per una valutazione di qualità, socialmente riconosciuta e
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per una valutazione di qualità, socialmente riconosciuta e
PER UNA VALUTAZIONE DI QUALITÀ, SOCIALMENTE RICONOSCIUTA E ISTITUZIONALMENTE INTEGRATA, DI E PER GLI APPRENDIMENTI IN INTERCOMPRENSIONE Encarnación CARRASCO PEREA Introduzione Valutazione e intercomprensione, un appuntamento in sospeso Se nella ricerca riguardante il campo dell’intercomprensione (d’ora in avanti IC) vi è una problematica che raramente ha attirato l’attenzione degli esperti e non è praticamente divenuta oggetto di studi, teorici o empirici, questa è sicuramente la valutazione degli apprendimenti. E questo nonostante la sua importanza e inevitabilità, specialmente nella prospettiva della diffusione e dell’inserimento curriculari, se non addirittura della diffusione sociale, che attualmente sembrano costituire il seguito logico e l’orizzonte di attesa della didattica intercomprensiva in Europa (Capucho 2010, Coste 2010, 2011). Questo incontro, questo impegno educativo e sociale, esito «naturale» dell’evoluzione della stessa traiettoria intercomprensiva (cfr. figura n°1), diviene sempre più urgente in vista delle sfide lanciate dalle nostre società multilingui e dagli orientamenti plurilingui della politica linguistica europea (Carrasco, Chavagne, Le Besnerais 2010) a cui, del resto, l’IC è pronta a rispondere in maniera efficace e concreta, in quanto dispone delle competenze necessarie per farlo. In effetti, l’IC rappresenta una delle vie di accesso al plurilinguismo, alla sua diffusione sociale e al suo sviluppo a livello individuale; offre un approccio alle lingue, attraverso la sollecitazione, allo scopo di sfruttarlo al massimo, del potenziale latente dello studente (dimensione riflessa), di ciò che già c’è ma non è ancora conosciuto. Inoltre, questo bagaglio si rivela estremamente fruttuoso in presenza di una parentela tra la/ le lingua/e di riferimento dell’individuo e la/le lingua/e target. Questo approccio plurimo poggia ugualmente su una letteratura teorica ed empirica, una vasta rete di gruppi, programmi, collaboratori, ricercatori ed esperti (cfr. www.Redinter.eu) e può contare su un apparato didattico adattabile ad un pubblico e contesti diversi. Come sottolineano Alvarez, Chardenet e Tost nell’introduzione all’ultima opera pubblicata sull’IC, è rilevante che, per quanto riguarda la famiglia romanza, «si sia riusciti in venti anni ad approntare un apparato didattico relativamente completo (metodi, dispositivi di apprendimento e formazione dei formatori, gruppi di ricerca, ora mancano solo le decisioni politiche dei sistemi educativi, per rendere operativo 325 questo patrimonio» (2011: 15). È evidente che questa «assunzione di responsabilità» dell’approccio in IC verso le società e l’educazione plurilingue passa, tra l’altro ma inevitabilmente e primariamente in questo momento, per una profonda riflessione relativa alla valutazione e convalida dei suoi momenti formativi. Noi partiamo dalla premessa che una valutazione efficace (perché coerente con l’approccio e adeguata agli scopi didattici), in grado di ridurre il divario, spesso constatato, tra acquisizione e verifica (Carrasco, Pishva 2009; Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem), contribuirà a una maggiore visibilità della varietà, molteplicità e ricchezza degli apprendimenti intercomprensivi, come anche alla loro valorizzazione agli occhi degli apprendenti e, al contempo, dell’istituzione e della società. In questo modo le istanze ufficiali, e i responsabili del campo educativo saranno probabilmente più disposti a riconoscere l’interesse dell’IC, a prenderla in considerazione e a includerla nei curriculi. In questo capitolo tenteremo di mantenere il giusto equilibrio tra l’auspicabile e il fattibile in materia di pratiche valutative, prendendo in considerazione quelle che sono state descritte e praticate. Partendo dalla nostra prassi in formazione e valutazione, come da nostre ricerche e da (alcuni) lavori che, nella letteratura specializzata, si sono direttamente o indirettamente interessate alla questione valutativa, tenteremo di evidenziare le idee chiave e i principi metodologici direttivi. Con lo scopo di offrire piste concrete sia per la riflessione che per l’azione, poli tra cui dovrebbe instaurarsi una dialettica costante, sganciata da ogni rapporto gerarchico o da ogni dinamica a senso unico. 1. Quando valutazione fa rima con valorizzazione, convalida e inserzione: il caso dell’Intercomprensione «Infatti valutare significa anche attribuire un “valore” non soltanto qualitativo a un individuo ma anche simbolico al nostro approccio nelle rappresentazioni mentali della società» Jamet, M. C. (2010: 76) Abbiamo tentato di rintracciare, a partire dalla figura n°1 qui riportata, il percorso della tendenza intercomprensiva dal delinearsi dei suoi gruppi di ricerca universitaria all’inizio degli anni 90, alla sua trasposizione didattica generalizzata. Anche se la produzione scientifica e l’elaborazione di materiale sono da tempo molto sviluppate, il quadro istituzionale che dovrebbe sostenere e stimolare lo stabile inserimento curriculare dell’IC rimane contingente e occasionale e, a seconda dei contesti e dei paesi, spesso circoscritto a un raggio d’azione molto limitato nel tempo e nello spazio1. In effetti, finché le disposizioni ufficiali sulla convalida e sul riconoscimento degli approcci plurali come l’IC e gli agenti educativi decisionali non ne colgono l’interesse e non sollecitano queste correnti didattiche con politiche di ufficializzazione 1 Ecco perché, in questa figura, sono evidenziati in grassetto la politica attiva ed estesa a favore dell’IC e le pratiche di classe che ne deriverebbero. 326 e di formazione dei professori, l’inserimento curriculare dell’IC rischia di rimanere aneddotico e puntiforme (essendo presente soprattutto nell’insegnamento universitario dove l’inserimento diviene più accessibile e frequente). Probabilmente uno sforzo di visibilità e di comunicazione degli interessi e dell’interesse educativo dell’IC potrebbe accelerare e facilitare questa ufficializzazione. In ogni caso questo lavoro di «esposizione» resta ancora da fare e spetta a noi ricercatori e specialisti dell’IC mostrare tutto il valore aggiunto di un’educazione plurilingue e, in particolare, intercomprensiva. È in questo spirito che si inscrive questo contributo. RICERCA (fondamentale, applicata) In psicolinguistica, linguistica contrastiva rivisitata (lavori finanziati dalla Commissione Europea) FORMAZIONE DI MOLTIPLICATORI (insegnanti, formatori professionisti) * AZIONE POLITICA RISORSE (elaborazione dei materiali per l'insegnamento, per la formazione degli insegnanti, grazie soprattutto ai fondi europei) + LOCALE, SPECIFICA (durata relativa) + POLITICA ATTIVA NAZIONALE (disposizioni ufficiali: convalida, riconoscimento, programmi, FORMAZIONE insegnanti) APERTURA (extra) CURRICULARE soprattutto universitaria e non-formale** ANCORAGGIO AI SISTEMI EDUCATIVI (primario, secondario, superiore) PRATICHE DI CLASSE Fig. nº1. Cartografia dell’approccio didattico in Intercomprensione: dalla ricerca universitaria alla classe * Non tutti i progetti europei fondati sulla didattica dell’Intercomprensione hanno necessariamente realizzato studi teorici o empirici a monte dell’elaborazione di strumenti didattici e/o a valle di questi ultimi in vista della loro sperimentazione. Questi programmi si sono specializzati nell’insegnamento dell’IC a un dato pubblico-target, o della stessa formazione di moltiplicatori. (Galapro, www.galapro.eu). ** A loro volta, le esperienze d’inserimento formativo ed educativo possono soddisfare la ricerca, diventandone oggetto di studio. L’inserimento costante e generalizzato dell’IC nei sistemi educativi (come, d’altronde, di ogni altro approccio plurimo) comporta, o addirittura esige, una profonda revisione dei paradigmi pedagogici e didattici (Coste 2011) che non va da sé e necessita di tempo. Da una parte si tratta di rivedere certe rappresentazioni profondamente e durevolmente ancorate, nella società in generale e nella classe docente in particolare. Ad esempio, l’idea che (soltanto) l’uso di una sola e unica lingua è la chiave del successo nell’interazione o il fatto che l’insegnante è competente in una sola lingua, laddove con l’IC perde il suo ruolo centrale, rassicurante per sé e 327 per gli apprendenti (Capucho 2010). D’altra parte i punti di resistenza provengono dall’idealizzazione della competenza plurilingue (Carrasco, Degache, Pishva 2008)2 o dall’organizzazione disciplinare parcellizzata e impermeabile che caratterizza la totalità dei sistemi educativi europei e poco adeguata alla dimensione trasversale dell’IC3. Infine, la mancanza di formazione di insegnanti e formatori rimane un grave ostacolo alla diffusione dell’IC, la quale, per di più, presuppone una rottura con tradizioni e abitudini fortemente radicate. Se, di conseguenza, si impone un adeguamento di credenze e attitudini e occorrerà ripensare gli habitus pedagogici alla luce delle proposte dell’IC, le pratiche valutative non dovrebbero sfuggire a tale revisione. Noi speriamo di contribuirvi con questo studio. 2. Pratiche valutative nelle formazioni in IC (romanza): analisi comparata per una messa in prospettiva «(...) a nome dell’istituzione noi riconosciamo nell’intercomprensione una forza dinamizzante in quanto apre le porte a nuovi modi di lavorare» N. Lorenzo, Responsabile per lingue del Dipartimento di Educazione della Generalitat o Governo Autonomo della Catalogna (2010: 187) Le pratiche valutative che saranno qui analizzate provengono tutte da formazioni universitarie afferenti al versante «IC tra lingue affini (romanze)». Come già segnalato nell’introduzione, gli autori che si sono occupati della questione della valutazione degli apprendimenti in e con l’IC non sono molti, e ci sembra di aver raccolto nel nostro campione praticamente tutto ciò che è stato scritto sulla questione. Malgrado il carattere piuttosto ridotto e in sostanza più illustrativo che rappresentativo del nostro corpus, la varietà di procedimenti valutativi in esso compresi ci sembra 2 Competenza plurilingue essenzialmente, plurale e composita secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (2004) e considerata non come un poliglottismo - una somma di monolinguismi con livelli analoghi di padronanza in tutte le attività linguistiche (rappresentazione sociale dominante) -, ma in termini di capacità del soggetto di mobilitare a fini di apprendimento o di comunicazione tutte le risorse linguistiche disponibili nel suo repertorio (Carrasco, in stampa). 3 In Catalogna (Spagna), ad esempio, gli ultimi programmi linguistici (cfr. sitografia) dell’insegnamento primario e secondario includono una «sezione plurilingue» (dimensió plurilingüe) con una chiara colorazione di Éveil aux langues (Sensibilizzazione linguistica) e Intercomprensione tra lingue affini (specialmente romanze), tuttavia finché un’azione formativa di grande portata in direzione della formazione iniziale e/o continua degli insegnanti (generici per la scuola primaria e specialisti in una lingua per la secondaria) non sarà attuata, le disposizioni ufficiali anche plurilingui non avranno praticamente alcun impatto nelle pratiche pedagogiche. 328 garantire una certa legittimità4. Speriamo che grazie alla riflessione di fondo che condurremo, gli orientamenti didattici che faranno seguito a questa analisi, potranno almeno essere presi in considerazione, come riferimento, per qualsiasi altra situazione didattica intercomprensiva che potrebbe riguardare un’altra famiglia linguistica, un’altra variante dell’IC (ad esempio, quando lingue di partenza non sono affini) o un ciclo educativo diverso da quello universitario (primario e secondario ma anche apprendimenti non-formali, inclusa la formazione di insegnanti e formatori), se non qualsiasi altro approccio plurale. I lavori utilizzati per il nostro studio espongono le loro pratiche valutative in maniera più o meno esplicita ed esaustiva. Cercheremo ora di descriverli in modo breve ed evidente, a partire da sette principi organizzatori. La procedura: sommativa e che valuta con un voto una sola attività linguistica, la comprensione (Jamet idem) o sommativa e continua che comporta prove diverse e variate, raccolte durante tutta la formazione e in rapporto con due attività linguistiche, comprensione scritta da una parte e interazione scritta pluriromanza dall’altra (Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem). La modalità: etero-valutazione soltanto (Jamet: idem e Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem, a Lione e Barcellona) ed etero-valutazione più auto-valutazione non attestata con una voto (Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem, per chi è di Grenoble), oppure soltanto auto-valutazione (Hidalgo 2009). L’oggetto della valutazione (attività linguistica e contenuti): comprensione scritta di ciascuna o di alcune lingue-target isolatamente (Jamet: idem)5; o, in più, la comprensione simultanea e intrecciata di più lingue in interazioni scritte, pluriromanze, online, asincrone e tratte da una o più sessioni della piattaforma Galanet (Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem). La valutazione dell’abilità ricettiva può essere attuata attraverso domande vero/falso o a scelta multipla (d’ora in poi DSM) o richieste di traduzione parziale o integrale in lingua «madre» a partire da testi monolingui della stampa e correlati a temi d’attualità (Jamet 4 Gli autori considerati operano nell’Università Stendhal di Grenoble in Francia (Carrasco e Pishva: 2009); nelle università Stendhal di Grenoble e Lione 2 in Francia e all’Università Autonoma di Barcellona in Spagna rispettivamente (Carrasco, Chavagne e Le Besnerais: 2010); nell’Università Complutense di Madrid in Spagna (Hidalgo: 2009) e nell’Università di Venezia in Italia (Jamet: 2010). 5 A margine del dispositivo didattico utilizzato durante la formazione (la sola piattaforma Galanet o, in più, Eurom5). Questa valutazione con abilità linguistiche e lingue separate ha permesso di realizzare un’analisi comparativa del grado di comprensione di uno stesso pubblico a seconda della lingua prescelta. Così l’autrice ha potuto riscontrare una maggiore accessibilità dello spagnolo scritto piuttosto che del francese presso un pubblico italofono (a partire da testi comparabili per lunghezza e complessità e con orari e dispositivi didattici identici). 329 idem). Altre pratiche valutative, sempre rispetto a problemi di questo tipo e altri, si collegano a «testi specialistici» o a interazioni pluriromanze. Con lo scopo, stavolta, di misurare (consecutivamente o simultaneamente) la comprensione di una o più lingue romanze e, allo stesso tempo, misurare l’acquisizione di una certa cultura intercomprensiva (concettuale e comportamentale): concetti in linguistica romanza, principi comunicativi in intercomunicazione pluriromanza o la capacità di mobilitare la competenza plurilingue descritta qui di seguito (Carrasco, Chavagne, Le Besnerais: idem)6. Competenza plurilingue (inter e translinguistica): capacità di mobilitare le proprie risorse (saperi e know-how), cioè dedurre e sistematizzare regole di corrispondenza interlinguistica (asse sincronico), evoluzioni fonetico-morfologiche di più lingue romanze a partire dal latino (asse diacronico), operare transfert interlinguistici (Carrasco, Chavagne e Le Besnerais idem) espliciti o tradotti in livelli di comprensione in una lingua particolare, o monolingui, (Jamet idem); saper rilevare gli aspetti condivisi o specifici delle lingue, essere capaci di sbloccare ostacoli nella comunicazione, mettere in pratica l’etica dell’intercomprensione, cercando non solo di capire, ma anche di rendersi comprensibili con adeguamenti o riformulazioni più trasparenti (cfr. allegato 1); riconoscersi come studente-utente plurilingue attraverso un lavoro introspettivo e auto-valutativo del tipo Portfolio Europeo delle Lingue (d’ora in avanti PEL) «su misura» (Carrasco, Pishva idem)7. I testi delle prove: testi scritti di una certa lunghezza e difficoltà, tratti dalla stampa (Jamet idem)8, da certi metodi intercomprensivi (di EuroComRom per chi viene da Grenoble, cfr. Carrasco, Chavagne, Le Besnerais: idem), da interazioni 6 Ad esempio e rispettivamente, spiegare cosa significa «stock lexical international» secondo la definizione data a EuroComRom (2003) nella versione catalana; identificare diverse lingue romanze in messaggi pluriromanzi di forum plurilingui delle sessioni della piattaforma Galanet; rilevare temi di discussione o individuare diverse fasi delle suddette sessioni; caratterizzare i generi discorsivi specifici delle sessioni Galanet, ecc. 7 Con lo scopo di indurre lo studente in IC a riconoscersi come studente-utente plurilingue, in possesso di risorse plurime che sono particolarmente sollecitate ed efficaci in un approccio plurilingue come l’IC (in particolare tra lingue affini). Perciò l’apprendente in IC è condotto a esplorare attivamente e coscientemente il suo universo linguistico (conoscenze, esperienze di apprendimento e contatti). Questa maggiore leggibilità per sé e per gli altri (in particolare l’insegnante), di carattere soprattutto formativo, sembra tanto più necessaria in quanto, come hanno constatato Carrasco e Pishva (2007), la lettura del percorso linguistico è subordinata a complessi meccanismi che possono compromettere la sua visibilità, e di riflesso il riconoscimento e la mobilitazione, per quanto multipla e variata sia. 8 Jamet (2010) indaga tenacemente e a ragione la relativa pertinenza dei livelli del QCERL e dei concetti di complessità e lunghezza corrispondenti, al momento di classificare per livelli di difficoltà testi scritti utilizzati in formazioni e valutazioni intercomprensive. 330 scritte, asincrone e pluriromanze (per Barcellona, Grenoble e Lione in Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem). Il tipo di prove: per la comprensione scritta: una restituzione nella lingua romanza di riferimento, prima lingua o materna, di un testo in lingua romanzatarget, a partire da DSM o vero/falso (Jamet idem), oppure prove più indirette (per Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem, cfr. sopra «Competenza plurilingue»). Per l’interazione scritta pluriromanza online e asincrona: delle domande di linguistica romanza e riguardanti i princìpi d’intercomprensione/ intercomunicazione (Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem, cfr. nota 6). Per l’auto-valutazione (senza un voto): la struttura canonica del PEL con una biografia linguistica sviluppata narrativamente, priva di descrittori di competenza (Hidalgo idem) oppure dei referenziali di competenza che si richiamano al sillabo della formazione a partire dai descrittori (saperi, saper essere e saper fare) del Quadro di Riferimento per gli Approcci Plurali (2007, d’ora in poi CARAP). Una biografia dell’utente-studente plurilingue (auto-posizionamento rispetto alla pratica della competenza plurilingue), un Portfolio ad hoc online con descrittori di competenza estratti dal QCERL, ma riguardanti solamente le attività linguistiche ricettive, oltre a domande mirate all’identificazione del procedimento analogico per coppie di lingue e, infine, un dossier che riporti la partecipazione in scambi pluriromanzi scritti online (Carrasco, Pishva 2007). Temporalità: valutazione continua tramite esercizi e compiti realizzati nel corso della formazione e che tengano conto della partecipazione negli scambi durante una sessione Galanet a partire da statistiche di consultazione, del numero e della durata degli interventi (Carrasco, Chavagne, Le Besnerais idem), o un’autovalutazione a inizio e fine corso (Hidalgo: idem) oppure durante la formazione (Carrasco, Pishva idem). Strumenti didattici complementari: tutti gli autori presi in considerazione, il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (2001, d’ora in avanti QCERL); il PEL per Carrasco, Pishva (2009) e Hidalgo (2009) e il CARAP in Carrasco, Pishva (idem). Dopo aver delineato questo quadro, intendiamo rivolgerci a ciò che sarebbe auspicabile modificare o realizzare nella prospettiva di una valutazione che colga il giusto valore di tutte le acquisizioni derivate dalle formazioni intercomprensive. Questo perché è importante sia apprendere che averne coscienza, in quanto, prendendo atto delle sue esperienze, lo studente è messo in condizione di diventare cosciente delle sue capacità e dei suoi progressi e, tra l’altro, mostrarsi fiducioso della sua efficacia e di quella di un percorso, quello intercomprensivo, che può, sotto diversi aspetti, destabilizzare i neofiti. 331 3. Criteri di esigenza e orientamenti per una valutazione di qualità degli apprendimenti in IC Inzieremo questa sezione con l’enumerare e descrivere i principali criteri che abbiamo fissato per una valutazione di qualità nell’ambito delle lingue. Per farlo, abbiamo consultato sia il QCERL che istanze e autori esperti in docimologia linguistica. In un secondo tempo ancoreremo tali principi nella didattica dell’IC e proporremo un quadro di riferimento per una valutazione dell’IC di qualità, riconosciuta e compatibile con i procedimenti didattici, tra cui quelli valutativi. Con la premessa che, per facilitare la sua integrazione curriculare, l’IC deve provare non solo la sua utilità pedagogica con una politica di visibilità dei risultati delle sue formazioni, ma deve altresì mostrare che è integrabile nei sistemi educativi così come sono (e non come dovrebbero essere o come si spera che siano). Si tratta quindi di dimostrare che l’approccio plurale intercomprensivo è già compatibile con le modalità di organizzazione, valutazione e verifica che sono alla base dei nostri sistemi educativi. 3.1 Criteri di esigenza: valutare per apprendere e (farsi ri)conoscere «Les activitats d’avaluació haurien de deixar els alumnes millor equipats per afrontar el proper repte o – com a mínim – millor que on eren» N. Figueras (idem: 42) Secondo il QCERL, la valutazione in lingua deve rispondere a tre principi fondamentali: validità o coerenza con l’approccio didattico che lo ispira, cioè adeguamento con gli obiettivi e i contenuti degli insegnamenti; affidabilità o consistenza e stabilità nella raccolta delle informazioni e valutazione/interpretazione dei risultati (indipendentemente dal valutatore, dal momento o dalla situazione) e fattibilità o proporzione tra risorse necessarie e disponibili. Queste tre caratteristiche si confanno perfettamente a una valutazione puramente sommativa che, d’altro canto, rimane un’aspettativa sociale e un’esigenza istituzionale nella maggior parte dei nostri insegnamenti articolati in curriculi. Per questo motivo, e se aspiriamo a un prossimo e duraturo inserimento curriculare dell’IC, essa dovrà soddisfare tale bisogno di votazione/verifica certificante, ma senza ridurre minimamente i suoi apporti né rinunciare alla sua idiosincrasia plurima e plurilingue (cfr. 3.2 per proposte concrete in tal senso). Oltre a ratificare con un voto, certificare il livello dei risultati, la valutazione in IC dovrebbe interessarsi ugualmente ai processi (rispettivamente assessment e evaluation in inglese) sia d’insegnamento (con un obiettivo formativo o regolativo), sia di apprendimento. In questo senso, sempre più gli esperti reclamano una valutazione delle lingue innanzitutto concepita per imparare, e noi pensiamo che l’IC, inscrivendosi, in quanto approccio plurale, in un determinato progetto educativo, quasi una «ideologia» socialmente impegnata, quella del plurilinguismo (insieme ad altri approcci e opzioni), 332 non può che aderire a questa visione ampia delle pratiche valutative, concepite per l’apprendente e sintetizzabili in 10 principi9: La valutazione per imparare fa parte di una pianificazione (1), s’interessa del modo in cui si apprende (2), è al centro delle attività di classe (3), è una competenza professionale chiave (4), ha un impatto emozionale (5), tocca la motivazione dello studente (6), promuove la coerenza con gli obiettivi d’insegnamento e i criteri di valutazione (7), aiuta gli apprendenti a capire come migliorare (8), incoraggia l’auto-valutazione (9) e riconosce tutti i successi (10)10. Assessment Reform Group (2002) in Figueras (idem: 34) Questa lista diviene un sistema di riferimento estremamente utile nella sezione successiva in quanto ci aiuta a caratterizzare e garantire il procedimento valutativo da noi proposto. 3.2 Orientamento Nella figura n° 2 (p.337) proponiamo, su un asse cronologico continuo e diviso in tre grandi momenti (inizio, svolgimento e fine dell’azione formativa), l’architettura di una valutazione di qualità, degli e per gli apprendimenti in IC, integrale, integrata e integrabile negli attuali sistemi educativi (in tutti i cicli con gli opportuni adattamenti) e dunque riconoscibile, riconosciuta, convalidata e certificante. Si tratta innanzitutto di una valutazione dalle molteplici sfaccettature per quanto riguarda le pratiche, gli strumenti, gli scopi (dal punto di vista dei docenti e degli studenti) e le modalità di attuazione, in quanto cerca di rendere conto, il più fedelmente possibile, della quantità e varietà di acquisizioni derivanti dalle formazioni intercomprensive, a livello di sapere, saper-fare e saper-essere. E questo in rapporto alle diverse lingue-target considerate separatamente (dimensione mono e multilingue) ma anche rispetto alla loro interrelazione e interazione (versante plurilingue)11. In definitiva, una molteplicità di prospettive e di strumenti, con vocazioni diverse, per meglio raccogliere e riportare la pluralità e complessità dei processi e risultati. Da una parte, auto-valutazione e riflessione per (meglio) conoscersi-farsi riconoscere (profilo 9 Alcuni autori vi vedono reminescenze della «valutazione autentica» di Kohonen (1999, in Figueras idem). 10 Traduzione nostra. 11 Certo, l’acquisizione di un’attitudine o della sua eventuale evoluzione, o il fatto di attribuirle un voto non vanno da sé. Tuttavia, tenuto conto della forza determinante delle convinzioni e attitudini, una formazione in senso plurilingue come quella intercomprensiva non può prescindere dalla loro revisione. È quanto noi esaminiamo nel modulo auto-valutativo e introspettivo. 333 linguistico e potenziale plurilingue che ne derivano); d’altra parte, etero-valutazione longitudinale e trasversale delle comprensioni specifiche, ma anche della effettiva partecipazione e realizzazione di compiti, test, lavori guidati, controlli o esami al fine di verificare conoscenze e capacità intellettive, interazionali e plurilingui. La valutazione che proponiamo per gli apprendimenti intercomprensivi è: Una valutazione di qualità in quanto rigorosa. In effetti e per cominciare, in riferimento ai tre criteri fondamentali proposti dal QCERL (cfr. 3.1), questa pratica valutativa potrà essere considerata pertinente nella misura in cui si cerca di minimizzare qualsiasi eventuale distorsione tra le pratiche valutative e gli obiettivi, i contenuti, i tipi di compiti e di attività realizzate durante la formazione. Ad esempio, se l’attività linguistica interazionale è stato l’oggetto d’insegnamento durante i corsi (all’orale e/o allo scritto), la valutazione non può tenere conto soltanto delle abilità puramente ricettive12. Perché, se, come sottolineato prima, per lo studente è importante tanto l’imparare quanto la consapevolezza di farlo, allo stesso modo è di capitale importanza che l’insegnante abbia le idee chiare su ciò che insegna e come lo insegna, così da tenerne conto in sede di valutazione. E dunque, a partire dalla questione della valutazione, è tutta la coerenza dell’edificio didattico a essere esaminata. Allo stesso modo, per vigilare su questa validità della valutazione, raccomandiamo la sua pratica continua e non occasionale, unica o conclusiva. La continuità temporale richiede una pianificazione a medio e lungo termine, così come la coesione dell’intero esercizio valutativo, e ciò in qualche modo ne garantisce l’affidabilità. In effetti, più le attività e i compiti che costituiscono l’oggetto della valutazione sono coerenti con gli obiettivi e i metodi d’insegnamento preliminarmente indicati, più le informazioni raccolte e la loro ulteriore valutazione offriranno un’affidabile e solida misura dei risultati degli apprendimenti. E questo al di fuori del valutatore/correttore e della situazione valutativa. Quanto alla fattibilità del nostro procedimento valutativo, pensiamo che essa sia garantita dal fatto che si fonda su esperienze reali, realizzate sul campo, e che offre esempi concreti e reali oltre a vari strumenti di riferimento. Una valutazione al servizio dell’apprendimento e non solo o soprattutto di classifiche o graduatorie richieste dall’istituzione e dalla società. Valutare per apprendere, e cioè perché l’apprendente impari a comprendere, apprendere, comunicare, valutarsi, (ri)conoscersi, apprezzare il proprio capitale e i propri progressi, sfruttando al massimo il proprio potenziale. Ma valutare anche in 12 Se in un approccio monocentrato dell’apprendimento/valutazione delle lingue le abilità linguistiche e comunicative, in quanto non sempre osservabili, sono difficili da cogliere se non nei contesti d’uso, cioè in situazione e in modo più o meno naturale e contestualizzato (Figueras idem), questo criterio diviene ancor più necessario nell’approccio plurilingue di cui ci stiamo occupando. 334 modo che il docente insegni agli apprendenti a fare tutto ciò e, contestualmente, li motivi e faciliti l’apprendimento. Inoltre, riferendoci ai 10 principi sopra citati e relativi alla «valutazione per l’apprendimento» (cfr. 3.1), vediamo che, eccetto il n° 4, (valutare è una competenza professionale chiave), su cui torneremo nella conclusione (in quanto riguarda la figura dell’insegnante nel suo insieme), gli altri 9 sono presenti nel procedimento valutativo da noi consigliato. Il n° 1 e il 3 (fa parte di una pianificazione e è al centro delle attività di classe) danno risalto alle scelte metodologiche dell’insegnante, mentre gli altri 7 fanno riferimento a procedimenti concreti che l’insegnante trasmette all’apprendente (promuove l’impegno con gli obiettivi d’insegnamento e i criteri di valutazione (7), incoraggia l’auto-valutazione (9) e riconosce tutti i successi (10)) o ai benefici che ne derivano (ha un impatto emozionale (5), tocca la motivazione dell’apprendente (6), aiuta gli apprendenti a capire come migliorare (8)). La cosa più importante da ricordare è che questi 7 principi sembrano raggiungibili soprattutto partendo da una pratica riflessiva, introspettiva e auto-valutativa di tipo Portfolio (cfr. Carrasco e Pishva 2007). Inoltre, tale procedura conviene in particolar modo alla pratica intercomprensiva, perché ne amplifica le ricadute assicurando l’articolazione ottimale tra l’obiettivo plurilingue della formazione e il plurilinguismo individuale presente ma spesso ignorato negli alunni13. Come dice Coste (2011), il plurilinguismo è un fatto più ordinario che eccezionale, e spetta alla scuola ottimizzare e gestire in maniera rapida e corretta le esperienze plurilingui degli alunni. Si tratta di farli riflettere, da una parte, sul loro percorso linguistico da un’ottica longitudinale e trasversale (contatti (in)formali, usi ed esperienze) e, dall’altra, sui risultati che ne conseguono ripercorrendo il loro profilo plurilinguistico. Questa biografia linguistica, allo stesso tempo plurale e unica ma soprattutto in continuo cambiamento, va esplicitata, verbalizzata, valorizzata sin dall’inizio della formazione e attualizzata in itinere per coglierne le esperienze e i progressi. Con l’intento di legittimare e stimolare la sua mobilitazione, indispensabile, nello sviluppo della competenza e, in particolar modo, attraverso l’IC (soprattutto se tra lingue affini). Ma l’auto-valutazione, oltre ad alimentare la dimensione riflessa dell’approccio intercomprensivo, racchiude un potenziale didattico ed educativo molto vasto, che oltrepassa la formazione e gli apprendimenti linguistici in questione. È certo che questo procedimento auto-valutativo esige una trasformazione profonda delle nozioni e delle pratiche pedagogiche e didattiche, un ribaltamento delle considerazioni valutative sincroniche delle performance verso una acquisizione diacronica dei risultati e dei relativi processi, il che rende possibile la lettura dei progressi realizzati. Includere questo strumento formativo che è il Portfolio nella prassi didattica richiede la formazione degli insegnanti, senza la quale può perdere in (gran) parte il suo potenziale. 13 Nel 2007, presso l’Università Stendhal di Grenoble, è stato sviluppato un prototipo di Portfolio online specifico per l’approccio plurale intercomprensivo, presentato, lo stesso anno, al 1° Convegno Internazionale sull’Intercomprensione, a Lisbona, in Portogallo (cfr. Carrasco, Pishva 2007). 335 Una valutazione integrale e integrata. L’impermeabilità disciplinare che caratterizza praticamente la totalità dei curriculi europei non facilita l’integrazione delle formazioni plurilingui emergenti (IC o altre) o, la loro valutazione plurima, laddove esistono (soprattutto all’università, dove è possibile una maggiore libertà nei programmi rispetto alla scuola primaria e secondaria)14. In attesa che il criterio monocentrato dei curriculi linguistici faccia man mano posto ai «paradigmi della pluralità» (Coste 2011), spetta agli approcci plurali adattarsi, se vi è almeno la volontà di ufficializzarli. Questo perché, nella pratica valutativa che proponiamo per l’IC, il doppio versante pluri e mono-multilingue ne costituisce il principale elemento organizzatore. Tale verifica bivalente degli apprendimenti intercomprensivi, che include, da una parte, le comprensioni specifiche o monolingui e, dall’altra, le interazioni e l’educazione plurilingui, ci sembra un buon compromesso. Se le esigenze istituzionali impongono convalide monolingui di una o di tutte le abilità linguistiche, ciò non deve assolutamente ostacolare un riconoscimento o una valutazione complementari che si riferiscono a saperi, competenze e comportamenti acquisiti in più di una lingua. È per questo sforzo di adattamento che questa pratica di valutazione e di verifica ci sembra poter essere riconosciuta da tutti gli attori sociali implicati: sia gli studenti e le loro famiglie come l’istituzione e gli operatori didattici (dagli insegnanti alle più alte cariche direttive in materia di politica educativa e linguistica, passando per gli ideatori di manuali o di prove/test/esami) e, infine, la società in generale. Una valutazione validata e certificante ma descrittiva in risposta all’attesa sociale e all’esigenza istituzionale di una valutazione sommativa, di voti, ma rispecchiando sempre la bivalenza, la ricchezza e la complessità degli apprendimenti intercomprensivi, che comprende dei giudizi per le singole lingue e per attività linguistiche in ricezione, così come i saperi, saper fare e saper essere plurilingui. La descrizione può farsi con l’aiuto dei descrittori del QCERL, CARAP, PEL e PEL ad hoc e riassumersi in una «certificazione/profilo di competenza plurilingue» riconoscibile e riconosciuta idealmente a livello europeo15. 14 Ad esempio, come già «denunciato» da Carrasco e Pishva nel 2009, presso l’Università di Grenoble, una delle pioniere nella ricerca sull’IC e nell’integrazione curriculare di quest’ultima, la formazione «Intercomprensione tra lingue romanze», nonostante la dimensione plurilingue della formazione e della valutazione, viene validata come formazione in una delle lingue in presenza. 15 Non solo dei descrittori di competenze per attività linguistica e lingua dissociata, ma anche di descrittori (del CARAP e di altri appositamente creati) che rispecchiano attività mentali, attitudini e situazioni comunicative che implicano contemporaneamente più di un sistema linguistico (per esempio, in una mediazione più o meno improvvisata e spontanea o nella partecipazione a uno scambio plurilingue). 336 PLURILINGUE MONO-/MULTILINGUE (inter/translinguistica) (per lingua/abilità dissociata) VALUTAZIONE INIZIALE (CONOSCERSI/PRENDERE POSIZIONE, DIAGNOSTICARE) D : descrittiva e diagnostica (identificazione delle capacità), normativa (posizionamento su livelli). M : auto-valutazione (comunicabile all'insegnante) D : descrittiva e diagnostica (idem). + M : auto-valutazione (idem). F: scoprirsi e far(si) conoscere (meglio) in qualità di apprendente-utente plurilingue. F : Conoscere separatamente il livello di competenze per lingua e attività linguistica separata B (A) : familiarizzarsi con il proprio potenziale (plurilingue). B (A) : constatare i livelli di partenza degli apprendenti (per apprezzarne meglio gli ulteriori progressi) B (E) : conoscere il bagaglio (plurilingue) degli apprendenti per sollecitarlo (propedeutico degli apprendimenti intercomprensivi) B (E) : diagnostica dei livelli individuali (per regolare, se necessario, gli obiettivi/processi d'insegnamento) O : Portfolio IC ad hoc (biografia narrata, secondo il criterio «È capace di» e profilo), programma del corso (descrittori CARAP e definizione di competenza plurilingue QCERL). O : biografia linguistica, griglia per l'auto-valutazione e profilo del Portfolio Europeo delle Lingue (PEL) R : Carrasco, (Degache), Pishva 2007, 2008, 2009. R : Carrasco, (Degache), Pishva 2007, 2008, 2009. Legenda: D (pratica), M (modalità), F (funzione), B (A) e B (E): obiettivi dello studente e dell'insegnante, O (strumenti) e R (riferimenti). VALUTAZIONE INTERMEDIA (ATTUALIZZARE) Rivedere/attualizzare l'auto-valutazione dichiarativa nel Portfolio ad hoc a partire dagli apprendimenti plurilingui (intere translinguistici, educazione linguistica e, eventualmente, la coscienza interculturale) derivanti dalla prima metà della formazione seguita e concentrati, in particolar modo, sui contenuti e gli obiettivi delle lezioni (programma) e sui processi di apprendimento (se necessario, per rivedere quelli relativi all'insegnamento: regolamento). + Stesso discorso ma a partire dal PEL e dai progressi in intercomprensione (orale e scritta) e, se necessario, espressione (soprattutto orale) in ciascuna delle lingue in gioco. VALUTAZIONE FINALE (VALIDARE, CERTIFICARE) D, M, B (A/E), O e R : - sommativa ed etero-valutativa (dal punto di vista dell'insegnante, cfr. Esempi di controllo o compiti in classe, in Carrasco, Chavagne e Le Besnerais 2010), in vista di una certificazione plurilingue (comprensione e interazione, orali e/o scritte, linguistica, intercomprensiva, ecc.) ; - autovalutativa, dicharativa e descrittiva : attualizzazione del Portfolio IC ad hoc (biografia narrata, secondo il criterio «È capace di» e profilo), programma del corso (descrittori CARAP e definizione di competenza plurilingue QCERL). Costituzione di un dossier plurilingue (cfr. PEL ad hoc Carrasco, Pishva 2007). D, M, B (A/E), O e R : - sommativa (controllo delle capacità) ed etero-valutativa (dal punto di vista dell'insegnante), in vista di una distintiva certificazione (lingua per lingua e abilità per abilità) del livello di comprensione (scritta/orale) raggiunto, attraverso test ed esami (cfr. Jamet 2010 per l'inadeguato livello del QCERL per la classificazione dei testi supporto in un approccio IC) ; - auto-valutativa e dichiarativa : attualizzazione della biografia linguistica, griglia per l'auto-valutazione e profilo del PEL («multilingue») per prendere atto dei progressi e dei livelli raggiunti. Elaborazione del dossier. CERTIFICAZIONE descrittiva e sommativa (descrittori, livelli, voti) : « passaporto » della competenza plurilingue e-multilingue (per lingua e abilità linguistiche dissociate) descrizione (« È capace di », cf. CARAP, PEL ad hoc competenza plurilingue/intercomprensiva e PEL « classica multilingue » rispettivamente) e sintetica (ispirata al profilo del PEL « classico»). Figura nº 2: Schematizzazione di una valutazione continua di qualità, degli e per gli apprendimenti intercomprensivi, certificante, integrata e riconosciuta. 337 Ma questa proposta di valutazione e validazione guadagnerebbe in termini di impatto persuasivo e rapidità se fosse sostenuta da un’azione convergente, che, da una parte, rispondendo alle sfide specifiche di ciascuna realtà educativa, e, dall’altra, aprendo nuove prospettive di fronte alle sfide condivise a livello sia europeo sia internazionale in materia di nuovi bisogni in comunicazione ed educazione (pluri) linguistica (gestione del multilinguismo/multiculturalismo delle classi e delle società, sviluppo del plurilinguismo delle persone). Chi è chiamato a diventare uno dei fautori di cambiamenti e di un progressivo plurilinguismo, ovviamente a condizione che gli si dia la possibilità di diventarlo, è l’insegnante. E, per questo, dovrà aver sperimentato, in precedenza, dei cambiamenti profondi relativi alla conoscenza delle lingue e al loro apprendimento. CONCLUSIONE: valutazione... progressione, FORMAZIONE? In questo contributo abbiamo scelto di affrontare la questione della valutazione degli apprendimenti intercomprensivi al fine di contribuire, tra l’altro, alla leggibilità e visibilità di questo approccio plurimo e di facilitarne così la legittimazione sociale e istituzionale. Questo argomento, in genere trascurato malgrado la sua importanza, chiama in causa l’intero edificio didattico, cioè i contenuti e le pratiche di apprendimento, ciò che si insegna e come lo si insegna. Ma anche, in un secondo momento, il progresso di tali insegnamenti. In effetti, se c’è un’ufficializzazione dell’IC, in un prossimo futuro ci si dovrà interrogare su come «dosare», sull’asse temporale e dall’interno, gli obiettivi e i contenuti dell’apprendimento intercomprensivo. E questo per avere la possibilità, in seguito, di decidere come integrarli, all’esterno, nei curricoli degli insegnamenti formali oppure offrirli in insegnamenti in-/non-formali (formazione continua di diversi settori professionali, IC di specialità, ecc.). In sostanza, stabilire un quadro di progressione relativa all’IC, ma abbastanza flessibile e correlato alle varie modalità dell’approccio intercomprensivo per essere in grado di valutare, in qualsiasi momento, il suo ancoraggio curriculare in uno specifico contesto16. D’altro canto l’IC avrà indubbiamente più possibilità di ottenere l’adesione e la legittimazione sociale e istituzionale che oggi ancora le manca, se si inscrive in un criterio olistico dell’educazione plurilingue dove troverebbe il suo posto accanto 16 Cominciare, ad esempio, dalla variante «IC tra lingue affini» con una data famiglia linguistica per poi rivolgersi a un altro gruppo linguistico e, infine, affrontare l’IC al di fuori di qualsiasi considerazione genetico-tipolinguistica tra la/le lingua/e di riferimento e la/le lingua/etarget. O ancora, assicurare il passaggio dall’approccio intercomprensivo e simultaneo di più lingue a quello esclusivo e massimalista di una di loro. Infine, proporre l’IC, al pari di altri approcci plurali, come propedeutica degli insegnamenti monocentrati, più o meno consecutivi e in ogni caso ulteriori, di una o più lingue straniere. Sulla base delle nostre conoscenze, finora solo Carrasco, Chavagne e Le Besnerais (2010) hanno preso in considerazione la questione della progressione e della sua articolazione con pratiche valutative adeguate. 338 agli altri approcci plurimi (Sensibilizzazione linguistica – Éveil aux langues, Insegnamenti bilingui o AICLE, CLIL, EMILE, Didattica integrata delle lingue). Se questa prospettiva di plurilinguismo verrà adeguatamente articolata con i criteri e i vincoli curriculari solidamente radicati nei nostri sistemi educativi (insegnamenti monocentrati, onnipresenza dell’inglese come prima lingua straniera17, esigenza istituzionale e attesa sociale di certificazioni e votazioni riguardanti le singole lingue e la totalità delle competenze, ecc.), saranno gettate le fondamenta per una vera educazione per e con le lingue, insieme alla costruzione di uno spazio e di un orizzonte plurilingui, comuni e condivisi. Ma, quanto ai prerequisiti per una ufficializzazione istituzionale dell’IC, non possiamo eludere la questione della formazione degli insegnanti/formatori. Certo, questa non potrà essere realizzata senza il necessario supporto politico ed economico (cfr. fig. 1) che del resto, come suggerisce Capucho, può forse essere ottenuto solo se i responsabili politici e istituzionali saranno debitamente informati sulla efficacia educativa, sociale ed economica degli apprendimenti plurilingui (2010: 107). Tuttavia, in attesa del supporto delle istanze decisionali, niente vieta di anticipare e avanzare la riflessione, da diversi punti di vista, sulla formazione. In questo caso, siccome è l’inserimento dell’IC in un progetto educativo plurilingue che noi proponiamo, si auspica anche una formazione integrale alla didattica del plurilinguismo, che cioè implichi altri approcci plurali (vedi sopra) e diversi aspetti e strumenti di pluralità (Dimensione interculturale della competenza plurilingue, CARAP, PEL e PEL ad hoc...). Dato che le diverse vie d’accesso al plurilinguismo condividono il loro orientamento, hanno il dovere di armonizzarsi e non disperdersi nella concorrenza sterile, dal livello della scuola primaria fino alla formazione dei suoi insegnanti. Senza dimenticare il necessario raccordo con i principi e i livelli del QCERL. In definitiva, si tratterebbe di approntare una formazione europea alla Didattica del Plurilinguismo in seno alla quale la valutazione degli approcci plurali, tra cui l’IC, costituirebbe un pilastro, una delle principali competenze professionali da sviluppare. Noi ci siamo proposti, con questo capitolo di offrire un sistema di riferimento per l’azione e la riflessione sul come e perché valutare gli apprendimenti plurali/intercomprensivi. 17 Questa misura, audace nonché pratica, consisterebbe nel fare della lingua di Shakespeare, presente praticamente nella totalità dei repertori linguistici degli alunni e studenti europei (in quanto lingua straniera per eccellenza), un riferimento, se non prioritario, obbligato, il cardine per offrire agli studenti strategie intercomprensive verso altre lingue più o meno direttamente apparentate (dalle germaniche alle romanze). 339 ALLEGATI Esercizio di fine formazione «Intercomprensione romanza», Università Stendhal di Grenoble nell’a. a. 2008-2009. Durata: 1 ora Documenti distribuiti: consegne e pagine 35-39 della versione catalana di EuroComRom Consegne: A partire dalla pagina 35, cosa pensate significhi la nozione «lèxic panromànic absolut»? Per ciascuna delle lingue deducete una regola evolutiva a partire dal latino (di cambiamento o di conservazione). A partire dalla tabella delle pagine 36-39, cosa ricavate da una lettura orizzontale e da una verticale di tale tabella in termini di corrispondenze inter-linguistiche (tra 2, 3 o anche più lingue)?- 1 elemento è sufficiente e di sistematizzazione intra-linguistica (per l’italiano o lo spagnolo, per il portoghese, il catalano e il romeno)?- 1 elemento è sufficiente Orizzontale (specificare quali lingue si stanno confrontando): 1 elemento è sufficiente Verticale (basta 1 elemento per lingua) Catalano Spagnolo o Italiano (scegliere quella che non conoscevate prima di questa formazione) Portoghese Rumeno Partendo da quanto spiegato/praticato nel corso e nella formazione a distanza e/o da Galanet (all’epoca della vostra partecipazione e/o uso degli spazi di auto-formazione e delle risorse), aggiungereste 1 elemento che caratterizzi il funzionamento di queste lingue (eccetto lo spagnolo o l’italiano, a seconda di quale già conoscevate)? In caso di risposta positiva, precisate quale sia questo elemento e per quale lingua. Immaginate di essere incaricato(a) di dare consigli a studenti romanofoni (italo- o francofoni ma che, rispettivamente, conoscano il francese o lo spagnolo) desiderosi di capire altre lingue romanze sia scritte che parlate. Riempite la tabella seguente: Se conoscevate l’italiano prima di questa formazione, rivolgetevi a un italofono che conosca il francese (e ignorate la colonna «italiano»). Se invece conoscevate lo spagnolo, rivolgetevi a un francofono che conosca lo spagnolo (e ignorate la colonna «spagnolo»). Spagnolo Catalano Italiano Portoghese Romeno Aiuto alla comprensione scritta Aiuto alla comprensione orale 340 BIBLIOGRAFIA Alvárez, D., Chardenet, P., Tost, M. (dir.) (2011). Intercompréhension et les nouveaux défis pour les langues romanes. Paris: Union Latine. Assessment Reform Group (2002). http://www.assessment-reform-group.org/ publications.html Candelier, M. et al. (2007). 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