fonetica - Liceo Classico Dettori

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fonetica - Liceo Classico Dettori
Facoltà di Lettere eFilosofia, Cagliari
Corso di greco per principianti assoluti A.A. 2011-12
Prof.ssa F. Carta
L’alfabeto greco
L’alfabeto greco consta di 24 lettere: 7 vocali e 17 consonanti.
Maiuscola Minuscola
Α
α
Β
β
Γ
γ
∆
δ
Ε
ε
Ζ
ζ
Η
η
Θ
j
Ι
i
Κ
κ
Λ
λ
Μ
µ
Ν
ν
Ξ
ξ
Ο
ο
Π
π
Ρ
ρ
Σ
s-, -s-, -v
Τ
τ
Υ
υ
Φ
φ
Χ
χ
Ψ
ψ
Ω
ω
Nome della lettera
Alfa
Beta
Gamma
Delta
Epsilon
Zeta
Eta
Theta
Iota
Kappa
Lambda
Mi
Ni
Xi
Omicron
Pi
Rho
Sigma
Tau
Üpsilon
Phi
Chi
Psi
Omèga
Trascrizione latina
a
b
g
d
ĕ
z
ē
th
i
c
l
m
n
x
ŏ
p
r
s
t
y
ph
ch
ps
ō
Pronuncia
[a] es. amico
[b]es. base
[g] es. gatto
[d]es. dente
[e]es. cena
[z:]dolce es. zaino
[è]es. remo
t seguito da aspirazione
[i]es. isola
[k]es. cane
[l]es. lana
[m]es. mare
[n]es. nido
[ks] es. xilofono
[ó]es. colpo
[p]es. pane
[r]es. rosa
[s]es. sasso
[t]es. tavolo
[ü] come il tedesco für
[f , ph]es. fare, filo
[kh, k] seguito da aspirazione
[ps] es. psicologia
[ò]es: oro
In origine l’alfabeto greco presentava altri 5 segni. Rilevanti per le conseguenze a livello di fonetica
sono:
1. jod (j) indica il suono della i semiconsonante indoeuropea: es. ieri;
2. digamma (#) trascrive il suono della u/w semiconsonante indoeuropea: es. uomo;
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trasformati in valore numerico i segni:
3. stigma (ς) assume il valore numerico di 6.
4. koppa (@) assume il valore numerico di 90.
5. sampi (*) assume il valore numerico di 900.
Pronuncia
La pronuncia scolastica attuale riprende quella erasmiana:
k , g hanno sempre un suono gutturale, anche davanti a vocale palatale (e , h , i):
geénov pron. ghénos “stripe”
gògav pron. ghìgas “gigante”
g conserva il suono gutturale anche davanti a l e n (come glicine)
glìscrov pron. g-lìschros “tenace”
gignwéskw pron. gig-nòsco “conosco”
g seguito da k , g, c , x si pronuncia /n/:
a\naégkh pron. anànche “necessità”
a\ggeéllw pron. anghéllo “annuncio”
z si pronuncia sempre con il suono dolce dell’italiano zanzara, zero
k ha sempre una pronuncia velare o gutturale (casa)
j: per pronunciarne correttamente il suono, si dovrebbe articolare la dentale sorda /t/
seguita da aspirazione, ma poiché in italiano questo suono non esiste, si pronuncia come
/t/ o come /tz/
f: per pronunciarne correttamente il suono, si dovrebbe articolare la labiale sorda
aspirata /ph/, ma generalmente si pronuncia come una “f”
c: per pronunciarne correttamente il suono, si dovrebbe articolare una gutturale sorda
seguita da aspirazione, ma generalmente si pronuncia come una velare sorda /k/, come
nella parola “casa”
u: si pronuncia come la ü francese
ou: si pronuncia u
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Vocali
Le vocali sono 7: a, e, h, i, o, u, w
Le vocali si distinguono in:
brevi, indicate con il segno ˘ posto sopra la vocale,
lunghe, indicate con il segno - e posto sopra la vocale.
Lunghe: h , w
Brevi: e , o
Ancipiti: a , i, u (ossia la vocale può essere breve o lunga a seconda del contesto)
Le vocali si distinguono anche in:
Aspre o forti: a , e ,h , o , w
Dolci o deboli: i , u
Le tabelle, ove non specificato, sono tratte da A. SIVIERI-P. VIVIAN, Grammatica greca, Messina-Firenze 1998
Dittonghi
Sono formati dall’unione di una vocale e una semivocale. Nelle grammatiche tradizionali si
trova che il dittongo è costituito da una vocale aspra seguita da una dolce
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Consonanti
Le consonanti del greco sono 17 e si dividono in semplici e doppie:
1. le consonanti semplici sono quelle che riproducono un suono semplice: b, g, d, j, k ,l, m, n,
p, r, s, t, f, c.
2. Le consonanti doppie sono formate dall’unione di 2 suoni differenti:
z = s + d (d + j; g + j)
x = k, g, c +s
y = p, b, f +s
Secondo il modo dell’articolazione si distinguono in
1. occlusive o mute o momentanee: b, g, d, j, k , p, t, f, c;
2. continue o fricative si distinguono in:
nasali: m, n ; liquide: l (laterale) r (vibrante); sibilante: s
Secondo il grado di articolazione si distinguono in
1. sorde (quando non vibrano le corde vocali): p, k, t
2. sonore (quando vibrano le corde vocali): b, g, d
3. aspirate: f, c, j
Secondo il luogo o punto di articolazione si distinguono in
1. labiali: p, b, f,
2. dentali: t, d, j
3. velari o gutturali: k, g, c
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Segni di interpunzione
I segni d’interpunzione sono 4:
1.
2.
3.
4.
il punto in basso (.) corrisponde al punto fermo italiano
la virgola (,) corrisponde alla virgola italiana
il punto in alto (:) che corrisponde ai due punti o al punto e virgola italiani
il punto e virgola (;) che corrisponde al punto interrogativo dell’italiano
Altri segni sono:
–l’apostrofo, usato come in italiano ad indicarel’elisione di una vocale finale;
–la coronide del tutto simile ad uno spirito dolce, si trova nel corso della parola ad indicare la crasi
(ta&lla per taè a"lla),
–la dieresi ad indicare che due vocali non formano dittongo.
I segni diacritici
Lo spirito è un segno che compare all’inizio delle parole che iniziano per vocale, dittongo o per –r
ed indica la presenza o meno di aspirazione iniziale. Lo spirito può essere:
aspro ( |) ed indica aspirazione;
dolce ( \) indica assenza di aspirazione
Lo spirito si colloca:
1. Sopra la lettera minuscola:
e\leuéqerov “libero”; u|poé “sotto”
2. In alto a sinistra della lettera maiuscola:
\Eleuéqerov; |Upoé
3. Se la parola inizia per dittongo lo spirito si colloca sulla seconda vocale:
au\loév “flauto”; oi\kòa “casa”
L’accento
Nel greco troviamo tre tipi di accento: acuto, grave e circonflesso.
L’accento acuto ( é) può cadere sull’ultima (ossitona), sulla penultima (parossitona) e sulla
terzultima (proparossitona) sillaba e non oltre;
l’accento grave ( è) si trova su una parola ossitona seguita da un’altra parola senza segno di
interpunzione: a\delfoév, ui|oév, ma a\delfoèv kaiè ui|oév;
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l’accento circonflesso ( %) può cadere sull’ultima (perispomena) e sulla penultima (properispomena)
purché sillabe lunghe.
Posizione dell’accento
L’accento cade solo sulle vocali (l’acuto su brevi, lunghe e dittonghi; il circonflesso solo su lunghe
e dittonghi). Se spirito e accento cadono sulla stessa lettera, lo spirito si pone a sinistra dell’accento
acuto e sotto il circonflesso. Se la vocale è maiuscola, l’accento si pone in alto a sinistra; sul
dittongo cade sempre sul secondo elemento.
Proclitiche ed enclitiche
Alcune parole non hanno un accento proprio e si appoggiano pertanto alla parola vicina:
si chiamano enclitiche se si appoggiano alla parola che precede: es. basileiéa sou.
Si chiamano invece proclitiche se si appoggiano alla parola che segue: es. o| loégov, e\n ou\ran§%.
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