Valutazione del rischio, sistemi di allertamento e decisioni sulla
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Valutazione del rischio, sistemi di allertamento e decisioni sulla
COMUNE DI NOCERA INFERIORE Sala Polifunzionale della Galleria Maiorino – Nocera Inferiore – 14 aprile 2011 Incontro informativo sul rischio da frana a Nocera Inferiore Valutazione del rischio, sistemi di allertamento e decisioni sulla mitigazione Prof. Ing. Leonardo Cascini Università degli Studi di Salerno 1 Inquadramento dell’area di studio Amalfi Maiori Salerno Nocera Inferiore Cava de’ Tirreni Pagani Nocera Superiore Nocera Inferiore Monte Albino Nocera Inferiore Regione: Campania Provincia: Salerno Abitanti (Censimento 2001): 46.540 Estensione del territorio comunale: 20.8 km2 Area di studio ≈ 400 ha, pari circa al 20% del territorio comunale Vescovado 2 L’evento del marzo 2005 Il 4 marzo 2005, a seguito di intense precipitazioni (80 mm in 4 h, Schiano et al., 2009), si è verificato un importante fenomeno franoso in località Rullo che ha causato 3 vittime e danneggiato alcuni fabbricati alle pendici del versante. Il fenomeno franoso ha coinvolto, all’interno di un versante aperto caratterizzato da forte acclività (35° ÷ 40° circa), una coltre piroclastica dello spessore non superiore a 1,5 m. Carte inventario delle frane dell’evento del marzo 2005. 3 L’evento del marzo 2005 La velocità del fenomeno franoso, classificabile come una “valanga di detrito” (Hungr et al., 2001), è stata stimata dell’ordine dei 10 ÷ 20 m/s. Nella zona posta in sinistra orografica, le velocità sono probabilmente risultate ancora più elevate, in quanto le masse instabili si sono incanalate in un impluvio inciso. L’intero fenomeno franoso è risultato caratterizzato da una forma pseudo-triangolare di estensione pari a circa 25.000 m2, all’interno del quale è stato mobilitato un volume che può stimarsi in circa 33.000 m3. Vista frontale della valanga di detrito occorsa il 4 marzo 2005 (foto concessa dall’ing. Mario Prisco). 4 Documenti ufficiali sulla zonazione del rischio Carta del Vincolo Idrogeologico, scala (http://sit.regione.campania.it /portal 1:25.000 (http://sit.regione.campania.it/ - anno 2007) Carta del Rischio da Frana (scala 1:5.000). Piano Stralcio per l’ l’Assetto Idrogeologico (L. 365/2000) approvato nell’ nell’ottobre 2002. Piano straordinario (D.L. 180/98, L. 226/99). Carta delle Intensità Intensità dei Fenomeni franosi in funzione delle massime velocità velocità attese, scala 1:25.000 Carta del Rischio da Frana (scala 1:5.000). Progetto di variante del Piano Stralcio per l’ l’Assetto Idrogeologico (L. 365/2000) adottato nel marzo 2011. 5 Documenti di pianificazione territoriale e di gestione dell’emergenza Piano Regolatore Generale (2006) Piano Comunale di Protezione Civile (2009) 6 Alcune questioni aperte Individuazione, sul versante del Monte Albino, dei bacini idrografici per i quali risulta prioritaria la realizzazione di interventi di mitigazione del rischio. Stima quantitativa del rischio (QRA) cui sono esposti i beni e le persone ricadenti all’interno delle aree potenzialmente interessate dal transito delle fenomenologie che si originano sul versante del Monte Albino. 7 Dalla risoluzione delle questioni aperte ad una gestione avanzata del rischio Coinvolgimento degli attori coinvolti (processo partecipato) Atti della Conferenza su “Landslide Risk Management”, Vancouver State of the Art Report SoA6 - Risk Assessment and Management “Il processo di gestione del rischio deve contemplare una seria attività di comunicazione mirata alla piena consapevolezza delle fasi e dei risultati del medesimo processo da parte delle Autorità coinvolte e della popolazione. E’, pertanto, controproducente limitarsi a trasferire informazioni parziali alla fine delle attività di analisi del rischio; al contrario, è importante definire una vera strategia di comunicazione che porti in conto scambi di idee, momenti di ascolto e attività di controllo (feedback) già a partire dalle fasi iniziali del processo” (Leroi et al., 2005). Processo di gestione del Rischio da Frana (Fell (Fell et al., 2005; 2008) 8 Studi svolti a media scala (1:25.000) Per ciò che riguarda la prima questione cui dare risposta, l’Università di Salerno ha svolto per conto del Comune di Nocera Inferiore, tra il novembre 2009 e il febbraio 2010, uno studio a scala 1:25.000. Per il perseguimento degli obiettivi dello studio si sono condotte approfondite indagini. In dipendenza della scala di lavoro le indagini sono consistite essenzialmente in rilievi di superficie, eseguiti nei punti indicati in figura Punti di osservazione (Carta dei sopralluoghi) 9 Tematismi elaborati Elaborati cartografici redatti su basi tecniche 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Carta geologica Carta idrogeologica Carta delle coperture Carta delle pendenze Carta della esposizione del versante Carta morfologica Carta di sintesi dei fenomeni franosi riportati in elaborati ufficiali Carta inventario delle frane dell’evento del marzo 2005 Carta degli elementi geologici e morfologici propedeutici all’analisi della suscettibilità. Elaborati cartografici redatti su basi storiche 1. 2. 3. 4. 5. 6. Carta degli eventi storici di colata rapida di fango e di flusso iperconcentrato (scala 1:25.000) Carta dell’evoluzione storica del reticolo idrografico (scala 1:25.000) Carta dell’evoluzione storica della rete di smaltimento delle acque superficiali (scala 1:25.000) Carta dell’evoluzione storica dell’urbanizzato (scala 1:25.000) Carta dell’evoluzione storica degli interventi antropici nelle zone di versante (scala 1:25.000) Carta delle opere idrauliche (scala 1:10.000) 10 Elaborati cartografici redatti su basi tecniche Scala 1:25.000 Carta dell’ dell’esposizione dei versanti Carta geologica Carta idrogeologica Carta delle pendenze Carta delle coperture Carta morfologica 11 Fenomenologie di flusso rapido riconosciute Zona di versante area con erosione diffusa area di erosione laterale impluvio inciso e/o in erosione Zona valliva conoide alluvionale antica conoide torrentizia conoide detritico-alluvionale antica conoide reincisa fascia di base del versante 12 Ricorrenza dei fenomeni di flusso iperconcentrato ID 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Giorno 11 24 02 11 Mese 11 11 10 12 11 1 1 11 10 24 30 02 Anno 1707 1733 1739 1745 1773 1804 1823 1832 1846 Siti colpiti Tutta la cittadina Tutta la cittadina e la strada consolare Tutta la cittadina e il Vescovado Tutta la cittadina e il Vescovado Tutta la cittadina e il Vescovado La strada consolare La strada consolare La strada consolare La strada consolare Siti storicamente interessati dall’invasione di flussi iperconcentrati Limite di bacini idrografici FLUSSI IPERCONCENTRATI 30 25 Eruzioni Flussi iperconcentrati 20 2 1 3 ID 15 Zone di propagazione derivanti dalla modellazione (codice FLO-2D; T=100 anni) 10 5 Conoide alluvionale antica Conoide torrentizia T2 > T1 o coincidente con quello delle piogge? T1 = 16,6 anni 0 1600 1650 1700 1750 1800 1850 1900 1950 2000 T3 = coincidente con quello delle piogge 2050 2100 Anno Flussi iperconcentrati seguiti ad eruzioni del Vesuvio 13 Elaborati cartografici redatti su basi storiche Situazione attuale 14 Zonazione dell’area per classi di priorità (scala 1:25.000) Indice di Rischio normalizzato R=H*E*V da 0 a 1 Indice di Pericolosità (T=10-100anni) normalizzata 0,01 H=M*S da 0 a 1 M (Indice di Magnitudo normalizzata) = Area settore di versante / Area_max S (Descrittore di Suscettibilità normalizzata) = da 0,3 a 1,0 0,01 0,00 0,06 0,76 Elementi a Rischio normalizzati E 0,00 0,02 0,35 0,00 0,12 da 0 a 1 0,34 E = Ei / E_max 0,33 Ei (fino alla linea rossa) = Numero di edifici presenti Ei (oltre linea rossa) = Numero di edifici esposti ad alluvionamento (H>0,1m) 0,03 0,10 4 Indice di Vulnerabilità normalizzata V da 0 a 1 Vi (fino a linea rossa) = 1 Vi (oltre linea rossa) = 0,2 3 1 3 2 2 2 Analisi del rischio (metodo euristico) da flussi iperconcentrati e frane su versanti aperti 4 Priorità di intervento Settore Settore vulnerabile montano 1 Alta 2 Medio-Alta 3 Media 4 Bassa Zonazione dell’area di interesse per classi di priorità (1-4) ai fini della mitigazione del rischio da flussi iperconcentrati e da frane su versanti aperti. 15 Stima quantitativa del rischio Per analisi quantitativa del rischio si intende un’analisi basata su valori numerici della probabilità, della vulnerabilità e delle conseguenze, risultante in un valore numerico del rischio (TC32, 2005). Laddove si consideri l’elemento esposto “persona”, il rischio di perdita di vita umana può essere calcolato attraverso la seguente relazione: P(LOL) = P(L) x P(T:L) x P(S:T) x V(D:T) dove P(LOL) è la probabilità annuale che una persona possa perdere la vita P(L) è la frequenza di accadimento del fenomeno franoso P(T:L) è la probabilità che la frana interessi l’elemento a rischio P(S:T) è la probabilità spazio-temporale dell’elemento a rischio; V(D:T) è la vulnerabilità della persona 16 Dati di base per la stima quantitativa del rischio (QRA) Immagine desunta dai dati acquisiti con la tecnica di rilevamento LIDAR da Avioriprese s.r.l. (edizione del 2005, scala 1:1.000), con indicazione dei punti nei quali si sono concentrate le indagini. 17 Un esempio di informazioni acquisibili percentage by weight (%) 120 Silt 100 80 Sand Gravel class "A" n. of samples=244 60 40 class "B" 20 0 0.001 n. of samples=126 0.01 0.1 1 10 100 grain size (mm) 18 Dati di base per la stima quantitativa del rischio (QRA) Dati riguardanti gli elementi esposti a rischio, quali si configurano gli edifici (tipologia strutturale, numero di piani, destinazione d’uso, stato di conservazione) e le persone (genere, età, occupazione) che in essi risiedono, per la stima di grandezze utili alla previsione delle conseguenze. 19 Utilizzazione dei dati acquisiti Aree ad eguale valore di rischio per l’ l’individuo per l’ l’area di Lei Yue Mun ad Hong Kong (Hardingham et al., 1998) Il caso di studio del Canada (Porter et al. 2007) Il caso di studio di Solà Solà d’Andorra (Corominas (Corominas et al. 2005) 20 Conclusioni - Gli studi svolti (1:25:000) e quelli in corso di svolgimento (1:5.000 – 1:2.000) consentono di individuare le priorità d’intervento sia a scala di bacino e sia di singolo edificio. - Gli studi a scala di maggiore dettaglio (1:5.000 – 1:2:000) consentono, altresì, di definire i più idonei interventi di mitigazione del rischio che può essere perseguito con opere di difesa passiva e attiva. - La scelta degli interventi da realizzare rappresenta uno degli obiettivi del presente processo partecipato. 21