Rassegna stampa 1
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Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016 01/11/16 Alluvioni in Toscana Tirreno Pontedera Empoli P. XV Teatro e istituti per i 50 anni dell'alluvione 1 Corriere Arezzo P. 26 C'erano anche nove Gastiglionesi tra gli Angeli del Fango 2 Corriere Arezzo P. 26 Inghiottito dall'alluvione Brivido di commozione dopo 50 anni per Maggi 3 Corriere Fiorentino P. 2 Dal mondo a Firenze, per parlare di disastri naturali 5 Corriere Fiorentino P. 5 L'altra Alluvione, nella Piana Una linea scura vecchio-nuovo 6 Corriere Fiorentino P. 5 La memoria nei libri e nei film a colori 8 Corriere Fiorentino P. 1-2 Una ricostruzione che funzionò Corriere Siena P. 29 Una mostra fotografica per ricordare i 50 anni di quel lontano e indelebile 4 novembre del 1966 Nazione Arezzo P. 9 Alluvione, quando Bartali chiam l' amico aretino per chiedere aiuto Nazione Arezzo P. 14 Nove «angeli del fango» della città alle celebrazioni di Palazzo Vecchio Nazione Empoli P. 7 «Un brutto lago di acqua marrone che aveva ricoperto strade e case» Bruno Berti 15 Nazione Firenze P. 11 Bene comune da difendere Summit coi sindaci del mondo Maurizio Costanzo 18 Nazione Firenze P. 12 Oggi in regalo la pagina storica Giani: «Ricordiamo tutti insieme» Lisa Ciardi 19 Nazione Firenze P. 12 Rai mobilitata: il programma della memoria 21 Nazione Firenze P. 18 Alluvione '66: cerimonie per le due vittime più piccole 22 Nazione Firenze P. 21 'Sei figlinese se...' Spettacolo aL teatro Salesiani Ricavato aL CaLcit 23 Nazione Firenze P. 25 Alfabeti sommersi, la memoria Olga Mugnaini 24 Nazione Grosseto P. 5 «L'acqua saliva piano, piano Soccorremmo anche una donna incinta» Irene Blundo 25 Nazione Grosseto P. 5 Quante iniziative per ricordare Santi Quadalti Nazione Massa Carrara P. 3 Cimiteri, visite fra i cantieri «Tanti disagi in montagna» Angela Maria Fruzzetti 28 Nazione Massa Carrara P. 10 Mostre e filmati sull'alluvione con l'Assemblea permanente 30 Nazione Pisa P. 8 La violenza del fiume sul ponte Oggi in regalo la seconda foto storica 31 Nazione Prato P. 9 Angeli del fango, riaffiorano i ricordi «Quanti viaggi con quella barchina» Marilena Chiti 32 Nazione Prato P. 14 Piani d'emergenza e sicurezza scuole «I Comuni devono darci risposte» M. Serena Quercioli 34 Nazione Siena P. 14 Mostra in Sala Quadri Qn P. 19 «Per la gente eravamo davvero angeli Ora ricordiamo anche i 35 morti» Duccio Moschetta 36 Repubblica Firenze P. I-IX L'alluvione dimenticata Maria Cristina Carrato 38 Repubblica Firenze P. II Sessanta città del mondo unite nell'eterna sfida: come gestire le catastrofi Ernesto Ferrara 40 Repubblica Firenze P. IV La Toscana si mobilita per il sisma Andrea Bulleri 42 Repubblica Firenze P. IV Convention renziana ridimensionata anche nelle spese Massimo Vanni 43 Repubblica Firenze P. VIII Il filo dell'acqua Repubblica Firenze P. VIII E l'Amo furioso sommerse la città indifesa Repubblica Firenze P. IX Un francobollo con il disegno dei bambini 49 Repubblica Firenze P. XII San niccolo' 50 Repubblica Firenze P. XII Alfabeti sommersi l'alluvione in un docu-film 51 Repubblica Firenze P. XII Ponti dell'arno 52 Tirreno P. 16 L'alluvione mezzo secolo dopo Una maratona sulle reti Rai 53 Tirreno Cecina Rosignano P. II All'alba del 4 novembre 1966 Tirreno Cecina Rosignano P. III Danni per 279 milioni da e argini costruire Indice Rassegna Stampa Alessandro Petretto 9 11 Angela Baldi 12 14 27 35 45 Francesco Niccolini Maria Meini 47 54 57 Pagina I INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016 Tirreno Grosseto P. IV il paese intero si mobilitò per Grosseto 59 Tirreno Grosseto P. IV «Intorno a quelle acque la vita di una comunità» 60 Tirreno Grosseto P. IV E da Isba arrivarono i Rangers Tirreno Grosseto P. V in città le due figlie degli ex comandanti dei Vigili del fuoco 63 Tirreno Grosseto P. V Via de' Barberi martoriata Oggi le nuove foto 64 Giornale Di Vicenza P. 48 FIRENZE RIPARTE DAL 1966 Italia Oggi P. 18 La Nazione, mostra sullo straripamento dell'Arno a Firenze L'arena P. 48 FIRENZE RIPARTE DAL 1966 Nazione Montecatini P. 14 Quando gli «Angeli del Cielo» lanciavano pacchi dagli elicotteri The Florentine P. 4 Bridging Florence The Florentine P. 6 Florence flood exhibitions in NYC and Washington 73 The Florentine P. 6 Welcome Mud Angels! 74 The Florentine P. 12 L'alluvione a Firenze: sgomento e riscatto di una città 75 The Florentine P. 17 WORKING TOGETHER, NOW LIKE THEN 76 The Florentine P. 18 Cimabue's world tour 'Paola Vojnovic 77 The Florentine P. 19 Thinking higher ' Giuseppe De Micheli 78 The Florentine P. 20 Is Florence still at risk of flood? Giovanni Giusti 79 The Florentine P. 25 Voices of the Mud Angels Gabriele Baldanzi 61 Nicoletta Martelletto 65 Nicoletta Martelletto 68 67 70 Helen Farrell 72 80 02/11/16 Alluvioni in Toscana Tirreno Pontedera Empoli P. V Tutti temono l'Arno, ma è l'Era a "esplodere" Tirreno Pontedera Empoli P. XII Sarà un 4 Novembre carico di emozioni e di ricordi per tutti Tirreno Pontedera Empoli P. XII Le vetrine dei fondi sfitti mostra sull'alluvione Tirreno Prato Pistoia Montecatini P. XII Dal dramma nacque il tessile Tirreno Prato Pistoia Montecatini P. XIII Il libro e le foto la presentazione del libro in Comune 89 Tirreno Prato Pistoia Montecatini P. XIII «Un toro sbatté per ore contro il soffitto di casa» 90 Corriere Arezzo P. 17 Esposta la Stazione Radioamatoriale che collegò Firenze la mattina del 1966 91 Corriere Arezzo P. 23 "Mentre l'Arno scorreva": il ricordo a teatro 92 Corriere Fiorentino P. 5 Angela e Nazim, angelo anche lui Così le voci del `66 vanno in scena Alberto Severi 93 Corriere Fiorentino P. 1-6 Il Lungarno crollato riapre in tempi record (allora si può fare... ) Claudio Bozza 94 Corriere Fiorentino P. 1-5 Carlo, la sentinella tradita dall'Alluvione Mauro Bonciani 96 Nazione Arezzo P. 9 Paolo VI in Basilica per il Natale del 1966 Nazione Arezzo P. 9 Dai radioamatori l'unica voce di Firenze isolata dal mondo 100 Nazione Arezzo P. 11 A «segno 7» lo speciale sull'alluvione 101 Nazione Arezzo P. 18 Storie di alluvione: i diari di Pieve raccontati su Radio3 102 Nazione Empoli P. 9 Le foto raccontano il disastro dell'Arno di cinquant'anni fa 103 Nazione Empoli P. 10 Incontro a Sovigliana per il cinquantesimo dell'alluvione Nazione Empoli P. 11 «L'Elsa oggi non fa più paura ma non si può abbassare la guardia» Nazione Empoli P. 19 Sara' «river dreams» Indice Rassegna Stampa Andrea Lanini 81 84 85 Ilenia Reali 86 99 104 Irene Puccioni 105 106 Pagina II INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016 Nazione Firenze P. 2 La messa con i vescovi che accorsero a spalare Duccio Moschella 107 Nazione Firenze P. 3 Il dramma, l'emozione e la rinascita La testimonianza di Luciano Bausi Nazione Firenze P. 9 Leopolda, tutti uniti per il «sì» Gli angeli del fango sul palco Paola Fichera 109 Nazione Firenze P. 1-2 'Arno, nel 2021 Firenze sarà al sicuro' Erasmo D'Angelis 112 Nazione Grosseto P. 7 Domani in regalo con «La Nazione» la seconda foto storica 115 Nazione Grosseto P. 7 «Il vescovo allertò il Vaticano Il Papa fece stanziare 5 milioni» 116 Nazione Grosseto P. 7 TESTIMONIANZA «Tra i volontari c'era un giovane studente Era Comastri» 117 Nazione Livorno P. 15 Archivio aperto per i 50 anni dal disastro 118 Nazione Livorno P. 15 Quando la Cornia ruppe gli argini 4 novembre '66: l'altra alluvione Gianfranco Benedettini 119 Nazione Lucca P. 15 «Io, angelo del fango: da Gorfigliano all'Arno nero» Dino Magistrelli 121 Nazione Massa Carrara P. 17 Stadano, la lunga attesa sta finendo «Ecco il ponte: aprirà a primavera» Monica Leoncini 122 Nazione Massa Carrara P. 18 Le alluvioni apuane `esposte' da venerdì all'Archivio di Stato Nazione Pisa P. 8 In regalo le foto dell'alluvione Il dramma negli scatti di Frassi Giuseppe Meucci 124 Nazione Pistoia P. 5 «Andai a Firenze a salvare i libri E liberai un'anziana chiusa in casa» Mauro Matteucci 125 Qn P. 20 L'eroe dell'acquedotto e le altre vittime Firenze non dimentica il sacrificio Paola Fichera 127 Repubblica Firenze P. II Al Niccolini va in scena la memoria tre giornalisti raccontano quei giorni Repubblica Firenze P. II Su ,^ sei il day "Da quel dramm. uova sp Ilaria Ciuti 131 Repubblica Firenze P. II Cinquant'anni dopo gli angeli del fango mettono ancora le ali per volare a Firenze Ernesto Ferrara 132 Repubblica Firenze P. III Torrigiani conto alla rovescia Massimovanni 133 Repubblica Firenze P. XIV Testimoni e ricordi 108 123 130 135 Tirreno Cecina Rosignano P. II «Il mio 4 novembre» Maria Meini 136 Tirreno Grosseto P. VI Sfuggii all'acqua ed entrai in casa «Mamma, moriremo tutti?» Catia Rosselli 138 Tirreno Grosseto P. VI Vigili del fuoco, eroi cli sempre In prima linea per l'alluvione Pierluigi Sposato 140 Tirreno Grosseto P. VII Fotografie e parole in viaggio nel tempo Tirreno Piombino Elba P. VIII "Archivi aperti" presenta la storia di Simonetta Cattaneo Tirreno Pisa P. VI Il "fiumicel soave" fece esplodere il lungarno Pacinotti Andrea Lanini 145 Tirreno Pisa P. VII "Il filo dell'acqua" al teatro Verdi «Messo in scena per emozionare» Maria Teresa Giannoni 150 Tirreno Pisa P. IX Addio a Vaselli il pompiere eroe del fango Mario Neri 152 Repubblica P. 14 Noi, Angeli del fango Michele Bocci 155 Repubblica P. 15 "Spalavamo tutto il giorno poi si dormiva davanti agli Uffizi" Ernesto Assante 159 142 144 03/11/16 Alluvioni in Toscana Tirreno Prato Pistoia Montecatini P. XVII Il libro di castellani sull'alluvione del 1966 161 Corriere Arezzo P. 29 Ecomuseo del Casentino: le iniziative nel ricordo dell'alluvione 162 Corriere Fiorentino P. 2 I sindaci al forum e i disastri: «Un manifesto anti-alluvioni» Corriere Fiorentino P. 2 Uffizi: metodo Botticelli per i tesori da difendere Corriere Fiorentino P. 3 «A Santa Maria Nuova i pazienti salvati in braccio mentre l'acqua saliva» Corriere Fiorentino P. 3 Proiezioni in 3d E Ponte Vecchio rivivrà la sua storia Corriere Fiorentino P. 3 Ricordo a tre voci, Niccolini quasi esaurito Edoardo Semmola 169 Corriere Fiorentino P. 5 Una Leopolda per la ricostruzione Claudio Bozza 170 Indice Rassegna Stampa Antonio Passanese 163 165 Chiara Dino 166 168 Pagina III INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016 Corriere Fiorentino P. 12 Torrigiani, ci siamo (se oggi non piove) 171 Corriere Fiorentino P. 14 AL CESTELLO 172 Corriere Fiorentino P. 15 4 Novembre 1966, aiuto l'alluvione. Corriere Fiorentino P. 1-5 Il ritorno degli Angeli, 50 anni dopo «Così il fango cambiò le nostre vite» Antonio Passanese 174 Nazione Arezzo P. 10 Alluvione, la mostra de La Nazione Premiati gli «Angeli del fango» Angela Baldi 178 Nazione Arezzo P. 17 Eventi di Ecomuseo Torna «Festasaggia» Nazione Arezzo P. 19 «Mentre l'Arno scorreva» Letture e testimonianze dell'alluvione Nazione Empoli P. 11 «Quando l'Elsa invase il centro l'acqua travolse tutto in un attimo» Nazione Empoli P. 18 «Piovve sul bagnato» Il libro di Antonini al Maab 183 Nazione Empoli P. 19 La mostra fotografica sull'alluvione alla Vela Hack 184 Nazione Empoli P. 1-7 I giorni degli angeli del fango empolesi Nazione Firenze P. 3 Esercito, 8200 militari in azione Così aiutarono la città a rialzarsi Nazione Firenze P. 3 `Scarponi e canotto contro l'acqua' I glomi del dramma in casa Bausi Nazione Firenze P. 4 Mostra speciale a La Nazione I nostri lettori da sabato alle 12 191 Nazione Firenze P. 4 «Scandicci sotto il diluvio» Il Libro di Bacci 192 Nazione Firenze P. 5 Conto alla rovescia per la riapertura «Ci porteremo anche Mattarella» 193 Nazione Firenze P. 8 Pubblicità LA Compagnia 194 Nazione Firenze P. 11 Firenze capitale della cultura «Qui l'ospedale dell'arte» 195 Nazione Firenze P. 13 Leopolda Amatriciana e niente vip 196 Nazione Firenze P. 16 Una mostra sull'alluvione 197 Nazione Firenze P. 19 Le iniziative per ricordare l'alluvione del '66 198 Nazione Firenze P. 24 Al Cestello il «4 novembre» di Pelagatti 199 Nazione Firenze P. 24 Le immagini del 1966 e 1991 Campi ricorda le sue alluvioni Maria Serena Quercioli 200 Nazione Firenze P. 25 SE ARTE E' UN SUCCESSO Maurizio Costanzo 201 Nazione Firenze P. 1-2 La piena Umberto Tombari 202 Nazione Grosseto P. 7 L'alluvione raccontata da Omero Dai suoi articoli uscivano emozioni Giancarlo Capecchi 205 Nazione Grosseto P. 9 Difesa del territorio E' l'appuntamento di Opificio per le idee 207 Nazione Grosseto P. 12 Pubblicità LA COMPAGNIA 208 Nazione Livorno P. 3 «Migliaia di libri pieni di fango Così ricordo l'alluvione di Firenze» Nazione Massa Carrara P. 4 Pubblicità LA COMPAGNIA 211 Nazione Pisa P. 2 Pronti ad ammirare le Antiche Navi 212 Nazione Pisa P. 10 Pubblicità La compagnia 213 Nazione Pistoia P. 11 173 180 181 Irene Puccioni 182 Bruno Berti 185 188 Maurizio Costanzo Michela Berti 189 209 Pubblicità La Compagnia 214 Nazione Pontedera ValderaP. 19 L'alluvione '66 tra foto, ricordi e testimonianze 215 Nazione Pontedera ValderaP. 19 In classe arrivano i nonni per parlare di quel 4 novembre 216 Nazione Pontedera ValderaP. 1-19 Alluvione: tanti eventi per ricordarla Saverio Bargagna 217 Nazione Prato P. 10 Quella città ferita e invasa dall'acqua Così si rialzò e riuscì a essere di aiuto Marilena Chiti 219 Nazione Prato P. 10 La santa messa da Santa Croce sarà in diretta su Tv Prato 220 Nazione Prato P. 18 Firenze, 50 anni fa Foto e ricordi E «Amici miei» 221 Nazione Viareggio P. 3 Pubblicità La Compagnia 222 Qn P. 6 Casa Italia, tutti i numeri del piano «Ricostruiremo 6 milioni di palazzi» Pino Di Blasio 223 Qn P. 8 Pisapia e i giorni da angelo del fango «L'entusiasmo contro le catastrofi» Paola Fichera 225 Qn P. 9 Noi, generazione 'interrotta' del '66 Fragili e paurosi: quasi invincibili Chiara Di Clemente 227 Indice Rassegna Stampa Pagina IV INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016 Qn P. 13 Sisma e urne, Renzi tormentato E c'è chi spera nel ricorso di Onida Ettore Maria Colombo 229 Repubblica Firenze P. I-II Più stranieri nell'ateneo fiorentino 231 Repubblica Firenze P. V Terremoto, volontariato e spaghettata all'amatriciana 233 Repubblica Firenze P. VI Pubblicità La Compagnia 234 Repubblica Firenze P. XII CONCERTO SS.ANNUNZIATA 235 Repubblica Firenze P. XII TEATRO DEL CESTELLO 236 Repubblica Firenze P. XII Caffè scienza 237 Repubblica Firenze P. XII L'altra alluvione 238 Tirreno P. 4 La memoria delle parole e delle immagini Barbara Baroni 239 Tirreno P. 4 Il Presidente tra gli "angeli" Firenze ricorda il disastro Giulia Rafanelli 240 Tirreno P. 4 in scena "Il filo d'acqua" dell'Arca Azzurra: la lezione che non abbiamo imparato Tirreno P. 5 Il disastro di Firenze Storia dell'Italia fragile Tirreno P. 5 Opere d'arte in salvo, via ai lavori 242 Vittorio Emiliani 243 245 Tirreno Cecina Rosignano P. II «Arrivavano le onde dal padule» Tirreno Grosseto P. IX Cinquantanni di storia dal Telegrafo al Tirreno 248 Tirreno Piombino Elba P. IV Venturina, quel giorno in cui il fiume fece paura 250 Tirreno Pisa P. 1-VI Quella mattina davanti all'Arno con le sue acque impetuose Mario Neri 251 Tirreno Pisa P. VII La pioggia non cessa, e l'acqua limacciosa continua a salire Andrea Lanini 255 Avvenire P. 7 «Noi, angeli del fango con la talare» Giacomo Gambassi 256 Avvenire P. 7 «Un badile il mio primo pastorale» Avvenire P. 28 Firenze. Al Teatro Niccolini "Sotto una gran piova d'acqua... Corriere Della Sera P. 26 Volontari e social network i nuovi angeli del fango Corriere Dello Sport P. 10 RA I14 NOVEMBRE1966 uando allo stadio c'erano gli sfollati dall'alluvione Gazzetta Dello Sport P. 17 «NELL'INFERNO D'ACQUA LA MIA GARA PIÙ DURA» Luca Calamai 264 Giornale P. 11 Quando gli angeli del fango «inventarono» la solidarietà Luciano Gulli 266 Giornale P. 11 Il Vasari sommerso ora torna alla luce Daniela Fedi 267 Giornale Di Brescia P. 16 Firenze: 50 anni fa l'alluvione Bresciani fra gli angeli del fango Paolo Venturini 269 Giornale Di Brescia P. 16 Fra i volontari anche 10 seminaristi futuri vescovi come mons. Monari Il Dubbio P. 8 Nel fango di Firenze iniziò il sessantotto Lanfranco Caminiti 272 Il Fatto Quotidiano P. 4 Voragini, cantieri-trappola e Big Mac: così sfiorisce il Giglio Davide Vecchi 276 Il Fatto Quotidiano P. 5 A Firenze, tra i braccianti di Stato a 9 mila lire al mese Indro Montanelli 278 Messaggero P. 25 E l'Italia si mobilitò per salvare Firenze Fabio Isman 281 Qs Quotidiano Sportivo P. 7 «Montuori per l'alluvione regalò le sue medaglie» Roberto Davide Papini 283 Stampa P. 35 Gli angeli del fango 50 anni dopo Così l'alluvione cambiò l'ltalia" Pierangelo Sapegno 284 Tempo P. 8 Mezzo secolo dalla grande alluvione Trentino P. 5 L'alluvione di Firenze Storia dell'Italia fragile Vittorio Emiliani 288 La Piaggio salvata da angeli del fango con la tuta blu Andrea Lanini 290 Elena Iacoponi 293 Tirreno Pontedera Empoli P. V Tirreno Pontedera Empoli P. XVIII Alluvione del '66, ecco documenti storici e foto Maria Meini 246 260 261 Marco Cianca 262 263 271 287 Tirreno Grosseto P. X Domani il convegno del Rotary agli industri e un approfondimento su Radio1 Rai 294 Tirreno Grosseto P. X Monumento a Santi Quadalti Il progetto e le sue ragioni 295 Indice Rassegna Stampa Pagina V Teatro istituti i per i 50 dell'alluvione Dopo l ' esperienza di City Dreams insieme a insegnanti e allievi di classi delle scuole secondarie inferiori e superiori di Empoli , Giallo Mare Minima) Teatro ha deciso di riproporre il progetto , stavolta il nome è River dreams, volgendo l'attenzione ad un importante evento che ha luogo nel novembre 2016: il 500 anniversario dell'alluvione di Firenze. Questa nuova proposta si basa sull 'idea che il teatro abbia l 'opportunità di contribuire all'educazione, alla conoscenza ed a una nuova relazione con l'ambiente. Nella speranza che esperienze di relazione vissute negli spazi portino gradualmente i ragazzi ad avvicinare le vie, i vicoli, i giardini , i parchi del proprio paese. E questo avvenga con una "cura" che appartiene a ciò che è avvertito come prezioso , avvalorato e reso ancora meno distante dalla trasmissione di memorie, racconti , narrazioni legati a quei luoghi ea quegli elementi. River dreams si terrà a Empoli sabato 5 novembre dalle 15.30: gli spettatori saranno condotti dalle guide teatrali a compiere un itinerario nella città in cui incontreranno i diversi gruppi che hanno partecipato al percorso di creazione del teatrekking. I luoghi delle performance sono il Mu.Ve (Museo del vetro); poi anche via delle Murina e piazza Matteotti, i gruppi non potranno essere superiori a cinquanta unità, ogni spettacolo ha una durata di 30 minuti. S[ndcnli-, iqili in niu( dcaIi aacn(i cri Alluvioni in Toscana Pagina 1 Il4 norerbre nel 5a1one dei ('inquecerilo saranno ricci/ali dalle aulorita insterne a tinti quelli che si mobilitarono. Erano uri gruppo di bovscoul C'erano anche nove cas CASTIGLION FIORENTINO "Quel 4 Novembre del 1966, a Firenze, il fiume Amo, gonfio di acqua scura e fangosa tracimò e inondò la città travolgendo tutto ciò che trovava sul proprio caminino. Quando le acque defluirono restò solo la distruzione." (dal libro L'alluvione di Firenze 1966) Sono passati cinquanta anni da quella spaventosa e terribile alluvione che ha colpito Firenze, l'Italia e il mondo della cultura mondiale. Ma quei giorni drammatici raccontano anche la storia di tanti giovani, eroi senza medaglie, che si sono sporcati di fango per salvare Firenze e il suo Alluvioni in Toscana mesi tra gli Angeli del Fango popolo, le sue opere dalla furia, dell' acqua. Gli Angeli del Fango saranno ricevuti il prossimo 4 novembre a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, tra questi anche 9 castiglionesi, Maria Letizia Ricci, Gabriele Butini, Roberto Seccï, Aldo Cencini, Vinicio Aretini, Lucio Casagni, Oliviero Bernardini, Mauro Pellegrini, Roberto Peruzzi e Franco Landini. I "ragazzi", all'epoca avevano un'età compresa tra, i 17 e i 20 anni, facevano parte della sezione castiglionese dei boy scout d'Italia e aderirono all' accorata richiesta d'aiuto dei fiorentini. "Restammo a Firenze fino al 26 no- vembre, la nostra occupazione andava tra spalare il fango e mettere in sicurezza i libri della biblioteca nazionale e la distribuzione dei viveri" raccontano gli "Angeli del Fango" castiglionesi. "Quella degli Angeli del Fango fu una mobilitazione spontanea di tantissimi giovani, tra questi anche alcuni castiglionesi. Anche oggi la solidarietà dei nostri concittadini è grande. Un ringraziamento a chiunque nel passato, presente o futuro ha messo, mette e metterà a di sposizione il proprio tempo e le proprie risorse a favore dei più bisognosi" dice il sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli. Pagina 2 Castel San Niccolò ha reso omaggio alla prima vittima della calamità Era là per lavoro: una frana, l'incidente e il corpo finì nel Mugnone Inghio ito dall'alluvione Brivido di commozione dopo 50 anni per M 0 CASTEL SAN NICCOLO' Un brivido di commozione ha accompagnato la cerimonia per ricordare Mario Maggi, che a mezzo secolo di distanza dall'alluvione del 1966 è stato riconosciuto come la prima vittima di quel disastro. L'eccezionale scoperta si deve a due giornalisti, Franco Mariani e Mattia Lattanzi, autori del libro "Firenze 1966-l'Alluvione", edizioni Giunti. L'opera ha portato alla luce, dopo mezzo secolo, che la prima vittima dell'Alluvione di Firenze del 1966 fu un cittadino del Comune di Castel San Niccolò, Mario Maggi appunto, morto alle prime ore di quel tragico 4 novembre mentre si trovava per lavoro in via Bolognese. Ieri mattina alle 12 si è svolta la cerimonia ufficiale del Comune di Castel San Niccolò sulla tomba, alla presenza di autorità, familiari e cittadini. L'ufficialità è stata solennemente sancita dalla presenza di due Carabinieri in alta uniforme. Alluvioni in Toscana Le ricerche sono partite 5 anni fa, quando Lina Maggi, figlia di Mario, si è rivolta all' Associazione Firenze Promuove, che da 20 anni cura le cerimonie annuali dell'alluvione di Firenze, e al suo presidente, Franco Mariani, per chiedere aiuto e per sapere come era morto suo padre quel maledetto giorno. Mario Maggi aveva 44 anni e lavorava con una impresa edile a Pratolino; lui e un suo collega dovevano rientrare in Casentino la sera del 3, ma vista l'impetuosità delle piogge rimandarono il rientro. In via Bolognese per una frana il camion perse il controllo e cappottò sottostrada; pare che l'autista sia rimasto nella cabina, mentre Mario Maggi venne sbalzato fuori, moren- do sul colpo, ma il corpo finì nel Mugnone. Fu ritrovato dopo diversi giorni in un obitorio di un ospedale fiorentino. Le ricerche dei giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanti hanno portato a scoprire che sul posto intervenne una pattuglia della Polizia Municipale con tre vigili, di cui uno solo è ancora in vita, che intervenne anche la Misericordia di Firenze, che il suo corpo cadde nel fiume Mugnone, che la Procura apri un fascicolo - ad oggi misteriosamente sparito - e che di fatto Mario Maggi è in assoluto la prima vittima dell'alluvione; tuttavia il suo nome non compare nell'elenco ufficiale steso dalla Prefettura di Firenze. Forte la commozione che si è avvertita ieri mattina al Cimitero di Castel San Niccolò, dove davanti alla tomba di Mario Maggi e alla figlia Lina si sono stretti il Sindaco di Castel San Niccolò, Paolo Agostini e il Presidente di Firenze Promuove Franco Mariani, che ha fatto luce sulla tragedia. Pagina 3 Mezzo secolo dopo Dalla voglia di verità della figlia, dopo mezzo secolo si è scoperto che Mario Maggi fu la prima vittima dell'alluvione Alluvioni in Toscana Pagina 4 Dal mondo a Firenze, per parlare disastri naturali Al via domani l'incontro tra sindaci «Unity in Diversity», al centro la tutela del territorio Palazzo Vecchio Torna l'appuntamento dei sindaci del mondo a Firenze e quest'anno l'incontro «Unity in Diversity» è dedicato alla «resilienza» delle città, alla prevenzione del rischio e alle cause dei disastri naturali. Con l'obiettivo di tutelare il patrimonio culturale, materiale e immateriale e di varare la Carta di Firenze 2oi6, una base di partenza per le città «che vorranno intraprendere azioni in grado di sventare alluvioni e esondazioni». La scelta del tema è stata determinata dalla coincidenza con il cinquantenario dell'alluvione del convegno «Unity in Diversity» che si terrà a Palazzo Vecchio, da domani al 2 al 4 novembre, e che è stato presentato ieri dall'assessore alla cooperazione e relazioni internazionali Nicoletta Mantovani, presenti rappresentanti di Sky, sponsor tecnico dell'evento, del Museo del Novecento, della New York University e di Friends of Florence, presieduti da Simonetta Brandolini d'Adda. «È importante che ci sia un'occasione di confronto fra le diverse città, dove i governi locali svolgono sempre più un ruolo predominante nella soluzione dei problemi - ha detto Mantovani - La seconda edizione di Unity in Diversity ha questo obiettivo, dare la possibilità a tutti i sindaci del mondo partecipanti l'evento di confrontarsi fra loro e con i massimi esperti scientifici internazionali di catastrofi naturali, zioni rispetto al cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile, con l'utilizzo di metodologie d'avanguardia». Il programma del summit è condotto in collaborazione con le agenzie Onu tra cui Un-Habitat e Unesco, la Kofi Annan Foundation e il Robert F.Kennedy Center for Human Rights e un focus sulla protezione dei patrimonio culturale, curato da New York University e Friends of Florence, si terrà il 3 novembre. «Abbiamo programmato una serie di eventi per ricordare con tutta la città il 4 novembre - ha aggiunto l'assessore Mantovani - Al Museo del Novecento "Beyond Borders", mostra che raccoglie una selezione di opere d'arte donate 5o anni alla città di Firenze da artisti stranieri e italiani come omaggio a sostegno della città in un momento difficile». Tra gli eventi la consegna domani del Fiorino d'Oro a Jane Fortune, presidente e fondatrice della Advancing Women Artist Foundation, attiva nella conservazione e il restauro delle opere create dalle donne in città. R.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nicoletta Mantovani Brandolini D'Adda Alluvioni in Toscana Pagina 5 1966-2016 L'altra alluvione, nella Piana Una linea scura vece -nuovo I14 novembre a Sesto, Campi, Signa: sott'acqua andò quel che restava del mondo contadino Il cammello Canapone lo trovarono morto il giorno dopo, il 5 novembre 1966. L'ospite più famoso del Piccolo zoo delle Cascine, il più amato dai bambini dell'epoca, non sopravvisse all'esondazione del Mugnone. Ma è rimasto nella storia e, ora che si avvicina il cinquantesimo anniversario dell'Alluvione, su Facebook c'è chi propone di dedicargli una statua. In quegli stessi giorni del `66 a Signa, sulla strada che porta a Comeana, furono seppellite 8oo carcasse di animali. Erano mucche, maiali, polli, i tesori degli ultimi allevatori e contadini della Piana. «Alcuni, ed era lo spettacolo forse più penoso, vagavano per il paese con lo sguardo nel vuoto: il bilancio della loro vita era affondato nell'acqua melmosa dell'Arno e del Bisenzio. Non avevano più niente», hanno raccontato Leonardo Cavalensi e Mario Paoli nel loro libro In quel de' Renai, e oltre (Pagnini editore, 2005). È l'altra Alluvione. L'acqua era la stessa, ma non invase i palazzi di Firenze bensì i campi, le ultime case coloniche e le città in rapida espansione nella Piana. Un racconto di quei giorni nella pianura tra Scandicci e Quaracchi, tra Sesto e San Donnino, si trova nella mostra ospitata fino alla fine di novembre al secondo piano dell'aeroporto Amerigo Vespucci e intitolata appunto «L'alluvione della Piana». Organizzata da Toscana Aeroporti Alluvioni in Toscana grazie al materiale messo a disposizione dal comitato organizzatore per i 5o anni dell'Alluvione, dai Comuni di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino, dal Quartiere 5 di Firenze e dall'Istituto di Scienze Militari Aeronautiche, la mostra raccoglie foto, video e documenti ufficiali dell'epoca. Come il verbale del consiglio comunale di Sesto del 6 novembre. All'alba di due giorni prima, spiega Il sindaco comunista Ciro Del Grazia all'assemblea, «anche se già conoscevamo le difficoltà in cui si trovava Firenze e alcuni altri Comuni vicini, noi pensavamo fino dalle prime ore che le nostre fossero limitate alle solite difficoltà». Pioveva, pioveva e pioveva, ma tutti si aspettavano i canoni 5o centimetri d'acqua ed erano pronti a usare le armi di sempre: cateratte, secchi e scopettoni. D'altronde nella Piana ci erano abituati da qualche migliaia di anni, da quando il lago che copriva l'area si era ritirato lasciando qua e là paludi, specchi e corsi d'acqua che ogni tanto s'ingrossavano fino a tracimare. Da tempo l'acqua aveva lasciato il segno perfino nella toponomastica (via del Pantano, via del Ranocchietto) e non era soltanto un flagello, ma anche una fonte di vita. Per l'agricoltura e non solo. «La domenica mattina la mamma ci diceva: "Bambini andate a pigliare due ranocchietti o due pesci ni' fiume! E ve li friggo a mezzogiorno!". Via, noi con la forchetta s'andava a pigliare i ghiozzi e i ranocchi e si pulivano tutti per bene e ci faceva queste fritture...», raccontarono anni dopo ex mezzadri e figli di mezzadri sestesi (Così ci siamo trovati a questo mondo. Trenta storie di vita contadina, Polistampa, 2002). Ma quella mattina del `66 è tutto diverso. A Quinto Basso, un quartiere di Sesto che solitamente non andava sott'acqua, tutte le strade sono allagate. Preoccupati, i tecnici del Comune si spingono più a valle, fino all'allora «campo d'aviazione del Termine» e si rendono conto del disastro. Che altrove è già arrivato da qualche ora. Intorno alle 4.30 del mattino sono già esondati i torrenti Vingone, Rimaggio, Guardiana, mandando sott'acqua Lastra e alcune zone di Scandicci. Stessa cosa l'ha fatta il Bisenzio a San Mauro a Signa e nella parte meridionale di Campi. E poi Lecore, Sant'Angelo a Lecore, San Giorgio a Colonica. Quaracchi, Peretola, Brozzi. Alle 1o San Donnino è sommersa: l'acqua supera i 5 metri. A San Piero a Ponti 4 metri. Si ferma a 2 metri e 3o a San Martino, la «piccola Russia» di Campi Bisenzio. (Il soprannome non è dovuto alle condizioni climatiche, ma alla fortissima presenza comunista e socialista, che si farà sentire anche in quel novembre `66: a Campi il Pci istituisce subito un comitato per aiutare gli sfollati. «Tornai a casa dopo una settimana», racconterà Remo Romolini detto i' sovietico, allora segretario della Fgci campigiana e volontario nel comitato d'emergenza). I parroci della Piana si mettono a suonare le campane a martello per avvertire la popolazione. In alcuni casi è troppo tardi. All'Osmannoro perdono la vita due bambini: Leonardo Sottile, tre anni e mezzo, muore per l'esplosione di una bombola di gas in casa sua; la forza dell'acqua strappa Marina Ripari, tre anni, dalle braccia di suo padre. E a Campi ci sarà un'altra vittima. Nel bel mezzo di Padule, a Sesto, c'è una casa isolata dove vive una famiglia di 11 persone, tra cui molti ragazzini: i soccorritori riescono a trarre tutti in salvo calandosi dalla Firenze-Mare e resistendo all'acqua che arriva all'altezza della vita. Da Sesto vedono passare le colonne dei militari diretti verso Firenze. «Si pensava che per lo meno uno ci fosse anche per Sesto», spiega il sindaco Del Grazia ai consiglieri comunali due giorni dopo. E Comune chiede che uno di quei mezzi anfibi sia dirottato su Sesto, ma non ottiene risposta. Allora i sestesi tentano direttamente di fermare i soccorritori in marcia verso Firenze: «Quando si fermavano ci veniva risposto che gli ordini erano ordini e dovevano proseguire», racconta il primo cittadino. «Solamente dopo ripetuti interventi e dram- Pagina 6 matizzando la situazione, così come del resto era, si riuscì a ottenere, all'incirca verso la mezzanotte, che una parte della colonna della polizia di Padova potesse essere dirottata verso Sesto con alcuni mezzi anfibi». L tardi. Il centro di Sesto e quello di Campi sono sostanzialmente salvi, a San Donnino gli allevatori hanno salvato le mucche portandole al primo piano della Casa del Popolo. Ma a molti è andata peggio: i campi dei Renai sembrano «un'immensa palude piatta e grigia» da cui spuntano i tetti delle case coloniche. Se a Firenze l'Alluvione ha rappresentato l'ultimo colpo alle botteghe storiche, molte delle quali non si risollevarono più dopo l'ondata di fango e nafta, si può dire che nella Piana il 4 novembre `66 è andato sott'acqua quel che restava della civiltà contadina. Da tempo i figli dei mezzadri avevano scelto la fabbrica e in alcune case questo passaggio d'epoca veniva vissuto ogni mattina, con i genitori e i fratelli maggiori che si svegliavano per andare nel campi mentre i fratelli più giovani si preparavano la gavetta per la pausa pranzo. E l'Altra Alluvione non fermerà lo sviluppo della Piana: dal `61 al `71 Sesto cresce da 22.500 a 42.000 abitanti, Scandicci da 18.ooo a 47.000. Qualche casa colonica resta abitata per alcuni anni ancora, poi diventerà un rudere. Oppure sarà completamente ristrutturata per essere la nuova casa dei fiorentini in fuga dall a città. Paolo Ceccarelli (d PIPRfIf?I 17V1NF PKFPVATA M Iniziative Oggi alle 10.30 in via Villamagna la commemorazione di Carlo Maggiorelli, operaio dell'acquedotto che morì la notte dei 4 novembre'66: rimase al suo posto nonostante il pericolo incombente Oggi alle 19 l'inaugurazione della mostra «Alluvione in San Niccolò», al circolo di via San Niccolò In tv: oggi alle 12.25 su Rai3 il Tgr della Toscana trasmetterà uno speciale di 50 minuti a diffusione nazionale Domani alle 23.30 su Rail la trasmissione di Bruno Vespa Porta a porta ripercorrerà la storia dell'Alluvione giorni con filmati e testimonianze 4 novembre 1966: a Sant'Angelo a Lecore, dove l'acqua raggiunse i 4, 20 metri. Sopra, l'arcivescovo di Firenze Ermenegildo Florit visita le popolazioni colpite dall'alluvione su un mezzo anfibio dell'esercito (foto dalla mostra «L'alluvione della Piana») In una mostra all'aeroporto di Peretola foto e documenti dell'epoca: «Si pensava che fosse il solito allagamento...» Alluvioni in Toscana Pagina 7 ,v sb> La memoria nei libri e fihn a colori Apre oggi e andrà avanti fino al 1,3 novembre «Alfabeti sommersi», l'iniziativa organizzata da Mus.e nella Sala d'Arene di Palazzo Vecchio. Ad un docufilm con immagini inedite e a colori sull'alluvione, girate da Beppe Fantacci, si affiancherà una mostra di arte contemporanea: saranno esposte le opere di Emilio Isgrò e Anselm Kiefer, che hanno fatto della riflessione sui libri (oggetto-simbolo dell'alluvione fiorentina) il centro della loro esperienza artistica. Ingresso gratuito. © RIPRODUZIONE RISERVATA, Alluvioni in Toscana Pagina 8 TARICOST UZI®NE CHE FUNZIONO di Alessandro Petretto a ricostruzione economica di Firenze dopo l'alluvione del 1966 fu un successo, se pur a scoppio ritardato se vogliamo, perché cominciò a decollare nel 1968-69. Fu un misto di intervento pubblico, con il sostegno statale al Comune di Firenze per portare aiuto alle famiglie, e privato, con un ruolo del sistema bancario molto incisivo dal lato dei finanziamenti alla ricostruzione soprattutto dei negozi alluvionati e dei macchinari delle fabbriche artigiane, e delle grandi case automobilistiche che colsero l'occasione per rinnovare il parco automobili dei fiorentini, con un grande effetto di fidelizzazione della clientela. L'economia fiorentina non era così florida all'atto della tragedia, sotto stress a causa della prima crisi congiunturale del nostro Paese, originata dalla successione di eventi inflazione - stretta monetariarecessione, fino ad allora ignota. In controtendenza rispetto ad altre parti del Paese, Firenze, con la massiccia iniezione di credito a costo quasi nullo decollò . Ovunque, non solo nel centro della città, si coglieva visivamente queste effetto con una teoria di negozi nuovi fiammanti . Non tutto andò nel verso giusto nella distribuzione dei benefici a fronte dei danni patiti, ma sotto il profilo macroeconomico si ebbe un balzo di Pil locale significativo . D'altra parte, sempre sotto questo aspetto , le ricostruzioni da eventi calamitosi, se ben fatte , sono un volano per l'economia locale. E questo dovrebbe in qualche modo sollevare gli animi dopo la tragedia del terremoto di questi giorni. Certo, nel 1966, il contesto era totalmente diverso: le economie non erano ancora globalizzate, i mercati finanziari liberalizzati e la Banca d'Italia non era indipendente dal governo e poté sostenere l'espansione monetaria per finanziare l'intervento su Firenze . Per uno dei paradossi della scienza economica, che contribuiscono alla sua impopolarità , queste stesse circostanze favorevoli per Firenze avrebbero poi contribuito al grande balzo del debito pubblico italiano , problema iniziato dopo circa un decennio , e che più di ogni altro ora ci attanaglia. Oggi il quadro è profondamente mutato, e direi in linea generale in meglio, ma la ricostruzione dell'Italia centrale colpita dal terremoto potrà avvenire solo se sarà l'Unione Europea a determinare le condizioni per renderla possibile. Al di là delle perdite del tessuto artistico e culturale, beni pubblici autenticamente europei, anche la ripresa economica di quelle terre è una questione europea, così come lo fu la ricostruzione di Firenze. conti nua a pagina 2 Alluvioni in Toscana Pagina 9 Q Datt':1rnw a tiorc•ia RICOSTRUZIONE CHI•;1 l \'.IO\O SEGUE DALLA PRIMA Sc l'Ce avesse un bilancio federale degno di questo nome, che cioè non fosse meno dell'i.3', del Pil e disponesse di strumenti diretti, sarebbe l'occasione per un grande intervento finanziato in debito europeo e non solo italiano. Ciò eviterebbe la poco nobile guerra delle percentuali di deficit su Pii che temo caratterizzeranno le prossime settimane e che suoneranno fortemente sgradevoli per le popolazioni di questa parte dell'Europa, non solo Italia. così tragicamente colpite. Alessandro Petretto •"'•C'Xi?C ."d5'dVt.'!i Alluvioni in Toscana Pagina 10 do un'interminabile cascata di pioggia inondò le strade di Poggibonsi e di mezza Toscana". In mostraci saranno circaduecento foto originali, che hanno immortalato quegli attimi di terrore curata - racconta una pagina inde- e di sgomento e che, più in generalebile del nostro passato, ancora le, sono dedicate all'acqua come viva e profonda per molti, ignota elemento intrinsecamente legato per altri. Un'occasione per scopri- alla vita di una comunità. "El'ac re un pezzo di storia attraverso un qua il tema portante della mostra vasto ed inedito repertorio foto- - dice l'Astop - che vuole essere grafico che illustra a tinte fosche anche un viaggio nella vitalità, nelma anche luminose i giorni di un l'allegria che traspare ancora conlontano novembre del 1966 quan- tagiosa a 50 annidi distanza". Un 'occasione per scoprire o riscoprire un pezzo di storia Una mostra fotografica per ricordare i 50 anni di quel lontano e indelebile 4 novembre del 1966 POGGIBONSI "Ne è passata d'acqua sotto i ponti". Questo il titolo della mostra che dal 5 al 13 novembre sarà allestita presso la Sala Quadri del Comune per ricordare il 50' anniversario del 4 novembre del'66. "La mostra - spiega l'associazione storica poggibonsese che l'ha ll ponte sul fiume Elsa Un 'immagine risalente agli anni "30 Alluvioni in Toscana Pagina 11 Si CHIAMA «L'ARNO STRARIPAA FIRENZE» E Si TERRA NELL'AUDITORIUM DEL NOSTRO GIORNALE IN VIA PAOLIERI A FIRENZE, IN CUI Si DOCUMENTERA DI COME AVVENNE IL DISASTRO E COME FU RACCONTATO ll ione, q an 1 o cv u r o lo Ogg i in regalo con La Nazione di ANGELA BALDI EVENTO epocale, quello dell'alluvione del '66, ancora oggi ben impresso nella mente di chi l'ha vissuto, nelle storie e negli aneddoti su quelle tragiche ore. Come quando Gino Bartali in persona chiamò l'amico aretino appassionato di sport e ciclismo, Ivo Faltoni, per portare soccorso ai fioretini in diccoltà. «Il giorno dopo l'alluvione, verso l'ora di pranzo, suonò il mio telefono di casa: era Gino Bartali - ricorda Faltoni - «Ti chiamo dall'ufficio dei Carabinieri. Solo tu puoi aiutarmi in questo terribile momento. Abbiamo bisogno di acqua potabile e pane per i disabili e anziani della Casa di Riposo «Montedomini», dove tu, ogni anno sei presente alla festa portando omaggi sportivi»». E non ci pensò due volte Ivo ad andare in soccosrso dell'amico Banali, il ciclista sapeva infatti che Faltoni aveva un grande furgone per trasportare mobili ed elettrodomestici per la sua azienda. «PENSAI di rivolgermi al Comando dei Carabinieri di Terontola - ricorda Faltoni - spiegai il fatto e presto partimmo col mio furgone a fare il pieno di gasolio, poi a comprare una ventina di taniche di plastica da 20 litri, quindi ai forni per il pane sia a Terontola che nei paesi limitrofi: Camucia, Cortona, Castiglion Fiorentino, Borghetto, Tuoro, Castiglio- Alluvioni in Toscana terza pag ina storica del 1966 ne del Lago. I fornai accolsero con piacere la richiesta di collaborazione e dissero di ripassare in tarda serata per ritirare il pane. Così ripassammo a ritirare molte pagnotte di pane e, tramite un amico di Castiglion Fiorentino, andammo al Pastificio Fabianelli dove il titolare fu molto generoso e ci dette molta pasta assortita. Mi richiamò Bartali e gli dissi che il carico era pronto. Lui spiegò che all'arrivo alla periferia di Firenze avrei trovato i Vigili Urbani e i Carabinieri che ci avrebbero accompagnato fino all'Istituto Montedomini per strade con poca acqua che loro già conoscevano. E così avvenne la mattina e anche il giorno successivo, dopo aver rifatto un altro carico di acqua e pane». Storie di alluvione come quelle che saranno raccolte nella mostra «L'Arno straripa a Firenze» che si terrà nell'auditorium del nostro giornale in via Paolieri a Firenze, in cui si documenterà di come La Nazione seppe raccontare la tragedia. VERRANNO esposte le pagine dell'epoca, insieme a foto e filmati inediti custoditi nei nostri archivi. In più verrà proiettato un documentario che ricorderà di quei giorni vissuti dentro al giornale. L'ingresso sarà libero. Il 4 novembre di cinquant'anni fa l'Arno uscì infatti dal suo corso, vincendo le resistenze create dall'uomo e allagando il centro di Firenze. La più terribile catastrofe del secolo. Per coltivarne la memoria e ricordare come La Nazione sia stata in quei momenti la voce più autorevole nel raccontare al mondo ciò che stava succedendo a Firenze e nel resto della Toscana, questo giornale sta lanciando una serie di iniziative per i suoi lettori. La prima è partita sabato scorso, quando i lettori hanno trovato in omaggio col giornale la riproduzione storica della prima pagina del 4 novembre del 1966. Il giorno successivo domenica in omaggio col giornale i lettori hanno trovato la pagina del 6 novembre del 1966 dove si raccontavano i momenti drammatici che la città stava vivendo. Altre due pagine storiche verranno regalate con i giornali in edicola oggi e domani. La grande piena dell'Arno causò gravi danni anche in provincia di Arezzo, nelle vallate di Casentino e Valdarno. Pagina 12 IL CA MP/2,C a II grande ciclista Gino Bartali durante le tragiche ore dell'alluvione chiamo l 'amico aretino per chiedere aiuto Alluvioni in Toscana Pagina 13 ECCO TUTTI I NOMI Nove « &,1 del fango» della cíttà e alle c celebrazíoní 1 Palazzo Vecchío MARIA LETIZIA Ricci, Gabriele Butini, Roberto Secci, Aldo Cencini, Vinicio Aretini, Lucio Casagni, Oliviero Bernardini, Mauro Pellegrini, Roberto Peruzzi e Franco Dandini . Sono i nove «angeli del fango» di Castiglion Fiorentino che parteciperanno a Palazzo Vecchio alle celebrazioni dei 60 anni dell'alluvione di Firenze. Il Comune di Castiglion Fiorentino mette nero su bianco con orgoglio i nomi dei nove boy scout, al tempo avevano fra i 17 e 20 anni, che aderirono alle richieste d'aiuto dei fiorentini. «Restammo a Firenze fino al 26 novembre, la nostra occupazione andava tra spalare il fango e mette- Alluvioni in Toscana re in sicurezza i libri della biblioteca nazionale e la distribuzione dei viveri», raccontano . «Quella degli `angeli del fango' fu una mobilitazione spontanea di tantissimi giovani, tra questi anche alcuni castiglionesi - afferma il sindaco Mario Agnelli - Allora come oggi la solidarietà dei nostri concittadini è grande, un ringraziamento a tutti chi nel passato, presente o futuro metterà a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse dei più bisognosi». Il gruppo, insieme a tutti gli angeli del fango, sarà ricevuto il prossimo 4 novembre a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento. M.P. Pagina 14 I «ALCUNI GIORNI DOPO LA PIENA, ANDANDO LUNGO L'ARNO, L'ERBA DELL'ARGINE PRATICAMENTE NON Si VEDEVA PERCHE ERA RICOPERTA DI OGNI GENERE EDI COSE PORTATE VIA DALLE ABITAZIONI» b tto ru e I `c i dell'alluvione .i Loredana di BRUNO BERTI «RICORDO la paura, tanta, di quei giorni del 1966, anche se da noi, a Fibbiana, l'acqua non arrivò». Loredana Polidori, attualmente segretaria dello Spi-Cgil di Empoli, allora era una ragazzina che andava alle magistrali e che in quei primi giorni di novembre, come quasi tutti gli studenti, non era andata a scuola per effetto dell'accavallarsi di festività (allora se ne osservavano un po' di più di quanto non si faccia oggi). «GIÀ in televisione - riprende Polidori sul filo dei ricordi - si erano viste immagini inquietanti dell'Arno che saliva, trascinando con sé tronchi anche imponenti, e che sembrava non volersi fermare, come accadde, nel suo cammino verso le strade delle città. La mattina del 4, quando mi sono svegliata, c'erano già le notizie dell'allagamento a Montelupo, avvenuto verso le 5 del mattino per effetto della Pesa che, non riuscendo a `entrare' nell'Arno, si era riversata in città. Per me fu strano, visto che davanti casa di acqua non ce n'era. Ricordo che con mio padre siamo andati verso il centro con la nostra Fiat 500 verde. Passammo dalla statale e poi il babbo si diresse verso il centro (allora non c'erano rotonde e quant'altro, n.d.r.) e arrivammo alla strada che portava al manicomio. Lì ci fecero la- Alluvioni in Toscana i , CLI li sciare l'auto perché si poteva proseguire solo a piedi. E subito dopo la curva dei macelli, più o meno dove adesso c'è la scuola di ceramica, dove la strada scende, vidi soltanto un lago di acqua marrone da cui spuntavano le case più alte e i tetti. Per me fu uno spettacolo grandioso e terribile. L'acqua aveva raggiunto i 4 metri di altezza. Quella visione mi colpì profondamente, dandomi fino in oltre 300 metri di distanza si sentiva il rumore della corrente dell'Arno infuriato tondo il senso del dramma che stava attraversando la mia città». I ricordi di quella mattina vissuta da Polidori continuano. «Si sentiva distintamente il rumore dell'Arno che scorreva impetuoso a circa 300 metri di distanza in linea d'aria. E quel suono faceva paura. La ferrovia era praticamente coperta dall'acqua: i treni, ovviamente, non passavano». Quando tornò a casa, per la ragazzina di allora, oltre al senso della tragedia che stava vivendo insieme a migliaia di toscani, c'era anche la m o ; segretaria dello i- il consapevolezza di un isolamento, quanto meno dalle direttrici importanti, sia con la statale, bloccata (allora della superstrada non era stata posta neppure la metaforica prima pietra), sia con il treno. Intanto, a casa, sulla Rai vedeva, come chiunque disponesse del televisore, il tragico racconto su scala più ampia dell'alluvione e dei danni infiniti che aveva provocato, sia a Firenze che in altre città. IN PIU, arrivavano le notizie sui morti che si erano registrati a Montelupo. Orfea Casini, 68 anni, era scomparsa travolta dalla corrente dopo essere caduta durante il salvataggio in elicottero. Giovanni Chiarugi, 68 anni, il fornaio del paese, era annegato mentre su viale Umberto I si recava all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario per portare il pane. «Per qualche giorno niente scuola: non era pensabile di poter arrivare fino a Empoli: il bus che di solito usavo aveva sospeso il servizio. Poi, qualche giorno dopo, alle magistrali mi portava il babbo. Nei giorni successivi alla piena mi capitava di andare, con gli amici, a vedere l'Arno da La Torre. Il fiume continuava a trasportare oggetti casalinghi di ogni genere, frigoriferi compresi, che venivano da chissà dove. Sull'argine praticamente l'erba non si vedeva: era ricoperta da pezzi di stoffa, mobili e da quelle piccole cose di uso quotidiano che avevano fatto parte della vita di qualcuno». Pagina 15 Sopra il ponte sull'Arno tra Empoli e Sovigliana lesionato dalla piena. Per molto tempo fu usato un ponte di barche, a valle, più o meno dove adesso c'è quello di Avane, allestito dai militari del Genio . Accanto i soccorsi prestati anche con l'uso di un motoscafo messo a disposizione da un cittadino Anche le linee ferroviarie pagarono un pesante tributo alla furia delle acque . Operai e tecnici ai lavoro per ripristinare il transito dei treni Alluvioni in Toscana Pagina 16 Le foto dì allora alla Vela Hack SARÀ INAUGURATA venerdì alle 17.30, alla Vela Margherita Hack di Avane, la mostra fotografica intitolata «Empoli. I giorni dell'Alluvione. Cinquant'anni dal 1966». Quella di Avane fu una tra le zone maggiormente colpite dall'alluvione, insieme alle frazioni di Santa Maria, Pagnana, Riottoli, Marcignana, Ponte a Elsa e Brusciana. La mostra resterà visitabile fino a domenica 13, in orario 17-19,30, per poi diventare itinerante: coinvolgerà anche la scuola secondaria di primo grado «Busoni-Vanghetti» e i circoli Arci che ne faranno richiesta. Le foto, disposte su dodici pannelli, rappresentano le varie località invase dall'acqua e dal fango, i mezzi di soccorso, le fabbriche e le abitazioni danneggiate e poi ripulite. Alcuni pannelli saranno accompagnati da una raccolta di foto originali e da una serie di manifesti affissi all'epoca dal Comune per gestire l'emergenza e le difficoltà della ripresa. Una seconda sezione della mostra è dedicata all'Arno, alla sua storia, alle alluvioni che nel tempo si sono verificate e ai danni della piena nel centro di Firenze. Y.C. Alluvioni in Toscana Pagina 17 U c: /% f e ew1 0 • l a ve DARE ai sindaci del mondo intero la possibilità di confrontarsi fra loro e con i massimi esperti scientifici internazionali e alti rappresentanti Onu, sulle politiche legate alla resilienza delle città di fronte alle catastrofi naturali. Questo il terna su cui si concentrerà `Unity in diversity', la conferenza internazionale in programma da domani a venerdì nel Salone dei Cinquecento. Ricorrendo il 50° anniversario dell'alluvione, questa seconda edizione sarà dedicata alle città che quotidianamente devono affrontare problematiche legate alla convivenza con i corsi d'acqua, toccando vari temi come il cambiamento climatico, le risorse energetiche, la prevenzione del rischio, la salvaguardia del patrimonio e lo sviluppo urbano sostenibile, anche sulla base dell'utilizzo di metodologie innovative e nuove tecnologie. Per riflettere sulla tutela e la conservazione dei beni storico artistici a cinquant'anni dall'alluvione, New York University con la Fondazione Friends of Florence, da sempre in prima linea a fianco della città, giovedì hanno organizzato, col Comune, il convegno internazionale `La Protezione del patrimonio culturale nel mondo contemporaneo'. La due giorni del summit si concluderà i14 novembre, giorno in cui è atte- Alluvioni in Toscana ® rr t . l . in . lV rsi " . . . sara Mattarella CON VEGNO La due giorni presentata dall'assessore alla cooperazione e relazioni internazionali, Nicoletta Mantovani so il presidente Mattarella. «ABBIAMO programmato una serie di eventi per ricordare con tutta la città, con autorità nazionali e internazionali, i momenti terribili dell'alluvione del `66 - ha detto l'assessore alla cooperazione e relazioni internazionali, Nicoletta Mantovani -. Per questo abbiamo organizzato insieme al Museo del Novecento la mostra `Beyond Borders', che raccoglie una selezione di opere d'arte donate 50 anni fa al- la città, da artisti stranieri e italiani come omaggio a sostegno di quel difficile momento». Tra gli eventi, la consegna del Fiorino d'Oro a Jane Fortune, presidente e fondatrice della Advancing Women Artist Foundation che in questi anni tanto ha fatto per la conservazione e il restauro delle opere create dalle donne in città. La cerimonia domani nel corso della sessione pomeridiana dei lavori nel Salone dei Cinquecento. Maurizio Costanzo Pagina 18 LA PAGINA IN REGALO OGGI É QUELLA DATATA 7 NOVEMBRE 1966 CON IL RESOCONTO DELLA VISITA DEL PRESIDENTE SARAGAT NELLA CITTÀ ALLUVIONATA: MOLTE FURONO LE PROTESTE • _2P 1 1?! /m e rega o la p - r L t • _F -41 j, • • u.ttï uranae cartellone di iniziative. MENTRE OGGI La Nazione regala un'altra pagina storica (la terza uscita) del novembre del 1966, entrano nel vivo anche le iniziative della Regione per commemorare l'Alluvione di Firenze e, contemporaneamente, il disastro che in quegli stessi giorni del 1966 colpì varie zone della Toscana. A presentare il calendario degli eventi è stato, ieri, il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani. «Abbiamo voluto coordinare il lavoro della Regione con quello di Palazzo Vecchio e degli altri Comuni che ricorderanno l'Alluvione - ha spiegato -. Per questo il 4 novembre saremo presenti a tutti i vari momenti che caratterizzeranno il ricordo a Firenze: l'incontro del presidente Mattarella con gli Angeli del Fango, l'inaugurazione della mostra de La Nazione, unico giornale che con la cronaca locale di allora ci propone la sequenza di come la popolazione veniva informata e di quello che accadeva». La mostra «L'Arno straripa a Firenze» sarà inaugurata appunto il 4 novembre, nell'auditorium del nostro giornale, alla presenza del presidente della Repubblica, e sarà accessibile al pubblico dal giorno successivo alle 12, con ingresso libero. Dopo gli eventi del 4 novembre, la Regione sarà impegnata in prima persona nei due giorni successivi. «I15 e il 6 - ha proseguito Giani - saranno dedicati ai nostri appuntamenti. Nella prima data, a partire dalle 10, nella sala del Gonfalone di via Cavour, conferì- Alluvioni in Toscana -' cae ze e elfii e Mar se ne' ebbe una parola di conforto per ogni bottega, cittadino o centro artigiano. Ovunque si respirasse la desolazione portava anche lo spirito della rinascita». Sabato alle 10 i palazzi del Consiglio regionale diventano 'Palazzo del Peg aso' remo un'onorificenza in memoria di Piero Bargellini, l'uomo che caratterizzò il rapporto tra cittadini e istituzioni in quel momento . Il `Sindaco dell'Alluvio- NELL'AMBITO della stessa cerimonia un altro riconoscimento andrà al cantautore fiorentino Riccardo Marasco, recentemente scomparso. «Se ci fosse stata una hit parade a Firenze - ha ricordato Giani - la canzone `L'Alluvione' sarebbe stata a lungo in testa. Le sue parole sono entrate nella memoria di tutti i fiorentini, fissando quei momenti». Infine un premio andrà al professor Giorgio Federici, che ha coordinato numerosi eventi del cinquantesimo. Nella stessa giornata i palazzi del Consiglio regionale già Panciatichi-Covoni, saranno intitolati `Palazzo del Pegaso'. Il 6 novembre (ore 9.30, sala Gonfalone della Regione, sempre in via Cavour) s'inaugurerà la mostra «Le alluvioni in Toscana. La protezione civile e il volontariato di oggi». Infine, fino al 15 novembre è visibile la mostra «Le alluvioni di oggi nei disegni dei bambini» nell'auditorium del Consiglio Regionale. Lisa Ciardi Pagina 19 , ,- I 17ftÌ La quarta uscita detta nostra storia In dono col giornale CO RO unanime dei nostri lettori: la ripubblicazione delle pagine storiche dei giorni della grande alluvione è stata un'ottima idea per tramandare e far conoscere cosa avvenne a Firenze e il ruolo di primo piano de La Nazione. Domani in regalo la quarta uscita Giovedì i Libro di Luciano Bausí «ü giorno detta piena» Gratis col quotidiano COL GI ORNALE del 3 novembre La Nazione regalerà il libro «Il giorno della piena» scritto da Luciano Bausi, prima assessore con Bargellini poi sindaco dal'67, sui giorni dell'alluvione. Una testimonianza unica i chi visse con ruoli di responsabilità quelle drammatiche giornate Venerdì mostra atta presenza Mattaretta IL Capo dello Stato al giornale IL4 NOVEMBRE nell'auditorium del nostro giornale si aprirà, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la mostra «L'Arno straripa a Firenze». Apertura al pubblico dalle 12 di sabato con ingresso libero. Tutte le nostre iniziative sono realizzate con Publiacqua e Banca CR Firenze. Alluvioni in Toscana Pagina 20 TRASMISSIONI SU TUTTE LE RETI E DIRETTA DAL NICCOLINI Raï mobilitata: il programma della memoria A CINQUANT'ANNI dall'alluvione di Firenze la Rai ricorda l'anniversario con iniziative ad hoc. Su Rail, mercoledì 2 novembre la trasmissione "Porta a porta", in onda alle 23.30, celebrerà la ricorrenza con una puntata che ripercorrerà quei tragici giorni con filmati e testimonianze. Sempre su Rail venerdì 4 novembre, la trasmissione "Unomattina" dedicherà un approfondimento alla tragedia, mentre "Tvi", il settimanale del Tgl in onda alle 23.45, ospiterà un ampio servizio realizzato con immagini d'epoca provenienti dalle Teche Rai. Su Rai2 il ricordo dell'alluvione sarà affidato, venerdì 4 novembre, alla trasmissione "I Fatti Vostri" in onda alle 1 l; domenica 6 sarà invece "Sunday Tabloid", in onda alle 19.05, a riservare uno spazio al ricordo della drammatica esondazione dell'Ar- no. Su Rai3 martedì 1 novembre alle 12.25 la Tgr della Toscana trasmetterà uno speciale a diffusione nazionale della durata di circa 50 minuti. Sempre sulla terza rete, venerdì 4 novembre alle 13.10 la trasmissione "Il Tempo e la Storia" sa- de "La Grande Storia" sull'anniversario. Su Rai Storia venerdì 4 novembre dedicata all'anniversario la trasmissione "Il giorno e la storia" in onda alle 00.10 e in replica alle 08.30, 11.30, 14 e alle 20.30. Il giorno dopo, sabato 5 , la stessa trasmissione si trasforma nello speciale "Novembre 1966. I giorni del diluvio" in onda alle 21.30. Do mani alle 23.30 una puntata speciale SEMPRE venerdì, infine, dalle 20.30 su Radio3 in diretta dal Teatro Niccolini di Firenze la serata speciale "Sotto una gran piova d'acqua", una narrazione teatrale accostata a documenti d'archivio e a riflessioni con ospiti Giorgio Bonsanti, storico dell'arte e del restauro già direttore dell'Opificio delle Pietre Dure, Luca Bellingeri, direttore della Biblioteca Nazionale di Firenze, Zeffiro Ciuffoletti, storico, intervistati da Marino Sinibaldi, direttore di Radio3. con filmati e testi m onianze rà dedicata all'alluvione: Michela Ponzar e la storica Simonetta Soldani racconteranno la tragedia attraverso materiali inediti e testimoni diretti, dando voce anche alle migliaia di "angeli del fango". La puntata andrà in onda in replica alle 20.50 su Rai Storia. Alle 15.15 Speciale Zona piazza dei Ciompi sotto l'acqua (Archivio storico Fotocronache Germogli) Alluvioni in Toscana Pagina 21 ALLuvione'66: cerimonie per Le vittime i' piccoLe Sesto Fiorentino LE PI piccole vittime dell'alluvione di Firenze del 1966 furono due bambini di 3 anni, Leonardo Sottile e Marina Ripari, entrambi di Sesto e morti in zona Osmannoro. Su iniziativa dell'Associazione Firenze Promuove presieduta da Franco Mariani, i Comuni di Sesto e Firenze hanno reso loro omaggio partecipando, con i rispettivi gonfaloni, alle cerimonie. Alluvioni in Toscana Pagina 22 ' 'Sei fili SpettacoLo lteatro l i i Ricavato l lcit Alluvioni in Toscana F'L'ne TUTTI al Teatro Salesiani di Figline il 4 novembre per ricordare i 50 anni dell'alluvione, un'ora e mezzo di spettacolo scritto e diretto da Ugo Aglietti che ha per titolo «Sei figlinese se...» con il ricavato della serata destinato al Calcit. Sul palco ballerini, cantanti e attori. Pagina 23 ALLA SALA D'ARME DI PALAZZO VECCHIO FILMATI E OPERE D'ARTE . . Alfabeti so LA FURIA dell'acqua che irrompe nelle strade e travolge monumenti storici e cose di tutti i giorni. E poi il fango, cattivo e appiccicoso che inghiotte e impasta libri, dipinti, botteghe, arnesi da lavoro . A 50 anni dall'alluvione del '66 arrivano nuove immagini inedite dell'Arno che tracima dalle spallette, entra nelle case e nelle chiese, ribalta le macchine e trascina via senza rispetto la vita e la storia dei fiorentini. Sono le riprese di Beppe Fantacci, diventate un docufilm che prende fo rma sulle pareti della Sale d'Arme di Palazzo Vecchio, restituendo l'emozione di quell'abbraccio cattivo che l'Arno esercitò in quel lontano 4 novembre. L' iniziativa si chiama Alfabeti sommersi ed è promossa da Mus.e, che oltre al ricordo a la memona dell'alluvione proporre una riflessione artistica sul tema della memoria e del libro. Per questo accanto al docufilm di Fantacci, i critici d'arte Sergio Risaliti e Marco Bazzini hanno chiamato due grandi artisti contemporanei a dare il loro contributo attraverso le loro opere . Sono Emilio Isgrò e Anselm Kiefer, che hanno fatto della riflessione artistica e poetica sui libri - oggetto-simbolo dell'alluvione fiorentina - il centro della propria esperienza artistica. E MENTRE scorrono le immagini dell'alluvione, otto opere di Kiefer e Isgrò richiamano tutti all'emblema del libro : quello di piombo e sabbia dell'artista tedesco, quello delle "cancellature" del nostro connazionale . Isgrò, che nei giorni dell'alluvione fu a Firenze inviato dal Gazzettino Veneto come giornalista , ha creato anche un'opera omaggio a Cimabue e al suo crocifisso, icona del disastro artistico . Fantacci inoltre, il cui figlio Paolo ne ha scritto oggi la biografia, ebbe un ruolo importante nei giorni seguenti 1 alluvione : fu lui, nel 1966, a ideare un sistema di micro credito, il cosiddetto "fondo Alfa" garantito con risorse offerte da grandi società industriali e commerciali americane, che aiutò a risollevare nel modo più rapido ed efficace possibile le botteghe artigiane fiorentine. Alfabeti Sommersi sarà visitabile da oggi al 13 novembre, dalle 11 alle 19, ingresso libero. La mostra è stata realizzata con la collaborazione delle Gallerie Tornabuoni e Lia Rumma. Olga Mugnaini Emilio Isgrò con Casamonti della Galleria Tornabuoni Alluvioni in Toscana Pagina 24 PIA' L' i 1, LE FOTO IN REGALO PROVENGONO DALL'ARCHIVIO FRATELLI GORI E DA QUELLO DI GIACOMO APRILI n FINO ALL'8 DICEMBRE IN REGALO CON IL QUOTIDIANO 12 FOTOGRAFIE DELL'ALLUVIONE DEL 1966 cq ,,, ir,% ✓ a ua , vig ile f n al a a , o anche una donna incinta» s iv pï no í, de quo co Caciagli racconta qu e l g i om i drammati ci LE IMMAGINI della città e dei campi invasi da acqua e fango, e poi del laborioso ritorno alla normalità dopo l'alluvione del 4 novembre del 1966 sono un pezzo fondamentale della storia di Grosseto. Fino all'8 dicembre i nostri lettori riceveranno in regalo in edicola, in abbinamento con il quotidiano La Nazione, dodici straordinarie fotografie dell'epoca. Oggi, invece, sarà consegnato il contenitore per raccogliere questa nuova, emozionante collezione che racconta la Maremma. Le foto, molte delle quali inedite, saranno distribuite gratuitamente ogni martedì e ogni giovedì e provengono da due archivi importanti: l'Archivio Fratelli Gori e l'Archivio Giacomo Aprili. Da entrambi gli archivi, quindi, un contributo fondamentale per portare in edicola questo nuovo progetto che è stato poi possibile realizzare grazie all'aiuto di Acquedotto del Fiora, Consorzio Bonifica 6 Toscana Sud, Comune di Grosseto e Assicurazioni Generali (Agenzia di Maurizio Marraccini). In molte foto dell'epoca compaiono i vigili del fuoco, che iniziarono a portare soccorso già dal giorno precedente alla piena. «Dovemmo far fronte a molte situazioni ricorda Guido Caciagli - dalla messa in sicurezza delle persone che si trovavano in difficoltà al portare con i gommoni pane, acqua e latte alle famiglie rimaste bloccate. C'era anche chi, invece del cibo, ci chiedeva un pacchetto Alluvioni in Toscana di sigarette, ma non ne avevamo. Nella notte del 3 novembre, il primo intervento della mia squadra, guidata da Luigi Venturini, fu al mulino di Roselle. Poi aiutammo una donna incinta rimasta bloccata a Braccagni e che doveva essere portata all'ospedale per partorire. Andavamo per i poderi, l'acqua saliva piano piano. Liberavamo gli animali legati. Alle 4 di mattina ci offrì un caffè il dottore della farmacia di Braccagni. Poche ore dopo il fiume avrebbe rotto gli argini. Allora abitavo in via Tazzoli, al primo piano. Quando la sera del 3 novembre andai al lavoro, lasciai mia moglie e mio figlio in casa. Non potevo smontare per an- vembre, senza più una divisa da indossare. In città con i gommoni trasportavamo alimenti di prima necessità che caricavamo a Porta Vecchia. L'acqua ci arrivava fino al collo quando scendevamo dai gommoni. Non erano facili le manovre. Per non dimenticare questa parte della nostra storia, ho raccolto molte foto in esposizione per il 50° anniversario all'Archivio di Stato nella mostra che ho curato insieme a Aldo Fassari. Con il sostegno dell'Associazione nazionale Vigili del fuoco facciamo anche degli incontri nelle scuole». Irene Blundo «Lasciai m ia mog lie e mio figlio il 3 nove m bre e li rividi soltanto il 7» dare a vedere come stavano e così chiamai mio suocero per dirgli di andarli a prendere e portare via. Li ho rivisti la sera del? novembre. Anche dopo non ci siamo mai fermati, fino almeno al 12 no- Pagina 25 DISASTRO Dall'alluvione del '66 Grosseto subì danni ingenti, ma seppe rialzarsi con tenacia Alluvioni in Toscana Pagina 26 PREVISTO ANCHE UN INCONTRO l BUTTERI CON GLI ALUN NI DI BRACCAGNI D iative per ricordare Santi Quadalti UNA SETTIMANA di iniziative a Braccagni, promosse dal gruppo di tradizioni popolari Galli Silvestro, per ricordare i tragici avvenimenti del 4 novembre 1966: la «piena« dell'Ombrone che invase Grosseto e non solo; anche gli altri torrenti comprimari si dettero da fare per inondare tutto il comprensorio della pianura maremmana. Dopo l'appuntamento di domenica scorsa con l'inaugurazione della mostra con scatti dell'epoca di fotografi amatoriali e l'intervento di vari testimoni (Claudia Milani, la bambina della foto sulla copertina del libro di Pilade Rotella e Luciano Bianciardi «Grosseto, un'alluvione per la povera gente»; l'ex comandante dei vigili urbani, Felice Serra, con altri vigili urbani che parteciparono attivamente alle operazioni di soccorso), il prossimo appuntamento è fissato per venerdì. Un ricordo particolare, da parte di chi lo ha conosciuto, sarà dedicato alla figura di Santi Quadalti, il buttero degli Acquisti, unica vittima dell'alluvione del `66 in Maremma. Venerdì 4 novembre, dalle 8.30 alle 11, gli alunni della scuola elementare visiteranno la mostra fotografica sull'alluvione al centro sociale «Gli Anta». DALLE 11 alle 12 i butteri del Marruchetone, in memoria di Santi Quadalti, incontreranno gli alunni della scuola elementare di Braccagni. Domenica 6 novembre, dalle 17 alle 20, si terrà l'incontro con i curatori del gruppo Facebook «Grosseto, la piena del `66», Massimo Ciani e Giampaolo Ciurli, che leggeranno i contributi rilasciati nei post con i ricordi, le esperienze, le paure di quelli che vissero quell'esperienza in prima persona. Inoltre ci sarà la presenza dei vigili del fuoco Guido Caciagli e Franco De Angelis, che in quei giorni operarono senza tregua (furono effettuate operazioni di soccorso anche nelle campagne di Braccagni, in particolare Barbaruta); Corrado Barontini, Marco Renzetti, Mario Cini, Umberto Spallone e altri. E' gradita la presenza e l'eventuale intervento testimoniale di tutti coloro che avessero qualcosa da ricordare e raccontare sulla «piena« che colpì, in minima parte, anche l'area di Braccagni. Durante gli incontri programmati, nei locali degli «Anta« scorreranno su uno schermo immagini e filmati sull'alluvione. I M PAVI DO Santi Quadalti, il buttero unico vittima dell'alluvione del 1966 , in una foto d'epoca in sella al suo cavallo Alluvioni in Toscana Pagina 27 s 0 o • f A // ., ,®. /1--. Iproblem magg o a Res eto Casan a i l -MASSA - NEL GIORNO di Ognissanti e per la ricorrenza dei defunti, è tradizione andare al cimitero per portare fiori, lumi e pregare sulle tombe dei propri cari. Ed è attesa come ogni anno la messa che i sacerdoti celebrano nei cimiteri cittadini con benedizione dei defunti. Ma come si presentano i nostri cimiteri? Il Comune di Massa quest'anno, si è preso cura di oltre 500 tombe in stato di abbandono. «Abbiamo ripulito tombe che erano lasciate nell'incuria - spiega l'assessore Gabriele Carioli, che ha delega nel settore cimiteriale - questo è stato fatto prima della ricorrenza dei defunti e ringrazio gli uffici preposti e la ditta "Saie"». Ma, strutturalmente, come stanno i cimiteri? «Ci sono cimiteri interessati da opere di messa in sicurezza come quello di Forno, dove è attivo un cantiere che sta lavorando per risanare il camposanto nella parte a valle, franata nel 2010. Esiste il problema di alcune tombe interdette ai visitatori, a causa della palizzata posta a sostegno del muro di contenimento della parte superiore del camposanto. In quello spazio diventa sempre più difficile accedervi e abbiamo preso in considerazione la possibilità di esumare le salme, liberando Alluvioni in Toscana fi c , l'area». L'assessore Carioli sottolineare che è «sua premura riuscire a realizzare un progetto dedicato alla manutenzione dei cimiteri frazionali della montagna. Nell'aspetto della cura - precisa - forse sono più accuditi di quelli cittadini, ma tante sono le problematiche relative a interventi di maggior interesse proprio per la conformità logistica. Immagino il cimitero di Resceto, oppure di Casania. E di altre frazioni collinari. Per questi sono stati stan- «Abbiamo stanziato 86mila euro per La manutenzione e sistemato oltre 500 tombe» i ziati 86 mila euro per manutenzione ordinaria». Da anni i residenti della Valle del Renara fanno presente le condizioni poco rassicuranti della struttura di Casania che, a loro dire, rischia di finire nel fiume così come è successo a quello di Forno nell'inverno del 2010 per la presenza costante di infiltrazioni. Insomma, i cimiteri frazionali soffrono i problemi derivati dal dissesto idrogeologico e necessitano di maggior attenzione. In questi giorni raggiungere il cimitero di Forno in auto può essere problematico per la presenza di un cantiere e il piazzale occupato dai box. E' consigliabile quindi lasciare l'auto in paese e risalire via dei Campi a piedi. Angela Maria Fruzzetti FORNO Sopra e a sinistra, il cantiere aperto nel cimitero dei paese Pagina 28 «LA GIUNTA VUOLE REALIZZARE UN PROGETTO DEDICATO ALLA MANUTENZIONE DI TUTTI LE RICHIESTE DI CRE MAZ IONI SONO ELEVATE: SIAMO SUL 70% DEI LUTTI, HA COSTI MENO ALTI RISPETTO AL FUNERALE 'CLASSICO' I CIMITERI FRAZIONALI DELLA MONTAGNA» SOLD I v,v 500mila euro per risistemare quello corso Nel cimitero di Forno è attualmente attivo un cantiere che sta lavorando per risanare il camposanto nella parte a valle, franata nel 2010. «Finisce net flumeo Da anni i residenti della Valle del Renara segnalano le condizioni poco rassicuranti della struttura di Casania che, a loro dire, rischia di finire nel fiume. «Tombe » L'assessore: «Abbiamo ripulito tombe che erano lasciate nell'incuria e questo è stato fatto prima della ricorrenza dei defunti: gli uffici preposti e la ditta». Alluvioni in Toscana e Massa QUASI 500mila euro per i cimiteri della città: a tanto ammonta la somma pianificata dalla giunta. Di questi, 350mila vanno per la sistemazione del camposanto di Forno mentre i restanti, 150 mila euro, sono destinati alle opere di manutenzione degli altri cimiteri comunali. «Su Mirteto - informa l'assessore Carioli - siamo intervenuti per mettere a norma gli impianti elettrici che alimentano le celle frigo che ancora sono lì, eliminando i pali». Le celle frigo sono presenti ormai da quasi un decennio, dall'epoca dell'orribile scandalo del cimitero degli orrori. «Non sappiamo fino a quando resteranno - allarga le braccia l'assessore Carioli - . Ci vorrà ancora del tempo. I morti portano tanta pazienza e non hanno fretta. Per quanto riguarda il cimitero di Turano è stato ripristinato l'uso dell'ascensore e a breve dovrebbero iniziare alcuni lavori di recupero strutturale per affrontare il problema delle infiltrazioni nei loculi. A.M.F. Pagina 29 Mostre fil ti suLL'atLuvione l con l' permanente Alluvioni in Toscana Carrara A DUE ANN I dall'alluvione del 5 novembre, Assemblea permanente organizza una giornata in Comune, sabato dalle 12 alle 22. Mostre fotografiche e filmati video, ma anche un momento dedicato ai gioco collettivo «Marmopoly, edizione aggiornata» e un dibattito sullo stato di messa in sicurezza del torrente Carrione. Pagina 30 La violenza del fiume sul ponte Oggi m reg la seconda doto storica Alluvione, con Nazione le i ALTRO scatto, altri ricordi ed emozioni che tornano a farsi vive. Immagini che parlano a tutti, a chi durante l'alluvione del 1966 c'era e ai più giovani che hanno l'occasione di scoprire un `pezzo' di storia pisana mai dimenticata. Oggi nuova foto - firmata dal mitico fotoreporter Luciano Frassi - in regalo con La Nazione: dopo la prima uscita, venerdì scorso, che raccontava con potenza straordinaria l'acqua che si riversava sui lungarni penetrando dalle paratie collocate sulle spallette, con l'edizione di oggi - a 50 anni da quel terribile evento - arriva un altro prezioso fotogramma datato 4 novembre 1966. L'acqua che comincia ad uscire dal Ponte di Mezzo, con i militari dell'esercito impegnati a disporre i sacchi , 1n 1 dall'a rch ivio di Luc iano Frassi di sabbia cercando di resistere alla violenza del fiume. La luna e le nuvole sullo sfondo, i piloni in marmo del ponte `agggrediti' da rami e macerie. ED è già un successo: gli scatti provenienti dall'archivio di Luciano Frassi, oggi di proprietà della Fondazione Pisa e attualmente in mostra anche nelle stanze di Palazzo Blu, hanno conquistato i nostri lettori. In tutto saranno dodici gli scatti che il nostro quotidiano donerà due volte alla settimana, ogni martedì (oggi) e giovedì. Prossimo appuntamento, quindi, il 3 novembre. Una iniziativa quella di realizzare e donare ai nostri lettori le foto dell'alluvione resa possibile grazie alla collaborazione di Banca di Lajatico, Mar- bella Pellami, Confcommercio, Acque spa, Collegio dei Geometri e di Pacini Editore - che apre di fatto uno scrigno pieno di tesori, volti e storie. Ecco come fare per avere gli scatti: basterà recarsi nelle edicole della città e dell'area pisana (litorale compreso) fino a Pontedera per ricevere - nei giorni di martedì e giovedì, come detto - una immagine di quei momenti di fango e distruzione (viste le numerose rischieste, è consigliabile la prenotazione presso la propria edicola di fiducia). Immagini da portare a casa e conservare. E per chi volesse approfondire ancora di più, recarsi a Palazzo Blu dove si è già aperta la mostra «4 novembre 1966. L'alluvione a Pisa», visitabile fino al 29 gennaio con ingresso libero. Tre sale, un'ottantina di immagini, istantanee che riportano alla luce ore tragiche in cui la violenza dell'acqua fu devastante. Un viaggio a tappe tra Pisa, Pontedera, Santa Croce e Castelfranco, percorso che racconta le ferite del Ponte di Mezzo, l'agonia del Ponte Solferino fino al crollo (nel febbraio del 1967) di Lungarno Pacinotti. SECONDA SCHEDA Ecco la nuova foto Frassl dedicata all' alluvione in regalo oggi al lettori: «L'Arno comincia a uscire dal ponte dl Mezzo» r<., d,,«:, , (GUO fl ti:, : )3ó1, paLaO L. d1 10:01,1111, Alluvioni in Toscana Pagina 31 M 10 1 11 CONTINUA IL NOSTRO VIAGGIO NEI RACCONTI SULLA TRAGEDIA DEL 1966. IL4 NOVEMBRE L'ANNIVERSARIO DI UN EVENTO INDELEBILE Angeli del fango, riaffiorano z ñcordï ti viaggi con lla • m,, ti,, ,. • i Il racconto di que . diciottenne i allora: così aiutammo tante persone SENZA perdere tempo, la città si rise subito in moto quando quel :ragico 4 novembre di cinIuant'anni fa in una manciata di )re la furia delle acque e del fango ,opri le strade di Tavola, Iolo, Ca;telnuovo, Fontanelle, San Gior;io a Colonica. La gente si rim:)occò le maniche e fece quello che c'era da fare, quello che si po:eva fare. Anche Prato ebbe i suoi <angeli del fango» che con slancio ;pontaneo si misero al servizio de;li altri. Come fece l'architetto Gamiele Giovannelli, allora diciot:enne studente del liceo classico Eicognini. «Il 4 novembre del 1966, festa nazionale, allora non c<Anziani calati con le funi dai terrazzini. Ma qualcuno ton volle lasciare la casa» ;i lavorava né si andava a scuola. Era venerdì - ricorda - e nel pomeriggio ci eravamo riuniti a casa iella mia fidanzata, poi moglie, 3ngela Catani. Eravamo un grup7o di amici, insieme per una festila, una merenda e il giradischi cone si faceva allora. Io ero scout e a casa di Angela venne uno dei no>tri capi ad annunciare quello che Ira accaduto. Disse che c'erano Tersone rifugiate ai piani superiori delle case da portare in salvo. Ci ritrovammo nella nostra sede, il chiostro di San Francesco, per orlanizzarsi e portare il nostro aiu:o». Era sera, però, non c'erano nezzi adatti per raggiungere quel- Alluvioni in Toscana 11 • le zone e si dettero da fare per partire l'indomani, all'alba. «Nella zona di Chiesanuova - prosegue Giovannelli - conoscevo Pecchioli, il venditore di acque minerali. Aveva una barchetta motorizzata piccola, meno di quattro metri. Poteva fare al caso nostro e lui la mise subito a disposizione. Così sabato 5 novembre, con la barchina su un camioncino, si arrivò dai carabinieri di lolo. Ci indirizzarono in via Mozza delle Risaie dove c'era una cascina con una grande aia, proprio poco prima che iniziasse il grande lago di acqua. Era un punto di raccolta delle persone. Su quella barchina assieme a me salì l'amico Mario Bini, purtroppo non più fra noi. Un contadino ci fece da guida e facemmo tanti viaggi dalle case alla cascina. Non potevamo trasportare più di 3 o 4 persone ogni volta». tre metri. C'era una giovane coppia con un bambino piccolo che aveva la febbre. Si erano rintanati al primo piano della loro abitazione e non volevano abbandonarla. Avevano trasferito con loro anche gli animali da cortile e un maiale. Non si riuscì a convincerli di muoversi. Allora andammo a prendere un medico, il bambino fu visitato e date le medicine. Non erano in pericolo, e dinanzi alle loro insistenze a non lasciare la casa, tornammo con la barca vuota». Per quella giovane coppia, l'acqua non poteva mangiarsi tutto. Marilena Chiti GIOVANNELLI e Bini portarono all'asciutto tante gente. Dalla mattina alla sera. Con la barchina e tanta buona volontà. Con le torce, quando si fece buio. «Ci furono anziani calati dai terrazzini con le funi - ripercorre quei momenti Giovannelli - l'acqua aveva superato abbondantemente i Pagina 32 Soccorsi nella notte : una famiglia portata in salvo 6§ *O* ':::• Focus Cine Foto Ranfagni Libro e targa Vt ,;i Il 4 novembre si svolgerà l'inaugurazione della mostra dedicata alla grande alluvione del 1966 nelle sede de La Nazione, in via Paolieri a Firenze: ci sarà anche il Presidente della Repubblica Mostra a i A partire dal 5 novembre a mezzogiorno la mostra sarà aperta a tutti: conterrà video e testimonianze inedite di quei drammatici giorni ancora oggi indelebili nei ricordi di tantissimi toscani Alluvioni in Toscana Giovedì alle 18 nel salone consiliare sarà presentato il libro curato da Aurora Castellani «L'altra alluvione ». Sabato alle 11,30 verrà poi deposta una targa in via Braga all'ex casa del fascio Pagina 33 I LA SCOSSA DI DOMENICA MATTINA È STATA AVVERTITA ANCHE NEI COMUNI MEDICEI. LE RICHIESTE DI M5S E CITTADINANZA ATTIVA SONO VOLTE A CERCARE DI AVERE PIU INFORMAZIONI IN CASO DI NECESSITA d'emergenza e sïcurezza scuole «I Comuni devono darci40 risposte» Cittadinanza 'va e PROTEZIONE civile, perchè a Poggio a Caiano non c'è ancora il piano comunale? Il gruppo Cittadinanza Attiva dopo le ultime scosse di terremoto, peraltro sentite anche nei comuni medicei, rinnova a distanza di due anni l'invito all'amministrazione a fornire più informazione in caso di emergenza, in particolare per la popolazione anziana. E a Carmignano il M5S chiede una verifica strutturale sugli edi- A destra, in una foto d'archivio, alcuni addetti c- 77 a protezione civile impegnati in un'esercitazione Alluvioni in Toscana s incalzano ï sindaci sulle nonne antisìsmìche fici pubblici. «A Poggio - scrive Cittadinanza Attiva - non sono indicati i punti di raccolta in caso di sfollamento della popolazione. Dove dovrà andare la gente? Saranno investiti 57mila euro per la fibra ottica e per portare il wi-fi nelle piazze. Internet è importante ma in una spesa del genere poteva essere inclusa la segnaletica dei punti di ritrovo e distribuito del materiale informativo nelle abitazioni. L'emer- genza può essere un terremoto ma anche un alluvione o un incendio di vaste proporzioni. Occorre capire che non è più il tempo di quando l'addetto del Comune passava per le strade col megafono a dire di `andare ai piani alti perchè l'Ombrone è in piena'. Avevamo chiesto al Comune quanti sono gli edifici scolastici a norma antisismica». Cittadinanza Attiva vuole dal sindaco Martini un impegno serio e preciso su una questione che può diventare all'improvviso drammaticamente attuale. A POGGIO è curata in generale l'informazione sui social ma non può certo raggiungere tutta la popozione. Il comune ha fatto intanto delle verifiche degli immobili ed in particolare delle scuole: «Nessun problema - scrive il sindaco - a strutture e immobili. Grazie anche all'assessore alla protezione civile e ai consiglieri che si sono messi a disposizione per effettuare i controlli». «Chiediamo - interviene Andrea Bassini, capogruppo del M5S all'amministrazione di Carmignano ulteriori notizie sullo stato di vulnerabilità sismica degli edifici pubblici sul nostro territorio, a partire dalle scuole e quelli con ampia affluenza del pubblico. Lo avevamo già chiesto tramite un interpellanza al penultimo consiglio, ricevendo una rassicurazione di massima che non ci aveva soddisfatto. Chiediamo inoltre che siano verificati i piani di evacuazione delle scuole». M. Serena Quercioli Pagina 34 ivi lostra ® S «NE PASSATA d'acqua sotto i ponti». E' titolo della mostra (ingresso gratuito) che da sabato al 13 novembre sarà allestita presso la Sala Quadri del Comune per ricordare il 50° anniversario del 4 novembre del `66. «La mostra - spiega l'Associazione Storica Poggibonsese che l'ha curata - racconta una pagina indelebile del nostro passato, ancora viva e profonda per molti, ignota per altri. Un'occasione per scoprire un pezzo di storia attraverso un vasto ed inedito repertorio fotografico che illustra a tinte fosche ma anche luminose i giorni di un lontano novembre del 1966 quan- Alluvioni in Toscana ala Quadr ï do un'interminabile cascata di pioggia inondò le strade di Poggibonsi e di mezza Toscana». In mostra ci saranno circa duecento foto originali, che hanno immortalato quegli attimi di terrore e di sgomento e che, più in generale, sono dedicate all'acqua come elemento intrinsecamente legato alla vita di una comunità. La mostra sarà inaugurata alle 17. Saranno presenti Silvano Becattelli, lo storico Claudio Biscarini, Giuseppe Mantelli e Rossella Merli. Sarà visitabile tutti i giorni dalle 17 alle 20. L'evento è organizzata dall'Astop con il patrocinio del Comune. Pagina 35 <i'er la gente eravamo davvero angeli o !ï am Firenze, testimonianza dell'arcivescovo eto ° nella città devastata ccio M oschetta FIRENZE ESTATO un Angelo del fango, oggi è arcivescovo di Firenze. Non è da tutti quanto capitato di vivere al cardinale Giuseppe Betori, che siede dall'ottobre 2008 sulla cattedra di San Zanobi. Il 50° anniversario dell'alluvione, che lo vide protagonista a 19 anni, non lo lascia certo indifferente. Tuttavia avanza una raccomandazione preliminare: «Cerchiamo di non esagerare con le celebrazioni. L'essenziale sono i morti, tanti, che nessuno ricorda, e il valore della gente di Firenze, che ci ha riconsegnato una città cresciu- i Al mio primo bastone non è stato un pastorale ma un badile per spalare» ta e consapevole. Gli Angeli del fango rappresentarono in pieno la generazione degli anni '60: giovani che non accettavano di subire il mondo, ma avevano scelto di viverlo da protagonisti fra la gente. Qui emerse la parte costruttiva, mentre la dimensione critica esplose nel '68 con derive poi estremiste e violente». Eminenza , che effetto le fa oggi rievocare quei giorni? «La sofferenza, lo smarrimento sui volti dei fiorentini sono ricordi indelebili. Per la gente eravamo davvero angeli. Si può dire che il mio primo studio di teologia l'ho fatto con la pala in mano in mezzo alle persone». Come si ritrovò nella Firenze dell'emergenza? «Eravamo una dozzina di seminaristi e giovani preti del Seminario Lombardo a Roma e qualcuno, se ben ricordo monsignor Diego Coletti, divenuto poi vescovo di Livorno e quindi di Como, lanciò l'idea di partire. Con noi c'era un altro sacerdote che sarebbe diventato vescovo, monsignor Luciano Monari, attuale pastore di Brescia. Allora il rettore era monsignor Ferdinando Maggioni, poi vicario generale a Milano e dopo vescovo di Alessandria, un uomo illuminato che vide in quest'esperienza un'attività formativa. Ci legammo a un'associazione laica, il Servizio civile inter- Alluvioni in Toscana nazionale, e fummo aggregati ad al- tri». Quale impressione all'arrivo in città? «Soprattutto il dolore della gente. La Firenze incontrata da vescovo è molto diversa da allora. Il primo approccio è stato con le persone non con il mito. Mi piace ricordare che il primo bastone che ho tenuto in mano a Firenze non sia stato un pastorale, ma un badile». Dove e come fu impegnato nei soccorsi? «Ci venne chiesto di andare a spalare fango nelle case della periferia. Qualcuno di noi ricorda la zona di Badia a Ripoli e di Gavinana, altri Sesto Fiorentino. Nessuno sapeva che eravamo seminaristi, avevamo gli stivaloni e vestivamo tute come gli altri. Non pensavamo di fare la storia e di dover fissare quei giorni in un diario o nelle foto, che infatti non abbiamo». II momento più difficile? «L'impatto con lo sgomento delle persone. Non c'erano solo cantine da svuotare dalla melma, là sotto c'era la vita, come per quella signora alla quale recuperammo una cassetta con dentro le lettere che si era scambiata con il marito da fidanzati. Così potevamo dare concretezza alla speranza. Fisicamente però non eravamo attrezzati: dopo tre o quattro giorni, mi presi una bella influenza e il resto della settimana lo passai a letto». Ha avuto modo di rivedere le persone incontrate in quei giorni? «Purtroppo no, soprattutto forse perché aiutavamo persone anziane. Solo una signora, durante la visita pastorale, ha detto di ricordarsi di me allora. E' stata una gioia». Cosa le è rimasto? «Ancora oggi mi sento orgoglioso di aver iniziato a servire la mia città tra la gente e non tra i libri; mi sembra che per un seminarista, un prete, un vescovo, sia molto più importante poter dire ho servito». La Chiesa fiorentina sarebbe pronta ad affrontare og gi un'alluvione così catastrofica? «Già allora è stato fatto molto, adesso siamo in grado di muoverci in maniera più organica, tramite la Caritas, attiva già nel '76 in Friuli, e le Misericordie operative in questi giorni nel centro Italia colpito dal terremoto. Siamo cresciuti anche in prevenzione nella tutela di chiese, archivi e biblioteche, anche se c'è ancora molto da fare». sensibilità ambientale è aumentata e impegna i cristiani sensibilizzati da Pa pa Francesco e dalla pubblicazione della " Laudato sii". Quale dev'essere il ruolo di ciascuno nella prevenzione? «Dobbiamo seguire modelli di vita virtuosi fin dalle piccole cose, dal decoro pubblico allo smaltimento dei rifiuti. Credo sia necessario sostenere politiche che incentivino la centralità della famiglia, come luogo di un'autentica crescita umana. Non un ecologismo fine a se stesso, ma un'ecologia con protagonista l'uomo». E' ta raccolta più grande che sia mai stata resa pubblica, di immagini, video , libri e giornali dell' epoca , dedicata atl°altuvione del 1966 a Firenze e in Toscana. Sarà inaugurata venerdì 4 novembre dal presidente della Repubblica Mattarelta e aperta al pubblico da sabato alle 12. Ingresso gratuito La mostra si terrà nelt'auditorium Attilio Monti, all'interno della sede fiorentina de La Nazione. L'ingresso è aperto (da sabato alle ore 12) a tutti ed è gratuito. Gli orari di apertura sono dal lunedì al sabato ore 9,30®12 ,30 e ore 15-18. Pagina 36 Racconta il cardinale Betori a La Nazione: «Avevamo gli stivaloni e vestivamo tute come gli altri. Non pensavamo di fare la storia» 11 cardinale Giuseppe Betori all 'inaugurazione della mostra di fotografie aperta nella basilica della Santissima Annunziata Alluvioni in Toscana Pagina 37 LE TE -IT - Ñ-. E L'alluvione dimenticata MARIA CRISTINA CAR TU E stata l'alluvione "di fuori", per distinguerla dall'alluvione "di dentro", quella dei capoluogo, mentre il dramma del territorio intorno a Firenze-la piana di Scandicci e l'Empolese-Valdelsa, la Val di Pesa e il Valdarno - passava alla storia come un'alluvione di seconda fila, nonostante il suo tributo di devastazioni e di morti (7 solo a Reggello). SEGUE A PAGINA IX Alluvioni in Toscana Pagina 38 - ___ _, straripamento del fiume fece danni e morti anche nei paesi di provincia. Iricordi e le testimonianze an 44 . o . dicci . d men cati î «DALLA PRIMA DI CRONAC, MARIA CRISTINA CAR TD nonostante qui, più ancora che nel capoluogo, il 4 novembre del '66 abbia rappresentato una vera cesura fra un prima e un dopo, sia dal punto di vista economico-sociale, che da quello da urbanistico e antropologico: basti pensare all'emigrazione nelle periferie, dal centro storico di Firenze, degli artigiani alluvionati e in cerca di una casa e di un laboratorio "sicuri", al nuovo amalgama di immigrati dal sud e di popolazione autoctona, contadini e "cittadini', ceti sociali diversi per censo, cultura, tradizioni, che venne a formarsi nella piana, o al riassetto del rapporto fra città e campagna, terreni edificati e aree verdi, che da allora si impose ovunque all'attenzione, perché disastri del genere non po- IL D RAMMA IN PROVINCIA Firenze non fu l'unica a subirei danni dell'alluvione, lungo tutto il corso dell'Arno ci furono paesi allagati e famiglie in difficoltà . t precipitate a valle. Laddove, come ricorda l'ultimo dei testimoni oculari di quella notte (e come la magistratura ha poi confermato), se errore ci fu, ebbe semmai il merito di limitare la portata del fiume. Un altro saggio ricorda l'assurda ondata di panico, con la gente fuggita in massa e all'impazzata sulle colline, che si diffuse nel Valdarno, complice il ricordo ancora fresco del disastro del Vajont (1963), alla notizia (infondata) che la diga stesse per crollare, e una gigantesca massa d'acqua stesse per abbattersi su Montevarchi e San Giovanni. Dell'epopea di Scandicci e dei suoi dintorni si occupa invece Scandicci sotto il diluvio, fotostoria dei giorni dell'alluvione a cura di Gilberto Bacci, che, attraverso la vivavoce degli "scandiccesi che c'erano", e una carrellata di immagi- ni e racconti inediti, usciti perla prima volta dai cassetti dei ricordi, ricostruisce quel che successe strada per strada, colonica per colonica, fabbrica per fabbrica: la statale 67 ridotta a un fiume furioso, e l'impressionante invasione d'acqua nella zona industriale, i contadini di San Colombano sui tetti in attesa di una zattera e l'incredibile storia del leone del CircoBus, scappato durante l'inondazione e a cui, in quelle ore concitate, si dovette dare la caccia. E Alluvione 50 anni è il titolo del fascicolo (curato dal Centro educativo popolare e dall'archivio storico della Comunità) dedicato all'Isolotto, e alle straordinarie "ricadute" di solidarietà suscitate dalla comune tragedia nel più popolare e "politicamente impegnato" quartiere della città. U RIVROOU>JONE RISENVAIl. tessero più ripetersi. A risarcire una memoria così trascurata, ancorché decisiva per la ricostruzione storica, sono usciti, in occa- sione del 50esimo anniversario, vari testi dedicati all'alluvione di città, paesi, e campagne del territorio fiorentino, prima fra tutti la rivista Testimonianze (con tre numeri, il 504, il 505, e il 506, riuniti in uno), che, in un uno dei tanti saggi pubblicati al suo interno (fra gli altri quelli dedicati al Casentino, a Compiobbi, alla val d'Ema), ripercorre la leggenda della supposta "causa" dell'alluvione: l'errata manovra alla diga di Levane che avrebbe contribuito a far aumentare il volume delle acque Alluvioni in Toscana Pagina 39 L'evento Da Belgrado a Nanchino, tre giorni di strategie a confronto nel 50 ' dell'alluvione Sessanta cïttà del mondo unite nell'eterna sfïda: come gestire le catastrofi SESSANTA città dei mondo a confronto sull'eterna sfida contro le catastrofi naturali e l'insipienza umana, che spesso le aggrava. Da Beirut a Belgrado, daBratislava a Dresda, Jeonju nella Corea del Sud e Nanchino in Cina, Mostar in Bosnia Erzegovinae Matale nello Sri Lanka. Storie di resistenza e capacità di reazione, di innovazione e coraggio. Come quella di Nijmegen, nell'Olanda centro-orientale, che racconterà il sindaco Hubert Bruls: la città nel 1995 rischiò di finire sott'acqua a causa di un'enorme piena del Reno per cui in tutta la regione furono evacuate 500 mila persone e da allora si è messa a lavoro: in 20 anni un gigantesco progetto di costruzione di un braccio fluviale dei fiume Waal e di totale messa in sicurezza delle sponde costato 2 miliardi di euro ha quasi annullato il rischio, regalando all'area anche una nuova economia del turismo fluviale. Le città israeliane e sudafricane porteranno invece il racconto delle loro avanzatissime esperienze in materia di management del rischio, software in grado di mappare le emergenze e sistemi in- Nijmegen evacuò 500 mila persone, in 20 anni ha quasi azzerato il rischio piena del Reno Alluvioni in Toscana formativi capillari, perché dove non arriva la prevenzione deve arrivare la reazione tempestiva e diffusa. Comincia domani il secondo convegno "Unity in diversity", organizzato da Palazzo Vecchio in ricordo del famoso vertice dei sindaci per la pace di La Pira nei 1955. Ma stavolta non sarà il solo confronto sui beni culturali e sulle guerre il tema dei meeting: "Road to resilienze" è il titolo, rialzarsi più forti dopo le cadutela sfida per la politica e per le amministrazioni. Seppe farlo Firenze 50 anni fa, dopo l'alluvione dell'Arno? Sarà di certo una delle domande del summit, che affronterà il problema sotto molti aspetti: cambiamento climatico, risorse energetiche, protezione del patrimonio culturale e naturale. Sindaci, amministratori, tecnici, esperti, alti rappresentanti Onu, scienziati, Tre giorni (2, 3 e 4) di convegno da cui il sindaco Dario Nardella e l'assessora alle relazioni internazionali Nicoletta Mantovani contano di trarre una seconda "carta di Firenze" e impegni concreti. Anche l'anno scorso ne furono presi: il progetto di una nuova biblioteca nella disastrata Kobane che fu il frutto del convegno 2015 però non ha mai visto la luce perché i corridoi umanitari per la Siria sono chiusi. Stesso motivo per cui il sindaco della città curda quest'anno non potrà tornare. Mentre la sindaca di Diyarbakir nel Kurdistan turco non ci sarà perché è agli arresti, il governo Erdogan sospetta legami col Pkk: una rivolta di protesta è in atto in tutta l'Anatolia e un appello per la sua liberazione potrebbe partire proprio dal convegno di Firenze. «Per placare il nostro fabbisogno sempre in aumento di energia e risorse, assistiamo ad un in- cremento costante di disastri naturali. La resilienza delle città deve essere intesa come strategia necessaria e non solo come reazione in emergenza», teorizza Mantovani. Il programma verrà condotto in stretta collaborazione con l'Onu e istituzioni come la Kofi Annan Foundation e il Robert F.Kennedy Center for Human Rights con la presenza della presidente Kerry Kennedy. Un focus speciale sulla protezione del patrimonio culturale sarà curato dalla New York University e da Friends of Florence. Al Museo del Novecento parallelamente al convegno inaugura la mostra "Beyond Borders" con le opere d'arte donate 50 anni fa a Firensostegno della città in un momento difficile. Tra gli eventi la consegna del Fiorino d'Oro a Jane Fortune, presidente e fondatrice della Advancing Women Artist Foundation e la consegna del premio La Pira al sindaco di Nizza colpita dal terrorismo. QFiars.ocuzionE RISE-TA Pagina 40 Sono i sindaci o i rappresentanti delle città attese al vertice: da Kyoto a Tunisi L'ANNO SCORSO Un'immagine della riunione dei sindaci organizzata a Firenze lo scorso anno in nome della pace. Parteciparono 80 città dei mondo, quasi tutte hanno di nuovo risposto all'invito di Dario Nardella e Nicoletta Mantovani anche quest'anno. Saranno rappresentate tra le altre Dresda, Beirut, Nanchino, Bratislava, Mosca, Edimburgo, Kyoto, Sofia, Tu n i si, Vienna, Giakarta e la capitale degli Usa Washington E l'anno del grande convegno perla pace di La Pira, a cui il vertice è ispirato E il numero degli evacuati nel 1995 in Olanda per il rischio esondazione del Reno I giorni del forum "Unity in diversity": 2,3 e 4 in Palazzo Vecchio, nel Salone dei 500 Alluvioni in Toscana Pagina 41 k Le squadre regionali appena rientrate da Arnatrice sono gia in preallerta, Misericordie in azione. Annullata la giornata della Protezione Civile La Toscana si mobilita per il sisma LA Toscana tende una mano ai territori dell'Umbria e delle Marche devastati dal terremoto di domenica scorsa. E si mobilita per portare soccorso a chi ha perso tutto, con invio di volontari, raccolte fondi e campi per accogliere gli sfollati. «Ci recheremo li -ha detto ieri il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani - e ci impegneremo a essere parte integrante dello sforzo di ricostruzione, come abbiamo fatto dopo il terremoto dell'Aquila nel 2009 e dopo quello di Amatrice, per il quale la Toscana ha già speso più di 2 milioni di euro di supporto con una legge speciale. Vogliamo dimostrare che fra i popoli delle Marche, dell'Umbria e della Toscana c'è una solidarietà e una vicinanza che ci porta a sentire il loro dramma come nostro». E proprio a causa dell'emergenza sisma, la giornata del 6 novembre dedicata alla Protezione Civile nelle celebrazioni per il 50° dell'alluvione è stata annullata. A poche ore dal terremoto sono entrate in azione anche 19 Misericordie toscane, che hanno inviato 45 volontari sul litorale marchigiano per fornire assistenza ai terremotati. A loro si sono aggiunte altre squadre di soccorritori, partiti ieri pomeriggio verso Porto Sant'Elpidio per allestire un punto di assistenza sanitaria mobile, dopo che diversi ospedali dei comuni colpiti dal sisma sono stati fatti evacuare per precauzione. A Cascia, in provincia di Perugia, le confraternite hanno già attivato una mensa in grado di fornire 1.000 pasti per i terremotati e gli operatori. sapere la Regione, sono già a Rieti. Mentre la richiesta di unità cinofile per cercare i dispersi è stata bloccata. Anche la Coldiretti di Siena si è attivata per far arrivare il proprio supporto agli allevatori di Umbria e Marche. Servono rulotte e camper, per consentire agli allevatori terremotati di non abbandonare le proprie stalle in attesa dell'arrivo di altre abitazioni mobili. Le aziende agricole nei nove comuni più colpiti dal sisma, denunciano i coltivatori diretti, sarebbero più di 900: un parte fondamentale dell'economia del territorio che rischia di essere cancellata. Intanto in Toscana continuano da ieri le verifiche nel senese e nell'aretino, dove le scosse dei giorni scorsi sono state avverti- te con più intensità, in particolare su scuole ed edifici pubblici il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli ha dato il via ieri alla ricognizione di 40 edifici scolastici statali e comunali, e le verifiche andranno avanti perle prossime due settimane. I segnali per ora sono positivi: «Le scuole sono in buono stato - commenta l'assessora Lucia Tanti - ma faremo tutto ciò che è di nostra competenza». Le Misericordie toscane si sono mobilitate peri soccorsi ai terremotati Giani: abbiamo già dato più di due milioni di euro per il supporto con una legge speciale L'obiettivo è allestire un campo per 250 sfollati: sei ore per arrivare, otto per le tensostrutture (dNIPNOOLL>JONE NISFR ATA Ma pronti a partire dalla Toscana ci sono altre decine di volontari. La colonna mobile regionale, che riunisce tutte le associazioni con compiti di protezione civile, è in stato di pre-allerta: può mettersi in viaggio entro 36 ore dall'eventuale chiamata, con l'obiettivo di allestire un campo per gli sfollati da 250 posti letto. Per arrivare serviranno sei ore, stimano gli uomini della Protezione Civile, altre otto per montare la tensostruttura. Questo nonostante molti dei volontari siano appena rientrati da Amatrice. Trenta tende da otto posti letto ciascuna, fa Alluvioni in Toscana Pagina 42 Co ven to ., n an -ìe 11,c rei iana iz sp ese In tono m inore per la situ azione del paese la kermesse che il p re mier apri rà venerdì, Alex Zanardi tra gli ospiti PAROLA d'ordine, sobrietà. La scaletta non verrà sconvolta, sarà ancora il premier Matteo Renzi ad aprire la Leopolda referendaria edizione 2016, la numero 7, nonostante le emergenze dettate dal terremoto. A fine giornata è arrivata la certezza che il segretario-premier non mancherà l'appuntamento con il suo popolo leopoldino questo venerdì, ad un mese esatto dal voto del referendum. Ma stavolta niente eccessi. A cominciare dal conto finale. Se lo scorso anno il bilancio della Leopolda si era chiuso con quasi 400mila euro di spese, considerato il dramma che sta vivendo la popolazione delle Marche e dell'Umbria stavolta il conto sarà inferiore, si annuncia dalla Fondazione Open: «Abbiamo chiesto uno sforzo ai fornitori, costerà alla fine un po' meno di 300mila euro», è la previsione. La raccolta dei fondi è già scattata: «E sta andando bene». Grazie ai contributi arrivati da singoli sottoscrittori e dalle aziende, nell'un caso e nell'altro però quasi interamente da non fiorentini. I fornitori sono sempre gli stessi, l'organizzazione di base non è cambiata: dagli allestimenti al catering della Gerist tarato su circa 3mila persone. E sul sito approntato per questa Leopolda referendaria (leopoldastazione.it) è già possibile prenotarsi per la cena di venerdì e per il pranzo di sabato al costo di 10 euro l'uno (disponibili, si fa sapere, menù per celiaci e vegetariani ). Renzi dovrebbe intervenire intorno alle 21 di venerdì. Ma, per l'allestimento Nel 2015 il bilancio si era chiuso con quasi 400 mila euro di uscite ma stavolta il conto scende Molti richiami dedicati al cinquantesimo dell'alluvione che viene ricordato lo stesso giorno della kermesse, quest'anno. Più o meno lo stesso costo dei 2014 ma meno dei 2015. La parola d'ordine è sobrietà al solito, già dalle 19 le porte della Leopolda saranno aperte. Non c'è ancora una decisione definitiva, quest'anno però potrebbero tornare anche i 100 tavoli tematici, che l'hanno scorso si decise di saltare. I volontari sono già stati tutti registrati: saranno oltre un centinaio a darsi il cambio per la reception, il tavolo dei gadget e il cordone di sicurezza davanti al palco. «Le richieste erano ben superiori ma non possiamo arruolare tutti», dice la 'pasionaria' Mar- sconquassi del terremoto, alla necessità di ricostruire l'Italia e di non darsi mai per vinti. Non solo referendum, dunque. Non a caso potrebbe esserci uno che non si è mai arreso come Alex Zanardi, l'ex pilota due volte medaglia d'oro paralimpica. Confermato lo spazio per i bambini. Con un avvertenza: «Per questioni di spazio, non portare bagagli», si chiede. Renzi chiuderà la Leopolda, al solito, domenica mattina. LE AZIENDE Sta procedendo bene la raccolta fondi per l'evento, dicono dall Fondazione Open. Chi sono i zia Cappelli, che fin dalle primarie del 2012, quelle contro Bersani, non ha mai smesso di mettere il cuore nell'organizzazione degli eventi renziani. La scaletta degli interventi è ancora in costruzione: com'è da tradizione, sono le ultime ore quelle in cui prende forma la Leopolda. E questa Leopolda re- Alluvioni in Toscana ferendaria non fa eccezione. Oltre al ministro per le riforme Maria Elena Boschi, ci sta lavorando anche il sottosegretario Luca Lotti. E anche la costruzione della scaletta, quella dei 5 minuti a testa, terrà conto del clima del Paese. Con richiami ai 50anni dell'Alluvione di Firenze che saranno celebrati proprio venerdì in contempora- IL COSTO nea c'è pure la fiaccolata da San Si stimano Miniato a Santa Croce agli 300 mila euro U NIVROON(IONE RIíERJAT finanziatori? Privati e aziende, moltissime non fiorentine I VOLONTARI Cento sono quelli già registrati ma il numero è destinato a crescere. II catering è studiato per 3 mila persone, mentre nel format potrebbero tornare i cento tavoli il venerdì sera Pagina 43 L'APERTURA Venerdì sera sarà il premier Matteo Renzi ad aprire la kermesse della Stazione Leopolda, come è tradizione. La sua presenza alla serata inaugurale è confermata FOTO:Z Alluvioni in Toscana Pagina 44 alluvione 1966/2016 Lo spettacolo L'opera al uccini l'8 novembre. Per 25 letto ' dí Repubblica due biglietti al prezzo dí uno L'alluvione a teatro. L'8 novembre, al Puccini. Dove va in scena «Il filo dell'acqua», il testo che Francesco Niccolini ha tratto dal suo libro sulla tragedia fiorentina del 1966 e che ora l'Arca Azzurra Teatro (la compagnia fondata da Ugo Chiti) porta in scena per la regia dello stesso Niccolini e dì Roberto Aldorasi. Repubblica mette a disposizione di 25 lettori, fino ad esaurimento, biglietti con la formula «due al prezzo di uno» (il primo costa 20 euro, il secondo è gratuito): basta telefonare al numero 055331666 la mattina dalle 9.30 alle 14.30 a par.'tire da domani fino al giorno dello spettacolo (sabato e domenica Chamate sospese). «Il filo dell'acqua» è un racconto in forma di oema-installazione-rito collettivo: in scena due uomini, una donna (Massimo Salvianti, Dimitri Frosali, Lucia Socci), e un groviglio di oggetti travolti dall'acqua. Suoni, rumori, immagini, tutto scorre. Insieme raccontano e restituiscono il ricordo di giorni orribili ma che, nella mente di tutti i protagonisti, restano non solo quelli dell'umiliazone, ma anche della meraviglia, del furore e dell'entusiasmo, dell'indignazione e della solidarietà. Del lutto e della rinascita. Aretino, 51 anni, Niccolini è uno dei protagonisti del teatro civile italiano. Da molti anni lavora con Marco Paolini; ha scritto testi per Anna Bonaiuto, Giuseppe Cederna, Angela Finocchiaro, Arnoldo Foà, Sandro Lombardi. La prima nazionale dello spettacolo il 5 e il6 novembre al Verdi di Pisa. ®RIPROOUZIONERISERVATA Alluvioni in Toscana Pagina 45 ILCAST Lo spettacolo "Il filo dell acc{ua" è interpretato da NlassÙYtü..Salvianti, Lue S+zcp etlträmbi a sintSttä)e Glimitri ál} l regia è di Rö> A[tto äsie Ftarlte5[o;tlïltct7lini MM Alluvioni in Toscana Pagina 46 E l'Amo furioso sommerse la città indif I®vE in Toscana, alla fine dell'estate del'66. Piove come non ha mai piovuto, e la terra s'impregna d'acqua. Piove a settembre e piove a ottobre. È un monsone che invece di allagare India e Bangladesh si riversa sull'Italia. Piove ininterrottamente l'ultima settimana d'ottobre. Poi la temperatura crolla: di colpo sotto zero. Casentino e Mugello sono imbiancati di neve, Il Pratomagno è bianco, come raramente capita in pieno inverno: aria gelida dagli Urali, e il 3 novembre si presenta un ospite inatteso: un fronte d'aria umida e calda sale dall'Africa, attraversa il Mediterraneo e si abbatte sulla Toscana. Trova spazio in Maremma, investe Siena prima e Firenze poi, finché si scontra con la montagna e sale, vuole passare, vedere come è il mondo dall'altra parte. È gigantesca questa perturbazione carica d'umido africano. Risale la montagna innevata, si ghiaccia, e tutto il suo vapore si condensa. Rilascia il calore, la temperatura sale di colpo, la neve si scioglie e, sopra una terra già pregna di due mesi d'acqua, comincia il diluvio universale. In Casentino, tra il 3 e il4 novembre 1966 piovvero 150 millimetri d'acqua. Su Firenze, in poco più di un giorno, un quarto della pioggia di un anno intero. Fiumi, torrenti, canali e fossi furono travolti dalla piena e riversarono nell'Arno un'acqua mai vista, l'acqua della più grande pioggia mai caduta da seicento anni: tre mesi di pioggia in un giorno. E non ce la fa, l'Arno. Non ne può più di gonfiare quel suo letto malandato. Sono le 11 di sera e a Ponte a Poppi l'acqua invade strade ga di Levane, prima che l'onda distrugga lo sbarramento. Sono tutti impotenti di fronte alla portata di quella montagna d'acqua che si sta riversando a valle. E l'alluvione s'abbatte sul Valdarno. Nelle piatte campagne della valle lo spettacolo è mostruoso: famiglie sui tetti dei casolari, carcasse d'animali alla deriva, acqua e fango dappertutto. Intanto continua a piovere. E la piena non rallenta. Distrugge, l'Arno impazzito, e non frena la sua ira, anzi, monta e trova nuovo vigore proprio li, dove incrocia il Sieve. E come se tutto il Mugello, il Casentino e l'alta valle dell'Arno si riversassero, alle porte di Firenze, nel letto ormai sfondato del fiume furioso. Tutto trascinando con sé. Verso la città. Contro la città. E intanto dorme Firenze. Aspetta un giorno di festa. 4 novembre, venerdì, festa delle Forze Armate. Dorme, Firenze, nessuno al lavoro, e neppure a messa: festa civile, tutti a casa. Dorme e nessuno la sveglia. Ma l'acqua sale. Chiusa l'autostrada del Sole. Interrotta la Ferrovia. All'una di notte l'Arno straripa anche dopo Firenze, a Lastra a Siena. Tutte le strade che vanno verso Empoli, Pontedera e Pisa sono interrotte: Firenze è completamente isolata. La città è imbandita di bandiere tricolori e stand dell'esercito, tutti pronti a dare il benvenuto alle nostre gloriose Forze Armate. Ma verso le 3 di quel buio mattino ben altra fu l'Armata che venne a far breccia, pronta a un feroce, durissimo e inatteso saccheggio: il Mugnone straripa e allaga le Cascine e alle 3 e mezzo l'Arno rompe gli argini. A Rovezzano, a San Salvi, a Varlungo. Le vecchie fogne cittadine non ce la fanno più ed esplodono. Ora anche dai tombini arriva l'acqua, sono getti potenti, alti un metro. L'acquedotto sta per saltare: «È un disastro, s'affoga tutti, abbiamo cominciato a staccare i motori...» sono le ultime parole di un operaio in servizio notturno all'acquedotto. Maggiorelli si chiama, Carlo. Gli ILGRANDEDILUVIO MPRIMOMORTO Su Firenze, in poco più di un giorno, cadde un quarto della pioggia dì un anno intero Carlo Maggiorelli lavorava all'acquedotto, lo ritrovarono in un cunicolo pieno dì fango e case. Gonfia, l'Arno, e allaga il Casentino: potrebbe sfogarsi, magari a Campaldino, nella piana della grande battaglia. Invece no. Non smette di gonfiare. Prosegue e incontra due dighe: La Penna prima e Levane poi. Alla Penna, l'onda arriva presto e nessuno sa cosa fare. Già nel pomeriggio del 3 la pressione è enorme: dobbiamo aprire? Far sfogare il fiume? O resistere? Quanto continuerà a salire quest'acqua bastarda? La sera, la situazione è insostenibile: la diga non ne può più e ci si prepara al peggio. Vengono aperte le bocche della Penna e poi quelle della di- dicono di venir via, di mettersi in salvo: «Non posso abbandonare la sorveglianza!», risponde. Carlo Maggiorelli fu il primo morto della guerra dell'Arno. Morto sul posto di lavoro, tentando l'impossibile, ritrovato due giorni dopo in un cunicolo pieno di fango. Una dopo l'altra cominciano a saltare le cabine elettriche. I telefoni tacquero, l'elettricità saltò, i rubinetti s'inaridirono. I fiorentini accesero le candele, la città tornò indietro di secoli: molti si accorsero, con spavento improvviso, della loro fragilità, e si sentirono indifesi. F I ""-S NIC LINI Pubblichiamo un estratto del libro `7l filo dell'acqua "scritto da Francesco Niccolini, da cui è tratto lo spettacolo prodotto daArca Azzurra Alluvioni in Toscana Pagina 47 Il fiume corre straripa a lungarno Acciaioli. Straripa a lungarno alle Grazie. Sono le sette di mattina quando cede la prima spalletta, quella di piazza Cavalleggeri, e il fiume furioso invade la Biblioteca Nazionale e Santa Croce. Ore 7 e 26: tutti gli orologi elettrici si fermano qui. Finito. Anche se il tempo s'è fermato, sarebbe il caso di dare la sveglia alla città: «Fiorentini, buon giorno!, perché non andate a fare colazione dai vostri vicini dell'ultimo piano? non si sa mai, forse è meglio, forse vi salvate...» No. Nessuno avverte nessuno. Lasciamo che se ne accorgano da soli quando galleggeranno nel fango e nella merda. Sempre ammesso che riescano a galleggiare. Alle 9 torrenti d'acqua melmosa si riversano in piazza del Duomo e qui si trasformano in gorghi tra la cattedrale e il Battistero, spalancato dalla furia dell'acqua che si porta via le formelle della Porta del Paradiso. Nel fango le ritroveranno. E un mare di colore spaventoso, immondo, fatto d'acqua, melma e nafta: ormai, ai primi di novembre, ogni casa ha fatto il pieno di gasolio da riscaldamento e ora l'Arno se lo porta via, mischiandolo con tutto il resto: alberi, pietre, automobili, motorini, animali, biciclette, edicole, porte, portoni, mobili, scarpe, borse, ombrelli, cartelli stradali, libri, giornali, crocefissi, monumenti, opere d'arte, escrementi, rifiuti, cadaveri, carcasse. Tutto insieme, secondo il più democratico dei criteri: la distruzione indistinta del tutto. L'AUTORE Francesco Niccolini è l'autore dei libro 1l filo dell'acqua". Lo spettacolo teatrale debutta il 5 e 6 Novembre al Teatro Nazionale di Pisa Alluvioni in Toscana Pagina 48 Due strisce orizzontali sovrapposte, che ritraggono una la Firenze allagata dall'Arno dei novembre 1966 e l'altra la città com'è oggi. Il disegno è quello fatto dai bambini della scuola primaria Gabriella de Majo di Pelago, vincitore dei concorso "Le alluvioni di oggi nei disegni dei bambini". E adesso diventerà un francobollo, che sarà presentato il 4 novembre in Palazzo Vecchio. Nel complesso dell'Opera di Santa Croce invece, fino al 31 gennaio sarà possibile visitare l'esposizione filatelica sul cinquantenario dell'alluvione, curata dal Centro Italiano di filatelia tematica e da Poste, che ha realizzato un particolare timbro commemorativo. Alluvioni in Toscana Pagina 49 SAN NICCOLO' II quartiere di San Niccolò, perla sua posizione ribassata rispetto all'Arno, venne trasformato dalla piena in un enorme lago navigabile. Con un pomeriggio organizzato con la collaborazione dell'associazione culturale Festina Lente anche il Centro di documentazione San Niccolò di Firenze celebra il suo personale anniversario del l'alluvione: in programma una mostra di immagini, private e drammatiche, raccolte con il contributo spontaneo di decine di famiglie, un documento audio che raccoglie la voce dei protagonisti di quei giorni di catastrofe, una cena conviviale e una passeggiata alla scoperta dei luoghi che testimoniano l'altezza raggiunta dall'acqua il 4 novembre 1966,; in cui protagoniste sono le immagini che raccontano come l'alluvione sconquassò la vita quotidiana del rione di San Niccolò e di Firenze. Circolo Url, via San Niccolò 33r, dalle ore 19, la mostra sarà aperta fino al 9 novembre (A cura di Elisabetta Berti) Alluvioni in Toscana Pagina 50 ZOVECCMO fabeti so ersi l'alluvione in un docu-film LA città sommersa, le botteghe distrutte, i libri emersi dal fango. Un percorso lungo cinquant'anni, da Firenze a Firenze: con "Alfabeti sommersi" in occasione del cinquantesimo anniversario dell'alluvione, Mus.e propone nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio un docufilm con immagini inedite e a colori, girate da Beppe Fantacci: fu lui, nel 1966, a ideare un sistema di micro-credito, il cosiddetto "fondo ALFA" garantito con risorse offerte da grandi società industriali e commerciali americane, per aiutare nel modo più rapido ed efficace possibile le botteghe artigiane fiorentine. Inoltre, la mostra che espone otto opere di Emilio Isgrò e Anselm Kiefer, che hanno fatto della riflessione artistica e poetica sui libri - oggetto-simbolo dell'alluvione fiorentina - il centro della propria esperienza artistica. Palazzo Vecchio, Sala d'Arme Da oggi al 13 novembre, ingresso libero, ore 11-19 U NIVROON(IONE RIíERJATA Alluvioni in Toscana Pagina 51 PONTI DELL'ARNO L'Arno e i suoi ponti raccontati dagli architetti e dalle fotografie degli instagramers. La passeggiata lungo il fiume in programma sabato 5 novembre a partire dalle 10, organizzata dall'Ordinee della Fondazione degli architetti di Firenze insieme alla comunità fiorentina degli instagramers per ricordare i cinquant'anni dall'alluvione, si fermerà al ponteVespucci, al ponte Santa Trinita, ma anche all'ex gasometro di lungarno Santa Rosa e all'edificio di via dello Sprone progettato da Giovanni Michelucci: tutti luoghi colpiti dall'esondazione raccontati e descritti al pubblico da un gruppo di architetti dell'Ordine, a cui sono invitati anche gli instagramers che potranno darevita ad una narrazione per immagini. La passeggiata, aperta a 30 persone al massimo, dev'essere prenotata gratuitamente entro il 3 novembre su https://arnogo.eventbrite.it Alluvioni in Toscana Pagina 52 DC '1r% 2 FI 1 .,l L'4 Ì 1-a A A j`r'' P' Ìi 1' L'alluvione mezzo secolo dopo t . _ s lle reti _ ai Una . i ROMA A cinquant'anni dall'alluvione di Firenze (4 novembre 1966), che costò la vita a 35 persone e danneggiò gravemente il patrimonio culturale e artistico della città, la Rai ricorda l'anniversario con iniziative editoriali televisive e radiofoniche. Su Rail, domani sera la trasmissione "Porta a porta", alle 23.30, celebrerà la ricorrenza con una puntata che ripercorrerà quei tragici giorni con filmati e testimonianze. Sempre su Rail, venerdì 4 novembre, la trasmissione Unomattina dedicherà Alluvioni in Toscana un approfondimento alla tragedia, mentre Tv7, il settimanale del'Tgl in onda alle 23.45, ospiterà un ampio servizio realizzato con immagini d' epoca provenienti dalle Teche Rai. Su Ra12 il ricordo dell'alluvione sarà affidato, venerdì, alla trasmissione I Fatti Vostri in onda alle 11; domenica sarà invece "Sunday Tabloid ", in onda alle 19.05, a riservare uno spazio al ricordo della drarnrnatica esondazione dell'Amo. Su Rai3 domani alle 12.25 la Tgr della Toscana trasmetterà uno speciale a diffusione nazionale di circa cinquanta minuti. Pagina 53 Cinquant'anni dopo la grande piena, Cecina ricor : i testimoni, le fotografie il fiume, senza argini, eso nd cl di prima mattina dl centro di Cecina i racconti di chi ha vissuto quel dramma d i MARIA MEINI rano le 7 del mattino. «Mia nonna disse: "Senti, arriva la piena". Ci eravamo appena alzati, ma noi ragazzi non sentivamo niente. E non riuscivamo a capire». Nicoletta Porciani, dirigente dell'Archivio storico comunale, è "marinese". Per lei, come per tanti di Marina quel 4 novembre del '66 fa parte della tradizione familiare prima ancora della memoria collettiva: rivive nei racconti di casa, rinasce inaspettato nei ricordi di fotografie in bianco e nero, nelle paure sedimentate da bambini. Un po' come il vecchio omonero che sarebbe uscito a prenderti se ti affacciavi al pozzo dell'orto. Sono passati cinquant'anni, ma la grande piena del Cecina è lì, incombe sui timori di anziani e giovani cresciuti controllando ad ogni temporale "quanto sale la Cecina". Perché il fiume nella vecchia accezione popolare è femminile. Afutura memoria il livello del Cecina uscito dal suo letto silenzioso e implacabile resta segnato nella piazza della Chiesa, a Marina. 80 centimetri -è la media, ma in alcuni punti più bassi l'acqua superò il metro - disegnati sulla parete dell'attuale Ufficio turistico, ex casa del fascio. Straripa anche a Palazzi, non ha argini, allaga i campi della Cinquantina. Nel '66 in piazza Sant'Andrea c'erano le Alluvioni in Toscana vecchie casette basse dei pescatori, poi demolite. L'acqua arrivò "senza farsi sentire" all'alba del4 novembre. Una data da listare a lutto sul calendario perché mezza Italia e Toscana furono inondate dai loro fiumi. Acque nere tracimate che portano via tutto, cose e speranze. Lasciando detriti e disperazione.A Cecina per fortuna non ci furono vittime, come ricorda il faldone del consiglio comunale riunito d'urgenza il 9 novembre. E lo ricorda nel suo appello ai cittadini il sindaco dell'epoca Osvaldo Giovannelli. L'acqua limacciosa si ritira velocemente, ma restano i danni insieme alla paura. E tanti sfollati. 1200 persone che vengono prelevate da Marina coi mezzi anfibi del Comune e della Prefettura, che vengono alloggiate da parenti, in alberghi e strutture pubbliche. Mentre nelle case isolate dall'acqua passano dei "valorosi" in stivaloni da pescatore - si ricorda ancora nel documento del consiglio comunale - a portare latte e pane. E lo ricordano tanti marinesi. Quella frase "Arriva la piena" potrebbe essere il titolo del I nondato ilti r 4 novembre 66 di Marina. Perché quando l'acqua comincia ad arrivare dal fiume e a salire in via Ginori e sul viale della Repubblica verso Cecina - si fermerà allo zuccherificio, in via della Pinetina - dalle case escono le donne per andare ad avvertire i vicini. Non c'erano i cellulari, e neanche i telefoni. Lo ricorda Licia Bientinesi sul gruppo Facebook "Cecina come era". «Noi abitavamo in via Tori no e l'acqua arrivò fino al nostro cancello - racconta - ma in casa non entrò, avendo tre scalini prima di raggiungere l'abitazione. La mia amica Luana, che abitava in via Genova, venne a svegliarci prima delle sette del mattino e dette l'allarme a tutto il vicinato. In casa eravamo mamma ed io essendo il mio babbo partito per il salone di Torino insieme a mio fratello e mio cugino. La paura fu tanta, ma in poco tempo tutto tornò come prima». Marcello Giorgi aveva 23 anni nel 1966. Commerciante, figlio di commercianti, è citato tra i giovani "da encomio" per l'aiuto prestato. «Abitavamo in vicolo degli Orti - racconta - il punto più basso di Marina. Mi ricordo quella mattina di averla passata in mezzo all'acqua che mi arrivava al petto, almeno un metro 30, forse più. La mia mamma era andata al forno a comprare il pane, quindi saranno state le 8: quando tornò a casa disse: "Arriva la piena". Avevamo due auto e cercammo di metterle in salvo, una la portai in pineta, e andò bene; l'altra in garage in via Dandolo, era una Sprint Alfa Romeo, fu affogata dall'acqua». La famiglia Giorgi aveva due negozi: uno di abbigliamento in largo Cairoli e una profumeria in viale Galliano. volo L'acqua arrivò lentamente ovunque: anche l'impianto del tiro avolofu inondato. Pagina 54 «Col mio babbo cercammo di mettere in salvo le cose nei negozi, ma l'acqua continuava a salire, mentre fuori pioveva - dice ancora Giorgi -. Poi il mio babbo mi mandò dai miei nonni, in via Dandolo: stavano a piano terra e li trovai a sedere sul tavolino, così li presi e li portai al primo piano nell'appartamento di un vicino. Per tutto il giorno aiutai le persone del vicinato: chi aveva bisogno del pa- ne, chi di mettere in salvo qualcosa. Passavano col camion a portare il pane. La notte andammo a dormire da uno zio a Cecina. Si andò sul ponte a vedere il fiume, che sembrava aumentare. Ma la mattina dopo smise di piovere e il fiume si ritirò. Restarono tanti danni, quanta roba coperta dal fango! il risarcimento? Alla mia mamma non dettero niente, a me 92mila lire appena...» Sul muro dei Consorzio agrario è fissata in una lapide l'altezza della piena del fiume Cecina: accanto a quella del 4 novembre 1966 anche il livello raggiunto dalle altre alluvioni. In ordine cronologico quella del 29 settembre 1857, quella del 9 novembre 1907 e quella del 29 settembre del 1930. L'altezza maggiore fu raggiunta all'inizio del secolo, con lo straripamento del fiume nel novembre del 1907. equa alta anche nella zona della Cecinelia: iavista del Motel Massimo. or , r< !o i viale della Repubblíca sï arrivava con la barca un'immagine simbolica della grande piena a marina: qui viale della Repubblica sta per im- Alluvioni in Toscana mettersi nel viale Galliano (sulla sinistra via Colombo). Era solo navigabile. La Cinquantina sott'acqua II fiume straripò anche sul lato destro invadendo la Cinquantina fino a Palazzi. Pagina 55 Mostra fotografica in biblioteca fino al 18 novembre CECINA. Cinquant'anni dopo. Venerdì 4 novembre alle 17,30, nei locali provvisori della biblioteca , in via Pertini angolo via Ambrogi, Si inaugura la mostra fotografica e documentaria sull'alluvione di Cetina del 1966. il taglio del nastro nel giorno della grande piena. Per il cinquantenario, il Comune di Cetina ha deciso infatti di ricordare l'evento con un allestimento curato dall'archivio storico comunale , dalla biblioteca e dalla cooperativa il Cosmo (che ha in gestione i due servizi culturali). La mostra comprenderà una trentina di fotografie, perla quasi totalità di proprietà dell'archivio comunale, e un documento sul danni dell'alluvione. Un percorso che si snoderà attraverso cinque pannelli, che ricostruiranno l'evento illustrando le zone più colpite e i danni causati dallo straripamento del fiume, in particolare marina di Cecina ma anche Palazzi e La Cinquantina. Le foto saranno corredate da didascalie. La mostra è stata turata da Beatrice Gori, dirigente del settore Cultura del Comune di Cecina, da Nicoletta Porciani, responsabile dell'Archivio storico comunale , e dal coordinatore della biblioteca Simone Ticciati (nella foto in alto di Michele Falorni : da sinistra Ticciatl, Gori e Porciani). La mostra proseguirà fino al 18 novembre e sarà visitabile da chiunque negli orari di apertura della biblioteca, nella sede provvisoria di via Pertini angolo via Ambrogi, ovvero dal lunedì al venerdì dalle 8 ,30 alle 19 e il sabato dalle 8 ,30 alle 13. Le foto che il Tirreno pubblica oggi sono state gentilmente fornite dall'archivio e dalla biblioteca comunale. r s Con ;nP Ex ,n. I .i n;, r t . Il cartee c: _+. tisso dal sindaco Osvaldo Giovannelli i! 7 novembre, tre giorni dopo la grande piena del 11,966. A fianco una fotografia del lungomare di Cecinascattata dalla terrazza di largo Cai roll mostra i danni e la voragine scavata sulla strada (dall 'Archivio storico comunale) Le casette deí pescatori vicino a a chiesa se ..nnmerse Come in un piccolo tsunami , le acque dei fiume e del mare si fusero a marina , martellata s 1, Distrutta la villa sul mare dalla pioggia. Le vecchi casette basse dei pescatori in piazza della Chiesafurono sommerse. Una villa su viale della vittoria: le mura della casa e la recinzione esterna squarciate. Alluvioni in Toscana Pagina 56 / / / / // / // % 1/w/ r uri% % ï a,..1 3...1, //rrr4' a %%%% 1, a ° , %j% r Encomi a "benemeriti cittadini e gentili signorine" La donazione di un pensionato di Rosignano solvay / CECINA La conta dei danni comincia subito, dal consiglio comunale convocato d'urgenza il 9 novembre del 1966, cinque giorni dopo la grande alluvione. In cui Cecina riportò i danni maggiori di tutta la provincia di Livorno (colpita anche a Piombino, Campiglia e Collesalvetti). Nei faldoni dell'epoca si ricostruisce l'evento, e il sindaco Osvaldo Giovannelli fa presente «che l'unica consolazione in tanta sciagura - si legge nel verbale - , che ha colpito così gran parte del nostro comune, è la mancanza di vittime, ove si tolga il caso del sig. Calloni, sofferente di cuore, il cui decesso può essere stato affrettato dall'ansia sofferta durante il disastro». Si mette in risalto lo «spirito di sacrificio» dei cittadini, «spinto talvolta fino all'eroismo, specialmente allorquando si è trattato di portare i primi soccorsi e procedere all'evacuazione delle famiglie pericolanti». Si legge ancora nel verbale: «In quest'opera si sono distinti alcuni benemeriti cittadini, trai quali particolarmente i signori Marconi Roberto, Garosi Mario, Quiriconi Luigi, Poggetti Claudio, Fortezza Ferdinando, Massei Nedo, Rusticali Alvaro, Aguiari Mario, Barzi Mazzino e Fabrizio», che il sindaco, scusandosi per alcune involontarie omissioni, «addita alla pubblica riconoscenza insieme ai dipendenti comunali Catastini, Faucci, Genovesi, Bencivenga e Rimbombi», alle forze dell'ordine, agli amministratori, ai rappresentanti della Provincia, del Genio civile, ai parlamentari Laura Diaz e Giachini. E ancora si ringraziano «alcune gentili signore e signorine della città (Mittica, Renza Bendinelli e Giovannelli) che si sono prodigate nell'assistenza ai sinistrati trasferiti nei locali del liceo scientifico». E un pensionato di Rosignano Solvay, Rinaldo Marinai, che scrisse una lettera «accompagnando la sua offerta di 20mila lire per i sinistrati, il che dimostra una solidarietà e sensibilità commovente anche da parte di elementi non cecinesi». Si ricorda che già in passato, durante l'inondazione del 1949, la popolazione «aveva effettuato una dimostrazion evivacissima m a inutile per ottenere la classifica e l'argina- tura del fiume» (all'epoca senza argini) «onde evitare il ripetersi di danni tanto gravi». Si passa quindi all'elenco dei danni materiali, che ammontano a279 milioni di lire, tra danni all'agricoltura, agli edifici e strutture pubbliche e ai privati. (m.m.) _11 mí`md c..>StrWs Alluvioni in Toscana Pagina 57 ii cratere scavato sul lungomare davanti ai bagni Bisori il com une dí Cecina fu il pìù colpito d ella provincia dì Livorno n uom o sofferente d ícuore m orì poco d opo il disastro I I ponte d el la ferrovia su¡ fiume Cecina Alluvioni in Toscana Pagina 58 '//0,.!A il paese intero si noáIlitá j- úr ú,`ross2/to L'alluvione del 4 novembre 1966 a Grosseto se lo ricordano bene anche nei paesi della provïncïa. A Roccastrada per esempio . E non solo perché quel novembre si allagò , già dal pomeriggio del 3 novembre , la piana del Madonnina e le campagne intorno a Stïccïano. Da qui - nei giorni successivi furono organizzate colonne per aiutare i grossetani in difficoltà. Trai volontari c'erano due giovanotti (Ezio vecchioni e Libertario Lanzoni ) che già a mattina del 5 scesero a Grosseto coni camion del Comune per andare a spalare , ïnsieme agli operai dell'ufficio tecnico . I I prete roccastradino , don Biagio Bailo, dette invece la disponibilità per ospitare una dozzina di vecchi ricoverati nella commenda di Grosseto , che furono poi trasferiti a Roccastrada , al Geriatrico, nel pomeriggio di domenica 6 novembre. «Sabato 5 novembre racconta Mario Amerïnï - la struttura per anzïani fu arredata per gli ospïti. Arrivarono i camion con etti, materassi , comodini per gli anziani trasferïti . Dalle 18 fino all 'una di notte o e altri coetanei , tra cui Fernando santoni e Sergïo Tulianï, allestimmo in fretta e furia quattro stanze dell'istituto geriatrico di Roccastrada , che era stato inaugurato appena due mesi prima , 1'8 settembre. Le stanze erano ancora completamente vuote. C'era anche l 'ascensore , che rappresentava una novità tecnologica non da poco per quei tempï . Eppure fu duralo stesso. Così facendo, però, ci sentimmo tutti in qualche modo vicini a chi in quel momento stava vivendo un dramma ». (g.b.) Alluvioni in Toscana Pagina 59 UNA L STOR IA D'AMORE 1 Intorno a quelle acque la vita di una comunità» ------------- rIK"4 G, IEr Rangers, nel corso degli anni, hanno perso qualche elemento, ma non la voglia di stare insieme. «Stiamo organizzando spiega Luciano Bosi - una cena per il cinquantesimo anniversario e abbiamo anche fissato un ordine del giorno, corse nelle riunioni serie. Si parlerà del nostro rapporto col fiume, dei personaggi che allora gravitavano intorno all'Ombrone e di alcune proposte che riguardano la sua messa in sicurezza». «La differenza tra noi e i grossetani, nel rapporto con l'Ombrone, è molto semplice», sono parole di Luciano Bosi. «I grossetani sono gente di mare, il fiume lo temono, lo vedono come un pericolo e non gli piace. Gli istiani sanno che l'Ombrone non arriverà mai quassù e il fiume lo amano e lo vivono». Quando ragionano dell'alluvione Bosi e Cipriani fanno riferimento a personaggi che hanno caratterizzato Istia d'Ombrone negli anni Sessanta e Settanta: il Belli che si faceva fare i massaggi dall'acqua alle Correntine, oppure Vinicio Donati, l'uomo che ha insegnato a nuotare a un'intera generazione: «Era l'unico che scendeva in profondità e ogni tanto portava su qualche proiettile che i tedeschi avevano buttato nel fiume durante la ritirata» ). E ancora Aldo Sandri detto Gallina, che tutti i corsi d'acqua, anche quelli che vedeva in televisione, li chiamava Ombrone. «Il rapporto tra noi e il fiume non si guastò con l'alluvione», riprende Cipriani. «Anzi.. Mi ricordo che nella primavera-estate del 1967 ricominciammo a fare quello che avevamo sempre fatto: il bagno e i tuffi a bomba ai Muraglini, i giri nel barchetto del maestro di pesca Livio Agostini (l'unico che prendeva i pesci al chiocce, senza neppure bisogno dell'esca) e tante altre attivi- Alluvioni in Toscana tà». «Approfittando dell'occasione che ci offre Il Tirreno - concludono i Rangers guardando anche al presente e al futuro vorremmo fare anche qualche proposta alle istituzioni competenti» La prima «riguarda l'ex centro canottaggio sull'Ombrone. Si tratta di una struttura molto grande che si affaccia sul fiume, adiacente proprio al parco. Oggi è abbandonata e fatiscente. Noi suggeriamo di riportarla all'originale funzione: bar, ristorante, canottaggio, palestra, campi da tennis. Istia potrebbe diventare così una delle tappe del percorso in canoa lungo l'Ombrone». Poi una questione molto seria. «La seconda proposta è un sollecito: non si possono più rimandare le opere di difesa e La. ,,,,,, ,,,,, messa in sicurezza di Istia Ponte». Infine «l'area Muraglisi Sassi Bianchi. Qui l'artista Rodolfo Nofri immaginò anni fa di realizzare una scultura che rappresentasse Ombrone che abbraccia Ninfa. Un'opera di difesa idraulica dei Muraglini potrebbe a nostro avviso coniugarsi con l'idea di una sculturaatema». (g. b.) CR I PRODUZIONE RISERVATA ri í,, ¡;agi tenza da piazza Dante ( foto Bf) Francesco Cipriani e Luciano Bosi, due dei "Rangers" Pagina 60 a 11 0 E da Is ia arrivarono i gruppo di giovani nacque allora e «Ci sentivamo incolpa per i danni causati dal di GABRIELE BALDANZI a un giorno all'altro, senza il ponte, Istia si trasformò in un paese spezzato, con disagi enormi per gli abitanti, proprio come vent'anni prima - nel 1944 quando la struttura in ferro (scampata ai bombardamenti degli alleati) se l'era di nuovo mangiata lOmbrone. In queste ultime settimane un gruppo di "ragazzi", tutti over 65, si sono ritrovati in paese per ricordare la piena del `66: i giorni, anzi i mesi (ma soprattutto gli aneddoti), che seguiro- Alluvioni in Toscana pari per aiutare la citt` ® tra generosità goliardia no il crollo del ponte. Chiamati a raccolta da Luciano Bosi e Francesco Cipriani, "colonnello" il primo, "soldato semplice" il secondo nella gerarchia di quelli che 50 anni fa si autoproclamarono "Corpo dei Rangers di Istia d'Ombrone". Oggi Bosi e Cipriani sono pensionati, ma basta vederli assieme per capire che potrebbero tranquillamente ripetere le imprese di gioventù. Tra le storie riemerse nel cinquantenario della piena questa è la più buffa. Racconta di un'amicizia che va avanti da oltre mezzo secolo, racconta di una quindicina di ragazzi, all'epoca quasi tutti studenti, che nel novembre del 1966 proprio in coincidenza col disastro - fondarono il gruppo dei Rangers, mai più sciolto. «L'idea - spiega Bosi - era quella di dare una mano, mettersi al servizio del paese, tutelare il fiume, con cui, nonostante tutto, abbiamo sempre avuto un rapporto strettissimo, amandolo e vivendolo dalle Correntine alla Steccaia: i bagni, la pesca, le avventure con i barchetti». Ma i Rangers, in prima battuta, furono chiamati a spalare, a Grosseto. «Ci mettemmo in contatto con il Comune - prosegue Bosi - presentandoci come i ragazzi di Istia. Quasi per scusarci per ciò che aveva combinato il nostro fiume chiedemmo di essere impiegati dove c'era più bisogno. Io coordinavo perché ero il più grande; ri- cordo che, per scherzare, mi autoproclamai tenente colonnello dei Rangers». Ci portavano a Grosseto - ricorda Cipriani - ogni mattina nel cassone di un camion. Il primo giorno, credo fosse il 6 novembre, restammo a bocca aperta. 1 componenti del gruppo, oltre a me e Luciano, erano Pier Giorgio Marchi , Claudio Tonini , Piero Pratesi, Nello Bellucci, Leone Nuzzi, il compianto Enio Mazzi , Algerino Venturini, Angelo Baldassarri, Sergio Andreucci , Enzo Volpi, Giuseppe Laganga, Leo Marietti, Gino Belli , Adamo Bosi e Alberto Monaci Cipriani. In piazza Dante ci davano pale, rastrelli e altri strumenti, poi ci veniva affidato un compito. Abbiamo spalato alle case popolari in via de' Barberi, all'istituto Agrario, alla Vegè e al mobilificio Doccini. Il Doccini ci dette copre premio 5.000 lire per andarci a mangiare la pizza tutti insieme, ma - dopo un acceso dibattito - il colonnello decise di investirle per mettere un sedile reclinabile nell'ammiraglia, cioè la Fiat 500 che guidava da pochi mesi. Non c'è bisogno che spieghi il motivo.. Sia chiaro: noi non eravamo eroi, né ci siamo fregiati di titoli o medaglie come quella di "Angeli del fango", ma un gruppo di giovanissimi cresciuti in un paese, con tanta energia e la cazzatafacile». Cipriani ride. A pranzo i Rangers andavano in piazza della Vasca, dove era stata allestita una sorta di mensa per gli sfollati e i volontari. «Lo spirito di corpo dei Rangers, il senso di appartenenza - conclude Bosi - non è mai venuto meno. Nei mesi e negli anni successivi ci siamo impegnai in altre irnprese: il 4 maggio del 1967, il giorno dell'inaugurazione del ponte Bayle, partimmo a nuoto dai Sassi Bianchi per raggiungere il pilone centrale in cemento armato. Qui facemmo esplodere una rudimentale bomba preparata da Ghino, raccogliendo l'applauso di centinaia di persone. L'Ombrone tornava a essere divertimento. Il ponte, lungo 129 metri, suddiviso in quattro luci, ci fu spiegato che era il più grande della Toscana costruito con elementi Bayle. La merenda e la festa per la riapertura furono indimenticabili. C'era la gente anche da Scansano, Arcille, Grosseto». «Nel corso dell'inverno 1966-1967 conclude Cipriani - ci furono una miriade di disagi. Il medico condotto Giovanni Pianelli, il prete don Omero, dovevano fare giri impensabili. Per consegnare la posta di là dall'Ombrone a volte passava anche qualche giorno. Il postino si serviva di mezzi di fortuna. L poi il danno per commercianti, artigiani. Mi ricordo che c'erano operai che lavoravano a Murci, Pancole, alla fornace di San Martino. La strada non c'era più e il mulino perse i clienti e i lavoranti. Idem il frantoio». Pagina 61 ministro, pretetto e altre autor ::a in visita ai: ... x.. alluvionata..:i::: nc .. ! st)a Ltoto rieenz)a by) Reporter e fotografi si assiepano per iavisita del ministro Mancini alle cateratte del Diversivo n mezzo, 'arrivo dell'onorevole Mancini al Berrettino accompagnato dal comandante del la Ps Sotto, i primi avori di ricostruzione intorno agli argini dell'Ombrone (foto Agenzia Bf) Ilmi....,:. P9ancinialpontetlilstiaascpltalespiegaxfoniJeil'ingegnerBOrrieIlonatoAgeniia®n Alluvioni in Toscana Pagina 62 In città le due figlie degli ex comandanti dei vigili del fuoco La signora Anna, figlia dell'ingegner Vincenzo Lorito, e la figlia dell'ingegner Edilio Ehrenfreund sono ospiti in questi giorni della sezione grossetana dell'associazione Vigili dei fuoco. Chi sono? Lorito era il comandante provinciale nei giorni dell'alluvione, Ehrenfreund era il suo predecessore. Sono state invitate dall'associazione in occasione dei cinquanta anni dall'alluvione, perché l'opera dei vigili dei fuoco - anche allora - fu fondamentale nei soccorsi e nell'analisi di quanto era accaduto. in questi giorni sono state portate in visita in maremma: tra le tappe il comando attuale ma anche le vecchie sedi di via senese e via Oberdan. oggi alle 16 sarà celebrata alla loro presenza una messa, nella chiesa intitolata a Teresa di Calcutta, in via stati Uniti d'America. Alluvioni in Toscana Pagina 63 IN REGALO CON IL TI RRENO Via de' Barberi martoriata Oggi le nuove foto a grande piena del 1966 lasciò il segno sul territorio, ma ne lasciò uno forse ancora più profondo nell'anima delle persone, della comunità. Nel bene e nel male. Se infatti in tanti ricordano il terrore, la fatica, la sofferenza, altrettanti di quei giorni portano con sé anche il profumo dolce della solidarietà, della mobilitazione collettiva, del senso di unità e di identità che-forse perla prima volta e forse da allora mai così forte unì i grossetani. Tutti, nessuno escluso. Non è raro imbattersi, raccogliendo le testimonianze di chi c'era, in racconti a due facce: quella oscura del disastro e quella a suo modo "eccitante" di un fatto che cambiò la vita, di giorni di frenetico entusiasmo, di voglia Sesta tappa nel lungo viaggio per immagini e parole nella città ieri e oggi Domani via Saffi, mentre continuano ad arrivare in redazione le vostre testimonianze di ricostruire, di esperienze memorabili. Come quella, appunto, dei "Rangers" di Istia d'Ombrone, dei quali in queste pagine ritroviamo la storia. Allora giovanissimi, affrontarono un'avventura che - a suo modo avrebbe messo un sigillo alle loro esistenze. Da una ventina di giorni ormai il Tirreno sta raccogliendo "i racconti dal 1966". 1 let- tori hanno risposto in massa all'invito e ci hanno scritto via e-mail, attraverso Facebook o semplicemente portandoci un foglio manoscritto in redazione. La voglia di "parlare", di consegnare la propria memoria individuale alla memoria collettiva è tanta e l'invito è sempre valido: inviateci una mail a [email protected] telefonate in redazione allo 0564 414900. Tutti i vostri racconti, un po' alla volta, saranno pubblicati. Nel frattempo continua l'altro grande viaggio del Tirreno, quello fra memoria e presente attraverso le 21 schede che - una al giorno, esclusa la domenica -vengono regalate in edicola insieme con il giornale. Due foto, una dei novembre 1966 e una dell'estate 2016, per raccontare Grosseto corn'era e com'è, per dare la misura del disastro e anche quella della rinascita. A corredo delle immagini tutte, quelle di ieri e di oggi, dell'Archivio dell'Agenzia fotografica Bf - brevi racconti, frammenti di testimonianze raccolte e rimesse in circolo dalla penna dello scrittore e poeta grossetano Luca Bonelli. Oggi, sesta tappa del viaggio, approdiamo in via de'Barberi, la strada che imboccò l'Ombrone in piena per poi impadronirsi del cuore di Grosseto: una delle zone più colpite dell'intera città. Domani invece torneremo proprio nel centro storico, in via Saffi: da via de' Barberi, attraverso Porta Vecchia, anche qui un fiume di fango portò danni enormi e paura. Cinquant'anni dopo Grosseto non dimentica. Novembre 1966, si spala il fango in via de ' Barberi ( foto Bf) Alluvioni in Toscana Pagina 64 ANNIVERSARI, f e o r !nfa nelfa nct e t! -1 I-]¡. -+,- II I, T,. ,- r. in , nrrhi.,prja^rl- .sil ! salo di sei metri e raggiunse il pi,mo piano dei palazzi Vicino al Duomo mc iti e di auto inservibil RIPARTE I presidente Mattarella sarà alla restituzione dell'Ultima cena del Vasari. Tornano gli angeli del fango che salvarono quadri e biblioteche Nicoletta Martelletto Le piene dei fiumi toscani erano ricorrenti d'autunno. Non passava stagione senza che Arno, Bisenzio ed Cmbrone si gonfiassero. Ma nel 1966 accade l'irreparabile. Già la sera del 3 novembre la furia dell'acqua rompe gli argini nel Mugello e nel Casentino, l'Arno tracima e l'Italia si frattura: bloccate l'Autostrada del Sole e la ferrovia verso Roma. Il giorno 4 la piena arriva a Firenze alle 3, un vigile del fuoco dà l'allarme quando vede l'acqua che tracima dai muretti. Solo alcuni orafi di Ponte Vecchio riescono a svuotare i negozi. Sarà un crescendo disastroso fino a sera, l'acqua arriverà dovunque, al primo piano delle case dei Lungarno e sotto il campanile di Giotto. I fiorentini cercano di salvare ciò che possono, dagli anziani intrappolati in casa ai detenuti delle Murate, dalle mucche ai libri delle biblioteche. Il sindaco Piero Bargellini chiede aiuto, ma all'epoca non esiste la Protezione civile. Si danno Alluvioni in Toscana da fare l'esercito e i bagnini dalla Versilia. I media nazionali sottovalutano l'evento, la catastrofe rieccheggerà solo 48 ore dopo. Di prezzo 250 milioni di metri cubi d'acqua e 600 mila metri cubi di fango. Arrivano però a migliaia quelli che il giornalista Giovanni Grazzini ribattezzò gli "angeli dal fango" a ripulire la città e a salvarne l'inestimabile patrimonio d'arte. Il simbolo della tragedia sarà il Crocifisso di Cimabue irrimediabilmente perduto per l'80 per cento della pittura. Tra gli "angeli" anche ragazzi che sarebbero poi diventati famosi come l'astrofisica Margherita Hack l'artista Sandro Chia, l'ex cancelliere tedesco Gerard Schröder, il disegnatore Staino, l'esponente Pd Pierluigi Bersani. Alla fine le vittime furono 17 in città e 18 in provincia, tra cui due bimbi. Fu una pagina nera del dissestro idrogeologico in Italia Firenze dal Governo avrà poco: 500 mila lire ai commercianti e sconti dalla Fiat per ricomprare le auto rottamate. Il resto i toscani lo fecero da soli, con aiuti interna- zionali e il Comitato Fondo internazionale per Firenze, il fondo Alfa per il microcredito inventato da Giuseppe Fantacci, allora presidente della Camera di commercio americana, i volontari che misero al sicuro quadri e libri, di cui a lungo si occuparono i laboratori di restauro dell'Opificio delle pietre dure. I testimoni di allora sono tornati sotto la Cupola già nel 2006 ma quest'anno caleranno in massa per il 500 dall'alluvione che avrà il clou delle celebrazioni in questo week end. A Palazzo Vecchio venerdì 4 novembre al mattino il Salone dei Cinquecento accoglierà il raduno degli angeli del fango, nell'ambito di un consiglio comunale straordinario. A Santa Croce il cardinale Giuseppe Betori, a sua volta "angelo" quand'era seminarista, celebra una messa: qui alle 15 verrà ricollocata, dopo il restauro, V'Ultima cena di Vasari, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che alle 17 sarà a Palazzo Vecchio perla commemorazione ufficiale. In serata una fiaccolata sfilerà dalla Basilica di San Miniato al Monte a piazza Santa Croce. Sabato 5 invece si passerà all'esame odierno delle opere idrauliche in Toscana: verrà presentato il Piano "Arno sicuro", con le ope- re in corso e in progettazione per garantire la massima sicurezza possibile lungo l'asta del fiume. Domenica 6 sarà la Giornata del Volontariato, organizzata dalla Regione Toscana col Dipartimento nazionale di Protezione Civile. Slitta invece la grande mostra che si doveva tenere a Palazzo Medici Riccardi - per mancanza di fondi, oggi invece individuati - che offrirà una ricostruzione cronologica attraverso immagini e testimonianze, con approfondimenti sui danni al patrimonio culturale. Il quotidiano La Nazione apre le porte della sua sede con una mostra di foto e filmati, dal 4 al 19 novembre. • Pagina 65 Stefano Londi, 65 anni, all'epoca quindicenne: venne fotografato nel 1966 da Balthazar Korab Alluvioni in Toscana Pagina 66 La Nazione, mostra sullo straripamento dell'Arno a Firenze. In occasione dei 50 anni La Nazione presenta «LLArno straripa a Firenze - La Nazione e l'alluvione in Toscana=>, che si terrà dal 5 al 19 novembre presso la sede del quotidiano in via Paolieri 2. Alluvioni in Toscana Pagina 67 i-]¡. -+,- ANNIVERSARI, f o o se ,ilofn nálla not e t! -1 sali di sei metri e raggiunse il pi,mo piano dei palazzi Vicino al Duomo mc iti e di auto inservibil RIPARTE I presidente Mattarella sarà alla restituzione dell'Ultima cena del Vasari. Tornano gli angeli del fango che salvarono quadri e biblioteche Nicoletta Martelletto ............................................................................. Le piene dei fiumi toscani erano ricorrenti d'autunno. Non passava stagione senza che Arno, Bisenzio ed Ombrone si gonfiassero. Ma nel 1966 accade l'irreparabile. Già la sera del 3 novembre la furia dell'acqua rompe gli argini nel Mugello e nel Casentino, l'Arno tracima e l'Italia si frattura: bloccate l'Autostrada del Sole e la ferrovia verso Roma. Il giorno 4 la piena arriva a Firenze alle 3, un vigile del fuoco dà l'allarme quando vede l'acqua che tracima dai muretti. Solo alcuni orafi di Ponte Vecchio riescono a svuotare i negozi. Sarà un crescendo disastroso fino a sera, l'acqua arriverà dovunque, al primo piano delle case dei Lungarno e sotto il campanile di Giotto. I fiorentini cercano di salvare ciò che possono, dagli anziani intrappolati in casa ai detenuti delle Murate, dalle mucche ai libri delle biblioteche. Il sindaco Piero Bargellini chiede aiuto, ma all'epoca non esiste la Protezione civi- Alluvioni in Toscana le. Si danno da fare l'esercito e i bagnini dalla Versilia. I media nazionali sottovalutano l'evento, la catastrofe rieccheggerà solo 48 ore dopo. Di mezzo, 250 milioni di metri cubi d'acqua e 600mila metri cubi di fango. Arrivano però a migliaia quelli che il giornalista Giovanni Grazzini ribattezzò gli «angeli del fango» a ripulire la città e a salvarne l'inestimabile patrimonio d'arte. Il simbolo della tragedia sarà il Crocifisso di Cimabue irrimediabilmente perduto per l'80 per cento della pittura. Tra gli «angeli» anche ragazzi che sarebbero poi diventati famosi come l'astrofisica Margherita Hack l'artista Sandro Chia, l'ex cancelliere tedesco Gerard Schräder, il disegnatore Staino, l'esponente del Pd Pierluigi Bersani. Alla fine le vittime furono 17 in città e 18 in provincia, tra cui due bimbi. Fu una pagina nera del dissesto idrogeologico in Italia. Firenze dal Governo avrà poco: 500mila lire ai commercianti e sconti dalla Fiat per ricomprare le auto rottamate. Il resto i toscani lo fece- Stefano Londi, 65 anni, all'epoca quindicenne: venne fotografato nel 1966 da Balthazar Korab ro da soli, con aiuti internazionali e il Comitato Fondo internazionale per Firenze, il fondo Alfa per il microcredito ideato da Giuseppe Fantacci, allora presidente della Camera di commercio americana, i volontari che misero al sicuro quadri e libri, di cui a lungo si occuparono i laboratori di restauro dell'Opificio delle pietre dure. I testimoni di allora sono tornati sotto la Cupola già nel 2006, ma quest'anno caleranno in massa per il 50° dall'alluvione che avrà il clou delle celebrazioni in questo week end. A Palazzo Vecchio venerdì 4 novembre al mattino il Salo- Pagina 68 ne dei Cinquecento accoglierà il raduno degli angeli del fango, nell'ambito di un consiglio comunale straordinario. A Santa Croce il cardinale Giuseppe Betori, a sua volta «angelo» quand'era seminarista, celebrerà una messa: qui alle 15 verrà ricollocata, dopo il restauro, ]'«Ultima cena di Vasari», alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che alle 17 sarà a Palazzo Vecchio perla commemorazione ufficiale. In serata una fiaccolata sfilerà dalla Basilica di San Miniato al Monte a piazza Santa Croce. Sabato 5 invece si passerà all'esame odierno delle opere idrauliche in Toscana: verrà presentato il Piano «Arno sicuro», con le opere in corso e in progettazione per garantire la massima sicurezza possibile lungo l'asta del fiume. Domenica 6 sarà la Giornata del Volontariato, organizzata dalla Regione Toscana col Dipartimento nazionale di Protezione civile. Slitta invece la grande mostra che si doveva tenere a Palazzo Medici Riccardi - per mancanza di fondi, oggi invece individuati - che offrirà una ricostruzione cronologica attraverso immagini e testimonianze, con approfondimenti sui danni al patrimonio culturale. Il quotidiano La Nazione apre le porte della sua sede con una mostra, dal 4 al 19 novembre. • Alluvioni in Toscana Pagina 69 g li del /r%r e / " 1 í Paolo V «PER ALCUNI GIORNI - racconta Landi - elicotteri della nostra Aeronautica e anche i giganteschi elicotteri americani di stanza a Livorno fecero la spola. In particolare il Comune di Pescia ideò e realizzò in fretta e furia un sacco di primo soccorso che veniva calato dagli elicotteri. Il sacco era dotato di una lunga corda e conteneva, se ben ricordo, acqua, latte, pane, biscotti, scatolame vario e anche fiammiferi, candele e altri oggetti utili nell'estrema emergenza di quei giorni. Mezza Valdinievole era sott'acqua: addirittura tre quarti del Comune di Ponte Buggianese, le chiese di Albinatico e di Capannone allagate. Pescia era stata ovviamente interessata nella sua parte bassa e grande preoccupazione destava il Ponte dei Marchi. Aveva resistito alle cariche esplosive dei tedeschi, ma in quei momenti dell'alluvione rischiava grosso e soprattutto preoccupava che facesse da "diga" alla piena, allagando tutta la zona di Casacce e dintorni». Alluvioni in Toscana da Ci k • gli /r, i✓ „✓ bella pagina del 1.966 ` ACCANTO agli «Angeli del Fango» di Firenze è giusto ricordare anche gli Angeli del Cielo» che per qualche giorno, dopo il 4 novembre del 1966, si alzarono dallo stadio comunale di Pescia per portare i primi soccorsi alla gente che, nella pianura solcata dall'Arno, si era rifugiata nei piani alti ed anche sui tetti. L'idea di riportare alla memoria questa pagina della nostra storia è dell'amico Paolo Landi, giornalista e profondo conoscitore di storia valdinievolina. e » • i «Con lui ricordavo quei giorni, quando anche mezza aldinievole era sott' acqua» «RICORDAVO questi momenti nei giorni scorsi - continua il bel racconto di Paolo Landi - con l'ex sindaco di Pescia Nilo Silvestri, essendo stato presente come cronista al suo sopralluogo proprio al Ponte dei Marchi, dove doveva decidere se riservare le energie dell'amministrazione comunale e dei tanti volontari pesciatini ai problemi della città o se pensa- re alle case isolate anche lontane. Nilo Silvestri, insieme ai tecnici, decise: rimanere vigili sulla piena della Pescia, non mancare di aiutare Firenze, ma anche e soprattutto organizzare immediatamente i voli degli elicotteri dallo stadio in favore delle case isolate. E così fu e si dimostrò scelta felice. Nell'occasione l'ex sindaco si è ricordato di conservare la foto di uno di quegli elicotteri (in tal caso italiano) che caricava i preziosi e artigianali sacchi di primo aiuto. Non ricorda l'autore della foto, probabilmente uno dei professionisti locali dell'epoca. Me l'ha gentilmente data per la pubblicazione. Ricordo infine che qualche mese dopo quel novembre 1966 il segretario comunale, ragionier Fiorenzo Narducci, mi mostrò una lettera di un capofamiglia, forse della zona di Santa Maria a Monte, che ringraziava per il provvidenziale aiuto ricevuto in un momento difficile, con quel pacco pesciatino calato dall'elicottero. Sarebbe simpatico avere qualche altra testimonianza a distanza di cinquant'anni». Nella foto, il momento del carico dei sacchi sull'elicottero della nostra Aeronautica. Ben riconoscibili di profilo il sindaco Nilo Silvestri e il maresciallo dei vigili urbani Flaminio Del Sarto. Mai Pagina 70 II momento del carico dei sacchi alimentari per gli alluvionati sull'elicottero dell'Aeronautica allo stadio di Pescia Alluvioni in Toscana Pagina 71 Editor' s Letter Bridging Florence N ovember 4, 1966 was a trying day for Florence, a lasting legacy of disaster and destruction, out of which eventually came great innovation and developments in myriad fields of study, from book to pictorial restoration. In 1471, in the first book printed in Florence, Bernardo Cennini boasted that nothing is beyond the powers of the Florentines ("Florentinis ingeniis nihil ardui est").The aftermath of 1966 proved the early printer true, but the effort would not have been possible without the influx of international help as people arrived from as far as Australia and the United States to assist in the recovery of this city we love. Our 50th anniversary of the 1966 Florence flood issue opens with remarks byAbigail M. Rupp, Consul General ofthe United States of America in Florence, takes a unique look inside the National Central Library and illustrates how Santa Croce is marking the half-century with the return ofVasari's LastSupper. On a more pragmatic note, we examine the flood risk in 2016 and what has been done in the last 50 years to combat a carbon copy of the past delugesadly, it transpires, not a lot. The Florentine's documentation of the 1966 flood continues via the official website http://toscana.firenze2016.it as our journalists join forces with the Comitato Firenze 2016 to learn from past events to inform and spread awareness about future flood prevention. The Florentine will be back with its seasonal The Tuscan Times supplement on December 1. Helen Farrell, editor-in-chief Alluvioni in Toscana Pagina 72 Florence flood exhibitions in NYC and Washington United States remembers 50 years on orty-year old artist and American teacher Joe Blaustein was in Florence on November 4, 1966 when the Arno submerged the city. With his camera in tow he decided to document what was happening in real time. Among the very few colour photos of the 1966 Florence flood, the images are now on show at an exhibition at the Italian Cultural Institute of New York (686 Park Avenue, free admission, 6-8pm, until November 23, 2016, www.iicnewBlaustein's york.esteri.it/IIC_Newyork). photography has been placed alongside black-and-white images by Italian photographer Massimo Berruti of another flood, caused by Hurricane Sandy in New York in 2012 and that hit the southern part of the city with tremendous force. Blaustein's unusual colour photos will also be displayed at the Embassy of Italy and the Italian Institute of Culture of Washington, DC (3000 Whitehaven St, free admission, 6:30-8:30pm, until November 14, 2016, www.iicwashington.esteri.it/iic_washington) as part of the exhibition titled "Remembering the flood of Florence 50 years later"The exhibit opened with remarks by Armando Varricchio, Ambassador of Italy to the United States and Dario Nardella, Mayor of Florence. Alluvioni in Toscana Pagina 73 Welcome Mud Angels! Remembering 1966 I f you are a Mud Angel who has returned to Florence for the 50th anniversary of the 1966 flood, then grazie and welcome back! Remember to collect your welcome kit from Tuscany's regional headquarters at piazza dell'Unità 1 to attend the official events listed below. For news, videos and events related to the 1966 flood, visit the official website toscana .firenze2016 .it, managed by Fondazione Sistema Toscana, in collaboration with the Comitato Firenze 2016. Visit the official Facebook page and Instagram accounts "Toscana Firenze 2016"The Florentine is a project partner for the English-language version of Toscana Firenze 2016. Official November 4 events 9am, in the Salone dei Cinquecento at the Palazzo Vecchio, a city council meeting will be held with Mud Angels in attendance. A Mud Angel procession will take place directly afterwards with speeches made by Mud Angels, as well as a previously unpublished Franco Zeffirelli interview and songs composed for the occasion by Giuseppe Lanzetta with an orchestra. Open to all, although you will be asked to show the badge distributed in piazza dell'Unità. 11:30am, a Mass in the basilica of Santa Croce celebrated by Cardinal Giuseppe Betori, a mud angel. 1 pm, a small procession to Ponte alle Grazie to lay wreaths in memory of the victims of the flood. 3pm, the relocation ceremony of the restoration of Vasari's LastSupper in Santa Croce. 5pm, the official ceremony will be held in Palazzo Vecchio's Salone dei Cinquecento. 6:30pm, the world premiere of the new documentary " Dopo l'alluvione"in the Salone dei Cinquecento. 8pm, a torchlight procession will begin at the Basilica of San Miniato al Monte and end in piazza Santa Croce in memory of the same procession organized on November 4, 1967. Mud Angels and the general public are invited to participate in the vigil. #UM1 ffi~~ táw-tlg, part 'In I&éàcé. rù ~tkn Mod. kw rn1*reTr1f0rMaf:io^ Kio paRe 11 Alluvioni in Toscana Pagina 74 Wednesday 9 LECTURES CONFERENCES L'alluvione a Firenze : sgomento e riscatto di una città Talk (in Italian) by Bruno Santi, director of the Opificio delle Pietre Dure 6pm, British Institute, Harold Acton Library, lungarno Guicciardini 9, Florence, www. britishinstitute.it Alluvioni in Toscana Pagina 75 THE FLORENCE FLOOD 1966-2016 WORKING TOGETHER , NOW LIKE THEN ABIGAIL M. RUPP Italy and the United States have a bond that goes back all the way to the beginning of our country. From New World adventurers Amerigo Vespucci and Giovanni da Verrazzano to Tuscan philosopher and agriculturalist Filippo Mazzei, Italy and America have been longtime pa rt n ers. Today, we have a robust Italian-American community in the U.S. and a vibrant community of close to 100,000 American residents and students here in our consular district-not to mention over a million American tourists a year. And in the U.S. close to 5,000 Italian students are at our universities and colleges, and 1.2 million Italians visit each year for work or vacation. This shared bond was even clearer when Americans and Italians, along with citizens from all over the world, worked together to help Florence and Tuscany recover from the devastating November 4, 1966 flood. Photo Courlcsy Ugo Gherardi Alluvioni in Toscana My predecessor, Consul General Joseph Wheeler, led our Consulate team in assisting American citizens during and in the aftermath ofthe flood, and helped support the relief efforts ofthe"Mud Angels"and of many parts of the U.S. government and the American people who wanted to do all they could to support this city, which is precious to so many of us. Americans and Italians worked hand in hand during that time,just as we do now on so many issues important to both of our countries. And what the events of those days also mean to me is this: each of us can do something. It wasn't"The Consulate"or"The Government"who helped the city. It was individual people, who wanted to do whatever they could to help a city and a people in need. As we think about that difficult time in Florence's history, let's remember that we can all continue to look for ways to help others who need it. Let's think about how we can pull together to combat climate change, assist refugees and increase trade between our two countries. And let's celebrate how much more both of our countries can do when we work together. Abigail M . Rupp is Consul General of the United States of America in Florence. Pagina 76 photos courtesy of The Metropolitan Museum Cimabue 's world tour SANTA CROCE / Paola Vojnovic As soon as the 1966 flood is mentioned, most Florentines recall the mud-covered streets, the tired smiles of the young Mud Angels and the wounded works of art carried away from the churches and museums. Then there is Cimabue's Crucifix. T wo days after the flood (by then it was November 6) the volunteers finally gained access to the Museum of Opera di Santa Croce, only to find the face down in the Arno waters, which by that point had filled the Cenacolo by about 11 feet. Umberto Baldini, the director of Istituto del Restauro, described that firsthand encounter:"Cimabue was dying. And he was taking with him, by ransack ing the museums and churches, entire centuries of works of art, damaged, split, unrecognizable, on which the mud, water and oil had inflicted damage at random, in death's cruel embrace." The Crucifix, which due to its exceptional character had survived intact and in perfect condition for almost 700 years, in the days of the flood became"a last manifestation of the Apocalypse;' according to Giuseppe De Micheli, director of Opera di Santa Croce. That single image quickly became the universal symbol of the Florentine flood. Yet, with the crucifixion, also comes a story of resurrection. After a painstaking restoration by Opificio delle Pietre Dure lasting 11 years, the Crucifix, with a stag- Alluvioni in Toscana gering loss of 55 per cent of its painted surface, was returned to Santa Croce in a civic celebration in 1976. Shortly afterwards, for the first and probably last time, Cimabue embarked on a world tour, organized by Italian IT company Olivetti, with scheduled stops in New York, Paris, London, Madrid and ending in Munich in the fall of 1983. The 1982 photographs from the exhibit atThe Metropolitan Museum, taken as the Crucifix was hand-carried through the main door of the museum (measuring 14.5 x 13.5 feet, it was too large to enter through the side entrance), disconcertingly resemble the photos of Italian soldiers who had carried the masterpiece to salvation in 1966, out of the gates of Santa Croce and far from the Arno to the higher grounds of the Boboli Gardens. The exhibition, which opened in New York on September 6 and ran until November 11, 1982, proved a great success. According to a letter scribed by The Met's president Philippe de Montebello, dated September 23, 1982, the exhibit had already been seen by almost 15,000 visitors. The catalog of The Metropolitan Museum exhibit poignantly sums up the flood: "Death came to men and to animals. Houses, shops and workshop were polluted and their contents ruined, but what chiefly seized the imagination of the world was the destruction and damage to works of art in a city universally regarded as the source and repository of much that is most valued in the culture of the Western world... This affront to the human spirit is even now still being made good:' Referring to the star of show, the catalog reads: "The damage to the great Cimabue Crucifixwas the most serious artistic loss in the Flood; its infinitely painstaking restoration must be regarded as a defence of spiritual as well as artistic values... It is a testament to Cimabue's genius as well as to the patient care of the restorers in Florence that even in its present condition the Crucifix retains the power of a great work of a rt:' I remember years ago, I asked one of the old Franciscan friars in Santa Croce if he ever visited the United States, the answer was"No, never. But Cimabue did" "Cimabue was dying. And he was taking with him, by ransacking the museums and churches, entire centuries of works of art, damaged, split, unrecognizable, on which the mud, water and oil had inflicted damage at random, in death's cruel embrace:' Paola Vojnovic works in fundraising and museum oulreach al Opera di Scola Croce. Pagina 77 ph. adicorbetti/Opera di Santa Croce Thinking higher SANTA CROCE / Giuseppe De Micheli I n Santa Croce facts, chronicles and history become monuments in their own right. This is especially true for the Florentine floods, recollections of unexpected past events, which remain marked in the stones of this great temple of memory. Efforts to prevent the effects of the moody Arno River are as old as Santa Croce itself. The early Franciscans strove to elevate the entire structure by considerable measure. They decided to build a new church, leaving beneath it a smaller temple built just a few decades earlier. But time will show that their efforts were in vain: they should have built higher. As early as 1333, the Florentine chronicler Giovanni Villani criticized the lack of preparedness on the part of the people of Florence as each new flood was viewed as a tragedy that could have been prevented. Prevention and hydraulic emergencies were also considered in the era of Grand Ducal Florence especially with the work of two scientists, Vittorio Fossombroni and Pio Fantoni, both immortalized with monuments in Santa Croce. In our time, readiness and preparation are taking on a new, unprecedented dimension as works of art, reduced to tragic conditions after the flood of 1966, are making their way"back home". In 2006, the return of eight restored masterpieces to the Museum of the Opera di Santa Croce was accompanied by new simulations of emergency scenarios. These drills confirmed a gulf between the world-class expertise acquired in thefield of restoration and the dearth in ordinary practices for risk management used in the protection of cultural heritage. The Alluvioni in Toscana "What will mark this fiftieth anniversary of the flood for Santa Croce is the return of a masterpiece that few can remember having seen: The Last Supper by Giorgio Vasari:" evident need for improvement resulted in drafting the act on contingency plans for protection of works of art, which was signed by Florencés most important institutions at the City Prefecture in 2010. After considering the location, position, dimensions and weight of the artworks situated in the museum area of Santa Croce, only one possible solution emerged: the need for the definitive transfer of these works of art to a higher area of the monumental complex. In December 2013, Cimabue's Crucifix was moved to the Sacristy and, a few months later, in May 2014, other major pieces were moved to the area of the Novitiate and the Medici Chapel of the Basilica. What will mark this fiftieth anniversary of the flood for Santa Croce is the return of a masterpiece that few can remember having seen: The LastSupper by Giorgio Vasari. Described by foremost expert in Florentine art and former Italian culture minister Antonio Paolucci as an "Egyptian mummy wrapped in the bandages of Japanese paper; the five panels measuring 262x580cm remained in the restoration labs of Opificio delle Pietre Dure for half of the century. The comeback of this Last Supper is an evolutionary step in the field of restoration as well as the culmination of reflections on the safety of artworks and preventive decision-making. The Cenacolo, currently undergoing restoration, will be equipped with a mechanical lift and counterweight system designed specifically for this work of art in case of any upcoming danger. In recent years, along with technical advancement, our approach has been to consider Santa Croce along with Florence's river. Just as the Franciscans who settled in this area eight hundred years ago did, we must give value and appreciation to our "sister water"as we consider the policies of environmental sustainability. As we move into the future, it is our hope that visitors will not only observe theflood markersor thesignsofoil on the columns and tombstones of Santa Croce, but also be in awe of the extraordinary stories of techniques and philosophies of intervention that are able to transform the past into the contemporary. Giuseppe De Micheli is the director of Opera di Santa Croce. The Vasari will be visible to the public for a special free viewing on Friday November 4 and Saturday November 5 from 8pm to midnight on both nights. Free entrance from piazza Santa Croce, 16 (the small door to die right of the facade, the entrante to the Pazzi Chapel cloister). What still needs to be saved? ■ Vasari altarpieces, c. 1570s There are eight of them in the nave of Santa Croce. ■ Ridolfo and Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (?), Coronation ofthe Virgin with Saints Sebastian and Rocco , c. 1530s. Only the painted layer survives; the wooden support has completely gone. ■ Santi di Tito (?), Crucifixion with the Virgin, Saints John the Evangelist, John the8aptistand Mary Magdalene , 1590c. Again, only the painted layer survives; the wooden support has completely gone. ■ Wooden pieces of the large Vasari altar, all stored in the Medici Villa of Poggio a Caiano Pagina 78 Is Florence stili at risk of flood? RISK/ Giovanni Giusti What has been done in the last fifty years to minimize the risk of flooding in Florence? How great a risk is flooding to the city today? In what circumstances could we be faced with a catastrophe along the lines of 1966? To seek answers to these questions, The Florentine spoke with Enio Paris, professor of hydraulics at the Department of Civil and Environmental Engineering at the University of Florence, who analyses and monitors the Arno River on a regular basis, and Carlo Francini , manager of the UNESCO Office of the Municipality of Florence and site manager of the UNESCO World Heritage site "The Historic Centre of Florence": Giovanni Giusti : What can be done to lower the risk of flooding in Florence? Enio Paris : 50 years after the 1966 flood, our knowledge of the Arno River is still not sufficiently adequate to face the risks deriving from floods, which have always occurred in the past and which will continue to occur in the future. The damage caused to persons and property by catastrophic events cannot ever be nullified. Damage can be reduced, however, through structural interventions, through dams, detention basins and laminated reservoirs, by the local government (city planning, ground use, infrastructure), civil protection (warning systems, plans) and risk awareness (training, information and education). GG: What has been accomplished to date among these measures aimed at reducing the risk and damage of a future flood? EP: Not much in actual fact. In terms of structural interventions, in the 1970s the foundation slabs of the Ponte Vecchio and Ponte Santa Trinita bridges were lowered by a metre to increase the river's capacity through the city. According to the physical model designed by the University of Bologna in 1972, lowering the foundations upped the maximum capacity from 2,800 m3/sec to 3,200 m3/ sec (approx. +15%), but thisfigure has yet to be verified. The first of four detention basins in the Valdarno is expected to open in the next few days; the remaining three will be implemented within the next couple of years. The detention basins are located in areas where they can collect the river's excess water to avoid uncontrolled overflow. Other smaller interventions have been introduced such as raising the parapets in Gavinana, Alluvioni in Toscana but nothing crucial. In 2014, a survey of the river bed was conducted using a multibeam and laser scanning, which provided a 3D map of the Arno, showing the morphology of the underwater part. GG: What were the advantages of this survey? EP: Several. Firstly, comprehensive knowledge was gathered about the river's geometry and the surface and underwater engineering. Then there was the opportunity to monitor the state of disrepair of the bed and walling. For instance, through this su rveyweobserved the undermining of the foundation of the left pillar of Ponte Vespucci. The City of Florence restricted the circulation of heavy traffic and introduced additional surveys around the foundation in order to gain invaluable knowledge about the best way to strengthen the bridge. Lastly, the survey formed the database used to construct mathematical and physical models to predict risks. GG: What 's the status quo in terms of education and awareness? EP: The University of Florence, with numerous other public and private associations, institutions and organizations, is a member and supporter of the Firenze2016 Project ( http:// toscana .firenze2016 .it/en), which aims to learn from the 1966 flood to obtain concrete results for the future: to improve prevention and increase protection for persons and property. With the Firenze 2016 Project, the fiftieth anniversary of the Florence flood intends not only to be a chance to remember but also to be a pivotal moment to promote ideas, projects and new know-how to face the future. GG: Tell me about the Management Plan of the Historic Centre of Florence and potential flooding. Carlo Francini : The projects undertaken and added to the Management Plan of the Historic Centre of Florence aim to reduce possible damage to fixed and movable cultural heritage caused by flooding through citizen awareness of the effects of a flood about the areas that could be affected and behaviour to be adopted during a warning. Back in 2010 a memorandum of understanding was approved to secure Florence's cultu ral heritage if the Arno River were to overflow. The project included surveying buildings of cultural interest in the Historic Centre of Florence in an area potentially subject to overFlow. GG: Is the Arno a risk or a resource? CF: The Arno River has always been an important resource for the Historic Centre of Florence, associated with the city's history, its culture, environment and society. Our intention is to spark a new vision of the Arno, a more proactive approach, which views the river as a resource to be looked after, promoted and enjoyed. By starting with a greater awareness of the importance of the Arno we can plan future measures to secure citizens, visitors and the monumental and artistic heritage of Florence, whilst making the river usable, accessible and appealing. To gain a broad overview of Lhe actions taken since 1966 and the present-day criticalities concerning flood risk in Florence, download the report written by an international committee of independent experts, titled the International Technical and Scientific Committee of Florence 2016, at http: //people.dicea. unifi. it/luca.solari/Firenze2016 /I IImeeting/Full_report_pre_publication. pdf. The judgment made by the committee is critical without reserve: "Since 1966, some actions have beer taken to reduce the risk to flooding, however, these actions have not been sufficient to provide the standards that one vvould expect for a city like Horence. [...] The ITSC concluded that Horence remains at risk to significantflooding and this riskgroNws each day. It is not a question of whether a flood of the magn'rude of 1966 or greater will oc( (jr, but rr✓ hen. In fact, the Ievel of protection that exists in Florence at the present time does notyet provide the risk reduction needed fórthe city and is not on a Ievel appropriate to the citixens and treasures that rest rrr-ithin the city. If, under current conditions, a 1966-1ike food occurred, the consequences to human lives, treasures, other properties and community Infrastructure could be much more catastrophic than they were in 1966." Pagina 79 Voices of the Mud Angels 'Are were part of a human chain, moving heavy, water- and oil-soaked books and manuscripts from the Library to waiting helpful hands... Even after almost 50 years I still think of the smell of mud and oil. It was so, so cold. Kiki Stoddard Cook, USA Lots of young people came to help us and didn't ask for anything in return. Itwas special, it was overwhelming. I remember these groups of young people working hard with big, happy smiles on their faces-for the first time, we were working together to save the beauty and art, the history of this city, and they came from all over the world. Ugo Gherardi, of Gherardi jewellery store on the Ponte Vecchio I can still conjure the feeling of despair that punctuated that chilled November afternoon; the scale of the disaster was so great that it seemed to me that hope was lost in the mud, like those bits of pearl or paint that the restoration teams would so doggedly pursue and use to re-fashion the masterpieces lost in the dark waters. Jackie ( Lazzaretti) Van Rysselberghe , Eugene, Oregon, USA After the flood hit, for a year and a half, I worked mainly as a liaison between the Plorentincs and the people-from 23 dif erent countries-whod come to assist with conservation. One of my first tasks was getting 30,000 damaged glass photographic negatives from the Gabinetto Fotografico moved up to Villa I Tatti, where they had to be cleaned... The flood really brought international science to Florentine conservation. Eve Borsook, American art historian and senior research associate emeritus at Villa I Tatti Alluvioni in Toscana Pagina 80 Tutti temono l'Amo, ma e l'Era a "esplodere" Alle 14,30 di quello sciagurato 4 novembre a Pontedera scoppia un vero finimondo ® PONTEDERA «Temevamo le acque dell'Arno. Si tenevano gli occhi purilati sulle sue sponde, gonfie all'inverosimile. Invece fu l'Era a fregarci, prendendoci a tradimento, alle spalle». È ciò che i pontederesi iniziano a raccontare nell'immediatezza della tragedia - lo ripeteranno per anni, a chi non c'era, a chi è arrivato dopo e non ha visto coi propri occhi la città trasformata in laguna. Nel '66, non fu il fiume più grande, a colpire, ma il più piccolo, e nessuno se l'aspettava. Colpì duro, l'Era. Alle 14.30 di venerdì 4 novembre 1966, la tremenda pressione dell'acqua rompe gli argini in località "Montagnola", a pochi metri dal ponte sulla ferrovia, che probabilmente, ostacolando il deflusso dei detriti, contribuisce ad accelerare il disastro, innescando il cedimento del terrapieno. L questione di attimi. In pochi minuti la furia liquida che sgorga dalla falla travolge Pontedera. Verso le 18 si registra il picco massimo raggiunto dall'alluvione: vari metri di acqua, fango e detriti sul livello stradale. Lo sconcerto, il panico. La disperazione per tutto ciò che quella poltiglia ribollente sta divorando. Gente rifugiata ai piani alti delle case. La città rimane per l'intera giornata e per tutta la notte successiva completamente isolata e senza corrente elettrica. Solo nella tarda serata di sabato 5 novembre i pontederesi potranno scendere in strada per una prima, sommaria verifica dei danni. E pensare che doveva essere un giorno di festa. 4 novembre: in questa data, l'Italia, celebra la Giornata dell' Unità Nazionale e delle Forze Armate. Ma in molte parti della Toscana, il 4 novembre 1966, c'è poco da festeggiare. Gli allarmi si susseguono incessarrtemente. A Pontedera, la piena dell'Era fa paura già dalle prime ore dell'alba. L'Arno è ancora sotto il livello di guardia, ma cresce di un metro ogni ora. Alle 4.00, a La Rotta, l'Arno minaccia di rompere gli argini che fiancheggiano la Tocco-Romagnola. Due ore dopo, l'ufficiale idraulico del Genio Civile inizia a reclutare vo- lontari e raccogliere sacchi di sabbia per le operazioni di arginatura. Alle 7.30, l'Arno ha già allagato la periferia di Firenze e minaccia il centro. Pontedera attende con sgomento l'ondata di piena. In città, l'esultanza per il ricordo della vittoria del Regio Esercito nella prima Guerra mondia- Alluvioni in Toscana le scende parallelamente al salire del livello dei fiumi. Le celebrazioni si svolgono in fretta, svogliatamente. I negozi del centro rimangono chiusi. Dalle 9 circa, i pontederesi iniziano ad affollarsi sulle spallette dell'Arno. Nessuno pensa alla minaccia dell'Era. Come si vedrà di lì a poco, è un errore: a Pontedera, le sponde dell'Arno, al contrario di quelle del suo affluente, resisteranno. Ma il grande fiume proveniente da Firenze farà molti danni a Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull'Arno, Santa Maria a Monte, Calcinaia, San Miniato, Montopoli. Poi, alle 14,30 di quello sciagurato venerdì di cinquant'anni fa, a Pontedera è il finimondo. Dalla "Montagnola", l'acqua dell'Era prende a inghiottire la città. In pochi minuti, la Piaggio è allagata: alla fine si conteranno miliardi di danni; poteva essere un colpo mortale per l'azienda della "Vespa", ma i suoi operai, veri "angeli del fango" dellaValdera, sapranno rimetterla in piedi a tempo di record. Il centro storico diventa un gorgo infernale in cui scorrono au- detriti che il fiume ha trascinato per chilometri. L il terrore. Si cerca rifugio alla meglio, e lì si aspetta: non si può fare altro. Non appena l'acqua del fiume lo permetterà, sul "lago" di Pontedera inizieranno a scorrere pattini, gommoni militari, imbarcazioni di fortuna, con a bordo soccorritori e generi di prima necessità. Andrea Lanini tomobili rovesciate, mobili strappati alle case, tronchi e Pagina 81 1I re5rf;<➢ ce ü'l,rY4.i.:f Q4i Nyü'l,e4'l.:flr.'c Iü',i;'q.';GS eactlUedel fiUme Era Fango e detriti perle vie del centro di Pentedera e nella foto accanto la campagna intorno a Santa Maria a Monte Alluvioni in Toscana Pagina 82 Piazza Martiri della Libertà (piazzone) sommersa dal fango Alluvioni in Toscana Pagina 83 INIZIATIVE IN TUTTA LA ZONA ® PONTEDERA Diversi gli appuntamenti in zona per celebrare la festa del 4 Novembre giornata dedicata all'Unità nazionale e delle Forze armate. A Calcinala e Fornacette un corteo guidato dal sindaco Lucia Ci pi, dalla giunta, da rappresentanti delle forze dell'ordine con i cittadini si snoderà per le vie con partenza alle 9 in piazza Indipendenza per toccare i monumenti che onorano la memoria dei Caduti, cori la deposizione delle corone di alloro: lapide al palazzo comunale di Calcinala; monumento in piazza Indipendenza; chiesina dei Caduti in via Vittorio Emanuele; monumento in piazza della Repubblica a Fornacette; asilo Caduti in guerra a Fornacette. A Vicopisano il gruppo culturale Ippolito Rosellini in collaborazione con gli studenti del "Pesanti" di Cascina e col patrocinio del Comune, ha organizzato una visita alle fortificazioni tedesche dell'Arno Stellung, la "Linea dell'Arno" a San Giovanni alla Vena. Appuntamento alle 15.30 dal monumento ai Caduti in piazza della Repubblica. A San Miniato la mattina si apre davanti al monumento ai caduti di Stibbio, in via San Bartolommeo, con una cerimonia accompagnata dal trombettiere della Filarmonica Verdi, alla quale saranno presenti i ragazzi dell'Istituto Buonarroti. Alle 10 il corteo con gli studenti delle scuole si ritrova in piazza Garibaldi a Ponte a Egola, per spostarsi nella rinnovata piazza Stellato Spalletta e deporre la corona al monumento ai caduti in via I Maggio. Alla commemorazione sarà presente anche l'Asso- Alluvioni in Toscana Un momento delle celebrazioni a Calcinaia lo scorso anno Sarà un 4 Novembre carico di emozioni e di ricordi per tutti ciazione nazionale Granatieri di Sardegna. L'ultima parte della cerimonia si svolge a San Miniato (ore 11.30) dove in piazza XX settembre, sarà deposta una corona al monumento ai Caduti. Il corteo si sposterà poi fino al sacrario di Santa Maria al Fortino dove, alle 12 ci sarà la deposizione della corona e la celebrazione della messa peri caduti, con la benedizione della piastrina del Caduto Giulio Castaldi. Saranno presenti alcune classi degli istituti Sacchetti e Cattaneo e il trombettiere della filarmonica Verdi nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Ponte a Egola. A Po ce alle 10 in piazza S. Anna cerimonia ufficiale con la partecipazione delle rappresentanze dei paesi della zona, deposizione corona d'alloro al parco della Rimembranza; alle 15 Sant'Ippolito "Le pietre parlano ancora", a Montecerboli ore 21 "Io sono qui" spettacolo teatrale liberamente ispirato alla figura di Norma Parenti partigiana. A Ponsacco le celebrazioni si svolgeranno sabato alle 9.30: in piazza Valli ritrovo delle autorità civili, militari, associazioni e istituzioni scolastiche con bandiere e labari. Cerimonia della bandiera e rassegna, trasferimento al cimitero comunale, deposizione corone ai Caduti del comune, trasferimento in piazza della Repubblica alzabandiera e onere ai Caduti. Interventi delle autorità e premiazione dei familiari dei Caduti. Pagina 84 CASTE LF RANCO Le vetrine dei fon ' sfitti mostra s 11' 1. vio .. e 1 CASTELFRANCO Davenerdì 4 novembre, a Castelfranco di Sotto, lungo le strade del Centro storico, le vetrine dei fondi sfitti si trasformano per diventare mostra fotografica. Il primo degli eventi riguarda il cinquantenario dell'alluvione dell'Arno. In diciotto vetrine, saranno in mostra altrettante gigantografie delle foto dell'alluvione a Castelfranco. Un percorso che aiuterà quelli che c'erano a rivivere quei giorni e quelli venuti dopo a comprendere meglio l'accaduto. Sempre a Castelfranco, nella serata di venerdì, all'Oratorio San Severo, in via San Severo, a partire dalle 21.30, si terrà l'inaugurazione dell' iniziativa. Ricordi musicali e immagini del 1966, la proiezione di un film con riprese inedite del paese allagato, il racconto dal vivo di alcuni dei protagonisti e un brindisi finale, saranno gli ingredienti della serata a ingresso libero. L'intero progetto è stato promosso dal Comitato del Palio dei Barchini con il patrocinio dell' amministrazione comunale. Alluvioni in Toscana Pagina 85 Campi allagati, 600 animali uccisi ma con la ricostruzione esplose 1Inclustria La rottura dell'argine dell' rone le Cascine, il ruolo dei Comune e tante immagini di llenia Reali 1 PRATO C'è un'altra alluvione oltre a quella di Firenze. C'è un'alluvione che il 4 novembre del 1966 toccò Prato, Campi, Signa, Lastra a Signa e Quarrata e che ebbe meno clamore nel mondo ma non per questo ebbe meno strascichi in chi la visse. Non c'erano opere d'arte da salvare ma mucche e conigli, non ci furono angeli del fango arrivati dall'America ma vicini di casa che fecero della solidarietà un atto quotidiano. Un atto dato per scontato forse ma non per questo meno bello. E' di quest'acqua che dal Bisenzio, Calice e Ombrone invase le pianure circostanti che Aurora Castellani, ex assessore di Vaiano, racconta nel suo "L'altra alluvione" (edizione medicea Firenze). Un evento di cui si è sempre parlato molto poco a Prato. Un po' perché a essere colpiti furono paesi piccoli che non potevano certo essere paragonati alla grande Firenze, un po' perché la nostra è una città dove il rischio idraulico non è un tema all'ordine del giorno. Eppure in palazzo comunale c'era tanto materiale da consultare che nessuno aveva mai aperto dal 1967, anno in cui fu tutto chiuso in un faldone e archiviato. Alluvioni in Toscana Castellani, com'è nata l'idea di un libro sull'alluvione? «Ho scovato su internet cercando un po' di materiali. E quasi per caso ho trovato un fondo fotografico nel sito della protezione civile di Prato sull' alluvione a Tavola. C'erano molte foto di Ranfagni. E quindi ho pensato che se c'erano le foto doveva per forza esserci anche altro. E che forse se ne era parlato poco perché aveva riguardato solo una parte della città. Sono andata in Comune e ne ho parlato con l'assessore Simone Faggi. Grazie a lui e a Vania Fiondi ho potuto consultare l'archivio corrente del Comune in cui c'erano 8 ricchi faldoni. Una filza speciale intitolata Alluvione '66" . Ci ho trovato un po' di tutto. Ci sono le lettere del comune al Comune, le liste di aiuti richiesti e inviati ai comuni limitrofi. Testimonianze di ogni genere che hanno aperto uno spaccato nuovo sul ruolo che Prato ebbe nell'alluvione sia perle zone allagate sia come supporto dei comuni limitrofi che ebbero danni assai più gravi». Cosa accadde esatt amente nel nostro territorio? «L'Ombrone ruppe sulla riva sinistra in località Ponte a Tigliano, si aprì un fronte di 100 metri. L'acqua a Prato allagò Castelnuovo, poi Tavola risalendo tutta via Braga fino alla Chiesa e tutte le Cascine di Tavola coinvolgendo circa 1.000 persone sugli 80mila abitanti totali che all'epoca aveva Pra- to. 'Tra gli elementi da evidenziare c'è quindi anche quello che Prato rimase prevalentemente "asciutta" e riuscì a essere di aiuto e di supporto per tutti gli altri comuni Iiiiììtrofi». Nel libro non parla dell'alluvione di Firenze. Ma dell'altra alluvione. Perché? «Ho deciso di fare un giro a Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa, Quarrata perché di questa inondazione si è parlato pochissimo. Ho fatto cinque ricerche parallele negli archivi comunali. Scoprendo e riscoprendo storie. Alla fine ho realizzato venti interviste». Cosa ha scoperto? di mezzadria . Alcuni, dopo l'alluvione, persero comnpletamente il loro lavoro. L' acqua spazzò via l'agricoltura e molti, avendo perso tutti gli animali decisero di ricominciare ma lasciando i campi e lavorando nel tessile e nella maglieria. Ed è da qui che comincia il cambiamento economico di Prato». «Due cose. Nessuno si aspettava un evento alluvionale di questo tipo. Tutte le frazioni coinvolte erano abituate alla minaccia dell'acqua ma nessuno immaginava potessero esserci danni così. Tutti furono trovati impreparati. L'Arno non riceveva più e tutti dicono che la nassa d'acqua arrivò quando si aprì la ditta di Levane. Si temeva che l'acqua sfondasse la diga. La gente aveva nesso le paratie alle porte convinta che fosse com'era stato nel passato. Appoggiarono le cose sul tavolo e poi da lì sui mobili più alti finché non si capì che c'era da salire al piano superiore. In alcuni punti l'acqua raggiunse i 3 metri di altezza.Le zone coinvolte di Prato erano agricole e le 20 famiglie che abitavano alle Cascine di Tavola erano ancora in regime Pagina 86 REFI ROSSI EGIDIO ZAIUOBETTI I conigli li mettemmo sul camion ma l'acqua li raggiunse Le mucche erano legate e morirono Non fu possibile salvarle ROSAFJA DALÌ L'elicottero di Saragat si posò sul tetto del Marini FRANCO FFAFIETTI Salvai solo la 500: la parcheggiai davanti alla Chiesa ROBERTO PETRUE£IAFII Sentii suonare i clacson mi affacciai e vidi le macchine galleggiare A fianco alcune frasi delle testimonianze dei residenti di Tavola e delle cascine che hanno vissuto l'alluvione del 1966. Sotto il salvataggio di alcuni alluvionati e nella foto di destra il sindaco di Prato Vestri (col cappotto e gli occhiali) che parla coi militari Aurora Castellani autrice ellibro"L laltraalluvione" Alluvioni in Toscana Pagina 87 Gli animali morti alla fattoria delle Cascine t istuna dïsa Via Braga, la strada centrale della frazione di Tavola Alluvioni in Toscana Pagina 88 11 libro e le foto la presentazione del libro in Comune sarà presentato domani, atte 18, in salone consiliare il volume a cura di Aurora Castellani "L"altra Alluvione" . ingresso libero. Alluvioni in Toscana Pagina 89 V„ I I / I /n %.r% !/,.G ./ // , ., jj ' , 4 ,/ /m.//,d/ j /a r/, ,T /°,, ' ,,.. LIBI /l/a. %/// / . .. Adriana, oggi ottantenne, viveva nella fattoria delle Cascine dove l'acqua arrivò a quattro metri. il ricordo dell'onda che travolse tutto e le "grida"` degli animali 1 PRATO Un mare di acqua che a perdita d'occhio aveva trasformato la campagna della Fattoria delle Cascine in un grande mare. L'onda che stretta in un braccio di terra lungo l'accesso al viale di casa sale come quella che Adriana Roccastaldi, ora ottantenne, vedrà anni più tardi in Versilia nel mare, quello vero, in burrasca. Ma anche e soprattutto quello che i suoi orecchi sentirono per tutta la notte di quel 4 novembre quando l'ondata di piena dell'Ombrone "ringollò" e inondò tutto tornando indietro dopo aver sbattuto contro l'Arno, un muro ormai incapace di accogliere anche una goccia d'acqua. «Ricordo bene - racconta Adriana -le urla degli animali della fattoria, completamente allagata, fin quando ormai esausti di lottare si arresero e morirono uno a uno. Si salvò solo un tacchino. Uno solo». Adriana ricorda anche i colpi delle corna di un toro contro il soffitto. «La corrente - dice l'aveva trasportato fin dentro l'ingresso di casa, ormai la porta era crollata, e lui cercava di salvarsi mentre il livello dell'acqua cresceva. Colpì il soffitto che avevamo sotto i piedi per ore finché non ce la fece più. Lui arrivò lì ma alle Cascine molti animali furono sbattuti ovunque dall'acqua quando non morirono perché legati alle stalle». Sono forse i rumori, e i silenzi, di quella notte ciò che oggi Adriana racconta con lo sguardo più vivo e partecipe. «Avevamo sentito alla radio - torna con la memoria a quei giorni del 1966 - che i fiumi erano in piena e che l'Arno a Firenze faceva paura. Sapevamo che i campi si sarebbero potuti allagare, dietro il muro c'erano anche i segni dell'acqua delle alluvioni negli anni precedenti ma chi avrebbe potuto immagina- Alluvioni in Toscana re?». Adriana quando vide "crescere" l'acqua mise le tavole alla porta convinta di aver fatto il necessario per bloccare l'eventuale acqua poi, guardò oltre il canale. «Vidi un'onda altissima e sentii un boato. Chiamai mio fratello che era nel pollaio "Scappa, scappa". Lui entrò in casa e da quel momento non potemmo fare altro che andare al piano superiore. L'acqua arrivò a 4 metri, a due scalini dalle camere». Uno degli ultimi colpi d'occhio del piano terra fu il tavolo che ballava tirato su da sotto. Poi venne la notte, le urla degli animali, i vicini che si chiamavano da una stanza all'altra. «E la mattina dopo - conclude Adriana - vedemmo la grande distesa d'acqua. Qualche ora dopo arrivò il canotto. Quello della foto che passava tra lecase per portarci via». (iler) i sr:'.,...Ìï Ï%%jl. %%///i „ .,;;. .,. ; k s:" :;:sÿ.. Adriana Roccastaldi nella sua casa etw «I-n iuro i .nlcpcrurc cunlroilwflìt odica- Pagina 90 A 50 anni da11A11ui ione il Museo deizllezzi di (:oinunicazione di via Picasoll organizza un convegno e la visita al relgerto donato da C`rin Luigi C"iape ti Esposta la )razione 'o - na ri e che collegò Firenze la a' a del 1 966 AREZZO Venerdì 4 novembre anche Arezzo prenderà parte alle celebrazioni dei 50 anni dall'Alluvione di Firenze, che si svolgeranno in un po' tutta la Toscana. In città è prevista l'organizzazione di una giornata di studio presso il Museo dei Mezzi di Comunicazione, di via Ricasoli, per non dimenticare quella che fu una grande tragedia ma anche una grande possibilità di dimostrazione della solidarietà che nasce in momenti simili. Questo evento è particolarmente pertinente al Museo dei Mezzi di Alluvioni in Toscana Comunicazione di Arezzo in quanto, qualche anno fa, la, struttura museale fu oggetto di un'importate donazione: la stazione radioamatoriale che, nella notte del 4 novembre 1966 (precisamente alle ore 2,30), il dottor Carlo Luigi Ciapetti, radioamatore di Firenze, mise immediatamente a disposizione del Prefetto consentendo dalla stessa prima mattina di collegare la Firenze alluvionata (ancora, con 6 - 7 metri d'acqua) con il resto del mondo e di coordinare tutti i reparti necessari ad arginare l'emergenza, dai vigili del fuoco alla protezione civile. Venerdì quindi, al Museo dei Mezzi di Comunicazione di via Ricasoli, si svolgerà un doppio incontro: la mattina rivolto alle scuole (alle ore 10,30 presso l'auditorium Aldo Ducci, con ingresso dal Museo dei Mezzi di Comunicazione) e il pomeriggio per la cittadinanza (alle ore 17,30 sempre nell'auditorium) per ricordare, e soprattutto per non dimenticare. Sarà, inoltre, visionabile nel Museo per l'intera giornata la Stazione Radioamatoriale donata da Carlo Luigi Ciapetti. Entrambi gli incontri saranno ad Ingresso gratuito. Ospiti del convegno saranno Claudio Santori, presidente della Brigata Aretina. Amici dei Monumenti, Giuseppe Misuri, presidente Nazionale Cisar (Centro Italiano Sperimentazione e Attività Radiantistiche), e il Fotoclub Chimera di Arezzo. Gli interventi vedranno alternarsi racconti di storie personali, spiegazioni sul ruolo dei mezzi di comunicazione nell'emergenza, con confronto ieri-oggi e proiezione di filmati inediti sul tragico evento che sconvolse Firenze 50 anni fa. Pagina 91 r Venerdì sarà rivissuta la notte dell 'alluvione del 4 novembre di 50 anni fa "Mentre l'Arno scorreva': il ricordo a teatro LATERINA ------------------------------Dopo l'evento iniziale della ripresa dell'attività teatrale laterinese, premiato da un'autentica folla di spettatori, ad applaudire la Compagnia Teatrale Monti in Laterina, irnpegnata nella commedia di Marcello Nocentini, il commediografo nostrano, brillante produttore di pieces teatrali, arriva ora l'altro appuntamento, finalizzato a un genere del tutto diverso, ma ugualmente sentito dalla gente: la rievocazione della notte dell'alluvione del 4 novembre 1966. Un'occasione per chi era adulto all'epoca, per ricordare quella tragica notte, così come un'occasione per le giovani generazioni che non l'hanno vissuta. Lo faranno attraverso le testimonianze, le letture, le narrazioni di chi visse quell'evento in prima persona. Venerdi 4 novembre alle 21.15, l'Auser di Laterina invita la popolazione di ogni età ad intervenire, per rivivere insieme quel drammatico ini- zio di novembre di 60 anni fa, che mise Firenze sott'acqua, fango, gasolio, esaltando la generosità e l'abnegazione dei mille e mille volontari che si fregiarono dell'appellativo di "angeli del fango" per salvare dalla distruzione un patrimonio culturale dell'intera umanità. Soldati, carabinieri, civili, ignoti ed anonimi, studenti, ragazze e ragazzi arrivati da tutta l'Italia, spontaneamente, disinteressatamente, ma soprattutto meravigliosamente a testimoniare col volto sporco di fango, in silenzio, il gran cuore della nostra gente. Punto di riferimento l'opera scolastica "Mentre l'Arno scorreva" sotto la regia di Riccardo Vannelli, l'anima del Dritto e Rovescio che gestisce la stagione teatrale laterinese. I saluti del sindaco Catia Donnini introdurranno la serata che prevede gli interventi di Dante Priore, il professore valdarnese, noto esperto e cultore della materia; di Rosetta Roselli, ex sindaco di Laterina, e della maestra Silvana Rossi che ha curato l'opera cui la serata s'ispira. E con la partecipazione di Giulia Quercioli, Simone Nocentini e Andrea Gemelli. Giovanni Nocentini Laterina Appuntamento a teatro per ricordare il 4 novembre 1966 Alluvioni in Toscana Pagina 92 Angela c Nazim, angelo anche lui Così le voci del `G6 vanno in scena Pubblichiamo un brano dello spettacolo Fincostassù di Alberto Severi, regia di Lorenzo Degl'Innocenti, interpretato da Marco Zannoni, sull'Alluvione del `66 a Firenze. Lo spettacolo sarà in anteprima nazionale i giorni 11, 13,15,16 novembre, alle 21, al Teatro Niccolini di Firenze. di Alberto Severi Una sala piena di fango e di libri accatastati, danneggiati dall'acqua e dal fango. Luce dell'imbrunire da un finestrone ingiallito dal tempo. Angela: «Sai, Nazìm... Quando l'Arno s'è ritirato, la domenica, i' sei di novembre, sono uscita di casa, e mi sembrava di vivere un incubo strano e senza senso. Sulle pile de' ponti... tutti que' grovigli schifosi d'alberi e d'immondizia... In piazza santa Croce, c'era una colonna d'automobili impilate una sull'altra: n'ho contate sei. Altre quattro l'erano entrate in un negozio, due sopra e due sotto. Assurdo. Una città ridicolizzata, nella tragedia. Sventrata, nella farsa. Fango dappertutto. Carogne d'animali. So che alle Cascine gli hanno distrutto co' i' lanciafiamme le carcasse de' cavalli affogati nelle stalle. Quelli meno pregiati. E 'purosangue no, quelli l'avevano messi in salvo pe' tempo. Sarà anche vero che Dio fa piovere su'i giusto e sull'ingiusto. Ma spesso l'ingiusto ci ha l'ombrello e i' canotto, e i' giusto affoga. Soltanto borgo san Jacopo, da lontano, mi pareva tutta lustra e pulita, come lavata di fresco. Poi, andando avanti, mi sono accorta che l'era fango alto mezzo metro, ci s'entrava dentro fino a mezza gamba. Fango, fango, fango. Eppure, ni' mezzo a i' fango, sono spuntati de' fiori. Subito, intanto, i' primo: quella nostra antica, tragica ironia di fiorentini, che l'è i' nostro bene più prezioso, e, forse, i' nostro limite. "Alla nuova Pompei Dalla mota a i' consumatore Prezzi sott'acqua". Così c'era scritto, già due giorni dopo, su i' cartello d'un negozio alluvionato. E c 'fiorentini cantavano, sull'aria dei vecchi stornelli: 'Fior d'acqua viva, a i' mare 'un ti ci porto, icché tu vòi, e' c'è più acqua in casa che alla riva..." Tu ridi, Nazìm? Ma c'è da ridere e da piangere, sai? Lo sai icché gli ha detto un artigiano di piazza di' Cestello a i' duca d'Aosta, che l'era arrivato a portare de' viveri co' i' su' gippone? "Basta, grazie, s'è bell'e avuto. Tanto San Frediano'un mòre nemmeno coll'alluvione. Semmai, si spande!"E unvecchino di' mercato di sant'Ambrogio, che dopo l'alluvione e'un trovava più i' su' vecchio furgoncino che gli serviva pe' sbarcare i' lunario, vendendo verdure e patate, che gliel'aveva portato via la piena, l'è stato visto alzare l'occhi e e ' pugni secchi a i' cielo, e apostrofare i' Padreterno: "Io 'un so più icché ditti' Poi c'è l'eroi silenziosi. Come qui' signore benvestito, signorile, con baffi e pizzetto, che pe' una settimana l'è venuto tutti i giorni a casa mia, tirava fòri da una sacca una tuta, un paio di gambali e una pala, e cominciava a spalare i' fango, tutti i giorni, la mattina dalle nove all'una, e poi tornava ni' pomeriggio, dalle tre alle sei. "Io ciò avuto fortuna - ci disse - 'unn' ho avuto danni, ma mi pare giusto dare una mano a chi l'è rimasto alluvionato". O quell'altro, i' Fibbi, che l'attraversò tutta la città a piedi pe' andare a spalare da i' fango i' negozio della su' figliola, in Gavinana, lavorò quattordici ore di fila, e poi morì, schiantato dalla fatica, e da i' crepacuore... Hanno chiamato noi, angeli di' fango, Nazìm, ma codesti costì, icché sono? E e ' frati di santa Croce, che qui, a poche diecine di metri, stanno a crivellare la melma da tre mesi per ricercare ogni minima tesserina di pittura di' Cristo di Cimabue, icché sono? Nazìm. Io, pe' quanto mi riguarda, lo sai, partivo avvantaggiata: mi chiamo Angela Del Fungo, e' mi ci voleva poco a diventare angela del fango. E poi, sondi Firenze. Mi tocca. Ma voi, arrivati dall'Armenia, dall'America, dall'Inghilterra, dalla Francia... Da mezzo mondo. Chi vi ci ha portati? Chi vi ci ha mandati? 'Un lo so mica se poi, alla fine, vi si merita. Certo, mi vien sempre un po' da ridere quando ripenso a i' modo strullarello 'tu ci hai avuto di presentarti. Ti ricordi? "Che tu l'hai mai conosciuto un armeno? No? Allora piacere, sono i' primo armeno della tua vita..." Armeno. Si: armeno, arméno ci sei te, Nazìm. Amore, angelo mio. Te. Io. I' fango. E ni' fango, da pulire da i' fango, da salvare da i' fango, da seicentomila tonnellate di fango, un milione e mezzo di volumi della Biblioteca nazionale centrale. Opere d'arte di' Beato Angelico e di' Ghirlandaio. Giocattoli di bambini. Seimila botteghe artigiane. Cinquantacinque edicole. Macchinari dell'industrie. Case di seimila senzatetto. Cinquemila automobili. Pezzetti di cuore. Brandelli di memoria, infangata. L'è un lavoròne, d'accordo. Ma, armeno io e te, Nazìm, giovane armèno, ci s'ha tutta la vita davanti, per portallo a fine». Sarà Marco Zannoni (nella foto dal sito della Pergola) a interpretare tutte le «voci» del '66 che animano «Fincostassù», lo spettacolo di Alberto Severi, dal l' 11 novembre alla Pergola 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Alluvioni in Toscana Pagina 93 Il Lun garno crollat o ritapre in tempi record (allora si 1 ió fare... l,ui) ari o 1oi'lî!;12ll)i sarà riapCCi3 a t . allicíì c pLonp3d3rn, ini, E no c :nbrc, 1xr i u an-nE dall:',, 1 lu1i3nC. 5i' i]31) i` 111) :ilirac3lo, po;?3 "<í iTlänra.'í'E_1:)l0 che. i!'ri sula. slcrlLna a crcdc rci p1 r0i11t,1'a0 .t's i3lt aa lae3 'i pul?C)liri. Si i no (_,ic1 ;ciEi, iurani 11n 5op1 :1u3 f:}. In T ¡ ü?P')i 9Clèi<a nlaE lï1 'i J'si; i)_3ira1 l' ín11i)cci i1 11w1 i., i 3rc 111 i11 caniiclc 03111; liuS ci3i a rîc3sir11irc c,lí olEcc 1i?i?:11rEri d i llin-2ìrn0 c roilzìlE l o .-) dopo 1ì tßii ura di un iubo di i1u1 ) i 1c, 1i; . „ i 6 Bozza Alluvioni in Toscana Ieri e oggi In zl[n ! cantiere di ìA:-,garno ormai Co?li Iaso. i;la P7pì a: J CIç?ilo (lei L1 maggio Pagina 94 La rinascita sprint ciel Lungamo crollato rl'orrigiani, venerdì la hiapertura per i 50 anni dall'Alluvione. Doppio senso, con meno parcheggi dei Bardi, i cui residenti lamentano da tempo rumore e disagi, amplificati dal selciato in pietra - spiega l'assessore Giorgetti - Anche i bussini di Se non è un miracolo, poco Ataf in direzione San Niccolò ci manca. Tanto che, ieri sera, saranno spostati sul stentava a crederci persino Lungarno». Intanto, proprio a fronte l'assessore ai lavori pubblici, Stefano Giorgetti, durante un dell'inatteso risultato ottenuto sopralluogo sul cantiere. In grazie all'impegno no stop, la 163 giorni, senza mai fermarsi, Cgil chiede un premio per i laoperai e ingegneri impegnati voratori edili impegnati sul 24 ore su 24 in cantiere sono cantiere: «Noi pensiamo che, riusciti a ricostruire gli oltre oltre al riconoscimento mora200 metri di lungarno crollati le, questa sia l'occasione di rilo scorso 25 maggio, dopo che conoscere un premio econoun grossa tubazione di Pu- mico per gli operai che vi hanbliacqua era esplosa, eroden- no lavorato in imprese quali Trevi, Crs, Cea, Italscavi, Cado il terreno. Le imprese, aiutate anche lenzano Asfalti», spiega Marco da meteo favorevole, sono ad- Benati, segretario fiorentino dirittura riuscite a ricostruire della Fillea. E poi: «Per arrivare in pietra (e non col bitume) il a questo risultato molti lavoramarciapiede lungo la spallet- tori hanno messo in campo un ta. Tra oggi e domani scatterà grande spirito di sacrificio infine la riasfaltatura della conclude il sindacato - hanstrada, che dovrebbe essere no rinunciato a ferie già proriaperta al traffico dopo il ta- grammate, i trasfertisti sono glio del nastro con il sindaco tornati a casa veramente poche volte, i turni spesso sono Dario Nardella. Nelle prossime settimane, stati a dir poco impegnativi». dopo un periodo di rodaggio, Claudio Bozza scatterà anche una rivoluzione daudio.bozza@a res.it © RIPRODUZIONE RISERVATA alla viabilità della zona: lungarno Torrigiani diventerà a i doppio senso. «Questa solu«Un premio per gli zione ci consentirà di togliere un bel po' di traffico lungo via operai del cantiere, Lungarno Torrigiani sarà riaperto a traffico e pedoni dopodomani, 4 novembre, quando saranno celebrati i 50 anni dall'Alluvione. Ieri eoggi p r.x;c; I irrigiani ormai ultimata, In alto a destra: il crollo del 25 maggio hanno lavorato con spirito di sacrificio» Alluvioni in Toscana Pagina 95 1966-2016 Carlo, la sentinella tradita dall'Alluvione Carlo Maggiorelli Alluvioni in Toscana È stata la prima vittima dell'Alluvione: Carlo Maggiorelli, tra il 3 e il 4 novembre, lavorava all'acquedotto di Firenze all'Anconella. Ieri il Comune e Publiacqua l'hanno ricordato, il figlio: «Un eroe? Non so, ma amava il suo lavoro». a pag'na 5 Pagina 96 Maffiorelli, operaio all'acquedotto, la prima vittima dell'Alluvione ricordo del figlio: «Usci in bici, come sempre: non lo rivedemmo più» Carlo, sentinella tradita dall'acqua «Uscì di casa con la sua bicicletta per andare al lavoro e non lo abbiamo più rivisto». Era il pomeriggio del 3 novembre 1966 e Carlo Maggiorelli aveva il turno di notte all'impianto dell'acquedotto comunale all'Antonella, e suo figlio Maurizio non ama parlare di quei momenti, anche se ricorda tutto. Carlo Maggiorelli, prima vittima dell'alluvione a Firenze, morto al lavoro, ieri è stato ricordato da Comune, Publiacqua, la società che gestisce l'Anconella e l'acquedotto, e l'associazione «Firenze Promuove», e accanto al restaurato monumento in sua memoria, spostato perché adesso sia visibile da chi passa per via Villamagna, c'era anche Maurizio Maggiorelli. «É stata una bella cerimonia, emozionante vedere il Gonfalone di Firenze e sarebbe piaciuta anche alla mamma, Teresa, che ogni anno il 4 novembre andava al cimitero dove trovava ïl mazzo di fiori inviato dal Comune e che era felice di questo - dice Maurizio, dipendente di Palazzo Vecchio ora in pensione Lei purtroppo non c'è più da tempo e vado io alle cerimonie in ricordo del babbo». Carlo Maggiorelli vedendo arrivare la piena non abbandonò il posto di lavoro e per molti fu un eroe, ma per Maurizio è prima di tutto il babbo che non ha rivisto da quel pomeriggio di ,o anni fa. «Il babbo era dipendente di una ditta privata che faceva lavori e riparazioni per il Comune come usava allora, con pala e piccone, a tutte le ore, domeniche comprese e amava il suo lavoro. Noi abitavamo al Galluzzo e ogni giorno inforcava la sua amata bicicletta per andare a lavorare - racconta Maurizio - Poi fu preso al Comune come operaio all'Anconella e lavorava alla manutenzione e al controllo del vecchio impianto per rendere l'acqua potabile con il cloro, la sabbia, il carbone, in una squadra di una decina di operai. E dopo qualche anno divenne capo operaio, dandosi il turno con gli altri responsabile 24 ore su 24». 1 turni coprivano Alluvioni in Toscana anche le domeniche ed ogni tanto mamma e figlio prendevano la bicicletta e andavano a trovarlo, nel piccolo ufficio dove c'era anche un cucinotto e una branda. «Ero piccolo e ricordo sempre il leggio alto con sopra un grande librone dove venivano segnati i valori registrati nei vari controlli orari, ogni giorno, scritti ancora col pennino... Quando si poteva la domenica si andava a trovarlo e si stava un po' con lui». In quella casetta Carlo Maggiorelli si trovava anche la notte tra ïl 3 e il 4 novembre. «Non so se sia stato un eroe, so che era coscienzioso, che non aveva mai paura di lavorare per portare il pane a casa, e forse quando la piena è arrivata non ha avuto tempo di mettersi in salvo. Era di certo una brava persona». Lui e sua mamma hanno sapu- Chi é r Carlo Maggiorelli, nato nel 1913 da una famiglia contadina a Marignolle, era sposato Assunto dal Comune, lavorava all'impianto dell'Antonella. Di turno al notte del 3 novembre non abbandonò il suo posto e fu travolto dalla piena. Fu la prima vittima dell'alluvione e il suo corpo fu trovato solo due giorni dopo to solo dopo cosa era accaduto in quella notte, in cui Carlo Maggiorelli parlò anche con altri addetti al controllo dell'Antonella, dicendo «vado a fare un giro di controllo» prima di perdere ogni contatto mentre l'acqua del fiume ruggiva e saliva rapidamente. «Io avevo 18 anni,facevo l'ultimo anno di scuola, e la mattina del 4 dato che non sapevamo più nulla del babbo presi la bicicletta per andare a vedere, ma in via Villamagna c'era una montagna di fango e non riuscii ad arrivare all'Anconella. Restammo con l'angoscia e la sera andai da alcuni conoscenti che stavano vicino alla direzione dell'Acquedotto, nella zona dello Stadio. E l'ingegner Valeri, che era responsabile dell'acquedotto, mi disse: "Non siamo ancora riusciti a raggiungere l'impianto, non sappiamo nulla di preciso, ma abbiamo visto una scala appoggiata ad un muro, forse è riuscito a scappare...". Invece due giorni dopo i vigili del fuoco lo trovarono, in fondo a un cunicolo, e poi lo seppellimmo al cimitero del Pino». Maurizio, come figlio di un caduto sul lavoro fu assunto dal Comune - «in un certo presi il suo posto» - all'ufficio dell'anagrafe dove è rimasto fino al 2008, alla pensione. «È andata così - conclude Maurizio, ripensando a so anni fa Chissà se il babbo si è reso conto che era troppo tardi per salvarsi, se ha capito cosa stava succedendo dopo che alla Nave a Rovezzano il fiume aveva rotto gli argini... Ormai non c'è più nulla da fare». Mauro Bonciani © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 97 L'Arno a ponte San Niccolò (da «L'Arno dà di fori» di Luca Giannetti, ed. Scramasax) A lato: la cerimonia all'Anconella in ricordo di Carlo Maggiorelli; l'ultimo a destra nella foto è suo figlio Maurizio Alluvioni in Toscana Pagina 98 IN REGALO CON IONE Paolo VI in Basilica per il Natale del 1 966 OGGI sarà regalata con La Nazione l'ultima delle pagine d'epoca che raccontano per immagini i giorni dell'alluvione. Oggi in edicola la pagina storica della messa solenne di mezzanotte, quella di Natale, che Papa Paolo VI tenne il 24 dicembre del 1966 a Firenze nella Basilica di Santa Maria del Fiore. Era più di un secolo che un Papa PAPA A Firenze il 24 dicembre 1966 a Santa Maria dei Fiore Alluvioni in Toscana non metteva piede a Firenze «Roma e Firenze, città che la storia, l'arte, la fede, la rispettiva missione spirituale e civile, presentano nella parentela di madre e di figlia, anzi di sorelle, si abbracciano di nuovo, in questa santa notte, insieme pregando, insieme piangendo, insieme sperando» iniziò la sua omelia il Pontefice in una città che cominciava a risollevarsi ma che ancora piangeva i suoi morti e la sua bellezza perduta». RICORDIAMO inoltre che nella sede fiorentina de La Nazione in via Paolieri sempre venerdì verrà aperta la grande mostra «L'Arno straripa a Firenze» dedicata all'alluvione con documenti, foto, immagini inedite, le pagine del nostro giornale allora diretto da Enrico Mattei che continuò ad uscire in edicola perché stampato a Bologna, che raccontano quel giorno vissuto da tutta la Toscana e i giorni successivi. Un evento a ingresso libero. Pagina 99 VENERDI' DOPPIO APPUNTAMENTO LA MATTINA PER I RAGAZZI E IL POMERIGGIO PER LA CITTADINANZA CON FILMATI INEDITI, TESTIMONIANZE E LA RADIO CHE PERMISE AL PREFETTO DI DARE L'ALLARME 4Ir1 1 -1 ,,.,y - , y-• q,# , • • «S ,zl %,1;., ., . ,. _. ..1_; i-~ u / "✓iü,i Y • » în stra al Museo UNA TRAGEDIA ma anche una grande dimostrazione di solidarietà quella che mise in ginocchio e fece risorgere Firenze: l'alluvione del 4 novembre del 1966. Venerdì, giorno dell cinquantesimo anniversario anche Arezzo parteciperà con un evento organizzato dal Museo dei mezzi di comunicazione di via Ricasoli presieduto dal collezionista Fausto Casi. Sarà una giornata di studi e l'occasione per mettere in mostra la stazione radioamatoriale che, nella notte del 4 novembre 1966 (precisamente alle 2,30), Carlo Luigi Ciapetti, giornalista e radioamatore di Firenze, mise immediatamente a disposizione del Prefetto consentendo dalla stessa prima mattina di collegare la Firenze alluvionata (sei metri sott'acqua) con il resto del mondo e di coordinare tutti i reparti necessari ad arginare l'emergenza dai vigili del fuoco alla protezione civile. In quelle ore fu l'unica voce da Firenze, Un cimelio preziosissimo, donato qulche anno fa al museo aretino e che simboleggia proprio le due facce dell'alluvione: la tragedia e la solidarietà. Venerdì dunque si terrà un doppio incontro, la mattina rivolto alle scuole, alle 10,30 all'auditorium Aldo Ducci con ingresso proprio Alluvioni in Toscana _" l mezzì dal Museo dei mezzi di comunicazione di via Ricasoli, e il pomeriggio aperto alla cittadinanza alle 17,30 sempre nell'auditorium. Sarà, inoltre, visibile nel Museo proprio la stazione radioamatoriale di Carlo Luigi Ciapetti. Entrambi gli incontri saranno ad ingresso gratuito. Al convegno interverranno l'assessore Marcello Comanducci, Fausto Casi sul ruolo dei radioamatori nell'emergenza dell'alluvione, Claudio Santori presidente della Brigata aretina amici dei monumenti che presenterà un filmato inedito in 8 millimetri girato da lui personalmente sulla furia dell'Arno quel giorno in Casentino, Giuseppe Misuri presidente nazionale dei radioanatori Cisar cjhe spiegherà l'attività radiantistiche nel soccorso nazionale, e il Fotoclub Chimera di Arezzo che proietterà un filmato sull'alluvione di Firenze. SARÀ una giornata di racconti, ricordi, testimonianze, storie personali e si approfondimento su come funziona la «macchina» della protezione civile e come sia stato fondamentale il ruolo dei radioamatori nella gestione dell'emergenza quando la corrente elettrica e le li- comun icazione nee telefoniche erano inutilizzabili. Lo stesso ruolo che assume la comunicazione oggi. Di certo se succedesse ora Firenze ne nessun'altra città rimarrebbe isolata o abbandonata cone successe cinquant'anni fa quando i fiorentini durante le prime ventiquattr'ore vennero lasciati soli a scavare nel fango senza cibo, ne vestiti asciutti, ne acqua da bere. No, oggi non succederebbe. ALL I Ciapetti mise la sua radio a disposizione del prefetto Pagina 100 LA RUBRICA settimanale 'Segno 7', curata da Paolo Bonci, questa sera, diretta ore 21,15 su Tv1 , avrà un attuale tema di ricorrenza: «A 50 anni dall'alluvione di Firenze e Valdarno». Ospiti in studio, il professor Giuseppe Tartaro e Fernando Mazzanti, direttore dell'Autorità di Bacino Arno. Alluvioni in Toscana Pagina 101 Storie i aLLuvione: i diari di Pieve i raccontati Pieve Santo Stefano SETTE storie di uomini e donne che hanno vissuto l'alluvione di Firenze nel 1966. Sono quelle raccontate ogni sera in apertura della messa in onda di Radio3 Suite e tratte dall'Archivio dei Diari di Pieve. Oggi alle 20,05 la testimonianza di Alfredo Poggiali, «Ottanta voglia di raccontare ricordi e memorie», letta da Paolo Lombardi, domani Giovanni Gori e venerdì si conclude con la testimonianza di Annalisa Pippi. Alluvioni in Toscana Pagina 102 foto raccontano il disastro ll" r icinquant'anni f Al Museo ESTATA appena inaugurata e resterà aperta al pubblico fino al 20 novembre la mostra fotografica «Fucecchio novembre 1966.1 giorni dell'alluvione». Nei locali del Museo di Fucecchio sabato, domenica e festivi (16-19) e dal martedì al venerdì (10-13) l'ingresso è libero. Il Comune lancia un appello ai cittadini per raccogliere ulteriore materiale fotografico per integrare l'esposizione con testimonianze dirette da chi ha vissuto i fatti del 1966. Alluvioni in Toscana Pagina 103 vi lia Incontro per il cinquantesimo deLL'aLLuvione Vinci EVENTO per rivivere la storia. Quella dell'alluvione del 4 novembre 1966. Venerdì, nel 50esimo anniversario, nella scuola primaria di Spicchio in via Guiducci, si terrà una serata pubblica sull'evento. Saranno proiettate immagini note e inedite e seguirà un approfondimento. Appuntamento alle 21.15 a ingresso libero. Alluvioni in Toscana Pagina 104 isa oggi non fa più paura ma non si può abbassare la guardia» A cinquant'ann i dall 'alluvione il Comune n'corda la tragedia IL 4 NOVEMBRE di 50 anni fa l'Elsa si trasformò in un mostro. Il fiume uscì dal suo letto e sommerse strade, campi, salì fino ai primi piani delle abitazioni. L'alluvione a Castelfiorentino provocò ingenti danni e anche quattro vittime (Guido Borghi, Giovanni e Vittorio Cortini, Rosa Grassi), oltre a diversi feriti e numerosi sfollati. Il paese rimase isolato per molti giorni, visto che la maggior parte dei soccorsi venivano inviati nel capoluogo fiorentino. Grazie allo spirito di sacrificio dei cittadini il paese riuscì a rialzarsi. Oggi l'Elsa non fa più paura: molto è stato fatto dalle istituzioni sul versante della prevenzione, in primo luogo la cassa di espansione. Ma Castelfiorentino non dimentica e venerdì, nel giorno del50° anniversario dell'alluvione, riaprirà quella triste e dolorosa pagina di storia. Alle 10, la Prociv effettuerà un'esercitazione con il movimento delle cateratte e la chiusura del ponte sull'Elsa. Nel pomeriggio, alle 17, sarà inaugurata al Ridotto del Teatro del Popolo la mostra sulla «memoria collettiva», cui seguirà alle 18 la proiezione di alcuni video. Nel ricordo delle sue vittime, il Comune invierà una rappresentanza istituzionale con il gonfalone alla messa che sarà celebrata a Firenze nella Basilica di Santa Croce dal cardinale arcivescovo Giuseppe Betori e alla presenza del presidente Sergio Mattarella. «Il nostro primo pensiero in questa ricorrenza - sottolinea il sindaco, Alessio Falorni - va alle vittime di Castelfiorentino e alle loro famiglie. Il nostro Comune fu sicuramente uno dei più colpiti nell'Empolese Valdelsa, ma ebbe anche la straordinaria forza di riprendersi. Oggi, un evento come quello del 1966 è molto difficile che si verifichi grazie alla cassa di espansione. Tuttavia sappiamo che non ci possiamo fermare. Il clima è cambiato, e che l'attuale sistema fognario e di mitigazione Alluvioni in Toscana del rischio idrogeologico abbia delle criticità lo riscontriamo in occasione delle `bombe d'acqua', per non parlare della situazione che riguarda la zona di Madonna della Tosse. Stiamo lavorando con le istituzioni cui compete questa materia (Acque, Consorizio di Bonifica, Regione Toscana) per definire interventi e soprattutto risorse per attuarli». La mostra al Ridotto rimarrà aperta fino al 24 novembre nell'orario del CineMario Monicelli, martedì, mercoledì e venerdì dalle 21.15, sabato dalle 18, domenica dalle 15. Nello stesso periodo (e fino al 30 novembre) la Biblioteca Comunale «Vallesiana» organizzerà una mostra bibliografico-documentaria dal titolo «Elsa e Arno: due fiumi in piena». Irene Puccioni L'alluvione di cinquant'anni fa con lo straripamento dell'Elsa provocò danni ingentissimi e anche quattro morti a Castelfiorentino «.i i t IltaaJUS Pl,Ja i9Lix.R , _,[Iü Pagina 105 G tudent e teatro e li s i A GIALLO MARE fa il bis. Dopo la significativa esperienza di «City Dreams« vissuta gli scorsi anni insieme a insegnanti e allievi di classi delle scuole secondarie inferiori e superiori di Empoli, il Minimal Teatro ha deciso di riproporre il progetto. Stavolta il nome è «River dreams», un'iniziativa che pone l'attenzione, non a caso, al 500 anniversario dell'alluvione di Firenze. La nuova proposta si basa sull'idea che il teatro abbia l'opportunità di contribuire all'educazione, alla conoscenza e a una nuova relazione con l'ambiente, la storia e la memoria di un territorio. Nella speranza che esperienze di relazione vissute negli spazi portino gradualmente i ra- Alluvioni in Toscana ír ki gazzi ad avvicinare le vie, i vicoli, i giardini, i parchi del proprio paese con una «cura» che appartiene a ciò che è avvertito come prezioso, avvalorato e reso ancora meno distante dalla trasmissione di memorie, racconti, narrazioni legati a quei luoghi e a quegli elementi. Ricordare, trasformare il ricordo in agire concreto e quotidiano di buone pratiche nella relazione fra uomo e fiume, e più in generale, fra uomo e natura. «River dreams» si terrà a Empoli sabato alle 15.30: gli spettatori saranno condotti dalle guide teatrali a compiere un itinerario nella città in cui incontreranno i diversi gruppi che hanno partecipato al percorso di creazione del teatrekking. Al Museo del Vetro andrà in scena «Goccia a goccia: l'acqua. Elemento, forme, storia, uomo e natura» con la classe V del liceo artistico audiovisivo e multimediale «Virgilio» di Empoli. Via delle Murina invece farà da cornice a «La natura dell'acqua» dove i protagonisti saranno gli studenti della classe III P dell'istituto comprensivo BusoniVanghetti. In piazza Matteotti invece sono previste tre performance: «Aspetta aspetta, chi se l'aspettava?», con gli studenti della classe II M Busoni-Vanghetti, «Ci travolse, era dappertutto l'acqua», con la II A dello stesso istituto e «Piedi nel fango, occhi all'orizzonte», del gruppo teatro liceo Virgilio di Empoli Info: 0571 81629, [email protected]. Y.C. Pagina 106 La messa 0 con i vescovi che accorsero a spalare UNA MESSA solenne per ricordare prima di tutto le vittime dell'alluvione del 1966, e il dramma vissuto dalla città, sarà celebrata alle 11,30 di dopodomani, venerdì 4 novembre, nel cinquantesimo anniversario, nella Basilica di Santa Croce, una delle chiese simbolo dei danni al patrimonio artistico, con il Cristo di Cimabue sommerso e deturpato. Alla celebrazione, presieduta dall'arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori, parteciperanno altri vescovi che come lui furono Angeli" del fango , quei giovani che arrivarono per aiutare la città. A fianco di Betori ci sarà l'arcivescovo di Perugia, cardinale Gualtiero Bassetti (foto), marradese, già vicario generale dell'arcivescovo Silvano Piovanelli, che nel 1966 era cappellano nella chiesa di San Salvi. Tra l'altro, come ricordato nel libro °...Nel massimo sforzo di carità sull'impegno della Chiesa fiorentina nell'alluvione del `66, voluto dalla Caritas e curato da Franco Mariani e Riccardo Bigi (Edizioni Toscana Alluvioni in Toscana 0ggi), Bassetti insieme ad alcuni giovani parrocchiani,la mattina del 4 novembre mise in salvo il quartiere aprendo 60 bidoni di idrocarburi stipati illegalmente in un magazzino ed evitando che scoppiassero (cosa che successe in via Scipione Ammirato dove ci fu anche una vittima). In Santa Croce arriveranno anche l'attuale vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari e l'emerito di Corno, monsignor Diego Coletti, che con Betori e un'altra decina di seminaristi e gi'ovani' sacerdoti" partirono per dare una mano dal Seminario Lombardo di Roma. Angeli del fango, e presenti per il cinquantenario, furono anche l'attuale arcivescovo di Lucca, monsignor italo Castellani e il vescovo di Civitavecchia, monsignor LuigiMarrucci. Non ci sarà fisicamente, ma ha già annunciato un suo messaggio, l'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, che fu tra i giovani arrivati" a Firenze. Duccio Moschella Pagina 107 I L. DO MANI GRATIS CON LA NAZIONE IL LIBRO SULL'ALLUVIONE SCRITTO DA UN TESTIMONE D'ECCEZIONE CO M E FU LUCIANO BAUSI • l'emoz one n za d Luc no I o ï rï • a, ', m i ia B ausi igratis con il giornale il libro scritto dall'allora assessore «UN LIBRO simbolo, scritto da un personaggio simbolo di questa città: un libro breve e appassionante, che si legge tutto di un fiato. Abbiamo scelto di dare questo flash, sposando il progetto della Fondazione: è una delle iniziative che la Nazione mette in campo per i 50 anni dall'alluvione». Le parole del direttore de La Nazione Pier Francesco De Robertis fotografano bene l'essenza de «Il giorno della piena», il libro scritto dall'allora assessore all'urbanistica Luciano Bausi, che domani i nostri lettori riceveranno in omaggio gratuito insieme al giornale. Una testimonianza viva che Luciano Bausi scrisse solo nel 1987 per gli amici, una testimonianza che, grazie all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze è stata ristampata in 32mila copie (Edizioni Polistampa). Il lavoro dell'ex sindaco Bausi protagonista d'eccezione dei fatti del 4 novembre `66, rende una testimonianza unica di quei momenti, e del grande sforzo collettivo per la ricostruzione che ne seguì, simbolo della capacità molto italiana di reagire ai momenti di difficoltà. I figli di Bausi hanno sottolineato che la memoria e il suo ricordo possono e devono essere uno stimolo e un esempio per vivere la politica fiorentina e non solo all'insegna dell'operosità e della dedizione assoluta verso gli altri, con competenza, semplicità e tanto lavoro. «Nostro padre - ha ricordato la figlia Susanna fu un politico molto speciale e noi ancora oggi, in tempi così difficili nella gestione delle città, siamo orgogliosi del suo modo di essere e di procedere nella sua attività di sindaco del dopo alluvione. Ci guardiamo intorno e tutto ci parla di lui, a partire dall'illuminazione disastrata dopo il sisma e poi rinata, dalle nuove scuole che furono da lui inaugurate, sino al Ponte dell'Indiano». La copertina del libro La presentazione del libro di Luciano Bausi Alluvioni in Toscana Pagina 108 w G I IL., L'INTERVENTO DEL PREMIER GIA' PROGRAMMATO PER LE 20. LA CONCLUSIONE ALLE 12 DI DOMENICA p ù bass pensando al Paese colp to dal terremoto i , i NEGLI ultimi giorni, tradizionalmente i più importanti nell'organizzazione della Leopolda, i toni della kermesse si sono abbassati. L'eco e le immagini del terremoto in Umbria e nelle Marche che vedono il premier Matteo Renzi impegnato nell'opera di soccorso agli sfollati, hanno consigliato agli organizzatori di rivedere i programmi. Resta naturalmente l'adunata al fronte del «Sì» per al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo, ma Renzi è consapevole che il settimo capitolo della Rottamazione, lanciata dallo stesso palco dell'antica stazione ottocentesca, non può non rispettare il momento difficile che il Paese sta attraversando. E c'è anche chi sospetta che quest'anno la raccolta fondi, come sempre più generosa nel resto d'Italia che in riva d'Arno, abbia fruttato meno del previsto tanto da ridurre il budget. Nei giorni scorsi Renzi ha anche valutato l'ipotesi di rinviare la manifestazione così come l'appuntamento con il referendum costituzionale. Poi la decisione di andare avanti visto che questo - alla fine - è da sempre il mantra del premier. La regia della settima Leopolda alla quale lo stesso Renzi darà il via venerdì 4 novembre e che si concluderà domenica 6, è stata affidata a Jim Messina, l'uomo-immagine del segretario Pd, e a Simona Ercolani, moglie di Fabrizio Rondoli- Alluvioni in Toscana i no, autrice Rai e a capo della casa di produzione Stand by me, coordinatrice anche della campagna video renziana pro-sì. E proprio il «sì» la farà da protagonista nella coreografia che rilancerà le immagini di tutti i «sì che hanno cambiato la vita» delle persone e della storia. Il 4 novembre a Firenze si celebra il cinquantesimo anniversario dell'alluvione che nel 1966 travolse Firenze. Sul palco, quindi, è già stata prevista la presenza di alcuni degli angeli del fango (già riuniti per le celebrazioni ufficiali). Quei giovani che allora lavorarono per salva- Alex Zanardi Pagina 109 re Firenze dal fango sono, del resto, i migliori testimonial dell'Italia del fare tanto cara a Renzi. Già annunciate anche le presenze di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che assiste i migranti, e, per il mondo dello sport che non si arrende, sul palco potrebbe salire il pilota Alex Zanardi. Nel listino dei pronostici sono calate le quotazioni sulle presenze di Jovanotti (comunque protagonista di tutte le colonne sonore della Leopolda) e di Roberto Benigni che Renzi ha voluto al suo fianco in America durante l'ultima visita a Obama alla Casa Bianca. Come sempre in prima fila ci sarà il popolo dei sindaci: Beppe Sala da Milano, Giorgio Gori da Bergamo, Giusi Nicolini da Lampedusa, Massimo Zedda da Cagliari e, naturalmente, Dario Nardella. Tutti aderenti alla rete «Basta un sindaco», 800 primi cittadini per il sì. Facile prevedere la presenza di tutti o quasi gli esponenti del governo: da Luca Lotti a Maria Elena Boschi, da Marianna Madia a Graziano Del Rio. E hanno già confermato la loro presenza imprenditori 'affezionati' come Brunello Cucinelli e Oscar Farinetti. Anche quest'anno il «fuori-Leopolda» sarà affollato, sabato alle 15 partirà da piazza San Marco per raggiungere la kermesse renziana il corteo di «Firenze dice no». Paola Fichera 19 i* "F irenze d i ce no " MANIFESTAZIONE di "Firenze dice no" al referendum. «Sabato 5 novembre - si legge nel comunicato dell'area antagonista - scenderemo in piazza con una grande manifestazione per andare a contestare la "Leopolda del Sì". Scenderemo in piazza con la Firenze che dice Alluvioni in Toscana No al governo del servilismo spudorato ai poteri forti». Secondo i manifestanti «questa città, che prima di tutti ha conosciuto Renzi, è stanca di essere continuamente utilizzata come passerella elettorale mentre si continuano a ignorare i bisogni e le istanze degli abitanti». Pagina 110 ,............. ' ;,: àì:: „';✓w'rrrrr ....................,::,_..i Ttra gli ospiti di Matteo Renzi (qui sopra) alla Leopolda, il re dei cachemire B runello Cucinelli (a sinistra) e il medico di Lampedusa Pietro Bartolo (a destra) Alluvioni in Toscana Pagina 111 `Arno, nel 2021 Firenze sarà a1 sicuro' D' gehs: «Casse di esp ° Alluvioni in Toscana ione per 60 'orli dl metri cubi e diga 1 Levane più alta»,i e- In Nazi pag°nenate2 e 3 Pagina 112 QUATTRO CASSE DI ESPANSIONE NELL'AREA DI FIGLINE E DIGA DI LEVANE INNALZATA DI 9 METRI. GLI INTERVENTI HANNO UN COSTO COMPLESSIVO Di CIRCA 200 MILIONI «,antieri in corso, Firenze al sicuro nel 2021» di ERASMO D'ANGELIS * NELLA STORIA di una comunità ci sono eventi che fungono da spartiacque, e l'alluvione del 1966 è stato uno di questi. All'improvviso, infatti, nel fango di Firenze, l'Italia scoprì la "meglio gioventù ". La gran parte dei fiorentini non era ancora nata ma se chiediamo cosa si ricorda di più di quella tragedia, tutti risponderanno: gli angeli del fango, quelle ragazze e quei ragazzi protagonisti di un'impresa di solidarietà internazionale mai vista in precedenza, l'onda giovanile che accompa- Alluvioni in Toscana gnò la ricostruzione e segnò la data di nascita del volontariato organizzato nel nostro Paese, pose le basi per le normative sulla difesa del suolo ancorché boicottate, gettò le fondamenta per costruire una moderna ed efficiente protezione civile. GLI ANGELI del fango sono in arrivo da tante regioni italiane e anche da New York e Teheran, Lima e Lione, Oslo e Amsterdam e da altre città del morendo. Venerdì li accoglieremo nel Salone dei Cinquecento e nelle tante occasioni di incontro organizzate che rinno- vano solidarietà e dolore per il terremoto infinito che distrugge borghi e paesi. RICORDEREMO insieme cosa accadde cinquant'anni fa quando, proprio in queste ore, sul bacino dell'Arno si preparava la `tempesta perfetta" un evento tra i più penalizzanti nella storia della meteorologia, e il loro lavoro nella città isolata per quasi tre giorni con i suoi 35 morti, le 70.000 famiglie alluvionate, con 9.752 negozi e 8.548 botteghe, 248 alberghi e 600 insediamenti produttivi e 13.943 abitazioni allagate. Pagina 113 NCAVA tutto. Mancavano soprattutto i soccorsi di Stato, e solo dopo l'arrivo del presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, contestato dagli alluvionati, si mosse l'esercito, migliaia di "angeli con le stellette" si aggiunsero ai fiorentini che spalavano fango e ai giovani volontari arrivati da soli o in gruppo, in maniera del tutto improvvisata o organizzati alla meglio, zaino in spalla, con secchi e badili e anche qualche chitarra, con piccole scorte di medicinali e viveri, pronti a trascorrere nel fango giornate, weekend, setti ne. CINQ UANT'ANNI dopo, però, cosa rispondiamo alla domanda che ogni cittadino si pone su cosa succederebbe se si ripetesse quell'evento? Dopo una lunghissima storia di progetti e finanziamenti immaginari, di accordi eprotocolli di intesa rinviati, dopo 48 anni di ritardi, nel settembre del 2014 sono Le opere strutturali potranno contenere 60 milioni di metri cubi a monte dei centri abitati partiti i cantieri immaginati mezzo secolo fa dalla Commissione De Marchi. Da allora si lavora, con il coordinamento di Italiasicura, la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico di Palazzo Chigi e l'impegno di Regione, Comune eAutorità di bacino, con i ritmi giusti dell'emergenza per creare quel robusto sistema di difesa per Firenze e i suoi dintorni. Alluvioni in Toscana OPERE strutturali saranno concluse nel 2021 quando saranno in grado di contenere a monte dei centri abitati 60 milioni di metri cubi di acqua di piena. La prima fase è in corso con la costruzione di 4 casse di espansione nell'area di Figline (il primo modulo è già funzionante) ed è stato progettato l'innalzamento di 9 metri delle spallette della diga di Levane. LA SECONDA fase vede in progettazione opere di laminazione delle acque della Sieve. Gli investimenti complessivi hanno un costo di circa 200 milioni di euro garantiti dal Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico volto dal premier Renzi. E' questa una delle prime grandi opere di "Casa Italia" la svolta che ci fa passare dall'inseguire sempre le emergenze alla prevenzione strutturale e alla difesa dalle catastrofi naturali. E' con questi cantieri e con l'impegno a concluderli prima possibile, e con un Arno finalmente ripulito da scarichi fognari, che riabbracceremo gli angeli del fango. * Coordinatore di Italia SicuraPalazzo Chigi Pagina 114 LA COLLEZIONE Si COMPONE DI 12 STRAORDINARI SCATTI DELL'ARCHIVIO F.LLI GORI E DELL'ARCHIVIO GIACOMO APRILI . one la seconda foto stor » LE IAGINI più di ogni parola descrivono con immediatezza l'alluvione del 4 novembre del 1966, la disperazione della gente, la città invasa da acqua e fango, i campi distrutti, e poi i lavori per il ritorno alla normalità. Fino all'8 dicembre i nostri lettori riceveranno in regalo in edicola, in abbinamento con il quotidiano La Nazione, dodici straordinarie fotografie dell'epoca e il contenitore per raccogliere questa nuova, emozionante collezione che racconta la Maremma. Le foto, molte delle quali inedite, saranno distribuite gratuitamente ogni martedì e ogni giovedì e provengono da due archivi importanti: l'Archivio Fratelli Gori e l'Archivio Giacomo Aprili. Da entrambi gli archivi, quindi, un contributo fondamentale per portare in edicola questo nuovo progetto che è stato poi possibile realizzare grazie all'aiuto di Acquedotto del Fiora, Consorzio Bonifica 6 Toscana Sud, Comune di Grosseto e Assicurazioni Generali (Agenzia di Maurizio Marraccini). Domani verrà consegnata insieme al quotidiano una nuova cartolina. Il 7 novembre del 1966, sul quotidiano La Alluvioni in Toscana Cartoline in omagg io fino all' d icemb re ogni martedì e giovedì ISOLATI M olti cittadini si rifugiarono sui tetti e per soccorrerli dovette intervenire l'elicottero Nazione, fu pubblicato questo avviso: «Avvertiamo i lettori che il nostro giornale, duramente colpito nella sua attrezzatura tipografica, viene preparato a Firenze, ed è ogni notte composto e impaginato da nostri redattori e maestranze nello stabilimento del confratello bolognese Il Resto del Carlino che ci ha fraternamente ospitati. Siamo pertanto costretti a sospendere momentaneamente la pubblicazione delle consuete pagine di cronaca locale. La proprietà e la direzione del giornale stanno attivamente adoperandosi per riportare La Nazione alla normalità. Mentre ci scusiamo con i nostri lettori di questo doloroso contrattempo siamo in grado di assicurare che quanto prima riprenderemo la nostra veste abituale». Le pagine di cronaca locale ricomparvero il 12 novembre, dopo cinque giorni. Ma le notizie su Grosseto non mancarono mai. Vennero ospitate negli articoli dell'edizione regionale. I.B. Pagina 115 ve scovo all PaDa fece s racconto di don Franco «NEL NOVEMBRE 1966 ero parroco della Cattedrale di Grosseto, un incarico che mi era stata comunicato nel 1960, con la bolla di Giovanni XXIII Servo dei servi di Dio. Ricordo il 4 novembre 1966 come un incubo: il centro storico della città completamente deserto, la Cattedrale, fortunatamente vuota in quella domenica di prima mattina di un venerdì di festa nazionale». Così don Franco ha ricordato a Giancarlo Capecchi i giorni dell'alluvione e l'intervento della Diocesi e del Papa che mandò un suo inviato. «Improvvisamente - continua don Franco - arrivò un mare di acqua limacciosa, una piena mai vista che trasformò piazza Dante in un lago: acqua che veniva da via Ricasoli, dove il fiume in piena aveva raggiunto i secondi piani, e si scontrava con un'altra ondata impressionante proveniente da via Manin. Lo scontro tra i due fiumi faceva defluire la massa d'acqua in Corso Carducci: insieme al fango, animali ancora vivi e carcasse, automobili, suppellettili, la devastazione della campagna raggiungeva e sommergeva anche i negozi e i magazzini del centro. Davanti alla farmacia Severi una mucca faceva sentire, sempre più fievole, il suo muggito, ormai trasformato in preghiera». «Dal sagrato della chiesa io e monsignor Amleto Pompili - continua don Franco -, guardavamo ipnotizzati, inebetiti quella ribellione della Natura. Avemmo la forza di riprenderci e di correre dal vescovo Primo Gasbarri, che già intuiva e che era intento, da solo, a spostare i libri della sua biblioteca minacciata dal mare di acqua e di fango che continuava ad aumentare di livello. Quando si affacciò su Corso Carducci volle che lo accompagnassimo sulle Mura, davanti alle carceri di via Saffi: capimmo, guardando la città irriconoscibile, la proporzione dello sfacelo portato in città dalla furia scatenata dell' Ombrone. Il vescovo, basito, raggiunse la Prefettura e allenò il Vaticano che lo autorizzò stanziare subito i primi cinque mi- Alluvioni in Toscana cl i. «Portavo viveri con l » «Sali o sulle M ura e ci rend e mm o conto dell'entità dello sfacelo» lioni per i soccorsi. Aprimmo quindi il primo Centro di assistenza della città nei locali della nostra parrocchia. Di grandissimo aiuto mi fu don Giulio Mariotti che allertò tutti i giovani delle nostre associazioni cattoliche per organizzare i soccorsi». «La mattina del 5 novembre, su un anfibio dell'Esercito - dice ancora don Franco - raggiunsi i Palazzoni di via de' Barberi portando cioccolata calda, generi alimentari e vestiti, indispensabili a chi era stato preso all'improvviso dall'ondata di piena e non aveva fatto neppure in tempo a comprare qualche provvista. E facemmo da staffetta tra parenti, familiari e amici che abitavano in zone diverse per tranquillizzare ora l'uno ora l'altro sulle condizioni di salute dei loro cari. Al Centro di assistenza in Cattedrale, diretto dalla presidente del Cif, la signora Sofia Orlandini Ginolfi, arrivarono da tutta Italia una quantità straordinaria di aiuti». TESTIMONE Don Franco Cencioni racconta quei giorni terribili e di come anche lui si portò aiuto <dI vc,.aco albaitò il Vali nno IIR oef ,v,uvi m;rnllioow Pagina 116 «Tra i vvolontari era un giovane studente '» Era «RICORDO - dice don Franco - che usammo, per stivare il vestiario, i locali del Museo Diocesano e parte del nostro Duomo. Il prefetto Chiesi, allora a Pistoia, mandò un camion pieno di materassi. E la Santa Sede, con il suo inviato monsignor Andrea Pangrazio, fu in primissimo piano. Accompagnai Pangrazio, insieme al vescovo Gasbarri, nei punti più disastrati della città e della campagna, e su camionette scoperte dell'Esercito, arrivammo a Principina. A tutte le famiglie incontrate consegnammo una stufa, inviata dal Papa, che anche oggi molti conservano come ricordo di quel terribile evento: ma anche di Sua Santità. Altro particolare: da Sorano giunsero tanti giovani guidati da don Enzo Baccioli. Portarono viveri e aiutarono a spalare il fango. Con loro c'era anche un giovane studente di teologia che sarebbe diventato vescovo di Massa Marittima e poi Cardinale: don Angelo Comastri. E un grazie anche ai giovani scout di Roma che ogni fine settimana venivano a Principina e con i loro furgoni distribuivano il necessario per sopravvivere. Che tragedia! Ma anche, lasciatemelo dire, che prova di solidarietà da parte di tutti i grossetani che non stettero a piangersi addosso ma si rimboccarono le maniche e ridettero dignità al loro territorio e alla loro vita». Alluvioni in Toscana Pagina 117 Archivio aperto rl -:)0 anni dal dis astro -CAMPIGLIA ARCHIVIO storico aperto dal 4 all'11 novembre per ricordare i 50 anni dell'alluvione. Le iniziative si svolgeranno all'archivio storico comunale di Palazzo Pretorio a Campiglia Marittima. Si parte domani (4 novembre) alle 16.30 con una conferenza e videoproiezione sul tema « Storie del Cornia, dai documenti dell'archivio storico alle testimonianze dell'alluvione del 1966», con la partecipazione di Gianfranco Benedettini, autore del quale è in corso di stampa un libro sull'alluvione del 1966. Introdurrà Jacopo Bertocchi, vicesindaco e assessore alla cultura di Campiglia. A 50 ANNI di distanza attraverso materiali d'archivio si cerca di approfondire la conoscenza del fiume attraverso le carte d 'archivio e di ripensare i giorni dell'alluvione conservandone la memoria. I contatti per le prenotazioni sono: a.lorenzini @coopdiderot. it, g.alagna @coopdiderot .it Tel. 328 1041571 ; 346 2166162. L'archivio storico di Campiglia si trova a Palazzo Pretorio in piazza Lotti (tel. 0565 838470 palazzopretorioCq.,, comune. calnpigliamarittima .li. it). SEMPRE domani dalle 11 (e giovedì 11 novembre, dalle 10), si potrà seguire la visita guidata dell'archivio a cura delle dottoresse Graziana Alagna e Agnese Lorenzini della Coop Diderot. Le carte d'archivio come elemento di conoscenza e come «nutrimento» per la memoria e l'identità dei luoghi. Il fiume Cornia il 4 novembre 1966 inondò Venturina mettendo a dura prova un intero territorio . Il fiume, la radice stessa della fertile piana di Venturina , fa spesso paura e la natura è sempre pronta a riprendere quello che ha dato. Solo la consapevolezza, l'esperienza, le conoscenze storiche e tecnologiche unite a una corretta gestione possono mitigarne la forza. Alluvioni in Toscana Pagina 118 l 1 1 a novembre '66: Agricoltura ko, strade interrotte e tantapanr°a. il ricordo di chi c'era - VENTURINA TERME IL 4 NOVEMBRE 1966, la Toscana fu sommersa dalle acque dei suoi fiumi. l'Amo, l' Ombrone, la Cecina, recarono danni ingenti alla agricoltura, alle città, al patrimonio dei beni culturali che, si sa, in Toscana è immenso. Accadde anche da noi. La Comia, questo corso che ha tutte le caratteristiche per essere annoverato fra i torrenti, nei mesi autunnali aumenta la sua portata e diventa pericoloso. Non si sa di preciso quando le sue acque ruppero gli argini di Montioncello e si allargarono nella piana, verso Venturina. Certo non era ancora spuntata l' alba. La più colpita fu la zona di via dei Mille, un quartiere di recente costruzione ma densamente popolato. M-ffl .. TA «Fu quella pe gg iore In pochi sapevano cosa 'era oltre la ferrovia» METRO d' acqua, in qualche caso di più, fu sufficiente per gettare nella disperazione centinaia di famiglie. Si fermò nella zona dove sorgono le scuole Medie. Valicò I' Aurelia, il traffico fu fermato per molte ore, si spinse fino in Pantalla e giunse a Venturina. Le parti più basse della cittadina furono letteralmente sommerse. Prese la via Alluvioni in Toscana Cerrini e corse verso la barriera della ferrovia che, naturalmente, fece da diga respingendola per diverse ore. Quando sembrava che tutto fosse passato sopraggiunse la seconda ondata che, ironia della sorte, percorse gli stessi luoghi della prima aumentando il senso della paura e della disperazione. In pochi sapevano che cosa stava accadendo al di là della ferrovia. Infatti, la Comia aveva "strappato" l'argine che si alza sulla strada che porta a Piombino. IL PULLMAN degli operai era passato da mezz'ora quando la strada venne interrotta e sconquassata dalla forza dell' acqua fuoriuscita dagli argini. L' interruzione durò una settimana. Danni ingenti, naturalmente. La più colpita fu l' agricoltura. L' acqua si fermò nella zona di Fiorentina, in Bocca di Comia, dove il terreno era stato sopraelevato per la costruzione di due impianti industriali. Dappertutto rimase la melma, qualche cascame animale, il fango e un odore soffuso di materie decomposte e di nafta. Immenso fu il lavoro dei volontari che soccorsero le popolazioni in tutti i modi. Perfino con le barche venute da San Vincenzo! Enrico Pardini, allora capo cantoniere Anas, ci ha raccontato: «La strada che va a Piombino era sotto la mia responsabilità. A metà mattinata andai alla Rampa Merciai ma non potei passare. Non avevo mezzi meccanici, solo le braccia e potevo far poco. Quando cominciava a far buio accendevo delle lanterne sui due lati della strada per far vedere che di li non ci si poteva transitare. Le spengevo al mattino.Anche ora, se piove di continuo per diversi giorni corro sempre sul ponte dell'Aurelia a vedere a quale altezza è l' acqua. Il ricordo di quel 4 novembre è sempre vivo nella mia memoria...». E lo è nella memoria di tutti. Gianfranco Benedettini Pagina 119 B'A CUB0 Una immagine dell'alluvione di Venturina, meno tragica di quella di Firenze, ma comunque un terribile ricordo per la nostra gente I I era allora capo cantoniere: «Anche ENRICO P ora, se piove di continuo per giorni corro sempre sul ponte dell'Aurelia a vedere a quale altezza è l' acqua. Il ricordo di quel giorno è sempre vivo nella mia memoria» Alluvioni in Toscana Pagina 120 A 50 ANNI DALL'ALLUVIO NE DI FIRENZE, IL RACCONTO DI AMILCARE PALADINI «Io, angelo del fango: da Gorfigliano all' A DUE giorni dal50esimo anniversario dell'alluvione di Firenze, riportiamo la testimonianza di un «angelo del fango», Amilcare Paladini di Gorfigliano, allora 24enne, che rispose all'appello di andare a Firenze a rendersi utile nel salvare le migliaia di bellezze storiche-artistiche avvolte dal fango. «Ero allora educatore al convitto, annesso all'Istituto Tecnico Agrario di Pescia - racconta - e facevo il pendolare da Gorfigliano. Ero abituato al sacrificio e alla fatica e così fu spontaneo accogliere l'invito del Provveditorato agli Studi di Pistoia rivolto al personale della scuola a dare una mano a Firenze. Lo stesso Provveditorato mise a disposizione un pullman. Indossati gli abiti da lavoro e gli stivaloni, partii con tre studenti per Firenze. Nella foto siamo in piazza Ghiberti con sullo sfondo la sede de La Nazione. Fummo destinati al recupero libri al Gabinetto Vieusseux a Palazzo Strozzi. Dal piano terra li portavamo a quelli superiori, ripulendoli della fanghiglia più grossa, in attesa poi del loro completo recupero. Non c'erano allora punti ristoro organizzati. Il lavoro ovviamente era faticoso. In pratica un continuo saliscendi dalle 9 al pomeriggio inoltrato». «Da poco più di un » anno, dal 28 ottobre 1965, - continua ero corrispondente de La Nazione da Gorfigliano e dall'alta Garfagnana. In un tardo pomeriggio, insieme agli altri compagni, volli andare alla sede de La Nazione. Un gentile custode mi fece entrare per vedere il danno subito dalle nuove rotative, inaugurate in pratica 40 giorni prima. Uno scempio con il tutto avvolto nel fango. Rimasi poi sorpreso quando seppi che il giornale, da Bologna, aveva ricominciato ad essere stampato a Firenze. Per me, fu un autentico prodigio». Dino Magistrelli 5 0 At-IG-WW FA Paladini (al centro) con Oriandini, Mariotti e Giovannini. Alle loro spalle la sede della Nazione di Firenze Alluvioni in Toscana Pagina 121 % á ,.. .ia • _i.e ✓, - «Ecco n . nen m era» do fi ../. ap ir i à a pñ av Completata la struttura portante. «Ora entriamo nella.fasefinale» LA PARTE principale è finita. Ma per poterci transitare, bisognerà ancora aspettare dei mesi. Il ponte di Stadano è una tra le opere della ricostruzione più attese: crollato nel 2011, a causa del Magra in piena, era l'unica via di accesso al paese. Da quel 25 ottobre i cittadini hanno dovuto utilizzare, e lo stanno an- FUTWCL',o L'imponente figura del nuovo ponte di Stadano , realizzato al posto di quello crollato nel 2011 durante l 'alluvione (foto Pasquali) Alluvioni in Toscana cora facendo, uno stretto bypass realizzato sulla corsia d'emergenza dell'autostrada, delimitata da jersey, col traffico regolato da un semaforo. Una situazione che sta mettendo a dura prova la loro resistenza. «Stiamo aspettando da troppo tempo - dicono - e i lavori ci sembrano in evidente ritardo». E l'altro giorno, sul cantiere, c'era il progettista, Mario De Miranda . «Quello di Stadano è il primo di tre ponti sospesi - ha spiegato - l'idea era quella di realizzare un progetto unitario che avesse conformazione e linguaggio unitari. Il ponte sospeso è allo stesso tempo classico e moderno, si tratta di una struttura snella, che si inserisce bene nel contesto. Il costo totale per le tre opere è di circa tredici milioni di euro». IL PONTE di Stadano era crollato assieme a quelli di Mulazzo e Castagnetoli. Quello aullese in particolare è lungo circa duecento metri più il viadotto, il Magra ha un regime importante, con piene improvvise e potenti, quindi si è tenuto conto della sicurezza, anche in fase di costruzione. «La struttura dell'impalcato è stata montata senza appoggi in alveo, metodo costruttivo innovativo. I 200 metri di impalcato sono stati realizzati in due settimane. Una soddisfazione per noi». Solo che ci sarà ancora da aspettare, per le ultime opere e soprattutto per il collaudo. «Completato l'impalcato metallico bisognerà realizzare la soletta in calcestruzzo e poi la pavimentazioni. La parte principale comunque è finita». «Consegneremo l'opera in un paio di mesi - aggiunge Carmine Dello Russo, direttore di cantiere per la ditta Castaldo - poi ci saranno i collaudi. L'apertura? A primavera». Monica Leoncini Pagina 122 "ACQUE RIBELLI" E "AUL LA 201 I" Le alluvioni apuane esposte' da venerdì all'Archivio di S tato G -MASSA - SI chiamano "Acque ribelli" e "Aulla 2011": il salvataggio di due archivi nelle mostre, la prima documentaria, la seconda fotografica, che l'Archivio di Stato ha allestito nell'istituto di via Sforza per il50esimo anniversario dell'alluvione del capoluogo toscano. Nelle iniziative, che hanno coinvolto tutti gli istituti periferici toscani, volute dal Ministero dei Beni Culturali e del Turismo per ri- Ci sono anche due volumi in lingua Esperanto dedicati a Firenze cordare gli inestimabili danni provocati al patrimonio dall'esondazione dell'Arno il 4 novembre del 1966, l'archivio di Stato partecipa proponendo una significativa mostra sulle alluvioni che dal XVII al XIX secolo hanno interessato il territorio apuano. Dal 4 novembre carte, documenti e mappe escono dai depositi dove sono state conservate, sono visibili per capire come da sempre le acque dei fiumi si sono ribellate causando danni. Corsi d'acqua come il Parmignola o la Fossa Maestra o il canle di Montignoso, altri più importanti come il Carrione o il Fri- Alluvioni in Toscana gido, ma il risultato non cambia : argini divelti, terreni sommersi, danni a persone e cose, conflitti di competenza soprattuto quando ad affrontarsi nelle zone di confine sono governi in difesa degli interessi degli stati preunitari. La mostra fotografica espone immagini inedite e documenta quello che all'indomani dell'alluvione di Aulla è successo nel chiuso dell'archivio notarile e dell'archivio comunale. Decine di volontari da tutta la Toscana, ma anche da fuori regione, si sono immersi nel fango per salvare il prezioso archivio notarile che risale al XVI secolo e granparte dell'archivio comunale travolti dalla onda di piena. Il lavoro è stato coordinato dalla Soprintendenza Archivista della Toscana. Il notarile è stato congelato e asciugato tramite liofilizzazione nella biblioteca nazionale di Firenze e conservato nella sezione di archivio di stato di Pontremoli. I faldoni dell'archivio comunale, che non sono andati distrutti, sono stati congelati ed è in corso l'operazione di liofilizzazione. In mostra volumi in lingua Esperanto che raccontano l'alluvione di Firenze: una "chicca" da collezionisti. In appendice alla mostra fotografica ci sono immagini dell'archivio del Comune di Massa danneggiato in passato recente dall'inondazione dei locali che lo ospitavano. Pagina 123 OGNI MARTEDI E GIOVEDI' PER SEI SETTIMANE I LETTORI TROVERANNO IN REGALO CON «LA NAZIONE» LE RIPRODUZIONI DELLE FOTO DI LUCIANO FRASSI DEDICATE ALL`ALLUVIONEA PISA E PROVINCIA 1 regalo le foto d dic i ; Lavorò a lungo con neg li s alluvione e i dï Frassi Nazione. Apprese il di GIUSEPPE MEUCCI VERO successo l'iniziativa de «La Nazione» di regalare ai propri lettori le foto dell'alluvione del 4 novembre '66 scattate da Luciano Frassi, quale significativa sintesi della più ampia esposizione in corso a Palazzo Blu. Un appuntamento in edicola quello del martedì e del giovedì ormai irrinunciabile per chi voglia documentarsi su quei giorni terribili vissuti da Pisa, Pontedera e Santa Croce raccontati con le immagini realizzate da un vero protagonista della storia pisana del dopoguerra, oggi proprietà della Fondazione Pisa: Luciano Frassi, appunto. personaggio sul quale merita soffermarsi per ricordarlo ai moltissimi che l'hanno conosciuto e ai più giovani che grazie a lui rivivono capitoli importanti della storia pisana più recente. Luciano Frassi, nato a Pisa nel 1926, cominciò a prendere dimestichezza con la macchina fotografica in una circostanza davvero particolare. Sul finire della guerra finì rin- sti ere duran te chiuso come molti altri nel campo di concentramento di Coltano. Lì divideva la tenda con un soldato della Wermacht che da civile faceva il fotografo e fu quel tedesco che, disegnando con un mozzicone di lapis su qualche pezzo di carta straccia, gli spiegò come funzionava una fotocamera. Un insegnamento fatto per passare il tempo . Ws Wa W^ Ha lasciato un ricchissi mo archivio che doc umenta mezzo secolo di vita cittadina che però a Frassi tornò molto utile quando rientrò a casa. Si procurò una vecchia fotocamera e cominciò a fare fotografie. Inizialmente sul Ponte di Mezzo, e prima ancora sulla passerella che l'aveva sostituito. Fotografava la gente, i bambini, le famiglie, poi lasciava un bigliettino con il recapito e correva in camera oscura a sviluppare. Più tardi, arrivarono il giornale e l'attualità sulle pagine de «La Nazione». prig ion ia Le foto di Frassi, comparse sulle nostre cronache già nei primi anni Cinquanta, là dove fino ad allora avevano trovato posto soltanto testi scritti, spalancarono una finestra sulla città, sui suoi problemi, sulla sua ansia di rinascita dopo la bufera della guerra. E segnarono una nuova stagione del giornalismo pisano in linea con i fermenti in atto in tutte le pubblicazioni italiane che cominciavano, sia pure in ritardo, a raccogliere le innovazioni già maturate negli Stati Uniti fin dagli anni Trenta nella rivista «Life» che a fianco dei testi scritti forniva immagini dotate di grande forza evocativa. OSSERVATORE attento e imparziale di qualunque avvenimento meritasse l'onore della cronaca, Luciano Frassi ha attraversato più di mezzo secolo di vita pisana documentando sulle pagine de «La Nazione» eventi e personaggi che, uniti in mosaico, rappresentano la storia di una città e dei suoi abitanti. L'alluvione è uno di questi capitoli che lui visse fin dal pomeriggio del 4 novembre e nei giorni successivi, raggiungendo spesso con mezzi di fortuna e insieme a chi scrive, allora giovane cronista de «La Nazione», tutte le località della provincia devastate dall'acqua. Come Pontedera, dove arrivammo bordo di un camion americano messo a disposizione da Camp Darby. E con il giornale di domani i nostri lettori avranno in omaggio una immagine eccezionale di quel reportage. PW%' r' Luciano Frassi in sella alla sua Vespa e con le sue separabili macchine fotografiche Alluvioni in Toscana Pagina 124 E «CHIEDEMMO A QUELLA DONNA COME AVEVA FATTO A SOPRAVVIVERE ISOLATA PER TANTI GIORNI: LEI DISSE SOLO CHE AVEVA PREGATO LA MADONNINA DEL GRAPPA CHE ALLA FINE L'AVEVA AIUTATA» irenze a salvare i Libri liberaï un' a ch u m en1,u» • ï I 'c r ï dì di MAURO i sa angelo delfango a cinquant'anni dalla devastazione TTEUCCI * IN QUESTI GIORNI si ricorda il cinquantenario dell'alluvione che colpì la città di Firenze (e non solo) il 4 novembre del 1966, infliggendole gravissimi danni oltre a provocare la morte di decine di persone. Ho parlato raramente, se non ai familiari, della mia presenza nei giorni successivi al disastro, nella città ferita, e che allora sembrava colpita a morte: anch'io sono stato uno degli angeli del fango, di cui spesso si è parlato in modo retorico. Infatti, quella di accorrere per dare una mano a Firenze e ai fiorentini, fu per noi una scelta per niente eroica, ma allo stesso tempo spontanea e quasi inconsapevole: era la città dove da un anno frequentavo l'università e sembrava quasi naturale, anche per curiosità, andare. Non dimenticherò mai le strade del centro storico invase dal fango e dalla nafta che penetrava, con il suo odore insopportabile, nelle narici e che rigava i muri delle case e dei palazzi: la devastazione nella città, che tanto ammiravo, era desolante! Ci dettero una pala e dei gambali di gomma - i cosiddetti chantilly - e cominciammo a spalare la mota. Ma la volontà mia e di alcuni compagni era di andare, anzi di penetrare quanto prima in piazza Brunelleschi, dove era la sede della nostra facoltà di lettere e filosofia. Ricordo con una certa emozione che, quando vi giungemmo, ci venne da piangere, trovando il fango dappertutto: sembrava che una parte della nostra vita fosse stata cancellata per sempre dalla furia Alluvioni in Toscana na degli elementi ! Ma superammo subito lo scoraggiamento e ci mettemmo al servizio di chi era impegnato nel lavoro - che sembrava inutile - di ripulitura dei locali e soprattutto degli amati libri. Non dimenticherò di aver lavorato per un'intera giornata a ripulire libri accanto al compianto professor Lanfranco (Cretti, ordinario di letteratura italiana, con il quale in seguito avrei sostenuto due esami: devo dire che entrambe le volte mi ricordò con grande umanità il momento che ci aveva accomunato. Altri giorni, li trascorsi ancora a contatto dei libri, nei locali della Biblioteca Nazionale dove la devastazione era massima: mi colpiva l'amore degli impiegati per i testi che cercavano , in apparenza inutilmente, di salvare e di ripulire. Ma l'episodio più toccante mi accadde la domenica, in cui mi ero recato a Firenze con alcune persone della mia parrocchia di Sant'Angelo di Bottegone. Andammo a lavorare nell'Oltrarno al quartiere di Gavinana; a me e ad alcuni amici, entrati in una casa invasa dal fango, ci sembrò di udire una voce flebile venire dall'interno di una stanza , ci inoltrammo nella casa e, aperta una porta, ci trovammo di fronte a uno spettacolo sconvolgente: una vecchietta stava seduta sul letto circondato dall'acqua e dal fango e appena ci vide, ci abbracciò gri- dando che erano venuti a salvarla gli angeli inviati dal Signore! Noi rimanemmo ammutoliti, domandandoci come aveva fatto a sopravvivere isolata per tanti giorni: lei disse solo che aveva pregato la Madonnina del Grappa, della quale era devotissima e che l'aveva aiutata. L'impegno sui luoghi dell'alluvione durò per una ventina di giorni con altri episodi commoventi che lasciarono a lungo traccia nella mia vita. In quel periodo si crearono rapporti bellissimi di amicizia, che sarebbero durati nel tempo perché nati nella solidarietà e nella condivisione di un aiuto a chi era stato colpito dalla sventura. Il lavoro di tanti avvenne nel silenzio - anch'io è la prima volta che ne scrivo - senza attendere nulla, come peraltro sarebbe stato nella maggior parte dei casi. Ma imparammo che la sofferenza dell'altro ci appartiene nella comune umanità e che condividerla, fa crescere nell'animo: è senz'altro la ricompensa più grande. * angelo dei fango , ex docente del Petrocchi e volontario alla parrocchia di Vicofa Pagina 125 II professor Mauro Matteuccì ha insegnato per anni negli istituti di Pistoia. L'ultimo incarico al liceo Petrocchi Alluvioni in Toscana Pagina 126 TRA MEMOR I A E FUTURO Arezzo, a stazione rad íoamatoríate al centro delle ceLebrazìoní Do cumenta ri o i Enrico Paccíani Due La stazione radioamatoriale che 50 anni fa Carlo Luigi Ciapetti mise a disposizione per collegare Firenze con il resto del mondo, sarà al centro delle celebrazioni al Museo dei mezzi di comunicazione di Arezzo. ri ín contemporanea «Firenze 66 - Dopo l'alluvione» documentario Sky di Enrico Pacciani, sarà dato in anteprima il4 novembre contemporaneamente, a Palazzo Vecchio e nel Cinema Teatro della Compagnia. L'eroe dell'acquedotto e le altre vittime F enze mentica sacn ;11P, ae ✓ ir In 35 dï ®r sotto l'onda d'uno dei Amo: • quattro erano banibiní Paola Fichera FIRENZE LA F UR IA dell'Arno cinquant'anni fa offese, spesso mortalmente, i tesori artistici e culturali di Firenze. A ogni fiorentino il 4 novembre del 1966 il fiume impazzito ha portato via un pezzetto d'anima. E forse è per questo che i 35 morti di quella alluvione, tanti anziani, malati e persino quattro bambini, sono rimasti così a lungo quasi senza ricordo. Solo dal 1994, 38 anni dopo l'alluvione, quei nomi sono tornati alla ribalta della cronaca e del ricordo. E anche la loro storia è stata, infine, raccontata. A rendere pubblico l'elenco ufficiale della vittime che l'8 dicembre del 1966 l'allora prefetto di Firenze, Manfredi De Bernart, inviò al ministro dell'Interno è stata l'associazione Firenze Promuove e il suo presidente Franco Mariani: da quel momento ogni anno una messa viene officiata per loro. Alluvioni in Toscana ._í- POCH I ANN I OOPO il Comune di Firenze, su proposta di Eugenio Giani, allora assessore alla Protezione civile, ha deciso di istituzionalizzare una cerimonia civile per ricordare quelle vittime, così la mattina di ogni 4 novembre il Gonfalone di Firenze accompagna una delegazione fino alla spalletta del Ponte alle Grazie e da lì viene gettata in Arno una corona A perdere la vita soprattutto gli anziani e i malati. Alcuni sottovalutarono il pericolo di alloro. Di quelle 35 vittime, 17 fiorentine e 18 che abitavano nei comuni vicini rimaste nella memoria di tutti, il più noto è l'operaio dell'acquedotto Carlo Maggiorelli che la notte fra il 3 e il 4 novembre era di turno all'Impianto dell'Anconella. Davanti all'eson- dazione del fiume non scappò, ma rimase al suo posto per mettere in sicurezza l'impianto. Fu ritrovato qualche giorno dopo in un cunicolo, in mezzo al fango. Da ieri il monumento a lui dedicato, all'interno dell'acquedotto cittadino, è stato spostato più vicino ai cancelli così da renderlo visibile anche alla città. A FIRENZE morirono soprattutto anziani e malati. Qualcuno perchè sottovalutò il pericolo, come Pietro e Giuseppina Cocchi, che non vollero lasciare la casa in via Giampaolo Orsini, altri perchè non ebbero modo di mettersi in salvo, come Italia Frusti, 85 anni, o Elide Benedetti annegata sulla sua sedia a rotelle che tre carabinieri avevano legato all'inferriata di una finestra, pensando di tornare a prenderla. Al suo fianco rimase, fino all'ultimo minuto, un sacerdote. GIUSEPPINA Biancalani, invece, mori per le lesioni riportate in una Pagina 127 caduta; Maria Facconi, 48 anni, pur se salvata dall'alluvione non ebbe le erogazioni di ossigeno necessarie al suo cuore già malato. E insieme a loro morirono poi Angela Fanfani, Ermenegildo Livi, Angelina Maré, Cesare Martelli, Fedora Nesi, Armido Peruzzi, Carlo Vensi. Fra le vittime c'è anche Luciano Sonnellini, 25 anni, un detenuto evaso dal carcere delle Murate e ritrovato annegato in uno scantinato di via de' Pepi. Infine i bambini. Quattro. Donatella e Guidalma Bigazzi, 6 e 9 anni, che morirono nel crollo della casa in cui abitavano, a Reggello, insieme a tutta la famiglia, composta da Brunetto e Lorenzo Bigazzi, Pasquale Colonnelli, Rosina Merciai e Carolina Nocentini. Mentre all'Osmannoro persero la vita Marina Ripari e Leonardo Sottile, tutti e due di tre anni. Marina travolta da un'ondata con la madre che non riuscì a salvarla, Leonardo invece rimase ucciso nell'esplosione di gas che distrusse lo stabile dove viveva con i genitori. irgressur libera L'immagine della mostra de La Nazione sull 'alluvione del 1966 Da sabato alle 12 i cittadini potranno visitare a in g resso libero la mostra «L'Arno straripa a Firenze». La rassegna sarà inaugurata venerdì dal Capo dello Stato M attarella nell'Auditorioum de La N azione a Firenze íl Anche Vespa dedica una puntata di Porta a Porta all'alluvione del'66 Alluvioni in Toscana o r ,, nn ar Questa sera « Porta a Porta» su Raiuno sarà dedicata alla grande alluvione di Firenze La trasmissione condotta da B runo Vespa , in onda dalle 23.30 avrà fra gli ospiti il direttore de La N azione Pierfrancesco de Robertis Pagina 128 . morti , IL TRAGICO ELENCO . / 9 2&2u^ .1? 9ffin - W __ +N_w- FIRENZE ECCO L'ELE NCO delle vittime, in ordine alfabetico e per residenza: Firenze: Elide Benedetti (66 anni), Giuseppina Biancalani (76 anni), Guido Chiappi (73 anni), Pietro Cocchi (74 anni), Giuseppina Poggiolini in Cocchi (74 anni), Maria Facconi vedova Lorigo (48 anni), Angela Fanfani vedova Bellacci (69 anni), Italia Frusi vedova Borgogni (85 anni), Lino Leporatti (65 anni), Ermenegildo Livi (81 anni), Carlo Maggiorelli (53 anni), Angelina Marè (59 anni), Cesare Martelli (54 anni), Fedora Nesi vedova Nochi (77 anni), Armido Peruzzi (71 anni), Luciano Sonnellini (25 anni), Carlo Vensi (80 anni). Campi Bisenzio : Corinna Cintelli. Castelfiorentino: Guido Borghi (64 anni), Giovanni Cortini (58 anni), Vitttorio Cortini (24 anni), Rosa Grassi in Cortini (56 anni). Empoli: Agostino Bini (73 anni), Palmiro Mancini (66 anni). Montelupo Fiorentino: Orfea Casini (68 anni), Giovanni Chiarugi (68 anni). Reggello: Brunetta Bigazzi (32 anni), Donatella Bigazzi (6 anni), Guidalma Bigazzi (9 anni), Lorenzo Bigazzi (31 anni), Pasquale Gonnelli (79 anni), Rosina Merciai nei Bigazzi (43 anni), Carolina Nocentini nei Bigazzi (70 anni). Sesto Fiorentino: Marina Ripari (3 anni), Leonardo Sottile (3 anni). Alluvioni in Toscana Pagina 129 Al Niccolini va in scena la memoria tre giornalisti raccontano quei giorni UNO spettacolo teatrale per ricordare l'alluvione di Firenze del'66: Sotto una gran piova d`acqua.... L'alluvione cinquant'anni dopo scritto da tre giornalisti, Massimo Sandrelli, Sandro Bennucci e Marcello Giannini, regia di Fabio Baronti e dello stesso Sandrelli. Lo spettacolo sarà recitato-raccontato dalla Compagnie delle Seggiole di Fabio Baronti. Ospite d'onore della serata Antonello Venditti, in rappresentanza degli angeli del fango. Lo spettacolo - ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria al sito internet www.teatrodellatoscana.it, biglietti pressoché esauriti, però ci si può ancora provare - va in scena al teatro Niccolini (venerdì ore 20.15, sabato due repliche: 17.30 e 20.45). È prevista anche la diretta su Radio3 a cura di Marino Sinibaldi. Con grande rigore, con luci che fanno pensare ai riflessi dell'acqua quelli della Compagnia delle Seggiole interpretano memorie: quelle dell'allora sindaco di Firenze Piero Bargellini; quelle di Enrico Mattei che dirigeva La Nazione e quelle dell'allora sedicenne Sandrelli che viveva in via dei Neri. Alluvioni in Toscana Pagina 130 F IRENZE che va sott'acqua e ne riesce, che non si arrende, mostra il volto solidale, recupera, restaura. È l'alluvione vista da Sky Arte. Il canale dedicato all'arte ha girato un documentario sul 4 novembre '66, ma soprattutto sui giorni del poi: l'arte ferita e risorta, i libri distrutti e ricostruiti. Lo fa attraverso le testimonianze, visive e parlate, dei protagonisti di allora. E mostra una storia che non è solo del passato ma il seme di una nuova vi- Il film (in tv il 5) sarà presentato venerdì. Pisoni: "Ciò che accadde ha cambiato l'arte del restauro e promosso il contemporaneo" ta, nuove attività che, oltre a recuperare, creano moderne eccellenze, nuove specializzazioni e futuro. Il documentario «Firenze '66 - Dopo l'alluvione», girato dal fiorentino Enrico Pacciani va in onda il 5 novembre alle 21,15 su Sky Arte Hd che lo ha prodotto insieme a Alkermes e lo presenta in anteprima venerdì 4, in contemporanea a Palazzo Vecchio e al Teatro della Compagnia in collaborazione con Toscana Film Commission. La tesi, spiega il direttore di Sky Arte, Roberto Pisoni, è che l'Arno che la notte del 4 novembre del '66 ruppe gli argini e inondò la città, abbia influenzato Firenze per i 50 anni a seguire. Ha cambiato l'arte del restauro, ha inventato quello dei libri, ha promosso l'arte contemporanea, «Ci siamo fatti raccontare l'alluvione da chi la visse - spiega Pisoni - Il Ponte Vecchio inondato dal documentario di Giancarlo Dreoni, operatore Rai di Firenze, la città sommersa dal fango da quello di Mario Carbone insegnante alla Fondazione Il Bi- Alluvioni in Toscana sonte. Abbiamo ascoltato gli angeli del fango, artisti o persone legate al mondo dell'arte». Si comincia dall'alluvione e ci si concentra sul dopo. «Focalizzandosi - continua Pisoni - su tre filoni. Il primo, il restauro delle opere d'arte, con al centro il Crocifisso di Cimabue e l'Ultima Cena del Vasari che torna in Santa Croce proprio in occasione dell'anniversario». E lì si scopre che tramite anche la collaborazione di esperti internazionali, «dall'alluvione è scaturita un'idea nuova del restauro: non più mestiere artigianale ma disciplina scientifica. Il lavoro di Ugo Procacci e Umberto Baldini per il Cimabue apre una stagione nuova e la strada a eccellenze come l'Opificio delle Pietre Dure. Restaurando il Crocifisso ma lasciandone visibili le ferite, lo studio mette anche alla ribalta la questione di cosa si può o non può fare nel restauro». Il secondo filone riguarda i libri e i manoscritti della Nazionale che, sempre attraverso gli esperti chiamati dal mondo dall'allora direttore Emanuele Casamassima, «inaugurò l'inedita arte di restaurare i libri, in questo caso in modo costoso e complicato: scollandoli e restaurando pagina per pagina». L'ultimo filone si occupa di arte contemporanea che, secondo Sky, approda al Museo del Novecento partendo dal progetto post alluvione di Carlo Ludovico Ragghianti. «Infine - conclude il direttore - ci sono gli angeli del fango e la speciale capacità di reagire dei fiorentini attraverso una grande solidarietà reciproca». Non è la prima volta che Sky Arte si occupa di Firenze e della Toscana. «Interessandosi Sky in generale alle storie italiane e dunque noi a quelle artistiche è ovvio che la Toscana e Firenze, con la loro straordinaria ricchezza, ne siano al centro spiega Pisoni - Basti dire che il documentario Firenze e gli Uffizi 3D ha girato il mondo, è stato proiettato anche al cinema e ha realizzato incassi più alti di qualsiasi altro documentario artistico». IL CROCIFISSO È una dei le opere d'arte al centro dei documentario realizzato da Sky Arte LIBRI Per recuperare volumi della Nazionale danneggiati è nato il restauro del libro L MUSEO Secondo Sky quello del Novecento è il punto di approdo dei progetto di Ragghianti 3 RIVRGIJU<IONE RISER ATA Pagina 131 Cïnquani' annï dopo gli angeli del fango mettono ancora le ali pervolare a Fïrenze UN'ALTRA carica di angeli del fango, 50 anni dopo. Dall'Olanda e dagli Stati Uniti, dalla Svizzera e dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dalla Croazia, persino dall'Iran. Alcuni sono già arrivati, altri sbarcano in città tra oggi e domani: potranno ritirare un kit di envenuto in piazza dell'Unità. Secondo le stime saranno più di 1.000 gli ex volontari che verranno a ricordare il "loro" 1966, la loro alluvione. Porteranno la loro testimonianza nel Salone dei '500 il 4 mattina durante le cerimonie ufficiali (ci potrebbe essere anche il cantautore Antonello Venditti, ci saranno 7 vescovi italiani tra cui il cardinale Giuseppe Betori ), per molti sarà il racconto di come la loro storia cambiò incrociando la grande Storia dell'esondazione dell'Arno. Le autorità e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluteranno gli angeli ufficialmente nel pomeriggio, mentre Firenze si prepara ad abbracciarli simbolicamente la sera del 4, alle 20.30, nella fiaccolata che il sindaco Nardella ha organizzato in ricordo di quella del 1967, un anno dopo il disastro, da San Miniato al Monte a Santa Croce. Un'iniziativa da cui partirà un messaggio di solidarietà alle vittime del terremoto dell'Umbria. «Il ricordo e le emozioni di quell'evento sono ancora ben impresse nella Alluvioni in Toscana memoria di un vasto popolo, che travalica i confini ed è unito da un simbolo: l'alluvione di Firenze fu una scintilla di idealità, una spontanea epifania di resilienza e amore per l'arte e la politica» dice Erasmo D'Angelis, che è tornato all'Unità di missione per il rischio idrogeologico di Palazzo Chigi e sarà il "conduttore" del raduno degli angeli. Proprio lui negli anni scorsi ne aveva censiti 2.300 ancora vivi, nel 1966 furono decine di migliaia. Tra loro centinaia di militari, carabinieri, poliziotti come Francesco Leonardi, uscito dalla caserma alle 13 del 3 novembre '66, «diretto sulla Empolese ad un posto di blocco per le ricerche di un terrorista» che invece di smontare si mise in marcia verso Firenze: «In uniforme, inzuppati e infangati - ricorda oggi a "Polizia Moderna" - soccorremmo una famiglia bloccata in un casolare e poi ci dirigemmo a Signa per bloccare il traffico». C'erano anche decine di radioamatori, molti verranno a ricordare: fu grazie a loro, coi ponti radio interrotti, che i soccorsi poterono partire e il mondo conobbe la tragedia. Commemorato ieri Carlo Maggiorelli, l'operaio dell'acquedotto prima vittima dell'alluvione, di turno all'impianto dell'Anconella: il monumento in sua memoria ottenuto dall'associazione Firenze Promuove è stato ora restaurato. ©RIPROOUZIONE RISERVATA Pagina 132 NI «SCOMMESSA vinta». Il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni guarda il cantiere del lungarno Torrigiani e non si trattiene. La canna del lungarno è ancora invasa dagli operai e dalle ruspe che girano su se stesse come ottovolanti. L'immagine della voragine che il 25 maggio scorso fece il giro del mondo è oggi solo un brutto ricordo. E nessuno può parlare di ritardi significativi: «Se il tempo regge, ce la facciamo anche a gettare l'asfalto», esulta dopo 163 giorni di pressione. A soli due giorni dal D-Day, il 4 novembre, cioè dalle celebrazioni dell'alluvione del'66, scelte subito dal sindaco Nardella come data simbolica di fine lavori. Per la verità il meteo sembra mettersi di traverso, visto che dà pioggia per oggi e domani. E nessuno può dire se l'asfalto ci sarà o no. Ancora a mezzogiorno di ieri c'era da pavimentare un pezzo di marciapiede, c'era da completare la camera di manovra costruita per connettere i vecchi tubi con i nuovi, e c'era da predisporre il fondo stradale. Senza contare l'eliminazione del bypass, cioè la deviazione che subito dopo il crollo del lungarno consentì di garantire l'approvvigionamento idrico a mezza città. La scommessa è vinta ma l'asfalto è ancora una scommessa da vincere. Non che questo cambi le carte in tavola. Perché proprio i lavori del Torrigiani in fondo dimostrano che anche a Firenze, se si vuole, ce la possiamo fare. Tanto che ne approfitta subito la Fillea Cgil: «Un premio ai lavoratori per il loro impegno, sacrificio e professionalità», chiede a Nardella e Publiacqua il segretario Marco Benati, L'asfalto però può fare la differenza per il Capo dello Stato Sergio Mattarella, atteso per il pomeriggio di venerdì 4: «È chiaro che inviteremo il presidente ad una passeggiata sul lungarno solo se ci sarà l'asfalto», si fa sapere da Palazzo Vecchio. Nelle cui stanze, anche per questo, si usa prudenza in vista del traguardo del 4 novembre. In pochi però, lo scorso maggio, avrebbero scommesso di poter arrivare al punto in cui siamo oggi. Nonostante sia già chiaro che, asfalto o meno, per disegnare la segnaletica, allacciare i lampioni alla rete elettrica, togliere il cantiere e riaprire al traffico il lungarno ci vorrà ancora una settimana almeno. Non è stata una corsa dall'esito scontato: «Abbiamo falciato le ferie, lavorato 24 ore su 24, Alluvioni in Toscana Nardella aveva indicato come data simbolica il 4 novembre per restituire il tratto dì sponde. Manca ancora qualcosa. Per Publícqua e "unascommessa vinta 25 R pr st nata l ci sara anche l'asfa o ï i i i • w, lt piantato 1.400 pali nel terreno... ma sapete cos'è stato più difficile? Lavorare con tanti uomini in uno spazio ristretto», dice Vannoni. Rivendicando di aver setacciato le fonderie di mezza Europa per trovare i giunti anti-schiacciamento uti- lizzati per connettere i vecchi tubi con i nuovi, Non da meno è stata la cura dei dettagli: «Abbiamo eliminato tutti i mattoni rossi posati dopo il '66, quel cotto sembrava un gres», spiega Fulvia Zeuli della sovrintendenza, che ha vissuto gli ultimi mesi nel cantiere. «Dopo averci pensato abbiamo deciso di rifare la copertura dei muretti, i bauletti, in calcestruzzo, come quelli post-alluvione. Ma riproponendo la sporgenza di 2 centimetri, anziché 1, com'è sul lungarno Soderini», aggiunge Zauli. Dettagli forse. Su una cosa però la sovrintendenza ha sempre tenuto la barra dritta: «Il principio ispiratore fin dall'inizio è stato 'meglio un muro antico ma storto che uno tutto nuovo'. Non potevamo ritirare indietro il muro spostato». Ma che sappiamo delle responsabilità? A poche ore dal 4 novembre non molto. Palazzo Vecchio ha ultimato la relazione che la procura aveva chiesto dopo che Publiacqua aveva consegnato la sua. Colpa dello smottamento della collina sovrastante, non delle tubazioni, è stata la tesi di Publiaqua. Quella che Palazzo Vecchio prova ora a smontare con la propria relazione: lo smottamento non c'entra, è la pressione dell'acqua che ha fatto esplodere le condutture, scrive in sostanza il Comune. Adesso tocca ai giudici. La sovrintendenza: meglio un muro antico ma storto che uno tutto nuovo Un pezzo di marciapiede da pavimentare e il bypass delle tubature idriche da eliminare Pagina 133 Nell'ipotesi migliore il sindaco vuole portarci il presidente Mattarella Lavori per 163 giorni no-stop Fillea Cgil chiede un premio per gli operai I1 Comune ha pronta la relazione chiesta dalla procura che sta indagando Alluvioni in Toscana Pagina 134 TESTIMONI E RICORDI Alla Biblioteca Thouar, l'assessore all'ambiente del Comune di Firenze, Alessia Bettini, presenta il libro "Firenze 4/1 1 /1966l'alluvione"di Franco Mariani e Mattia Lattanzi. Oltre agli autori saranno presenti anche vari testimoni diretti: alcuni allievi del 59° corso sottufficiali carabinieri (1966) e alcuni dei 9 figli di Michele Ferlito all'epoca ispettore penitenzario perToscana, Marche e Umbria e direttore pro tempore dei carceri fiorentini. Una di questi, Rita Ferlito porterà per I occasione un barattolo con del fango originale del 1966, che custodisce da ben 50 anni, e un violino distrutto dalla furia delle acque mentre si trovavano nell'abitazione di servizio all'interno dei complesso del carcere. Piazza Tasso, ore 17 Alluvioni in Toscana Pagina 135 %/ "'% %dr/// %A Ure „ , Tirreno pubblica testimonianze dei lettori sulla piena oggi. Agli eventi di domani. Quel 4 novembre 1966 è sto- di M aria M ein! r CECONA "Ricordo quel giorno come fosse ieri..." Il 4 novembre del 1966 per tanti cecinesi è un D-Day. Un giorno che non si dimentica. Quest'anno ricorre il cinquantenario della grande piena del Cecina: Il Tirreno ha deciso di raccogliere le testimonianze e le fotografie dei lettori per recuperare la memoria di questa data che fa parte della storia della città. Cinquant'anni sono tanti e pochi: un "ieri" che è appena passato per chi c'era, per i testimoni di un evento drammatico che ha segnato la comunità; un'era geologica per i più giovani. Che attraverso i ricordi e le testimonianze dei più grandi - degli adulti, degli anziani - possono attingere alla memoria della loro città. Un'operazione di recupero e di coesione sociale. Ci rivolgiamo quindi ai nostri lettori: avete foto nei vostri cassetti che ritraggono quel 4 novembre 1966, o i giorni successivi in cui si è spalato e la- Alluvioni in Toscana ií% . /..'P. 3¡i,,t4,. .' i %i. % ;.%%.i , i',"S.l%.% . . , , ¡:Ç,. ,sufacebook: vorato, e lavorato per togliere fango e macerie, per ricostruire? Avete voglia di raccontare il vostro ricordo di quel giorno? Potete rivolgervi alla redazione (nel tagliando sono spe- cificati i recapiti). Le vostre fotografie, i vostri racconti saranno pubblicati sulle pagine del Tirreno. Saranno la nostra memoria del passato prossimo, affiancata alla cronaca di ria di persone e non solo di luoghi. Il fiume, il mare, i palazzi crollati, le strade aperte come una sfoglia. Quel 4 novembre è storia di sfollati, come leggiamo nel verbale del consiglio comunale urgente convocato il 9 novembre. «Molte centinaia di persone sono sfollate, durante il periodo cruciale dell'alluvione, presso parenti o amici residenti nel centro cittadino». Con gli anfibi dei vigli del fuoco, con gli autocarri della Sales e i mezzi del Comune, «è stata trasferita anche un parte delle masserizie appartenenti agli sfollati, molti dei quali stanno gadualmente rientrando nelle proprie abitazioni». «Per il vitto agli sfollati - si legge ancora -, dopo i provvedimenti inziiali di emergenza per rifornirli di pane, latte, acqua minerale e generi di conforto anche in pendenza del trasferimento a Cecina, si è provveduto e si provvede mediante pasti convenzionati convari ristoranti cittadini». Pagina 136 Il cratere scavato dall'acqua tra Villa Ginori e la spiaggia e il ponte (Archivio comunale) Nella foto acolori via Firenze davanti all'Armida (tratta da un filmatod'epoca e fornita da Luciano Montagnani) un ingresso allagato nella zona di viale della Repubblica e una strada trasformata in fiume (foto dell'Archivio storico comunale) Alluvioni in Toscana Pagina 137 STORIA Di CAT IA Sfuggii all'acqua ed entrai icasa «Mamma, moriremo tutti?» questo faceva piangere il cuore. Nel condominio nessuno dormì quella notte, con le can dele accese perché la corrente elettrica non c'era; guardavamo nelle scale se l'acqua filtrata era scesa. Al mattino del 5 novembre l'acqua, che ormai si era ri tirata, aveva formato nella strada una grossa voragine che faceva davvero paura. Dall'aeroporto Baccarini arrivava di tutto: centraline telefoniche, tavoli, sedie, registri che la furia dell'acqua aveva portato fin lì. Accanto allo stadio comunale si erano accumulati moltissimi animali che ormai morti aspettavano di essere rimossi. Sembrava di essere arrivati alla fine del mondo. Il giorno 6, passata la paura, con i miei genitori aiutati da zio Omer, fratello di mia madre, andammo in via de' Barberi per vedere cosa era successo. Del negozio più nulla: tutto era sepolto sotto un alto strato di fango. I miei genitori, disperati per il danno subito, piansero lacrime di dolore. Però poi coraggiosamente si rimboccarono le maniche, cercando di ricostruirlo. Tutta Grosseto era in ginocchio, il bellissimo centro, corso Carducci - meta di tante passeggiate di noi giovani - era pieno di detriti, fango e cumuli altissimi di macerie. Uno spettacolo che non auguro a nessuno di vedere mai. 1966 abitavo in via Porto Loretano, accanto allo stadio comunale. Novembre, quell'anno, fu un mese bruttissimo, iniziato con piogge fortissime che facevano veramente paura. La più forte fu quella del 3 novembre, la città era avvolta come in una fitta nebbia perché la pioggia cadendo aveva oscurato tutto. chi forte pioggia che cadeva dal cielo. Così si convinse. Intanto il tempo passava ed erano già le 9 quando mia madre mi disse di andare a fare la spesa dato che non pioveva più. In fretta mi recai al negozio di alimentari di fronte a casa. Avevo preso solo alcune cose quando un amico del negoziante mi ordinò, urlando, di uscire perché l'Ombrone stava entrando in via Vetulonia, strada attigua alla mia abitazione, e subito le porte si chiusero. Impaurita uscii con la poca roba che avevo acquistato ed entrai nel negozio di frutta e verdura, dove riuscii a prendere poche cose. Quel giorno io e mio fratello eravamo soli in casa, i nostri genitori erano nel negozio di lavanderia che gestivano in via dei Barberi. La sera la pioggia non era ancora cessata e noi, impauriti perché non tornavano, andammo dalla famiglia che abitava sopra di noi, al primo piano. Poi verso le undici, finalmente, fecero ritorno a casa dopo aver girato tutta la città che intasata dal maltempo rendeva difficile il traffico. Scesi, andammo subito a riposare, sperando che tutto potesse cessare. Ma così non fu. Passando dal retro del palazzo mi avvia verso casa ma, varcato il cancello del cortile, l'acqua stava correndo dietro di me. Io non sapevo come fare. Così, mettendomi a correre, entrai nel portone delle scale. Tremavo come una foglia. Tutto ciò che avevo acquistato cadde a terra e, per questo, chiamai mia madre perché mi aiutasse. Ripresami dalla paura entra in casa dicendo: «Mamma, costa sta succendo? Moriremo tutti?». «Non lo so, cara - rispose - ma se avremo coraggio e tanta forza vedrai che il brutto presto passerà». La mattina del 4, verso le 7, suonarono alla porta e io, di scatto, mi alzai per andare ad aprire. Davanti a me c'era Enrico Bartoli , tecnico della Teti, allora società delle linee telefoniche, che abitava anche lui con la famiglia nel mio condominio al primo piano. Guardandomi negli occhi disse: "Dì ai tuoi genitori di andare al negozio a salvare qualcosa, perché l'Ombrone ha rotto gli argini al Motel dell'Agip e sta venendo in città». Misi al posto la poca spesa e mi riposai un attimo. Dopodiché mi affacciai alla finestra e ciò che apparve ai miei occhi fu terribile: nella strada sottostante una marea di acqua arAvevo 18 anni e nonostante rivava alle finestre di casa. La fossi giovane, mi rendevo consua furi a era tanta e, correndo, to che bisognava faticare tanfiltrò dal portone principale invadendo tutto l'atrio fino alla porta del mio appartamento. Nel condominio tutti rimanemmo uniti e mettendo insieme quello che avevamo facemmo pranzo. Intanto la furia dell'acqua e quella del vento avevano rotto le saracinesche dei negozi di via Telamonio e tutto ciò che c'era veniva portato via. Sotto alla finestra passava qualunque cosa: dai richiami per gli uccelli, agli articoli per la caccia, mele, pere, ortaggi, scatole con scarpe nuove... Tutto di CATIA ROSSELLI - 0 68 anni e vivo a Gros- seto in via Carlo Collodi, a Barbanella. Nel Così, impaurita, andai a svegliarli. Ma dopo aver appreso la triste notizia, dissero: «Cada noi di qui non ci muoviamo, non vogliamo morire. Sarà quel che Dio vorrà». Poco dopo svegliai mio fratello che non voleva alzarsi dal letto, pensando che lo stessi prendendo in giro. Poi finalmente si alzò e affacciandosi alla finestra vide con i suoi oc- Alluvioni in Toscana Andammo in via de' Barberi Del negozio più nulla, tutto sepolto dal fango i miei genitori piansero, poi si rimboccarono le maniche per ricostruire to per rimettere in piedi la città. Ogni quartiere era aiutato dalla parrocchia per sopravvivere. Noi che facevamo parte della parrocchia del Duomo e, come tutti gli abitanti della zona, avevamo ottenuto una tessera con la quale, giornalmente, andavamo a prendere i viveri. E questo ci aiutò moltissimo. Ci aiutò perché in quei giorni la città rimase isolata da tutti: nessuno sapeva, tranne noi, cosa era successo. Nessun telegiornale ne dava notizia e questo perché mancava l'energia elettrica e non c'era alcun mezzo per comunicare: i telefoni erano completamente muti. Solo quando tutto fu passato, dopo due o tre giorni, e riallacciate le comunicazioni, i telegiornali ne dettero notizia. Così tutta l'Italia seppe che la bella e selvaggia Maremma era stata flagellata da una tremenda alluvione. I maremmani non si persero d'animo, ricostruirono ciò che era stato distrutto e, piano piano, la vita riprese il ritmo di sempre. Ma questo triste evento non lo scorderò mai, rimarrà per sempre nel mio cuore, anche se da allora sono passati cinquant'anni. Pagina 138 Si spala il fango dentro e fuori i negozi divia de' Barberi travolta dall'alluvione (foto Bf) Alluvioni in Toscana Pagina 139 11 eroi c sempre a linea er l' vione Commemorazione speciale in occasione dei cinquanta anni dall'evento di Pierluigi Sposato 1 GROSSETO «Angelo, Paolo, Vincenzo...» e a ogni nome si riaprono ricordi dolorosi, memorie di vita quotidiana e di imprese straordinarie. «Massimo, Nedo...» e così per 68 nomi. Sono i vigili del fuoco deceduti, due dei quali in servizio, ricordati uno per uno. Scorrono davanti agli occhi dei presenti - i loro familiari - decenni di attività, storie di cronaca, immagini conosciute magari solo ai diretti protagonisti. La voce risuona nella chiesa dedicata a Madre Teresa di Calcutta, in via Germania, dove l'associazione Vigili del fuoco ha fatto celebrare a don Angelo Portale la messa di commemorazione. E fuori, al termine dell'elenco, il fischio della sirena che chiama ancora tutti araccolta. Un appuntamento annuale, che quest'anno cade in un periodo speciale: quello dei cinquanta anni dall'alluvione che devastò la città e che vide i vigili del fuoco, anche i vigili del fuoco, in prima linea per i soccorsi. Un appuntamento che ha visto la partecipazione anche di Anna Lorito, figlia dell'ingegnere Vincenzo che comandava i vigili proprio nei giorni dell'alluvione (dal 1965), e di Giovanna Ehrenfreund , figlia del comandante precedente, Edilio. Anna non c'era, allora, non era ancora nata: «Mio fratello aveva tredici mesi - dice la signoraArma Mio padre è morto ormai quaranta anni fa. Mia madre mi raccontava spesso di quei giorni. Mi raccontava dei gommoni che dall'alloggio di servizio, in via Senese, vedeva entrare nel cortile del comando...». Giorni difficili per tutti, indimenticabili per chi li aveva vissuti. Come anche per i due vigili del fuoco più anziani presenti alla celebrazione: Ildo Turchi e Lamberto China, entrambi 84 anni. Racconta China: «La mattina del 4 novembre ero all'argine: vidi i primi "buchi" che si aprirono in corrispondenza del Motel Agip e poi quando l'Ombrone lo ruppe in due punti. Io avevo una piccola ruspa e tornai velocemente verso la città: lalasciai invia de Barberi, in un punto che le acque non raggiunsero». Una piccola base operativa era stata poi installata in via Fossombroni, una sorta di distaccamento sul campo nella zona in cui l'alluvione aveva colpito di più. China era stato in servizio anche la notte precedente all'alluvione: «Alla Cava di Moscona, verso mezzanotte, andammo a soccorrere una donna che aveva due bambini, una dei quali in culla. Li portammo via insieme al collega Ludovico Vellori e a un ausiliario di Roma». E poi, nei giorni successivi, il lavoro svolto per cercare di ridare una sorta di normalità alla vita dei grossetani: la distribuzione dei generi alimentari, il recupero della salma di una donna che gestiva una trattoria con quattro camere nella zona dei Lavatoi e che era morta per cause naturali, la signora Cenni: «Era il 5 novembre. Non si poteva portare via con il carro funebre, usammo il canotto per trasportare la salma». Alluvione ieri, terremoto og- gi. Impossibile non dedicare un pensiero ai colleghi in servizio in questi giorni nel centro Italia devastato. Lo fa il presidente della sezione, Massimo Lucatti, chiedendo un applauso ai partecipanti alla messa. E lo fa anche don Angelo, quando nell'omelia fa riferimento ai san ti di oggi e di ieri: «Chi sono i santi? I vigili del fuoco talvolta sono visti come una sorta di eroi. Devono lottare contro il male. Ecco, allora occorre saperli riconoscere per poterli imitare». Lo fa indirettamente anche Giancarlo Birelli, quando legge la preghiera dei vigili in congedo, quelli che hanno vissuto soprattutto la vita di servizio come «una gara di fraternità, coraggiosi nel pericolo per il bene di tutti, vigili nell'attesa del premio più ambito», con l'aiuto di santa Barbara. Sulla porta della chiesa ascoltano anche i vigili delle squadre fatte intervenire dal comando, presente il funzionario Fabiola Cencini, anche per il comandante Massimo Nazzareno Bonfanti . Il caposquadra segue la messa stringendo tra le mani la radio di servizio: ogni tanto controlla che sia accesa, dà un'occhiata che non ci siano richieste di intervento. Perché la vita del vigile del fuoco è così, è sempre così, è sempre stata così. Non è cambiato nulla. Vigili del fuoco di ieri e di oggi hanno ancora tutto in comune. Vici i Jcl IlIOCU ernl diomrr In ¡,rimì linea per falhnlone Alluvioni in Toscana Pagina 140 Lorito, Ehrenfreund , Lucatti e Cencini alla cerimonia . A destra (collezione Caciagli ) i vigili al comando di via Senese Alluvioni in Toscana Pagina 141 le e parole in viaggia ne te Ancora 14 schede per ripercorrere i luoghi dell'alluvione tra passato presente: ecco il programma completo entuno tappe, tante quante al Giro d'Italia, per attraversare Grosseto e cinquant'anni di storia: è il viaggio nei luoghi e nella memoria della grande piena organizzato dal Tirreno in occasione del cinquantesimo anniversario dell'alluvione. Sin da mercoledì scorso, tutti i giorni tranne la domenica, comprando il giornale in edicolai lettori ricevono in regalo una scheda. Nella scheda due immagini, entrambe firmate dall'agenzia fotografica Bf: una arriva dal novembre del 1966, l'altra dall'estate- autunno del 2016; ed entrambe fermano lo stesso luogo a mezzo secolo di distanza. Un angolo di città martoriato dal disastro e lo stesso angolo oggi. Il tutto accompagnato da brevi testimonianze, dai racconti di chi c'era raccolti e trascritti dal poeta grossetano LucaBonelli. Oggi siamo al primo dei tre giri di boa: la settima scheda ci porta in via Saffi, nella parte iniziale, quella si imbocca voltando a destra subito dopo essere entrati in centro storico da Porta Vecchia. Rifugiatesi ai piani alti, dalle finestre di una palazzina e dalla terrazza dell'albergo ristorante Leon d'Oro, decine di persone assistono attonite alla devastazione. "La piena, la piena, arriva la piena", gridava qualcuno correndo all'impazzata, e quel grido è ancora impresso nel cuore e nella mente di Sandra Banchi, per decenni titolare della storica locanda di via San Martino chiusa nel 2005. stesso cancello - i "tre ragazzi meravigliosi" che spalavano il fango e che Pilade Rotella e Luciano Bianciardi trasformarono in una delle immagini simbolo dell'alluvione. La settimana nuova, da lunedì, si aprirà con un'impressionante veduta dall'alto del grande lago in quella che oggi è piazza Esperanto , la piazza del mercato. Quindi piazza armora, col Seminario vescovile sullo sfondo "a galla" come un palazzo veneziano e un ricordo di don Franco Cencioni. E ancora viaXimenes, la caserma dei vigili del fuoco di via Senese, viale Telamonio e il Ponte dei Macelli - ancora oggi perennemente sott'acqua ogni volta che piove; e via de' Lavatoi, percorsa in quei giorni da file di gommoni e battelli improvvisati. La terza e ultima settimana ci porterà, lunedì, di nuovo in piazza Lamarmora, in un cimitero di auto accartocciate nell'imbuto del "sottopasso del Lazzaretto"; il giorno dopo in via Pietro Aldi, la via verso il mare che l'alluvione trasformò in un mare. Quindi ancora a Porta r ai' da via alla Vecchia e a piazza del Sale, ferita a morte con i suoi negozi; quindi in piazza de Maria, dove l'acqua raggiunse uno dei livelli più alti ancora oggi "segnato" da tre lapidi sulle Mura. E infine sui binari della ferrovia , distrutti dalla forza del fiume impazzito: il luogo dove tutto - come infrangendosi su una diga - quel giorno si fermò. Ventuno tappe, ventuno schede da custodire nel raccoglitore che il Tirreno ha regalato venerdì scorso. E che, come eventuali schede arretrate, può essere richiesto al proprio edicolante: nel giro di un paio di giorni il Tirreno ve lo farà avere in edicola. Ma il viaggio non finisce qui. Domani approderemo in via Cesare Battisti, la grande arteria che gira intorno a una parte delle mura, dove si ebbero danni tra i più gravi per la piena. Venerdì via San Martino, già nel '66 fiorente di negozi, tutti azzerati da acqua e fango. Sabato via Ferrucci, per ritrovarci - cinquant'anni dopo davanti allo Alluvioni in Toscana Pagina 142 la a condividere Continuano ad arrivare al Tirreno tantissime testimonianze di grossetani, "in diretta" dalla piena del4 novembre 1966. Cinquant'anni dopo chi c'era, chi Ila vissuto quei drammatici momenti - ma anche quelli carichi di orgo g lio e di speranza della ricostruzione lia, una gran Voglia di condividere il suo personale ricordo con la comunità. Tutti racconti, ciascuno a suo modo, bellissimi e pieni dell'emozione di un'esprienza ancora viva . U n po' alla volta, pubblicheremo tutte le vostre storie, come oggi quella che ci ha inviato, nma.noscritta., Catia Rosselii . Mía intanto non vi fermate . se vi riconoscete nelle toto d ' epoca dell ' Agenzia 11f, o se avete storie e racconti da quei giorni , scrivete una mail ali'indirizzo ombronel9661a iItirreno.it o telefonate in redazione allo 0564 414900. V i aspettiamo Via Saffi, nel 1966 e oggi (foto 130 Alluvioni in Toscana Pagina 143 1 PIOMBINO Visite guidate e percorsi a tema, con l'archivio storico di Piombino che aderisce anche all'iniziativa quest'anno "Archivi aperti" promossa dalla Regione, con due aperture straordinarie in orario mattutino della Casa delle Bifore (nella foto), sede dell'archivio, martedì 8 e giovedì 10 novembre dalle 9 alle 13, e due aperture pomeridiane, giovedì 10 e venerdì l l dalle 16 alle 18. Le visite della mattina saranno rivolte in modo particolare alle scuole (è richiesta la prenotazione telefonando ai numeri 0565 63357 - 63361 - 63393). Le aperture pomeridiane sono invece rivolte a tutti i cittadini. Oltre alla visita guidata di tutto il patrimonio conservato, saranno effettuati dei percorsi di approfondimento su alcuni temi specifici. Giovedì 10 si parlerà di sanità a Piombino dal XVII alXX secolo attraverso le fonti storiche. Venerdì 11 verrà ripercorsa la storia di Simonetta Cattaneo, la musa ispiratrice del Bot- Alluvioni in Toscana "Archivi aperti" presenta la storia di Simonetta Cattaneo ticelli vissuta alla corte di Iacopo III Appiani alla metà del '400. Sarà l'occasione anche per presentare in anteprima un progetto che l'amministrazione comunale sta portando avanti insieme a Massimo Panicucci, disegnatore e grafico, finalizzato a divulgare la storia della "bella Simonetta" attraverso la realizzazione di un graphic novel o di una storia a fumetti. Anche Campiglia aderisce all'iniziativa "Archivi aperti" dal 4 all'11 novembre e dedica una serie di iniziative al50° anniversario dell'alluvione in Toscana. Il programma locale sarà anticipato di alcuni giorni ri- spetto a quello generale che va dal 7 al 13 novembre, per cogliere la concomitanza con l'anniversario dell'alluvione. Le iniziative si svolgeranno all'archivio storico di Palazzo Pretorio a Campiglia Marittima. Giovedì 4 novembre alle 16,30 si terrà una conferenza e videoproiezione sul tema "Storie del Cornia, dai documenti dell'archivio storico alle testimonianze dell'alluvione del 1966 con la partecipazione di Gianfranco Benedettini, autore del quale è in corso di stampa un libro sull'alluvione del 1966. Introdurrà Jacopo Bertocchi, vicesindaco e assessore alla cultura di Campiglia. Pagina 144 T '/ /Go G %Gr, .., E %/ r ` %%%%% 518, %,,%% ;%oi% %/ /,,. / r,,,, , 11 , ,,% r i (// / / I/ iii .%. Sembrerebbe del' 43, ma e'i diANDREALANINI - a si direbbe una foto dei giorni terribili della guerra. Magari proprio del 31 agosto 1943, data in cui le bombe sganciate dalle fortezze volanti americane radono al suolo un quarto del territorio urbano. O dell'estate dell'anno dopo, del 1944, quando l'Arno, trasformato dal conflitto in fronte - su una sponda le truppe nazifasciste, sull'altra quelle alleate - viene tempestato dalle esplosioni. Invece, il "mitico" fotografo della memoria pisana Luciano Frassi la scatta a metà novembre 1966, a immortalare gli effetti della rottura di una tregua. Pochi giorni prima, il 13 novembre: tra Pisa e il suo fiume, dopo un duello interminabile, sembra tornata la pace; dopo le pesanti tracimazioni di venerdì 4, ovvero il "giorno orribile", l'acqua rientra lentamente nei ranghi; dopo notti insonni, la città e la popolazio- Alluvioni in Toscana e /%%/ ii / 0/ J i%% % d ti ///irr i,. o or , , ,Ld 2% /// ror ,, J/////d %G,.lr' os %, bombardamenti rísalente ï dimostrazione della furía dell'Arno ne tornano a respirare, all'unisono. `Pisa la miracolata", titolano i giornali. In effetti è così: rispetto a Firenze e Pontedera, "le grandi alluvionate", qui i danni provocati dalla furia della piena sono assai più contenuti. Ma ecco che il "miracolo" subisce uno sfregio che sa di beffa. È una specie di vendetta consumata fredda, dopo i momenti incandescenti della lotta sulle spallette. Il 13 novembre, era una domenica, l'Amo impone un ultimo sacrificio. Alle 7.30, ponte Solferino, la cui eleganza rivaleggia nel cuore dei pisani con quella di Ponte di Mezzo, rovina. Il gigante dai bei fregi in marmo rantolava da ore, irrimediabilmente fiaccato dalla pressione della piena: ma si sperava di riuscire a salvarlo. E, a distanza di pochi mesi, crolla anche un tratto di lungarno Pacinotti, il cui argine, per decine di metri, smotta verso l'acqua, lasciando davanti a Palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell'ateneo pisano, una tetravoragine. Cumuli di terra, camion e ruspe al lavoro, operai indaffarati, ponteggi e impalcature: è Il`ewnicc! wm ïro 5pI(,1, « il lungarno Pucinotti Pagina 145 ciò che l'obiettivo di Luciano Frassi racconta con un bianco e nero clie sa di fatica e macerie, di fango e polvere. Non era la prima volta che, all'altezza dei lungarni, il fiume inghiottiva le proprie sponde, i propri ponti. Un analogo, "brutale attacco" la città lo subì, come narrano antiche cronache, il 10 dicembre 1869, in seguito a lunghe e intense piogge; l'inondazione provocò "il sormonto dei parapetti e il crollo, per un tratto di circa sessanta metri, del parapetto di sinistra tra il Ponte della Fortezza e il Ponte di Mezzo (il clic diede luogo anche a perdite di vite umane); crollò anche il Ponte a Mare, e si manifestarono gravi lesioni ad alcuni archi e ad una pila del Ponte alla Fortezza, per cui le comunicazioni tra le due parti della città si ridussero praticamente al Ponte di Mezzo". La lunga storia delle inondazioni dell 'Arno a Pisa (dal 1173 al 1840, le volte in cui il fiume "ha dato di fuori " sono state 68) cita un altro giorno , il 13. Era, stranamente, d'estate. Il 13 agosto 1547, un' eccezionale piena del "fiumicel che nasce in Falterona ", come Dante definisce l'Arno nel XIV Canto del Purgatorio , scosse la tranquillità dei pisani. Altri secoli, altri poeti: Gabriele D 'Annunzio, nella lirica "I camelli", pubblicata nel 1903 nella raccolta "Alcyone", parla dell'Arno definendolo "soave". Nel verso precedente, il Vate cita l'iscrizione che dà il nome al Palazzo alla Giornata, chiamato così per via del celebre, enigmatico motto che il suo antico proprietario, Francesco Lanfreducci il Vecchio, cavaliere di Malta, ebbe a profferire riferendosi, a seconda delle opinioni, alla sua prigionia nelle galere d'Algeri (questa la versione sposata da D'Annunzio), o alla capacità dei Lanfreducci di affermare il proprio valore nei momenti cruciali. Sia come sia, l'Arno, che nel novembre del '66 fece scempio di lungarno Pacinotti, non fu certo un "fiumicel soave". Ma una specie di titano furioso, pronto, proprio come Saturno, a divorare i propri figli. (ìRIPRODLIZIONE RISERVATA Un analogo, "brutale attacco" dalla natura la città lo subì c e narrano antic e cronache, il 10 dicembre 1869 Fino al 29 gennaio è visiitabile la mostra ad ingresso gratuito allestita a Palazzo Blu intere generazioni di pisani di quel 4 novembre del '66 hanno sentito soltanto parlare ed è soprattutto a loro che si rivolge la mostra fotografica "4 novembre 1966. L'alluvione a Pisa", visitabile a Palazzo Blu con ingresso gratuito fino al 29 gennaio . una mostra che si presenta come una grande finestra spalancata sulla memoria e ci racconta della città invasa dal fango, del Ponte Solferino crollato, del Lungarno Pacinotti che in pochi giorni scivolò in Arno. E ancora di Pontedera sommersa dove la Piaggio , invasa dal fango, fu costretta a sospendere la produzione per un mese e dei grande disastro della zona del cuoio. La mostra si avvale di una documentazione straordinaria tratta dall 'archivio di Luciano Frassi, oggi di proprietà della Fondazione Pisa e assegnato in uso a Palazzo Blu perle esposizioni. Fotoreporter pisano attivo per oltre mezzo secolo, nei giorni dell'alluvione Luciano Frassi scattò centinaia e centinaia di foto non solo a Pisa ma anche a Pontedera, Santa Croce e Castelfranco. Le immagini di quel lungo reportage sono oggi indispensabili per capire cosa veramente accadde il 4 novembre 1966 e nei giorni successivi e formano un racconto dal quale non può prescindere nessuna delle iniziative rievocative messe in cantiere per questo anniversario. La mostra è stata curata dal giornalista Giuseppe Meucci, che di quegli eventi fu testimone e cronista, e dallo storico dell'arte Stefano Renzoni. Alluvioni in Toscana Pagina 146 rir, .l c,- à in regala ri Y ¡ ri,77A i l Vrr i, La prima era in distribuzione sabato scorso, la seconda oggi . Ovviamente con il Tirreno. in tutto saranno 21. C'è piazza Duomo allagata, la Torre inagibile, il Ponte Solferino crollato e Ponte di mezzo lambito dall'Arno. Sono le foto di cinquant'anni fa, che raccontano il dramma, i danni, le sofferenze e le distruzioni provocate dalla forza dei fiume. Sono gli scatti di Luciano Frassi (nella foto) in regalo con il Tirrena , ogni settimana, dal mercoledì al sabato. Sono 21 immagini appartenenti appunto all'archivio Frassi, di proprietà della Fondazione Pisa e concesse al nostro giornale con la collaborazione di Palazzo Blu. Alluvioni in Toscana Sono passati 50 anni. Quel giorno, era un giorno di festa. Fino aqualche anno fa, il4 novembre, era festa nazionale. Ma quel 4 novembre del 1966 , fu tutt'altro che un giorno lieto. Come pure quelli successivi . A mano a mano che passavano le ore le nostre città piombavano nel dramma, con le strade invase da acqua e fango, con il fiume, che ancora una volta si dimostrava non voler essere, sempre, amico dell 'uomo. A cinquant'anni di distanza, gli interrogativi, se c'è il rischio o meno che si possa ripetere un altro 4 novembre, si susseguono ancora. Pagina 147 iliungarno Pacinotti "esploso" a causa della furia dell'Arno: è questa la fotografia che ilettori del Tirreno trovano oggi in regalo insieme al giornale Alluvioni in Toscana Pagina 148 Lo stesso scorcio di allora immortalato oggi (foto Fabio Muzzi) Alluvioni in Toscana Pagina 149 La regia i Roberto (dorasi e Francesco iccolini Inter reti Dímítrí Frosalí, Massimo Salvíantí e Lucia Soccí '1, d, l .. . , ,. %v„ i -i%„%!„ oG,. «Messo hs cen a' - di MARIA TERESA GIANNONI uante alluvioni dovranno passare ancora perché nel nostro paese e nei nostri territori le cose cambino davvero? FL«, -ha organizzato una serie di manifestazioni per ricordare l'alluvione del 1966, durante le quali torneranno in Toscana cinquecento "angeli del fango" che, 50 anni dopo, rifaranno un altro miracolo ritrovando per un momento la loro giovinezza e mostrando a tutti gli ideali dei quali l'avevano nutrita. Ma anche Pisa non dimentica: qui la piena dell'Arno arrivò il pomeriggio del 4 novembre dopo aver sorpreso i fiorentini nella notte. La città della Torre fu invasa da fango e detriti e qualche giorno dopo crollò il Ponte Solferino. Pisa ricorda quelle giornate a chi allora c'era e ai più giovani con lo spettacolo "Il filo dell'acqua" al teatro Verdi il 5 e il 6 novembre e con una nostra fotografica dal titolo "4 novembre 1966. L'alluvione a Pisa", inaugurata venerdì scorso a Palazzo Blu (ingresso gratuito, aperta fino al29 gennaio). Autore del testo dello spettacolo "Il filo dell'acqua" è Francesco Niccolini, aretino ma da anni residente a Livorno, uno degli autori più importanti del teatro italiano che ha scritto per Marco Paolini (il Vajont, Il Milione, Ap- L'autore Francesco punti Foresti, ecc.) e per altri attori, da Arnoldo Foà a Alessio Boni, da Anna Bonaiuto a Alessandro Benvenuti. Niccolini aveva già presentato un testo per il quarantesimo dell'alluvione, dieci anni fa, un "oratorio laico" come lo chiama lui: a portarlo in scena allora erano Marco Paolini, Sandro Lombardi e Anna Meacci, ora sul palco ci saranno gli attori della compagnia Arca Azzurra, Massimo Salvianti, Dimitri Frosali e Lucia Socci, diretti da Roberto Aldorasi e dallo stesso Niccolini. C'è anche un libro pubblicato da Scienza Express con la prefazione di Giorgio Valentino Federici, professore di costruzioni idrauliche all'università di Firenze. Dopo Pisa lo spettacolo sarà l'8 novembre al Puccini di Firenze e il 25 agli Industri di Grosseto. Dieci anni fa il testo si fermava a raccontare gli avvenimenti con descrizioni particolarmente toccanti dell'inconsapevolezza dei fiorentini che nessuno aveva allertato la notte del 4 novembre mentre il livello dell'acqua cresceva, del risveglio come un incubo, dello Stato assente, della visita di Saragat con tanto di corteo mentre la gente spalava da sola. A dieci anni di distanza la storia continua: non c'è sol- Alluvioni in Toscana ú% Gii' ;' er tanto il ricordo, c'è un'altra indignazione. Niccolini è andato avanti nella scrittura perché in questi dieci anni sono state tante altre le inondazioni che l'Italia ha sofferto. «Premetto che non ho inteso fare un reportage giornalistico dice -, ma un lavoro poetico che faccia battere il cuore. Comunque ho avuto dei pessimi motivi per tornarci sopra. Perché la situazione italiana è peggiorata tantissimo. Ogni anno ha cominciato ad andare sott'acqua qualcosa, Lucca, Genova, il Piemonte. Vanno sott'acqua due terzi dell'Italia da marzo a dicembre, basta un po' d'acqua che succede il finimondo. Nessuno fa più manutenzione, hanno fatto costruire dappertutto, anche in riva ai fiumi, e così qualunque piccolo torrente diventa mostruoso». Ma chi pronunciò le parole più importanti all'epoca? «L'ex sindaco La Pira - continua Niccolini - che ha lavorato a sollevare moralmente Nïccollni la città. "lJn mattone per ciascuno", diceva "senza discriminazioni. Firenze è un'isola, un esperimento nuovo, prezioso, i parroci e i comunisti lavorano fianco a fianco". Uno dei motivi per cui questa storia piace è perché per fortuna non va a finire male come altre tragedie: le vittime furono solo 17 a Firenze e poco più di 30 in tutta la Toscana. Firenze è stato un esempio di resurrezione civile, con la partecipazione di tanti giovani che arrivavano da tutte le par- ti d'Europa. Un altro caso di grande solidarietà si è avuto soltanto nel 1976 per il terremoto del Friuli. In tutti e due questi avvenimenti si è capito che gli uomini sono capaci anche di qualcosa di bello, ma per dimostrarlo non dovrebbe essere necessario avere il fango fino alle anche». La reazione all'alluvione di Firenze fu qualcosa di speciale. «Oggi siamo abituati a consumare le tragedie con grande rapidità. C'è un'onda emotiva altissima nei primi giorni e dopo si passa a un'altra tragedia. Oggi, come ha dimostrato il terremoto di Amatrice, donando 2 euro dal telefonino ti puoi mettere la coscienza a posto. In questi dieci anni quante volte abbiamo sentito i sindaci parlare di piogge senza precedenti? Sono frasi criminali: sono centinaia di anni che in Italia piove quando le correnti calde dal sud incontrano arie fredde siberiane. Solo che ora le chiamano bombe d'acqua». Nello spettacolo le voci si mischiano, si intrecciano con la musica di Paolo Goletta come seguendo uno spartito musicale. Il ritrno è quello dell'acqua, veloce come quello dell'Arno quando diventa furioso. Pagina 150 Un momento dello spettacolo "il filo dell 'acqua" Alluvioni in Toscana Pagina 151 % %% /, ..,,,, % % ., // .. ///i ev i ,,DI%'° C AM/F ert Franco , 72 dalle ® SAN GIULIANOTERME C'era ancora la notte, e cielo e fango dello stesso colore. Nel corpo c'era entrato pochi mesi prima, da idraulico. «A quel tempo ci si arruolava pompiere con un mestiere in mano». Per arrivare l3, la strada di tutti: l'addestramento a Caselle, nel Lazio, la sfida al vuoto dalla torre delle esercitazioni, le corse con gli stivaloni neri, gli allenamenti per gli incendi con le pompe, le scale, le perlustrazioni in mare. Ma ora le simulazioni erano finite, e negli occhi di Franco Vaselli si stava infilando fl buio dell'alluvione, i campi e le case allagate di Santa Maria a Monte. L'Arno era già diventato un fiume totale, l'acqua l'avevano sbrigliata per lasciarla galoppare fuori dal letto. L'argine tagliato a San Donato, avevano sommerso la campagna perché non si inabissasse la città. Cosi ora lui e gli altri dovevano salvare chi era stato travolto dall'ondata. Del 4 novembre '66, Franco Vaselli non ha mai raccontato molto. Nemmeno Alluvioni in Toscana ® I, I g í orn i I soccorr í tor í I I: fu uno in famiglia. Eppure fino a martedì è stato uno dei reduci di una generazione che su quella tragedia ha scritto una delle pagine più luminose della storia d'Italia, una storia di soccorritori coraggiosi, solidali, pronti a rischiare la propria vita per salvare quella degli altri. Nato il 4 aprile del'44, aveva 22 anni quando la forza dell'Arno sconvolse l'esistenza di migliaia di toscani. Da quel momento non si era più tirato indietro: il terremoto fn Friuli, quello in Irpinia nell'80, l'alluvione di Biella, la Moby Prince. L'altra notte, invece no, Franco ha mollato la presa, a 50 anni da quella prima vera tosta esperienza sul campo. Se n'è andato alla vigilia delle celebrazioni, all'età di 72 anni, dopo una malattia con cui combatteva da un anno. E morto in ospedale, anche se la maggior parte della vita l'aveva passata a Campo, dove lui, originario dei Passi, si era trasferito con Tamara Viegi , la moglie. Lascia lei, quell'amore incontrato in gioventù, le figlie Simona e Francesca, il genero Edoardo e il nipotino di 11 anni, Andrea. «Io ricordo soprattutto del terremoto del Friuli, ero piccola e terrorizzata che non tornasse più», dice Simona. Ma forse a lui sì, ad Andrea raccontava delle sue avventure, quando lo prendeva in braccio nei giorni di festa e gli parlava dei mitici pompieri di Pisa, delle imprese della squadra, le stesse ancora impresse nella memoria dei colleghi che oggi lo piangono. Come Franco Taglioni, 7lenne, uno dei pompieri bandiera del coniando. «Certo, Pisa era sott'acqua, ma la vera emergenza fu a Santa Maria a Monte - ricorda Taglioni - A me toccò un'imbarcazione privata, c'era talmente tan- Addio a Yasell ii lx'mpicre eroe dei rango Pagina 152 la da gente da portare in salvo che recuperammo mezzi ovunque; i parà avevano i gommoni, ma lui lo mandarono con il Gmg, il mezzo anfibio che gli americani avevano donato all'Italia dopo la fine della guerra. L'acqua era alta tre metri, portammo via decine e decine di persone ma quello del Vasel- li fu uno dei salvataggi storici, più belli e forse divertenti. Il parroco di Santa Maria a Monte era intrappolato in canonica, forse in un bagno o in uno sgabuzzino, ci fece segno e urlò da una finestrina. Era massiccio, in condizioni normali non ci sarebbe mai passato. Franco ci volle provare, lo fece con tutte le sue forze. Alla fine tirò così forte che fece un volo all'indietro sul cassone del Gmg con addosso il prete panciuto. Sembrerà banale, ma ci diede coraggio, ci mise di buon umore», ricorda ancora Taglioni. Il funerale verrà celebrato stamani alle 10 nella chiesa di Campo. l reduci ci saranno tutti, con la divisa sociale e il labaro del corpo dei vigili del fuoco. Francesca e Simona saranno lì a guardare la foto a colori del babbo. Alle spalle una nuvola di fuoco, lui in primo pieno con il casco e la tuta rossa, il volto teso, lo sguardo rivolto all'indietro, in cerca di aiuto, di una risposta, di qualcuno che gli dica che si, c'è ancora speranza, e qualcuno da salvare. Mario Neri ©RIPRa>) 70NE RISERVATA Le figlie Simona e Francesca: ha partecipato a decine di missioni, dal terremoto in Friuli alla Moby Prínce Stamani sarà celebrato il funerale nella chiesa dellafrazione di Campo Vaselli con il nipotino Andrea in braccio; a destra mentre sorride in uno degli scatti più recenti Alluvioni in Toscana Pagina 153 Franco Vaselli in una fotografia di circa trent 'anni fa durante un incendio Alluvioni in Toscana Pagina 154 Le stori+e 1 4 novemb re 1966 l' Amo somm ergeva l a città e i suo í 1 m i g l i ai a capo l avori. Una trag e d i a che attirò cl d í g iovan i tutto ll mondo . Ecco ll oro ricord i Firenze, 50 anni dopo "Così l'alluvione cambiò la nostra vita" ICHEI,E CCI Il giorno in cui il fiume ha scavalcato le spallette dei Lungarni invadendo case, chiese, basiliche, biblioteche, circondando statue e palazzi antichi e uccidendo 17 persone in città, la storia d'Italia è cambiata. Il dramma di Firenze in ginocchio è stato anche l'epifania della meglio gioventù, degli angeli del fango arrivati per sporcarsi le mani con la melma che ricopriva libri antichi e opere d'arte così come attrezzi delle botteghe e mobili delle abitazioni. L'alluvione del 4 novembre 1966 ha mosso giovani, e non solo, da ogni parte d'Italia e dal mondo e l'emergenza è diventata l'occasione di incontro della generazione che poi avrebbe fatto il Sessantotto. Oggi nelle grandi emergenze, come il terremoto del Centro Italia, chi vive fuori dalle zone colpite è invitato a Alluvioni in Toscana non presentarsi, anche perché la protezione civile funziona molto meglio. Quanti erano gli angeli? Decine di migliaia, tra coloro che si fermarono un week end e quanti trascorsero un mese e più a ripulire la città. E poi c'erano i militari, almeno ventimila. Coni capelli ormai bianchi, gli acciacchi dell'età e la vita che li ha portati chissà dove, un migliaio di angeli del fango stanno tornando a Firenze in questi giorni. Venerdì mattina si incontreranno a Palazzo Vecchio, nel pomeriggio saranno celebrati dal Comune e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e la sera ci sarà l'abbraccio simbolico della città in una fiaccolata dalla collina di San Miniato fino a Santa Croce, piazza simbolo dell'alluvione. (dNIPNOOLL>JONE NISFR ATA Pagina 155 SERGIORO-- l 1, W' 1 " 1a corsa d i no i g i ovan i frati sera eravamo stravolti ma furono emoz i oni® un iche" persalvare la basi l i ca" LE vanghe se le portavano direttamente da Reggio Emilia. La mattina presto prendevano il treno per Firenze, puliti e riposati, la sera rientravano sporchi e stravolti , «Ma la stanchezza non la sentivamo finché non toccavamo il letto . Prima la voglia di fare , di dare aiutare quella città ferita ci faceva lavorare senza sosta ». Sergio Fiori aveva vent'anni e frequentava la quinta dell'Istituto tecnico industriale Leopoldo Nobili di Reggio quando l'Arno invase Firenze. « Eravamo una decina di classe mia. Ogni mattina ci presentavamo in piazza Santa Maria Novella, dove venivamo smistati: botteghe, chiese, scantinati di case. Lavoravamo dove c'era bisogno. Mi ricordo che per aiutare un calzolaio passammo da una finestra. Quell'uomo ci ringraziava continuamente, voleva offrirci qualcosa ma non gli era rimasto più nul- Una grande basilica nota in tutto il mondo, l'acqua che sfonda i portoni , un gruppetto di frati che si rifugia più in alto possibile. E poi decide che bisogna muoversi prima che sia troppo tardi, prima che l'alluvione si mangi tutta l'arte che è custodita nelle cappelle , nella chiesa, nei chiostri. Padre Mario Franchi era uno di quei religiosi . «Tra di noi c'erano solo tre o quattro giovani, gli altri erano troppo in là con gli anni per lavorare. Così quando la piena si è ritirata e siamo riusciti a la». In certi casi non si riusciva a la- vorare a lungo nello stesso ambiente. «In certi sotterranei , quelli di chiese e librerie dove erano custoditi testi antichi, il puzzo fortissimo rendeva impossibile rimanere per più di mezz'ora . Facevamo i LO STUDENTE turni». Oggi Sergio Fiori è in penFiori nella foto in alto sione dopo aver lavorato tra l'altro è il primo da sinistra alle Officine meccaniche reggiane. E titolare di una ditta con un altro Angelo dei fango . «Noi cinque ritratti nella foto che ci scattarono allora (io sono il primo da sinistra ) siamo rimasti in contatto . Ricordo che quando rientravamo in treno a casa tutti sporchi gli altri passeggeri ci chiedevano di raccontare quello che avevamo fatto e cosa avevamo visto. Mi colpi tanto il Lungarno . Non si capiva più cos'era, tra macchine rovesciate , detriti, mobili». Per Sergio Fiori l'Alluvione non è stata un'anticipazione del'68 . « Subito dopo sono partito per il militare, quello spirito non l'ho più vissuto». (mi.ba.) h IPNOOLL>JONENISER ATA Alluvioni in Toscana IL RELIGIOSO Nel gruppo di volontari padre Franchi è il secondo a sinistra scendere, ci siamo messi a fare su e giù per recuperare quante più cose possibili . Un lavoro continuo, di ore. Abbiamo salvato un sacco di roba e ricordo ancora che, purtroppo, in pochi ci dissero grazie . La città era sconvolta, la popolazione cercava di salvare le sue cose». A Santa Croce nel '66 vivevano una quindicina di frati francescani, e tra loro anche quel trentenne proveniente da Querceta in Versilia e destinato a diventare negli anni Settanta Rettore della basilica. «Pioveva da molti giorni, la città era allertata ma non si pensava che potesse succedere una cosa del genere. Quando è arrivata l'ondata, noi siamo rimasti ad osservare l'acqua che saliva fino alle scale verso i nostri alloggi , indecisi se rifugiarsi sul campanile o meno». Oggi padre Franchi abita in paesino vicino a Pistoia: chiesetta, canonica, orto, qualche messa da celebrare . « Di quei giorni ricordo le cascate d'acqua che entravano in chiesa, lo spavento e poi la fatica del lavoro ». Dismesso l'abito francescano , con addosso stivaloni e in mano una pala, i frati si sono messi a pulire la loro chiesa. Prima da soli, poi con l'aiuto dei militari. « Siamo andati avanti per un mese. Al freddo e al buio. Ricordo ancora che la luce è finalmente tornata solo il 5 dicembre». (mi.bo) (dNIPNOOLL>JONE NISER ATA Pagina 156 "Vi d i l c roci fisso ® po i tutti si® misero a ® Ci mabue "Quelle frasi di Ted Kennedy 55 77 p iangere che allora non Diciassette anni, seconda liceo al classico Galvani di Bologna e «una specie di fuga con due compagni di classe» verso Firenze. «Eravamo ragazzini, Siamo riusciti a sgattaiolare, convincendo non so come scuola e genitori, e a infilarci nel pullman degli universitari». Silvia Fassò aveva il fango alle ginocchia e spostava raccolte di quotidiani quando nel piano interrato della Biblioteca Nazionale, si presentò Ted Kennedy. Il loro incontro è stato colto da un fotografo. «Cosa mi disse? Non l'ho mica capito. Allora non parlavo inglese. L'unica parola che mi ricordo è skirt, "gonna". Forse voleva sapere che fine aveva fatto. A quei tempi per noi ragazze era raro portare i pantaloni, a scuola erano proprio vietati. Fu gentile con noi. Uno degli universitari gli diede una gran pacca sull'impermeabile bianco con la mano infangata e lui si divertì molto» . Ogni sera Silvia tornava a casa a Bologna. «Quell'esperienza è rimasta un sogno . Fu molto bello mettere il naso fuori. C'erano tutti questi giovani , tutti insieme. Dopo hanno detto in molti che in qualche modo quell'esperienza anLA LICEALE ticipò il Sessantotto, come descriIn alto Silvia Fassò con i suoi ve bene il film di Giordana. In un amici e Ted Kennedy certo senso è vero, noi ragazzi avevamo la sensazione di fare qualcosa, come non ci era mai accaduto prima, soprattutto a scuola». Silvia andò a dare una mano anche alla manifattura tabacchi di Bologna, dove vennero portati libri da Firenze da restaurare. «Quel lavoro volontario fu visto con più favore in famiglia, perché almeno non andavo via». Più avanti si iscrisse a Lettere e poi divenne professoressa alle medie. «Quella stagione di protesta, il Sessantotto, fu meno coinvolgente dell'esperienza dell'alluvione di Firenze. Occupazioni, facoltà che non funzionava: non c'era lo stesso spirito». Il capolavoro di Cimabue ferito e sopra lui, che allarga le braccia come un Cristo di fronte al disastro. Salvatore Franchino per quello scatto che condensa il dolore per l'arte devastata dall'acqua e dalla nafta è diventato uno dei simboli degli Angeli del fango. «Entrai dalla finestra in Santa Croce - racconta - Raggiunsi il cenacolo e vidi il crocifisso ancora appeso alla parete del Cenacolo. Con altri operai ci mettemmo a lavorare per tirarlo giù. Ci volle molto tempo e grande attenzione per appoggiarlo sul tavolo». Salvatore oggi ha 75 anni e un po' di acciacchi. All'inizio dei Sessanta, non ancora ventenne arrivò a Firenze da Senise, paesino in provincia di Potenza. Cercava lavoro, aveva imparato in una bottega artigiana a fare il falegname e la città toscana sembrava il posto giusto dove tentare la strada del restauro. «Quel giorno presi la bici e mi avvia verso i Lungarni da casa mia, l'acqua all'inizio era alta 30 centimetri poi cominciò a salire. Andai nella zona di Santa Croce a dare una mano, ad accudire un bambino rimasto solo, a portare cibo a IL DISOCCUPATO chi era rimasto isolato. Mi spostaFranchini veniva da Potenza vo usando delle porte staccate dal per fare il restauratore fiume, come se fossero state delle zatterone». Poi l'ingresso nella basilica «dove mi sono trovato davanti quell'opera d'arte devastata. Intorno a me c'erano persone che piangevano per la commozione di vedere il crocifisso in quelle condizioni». L'alluvione oltre a segnare la sua vita professionale, visto che dopo Salvatore Franchino ha lavorato stabilmente nel laboratorio di restauro di Palazzo Pitti, ha anche condizionato quella privata. Tante volte è andato a fare protezione civile con associazioni di volontariato. «Sono stato in Irpinia, all'Aquila, in Albania, in Versilia. Terremoti, guerre e ancora alluvioni». (mi.ba.) mRIPR00LL>JONERISER AiA Alluvioni in Toscana (mi.ba.) I mRIPROOLL>JONERISERVAA Pagina 157 L'ESOND IONE La mattina del 4 novembre 1966 l'Arno straripa a Firenze. 35 le vittime: 18 in città e 17 nei comuni vicini. La giornata di festa scongiura un bilancio più grave salvando i contadini dei campi I DANNI L'acqua raggiunge livelli mai toccati in precedenza, inonda le case e i luoghi del patrimonio storico artistico. Tra i più colpiti la Biblioteca nazionale centrale, che conserva manoscritti di valore inestimabile LA SOLIDARIETÀ Le immagini dei libri e delle opere d'arte ricoperte di fango scatenano una incredibile catena di solidarietà: da tutto il mondo arrivano giovani in aiuto alle forze dell'ordine per salvare i tesori del Rinascimento Alluvioni in Toscana Pagina 158 Il cantautore: "Avevo 17 anni, c h e i mp res a convi nce re 1 m iei a l ascia rm i p art ire il "Spalavamo tutto il giorno poi si dormiva davanti agli Uffizi" ROMA. «Eravamo ragazzini, diciassette anni, forse non proprio ragazzini, cominciavamo a ragionare con la nostra testa e pensavamo di dover fare quello che era giusto fare». Antonello Venditti è uno degli angeli del fango di Firenze. Ricorda la giornata dei 4 novembre 1966? «Io mi sveglio, sto per andare a scuola e sento la notizia, vedo le immagini. Poi vado a scuola: ma lì non se ne parla. La scuola all'epoca non era adeguata, non faceva nulla che ti mettesse davvero in contatto con il mondo, così facevi da solo, ti informavi e cercavi di capire. E così in molti liceali, in quelli di un certo tipo, colti, attenti a quello che accadeva, che si stavano formando un'idea politica, di amore, di vita, scattò una molla e in tanti pensarono che la cosa giusta da fare fosse andare li a dare una mano». Come arrivò a Firenze? «Se lo chiede a tutti quelli che andarono, di certo la metà l'ha dimenticato. Io non ho un ricordo preciso di quanti giorni restai e di come sono tornato, come andai invece l'ho ricostruito. Avevo due realtà diverse in casa, una era mia madre, professoressa del Giulio Cesare con la quale si poteva parlare poco. Se gli avessi detto "mamma, parto, vado a Firenze", mi IL MUSICISTA Antonello Venditti è uno degli esponenti della "scuola romana" dei cantautori. A Firenze andò chiedendo il permesso al padre funzionare statale esperto in emergenze Alluvioni in Toscana avrebbe detto: "No Antonello, non parti". Per paura, mi avrebbe detto che non potevo saltare i giorni di scuola». E allora? «Dato che non sarei riuscito con lei a far passare il messaggio che non erano giorni persi ma guadagnati alla vitae alla storia dell'arte, mi rivolsi a mio padre, decisamente più anarchico e in grado di capire, perché era un funzionario statale addetto alla faccende della protezione civile, era il viceprefetto che si occupava delle calamità nazionali, chi meglio di lui sapeva cosa stava accadendo a Firenze. Gli dissi che dovevo andare e lui mi disse di si. Spiegò a mia madre cosa andavo a fare e perché e io restai in contatto con lui. Partii con tanti altri ragazzi italiani e stranieri in un pullman perfettamente organizzato dalla scuola americana Overseas School con stivali, pale, pronti a lavorare». Cosa vide quando arrivò? Pagina 159 «Arrivammo in una città in bianco e nero, completamente coperta di fango. Era uno scenario incredibile. Arrivammo a Firenze e ci radunammo con altri ragazzi in un punto d'incontro prefissato, dove ci accolsero e ci diedero un ruolino di marcia, con i compiti che dovevamo svolgere. Io mi unii a un gruppo di ragazzi italiani, meno organizzati, e a moltissimi ragazzi fiorentini. Normalmente restavamo a dormire nella zona dove durante il giorno avevamo spalato, abbiamo dormito anche sotto al porticato degli Uffizi, con i sacchi a pelo. Quello che mi diedero era perfetto, quello degli scout americani, ed è quello con il quale poi ho girato mezza Europa. I ragazzi che non erano organizzati come noi e avevano bisogno di copertura per la notte stavano alla stazione, era un grande accampamento, le ferrovie avevano messo a disposizione le carrozze e gran parte dei ragazzi stavano li». Che ragazzi erano? «Ragazzi di tutto il mondo, pronti e disponibili ad adattarsi alla situazione e vivere insieme dando una mano, c'era una voglia incredibile di essere utili a qualcuno e qualcosa» E rimasto in contatto con alcuni di loro? «No, non ci siamo mai ritrovati. E anche con De Gregori, che è stato lì negli stessi giorni, per quanto possa sembrare incredibile, non ne abbiamo mai parlato». Cosa le è rimasto di quella esperienza? «Il senso di solidarietà, la condivisione, la voglia di essere utili, perché ogni gesto, per quanto piccolo, fa la differenza. Tante cose oggi sono diverse ma quello che non è cambiato, per fortuna, e che l'Italia sa essere fraterna quando serve, solidale e pronta, anche fisicamente. Non abbiamo solo il cuore, ma anche mani e gambe che ci portano ad aiutare». 3 RIVROONlIONE RISER.'AIA Alluvioni in Toscana Pagina 160 IL LIBRO DI CASTELLAN I SULL'ALLUVIONE DEL 1966 MIE Per commemorare l'alluvione dei 1966 sarà presentato oggi alle 18 nel salone consiliare il libro curato da Aurora Castellani "L'altra Alluvione, il 4 novembre 1966 a Prato, Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa e Quarrata". L'amministrazione comunale inoltre sabato 5 novembre alle 11,30 deporrà unatarga in via Braga all'ex casa del fascio. A a Alluvioni in Toscana Pagina 161 Appwitamenti nella vallata e alla scoperta dei prodotti tipici del territorio. Ecco la mappa degli eventi nel weekend Econiuseo del Casentino : le iniziative nel ricordo dell'alluvione CASENTINO --------Il ricco programma autunnale delle iniziative legate all' Ecomuseo del Casentino prevede alcune importanti tappe nel primo weekend di novembre. Vediamo la mappa delle iniziative principali, che si terranno nel fine settimana. Sabato 5 novembre. per il ciclo "Cammina la storia", escursioni per vivere il paesaggio, camminata nel Comune di Poppi fra le frazioni di Lierna e Moggiona, dal titolo 'Paesaggi di legno - le sapien- ze artigianali". Partenza alle ore 10 dalla piazza di Lierna, arrivo a Moggiona dopo un paio d'ore di cammino, visita all' ecomuseo del bigonaio ed al museo della Resistenza. Pranzo al sacco e, nel pomeriggio, visita, al mulino di Moggiona ed alla sorgente solforosa del borgo di Vignano. Ritorno a Lierna, escursione facile e per tutti. Domenica 6 novembre dalle ore 15 alla Pieve di Santa Maria a Buiano (Poppi), iniziativa per ricordare i 50 anni dall' alluvione del 1966. "Alluvio e Abluvio in Casentino", installazione multisensoriale con letture di Alessandra Aricò, suggestioni musicali di Marco Canaccini ed immagini tratte dalla Banca della Memoria del Casentino. È prevista anche una escursione in compagnia degli archeologi lungo la via delle pievi, dall'età romana al medioevo, e lungo l'Amo dal passato al presente. Informazioni presso la rete ecomuseale: 0575-507277. Alluvione Tante iniziative in Casentino per ricordare la tragedia dei 1966 Alluvioni in Toscana Pagina 162 I sindaci al forum e i disastri: «Un manifesto anti-alluvioni» Nardella: impegnerà le citta ad azioni mirate. L'Olanda spiega: noi ci - ' -endiamc) così «Proponiamo a tutte le città partecipanti di sottoscrivere, a conclusione dei nostri lavori, un manifesto sulla mitigazione del rischio idraulico ed idrogeologico. Si tratta di una piattaforma che impegna le città ad azioni mirate». Dario Nardella apre la seconda edizione di «Unity in Diversity>> con un appello . E lo rivolge alle 5o delegazioni che ieri sono arrivate nel Salone dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio, per prendere parte alla conferenza internazionale dei sindaci e per discutere della capacità di resistenza delle città rispetto ai disastri naturali e a quelli causati dall'uomo. Argomenti che per Firenze assumono un particolare valore nei giorni del 50° anniversario dell'Alluvione del 1966. In piazza della Signoria però ci si aspettavano molte più delegazioni, ma alcuni sindaci (una decina) avrebbero declinato l'invito per timore del terremo- Alluvioni in Toscana :. iiZr//i / /%/„rr/,;r j j . La consegna del Fiorino d'Oro a Jane Fortune, detta «Indiana Jane» to che sta colpendo il Centro Italia. E proprio a quelle popolazioni, cui Nardella ha inviato la solidarietà dei presenti, ha voluto dedicare il suo discorso di apertura la figlia di Robert Kennedy, Kenny: «I cuori di tutto il mondo battono per voi ha detto la presidente del «Robert F. Kennedy Center for Ju- Il premio La Pira alla città di Nizza consegnato alla console Isabelle Mallez Pau ra Tra i primi cittadini invitati una decina hanno rinunciato per i recenti terremoti stice and Human Rights» Quando ho chiesto al Sindaco Nardella di cosa avrei dovuto parlare oggi, mi ha risposto: "Racconta come hai cominciato ad occuparti di diritti umani". Ho sette fratelli e tre sorelle, e sono la settima di n figli. Quando arrivi così tardi sulla tabella di marcia, impari ad occuparti di diritti umani molto presto. Stamani (ieri, ndr) abbiamo sentito parlare di riscaldamento globale, ma quando viaggio per il mondo penso che la più grande minaccia sia rappresentata dall'odio». Prima che Dario Nardella e Mario Primicerio, ex sindaco e presidente della Fondazione La Pira, consegnassero un riconoscimento alla città di Nizza ritirato dalla console onorarla di Francia a Firenze, Isabelle Mallez - per aver dimostrato forza e coraggio dopo gli attentati del14luglio scorso, sul palco del Salone dei Cinquecento, il sindaco di Nijmegen (Olan- Pagina 163 Le delegazioni di 50 Paesi al tavolo allestito per «Unity in diversity» in Palazzo Vecchio, nel grande schermo il benvenuto dei sindaco di Firenze Dario Nardella da), Michiel Hustinx, ha riportato tutti al presente raccontando come la sua città, dopo la disastrosa alluvione del 1995, sia stata messa in sicurezza e abbia realizzato anche una serie di opere compensative per i turisti e residenti . «Nel '95 - ha spiegato - fummo costretti a evacuare 250 mila persone perché il fiume che attraversa la città, il Waal, invase buona parte del centro abitalo : per fortuna la piena non ruppe le dighe e non provocò morti, ma a quel punto si decise di creare un programma per dare più spazio al Waal : prima con la creazione di un canale, una sorta di braccio artificiale, e poi con lo spostamento della diga di 350 metri, così da creare un bacino più grande. Per quelle opere e per altri 35 progetti abbiamo speso 2 miliardi di euro e impiegato tre anni. Nel canale, inoltre, abbiamo realizzato una spiaggia, una riserva naturale e un vasto spazio dedicato agli sport acquatici ». Un esempio concreto delle casse di espansione progettate anche per l'Arno. Nel pomeriggio per gli ospiti la visita in anteprima, nel Cenacolo di Santa Croce , all'Ultima Cena del Vasari restaurata, mentre in serata Nardella ha consegnato il fiorino d'oro a Jane Fortune, presidente del Florence Committee of the National Museum for Women in the Arts. La storica dell'arte, giornalista e filantropa statunitense è nota come «Indiana Jane» per la riscoperta dell'arte al femminile. È lei che ha contribuito al restauro del Cristo morto di suor Plautilla Nelli, prima pittrice fiorentina, o del Davide e Betsabea di Artemisia Gentileschi, è lei che ha pubblicato libri su donne centrali per lo sviluppo culturale della città, è lei che ha contribuito a riportare alla luce oltre 100 opere al femminile, parte del fondo Ragghianti raccolto dopo l'Alluvione, dimenticate per decenni nei magazzini di Firenze. ITa i faccia a faccia quello tra il sindaco Nardella e quello di Herat, Ghulam Ghous Nikbeen: è allo studio un gemellaggio tra le due città e il sindaco afgano ha chiesto a Firenze un aiuto su rifiuti e mobilità. «Parlerò con Ataf - ha promesso Nardella - e vedremo se sia possibile spedirgli tutti quei bus che qui non usiamo più a per le leggi europee sull'inquinamento. Per i rifiuti i nostri tecnici sono pronti a dare tutto l'aiuto possibile». Antonio Passanese Agenda Kennedy Foundation Kerry Kennedy Herat Ghulam Ghous Nikbeen .., F i ..5'. . Nijmegen Michiel Hustinx , s Oggi, secondo giorno di «Unity in Diversity», il forum dei sindaci in Palazzo Vecchio, dedicato alla tutela del patrimonio dai disastri «Arno 66. La macchina dei tempo»: alla Biblioteca Nazionale Centrale da oggi al 30 novembre, foto e tour virtuale per rivivere l'Alluvione «Bargellini, sindaco dell'Alluvione» alle 15,30, nell'Auditorium al Duomo in via de' Cerretani, la mostra curata da Giuliano Borselli Al Museo dei Novecento apre Beyond Borders, una selezione originale di documenti e di opere d'arte donate a Firenze dopo l'Alluvione Domani, a 50 anni dall'Alluvione il Capo dello Stato Sergio Mattarella: alle 15,15 in Santa Croce inaugurerà il restauro dell'Ultima Cena del Vasari, poi in Palazzo Vecchio la cerimonia con gli angeli del fango da tutto il mondo. La sera, fiaccolata da San Miniato a piazza Santa Croce 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Alluvioni in Toscana Pagina 164 Uffizi: metodo BotLicelli per i tesori da difendere Dal 20171e nuove teche, si parte da Leonardo C'è un grande bisogno di prevenzione del rischio sismico per i beni Culturali diceva ieri al Corriere Fiorentino Giuliano Volpi, presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici. Insomma non solo di restauri. Ed è rispondendo a questo appello, che incitava anche a mappare i beni a rischio, che il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt annuncia una rivoluzione per il museo più famoso d'Italia: «Il prossimo anno interverremo nelle sale di Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Caravaggio e caravaggeschi predisponendo un allestimento analogo a quello della sala di Botticelli». In sostanza i capi d'opera che rientrano nella lista degli inamovibili saranno incapsulati, un po' come accade oggi alla Nascita di Venere, alla Primavera, o a La Calunnia, in delle teche che proteggono dagli sbalzi di temperatura, da eventuali attentati e da possibili danni sismici, ovviamente sino a una certa intensità di terremoto. Le teche di vetro sono inserite in un piccola nicchia, quasi una rientranza della parete, di pochi centimetri, ma a quanto pare efficace. «Come accade per gli uomini - spiega Schmidt - a cui, in caso di terremoto si consiglia di rifugiarsi sotto le porte o le travi così anche per le opere d'arte è opportuno che siano protette da strutture portanti. E per questo che riteniamo di dover intervenire anche per le altre sale celebri del museo, Tra l'altro anche per la gestio- ne dei flussi, in questo ponte in cui la pressione dei turisti è stata molto forte, abbiamo verificato che questo tipo di allestimento, anche per come sono disposte e illuminate le opere funziona. La gente non fa tappo e scorre in maniera più fluida rispetto al passato». I nuovi allestimenti saranno messi in cantiere a partire del prossimo anno ed entro il 2017 dovrebbero già essere definiti. C.D. © RIPRODUZIONE RISERVATA II direttore degli Uffizi Eike Schmidt Alluvioni in Toscana Pagina 165 . QU EI GIO R i pazienti salvati in braccio mentre l'acqua saliva» L'ospedale assediato nel rnwconto di un medico e di un'infermiera C'era Maurizio Pampaloní quella notte: aveva 36 anni ed era di guardia, a Chirurgia, nell'ospedale di santa Maria Nuova. E con lui c'erano Berta Cavicchi, l'infermiera più dell'intera struttura, la chiamavano «la generalessa» e presto diventò caposala, e madre Cesarina Cíccone, dell'ordine delle Oblate, le suore che hanno sempre prestato servizio tra le corsie dell 'ospedale più antico di Firenze. C'erano, quella notte tra il 3 e il 4 novembre del'66, e oggi ricordano e insieme a loro lo fanno anche Sergio Ardinghi, che era in forze all'ufficio tecnico, e Paola Cioni una giovane donna che a Santa Maria Nuova rimase chiusa per quasi 48 ore visto che solo qui trovò riparo quando l'acqua continuava a salire. La storia della piena dell'Arno più devastante , dal 1333 a oggi, parla di Angeli del fango, di opere d'arte e di libri feriti a morte e in parte salvati. Ma dietro alla vicenda mediaticamente d'effetto ce n'è una passata in sordina, e forse umanamente più intensa. Che è quella che riguarda la tragedia vista con gli occhi di medici e pazienti, tra le corsie e il pronto soccorso dove a rischiare erano persone in alcuni casi costrette a letto, malate. Ne ha raccolto alcuni brandelli, nel suo libro L'Arno dà di fòri (edizioni Scramasax) Luca Gíannelli. E ne sentirete parlare domani dalle 15,30 dai testimoni di un tempo nella Sala Conferenze del vecchio ospedale. «Quella notte - anticipa intanto il dottor Pampaloni - io ero di guardia su al primo piano. Sa sono l'unico medico rimasto vivo che ha assistito all'alluvione in ospedale, in presa diretta aggiunge, poi prosegue - ma era giù che tra le 3 e le 4 di notte iniziò i1 delirio. C'erano D Pronto Soccorso, la Radiologia, la Chirurgia toracica, la Medicina Generale e i laboratori dabbas- Alluvioni in Toscana -0 - Il dottore Se i malati non fossero stati trasferiti al piano superiore avrebbero corso seri rischi L. caj ala C'erano due salme già nelle bare Anche quelle dovemmo portare in salvo, nella chiesa L', ì_)re La mattina del 4 cercò riparo qui una donna, Fino al 5 non seppe se la sua bimba era viva so. E una sessantina di pazienti erano in degenza nei vari reparti. Quando l'acqua cominciò a salire la cosa che ci angosciò di più fu la consapevolezza che se i malati non fossero stati trasferiti al piano superiore avrebbero corso seri rischi. Il problema è che se alcuni di loro erano in grado di salire da soli altri non potevano farlo». E allora lui e insieme altri tre medici e altrettante infermiere, e le suore e Sergio Ardinghi se li caricarono in spalla e, a volte con l'ausilio di carrelli, li portarono su, uno ad uno, sistemandoli alla bell'e meglio nei corridoi e nelle sale dei pazienti paganti. «Fu un'impresa titanica ricorda Berta Cavicchi che qui restò bloccata per almeno 6 giorni. Mentre ci agitavamo per mettere in salvo i malati, una di loro che aveva fatto la crocerossina, mi bloccò con forza e mi disse: "presto raccogliete dell'acqua nelle vasche perché presto resterete senza e andrà via anche l'elettricità". Aveva ragione. Meno male che ci avvertì». Messi in salvo i pazienti, mentre arrivavano i cingolati dei militari della Caserma Predieri «che ci prestarono i primi soccorsi portando acqua potabile e zucchero» ricorda ancora il dottor Pampaloni , a chi era intrappolato in ospedale si palesò un'altra emergenza. «Se al piano terra l'acqua raggiunto il metro di altezza aveva distrutto tutto - aggiunge Berta Cavicchi - potete immaginare cosa accadde nel piano interrato che ospitava l'obitorio. C'erano due salme già nelle bare. Anche quelle dovemmo portare in salvo e rammento ancora un collega che per esorcizzare lo strazio ci diceva "attenzione che affogano". Le portammo nella chiesa dell'ospedale e le lasciamo poggiate sugli altari». «Quella notte, anzi la mattina del 4 - dice Luca Giannelli si trovò a cercare riparo a Santa Maria Nuova anche una signora che passava di lì. Si chiamava Paola Cioni, era di ritorno a ca- Pagina 166 Sopra piazza Santa Maria Nuova il giorno dell'alluvione In alto a sinistra il salvataggio della piccola Silvia Cleti, la figlia di Paola Cioni, in braccio alla nonna Da sapere Santa Maria Nuova e l'alluvione, Storie di coraggio e umanità è il titolo dell'incontro che si terrà domani dalle 15,30 nella Sala Conferenze dell'ospedale sa e mentre l'acqua incalzava fece appena in tempo a entrare in ospedale, che altrimenti sarebbe scivolata via. Rimase come sequestrata sino al 5, in ansia per la figlia di appena 18 mesi, che non sapeva se si fosse salvata nella casa di via de' Neri. Scopri che era viva sola la mattina del 5 quando vide la sua bimba in braccio alla nonna». Ma quello che nessuno dimentica fu l'improvvisata del Papa, di Paolo VI arrivato in città per la messa di Natale. Lo ricorda nel suo contributo al libro di Giannelli suor Cesarina Ciccone: «Dopo messa il pontefice fece una sosta da noi. Era stato sollecitato dal cappellano dell'ospedale, Oliviero Naldini a benedire i malati. E lo accontentò». Chiara Dino © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo i saluti di Giancarlo Landini, vice presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus, interventi di Luca Giannelli, autore del libro L'Arno dà di fòri ed Scramasax, Maurizio Pampaloni, medico di Pronto soccorso nel '66, Sergio Ardinghi, ufficic ufficio tecnico dell'ospedale nel '66, Berta Cavicchi, infermiera ai tempi dell'Alluvione, Fiorenza Bigazzi, madre generale Suore delle Oblate. Coordina Paolo Benini presidente del Comitato per Santa Maria Nuova Alluvioni in Toscana Pagina 167 Un rendering delle proiezioni che da domani sera saranno visibili ogni sera per due settimane su Ponte Vecchio Proiezioni in 3d E Ponte Vecchio rivivrà la sua storia Alluvioni in Toscana Ponte Vecchio «rivivrà» le ore dell'Alluvione con un'installazione di videomapping realizzata da Fondazione Sistema Toscana in collaborazione con Archivio Fotografico Locchi che da domani sera alle 21 al 19 novembre ripercorrerà le tappe cruciali della storia del ponte e in particolare l'esondazione del 4 novembre 1966. L'installazione sarà visibile dal lato di Ponte alle Grazie e dalla balaustra agli Uffizi, dalle 19 alle 23, con una proiezione ogni mezz'ora. Oggi alle 18 apre anche la video installazione Arno66 alla Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi. E.S. ©R I PRODUZIONE RISERVATA Pagina 168 Lr rasse n tea ale g a tr Ricordo a tre voci, Ticco ' ' quasi esaurito L'Alluvione vista dagli occhi del sindaco di allora, Piero Bargellini . Da Enrico Matte!, che era direttore de La Nazione. E da un ragazzo di 16 anni che non aveva la minima idea di cosa potesse essere una catastrofe naturale. Si intitola Sotto una gran piova d'acqua... lo spettacolo teatrale scritto da Sandro Bennucci, Marcello Mancini e Massimo Sandrelli in collaborazione con l'Accademia degli Infuocati, il Teatro della Toscana e la sede Rai di Firenze che ha fornito materiali d'archivio , che andrà in scena al Teatro Niccolini in anteprima assoluta domani sera alle 20,15 (in diretta su Rai Radio3 ) - tra gli ospiti Alluvioni in Toscana La Compagnia delle Seggiole Antonello Vendi (ti, anche lui ex angelo del fango - e in replica sabato alle 17,30 e alle 20,45. Tutte le repliche sono a ingresso gratuito previa prenotazione su www.teatrodellatoscana.it. Le prenotazioni sono andate a ruba, rapidamente esaurite tutte e tre le repliche. Ma oggi il teatro dovrebbe mettere a disposizioni alcuni nuovi posti solo per domani. Sul palco la Compagnia delle Seggiole che con Fabio Baronti cura anche la regia insieme a Massimo Sandrelli. Il titolo Sotto una gran piova d'acqua è preso in prestito dal mercante e storico trecentesco Giovanni Villani che nella sua Nova Cronica così si espresse a proposito dell'alluvione del 1333- Sotto una gran piova sarà il primo evento della rassegna teatrale organizzata dalla Pergola e dedicata all'Alluvione. Edoardo Semmola 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 169 Domani parte la tre giorni per il Si al referendum, apre Richetti Ma la prima sera sarà dedicata al terremoto. Rossi: io non ci sarò Una Leopolda per la ricostruzione Da Leopolda d'attacco frontale per il Sì al referendum, a Leopolda di unità nazionale per la ricostruzione, con protagonisti anche gli Angeli del fango. E disastro del terremoto ha costretto Renzi a rivoluzionare in corsa il format della settima edizione della kermesse che da Palazzo Vecchio lo ha spinto fino a Palazzo Chigi. Domani sera, alle 21, ï cancelli della Leopolda si apriranno per discutere «soprattutto di terremoto, protezione civile, terzo settore, leggi sociali e volontariato», spiega il premier. E poi: «Lo faremo a qualche giorno di distanza dal terremoto e a cinquant'anni dall'Alluvione di Firenze». La prima serata si chiuderà con una maxi spaghettata all'amatri- ciana di solidarietà, a sostegno delle popolazioni terremotate. Dal punto di vista politico va però registrata una novità piuttosto rilevante, perché ad aprire la Leopolda ci sarà il deputato Pd Matteo Richetti. Un ritorno, quello dell'ex compagno di rottamazione, niente affatto scontato: dopo la battaglia del 2011, le strade dei due Matteo si sono divise, e forti sono state le critiche di Richetti rispetto alla gestione del partito da parte di Renzi. Oggi, però, davanti alla sfida cruciale del referendum e obbligati a essere uniti, Renzi ha riconvocato alla Leopolda Richetti, affidandogli appunto la prima serata. Sabato mattina torneranno gli ormai consueti tavoli di lavoro, sugli argomenti più vari. Sabato pomeriggio toc- Renzi e Richetti cherà invece all'imprenditore della moda Brunello Cucinelli, che racconterà il suo progetto per la ricostruzione di Norcia. «Quindi lavoreremo sulle riforme costituzionali, andando a smentire, una per una, tutte le bufale di questi mesi. Mostreremo come questa riforma può davvero cambiare la vita degli italiani», aggiunge il presidente del Consiglio e segretario del Pd. E domenica mattina a mezzogiorno, come sempre, a lui toccherà l'intervento conclusivo. Prima di Renzi parleranno alcuni «leopoldini» che in questo 2®16 hanno avuto un figlio o che lo stanno aspettando. E governatore toscano Enrico Rossi, infine, pur dicendosi favorevole alla riforma, quest'anno non parteciperà alla Leopolda: «Ho altri impegni», glissa. Ma è chiaro il suo distinguo: da mesi è in campo come candidato per contendere la segreteria del Pd a Renzi, anche se nessuno sa ancora quando si terrà il prossimo congresso. Claudio Bozza © RIPRODUZIONE RISERVATA Programma Parte domani alle 21 la settima edizione della Leopolda Sabato mattina si terranno invece i tavoli di discussione Domenica a mezzogiorno è invece prevista la chiusura dell'evento con l'intervento di Renzi Alluvioni in Toscana Pagina 170 Torrigiani, ci siamo (se oggi non piove) Il sindaco Dario Nardella ci spera fin dall'inizio dei lavori. Ora l'attenzione è sulla pioggia: «Le operazioni di asfaltatura sono già iniziate. Se non piove ce la facciamo alla grande» dice 11 presidente di Publiaequa Filippo `cannoni. Lungarno Torrigiani, su cui 164 giorni fa (lo scorso 2,5 maggio) si aprì una voragine dopo due rotture delle tubature, potrebbe riaprire già domani, anniversario dell'alluvione del `66. Gli operai hanno lavorato anche ieri, fino a tarda sera. Un lavoro interrotto solo per qualche minuto, dopo la tenua pioggia di ieri pomeriggio. Un impegno riconosciuto dallo stesso sindaco: «Gli operati hanno fatto un lavoro straordinario, siamo praticamente a 35.000 ore di lavoro senza un'interruzione, neppure a ferragosto, la notte e i festivi».(M.F.) 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Alluvioni in Toscana Pagina 171 AL CESTELLO Firenze, Teatro del Cestello Da stasera (ore 21) a domenica la Compagnia stabile Teatro di Cestello presenta «4 novembre 1966, aiuto l'alluvione» di Oreste Pelagatti, regia di Marco Predieri. Alluvioni in Toscana Pagina 172 TEATRO DI CESTELLO Piazza del Cestello 4, tel. 055.29.46.09 4 Novembre 1966, aiuto l'alluvione. Di Oreste Pelagatti. Regia Marco Predieri. Con la Compagnia stabile Teatro di Cestello. Ore 20.45. Alluvioni in Toscana Pagina 173 Il ritorno degli Angeli, 50 anni dopo «Così il fango cambiò le nostre vite» Gli Angeli dei Fango nei sotterranei della Biblioteca Nazionale (da «Angeii d( i f-rgo », di E+- ma D'Angeiis, ed. Giunti) G. Battista D'Ardia Paolo Banchi Stanno arrivando da tutto il mondo per prendere parte al cinquantesimo anniversario dell'Alluvione di Firenze. Sei storie, sei testimonianze di chi in quei giorni c'era. Arrivando anche da posti lontanissimi per dare una mano. Dei 5oo registrati «Angeli del fango» registrati sul sito del Comune, solo ieri hanno ritirato il Alluvioni in Toscana Angela Consolandi e Marco Mecacci Pamela Davis loro kit (nella sede della Regione in piazza dell'Unità) in 300. Nella borsa realizzata per l'occasione un pass che garantisce loro l'accesso alla cerimonia di domani nel Salone dei Cinquecento, a 8 musei e a utilizzare gratis i mezzi publici, poi una cartina di Firenze, una guida turistica e il libro che li celebra. a pagina 4 Massimo Marrone Pagina 174 El L'anniversario Già trecento ragazzi allora sono a Firenze per il ritrovo in Palazzo Vecchio Cinque storie di chi accorse a salvare citta e capolavori dopo la ftffia dell'Arno Riecco gli Angeli, cinquant'anni dopo Stanno arrivando da tutto il mondo per prendere parte al cinquantesimo anniversario dell'Alluvione di Firenze. Sono gli Angeli del Fango: uomini e donne che, in quei tragici giorni di inizio novembre del 1966, aiutarono la città a rialzarsi. Dei 500 registrati sul sito del Comune, solo ieri hanno ritirato il loro kit (nella sede della Regione in piazza dell'Unità) in 300. Nella borsa realizzata per l'occasione un pass che garantisce loro l'accesso alla cerimonia di domani nel Salone dei Cinquecento, a 8 musei e a utilizzare gratis i mezzi publici, e poi una cartina di Firenze, una guida turistica e il volume Angeli del Fango di Erasmo D'Angelis, edito da Giunti. a cura di Antonio Passanese 1966 Alcuni ragazzi spalano l'ingresso laterale della Biblioteca Nazionale in via Magliabechi (da «Angeli dei fango», ed. Giunti) Alluvioni in Toscana Pagina 175 1,Iassimo Marrone _'Pcolo Banchi Da Bari alla Nazionale (e la notte in cuccetta) Un piccolo anello per la catena dei libri L'Angelo del Fango Massimo Marrone, avvocato barese, in quel tragico 1966 aveva i8 anni. Era una matricola di Giurisprudenza e non appena saputo cosa fosse accaduto a Firenze, insieme ad altri 13 amici salì su un treno. «Eravamo alloggiati nella stazione, sui treni cuccetta, e ogni mattina alle 7, ci Paolo Banchi, di Vicchio, ha ancora nitide nella memoria le immagini di quei giorni: le auto ammassate in piazza Santa Croce, le case e gli scantinati allagati, l'odore della nafta mista al fango. Lui, classe 1950, studiava meccanica a Borgo San Lorenzo: «Con altri tre studenti andammo dall'allora sindaco di spostavamo alla Biblioteca Nazionale. Ricordo che eravamo coordinati dalla direttrice fide Casamassima che, per ringraziarci, tutte le mattine ci faceva trovare una busta di panini con il prosciutto toscano e un termos di caffè». I baresi avevano un compito particolare: «Toglievamo il fango dai libri, poi li scomponevamo, li asciugavamo e infine li davamo a chi li Vicchio, Muzio Cesari, per dare la nostra disponibilità. Venimmo destinati alla Biblioteca Nazionale: eravamo piccoli anellidi una lunghissima catena umana. I libri ci arrivavano dagli scantinati e a noi toccava sistemarli sui camion. Dormivamo alla Madonnina del Grappa, in via delle Panche, e tutte le mattine un bus ci lasciava in centro». Paolo Banchi spera che gli Angeli del Fango possano essere un esempio: «Ai giovani dico: fatevi avanti, date una mano a chi è stato colpito da un disastro. Queste esperienze ti segnano, te le porti dentro per tutta la vita e ti aiutano a stare meglio con te stesso». avrebbe rilegati». Prima del suo ritorno a casa i ferrovieri gli organizzarono perfino una festa. «Tornammo a Bari con un camion carico di volumi da far restaurare alla facoltà di Economia». Dove ritornerà? «Alla Nazionale, anche per rivivere quei momenti». @ RIPRODUZIONE RISERVATA @ RIPRODUZIONE RISERVATA P. --arco Mecaccì e Angela Co sola i La coppietta del liceo innamorata nel fango Marco Mecacci e Angela Consolandi in quel novembre del'66 frequentavano la terza classe del liceo classico Galileo. Si sono innamorati in quell'anno, nei panni di Angeli del Fango, e da allora non si sono più lasciati. «Con tutti gli altri studenti ripulimmo la nostra scuola. Grazie allo slancio di tutti il Galileo poté riaprire dopo un mese e mezzo dall'Alluvione. Quando riprendemmo le lezioni raccontano insieme c'era un umido che ti entrava nelle ossa. E accadde una cosa Alluvioni in Toscana eccezionale: il preside consentì alle donne di non portare il grembiule e di indossare i pantaloni». Angela abitava in piazza Puccini: «Era un lago, ci si muoveva con i canotti e per un mese mancarono acqua e luce»; Marco, invece, abitava a Ponte a Greve, «lì non avemmo alcun problema. Per mesi ospitai i compagni di liceo e poi di Università. E tutti insieme ogni giorno, prima e dopo la scuola, andavamo in giro a ripulire fondi e androni». a:. : ,191ü.1- 111111llIiiRiliiI'i uF 4U, 14' .9. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 176 C ìovan Battista D'Elr ia Pcrrtela Davis Dall'alba alla notte peri piccoli Innocenti L'americana d'Oltrarno a spalare nelle botteghe Giovan Battista D'Ardia Firenze la conosceva bene: il babbo era un ufficiale dell'aeronautica e qui è nato e ha vissuto per qualche anno. Finché non si trasferì a Milano per frequentare la Bocconi: aveva 22 anni quando l'acqua dell'Arno invase Firenze, e senza pensarci su partì con un gruppo di amici della Gioventù Studentesca (poi Comunione e Liberazione). «Ero agli Innocenti, spalavo fango e lavavo i lettini dei bimbi quasi tutti distrutti. Si lavorava dall'alba a notte fonda. Ma eravamo così presi dalla nostra missione che non avvertivamo né fame né stanchezza. Quando rimisi piede a Firenze, credo fosse il 6 novembre, andai Pamela Davis non tornava a Firenze da quel novembre del 1966. All'epoca aveva 20 anni e frequentava l'università della Florida: eri qui per studiare arte e per imparare l'italiano. Quando l'Arno sommerse Firenze riuscì a salvarsi perché abitava in Santo Spirito: «Lì di acqua ne arrivò poca e quindi non ebbi problemi ad uscire da casa. La prima cosa che feci? Andare alla Biblioteca Nazionale a spalare fango e a recuperare libri. Con altri ragazzi americani, poi, andammo ad aiutare gli artigiani a ripulire le loro botteghe. Dovevo rientrare negli Usa agli inizi del 1967 ma non cela feci a ripartire, sentivo che questa città aveva ancora bisogno di me, del mio aiuto. E così presi un anno sabbatico in università». Per 5o anni Pamela si è portata dentro quella esperienza e la voglia di tornare: «Non potevo non esserci. Spero tanto di rincontrare tutti gli altri Angeli con cui condivisi quei giorni». immediatamente a cercare quelle persone che abitavano nel mio vecchio caseggiato. Erano tutti sfollati ma per fortuna stavano bene». Ma non chiamatelo Angelo del Fango: «Credo di non aver fatto nulla di eccezionale: mi sono semplicemente sporcato le mani». © RIPRODUZIONE RISERVATA Alluvioni in Toscana © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 177 Alluvione, la mostra de La Nazione em t i C'✓ g li '// y , ,. 'N/X.e di ANGELA BALDI SONO passati 50 anni da quella spaventosa e terribile alluvione che colpì Firenze e l'Italia. Ma quei giorni drammatici raccontano anche la storia di tanti giovani, eroi senza medaglie, che si sono sporcati di fango per salvare Firenze e il suo popolo, le sue opere dalla furia dell'acqua. Gli «Angeli del fango» saranno ricevuti domani a Palazzo Vecchio a Firenze, nel Salone dei Cinquecento, tra questi anche tanti aretini. I «ragazzi», all'epoca avevano un'età compresa tra i 17 e i 20, facevano parte delle sezioni locali dei boy scout d'Italia e aderirono all'accorato richiesta d'aiuto dei fiorentini. Alcuni restarono a Firenze fino al 26 novembre: «La nostra occupazione andava tra spalare il fango e mettere in sicurezza i libri della biblioteca nazionale e la distribuzione dei viveri - raccontano gli ex ragazzi castiglionesi - quella degli Angeli del Fango fu una mobilitazione spontanea di tantissimi giovani». E domenica dalle 15 alla Pieve di S. Maria a Buiano di Poppi, ci sarà un'iniziativa per ricordare i 50 anni dall'alluvione del 1966. «Alluvio e Abluvio in Casentino», installazione multisensoriale con letture di Alessandra Aricò, suggestioni musicali di Marco Canaccini ed i gini tratte dalla Banca della Memoria del Casentino. Al Museo dei mezzi di comunicazione di Arezzo domani doppio incontro al mattino per le scuole (10,30) e il pomeriggio per la cittadinanza (17,30), per ricordare il ruolo dei Alluvioni in Toscana del f ang o» radioamatori in un momento in cui Firenze era isolata dal mondo con mostra della stazione radio che venne messa a disposizione del prefetto fiorentino, mostre, interventi, foto e filmati inediti sull'alluvione. E DOMANI si apre a Firenze nella sede de La Nazione la grande mostra «L'Arno straripa a Firenze» che si terrà nell'auditorium del giornale in via Paolieri nella quale si documenterà di come La Nazione seppe raccontare la tragedia. Verranno esposte le pagine dell'epoca, insieme a foto e filmati inediti custoditi nei nostri archivi. In più verrà proiettato un documentario che ricorderà di quei giorni vissuti dentro al giornale. L'ingresso sarà libero e aperto al pubblico dal 5 novembre. Una mostra su una catastrofe che segnò la città. Ancora oggi nelle strade del centro ci sono le targhe che indicano fin dove arrivò il livello dell'acqua. Una cicatrice indelebile per non dimenticare. La provincia colpita n solo la città di Firenze subii danni dell'alluvione del'66 ma anche la provincia di Arezzo. A oppi il primo straripamento Pagina 178 I-A Anche AiJG ELI L, 21. molti aretini tra quei ragazzi Alluvioni in Toscana 1 cittadini la potranno visitare Per ricordare l'evento tutti i giorni, contiene anche gLi scatti dei lettori il gíornaLe ha anche re alato pagine storiche ai lettori Pagina 179 io -V-I ECCO TUTTO IL CARTELLONE ;venti Torna «Festasaggia» 7/7,1 PROGRAMMA ricco di iniziative, siglate Ecomuseo del Casentino, nel il primo fine settimana di novembre. Tra il ricordo dell'alluvione e la promozione dei prodotti tipici, torna anche «Festasaggia», il progetto che punta alla riscoperta della storia e delle tradizioni locali attraverso momenti di qualità, fra escursioni e promozione dei prodotti, sapori e mestieri, ambiente e territorio. Sabato per il ciclo «Cam- IZ1C , c Uno P! degli appuntamenti Alluvioni in Toscana mina la storia», è in programma un'escursione per vivere il paesaggio: una camminata nel comune di Poppi fra le frazioni di Lierna e Moggiona, dal titolo «Paesaggi di legno-le sapienze artigianali». La partenza è prevista alle 10 dalla piazza di Lierna, con arrivo a Moggiona dopo un paio d'ore di cammino. Nel pomeriggio l'escursione continuerà con una sosta nel mulino di Moggiona per poi proseguire fino alla sorgente solforosa del borgo di Vignano. Domenica, alle 15 alla Pieve di S. Maria a Buiano, a Poppi, è invece in programma un'iniziativa per ricordare i 50 anni dall'alluvione del 1966. «Alluvio e Abluvio in Casentino», con le letture di Alessandra Aricò, suggestioni musicali di Marco Canaccini ed immagini tratte dalla Banca della Memoria del Casentino. A Stia torna la tradizionale «Castagnata Stiana»: appuntamento sabato e domenica nelle vie del centro storico. In ogni angolo del paese si potrà gustare l'autentico marrone del Casentino cucinato nei più svariati modi. Pagina 180 « Mentre L'Arno Laterina ---------------------------------------------------------------------------------------------scorreva » Lett ure « MEN TRE l'Arno scorreva», letture, testimonianze, e t testí mon í an z e musica a cinquant'anni dall'alluvione è il tema che si terrà domani al teatro di Laterina a de LL' a LL uví one dell'incontro cura dell'Auser per la stagione «Storie sospese». Alluvioni in Toscana Pagina 181 «ALLE 13.30 SENTII QUEL RUMORE. POI SEPPI CHE ERA ESPLOSA UNA CASA E MORIRONO 3 PERSONE. ATTILIO CORTINI, INVECE, FU SCARAVENTATO FUORI E Si SALVÒ RIMANENDO AGGRAPPATO A UN ALBERO PER 12 ORE» 11 a vase il cena l'acqua travol e o in un attimo» rés Baldeschi c r ALL'EPOCA aveva 23 anni e un treno da prendere. A Pistoia lo aspettava Mariagrazia, la futura moglie. Ma la mattina del 4 novembre 1966 l'appuntamento fu con la storia. Jaurès Baldeschi, assessore alla cultura negli anni '90, ora direttore artistico del circolo «Angelo Azzurro», divenne il regista della «grande alluvione» che colpì anche Castelfiorentino. Con una cinepresa 8mm filmò i giorni della piena dell'Elsa. Trenta pellicole di girato grezzo, che una volta selezionate e sapientemente montate hanno consegnato alla memoria collettiva uno straordinario lungometraggio in bianco e nero di circa 50 minuti, con un eccezionale spezzone a colori. Baldeschi, riavvolgiamo il nastro... «Quella mattina uscii di casa verso le 8 per andare alla stazione. Ma sul ponte stavano già chiudendo le paratie e i treni non passavano più. Piazza Cavour era già tutta allagata e l'acqua stava cominciando a entrare nei fondi di Borgo. Vidi un tizio che stava scattando delle foto ed ebbi un lampo. Avevo da poco acquistato una piccola cinepresa e alcune pellicole. Corsi a casa, presi tutto e cominciai a girare per le strade del centro e a filmare». Non temeva che la piena potesse sorprenderla? «L'ac- Alluvioni in Toscana l' ll vi one e le `rese c qua saliva piano piano. Riprendevo e indietreggiavo verso i punti più alti del paese. Verso le 11, l'Elsa si riversò nel centro, su Corso Matteotti e via della Costituente l'acqua scorreva a una velocità impressionante trascinando di tutto: porte, cassonetti. All'apice della piena mi rifugiai di nuovo in casa. Stavo in piazza Granisci in un'abitazione rialzata. L'acqua arrivò fino al sesto scalino. Dal portone principale non potevo uscire, ma sul retro potevo accedere all'orto di famiglia, passando attraverso il terrazzamento di giardini riuscì a raggiungere un punto dove continuare a filmare in sicurezza. Da lì ripresi l'arrivo della piena e Castello sott'acqua». Cos'altro c'è in quei preziosi nastri? «Tutto il post alluvione: i soccorsi, l'operazione di ripulitura dei fondi e le prime ricostruzioni. L'indomani, quando l'acqua cominciò a ritirarsi tornai di nuovo a filmare e sul `Piazzale', tra fango e melma, trovai anche delle scatoline contenenti delle pellicole trascinate fuori dal negozio di fotografie. Le montai nella cinepresa senza sapere cosa ne sarebbe uscito fuori. Quando andai a rivedere il materiale scoprii che si trattava di pellicole a colori per luce da interni. Utilizzando in riprese esterne avevano dato alle immagi- éce del disastro ni un particolare effetto azzurro». Nel 50° anniversario dell'alluvione sarebbe bello poter rivedere quel documentario... «La Uicc, l'Unione italiana circoli del cinema lo vorrebbe proiettare a Roma nell'ambito di un progetto con le scuole. Ma è necessario restaurarlo e ci vogliono circa 5mila euro. Se qualcuno volesse aiutarmi a finanziare il progetto...» Irene Puccioni Jaurès Baldeschî il 4 novembre del 1966 filmò la piena dell'Elsa Pagina 182 s%u,,1,, ha zi.i i% Il Li b ro d i t nirii a t M ontetupo Fiorentino DO PO la presentazione empolese, farà tappa a Montelupo Fiorentino il tour promozionale di «Piovve sul bagnato- 4 novembre 1966. Le testimonianze più significative sull'alluvione nell'Empolese-Valdelsa». Sabato al Mmab di piazza Veneto alle 17 Edoardo Antonini presenterà il volume, edito da Ibiskos Risolo, insieme al sindaco Paolo Masetti. Alluvioni in Toscana Pagina 183 La MoStIra fo t og ra fi ca suLL ' aLtuví one a tta Alluvioni in Toscana Ha c k Empoli SARÀ inaugurata domani alle 17,30 nello spazio della Vela Margherita Hack di Avane la mostra fotografica 'Empoli. I giorni dell'Alluvione. Cinquant'anni dal 1966', visitabile fino al 13 novembre. Pagina 184 Tanta solidarietà da parte di giovani e meno giovani verso quanti erano in difficoltà a causa dell'alluvione del 4 novembre BERTI A pagina 7 Alluvioni in Toscana Pagina 185 DOPO L'ALLUVIONE PER FAR TORNARE EMPOLI A UN ASPETTO DECENTE CI VOLLERO SETTIMANE DI DURO LAVORO. TUTTI Si ABITUARONO ALL'ODORE DI PRODOTTI PETROLI FERI'IMPASTATI' NEL FANGO n ra I ri'co rdi di Ca rla nos /._ ' di BRUNO BERTI «FURONO giorni terribili, quelli dell'alluvione del novembre '66, con parte del centro e tante frazioni sott'acqua a causa delle acque dell'Arno, dell'Elsa, dei torrenti e delle fogne che non ricevevano la pioggia perché non riuscivano a scaricarsi nel fiume. In tanti si rimboccarono le maniche per aiutare, a partire dai dipendenti del Comune e dagli amministratori, con il concorso di tanti volontari, giovani e meno giovani. E purtroppo non mancarono i morti». Carla Grilli, confezionista adesso in pensione e allora consigliere comunale del Pci, ricorda così l'alluvione di cinquant'anni fa. Grilli era entrata in consiglio alle elezioni del '64 sull'onda di 215 preferenze, ma con una conseguenza pesante per la sua vita. «I vertici della Zani, la confezione per cui lavoravo e dove ero responsabile della commissione interna, l'antenata delle Rsu, non gradirono la mia elezione e mi licenziarono. Trovai lavoro da Panini in via dei Cappuccini e poi approdai alla Lebole (ex Linexter)». GRILLI scampò alla piena perché abitava, come adesso, a Corniola, una delle frazioni che non finirono sott'acqua. «Appena passati le prime ore di sconcerto e di preoccupazione per le notizie che arrivavano, mi misi in macchina, una Fiat 500, e fece un giro delle Alluvioni in Toscana l, c tL;/ 12 czl a eli ei rg is varie frazioni, quelle che si potevano raggiungere con la macchina. Nei pressi di Marcignana, che era tutta allagata, trovai, oltre a tanti volontari che si stavano dando da fare per aiutare chi si trovava in difficoltà, due miei colleghi di consiglio, Cesarino Niccolai (più tardi deputato, ndr) e Nelusco Degl'Innocenti. Allora nelle campagne c'era ancora un buon numero di contadini, e lì a Marcignana vi- « Passate le pri me ore di preoccupazione, andai a dare una mano nelle frazioni alla g ate» di all'opera i trattori cingolati che riuscivano ad arrivare alle case allagate. Già in quei momenti, il5 e 6 novembre, uno dei problemi più importanti, dopo aver messo al sicuro le persone, era quello, temendo epidemie, di recuperare gli animali morti, dalle galline alle mucche, quelle carcasse che la furia delle acque non aveva già portato chissà dove. C'ERANO poi le famiglie che erano sì al sicuro ma che non potevano uscire di casa a causa dell'ac- E IL d cons igliere c l, qua. Assessori, tra loro Egisto Alderighi, ai trasporti, e Delio Paganelli, alle finanze, ad esempio, e consiglieri comunali, insieme ai dipendenti di via del Papa e ai volontari, giravano con barche e gommoni per chiedere alle famiglie se avessero bisogno di qualcosa. Il tutto coordinato dal Comune, allora guidato da Mario Assirelli. Io mi davo da fare e cercavo di aiutare per quanto mi era possibile. Ricordo di essere andata anche a Pozzale e Molin Nuovo e una volta, sullo stradone di Marcignana, di aver avuto seri problemi con la macchina, di tenuta di strada, tanto da farmi temere per la mia incolumità, a causa del fango lasciato dalle acque che si erano ritirate: una brutta poltiglia marrone intrisa di combustibile per il riscaldamento fuoriuscito dai depositi delle case. Fu difficile tornare a casa». PER RIPULIRE la città ci vollero settimane, e a quello strano odore di prodotti petroliferi si abituarono un po' tutti. A dare una mano arrivarono anche i militari, che si muovevano prevalentemente a bordo dei mezzi per trasporto truppe M 113, anfibi di fabbricazione americana. « In consiglio comunale si discusse anche dei problemi dell'alluvione, con la Dc che attaccava la giunta e noi che chiedevamo attenzione da parte del governo per le condizioni dell'Arno e dei corsi d'acqua minori». Pagina 186 L'impegno del Comune per dare una mano atte famiglie in difficoltà Il sindaco Mario Assirelti coordinò l'attività della 'macchina' dei Comune per far fronte ai danni dell'alluvione del novembre '66. Nell'esperienza di Carla Grilli, si distinsero gli assessori Egisto Alderighi e Delio Paganelli e i consiglieri comunali Cesarina Niccolai e Nelusco degl'Innocenti. Tanti, poi, i volontari, giovani e meno giovani, che lavorarono con passione IL tributo di vittime pagato dai comuni dell'Empolese VaLdeLsa Lungo, purtroppo, l'elenco delle vittime dell'alluvione. Guido Borghi, 64 anni, di Castelfiorentino, Giovanni e Vittorio Cortini, di 58 e 24 anni, anche loro di Castelfiorentino. Agostina Bini, 73 anni, di Empoli e Palmiro Mancini, 66 anni, pure lui empolese. Orfea Casini, 68 anni, di Montelupo Fiorentino, e Giovanni Chiarugi, 68 anni, anche lui montelupino Sopra, un imprenditore agricolo guarda le carcasse di tre mucche annegate e poi portate via dalla furia delle acque. C'era bisogno di togliere dalle campagne e dalle strade i resti degli animali perché si temevano epidemie. Accanto, un M 113, mezzo cingolato dell'esercito, appena arrivato in città Giovani volontari impegnati a Empoli ad allontanare l'acqua e nell'opera di pulizia con mezzi di fortuna nelle ore successive all'alluvione Alluvioni in Toscana Pagina 187 Esercito , L'IMPEGNO dell'Esercito interessò tutti i reparti della Toscana che prontamente intervennero per soccorrere la popolazione. In breve tempo affluirono anche mezzi e attrezzature speciali, da altre regioni d'Italia dando subito vita a interventi tesi a soccorrere famiglie, senza viveri e senza indumenti. E quando l'onda di piena passò, a svuotare scantinati, a sgomberare le strade dall'enorme massa di fango. Alle operazioni di soccorso, che ebbero termine alla fine di dicembre, partecipano oltre 8.200 militari dell'Esercito. L'intervento dell'Esercito fu determinante non solo per i soccorsi ma anche per un'intuizione del Genio militare che con una esplosione provocata, scongiurò l'allagamento di Pisa. Alluvioni in Toscana Pagina 188 LA RISTAMPA DE «IL GIORNO DELLA PIENA», IL LIBRO DELL'EX SINDACO, E' IN OMAGGIO OGGI CON «LA NAZIONE» «LA PRIMA IMMAGINE CHE MI VIENE IN MENTE E LA MAMMA ALLA FINESTRA AD ASPETTARLO DA NOI L'ACQUA ENTRÒ SOLO IN CANTINA» <IL BABBO AVREBBE VOLUTO CHE LE CELEBRAZIONI DI OGGI DESSERO UNA SPINTAA MIGLIORARE LA SICUREZZA» `Scarponi e canotto contro l'acqua' giorni del dr a m casa rausi figlia s racconta il padre assessore. « r o lios «PER CHI, quel giorno, non c'era, o era troppo piccolo per conservarne il ricordo». Scriveva così Luciano Bausi, allora assessore all'urbanistica, che quel fatidico 4 novembre `66 era in strada, a risollevare dal fango la sua Firenze. I ricordi di quei giorni li raccolse solo vent'anni dopo, in un piccolo libro, destinato agli amici. Che oggi La Nazione dona a tutti i suoi lettori, nella ristampa de «Il Giorno della piena», in 32mila copie (Edizioni Polistampa) voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio. Ma c'è anche un altro ricordo di Luciano Bausi di quei giorni, questa volta privato, più intimo e a raccontarcelo è sua figlia. Signo Susanna, c'è un ricordo di suo papà che più le è rimasto impresso? «Un'immagine su tutte: la mamma affacciata alla finestra, ad aspettare che il babbo tornasse a casa. Era molto preoccupata, allora i mezzi di comunicazione non erano così veloci come adesso. Com'è scritto nel libro, trovarono l'acqua per strada e tornarono indietro dall'aeroporto di Pisa. Riac- compagnò a casa la mamma e andò subito a Palazzo Vecchio, e fino al giorno dopo noi non lo vedemmo. Quando tornò, ci raccontò dettagliatamente cos'era successo, delle opere d'arte danneggiate, e di come il Comune si adoperò per portare le persone fuori dalle abitazioni inva- «Per giorni è rincasato solo per pochi minuti Doveva aiutare la città» se dall'acqua». Per quanti giorni non si è visto a casa? «Per quindici giorni si limitava a rientrare, per un attimo. Il tempo di cambiarsi e subito se ne usciva, ad esempio, con gli scarponi grossi del nonno. Era buffo, vederlo così conciato ci faceva ridere. Abitavamo vicino a piazza Indipendenza e lì l'acqua fortunatamente entrò solo nelle cantine. Però mia zia aveva, ed ha ancora, un negozio di ferramenta in via dei Neri. Lui per sua sorella non si dette da fare, perché aveva da aiutare un'intera città. ei ore ti i» Ci pensammo noi ragazzi ad andare a pulire il suo negozio, ricordo ancora l'odore del fango. Poi andammo anche in un ricovero in via Guelfa ad aiutare gli anzian ». Cosa vi raccontava di quei momenti? «Ci disse che era andato sul canotto in piazza Signoria. Lo toccò molto il Cristo di Cimabue, ne era affranto come per i libri della Nazionale, dove si recò il giorno stesso dell'avvenuta alluvione. Ma era fiero di come i fiorentini stavano reagendo, ne andava orgoglioso. Diceva sempre: le difficoltà non ci fermeranno. Con la forza d'animo, delle braccia e di tutti, si può riemergere». Cosa direbbe delle celebrazioni odierne? «Vorrebbe che queste celebrazioni assumessero non il tono di una rievocazione, ma dessero una spinta per migliorare la città dal punto di vista della sicurezza. Lo dice anche alla fine del libro: quello che è successo, non deve mai più ripetersi. Anche quando si parlava di una persona che ci aveva lasciato, voleva che il ricordo fosse vivo, che si facesse tesoro di tutto quello che ci aveva insegnato. E questo che vorrebbe». Maurizio Costanzo ",,JN%%?;"1,. due appuntamenti sut Ponte Vecchio OGGI alle 18 si inaugura la video installazione Arno66' alla Galleria delle Carrozze i Palazzo Medici Riccardi. Alle 19 apre ' eyond Borders'al. M useo Novecento, opere donate come segno di solidarietà. Domani alle 21 al via il suggestivo «video apping» su Ponte Vecchio mentre la B iblioteca N azionale ospita tour i realtà virtuale e la mostra fotografica 'Arno66: la Macchina del Tempo' Alluvioni in Toscana Pagina 189 E ra a'ranto per il Cristo di Ci abue e per la N azionale m a contento della reazione della città Alluvioni in Toscana Pagina 190 Mostra speciale a La Nazione nostri lettori sabato alle 12 UNA MOSTRA unica, speciale. Con un allestimento che unisce tradizione e innovazione. E un ingresso (nel nostro auditorium) di sicuro effetto. Insomma da vedere per lo «scenario» certo, ma soprattutto per i contenuti. Con La Nazione protagonista in quei drammatici giorni quando anche il nostro stabilimento pagò le conseguenze del disastro. Ma il giornale di Firenze non mancò mai, punto di riferimento dei cittadini che rimboccandosi le maniche volevano sapere quale sarebbe stato il destino loro e della città. La mostra, ingresso gratuito, sarà aperta al pubblico dalle 12 di sabato (per gli altri giorni l'orario sarà diverso). Il consiglio è di venirla a vedere non il primo giorno di apertura, ma uno dei successivi: resterà aperta fino al 19 novembre e sarà visitabile la mattina dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 18 (festivi chiusa). Saranno coinvolte anche le scuole e molte associazioni cittadine. Alluvioni in Toscana Pagina 191 sotto it ® » NON FU solo Firenze a finire sott' acqua nel '66. Anche Scandicci , soprattutto Badia a Settimo e San Colombano, subirono danni in quell'alluvione . E così per i 50 anni , Gilberto B acci, autore i diversi volumi che raccontano la storia della città , ha pensato di raccog liere i m magini e storie dell'evento, dando alle stampe successivamente Scandicci sotto il diluvio - 1966 Fotostoria dei giorni dell'Alluvione . La Piana i Settimo sott 'acqua». La presentazione si terrà domani a Badia a Settimo, nel salone del giardino «Ilaria Alpi». Alluvioni in Toscana Pagina 192 PLAUSO AL GRANDE LAVORO FATTO NEL CANTIERE MENTRE Si E' IN ATTESA DI SAPERE DI CHI SONO LE RESPONSABILITA' L'INCHIESTA DELLA PROCURAVA AVANTI E' SEMPRE STATO DETTO CHE NESSUN COSTO DEI LAVORI RICADRA' SULLE BOLLETTE I POSSIBILE LA REALIZZAZIONE LUNGO IL GRETO DEL FIUME DI UN CAMMINAMENTO SFRUTTANDO LA STRADA UTILIZZATA DAGLI OPERAI Conto alla rovescia per la ñapertura «Ci porteremo anche Mattarella» l sìndaco r ll ®• missione (quasi) compiuta, tanti ' non ci credevano SIAMO davvero al countdown. Se il tempo reggerà un altro giorno, l'obiettivo di riaprire Lungarno Torrigiani per il 4 novembre potrebbe essere raggiunto. Fa gli scongiuri il sindaco Dario Nardella, consapevole che in ogni caso non si poteva fare di più. «Sono come San Tommaso, finchë non vedo non credo - ha detto -, anche se siamo molto vicini a chiudere l'intervento. Se riusciremo a farcela, credo che anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Firenze per il cinquantenario dell'alluvione, renderà omaggio a questo successo. Un successo che non è mio, ma dei nostri operai, delle aziende, dei tecnici, degli ingegneri e di tutti coloro che si sono impegnati fin dall'inizio per ripristinare comnletamente il Lungarno». Il sinda- iù Cíi „ r,n 24 ore at giorno DAL 20 LUGLIO, quando è finita la progettazione complessiva , gli operai hanno lavorato con tripli turni, 24 ore su 24, fino a poche settimane fa. Adesso il cantiere è attivo 18-19 ore al giorno . Sono state presenti nel cantiere fra le 25 e le 50 persone al g iorno, in un'area di 120 metri. Alluvioni in Toscana rio Carbone, restaurato per l'occasione, e dall'inedito «Dopo l'alluvione» produzione Skyartehd a cura di E. Pacciani. Infine, il Presidente concluderà gli appuntamenti istituzionali alle 18.30 al Palazzo dei Congressi, dove interverrà al «Global Conference ori Maternal Infant Health». O. u. in cinque mesi, in tanti non ci credevano, alcuni ci hanno sbeffeggiato. Ma noi abbiamo tirato dritto». DOMANI, anniversario di quel drammatico 4 novembre 1966, la' giornata fiorentina del presidente Mattarella inizierà in Santa Croce, con la ricollocazione nel refettorio della basilica del dipinto di Giorgio Vasari «L'ultima cena». La tavola è uno dei simboli dello sfregio che l'Arno inflisse al patrimonio artistico fiorentino, data per irrecuperabile e restaurata grazie al prodigioso intervento dell'Opificio elle Pietre Dure. Alle 16 il Presidente sarà nella sede del nostro quotidiano La Nazione, per visitare la mostra documentaria allestita in occasione di questo 50° anniversario dell'alluvione. Il nostro è infatti l'unico giornale con la cronaca locale che raccontò alla popolazione quello che stava accadendo in quei giorni. Seguirà un saluto del Presidente alla redazione. Ma la sua giornata fiorentina non è finita. Alle 16.35 è atteso a Palazzo Vecchio per la cerimonia solenne nel Salone dei Cinquecento, durante la quale sarà proiettato parte del documentario sulla città alluvionata riprese dai documentari video «Firenze novembre 1966» di Ma- sotto La guida I LAVOR I per il ripristino dell'acquedotto sul lungarno Torrigiani sono stati portati avanti da Trevi Spa, come eneral contractor o ero azienda capofila). Uno sforzo che ha accomunato anche le altre aziende coinvolte (Crs, Cea, Italscavi e Calenzano Asfalti). Pagina 193 C'Cäs:'" ë.:: C3rï 4VW W:;çiil:ëMS4ï11Ä üïCiííi .rïi.tí.ìR'= :.::..::.::..::=.ï.::_.; 9 a a 0 Alluvioni in Toscana Pagina 194 11 Fiorino d'ara alla studiosa jane Fortune Firenze capitale della cultura «Qui l'ospedale dell'arte» FIRENZE hub internazionale del restauro dell'arte : un vero e proprio `Ospedale dei Beni Culturali'. E' la proposta lanciata dal sindaco Nardella, aprendo ieri a Palazzo Vecchio la II edizione della conferenza internazionale «Unity in Diversity>>, a cui partecipano fino a domani 60 sindaci di tutto il inondo. «Firenze, solo nell'area Unesco, significa 35 piazze monumentali, 42 musei, 30 università internazionali e accoglie 15 milioni di turisti all'anno - ha detto Nardella -. Per preservarne nel tempo l'integrità, l'autenticità del suo valore sono indispensabili lo sviluppo sostenibile, la sicurezza, le politiche di integrazione sociale». Riguardo al tema di quest'anno: la resilienza delle città rispetto Alluvioni in Toscana ai disastri naturali e causati dall'uomo, e partendo dalla coincidenza col 50esimo anniversario dell'alluvione Nardella ha ricordato che da quell'evento « Firenze ha sviluppato la sua capacità di essere resiliente quasi come una sua qualità innata». Nel corso della giornata il sindaco ha incontrato il sindaco di Tunisi, Seifallah Lasram, con cui è in corso un gemellaggio culturale. Assegnato poi il Fiorino d'oro alla studiosa di beni culturali Jane Fortune, famosa per il recupero di tesori artistici meno conosciuti. Infine, è statomesso a punto un accordo con la città di Reims per unire la promozione dello champagne e del Chianti classico. O.Mu. Pagina 195 Renzi sul palco della Levp,,.A,3.s ciel 2015 Leopolda Amatrìeìana mente vip e STAZIONE Leopolda, domani inizia la kermesse renziana a 50 anni dall'alluvione di Firenze e a cinque giorni dalla scossa 6.5 del sisma che ha sconquassato il cuore dell'Italia. In questa «edizione speciale» la parola `ricostruzione' prenderà il posto della `rottamazione' delle origini, per una versione meno di lotta e più di proposte di governo. Sarà una Leopolda fatta da «persone `normali', non da vip» - spiega Matteo Renzi nella sua enews -, che si alterneranno sul palco dell'ex stazione. Lo slogan è «più politica e meno politici», con riferimento alla riduzione dei parlamentari prevista dalla riforma costituzionale. Terremoto, protezione civile, terzo settore, leggi sociali, volontariato sono i temi del primo giorno di Leopolda. L'apertura `politica' è affidata a Matteo Richetti, deputato Pd e leopoldino della prima ora. Una spaghettata all'amatriciana concluderà in chiave popolare la prima serata. Sabato mattina tocca ai tavoli di discussione sui temi più vari, dalle riforme al futuro sostenibile del Paese. Il 5 novembre i lavori proseguiranno con focus sulle riforme costituzionali. L'Italia del futuro sarà al centro del terzo e ultimo giorno di manifestazione in cui parleranno «alcuni leopoldini che in questo 2016 hanno avuto un figlio» oltre a «personalità del mondo della ricerca, della tecnologia, dell'innovazione, del capitale umano, della cultura». Alluvioni in Toscana Pagina 196 mi mp, 9i/// , Uni ii I7a ast ANCHE Signa ricorda l'Alluvione. L'appuntamento domani alle 17.30, nella sala dell'Affresco del Palazzo Comunale, quando verrà ricordato il 500 anniversario del disastro che nel 1966 sommerse quattro quinti del territorio signese. Nell'occasione verrà inaugurata una mostra fotografica curata da Adriano Paoli e dal circolo Sorms di San Mauro con alcuni scatti inediti. Per do- Alluvioni in Toscana S UII / menica 6 novembre sono invece previste alcune iniziative alla Misericordia di San Mauro. La celebrazione ufficiale dell'evento è quindi prevista per venerdì 25 novembre (alle 17.30) nella chiesa di San Lorenzo. Nella stessa serata verrà presentata una nuova edizione, riveduta e corretta, della pubblicazione «1966: l'Alluvione a Signa». Pagina 197 per ricordare L'ALLUVIONE del ' 66 colpì dura mente anche il territorio di B agno a Ripoli, con la tracimazione i torrenti e borri . Il territorio vuole ricordare quel tragico evento a 50 anni dal disastro . Ieri la IIIC elementare i Rimag io ha lanciato in Arno g hirlande realizzate dai bambini al Circolo Marina di Candeli, dove è stata allestita una mostra i dipinti su stoffa recuperati dalla sede Uisp. Oggi alle 17 atta biblioteca « L'Arno a Firenze : il fiume amico e generoso, il torrente nemico e rovinoso», percorso storica -geografico insieme a Leonardo Rombai. Giovedì 10 nella in biblioteca M auro Parri e Andrea Santacesaria parleranno del restauro delle opere d'arte. Alluvioni in Toscana Pagina 198 At Cestetto « 4 novemb re » ti di l Da oggi al 13, info 055294609 IMPOSSIBILE per un teatro affacciato sull'Arno non programmare un ricordo dell'alluvione che cinquant'anni fa ne determinò la chiusura, addirittura ventennale. Il Teatro di Cestello, sala dei primi del Novecento, fu infatti devastato da quell'evento e il suo sipario si sarebbe rialzato solamente alla metà degli anni ottanta. Da allora in ogni decennale di quel 4 novembre 1966 è fisso l'appuntamento con la commedia di Oreste Pelagatti «4 novembre 1966, Aiuto l'alluvione» Alluvioni in Toscana Pagina 199 NEL FOYER DEL TEATRODANTE MONNI zione in piazza Dante dei mezzi di Le immagini del 1966 e 1991 Campi ricordale sue alluvioni LA CITTÀ e le due alluvioni che l'hanno colpita in cinquant'anni. Sino al 24 novembre nel foyer del «Teatrodante Carlo Monni» sarà possibile visitare la mostra «L'alluvione a Campi», in ricordo di due tragici eventi: il 50° anniversario dell'alluvione di Firenze e il25° anniversario di quella di Campi. Nel 1966 l'acqua dell'Arno invase la parte sud della città: San Donnino, San Piero a Ponti, Sant'Angelo a Lecore. Nel 1991 la tracimazione del torrente Marina a Fornello devastò la zona nord di Campi. Si tratta di un percorso fotografico voluto dall'amministrazione comunale per promuovere la cultura del ricordo. «Una mostra fotografica sottolinea il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi - in accordo con la Protezione Civile ed un consiglio comunale monotematico saranno occasione per rinnovare la memoria di quello che è stato e di quello che è il nostro rapporto con il fiume e con il territorio». protezione civile che da oltre 25 anni sono al servizio della comunità per ogni emergenza. Questa bella raccolta di immagini in bianco e nero e a colori (realizzata grazie alla collaborazione dei dipendenti comunali Rinaldo Menegatti, Luciano Fabiano e Silvia Niccoli rispettivamente per la ricerca d'archivio, gli elaborati tecnici e la segreteria di redazione) apre, in un certo senso, un mese dedicato al ricordo delle alluvioni che culminerà il 15 novembre (ore 21) con il consiglio comunale ad hoc. Maria Serena Quercioli LA TRAGICA alluvione della notte del 15 novembre 1991, lo ricordiamo, provocò danni per miliardi di lire e si portò via anche una vita umana, quella dell'anziana Dina Nistri, sorpresa dalle acque nella sua casa. Ieri sera, l'inaugurazione della mostra con esposi- L'allestimento della mostra con le immagini in bianco e nero Alluvioni in Toscana Pagina 200 Record di visitatori negli sp ANNO bisesto anno funesto? Non sembrerebbe proprio a ben guardare i musei di Firenze, e a giudicare dal numero di visitatori che affollano quotidianamente palazzi storici e sale espositive, e dal boom di questo ponte di Ognissanti, che ha fatto registrare 5mila ingressi solo a Palazzo Vecchio. Ma, tra le tante, quali sono le mostre che stanno attirando più visitatori? Non sorprende che in cima alla top ten, dopo aver fatto molto parlare di sé, si piazzino le opere visionarie e spiazzanti del cinese Ai Weiwei, che fino a gennaio animeranno le sale e le facciate di Palazzo Strozzi. Gli oltre 30mila visitatori nelle prime tre settimane, lo hanno consacrato evento culturale dell'anno. Ma Firenze, in questo periodo, non è solo la culla della prima grande retrospettiva italiana di questo celebre e controverso artista contemporaneo, Alluvioni in Toscana ma anche tanto altro. Grande successo sta riscuotendo ad esempio Tempo Reale e tempo della realtà, che vuole esposti oltre 200 esemplari della preziosa collezione di orologi di Palazzo Pitti, così come Splendida Minima che al museo degli Argenti espone piccole sculture ellenistiche e romane in pietra dura. E C HE DIRE di Incredible Florence a Santo Stefano al Ponte, prorogata non a caso fino al 20 novembre, che ripercorre la storia di una Firenze ricostruita in 3d, attraverso un viaggio nel tempo multimediale e immersivo addirittura insieme a Dante e Leonardo? Dato l'exploit di visitatori, ben 8.500 in 220 ore di apertura, accorsi a Villa La Quiete per ammirare i capolavori di Botticelli e Ghirlandaio, anche questa mostra è stata prorogata, fino al 15 gennaio. 11 espositivi In questo stralcio d'autunno, in città ce n'è per tutti i gusti: dalla Divina Commedia di Venturino Venturi a Villa Bardini, al dialogo tra arte e moda al museo Ferragamo. E nell'anno del cinquantenario, Firenze pullula di mostre che ricordano e raccontano l'alluvione del'66, da Tethys Gallery, all'Archivio storico, dalla biblioteca Nazionale dedicata al patrimonio ebraico, a Palazzo Vecchio, dove fino al 13 novembre a ingresso gratuito, Muse presentaAlfabeti sommersi in Sala d'Arme, a cura di Marco Bazzini e Sergio Risaliti con otto opere, al libro poeticamente dedicate, degli artisti Anselm Kiefer e Emilio Isgrò. Completa la mostra il docufilm, con immagini spettacolari e tragiche, mai viste prima in Italia, con cui Giuseppe Fantacci documentò e mostro, soprattutto in America, la ferita di Firenze. Maurizio Costanzo Pagina 201 Il z✓r✓r f✓,✓r✓ir✓%r, 2 1 /1 Qi ir, r r ✓c ; ✓r' 11 ,✓„' i /',✓., 4 2 '/ i ; Nir✓ ' , ï✓G Alluvioni in Toscana Pagina 202 i MOLTISSIME INIZIATIVE MESSE IN CAMPO DAL NOSTRO GIORNALE PER RICORDARE I CINQUANTANNI DAL DEVASTANTE DILUVIO n 1u n n raccorio pieno cii messaggi oco dï squadra vince sempre» Così il presidente della di UMBERTO TOMBARI* SEMBRA quasi un film l'originalissimo testo di Luciano Bausi che la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, in collaborazione con La Nazione, offre ai fiorentini in occasione del50° anniversario dell'alluvione. Tra le tante proposte e iniziative promosse per la ricorrenza abbiamo voluto privilegiare questo libro perché siamo rimasti colpiti dalla sua efficacia, rimasta intatta dopo 29 anni. Il ritmo incalzante, direi quasi giornalistico, ci fa sentire protagonisti assieme all'autore di quelle 24 ore così drammatiche. STATO davvero molto bravo il Senatore Bausi ad aver saputo armonizzare le sue indubbie qualità di uomo, politico, amministratore, servitore dello Stato, con la sua penna fine e arguta, capace di fermare, con tratti veloci e mai po- !a G, y' r;' í,/,,,d zï e Ente Cassa presenta il vol lemici, un momento tra i più dolorosi della nostra storia recente. Nell'incedere del racconto sono infatti racchiusi messaggi e significati che ritengo ancora attuali, soprattutto per le nuove generazioni e, non ultimi, gli amministratori di oggi. 4 j Umberto Tombari, presidente Fondazione Cassa di Risparmio ✓ Il primo è un richiamo forte e intenso al gioco di squadra e ai risultati formidabili che possono scaturire da un comune agire; il secondo è un invito ai responsabili delle istituzioni e degli organismi preposti alla tutela del territorio perché compiano con sollecitudine gli atti necessari per la definitiva messa in sicurezza del nostro fiume; il terzo è la rinnovata consapevolezza di quanto Firenze sia cara al mondo, ieri come oggi. MA C'E un quarto messaggio non meno importante. Ed è il valore della memoria che è fondamentale per comprendere meglio il tempo di oggi. Lo spiega lo stesso Bausi nelle ultime righe del volume motivando il suo lavoro: "lo scopo di queste note è mantenere viva la memoria delle cose e degli uomini per chi, allora non era nato e per chi, già uomo, se ne fosse dimenticato". * Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze ;%h ,' di'„" Ÿ % ,'; ,ïï% dat fango» Oggi dalle 9 all'Accademia dei Georgofili si svolgerà il convegno : "Anno 1966. 50 anni di innovazioni in meteorolog ia", organizzato da Lamma , Regione, Cnr, Progetto Firenze 2016 con Ordine dei Geologi. Alluvioni in Toscana Domani alle 11,30 il cardinale Betori presiederà una solenne concelebrazione nella basilica di Santa Croce. Diretta dalle 11,15 su Tv Prato sul canale 74 del digitale terrestre. «Firenze 1966. L'alluvione. Risorgere dal fango » è bel il libro di Franco M ariani e Mattia Lattanzi, edita da Giunti con testimonianze e documenti . Si trova in edicola al prezzo i 9,90 euro Pagina 203 al, PI, bil ic Domani in scena al Teatro N iccolini alle 20 ,30 la prima di «Sotto una gran piova» in diretta da Rai Radio 3. Ospite d'onore della serata Antonello Venditti (in rappresentanza degli Angeli del fango ). Repliche il 5 alle 17,30 e alle 21. Ingresso g ratuito , prenotazioni su www.teatrodellatoscana.it. Un bimbo aiutato dai militari dell'esercito durante le fasi concitate dei soccorsi nelle ore succesive all'inondazione Alluvioni in Toscana Il libro o g gi in regalo ricorda il valore della me m oria e la necessità di curare la nostra natura Pagina 204 alluvione sacco ai suoi articoli uscivano eiiozïonï Marraccini firmò reportage straordinari. E fu allievo di Bianciardi «PER ME e per mio fratello Marco Pericle, babbo Omero è stato un amico carissimo, affettuoso e, a distanza di 25 anni dalla morte, lo dico con grande commozione, mi manca e non poco». Così Maurizio Marraccini, titolare della Generali Assicurazioni, nel ricordare, proprio nel giorno che precede il 50° anniversario dall'alluvione, che mise in ginocchio Grosseto e la Maremma, suo padre Omero, un grande giornalista che, pure chi scrive, conosceva molto bene e stimava. Omero Marraccini, figlio di Pericle, capostazione prima di Giuncarico e poi di Montepescali, era nato nel 1934 e cresciuto nelle nostre campagne, tra Gavorrano e Braccagni. Ma fin da bambino non era mai stato attratto dal posto fisso nelle Ferrovie e neppure dalla campagna, nonostante il grande amore per la Natura e la sua Maremma. A 15 anni, quando frequentava il Liceo Classico, alunno di Luciano Bianciardi, iniziò a frequentare la redazione de «Il Telegrafo», prima in Corso Carducci (era al primo piano del palazzo i cui fondi oggi sono occupati dalla Gardenia) poi in via D'Azeglio, nella palazzina dove è sempre stata la Federcaccia. «Sognava di fare il giornalista e nessuno ha mai dubitato, anche tra gli amici del tempo, che ci sarebbe riuscito. Mio padre - dice Maurizio quando si metteva in testa una cosa era difficile che non la ottenesse. Per il giornalismo aveva addirittura un culto particolare, direi una vocazione che gli ha fatto avere grandi risultati sia al Telegrafo che alla Stampa e alla Nazione. Quando parlo oggi con persone che lo hanno conosciuto, ho la grande soddisfazione di sentire parole lusinghiere su mio babbo, commenti che mi inorgogliscono, mi danno i brividi e mi rendono Alluvioni in Toscana Lavorò al Telegrafo, poi alla Sta m pa e a La N azione felice». Nel 1960, Omero diventa caporedattore del Telegrafo a Grosseto, dove rimane per dieci anni: nel 1970 un grande giornale come La Stampa di Torino lo vuole tra i suoi quadri dirigenti, per affidargli la responsabilità della Liguria (e anche di Montecarlo). Sul Telegrafo scrive articoli che lo rendono davvero un personaggio e un riferimento nell'ambiente dei mass media. Rotariano, amicone di Caio Rossi, Vittorio Donatelli, Pilade Rotella, Mauro Mancini, Luciano Bianciardi, Lucio Parigi, ma sono solo esempi, sì distinse nei giorni dell'alluvione per i suoi reportage pieni di affetto per la Maremma e i maremmani ai quali, proprio la mattina del 4 novembre, sulla sua Ford Taunus rossa, mentre tornava da verificare la pericolosità dell'Ombrone, «urlava» di abbandonare i piani terra e mettersi in salvo. Come faceva insomma un altro Omero, il Pucci, detto Naso. «La svolta che cambiò la sua vita dopo il lavoro alla Stampa, e riportò in Toscana il ragazzo di Montepescali, avvenne il 16 novembre 1977, alle 13.55, quando, mentre rientrava nella propria abitazione per il pranzo, il collega Carlo Casalegno fu ucciso in un agguato da parte di un gruppo di fuoco della colonna torinese delle Brigate Rosse». E' Maurizio a raccontare. «Nei giorni successivi fu trovato un covo delle Brigate Rosse con appunti ed elenchi di persone pericolose, da far fuori. Tra queste c'era anche mio padre Omero. Da quel momento, per due anni, dovette uscire armato e mai solo». Poi ebbe la proposta, dalla Nazione, di andare a Firenze con un incarico per Omero entusiasmante, vista la voglia di mettersi sempre in discussione: rilanciare la cronaca di Livorno del quotidiano fiorentino, nato Per m e e m io fratello sempre stato un aico affettuoso e carissi m o Che voleva fare il giornalista lo decise quando aveva 15 anni e tutti sapevano che ce l'avrebbe fatta sul serio nel 1859. Un bell'impegno davvero! «Era il 1980 ed io, che stavo sempre con mamma Franca, sposata nel 1960 - aggiunge Maurizio - avevo 16 anni ed ero già un fan di babbo Omero, come mio fratello Marco Pericle». A Livorno Omero si trovò benissimo ed ebbe ottimi risultati tanto è vero che nel 1986 a cercarlo, fu «addirittura» La Repubblica per affidargli la responsabilità di Firenze dove il giornale era appena giunto in edicola. Omero era contento, orgoglioso, ma nel luglio dello stesso anno, poco dopo la notizia, fu colpito da un ictus leggero che lo fece però rinunciare al nuovo incarico. Continuò comunque a lavorare per La Nazione, come inviato speciale, per tutta la costa toscana e a farsi apprezzare come giornalista e come uomo. Nonostante la malattia lo avesse duramente provato. La sua vita finì il primo dicembre del 1991. Purtroppo Maurizio, nel 1995, quattro anni dopo il babbo, perse anche il fratello Marco Pericle, nel marzo, al quale era molto legato e, ad agosto, mamma Franca. Giancarlo Capecchi Pagina 205 PRESTIGIO Omero Marraccini fu una firma di punta occupandosi di temi molto delicati, come le Brigate Rosse Alluvioni in Toscana Pagina 206 Difesa del territorio El' appuntamento di Opificio per le idee L'ASSOCIAZIONE «Opificio delle idee per Grosseto (associazione culturale e sportiva no profit), con il patrocinio del Comune di Grosseto, assessorato alla cultura, a 50 anni dalla tragica alluvione del Fiume Ombrone, organizza il Convegno: «Difesa del territorio in un ambiente delicato come quello della Maremma di Grosseto: i fenomeni climatici e la prevenzione del rischio idrogeologico lungo il corso del Fiume Ombrone e del reticolo idrico grossetano«, e «Per un monumento a Santi Quadalti». La sua realizzazione avviene in collaborazione con l'associazione culturale Braccagni.info, l'associazione di volontariato Palius e l'associazione culturale Volontà Popolare. Sponsor ufficiale dell'evento è: Elettromeccanica Moderna di Grosseto. Appuntamento oggi dalle 16.30 alle 19.30 presso la Sala consiliare del Comune di Grosseto. Alluvioni in Toscana Pagina 207 LI !C .... ... ............ :. ; iiïeaïï `:ïl:ë.lä'# ;:I, . . ...... . ....ä íï4çt:r±M1ëHïÄF . . .... . ........................................... Alluvioni in Toscana Pagina 208 f' LA PRIM IL PULLMAN DA LIVORNO PARTI ALLE PRIME LUCI DELL'ALBA PER RAGGIUNGERE AL PIÙ PRESTO LA CITTÀ DI FIRENZE «LA PRIMA IMMAGINE FORTE FU QUELLA DI UN PARCHEGGIO DOVE C'ERANO LE AUTO AMMASSATE DAL FANGO» br -T «TUTTO IL GIORNO A SALVARE I LIBRI, MIGLIAIA DI VOLUMI, RICORDO BENE CHE CI VACCINARONO CONTRO IL TIFO» ® en angkj osI ricordo l'alluvione dï Firenze» li l lmedico di ®famiglia di MICHELA BERTI - LIVORNO - BATTE sempre forte il cuore di Enrico Bianchi alla vigilia del 4 novembre. Cinquant'anni fa Firenze fu scenario di uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia che provocò enormi danni al capoluogo toscano. «Ricordo che il 4 novembre del 1966 dovevo andare a fare un volo a Pisa - ci racconta Enrico Bianchi, noto medico di famiglia livornese - perché c'era una manifestazione promozionale. Dovevo andare a San Giusto con il pullman per volare su un 0119, ma a Livorno veniava giù il mondo e rimasi a casa». Poi ci fu l'alluvione. Bianchi era al tempo un giovane liceale, 16 anni e mezzo e frequentava la prima liceo classico. Ricorda che la Provincia lanciò l'appello, se qualcuno voleva andare a Firenze a dare una mano... E il braccio di Enrico Bianchi si alzò. «ACCETTAI - dice - e partimmo qualche giorno dopo l'alluvione. Eravamo una quarantina, io ero il più giovane». Partenza all'alba per arrivare prestissimo. «Due i ricordi nitidi, chiudo gli occhi e vedo queste scene - racconta Bianchi - prima di entrare in città c'era un parcheggio sotto il livello della strada, in fondo auto mischiate a fango, un groviglio «La Provincia chiese chi era disponibile a dare una mano» Alluvioni in Toscana i pï i 'eo Bianchì al tempo era studente del classico bolico». Poi la seconda immagine forte che catturò lo sguardo dell'allora sedicenne, fu sul lungomare Vespucci nei pressi dell'Ambasciata Americana: «Letti e materassi dei numerosi alberghi della zona galleggiavano per strada. The day after». IL VIAGGIO di Bianchi approdò alla biblioteca nazionale. «Ero arrampicato su una scala e ricevevo questi grandi libri resi pesantissimi dal fango - dice il medico - li passavo a quello che stava sopra di me. Tutto il giorno a salvare i libri, migliaia di volumi. Ricordo bene che ci vaccinarono contro il tifo». Poi la sera, verso le venti, il pullman ripartì alla volta di Livorno. «Ero tanto stanco, mi addormentai dopo pochi minuti per risvegliarmi in piazza civica. Ero una maschera di fango». Il giorno dopo il giovane volontario tornò sui banchi di scuola, nonostante la stanchezza. «La mitica professoressa di latino e greco Giordanengo si complimentò con me per la disponibilità e l'esperienza fatta ma, aggiunse, `ora è meglio che tu resti a scuola per non rimanere indietro!». La memoria nitida di una esperienza profonda: «Dimenticavo... ad un certo punto, mentre stavamo rimuovendo i libri dagli scaffali, sentimmò un grosso boato provenire dal chiosco. Era stata trovata un'anguilla nel cuore della biblioteca!». «L 1-TI e m aterassi dei n um erosi alberg hi della zona g allegg iavano per strada . The day after» «SENT , MM O un boato provenire dal chiosco. Era stata trovata un'an g uilla nella biblioteca» i/. RUCLO Enrico Bianchi noto medico di famiglia Sono ancora fresche leimmagini di quei giorni drammatici per la Toscana Pagina 209 ... ' - 'wW , kC 1 ` , ,... — il , iIA. Alluvioni in Toscana Pagina 210 ÑQ Óf¡Q[.--. Alluvioni in Toscana Pagina 211 LA PROSSIMA SETTIMANA IL DEBUTTO DEL PRIMO PADIGLIONE fronti ad ammirare le Antiche Navi PRIMA ci sarà l'apertura straordinaria del camminamento in quota delle mura - questo week end - poi i riflettori si accenderanno tutti sulle Antiche Navi. La settimana decisiva per il debutto dell'atteso Museo sarà, infatti, non questa (come era stato ipotizzato in prima battuta per rimanere sull 'onda delle celebrazioni dell'alluvione del '66 visto e considerato che anche le navi romane furono sommerse dall'acqua) ma la prossima, proprio per lasciare tutto il `palcoscenico ' al restauro della mura . Entro pochi giorni sarà, quindi, programmata l'anteprima per stampa a addetti ai lavori e poi le visiste guidate (che saranno gestite dalla cooperativa «Archeologia» che si è occupata del restauro e del montaggio dei relitti sotto la direzione dell'archeologo Andrea Camilli) al primo padiglione del museo in allestimento agli Arsenali Medicei in lungarno Simonelli . Ad aprire le sue porte sarà di fatto un quarto del futuro museo che - una volta concluso e serviranno almeno altri due anni occuperà uno spazio di 4.800 metri quadrati . Saranno quattro le navi che pisani e turisti potranno ammirare: la nave A ovvero la prima rinvenuta nel porto sepolto a San Rossore , lunga 18 metri e risalente Alluvioni in Toscana al II secolo dopo Cristo; la F e la I, del I e del IV-V secolo dopo Cristo, e infine la D, 11 metri di scafo e risalente al VI secolo Dopo Cristo. Tra qualche mese comparirà anche l'Alkedo, barca fluviale lunga 14 metri che è stata rinvenuta ormeggiata ad un palo con una cima . Questa la prima tranche di reperti, cui poi si aggiungeranno tutti gli altri a ricostruire e testimoniare una scoperta fin da subito definita come eccezionale. Avvenuta nel dicembre 1998 durante i lavori di scavo per la costruzione del centro direzionale delle ferrovie, ha infatti portato alla luce, nel corso degli anni, i resti di almeno 30 tra imbarcazioni e barchini fluviali, ed una quantità sorprendente di reperti di straordinario valore archeologico . Anfore, ceramiche di varia tipologia e provenienza , vasi in vetro, strumenti di bordo, reti , nasse e strumenti per la pesca, calzature, oggetti di uso quotidiano , monete, gioielli, resti umani e ossa di animali domestici ed esotici sono arrivati a noi in uno stato di perfetta conservazione grazie alle particolari condizioni di giacitura anaerobica. Una vera e propria «Pompei del Mare» per la quale, adesso, inizia un altro suggestivo viaggio. Pagina 212 I Alluvioni in Toscana Pagina 213 r._-ÌI L,,F . I I 'I1' .. . . . I..: -. . . ' . . II .. .. ! [ .. . .. , , _ . . _ . _ ' . _ . . . . . I . . . Er , 7 Alluvioni in Toscana Pagina 214 L ' alluvione ' 66 tra foto , ricordi etes' e IL RICORDO dell'alluvione del 1966 a Santa Maria a Monte sarà in due iniziative in programma domani, 4 novembre, il giorno dell'«apocalisse in Toscana», come titolava un giornale mezzo secolo fa. Alle 18, nella sala consiliare del Comune in piazza della Vittoria, presentazione e apertura della mostra documentaria e fotografica che rimarrà aperta per tutto novembre. Intervengono la sindaca Ilaria Parrella, Michela Molitierno della Rete archivistica, Patrizia Marchetti, archivista associazione Eumazio di Santa Maria a Monte e Roberto Cerri, coordinatore della Rete Bibliolandia. Verranno proiettate immagini dei giorni dell'alluvione e interviste ai testimoni. Sempre a Santa Maria a Monte, alle 21,30, alle Cantine Tancredi in via Carducci, l'associazione Storie Locali organizza la ravola rotonda «Ricordando l'alluvione 1966» con la presenza di un testimone eccezionale, don Giampiero Taddei, cappellano di Santa Maria a Monte nel 1966 quando parroco della Collegiata era il canonico Lelio Mannari. Alberto Fausto Vanni ha trovato nel suo archivio foto e un ritaglio del giornale La Domenica dove don Mannari raccontava dell'alluvione e di quanto fatto da lui e dal «suo» cappellano. Valdo Mori, attore di teatro e cultore di cose del passato, leggerà alcune pagine tratte dal libro di Riccardo Cardellicchio «La ballata dell'Arno». Alluvioni in Toscana Pagina 215 IN COLLABORAZIONE COL « CATTANEO» , In classe am»vano i no per parlare di quel 4 novembre QUATTRO classi coinvolte in approfondimenti in aula e intervista con i «nonni» della casa di risposo di San Miniato che hanno ricordi nitidi di quello che accade mezzo secolo fa. Per la ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell'alluvione il Comune, in collaborazione con il Cattaneo , la Protezione Civïle e la Rsa Del Campana -Guazzesi ha creato un percorso didattico-formativo. «L'obiettivo è far riflettere i ragazzi sul tema della sicurezza idraulica - spiega l'assessore Rossi -, per comprendere quali sono le problematiche e le strategie da adottare . Insieme a questo, volevamo sviluppare la memoria di un evento che ha segnato profondamente il nostro territorio, mostrare Alluvioni in Toscana quanto è stato fatto dal 1966 ad oggi per garantire la sicurezza e insieme far conoscere l'organizzazione di un sistema complesso ed efficiente come quello della Protezione Civile». La geologa del Comune Monica Salvadori ha sottolineato l'importanza di questa esperienza sia per l'amministrazione sia per gli alunni che hanno unito la didattica all'esperienza sul campo. Lunedì dalle 9, al Cattaneo, saranno presentati i risultati di questo percorso, in occasione del convegno 1966-2016 Verso la sicurezza del nostro territorio, durante il quale sarà possibile visionare il video realizzato da Daniele Benvenuti con le testimonianze degli ospiti della Rsa che, hanno raccontato quel novembre di 50 anni fa. Interverranno anche l'Autorità di Bacino dell'Arno, la scuola di ingegneria dell'Università di Pisa, la Regione Toscana, il Comune di San Miniato con i geologi che hanno tenuto delle lezioni-incontro con i ragazzi dell'istituto, il Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno e l'istituto Irta Leonardo. C.B. Pagina 216 Va L de ra Muvìone : tantì .eventí per neordarla Alluvioni in Toscana Pagina 217 - MANIFESTAZIONE DEDI CATA ALL'ALLUVIONE e e e «Si getta R germoglio nei più piccoli sperando che un giorno possano svilupparsi nuovi volontari» asbuLI unite Fer ricordare 1 «i drammatici giorni» E' UNA LINEA retta, un'autostrada della storia quella che collega l'alluvione di Ponsacco del 1966 con le celebrazioni che la cittadina del Mobile ha allestito per non dimenticare quei drammatici momenti. Un legame profondo che affonda le radici nella memoria dei nonni per sfociare nei recenti ricordi di chi, solo pochi mesi fa, ha subito il tremendo umore dei fiumi ponsacchini. Ecco allora che il Comune, e le più forti realtà sociali, hanno deciso di fare gioco di squadra. Amministrazione, istituto Niccolini, Misericordia, Pubblica Assistenza, Vab e Terza Età daranno vita a momenti toccanti ma anche di crescita collettiva. «Si inizia venerdì alle ore 17 - spiega la sindaca Francesca Brogi - al teatro Odeon dove sarà inaugurata una mostra fotografica che si snoda dall'alluvione del 1966 fino ai giorni nostri». Un lungo lavoro di ricerca di Benozzo Gianetti, rettore dell'Università della Terza Età, ed Elena Stefanini della Pubblica Assistenza. «Passiamo dagli scatti in bianco e nero del 1966 - spiega Stefanini - a quelli a colori dell'ultima alluvione. Un intenso percorso attraverso immagini». Che resterà aperto fino a domenica 13 novembre. «I bambini delle scuole elementari - argomenta l'assessore all'ambiente Emanuele Turini - visiteranno la mostra venerdì mattina. Poi i ragazzi delle medie, sabato 12, si daranno appuntamento in piazza della kwuulu e H%95i7R e e e e e e e Repubblica con i volontari della Protezione Civile per alcune lezioni pratiche». Aldo De Filippi e Sandro Riccetti della Misericordia fanno notare: «Come sia bello che tutte le associazioni collaborino insieme per portare un messaggio alle nuove leve». Dalla Vab, Cristiano Bendinelli sottolinea: «l'onore di insegnare ai ragazzi come opera la protezione civile». «Ma senza mai dimenticare che la protezione civile spetta a ciascun cittadino - chiosa Bellarmino Bellucci, presidente della Pubblica assistenza - Alle istituzioni, tuttavia, spetta il compito di pianificare anche dal punto di vista della sicurezza un futuro responsabile». Saverio Bargagna 1 protagonisti di questa iniziativa rivolta ai giovani studenti Alluvioni in Toscana Pagina 218 IN MEMORIA dell'alluvione di cinquant'anni fa, sabato alle 11.30, il sindaco Matteo Biffoni apporrà una targa commemorativa di quanto accadde a Tavola e nel sud della città, in via Braga all'ex casa del fascio di Tavola ella ci «L 'altra ferita e invasa thil' acqua zò e riuscì a essere di Muto alluvi one »: oggi L'ALLUVIONE della nostra terra, delle frazioni a sud del territorio di Prato, raccontata attraverso documenti, testimonianze e fotografie. Oggi alle 18 nel sala del consiglio del palazzo comunale sarà presentato il libro «L'altra alluvione. Il 4 novembre 1966 a Prato, Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa e Quarrata» curato da Aurora Castellani con la prefazione del sindaco Matteo Biffoni e il contributo del direttore del museo di scienze planetarie di Prato, il geologo Marco Morelli. In oltre 200 pagine sono raccolte un centinaio di foto scattate in quei giorni assieme a documenti inediti, alle testimonianze di chi c'era e ha visto. E' il racconto di una città ferita, ma che sa rialzarsi; di una città forte e generosa, pronta a sostenere chi ha bisogno. Un libro come memoria di una comunità che si mosse con slancio e coraggio alimentando una mobilitazione senza sosta. RACCONTA Castellani che in poche ore tutto fino al primo piano è sommerso dall'acqua: «abitazioni, negozi, stanzoni, magazzini, fondi artigiani, campi, stalle». Gli abitanti mancano di tutto. Sono fatti evacuare e riforniti dei generi di prima necessità. C'è tanto da fare e lo si fa senza indugi. «C'è urgenza di riparare l'argine dell'Ombrone frantumato dalla furia delle acque» e ci sono «moltissime carogne di animali da distruggere per non correre il rischio di un'epidemia». E' tutta una città che si mobilita e mette Alluvioni in Toscana presentazione del libro a l in moto una macchina organizzativa efficace «senza lasciare niente al caso - si legge nel libro - con grande senso di responsabilità e soprattutto generosità, solidarietà e coesione tra tutte le forze politiche e associative della città». I centri di raccolta delle merci si moltiplicano. Il coordinamento attivato dal Comune si intreccia con il lavoro sul campo fatto dai volontari. Di interesse i documenti originali recuperati dalla curatrice de «L'altra alluvione» nel grande archivio del Comune. Quando per il consiglio comunale del 25 novembre sarà presentata una relazione dettagliata, è dura la conta dei danni: «Sono state allegate n.50 strade, famiglie interessate 995 per 4.407 persone Sono state danneggiate dall'alluvione oltre 400 ditte artigiane tessili del comprensorio pratese di cui oltre 200 nel Comune. Sono state danneggiate oltre 150 ditte di altro genere». Le aziende commerciali sono in ginocchio. Più di 160 quelle fuori uso. Ad avere la peggio sono i contadini, 300 famiglie. «I danni sono incalcolabili anche per le ripercussioni che si potranno avere in futuro», riporta il documento. A cinquant'anni da questo disastro, scrive il sindaco nella prefazione, il libro di Castellani «rende giustizia di quel che accadde, di ciò che gli abitanti colpiti dovettero soffrire, di chi venne loro in soccorso per alleviare il disagio e il dolore». Prato seppe alzare la testa e lottare. «I cittadini colpiti non si scoraggiarono». E corsero dove c'era bisogno. Marilena Chiti Ste z I soccorsi cinquant'anni fa a Tavola, una delle zone più colpite dall'alluvione Foto Ronfogn, Archivio Comune I a 110 In palazzo co m unale il ricordo di quei g iorni con documenti e i mmag ini Pagina 219 santa messa da Santa Croce sara'' su v Prato IN DIRETTA su Tv Prato da Santa Croce a Firenze la Messa per il 50 anni dell'alluvione. Un luogo, più di ogni altro, rappresenta il simbolo dell'alluvione che 50 anni fa colpì Firenze e la piana: è la Basilica di Santa Croce a Firenze. Qui cadde, nell'acqua che stava devastando la chiesa, il celebre Crocifisso di Cimabue, miracolosamente salvato da un lunghissimo restauro, seppur rovinato in più parti. E così proprio in quella chiesa, tra le più belle d'Italia e del mondo, domani, a distanza di mezzo secolo da quella tragedia, si terranno le commemorazioni ufficiali. Al mattino, alle 11,30 il Cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze, presiederà una solenne concelebrazione c che vedrà la presenza di numerosi vescovi, toscani e non, tra cui alcuni che, da studenti, cinquant'anni fa si precipitarono a Firenze come angeli del fango'. Concelebrerà anche il vescovo di Prato Franco Agostinelli. La Messa sarà trasmessa in diretta, a partire dalle 11,15, da Tv Prato sul canale 74 del digitale terrestre, in streaming su tvprato.it e sulla propria ap Il commento sarà a cura de direttore del settimanale Toscana Oggi Andrea Fagioli, insieme a Riccardo Bigi. replica venerdì alle 23,40 e sabato 5 novembre alle 14, sempre sul canale 74 del digitale terrestre. Alluvioni in Toscana Pagina 220 Firenze, 50 i fa Foto rid r i E « idi miei» La Querce DOMANI ai circolo I Risorti a cura del gruppo «Passeggiate fra storia e natura» alle 21.30 serata in ricordo dell'alluvione di Firenze del 1966. Saranno proiettati una serie di filmati con Richard Burton e alcune scene di «Amici miei», immagini dei primi giorni dell'alluvione e di documenti storici . 1 partecipanti potranno raccontare i ricordi di quei giorni drammatici. Serata a cura di Fabrizio Traliori. Ingresso libero Alluvioni in Toscana Pagina 221 l p:Ca.sä;.áëf";Ciriëiï wwwwFi;..ërïiätä; ç; ï:ttïp ..... ....:...:.:::.. . .....::..:.:::..: ;:: : C¡::i± Mr tBeüü+;. Alluvioni in Toscana Pagina 222 basa italia 0 D' 0 elis, capo orsi dï pa1zï» ll' . it ® dì missione: 4 miliardi all'anno per 30 anní BOLOGNA N ELLE STA NZE di Palazzo Chigi, tra gli uffici del sottosegretario De Vincenti, del rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone, che guida il team di tecnici per la rivoluzione nell'edilizia nelle aree a rischio sismico, e delle due strutture di missione che si occupano di cantieri contro frane e alluvioni, si lavora alla costruzione di Casa Italia, il nuovo dipartimento voluto dal premier Renzi che dovrà occuparsi di prevenzione dai grandi rischi naturali. A rivelare le cifre e la filosofia del dipartimento, è il capo di Italiasicura, Erasmo D'Angelis. Che domani a Palazzo Vecchio, condurrà il raduno degli «angeli del fango», i volontari che salvarono Firenze dopo l'alluvione del 1966. Non rischiate la retorica sugli angeli del fa ngo, mentre crollano case e paesi peri terremoti? «Ci sarà anche un po' di retorica replica D'Angelis - è inevitabile. Ma stavolta i tanti che arriveranno troveranno almeno i cantieri aper- « n'ecato be in un secolo Peri terremoti 170 ila morti E 6 miliardi spesi ogni anno» Alluvioni in Toscana ti i numeri del piatto ti per le opere strutturali. E il progetto Casa Italia che cambierà l'approccio alle catastrofi». Con Cosa Italia il governo riuscirà a creare una struttu ra permanente per la prevenzio- Cinquant'anni fa l'Italia scopri la "meglio gioventù", ma facciamo ancorai conti con alluvioni, macerie e morti. Perché passiamo da un'emergenza all'altra? «Casa Italia non è uno slogan ma un cambiamento radicale per tutto lo Stato. Dall'attesa passiva della prossima scossa o della prossima alluvione, passiamo alla prevenzione strutturale con una reazione di difesa e un progetto di lunga durata. Casa Italia è pensata per durare oltre i governi, con investimenti in grado di mobilitare, già con questa legge di bilancio, risorse per 4-5 miliardi l'anno. Non c'è la bacchetta magica ma ci saranno anni di cantieri e incentivi fiscali, bonus anche condominiali per raf- «Perché siamo stati campioni mondiali di annunci e promesse. Abbiamo alle spalle una vera ecatombe: 170 mila vittime per i terremoti dal 1908, 5.800 per le piene dei fiumi negli ultimi 40 anni. E una spesa, dal dopoguerra ad oggi, con la sola logica emergenziale, pari a 3,5 miliardi di euro in media all'anno, per riparare e risarcire dopo alluvioni e frane. Più altri 2,5 miliardi per le ricostruzioni e i risarcimenti dopo i terremoti. Un esborso record di 6 miliardi l'anno solo per pagare i danni, dopo aver chiuso cinicamente gli occhi sulla sicurezza». Siamo sempre tutti alluvionati o terremotati per pochi gior ni, i tutto torna come prima.... «E' sempre andata così, salvo casi positivi di ricostruzioni dopo terremoti. Nella storia di una comunità ci sono momenti in cui bisogna far tesoro degli errori e voltare pagina. Prima abbandoniamo, come dice Renzo Piano, il terreno oscuro e medioevale del fatalismo, meglio è. Basta con questo orgoglioso paradosso di essere arrivati primi sulle soluzioni tecniche e le tecnologie fin dai tempi dei Romani, passando da Leonardo e dai più grandi scienziati e sismologi del mondo. Abbiamo il copyright della difesa da ogni pericolo, l'ingegneria per l'edilizia sicura è nata in Italia, le mappe sismiche le abbiamo inventate noi. Ma abbiamo lavorato per la sicurezza del Giappone o della California, non della nostra». l bonus sisma per case e condomini, ai 1 progetti di Piano per edifici più sicuri forzare, ricostruire o rottamare almeno 6 milioni di edifici pubblici e privati, in zone sismiche. Le risorse che il governo mette a disposizione rimborseranno fino all'85% dell'investimento di un intero condominio, per aumentare la sicurezza da un terremoto e mettono fine a ogni alibi». Per trovare 5 miliardi all'anno per più di 20 anni servono strumenti finanziari innovavi. Pensate di va ra re i «terre- Pagina 223 moto bon » come l 'Umbria ,nel 2 2? «E una delle ipotesi allo studio, ma le obbligazioni pluriennali hanno tanti pregi e tanti difetti. La certezza sono le risorse che puntelleranno Casa Italia. E verranno sia dall'Europa, con i fondi e la flessibilità, sia dall'Italia». Quali saranno i pilastri operativi i casa Italia? Sulla sismica sono quelli suggeriti da Renzo Piano, sui quali lavora il professor Azzone. Sono quattro livelli operativi, quattro aree di azione: avere entro gennaio un rating di rischio, un indicatore unico per ogni singolo immobile, pubblico o privato, dettagliato per ogni Comune con la conoscenza del livello di pericolosità sismica, idrogeologica, vulcanica, e di quante persone vivono in questi edifici e aree. Secondo pilastro, la definizione di dieci interventi pilota di messa in sicurezza sismica su dieci tipologie di fabbricati pubblici, sui quali lavora Renzo Piano. L'obiettivo è indicare a progettisti, amministratori pubblici e imprese, dieci buone pratiche da replicare sul territorio al miglior costo possibile. Terzo, quantificare le risorse oltre i piani già avviati (scuole, dissesto, sismabonus). Quarto, la formazione per il personale, le reti di professioni e per le famiglie, a partire dalle scuole e dai luoghi di lavoro. L'obiettivo, epocale, è convincere gli italiani a investire sulla loro sicurezza». Prenli per i Lavori Oltre al 50% del costo dei lavori detraibile, viene introdotto un premio per chi raggiunge miglioramenti antisismici certificati: 70 e 80% per le abitazioni, 75 e 85% per i condomini, con spese di verifica sismica riú2a 'Q i ziiM M I nuovi sisma bonus saranno detraibili in 5 anni, anzichè 10, estesi a zona sismica 3 Tetto di 96miLa euro L'importo massimo è 96.000 euro l'anno, dal 2017 al 2021 Agevolazioni su abitazioni, seconde case e attività produttive. La detrazione sale al 70% se migliora di 1 classe di rischio, all'80% se migliora di 2 classi IL bonus per paganì Un condominio con 10 appartamenti potrà detrarre fino a 960mila euro l'anno. ITALIASICURA Erasmo D'Angelis La novità è che potrà pagare i lavori sulle parti comuni, cedendo il credito spettante per il bonus antisismico alle imprese edili Rw. IL PIAN O S I CU REZZA U n r í:"ti t R ï"x q d l idre' eoio %ÿ3 per t; gni h3o sl o rY"R l á;; rs, o vutu"üí'"i3,""0 ed ff@c do in c v ni comune 6:lieec's int,-,rwenls, ,ir9 »','ra'ti. da Re Y,,,lzo Píano, trii t47íeeí ?,' rflflc'r, >,áít', 'iM pubblici da mettere in sicurezza per indicare buone pratiche da replicare ovunque Aree a maggiore pericolosità 1 cantieri aperti nette città contro il rischio alluviioni Alluvioni in Toscana Quantificare le risorse, m ettendo insie m e il piano anti dissesto, il piano per le scuole e il sisma bonus Formare i professionisti e Le fa miglie, convincere gli italiani a investire sulla sicurezza Pagina 224 Domani riuniti a Palazzo Vecchio pe r riceve re il grazie d etta città Gli 'angeli del fango' protagonisti delle tre giornate fiorentine. Domani si ritroveranno in Palazzo Vecchio per l'omaggio della città con il Capo dello Stato e P sap a ï e e -1 '1 i • L s kw, CL L'ex s indaco di Milano volontario ----atasú7ofr anni ne lla Firenze.fe tita di PAOLA FICHE FIRENZE NE LLA FI RENZE martoriata di quel 5 novembre 1966 il diciassettenne Giuliano Pisapia arrivò in autostop. Aveva trascorso la sera e buona parte della nottata ad ascoltare alla radio e alla televisione le cronache dell'alluvione, la richiesta d'aiuto che la città ferita e sommersa dal fango aveva rivolto al mondo. Quando prese la decisione di partire? «La mattina dopo, davanti ai cancelli del liceo Berchet. Una decisione presa insieme al mio compagno di classe Fabio Sormani. Siamo partiti di nascosto, senza dire niente ai nostri genitori». Una fuga? «Non avrebbero capito. Ci avrebbero detto di non andare. Tornammo a casa solo per prendere un maglione, un ricambio, scarpe pesanti. E poi siamo andati all'ingresso dell'autostrada del Sole. Avevamo un cartello con scritto `Firenze' e ci prese in macchina quasi subito proprio un fiorentino che stava rientrando a casa». La prima i agine appena arrivati? «Fango. Ovunque. Fino ai primi piani delle case. Ci dettero una pa- Alluvioni in Toscana F i/s,, °;!,i„„ 4ST A Giuliano Pisapia, ex sindaco di Mano (Newpress) Lavoravam o tanto, m a eravam o sem pre tutti insie me. Solo così uccide mm o l' a ng oscia la e un paio di stivali di gomma e abbiamo cominciato subito a spalare, a pulire. Ad aiutare chi voleva ripulire la casa, il negozio». Poi però vi hanno dìrottati sulla Biblioteca Nazìonale? «Sì. Il giorno dopo fu un vigile urbano a chiederci di andare lì. Tutti i giovani che arrivavano da fuori venivano indirizzati alla Nazionale. C'erano così tanti libri da tirare fuori dal fango». Eravate in tanti? «All'inizio no. Ma, già nei giorni successivi, arrivarono molti giovani anche stranieri». Durante un'esperie nza così forte sono nate amicizie, rapporti? «No. In realtà no. Eravamo molto impegnati nel nostro lavoro. A parte l'amico col quale ero partito, non ho più incontrato nessuno». Pagina 225 Dove dormivate? «Ci offrì ospitalità una signora che ci vide lavorare. Abitava da sola, ma ci dette subito una mano. E poi con lei e i suoi amici e vicini di casa abbiamo condiviso quel pezzetto delle nostre vite. Era come se ci conoscessimo da sempre». lo e u n io am ico pa rt i mm o di nascosto senza dire nulla ai nostri genitori Quanto tempo siete ri masti? «Una settimana, poco più. La mattina aiutavamo la gente nelle strade e nel pomeriggio andavamo alla Nazionale». Che cosa facevate esatta mente? «Tante cose. Ma ne ricordo una in particolare. Il primo giorno ci avevano chiesto di mettere della carta copiativa fra le pagine dei libri antichi infangati per cercare di asciugarle. Poi arrivò un esperto, un inglese, se ricordo bene». allora? «Ci disse che così avremmo finito col danneggiare ulteriormente i libri e ci insegnò il metodo giusto perché la stampa e i colori antichi non andassero perduti». Cinquant'anni dopo il volontariato è meno improvvisato. «Oggi c'è un'organizzazione sull'emergenza, sia dal punto di vista umano che tecnico, molto più efficiente. La protezione civile parte da tutta Italia e ha una organizzazione capillare. Allora non c'era niente di tutto questo». L'entusiasmo e lo slancio di quegli anni è perduto? «No, non credo. Oggi i volontari possono essere utili in un periodo successivo quando c'è minor pericolo. L'emergenza e i disagi per chi oggi è vittima del terremoto, per esempio, andrà avanti a lungo. E i volontari possono fare molto». Che cosa le è rimasto dentro di quella esperienza nel fango fiorentino? «Lo spirito di accoglienza della città. Lavoravamo tanto, ma eravamo sempre tutti insieme. Parlando riuscivamo a far passare l'angoscia per tutta quella distruzione che avevamo intorno». a Firenze quanto tempo dopo è tornato? «Dopo l'Università. Nel 1966 il concetto di bellezza della città non poteva entrare nel cuore e nella mente. Lavoravamo fianco a fianco con chi era in difficoltà. Quando sono tornato invece ho visto per la prima volta una città bellissima». PW11i%i,rd/1Tb. v7/,, e< ®0p Af mr 1A àrj de i ospedaLe ben i cuLturat i» 1 Firenze si candida a diventare un vero e proprio « Ospedale dei B eni Culturali ». E' la proposta lanciata dal sindaco di Firenze , Dario Nardella alla conferenza internazionale 'Unity in Dìversíty'con 60 pri m i cittadini i tutto il mondo . Nardella ha indicato come «ospedale » dell'arte o COpificio delle Pietre dure «divenuta dopo l'alluvione del 1966 un 'eccellenza universalmente riconosciuta , nel restauro con le competenze e le tecnologie più avanzate» Ci offrì ospitalità una si g nora che viveva da sola . Ci vide lavorare e ci dette subito una mano —_*1 A-_ _,-« AL LAVORO Gli «angeli del fango» lavorano per ripulire le strade di Firenze dopo la tragica alluvione di venerdì 4 novembre 1966 (Pressphoto) Alluvioni in Toscana Pagina 226 g eazione `interrotta aurosi iasi mc l p : u r _2_ ïbï mv ï segnò in man iera indeleb ile an che ch i era appena nato FIRENZE QUAND O eravamo piccoli ci dicevano `eh, voi vi ha portato l'alluvione'. Perché eravamo nati a Firenze nel 1966, ed era non dico un privilegio ma un segno di distinzione, in un mondo di bambini in cui ogni bambino ha il diritto, se non l'intima speranza, di sentirsi speciale. Di essere speciale. Essere nata a Firenze proprio nell'anno dell'alluvione è stato il mio lasciapassare verso i confini dell'eccezionalità per tantissimo tempo: in famiglia eri uno rigorosamente alla pari degli altri, tra fratelli, e sempre un passo indietro, cento passi indietro, dinnanzi ai genitori. A scuola figuriamoci: l'eccezionalità della classe di appartenenza si stemperava giorno dopo giorno, anno dopo anno, nella modestia dei destini comuni di una trentina di alunni, piccole vittorie quotidiane su se stessi, sempre meno importanti, piccole abissali solitudini, sempre più condivise. Ma da solo, di fronte a chi all'improvviso ricordava quell'anno, il '66, l'anno in cui uno era nato a Firenze, ecco che quell'assurdo brivido di orgoglio affiorava: sì, avevo quattro mesi, « Quando eravamo piccoli ci dicevano se mpre 'eh, a voi vi ha portato l'alluvione...'» L'orgoglio di una data speciale e la sensazione di poter affrontare qualsiasi a ersità sì è stata dura per me, perché mia madre non mi allattava, usava il latte artificiale e con l'alluvione non ce n'era più, e rischiavo di morire ma il nonno - il nonno partigiano - lo andò a cercare fuori Firenze, e lo trovò, e lo portò alla mia mamma, e io adesso sono qui. SE C'è una cosa che mi sono portata addosso, dentro di me, perché sono nata a Firenze a luglio nell'anno dell'alluvione, e vivevo qui in quel novembre di cinquant'anni fa, è la certezza - profondamente radicata in tutta me stessa - che si può essere interrot- ti. Fin da piccoli, piccolissimi. Possiamo essere interrotti. Ti stanno allattando col latte artificiale, arriva l'alluvione che ne disperde disponibilità e scorte, finisce che in realtà è solo un caso che tu ce la faccia. E' in un certo senso, soprattutto per un bambino, tutto molto bello, molto drammatico perché eccezionalmente avventuroso. E appunto ti rende speciale, porca miseria, ti rende unico. Inizia a essere peggio man mano che cresci: a poco a poco ti dividi in due persone. La persona, ancora un po' bambina che, ricca dell'esperienza da sopravvissuta a una simile avventura, pensa di es- Trai fiorentini nati nell'anno dell'alluvione anche lo scrittore E nzo F ileno Carabba, autore 'i ro m anzi e racconti noir' e fantastici Trai 'vip' venuti al m ondo 50 anni fa il p ug ile M ike Tyson , il campione di sci Alberto To m ba e la rockstar Jovanotti (ori g inaria di Cortona) IL Latte iiciate non si trovava più e La sua «Mia madre non mi allattava e usava il latte artificiale, ma l'alluvione interruppe all'improvviso i rifornimenti. Rischiai di morire, poi il nonno ne trovò un po'...» «So che siamo la bellezza perfetta e l'oscurità terribile di questa città So che siamo fragili, molto fragili. Ma in qualche modo, forse, anche invincibili» Alluvioni in Toscana Le bettezza i una cdttà ri ` rri i Pagina 227 sere comunque in grado di sopravvivere a tutto. E contemporaneamente la persona che ha paura. Ha paura che sempre, in ogni momento, possa essere interrotta. Perché lo sa, che può succedere. nauqCiw s4 PI è logico, va da sé che le due persone in qualche modo, con la vita che va avanti, imparino a convivere. Talvolta prende il sopravvento una delle due, ma invecchiare sicuramente ridimensiona entrambe. Arrivi a chiederti se quei racconti che hanno alimentato dentro di te la Chiara Rambo e la Chiara Tennesse Williams siano poi così veri, cerchi risposte che purtroppo però nessuno è più in grado di darti, cinquant' anni dopo. E i fatti, la verità non sono alla fine meno reali - nella costruzione di una persona - dei ricordi, dei racconti dei cari e di chi per loro. Le risposte te le puoi dare solo tu: che persona sono, adesso? Quali certezze di invincibilità, quali ansie di debolezza posso trasmettere a chi mi sta accanto? Io una risposta sola, univoca, non ce l'ho. So che siamo il fiume che corriamo a vedere ogni volta che piove un po' di più, e poi ce ne dimentichiamo quando c'è il sole. So che siamo la bellezza perfetta e l'oscurità terribile di questa città. So che siamo fragili, molto fragili. Ma in qualche modo, forse, anche invincibili. ; í;ic c Y G a M, aá' a WIM La mostra sarà inaugurata domani 4 novembre dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e aperta al pubblico da dopodomani alle 12. Sabato in mattinata la mostra sarà presentata alle istituzioni nazionali e fiorentine «L'Arno straripa a Firenze» è il titolo della mostra documentaria che La Nazione ha allestito in occasione del cinquantenario dell'alluvione Sarà visitabile a ingresso libero da sabato alle 12 alle 18 del 19 novembre inperta fino La mostra si aprirà nell'auditorium Attilio Monti, nella sede fiorentina de La Nazione . L'ingresso è da via Paolieri. Gli orari di apertura sono dal lunedì al sabato dalle ore 9 ,30 alle 12,30 e dalle ore 15 alle 18 La chiusura sabato 19 La mostra, fondata sulle cronache che La Nazione pubblicò nel novembre 1966 è la raccolta più grande mai messa a disposizione della collettività di foto, video e giornali sull'alluvione che colpì Firenze e la Toscana INDIFESO 1 bambini , loro malgrado, furono coinvolti nel dramma dell'alluvione del 1966 Alluvioni in Toscana Pagina 228 Sisma e urne, Remi tomen c'è chi spera nel iïcor dï Onïda L.J Se sse ragione al giUflsta, la consultazione potrebbe slittare Cotte Ettore Maria Colo m bo ROMA ZIA I di ogni ordine e grado giurano, perfettamente in linea con le parole del premier, che «l'ipotesi di spostamento del referendum non esiste, punto». Insolnma,l'uscita del ministro Alfano sarebbe stata del tutto `personale': «Ha parlato come leader di Ncd per strizzare l'occhio a Berlusconi come va facendo ormai da giorni». Al più, nell'inner circle parlamentare del premier, si butta la croce sul presidente della Repubblica: «La preoccupazione del Colle, se Matteo perde il referendum, è altissima. Teme che si dimetta da premier, come ormai non nasconde più di voler fare, che non si riesca a formare un nuovo governo o che voglia forzare la mano e precipitare il Paese alle urne». E qui si ricordano le parole di Pierluigi Castagnetti, amico di Mattarella, che però fa smentire ogni correlazione. EPPURE, Matteo Renzi ha accarezzato davvero l'idea dello spostamento della data del referendum e proprio in merito al nodo da lui definito «un dibattito surreale: incrociare referendum e terremoto che non hanno niente a che vedere». È successo domenica scorsa, quasi all'alba, dopo la scossa di magnitudo 6,5. Si temevano morti e devastazioni, per fortuna evitate, e la tentazione del rinvio è aleggiata. Poi, alla conferenza stampa, l'ordine di scuderia è tornato quello di sempre: da un lato «ci impegniamo a ricostruire tutto», dall'altro «avanti con la sfida, che è sul filo, bella e impegnativa». L'unica cosa che è cambiata, in quelle ore, è stata l'impostazione della Leopolda che inizierà domani: via i vip, «sarà una Leopolda di popolo, di persone normali», ha scritto Renzi nella sua E-news. L'altro cambio in corsa è sui temi: «Parleremo di terremoto, Protezione civile, Terzo settore, volontariato. A pochi giorni dal terremoto e 50 anni dagli angeli del fango di Firenze». L'inquietudine, però, è rimasta. I sindaci delle zone colpite dal sisma sono in rivolta, lo hanno detto anche al presidente dell'Anci. Si tratta di organizzare tutto, dalle Alluvioni in Toscana tende ai container alle casette prefabbricate: organizzare anche le urne non è, per loro, una priorità. All'Huffington Post il governatore toscano, Enrico Rossi, fa di conto: «Quattro regioni interessate (Umbria, Lazio, Abruzzo, Marche), un bacino di 400mila persone, di cui 20mila sfollati». Il problema c'è anche perché «quelle sono regioni rosse, bacino elettorale, in teoria, del Sì», sbotta un renziano. E così, la boutade di esponenti della minoranza dem come dell'opposizione («Impossibile pensare che Alfano parli senza essersi consultato con Renzi», è la tesi di tutti) appare un po' meno boutade. Certo è che la reazione delle opposizioni è stata così negativa e i presunti - contatti informali e preventivi con Berlusconi sono anda- « bria, Lazio, Marche e Abruzzo sono regioni rosse, bacino elettorale del Sì» ti così a vuoto che non restava che dire quello che ha detto ieri Renzi: «Il referendum si terrà il4 dicembre. Il resto sono dibattiti a piacere». E se, invece, fosse il ricorso presentato al tribunale civile di Milano dall'ex presidente della Consulta Onida, schieratissimo nel Fronte del No, ove accolto, a innescare il rinvio di fatto del referendum? La decisione della Corte non è, al momento, ipotizzabile. La Consulta potrebbe: rigettare l'istanza per «dubbio infondato», bruciare i tempi di giudizio e decidere prima del 4 dicembre; rinviare la decisione, ma non il referendum. Spetta comunque al governo il decreto di rinvio, previa intesa con il Colle. Ma il ricorso di Onida potrebbe indurre il governo a rinviare il referendum? «Le sentenze della magistratura si rispettano», è la risposta sibillina dei renziani che però notano: quello di Onida è un ricorso «ben scritto», «quasi inattaccabile». Un ricorso che potrebbe togliere le castagne dal fuoco a Renzi, al Colle e rinviare il possibile Sì degli italiani a tempi migliori e meno `terremotati'. Pagina 229 GI URISTA Valerio Onida è nato a Mano nel 1936 (Newpress) «La sfida, che è sul filo , sarà bella e i m peg nativa m a del mio futuro non parlo» Alluvioni in Toscana Pagina 230 -, p a 5 iu stranien nell ateneo florentí no N. 4 —A UNIVERSITÀ di Firenze sempre più multietnica. Nel solo anno accademico 2015-2016 sono stati 3.636 i ragazzi e le ragazze stranieri che hanno scelto di iscriversi all'ateneo fiorentino, 300 in più rispetto a quattro anni fa e almeno mille in più se lo sguardo si sposta al 2005. In quell'anno gli studenti stranieri erano 2.348 e la maggior parte di loro frequentava corsi di primo livello. Gli iscritti alle lauree magistrali erano appena 96, mentre oggi sono 702. Intanto ieri si sono insediati i nuovi rettori a Siena e Pisa, oltre al direttore della Normale. STRAMBI ALLE PAGINE II E 111 Alluvioni in Toscana Pagina 231 In Italia la media è del 4%. Il rettore introduce la figura dei tutor fra i ragazzi lir"* di do Virenze multietníca anche *in ateneo '9 i,. UNO sguardo agli appunti del compagno che si mette in prima fila, una rapida tappa a mensa e poi un pomeriggio con la testa china sui libri in biblioteca. Senza dimenticare la festa organizzata dai gruppi studenteschi nella speranza di fare nuove conoscenze e mettersi un po' a posto con l'italiano. Firenze sempre più multietnica, soprattutto all'università. Nell'anno accademico 2015-2016 sono stati 3.636 le ragazze e i ragazzi stranieri che hanno scelto di iscriversi all'ateneo fiorentino, 300 in più rispetto a 4 anni fa e almeno mille in più se lo sguardo si sposta al 2005. In quell'anno gli stranieri erano 2.348 e la maggior parte frequentava corsi di primo livello. Gli iscritti alle lauree magistrali erano appena 96, mentre oggi sono 702. L'anima esotica dell'università fiorentina è soprattutto femminile e i corsi più gettonati sono Economia e management, Studi umanistici e della formazione, ma anche oggi per la prima volta il benvenuto in Aula magna "Diamo un segnale preciso di accoglienza" Architettura e Scienze della salute umana. Molti gli studenti dall'Europa: Albania e Romania in testa, ma reggono anche Francia e Germania. Alta la percentuale di russi e in aumento i giovani dalle origini cinesi e iraniane. Per le Americhe Perù e Brasile, sul versante asiatico Cina e Iran, mentre per l'Africa ci sono Camerun e Marocco. Appena qualche giorno fa sono stati proclamati i primi 16 laureati in Natural resources management for tropical rural development, una laurea magistrale del Dipartimento delle Produzioni agroalimentari istituita due anni fa in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. «La percentuale di stranieri iscritti all'ateneo supera il 7% del totale - spiega il rettore, Luigi Dei - un dato alto se si considera che la media nazionale è intorno al 4. Anche per questo abbiamo deciso di organizzare un benvenuto tutto 'ì -, ` per loro» . L'appuntamento con il primo "Officia] Welcome Meeting' è per oggi pomeriggio alle 16.30 nell'Aula magna dell'università. Oltre al rettore, sarà presente la vicesindaca Cristina Giachi, e Giorgia Giovannetti, prorettrice alle Relazioni internazionali . Previsto anche un intervento del professore emerito di Idraulica Ignazio Becchi, che ricorderà l'alluvione del '66. «L'obiettivo è dare un segnale preciso di accoglienza - spiega Dei - e individuare dei punti di riferimento per questi ragazzi che spesso, oltre alle difficoltà oggettive della lingua, vanno incontro a problemi banali di burocrazia». L'ateneo ha quindi pensato a delle figure specifiche che aiutino gli studenti stranieri ad affrontare le difficoltà: « Attraverso un bando abbiamo individuato 5 'tuttr multiculturalí che conoscono le lingue d'origine dei ragazzi e possono aiutarli a inserirsi: una sorta di interpreti presenti per qualsiasi dubbio». Ma non solo, l'Università ha anche avviato un progetto pilota che sarà sperimentato alla scuola di Economia: «Alcuni studenti volontari accompagneranno gli iscritti stranieri nel primo approccio con il nostro paese - aggiunge il rettore - rappresenteranno una sorta di ponte tra le diverse culture. Iniziamo da una realtà limitata, ma se funziona studieremo come poterlo estendere a tutto l'ateneo» . (v.s.) 3 RICftODULIGNE RISENVAIA IL RETTORE Oggi Luigi Dei darà il benvenuto agli studenti stranieri iscritti all'università di Firenze, ci sarà anche la vice sindaca Cristina Giachi Alluvioni in Toscana Pagina 232 IALEOPOLI Terremoto, volontariato e spaghettata all'amatriciana TERREMOTO e volontariato in apertura. «Una bella spaghettata all'amatriciana» a chiusura della serata. Comincerà così la Leopolda renziana, questo venerdì. Ed è lo stesso premier-segretario Matteo Renzi ad annunciarlo nella sua Enews, dedicata in gran parte proprio all'appuntamento fiorentino di questo fine settimana. «Sarà un'edizione speciale», scrive Renzi. Si metta fine però alla caccia ai nomi famosi: «Per noi sarà fondamentale accogliere le persone normali, non i vip. Perché per noi fare politica è ridurre i politici professionisti e portare le discussioni tra la gente, nelle case, nella comunità. La politica non è roba per addetti ai lavori», aggiunge il premier rispolverando toni da antipolitica, tanto cara ai 5 Stelle. E anticipando dall'Enews il programma generale di questa Leopolda referendaria giorno per giorno. L'apertura di domani non poteva che essere dedicata al dramma vissuto dalle popolazioni umbre e marchigiane. Discutendo di protezione civile, terzo settore, leggi sociali e volontariato, spiega il Renzi: «A qualche giorno di distanza dal terremoto e a cinquant'anni dall'alluvione di Firenze». E dopo l'apertura dell'edizione 2016 affidata a Matteo Richetti, di nuovo «amico» lo definisce Renzi dopo una fase di rapporti sfilacciati, a notte «chiuderemo i lavori con una bella spaghettata di solidarietà». Sabato mattina la convention alla ex stazione riprenderà con i tavoli tematici, che tornano quest'anno dopo la pausa dell'anno scorso: «I nostri ormai consueti tavoli di lavoro saranno aperti al contributo di tutti sugli argomenti più vari». Mentre sabato pomeriggio, si legge ancora nella Enews, «apriremo i lavori con un intervento di un caro amico della Leopolda, Brunello Cucinelli». Ovvero, il re del cachemire che in passato Renzi aveva scelto come proprio testimoniale che adesso «ci racconterà del suo progetto per Norcia, luogo dello spirito». E dopo Cucinelli, aggiunge ancora Renzi «lavoreremo sulle riforme costituzionali, andando a smentire - una per una - tutte le bufale di questi mesi. Mostreremo come questa riforma può davvero cambiare la vita degli italiani». In pratica, un lungo pomeriggio di'controinformazione' renziana sul referendum che incombe. Domenica mattina, prima delle conclusioni dello stesso Renzi, va in scena «Adesso il futuro». In pratica, anticipa il premier nella Enews, «parleranno alcuni leopoldini che in questo 2016 hanno avuto un figlio. O lo hanno messo in cantiere». Parleranno «personalità del mondo della ricerca, della tecnologiua, della cultura. Racconteremo quale Italia possiamo costruire a partire dal 4 dicembre se vinceremo il referendum». Il governatore toscano Enrico Rossi, sfidante di Renzi al prossimo congresso del Pd, fa sapere che non ci sarà: «Ho degli impegni. Ci sono stato lo scorso anno ma questo non posso», dice a Huffpost Live. Per sabato alle 15 è annunciato invece il corteo del No della sinistra antagonista. (m.v.) 3 RIVRGIJU<IONE RISER ATA Renzi: "Per noi sarà fondamentale accogliere le persone noi-mali e non i vip Alluvioni in Toscana Pagina 233 . ... , .. `:_. , f _ A / ^ , { y t r, á 5; Alluvioni in Toscana Pagina 234 CONCERTO SS.ANNUNZIATA Anche il Conservatorio Cherubini celebra l'anniversario dell'alluvione di Firenze. Sulle note di due grandi maestri dell'ottocento, Brahms e Faure, si cimentano la giovane musicista russa Daria Nechaeva e, nella seconda parte, la soprano aretina Noemi Umani con il baritono Dielli Hoxha, accompagnati dall'Orchestra sinfonica e il coro dei Conservatorio Cherubini diretti da Paolo Ponziano Ciardi e da Francesco Rizzi. Basilica della Santissima Annunziata, piazza della Santissima Annunziata, ore 21, ingresso libero Alluvioni in Toscana Pagina 235 TEATRO DEL CESTELLO Impossibile per un teatro che si affaccia sull'Arno non ricordare l'alluvione che cinquant'anni fa, nel dramma cittadino, ne determinò la chiusura, durata vent'anni. Il Teatro di Cestello, sala sorta ai primi del Novecento, fu infatti devastato dalla piena e il suo sipario si sarebbe rialzato solamente alla metà degli anni Ottanta. Da allora in ogni decennale di quel 4 novembre 1966 si ripete l'appuntamento con la commedia di Oreste Pelagatti "4 novembre 1966, Aiuto l'alluvione", che torna in scena da stasera al 13 novembre, nella rinnovata regia di Marco Predieri per il Cenacolo dei Giovani. Teatro del Cestello, ore 21, repliche fino al 13 novembre, prenotazioni 0551294609 Alluvioni in Toscana Pagina 236 CAFFÈ SCI ENZA Oggi un'alluvione come quella di 50 anni fa sarebbe possibile? Alla vigilia delle commemorazioni un approccio scientifico al la questione viene proposto dal ciclo "Caffè scienza" dove è ospite il geologo Nicola Casagli, che conosce bene l'Italia così frequentemente investita dalle catastrofi naturali, a dialogo con Mauro Grassi del dipartimento della Presidenza del Consiglio contro il dissesto idrogeologico, che con la struttura di missione apposita si sta occupando dei lavori perla diminuzione dei rischi dovuti a frane e alluvioni. Fondazione Scienza e Tecnica, via Giusti 29, ore 21 Alluvioni in Toscana Pagina 237 L'ALTRA ALLUVIONE Furono oltre mille i pratesi delle zone di Tavola e Castelnuovo, che all'indomani dei 4 novembre'66, dovettero abbandonare le loro case e le attività a causa della piena dell'Ombrone. Ë per commemorare una delle tante alluvioni meno note che oggi nel salone consiliare di Prato viene presentato il libro curato da Aurora Castellani "L'altra Alluvione, il 4 novembre 1966 a Prato, Campi Bisenzio, Signa, Lastra a Signa e Quarrata" nato dalla raccolta di testimonianze dei cittadini di quei luoghi, rimasti a lungo oscurati dalla ben più "mediatici" alluvione fiorentina. Prato, sala del Consiglio comunale, ore 18 Alluvioni in Toscana Pagina 238 La memoria delle parole e delle 1 1 1 Diari e resoconti: sugli scaffali tantissimi titoli per approfondire una delle pagine più buie di Barbara Baroni 1 FIRENZE Sono passati cinquant'anni da quel giorno in cui l'Arno traboccò, sotterrando e trascinando, con acqua e fango, tutto quel che incontrava sulla sua strada. Per ricordare, ma anche per fare in modo che ciò non accada più, sono proprio in questi giorni in libreria racconti, storie, ristampe e nuove edizioni di libri che raccontano quel fiume che «per mezza Toscana si spazia... che nasce in Falterona/e cento miglia di corso nol sazia» (Dante, Purgatorio, Canto XIV). La casa editrice Ediciclo propone "Mal di fiume. Acqua, passi e gente d'Arno" di Simona Baldanzi. E il racconto di un viaggio di ricerca, di ascolto e di scoperte, fatto a piedi, in bici, in barca, in auto; un viaggio che attraverso il fiume va cercando la nostra storia, il nostro presente e il nostro futuro: «Un cammino intimo - scrive l'autrice - eppure aperto alle espe- II volume dl Erasmo D'Angelis Alluvioni in Toscana rienze e alle comunità, che vuole ingrossarsi mentre va, come l'Arno». "Il giorno del diluvio. 4 novembre 1966 , l'alluvione a Pisa e provincia" di Giuseppe Meucci sarà in libreria a giorni per le edizioni ETS e si tratta di una nuova edizione aggiornata e integrata con foto inedite dell'archivio Luciano Frassi, fotografo pisano che, insieme all'autore, allora cronista de La Nazione, entrò per primo nelle zone alluvionate della provincia pisana. La casa editrice Giunti arriva in libreria con due volumi. Il primo "Firenze 1966 - L'alluvione risorgere dal fango" di Franco Mariani e Mattia Lattanzi, un grande libro fotografico dove possiamo conoscere documenti e testimonianze poco note dell'alluvione di Firenze. E il libro di Erasmo D'Angelis "Angeli del fango. La meglio gioventù nella Firenze dell'alluvione a 50 anni di distanza" che vuole ricordare quei giovani eroi che, armati di secchi e badili, provenienti dai quattro angoli del mondo, fecero la loro comparsa in una Firenze offesa dal suo fiume. Le edizioni Polistampa invece scelgono di ristampare, dopo quasi trent'anni, il volume di Luciano Bausi "Il giorno della piena". Bausi, allora assessore all'urbanistica, era in strada quel tremendo 4 novembre 1966 a coordinare i primi interventi col sindaco Piero Bargellini e in questo libro racconta quelle ore, la paura mista e celata dalla determinazione di risorgere, nonostante tutto. Aracne editore manda in libreria "Pisa e l'Arno. A mezzo secolo dall'alluvione del 1966" a cura di Sergio Pitma, una miscellanea di contributi che vanno dal racconto dell'evento alluvionale alla storia idraulica del basso corso dell'Arno fino a un qua- dro geografico dell'area pisana negli anni Sessanta e a un progetto di gestione partecipata del fiume. "Gino e l'alluvione " di Giorgio Bruni è il libro di Myra editore ed è la storia di Gino, svegliato di primo mattino dalle urla della moglie perché l'Arno è entrato in casa. L'alluvione diviene per lui occasione di ripensare ai rapporti con il prossimo e per fare il punto sulla propria vita, le sfide quotidiane e i suoi colpi d'ala irripetibili: decidere, quindi, come dall'acqua e dal fango di quel giorno si può rinascere. "I colori dell'alluvione. The colors of the flood (Firenze, 4 novembre 1966) " di Joseph Balustein (AB edzioni) è un volume che raccoglie circa 60 foto a colori inedite del fotografo americano Joe Blaustein (che in quei giorni soggiornava in città), foto che per quasi 50 anni ha tenuto in un cassetto donandole solo di recente alla nostra città. "Firenze al tempo dell'alluvione" di Andrea e Fabrizio Petrioli (Sarnus) che, attraverso immagini, parole e soprattutto cartoline, si sofferma sugli ingenti danni al tessuto urbano e al suo patrimonio artistico senza dimenticare le iniziative di solidarietà. Al centro però ci sono i fiorentini che, pur nella tragedia, sono capaci di umorismo e ironia, ben rappresentati in alcune inedite cartoline. Infine, uscito da pochi mesi, è il libro "Alluvione di Firenze, 4 novembre 1966" del vaticanista Franco Mariani con la curatela di Andrea Giraldi e le fotografie dell'Archivio Firenze Promuove. L il primo libro in assoluto che ripercorre, passo dopo passo, tutta la storica visita di Papa Paolo VI a Firenze nella notte di Natale del 1966 grazie alla documentazione fotografica, alle interviste esclusive e ai gesti e alle parole di Papa Montini, qui riportati integralmente. ,lP!?ODUZIONI E R1SER'd0.T0. La copertina del libro di Bausi Pagina 239 4 NOVEMBRE » LA GRANDE ALLUVIONE 55 es dente F eze r/. 2r i • i • • r gl d a ro 1 a ic ct Anche attarella alle celebrazioni ufficiali dei cinquantesimo anniversario lazzo Vecchio apre le porte ai ragazzi che accorsero per salvare il patrimonio Ceri m onie, mostre, incontri e testimonianze: tutta la città domani sarà mobilitata di Giulia Rafanelli FIRENZE Pioveva, pioveva e pioveva. Continuava a piovere dalle 5 del mattino quel 3 novembre di 50 anni fa. Diciotto ore di pioggia incessante. I fiorentini si apprestavano a festeggiare l'anniversario della vittoria della prima guerra mondiale non avrebbero mai potuto immaginare che meno di 24 ore più tardi si sarebbero trovati protagonisti di una delle pagine più drammatiche della storia italiana. Domani Firenze ricorda quella pagina con un programma ricco di eventi, ufficiali e collaterali tra mostre, documentari e reportage fotografici di quel 4 novembre del '66. A Firenze Alluvioni in Toscana l'Amo si inghiottì le case, le opere d'arte, i libri della Biblioteca centrale (migliaia di volumi) e si prese anche Santa Croce. Inondò nelle case, nelle chiese, nelle botteghe degli artigiani. Sotto il peso del fango persero la vita 34 persone, 17 in città, 17 in provincia. Si stima siano esondati 70 milioni di metri cubi d'acqua. Gli eroi in quel novembre del 1966 furono contadini, studenti, gente comune insomma. Venivano anche da fuori Italia per dare una mano. Delle vere e proprie catene umane per recuperare ciò che di Firenze era recuperabile. Erano gli Angeli del fango. Domani molti di loro torneranno a Firenze su invito del sindaco Dario Nardella, in occasione del cinquantesimo anniversario dell'alluvione, che li ha invitati ad assistere al Consiglio straordinario in programma alle 9 durante il quale gli Angeli racconteranno le loro storie e troveranno spazio la proiezione di un'intervista inedita a Franco Zeffirelli e la musica del maestro Giuseppe Lanzetta. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà in città per prendere parte al le celebrazioni. Mattarella (alle 15) sarà alla cerimonia di ricollocazione del restauro dell'Ultima Cena di Vasari in Santa Croce, poi farà visita ai colleghi de "La Nazione", alluvionata quel giovedì di 50 anni fa dove, da sabato, sarà aperta una mostra con le pagine che il quotidiano mandò in stampa nei giorni dell'alluvione (ingresso gratuito). Mattarella sarà presente anche alla celebrazione solenne prevista alle 17 nel Salone dei Cinquecento dove alle 18.30 sarà proiettata la versione integrale, in anteprima, del documentario "Dopo l'alluvione". Ad aprire le cerimonie sarà la fanfara dei Carabinieri in piazza Signoria e l'esposizione dei tricolore dei Vigili del Fuoco sulla facciata di palazzo Vecchio. Tornando al programma delle celebrazioni, la giornata di domani si aprirà con la festa delle Forze Armate in Piazza Unità d'Italia (8.30); alle 11.30 Santa Messa in Santa Croce celebrata dal cardinale Giuseppe Betori, anche lui tra i tanti Angeli dell'alluvione e alle 13 un corteo raggiungerà Ponte alle Grazie per la deposizione della corona in memoria delle vittime. Tra i momenti più attesi la fiaccolata con partenza alle 20.30 dalla Basilica di San Miniato al Monte con arrivo in piazza Santa Croce. L'invito a prendere parte alla fiaccolata è rivolto a tutti, soprattutto agli studenti e ai giovani per una sorta di ideale passaggio di testimone tra la generazione dell'alluvione e quella di oggi. A Palazzo Vecchio è già visitabile la mostra d'arte contemporanea "Alfabeti sommersi" (fino al 13 novembre in sala d'Arme) con proiezione dei film di Beppe Fantacci : una sequenza d'immagini di incredibile impatto girate proprio tra i14, i15 e il 6 novembre dei '66. Tra gli eventi fuori dal programma ufficiale, alla Tethys Gallery in via dei Vellutini, è stata inaugurata - e resterà aperta fino al 26 novembre - la mostra dedicata al grande fotografo ungherese Balthazar Korab - I giorni dell'alluvione. Le auto che galleggiano, il fango, i libri, gli Angeli immortalati dall'obbiettivo di uno dei più celebri fotografi di architettura dei secolo scorso. Domani sera, infine, alle 19 sarà inaugurata un'altra mostra fotografica, "Notturno Fluviale -Amo 1966-2016" di Marco Castelli alla OnArt Gallery, in via della Pergola 57: 25 fotografie che immortalano i ponti dell'Arno dal Falterona a Pisa attraverso unaprospettiva notturna. Pagina 240 Una drammatica immagine dell 'alluvione di Firenze , 4 novembre 1966 Alluvioni in Toscana Pagina 241 in scena "i iio' dell'Arca Azzurra: Arca Azzurra dedicala nuova produzione ai 50 anni dell'alluvione. Lo fa con uno spettacolo, " il filo del l'acqua", scritto e diretto da Francesco Niccolïni, insieme a Roberto Aldorasi, che sabato debutta in prima nazionale al verdi di Pisa. «Cinquant'anni fa-spiega Niccolini - l'Arno fu protagonista di un'autentica guerra, che non abbiamo più smesso di combattere. Alluvioni in Toscana lezione abbiamo imparato Raccontare oggi quella storia d'acqua e resurrezione non è una banale cerimoniadel ricordo, ma un rito collettivo e fondamentale, per chi vuole prevenire altra distruzione . Senza fatalismo. E senza dare colpa all'acqua». La spettacolo incrocia vari voci, fra cronacae memoria, i servizi della Rai, la voce di Sergio Zavoli, le prime pagine dei giornali , i ricordi di quanti hanno vissuto quella notte, la disperazione, la solidarietà e la vogliadi risollevarsi . Un racconto in forma di poema, scandito dal ritmo della pioggia: in scena due uomini, una donna e un groviglio di oggetti travolti dall'acqua. Con Dimitri Frosali, massimo Salvianti, Lucia Socci, scene Antonio Panzuto, musiche Paolo Coletta. Dopo Firenze (118 al Puccini), il 25 novembre " II filo d'acqua" sarà agli industri di Grosseto. (g.r.) Pagina 242 4 NOVEMBRE » LA GRANDE ALLUVIONE i c l astro L S • c,4._ °i• Ci dell' I a l a frag l il e Nel 1966 l'Arno sommerse la città e la sua arte. L'opera degli " A eli dei fango" Venezia la furia dell'acqua spinse li abitanti a migrare sulla terra ferma di VITTORIO EMILIANI 14 novembre di cinquant'anni fa l'Italia si scoperse drammaticamente fragile. Le piogge battenti e ripetute e una violenta sciroccata che fece sciogliere le nevi precoci provocarono alluvioni diffuse, soprattutto nel Veneto e in Toscana, colpendo a fondo due città-simbolo del Belpaese: Firenze e Venezia. Quel 4 novembre non fu giorno di festa bensì di lutto. Mezzo secolo più tardi possiamo dire che quella tragedia ha avuto almeno l'effetto di produrre leggi e interventi tali da mettere in sicurezza questi patrimoni mondiali dell'umanità e chi li abita? Soltanto in parte purtroppo. Parliamo ancora di calamità naturali, di eventi eccezionali, ma abbiamo saputo pianificare e realizzare poco, troppo poco. A Venezia, nel'66, fl dramma monta rapidamente insieme all'alta marea e alla violenza di onde alte 4 metri che si abbattono sui borghi esterni di pescatori e ortolani di Pellestrina e di San Pietro in Volta. L'isola di Sant'Erasmo , in faccia al Lido, sentinella fra Adriatico e Laguna viene sommersa quasi subito. Presto lo saranno tutte le altre isole. Lo scirocco a 52 nodi scaglia H mare sul Lido, spazzando via gli stabilimenti balneari, e contro i Murazzi settecenteschi, antiche e valide difese non abbastanza consolidate nel '900. Ce- Alluvioni in Toscana dono per centinaia di metri. Alla Punta della Dogana si misura un'acqua alta da primato: 1 metro e 94 centimetri, contro il metro e 51 del 1951, quando andò sotto H Polesine. I danni materiali sono enormi, tutte le attività commerciali, tutte le abitazioni ancora ai piani terreni sommerse e corrose dall'acqua salsa, prima che il vento giri. Quanto basta per convincere migliaia di veneziani a trasferirsi sulla terraferma. Così oggi la popolazione della città storica è precipitata a meno di 56.000 abitanti contro i 121.000 del 1966. ln tutto il Veneto fiumi e canali straripano violentemente. Lo sviluppo industriale, l'espansione edilizia stanno sconvolgendo un territorio dall'idraulica complessa e delicata. In Laguna si sono sottratti perle industrie ceri ti naia e centinaia di ettari alle "barene", zone di scambio fra adque dolci e acque salse, si è scavato il Canale dei Petroli , con effetti sconvolgenti. Anche in Toscana piogge violente da oltre due giorni, fa caldo, si sciolgono le prime nevi in Appennino . Nella notte fra H 3 e il 4 novembre l'Arno tracima a Incisa e interrompe l'Autosole. Frane e smottamenti aggravano la situazione. Dalle fogne ancora granducali l'acqua risale. Alle 4 del mattino vanno sotto San Frediano. Acque limacciose chiazzate dalla nafta dei riscaldamenti invadono il popolare quartiere di Santa Croce. Ora l'Arno sormonta le spallette in pieno centro. Non esiste ancora Protezione civile, gli orafi di Ponte Vecchio sono stati avvertiti dalle guardie notturne. Cede la spalletta davanti alla centralissima Biblioteca Nazionale invasa da quella piena fangosa e violenta. Coree i vicini depositi degli Uffizi. Purtroppo nelle grandi chiese allagate molte opere d'arte sono aggredite, il crocifisso di Cimabue primo fra tutti. Le campane delle chiese suonano a martello. Alla fine, fra città e contado, si conteranno 35 morti. Arrivano i primi soccorsi, generosi, da Bologna e da Roma, poi da tutta Italia. Arrivano migliaia di giovani e giovanissimi a spalare, a pulire, a trasportare i libri infangati alla llmonaia di Boboli divenuta un grande laboratorio di restauro (altri verranno portati al Urbino). Sono gliAngeli del fango, raccontati da Marco Tullio Giordana ne "La meglio gioventù". Per Natale Paolo VI verrà a celebrare la Messa in Duomo . I conntnercianti ora offrono "Stoffe irrestringibili, già bagnate" o "Prezzi sott'acqua". Nelle trattorie prevalgono "Specialità in umido". Sarcasmi e saggezze antiche. Però l'alluvione - pur nella gara nazionale di solidarietà - cambia la geografia sociale di Firenze, interi quartieri popolari come Santa Croce verranno abbandonati dal loro residenti diretti a Scandicci o a Sesto Fiorentino, per sempre. Si insedia subito - per una più efficace difesa del suolo - la commissione presieduta da Giulio De Marchi che avanza le sue pro- poste, 900 pagine, anni dopo: 25.000 miliardi di lire in venti anni. Sogni. Ne stiamo spendendo molti di più per tappare i buchi. Senza contare le vittime. Si arriva alla legge numero 183 dell'89, modellata sulla riuscitaAuthoritydel Tamigi. Ottima, purtroppo sabotata dai localisuri e anch'essa poco finanziata. AVenezia si è ridotto l'abbassamento del suolo vietando pozzi di metano e pozzi artesiani nell'entroterra. Ma non si sono puliti e riscavati a fondo i canali, né potenziati i Murazzi. Si spera nel Mose, costato una enormità e tuttora da varare, forse ci si illude. A Firenze si è realizzato l'invaso di Bilancino, oltre ad opere minori che agevolano il deflusso delle piene. Ma non si sono demoliti i fabbricati abusivi nell'alveo e quindi l'Arno fa ancora paura. Purtroppo con ragione. E nata la Protezione civile. Che però interviene a disastro avvenuto, ovviamente. E la prevenzione? iJRIPRODOZION ê!?ISERVRTR Pagina 243 Nella Laguna onde alte più di 4 metri e lo scirocco spazzarono via i Murazzi che dal'700 proteggevano i veneziani dal mare. Nacque allora la Protezione civile. Resta chimera la prevenzione Piazza San Marco invasa dall'acqua SANTA MARIA IN FIORE Le macerie attorno alla cattedrale Alluvioni in Toscana GLI ANGELI DEL FANGO Tra loro Bersani (ultimo a destra ) Venezia, il recupero dei libri INEGOZI EIBAR si spala il fango dappertutto PONTE VECCHIO La piena che defluisce lentamente Pagina 244 Opere d'arte ïn salvo, via aï lavori Franceschini: «Già 1.500 trasferite, sveltiremo per farinascere il patrimonio)) 1 ROMA Sono già 1.500 le opere d'arte trasferite dalle chiese e dai musei delle zone colpite dal terremoto. «Ora, dice il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, bisogna affrontare l'emergenza per poi seguire un percorso di ricostruzione che porti al rilancio dell'area. La dorsale appenninica è uno dei punti più belli d'Italia, non possiamo lasciare che il turismo si concentri solo sulle città d'arte, perché anche le cronache di questi giorni ci dicono che stentano a reggere il pe- sodi troppe visite». Si è trattato di un sisma «devastan te» che lia colpito un numero ingente di beni culturali vincolati, ma soprattutto ha distrutto interi borghi di rara bellezza, ha spiegato il ministro, «è davvero una sfida terribile, adesso bisogna affrontare l'emergenza per poi seguire un percorso di ricostruzione. Infatti attraverso la rinascita di quei luoghi passa il futuro della dorsale appenninica, e non ci si può rassegnare allo spopolamento ». Francheschini, a Tel Aviv per l'inaugurazione di una mostra sull'ebraismo ita- liano, ha sottolineato che «le risorse ci sono già, come anche il progetto Casa Italia. C'è un grande disegno di ricostruzione» e intanto «hanno trasferito quasi 1.500 opere dai musei e dalle chiese» della zona. Gli interventi riguarderanno anche le seconde case: «Ë già nel decreto, anche perché l'economia di quelle zone è in gran parte affidata alle seconde case». «Condivido il grido di dolore che arriva dai sindaci esposti in prima linea sul terremoto e che protestano perché alcune cose non vanno - prosegue il ministro -. Nell'imminente decreto legge annunciato dal presidente del Consiglio inseriremo norme straordinarie per i beni culturali. Certe regole troppo vincolanti sono nemiche della necessaria velocità. Nascerà la soprintendenza unica speciale per il terremoto: occorre un interlocutore unico anche nella prospettiva della ricostruzione. Sveltiremo tutto. I Comuni, le soprintendenze, la Protezione civile potranno agire subito -spiega il ministro- con una chiamata diretta del direttore dei lavori e di una ditta per interventi immediati. Tutti sono chiamati a un'assunzione di responsabilità. Se mai ci fossero casi di corruzione, verranno perseguiti. Ma la situazione è straordinaria. Ci sono segnalazioni di danni a 5.000 beni vincolati». ti ministro Dario Franceschini nel deposito delle opere salvate dal terremoto Alluvioni in Toscana Pagina 245 Raffaelina Carillo racconta il suo 4 novembre 1966: «Mio fratello faceva la spola con un patino» di aria eini 1 CECINA L'immagine più potente del suo racconto sono "le onde che arrivavano dal padule" (il Paduletto, ndr). L l'acqua del fiume Cecina ormai straripato che procede lenta ma implacabile. aelina Carillo aveva 18 anni nel 1966. Abitava con i genitori e il fratello in viaTevere 8. Cinquant'anni fa l'Acqua- Dalla casa di via Tevere si sentivano le ri a elle ucc e nella vicina fattoria park era lontano da venire e dietro a via Tevere c'erano solo i campi e la casa rosa della fattoria del Paduletto. Dal terrazzo di casa Carillo vedono l'acqua che monta, come fossero dei cavalloni al mare. Ci metterà una ventina di minuti ad arrivare al cancello. La signora Raffaelina ha voluto raccontare la sua testimonianza soprattutto - sottolinea - «per rendere onore a nrio fratello Pasquale, che ora vive a Copenaghen, e che si dette davvero tanto da fare, aiutò tante famiglie». La storia di Raffaelina, figlia di un pescatore napoletano di Marina, è emblematica e si lega a una storia d'amore. La signora Carillo infatti si era fidanzata il giorno precedente con un giovane che abitava a Cecina, Paolo Volpi, che di lì a poco sarebbe diventato suo marito. All'epoca le auto si contavano sulle dita delle mani, si viaggiava a piedi e in bicicletta, e la distanza tra il centro della città e Marina era spesso un lungo tragitto. «Paolo venne a Marina per vedere come stavo - racconta - ma l'acqua lo bloccò allo zuccherificio». Pasquale Carillo aveva trovato un patino e «per tutto il giorno, insieme a Ferdinando Fortezza , fece la spola per accompagnare le per- Alluvioni in Toscana sone: fu mio fratello a vedere Paolo, lo caricò e lo accompagnò a casa nostra». Il patino rimase per mesi nel giardino di casa Carillo, simbolo dello spirito di solidarietà di quei giorni. Roba da "marinesi". «Nessuno - sorride Raffaelina - ha mai saputo come sia arrivato a casa nostra. Forse era attraccato lungo il fiume e l'acqua l'aveva staccato e trasportato...» Raffaelina ricorda bene quella mattina: alle 7 poco più, «venne un mio cugino in 500 ad avvertirci che arrivava la piena. Mettemmo in salvo mia nonna invalida: ci ospitò Nando Fortezza. Dal Padule si vedevano le onde, era impressionante. E si sentivano le grida degli arimali della fattoria. Mio frateiio andò ad aiutare a liberare le mucche». Tanfi animali morirono nella piena, soprattutto alla Cinquantina. Il giorno successivo, dal ponte, si racconta che si vedevano passare decine di carcasse di mucche, pecore, maiali... insieme a tronchi sradicati. Arrivavano anche da Casino di Terra. A Marina il fiume aveva straripato all'altezza di via Liguria, l'acqua aveva raggiunto via della Pinetina, al muro dello zuccherificio, proseguendo verso i campi del Paduletto. Da lì, onda su onda, si riverserà sul viale della Repubblica. ;;;,, ,',s. , r,. . .,, .,s%,,,', . 4.i!J i', $%..%, Si','S✓ %.% %.S f f'L ; ni!..S ;,.%. % %;;} % %.S i%.% ' RIPROD JZIOPoE RI.SFRV 1T1 Pagina 246 Dall'album dei ricordi di Raffaelina carillo: i bagni Armida devastati dalla piena Alluvioni in Toscana Pagina 247 0 JL /1.1 1, Oggi e domani tre regali speciali con il giornale in edicola 1 giorno della memoria è a un passo. Domani, 4 novembre 2016, l'orologio del- la storia batterà cinquanta rintocchi, tanti quanti gli anni trascorsi dall'alluvione di Grosseto. Era il 4 novembre del 1966 e la città di ritrovò in ginocchio, invasa dal fango e dall'acqua arrivata con inaudita violenza dal fiume Ombrone. Un morto e danni ingentissimi, decine di migliaia di esistenze che - da quel giorno - non sarebbero mai più state come prima. In quello stesso giorno fa l'Arno devastava Firenze, seminando vittime e soprattutto ferendo a morte un patrimonio stori co, artistico e culturale che il Mondo intero - allora come oggi - considerava suo. Fu per questo che, in quelle settimane, il Mondo accese i riflettori sulla grande città d'arte infilando Grosseto e la sua sofferenza in un cono d'ombra dal quale ancora oggi "la grande piena dell'Ombrone" non sembra essere uscita. Per i grossetani la memoria di quei fatti è tutt'altro che una cartolina. È sangue vivo, ferita aperta, racconto che si tramanda di generazione in generazione, magari affacciati sulla golena gonfia quando - oggi come ieri - piove un po' più del solito e il fiume torna a far sentire il suo fiato sul collo della città. Per tutti gli altri, invece, quei fatti sono del tutto o quasi sco- Alluvioni in Toscana nosciuti. E se il tempo non li ha definitivamente cancellati, è anche e soprattutto grazie all'ostinazione dei grossetani, alla loro esigenza di non dimenticare. Ma anche a chi, nel 1966, diede immagini e parole "all'alluvione per la povera gente" - come la definirono Pilade Rotella e Luciano Bianciardi in un libro dell'anno successivo - documentandola per gli archivi del futuro. Tra questi i giornalisti del Telegrafo, il "giornale locale" che dal 5 novembre e poi per mesi raccontò quotidianamente il disastro, lo sgomento, la solidarietà collettiva, l'orgoglio, il coraggio nella ricostruzione dei grossetani, contribuendo a farli sentire comunità e a far sentire la loro voce - a cominciare da quella dell'allora sindaco Pollini - anche fuori dai confini della città, anche a chi pareva non sentire. Ecco allora, in occasione del cinquantesimo anniversario, un'iniziativa speciale voluta dal Consorzio di Bonifica e dal Tirreno, che hanno chiesto all'editore Mario Papalini (Effigi) di ristampare in un fascicolo le pagine del Telegrafo del novembre 1966. Un documento eccezionale, il racconto della grande piena "in presa diretta", che domani il Tirreno regalerà insieme con il quotidiano in edicola ai suoi lettori. Sfogliando quelle pagine si ha la sensazione di vivere - ora dopo ora, giorno dopo giorno le ansie, le paure, lo sbigottimento della città alluvionata. E anche la sua rabbia, testimoniata da un editoriale dell'11 novembre a firma di Beppe Bottai: "II lutto di Grosseto non si addice alla tv" era iltitolo, sfogo amaro di una comunità che sette giorni dopo il disastro si sentiva dimenticata. In pagina, ovviamente, anche le foto straordinarie di due giovani reporter, Mario Bernieri e Antonio Ferrari : l'Agenzia Bf, il cui archivio è ancora oggi la più vasta e significativa fonte di documentazione sulla tragedia del 1966. com'è. Oggi l'ottava tappa, in una via Cesare Battisti attraversala- nel 1966- da carretti carichi di masserizie e disperazione. Domani invece via San Martino, con i suoi bei negozi colpiti a morte dal fango. Tutto, come sempre, accompagnato dai frammenti di testimonianze dirette raccolte dal poeta e scrittore Luca Bonelli. Parole, immagini, pagine. Per mantenere viva la memoria, ma soprattutto per continuare a rivendicare un presente più sicuro: la minaccia dell'Ombrone, mezzo secolo dopo, ancora non è disimiescata. Si celebri il passato, ci si impegni per il futuro. Proprio da quell'Archivio arrivano le immagini che - da una settimana e per altri quindici giorni - quotidianamente il Tirreno regala ai suoi lettori con il giornale in edicola, in un viaggio tra il passato della città com'era e il presente delal città Pagina 248 Q G, a R í. € 4 11' r a r G a, r P í E proprio le fotografie dell'Archivio ßf sono protagoniste nel giorno dei cinquantesimo . Domani alle 18 infatti al Polo espositivo culturale delle Clarisse - in via Vinzaglio - si inaugura la mostra fotografica "L'alluvione dei 1966", organizzata dal Comune e dall'Agenzia fotografica Bf. La mostra , a ingresso gratuito, è composta da alcune delle immagini più significative tratte dal libro fotografico ' L'alluvione del '66" realizzato dall'Agenzia. Immagini che ritraggono i drammatici momenti della città invasa da un mare di acqua e fango che tutto travolge e distrugge. Tante le foto che hanno reso immortali anche i momenti in cui , dopo il i_; , IE: l ?`..á j': disastro, le acque, ormai calme, si ritiravano e lasciavano strade, case, negozi e vite di tante persone segnate. ° Per sempre. Grazie alla mostra è possibile ammirare il lavoro instancabile di tanti: vigili del fuoco , agenti della municipale , volontari che cercarono di riportare la città alla normalità, riservando uno sguardo attento a tutti quei cittadini che in quella tragedia avevano perso tutto . Sono presenti gli elicotteri del 4° stormo, l'esercito con la brigata Centauro e i tanti accorsi in aiuto di chi già stava lottando con il fango, anche nelle vicine campagne. Si scorge una città ferita anche nel commercio , con tante attività danneggiate , ma comunque pronte a ricominciare. La mostra fotografica e il libro sono autoprodotti dall'Agenzia fotografica Bf. Fino al 4 dicembre. Orario di apertura : martedì e giovedì dalle 9 alle 19; mercoledì, venerdì e sabato dalle 14 alle 19. Domenica e lunedì chiuso. V ú ;- :.'r.'í+pE2", ,, I. '(4'SË,ry;Sfe'í'r"SI"SYe39 6 6 !Ge{;S7;«?, Si Via Cf:•c: :. rz;a.4:4.ir,4:ï, autunno 2016 (foto Bf) La testata del Telegrafo di domenica 6 novembre 1966 A destra autocisterna travolta su un ponte dalla piena (foto Agenzia 130 Alluvioni in Toscana Pagina 249 / %/, G ir a í////r// //i,...7////// //G/ i ,i °' ✓///r°' "o / %////////// %//Gr , wc ,,,.,i , ., .,, ,,rr ,,o/ / ,,,✓// il //G / 4/1/ _'////, LU %I a il Comune di C iglia aderisce al progetto della Regione "Archivi aperti" domani tante iniziative per ricordare l'alluvione dei 4 novembre 196 6 ® CAMPIGLIA Da domani all'11 novembre il Comune di Campiglia dedica una serie di iniziative al 50° anniversario dell'alluvione in Toscana, aderendo al progetto della Regione "Archivi aperti 2016" per la valorizzazione e la promozione del patrimonio archivistico. Il programma sarà anticipato di alcuni giorni rispetto a quello generale che va dal 7 al 13 novembre, per cogliere la concomitanza con l'anniversario dell'alluvione. Le iniziative si svolgeranno all'Archivio storico di Palazzo pretorio. Oggi alle 16,30 si terrà una conferenza e videoproiezione sul tema "Storie del Cornia, dai documenti dell'Archivio storico alle testimonianze dell'alluvione del 1966" con la partecipazione di Gianfranco Benedettini, del quale è in corso di stampa un libro sull'alluvione del 1966. Introdurrà) acopo Bertocchi, vicesindaco e assessore alla cultura. Sempre oggi dalle 11 e giovedì 11 dalle 10 si potrà seguire la visita guidata dell'archivio a cura di Graziana Alagna e Agnese Lorenzini del- 4 novembre 1466, l'Aurelia a Venturina inondata dal fiume Cornia la coop Diderot. Le carte d'archivio come elemento di conoscenza e corale "nutrimento" per la memoria e l'identità dei luoghi: il fiume Cornia il 4 novembre 1966 inondò Venturina mettendo a dura prova un intero territorio. Il fiume, la radice stessa della fertile piana di Venturina, fa spesso paura e la natura è sempre pronta a ripren- dere quello che ha dato. Solo la consapevolezza, l'esperienza, le conoscenze storiche e tecnologiche unite a una corretta gestione possono mitigarne la forza. A 50 anni di distanza attraverso materiali d'archivio si cerca di approfondire la conoscenza del fiume attraverso le carte e di ripensare i giorni dell'alluvione conservandone la memo- ria. Contatti per le prenotazioni: [email protected], [email protected], tel. 328 1041571, 346 2166162. Archivio storico, Palazzo pretorio piazza Lotti: martedì, mercoledì, venerdì, primo e terzo sabato del mese ore 10,15-13,15 e 14-18,30. Tel. 0565 838470. i„ «ëtr,- re, Alluvioni in Toscana Pagina 250 Quella tti davanti all'Arno con le se, acque impetuose La foto in regalo con il Tirreno BN CRONACA ILTIRRENO t)re-.3D, i nwcda, aípompícri-eroi «II ponlc c croile! o» Alluvioni in Toscana Pagina 251 / % / , %Gr //%/ °% 9//r LA V„ . %G //9// / j///ooí/,. L A/ T/////, G ' /%%/ %%///Orr,^ , ,,. i salvataggi, le imprese, i l coraggio dei vigili dei fuoco raccontati da tre reduci dei disastro del novembre'66 di MARIO NERI oi avrebbe invaso tutto, una lastra di melma sui lungarni, Corso Italia e a Borgo Stretto. Ma solo poi. Qui c'era ancora speranza. Era passata la notte, Firenze era già caduta, Pisa ancora no. Non era ancora mare, non era più fiume. Acqua di mezzo, laguna, preludio di foce. «Ma fu tutto inutile, un palliativo. Ci avevano allertaio di notte, ci inviarono con i sacchi. Noi li posizionavamo nella fenditura rimasta fra le spallette e le paratie, l'acqua le stava già superando da sopra. Straripava». Ventitrè anni. Nei vigili del fuoco c'era entrato da «idrauli- Alluvioni in Toscana co» un anno prima dopo il servizio militare e l'addestramento a Capannelle, Roma. Negli anni, per lui e i compagni sarebbero arrivate le missioni più difficili della storia d'Italia, i terremoti in Friuli e in Irpinia, la carcassa del Moby Prince, esplosioni, incidenti stradali. «Ne ho viste tante ma io diventai pompiere lì, a cercare di tappare la bocca all' Arno che sembrava voler inghiottire la città», racconta Franco Taglioni . Diplomato all'Iti, l'avrebbero voluto all'Olivetti, chiuso nella fabbrica modello. «lo sono nato a Coltano, da famiglia contadina, scelsi l'aria aperta, scelsi di sentirmi vivo, seguii il consiglio di mio padre, così mi feci la leva nei vigili e poi mi arruolai volontario. Fu più forte di me». E lo è ancora oggi. «Tutte le notti sono in servizio, sogno gli interventi, la caserma, la campagnola con cui quella notte io e il brigadiere triestino Morich passavamo sui ponti terrorizzati all' idea che le onde che sbattevano sui parapetti prima o poi ci tra- volgessero portandoci via». Sogna di tornare ragazzo, eroe del fango, questo reduce del 4 novembre 1966 a cui l'Arno continua ancora oggi a far esondare l'inconscio. Figlio di una generazione che ha scritto alcune della pagine più luminose di solidarietà della storia del Paese, Taglioni è uno dei vigili del fuoco inquadrati alla base del viale delle Piagge che segnarono quei giorni con il loro coraggio e la loro abnegazione, decine di uomini diventati custodi di una memoria ancora viva del disastro. Alcuni non ci sono più, sono morti, altri sono ancora in vita. Guastatori, fluviali, alpini, sommozzatori, cinofili. Quei giorni furono i loro giorni. Senza di loro la città non si sarebbe rialzata, domani con loro celebrerà la rinascita nella ceriinonia in Comune. Non ce l'avrebbe fatta senza Elio Mainardi, oggi 81 anni, pisano, 31 all'alba del 13 novembre di 50 anni fa. Per lui l'alluvione fu soprattutto un insieme di suoni, un flusso di voci, una piena di messaggi e richieste di aiuto. «Ero il capo reparto della centrale operativa. Uscii spesso a dare una mano ai colleghi, ma molto tempo lo passai allaradio. Coordinavo le squadre. L'energia elettrica in molte zone era saltata, e lo sfrigolio degli altoparlanti segnò i momenti cruciali del disastro. Uno su tutti, il crollo del Ponte di Solferino. Credo fossero le 7.30. Non so come ma a chiamare fu un civile, un cittadino. "ù crollato, è crollato". C'erano state vittime, sul lungarno Paeinotti la violenza dell'acqua aveva strappato via il marciapiede, moltissimi negozi e case fino a Porta a Lucca erano state invase dall'acqua, ma quello fu come un rintocco terribile. A nove giorni dall'inizio, l'Arno non si era ancora placato, e il ponte ritenuto indistruttibile venne giù come carta pesta, si sbriciolò in una nuvola di polvere». Pagina 252 Ponte di Mezzo inagibile, quello di Solferino distrutto. Pisa si era spezzata. «Ero lì, quello sono io», racconta Taglioni indicando una foto di Luciano Frassi che lo ritrae ragazzo mentre si allunga sulle spallette con uno dei sacchi di sabbia. «Le tecniche di difesa non sono cambiate - riprende Mainardi - paraffe, sacchi, non ci sono molte altre anni per difendersi da un fiume imbizzarrito». Avevano già comin- uccise persone e animali ciato aimbrigliarlo l'Amo, a cinturarlo di fabbriche, di insediamenti, di cemento . «La vera emergenza fu in provincia, Pontedera, Santa Croce, Castelfranco e Santa Maria a Monte divennero una laguna», dicono quasi tutti i pompieri dell'epoca. «Ci chiamarono nella notte, e dissero che a San Donato avevano tagliato l'argine, si decise di sommergere i campi per non inabissare la città», di dare in pasto all'Arno la campagna e salvare Pisa. « Così - dice Taglioni - lasciammo i lungarni e ci dirigemmo verso Santa Maria». Vigili del fuoco, paracadutisti, perfino i militari arrivati da Camp Darby soccorsero migliaia di persone. «Era esondato anche l'Era, non solo l'Amo. Fu un vero disastro, l'acqua in alcune zone aveva raggiunto i tre metri di altezza, aveva travolto case, palazzi, cascinali, fabbriche - dice Mainardi - Ricordo che in alcuni casi perfino i nostri si trovarono in difficoltà. Un brigadiere mi chiamò in radio piangendo, credeva di non avere più scampo. "Sto per annegare". Riuscii a mandare una squadra a salvarlo». «Alcuni avevamo un mezzo anfibio, il Gmc, gli americani lo avevo usato per gli sbarchi - racconta Taglioni - ci portammo via migliaia di persone, donne, bambini». «Sì, ma sbandava, picchiava nelle mura, era adatto per seguire il corso della corrente non per contrastarla». Trecento dieci fabbriche sommerse, 1.350 artigiani in ginocchio, 1.450 negozi, l'alluvione fu anche un naufragio economico, costrinse la Toscana affacciata all'Arno a vivere un terzo dopo guerra, ma ribellandosi il fiume impose la fine di un'epoca. «Quasi subito capimmo che era stato una strage per il bestiame dicono Taglioni e Mainardi - Nei cascinali, nelle stalle erano rimaste intrappolate mucche, capre, polli. Erano talmente tanti, ammucchiati sugli argini dell'Era, intrappolati nelle stalle, che all'inizio si pensò di bruciarli. Ma i lanciafiamme non bastavano, così venne scavata una fossa a Montefalcone. Ricoprirono le carcasse cori la calce per paura delle epidemie». Chi non si spese per Pisa, lo fece per Firenze. Come Giovanni Del Bravo , 71 anni. «lo ero entrato nei vigili del fuoco a gennaio, ma iniziai a Ferrara, avevo 21 anni. Partimmo dall'Emilia a mezzanotte, facemmo tutta laAl col Gmc che si surriscaldava come un bufalo. La vista dei lungarni rni sconvolse. I palazzi erano diventati gli argini, sul fiume passava di tutto, alberi, auto, e noi si cercava di navigare rasente i muri, per evitare i mulinelli. Non lo dimenticherò mai, come non dimenticherò le facce delle donne, dei bambini, degli uomini che si gettavano sul cassone dal le finestre, delle famiglie che nei quartieri periferici, si erano rifugiate sui tetti, urlavano e sparavano nel buio per farsi riconoscere, per chiederci di soccorrerli». «C'era fu anche chi si rifiutò di lasciare le case. A Santa Maria ci spararono - ricorda' Taglioni Ci avvicinammo con una barca gridando. Avrebbero rischiato di morire. Una fucilataci passò sopra le teste. «I lo visto migliaia di facce - dice Del Bravo - mi hanno abbracciato, stretto la mano, alcuni li ho visti piangere, altri ammutoliti dalla paura o dalla disperazione per aver perso tutto. E se potessi, oggi, vorrei poter ritendere loro la mia mano. Dire che è passato tutto, l'Amo ha ripreso il suo corso». DR! PROOIIZIONE RISERVATA Oggi la terza foto in regalo con il Tirreno: l'Arno sembra voler inghiottire da un momento all'altro Ponte di Mezzo La foto in regalo oggi con il Tirreno (archivio Luciano Frr. si di proprietà della Fondazione Pisa) Alluvioni in Toscana Pagina 253 I PROTAGONISTI DI ALLORA Da sinistra Franco Taglioni, Giovanni Dei Bravo e Elio Mainardi franco Taglioni, Ts anni , mostra una foto di Luciano Frassi in cui è ritratto mentre posizionai sacchi sulle spallette del l'Arno (foto Renzul ; c -Muzzi) Alluvioni in Toscana Pagina 254 0 Gi 1111 1 11,1 11 /, .-/,C. G/íí//.,ù/// %i/ di ANDREA LANINI U na lunga notte insomie, quella tra il 3 e il 4 novembre ' 66. L'Arno fa di nuovo paura. I pisani alle piene so- no abituati, ma questa volta è diverso. Le notizie che, a partire dalla mattina del venerdì nero di cinquant'anni fa, prendono ad arrivare in città, sono un triste presagio. La pioggia non cessa, l'acqua continua a salire. Luciano Frassi fotografa Ponte di Mezzo dai lungarni della parte di Tramontana: la corrente melmosa del fiume sembra già volerne inghiottire la snella campata. Di lì a poco, le balaustre in marmo che ne scandiscono le geometrie dei parapetti verranno divelte dalle stesse ondate limacciose che, rendendo inutili gli sforzi di quanti armeggeranno a lungo, e invano, con paratie e sacchi di sabbia in difesa delle spallette, invaderanno vie, piazze, borghi, abitazioni, negozi, uffici, sfregiando il volto di Pisa. 4 novembre 1966: i giornali lo chiameranno "l'infausto venerdì" dell'alluvione. Al mattino, Firenze è già sotto una coltre di acqua e melma. Pontedera e Grosseto faranno la stessa fine poco dopo. Ai pisani sembra di ascoltare, di nuovo, i bollettini dal fronte - dopo poco più di vent'anni, il ricordo della guerra, delle bombe, brucia ancora. Sono i frammenti della cronaca di una tragedia annunciata che diventerà incubo a partire dal tardo pomeriggio, quando il fiume inizierà a tracimare. Pisa e Firenze: città vicine e lontanissi- me, tanto diverse quanto conflittuali, ma bagnate da uno stesso fiume che le lega e unisce come un cordone ombelicale. "L' Arno è un fiume che ha il privilegio di attraversare due città, Firenze e Pisa, le quali sono state ai supremi vertici della civiltà italiana, e sta nel loro ventre, dividendone esattamente, o quasi, in due parti, mezzogiorno e tramontana, o di qua e di là d'Arno, come suol dirsi a Pisa; e di esse è, per dirla con San Bernardino, proprio proprio il ventre": lo scrive Enzo Carli, pisano, insigne storico dell'arte, nella prefazione al volume "L'Arno, trent'anni dall'alluvione", pubblicato nel '97 da Pacini Editore. Citando antichi testi, Carli spiega che molto più che a Firenze, l'Arno fu a Pisa elemento determinante nella vita, nell'economia e nella storia della città, sia come fattore di attività industriale, sia come mezzo di comunicazione e di trasporto, "per lo quale vanno et vengono navili per mari caricati di mercanzia, la quale mercanzia si spande et si manda per tutta la Toscana et in molti Alluvioni in Toscana luoghi". Il corso dell'Arno costituì la principale via di collegamento tra Pisa e Firenze, dove dal Casentino, su specie di zattere chiamate "foderi", calavano dei legnami che, ammassati in una piazza detta appunto "delle Travi", venivano inviati a Pisa, che li impiegava per costruire delle imbarcazioni. L'Arno e Pisa: tempestosi vicini, come vuole la tradizione toscana, come comanda il carattere di questa terra. Un rapido turbinare di momenti di amicizia e inimici- II solito scorcio oggi ( foto Fabio uzzi) zia, di pace e guerra, di prosperità e distruzione. La città e il suo fiume, insieme lungo le sponde dei secoli: a volte parenti-serpenti, altrevolte alleati; ora fratelli- coltelli, ora soci in affari (che spesso, in passato, e alla lettera, sono andati a gonfie vele: come ai bei dì dell'Arsenale repubblicano, quando nei cantieri della "Tersana", posti sulla riva destra dell'Arno, si costruivano splendide galee destinate a incrociare la storia, come capitò a quelle dell'Ordine Stefaniniano (che combatterono a Lepanto). Non accontentandosi di terrorizzare Pisa con le sue piene, in certe occasioni l'Arno ha impaurito la città alleandosi col mare. Come nel 1105, quando il re saraceno Mughaid-ibn-Allah - "re Musetto" - utilizzò il fiume per assaltare la città con le sue navi corsare, che arrembarono la riva sinistr Ne sbarcarono orde di saccheggiatori Non meno distruttive dell'acqua fangos delle alluvioni. Pagina 255 't__m .1 sar i A cinquant'anni dall'inondazione che devastò il capoluogo toscano i ricordi, le fatiche e l'impegno dì Bassetti, Scola, Coletti, Ambrosio, Marrucci e Castellani che da neo-sacerdoti, seminaristi o professori di liceo parteciparono alla mobilitazione «Noi, angeli del fango con la talare» Nel dopo alluvione di Firenze anche futuri cardinali e vescovi GIACOMO GAMBASSI entre la terra tremava in Umbria e nelle Marche la scorsa settimana, il cardinale Gualtiero Bassetti era sotto un architrave nel palazzo vescovile di Perugia. «E in quel momento mi è tornato in mente l'alluvione di Firenze. L'acqua profana e distrugge. Lo stesso fa il terremoto. Oggi come allora c'è paura. Ecco perché bisogna stare vicino alla nostra gente».1'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve era in quel novembre del 1966 un giovane prete di 24 anni della Chiesa fiorentina. Il cardinale Ermenegildo Florit lo aveva ordinato sacerdote pochi mesi prima, il 29 giugno, e inviato come cappellano a San Salvi, una parrocchia "rossa" di lOmila anime alla periferia della città. «Ho visto l'acqua dell'Arno che aveva rotto gli argini arrivare a qualche metro d'altezza-confida-, ma anche una meravigliosa gara di solidarietà. In quel quartiere dove il Pci aveva percentuali da primato, non esistevano più né don Camillo, né Peppone. Tutti eravamo fianco a fianco a svuotare gli scantinati, a portare il fango fuori delle case, arecuperare quel poco che era rimasto alla povera gente». Alluvioni in Toscana L'alluvione fa parte del bagaglio di ricordi di Bassetti . Come anche di altri "angeli del fango" che adesso sono cardinali o vescovi . E sette di loro saranno domani a Firenze per concelebrare la Messa a cinquanta anni dal giorno "simbolo" dell'inondazione: il4 novembre 1966 . L arcivescovo di PerugiaCittà della Pieve preferisce definirsi con quell'ironia tutta toscana - un "facchino del fango". «Ho ancora davanti agli occhi la bomba d'acqua che aveva scardinato le porte della chiesa e l'aveva invasa come fosse uno tsunami. Eparroco mi aveva appena detto: "Gualtiero, portiamo via il Santissimo perché qui succede qualcosa di brutto". Mentre avevamo in mano la pisside, abbiamo sentito il boato. Se sono vivo è perché dietro l'altare cominciava una scaletta che portava in casa». Il Comune di Firenze ha svelato un "atto eroico" di Bassetti . «Più che altro sono stato un incosciente- sorride-. Mentre l'acqua saliva, ho sentito un odore acre di carburo davanti alla chiesa. Veniva da un deposito che rischiava di esplodere. Con alcuni ragazzi della parrocchia abbiamo sfondato la saracinesca e portato via i fusti». In un angolo abitava l'anziana "Mamma Rosina". «Tutti la conoscevano. Passava le giornate a dire il Rosario - racconta Bassetti -. Stava in un seminterrato. Quando siamo entrati, l'acqua aveva già raggiunto il piano del tavolo e lei si era rifugiata sopra. Non ne voleva sapere di abbandonare la stanza. L'abbiamo salvata grazie ai miei giovani». Arrivò nel pantano di Firenze anche Angelo Scola. Non era ancora entrato in Seminario l'attuale cardinale arcivescovo di Milano. Era un professore al liceo, di neppure 25 anni, appena laureato e presidente dellaFuci ambrosiana. «Come universitari cattolici milanesi decidemmo di partire per dare una mano - spiega-. Per quattro mesi assicurammo la nostra presenza. Si iniziò in Santo Spirito. Poi fummo trasferiti allo Spedale degli Irmo- Da " M amma Rosina " salvata nel seminterrato allagato alla scatola di lettere recuperate Domani la Messa a Santa Croce Pagina 256 centi, in piazza SantissimaAnnunziata, dove spalammo il fango riuscendo anche arecuperare preziosi fogli di alcuni manoscritti della biblioteca. Venivamo da una certa esperienza di divisione tra giovani studenti cattolici e il fatto di lavorare insieme favori la nascita di un'amicizia tra noi, con il superamento delle tensioni presenti nell'associazione». Il cardinale iscrive le settimane fiorentine fra quelle che hanno segnato la sua storia personale. «Nel'66 stavo maturando la mia vocazione, ma quegli anni, primain Gioventù Studentesca e poi nel mondo universitario, sono stati molto preziosi. Anche perché lo studio non sta solo nelle "sudate carte", ma anche nello scambiare, in termini informali, nell'interloquire. Ci interrogavamo con passione sul significato, persino culturale, in senso nobile, di un'azione caritativa di fronte al disastro dell'alluvione, impegnati a scoprire come la carità consenta quell o sguardo che fu lo sguardo di Gesù sulla realtà del mondo. Mi ricordo come la sera, con il buio che ci costringeva a interrompere il lavoro, stessimo insieme discutendo del più e del meno. E qui sgorgava una conoscenza nuova, una nuova capacità di fare cultura». Poi Scola aggiunge: «Ho parlato spesso ai giovani, soprattutto quando sono giunto a Venezia come patriarca, di quanto accaduto nel capoluogo toscano per far capire loro un'idea che mista molto a cuore: quella di educazione al gratuito». Eraprete dell'arcidiocesi di Milano da appena un anno Diego Coletti - oggi emerito di Como - e di anni ne aveva 25. Studiava a Roma. «Quando si diffuse la notizia dell'alluvione, con alcuni compagni, fra cui l'attuale cardinale Giuseppe Betori, ci fu uno slancio iminediato del cuore che ci spinse a chiedere di poter andare come volontari. Telefonai, se devo es- Alluvioni in Toscana sere sincero con poche speranze, ai miei superiori a Milano e con sorpresa ottenni subito il permesso di realizzare questo desiderio». Venne inviato in periferia, nella zona di Badia a Ripoli. «Un abitato povero - sottolinea Coletti -. E porto con me, ancora con commozione, il ritrovamento sotto il fango di un cofanetto pieno di lettere manoscritte che l'anziana abitante di quella casa accolse dalle mie mani come fosse un prezioso tesoro. Si trattava della corrispondenza tra lei e quello che era stato il suo fidanzato. Con lacrime di gioia fermò il nostro lavoro e ci chiese di dedicare tempo alla ripulitura, foglio per foglio, di quello che per lei era una memoria preziosa». In quei giorni venivano condivisi «pasti frugali e pagliericci su cui dormire», ripercorre Coletti. «Era come se la vita e i rapporti fossero radicalmente semplificati e ricondotti a una limpidità primordiale. E con certezza dico che quanto ho ricevuto in umanità, cordialità e buon esempio è molto di più di quanto posso aver fatto». Dalla Capitale sbarcò lungo l'Arno anche Gianni Ambrosio, pastore di Piacenza-Bobbio. Frequentavail Seminario e avrebbe compiuto 23 anni alla fine del dicembre 1966. «Studiavo teologia alla Gregoriana e seguivo il gruppo scout di una parrocchia romana. Con alcuni scout siamo partiti su un camion, di notte. Ricordo il freddo e le difficoltà del viaggio per le strade interrotte o bloccate, la periferia di Firenze dove l'acqua era giunta a un'altezza impensabile. Poi la fame e la scarsa organizzazione. Ma soprattutto ho due sentimenti che mi sono rimasti impressi: un senso di desolazione nel vedere dal vivo la tragedia; e un richiamo di speranza di vita di fronte all'incredibile catena di solidarietà. Alla fine prevale quest'ultima immagine». Era un seminarista di 21 anni Luigi Marrucci, oggi vescovo di Civitavecchia-Tarquinia. Si imbattè nell'alluvione mentre era a casa, nel Pisano, a Montescudaio. «Quando rientrai a Siena in Seminario - racconta - chiesi al rettore di poter dare il nostro contributo. Il rettore ci autorizzò ad andare ogni sabato e domenica». A quel drappello di futuri preti venne assegnata come "area calda" la Biblioteca Nazionale che ancora continua ad affacciarsi sull'Arno. «Tiravamo via i libri dalla melma. Avevamo sempre i piedi a mollo. Passavamo le giornate lavorando, pregando nelle pause, mangiando un unico panino che per l'umidità ci restava sullo stomaco», scherza. E fra gli scaffali incrociò una signora di Modena. «Non ho mai saputo perché fosse venuta. Mi chiese che cosa facessi nella vita. E le risposi: "Sono un seminarista, spero di diventare prete fra quattro anni". Mi face gli auguri. All'inizio del 1970 lei telefonò in Seminario chiedendo se c'era un certo Marrucci. Si era ricordata che sarei stato ordinato sacerdote. E mi mandò tutte le opere di sant'Agostino. Ecco, l'Arno "distruttore" mi ha fatto incontrare una donna che, in modo anonimo e silenzioso, mi ha accompagnato con la preghiera fino al presbiterato. E le sarò grato per tutta la vita». È stato un "angelo del fango" a distanza Italo Castellani, arcivescovo di Lucca. A Firenze non c'era in quei mesi neri. Ma i volumi sfregiati della Nazionale sono passati anche dalle sue mani. Mani di seminarista a Cortona, la sua città d'origine nell'Aretino. «Arrivavano in Seminario camion carichi di libri. Nei corridoi erano stati sistemati lunghi tavoli. E il compito nostro e di tanti ragazzi delle parrocchie era quello di inserire fra una pagina e l'altra, ciascuna fragilissima, la carta assorbente». Castellani aveva 23 anni. «Sentivamo l'ansia di salvare il mondo. E ai giovani di oggi dico: abbiate la stessa tensione e lo stesso entusiasmo. Alzatevi dal divano, ha detto papa Francesco alla Gmg di Cracovia. La Chiesa e l'intera società hanno bisogno di ragazzi che sappiano spendersi per l'altro e per il bene comune». Oggi come allora. © RIPRODU80NE RISERVATA Pagina 257 LA STORIA , Quando nel novembre '66 l'Arno inondò l'intera città Sarà la Basilica di Santa Croce a Firenze, una delle chiese simbolo dei danni al patrimonio artistico provocati dall'alluvione del 1966, ad ospitare la Messa per ricordare i 50 anni dei disastro. L'Eucaristia che si terrà domani alle 10, nel giorno in cui avvenne la calamità, sarà presieduta dall'arcivescovo dì Firenze, il cardinale Giuseppe Betori . A concelebraria gli "angeli del fango" Gualtiero Bassetti, cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Angelo Scola, cardinale arcivescovo di Milano, Luciano Monaci, vescovo di Brescia, Luigi Mamacci, vescovo di CivitavecchiaTarquinia, Italo Castellani , arcivescovo di Lucca, e Diego Coletti , emerito di Como. Altro "angelo del fango" è stato il vescovo Mansueto Bianchi scomparso lo scorso agosto. L'Amo ruppe ì suoi argini alle 2.30 dei 4 novembre e un'ondata improvvisa di milioni di metri cubi di acqua si riversò sulla città fino alle 22. Nella zona di Santa Croce l'acqua raggiunse i sei metri dì altezza ''Firenze ë un immenso lago immerso nelle tenebre-, scriveva l 'Ansa la sera di quello stesso glomo. Nella notte il livello dell'acqua cominciò a calare. La mattina di sabato 5 novembre (una giornata chiara , quasi senza nubi) il fiume era quello di sempre, ma aveva lasciato dietro di sé un'immensa palude di fango. Diciassette furono i morti nel capoluogo toscano e diciotto in provincia. In migliaia si ritrovarono con la casa o la bottega inagibile. Centinaia le opere d'arte colpite, fra cui il celebre Crocifisso di Cimabue. Sommersi i volumi della Biblioteca Nazionale. (G.G.) Alluvioni in Toscana Qui a destra gli Uffizi e Palazzo Vecchio "bagnati" dall'Arno. In alto gli "angeli del fango" fra le vie di Firenze. Al centro la Basilica di Santa Croce con la sua piazza invasa dalle acque Pagina 258 ..,: : T ?f AW Ima w , we ...:.. ,t. +..... nom Alluvioni in Toscana Pagina 259 r'o « LTn badile il mio primo pastorale» lpastorale che perlaprimavolta ho usato a Firenze cinquan ta anni fa era un badile: non è servito per appoggiarmi, ma per sostenere gli altri». Giuseppe Betori aveva 19 anni quando in quel novembre 1966 giunse nel capoluogo toscano sommerso dalla furia dell'Arno. Quarantadue anni dopo sarebbe arrivato di nuovo in città, stavolta come arcivescovo chiamato a guidare la Chiesa fiorentina. «Nella mia memoria è rimasta impressa la bellezza ferita, ma anche la forza, la dignità, il coraggio e la volontà dei fiorentini di rialzarsi», racconta il cardinale. E toma amezzo secolo fa. «Avevo da poco iniziato a Roma i miei studi di teologia alla Pontificia Università Gregoriana come alunno del Seminario Lombardo. Dopo le notizie terribili da Firenze, le vittime, la città devastata, lasciammo i libri e con un gruppo di dodici seminaristi e giovani preti partimmo. Ilnostro rettore, monsignor Ferdinando Maggioni, vide in quell'esperienza un'attività formativa per noi». E così è stato. «Un'occasione concreta e non astratta di teologia sul campo, al popolo - afferma Betori -. Papa Francesco dice che la realtà deve venire prima delle idee e noi lo sperimentammo subito. Stare a fianco della gente smarrita è una lezione importante. E ancora oggi da arcivescovo mi piace considerare questo come il primo servizio fatto da un pastore perla sua gente, anche se quella volta non avevo in mano un pastorale, ma un bastone». Al gruppo del futuro cardinale venne affidato il compito di liberare le cantine e i primi piani delle case di periferia a Badia a Ripoli. «Non spalavamo il "fingo nobile" dei musei e delle biblioteche, ma quello "proletario" della gente sempli- ce. Non salvavamo le opere d'arte o i libri, ma recuperavamo qualcosa di altrettanto prezioso, i ricordi delle persone, oggetti cari, lettere come quelle contenute in una scatola di latta da un'an ziana. Poi un pulmino ciriportava adormire nelle brandine allestite nel teatro di una parrocchia dove alla sera tolte le tute da lavoro partecipavamo alla Messa. Difficile dimenticare la sofferenza, lo sgomento, il dolore negli occhi e nel cuore delle persone». Quindi il cardinale guarda all'oggi . «Gli insegnamenti di quanto avvenne cinquanta anni fa, come di altri momenti drammatici del nostro Paese, ultimo il terremoto nel Centro Italia, dicono che la solidarietà, la generosità, il bene superano sempre tutto, danno sostegno e concretezza alla speranza di chi è nel dolore». (G.Gamb.) © RIPRODUZIONE RISERVATA A destra il cardinale Giuseppe Betori. Sopra, in senso orario, il vescovo Luigi Marrucci, l'emerito Diego Coletti, il cardinale Gualtiero Bassetti, il cardinale Angelo Scola, il vescovo Gianni Ambrosio e l'arcivescovo Italo Castellani II cardinale arcivescovo della Chiesa fiorentina fra i giovani che arrivarono dopo il disastro «Accanto al dolore della gente» Alluvioni in Toscana Pagina 260 Firenze. Al Teatro Niccolini "Sotto una gran piova d'acqua...' iglietti esauriti perla I\O prima nazionale di Sotto una gran piova 1 \\\\\\\ d'acqua... domani e sabato al Teatro Niccolini di Firenze, evento inaugurale della rassegna ' Alluvione. 50 anni dopo" promossa dalla Fondazione Teatro della Toscana. La narrazione di Sotto una gran piova d'acqua.. . è sotto il segno dell'Accade- Alluvioni in Toscana mia degli Infuocati, che promuove con la Fondazione Teatro della Toscana un dialogo a tre voci, declinate nei ricordi di allora : quella di Piero Bargellini, allora sindaco di Firenze, Enrico Mattei che dirigeva "La Nazione", e di un sedicenne dell'epoca, il giornalista Massimo Sandrelli. Diretta su Radio3 a cura di Marino Sinibaldi. Pagina 261 di Marco Cianca __ m' 1966 M ezzo secolo dopo quella I-F A «e dia nazio nal e siamo chiamati a nuove prove solidarietà ma domina la paura Il 4 ' - li angeli del fango. Fu Giovanni Grazzini a definire così i tanti giovani che si calavano nel buio della melma per salvare libri, quadri, opere d'arte. «Onore ai beati», scrisse sul Corriere della Sera, in un'apologia dei «capelloni», come si diceva allora: «Perché questa stessa gioventù, che sino a ieri ha attirato le vostre ironie, oggi ha dato, a Firenze, un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prestare la propria forza e il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene comune». Era il 4 novembre del 1966 quando l'Arno sommerse la città di Dante. Una terribile alluvione imperversava da tre giorni. La pioggia intermittente mise in ginocchio intere regioni, come l'Emilia-Romagna e il Triveneto, dove perì un centinaio di persone. La stessa Venezia fu coperta dalle acque per ventitré ore. Ma era soprattutto sul capoluogo toscano che batteva inesorabile il martello pluviale. E tra la mezzanotte e l'alba di quel venerdì il fiume nel quale Alessandro Manzoni voleva «sciacquare» i panni del suo italiano invase la città. L'ondata di piena raggiunse una punta massima di 4 metri e 92 centimetri. I morti affogati furono 35. Settantamila i senza casa. Allagati negozi, botteghe, appartamenti, esercizi commerciali, chiese, mu- Alluvioni in Toscana sei. Niente elettricità e gas. Scarseggiavano cibo e medicine. E la marea fangosa, mista a nafta, stava sommergendo e deturpando monumenti, altari, statue, dipinti, affreschi, marmi, antichi volumi, pergamene, manoscritti. Masaccio, Lippi, Simone Martini, Botticelli, Beato Angelico, Cimabue, Donatello, Giotto, Paolo Uccello, Michelangelo. L'inferno liquido contro la storia dell'arte. La città rimase isolata per tre giorni. I soccorsi stentavano. Allora non c'era la protezione civile, non esistevano telefonini o computer. Il giornalista Erasmo D'Angelis, nel suo libro Angeli del fango. La «meglio gioventù» nella Firenze dell'alluvione (Giunti Editore), dettagliato e ricco di foto, ricorda anche l'opera insostituibile dei radioamatori volontari che furono tra i primi a dare l'allarme e a coordinare gli aiuti. Firenze è stata salvata da loro, dai soldati di leva (era ancora obbligatoria) e dai giovani arrivati da tutte le parti, a mischiare dialetti, a elargire sorrisi che squarciarono il velo dell'angoscia, a salvare libri e quadri passandoseli l'un l'altro, in generose catene umane, alla Biblioteca nazionale come agli Uffizi. Una foto ritrae Ted Kennedy, durante la sua visita del 17 novembre, accanto ad alcuni di loro. Una ragazza bolognese, Silvia Fassò, ha raccon- tato come contribuì a imbrattare l'impermeabile bianco del senatore: «Per me resta indimenticabile il contrasto tra le nostre goffe figure tutte sporche di fango, e la sua, immacolata, elegante, quasi cinematografica». E ancora: «Era la mia prima uscita nel mondo senza genitori o docenti e i giorni di Firenze furono per me diciassettenne un'iniziazione ad una dimensione nuova, alla libertà inebriante, mista alla sensazione di poter fare qualcosa fuori dal comune, insieme a tanti ragazzi, peraltro bellissimi, che guardavo incantata per la loro allegria, per l'energia e il loro entusiasmo. Lì sono diventata adulta». «Sembrava che l'allagamento della biblioteca stesse mettendo a rischio la loro anima», commentò lo stesso Kennedy. Tra gli «io c'ero» raccolti da D'Angelis figura anche la testimonianza di Pier Luigi Bersani che rievoca il dramma di quei giorni e parla di «un moto civico che ebbe il merito di accendere una coscienza e un protagonismo nuovo nella gioventù italiana». Il 1966 è stato anche l'anno della morte di Paolo Rossi durante gli scontri con i neofascisti all'Università di Roma e l'anno del processo ai tre studenti del liceo Parini di Milano accusati di pubblicazione oscena perché nel giornale scolastico La zanzara avevano affrontato un argomento tabù come il sesso. Primi vagiti della contestazione. Aldo Moro guidava il suo terzo governo di centrosinistra. Il terrorismo sudtirolese raggiungeva l'apice, il banditismo sardo seminava il terrore, la Nazionale perse 1 a o con la Corea del Nord ai Mondiali di calcio d'Inghilterra. Per affrontare l'emergenza dell'alluvione, la benzina fu aumentata di dieci lire e fu introdotta un'addizionale del dieci per cento sulle imposte dirette. Sempre uguali le polemiche sulla devastazio- ne del territorio , la mancata prevenzione, i ritardi della burocrazia, le ruberie , la miopia dei politici . Fischi di rabbia e di contestazione accompagnarono anche il pur avventuroso giro in gippone per Firenze del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Sono passati cinquant'anni. Il 4 novembre , giornata delle forze armate e fino al 1977 festività nazionale, cade nuovamente di venerdì. Le celebrazioni di quell'evento assumeranno un tono particolare, perché alla memoria dell'alluvione s'intreccia il dramma del terremoto. Gli eredi degli angeli del fango sono i volontari della protezione civile, i network danno le notizie in tempo reale, sulle piattaforme informatiche c'è condivisione di ogni attimo. I soccorsi sono tempestivi e si respira aria di unità nazionale. Ma stavolta, più che la solidarietà e la partecipazione, a dominare è la paura. Alle immagini delle tragedie avevamo quasi fatto l'abitudine, persino le scene dei drammatici bombardamenti di Aleppo suscitano al massimo un attimo di costernazione. Il terremoto no, il terremoto l'abbiamo sentito tutti, e tutti ci ha riconsegnato a una dimensione di umana fragilità. @ RIPRODUZIONE RISERVATA I ricordi della catastrofe di allora si mescolano agli stati d'animo in subbuglio post sisma Pagina 262 l'alluvione Quando a lo stadio c'erano Cinquant'anni a il cuore del mondo battè per Firenze, finita sott'acqua Al Comunale si raccoglievano gli aiuti li - k 1ìCt"Lit iiil fet i i i l III :il )III la, L, 1t 1tI1i11 -LtLilrt. t.tlii1:• (ÏU i, i 1+L t2, C€.L1S,.t.GG1T11! LL t.',it1l; )i,t `il rl l' tc, lu.t ttl.i !),ti) m) ttn tcel IilElt lat tile 1 5,;'l.ir1.ti titi ilti ,1'ICi'I1:J[' hFi l1,pt l'd] l l' iai,t' ,'Ill';lntirü )Ll t)u tá 11 iL 11e _' 1 ï5, liúti,tclc u,tnizll t. ir:r(i'kcc tt í il ói C t'lIl lélil L T,'tiit-í! i [t'1 t7l {ldll t''Clii t 1 t a`¡ t_i!L••ai 1L11L 'i' _í t'inu;LLLu,tLelii€, it c;t91t( al 111( 1] lií ➢ ItrtiluCCl. Il a;i ut ,L r ei1,<ttsro llltltt eti=, il 11, ttii Là, in,[ L A PtENA.L;tTuc!t;1 li.t tilra IU1Ctilf:tlli.ilült: 1_ttii ta tli Lclitati "' tt. i.l [ li p n, L, i iEi c. Ii s,t:lí` a t . l)iìi 1 li titi(!i.1 h1„'4i,itili ."lai.lat ,1tii i,clcll Iicf7l i Il l't!i ta7 :t Ell` • Jl3tI 1 ftJL91t liu-11Li cl t .='t11C , `;tiiltiiitil( 1 p13.aic . ttllèl3 ' li t"IiCtz, stE% uca, pt'tit'irt iti i, ta _lc' 11,L1 í1i, u su Tir tc.ñ, ]util tuiu t' ci.;iuli.lltt' +.lt} :"1 tl.t (_1rI•itl `1 a11etL .tlt^1lt1ri2 untl?.i_tia Ii•11. R1il;tllt_ll ' ttltLt. ititurnti alla iAlt,1 tu i:2.iti c1, , ttit+! ili , I1 i,íiLe> l l.tt c Li i1 i1; 171Li€, 1,1 '•tçJL E} . t 1,L '`.irltc \'e -,.I1itt ,t,hi_n = Latrt, 1 n7rc , LIIn ..tir1ti1 a ,la1á' licit)11ii' tt'c€t.'>( I?1 6' ,iIl t'dí,. , r,c,11:1¡i.,ilt; E ,!tillpul i'ulfh, SII0 .t r+tlC:iCr€ ,11J d.auua 1Ltli:it'i I.t i 12t l'ill'17 1 , 'J.f ',A1+ titLtA.'L3ttt u.1ttlS il i t-. t! _i ci 1 i. ,1 Li lu rt lla l.t.í rttluual i lirtlt ,lull_ tlCía (1.i [,L. i31 ..tü`ctll..t(fttu I ucr;_'t.:'eltt ,c, <tti tt.c uer i tu ili. MLM i` Ll!lcile i ;íyn >-it:ß.ll<, }iil l. .ll tt ., l:L :.ra :1, i AIt: lici. _ ùl lo.Ltlt1ht11I l iLLLtL, lla CtIS d ait.'. i ì plttt• il i117ttil131a U` :+'?Ili wlilì :lLt tla .CE)IlCli:" UI1 1[`•11 il il?t,il il ltllt[L11t N 1t11i rt'L, cliiLl,t i11 i i1ln.itiiatl;li It li iliili Litih'll-lelia_- IK ICtlit l,lLtttllti U tlltit?ilt,lí, ( ail üi Sl LLltiUt aEluCi '_ 'ItF b} .ticlt ilt'ttis_tL€ ihalt'tilltli. 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Lt l'n^tt{ct,ttl,.tll7t?t, uI6l1CIi 11,11°U ál t:.:yti I t111,tit.i 1 11i= +'1 li l.t uGlile ,iP itl(" ) ,, '.tlittt"ii il 1 t cc€ . tltili.' 1 't't tL1 t ; a rcta„i 13tLtL„711 1 a1i1 .11 l,ül inl ,ìill 1) É'ItítlAle "L[ tli il,tCtí i iGLIANGELI DELFANQD.1 iri q tii tcti-t I IüLl.ltt;tl;.t t'iilliL, J-lcit Lltla.l't3tt' cll I' litL 1.L I Ittrl titi,l de•;:Lll iltt ;Irt nl aoltirrn Iit,.L'attit,ilt' I rit1l l1i ki` '1SL 1 .utt. :_t_ 1_t"t. Cl i'ts 1 l'.iil L1 LI , ih' it; I111 V I"Il )l'b.`.SL'. t7liSttttl C'lll:ti,_I, °I Tutta la città ricorda achi in que ï giorni di paura lavorò per salvare e pulire la bellezza [ílnti :aiuti t I ui:.'tl. t,. lit' },ár tt,,)llii aft ttAt1;1111l1t+il,.lu.1' 16i tïtïiï,i, Eltlatlrt'it t ,f,,tJ,i:iill;l tsa ttt l.ui_ cnc[itlGt t' lii p €irllLlt't`li `(i i' (irticlui T'c.;11? l;t , f,1'làlh ,.u 1 i`: -ttd ,il +li c1t, ti1t111,, _\Ilttlat íirttitï un.t l;tt l.' 1„1l1' íLl ,q i liLil ,t i l l !i,i'. t. tllt"Ltlct,,, cr;til:, til,,;lrilla t1 t13.tiuSt€. 1uilr;!et7ltlc' iti Lll tl ii clwli)iu, l 1t 11,.o-ilr,t d 1 iItYr9 1,11 t a ia l a ti i< ta e'Ga l lt. l t,',.IIf(' lu ti 1' c 'I pltl 1 1i 1 11'. Il i.liii Ct' cit'I IitLl ,5C1TlJi'tilf7 ScftÌt t,'LILf' I it uitit.l. 1 lilu 1`ltt1r111.1n1i. li tl, , , t : ' t ti ¡ C } , 1 1 é!ttlíti It :li t€.Ltl;lt`'í.3ti? Li t.le 1t' le, ínc 1 ti.^, fli í;u llliti, Il 1t1,1 t'lil I 1[ï s_, !(,l;;'t'lît(k 1`t'I" ilha lill.Ili Iil.lulí`itl?i>tlu C' i"2tlli;Itíi. 1.Jti1t l1 áLt t i,'tSio u1 ,!'ic Il l»ltf ia f 1tlaL' i 4P'iGELI DEL FANGO L,l ilitltiliikt tstatar l . lltl+aitttli'. 1Jtii1liti([í?it1LC1Ul1ì t11. 11.1 ; il li IIC,U 1t 11 1C t',I;ili ì1CI11 1`.tl;,ltir pitt.t(ilt', eEili il li f3la i il tI';ttt- Ikl;t,`Ct'Ul t tlcitfuL.uc,utl Isitt 11C ' tC1:Jtii'1__i1 iGlluiLpl Utl. t1 t il 1ti4>`" Lt+ i1 =;4tf11ril t; . ".il.l' a' Sll'vaiA't ! il t11ít11tltï ttll(' Pu 11 1r11 c17,ttI ti; ICì '-li tIIi —li tt1C l l tIlt1-LïdLi1 i ' 'I - I l l t + 1i.1 .4ï,f11 L l i l t l l . l < t l l l In il t L l l t l ` 1 t R EJIIIï I i t 1 7 1 i t t c€1 Í 1 . 9 t & " . l i zt ,t !]I't>t'tlc ilìi'lltl1_fil iyt.cí';i . d p.u tt I l , i l t i r il , ' - 1 ' u , > ; t i uni tlcl ti I C'I1:;t Il1t, 5t:'ll,.?1],_lll :'llitChliti..l , i.:'Oli líI i 1Lt°rrrL , 1nl.rlii•u-i t';tu1 iilrli t1c 11i liiü ill: lia ïrtitd '1_A_ L €Ur_'lia _ t±1?tFí:!LI 1311;:;(!E' 1.1 ilauit. 1 1 11 ;Illni y:ntli. , -1 Esce don'lani dfrancaballo che ricorda i 50 anni dall'alluvione e gli angeli del fango ,,L Alluvioni in Toscana Pagina 263 di LUCA CALAMAI FIRENZE L a Biblioteca Nazionale e i vicoli di Santa Croce sono tra i primi a inchinarsi alla furia dell'Arno. È la notte del 4 no- vembre del 1966. Domani saranno cinquant'anni. Ventisei ore ininterrotte di pioggia, in media 210 millimetri. Un fiume impazzito che piomba in città alla velocità di 4100 metri cubi al secondo. L'ultima alluvione risaliva ai tempi di Dante. Firenze l'aveva letta sui libri di storia. La gente sale sui tetti mentre l'onda arriva in piazza Signoria e piomba in piazza del Duomo. Saranno 35 le vittime accertate. Giancarlo De Sisti, uno dei calciatori simbolo della Fiorentina e capitano della squadra del secondo scudetto, a quei tempi è un giovanotto di Alluvioni in Toscana belle speranze appena arrivato in maglia viola. Il ricordo di quei giorni drammatici è ancora ben vivo nella sua mente. «La mattina del 3 novembre vado all'ospedale di Careggi per un controllo. Un problemino muscolare. Dopo l'esame raggiungo lo stadio in macchina. Sotto un vero diluvio. L'allenamento è annullato. Il professor Baccani mi viene incontro: "Picchio, l'Arno è bello gonfio, vai a casa da tua moglie e andate al sicuro". Io stavo in niente fuga. Scendo a mettere la macchina in garage e il portiere mi guarda strano. E un tifoso vero della Fiorentina. Mi dice: "O icchè tu fai, voi dire addio alla tu macchina? E tu saresti il cervello della mi' Fiorentina. Poeri a noi". Non avevo capito cosa stava per succedere». IL RISVEGLIO De Sisti è l'unico giocatore della le vittime accertate squadra che abita in una zona a dell'alluvione di rischio. «Mi sveFirenze del 1966. glio all'alba e per La pioggia cadde per strada non ci sono macchine ma 26 ore consecutive gommoni. Dal via Repetti, a due passi da piaz- garage esce la nafta. Con mia za Beccaria. Uno dei punti più moglie siamo un po' spaventati colpiti dall'alluvione, ma l'ap- e un po' incuriositi. Niente lupartamento è al quinto piano, ce, niente televisione, niente io e Nadia siamo sposini novelli telefono. Noi e l'acqua. Fa ane ci sentiamo protetti. Quindi, che freddo perché è saltato il ri- scaldamento. Ricordo una scena incredibile di una donna che dà uno schiaffo al marito che fuma sul terrazzo buttando la cenere nell'acqua nera: "Che se' grullo, si va a foco tutti". Un po' di paura c'è. Ma dura un giorno. Ventiquattro ore dopo il mitico Pirovano, uno dei vecchi della squadra, si presenta alla porta per sapere se sto bene. L'acqua non c'è più. C'è soltanto una montagna di fango. E tanto dolore». LA FIORENTINA Beppone Chiappella è l'allenatore di una Fiorentina che sta facendo crescere un gruppo che pochi anni dopo vincerà il secondo scudetto. E una squadra importante. In attacco ci sono Uccellino Hamrin (che poi partirà) e un talento emergente, Cavallo Pazzo Chiarugi. Poi, ci sono Merlo ed Esposito che insieme a Picchio daranno vita al centrocampo campione d'Italia. Pagina 264 La Gazzetta ricordala tragedia che causò la morte di 35 persone e danni ingenti al patrimonio artistico della città attraverso il racconto di Giancarlo De Sisti, allora regista della Fiorentina. Domani in città si terranno varie iniziative: un consiglio comunale alla presenza degli Angeli del Fango, la deposizione di una corona di fiori presso il Ponte Alle Grazie, la ricollocazione dei restauro deli'Ultirma Cena del Vasari in santa Croce e una fiaccolata dalla Basilica di San Miniato a Santa Croce L'acqua si ritira. Resta il disastro. «Ricordo - racconta De Sisti - di aver visto dal vivo una delle immagini che è stata il simbolo dell'alluvione e cioè una macchina infilata dentro un bar di piazza del Duomo». Lo stadio Franchi si trasforma in un centro d'accoglienza. «Io e gli altri giocatori diamo una mano scaricando dai camion che arrivano da tutta Italia medicinali e materiale di prima necessità. È il nostro modo di dire alla città: "Ci siamo anche noi ad aiutare". Allenarsi è difficile. Il campo ci sarebbe, lo stadio Militare, ma la testa è altrove. Il dolore si tocca con mano. Ti travolge, come l'Arno. La Federazione rinvia la partita in programma. Noi torniamo in campo il 13 novembre a Foggia. Avremmo vinto anche contro una squadra di undici mostri perché volevamo regalare un sorriso ai fiorentini. Finisce 2-1 e, incredibile a dirsi, segno il gol della vittoria. Io che non segnavo neppure a porta vuota». DESISTI E L'EMERGENZA: «PER AIUTARE, NOI DELLAVIOLA SCARICAVAMO FARMACI DAI TIR» Alluvioni in Toscana GLI AN GELI DEL FANGO Nell'emergenza e nel dolore, spuntano gli Angeli del Fango. Ragazzi che arrivano da ogni angolo d'Italia e del mondo per aiutare a salvare il patrimonio artistico della città. I danni dell'Arno sono impressionanti. Nella Biblioteca Nazionale sono andati persi manoscritti antichi di valore inestimabile. Così come, nonostante il lavoro di specialisti e volontari, diventa praticamente irrecuperabile il Crocifisso di Cimabue in Santa Croce. «Una mobilitazione incredibile. Tra gli Angeli del Fango c'è anche un giovanissimo Antonello Venditti. Noi italiani siamo fatti così: nella normalità siamo divisi in mille pezzi ma nel momento del bisogno torniamo a essere un Paese con un cuore unico». De Sisti tornerà in questi giorni a Firenze per un altro compleanno: i novant'anni della Fiorentina. «E quando entrerò al Franchi ripenserò al nostro scudetto ma anche alle facce di tutti quei fiorentini che dopo l'alluvione si accamparono dentro lo stadio. Volti che mi porto nel cuore». GIANCARLO DE SISTI EX REGISTA FIORENTINA © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 265 Quando gli angeli del fango « inventarono » la solidarietà Cinquant'anni fa l'alluvione che oltraggiò Firenze Giovani da tutto il mondo per salvare le opere d'arte Luciano Gulli Domani, 4 novembre, saranno 50 anni dall'alluvione di Firenze del 1966. E che la ricorrenza càpiti a ridosso del terremoto che ha vetrioleggiato il cuore dell'Italia medievale, genera in chi ricorda quei giorni, in chi c'era, due emozioni contrapposte: da un lato il vuoto, lo spaesato dolore e il rinnovato sgomento di sapersi esposti ai capricci di una Natura maligna e indifferente. Dall'altro la consapevolezza, raggiunta in quei giorni, quando tutto nella città invasa dall'Arno sembrava perduto, che non saremmo mai più stati soli. Vennero da tutta l'Italia. E man mano che la notizia si spargeva, con i rudimentali mezzi d'informazione di allora, quando non solo il web era di là da venire, ma anche radio e tv «pensavano» in bianco e nero, cominciarono a calare dall'Europa intera. E perfino dall'America. Li chiamarono «Angeli del Fango», e tali dovettero davvero apparire a una popolazione in ginocchio quei plotoni di giovani e di giovanissimi - la generazione venuta su coi Beatles - che non avevano esitato a mettersi in marcia dalla Sicilia, dal Piemonte, dalla Germania, dalla Francia. Una muta gara di solidarietà che percorse l'Europa come un tam tam di cui non si aveva memoria, prima di allora. Li mosse il pensiero di salvare un bene comune, i capolavori dell'arte pittorica e libraria - sentiti come la casa, la memoria di tutti-aggrediti dall'acqua e dalla melma. La molla fu quella. Salvare Firenze per salvare se stessi, noi stessi. Recuperando, salvandoli dal fango, le opere d'arte, i dipinti, le statue, i libri antichi, i manufatti, Alluvioni in Toscana patrimoni dell'umanità che altrimenti sarebbero andati perduti. Molti di quegli «Angeli» non avevano neppure vent'anni. Da Roma, confusi fra gli altri, giunsero due tipi che un bel po' di anni dopo sarebbero diventati famosi: Antonello Venditti e Francesco De Gregori. «Arrivammo in una città in bianco e nero», ha ricordato Venditti. «Molti avevano trovato ricovero per la notte alla stazione. Era un grande accampamento, le ferrovie avevano messo a disposizione le carrozze e gran parte dei ragazzi stavano lì». Molti di quei giovani domani torneranno a Firenze, e avranno i capelli bianchi del presidente Mattarella, che presenzierà alla ricollocazione restauro del dell'Ultima cena del Vasari in Santa Croce. Il pensiero andrà a quelle giornate del novembre 1966. Ma nei cuori, nelle parole di chi rievocherà quelle giornate sfileranno, sovrapponendosi, le immagini viste in questi giorni: le case, le chiese di Norcia e di Ussita, e quelle di Amatrice. E chissà che a qualcuno non venga voglia di dire qualcosa contro la banalizzazione delle disgrazie, la spettacolarizzazione del dramma che l'eccesso di informazioni fatalmente produce. Dove le storie di uomini e donne scalciati dalla Sorte finiscono talvolta per appiattirsi in una globalizzazione del dramma che nel bianco e nero - i colori di cinquant'anni fa- sembravano più veri, più autentici. Più drammatici. ANTEPRIME Un documentario per non dimenticare In occasione del 500 anniversario dell'alluvione sarà presentato a Firenze il documentario « Firenze 66 - Dopo l'alluvione» di Enrico Pacciani (produzione Alkermes e Sky Arte Hd). Il film racconta come quel disastro abbia segnato per mezzo secolo Firenze e ricorda la straordinaria mobilitazione degli «angeli dei fango», soccorritori accorsi per salvare il patrimonio della città. Sky Italia per il 4 novembre ha organizzato due anteprime: a Palazzo Vecchio e nel Cinema Teatro della Compagnia , prima della messa in onda su Sky Arte Hd, prevista per il 5 novembre alle ore 21.15. íi fit z' s Q Ponte veccnio a Firenze nei giorni deiPaiïuvione avvenuta nei novemore uei 19bb Pagina 266 Il Vasari sommerso ora torna alla luce L'«Ultima cena» è stata salvata: verrà ricollocata alla presenza di Mattarella Daniela Fedi «Danneggiati oltre ogni possibile restauro» han detto gli esperti davanti ai cinque pannelli in pioppo rimasti a mollo per circa 18 ore in sette metri d'acqua, fango e detriti misti alla nafta tracimate dalle caldaie divelte dalla furia dell'Arno la mattina del 4 novembre 1966. Su quella superficie lignea che una volta unita misura 6,66 per 2,62 metri, Vasari nel 1546 ha dipinto un'emozionante Ultima Cena destinata al convento delle Murate, un ordine di clausura stretta soppresso in epoca napoleonica con conseguente trasferimento di tutti i beni nel museo dell'Opera di Santa Croce. La piazza antistante, la bellissima basilica francescana con l'annesso complesso di chiostri, cappelle, archivi ed ente museale, è una specie di catino che l'alluvione di Firenze trasformò nell'immondo bacino in cui confluisce lo Stige con gli altri quattro fiumi dell'Inferno. Non a caso lì sotto morì una delle 35 vitti me accertate dalla prefettura, fu praticamente distrutto l'enorme crocifisso di Cimabue e venne danneggiato in modo che sembrava irreversibile il capolavoro del Vasari. Nel 2004 l'opera è stata trasportata nell'Opificio delle pietre dure per un estremo tentativo di recupero. «Avevamo poche speranze e molti sogni» racconta Marco Ciatti, direttore del prestigioso istituto fondato nel 1588 dal Granduca Ferdinando I de' Medici e oggi trasformato in laboratorio di restauro, istituto di ricerca e scuola di alta formazione per restauratori. Due anni dopo sono iniziati i lavori e domani, durante le celebrazioni Alluvioni in Toscana per il cinquantenario dell'alluvione alla presenza del presidente Mattarella, l'Ultima Cena verrà restituita al mondo in tutto il suo splendore. Ci sono voluti dieci anni di duro lavoro e due diversi progetti sostenuti nella prima fase dalla Fondazione Getty mentre per tutta la parte esteti ca che consiste nel recupero di L'opera era distrutta: peri restauri dieci anni e l'aiuto di Preda e Fai quasi sette metri di dipinto, è intervenuto il Gruppo Prada in collaborazione con il Fai (Fondo ambiente italiano). Ci è stato concesso il privilegio di assistere al rush finale dell'epica battaglia che i restauratori hanno vinto millimetro dopo millimetro. «Cinque di loro sono stati assunti a tempo pieno per tre anni grazie al contributo di Prada, vorrei poterli tenere» avverte Ciatti facendoci entrare nell'antro dei miracoli. In questo immenso stanzone che sembra la più bella delle botteghe rinascimentali è passato di tutto. Dal giorno della sua assunzione nel 1984 il direttore dice di aver avuto la fortuna di lavorare su la Madonna del cardellino di Raffaello, la croce di Santa Maria Novella dipinta da Giotto, la decollazione del Battista di Caravaggio e per ben due volte sulla madonna lignea di Donatello. «Questo lavoro dà soddisfazioni impagabili» conclude covando con lo sguardo un polittico di scuola senese del 1200 che forse è il più antico dipinto su tela esistente al mondo. Poco lontano c'è la postazione di restauro de l'Adorazione dei Magi che Leonardo cominciò a dipingere nel 1481 e non finì mai. Anche se incompiuto e catalogato tra le opere giovanili del Maestro, il quadro è di una bellezza sconfinata. Posare gli occhi prima su questo grandioso abbozzo a monocromo e poi sulle preziose tinte ritrovate del Vasari è sconvolgente: perdere simili capolavori sarebbe un lutto per l'umanità. Al momento della visita i cinque pannelli sono ancora divisi per permettere di reintegrare il colore perduto con il cosiddetto tratteggio fiorentino, uno dei tanti segreti dell'Opificio. «Le mancanze erano tantissime ma per fortuna piccole - spiegano i restauratori - il vero problema è stato trovare un sistema per staccare la velinatura incollata sul dipinto all'indomani dell'alluvione per impedire che si staccasse il colore. È stata un'idea geniale dell'allora soprintendente Ugo Procacci, senza di lui non ci sarebbe più l'Ultima Cena ma, purtroppo, con la pittura si fissò anche lo sporco». Da qui la necessità d'inventare un gel che ha permesso la delicata operazione: un millimetro alla volta. Ancor più macchinosa la fase di consolidamento del legno iniziata con una spettacolare simulazione dell'alluvione per capire come intervenire. «Abbiamo fatto un tubo d'acqua di sette metri dentro cui abbiamo messo i modellini del dipinto per vedere le reazioni del pioppo» racconta Ciatti spiegando che i danni vengono fuori col tempo perché l'acqua entra capillarmente nel legno marinandolo a fisarmonica (cioè con avvallamenti e risalite) oltre a formare crepe e bolle d'ogni tipo. Il processo potrebbe perfino ricominciare per cui l'opera torna in Santa Croce con una cornice che stabilizza e controlla l'umidità. «È come uno che ha avuto un infarto: non sarà mai più come prima, dovrà sempre prendere delle precauzioni» sostiene. Pazienza. L'Italia con in testa fiorentini e toscani non può nemmeno pensare all'alternativa. Pagina 267 íkA Alluvioni in Toscana AL L. 0 Restauri possibili grazie a Prada e Fai Pagina 268 a 1'al'uvione Fïr°22z e Bresci fra gli angeli del fango La testimonianza del prof. Romeo Zoppi La catena solidale Gli autobus dell'Asm i/' irri ;'i7,1,a ' Paolo Venturini ■ Quattro novembre 1966. Cinquant'anni fa fu una data tragica per Firenze alle prese con la peggiore alluvione della sua storia. Un disastro che fece 35 vittime, ma soprattutto causò ingentissimi danni al patrimonio storico e artistico del capoluogo toscano, mobilitando una catena umana di solidarietà, costituita principalmente da giovani impegnati a scavare nel fango e salvare il salvabile, catena di uomini e donne passata alla storia con l'appellativo di «Angeli del fango». Raccontato da numerosi film, a partire dal docufilm di Franco Zeffirelli, in quei gior- ni furono tanti anche i bresciani coinvolti, alcuni partiti dalla nostra città per portare soccorso in tempi nei quali la Protezione civile non era ancora stata inventata, altri presenti sul posto per ragioni di studio o lavoro. Testimone . Uno di questi è Romeo Zoppi, piacentino di nascita, fiorentino di formazione e bresciano di adozione da trent'anni che stasera alle 20.30 al Villaggio Sereno, presso labiblioteca comunale, racconterà, con l'ausilio di alcune immagini, la storia degli «Angeli del fango» con interventi anche di Flavio Guarneri, Marco Benetti e Lorenzo Guarneri. Docente di Lettere al liceo Bagatta di Desenzano, Zoppi, all'epoca era uno stu- dente al ginnasio Galilei, in pieno centro di Firenze e così ricorda quei giorni. «Aveva piovuto adiro lto tutta notte, risiedevo a Fiesole e presi il bus diretto in centro. Arrivando alle porte della città capii subito che la situazione erapiuttosto grave. I bus urbani erano parzialmente bloccati. Scesi in piazza San Marco e mi trovai subito l'acqua alle ginocchia. Cercai di dirigermi verso il centro (il mio liceo era in via Martelli a pochi passi dal Duomo) e a questo punto vidi una scena che ancora oggi mi desta impressione: davanti a me avanzava una vera e propria ondata d'acqua di colore giallo che apoco apoco si colorava di nero. Il colore scuro era dato dalla nafta e gasolio degli impianti di riscaldamento che inondati erano letteralmente esplosi rilasciando il carburante». L'incubo. «Fu proprio lanafta aricoprire con una patina scura i principali monumenti e le case - raccon- taZoppi - in alcune aree dell'Oltrarno la massa d'acqua arrivò ai 7 metri d'altezza, altrove era di 2 metri. Nafta e olio combustibile sarebbero stati il peggior incubo nei giorni e mesi a venire perchè toglierli da monumenti e abitazioni fu tutt'altro che facile. Giunto alla mia scuola rimasi scioccalo nel vedere che il fango, di color nerastro, aveva divelto il pavimento. Con alcuni volenterosi studenti cercammo subito di portare in salvo documenti che erano nel seminterrato, ma due giorni dopo ci fu impedito continuare perchè le istituzioni scolas fiche nonvolevano assumersi ulteriori responsabili- e:.,(3 uwì lai aU u bile unsi fi,, qli urgc. i 111,1 f-go fi Alluvioni in Toscana Pagina 269 tà. Eravamo del resto minorenni». II professore del Bagatta di Desenzano all'epoca studente racconta quei drammatici giorni Alla biblioteca . «Ci spostammo come volontari, dal momento chele lezioni furono sospese per un mese, alla Biblioteca nazionale dove lavorammo senza sosta per una settimana. Si trattava di portare in salvo libri, taluni di grande valore, ormai impregnati di fango e carburante. Bisognava prendere i libri - continua Romeo Zoppi - trasferirli in un luogo ben ventilato, aprirli con cautela e l'uso di guaii Li e inserire un foglio di carta assorbente fra una pagina e l'altra. Fu un lavoro inimane. La biblioteca si trovava, come og- gi, a pochi passi dal Ponte vecchio che contribuì non poco ad aggravare l'alluvione fungendo in pratica da diga, sbarramento per l'impetuosa piena. Molti furono i gioiellieri che fin dalle prime ore corsero a mettere in salvo i loro tesori perchè si era sparsa la voce che il ponte stava per crollare. Straordinaria fu la catena di solidarietà: a Firenze nei giorni successivi arrivò il inondo. Anche i mezzi pubblici erano fuori uso e ricordo di aver visto in quell'occasione le prime targhe di Brescia. Erano alcuni autobus donati dall'Asin di Brescia alla città di Firenze per cercare di tornare faticosamente alla normalità». il Salvare libri . Giovani volontari al lavoro per salvare i libri dal fango alla Biblioteca nazionale di Firenze dopo l'alluvione del 1966 Alluvioni in Toscana Pagina 270 Fra i volontari anche lo seminaristi futuri vescovi come mons. Monari Il più noto è L ) l'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori oggi cardinale. Ma fra i seminaristi, che accanto al breviario in quei giorni difficili dell'alluvione fiorentina imbracciarono un badile per soccorrere la popolazione e mettere in salvo anche parte del patrimonio artistico, ce ne sono almeno dieci che hanno fatto «carriera» diventando vescovi se non addirittura cardinali come Betori. Fra questi anche il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e soprattutto il vescovo di Brescia, Mons. Luciano Monari. Il vescovo di Brescia sulla vicenda preferisce glissare, non intervenire per una sorta di pudore, ma anche lui non esitò ad indossare tuta e stivaloni e portare l'aiuto concreto alla popolazione. Un'esperienza che fu molto formativa per i seminaristi. «II mio primo studio di teologia lo feci col badile in mano» ricorda sorridendo il card. Betori. Fi rine! .5n nnni fn l'. lhmìni Bresciani 1 ín -'I i ao ,, di dc11 mgo Alluvioni in Toscana Pagina 271 wxii; ctgu xPry ,át m LANFRANCO CAMINITI E il 3 novembre del 1966. Sono appena trascorse le feste di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti e ci si prepara per il 4 novembre, anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale. In tutt'Italia dal Veneto alla Sicilia - la pioggia non dà tregua da giorni. Ma è in Friuli, Trentino, Veneto e Toscana che si manifesta con un'intensità inusuale. Sono i fiumi a impressionare, gonfi, il Piave, il Livenza, il Tagliamento, l'Adige - è ancora vivo il ricordo dell'allagamento del Polesine nel 1951. E poi c'è l'Arno. I fiorentini lo osservano ma non ne sono ancora impauriti. È quasi rituale che in questo periodo dell'anno il fiume si ingrossi e vada a toccare i ponti, gli argini e le spallette. E un classico d'autunno. Poi passa. Però sta nevicando forte nel Casentino e nel Mugello. Arrivano prime notizie dalla provincia di Arezzo, i torrenti vanno crescendo. Dalla Toscana cominciano a segnalare la situazione a Roma, ma le risposte sono vaghe - non creare inutili allarmismi. Il centro di Firenze è allestito per la festa delle Forze armate, le vie sono piene di tricolori e stendardi con il giglio. Il sindaco e il Con- Alluvioni in Toscana siglio comunale sono a Palazzo Vecchio per discutere su una crisi politica. Si decide di inviare squadre di soccorso in Valdarno - Vigili del fuoco, carabinieri e polizia di Stato. La temperatura sale improvvisamente di cinque gradi, sciogliendo le nevi. La pioggia continua a cadere - in un solo giorno verranno giù quasi 200 mm, rispetto a una media di 823 mm di precipitazioni in tutto l'anno - e l'acqua continua a salire. Ë a questo punto che tutte le istituzioni entrano all'erta: il fiume ha rotto a nord, tratti dell'autostrada sono allagati. A mezzanotte, sugli argini ci sono gli ingegneri del Genio civile, il sindaco, il prefetto, ci si chiede se lanciare l'allarme o aspettare ancora. Si decide di aspettare. Firenze va a dormire, domani è festa - e, con la consapevolezza di dopo, non sarà mai abbastanza il ringraziamento per questa occasionalità, che le vittime sarebbero potute essere molte di più se fosse stato un giorno di lavoro qualunque. Incisa Valdarno e negli altri centri in prossimità dell'Arno, nel quale confluiscono altri torrenti. Le acque hanno invaso molte abitazioni». Ma le cose sono già precipitate: tra l'una e le due di notte, l'Arno ha rotto tutti gli argini e la piena procede per i lungarni e sommerge tutti i quartieri storici. Alle nove anche Santa Croce e piazza del Duomo sono allagate. Il livello dell'acqua, che salirà fino oltre i cinque metri, supera di gran lunga tutte le precedenti inondazioni (compresa quella del 1844, una sorta di livello considerato mai più raggiungibile); i soccorsi oltretutto sono limitati perché in- Alle 3:48 del 4 novembre la prima notizia dell'ANSA: «La situazione in Toscana diventa sempre più grave. La pioggia non accenna a cessare e i corsi d'acqua, specialmente i più piccoli, sono notevolmente ingrossati. In provincia di Firenze, è emergenza a Pagina 272 tervenuti altrove; fra tutti, si è sottovalutata l'entità della piena, e ora la situazione è di completo caos. La priorità è mettere in salvo le vite: in molti, soprattutto anziani, sono rimasti intrappolati nelle case o saliti sui tetti. Ci si arrangia coi canotti. La marea impetuosa di acqua e fango, carica oltretutto della nafta raccolta dai diversi serbatoi cittadini, trasporta con sé detriti, automobili e tutto ciò che incontra sul suo cammino. Rischia di essere spazzato via il Ponte Vecchio, ma si teme anche per Palazzo Vecchio e gli Uffizi, mentre la Biblioteca Nazionale e Santa Croce sono già allagate. Ê a questo punto che tutta la città trema per la sorte dei suoi monumenti e dei suoi capolavori artistici: si cerca di mettere al riparo il salvabile, nel terrore di perdere per sempre opere preziosissiine. Nel Corridoio Vasariano, che unisce gli Uffizi a Ponte Vecchio - uno dei luoghi con la più alta concentrazione al mondo di opere d'arte - i dipinti, alcuni pesanti, vengono staccati dalle pareti e letteralmente trascinati sul pavimento in un luogo più sicuro: alcuni, i più grandi, vengono messi di piatto su delle piramidi improvvisate con delle scale e scatoloni, il più in alto possibile. I preti di Santa Croce corrono di qua e di là, anche gli anziani portano addosso tutto il prezioso e antico materiale ecclesiale, ma il Cristo del Cimabue è inamovibile - pesa troppo e è impossibile anche solo pensare di spostarlo. L'Arno si è preso Firenze. ANSA, 6.51 del 5 novembre: «Firenze è un immenso lago immerso nelle tenebre di acque limacciose che si estendono per oltre sei chilometri quadrati nei quartieri a nord dell'Arno e in un'area imprecisata nei quartieri a sud del fiume. L'inondazione, la più grossa dal 1270, interessa due terzi della città. Manca l'acqua, manca il gas, l'energia elettrica è erogata soltanto in alcune zone, il telefono non funziona. La situazione è drammatica nelle case di abitazione e negli ospedali. Anche nelle zone risparmiate dall'inondazione scarseggiano i rifornimenti alimentari; nelle altre è impossibile l'approvvigionamento». Un silenzio assoluto, così si dirà dopo. Chi si affaccia dalle finestre dei luoghi più alti rimane sgomento: decine di corpi galleggiano, si teme che le vittime siano centinaia; si scoprirà poi che sono manichini, e la triste conta dei morti si fermerà a trentacinque. Al carcere delle Murate i detenuti temono di fare la fine dei topi - il maresciallo continua a non dare l'ordine di aprire le celle; poi ci sarà una mezza rivolta e "convinceranno" le guardie a aprire i cancelli. Si fugge dove capita, qualcuno riuscirà a evadere, ma i più resteranno lì - e si prodigheranno per aiutare, e quando tutto sarà finito il presidente della Repubblica ne grazierà otto. La situazione è grave in tutto il Veneto - il livello dell'acqua alta a Venezia raggiungerà una soglia mai più toccata - ma è Firenze che è completamente isolata. Quando dal governo - Moro è a Bari per il 4 novembre - si riuscirà a mandare qualcuno, ci metterà otto ore per arrivare. Firenze è in ginocchio, tutte le attività artigiane, il motore e il carattere della città, sono completamente allagate. Mala paura più grande è per le opere d'arte; racconterà un cronista de «La Nazione»: «Ero alla Cappella dei Pazzi e camminando nell'acqua si sentiva roba sotto, allora ho messo la mano e tirato fuori un Domenico di Michelino, una Madonna con degli angeli, e un inio collega un Neri di Bicci». Il fango, peraltro, comincia a asciugare in fretta, e questo provoca danni ancora maggiori dell'acqua. E a questo punto che succede qualcosa di incredibile, che mai si era visto prima. Da tutto il inondo, ma soprattutto da ogni luogo d'Italia centinaia di giovani partono per dare il loro aiuto alla città. Ragazzi e ragazze quante ragazze - arrivano per prestare soccorso. Avranno in dote un paio di stivali - li chiamano chantilly - e una pala per togliere il fango: non ci sono mezzi meccanici, niente ruspe, niente camion, niente trattori, Firenze è sola. Sola, con il sostegno del cuore e delle braccia di migliaia di ragazzi. Tanti, tantissimi andranno verso la Biblioteca nazionale, ci sono i libri da salvare. Al comando delle operazioni, un impiegato di minor rango, tutti, dirigenti, amministrativi, sono ai suoi ordini: le gerarchie sono saltate, quello che conta è la dedizione, la capacità di improvvisazione e la determinazione. Nei sotterranei della Biblioteca, ci sono ragazzi da tutto il mondo, una babele di lingue: si adotta il linguaggio del Codice stradale - divieto d'accesso, attenzione, strettoia, stop, e un'ondina o più a segnalare il livello dell'acqua. Cinquant'anni fa. Firenze si riprese presto, i fiorentini sono di tempra forte, e non persero mai il gusto della battuta, dell'ironia. Davanti le trattorie - spesso dalle porte divelte - si affissero i menu del giorno: «Oggi, solo in umido». Venne Saragat, il presidente della Repubblica, e lo fischiarono. Venne papa Paolo VI, per la messa di Natale, e s'inginocchiò davanti il Cristo del Cima bue tutto spellato, irrimediabilmente rovinato, come fosse di nuovo giorno di crocifissione, e fu una scena di grande commozione. In Italia nacque la Protezione civile e fu costituita la Commissione Interministeriale per lo studio della Sistemazione idraulica e della Difesa del suolo. Furono completamente inventati e messi a protocollo tutti i programmi di salvaguardia e restauro delle opere d'arte. Soprattutto, i giovani si affacciarono come soggetto sociale sulla scena pubblica. E questo - ovunque nel mondo la gioventù stava diventando soggetto di produzione culturale, musicale, dei nuovi consumi, e della politica - fu il vero spartiacque. L'alluvione di Firenze del novembre 1966 accade tra la tragica morte di Paolo Rossi dell'aprile 1966 all'università di Roma e la Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani del 1967. Paolo Mieli, allora studente del liceo Tasso, ricorda: «Tutti, ma proprio tutti, quelli che parteciparono alla mobilitazione per Paolo Rossi si mobilitarono per Firenze sommersa dall'alluvione, erano gli "Angeli del fango"» . Era la mattina del 27 aprile Alluvioni in Toscana Pagina 273 del 1966. Cosa accadde? Lo raccontò Orietta, la sorella di Paolo Rossi, matricola, figlio di Tina e di Enzo, partigiano, cattolico e comunista, docente all'università di Perugia. «Era più attivo di me, era venuto per proteggere me che dovevo volantinare [c'erano le elezioni dei "par- lamentini universitari" e i fascisti non si rassegnavano a perdere la maggioranza nell'ateneo romano]. I "Goliardi autonomi" di lettere [la lista della sinistra] stavano chiudendo la loro campagna elettorale. A fare gazzarra c'erano i fascisti della lista "Fuan Caravella". A lettere poi, c'erano meno ragazzi e parecchi docenti di sinistra. C'erano diversi focolai di risse quella mattina. Noi dovevamo lavorare con le parole e non accettare le provocazioni». Ma i picchiatori fascisti menano con i tirapugni, e colpiscono al petto Paolo più volte. Paolo si rialza, tranquillizza i compagni. «Non è nulla, ora sto meglio». Ma non dura. Paolo si accascia e cade da un muretto in cima alla scalinata della facoltà. Non si sveglierà più. Dopo quindici ore di agonia si spegne all'ospedale. Assemblee improvvisate nei licei di Roma decidono di andare alla Sapienza, l'università viene occupata. Poi sgomberata, poi di nuovo occupata. Ancora Paolo Mieli: «Fu un apprendistato, la prova generale del '68. Era un altro modo di fare politica, all'università circolavano giornali e i primi gruppi dove erano finiti i nostri ex compagni di liceo. Adesso sembra normale ma allora era la prima volta che migliaia di persone riempivano ogni spazio per discutere di politica. Al di là del lutto ci fu una riscoperta di valori». Quella occupazione in risposta alla morte di Paolo Rossi fu la nostra Berkeley. E poi, c'è don Lorenzo Milani. A Barbiana, paesino di montagna nel Mugello, era sacerdote il fio- Alluvioni in Toscana rentino don Lorenzo Milani. Era stato mandato lì "per punizione". Ma quel prete aveva portato avanti il suo impegno civile e sociale, la scuola aperta a tutti 365 giorni all'anno, la disobbedienza civile. Per uno dei suoi scritti in difesa dell'obiezione di coscienza era stato processato nel 1966 per apologia di reato. Era un prete scomodo, don Lorenzo, ma il suo lavoro sulla scuola che denunciava il sistema scolastico e il metodo didattico che favoriva l'istruzione delle classi più ricche (i cosiddetti "Pierini"), lasciando la piaga dell'analfabetismo per i più poveri, divenne un manifesto del 1968 - Lettera a una professoressa verrà pubblicato subito dopo la sua prematura scomparsa nel 1967. E durante l'alluvione del 4 novembre che don Lorenzo si prodiga perché anche da Barbiana, paese poverissimo, partano aiuti alla volta di Firenze - acqua e pane. 11 '68 era appena cominciato. Nel fango e tra le botte. NELLA PAGINA ACCANTO UN'IMMAGINE DELL'ALLUVIONE DEL 4 NOVEMBRE 1966 IN ALTO DON MILANI EI RAGAZZI DELLA SCUOLA DI BARBIANA. QUI SOPRA UN MOMENTO DEI FUNERALI DI PAOLO ROSSI, STUDENTE SOCIALISTA ucciso DAI FASCISTI ALL'UNIVERSITI DI ROMA Pagina 274 . -^ • PR, Y. .. a . kNm"4 bA Alluvioni in Toscana . l * • :C ~? Pagina 275 Guerra con McDonald's e Publiacqua Voragini, cantieri-trappola e Big Mac: così sfiorisce il Giglio inviato a Firenze L a priorità è organizzare le celebrazioni dei 50 anni dall'alluvione, con l'arrivo doma- ni in città persino del capo dello Stato, Sergio Mattarella. E c'è la Leopolda. Il resto può continuare ad aspettare. Nel capitolo "resto" ci sono tutti i problemi di una città, Firenze, che sembra un'anziana signora intenta a nascondersi sotto strati di trucco. Ma il maquillage non è sufficiente. Così, se Palazzo Vecchio dentro diventa il cinema in cui viene trasmessa in prima mondiale la pellicola Inferno alla presenza di Toni Hanks e Ron Howard, fuori dalla sede del Comune c'è ancora bella aperta la voragine che il 25 maggio ha fatto crollare un tratto del lungarno Torrigiani ed è in pieno svolgimento la battaglia tra l'amministrazione e la società che gestisce i servizi idrici - Publiacqua - per stabilire chi deve pagare il conto dei danni. Il sindaco Dario Nardella aveva garantito che le spese sarebbero state a carico della controllata. Controllata che, a sua volta, si era inizialmente presa le responsabilità del crollo. Spente le telecamere, entrambi hanno bussato in Procura per consegnare ciascuno le proprie perizie di parte. Sarà oralamagistratura a stabilire di chi è la responsabilità. E le fatture. Alluvioni in Toscana UN'ALTRA QUESTIONE che dovrebbe preoccupare non poco Nardella è quella relativa all'apertura di McDonald's in piazza del Duomo. E a piangere, ancora una volta, saranno le casse del Comune. La vicenda è comica quanto semplice. Da quando nel 2013 era assessore della giunta all'epoca guidata da Matteo Renzi, Nardella si è detto più volte favorevole all'apertura del punto vendita McDonald's, tanto da partecipare anche all'inaugurazione di altri negozi della catena in città e spingersi a battezzare accordi tra McDonald's e realtà cittadine come l'ospedale Meyer. Una volta divenuto sindaco, ha dato mandato al proprio assessore Giovanni Bettarini di portare avanti il progetto che lo scorso giugno era ormai completato, stando a quanto dichiarato dallo stesso amministratore delegato della catena in Italia, Roberto Masi. A inizio estate tutto sembrava pronto. Ma dopo una protesta di 6mila fiorentini via Facebook, Nardellahacambiato idea. Ora rischia di finire in un conflitto tra avvocati perché M- facendoci i complimenti e dicendo che non avevano nulla in contrario. Insomma tante belle parole". Secondo alcuni avvocati di parte, il Comune rischia di trovarsi costretto a pagare oltre 10 milioni di euro. E a concedere l'apertura. Ovviamente. BASTEREBBE QUESTO a togliere il sonno a un primo cittadino. Nardella invece è chiamato adaffrontare anche altre questioni. Tante. Troppe. La Corte dei conti che ogni anno gliboccia i bilanci. Il Tar che fa saltare ilraddoppio dell'aeroporto. I lavori del Tav che vanno a singhiozzo pervarie difficoltà. Come una scuola che stava franando a causa delle vibrazioni. O il completamento della tramvia, un'opera che avanza lentissima e che costringe la viabilitàcittadina a cambi di sensi periodici, rendendo alcune strade non raggiungibili. Tre settimane fa, una pattuglia dei carabinieri ha scoperto che non era prevista una stra- II sindaco Nardella Vola da una parte all'altra del mondo e si affanna a organizzare eventi e celebrazioni ............................... cDonald's ha tutto in regola. "Faremo valere i nostri diritti", spiega Masi. "Abbiamo fatto numerosi incontri con diversi assessori e persino con il sindaco, c ihanno illuso, Pagina 276 da d'uscita da via degliAlfani: blica. L'alluvione del 1966 va se n'erano dimenticati. Capiricordata. E bene. Come monito, prima di tutto. Non a cata. Le priorità dei resto almomento sono altre. La scorsa so il Comune di Firenze sostiene - in compagnia della settimana, ad esempio, NarRegione Toscana, Mibact, della è volato quattro giorni fondazione Sistema Toscana negli Stati Uniti. Tappa a W ashington e New York. Insiee altri - il Comitato Tecnico Scientifico Internazionale me a Nicoletta Mantovani, ultima compagna di Luciano (Itsc) che dal 2014 è stato investito del compito divalutaPavarotti nonché assessore re e monitorare alle relazioni inlo stato dell'arte. ternazionali, ha Nardella sostiepartecipato - tra ne il comitato ma l'altro - all'aperFirenze, luci e no non lo ascolta. tura delle celebrazioni per il Il film "Inferno" NEL DICEMBRE 50esimo annicon Tom Hanks 2015 , l'Itsc ha versario dell'alconsegnato una luvione di Firenda una parte, relazione con cui zepresso all'amil dissesto basciata italiaboccia 49 annidi non interventi na. Poi è interveidrogeologico nuto alla New perlamessainsidall'altro York University curezzadellacitalla conferenza tà. Si legge: "Fisulla resilienza renze rimane a e- delle città spiegando come la sua amministrazione tuteli le ricchezze storiche e i monumenti del capoluogo toscano. Tornato in città, si è dedicato alle celebrazionidell'alluvione che si sono aperte ieri e si concluderanno sabato con un consiglio comunale straordinario, l'arrivo di circa 1500 angeli del fango e soprattutto del presidente della Repub- levato rischio di alluvione e questo rischio cresce ogni giorno". Ancora: "Se un evento come quello del 1966 dovesse accadere di nuovo, le conseguenze perle vite umane, il patrimonio artistico, gli immobili e le infrastrutture sarebbero ben più catastrofiche di allora". d.vecchi@iifattoquotidiano. it RIPRODUZIONE RISERVATA Nardella al cantiere sul Lungarno Torrigiani dopo la voragine che si è aperta il 25 maggio Ansa Alluvioni in Toscana Pagina 277 Mont--:._Ili e PaIIG,. ' _ie Dal sindaco ai contadini, il giornalista intervista chi ha vissuto l'esondazione che distrusse la Toscana A Firenze , tra i braccianti di Stato a 9 mila lire al mese Pubblichiamo due interviste di Indro Montanelli per "Servizi Speciali del Telegiornale" del 1972. Il giornalista racconta con leparoledell'allorasindaco Piero Bargellini e dei braccianti l'alluvione di Firenze. i vuol proprio la fantasia di un menestrello per parlar bene e qualificare d'argenteo questo rigagnolo di acqua sudicia che usurpa il nome di fiume che tuttavia come un fiume vero ha fatto lo scherzo che sapete alla nostra città. Dico nostra città sebbene io non sia proprio di Firenze, sono del contado e come tale non abbia molti motivi di affetto e di gratitudine per questa mamma che i suoi figlioli di provincia li ha sempre trattati con distacco, con alterigia e con disprezzo. Però, sapete com'è, una mamma più è peccatrice più i figlioli le si affezionano. E così quando è stata insidiata, insultata, ferita a morte dall'Arno, anche noi che non avevamo nessuna ragione, infondo, di volerle bene, siamo corsi, e non dico che siamo stati noi a salvarla, ma anche noi abbiamo potentemente Alluvioni in Toscana contribuito a questo salvataggio che per il carattere dei suoi abitanti Firenze non avrebbe meritato, avrebbe meritato piuttosto di sprofondare. Ora sono passati 5 anni e noi ritorniamo al capezzale di questa nostra madre, avedere come sta. A tastarle il polso a sentire se ha bisogno di qualcosa. Ferite, come vedete ce ne sono ancora, ma in via di rimarginatura e avviate aguarigione. A trovarne di tuttora sanguinanti bisogna venire a cercarsele alla Fortezza da Basso, l'ospedale delle opere d'arte sinistrate e sottoposte a restauro. Ma bisogna anche dire che non tutti i sinistri vengono per nuocere. Ecco per esempio la Maddalena di Donatello, c'è voluta l'alluvione per liberarla dalle cattive incrostazioni di un restauro mal operato e restituircela nella sua lignea purezza. (...) IL PONTE VECCHIO pedonalizzato è diventato una specie di salotto dove si danno convegni coi visitatori di tutto il mondo, è l'ultima cittadella della grande tradizione artigiana. E non è detto che sia un residuo del passato. Forse un anticipo del futuro, anche qui, comunque, l'alluvione non sembra più che un ricordo. Montanelli : Dunque senti caro Bargellini, te sei stato il sindaco dell'alluvione, hai fatto talmente bene che le malelingue a Firenze dicono che l'alluvione l'hai provocata. Bargellini: Un po' è vero M: Nonèvero, che cosac'ha perso all'ingrosso e cosa c'ha guadagnato Firenze? B: Diciamo la verità tanto qui nessuno ci vede e nessuno ci sente (si trovano nel centro della città, ndr). Io credo che Firenze, tutto sommato c'ha guadagnato. Vedi le spallette più alte. M: A parte le perdite.. B: Le perdite, la fatica, i dolori, i lutti... ma insomma c ome città. Da una nuova alluvione Dio che ne scampi, guardi e liberi, però un po' più di acqua le spallette le potrebbero contenere. I ponti sono stati riconfermati e rinforzati, le pescaie sono state anche quelle riguardate, c'erano sotto i lungarni delle caverne, che sono state tutte riempite. Un lavoro enorme. Le fogne migliorate. M: L'unica cosa che non è migliorata è questobaccano di Firenze (...). B: Questo è peggiorato, ma Montanelli... è lavita. Non credere che nel `300 fosse molto migliore Firenze, perché allora non c'erano le automobili, ma c'erano cavalli, muli, c'erano i ciuchi, c'era lo sterco, c'erano le mosche. La città sotto questoprofilo, dallato estetico e dal lato funzionale è migliorata. Tu gioirai, lovedrai, quelle ferite che sono rimaste ancoraferite come il Cristo di Cimabue, io insisto a dire il Cristo di Cimabue, sì, è peggiorato dal lato estetic o ma èmigliorato come fama, no?? E tu che sei scrittore sai benissimo che la fama ha importanza. In fondo il Cimabue ha fatto pubblicità, abitava a 20 metri a casa mia, no? A Santa Croce, nessuno lo guardava! Se oggi non si fosse avuto l'accortezza, è che non abbiamo ilbernoccolo commerciale di prenderlo e magari metterlo in una casset- Pagina 278 ta con aria condizionata, si riportava in Santa Croce e tutto il mondoveniva avedere il Cristo di Cimabue! (...) "L'ALLUVIONE del'66 la fu spettacolare, perché dalle 9 e mezzo alle 10 massimo a mezzanotte, arrivano 4-5 metri d'acqua tutta insieme. Sicché vero, io non mi so raccapezzare come mai da parte mia la responsabilità l'è della diga". Montanelli: Questa è l'impressione della gente del posto, gente semplice che giudica solo in base alla propria antica saggezza. Ma oggi ci sono ben altri strumenti di testimonianza e di prevenzione. Stando ai giornali, orasull'Arno sono installati dei cervelli elettronici in grado di registrare tutto ciò che vi avviene grazie ai prodigi dellatecnicamoderna. Mi faccia vedere questo terribile cervello elettronico M: Come è tutto qui questo cervello elettronico? E come funziona? U: Funziona così, questo è un foglio collegato a un orologio. M: Ma l'acqua casca da lassù e finisce in questa scodellina? È un pluviometro? Questo qui lei lo prende ogni lunedì e dove lo manda? U: A Pisa. M: E se c'è lo sciopero delle poste? U: Non arriva. M: Ah, bel cervello elettronico! Invece per quanto riguarda la portata dell'Arno? U: Per quanto riguarda la portata dell'Arno c'è un altro cervello elettronico. M: Quanto le danno per controllare questi due cervelli elettronici? U: All'incirca 9 mila lire al mese. M: Che fa lei, il contadino? U: Sì, questo è un di più. M: Senta e come funzionarono questi cervelli elettronici quando venne la piena? U: Quandovenne lapienafu portato via tutto, non funzionarono affatto. M:Eleiche conseguenze ne ebbe? U: Ci mancò che non mi mandarono in galera, perché io dicevo che avevano portato via tutto, mentre aveva portato via tutto la piena. M: Vede chebel datore di lavoro è lo Stato, 9 mila lire al mese e ingalerasevienelapiena! ©Rai e Fondazione Montanelli Le vittime dell'alluvione di Firenze del 1966. Tra queste persone, alcune morirono nel crollo della loro casa `1 cervelli elettronici quando venne la piena non funzionarono. Ci mancò poco che mi arrestassero" IL RITORNO AL CAPEZZALE "Quando la città è stata ferita dall'Amo, anche noi che non avevamo nessuna ragione di volerle bene siamo corsi" Alluvioni in Toscana Furono le imprese artigiane che subirono i danni dell'esondazione Le famiglie disastrate. L'alluvione non colpì solo Firenze, ma anche altre zone della Toscana e del resto d'Italia Pagina 279 . i > Quel Cimabue sommerso IL 4 NOVEMBRE di 50 anni fa, l'Italia viveva un'altra tragedia: quella dell'alluvione che nel 1966 spazzò via la città di Firenze. Quel giorno il fiume Arno straripò, a seguito di un'ondata di maltempo, con enormi danni non solo nel capoluogo ma in gran parte della Toscana e, più in generale, in altre parti d'Italia. Durante l'esondazione dell'Arno morirono 34 persone, due nel crollo delle loro case. Le famiglie disastrate sono state circa 13 mila. Come oggi per i terremoti di Marche e Umbria, anche all'epoca il disastro colpì duramente le imprese artigiane e il patrimonio artistico della città. lf r Le vie di Firenzenel1966 furonosommerse dalle acque delfiumeAmo;il giornalista Indro Montanelli Ansa/LoPresse In un'altra intervista sempre del giornalista Indro Montanelli per "Servizi Speciali del Telegiornale" nel 1972, l'allora sovrintendente alle Belle arti e restauratore durante l'alluvione, il professor Ugo Procacci, spiegò che alla fine le opere danneggiate erano state una ventina. Tra queste la più importante era il Crocifisso di Cimabue - risalente alla fine del '200 - che acqua e fango avevano completamente sommerso nel cenacolo della basilica di Santa Croce a Firenze. Dopo anni di lavoro di restauro, oggi l'opera è stata parzialmente recuperata. Direttore responsabile Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano. it Peter Gomez Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri Caporedattore centrale Edoardo Novella Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi Vicecaporedattore Stefano Citati Art director Fabio Corsi mail: segreteria @ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma, Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D'Aprile, Layla Pavone, Lucia Calvosa Comitato dei garanti: Peter Gomez , Marco Lillo, Antonio Padellaro, Michele Santoro, Marco Travaglio Centri stampa : Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. 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Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 8137 del 06/04/2016 lscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599 COME ABBONARSI È possibile sottoscrivere l'abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ • Servizio clienti [email protected] Telefono 05211 687 687 • [email protected] Alluvioni in Toscana Pagina 280 E l'Italia si mobilitò per salvare Firenze L'ANNIVERSARIO ncor prima dell'alba, alle tre del mattino del 4 novembre, un celebre giornalista e scrittore della "Nazione", Franco Nencini, telefona a Carlo Maggiorelli, che sorveglia gli impianti idrici a monte all'Anconella, per sapere: dopo due giorni di piogga, il fiume stava tracimando anche in città. Il vigilante spiega che la situazione è davvero tragica e Nencini lo esorta a mettersi in salvo. Però, non c'è tempo: muore praticamente al microfono. Nencini, pochi anni dopo, lo ricordava, quando lavoravamo insieme a Venezia. La sera prima, al teatro Verdi, avevano proiettato un film di John Houston, La Bibbia: racconta anche (presagio?) del Diluvio universale. Esattamente mezzo secolo fa, comincia così la terribile alluvione dell'Arno: una delle peggiori mai viste in Italia, che ormai è storia. Ma non ha colpito Firenze, e basta: anche Venezia; anche tutto l'invaso del fiume Arno, a monte e a valle, e nei dintorni: perfino Grosseto venne totalmente sommersa. Mentre in laguna, l'acqua tanto alta determinò il sorgere della legge speciale che da allora le è stata dedicata, e molto ha messo in sicurezza. A Firenze, nella notte tra il 3 e il 4, la prima vittima fu un ponte sospeso: nel 1947, costruito da una persona sola, il barcaiolo Guido Bartolini, come scommessa. Ma a destare ancor più sensazione furono i danni all'arte: all'Opificio delle Pietre Dure, si è appena concluso adesso il restauro dell'Ultima Cena di Giorgio Vasari, che stava a Santa Croce e vi ha fatto ritorno; tela di due metri e mezzo per quasi sei. Ed alla Biblioteca nazionale, vi sono ancora volumi alluvionati: ma di poco conto. A salvare il resto, alla Biblioteca, agli Uffizi, nelle chiese della città, in mezzo a un lago, alla melma e agli idrocarburi, pensarono gli "Angeli del fango": gente accorsa spontaneamente da tutta Italia. Nel 2006, per i 40 anni da allora, ritornarono in 2.200, e non erano tutti; il sindaco Dario Nardella li ha giustamente invitati anche adesso. "Italia spaccata in due dal maltempo, Firenze e Venezia allagate e isolate", fu il titolone sui quotidiani all'indomani. Tra i primi soccorsi, i bagnini venuti dalla Versilia: portarono i pattini. Per tutta una giornata, la città restò isolata: fortunatamente, c'era la rete dei radioamatori: per mezzo loro fu possibile comunicare. Avevo degli amici in città: riuscii a ricevere notizie (erano incolumi) soltanto dopo 48 ore di fatiche. CINQUE METRI Il livello raggiunto dal fiume era senza precedenti: a San Donnino, Comune di campi Bisenzio, a Nord, era esondato di cinque metri e mezzo. E intanto, facevano il giro del mondo le immagini, davvero terribili: i fiorentini, all'ombra dei loro palazzi, in barca; la corsa di tanti, perfino con dei passamano, per recuperare capolavori a rischio agli Uffizi; infinite chiese con opere deturpate; le botteghe di Ponte Vecchio sfondate. Ora ne mostrerà tante un documentario di Sky (in onda su Sky arte la sera di dopodomani), realizzato apposta. Si vede pure, ridotto a larva, l'impareg- giabile Crocifisso di Cimabue, a Santa Croce: oggi, pare quasi un miracolo che sia stato possibile recuperarlo. Le vittime furono 35, tra cui 17 in città; con loro, però, anche tante tavole d'arte; tantissimi libri più e meno antichi; il tessuto intero del luogo; le attività produttive messe in ginocchio. Con ironia, una trattoria espose un cartello: «Specialtà in umido». La violenza dell'Amo invase il «bel San Giovanni», il Battistero, travolgendo la porta d'oro di Lorenzo Ghiberti: le sue formelle, cadute a terra, furono immediatamente presidiate. LA VIOLENZA DELLE ACQUE TRAVOLSE LA BIBLIOTECA NAZIONALE E OPERE D'ARTE COME LA PORTA D'ORO LE VITTIME Un tale, di 71 anni, si era salvato: venne ucciso quando era tornato in casa, per poter recuperare qualcosa; una donna era annegata in casa a Borgo Pinti: pieno centro; due a via Ghibellina, non lontano. E terribile fu la fine di Elide Benedetti, di 66 anni: era in carrozzina; i carabinieri non potevano portarla via; così, la legarono alle sbarre d'una finestra, perché la piena non la travolgesse; poi, tornati con quanto occorreva per salvarla, la trovarono annegata. E così via: vicende che fanno paura soltanto ad ascoltarle, come del resto a ogni alluvione. Però, visti i tempi, anche ad ogni terremoto. A ricordare il tutto, sono esposti mezzi d'epoca dei Vigili del Fuoco; c'è un concerto in piazza; un filmato inedito in super 8; inediti del sindaco di allora, Piero Bargellini; ci sarà anche il Capo dello Stato. Il documentario di Sky racconta che cosa accadde; mostra le testimonianze; le immagini più incredibili e d'effetto. Per ricordare una terrificante tragedia, ma anche un momento in cui l'Italia seppe mobilitarsi: tutta, e con tanto onore. Fabio Isman RIPRODUZIONE RISERVATA Alluvioni in Toscana Pagina 281 IN SALVO Catena umana per salvare i libri della Biblioteca nazionale (le foto della p,9— « nsN,el e -_... "'y' .. SANTA CROCE Restauratore al lavoro di fronte al "Cenacolo" di Taddeo Gaddi all ' interno della Basilica Nlcholas Kraczyna) tyá LA BIBLIOTECA NAZIONALE A fianco i documenti conservati nella Biblioteca dopo l'alluvione di Firenze Alluvioni in Toscana Pagina 282 Il ricordo ella figlia di Bargellini «Montuori per L'alluvione regalò le sue me daghe» Roberto Davide Papini - Firenze CI ANNI di distanza FirenA ze vive una grande gioia sportiva (la vittoria del primo scudetto nel 1956) e una grande tragedia che costa vite umane e distruzione (l'alluvione del 4 novembre 1966). Due episodi apparentemente senza nessun nesso, ma che, in realtà, sono collegati da un episodio bello e commovente che ebbe come protagonista Miguel Montuori ( nella foto), uno degli «eroi» della Fiorentina `55/'56. A raccontarlo è Antonina «Bocci» Bargellini, la figlia del sindaco di allora, Piero Bargellini: «All'indomani dell'alluvione, quando in tanti fecero arrivare donazioni a Firenze, Montuori si presentò in Palazzo Vecchio con le medaglie che aveva vinto in carriera per donarle al Comune». Un gesto notevole, perché per uno sportivo privarsi dei trofei conquistati è sempre doloroso, ma il cuore grande Alluvioni in Toscana di Montuori e il suo amore per Firenze erano più forti. « QUANDO mio padre lo venne a sapere racconta la figlia Bocci come mi raccontò anni dopo lo stesso Montuori, si presentò a casa sua e gli restituì le medaglie, dicendogli che appartenevano a lui e che a lui dovevano restare e che Firenze non poteva accettarle». Un gesto che commosse molto il campione sudamericano, così come quello del campione viola aveva toccato profondamente il sindaco. Pagina 283 Gli angeli del fango 50 anni dopo "Così lalluvione cambiò l'Italia"" Firenze 1966, ragazzi volontari da tutto il mondo per aiutare la città in ginocchio La lezione di civiltà della generazione "capelloni": in molti diventeranno famosi La storia PIERANGELO SAPEGNO FIRENZE angiavano quello che si trovava, come ricorda l ._Carlo Luigi Ciapetti, «e non ho dimenticato la fame, tanta fame. Dormivo dove capitava e quando si poteva, su una sedia, con una coperta per terra, ma anche sul letto che vidi una sera, nel piano rialzato di un negozio con le vetrine scardinate dall'acqua». Quei ragazzi stavano facendo una rivoluzione, salvando una città, sommersa dal fango e dalla puzza, senza luce, senza gas e senza cibo, totalmente dimenticata dal governo, che non credeva a quello che succedeva. Arrivavano da tutto il mondo e molti diventeranno famosi: Gerard Schroeder, Josckha Fischer, Margherita Hack, Sergio Staino, Joan Baez, Paolo Grossi, Antonello Venditti e persino un giovanissimo Francesco De Gregori, studente del Virgilio di Roma, che accompagnò «il padre Giorgio, dirigente delle biblioteche vaticane» a dare una mano. Vennero perché li chiamavano i radioamatori, perché amavano Firenze, per sentirsi utili. Non fu solo cronaca, ma una pagina di storia. Onda giovanile Quell'onda giovanile fece da spartiacque fra un'Italia e l'altra, segnò il tempo e la nostra vita. Qualche mese prima dell'alluvione, ricorda Erasmo D'Angelis, che ha scritto Angeli del fango su questa storia meravigliosa, Giunti editore, «un preside sospese uno studente perché portava - testuale - "la zazzera alla Beatles"». E il 2 agosto 1965 il mattinale della pubblica sicurezza di Roma riportava il fermo di un centinaio di giovani condotti in Questura per la lunghezza dei loro capelli: i maschi furono schedati come «capelloni». Ma l'alluvione di Firenze sommerge all'improvviso que- Alluvioni in Toscana sta visione antica del mondo e abbraccia insieme questi capelli lunghi, le barbe contestatrici e i tanti volti sconosciuti di ragazzi e ragazze. Giovanni Grazzini sul Corriere della Sera è il primo a rendere omaggio a questa generazione e a battezzarli per quello che sono: «Onore ai beats, onore agli angeli del fango». Da allora Firenze vive questa storia unica e commovente, che resta nel cuore di tutti per sempre. Mario Primicerio, che era uno di loro, sporco di melma e di puzza, e che poi diventerà sindaco della città, dice che «non è solo un mito che questa gioventù abbia preparato e precorso lo spirito del `68». Oggi a cinquant'anni da quella terribile alluvione, con la Protezione Civile e i volontari che aiutano i paesi colpiti dal terremoto, facciamo fatica a capire quell'entusiasmo senza organizzazione, quella fierezza strana, tutto quell'accorrere senza che nessuno li avesse chiamati. Perché era questo che stava capitando. Giornata celebrativa Ora Firenze li ringrazia, con una giornata celebrativa, il 4 novembre, chiedendo a tutti di tornare qui, a guardare il loro miracolo, a riviverlo. Grazie a loro, Firenze, unica città al mondo, ha fondato con Giorgio Moretti «Gli angeli del bello», che sono la prosecuzione di questa storia, giovani volontari che ripuliscono le strade sporcate da un'altra alluvione, quella dei turisti di massa. Ma questi sono coordinati e diretti da qualcuno. Allora non fu così. Mario Pantano, che faceva parte della goliardia di Bologna, partì con un mucchio di amici: «Ma noi siamo stati la forma più organizzata. Due pullman, degli ospedali da campo, i medicinali». Gli altri, come Maria Cristina Tardi che partì sempre da Bologna con un'amica e un paio di stivali rossi, non sapeva neanche dove andare: «davamo una mano nei negozi e nelle case». Susan Glaspool, inglese della Cornovaglia, aveva solo due sandali e moriva di freddo in tutta quell'acqua. Pantano era presente quando arrivò Ted Kennedy e vide l'unica ragazza, Silvia Fassò, che gli sporcava l'impermeabile mentre gli stringeva la mano («sì, sono stata io, studentessa del liceo Galvani di Bologna. Fu molto gentile, e accettò anche una democratica pacca sulla spalla che gli insozzò il vestito. Poi tutti vollero toccarlo»). Lui dice che sa com'è andata davvero: «C'era il fotografo della Nazione e ci disse, dategli una manata che viene meglio, perchè l'impermeabile era troppo bianco e luccicava». Molti di loro, ricorda Pantano, «li ho rivisti nel Movimento Studentesco». Moltissimi sono docenti universitari. Maria Cristina ha fatto la maestra e adesso ha una scuola di danza. Susan ha conosciuto in mezzo al fango Giuseppe Bottaro: «Ma come fai con quei sandali?». Si sono sposati. E Luigi Ciapetti non fa più il radioamatore. Aveva un trasmettitore Geloso G225 e fu lui alle 4 del mattino del 4 novembre 1966 a dare l'allarme: «Chiamata generale, chiamata generale! Da I1CLC, l'Arno ha rotto gli argini, c'è nessuno in frequenza?». Ricorda che lo sentirono anche al di là dell'Oceano: per quello vennero da tutto il mondo. Lui è diventato dirigente di una società di calcolatori elettronici. Han fatto tutti la loro strada, ma quella strada passa da qui, dalle migliaia di libri e opere d'arte sottratti al fango, da questo museo a cielo aperto restituito al mondo. Passa in mezzo alla nostra vita. Cinquemila ragazzi che ci hanno insegnato come si fa. E) BV NCND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Pagina 284 Cris Ta 3 Era partita da Bologna con un'amica e un paio di stivali rossi, non sapeva neanche dove andare: «davamo una mano nei negozi e nelle case» Mario Pantano Faceva parte della goliardia di Bologna, partì con un mucchio di amici: «Eravamo organizzati. Due pullman, degli ospedali da campo, i medicinali» mila vo lonta ri novembre 11967 a dare da tutto il mondo. Molti diventeranno famosi: Gerard Schroeder, Josckha Fischer, Margherita Hack, Sergio Staino, Joan Baez, Paolo Grossi, Antonello Venditti e persino un giovanissimo Francesco De Gregori, l'allarme alle 4 del mattino fu Luigi Ciapetti radioamatore «Chiamata generale, chiamata generale! Da I1CLC, l'Arno ha rotto gli argini, c'è nessuno in frequenza?» II !nax re Silvia Fassò, studentessa del liceo Galvani di Bologna, stringe la mano infangata a Ted Kennedy: «Poi tutti vollero toccarlo» le vi1': e di cui 17 a Firenze e 18 nei Comuni della provincia Alluvioni in Toscana Pagina 285 IZl Furono i volontari a salvare Firenze, sommersa dal fango e dalla puzza, senza luce, senza gas e senza cibo, completamente dimenticata dal governo Alluvioni in Toscana Pagina 286 Era il 4 novembre 1966 quando l'Arno devastò Firenze: 35 morti e migliaia di sfollati Mezzo secolo dalla grande alluvione FIRENZE «Mezzo secolo fa l'alluvione dell'Arno devastò Firenze: era il 4 novembre 1966. L'acqua provocò 35 morti, migliaia di sfollati e danni ingentissimi su abitazioni, infrastrutture e sul patrimonio culturale. Tutto il mondo vide quel disastro, tutto il mondo ne parlò per giorni e per anni a seguire. Da quel tragico evento in poi Firenze ha sviluppato la sua capacità di essere resiliente quasi come una sua qualità innata. Una capacità naturale della sua comunità che attraverso gli anni però si è evoluta sempre più in azioni strutturate, pianificate e politiche finalizzate alla conservazione del suo patrimonio culturale, materiale e immateriale». Con queste parole, ricordando l'alluvione di cinquant'anni fa, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, apre a Palazzo Vecchioaprendo oggi in Palazzo Vecchio la seconda edizione della conferenza internazionale «Unity in Diversity» che vede la partecipazione di 60 sindaci del mondo. «Un forma di conservazione spiegaNardella - che consideral'arte e la cultura, e le politiche ad esse collegate, uno strumento per la crescita sociale ed economica della città. Un mezzo perla stabilità e quindi, in ultima analisi, una strategia di pace, in un' epocain cui oltre ai disastri naturali, la devastazione è data daconflitti e azioni generate dall'uomo per lo sfruttamento delle risorse energetiche e naturali». Secondo Nardella, «le minacce che il nostro patrimonio culturale, quindi l'identità di una comunità, subisce oggi sono di diversa natura: dal cambiamento climatico, ai disa- Alluvioni in Toscana una qualità naturale affidata alla capacità di una comunità. La resilienza ha bisogno di strumenti, metodi e regole per essere una strategia di governo efficace». Alle cerimonie di commemorazione dei cinquant'anni dell'alluvione, domani saràpresente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato parteciperà a quattro diversi eventi in città e il 4 novembre 1966 Un'immagine d'epoca dell'alluvione che devastò Firenze cinquant'anni fa stri causati dall'uomo, alle guerre e infine al terrorismo». Anche Firenze ha subito purtroppo molte di queste minacce nella sua storia recente, ricorda il sindaco: «Dalla devastazione della SecondaGuerraMondiale all'alluvione appunto del 1966 fino alla codardia degli attentati terroristici di stampo Dado Nardella II sindaco di Firenze mafioso inferti nel 1993. Eppure, ogni volta, la nostra città ha reagito rimettendosi in piedi, grazie alla ge- nerosità di molti che sono accorsi da tutto il mondo per aiutarci, ma anche grazie al proprio retroterra culturale e alla sua innata capacità di essere resiliente, di r eagire. La r esilienza però non può solo essere più significativo sarà l'incontro con gli ex «Angeli del fango» in Palazzo Vecchio. La visita del presidente della Repubblica inizierà alle ore 15.15, quando si recherà nella Basilica di Santa Croce per l'inaugurazione del restauro del dipinto di Giorgio Vasari «L'Ultima Cena». L'inaugurazione nel Cenacolo del complesso fran cescano avviene a mezzo secolo esatto dal danneggiamento della grande opera. Alle ore 16 Mattarella sarà al quoti diano «LaNazione», in viale Giovine Italia, per visitare la mostra documentaria allestita per il 500 anniversario dell'alluvione della città. Alle ore 16.35 MattarellaarriveràaPalazzo Vecchio per la cerimonia per il 50° anniversario dell'alluvione di Firenze nel Salone dei Cinquecento, dove incontreràle autorità civili, religiose e militari e una folta rappresentanza degli «Angeli del fango», cioè gli ex giovani che accorsero da ogni parte del mondo per aiutare la città dopo la catastrofica alluvione del 1966. Infine Mattarella alle ore 18.30 si recherà al Palazzo dei Congressi per presenziare alla Global Conference on Maternal Infant Health. F.M. Pagina 287 ,,,,.,,/ , , , ,. [UN101 , , %/,.U.%,. .G-.d., %rr// , . CI ., ` i _ % ///, %// _._ / , /ri a , _ _ Nel 1966 l'Arno sommerse la città e la sua arte. L'opera degli " A eli dei fango" Venezia a furia dell'acqua spinse li abitanti a migrare sulla terra ferma di VITTORIO EMILIANI 14 novembre di cinquant'anni fa l'Italia si scoperse dranlmaticarnente fragile. Le piogge battenti e ripetute e una violenta sciroccata che fece sciogliere le nevi precoci provocarono alluvioni diffuse, soprattutto nel Veneto e in Toscana, colpendo a fondo due città-simbolo del Belpaese: Firenze e Venezia. Quel 4 novembre non fu giorno di festa bensì di lutto. Mezzo secolo più tardi possiamo dire che quella tragedia ha avuto almeno l'effetto di produrre leggi e interventi tali da mettere in sicurezza questi patrimoni mondiali dell'umanità e chi li abita? Soltanto in parte purtroppo. Parliamo ancora di calamità naturali, di eventi eccezionali, ma abbiamo saputo pianificare e realizzare poco, troppo poco. A Venezia, nel'66, fl dramma monta rapidamente insieme all'alta marea e alla violenza di onde alte 4 metri che si abbattono sui borghi esterni di pescatori e ortolani di Pellestrina e di San Pietro in Volta. L'isola di Sant'Erasmo , in faccia al Lido, sentinella fra Adriatico e Laguna viene sommersa quasi subito. Presto lo saranno tutte le altre isole. Lo scirocco a 52 nodi scaglia il mare sul Lido, spazzando via gli stabilimenti balneari, e contro i Murazzi settecenteschi, antiche e valide difese non abbastanza consolidate nel '900. Ce- Alluvioni in Toscana dono per centinaia di metri. Alla Punta della Dogana si misura un'acqua alta da primato: 1 metro e 94 centimetri, contro il metro e 51 del 1951, quando andò sotto il Polesine. I danni materiali sono enormi, tutte le attività commerciali, tutte le abitazioni ancora ai piani terreni sommerse e corrose dall'acqua salsa, prima che il vento giri. Quanto basta per convincere migliaia di veneziani a trasferirsi sulla terraferma. Così oggi la popolazione della città storica è precipitata a meno di 56.000 abitanti contro i 12 1.000 del 1966. In tutto il Veneto fiumi e canali straripano violentemente. Lo sviluppo industriale, l'espansione edilizia stanno sconvolgendo un territorio dall'idraulica complessa e delicata. In Laguna si sono sottratti perle industrie ceri ti naia e centinaia di ettari alle "barene", zone di scambio fra acque dolci e acque salse, si è scavato il Canale dei Petroli , con effetti sconvolgenti. Anche in Toscana piogge violente da oltre due giorni, fa caldo, si sciolgono le prime nevi in Appennino . Nella notte fra il 3 e il 4 novembre l'Arno tracima a Incisa e interrompe l'Autosole. Frane e smottarnenti aggravano la situazione. Dalle fogne ancora granducali l'acqua risale. Alle 4 del mattino vanno sotto San Frediano. Acque limacciose chiazzate dalla nafta dei riscaldamenti invadono il popolare quartiere di Santa Croce. Ora l'Arno sormonta le spallette in pieno centro. Non esiste ancora Protezione civile, gli orafi di Ponte Vecchio sono stati avvertiti dalle guardie notturne. Cede la spalletta davanti alla centralissima Biblioteca Nazionale invasa da quella piena fangosa e violenta. Coree i vicini depositi degli Uffizi. Purtroppo nelle grandi chiese allagate molte opere d'arte sono aggredite, il crocifisso di Cimabue primo fra tutti. Le campane delle chiese suonano a martello. Alla fine, fra città e contado, si conteranno 35 morti. Arrivano i primi soccorsi, generosi, da Bologna e da Roma, poi da tutta Italia. Arrivano migliaia di giovani e giovanissimi a spalare, a pulire, a trasportare i libri infangati villa llmonaia di Boboli divenuta un grande laboratorio di restauro (altri verranno portati al Urbino). Sono gliAngeli del fango, raccontati da Marco Tullio Giordana ne "La meglio gioventù". Per Natale Paolo VI verrà a celebrare la Messa in Duomo . I carntnercianti ora offrono "Stoffe irrestringibili, già bagnate" o "Prezzi sott'acqua". trattorie prevalgono Nelle "Specialità in umido". Sarcasmi e saggezze antiche. Però l'alluvione - pur nella gara nazionale di solidarietà - cambia la geografia sociale di Firenze, interi quartieri popolari come Santa Croce verranno abbandonati dal loro residenti diretti a Scandicci o a Sesto Fiorentino, per sempre. Si insedia subito - per una più efficace difesa del suolo - la commissione presieduta da Giulio De Marchi che avanza le sue pro- poste, 900 pagine, anni dopo: 25.000 miliardi di lire in venti anni. Sogni. Ne stiamo spendendo molti di più per tappare i buchi. Senza contare le vittime. Si arriva alla legge numero 183 dell'89, modellata sulla riuscitaAuthoritydel Tamigi. Ottima, purtroppo sabotata dai localisuri e anch'essa poco finanziata. AVenezia si è ridotto l'abbassamento del suolo vietando pozzi di metano e pozzi artesiani nell'entroterra. Ma non si sono puliti e riscavati a fondo i canali, né potenziati i Murazzi. Si spera nel Mose, costato una enormità e tuttora da varare, forse ci si illude. A Firenze si è realizzato l'invaso di Bilancino, oltre ad opere minori che agevolano il deflusso delle piene. Ma non si sono demoliti i fabbricati abusivi nell'alveo e quindi l'Arno fa ancora paura. Purtroppo con ragione. E nata la Protezione civile. Che però interviene a disastro avvenuto, ovviamente. E la prevenzione? iJRIPRODOZION ê!?ISERVRTR Pagina 288 Nella Laguna onde alte più di 4 metri e lo scirocco spazzarono via i Murazzi che dal'700 proteggevano i veneziani dal mare. Nacque allora la Protezione civile. Resta chimera la prevenzione Piazza San Marco invasa dall'acqua Le macerie attorno alla cattedrale Alluvioni in Toscana Tra loro Bersani (ultimo a destra ) Venezia, il recupero dei libri si spala il fango dappertutto La piena che defluisce lentamente Pagina 289 L ' az í enda fu devastata dalle acque dell ' Era Un mese dopo era r part re .® i Dopo le bombe, la melma. Dopo la furia della guerra, quella della piena. La Piaggio di nuovo in ginocchio: il 4 novembre 1966, il "venerdì nero dell'alluvione", il cuore economico di Pontedera e della Valdera si ferma un'altra volta, a poco più di vent'anni di distanza dalla fine del secondo conflitto mondiale. Un'altra pesantissima sciagura per l'azienda che è il simbolo non solo di un territorio, ma di una nazione - tutto merito del successo commerciale della "Vespa", vezzoso orgoglio patrio che piace proprio a tutti, star di Hollywood comprese, e che in questi anni furoreggia sulle strade come sui grandi schermi, sulle pubblicità come nelle prove d'estro di celebri artisti. Un altro colpo che, sono in molti a crederlo, questa volta potrebbe essere mortale. Le linee di produzione invase dai detriti, dalla mota, dalla nafta che l'Era ha trascinato fin dentro la fabbrica; gli archivi e gli uffici divelti, i macchinari allagati. Danni per miliardi di lire. Si, questa volta potrebbe essere davvero la fine, perla Piaggio. In- Alluvioni in Toscana i vece no, è un nuovo inizio. E il merito è dei tanti operai che, con volontà incrollabile, lavoreranno giorno e notte per rimettere in piedi la fabbrica. Fu un'impresa titanica coronata da successo. Anche Pontedera, come Firenze, ebbe i suoi "angeli del fango". Angeli in tuta blu. Le cronache del novembre 1966 raccontan o che, in città, nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4, nessuno dormì. L'Arno cresceva di ora in ora. Sei metri alle 0.30, sette metri alle 2, sette metri e 90 alle 3. Da Firenze arrivano notizie sempre più allarmanti. «No, nessuno dormì, quella notte - scrivono gli autori di "Diluvio sul pian di Pisa", il volume che la Camera di Commercio di Pisa pubblicò a un anno esatto di distanza dai fatti del' 66 - Non ci fu dunque risveglio, ma continuità di una tragedia che apparve, alle prime luci del nuovo giorno, di proporzioni apocalittiche e allucinanti. Nel panorama del disastro toscano, Pontedera poteva essere paragonata a Firenze. Se Firenze è la capitale dell'arte, Pontedera è una piccola capitale dell'indu- <<ilm d,l -AR 8l C011Li lulabIll Pagina 290 stria; se Firenze era stata colpita nei suoi tesori e se la sua gente stava vivendo ore disperate e drammatiche, non diversa era la situazione di Pontedera, colpita al cuore - ovvero in quel complesso industriale che ne determina l'economia, che rappresenta la vita della zona. L' economia locale, come sappiamo, è basata sui salari della Piaggio, delle altre numerose industrie metalmeccaniche che lavorano in parte perla grossa impresa, di altre piccole fabbriche. Il motore della vita di Pontedera, e cioè l'industria, era completamente bloccato: negozi e laboratori distrutti o danneggiati, diecimila persone in ansia per il loro lavoro, il loro avvenire». L alle 14.30 di venerdì 4 novembre 1966 che la paura diventa incubo. Pontedera è travolta da uno tsunami limaccioso e maleodorante che, in pochi attimi, ne trasforma il volto, rendendola simile ai gorghi mefitici con cui gli illustratori ottocenteschi istoriavan o i gironi infernali nelle pregiate edizioni della Commedia dantesca. La gente sorvegliava l'Arno, invece è l'Era a cedere. La voragine si apre alla "Montagnola": lo stabilimento Piaggio, che è proprio lì di fronte, a poche centinaia di metri, è raggiunto in un baleno dalla bomba d'acqua esplosa accanto al ponte sulla ferrovia. Gli operai della più grande fabbrica della provincia ancora non lo sanno, ma da lì a poche ore diventeranno gli "angeli del fango" di Pontedera. Faranno miracoli: l'industria simbolo della città si rimette in piedi a tempo di record. A circa un mese dai fatti del 4 novembre, lo stabilimento è pronto a riprendere la produzione. Di lì a un anno, la Piaggio lancerà sul mercato un nuovo motociclo: anche lui destinato a segnare un'epoca, anche lui fortunato e longevo; e con un nome sbarazzino, che sarà perfetto per voltare pagina e guardare avanti: "Ciao". gH col TEA La prima era in distribuzione sabato scorso , la seconda ieri, la terza oggi. Ben 21 appuntamenti in edicola, da mercoledì a sabato, per una collezione importante e accurata. Le foto delle due città alluvionate - Pisa e Pontedera - in questo caso arrivano da varie fonti : dall'archivio Frassi di proprietà della Fondazione Pisa (con la collaborazione di Palazzo Blu) e dall'archivio storico Silvi. Gli stessi luoghi sono stati fotografati oggi a Pisa da Fabio Muzzi e a Pontedera da Franco Silvi. I testi sono stati scritti da Andrea Lanini. La terza foto, come detto, é in regalo oggi con l'acquisto del giornale e i nostri lettori potranno inserirla nell'apposito raccoglitore regalato con la prima uscita. Andrea Lanini ORI PRODUZIONE RISERVATA Operai al lavoro per ripulire dal fango lo stabilimento della Piaggio (Archivio Franco bilvi) Alluvioni in Toscana Pagina 291 Un negozio di calzature allagato nel novembre del 1966 e, a destra, l'attuale Piazza Gronchi a Pontedera (Archivio Franco si Ivi) Alluvioni in Toscana Pagina 292 I N IZIAT IVA Alluvione del'66, ecco doc enti storici e foto Mostra a Villa Elisa con gli studenti. Presto i totem per avvisare la gente in caso di pericolo le, Misericordia, Pubblica assistenza, Vab, Ute e Istituto comprensivo Niccolini. 1 PONSACCO Gli alunni dell'Istituto comprensivo Niccolini protagonisti delle iniziative del 500 anniversario dell'alluvione a Ponsacco, che interessò la zona che dal ponte va verso via Maremmana. Il fiume Era allagò campi e case coloniche. Venerdì mattina gli allievi della scuola primaria ponsacchina arriveranno al cinema Odeon in Villa Elisa dove è stata allestita una mostra fotografica con documenti storici, tratti anche dall'archivio del giornale "Il Telegrafo" e poi "Il Tirreno" con ricerca documentata anche dalla vice presidente della Pubblica assistenza di Ponsacco, Elena Stefanini. La mostra sarà inaugurata al pubblico alle 17 e rimarrà aperta fino a domenica 13; numerosi i ponsacchini che hanno contri- Alluvioni in Toscana Un momento della presentazione delle iniziative a Ponsacco buito all'allestimento con foto e documentazioni, anche il maestro Benozzo Gianetti con Ute. Inoltre, sabato 12 dalle 10 a Villa Elisa sarà organizzato un convegno su "Protezio- ne Civile" e saranno presenti gli alunni della scuola Niccolini. I mezzi della Protezione Civile saranno esposti in piazza Repubblica in sinergia con assessorato alla Protezione Civi- La mostra fotografica raccoglie documenti del'66, ma anche di altre distruttive alluvioni per la città del mobile, come quelle del'92, '93, fino al 2014. Una ricerca storica descrive quel territorio fin dai tempi dei Lorena sia vittima di esondazioni dei fiumi. «Abbiamo attivato l' "Alert System" per avvisare i cittadini in caso di calamità via telefono, anche cellulari - ha detto la sindaca Francesca Brogi - e sono stati installati 5 totem informativi lungo le strade per avvisare la cittadinanza in caso di pericolo. Stiamo ultimando l'attivazione. Sapersi comportare in caso di calamità è utile per tutti, in modo da non danneggiare nessuno, ma aiutare». Elena lacoponi Pagina 293 Domani il convegno dei Rotary agli industri e un approfondimento su Radiol Rai Tra le molte iniziative organizzate in città per il 500 anniversario dell'alluvione, suscita grande attesa quella organizzata per domani dal Rotary Club di Grosseto insieme alla Fondazione rotariana Carlo Berliri Zoppi. Un convegno che affronterà non solo gli scenari della memoria, ma anche - con l'aiuto della scienza - odi analizzare le ragioni di fondo e l'interazione fra i fenomeni legati all'ambiente, al territori e alle infrastrutture che determinarono la catastrofe e che possono aiutare, con rinnovata attenzione, a focalizzarne i livelli attuali di rischio». Al convegno, dalle 15,30 al Teatro degli industri, oltre al presidente del Rotary Club Grosseto Luigi Mansi e al sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, interverranno Alessandro vignani, governatore del distretto Rotary 2071, Fabio Bellacchi , Presidente dei Consorzio Bonifica 6 Toscana Sud, Franco Angotti , (Università di Firenze), Renzo RiCCiardi (dirigente Genio Civile Toscana Sud), Enio Paris (Università di Firenze) e Giulio De Simone, Presidente del Tribunale di Grosseto. Intanto domattina l'alluvione del 1466 a Grosseto approda a Radio Anch'io: la popolarissima trasmissione di Radiol Rai, con la giornalista Nicole Ramadori , dedicherà quattro minut tra le 8,30 e le 11 ,30 ailla grande piena dell'Ombrone. Alluvioni in Toscana Pagina 294 CONSILIARE OGGI IN Monumento a Santi Quadalti II progetto c le sue ragioni Incontro promosso dall'Opificio delle idee Si parlerà anche i clima e difesa dei territorio ggi dalle 16,30, nella Sa la consiliare del Como ne di Grosseto, L'Opiii cio delle Idee per Grosseto, associazione culturale e sportiva no profit, organizza un convegno su tre temi legati al 500 dell'alluvione: "Difesa del Territorio in un ambiente delicato come quello della Maremma di Grosseto"; " I fenomeni climatici e la prevenzione del rischio idrogeologico lungo il corso del fiume Ombrone e del reticolo idrico grossetano"; "Per un monumento a Santi Quadalti". Tutto in collaborazione con associazione culturale Braccagni.info, associazione di volontariato Palius e associazione culturale Volontà Popolare e con il contributo di Elettromeccanica Moderna. Un momento - spiegano gli organizzatori - «che fa sintesi su tre punti cruciali della nostra storia:) alluvione del 1966, con una ripresa di motivi dominanti afferenti alla sicurezza del nostro territorio e alla salvaguardia del medesimo; l'importanza di monitorare il territorio garantendo, attraverso adeguati strumenti, un futuro di sicurezza ad esso; la storia civile del nostro popolo con la ripresa dell'esperienza significativa di Santi Quadalti ». Gli obiettivi, continuano i promotori, sono «tematizzare l'importanza di tenere "alta la guardia" su un problema di grande importanza umana, sociale, naturalistica ed economica. E ricordare Santi Quadalti, buttero della FattoriaAc- Alluvioni in Toscana i studenti presentano i veri Anche il Museo di Storia naturale della Maremma partecipa alle iniziative dedicate al cinquantesimo dall'esondazione del fiume Ombrone , e lo fa con un appuntamento dedicato in particolare ai più giovani, agli studenti delle scuole medie e superiori della città. Domattina a partire dalle 9,30, infatti, il Museo di via Corsini ( piazza della Palma) organizza un incontro con i ragazzi di alcune scuole grossetane. Gli studenti presenteranno ai partecipanti gli elaborati sviluppati in classe su alcuni temi legati alla grande piena dei 1966: testimonianze orali e ricerca storica , curate dalla seconda E della scuola media Vico ; " ii fiume in punta di piedi", lavoro degli studenti della terza D del Liceo Rosmini; e prevenzione territoriale e pianificazione , a cura della quinta B dell ' isis Leopoldo il di Lorena. L'incontro è aperto a tutti. quinti di Braccagni, unica vittima dell'alluvione del `66 a Grosseto, strappato alla vita da una muraglia d'acqua, nonostante i disperati tentativi di salvarlo, dopo che era uscito a cavallo per mettere al sicuro una mandria di vitelli. L' eroica azione gli è valsa una meritata medaglia d'oro, ma non ancora il tanto auspicato monumento alla memoria, da rea- lizzare a Braccagni. Con questo evento, intendiamo sostenere tale iniziativa». Introduce e modera i lavori Sergio Rubegni . Il responsabile del comitato per la realizzazione del monumento a Santi Quadalti. Roberto To °, presidente di Braccagni.info, esporrà il progetto per la realizzazione e l'installazione dell'opera. L'ingegner Paolo Contini della Modimar nel suo intervento sulla "Difesa del territorio", delineerà invece cause e conseguenze dei fenomeni climatici, indicandone i correttivi fondamentali di prevenzione. Al termine le domande da parte degli ospiti e del pubblico a cui risponderà il professor Contini. Chiuderà i lavori l'assessore alla cultura del Comune di Grosseto, vicesindaco Luca Agresti. A destra il buttero Santi Quadalti A sinistra Roberto Tonini e una veduta del paese diBraccagni che a Quadalti vuoi dedicare un monumento Pagina 295 . . . .Ff ,i : . .,.. ,,Ç n.. ..., ,/ S e.. 4 y; r< .. '- , .. . q <y,, , 2g. . ' .3 I', ., < , ,✓jJ'' t,, .. -:L k • Alluvioni in Toscana t > _ . .. ..))IFGG.. t .. . Pagina 296