Ehi Frank - Studio Psiche Firenze di Maurizio Cinquini

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Ehi Frank - Studio Psiche Firenze di Maurizio Cinquini
“Ciao Tony, sono io. Che ne dici di una birra stasera?”
L’ ultima persona che avrei avuto voglia di sentire.
“Ehi Frank…qual buon vento!?una birra dici? Beh, ok dai. Facciamo al
Mellows Bar alle 21 e 30, come al solito.”
“Perfetto. A dopo amico mio”
CLICK
Già, Frank, lo pseudo amico più noioso che abbia mai conosciuto. Ma
come rifiutare l’ invito di un uomo che ha la moglie più eccitante del
quartiere!?.....magari dopo una birra alla spina potrei assaggiare la sua di
“bionda”.
AHAHAHAH.
La mia malignità mi esalta!
Ed eccomi qua, le 21 e 37, questa l’ ora che segna il vecchio orologio
aldilà del bancone del Mellows.
Il Mellows Bar. L’ unico posto della zona in cui è vietato non fumare.
La solita atmosfera da post funerale…e va bene, già che son venuto, tanto
vale aspettare.
Mi siedo al più lontano dei 5 tavolini che , per cosi dire, adornano il locale,
quello nell’ angolo. Da qui posso tener d’ occhio l’ ingresso e sperare di
veder arrivare finalmente Frank.
Il barman mi segue con lo sguardo, più assente che circospetto. Gli faccio
un cenno con la mano come per informarlo di star attendendo una persona.
Lui continua a fissarmi, con indifferenza, poi si pulisce le mani al
canovaccio che tiene in spalla e ricomincia ad asciugare dei vecchi boccali
da birra.
Mi guardo un po’ intorno, alla scoperta di nuovi niente da osservare.
Oltre a me, altre due persone riempivano l’ ambiente. Appoggiati al
bancone del bar, due vecchie figure maschili, probabilmente già sbronze,
che discutevano animatamente di soldi e sport.
Intanto intorno a me la solita penombra di luci al neon; luci troppo flebili
per restare mentalmente vigili.
Controllo l’ orologio.
Le 22.
Eccolo finalmente! Frank in compagnia della sua solita non puntualità.
“Ehi amico mio - mi dice in tono un po’ esaltato - Fammi sedere! Ti ho
portato un pensierino.”
Il pensierino: un infinitesimale pezzo di hashish probabilmente raccolto
per strada.
“No bello, per oggi passo - dissi - i miei polmoni chiedono pietà.”
Mi alzo e mi avvicino al bancone per ordinare due birre scure in bottiglia.
Torno da Frank, apro la mia e l’ altra la porgo con indifferenza davanti a
lui, tutto intento nel rollare il suo spinello.
Un ragazzino invecchiato nel corpo, ecco cosa mi sembrava con i suoi 40
anni mal portati.
Più lo osservavo nei suoi movimenti goffi, più non mi capacitavo del
perché quello splendore di Rita avesse scelto lui come compagno di vita e
di sesso. Quegli occhi vacui, instupiditi da uno sguardo assente. Quella
mascella cosi volitiva…troppo grande e prorompente su quel suo viso da
cavia da laboratorio.
Non che io sia un capolavoro d’ uomo ma che diamine!!!
Intanto si accende la canna ed apre la sua bottiglia, sollevandola appena
dal tavolino, come in un gesto di brindisi silenzioso.
I due vecchi sbronzi erano ancora appoggiati al bancone, ormai più
accasciati che rilassati, ed erano diventati zitti. Fissavano il vuoto.
Silenzio. Troppo silenzio.
“Come sta Rita, Frank? Potevi portare anche lei stasera.” - dissi - “Guarda
che mica te la rubo.” aggiunsi.
In realtà non avrei voluto rubargliela ma solo farmela per tutta la notte.
“Tony, mi stupisco che un tipo solitario come te richieda anche la presenza
di una donna! Non ti basta il tuo amico? Non ti basto io?!”
Oh Cristo, pensai, il mio amico…..
Ma se non ci accomuna niente!! Perché si sarà affezionato cosi tanto a
me?!
Già, non abbiamo niente da condividere. Allora perché condividere il mio
tempo con lui? Solo per farmi raccontare di Rita ed usare le sue storie per
le mie sconce attività notturne?
LIMITANTE RAPPORTO D’AMICIZIA. DECISAMENTE LIMITANTE!
Beh, meglio prendere in mano la situazione prima di ritrovarsi con un’
altra serata buttata via (l’ ennesima).
“Senti Frank - dissi, senza commentare la sua affermazione precedente cambio di programma. Perché non andiamo da te? Pensavo a Rita e non è
bello che tua moglie se ne resti sola a casa. In questi tempi fatti di stupri ed
omicidi una donna dovrebbe essere protetta dal proprio uomo.”
“Tony Tony Tony - sospirò Frank - E va bene, ma adesso smetti di parlare
della mia donna come se fosse la tua”
“Amico - risposi - il mio è solo un consiglio. Se trascuri una donna rischi
di perderla” mentii.
Uscimmo e c’ incamminammo verso casa di Frank.
In dieci minuti di lento incedere percorremmo i due isolati che separavano
il Mellows Bar da casa sua.
Appena varcata la soglia le mie narici riconobbero subito il dolce e
penetrante profumo di Rita. E quella musica che risuonava da quella che
probabilmente era la loro camera da letto….Iggy Pop, Lust for life….DIO
MIO!!!! Impossibile frenare le proprie pulsioni fisiche.
Devo resistere oppure no?
Nemmeno il tempo di dare a me stesso una risposta di comodo che dalla
porta semichiusa eccola che si affaccia con una sottoveste che avrebbe
tolto il fiato anche al più misogino degli uomini.
“Tony! Ciao!” mi disse sorridente.
E mentre cercavo di far uscire un filo di voce per ricambiare il saluto, i
miei occhi si concentrarono sul suo corpo.
Quei seni appena percettibili nella loro magnificenza sotto quel body scuro
e velato. I suoi capezzoli che come teste di piccole tartarughe sporgevano
in avanti rendendosi sempre più visibili, in un eccitante rilievo fatto di
carne pizzo e profumo. I suoi capelli biondo miele, e quelle labbra cosi
dolcemente provocanti.
“TONY!!!” tuonò d’ improvviso Frank.
“TONY CHE DIAVOLO!!!!Saluta Rita e vieni in cucina con me.”
Maledetto Frank usurpatore del mio sogno erotico.
Salutai quasi balbettante Rita e seguii Frank due stanze più avanti.
Nel locale odore di cibo cinese consumato da poco.
Ci sedemmo e iniziai a bere del vino dal sapore acre che mi era stato
cortesemente offerto dal mio amico.
“Senti Tony - iniziò Frank - tu devi dirmi come puoi comportarti da
maschio alfa con un tuo amico. Un amico non desidera la donna di un suo
compare!”
“Naaaaaahh Frank, forse hai frainteso….” Non mi lasciò finire.
“Frainteso un cazzo Tony!!! Ti ho visto come squadravi Rita poco fa. La
stavi stuprando col pensiero! Ora credo di doverti avvertire. Che sia l’
ultima volta, CHIARO??”
Povero Frank, pensai, mi considera amico e non ha ancora capito chi o
cosa sono. Forse è arrivato il momento di farglielo capire.
“Vedi Frank, prova a considerare questo fatto, - dissi - tu mi definisci
continuamente amico, ma dovresti chiederti come ti definisco io.”
“Cosa intendi?” chiese con sguardo indagatore.
“Intendo, caro il mio Frank, che per me tu sei solo uno stronzo arricchito
grazie ai soldi di paparino. Quegli stessi soldi che hanno fatto innamorare
la tua puttana di te!!”
“ADESSO BASTA TONY!!” tuonò.
Non gli detti nemmeno il tempo di riprendere fiato per continuare il suo
monologo minaccioso nei miei confronti, che presi di scatto la bottiglia di
vino poggiata sul tavolo, ancora mezza piena, e gliela frantumai sulla
faccia. Rumore sordo, sangue ovunque, anche sul mio viso.
Quel fracasso richiamò subito l’ attenzione di Rita che accorse subito in
cucina preoccupata, e alla vista di Frank insanguinato ed esanime, si mise
ad urlare come una forsennata.
La braccai prendendola alle spalle. Le strinsi la giugulare premendo con
forza il mio braccio destro intorno al suo collo. Pochi istanti e cadde a
terra, svenuta.
Quando si riprese si riscoprì nuda e violata sessualmente. Si alzò a fatica,
barcollò per un po’, poi sentì come un rantolo. Era Frank ricoperto di
sangue raffermo che tentava di respirare. E poco più in la, vicino alla
finestra, seduto in posizione quasi naturale, c’ ero io. I polsi tagliati.
Non potevo sopportare di aver visto la mia vera faccia.
Morte allo stupratore. Morte a me.
V. D. Vertigo Diamond