricezione.
La fonologia (o fonetica funzionale) studia invece il modo in cui i suoni assicurano la
comunicazione, ovvero la trasmissione del significato. Le unità minime identificabili sul piano
sonoro che permettono di distinguere il significato in una data lingua sono dette ’fonemi’. Per
isolarli, la fonologia prende in considerazione le coppie minime, ovvero le coppie di parole dal
diverso significato la cui pronuncia differisce per un solo suono che si trova nella stessa posizione.
Esempio in italiano:
padre ~ madre
/p/ e /m/ sono due fonemi della lingua italiana perché, sostituendoli all’interno di una stessa
sequenza fonica danno luogo a due parole dal diverso significato.
Così in francese:
père ~ mère
I fonemi possono essere di tipo vocalico o consonantico.
Affronteremo qui lo studio dei fonemi vocalici e dei loro corrispettivi foni, vale a dire ci
occuperemo da una parte dell’aspetto funzionale delle vocali francesi (intese come fonemi) e,
dall’altra, della loro realtà articolatoria (considerandole quindi come dei foni). Nel primo caso
saranno proposti alcuni esempi di coppie minime; nel secondo caso saranno forniti alcuni consigli
ed esercizi mirati all’apprendimento delle vocali francesi assenti nel sistema vocalico della lingua
italiana.
Classificazione delle vocali
Da un punto di vista articolatorio, la produzione di una vocale si caratterizza dall’assenza di ostacoli
nella fuoriuscita dell’aria dalla cavità orale o dalla cavità nasale e orale insieme; viceversa “se il
canale orale è chiuso o semichiuso in un certo punto, che cambia di caso in caso, si ha una
consonante”.2
Le vocali, inoltre, si distinguono dalle consonanti in quanto possono costituire una sillaba anche da
sole; le consonanti invece possono essere prodotte solo appoggiandosi su una vocale. Da un punto
di vista acustico, la vocale è un suono periodico complesso, mentre la consonante implica dei suoni
dalla frequenza irregolare.
Le vocali si classificano in base ad alcuni parametri:
•
•
grado di apertura (degré d'aperture);
luogo di articolazione: anteriorità o posteriorità (lieu d'articulation: en avant ou en arrière);
1 Salvo diversa indicazione, il quadro teorico di riferimento è tratto da Riegel; Pellat; Rioul (1994), Grammaire
méthodique du français, PUF.
2 Dardano; Trifone (1997), La nuova grammatica della lingua italiana, Zanichelli, Bologna, p. 600.
1
•
•
eventuale labializzazione (adjonction ou non d'une résonance labiale: voyelle arrondie ou
non);
eventuale nasalizzazione (adjonction ou non d'une résonance nasale).
Gli ultimi due parametri necessitano di maggiore attenzione da parte degli apprendenti italofoni.
La tabella che segue, tratta da Riegel; Pellat; Rioul (1994 : 43) illustra sinteticamente le
caratteristiche delle vocali francesi:
Antérieures
Antérieures/labialisées
Postérieures (labialisées)
ORALES
fermées
i
y
u
mi-fermées
é
ø
o
mi-ouvertes
E
œ
ɔ
ouvertes
a
A
NASALES
mi-ouvertes
ouvertes
*
6
7
ã
2
Le vocali chiuse
Sull’asse delle vocali chiuse ritroviamo due suoni vocalici presenti anche nella lingua italiana: il
suono [i] e il suono [u]. Il primo è caratterizzato da un grado minimo di apertura (della bocca) e da
una posizione anteriore della lingua (organo fonatorio mobile) rispetto al palato duro (organo fisso).
Il suono [i] non è nasale né labializzato. Il suono [u] si distingue dal precedente perché il suo luogo
di articolazione risulta essere posteriore (cioè è il dorso della lingua ad accostarsi al palato molle o
velo palatino); le labbra invece sono protruse.
Provate a pronunciare ognuno di questi due suoni facendo caso alle sue caratteristiche articolatorie.
Per completare la serie delle vocali chiuse della lingua francese, a questi due suoni bisogna
aggiungere il suono [y], dato dalla labializzazione di [i].
Per acquisire una corretta pronuncia di [y] si consiglia l’esercizio seguente, articolato in 3 momenti:
1. pronunciare ripetutamente con velocità sempre crescente le due vocali note [i] e [u] (il tratto
orizzontale simboleggia, per convenzione, la durata decrescente delle vocali:
[i] –––––––––– [u] –––––––––– [i] –––––––––– [u] ––––––––– [i] ––––––– [u] –––––– [i] –––––
[u] –––– [i] ––– [u] ––– [i] –– [u] –– [i] – [u] – [i] – [u] – [i] – [u] – [i] – [u] - [i] – [u] - [i]
2. pronunciare a lungo il suono [i]:
[i] ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
3. infine, continuando a mantenere la lingua nella posizione necessaria a produrre [i], occorre
proiettare le labbra in avanti, fino a produrre e sentire il suono [y]. Ricordate che la configurazione
interna degli organi fonatori (cioè la posizione della lingua rispetto al palato) è la stessa di una [i]:
[i] –––––––––––––––––––––– [y]
Cercate ora di prendere coscienza del modo in cui si produce tale suono, perché seguendo lo stesso
principio imparerete a produrre correttamente anche gli altri suoni della serie labiale. Infine provate
a produrre il suono [y] in maniera isolata, cioè senza farlo derivare dal suono [i].
N.B. Il suono [y], quello contenuto nella parola tu – per intenderci – è un unico suono. Verificate di
non incorrere nell’errore piuttosto comune per i principianti di pronunciare una [i] seguita da una
[u]. Pronuncia corretta della parola tu:
[ty]
Pronuncia scorretta della parola tu:
*[tiu]
Coppie minime
Ecco alcuni esempi di coppie minime:
/u/ ~ /i/
doux ~ dis; fou ~ fis;
/u/ ~ /y/
doux ~ du; fou ~ fût;
3
/y/ ~ /i/
du ~ dis;
fût ~ fis.
Le vocali semi-chiuse
L’asse delle vocali semi-chiuse contiene tre suoni la cui classificazione riprende per molti versi
quanto è stato detto finora a proposito delle vocali chiuse. La differenza risiede nel fatto che per
l’intera serie delle vocali semi-chiuse la bocca è leggermente meno chiusa.
I due suoni cardine della serie in questione sono [e] ed [o], suoni che fanno parte del sistema
eptavocalico del toscano (e, di conseguenza, di quella varietà dell’italiano descritta e prescritta dai
manuali di grammatica e nota come ‛italiano standard’); tali suoni sono tuttavia assenti nel sistema
pentavocalico del siciliano, per molti versi assimilabile al sistema vocalico salentino.3 Pertanto il
loro apprendimento necessita una particolare attenzione da parte dei locutori nati e residenti nel
Salento.
Nella produzione del suono [e], il punto di articolazione è anteriore; inoltre questa vocale non è
nasale né labializzata. Il suono [o] si distingue dal precedente perché il suo luogo di articolazione
risulta essere posteriore, mentre le labbra sono protruse. Provate a pronunciare ognuno di questi due
suoni cercando di prendere consapevolezza delle sue caratteristiche articolatorie.
Per completare la serie delle vocali semi-chiuse della lingua francese, a questi due suoni bisogna
aggiungere il suono [ø], dato dalla labializzazione di [e]. Come per le vocali chiuse, si propone il
seguente esercizio preparatorio, articolato in tre momenti.
1. pronunciare alternativamente e con velocità sempre crescente le due vocali ormai note [e] e [o] (il
tratto orizzontale simboleggia, per convenzione, la durata decrescente delle vocali:
[e] –––––––– [o] –––––––– [e] –––––––– [o] ––––––– [e] –––––– [o] –––––– [e] –––––– [o] –––––
– [e] ––––– [o] –––– [e] ––– [o] –– [e] –– [o] – [e] – [o] – [e] – [o] - [e] - [o] - [e]
2. pronunciare a lungo il suono [e]:
[e] ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
3. infine, continuando a mantenere la lingua nella posizione necessaria a produrre [e], occorre
proiettare le labbra in avanti, fino a produrre e sentire il suono [ø]. Ricordate sempre che la
configurazione interna degli organi fonatori (cioè la posizione della lingua rispetto al palato) è la
stessa di una [e]:
[e] –––––––––––––––––––––– [ø]
Ripetete l’esercizio più volte, fino a prendere coscienza dell’esatta posizione degli organi fonatori
nella produzione corretta di [ø]. Cercate ora di produrre il suono direttamente, senza il sostegno
dell’esercizio preparatorio.
Coppie minime
Ecco alcuni esempi di coppie minime:
3 Cfr. Grassi; Sobrero; Telmon (1997), Fondamenti di dialettologia italiana, Laterza, Bari p. 93 e p. 162.
4
/o/ ~ /e/
mot ~ mes; dos ~ des;
/o/ ~ /ø/
dos ~ deux; faux ~ feu;
/ø/ ~ /e/
deux ~ des; feu ~ fée.
Le vocali semi-aperte
Caratterizzate da un’apertura maggiore (ma non ancora completa) rispetto alle vocali semi-chiuse,
le vocali semi-aperte comprendono la [ɔ], la [E] e la [œ]. Le prime due vocali della serie sono ben
conosciute dai locutori italofoni; la terza, trascritta [œ], analogamente ai casi precedenti, è data dalla
labializzazione della vocale palatale della serie, vale a dire della [E].
Nella produzione del suono [E] il punto di articolazione è anteriore; inoltre questa vocale non è
nasale né labializzata. Il suono [ɔ] si distingue dal precedente perché il suo luogo di articolazione
risulta essere posteriore, mentre le labbra sono protruse. Ricordate che in entrambi i casi l’apertura
della bocca è maggiore rispetto a quella delle vocali semi-chiuse. Provate a pronunciare ognuno di
questi due suoni cercando di essere consapevoli delle sue caratteristiche articolatorie.
Per completare la serie delle vocali semi-aperte della lingua francese, a questi suoni bisogna
aggiungere il suono [œ], dato dalla labializzazione di [E]. Come per le vocali chiuse e per quelle
semi-chiuse, si propone il seguente esercizio preparatorio, articolato in tre momenti.
1. pronunciare ripetutamente con velocità sempre crescente le due vocali ormai note [E] e [ɔ] (il
tratto orizzontale simboleggia, per convenzione, la durata decrescente delle vocali:
[E] –––––––– [ɔ] –––––––– [E] –––––––– [ɔ] ––––––– [E] –––––– [ɔ] –––––– [E] –––––– [ɔ] ––––––
[E] ––––– [ɔ] –––– [E] ––– [ɔ] –– [E] –– [ɔ] – [E] – [ɔ] – [E] – [ɔ] - [E] - [ɔ] - [E]
2. pronunciare a lungo il suono [E]:
[E] ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
3. infine, continuando a mantenere la lingua nella posizione necessaria a produrre [E], occorre
proiettare le labbra in avanti, fino a produrre e sentire il suono [œ]. Ricordate sempre che la
configurazione interna degli organi fonatori (cioè la posizione della lingua rispetto al palato) è la
stessa di una [E]:
[E] –––––––––––––––––––––– [œ]
Ripetete l’esercizio più volte, fino a prendere coscienza dell’esatta posizione degli organi fonatori
nella produzione corretta di [œ]. Cercate infine di produrre il suono direttamente, senza il sostegno
dell’esercizio preparatorio.
Coppie minime
Come è stato detto nel paragrafo introduttivo, i fonemi si distinguono dai foni, in quanto hanno una
funzione distintiva all’interno di una data lingua. Pertanto, passando da un livello articolatorio a un
livello linguistico, consideriamo ora le coppie minime:
/ɔ/ ~ / E /
mort ~ mère; tort ~ terre;
5
/ɔ/ ~ /œ/
port ~ peur; bord ~ beurre;
/œ/ ~ / E /
sœur ~ sert; heure ~ air.
Le vocali aperte
Sulla serie delle vocali aperte non nasalizzate incontriamo le due vocali [a] e [A], la prima anteriore
e la seconda posteriore. In realtà, l’opposizione /a/ ~ /A/ non è osservata sempre e ovunque. I
Parigini, ad esempio, distinguono sempre meno la pronuncia di tâche [tA∫] da quella di tache [ta∫],
realizzando una [a] intermedia.4
Le vocali nasali
Le vocali nasali si producono in seguito all’abbassamento del velo palatino (o palato molle). Di
conseguenza, esse constano di due componenti: da una parte un’articolazione orale che corrisponde
grosso modo a quella delle vocali semi-aperte e aperte, dall’altra una risonanza uguale per tutte e
causata dal passaggio dell’aria nelle cavità nasali.
In francese standard esistono quattro vocali nasali, di cui tre semi-aperte:
[7 ]
[*]
[6]
e una aperta:
[ã] Anche l’opposizione /*/~ /6/, così come quella tra /a/ e /A/, è minacciata nella pronuncia parigina
corrente. Così le due pronunce di brun [bR6] e di brin [bR*)] sono neutralizzate a vantaggio di [*],
in seguito all’indebolimento della labializzazione. Tuttavia, negli esercizi che seguono, la
distinzione sarà mantenuta.
Per prendere coscienza del fenomeno articolatorio della nasalizzazione partiamo dall’analisi
comparativa di due suoni ben noti, che si differenziano solo da questo punto di vista. Comparate
dunque [b] e [m] : ripetete più volte questi due suoni alternandoli e vi accorgerete che, nel
pronunciare [m], l’aria esce dal naso.
Lo stesso discorso vale per la coppia di suoni composta da [d] e [n]: anche in questo caso infatti
noterete che la consonante nasale si produce in seguito all’abbassamento del velo palatino (o palato
molle). Cercate di prendere coscienza di questo movimento del velo, poiché esso vi aiuterà nella
produzione delle vocali nasali della lingua francese:
[ɔ]
[E]
[œ]
[a]
+
+
+
+
abbassamento del velo → [7]
abbassamento del velo → [*]
abbassamento del velo → [6]
abbassamento del velo → [ã]
Anche per acquisire una corretta pronuncia del suono [6] potete esercitarvi partendo dal suono [*] e
labializzandolo.
4 Cfr. Riegel; Pellat; Rioul, op. cit. (p. 49).
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Coppie minime
Considerando i fonemi corrispondenti ai foni appena descritti e abbinando tutte le combinazioni
possibili, possiamo individuare alcune coppie minime, come:
/7/~ /*/
bon ~ bain;
/7/ ~ /6/
on ~ un;
/7/ ~ / ã /
on ~ an;
/*/ ~ /6/
brin ~ brun5;
/*/ ~ / ã /
vin ~ vent;
/6/ ~ / ã /
un ~ an.
La e muta [e]
Per completare il quadro delle 16 vocali del francese standard, resta da considerare una vocale
molto particolare, denominata in vari modi: “e muet”, “e instable”, ecc. Prerogativa di tale vocale è
quella di poter figurare in sillaba finale di parola come vocale priva di accento tonico.
Naturalmente, in tale posizione, questa e non presenterà nessun tipo di accento grafico e potrà anche
essere seguita dalle desinenze -s o -nt. Esempi:
livres, faciles, elles, (tu) parles, (ils) parlent
Questa vocale, che si trova talvolta all’interno di una parola, può anche avere la caratteristica di non
essere pronunciata, specie nella conversazione corrente, senza che il significato dei relativi
enunciati venga compromesso. Esempi:
samedi
[samdi] o [samedi]
Al contrario, in circostanze particolarmente formali o solenni (conferenze, discorsi ufficiali,
declamazione teatrale, ecc.), tale vocale tende ad essere articolata. Un discorso a parte merita il caso
rappresentato dai testi metrici e/o cantati, testi in cui la vocale in questione segue delle regole a sé
stanti, dettate anche dalla variazione diacronica o da specifiche esigenze musicali.
La realtà fonologica di /e/, cioè la sua funzione distintiva, sembra essere compromessa da diversi
fattori: anzitutto la sua pronuncia inaccentuata nella stragrande maggioranza dei casi; poi la sempre
più frequente confusione di tale pronuncia con quella di [œ] o di [ø]; infine la sua capacità di sparire
in determinati contesti, senza che ciò crei problemi comunicativi. Insomma, la sua unica funzione
sembra quella di impedire il sussistere di nessi consonantici altamente problematici da pronunciare.
Tuttavia, ci sono dei casi in cui la e muta è indispensabile nella corretta decodifica di un enunciato,
come per esempio:
dehors [deɔR] ~ dors [dɔR]
le heurt [leœR] ~ l’heure [lœR]
le hêtre [leEtR] ~ l’être [lEtR]
Pertanto, in questa dispensa, come del resto si può osservare in dizionari e grammatiche, la e muta è
trattata da vero e proprio fonema.
5 Anche se in parte ignorata dalla pronuncia contemporanea parigina, tale opposizione sussiste a livello teorico.
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