Rassegna stampa 1

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Rassegna stampa 1
Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016
01/11/16
Alluvioni in Toscana
Tirreno Pontedera Empoli P. XV
Teatro e istituti per i 50 anni dell'alluvione
1
Corriere Arezzo
P. 26
C'erano anche nove Gastiglionesi tra gli Angeli del Fango
2
Corriere Arezzo
P. 26
Inghiottito dall'alluvione Brivido di commozione dopo 50 anni per Maggi
3
Corriere Fiorentino
P. 2
Dal mondo a Firenze, per parlare di disastri naturali
5
Corriere Fiorentino
P. 5
L'altra Alluvione, nella Piana Una linea scura vecchio-nuovo
6
Corriere Fiorentino
P. 5
La memoria nei libri e nei film a colori
8
Corriere Fiorentino
P. 1-2
Una ricostruzione che funzionò
Corriere Siena
P. 29
Una mostra fotografica per ricordare i 50 anni di quel lontano e indelebile 4 novembre del 1966
Nazione Arezzo
P. 9
Alluvione, quando Bartali chiam l' amico aretino per chiedere aiuto
Nazione Arezzo
P. 14
Nove «angeli del fango» della città alle celebrazioni di Palazzo Vecchio
Nazione Empoli
P. 7
«Un brutto lago di acqua marrone che aveva ricoperto strade e case»
Bruno Berti
15
Nazione Firenze
P. 11
Bene comune da difendere Summit coi sindaci del mondo
Maurizio Costanzo
18
Nazione Firenze
P. 12
Oggi in regalo la pagina storica Giani: «Ricordiamo tutti insieme»
Lisa Ciardi
19
Nazione Firenze
P. 12
Rai mobilitata: il programma della memoria
21
Nazione Firenze
P. 18
Alluvione '66: cerimonie per le due vittime più piccole
22
Nazione Firenze
P. 21
'Sei figlinese se...' Spettacolo aL teatro Salesiani Ricavato aL CaLcit
23
Nazione Firenze
P. 25
Alfabeti sommersi, la memoria
Olga Mugnaini
24
Nazione Grosseto
P. 5
«L'acqua saliva piano, piano Soccorremmo anche una donna incinta»
Irene Blundo
25
Nazione Grosseto
P. 5
Quante iniziative per ricordare Santi Quadalti
Nazione Massa Carrara
P. 3
Cimiteri, visite fra i cantieri «Tanti disagi in montagna»
Angela Maria
Fruzzetti
28
Nazione Massa Carrara
P. 10
Mostre e filmati sull'alluvione con l'Assemblea permanente
30
Nazione Pisa
P. 8
La violenza del fiume sul ponte Oggi in regalo la seconda foto storica
31
Nazione Prato
P. 9
Angeli del fango, riaffiorano i ricordi «Quanti viaggi con quella barchina»
Marilena Chiti
32
Nazione Prato
P. 14
Piani d'emergenza e sicurezza scuole «I Comuni devono darci risposte»
M. Serena Quercioli
34
Nazione Siena
P. 14
Mostra in Sala Quadri
Qn
P. 19
«Per la gente eravamo davvero angeli Ora ricordiamo anche i 35 morti»
Duccio Moschetta
36
Repubblica Firenze
P. I-IX
L'alluvione dimenticata
Maria Cristina
Carrato
38
Repubblica Firenze
P. II
Sessanta città del mondo unite nell'eterna sfida: come gestire le catastrofi
Ernesto Ferrara
40
Repubblica Firenze
P. IV
La Toscana si mobilita per il sisma
Andrea Bulleri
42
Repubblica Firenze
P. IV
Convention renziana ridimensionata anche nelle spese
Massimo Vanni
43
Repubblica Firenze
P. VIII
Il filo dell'acqua
Repubblica Firenze
P. VIII
E l'Amo furioso sommerse la città indifesa
Repubblica Firenze
P. IX
Un francobollo con il disegno dei bambini
49
Repubblica Firenze
P. XII
San niccolo'
50
Repubblica Firenze
P. XII
Alfabeti sommersi l'alluvione in un docu-film
51
Repubblica Firenze
P. XII
Ponti dell'arno
52
Tirreno
P. 16
L'alluvione mezzo secolo dopo Una maratona sulle reti Rai
53
Tirreno Cecina Rosignano P. II
All'alba del 4 novembre 1966
Tirreno Cecina Rosignano P. III
Danni per 279 milioni da e argini costruire
Indice Rassegna Stampa
Alessandro Petretto
9
11
Angela Baldi
12
14
27
35
45
Francesco Niccolini
Maria Meini
47
54
57
Pagina I
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016
Tirreno Grosseto
P. IV
il paese intero si mobilitò per Grosseto
59
Tirreno Grosseto
P. IV
«Intorno a quelle acque la vita di una comunità»
60
Tirreno Grosseto
P. IV
E da Isba arrivarono i Rangers
Tirreno Grosseto
P. V
in città le due figlie degli ex comandanti dei Vigili del fuoco
63
Tirreno Grosseto
P. V
Via de' Barberi martoriata Oggi le nuove foto
64
Giornale Di Vicenza
P. 48
FIRENZE RIPARTE DAL 1966
Italia Oggi
P. 18
La Nazione, mostra sullo straripamento dell'Arno a Firenze
L'arena
P. 48
FIRENZE RIPARTE DAL 1966
Nazione Montecatini
P. 14
Quando gli «Angeli del Cielo» lanciavano pacchi dagli elicotteri
The Florentine
P. 4
Bridging Florence
The Florentine
P. 6
Florence flood exhibitions in NYC and Washington
73
The Florentine
P. 6
Welcome Mud Angels!
74
The Florentine
P. 12
L'alluvione a Firenze: sgomento e riscatto di una città
75
The Florentine
P. 17
WORKING TOGETHER, NOW LIKE THEN
76
The Florentine
P. 18
Cimabue's world tour
'Paola Vojnovic
77
The Florentine
P. 19
Thinking higher
' Giuseppe De
Micheli
78
The Florentine
P. 20
Is Florence still at risk of flood?
Giovanni Giusti
79
The Florentine
P. 25
Voices of the Mud Angels
Gabriele Baldanzi
61
Nicoletta Martelletto
65
Nicoletta Martelletto
68
67
70
Helen Farrell
72
80
02/11/16
Alluvioni in Toscana
Tirreno Pontedera Empoli P. V
Tutti temono l'Arno, ma è l'Era a "esplodere"
Tirreno Pontedera Empoli P. XII
Sarà un 4 Novembre carico di emozioni e di ricordi per tutti
Tirreno Pontedera Empoli P. XII
Le vetrine dei fondi sfitti mostra sull'alluvione
Tirreno Prato Pistoia
Montecatini
P. XII
Dal dramma nacque il tessile
Tirreno Prato Pistoia
Montecatini
P. XIII
Il libro e le foto la presentazione del libro in Comune
89
Tirreno Prato Pistoia
Montecatini
P. XIII
«Un toro sbatté per ore contro il soffitto di casa»
90
Corriere Arezzo
P. 17
Esposta la Stazione Radioamatoriale che collegò Firenze la mattina del 1966
91
Corriere Arezzo
P. 23
"Mentre l'Arno scorreva": il ricordo a teatro
92
Corriere Fiorentino
P. 5
Angela e Nazim, angelo anche lui Così le voci del `66 vanno in scena
Alberto Severi
93
Corriere Fiorentino
P. 1-6
Il Lungarno crollato riapre in tempi record (allora si può fare... )
Claudio Bozza
94
Corriere Fiorentino
P. 1-5
Carlo, la sentinella tradita dall'Alluvione
Mauro Bonciani
96
Nazione Arezzo
P. 9
Paolo VI in Basilica per il Natale del 1966
Nazione Arezzo
P. 9
Dai radioamatori l'unica voce di Firenze isolata dal mondo
100
Nazione Arezzo
P. 11
A «segno 7» lo speciale sull'alluvione
101
Nazione Arezzo
P. 18
Storie di alluvione: i diari di Pieve raccontati su Radio3
102
Nazione Empoli
P. 9
Le foto raccontano il disastro dell'Arno di cinquant'anni fa
103
Nazione Empoli
P. 10
Incontro a Sovigliana per il cinquantesimo dell'alluvione
Nazione Empoli
P. 11
«L'Elsa oggi non fa più paura ma non si può abbassare la guardia»
Nazione Empoli
P. 19
Sara' «river dreams»
Indice Rassegna Stampa
Andrea Lanini
81
84
85
Ilenia Reali
86
99
104
Irene Puccioni
105
106
Pagina II
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016
Nazione Firenze
P. 2
La messa con i vescovi che accorsero a spalare
Duccio Moschella
107
Nazione Firenze
P. 3
Il dramma, l'emozione e la rinascita La testimonianza di Luciano Bausi
Nazione Firenze
P. 9
Leopolda, tutti uniti per il «sì» Gli angeli del fango sul palco
Paola Fichera
109
Nazione Firenze
P. 1-2
'Arno, nel 2021 Firenze sarà al sicuro'
Erasmo D'Angelis
112
Nazione Grosseto
P. 7
Domani in regalo con «La Nazione» la seconda foto storica
115
Nazione Grosseto
P. 7
«Il vescovo allertò il Vaticano Il Papa fece stanziare 5 milioni»
116
Nazione Grosseto
P. 7
TESTIMONIANZA «Tra i volontari c'era un giovane studente Era Comastri»
117
Nazione Livorno
P. 15
Archivio aperto per i 50 anni dal disastro
118
Nazione Livorno
P. 15
Quando la Cornia ruppe gli argini 4 novembre '66: l'altra alluvione
Gianfranco
Benedettini
119
Nazione Lucca
P. 15
«Io, angelo del fango: da Gorfigliano all'Arno nero»
Dino Magistrelli
121
Nazione Massa Carrara
P. 17
Stadano, la lunga attesa sta finendo «Ecco il ponte: aprirà a primavera»
Monica Leoncini
122
Nazione Massa Carrara
P. 18
Le alluvioni apuane `esposte' da venerdì all'Archivio di Stato
Nazione Pisa
P. 8
In regalo le foto dell'alluvione Il dramma negli scatti di Frassi
Giuseppe Meucci
124
Nazione Pistoia
P. 5
«Andai a Firenze a salvare i libri E liberai un'anziana chiusa in casa»
Mauro Matteucci
125
Qn
P. 20
L'eroe dell'acquedotto e le altre vittime Firenze non dimentica il sacrificio
Paola Fichera
127
Repubblica Firenze
P. II
Al Niccolini va in scena la memoria tre giornalisti raccontano quei giorni
Repubblica Firenze
P. II
Su ,^ sei il day "Da quel dramm. uova sp
Ilaria Ciuti
131
Repubblica Firenze
P. II
Cinquant'anni dopo gli angeli del fango mettono ancora le ali per volare a Firenze
Ernesto Ferrara
132
Repubblica Firenze
P. III
Torrigiani conto alla rovescia
Massimovanni
133
Repubblica Firenze
P. XIV
Testimoni e ricordi
108
123
130
135
Tirreno Cecina Rosignano P. II
«Il mio 4 novembre»
Maria Meini
136
Tirreno Grosseto
P. VI
Sfuggii all'acqua ed entrai in casa «Mamma, moriremo tutti?»
Catia Rosselli
138
Tirreno Grosseto
P. VI
Vigili del fuoco, eroi cli sempre In prima linea per l'alluvione
Pierluigi Sposato
140
Tirreno Grosseto
P. VII
Fotografie e parole in viaggio nel tempo
Tirreno Piombino Elba
P. VIII
"Archivi aperti" presenta la storia di Simonetta Cattaneo
Tirreno Pisa
P. VI
Il "fiumicel soave" fece esplodere il lungarno Pacinotti
Andrea Lanini
145
Tirreno Pisa
P. VII
"Il filo dell'acqua" al teatro Verdi «Messo in scena per emozionare»
Maria Teresa
Giannoni
150
Tirreno Pisa
P. IX
Addio a Vaselli il pompiere eroe del fango
Mario Neri
152
Repubblica
P. 14
Noi, Angeli del fango
Michele Bocci
155
Repubblica
P. 15
"Spalavamo tutto il giorno poi si dormiva davanti agli Uffizi"
Ernesto Assante
159
142
144
03/11/16
Alluvioni in Toscana
Tirreno Prato Pistoia
Montecatini
P. XVII
Il libro di castellani sull'alluvione del 1966
161
Corriere Arezzo
P. 29
Ecomuseo del Casentino: le iniziative nel ricordo dell'alluvione
162
Corriere Fiorentino
P. 2
I sindaci al forum e i disastri: «Un manifesto anti-alluvioni»
Corriere Fiorentino
P. 2
Uffizi: metodo Botticelli per i tesori da difendere
Corriere Fiorentino
P. 3
«A Santa Maria Nuova i pazienti salvati in braccio mentre l'acqua saliva»
Corriere Fiorentino
P. 3
Proiezioni in 3d E Ponte Vecchio rivivrà la sua storia
Corriere Fiorentino
P. 3
Ricordo a tre voci, Niccolini quasi esaurito
Edoardo Semmola
169
Corriere Fiorentino
P. 5
Una Leopolda per la ricostruzione
Claudio Bozza
170
Indice Rassegna Stampa
Antonio Passanese
163
165
Chiara Dino
166
168
Pagina III
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016
Corriere Fiorentino
P. 12
Torrigiani, ci siamo (se oggi non piove)
171
Corriere Fiorentino
P. 14
AL CESTELLO
172
Corriere Fiorentino
P. 15
4 Novembre 1966, aiuto l'alluvione.
Corriere Fiorentino
P. 1-5
Il ritorno degli Angeli, 50 anni dopo «Così il fango cambiò le nostre vite»
Antonio Passanese
174
Nazione Arezzo
P. 10
Alluvione, la mostra de La Nazione Premiati gli «Angeli del fango»
Angela Baldi
178
Nazione Arezzo
P. 17
Eventi di Ecomuseo Torna «Festasaggia»
Nazione Arezzo
P. 19
«Mentre l'Arno scorreva» Letture e testimonianze dell'alluvione
Nazione Empoli
P. 11
«Quando l'Elsa invase il centro l'acqua travolse tutto in un attimo»
Nazione Empoli
P. 18
«Piovve sul bagnato» Il libro di Antonini al Maab
183
Nazione Empoli
P. 19
La mostra fotografica sull'alluvione alla Vela Hack
184
Nazione Empoli
P. 1-7
I giorni degli angeli del fango empolesi
Nazione Firenze
P. 3
Esercito, 8200 militari in azione Così aiutarono la città a rialzarsi
Nazione Firenze
P. 3
`Scarponi e canotto contro l'acqua' I glomi del dramma in casa Bausi
Nazione Firenze
P. 4
Mostra speciale a La Nazione I nostri lettori da sabato alle 12
191
Nazione Firenze
P. 4
«Scandicci sotto il diluvio» Il Libro di Bacci
192
Nazione Firenze
P. 5
Conto alla rovescia per la riapertura «Ci porteremo anche Mattarella»
193
Nazione Firenze
P. 8
Pubblicità LA Compagnia
194
Nazione Firenze
P. 11
Firenze capitale della cultura «Qui l'ospedale dell'arte»
195
Nazione Firenze
P. 13
Leopolda Amatriciana e niente vip
196
Nazione Firenze
P. 16
Una mostra sull'alluvione
197
Nazione Firenze
P. 19
Le iniziative per ricordare l'alluvione del '66
198
Nazione Firenze
P. 24
Al Cestello il «4 novembre» di Pelagatti
199
Nazione Firenze
P. 24
Le immagini del 1966 e 1991 Campi ricorda le sue alluvioni
Maria Serena
Quercioli
200
Nazione Firenze
P. 25
SE ARTE E' UN SUCCESSO
Maurizio Costanzo
201
Nazione Firenze
P. 1-2
La piena
Umberto Tombari
202
Nazione Grosseto
P. 7
L'alluvione raccontata da Omero Dai suoi articoli uscivano emozioni
Giancarlo Capecchi
205
Nazione Grosseto
P. 9
Difesa del territorio E' l'appuntamento di Opificio per le idee
207
Nazione Grosseto
P. 12
Pubblicità LA COMPAGNIA
208
Nazione Livorno
P. 3
«Migliaia di libri pieni di fango Così ricordo l'alluvione di Firenze»
Nazione Massa Carrara
P. 4
Pubblicità LA COMPAGNIA
211
Nazione Pisa
P. 2
Pronti ad ammirare le Antiche Navi
212
Nazione Pisa
P. 10
Pubblicità La compagnia
213
Nazione Pistoia
P. 11
173
180
181
Irene Puccioni
182
Bruno Berti
185
188
Maurizio Costanzo
Michela Berti
189
209
Pubblicità La Compagnia
214
Nazione Pontedera ValderaP. 19
L'alluvione '66 tra foto, ricordi e testimonianze
215
Nazione Pontedera ValderaP. 19
In classe arrivano i nonni per parlare di quel 4 novembre
216
Nazione Pontedera ValderaP. 1-19 Alluvione: tanti eventi per ricordarla
Saverio Bargagna
217
Nazione Prato
P. 10
Quella città ferita e invasa dall'acqua Così si rialzò e riuscì a essere di aiuto
Marilena Chiti
219
Nazione Prato
P. 10
La santa messa da Santa Croce sarà in diretta su Tv Prato
220
Nazione Prato
P. 18
Firenze, 50 anni fa Foto e ricordi E «Amici miei»
221
Nazione Viareggio
P. 3
Pubblicità La Compagnia
222
Qn
P. 6
Casa Italia, tutti i numeri del piano «Ricostruiremo 6 milioni di palazzi»
Pino Di Blasio
223
Qn
P. 8
Pisapia e i giorni da angelo del fango «L'entusiasmo contro le catastrofi»
Paola Fichera
225
Qn
P. 9
Noi, generazione 'interrotta' del '66 Fragili e paurosi: quasi invincibili
Chiara Di Clemente
227
Indice Rassegna Stampa
Pagina IV
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna stampa 1 - 3 novembre 2016
Qn
P. 13
Sisma e urne, Renzi tormentato E c'è chi spera nel ricorso di Onida
Ettore Maria
Colombo
229
Repubblica Firenze
P. I-II
Più stranieri nell'ateneo fiorentino
231
Repubblica Firenze
P. V
Terremoto, volontariato e spaghettata all'amatriciana
233
Repubblica Firenze
P. VI
Pubblicità La Compagnia
234
Repubblica Firenze
P. XII
CONCERTO SS.ANNUNZIATA
235
Repubblica Firenze
P. XII
TEATRO DEL CESTELLO
236
Repubblica Firenze
P. XII
Caffè scienza
237
Repubblica Firenze
P. XII
L'altra alluvione
238
Tirreno
P. 4
La memoria delle parole e delle immagini
Barbara Baroni
239
Tirreno
P. 4
Il Presidente tra gli "angeli" Firenze ricorda il disastro
Giulia Rafanelli
240
Tirreno
P. 4
in scena "Il filo d'acqua" dell'Arca Azzurra: la lezione che non abbiamo imparato
Tirreno
P. 5
Il disastro di Firenze Storia dell'Italia fragile
Tirreno
P. 5
Opere d'arte in salvo, via ai lavori
242
Vittorio Emiliani
243
245
Tirreno Cecina Rosignano P. II
«Arrivavano le onde dal padule»
Tirreno Grosseto
P. IX
Cinquantanni di storia dal Telegrafo al Tirreno
248
Tirreno Piombino Elba
P. IV
Venturina, quel giorno in cui il fiume fece paura
250
Tirreno Pisa
P. 1-VI
Quella mattina davanti all'Arno con le sue acque impetuose
Mario Neri
251
Tirreno Pisa
P. VII
La pioggia non cessa, e l'acqua limacciosa continua a salire
Andrea Lanini
255
Avvenire
P. 7
«Noi, angeli del fango con la talare»
Giacomo Gambassi
256
Avvenire
P. 7
«Un badile il mio primo pastorale»
Avvenire
P. 28
Firenze. Al Teatro Niccolini "Sotto una gran piova d'acqua...
Corriere Della Sera
P. 26
Volontari e social network i nuovi angeli del fango
Corriere Dello Sport
P. 10
RA I14 NOVEMBRE1966 uando allo stadio c'erano gli sfollati dall'alluvione
Gazzetta Dello Sport
P. 17
«NELL'INFERNO D'ACQUA LA MIA GARA PIÙ DURA»
Luca Calamai
264
Giornale
P. 11
Quando gli angeli del fango «inventarono» la solidarietà
Luciano Gulli
266
Giornale
P. 11
Il Vasari sommerso ora torna alla luce
Daniela Fedi
267
Giornale Di Brescia
P. 16
Firenze: 50 anni fa l'alluvione Bresciani fra gli angeli del fango
Paolo Venturini
269
Giornale Di Brescia
P. 16
Fra i volontari anche 10 seminaristi futuri vescovi come mons. Monari
Il Dubbio
P. 8
Nel fango di Firenze iniziò il sessantotto
Lanfranco Caminiti
272
Il Fatto Quotidiano
P. 4
Voragini, cantieri-trappola e Big Mac: così sfiorisce il Giglio
Davide Vecchi
276
Il Fatto Quotidiano
P. 5
A Firenze, tra i braccianti di Stato a 9 mila lire al mese
Indro Montanelli
278
Messaggero
P. 25
E l'Italia si mobilitò per salvare Firenze
Fabio Isman
281
Qs Quotidiano Sportivo
P. 7
«Montuori per l'alluvione regalò le sue medaglie»
Roberto Davide
Papini
283
Stampa
P. 35
Gli angeli del fango 50 anni dopo Così l'alluvione cambiò l'ltalia"
Pierangelo Sapegno
284
Tempo
P. 8
Mezzo secolo dalla grande alluvione
Trentino
P. 5
L'alluvione di Firenze Storia dell'Italia fragile
Vittorio Emiliani
288
La Piaggio salvata da angeli del fango con la tuta blu
Andrea Lanini
290
Elena Iacoponi
293
Tirreno Pontedera Empoli P. V
Tirreno Pontedera Empoli P. XVIII Alluvione del '66, ecco documenti storici e foto
Maria Meini
246
260
261
Marco Cianca
262
263
271
287
Tirreno Grosseto
P. X
Domani il convegno del Rotary agli industri e un approfondimento su Radio1 Rai
294
Tirreno Grosseto
P. X
Monumento a Santi Quadalti Il progetto e le sue ragioni
295
Indice Rassegna Stampa
Pagina V
Teatro istituti
i
per i 50
dell'alluvione
Dopo l ' esperienza di City
Dreams insieme a insegnanti
e allievi di classi delle scuole
secondarie inferiori e
superiori di Empoli , Giallo
Mare Minima) Teatro ha
deciso di riproporre il
progetto , stavolta il nome è
River dreams, volgendo
l'attenzione ad un
importante evento che ha
luogo nel novembre 2016: il
500 anniversario
dell'alluvione di Firenze.
Questa nuova proposta si
basa sull 'idea che il teatro
abbia l 'opportunità di
contribuire all'educazione,
alla conoscenza ed a una
nuova relazione con
l'ambiente. Nella speranza
che esperienze di relazione
vissute negli spazi portino
gradualmente i ragazzi ad
avvicinare le vie, i vicoli, i
giardini , i parchi del proprio
paese. E questo avvenga con
una "cura" che appartiene a
ciò che è avvertito come
prezioso , avvalorato e reso
ancora meno distante dalla
trasmissione di memorie,
racconti , narrazioni legati a
quei luoghi ea quegli
elementi.
River dreams si terrà a
Empoli sabato 5 novembre
dalle 15.30: gli spettatori
saranno condotti dalle guide
teatrali a compiere un
itinerario nella città in cui
incontreranno i diversi
gruppi che hanno partecipato
al percorso di creazione del
teatrekking.
I luoghi delle performance
sono il Mu.Ve (Museo del
vetro); poi anche via delle
Murina e piazza Matteotti, i
gruppi non potranno essere
superiori a cinquanta unità,
ogni spettacolo ha una durata
di 30 minuti.
S[ndcnli-, iqili in niu(
dcaIi aacn(i cri
Alluvioni in Toscana
Pagina 1
Il4 norerbre nel 5a1one dei ('inquecerilo saranno ricci/ali dalle aulorita insterne a tinti quelli che si mobilitarono. Erano uri gruppo di bovscoul
C'erano anche nove cas
CASTIGLION
FIORENTINO
"Quel 4 Novembre del 1966, a Firenze, il fiume Amo, gonfio di acqua scura e fangosa tracimò e inondò la città travolgendo tutto ciò che
trovava sul proprio caminino.
Quando le acque defluirono restò
solo la distruzione." (dal libro L'alluvione di Firenze 1966)
Sono passati cinquanta anni da
quella spaventosa e terribile alluvione che ha colpito Firenze, l'Italia e il
mondo della cultura mondiale. Ma
quei giorni drammatici raccontano
anche la storia di tanti giovani, eroi
senza medaglie, che si sono sporcati
di fango per salvare Firenze e il suo
Alluvioni in Toscana
mesi tra gli Angeli del Fango
popolo, le sue opere dalla furia, dell'
acqua.
Gli Angeli del Fango saranno ricevuti il prossimo 4 novembre a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, tra questi anche 9 castiglionesi, Maria Letizia Ricci, Gabriele Butini, Roberto Seccï, Aldo Cencini, Vinicio Aretini, Lucio Casagni, Oliviero Bernardini, Mauro Pellegrini, Roberto Peruzzi e Franco Landini.
I "ragazzi", all'epoca avevano un'età
compresa tra, i 17 e i 20 anni, facevano parte della sezione castiglionese
dei boy scout d'Italia e aderirono all'
accorata richiesta d'aiuto dei fiorentini.
"Restammo a Firenze fino al 26 no-
vembre, la nostra occupazione andava tra spalare il fango e mettere in
sicurezza i libri della biblioteca nazionale e la distribuzione dei viveri"
raccontano gli "Angeli del Fango"
castiglionesi.
"Quella degli Angeli del Fango fu
una mobilitazione spontanea di tantissimi giovani, tra questi anche alcuni castiglionesi. Anche oggi la solidarietà dei nostri concittadini è
grande. Un ringraziamento a chiunque nel passato, presente o futuro
ha messo, mette e metterà a di sposizione il proprio tempo e le proprie
risorse a favore dei più bisognosi"
dice il sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli.
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Castel San Niccolò ha reso omaggio alla prima vittima della calamità
Era là per lavoro: una frana, l'incidente e il corpo finì nel Mugnone
Inghio ito dall'alluvione
Brivido di commozione
dopo 50 anni per M
0
CASTEL SAN NICCOLO'
Un brivido di commozione
ha accompagnato la cerimonia per ricordare Mario Maggi, che a mezzo secolo di distanza dall'alluvione del 1966
è stato riconosciuto come la
prima vittima di quel disastro.
L'eccezionale scoperta si deve
a due giornalisti, Franco Mariani e Mattia Lattanzi, autori del libro "Firenze 1966-l'Alluvione", edizioni Giunti. L'opera ha portato alla luce, dopo mezzo secolo, che la prima vittima dell'Alluvione di
Firenze del 1966 fu un cittadino del Comune di Castel San
Niccolò, Mario Maggi appunto, morto alle prime ore
di quel tragico 4 novembre
mentre si trovava per lavoro
in via Bolognese.
Ieri mattina alle 12 si è svolta
la cerimonia ufficiale del Comune di Castel San Niccolò
sulla tomba, alla presenza di
autorità, familiari e cittadini.
L'ufficialità è stata solennemente sancita dalla presenza
di due Carabinieri in alta uniforme.
Alluvioni in Toscana
Le ricerche sono partite 5 anni fa, quando Lina Maggi, figlia di Mario, si è rivolta all'
Associazione Firenze Promuove, che da 20 anni cura le
cerimonie annuali dell'alluvione di Firenze, e al suo presidente, Franco Mariani, per
chiedere aiuto e per sapere come era morto suo padre quel
maledetto giorno.
Mario Maggi aveva 44 anni e
lavorava con una impresa edile a Pratolino; lui e un suo collega dovevano rientrare in Casentino la sera del 3, ma vista
l'impetuosità delle piogge rimandarono il rientro.
In via Bolognese per una frana il camion perse il controllo
e cappottò sottostrada; pare
che l'autista sia rimasto nella
cabina, mentre Mario Maggi
venne sbalzato fuori, moren-
do sul colpo, ma il corpo finì
nel Mugnone. Fu ritrovato
dopo diversi giorni in un obitorio di un ospedale fiorentino.
Le ricerche dei giornalisti
Franco Mariani e Mattia Lattanti hanno portato a scoprire che sul posto intervenne
una pattuglia della Polizia
Municipale con tre vigili, di
cui uno solo è ancora in vita,
che intervenne anche la Misericordia di Firenze, che il suo
corpo cadde nel fiume Mugnone, che la Procura apri un
fascicolo - ad oggi misteriosamente sparito - e che di fatto
Mario Maggi è in assoluto la
prima vittima dell'alluvione;
tuttavia il suo nome non compare nell'elenco ufficiale steso
dalla Prefettura di Firenze.
Forte la commozione che si è
avvertita ieri mattina al Cimitero di Castel San Niccolò,
dove davanti alla tomba di
Mario Maggi e alla figlia Lina si sono stretti il Sindaco di
Castel San Niccolò, Paolo
Agostini e il Presidente di Firenze Promuove Franco Mariani, che ha fatto luce sulla
tragedia.
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Mezzo secolo dopo Dalla voglia
di verità della figlia, dopo mezzo
secolo si è scoperto che Mario Maggi
fu la prima vittima dell'alluvione
Alluvioni in Toscana
Pagina 4
Dal mondo a Firenze, per parlare
disastri naturali
Al via domani l'incontro tra sindaci «Unity in Diversity», al centro la tutela del territorio
Palazzo Vecchio
Torna l'appuntamento dei
sindaci del mondo a Firenze e
quest'anno l'incontro «Unity in
Diversity» è dedicato alla «resilienza» delle città, alla prevenzione del rischio e alle cause dei
disastri naturali. Con l'obiettivo
di tutelare il patrimonio culturale, materiale e immateriale e
di varare la Carta di Firenze
2oi6, una base di partenza per
le città «che vorranno intraprendere azioni in grado di
sventare alluvioni e esondazioni».
La scelta del tema è stata determinata dalla coincidenza
con il cinquantenario dell'alluvione del convegno «Unity in
Diversity» che si terrà a Palazzo
Vecchio, da domani al 2 al 4 novembre, e che è stato presentato ieri dall'assessore alla cooperazione e relazioni internazionali Nicoletta Mantovani, presenti rappresentanti di Sky,
sponsor tecnico dell'evento, del
Museo del Novecento, della
New York University e di Friends of Florence, presieduti da Simonetta Brandolini d'Adda. «È
importante che ci sia un'occasione di confronto fra le diverse
città, dove i governi locali svolgono sempre più un ruolo predominante nella soluzione dei
problemi - ha detto Mantovani - La seconda edizione di
Unity in Diversity ha questo
obiettivo, dare la possibilità a
tutti i sindaci del mondo partecipanti l'evento di confrontarsi
fra loro e con i massimi esperti
scientifici internazionali di catastrofi naturali, zioni rispetto
al cambiamento climatico e lo
sviluppo sostenibile, con l'utilizzo di metodologie d'avanguardia». Il programma del
summit è condotto in collaborazione con le agenzie Onu tra
cui Un-Habitat e Unesco, la Kofi
Annan Foundation e il Robert
F.Kennedy Center for Human
Rights e un focus sulla protezione dei patrimonio culturale,
curato da New York University e
Friends of Florence, si terrà il 3
novembre. «Abbiamo programmato una serie di eventi
per ricordare con tutta la città il
4 novembre - ha aggiunto l'assessore Mantovani - Al Museo
del Novecento "Beyond Borders", mostra che raccoglie una
selezione di opere d'arte donate
5o anni alla città di Firenze da
artisti stranieri e italiani come
omaggio a sostegno della città
in un momento difficile».
Tra gli eventi la consegna domani del Fiorino d'Oro a Jane
Fortune, presidente e fondatrice della Advancing Women Artist Foundation, attiva nella
conservazione e il restauro delle opere create dalle donne in
città.
R.C.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nicoletta
Mantovani
Brandolini
D'Adda
Alluvioni in Toscana
Pagina 5
1966-2016
L'altra alluvione, nella Piana
Una linea scura vece -nuovo
I14 novembre a Sesto, Campi, Signa: sott'acqua andò quel che restava del mondo contadino
Il cammello Canapone lo
trovarono morto il giorno dopo, il 5 novembre 1966. L'ospite
più famoso del Piccolo zoo delle Cascine, il più amato dai
bambini dell'epoca, non sopravvisse all'esondazione del
Mugnone. Ma è rimasto nella
storia e, ora che si avvicina il
cinquantesimo anniversario
dell'Alluvione, su Facebook c'è
chi propone di dedicargli una
statua. In quegli stessi giorni
del `66 a Signa, sulla strada che
porta a Comeana, furono seppellite 8oo carcasse di animali.
Erano mucche, maiali, polli, i
tesori degli ultimi allevatori e
contadini della Piana. «Alcuni,
ed era lo spettacolo forse più
penoso, vagavano per il paese
con lo sguardo nel vuoto: il bilancio della loro vita era affondato nell'acqua melmosa dell'Arno e del Bisenzio. Non avevano più niente», hanno raccontato Leonardo Cavalensi e
Mario Paoli nel loro libro In
quel de' Renai, e oltre (Pagnini
editore, 2005). È l'altra Alluvione. L'acqua era la stessa, ma
non invase i palazzi di Firenze
bensì i campi, le ultime case
coloniche e le città in rapida
espansione nella Piana. Un racconto di quei giorni nella pianura tra Scandicci e Quaracchi,
tra Sesto e San Donnino, si trova nella mostra ospitata fino alla fine di novembre al secondo
piano dell'aeroporto Amerigo
Vespucci e intitolata appunto
«L'alluvione della Piana». Organizzata da Toscana Aeroporti
Alluvioni in Toscana
grazie al materiale messo a disposizione dal comitato organizzatore per i 5o anni dell'Alluvione, dai Comuni di Campi
Bisenzio e Sesto Fiorentino, dal
Quartiere 5 di Firenze e dall'Istituto di Scienze Militari Aeronautiche, la mostra raccoglie
foto, video e documenti ufficiali dell'epoca. Come il verbale
del consiglio comunale di Sesto del 6 novembre. All'alba di
due giorni prima, spiega Il sindaco comunista Ciro Del Grazia
all'assemblea, «anche se già
conoscevamo le difficoltà in
cui si trovava Firenze e alcuni
altri Comuni vicini, noi pensavamo fino dalle prime ore che
le nostre fossero limitate alle
solite difficoltà».
Pioveva, pioveva e pioveva,
ma tutti si aspettavano i canoni
5o centimetri d'acqua ed erano
pronti a usare le armi di sempre: cateratte, secchi e scopettoni. D'altronde nella Piana ci
erano abituati da qualche migliaia di anni, da quando il lago
che copriva l'area si era ritirato
lasciando qua e là paludi, specchi e corsi d'acqua che ogni
tanto s'ingrossavano fino a tracimare. Da tempo l'acqua aveva
lasciato il segno perfino nella
toponomastica (via del Pantano, via del Ranocchietto) e non
era soltanto un flagello, ma anche una fonte di vita. Per l'agricoltura e non solo. «La domenica mattina la mamma ci diceva: "Bambini andate a pigliare
due ranocchietti o due pesci ni'
fiume! E ve li friggo a mezzogiorno!". Via, noi con la forchetta s'andava a pigliare i
ghiozzi e i ranocchi e si pulivano tutti per bene e ci faceva
queste fritture...», raccontarono anni dopo ex mezzadri e figli di mezzadri sestesi (Così ci
siamo trovati a questo mondo.
Trenta storie di vita contadina,
Polistampa, 2002).
Ma quella mattina del `66 è
tutto diverso. A Quinto Basso,
un quartiere di Sesto che solitamente non andava sott'acqua, tutte le strade sono allagate. Preoccupati, i tecnici del Comune si spingono più a valle,
fino all'allora «campo d'aviazione del Termine» e si rendono conto del disastro. Che altrove è già arrivato da qualche
ora. Intorno alle 4.30 del mattino sono già esondati i torrenti
Vingone, Rimaggio, Guardiana, mandando sott'acqua Lastra e alcune zone di Scandicci.
Stessa cosa l'ha fatta il Bisenzio
a San Mauro a Signa e nella
parte meridionale di Campi. E
poi Lecore, Sant'Angelo a Lecore, San Giorgio a Colonica.
Quaracchi, Peretola, Brozzi. Alle 1o San Donnino è sommersa:
l'acqua supera i 5 metri. A San
Piero a Ponti 4 metri. Si ferma a
2 metri e 3o a San Martino, la
«piccola Russia» di Campi Bisenzio. (Il soprannome non è
dovuto alle condizioni climatiche, ma alla fortissima presenza comunista e socialista, che si
farà sentire anche in quel novembre `66: a Campi il Pci istituisce subito un comitato per
aiutare gli sfollati. «Tornai a casa dopo una settimana», racconterà Remo Romolini detto i'
sovietico, allora segretario della Fgci campigiana e volontario
nel comitato d'emergenza).
I parroci della Piana si mettono a suonare le campane a
martello per avvertire la popolazione. In alcuni casi è troppo
tardi. All'Osmannoro perdono
la vita due bambini: Leonardo
Sottile, tre anni e mezzo, muore per l'esplosione di una bombola di gas in casa sua; la forza
dell'acqua strappa Marina Ripari, tre anni, dalle braccia di
suo padre. E a Campi ci sarà
un'altra vittima. Nel bel mezzo
di Padule, a Sesto, c'è una casa
isolata dove vive una famiglia
di 11 persone, tra cui molti ragazzini: i soccorritori riescono
a trarre tutti in salvo calandosi
dalla Firenze-Mare e resistendo all'acqua che arriva all'altezza della vita. Da Sesto vedono
passare le colonne dei militari
diretti verso Firenze. «Si pensava che per lo meno uno ci
fosse anche per Sesto», spiega
il sindaco Del Grazia ai consiglieri comunali due giorni dopo. E Comune chiede che uno
di quei mezzi anfibi sia dirottato su Sesto, ma non ottiene risposta. Allora i sestesi tentano
direttamente di fermare i soccorritori in
marcia verso
Firenze:
«Quando si
fermavano ci
veniva risposto che gli ordini erano ordini e dovevano proseguire», racconta
il primo cittadino. «Solamente dopo
ripetuti interventi e dram-
Pagina 6
matizzando la situazione, così
come del resto era, si riuscì a
ottenere, all'incirca verso la
mezzanotte, che una parte della colonna della polizia di Padova potesse essere dirottata
verso Sesto con alcuni mezzi
anfibi». L tardi. Il centro di Sesto e quello di Campi sono sostanzialmente salvi, a San Donnino gli allevatori hanno salvato le mucche portandole al primo piano della Casa del
Popolo. Ma a molti è andata
peggio: i campi dei Renai sembrano «un'immensa palude
piatta e grigia» da cui spuntano i tetti delle case coloniche.
Se a Firenze l'Alluvione ha
rappresentato l'ultimo colpo
alle botteghe storiche, molte
delle quali non si risollevarono
più dopo l'ondata di fango e
nafta, si può dire che nella Piana il 4 novembre `66 è andato
sott'acqua quel che restava della civiltà contadina. Da tempo i
figli dei mezzadri avevano scelto la fabbrica e in alcune case
questo passaggio d'epoca veniva vissuto ogni mattina, con i
genitori e i fratelli maggiori
che si svegliavano per andare
nel campi mentre i fratelli più
giovani si preparavano la gavetta per la pausa pranzo. E l'Altra
Alluvione non fermerà lo sviluppo della Piana: dal `61 al `71
Sesto cresce da 22.500 a 42.000
abitanti, Scandicci da 18.ooo a
47.000. Qualche casa colonica
resta abitata per alcuni anni
ancora, poi diventerà un rudere. Oppure sarà completamente ristrutturata per essere la
nuova casa dei fiorentini in fuga dall a città.
Paolo Ceccarelli
(d PIPRfIf?I 17V1NF PKFPVATA
M
Iniziative
Oggi alle
10.30 in via
Villamagna
la commemorazione
di Carlo
Maggiorelli,
operaio
dell'acquedotto
che morì la
notte dei 4
novembre'66:
rimase al suo
posto
nonostante il
pericolo
incombente
Oggi alle 19
l'inaugurazione
della mostra
«Alluvione in
San Niccolò»,
al circolo di via
San Niccolò
In tv: oggi
alle 12.25
su Rai3
il Tgr della
Toscana
trasmetterà
uno speciale di
50 minuti
a diffusione
nazionale
Domani
alle 23.30
su Rail
la trasmissione
di Bruno Vespa
Porta a porta
ripercorrerà la
storia
dell'Alluvione
giorni con
filmati e
testimonianze
4 novembre 1966: a Sant'Angelo a Lecore, dove l'acqua raggiunse i 4, 20 metri.
Sopra, l'arcivescovo di Firenze Ermenegildo Florit visita le popolazioni colpite dall'alluvione
su un mezzo anfibio dell'esercito (foto dalla mostra «L'alluvione della Piana»)
In una
mostra
all'aeroporto di
Peretola
foto e
documenti
dell'epoca:
«Si pensava
che fosse
il solito
allagamento...»
Alluvioni in Toscana
Pagina 7
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sb>
La memoria
nei libri
e
fihn a colori
Apre oggi e andrà avanti fino
al 1,3 novembre «Alfabeti
sommersi», l'iniziativa
organizzata da Mus.e nella
Sala d'Arene di Palazzo
Vecchio. Ad un docufilm con
immagini inedite e a colori
sull'alluvione, girate da Beppe
Fantacci, si affiancherà una
mostra di arte
contemporanea: saranno
esposte le opere di Emilio
Isgrò e Anselm Kiefer, che
hanno fatto della riflessione
sui libri (oggetto-simbolo
dell'alluvione fiorentina) il
centro della loro esperienza
artistica. Ingresso gratuito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA,
Alluvioni in Toscana
Pagina 8
TARICOST UZI®NE
CHE FUNZIONO
di Alessandro Petretto
a ricostruzione economica di Firenze
dopo l'alluvione del 1966 fu un
successo, se pur a scoppio ritardato
se vogliamo, perché cominciò a
decollare nel 1968-69. Fu un misto di
intervento pubblico, con il sostegno statale al
Comune di Firenze per portare aiuto alle
famiglie, e privato, con un ruolo del sistema
bancario molto incisivo dal lato dei
finanziamenti alla ricostruzione soprattutto
dei negozi alluvionati e dei macchinari delle
fabbriche artigiane, e delle grandi case
automobilistiche che colsero l'occasione per
rinnovare il parco automobili dei fiorentini,
con un grande effetto di fidelizzazione della
clientela. L'economia fiorentina non era così
florida all'atto della tragedia, sotto stress a
causa della prima crisi congiunturale del
nostro Paese, originata dalla successione di
eventi inflazione - stretta monetariarecessione, fino ad allora ignota. In
controtendenza rispetto ad altre parti del
Paese, Firenze, con la massiccia iniezione di
credito a costo quasi nullo decollò . Ovunque,
non solo nel centro della città, si coglieva
visivamente queste effetto con una teoria di
negozi nuovi fiammanti . Non tutto andò nel
verso giusto nella distribuzione dei benefici a
fronte dei danni patiti, ma sotto il profilo
macroeconomico si ebbe un balzo di Pil
locale significativo . D'altra parte, sempre
sotto questo aspetto , le ricostruzioni da
eventi calamitosi, se ben fatte , sono un
volano per l'economia locale. E questo
dovrebbe in qualche modo sollevare gli
animi dopo la tragedia del terremoto di
questi giorni. Certo, nel 1966, il contesto era
totalmente diverso: le economie non erano
ancora globalizzate, i mercati finanziari
liberalizzati e la Banca d'Italia non era
indipendente dal governo e poté sostenere
l'espansione monetaria per finanziare
l'intervento su Firenze . Per uno dei paradossi
della scienza economica, che contribuiscono
alla sua impopolarità , queste stesse
circostanze favorevoli per Firenze avrebbero
poi contribuito al grande balzo del debito
pubblico italiano , problema iniziato dopo
circa un decennio , e che più di ogni altro ora
ci attanaglia. Oggi il quadro è profondamente
mutato, e direi in linea generale in meglio,
ma la ricostruzione dell'Italia centrale colpita
dal terremoto potrà avvenire solo se sarà
l'Unione Europea a determinare le condizioni
per renderla possibile. Al di là delle perdite
del tessuto artistico e culturale, beni pubblici
autenticamente europei, anche la ripresa
economica di quelle terre è una questione
europea, così come lo fu la ricostruzione di
Firenze.
conti nua a pagina 2
Alluvioni in Toscana
Pagina 9
Q Datt':1rnw a tiorc•ia
RICOSTRUZIONE
CHI•;1 l \'.IO\O
SEGUE DALLA PRIMA
Sc l'Ce avesse un bilancio
federale degno di questo
nome, che cioè non fosse
meno dell'i.3', del Pil e
disponesse di strumenti
diretti, sarebbe l'occasione
per un grande intervento
finanziato in debito europeo
e non solo italiano. Ciò
eviterebbe la poco nobile
guerra delle percentuali di
deficit su Pii che temo
caratterizzeranno le
prossime settimane e che
suoneranno fortemente
sgradevoli per le popolazioni
di questa parte dell'Europa,
non solo Italia. così
tragicamente colpite.
Alessandro Petretto
•"'•C'Xi?C ."d5'dVt.'!i
Alluvioni in Toscana
Pagina 10
do un'interminabile cascata di
pioggia inondò le strade di Poggibonsi e di mezza Toscana".
In mostraci saranno circaduecento foto originali, che hanno immortalato quegli attimi di terrore
curata - racconta una pagina inde- e di sgomento e che, più in generalebile del nostro passato, ancora le, sono dedicate all'acqua come
viva e profonda per molti, ignota elemento intrinsecamente legato
per altri. Un'occasione per scopri- alla vita di una comunità. "El'ac
re un pezzo di storia attraverso un qua il tema portante della mostra
vasto ed inedito repertorio foto- - dice l'Astop - che vuole essere
grafico che illustra a tinte fosche anche un viaggio nella vitalità, nelma anche luminose i giorni di un l'allegria che traspare ancora conlontano novembre del 1966 quan- tagiosa a 50 annidi distanza".
Un 'occasione per scoprire o riscoprire un pezzo di storia
Una mostra fotografica per ricordare i 50 anni
di quel lontano e indelebile 4 novembre del 1966
POGGIBONSI
"Ne è passata d'acqua sotto i ponti". Questo il titolo della mostra
che dal 5 al 13 novembre sarà allestita presso la Sala Quadri del Comune per ricordare il 50' anniversario del 4 novembre del'66.
"La mostra - spiega l'associazione storica poggibonsese che l'ha
ll ponte sul fiume Elsa Un 'immagine risalente agli anni "30
Alluvioni in Toscana
Pagina 11
Si CHIAMA «L'ARNO STRARIPAA FIRENZE» E Si TERRA
NELL'AUDITORIUM DEL NOSTRO GIORNALE IN VIA
PAOLIERI A FIRENZE, IN CUI Si DOCUMENTERA DI COME
AVVENNE IL DISASTRO E COME FU RACCONTATO
ll ione, q an
1
o
cv
u
r o
lo
Ogg i in regalo con La Nazione
di ANGELA BALDI
EVENTO epocale, quello
dell'alluvione del '66, ancora oggi
ben impresso nella mente di chi
l'ha vissuto, nelle storie e negli
aneddoti su quelle tragiche ore.
Come quando Gino Bartali in persona chiamò l'amico aretino appassionato di sport e ciclismo, Ivo
Faltoni, per portare soccorso ai
fioretini in diccoltà. «Il giorno dopo l'alluvione, verso l'ora di pranzo, suonò il mio telefono di casa:
era Gino Bartali - ricorda Faltoni
- «Ti chiamo dall'ufficio dei Carabinieri. Solo tu puoi aiutarmi in
questo terribile momento. Abbiamo bisogno di acqua potabile e pane per i disabili e anziani della Casa di Riposo «Montedomini», dove tu, ogni anno sei presente alla
festa portando omaggi sportivi»».
E non ci pensò due volte Ivo ad
andare in soccosrso dell'amico
Banali, il ciclista sapeva infatti
che Faltoni aveva un grande furgone per trasportare mobili ed
elettrodomestici per la sua azienda.
«PENSAI di rivolgermi al Comando dei Carabinieri di Terontola - ricorda Faltoni - spiegai il
fatto e presto partimmo col mio
furgone a fare il pieno di gasolio,
poi a comprare una ventina di taniche di plastica da 20 litri, quindi ai forni per il pane sia a Terontola che nei paesi limitrofi: Camucia, Cortona, Castiglion Fiorentino, Borghetto, Tuoro, Castiglio-
Alluvioni in Toscana
terza pag ina storica del 1966
ne del Lago. I fornai accolsero
con piacere la richiesta di collaborazione e dissero di ripassare in
tarda serata per ritirare il pane.
Così ripassammo a ritirare molte
pagnotte di pane e, tramite un
amico di Castiglion Fiorentino,
andammo al Pastificio Fabianelli
dove il titolare fu molto generoso
e ci dette molta pasta assortita. Mi
richiamò Bartali e gli dissi che il
carico era pronto. Lui spiegò che
all'arrivo alla periferia di Firenze
avrei trovato i Vigili Urbani e i Carabinieri che ci avrebbero accompagnato fino all'Istituto Montedomini per strade con poca acqua
che loro già conoscevano. E così
avvenne la mattina e anche il giorno successivo, dopo aver rifatto
un altro carico di acqua e pane».
Storie di alluvione come quelle
che saranno raccolte nella mostra
«L'Arno straripa a Firenze» che
si terrà nell'auditorium del nostro giornale in via Paolieri a Firenze, in cui si documenterà di come La Nazione seppe raccontare
la tragedia.
VERRANNO esposte le pagine
dell'epoca, insieme a foto e filmati inediti custoditi nei nostri archivi. In più verrà proiettato un
documentario che ricorderà di
quei giorni vissuti dentro al giornale. L'ingresso sarà libero. Il 4
novembre di cinquant'anni fa
l'Arno uscì infatti dal suo corso,
vincendo le resistenze create
dall'uomo e allagando il centro di
Firenze. La più terribile catastrofe del secolo. Per coltivarne la memoria e ricordare come La Nazione sia stata in quei momenti la voce più autorevole nel raccontare
al mondo ciò che stava succedendo a Firenze e nel resto della Toscana, questo giornale sta lanciando una serie di iniziative per i
suoi lettori. La prima è partita sabato scorso, quando i lettori hanno trovato in omaggio col giornale la riproduzione storica della prima pagina del 4 novembre del
1966. Il giorno successivo domenica in omaggio col giornale i lettori hanno trovato la pagina del 6
novembre del 1966 dove si raccontavano i momenti drammatici
che la città stava vivendo. Altre
due pagine storiche verranno regalate con i giornali in edicola oggi e domani. La grande piena
dell'Arno causò gravi danni anche in provincia di Arezzo, nelle
vallate di Casentino e Valdarno.
Pagina 12
IL CA MP/2,C a II grande ciclista Gino Bartali durante le tragiche
ore dell'alluvione chiamo l 'amico aretino per chiedere aiuto
Alluvioni in Toscana
Pagina 13
ECCO TUTTI I NOMI
Nove « &,1 del fango» della cíttà
e
alle c celebrazíoní 1 Palazzo Vecchío
MARIA LETIZIA Ricci, Gabriele Butini, Roberto Secci, Aldo
Cencini, Vinicio Aretini, Lucio
Casagni, Oliviero Bernardini,
Mauro Pellegrini, Roberto Peruzzi e Franco Dandini . Sono i nove
«angeli del fango» di Castiglion
Fiorentino che parteciperanno a
Palazzo Vecchio alle celebrazioni
dei 60 anni dell'alluvione di Firenze. Il Comune di Castiglion
Fiorentino mette nero su bianco
con orgoglio i nomi dei nove boy
scout, al tempo avevano fra i 17 e
20 anni, che aderirono alle richieste d'aiuto dei fiorentini.
«Restammo a Firenze fino al 26
novembre, la nostra occupazione
andava tra spalare il fango e mette-
Alluvioni in Toscana
re in sicurezza i libri della biblioteca nazionale e la distribuzione
dei viveri», raccontano . «Quella
degli `angeli del fango' fu una mobilitazione spontanea di tantissimi giovani, tra questi anche alcuni castiglionesi - afferma il sindaco Mario Agnelli - Allora come
oggi la solidarietà dei nostri concittadini è grande, un ringraziamento a tutti chi nel passato, presente o futuro metterà a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse dei più bisognosi».
Il gruppo, insieme a tutti gli angeli del fango, sarà ricevuto il prossimo 4 novembre a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento.
M.P.
Pagina 14
I
«ALCUNI GIORNI DOPO LA PIENA, ANDANDO LUNGO
L'ARNO, L'ERBA DELL'ARGINE PRATICAMENTE NON Si
VEDEVA PERCHE ERA RICOPERTA DI OGNI GENERE EDI
COSE PORTATE VIA DALLE ABITAZIONI»
b tto
ru
e
I `c i dell'alluvione .i Loredana
di BRUNO BERTI
«RICORDO la paura, tanta, di
quei giorni del 1966, anche se da
noi, a Fibbiana, l'acqua non arrivò». Loredana Polidori, attualmente segretaria dello Spi-Cgil di
Empoli, allora era una ragazzina
che andava alle magistrali e che
in quei primi giorni di novembre,
come quasi tutti gli studenti, non
era andata a scuola per effetto
dell'accavallarsi di festività (allora se ne osservavano un po' di più
di quanto non si faccia oggi).
«GIÀ in televisione - riprende
Polidori sul filo dei ricordi - si
erano viste immagini inquietanti
dell'Arno che saliva, trascinando
con sé tronchi anche imponenti,
e che sembrava non volersi fermare, come accadde, nel suo cammino verso le strade delle città. La
mattina del 4, quando mi sono
svegliata, c'erano già le notizie
dell'allagamento a Montelupo, avvenuto verso le 5 del mattino per
effetto della Pesa che, non riuscendo a `entrare' nell'Arno, si era riversata in città.
Per me fu strano, visto che davanti casa di acqua non ce n'era. Ricordo che con mio padre siamo
andati verso il centro con la nostra Fiat 500 verde. Passammo
dalla statale e poi il babbo si diresse verso il centro (allora non c'erano rotonde e quant'altro, n.d.r.) e
arrivammo alla strada che portava al manicomio. Lì ci fecero la-
Alluvioni in Toscana
i ,
CLI
li
sciare l'auto perché si poteva proseguire solo a piedi. E subito dopo la curva dei macelli, più o meno dove adesso c'è la scuola di ceramica, dove la strada scende, vidi soltanto un lago di acqua marrone da cui spuntavano le case
più alte e i tetti. Per me fu uno
spettacolo grandioso e terribile.
L'acqua aveva raggiunto i 4 metri
di altezza. Quella visione mi colpì
profondamente, dandomi fino in
oltre 300 metri di
distanza si sentiva il
rumore della corrente
dell'Arno infuriato
tondo il senso del dramma che stava attraversando la mia città».
I ricordi di quella mattina vissuta
da Polidori continuano. «Si sentiva distintamente il rumore
dell'Arno che scorreva impetuoso
a circa 300 metri di distanza in linea d'aria. E quel suono faceva
paura. La ferrovia era praticamente coperta dall'acqua: i treni, ovviamente, non passavano». Quando tornò a casa, per la ragazzina
di allora, oltre al senso della tragedia che stava vivendo insieme a
migliaia di toscani, c'era anche la
m
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; segretaria dello
i-
il
consapevolezza di un isolamento,
quanto meno dalle direttrici importanti, sia con la statale, bloccata (allora della superstrada non
era stata posta neppure la metaforica prima pietra), sia con il treno.
Intanto, a casa, sulla Rai vedeva,
come chiunque disponesse del televisore, il tragico racconto su scala più ampia dell'alluvione e dei
danni infiniti che aveva provocato, sia a Firenze che in altre città.
IN PIU, arrivavano le notizie sui
morti che si erano registrati a
Montelupo. Orfea Casini, 68 anni, era scomparsa travolta dalla
corrente dopo essere caduta durante il salvataggio in elicottero.
Giovanni Chiarugi, 68 anni, il fornaio del paese, era annegato mentre su viale Umberto I si recava
all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario per portare il pane.
«Per qualche giorno niente scuola: non era pensabile di poter arrivare fino a Empoli: il bus che di
solito usavo aveva sospeso il servizio. Poi, qualche giorno dopo, alle
magistrali mi portava il babbo.
Nei giorni successivi alla piena
mi capitava di andare, con gli amici, a vedere l'Arno da La Torre. Il
fiume continuava a trasportare oggetti casalinghi di ogni genere, frigoriferi compresi, che venivano
da chissà dove. Sull'argine praticamente l'erba non si vedeva: era ricoperta da pezzi di stoffa, mobili e
da quelle piccole cose di uso quotidiano che avevano fatto parte della vita di qualcuno».
Pagina 15
Sopra il ponte
sull'Arno tra
Empoli e
Sovigliana
lesionato dalla
piena. Per molto
tempo fu usato un
ponte di barche, a
valle, più o meno
dove adesso c'è
quello di Avane,
allestito dai militari
del Genio . Accanto
i soccorsi prestati
anche con l'uso di
un motoscafo
messo a
disposizione da un
cittadino
Anche le linee ferroviarie pagarono un pesante tributo alla furia delle acque . Operai e tecnici ai lavoro per ripristinare il transito dei treni
Alluvioni in Toscana
Pagina 16
Le foto dì allora
alla Vela Hack
SARÀ INAUGURATA venerdì alle 17.30, alla Vela Margherita Hack di Avane, la mostra fotografica intitolata «Empoli. I giorni dell'Alluvione.
Cinquant'anni dal 1966».
Quella di Avane fu una tra le
zone maggiormente colpite
dall'alluvione, insieme alle
frazioni di Santa Maria, Pagnana, Riottoli, Marcignana,
Ponte a Elsa e Brusciana. La
mostra resterà visitabile fino
a domenica 13, in orario
17-19,30, per poi diventare itinerante: coinvolgerà anche la
scuola secondaria di primo
grado «Busoni-Vanghetti» e i
circoli Arci che ne faranno richiesta.
Le foto, disposte su dodici
pannelli, rappresentano le varie località invase dall'acqua e
dal fango, i mezzi di soccorso,
le fabbriche e le abitazioni
danneggiate e poi ripulite. Alcuni pannelli saranno accompagnati da una raccolta di foto originali e da una serie di
manifesti affissi all'epoca dal
Comune per gestire l'emergenza e le difficoltà della ripresa. Una seconda sezione della
mostra è dedicata all'Arno, alla sua storia, alle alluvioni che
nel tempo si sono verificate e
ai danni della piena nel centro di Firenze.
Y.C.
Alluvioni in Toscana
Pagina 17
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DARE ai sindaci del mondo intero la possibilità di confrontarsi fra loro e con i massimi esperti scientifici internazionali e alti rappresentanti Onu, sulle politiche legate alla resilienza delle città di fronte alle
catastrofi naturali. Questo il terna su cui
si concentrerà `Unity in diversity', la conferenza internazionale in programma da
domani a venerdì nel Salone dei Cinquecento. Ricorrendo il 50° anniversario
dell'alluvione, questa seconda edizione sarà dedicata alle città che quotidianamente
devono affrontare problematiche legate alla convivenza con i corsi d'acqua, toccando vari temi come il cambiamento climatico, le risorse energetiche, la prevenzione
del rischio, la salvaguardia del patrimonio e lo sviluppo urbano sostenibile, anche sulla base dell'utilizzo di metodologie
innovative e nuove tecnologie. Per riflettere sulla tutela e la conservazione dei beni storico artistici a cinquant'anni dall'alluvione, New York University con la Fondazione Friends of Florence, da sempre
in prima linea a fianco della città, giovedì
hanno organizzato, col Comune, il convegno internazionale `La Protezione del patrimonio culturale nel mondo contemporaneo'. La due giorni del summit si concluderà i14 novembre, giorno in cui è atte-
Alluvioni in Toscana
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sara Mattarella
CON VEGNO
La due giorni
presentata
dall'assessore
alla
cooperazione
e relazioni
internazionali, Nicoletta
Mantovani
so il presidente Mattarella.
«ABBIAMO programmato una serie di
eventi per ricordare con tutta la città, con
autorità nazionali e internazionali, i momenti terribili dell'alluvione del `66 - ha
detto l'assessore alla cooperazione e relazioni internazionali, Nicoletta Mantovani -. Per questo abbiamo organizzato insieme al Museo del Novecento la mostra
`Beyond Borders', che raccoglie una selezione di opere d'arte donate 50 anni fa al-
la città, da artisti stranieri e italiani come
omaggio a sostegno di quel difficile momento». Tra gli eventi, la consegna del
Fiorino d'Oro a Jane Fortune, presidente
e fondatrice della Advancing Women Artist Foundation che in questi anni tanto
ha fatto per la conservazione e il restauro
delle opere create dalle donne in città. La
cerimonia domani nel corso della sessione pomeridiana dei lavori nel Salone dei
Cinquecento.
Maurizio Costanzo
Pagina 18
LA PAGINA IN REGALO OGGI É QUELLA DATATA
7 NOVEMBRE 1966 CON IL RESOCONTO DELLA VISITA
DEL PRESIDENTE SARAGAT NELLA CITTÀ
ALLUVIONATA: MOLTE FURONO LE PROTESTE
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uranae cartellone di iniziative.
MENTRE OGGI La Nazione regala un'altra pagina storica (la terza uscita) del novembre del 1966,
entrano nel vivo anche le iniziative della Regione per commemorare l'Alluvione di Firenze e, contemporaneamente, il disastro che
in quegli stessi giorni del 1966 colpì varie zone della Toscana. A presentare il calendario degli eventi
è stato, ieri, il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani.
«Abbiamo voluto coordinare il lavoro della Regione con quello di
Palazzo Vecchio e degli altri Comuni che ricorderanno l'Alluvione - ha spiegato -. Per questo il 4
novembre saremo presenti a tutti
i vari momenti che caratterizzeranno il ricordo a Firenze: l'incontro del presidente Mattarella
con gli Angeli del Fango, l'inaugurazione della mostra de La Nazione, unico giornale che con la
cronaca locale di allora ci propone la sequenza di come la popolazione veniva informata e di quello che accadeva». La mostra
«L'Arno straripa a Firenze» sarà
inaugurata appunto il 4 novembre, nell'auditorium del nostro
giornale, alla presenza del presidente della Repubblica, e sarà accessibile al pubblico dal giorno
successivo alle 12, con ingresso libero. Dopo gli eventi del 4 novembre, la Regione sarà impegnata in
prima persona nei due giorni successivi. «I15 e il 6 - ha proseguito
Giani - saranno dedicati ai nostri
appuntamenti. Nella prima data,
a partire dalle 10, nella sala del
Gonfalone di via Cavour, conferì-
Alluvioni in Toscana
-' cae ze e
elfii e Mar se
ne' ebbe una parola di conforto
per ogni bottega, cittadino o centro artigiano. Ovunque si respirasse la desolazione portava anche lo
spirito della rinascita».
Sabato alle 10 i palazzi
del Consiglio regionale
diventano 'Palazzo del
Peg aso'
remo un'onorificenza in memoria di Piero Bargellini, l'uomo
che caratterizzò il rapporto tra cittadini e istituzioni in quel momento . Il `Sindaco dell'Alluvio-
NELL'AMBITO della stessa cerimonia un altro riconoscimento
andrà al cantautore fiorentino
Riccardo Marasco, recentemente
scomparso. «Se ci fosse stata una
hit parade a Firenze - ha ricordato Giani - la canzone `L'Alluvione' sarebbe stata a lungo in testa.
Le sue parole sono entrate nella
memoria di tutti i fiorentini, fissando quei momenti». Infine un
premio andrà al professor Giorgio Federici, che ha coordinato
numerosi eventi del cinquantesimo. Nella stessa giornata i palazzi
del Consiglio regionale già Panciatichi-Covoni, saranno intitolati `Palazzo del Pegaso'. Il 6 novembre (ore 9.30, sala Gonfalone della
Regione, sempre in via Cavour)
s'inaugurerà la mostra «Le alluvioni in Toscana. La protezione
civile e il volontariato di oggi». Infine, fino al 15 novembre è visibile la mostra «Le alluvioni di oggi
nei disegni dei bambini» nell'auditorium del Consiglio Regionale.
Lisa Ciardi
Pagina 19
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La quarta uscita
detta nostra storia
In dono col giornale
CO RO unanime dei nostri
lettori: la ripubblicazione
delle pagine storiche dei
giorni della grande alluvione
è stata un'ottima idea per
tramandare e far conoscere
cosa avvenne a Firenze e il
ruolo di primo piano de La
Nazione. Domani in regalo la
quarta uscita
Giovedì i Libro
di Luciano Bausí
«ü giorno detta piena»
Gratis col quotidiano
COL GI ORNALE del 3
novembre La Nazione
regalerà il libro «Il giorno
della piena» scritto da
Luciano Bausi, prima
assessore con Bargellini poi
sindaco dal'67, sui giorni
dell'alluvione. Una
testimonianza unica i chi
visse con ruoli di
responsabilità quelle
drammatiche giornate
Venerdì mostra
atta presenza
Mattaretta
IL Capo dello Stato al giornale
IL4 NOVEMBRE
nell'auditorium del nostro
giornale si aprirà, alla
presenza del presidente
della Repubblica Sergio
Mattarella, la mostra
«L'Arno straripa a Firenze».
Apertura al pubblico dalle 12
di sabato con ingresso libero.
Tutte le nostre iniziative sono
realizzate con Publiacqua e
Banca CR Firenze.
Alluvioni in Toscana
Pagina 20
TRASMISSIONI SU TUTTE LE RETI E DIRETTA DAL NICCOLINI
Raï mobilitata: il programma della memoria
A CINQUANT'ANNI dall'alluvione di
Firenze la Rai ricorda l'anniversario con
iniziative ad hoc.
Su Rail, mercoledì 2 novembre la trasmissione "Porta a porta", in onda alle
23.30, celebrerà la ricorrenza con una
puntata che ripercorrerà quei tragici
giorni con filmati e testimonianze. Sempre su Rail venerdì 4 novembre, la trasmissione "Unomattina" dedicherà un
approfondimento alla tragedia, mentre
"Tvi", il settimanale del Tgl in onda alle 23.45, ospiterà un ampio servizio realizzato con immagini d'epoca provenienti dalle Teche Rai. Su Rai2 il ricordo
dell'alluvione sarà affidato, venerdì 4 novembre, alla trasmissione "I Fatti Vostri" in onda alle 1 l; domenica 6 sarà invece "Sunday Tabloid", in onda alle
19.05, a riservare uno spazio al ricordo
della drammatica esondazione dell'Ar-
no. Su Rai3 martedì 1 novembre alle
12.25 la Tgr della Toscana trasmetterà
uno speciale a diffusione nazionale della
durata di circa 50 minuti. Sempre sulla
terza rete, venerdì 4 novembre alle 13.10
la trasmissione "Il Tempo e la Storia" sa-
de "La Grande Storia" sull'anniversario.
Su Rai Storia venerdì 4 novembre dedicata all'anniversario la trasmissione "Il
giorno e la storia" in onda alle 00.10 e in
replica alle 08.30, 11.30, 14 e alle 20.30. Il
giorno dopo, sabato 5 , la stessa trasmissione si trasforma nello speciale "Novembre 1966. I giorni del diluvio" in onda alle 21.30.
Do mani alle 23.30
una puntata speciale
SEMPRE venerdì, infine, dalle 20.30 su
Radio3 in diretta dal Teatro Niccolini di
Firenze la serata speciale "Sotto una
gran piova d'acqua", una narrazione teatrale accostata a documenti d'archivio e
a riflessioni con ospiti Giorgio Bonsanti,
storico dell'arte e del restauro già direttore dell'Opificio delle Pietre Dure, Luca
Bellingeri, direttore della Biblioteca Nazionale di Firenze, Zeffiro Ciuffoletti,
storico, intervistati da Marino Sinibaldi,
direttore di Radio3.
con filmati e testi m onianze
rà dedicata all'alluvione: Michela Ponzar e la storica Simonetta Soldani racconteranno la tragedia attraverso materiali
inediti e testimoni diretti, dando voce anche alle migliaia di "angeli del fango".
La puntata andrà in onda in replica alle
20.50 su Rai Storia. Alle 15.15 Speciale
Zona piazza dei Ciompi sotto l'acqua
(Archivio storico Fotocronache Germogli)
Alluvioni in Toscana
Pagina 21
ALLuvione'66: cerimonie
per Le
vittime i' piccoLe
Sesto Fiorentino
LE PI piccole vittime dell'alluvione di
Firenze del 1966 furono due bambini di 3
anni, Leonardo Sottile e Marina Ripari,
entrambi di Sesto e morti in zona Osmannoro. Su iniziativa dell'Associazione
Firenze Promuove presieduta da Franco
Mariani, i Comuni di Sesto e Firenze hanno
reso loro omaggio partecipando, con i
rispettivi gonfaloni, alle cerimonie.
Alluvioni in Toscana
Pagina 22
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SpettacoLo
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Alluvioni in Toscana
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TUTTI al Teatro Salesiani di Figline il 4
novembre per ricordare i 50 anni
dell'alluvione, un'ora e mezzo di
spettacolo scritto e diretto da Ugo
Aglietti che ha per titolo «Sei figlinese
se...» con il ricavato della serata
destinato al Calcit. Sul palco ballerini,
cantanti e attori.
Pagina 23
ALLA SALA D'ARME DI PALAZZO VECCHIO FILMATI E OPERE D'ARTE
.
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Alfabeti so
LA FURIA dell'acqua che irrompe nelle strade e travolge monumenti storici e cose di tutti i
giorni. E poi il fango, cattivo e
appiccicoso che inghiotte e impasta libri, dipinti, botteghe, arnesi da lavoro . A 50 anni dall'alluvione del '66 arrivano nuove immagini inedite dell'Arno che tracima dalle spallette, entra nelle
case e nelle chiese, ribalta le macchine e trascina via senza rispetto la vita e la storia dei fiorentini. Sono le riprese di Beppe Fantacci, diventate un docufilm che
prende fo rma sulle pareti della
Sale d'Arme di Palazzo Vecchio,
restituendo
l'emozione
di
quell'abbraccio cattivo che l'Arno esercitò in quel lontano 4 novembre. L' iniziativa si chiama
Alfabeti sommersi ed è promossa
da Mus.e, che oltre al ricordo
a
la memona
dell'alluvione proporre una riflessione artistica sul tema della
memoria e del libro. Per questo
accanto al docufilm di Fantacci,
i critici d'arte Sergio Risaliti e
Marco Bazzini hanno chiamato
due grandi artisti contemporanei a dare il loro contributo attraverso le loro opere . Sono Emilio
Isgrò e Anselm Kiefer, che hanno fatto della riflessione artistica
e poetica sui libri - oggetto-simbolo dell'alluvione fiorentina - il
centro della propria esperienza
artistica.
E MENTRE scorrono le immagini dell'alluvione, otto opere di
Kiefer e Isgrò richiamano tutti
all'emblema del libro : quello di
piombo e sabbia dell'artista tedesco, quello delle "cancellature"
del nostro connazionale . Isgrò,
che nei giorni dell'alluvione fu a
Firenze inviato dal Gazzettino
Veneto come giornalista , ha creato anche un'opera omaggio a Cimabue e al suo crocifisso, icona
del disastro artistico . Fantacci
inoltre, il cui figlio Paolo ne ha
scritto oggi la biografia, ebbe un
ruolo importante nei giorni seguenti 1 alluvione : fu lui, nel
1966, a ideare un sistema di micro credito, il cosiddetto "fondo
Alfa" garantito con risorse offerte da grandi società industriali e
commerciali americane, che aiutò a risollevare nel modo più rapido ed efficace possibile le botteghe artigiane fiorentine.
Alfabeti Sommersi sarà visitabile
da oggi al 13 novembre, dalle 11
alle 19, ingresso libero. La mostra è stata realizzata con la collaborazione delle Gallerie Tornabuoni e Lia Rumma.
Olga Mugnaini
Emilio Isgrò con Casamonti della
Galleria Tornabuoni
Alluvioni in Toscana
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LE FOTO IN REGALO PROVENGONO
DALL'ARCHIVIO FRATELLI GORI
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FINO ALL'8 DICEMBRE IN REGALO
CON IL QUOTIDIANO 12 FOTOGRAFIE
DELL'ALLUVIONE DEL 1966
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de quo co Caciagli racconta qu e l g i om i drammati ci
LE IMMAGINI della città e dei
campi invasi da acqua e fango, e
poi del laborioso ritorno alla normalità dopo l'alluvione del 4 novembre del 1966 sono un pezzo
fondamentale della storia di Grosseto. Fino all'8 dicembre i nostri
lettori riceveranno in regalo in
edicola, in abbinamento con il
quotidiano La Nazione, dodici
straordinarie fotografie dell'epoca. Oggi, invece, sarà consegnato
il contenitore per raccogliere questa nuova, emozionante collezione che racconta la Maremma. Le
foto, molte delle quali inedite, saranno distribuite gratuitamente
ogni martedì e ogni giovedì e provengono da due archivi importanti: l'Archivio Fratelli Gori e l'Archivio Giacomo Aprili. Da entrambi gli archivi, quindi, un contributo fondamentale per portare
in edicola questo nuovo progetto
che è stato poi possibile realizzare
grazie all'aiuto di Acquedotto del
Fiora, Consorzio Bonifica 6 Toscana Sud, Comune di Grosseto e
Assicurazioni Generali (Agenzia
di Maurizio Marraccini). In molte foto dell'epoca compaiono i vigili del fuoco, che iniziarono a
portare soccorso già dal giorno
precedente alla piena. «Dovemmo far fronte a molte situazioni ricorda Guido Caciagli - dalla
messa in sicurezza delle persone
che si trovavano in difficoltà al
portare con i gommoni pane, acqua e latte alle famiglie rimaste
bloccate. C'era anche chi, invece
del cibo, ci chiedeva un pacchetto
Alluvioni in Toscana
di sigarette, ma non ne avevamo.
Nella notte del 3 novembre, il primo intervento della mia squadra,
guidata da Luigi Venturini, fu al
mulino di Roselle. Poi aiutammo
una donna incinta rimasta bloccata a Braccagni e che doveva essere
portata all'ospedale per partorire.
Andavamo per i poderi, l'acqua saliva piano piano. Liberavamo gli
animali legati. Alle 4 di mattina ci
offrì un caffè il dottore della farmacia di Braccagni. Poche ore dopo il fiume avrebbe rotto gli argini. Allora abitavo in via Tazzoli,
al primo piano. Quando la sera
del 3 novembre andai al lavoro, lasciai mia moglie e mio figlio in casa. Non potevo smontare per an-
vembre, senza più una divisa da
indossare. In città con i gommoni
trasportavamo alimenti di prima
necessità che caricavamo a Porta
Vecchia. L'acqua ci arrivava fino
al collo quando scendevamo dai
gommoni. Non erano facili le manovre. Per non dimenticare questa parte della nostra storia, ho
raccolto molte foto in esposizione
per il 50° anniversario all'Archivio di Stato nella mostra che ho
curato insieme a Aldo Fassari.
Con il sostegno dell'Associazione
nazionale Vigili del fuoco facciamo anche degli incontri nelle
scuole».
Irene Blundo
«Lasciai m ia mog lie
e mio figlio il 3 nove m bre
e li rividi soltanto il 7»
dare a vedere come stavano e così
chiamai mio suocero per dirgli di
andarli a prendere e portare via.
Li ho rivisti la sera del? novembre. Anche dopo non ci siamo
mai fermati, fino almeno al 12 no-
Pagina 25
DISASTRO Dall'alluvione del '66 Grosseto subì danni ingenti, ma seppe rialzarsi con tenacia
Alluvioni in Toscana
Pagina 26
PREVISTO ANCHE UN INCONTRO l BUTTERI CON GLI ALUN NI DI BRACCAGNI
D
iative per ricordare Santi Quadalti
UNA SETTIMANA di iniziative a Braccagni, promosse dal
gruppo di tradizioni popolari Galli Silvestro, per ricordare i tragici
avvenimenti del 4 novembre
1966: la «piena« dell'Ombrone
che invase Grosseto e non solo;
anche gli altri torrenti comprimari si dettero da fare per inondare
tutto il comprensorio della pianura maremmana. Dopo l'appuntamento di domenica scorsa con
l'inaugurazione della mostra con
scatti dell'epoca di fotografi amatoriali e l'intervento di vari testimoni (Claudia Milani, la bambina della foto sulla copertina del libro di Pilade Rotella e Luciano
Bianciardi «Grosseto, un'alluvione per la povera gente»; l'ex comandante dei vigili urbani, Felice Serra, con altri vigili urbani
che parteciparono attivamente alle operazioni di soccorso), il prossimo appuntamento è fissato per
venerdì. Un ricordo particolare,
da parte di chi lo ha conosciuto,
sarà dedicato alla figura di Santi
Quadalti, il buttero degli Acquisti, unica vittima dell'alluvione
del `66 in Maremma. Venerdì 4
novembre, dalle 8.30 alle 11, gli
alunni della scuola elementare visiteranno la mostra fotografica
sull'alluvione al centro sociale
«Gli Anta».
DALLE 11 alle 12 i butteri del
Marruchetone, in memoria di
Santi Quadalti, incontreranno gli
alunni della scuola elementare di
Braccagni. Domenica 6 novembre, dalle 17 alle 20, si terrà l'incontro con i curatori del gruppo
Facebook «Grosseto, la piena del
`66», Massimo Ciani e Giampaolo
Ciurli, che leggeranno i contributi rilasciati nei post con i ricordi,
le esperienze, le paure di quelli
che vissero quell'esperienza in prima persona. Inoltre ci sarà la presenza dei vigili del fuoco Guido
Caciagli e Franco De Angelis, che
in quei giorni operarono senza tregua (furono effettuate operazioni
di soccorso anche nelle campagne
di Braccagni, in particolare Barbaruta); Corrado Barontini, Marco
Renzetti, Mario Cini, Umberto
Spallone e altri. E' gradita la presenza e l'eventuale intervento testimoniale di tutti coloro che avessero qualcosa da ricordare e raccontare sulla «piena« che colpì, in
minima parte, anche l'area di
Braccagni. Durante gli incontri
programmati, nei locali degli «Anta« scorreranno su uno schermo
immagini e filmati sull'alluvione.
I M PAVI DO Santi Quadalti, il buttero unico vittima dell'alluvione
del 1966 , in una foto d'epoca in sella al suo cavallo
Alluvioni in Toscana
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-MASSA -
NEL GIORNO di Ognissanti e
per la ricorrenza dei defunti, è tradizione andare al cimitero per portare fiori, lumi e pregare sulle tombe dei propri cari. Ed è attesa come
ogni anno la messa che i sacerdoti
celebrano nei cimiteri cittadini
con benedizione dei defunti. Ma come si presentano i nostri cimiteri?
Il Comune di Massa quest'anno, si
è preso cura di oltre 500 tombe in
stato di abbandono. «Abbiamo ripulito tombe che erano lasciate
nell'incuria - spiega l'assessore Gabriele Carioli, che ha delega nel settore cimiteriale - questo è stato fatto prima della ricorrenza dei defunti e ringrazio gli uffici preposti e la
ditta "Saie"». Ma, strutturalmente,
come stanno i cimiteri? «Ci sono cimiteri interessati da opere di messa
in sicurezza come quello di Forno,
dove è attivo un cantiere che sta lavorando per risanare il camposanto nella parte a valle, franata nel
2010. Esiste il problema di alcune
tombe interdette ai visitatori, a causa della palizzata posta a sostegno
del muro di contenimento della
parte superiore del camposanto. In
quello spazio diventa sempre più
difficile accedervi e abbiamo preso
in considerazione la possibilità di
esumare le salme, liberando
Alluvioni in Toscana
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,
l'area». L'assessore Carioli sottolineare che è «sua premura riuscire a
realizzare un progetto dedicato alla
manutenzione dei cimiteri frazionali della montagna. Nell'aspetto
della cura - precisa - forse sono più
accuditi di quelli cittadini, ma tante sono le problematiche relative a
interventi di maggior interesse proprio per la conformità logistica. Immagino il cimitero di Resceto, oppure di Casania. E di altre frazioni
collinari. Per questi sono stati stan-
«Abbiamo stanziato 86mila
euro per La manutenzione
e sistemato oltre 500 tombe»
i
ziati 86 mila euro per manutenzione ordinaria». Da anni i residenti
della Valle del Renara fanno presente le condizioni poco rassicuranti della struttura di Casania che, a
loro dire, rischia di finire nel fiume
così come è successo a quello di
Forno nell'inverno del 2010 per la
presenza costante di infiltrazioni.
Insomma, i cimiteri frazionali soffrono i problemi derivati dal dissesto idrogeologico e necessitano di
maggior attenzione. In questi giorni raggiungere il cimitero di Forno
in auto può essere problematico
per la presenza di un cantiere e il
piazzale occupato dai box. E' consigliabile quindi lasciare l'auto in
paese e risalire via dei Campi a piedi.
Angela Maria Fruzzetti
FORNO Sopra e a sinistra, il cantiere aperto nel cimitero dei paese
Pagina 28
«LA GIUNTA VUOLE REALIZZARE UN PROGETTO
DEDICATO ALLA MANUTENZIONE DI TUTTI
LE RICHIESTE DI CRE MAZ IONI SONO ELEVATE:
SIAMO SUL 70% DEI LUTTI, HA COSTI MENO ALTI
RISPETTO AL FUNERALE 'CLASSICO'
I CIMITERI FRAZIONALI DELLA MONTAGNA»
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500mila euro
per risistemare
quello
corso
Nel cimitero di Forno è
attualmente attivo un
cantiere che sta lavorando
per risanare il camposanto
nella parte a valle, franata
nel 2010.
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Da anni i residenti della
Valle del Renara segnalano
le condizioni poco
rassicuranti della struttura
di Casania che, a loro dire,
rischia di finire nel fiume.
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L'assessore: «Abbiamo
ripulito tombe che erano
lasciate nell'incuria e questo
è stato fatto prima della
ricorrenza dei defunti: gli
uffici preposti e la ditta».
Alluvioni in Toscana
e
Massa
QUASI 500mila euro per i
cimiteri della città: a tanto
ammonta la somma
pianificata dalla giunta. Di
questi, 350mila vanno per la
sistemazione del
camposanto di Forno
mentre i restanti, 150 mila
euro, sono destinati alle
opere di manutenzione degli
altri cimiteri comunali. «Su
Mirteto - informa l'assessore
Carioli - siamo intervenuti
per mettere a norma gli
impianti elettrici che
alimentano le celle frigo che
ancora sono lì, eliminando i
pali». Le celle frigo sono
presenti ormai da quasi un
decennio, dall'epoca
dell'orribile scandalo del
cimitero degli orrori. «Non
sappiamo fino a quando
resteranno - allarga le
braccia l'assessore Carioli - .
Ci vorrà ancora del tempo. I
morti portano tanta pazienza
e non hanno fretta. Per
quanto riguarda il cimitero
di Turano è stato
ripristinato l'uso
dell'ascensore e a breve
dovrebbero iniziare alcuni
lavori di recupero strutturale
per affrontare il problema
delle infiltrazioni nei loculi.
A.M.F.
Pagina 29
Mostre fil ti
suLL'atLuvione
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con l'
permanente
Alluvioni in Toscana
Carrara
A DUE ANN I dall'alluvione del 5
novembre, Assemblea permanente
organizza una giornata in Comune,
sabato dalle 12 alle 22. Mostre
fotografiche e filmati video, ma anche
un momento dedicato ai gioco collettivo
«Marmopoly, edizione aggiornata» e un
dibattito sullo stato di messa in
sicurezza del torrente Carrione.
Pagina 30
La violenza del fiume sul ponte
Oggi m reg la seconda doto storica
Alluvione, con
Nazione le i
ALTRO scatto, altri ricordi ed
emozioni che tornano a farsi vive. Immagini che parlano a tutti,
a chi durante l'alluvione del 1966
c'era e ai più giovani che hanno
l'occasione di scoprire un `pezzo'
di storia pisana mai dimenticata.
Oggi nuova foto - firmata dal mitico fotoreporter Luciano Frassi
- in regalo con La Nazione: dopo
la prima uscita, venerdì scorso,
che raccontava con potenza
straordinaria l'acqua che si riversava sui lungarni penetrando dalle paratie collocate sulle spallette,
con l'edizione di oggi - a 50 anni
da quel terribile evento - arriva
un altro prezioso fotogramma datato 4 novembre 1966. L'acqua
che comincia ad uscire dal Ponte
di Mezzo, con i militari dell'esercito impegnati a disporre i sacchi
, 1n 1
dall'a rch ivio di Luc iano Frassi
di sabbia cercando di resistere alla violenza del fiume. La luna e le
nuvole sullo sfondo, i piloni in
marmo del ponte `agggrediti' da
rami e macerie.
ED è già un successo: gli scatti
provenienti dall'archivio di Luciano Frassi, oggi di proprietà della Fondazione Pisa e attualmente
in mostra anche nelle stanze di Palazzo Blu, hanno conquistato i nostri lettori. In tutto saranno dodici gli scatti che il nostro quotidiano donerà due volte alla settimana, ogni martedì (oggi) e giovedì.
Prossimo appuntamento, quindi,
il 3 novembre. Una iniziativa quella di realizzare e donare ai nostri lettori le foto dell'alluvione resa possibile grazie alla collaborazione di Banca di Lajatico, Mar-
bella Pellami, Confcommercio,
Acque spa, Collegio dei Geometri
e di Pacini Editore - che apre di
fatto uno scrigno pieno di tesori,
volti e storie. Ecco come fare per
avere gli scatti: basterà recarsi nelle edicole della città e dell'area pisana (litorale compreso) fino a
Pontedera per ricevere - nei giorni di martedì e giovedì, come detto - una immagine di quei momenti di fango e distruzione (viste le numerose rischieste, è consigliabile la prenotazione presso la
propria edicola di fiducia). Immagini da portare a casa e conservare.
E per chi volesse approfondire ancora di più, recarsi a Palazzo Blu
dove si è già aperta la mostra «4
novembre 1966. L'alluvione a Pisa», visitabile fino al 29 gennaio
con ingresso libero. Tre sale,
un'ottantina di immagini, istantanee che riportano alla luce ore tragiche in cui la violenza dell'acqua
fu devastante. Un viaggio a tappe
tra Pisa, Pontedera, Santa Croce e
Castelfranco, percorso che racconta le ferite del Ponte di Mezzo,
l'agonia del Ponte Solferino fino
al crollo (nel febbraio del 1967) di
Lungarno Pacinotti.
SECONDA SCHEDA Ecco la nuova foto Frassl dedicata all' alluvione
in regalo oggi al lettori: «L'Arno comincia a uscire dal ponte dl Mezzo»
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Alluvioni in Toscana
Pagina 31
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CONTINUA IL NOSTRO VIAGGIO NEI RACCONTI
SULLA TRAGEDIA DEL 1966. IL4 NOVEMBRE
L'ANNIVERSARIO DI UN EVENTO INDELEBILE
Angeli del fango, riaffiorano z ñcordï
ti viaggi con
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Il racconto di
que
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diciottenne i allora: così aiutammo tante persone
SENZA perdere tempo, la città si
rise subito in moto quando quel
:ragico 4 novembre di cinIuant'anni fa in una manciata di
)re la furia delle acque e del fango
,opri le strade di Tavola, Iolo, Ca;telnuovo, Fontanelle, San Gior;io a Colonica. La gente si rim:)occò le maniche e fece quello
che c'era da fare, quello che si po:eva fare. Anche Prato ebbe i suoi
<angeli del fango» che con slancio
;pontaneo si misero al servizio de;li altri. Come fece l'architetto Gamiele Giovannelli, allora diciot:enne studente del liceo classico
Eicognini. «Il 4 novembre del
1966, festa nazionale, allora non
c<Anziani calati con le funi
dai terrazzini. Ma qualcuno
ton volle lasciare la casa»
;i lavorava né si andava a scuola.
Era venerdì - ricorda - e nel pomeriggio ci eravamo riuniti a casa
iella mia fidanzata, poi moglie,
3ngela Catani. Eravamo un grup7o di amici, insieme per una festila, una merenda e il giradischi cone si faceva allora. Io ero scout e a
casa di Angela venne uno dei no>tri capi ad annunciare quello che
Ira accaduto. Disse che c'erano
Tersone rifugiate ai piani superiori delle case da portare in salvo. Ci
ritrovammo nella nostra sede, il
chiostro di San Francesco, per orlanizzarsi e portare il nostro aiu:o». Era sera, però, non c'erano
nezzi adatti per raggiungere quel-
Alluvioni in Toscana
11
•
le zone e si dettero da fare per partire l'indomani, all'alba. «Nella zona di Chiesanuova - prosegue Giovannelli - conoscevo Pecchioli, il
venditore di acque minerali. Aveva una barchetta motorizzata piccola, meno di quattro metri. Poteva fare al caso nostro e lui la mise
subito a disposizione. Così sabato
5 novembre, con la barchina su
un camioncino, si arrivò dai carabinieri di lolo. Ci indirizzarono
in via Mozza delle Risaie dove
c'era una cascina con una grande
aia, proprio poco prima che iniziasse il grande lago di acqua. Era
un punto di raccolta delle persone. Su quella barchina assieme a
me salì l'amico Mario Bini, purtroppo non più fra noi. Un contadino ci fece da guida e facemmo
tanti viaggi dalle case alla cascina.
Non potevamo trasportare più di
3 o 4 persone ogni volta».
tre metri. C'era una giovane coppia con un bambino piccolo che
aveva la febbre. Si erano rintanati
al primo piano della loro abitazione e non volevano abbandonarla.
Avevano trasferito con loro anche
gli animali da cortile e un maiale.
Non si riuscì a convincerli di
muoversi. Allora andammo a
prendere un medico, il bambino
fu visitato e date le medicine.
Non erano in pericolo, e dinanzi
alle loro insistenze a non lasciare
la casa, tornammo con la barca
vuota». Per quella giovane coppia, l'acqua non poteva mangiarsi
tutto.
Marilena Chiti
GIOVANNELLI e Bini portarono all'asciutto tante gente. Dalla
mattina alla sera. Con la barchina
e tanta buona volontà. Con le torce, quando si fece buio. «Ci furono anziani calati dai terrazzini
con le funi - ripercorre quei momenti Giovannelli - l'acqua aveva superato abbondantemente i
Pagina 32
Soccorsi nella notte : una famiglia portata in salvo
6§ *O*
':::•
Focus
Cine Foto Ranfagni
Libro e targa
Vt ,;i
Il 4 novembre si svolgerà
l'inaugurazione della mostra
dedicata alla grande
alluvione del 1966
nelle sede de La Nazione,
in via Paolieri a Firenze:
ci sarà anche il Presidente
della Repubblica
Mostra a i
A partire dal 5 novembre
a mezzogiorno la mostra
sarà aperta a tutti: conterrà
video e testimonianze inedite
di quei drammatici giorni
ancora oggi indelebili
nei ricordi di tantissimi
toscani
Alluvioni in Toscana
Giovedì alle 18 nel salone
consiliare sarà presentato
il libro curato da Aurora
Castellani «L'altra
alluvione ». Sabato alle 11,30
verrà poi deposta una targa
in via Braga all'ex casa
del fascio
Pagina 33
I
LA SCOSSA DI DOMENICA MATTINA È STATA AVVERTITA
ANCHE NEI COMUNI MEDICEI. LE RICHIESTE DI M5S
E CITTADINANZA ATTIVA SONO VOLTE A CERCARE
DI AVERE PIU INFORMAZIONI IN CASO DI NECESSITA
d'emergenza e sïcurezza scuole
«I Comuni devono darci40 risposte»
Cittadinanza
'va e
PROTEZIONE civile, perchè a
Poggio a Caiano non c'è ancora il
piano comunale? Il gruppo Cittadinanza Attiva dopo le ultime scosse
di terremoto, peraltro sentite anche nei comuni medicei, rinnova a
distanza di due anni l'invito all'amministrazione a fornire più informazione in caso di emergenza, in
particolare per la popolazione anziana. E a Carmignano il M5S chiede una verifica strutturale sugli edi-
A destra, in una foto
d'archivio, alcuni
addetti c- 77 a
protezione
civile impegnati
in un'esercitazione
Alluvioni in Toscana
s incalzano ï sindaci sulle nonne antisìsmìche
fici pubblici. «A Poggio - scrive Cittadinanza Attiva - non sono indicati i punti di raccolta in caso di sfollamento della popolazione. Dove
dovrà andare la gente? Saranno investiti 57mila euro per la fibra ottica e per portare il wi-fi nelle piazze.
Internet è importante ma in una
spesa del genere poteva essere inclusa la segnaletica dei punti di ritrovo e distribuito del materiale informativo nelle abitazioni. L'emer-
genza può essere un terremoto ma
anche un alluvione o un incendio
di vaste proporzioni. Occorre capire che non è più il tempo di quando l'addetto del Comune passava
per le strade col megafono a dire di
`andare ai piani alti perchè l'Ombrone è in piena'. Avevamo chiesto
al Comune quanti sono gli edifici
scolastici a norma antisismica». Cittadinanza Attiva vuole dal sindaco
Martini un impegno serio e preciso
su una questione che può diventare
all'improvviso drammaticamente
attuale.
A POGGIO è curata in generale
l'informazione sui social ma non
può certo raggiungere tutta la popozione. Il comune ha fatto intanto
delle verifiche degli immobili ed in
particolare delle scuole: «Nessun
problema - scrive il sindaco - a
strutture e immobili. Grazie anche
all'assessore alla protezione civile e
ai consiglieri che si sono messi a disposizione per effettuare i controlli». «Chiediamo - interviene Andrea Bassini, capogruppo del M5S
all'amministrazione di Carmignano ulteriori notizie sullo stato di
vulnerabilità sismica degli edifici
pubblici sul nostro territorio, a partire dalle scuole e quelli con ampia
affluenza del pubblico. Lo avevamo già chiesto tramite un interpellanza al penultimo consiglio, ricevendo una rassicurazione di massima che non ci aveva soddisfatto.
Chiediamo inoltre che siano verificati i piani di evacuazione delle
scuole».
M. Serena Quercioli
Pagina 34
ivi
lostra
®
S
«NE PASSATA d'acqua sotto i
ponti». E' titolo della mostra (ingresso gratuito) che da sabato al
13 novembre sarà allestita presso
la Sala Quadri del Comune per ricordare il 50° anniversario del 4
novembre del `66.
«La mostra - spiega l'Associazione Storica Poggibonsese che l'ha
curata - racconta una pagina indelebile del nostro passato, ancora
viva e profonda per molti, ignota
per altri. Un'occasione per scoprire un pezzo di storia attraverso un
vasto ed inedito repertorio fotografico che illustra a tinte fosche
ma anche luminose i giorni di un
lontano novembre del 1966 quan-
Alluvioni in Toscana
ala Quadr
ï
do un'interminabile cascata di
pioggia inondò le strade di Poggibonsi e di mezza Toscana».
In mostra ci saranno circa duecento foto originali, che hanno immortalato quegli attimi di terrore
e di sgomento e che, più in generale, sono dedicate all'acqua come
elemento intrinsecamente legato
alla vita di una comunità. La mostra sarà inaugurata alle 17. Saranno presenti Silvano Becattelli, lo
storico Claudio Biscarini, Giuseppe Mantelli e Rossella Merli. Sarà
visitabile tutti i giorni dalle 17 alle 20. L'evento è organizzata
dall'Astop con il patrocinio del
Comune.
Pagina 35
<i'er la gente eravamo davvero angeli
o
!ï am
Firenze, testimonianza dell'arcivescovo eto ° nella città devastata
ccio M oschetta
FIRENZE
ESTATO un Angelo del fango, oggi è arcivescovo di Firenze. Non è
da tutti quanto capitato di vivere al
cardinale Giuseppe Betori, che siede dall'ottobre 2008 sulla cattedra
di San Zanobi. Il 50° anniversario
dell'alluvione, che lo vide protagonista a 19 anni, non lo lascia certo
indifferente. Tuttavia avanza una
raccomandazione
preliminare:
«Cerchiamo di non esagerare con
le celebrazioni. L'essenziale sono i
morti, tanti, che nessuno ricorda, e
il valore della gente di Firenze, che
ci ha riconsegnato una città cresciu-
i
Al mio primo bastone
non è stato un pastorale
ma un badile per spalare»
ta e consapevole. Gli Angeli del fango rappresentarono in pieno la generazione degli anni '60: giovani
che non accettavano di subire il
mondo, ma avevano scelto di viverlo da protagonisti fra la gente. Qui
emerse la parte costruttiva, mentre
la dimensione critica esplose nel
'68 con derive poi estremiste e violente».
Eminenza , che effetto le fa oggi rievocare quei giorni?
«La sofferenza, lo smarrimento sui
volti dei fiorentini sono ricordi indelebili. Per la gente eravamo davvero angeli. Si può dire che il mio
primo studio di teologia l'ho fatto
con la pala in mano in mezzo alle
persone».
Come si ritrovò nella Firenze
dell'emergenza?
«Eravamo una dozzina di seminaristi e giovani preti del Seminario
Lombardo a Roma e qualcuno, se
ben ricordo monsignor Diego Coletti, divenuto poi vescovo di Livorno e quindi di Como, lanciò l'idea
di partire. Con noi c'era un altro sacerdote che sarebbe diventato vescovo, monsignor Luciano Monari, attuale pastore di Brescia. Allora
il rettore era monsignor Ferdinando Maggioni, poi vicario generale a
Milano e dopo vescovo di Alessandria, un uomo illuminato che vide
in quest'esperienza un'attività formativa. Ci legammo a un'associazione laica, il Servizio civile inter-
Alluvioni in Toscana
nazionale, e fummo aggregati ad al-
tri».
Quale impressione all'arrivo
in città?
«Soprattutto il dolore della gente.
La Firenze incontrata da vescovo è
molto diversa da allora. Il primo approccio è stato con le persone non
con il mito. Mi piace ricordare che
il primo bastone che ho tenuto in
mano a Firenze non sia stato un pastorale, ma un badile».
Dove e come fu impegnato
nei soccorsi?
«Ci venne chiesto di andare a spalare fango nelle case della periferia.
Qualcuno di noi ricorda la zona di
Badia a Ripoli e di Gavinana, altri
Sesto Fiorentino. Nessuno sapeva
che eravamo seminaristi, avevamo
gli stivaloni e vestivamo tute come
gli altri. Non pensavamo di fare la
storia e di dover fissare quei giorni
in un diario o nelle foto, che infatti
non abbiamo».
II momento più difficile?
«L'impatto con lo sgomento delle
persone. Non c'erano solo cantine
da svuotare dalla melma, là sotto
c'era la vita, come per quella signora alla quale recuperammo una cassetta con dentro le lettere che si era
scambiata con il marito da fidanzati. Così potevamo dare concretezza
alla speranza. Fisicamente però
non eravamo attrezzati: dopo tre o
quattro giorni, mi presi una bella
influenza e il resto della settimana
lo passai a letto».
Ha avuto modo di rivedere le
persone incontrate in quei
giorni?
«Purtroppo no, soprattutto forse
perché aiutavamo persone anziane.
Solo una signora, durante la visita
pastorale, ha detto di ricordarsi di
me allora. E' stata una gioia».
Cosa le è rimasto?
«Ancora oggi mi sento orgoglioso
di aver iniziato a servire la mia città tra la gente e non tra i libri; mi
sembra che per un seminarista, un
prete, un vescovo, sia molto più importante poter dire ho servito».
La Chiesa fiorentina sarebbe
pronta ad affrontare og gi
un'alluvione così catastrofica?
«Già allora è stato fatto molto, adesso siamo in grado di muoverci in
maniera più organica, tramite la Caritas, attiva già nel '76 in Friuli, e le
Misericordie operative in questi
giorni nel centro Italia colpito dal
terremoto. Siamo cresciuti anche
in prevenzione nella tutela di chiese, archivi e biblioteche, anche se
c'è ancora molto da fare».
sensibilità ambientale è
aumentata e impegna i cristiani sensibilizzati da Pa pa
Francesco e dalla pubblicazione della " Laudato sii". Quale
dev'essere il ruolo di ciascuno nella prevenzione?
«Dobbiamo seguire modelli di vita
virtuosi fin dalle piccole cose, dal
decoro pubblico allo smaltimento
dei rifiuti. Credo sia necessario sostenere politiche che incentivino la
centralità della famiglia, come luogo di un'autentica crescita umana.
Non un ecologismo fine a se stesso,
ma un'ecologia con protagonista
l'uomo».
E' ta raccolta più grande che
sia mai stata resa pubblica,
di immagini, video , libri e
giornali dell' epoca , dedicata
atl°altuvione del 1966 a
Firenze e in Toscana.
Sarà inaugurata venerdì 4
novembre dal presidente
della Repubblica Mattarelta
e aperta al pubblico da
sabato alle 12.
Ingresso gratuito
La mostra si terrà
nelt'auditorium Attilio
Monti, all'interno della sede
fiorentina de La Nazione.
L'ingresso è aperto
(da sabato alle ore 12) a
tutti ed è gratuito.
Gli orari di apertura sono
dal lunedì al sabato ore
9,30®12 ,30 e ore 15-18.
Pagina 36
Racconta il cardinale Betori a La Nazione: «Avevamo gli stivaloni e vestivamo tute come gli altri. Non pensavamo di fare la storia»
11 cardinale Giuseppe Betori all 'inaugurazione della mostra di
fotografie aperta nella basilica della Santissima Annunziata
Alluvioni in Toscana
Pagina 37
LE TE -IT -
Ñ-. E
L'alluvione
dimenticata
MARIA CRISTINA CAR
TU
E stata l'alluvione "di fuori",
per distinguerla dall'alluvione "di dentro", quella
dei capoluogo, mentre il dramma del territorio intorno a Firenze-la piana di Scandicci e l'Empolese-Valdelsa, la Val di Pesa e il
Valdarno - passava alla storia come un'alluvione di seconda fila,
nonostante il suo tributo di devastazioni e di morti (7 solo a Reggello).
SEGUE A PAGINA IX
Alluvioni in Toscana
Pagina 38
- ___ _, straripamento del fiume fece danni e morti
anche nei paesi di provincia. Iricordi e le testimonianze
an
44
.
o
.
dicci
.
d men cati
î
«DALLA PRIMA DI CRONAC,
MARIA CRISTINA CAR TD
nonostante qui, più ancora che nel capoluogo, il 4
novembre del '66 abbia
rappresentato una vera cesura
fra un prima e un dopo, sia dal
punto di vista economico-sociale, che da quello da urbanistico e
antropologico: basti pensare
all'emigrazione nelle periferie,
dal centro storico di Firenze, degli artigiani alluvionati e in cerca di una casa e di un laboratorio
"sicuri", al nuovo amalgama di
immigrati dal sud e di popolazione autoctona, contadini e "cittadini', ceti sociali diversi per censo, cultura, tradizioni, che venne a formarsi nella piana, o al
riassetto del rapporto fra città e
campagna, terreni edificati e
aree verdi, che da allora si impose ovunque all'attenzione, perché disastri del genere non po-
IL D RAMMA IN PROVINCIA
Firenze non fu l'unica a subirei
danni dell'alluvione, lungo tutto
il corso dell'Arno ci furono paesi
allagati e famiglie in difficoltà
.
t
precipitate a valle. Laddove, come ricorda l'ultimo dei testimoni oculari di quella notte (e come la magistratura ha poi confermato), se errore ci fu, ebbe
semmai il merito di limitare la
portata del fiume. Un altro saggio ricorda l'assurda ondata di
panico, con la gente fuggita in
massa e all'impazzata sulle colline, che si diffuse nel Valdarno,
complice il ricordo ancora fresco
del disastro del Vajont (1963),
alla notizia (infondata) che la diga stesse per crollare, e una gigantesca massa d'acqua stesse
per abbattersi su Montevarchi e
San Giovanni. Dell'epopea di
Scandicci e dei suoi dintorni si
occupa invece Scandicci sotto il
diluvio, fotostoria dei giorni
dell'alluvione a cura di Gilberto
Bacci, che, attraverso la vivavoce degli "scandiccesi che c'erano", e una carrellata di immagi-
ni e racconti inediti, usciti perla
prima volta dai cassetti dei ricordi, ricostruisce quel che successe strada per strada, colonica
per colonica, fabbrica per fabbrica: la statale 67 ridotta a un fiume furioso, e l'impressionante
invasione d'acqua nella zona industriale, i contadini di San Colombano sui tetti in attesa di
una zattera e l'incredibile storia
del leone del CircoBus, scappato
durante l'inondazione e a cui, in
quelle ore concitate, si dovette
dare la caccia. E Alluvione 50 anni è il titolo del fascicolo (curato
dal Centro educativo popolare e
dall'archivio storico della Comunità) dedicato all'Isolotto, e alle
straordinarie "ricadute" di solidarietà suscitate dalla comune
tragedia nel più popolare e "politicamente impegnato" quartiere della città.
U RIVROOU>JONE RISENVAIl.
tessero più ripetersi. A risarcire
una memoria così trascurata,
ancorché decisiva per la ricostruzione storica, sono usciti, in occa-
sione del 50esimo anniversario,
vari testi dedicati all'alluvione
di città, paesi, e campagne del
territorio fiorentino, prima fra
tutti la rivista Testimonianze
(con tre numeri, il 504, il 505, e
il 506, riuniti in uno), che, in un
uno dei tanti saggi pubblicati al
suo interno (fra gli altri quelli dedicati al Casentino, a Compiobbi, alla val d'Ema), ripercorre la
leggenda della supposta "causa" dell'alluvione: l'errata manovra alla diga di Levane che
avrebbe contribuito a far aumentare il volume delle acque
Alluvioni in Toscana
Pagina 39
L'evento
Da Belgrado a
Nanchino, tre giorni di strategie
a confronto nel 50 ' dell'alluvione
Sessanta cïttà del mondo
unite nell'eterna sfïda:
come gestire le catastrofi
SESSANTA città dei mondo a confronto sull'eterna sfida contro le
catastrofi naturali e l'insipienza
umana, che spesso le aggrava.
Da Beirut a Belgrado, daBratislava a Dresda, Jeonju nella Corea
del Sud e Nanchino in Cina, Mostar in Bosnia Erzegovinae Matale nello Sri Lanka. Storie di resistenza e capacità di reazione, di
innovazione e coraggio. Come
quella di Nijmegen, nell'Olanda
centro-orientale, che racconterà
il sindaco Hubert Bruls: la città
nel 1995 rischiò di finire sott'acqua a causa di un'enorme piena
del Reno per cui in tutta la regione furono evacuate 500 mila persone e da allora si è messa a lavoro: in 20 anni un gigantesco progetto di costruzione di un braccio
fluviale dei fiume Waal e di totale
messa in sicurezza delle sponde
costato 2 miliardi di euro ha quasi annullato il rischio, regalando
all'area anche una nuova economia del turismo fluviale. Le città
israeliane e sudafricane porteranno invece il racconto delle loro avanzatissime esperienze in
materia di management del rischio, software in grado di mappare le emergenze e sistemi in-
Nijmegen evacuò 500
mila persone, in 20 anni
ha quasi azzerato il
rischio piena del Reno
Alluvioni in Toscana
formativi capillari, perché dove
non arriva la prevenzione deve
arrivare la reazione tempestiva e
diffusa.
Comincia domani il secondo
convegno "Unity in diversity", organizzato da Palazzo Vecchio in
ricordo del famoso vertice dei sindaci per la pace di La Pira nei
1955. Ma stavolta non sarà il solo
confronto sui beni culturali e sulle guerre il tema dei meeting:
"Road to resilienze" è il titolo, rialzarsi più forti dopo le cadutela sfida per la politica e per le amministrazioni. Seppe farlo Firenze 50
anni fa, dopo l'alluvione dell'Arno? Sarà di certo una delle domande del summit, che affronterà il problema sotto molti aspetti: cambiamento climatico, risorse energetiche, protezione del
patrimonio culturale e naturale.
Sindaci, amministratori, tecnici,
esperti, alti rappresentanti Onu,
scienziati, Tre giorni (2, 3 e 4) di
convegno da cui il sindaco Dario
Nardella e l'assessora alle relazioni internazionali Nicoletta Mantovani contano di trarre una seconda "carta di Firenze" e impegni concreti.
Anche l'anno scorso ne furono
presi: il progetto di una nuova biblioteca nella disastrata Kobane
che fu il frutto del convegno
2015 però non ha mai visto la luce perché i corridoi umanitari
per la Siria sono chiusi. Stesso
motivo per cui il sindaco della città curda quest'anno non potrà
tornare. Mentre la sindaca di
Diyarbakir nel Kurdistan turco
non ci sarà perché è agli arresti, il
governo Erdogan sospetta legami col Pkk: una rivolta di protesta è in atto in tutta l'Anatolia e
un appello per la sua liberazione
potrebbe partire proprio dal convegno di Firenze.
«Per placare il nostro fabbisogno sempre in aumento di energia e risorse, assistiamo ad un in-
cremento costante di disastri naturali. La resilienza delle città deve essere intesa come strategia
necessaria e non solo come reazione in emergenza», teorizza
Mantovani. Il programma verrà
condotto in stretta collaborazione con l'Onu e istituzioni come la
Kofi Annan Foundation e il Robert F.Kennedy Center for Human Rights con la presenza della
presidente Kerry Kennedy. Un focus speciale sulla protezione del
patrimonio culturale sarà curato
dalla New York University e da
Friends of Florence. Al Museo del
Novecento parallelamente al convegno inaugura la mostra
"Beyond Borders" con le opere
d'arte donate 50 anni fa a Firensostegno della città in un momento difficile. Tra gli eventi la consegna del Fiorino d'Oro a Jane Fortune, presidente e fondatrice della Advancing Women Artist
Foundation e la consegna del premio La Pira al sindaco di Nizza colpita dal terrorismo.
QFiars.ocuzionE RISE-TA
Pagina 40
Sono i sindaci o i
rappresentanti delle
città attese al vertice:
da Kyoto a Tunisi
L'ANNO SCORSO
Un'immagine della
riunione dei sindaci
organizzata a
Firenze lo scorso
anno in nome della
pace. Parteciparono
80 città dei mondo,
quasi tutte hanno di
nuovo risposto
all'invito di Dario
Nardella e Nicoletta
Mantovani anche
quest'anno. Saranno
rappresentate tra le
altre Dresda, Beirut,
Nanchino, Bratislava,
Mosca, Edimburgo,
Kyoto, Sofia, Tu n i si,
Vienna, Giakarta e la
capitale degli Usa
Washington
E l'anno del grande
convegno perla pace
di La Pira, a cui il
vertice è ispirato
E il numero degli
evacuati nel 1995 in
Olanda per il rischio
esondazione del Reno
I giorni del forum
"Unity in diversity": 2,3
e 4 in Palazzo Vecchio,
nel Salone dei 500
Alluvioni in Toscana
Pagina 41
k Le squadre regionali appena rientrate da Arnatrice sono gia in
preallerta, Misericordie in azione. Annullata la giornata della Protezione Civile
La Toscana si mobilita per il sisma
LA Toscana tende una mano ai
territori dell'Umbria e delle
Marche devastati dal terremoto di domenica scorsa. E si mobilita per portare soccorso a chi
ha perso tutto, con invio di volontari, raccolte fondi e campi
per accogliere gli sfollati. «Ci recheremo li -ha detto ieri il presidente del consiglio regionale
Eugenio Giani - e ci impegneremo a essere parte integrante
dello sforzo di ricostruzione, come abbiamo fatto dopo il terremoto dell'Aquila nel 2009 e dopo quello di Amatrice, per il quale la Toscana ha già speso più di
2 milioni di euro di supporto con
una legge speciale. Vogliamo dimostrare che fra i popoli delle
Marche, dell'Umbria e della Toscana c'è una solidarietà e una
vicinanza che ci porta a sentire
il loro dramma come nostro».
E proprio a causa dell'emergenza sisma, la giornata del 6
novembre dedicata alla Protezione Civile nelle celebrazioni
per il 50° dell'alluvione è stata
annullata.
A poche ore dal terremoto sono entrate in azione anche 19
Misericordie toscane, che hanno inviato 45 volontari sul litorale marchigiano per fornire assistenza ai terremotati. A loro si
sono aggiunte altre squadre di
soccorritori, partiti ieri pomeriggio verso Porto Sant'Elpidio
per allestire un punto di assistenza sanitaria mobile, dopo
che diversi ospedali dei comuni
colpiti dal sisma sono stati fatti
evacuare per precauzione. A Cascia, in provincia di Perugia, le
confraternite hanno già attivato una mensa in grado di fornire
1.000 pasti per i terremotati e
gli operatori.
sapere la Regione, sono già a
Rieti. Mentre la richiesta di unità cinofile per cercare i dispersi
è stata bloccata.
Anche la Coldiretti di Siena si
è attivata per far arrivare il proprio supporto agli allevatori di
Umbria e Marche. Servono rulotte e camper, per consentire
agli allevatori terremotati di
non abbandonare le proprie
stalle in attesa dell'arrivo di altre abitazioni mobili. Le aziende agricole nei nove comuni più
colpiti dal sisma, denunciano i
coltivatori diretti, sarebbero
più di 900: un parte fondamentale dell'economia del territorio
che rischia di essere cancellata.
Intanto in Toscana continuano da ieri le verifiche nel senese
e nell'aretino, dove le scosse dei
giorni scorsi sono state avverti-
te con più intensità, in particolare su scuole ed edifici pubblici il
sindaco di Arezzo Alessandro
Ghinelli ha dato il via ieri alla ricognizione di 40 edifici scolastici statali e comunali, e le verifiche andranno avanti perle prossime due settimane. I segnali
per ora sono positivi: «Le scuole
sono in buono stato - commenta l'assessora Lucia Tanti - ma
faremo tutto ciò che è di nostra
competenza».
Le Misericordie toscane si sono mobilitate peri soccorsi ai terremotati
Giani: abbiamo già dato
più di due milioni di euro
per il supporto con una
legge speciale
L'obiettivo è allestire un
campo per 250 sfollati:
sei ore per arrivare, otto
per le tensostrutture
(dNIPNOOLL>JONE NISFR ATA
Ma pronti a partire dalla Toscana ci sono altre decine di volontari. La colonna mobile regionale, che riunisce tutte le associazioni con compiti di protezione civile, è in stato di pre-allerta: può mettersi in viaggio entro 36 ore dall'eventuale chiamata, con l'obiettivo di allestire
un campo per gli sfollati da 250
posti letto. Per arrivare serviranno sei ore, stimano gli uomini della Protezione Civile, altre
otto per montare la tensostruttura. Questo nonostante molti
dei volontari siano appena rientrati da Amatrice. Trenta tende
da otto posti letto ciascuna, fa
Alluvioni in Toscana
Pagina 42
Co ven
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In tono m inore per la situ azione del paese la kermesse
che il p re mier apri rà venerdì, Alex Zanardi tra gli ospiti
PAROLA d'ordine, sobrietà. La
scaletta non verrà sconvolta, sarà ancora il premier Matteo
Renzi ad aprire la Leopolda referendaria edizione 2016, la numero 7, nonostante le emergenze dettate dal terremoto. A fine
giornata è arrivata la certezza
che il segretario-premier non
mancherà l'appuntamento con
il suo popolo leopoldino questo
venerdì, ad un mese esatto dal
voto del referendum. Ma stavolta niente eccessi. A cominciare
dal conto finale.
Se lo scorso anno il bilancio
della Leopolda si era chiuso con
quasi 400mila euro di spese,
considerato il dramma che sta
vivendo la popolazione delle
Marche e dell'Umbria stavolta
il conto sarà inferiore, si annuncia dalla Fondazione Open: «Abbiamo chiesto uno sforzo ai fornitori, costerà alla fine un po'
meno di 300mila euro», è la previsione. La raccolta dei fondi è
già scattata: «E sta andando bene». Grazie ai contributi arrivati da singoli sottoscrittori e dalle aziende, nell'un caso e nell'altro però quasi interamente da
non fiorentini.
I fornitori sono sempre gli
stessi, l'organizzazione di base
non è cambiata: dagli allestimenti al catering della Gerist
tarato su circa 3mila persone. E
sul sito approntato per questa
Leopolda referendaria (leopoldastazione.it) è già possibile
prenotarsi per la cena di venerdì e per il pranzo di sabato al costo di 10 euro l'uno (disponibili, si fa sapere, menù per celiaci
e vegetariani ).
Renzi dovrebbe intervenire
intorno alle 21 di venerdì. Ma,
per l'allestimento
Nel 2015 il bilancio si era
chiuso con quasi 400
mila euro di uscite ma
stavolta il conto scende
Molti richiami dedicati
al cinquantesimo
dell'alluvione che viene
ricordato lo stesso giorno
della kermesse,
quest'anno. Più o
meno lo stesso costo
dei 2014 ma meno
dei 2015. La parola
d'ordine è sobrietà
al solito, già dalle 19 le porte della Leopolda saranno aperte.
Non c'è ancora una decisione
definitiva, quest'anno però potrebbero tornare anche i 100 tavoli tematici, che l'hanno scorso si decise di saltare. I volontari sono già stati tutti registrati:
saranno oltre un centinaio a
darsi il cambio per la reception,
il tavolo dei gadget e il cordone
di sicurezza davanti al palco.
«Le richieste erano ben superiori ma non possiamo arruolare
tutti», dice la 'pasionaria' Mar-
sconquassi del terremoto, alla
necessità di ricostruire l'Italia e
di non darsi mai per vinti. Non
solo referendum, dunque. Non
a caso potrebbe esserci uno che
non si è mai arreso come Alex
Zanardi, l'ex pilota due volte
medaglia d'oro paralimpica.
Confermato lo spazio per i bambini. Con un avvertenza: «Per
questioni di spazio, non portare bagagli», si chiede. Renzi
chiuderà la Leopolda, al solito,
domenica mattina.
LE AZIENDE
Sta procedendo
bene la raccolta
fondi per l'evento,
dicono dall
Fondazione Open.
Chi sono i
zia Cappelli, che fin dalle primarie del 2012, quelle contro Bersani, non ha mai smesso di mettere il cuore nell'organizzazione degli eventi renziani.
La scaletta degli interventi è
ancora in costruzione: com'è da
tradizione, sono le ultime ore
quelle in cui prende forma la
Leopolda. E questa Leopolda re-
Alluvioni in Toscana
ferendaria non fa eccezione. Oltre al ministro per le riforme
Maria Elena Boschi, ci sta lavorando anche il sottosegretario
Luca Lotti. E anche la costruzione della scaletta, quella dei 5
minuti a testa, terrà conto del
clima del Paese. Con richiami ai
50anni dell'Alluvione di Firenze che saranno celebrati proprio venerdì in contempora- IL COSTO
nea c'è pure la fiaccolata da San Si stimano
Miniato a Santa Croce
agli 300 mila euro
U NIVROON(IONE RIíERJAT
finanziatori? Privati e
aziende, moltissime
non fiorentine
I VOLONTARI
Cento sono quelli
già registrati ma il
numero è destinato
a crescere. II catering
è studiato per 3 mila
persone, mentre nel
format potrebbero
tornare i cento tavoli
il venerdì sera
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L'APERTURA
Venerdì sera sarà
il premier Matteo
Renzi ad aprire la
kermesse della
Stazione
Leopolda, come è
tradizione. La sua
presenza alla
serata inaugurale
è confermata
FOTO:Z
Alluvioni in Toscana
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alluvione 1966/2016 Lo spettacolo
L'opera al uccini
l'8 novembre. Per 25
letto ' dí Repubblica
due biglietti
al prezzo dí uno
L'alluvione a teatro. L'8 novembre, al Puccini. Dove va in scena «Il filo
dell'acqua», il testo che Francesco Niccolini ha tratto dal suo libro sulla tragedia fiorentina del 1966 e che ora l'Arca Azzurra Teatro (la
compagnia fondata da Ugo Chiti) porta in scena per la regia dello
stesso Niccolini e dì Roberto Aldorasi. Repubblica mette a disposizione di 25 lettori, fino ad esaurimento, biglietti con la formula «due al
prezzo di uno» (il primo costa 20 euro, il secondo è gratuito): basta telefonare al numero 055331666 la mattina dalle 9.30 alle 14.30 a par.'tire da domani fino al giorno dello spettacolo (sabato e domenica
Chamate sospese). «Il filo dell'acqua» è un racconto in forma di
oema-installazione-rito collettivo: in scena due uomini, una
donna (Massimo Salvianti, Dimitri Frosali, Lucia Socci), e un
groviglio di oggetti travolti dall'acqua. Suoni, rumori, immagini, tutto scorre. Insieme raccontano e restituiscono il ricordo di giorni orribili ma che, nella mente di tutti i protagonisti, restano non solo quelli dell'umiliazone, ma anche della
meraviglia, del furore e dell'entusiasmo, dell'indignazione
e della solidarietà. Del lutto e della rinascita. Aretino, 51 anni, Niccolini è uno dei protagonisti del teatro civile italiano.
Da molti anni lavora con Marco Paolini; ha scritto testi per
Anna Bonaiuto, Giuseppe Cederna, Angela Finocchiaro, Arnoldo Foà, Sandro Lombardi. La prima nazionale dello spettacolo il 5 e il6 novembre al Verdi di Pisa.
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Alluvioni in Toscana
Pagina 45
ILCAST
Lo spettacolo "Il filo
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interpretato da
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Alluvioni in Toscana
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E l'Amo furioso sommerse la città indif
I®vE in Toscana, alla fine dell'estate
del'66. Piove come non ha mai piovuto, e la terra s'impregna d'acqua. Piove a settembre e piove a ottobre. È un
monsone che invece di allagare India
e Bangladesh si riversa sull'Italia. Piove ininterrottamente l'ultima settimana d'ottobre. Poi la
temperatura crolla: di colpo sotto zero. Casentino e Mugello sono imbiancati di neve, Il Pratomagno è bianco, come raramente capita in pieno inverno: aria gelida dagli Urali, e il 3 novembre si
presenta un ospite inatteso: un fronte d'aria umida e calda sale dall'Africa, attraversa il Mediterraneo e si abbatte sulla Toscana. Trova spazio in
Maremma, investe Siena prima e Firenze poi, finché si scontra con la montagna e sale, vuole passare, vedere come è il mondo dall'altra parte. È gigantesca questa perturbazione carica d'umido
africano. Risale la montagna innevata, si ghiaccia, e tutto il suo vapore si condensa. Rilascia il calore, la temperatura sale di colpo, la neve si scioglie e, sopra una terra già pregna di due mesi
d'acqua, comincia il diluvio universale.
In Casentino, tra il 3 e il4 novembre 1966 piovvero 150 millimetri d'acqua. Su Firenze, in poco
più di un giorno, un quarto della pioggia di un anno intero. Fiumi, torrenti, canali e fossi furono
travolti dalla piena e riversarono nell'Arno un'acqua mai vista, l'acqua della più grande pioggia
mai caduta da seicento anni: tre mesi di pioggia
in un giorno. E non ce la fa, l'Arno. Non ne può
più di gonfiare quel suo letto malandato. Sono le
11 di sera e a Ponte a Poppi l'acqua invade strade
ga di Levane, prima che l'onda distrugga lo sbarramento. Sono tutti impotenti di fronte alla portata di quella montagna d'acqua che si sta riversando a valle. E l'alluvione s'abbatte sul Valdarno. Nelle piatte campagne della valle lo spettacolo è mostruoso: famiglie sui tetti dei casolari, carcasse d'animali alla deriva, acqua e fango dappertutto. Intanto continua a piovere. E la piena non
rallenta. Distrugge, l'Arno impazzito, e non frena la sua ira, anzi, monta e trova nuovo vigore
proprio li, dove incrocia il Sieve. E come se tutto il
Mugello, il Casentino e l'alta valle dell'Arno si riversassero, alle porte di Firenze, nel letto ormai
sfondato del fiume furioso. Tutto trascinando
con sé. Verso la città. Contro la città.
E intanto dorme Firenze. Aspetta un giorno di
festa. 4 novembre, venerdì, festa delle Forze Armate. Dorme, Firenze, nessuno al lavoro, e neppure a messa: festa civile, tutti a casa. Dorme e
nessuno la sveglia. Ma l'acqua sale. Chiusa l'autostrada del Sole. Interrotta la Ferrovia. All'una di
notte l'Arno straripa anche dopo Firenze, a Lastra a Siena. Tutte le strade che vanno verso Empoli, Pontedera e Pisa sono interrotte: Firenze è
completamente isolata.
La città è imbandita di bandiere tricolori e
stand dell'esercito, tutti pronti a dare il benvenuto alle nostre gloriose Forze Armate. Ma verso le
3 di quel buio mattino ben altra fu l'Armata che
venne a far breccia, pronta a un feroce, durissimo e inatteso saccheggio: il Mugnone straripa e
allaga le Cascine e alle 3 e mezzo l'Arno rompe gli
argini. A Rovezzano, a San Salvi, a Varlungo. Le
vecchie fogne cittadine non ce la fanno più ed
esplodono. Ora anche dai tombini arriva l'acqua,
sono getti potenti, alti un metro. L'acquedotto
sta per saltare: «È un disastro, s'affoga tutti, abbiamo cominciato a staccare i motori...» sono le
ultime parole di un operaio in servizio notturno
all'acquedotto. Maggiorelli si chiama, Carlo. Gli
ILGRANDEDILUVIO
MPRIMOMORTO
Su Firenze, in poco più di un
giorno, cadde un quarto della
pioggia dì un anno intero
Carlo Maggiorelli lavorava
all'acquedotto, lo ritrovarono
in un cunicolo pieno dì fango
e case. Gonfia, l'Arno, e allaga il Casentino: potrebbe sfogarsi, magari a Campaldino, nella piana della grande battaglia. Invece no. Non smette
di gonfiare. Prosegue e incontra due dighe: La
Penna prima e Levane poi. Alla Penna, l'onda arriva presto e nessuno sa cosa fare. Già nel pomeriggio del 3 la pressione è enorme: dobbiamo
aprire? Far sfogare il fiume? O resistere? Quanto
continuerà a salire quest'acqua bastarda?
La sera, la situazione è insostenibile: la diga
non ne può più e ci si prepara al peggio. Vengono
aperte le bocche della Penna e poi quelle della di-
dicono di venir via, di mettersi in salvo: «Non posso abbandonare la sorveglianza!», risponde. Carlo Maggiorelli fu il primo morto della guerra
dell'Arno. Morto sul posto di lavoro, tentando
l'impossibile, ritrovato due giorni dopo in un cunicolo pieno di fango.
Una dopo l'altra cominciano a saltare le cabine elettriche. I telefoni tacquero, l'elettricità saltò, i rubinetti s'inaridirono. I fiorentini accesero
le candele, la città tornò indietro di secoli: molti
si accorsero, con spavento improvviso, della loro
fragilità, e si sentirono indifesi.
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NIC
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Pubblichiamo un estratto del libro `7l filo
dell'acqua "scritto da Francesco Niccolini, da
cui è tratto lo spettacolo prodotto daArca
Azzurra
Alluvioni in Toscana
Pagina 47
Il fiume corre straripa a lungarno Acciaioli.
Straripa a lungarno alle Grazie. Sono le sette di
mattina quando cede la prima spalletta, quella
di piazza Cavalleggeri, e il fiume furioso invade
la Biblioteca Nazionale e Santa Croce. Ore 7 e 26:
tutti gli orologi elettrici si fermano qui. Finito. Anche se il tempo s'è fermato, sarebbe il caso di dare la sveglia alla città: «Fiorentini, buon giorno!,
perché non andate a fare colazione dai vostri vicini dell'ultimo piano? non si sa mai, forse è meglio, forse vi salvate...» No. Nessuno avverte nessuno. Lasciamo che se ne accorgano da soli quando galleggeranno nel fango e nella merda. Sempre ammesso che riescano a galleggiare.
Alle 9 torrenti d'acqua melmosa si riversano
in piazza del Duomo e qui si trasformano in gorghi tra la cattedrale e il Battistero, spalancato
dalla furia dell'acqua che si porta via le formelle
della Porta del Paradiso. Nel fango le ritroveranno. E un mare di colore spaventoso, immondo,
fatto d'acqua, melma e nafta: ormai, ai primi di
novembre, ogni casa ha fatto il pieno di gasolio
da riscaldamento e ora l'Arno se lo porta via, mischiandolo con tutto il resto: alberi, pietre, automobili, motorini, animali, biciclette, edicole, porte, portoni, mobili, scarpe, borse, ombrelli, cartelli stradali, libri, giornali, crocefissi, monumenti,
opere d'arte, escrementi, rifiuti, cadaveri, carcasse. Tutto insieme, secondo il più democratico
dei criteri: la distruzione indistinta del tutto.
L'AUTORE
Francesco Niccolini è l'autore dei libro
1l filo dell'acqua". Lo spettacolo
teatrale debutta il 5 e 6 Novembre al
Teatro Nazionale di Pisa
Alluvioni in Toscana
Pagina 48
Due strisce orizzontali sovrapposte, che ritraggono una la Firenze
allagata dall'Arno dei novembre 1966 e l'altra la città com'è oggi. Il
disegno è quello fatto dai bambini della scuola primaria Gabriella de
Majo di Pelago, vincitore dei concorso "Le alluvioni di oggi nei disegni
dei bambini". E adesso diventerà un francobollo, che sarà presentato il 4
novembre in Palazzo Vecchio. Nel complesso dell'Opera di Santa Croce
invece, fino al 31 gennaio sarà possibile visitare l'esposizione filatelica
sul cinquantenario dell'alluvione, curata dal Centro Italiano di filatelia
tematica e da Poste, che ha realizzato un particolare timbro
commemorativo.
Alluvioni in Toscana
Pagina 49
SAN NICCOLO'
II quartiere di San Niccolò, perla
sua posizione ribassata rispetto
all'Arno, venne trasformato dalla
piena in un enorme lago
navigabile. Con un pomeriggio
organizzato con la collaborazione
dell'associazione culturale Festina
Lente anche il Centro di
documentazione San Niccolò di
Firenze celebra il suo personale
anniversario del l'alluvione: in
programma una mostra di
immagini, private e drammatiche,
raccolte con il contributo
spontaneo di decine di famiglie,
un documento audio che
raccoglie la voce dei protagonisti
di quei giorni di catastrofe, una
cena conviviale e una passeggiata
alla scoperta dei luoghi che
testimoniano l'altezza raggiunta
dall'acqua il 4 novembre 1966,; in
cui protagoniste sono le immagini
che raccontano come l'alluvione
sconquassò la vita quotidiana del
rione di San Niccolò e di Firenze.
Circolo Url, via San Niccolò 33r,
dalle ore 19, la mostra sarà aperta
fino al 9 novembre
(A cura di Elisabetta Berti)
Alluvioni in Toscana
Pagina 50
ZOVECCMO
fabeti so
ersi
l'alluvione
in un docu-film
LA città sommersa, le botteghe distrutte, i libri emersi dal fango. Un percorso lungo cinquant'anni, da Firenze a Firenze: con "Alfabeti sommersi" in occasione
del cinquantesimo anniversario dell'alluvione, Mus.e
propone nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio un docufilm con immagini inedite e a colori, girate da Beppe
Fantacci: fu lui, nel 1966, a ideare un sistema di micro-credito, il cosiddetto "fondo ALFA" garantito con
risorse offerte da grandi società industriali e commerciali americane, per aiutare nel modo più rapido ed
efficace possibile le botteghe artigiane fiorentine.
Inoltre, la mostra che espone otto opere di Emilio
Isgrò e Anselm Kiefer, che hanno fatto della riflessione artistica e poetica sui libri - oggetto-simbolo dell'alluvione fiorentina - il centro della propria esperienza
artistica.
Palazzo Vecchio, Sala d'Arme
Da oggi al 13 novembre, ingresso libero, ore 11-19
U NIVROON(IONE RIíERJATA
Alluvioni in Toscana
Pagina 51
PONTI DELL'ARNO
L'Arno e i suoi ponti raccontati
dagli architetti e dalle fotografie
degli instagramers. La
passeggiata lungo il fiume in
programma sabato 5 novembre a
partire dalle 10, organizzata
dall'Ordinee della Fondazione
degli architetti di Firenze insieme
alla comunità fiorentina degli
instagramers per ricordare i
cinquant'anni dall'alluvione, si
fermerà al ponteVespucci, al
ponte Santa Trinita, ma anche
all'ex gasometro di lungarno
Santa Rosa e all'edificio di via
dello Sprone progettato da
Giovanni Michelucci: tutti luoghi
colpiti dall'esondazione
raccontati e descritti al pubblico
da un gruppo di architetti
dell'Ordine, a cui sono invitati
anche gli instagramers che
potranno darevita ad una
narrazione per immagini. La
passeggiata, aperta a 30 persone
al massimo, dev'essere prenotata
gratuitamente entro il 3
novembre su
https://arnogo.eventbrite.it
Alluvioni in Toscana
Pagina 52
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L'alluvione mezzo secolo dopo
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A cinquant'anni dall'alluvione
di Firenze (4 novembre 1966),
che costò la vita a 35 persone e
danneggiò gravemente il patrimonio culturale e artistico della città, la Rai ricorda l'anniversario con iniziative editoriali televisive e radiofoniche. Su Rail,
domani sera la trasmissione
"Porta a porta", alle 23.30, celebrerà la ricorrenza con una
puntata che ripercorrerà quei
tragici giorni con filmati e testimonianze. Sempre su Rail, venerdì 4 novembre, la trasmissione Unomattina dedicherà
Alluvioni in Toscana
un approfondimento alla tragedia, mentre Tv7, il settimanale
del'Tgl in onda alle 23.45, ospiterà un ampio servizio realizzato con immagini d' epoca provenienti dalle Teche Rai. Su
Ra12 il ricordo dell'alluvione sarà affidato, venerdì, alla trasmissione I Fatti Vostri in onda
alle 11; domenica sarà invece
"Sunday Tabloid ", in onda alle
19.05, a riservare uno spazio al
ricordo della drarnrnatica esondazione dell'Amo. Su Rai3 domani alle 12.25 la Tgr della Toscana trasmetterà uno speciale
a diffusione nazionale di circa
cinquanta minuti.
Pagina 53
Cinquant'anni dopo la grande piena, Cecina ricor : i testimoni, le fotografie
il fiume, senza
argini, eso nd cl
di prima mattina
dl
centro di Cecina
i racconti di chi
ha vissuto
quel dramma
d i MARIA MEINI
rano le 7 del mattino.
«Mia nonna disse: "Senti,
arriva la piena". Ci eravamo appena alzati, ma noi ragazzi non sentivamo niente. E non
riuscivamo a capire». Nicoletta
Porciani, dirigente dell'Archivio
storico
comunale,
è
"marinese". Per lei, come per
tanti di Marina quel 4 novembre del '66 fa parte della tradizione familiare prima ancora
della memoria collettiva: rivive
nei racconti di casa, rinasce inaspettato nei ricordi di fotografie
in bianco e nero, nelle paure sedimentate da bambini. Un po'
come il vecchio omonero che
sarebbe uscito a prenderti se ti
affacciavi al pozzo dell'orto. Sono passati cinquant'anni, ma la
grande piena del Cecina è lì, incombe sui timori di anziani e
giovani cresciuti controllando
ad ogni temporale "quanto sale
la Cecina". Perché il fiume nella
vecchia accezione popolare è
femminile.
Afutura memoria il livello del
Cecina uscito dal suo letto silenzioso e implacabile resta segnato nella piazza della Chiesa, a
Marina. 80 centimetri -è la media, ma in alcuni punti più bassi
l'acqua superò il metro - disegnati sulla parete dell'attuale
Ufficio turistico, ex casa del fascio. Straripa anche a Palazzi,
non ha argini, allaga i campi
della Cinquantina. Nel '66 in
piazza Sant'Andrea c'erano le
Alluvioni in Toscana
vecchie casette basse dei pescatori, poi demolite. L'acqua arrivò "senza farsi sentire" all'alba
del4 novembre. Una data da listare a lutto sul calendario perché mezza Italia e Toscana furono inondate dai loro fiumi. Acque nere tracimate che portano
via tutto, cose e speranze. Lasciando detriti e disperazione.A
Cecina per fortuna non ci furono vittime, come ricorda il faldone del consiglio comunale
riunito d'urgenza il 9 novembre. E lo ricorda nel suo appello
ai cittadini il sindaco dell'epoca
Osvaldo Giovannelli.
L'acqua limacciosa si ritira
velocemente, ma restano i danni insieme alla paura. E tanti
sfollati. 1200 persone che vengono prelevate da Marina coi
mezzi anfibi del Comune e della Prefettura, che vengono alloggiate da parenti, in alberghi e
strutture pubbliche. Mentre
nelle case isolate dall'acqua
passano dei "valorosi" in stivaloni da pescatore - si ricorda ancora nel documento del consiglio comunale - a portare latte e
pane. E lo ricordano tanti marinesi. Quella frase "Arriva la piena" potrebbe essere il titolo del
I nondato ilti r
4 novembre 66 di Marina. Perché quando l'acqua comincia
ad arrivare dal fiume e a salire
in via Ginori e sul viale della Repubblica verso Cecina - si fermerà allo zuccherificio, in via
della Pinetina - dalle case escono le donne per andare ad avvertire i vicini. Non c'erano i cellulari, e neanche i telefoni. Lo ricorda Licia Bientinesi sul gruppo Facebook "Cecina come
era". «Noi abitavamo in via Tori no e l'acqua arrivò fino al nostro cancello - racconta - ma in
casa non entrò, avendo tre scalini prima di raggiungere l'abitazione. La mia amica Luana, che
abitava in via Genova, venne a
svegliarci prima delle sette del
mattino e dette l'allarme a tutto
il vicinato. In casa eravamo
mamma ed io essendo il mio
babbo partito per il salone di
Torino insieme a mio fratello e
mio cugino. La paura fu tanta,
ma in poco tempo tutto tornò
come prima».
Marcello Giorgi aveva 23 anni nel 1966. Commerciante, figlio di commercianti, è citato
tra i giovani "da encomio" per
l'aiuto prestato. «Abitavamo in
vicolo degli Orti - racconta - il
punto più basso di Marina. Mi
ricordo quella mattina di averla
passata in mezzo all'acqua che
mi arrivava al petto, almeno un
metro 30, forse più. La mia
mamma era andata al forno a
comprare il pane, quindi saranno state le 8: quando tornò a casa disse: "Arriva la piena". Avevamo due auto e cercammo di
metterle in salvo, una la portai
in pineta, e andò bene; l'altra in
garage in via Dandolo, era una
Sprint Alfa Romeo, fu affogata
dall'acqua». La famiglia Giorgi
aveva due negozi: uno di abbigliamento in largo Cairoli e una
profumeria in viale Galliano.
volo
L'acqua arrivò lentamente ovunque: anche
l'impianto del tiro avolofu inondato.
Pagina 54
«Col mio babbo cercammo di
mettere in salvo le cose nei negozi, ma l'acqua continuava a
salire, mentre fuori pioveva - dice ancora Giorgi -. Poi il mio
babbo mi mandò dai miei nonni, in via Dandolo: stavano a
piano terra e li trovai a sedere
sul tavolino, così li presi e li portai al primo piano nell'appartamento di un vicino. Per tutto il
giorno aiutai le persone del vicinato: chi aveva bisogno del pa-
ne, chi di mettere in salvo qualcosa. Passavano col camion a
portare il pane. La notte andammo a dormire da uno zio a Cecina. Si andò sul ponte a vedere il
fiume, che sembrava aumentare. Ma la mattina dopo smise di
piovere e il fiume si ritirò. Restarono tanti danni, quanta roba
coperta dal fango! il risarcimento? Alla mia mamma non dettero niente, a me 92mila lire appena...»
Sul muro dei Consorzio agrario è fissata in una lapide l'altezza della piena del fiume
Cecina: accanto a quella del
4 novembre 1966 anche il livello raggiunto dalle altre alluvioni. In ordine cronologico quella del 29 settembre
1857, quella del 9 novembre
1907 e quella del 29 settembre del 1930. L'altezza maggiore fu raggiunta all'inizio
del secolo, con lo straripamento del fiume nel novembre del 1907.
equa alta anche nella zona della Cecinelia:
iavista del Motel Massimo.
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viale della Repubblíca sï arrivava con la barca
un'immagine simbolica della grande piena
a marina: qui viale della Repubblica sta per im-
Alluvioni in Toscana
mettersi nel viale Galliano (sulla sinistra via Colombo). Era solo navigabile.
La Cinquantina sott'acqua
II fiume straripò anche sul lato destro invadendo la Cinquantina fino a Palazzi.
Pagina 55
Mostra fotografica
in biblioteca
fino al 18 novembre
CECINA. Cinquant'anni dopo.
Venerdì 4 novembre alle
17,30, nei locali provvisori
della biblioteca , in via Pertini
angolo via Ambrogi, Si
inaugura la mostra
fotografica e documentaria
sull'alluvione di Cetina del
1966.
il taglio del nastro nel giorno
della grande piena.
Per il cinquantenario, il
Comune di Cetina ha deciso
infatti di ricordare l'evento
con un allestimento curato
dall'archivio storico
comunale , dalla biblioteca e
dalla cooperativa il Cosmo
(che ha in gestione i due
servizi culturali).
La mostra comprenderà una
trentina di fotografie, perla
quasi totalità di proprietà
dell'archivio comunale, e un
documento sul danni
dell'alluvione. Un percorso
che si snoderà attraverso
cinque pannelli, che
ricostruiranno l'evento
illustrando le zone più colpite
e i danni causati dallo
straripamento del fiume, in
particolare marina di Cecina
ma anche Palazzi e La
Cinquantina. Le foto saranno
corredate da didascalie.
La mostra è stata turata da
Beatrice Gori, dirigente del
settore Cultura del Comune
di Cecina, da Nicoletta
Porciani, responsabile
dell'Archivio storico
comunale , e dal coordinatore
della biblioteca Simone
Ticciati (nella foto in alto di
Michele Falorni : da sinistra
Ticciatl, Gori e Porciani).
La mostra proseguirà fino al
18 novembre e sarà visitabile
da chiunque negli orari di
apertura della biblioteca,
nella sede provvisoria di via
Pertini angolo via Ambrogi,
ovvero dal lunedì al venerdì
dalle 8 ,30 alle 19 e il sabato
dalle 8 ,30 alle 13.
Le foto che il Tirreno
pubblica oggi sono state
gentilmente fornite
dall'archivio e dalla
biblioteca comunale.
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Il cartee c: _+. tisso dal sindaco Osvaldo Giovannelli i! 7 novembre, tre giorni dopo la grande
piena del 11,966. A fianco una fotografia del lungomare di Cecinascattata dalla terrazza di
largo Cai roll mostra i danni e la voragine scavata sulla strada (dall 'Archivio storico comunale)
Le casette deí pescatori vicino a a chiesa se ..nnmerse
Come in un piccolo tsunami , le acque dei
fiume e del mare si fusero a marina , martellata
s
1,
Distrutta la villa sul mare
dalla pioggia. Le vecchi casette basse dei pescatori in piazza della Chiesafurono sommerse.
Una villa su viale della vittoria: le mura della casa e la recinzione esterna squarciate.
Alluvioni in Toscana
Pagina 56
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Encomi a "benemeriti cittadini e gentili signorine"
La donazione di un pensionato di Rosignano solvay
/ CECINA
La conta dei danni comincia subito, dal consiglio comunale
convocato d'urgenza il 9 novembre del 1966, cinque giorni dopo
la grande alluvione. In cui Cecina riportò i danni maggiori di
tutta la provincia di Livorno
(colpita anche a Piombino,
Campiglia e Collesalvetti).
Nei faldoni dell'epoca si ricostruisce l'evento, e il sindaco
Osvaldo Giovannelli fa presente
«che l'unica consolazione in
tanta sciagura - si legge nel verbale - , che ha colpito così gran
parte del nostro comune, è la
mancanza di vittime, ove si tolga il caso del sig. Calloni, sofferente di cuore, il cui decesso
può essere stato affrettato
dall'ansia sofferta durante il disastro».
Si mette in risalto lo «spirito
di sacrificio» dei cittadini, «spinto talvolta fino all'eroismo, specialmente allorquando si è trattato di portare i primi soccorsi e
procedere all'evacuazione delle
famiglie pericolanti». Si legge
ancora
nel
verbale:
«In
quest'opera si sono distinti alcuni benemeriti cittadini, trai quali particolarmente i signori Marconi Roberto, Garosi Mario, Quiriconi Luigi, Poggetti Claudio,
Fortezza Ferdinando, Massei
Nedo, Rusticali Alvaro, Aguiari
Mario, Barzi Mazzino e Fabrizio», che il sindaco, scusandosi
per alcune involontarie omissioni, «addita alla pubblica riconoscenza insieme ai dipendenti
comunali Catastini, Faucci, Genovesi, Bencivenga e Rimbombi», alle forze dell'ordine, agli
amministratori, ai rappresentanti della Provincia, del Genio
civile, ai parlamentari Laura
Diaz e Giachini. E ancora si ringraziano «alcune gentili signore
e signorine della città (Mittica,
Renza Bendinelli e Giovannelli)
che si sono prodigate nell'assistenza ai sinistrati trasferiti nei
locali del liceo scientifico». E un
pensionato di Rosignano Solvay, Rinaldo Marinai, che scrisse una lettera «accompagnando
la sua offerta di 20mila lire per i
sinistrati, il che dimostra una solidarietà e sensibilità commovente anche da parte di elementi non cecinesi». Si ricorda che
già in passato, durante l'inondazione del 1949, la popolazione
«aveva effettuato una dimostrazion evivacissima m a inutile per
ottenere la classifica e l'argina-
tura del fiume» (all'epoca senza
argini) «onde evitare il ripetersi
di danni tanto gravi».
Si passa quindi all'elenco dei
danni materiali, che ammontano a279 milioni di lire, tra danni
all'agricoltura, agli edifici e
strutture pubbliche e ai privati.
(m.m.)
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Alluvioni in Toscana
Pagina 57
ii cratere scavato sul lungomare davanti ai bagni Bisori
il com une dí Cecina fu
il pìù colpito d ella
provincia dì Livorno
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I I ponte d el la ferrovia su¡ fiume Cecina
Alluvioni in Toscana
Pagina 58
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il paese intero si noáIlitá j- úr ú,`ross2/to
L'alluvione del 4 novembre 1966 a Grosseto se lo
ricordano bene anche nei paesi della provïncïa. A
Roccastrada per esempio . E non solo perché quel
novembre si allagò , già dal pomeriggio del 3
novembre , la piana del Madonnina e le campagne
intorno a Stïccïano. Da qui - nei giorni successivi furono organizzate colonne per aiutare i grossetani in
difficoltà. Trai volontari c'erano due giovanotti (Ezio
vecchioni e Libertario Lanzoni ) che già a mattina del 5
scesero a Grosseto coni camion del Comune per
andare a spalare , ïnsieme agli operai
dell'ufficio tecnico . I I prete
roccastradino , don Biagio Bailo, dette
invece la disponibilità per ospitare una
dozzina di vecchi ricoverati nella
commenda di Grosseto , che furono poi
trasferiti a Roccastrada , al Geriatrico,
nel pomeriggio di domenica 6
novembre. «Sabato 5 novembre racconta Mario Amerïnï - la struttura
per anzïani fu arredata per gli ospïti.
Arrivarono i camion con etti,
materassi , comodini per gli anziani
trasferïti . Dalle 18 fino all 'una di notte o e altri
coetanei , tra cui Fernando santoni e Sergïo Tulianï,
allestimmo in fretta e furia quattro stanze
dell'istituto geriatrico di Roccastrada , che era stato
inaugurato appena due mesi prima , 1'8 settembre. Le
stanze erano ancora completamente vuote. C'era
anche l 'ascensore , che rappresentava una novità
tecnologica non da poco per quei tempï . Eppure fu
duralo stesso. Così facendo, però, ci sentimmo tutti in
qualche modo vicini a chi in quel momento stava
vivendo un dramma ». (g.b.)
Alluvioni in Toscana
Pagina 59
UNA L
STOR IA D'AMORE
1
Intorno a quelle acque
la vita di una comunità»
-------------
rIK"4 G,
IEr
Rangers, nel corso degli
anni, hanno perso qualche elemento, ma non la
voglia di stare insieme.
«Stiamo organizzando spiega Luciano Bosi - una cena per il cinquantesimo anniversario e abbiamo anche fissato un ordine del giorno, corse nelle riunioni serie. Si parlerà del nostro rapporto col
fiume, dei personaggi che allora gravitavano intorno all'Ombrone e di alcune proposte
che riguardano la sua messa
in sicurezza».
«La differenza tra noi e i
grossetani, nel rapporto con
l'Ombrone, è molto semplice», sono parole di Luciano
Bosi. «I grossetani sono gente
di mare, il fiume lo temono, lo
vedono come un pericolo e
non gli piace. Gli istiani sanno
che l'Ombrone non arriverà
mai quassù e il fiume lo amano e lo vivono».
Quando ragionano dell'alluvione Bosi e Cipriani fanno riferimento a personaggi che
hanno caratterizzato Istia
d'Ombrone negli anni Sessanta e Settanta: il Belli che si faceva fare i massaggi dall'acqua alle Correntine, oppure
Vinicio Donati, l'uomo che ha
insegnato a nuotare a un'intera generazione: «Era l'unico
che scendeva in profondità e
ogni tanto portava su qualche
proiettile che i tedeschi avevano buttato nel fiume durante
la ritirata» ).
E ancora Aldo Sandri detto
Gallina, che tutti i corsi d'acqua, anche quelli che vedeva
in televisione, li chiamava Ombrone.
«Il rapporto tra noi e il fiume non si guastò con l'alluvione», riprende Cipriani. «Anzi..
Mi ricordo che nella primavera-estate del 1967 ricominciammo a fare quello che avevamo sempre fatto: il bagno e i
tuffi a bomba ai Muraglini, i giri nel barchetto del maestro di
pesca Livio Agostini (l'unico
che prendeva i pesci al chiocce, senza neppure bisogno
dell'esca) e tante altre attivi-
Alluvioni in Toscana
tà».
«Approfittando dell'occasione che ci offre Il Tirreno - concludono i Rangers guardando
anche al presente e al futuro vorremmo fare anche qualche
proposta alle istituzioni competenti»
La prima «riguarda l'ex centro canottaggio sull'Ombrone. Si tratta di una struttura
molto grande che si affaccia
sul fiume, adiacente proprio
al parco. Oggi è abbandonata
e fatiscente. Noi suggeriamo
di riportarla all'originale funzione: bar, ristorante, canottaggio, palestra, campi da tennis. Istia potrebbe diventare
così una delle tappe del percorso in canoa lungo l'Ombrone».
Poi una questione molto seria. «La seconda proposta è un
sollecito: non si possono più
rimandare le opere di difesa e
La. ,,,,,, ,,,,,
messa in sicurezza di Istia
Ponte».
Infine «l'area Muraglisi Sassi Bianchi. Qui l'artista Rodolfo Nofri immaginò anni fa
di realizzare una scultura che
rappresentasse Ombrone che
abbraccia Ninfa. Un'opera di
difesa idraulica dei Muraglini
potrebbe a nostro avviso coniugarsi con l'idea di una sculturaatema».
(g. b.)
CR I PRODUZIONE RISERVATA
ri í,, ¡;agi tenza da piazza Dante ( foto Bf)
Francesco Cipriani e Luciano Bosi, due dei "Rangers"
Pagina 60
a
11
0
E da Is ia arrivarono i
gruppo di giovani
nacque allora
e
«Ci sentivamo
incolpa
per i danni causati
dal
di GABRIELE BALDANZI
a un giorno all'altro,
senza il ponte, Istia si
trasformò in un paese
spezzato, con disagi enormi
per gli abitanti, proprio come
vent'anni prima - nel 1944 quando la struttura in ferro
(scampata ai bombardamenti
degli alleati) se l'era di nuovo
mangiata lOmbrone.
In queste ultime settimane
un gruppo di "ragazzi", tutti
over 65, si sono ritrovati in paese per ricordare la piena del `66:
i giorni, anzi i mesi (ma soprattutto gli aneddoti), che seguiro-
Alluvioni in Toscana
pari per aiutare la citt` ® tra generosità goliardia
no il crollo del ponte. Chiamati
a raccolta da Luciano Bosi e
Francesco
Cipriani,
"colonnello" il primo, "soldato
semplice" il secondo nella gerarchia di quelli che 50 anni fa
si autoproclamarono "Corpo
dei Rangers di Istia d'Ombrone". Oggi Bosi e Cipriani sono
pensionati, ma basta vederli assieme per capire che potrebbero tranquillamente ripetere le
imprese di gioventù.
Tra le storie riemerse nel cinquantenario della piena questa
è la più buffa. Racconta di
un'amicizia che va avanti da oltre mezzo secolo, racconta di
una quindicina di ragazzi,
all'epoca quasi tutti studenti,
che nel novembre del 1966 proprio in coincidenza col disastro - fondarono il gruppo dei
Rangers, mai più sciolto.
«L'idea - spiega Bosi - era
quella di dare una mano, mettersi al servizio del paese, tutelare il fiume, con cui, nonostante tutto, abbiamo sempre avuto un rapporto strettissimo,
amandolo e vivendolo dalle
Correntine alla Steccaia: i bagni, la pesca, le avventure con i
barchetti».
Ma i Rangers, in prima battuta, furono chiamati a spalare, a
Grosseto. «Ci mettemmo in
contatto con il Comune - prosegue Bosi - presentandoci come i ragazzi di Istia. Quasi per
scusarci per ciò che aveva combinato il nostro fiume chiedemmo di essere impiegati dove
c'era più bisogno. Io coordinavo perché ero il più grande; ri-
cordo che, per scherzare, mi autoproclamai tenente colonnello dei Rangers».
Ci portavano a Grosseto - ricorda Cipriani - ogni mattina
nel cassone di un camion. Il primo giorno, credo fosse il 6 novembre, restammo a bocca
aperta. 1 componenti del gruppo, oltre a me e Luciano, erano
Pier Giorgio Marchi , Claudio
Tonini , Piero Pratesi, Nello
Bellucci, Leone Nuzzi, il compianto Enio Mazzi , Algerino
Venturini, Angelo Baldassarri,
Sergio Andreucci , Enzo Volpi,
Giuseppe Laganga, Leo Marietti, Gino Belli , Adamo Bosi e
Alberto Monaci Cipriani. In
piazza Dante ci davano pale, rastrelli e altri strumenti, poi ci
veniva affidato un compito. Abbiamo spalato alle case popolari in via de' Barberi, all'istituto
Agrario, alla Vegè e al mobilificio Doccini. Il Doccini ci dette
copre premio 5.000 lire per andarci a mangiare la pizza tutti
insieme, ma - dopo un acceso
dibattito - il colonnello decise
di investirle per mettere un sedile reclinabile nell'ammiraglia, cioè la Fiat 500 che guidava da pochi mesi. Non c'è bisogno che spieghi il motivo.. Sia
chiaro: noi non eravamo eroi,
né ci siamo fregiati di titoli o
medaglie come quella di
"Angeli del fango", ma un gruppo di giovanissimi cresciuti in
un paese, con tanta energia e la
cazzatafacile».
Cipriani ride. A pranzo i Rangers andavano in piazza della
Vasca, dove era stata allestita
una sorta di mensa per gli sfollati e i volontari. «Lo spirito di
corpo dei Rangers, il senso di
appartenenza - conclude Bosi
- non è mai venuto meno. Nei
mesi e negli anni successivi ci
siamo impegnai in altre irnprese: il 4 maggio del 1967, il giorno dell'inaugurazione del ponte Bayle, partimmo a nuoto dai
Sassi Bianchi per raggiungere il
pilone centrale in cemento armato. Qui facemmo esplodere
una rudimentale bomba preparata da Ghino, raccogliendo
l'applauso di centinaia di persone. L'Ombrone tornava a essere divertimento. Il ponte, lungo 129 metri, suddiviso in quattro luci, ci fu spiegato che era il
più grande della Toscana costruito con elementi Bayle. La
merenda e la festa per la riapertura furono indimenticabili.
C'era la gente anche da Scansano, Arcille, Grosseto». «Nel corso dell'inverno 1966-1967 conclude Cipriani - ci furono
una miriade di disagi. Il medico
condotto Giovanni Pianelli, il
prete don Omero, dovevano fare giri impensabili. Per consegnare la posta di là dall'Ombrone a volte passava anche qualche giorno. Il postino si serviva
di mezzi di fortuna. L poi il danno per commercianti, artigiani.
Mi ricordo che c'erano operai
che lavoravano a Murci, Pancole, alla fornace di San Martino.
La strada non c'era più e il mulino perse i clienti e i lavoranti.
Idem il frantoio».
Pagina 61
ministro, pretetto e altre autor ::a in visita ai: ... x.. alluvionata..:i::: nc .. ! st)a Ltoto rieenz)a by)
Reporter
e fotografi
si assiepano
per iavisita
del ministro
Mancini
alle cateratte
del Diversivo
n mezzo,
'arrivo
dell'onorevole
Mancini
al Berrettino
accompagnato
dal
comandante
del la Ps
Sotto,
i primi
avori
di ricostruzione
intorno
agli argini
dell'Ombrone
(foto
Agenzia Bf)
Ilmi....,:. P9ancinialpontetlilstiaascpltalespiegaxfoniJeil'ingegnerBOrrieIlonatoAgeniia®n
Alluvioni in Toscana
Pagina 62
In città le due figlie
degli ex comandanti
dei vigili del fuoco
La signora Anna, figlia
dell'ingegner Vincenzo Lorito,
e la figlia dell'ingegner Edilio
Ehrenfreund sono ospiti in
questi giorni della sezione
grossetana dell'associazione
Vigili dei fuoco. Chi sono?
Lorito era il comandante
provinciale nei giorni
dell'alluvione, Ehrenfreund
era il suo predecessore. Sono
state invitate
dall'associazione in occasione
dei cinquanta anni
dall'alluvione, perché l'opera
dei vigili dei fuoco - anche
allora - fu fondamentale nei
soccorsi e nell'analisi di
quanto era accaduto. in questi
giorni sono state portate in
visita in maremma: tra le
tappe il comando attuale ma
anche le vecchie sedi di via
senese e via Oberdan. oggi
alle 16 sarà celebrata alla loro
presenza una messa, nella
chiesa intitolata a Teresa di
Calcutta, in via stati Uniti
d'America.
Alluvioni in Toscana
Pagina 63
IN REGALO CON IL TI RRENO
Via de' Barberi martoriata
Oggi le nuove foto
a grande piena del 1966
lasciò il segno sul territorio, ma ne lasciò uno forse ancora più profondo
nell'anima delle persone, della comunità. Nel bene e nel
male.
Se infatti in tanti ricordano
il terrore, la fatica, la sofferenza, altrettanti di quei giorni
portano con sé anche il profumo dolce della solidarietà, della mobilitazione collettiva,
del senso di unità e di identità
che-forse perla prima volta e
forse da allora mai così forte unì i grossetani. Tutti, nessuno escluso.
Non è raro imbattersi, raccogliendo le testimonianze di
chi c'era, in racconti a due facce: quella oscura del disastro
e
quella
a suo
modo
"eccitante" di un fatto che
cambiò la vita, di giorni di frenetico entusiasmo, di voglia
Sesta tappa
nel lungo viaggio
per immagini e parole
nella città ieri e oggi
Domani via Saffi,
mentre continuano
ad arrivare in redazione
le vostre testimonianze
di ricostruire, di esperienze
memorabili.
Come quella, appunto, dei
"Rangers" di Istia d'Ombrone, dei quali in queste pagine
ritroviamo la storia. Allora giovanissimi, affrontarono un'avventura che - a suo modo avrebbe messo un sigillo alle
loro esistenze.
Da una ventina di giorni ormai il Tirreno sta raccogliendo "i racconti dal 1966". 1 let-
tori hanno risposto in massa
all'invito e ci hanno scritto via
e-mail, attraverso Facebook o
semplicemente
portandoci
un foglio manoscritto in redazione. La voglia di "parlare",
di consegnare la propria memoria individuale alla memoria collettiva è tanta e l'invito
è sempre valido: inviateci una
mail a [email protected] telefonate in redazione
allo 0564 414900. Tutti i vostri
racconti, un po' alla volta, saranno pubblicati.
Nel frattempo continua l'altro grande viaggio del Tirreno, quello fra memoria e presente attraverso le 21 schede
che - una al giorno, esclusa la
domenica -vengono regalate
in edicola insieme con il giornale. Due foto, una dei novembre 1966 e una dell'estate
2016, per raccontare Grosseto
corn'era e com'è, per dare la
misura del disastro e anche
quella della rinascita.
A corredo delle immagini tutte, quelle di ieri e di oggi,
dell'Archivio dell'Agenzia fotografica Bf - brevi racconti,
frammenti di testimonianze
raccolte e rimesse in circolo
dalla penna dello scrittore e
poeta grossetano Luca Bonelli.
Oggi, sesta tappa del viaggio, approdiamo in via de'Barberi, la strada che imboccò
l'Ombrone in piena per poi
impadronirsi del cuore di
Grosseto: una delle zone più
colpite dell'intera città.
Domani invece torneremo
proprio nel centro storico, in
via Saffi: da via de' Barberi, attraverso Porta Vecchia, anche
qui un fiume di fango portò
danni enormi e paura. Cinquant'anni dopo Grosseto
non dimentica.
Novembre 1966, si spala il fango in via de ' Barberi ( foto Bf)
Alluvioni in Toscana
Pagina 64
ANNIVERSARI, f e o
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II
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salo di sei metri e raggiunse il pi,mo piano dei palazzi
Vicino al Duomo mc
iti e di auto inservibil
RIPARTE
I presidente Mattarella sarà alla
restituzione dell'Ultima cena del
Vasari. Tornano gli angeli del fango
che salvarono quadri e biblioteche
Nicoletta Martelletto
Le piene dei fiumi toscani
erano ricorrenti d'autunno.
Non passava stagione senza
che Arno, Bisenzio ed Cmbrone si gonfiassero. Ma nel
1966 accade l'irreparabile.
Già la sera del 3 novembre la
furia dell'acqua rompe gli argini nel Mugello e nel Casentino, l'Arno tracima e l'Italia
si frattura: bloccate l'Autostrada del Sole e la ferrovia
verso Roma. Il giorno 4 la piena arriva a Firenze alle 3, un
vigile del fuoco dà l'allarme
quando vede l'acqua che tracima dai muretti. Solo alcuni
orafi di Ponte Vecchio riescono a svuotare i negozi. Sarà
un crescendo disastroso fino
a sera, l'acqua arriverà dovunque, al primo piano delle case dei Lungarno e sotto il
campanile di Giotto. I fiorentini cercano di salvare ciò che
possono, dagli anziani intrappolati in casa ai detenuti delle Murate, dalle mucche ai libri delle biblioteche. Il sindaco Piero Bargellini chiede aiuto, ma all'epoca non esiste la
Protezione civile. Si danno
Alluvioni in Toscana
da fare l'esercito e i bagnini
dalla Versilia. I media nazionali sottovalutano l'evento, la
catastrofe rieccheggerà solo
48 ore dopo. Di prezzo 250
milioni di metri cubi d'acqua
e 600 mila metri cubi di fango. Arrivano però a migliaia
quelli che il giornalista Giovanni Grazzini ribattezzò gli
"angeli dal fango" a ripulire
la città e a salvarne l'inestimabile patrimonio d'arte. Il simbolo della tragedia sarà il Crocifisso di Cimabue irrimediabilmente perduto per l'80
per cento della pittura. Tra
gli "angeli" anche ragazzi che
sarebbero poi diventati famosi come l'astrofisica Margherita Hack l'artista Sandro
Chia, l'ex cancelliere tedesco
Gerard Schröder, il disegnatore Staino, l'esponente Pd
Pierluigi Bersani. Alla fine le
vittime furono 17 in città e 18
in provincia, tra cui due bimbi. Fu una pagina nera del dissestro idrogeologico in Italia
Firenze dal Governo avrà
poco: 500 mila lire ai commercianti e sconti dalla Fiat
per ricomprare le auto rottamate. Il resto i toscani lo fecero da soli, con aiuti interna-
zionali e il Comitato Fondo
internazionale per Firenze, il
fondo Alfa per il microcredito inventato da Giuseppe
Fantacci, allora presidente
della Camera di commercio
americana, i volontari che misero al sicuro quadri e libri,
di cui a lungo si occuparono i
laboratori
di
restauro
dell'Opificio delle pietre dure. I testimoni di allora sono
tornati sotto la Cupola già
nel 2006 ma quest'anno caleranno in massa per il 500
dall'alluvione che avrà il clou
delle celebrazioni in questo
week end. A Palazzo Vecchio
venerdì 4 novembre al mattino il Salone dei Cinquecento
accoglierà il raduno degli angeli del fango, nell'ambito di
un consiglio comunale straordinario. A Santa Croce il cardinale Giuseppe Betori, a sua
volta "angelo" quand'era seminarista, celebra una messa: qui alle 15 verrà ricollocata, dopo il restauro, V'Ultima
cena di Vasari, alla presenza
del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che
alle 17 sarà a Palazzo Vecchio
perla commemorazione ufficiale. In serata una fiaccolata
sfilerà dalla Basilica di San
Miniato al Monte a piazza
Santa Croce. Sabato 5 invece
si passerà all'esame odierno
delle opere idrauliche in Toscana: verrà presentato il Piano "Arno sicuro", con le ope-
re in corso e in progettazione
per garantire la massima sicurezza possibile lungo l'asta
del fiume. Domenica 6 sarà
la Giornata del Volontariato,
organizzata dalla Regione Toscana col Dipartimento nazionale di Protezione Civile.
Slitta invece la grande mostra che si doveva tenere a Palazzo Medici Riccardi - per
mancanza di fondi, oggi invece individuati - che offrirà
una ricostruzione cronologica attraverso immagini e testimonianze, con approfondimenti sui danni al patrimonio culturale. Il quotidiano
La Nazione apre le porte della sua sede con una mostra di
foto e filmati, dal 4 al 19 novembre. •
Pagina 65
Stefano Londi, 65 anni, all'epoca
quindicenne: venne fotografato
nel 1966 da Balthazar Korab
Alluvioni in Toscana
Pagina 66
La Nazione, mostra sullo straripamento
dell'Arno a Firenze. In occasione dei 50 anni La
Nazione presenta «LLArno straripa a Firenze - La
Nazione e l'alluvione in Toscana=>, che si terrà dal
5 al 19 novembre presso la sede del quotidiano in
via Paolieri 2.
Alluvioni in Toscana
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ANNIVERSARI, f o o se ,ilofn nálla not e t! -1
sali di sei metri e raggiunse il pi,mo piano dei palazzi
Vicino al Duomo mc
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I presidente Mattarella sarà alla
restituzione dell'Ultima cena del
Vasari. Tornano gli angeli del fango
che salvarono quadri e biblioteche
Nicoletta Martelletto
.............................................................................
Le piene dei fiumi toscani
erano ricorrenti d'autunno.
Non passava stagione senza
che Arno, Bisenzio ed Ombrone si gonfiassero. Ma nel
1966 accade l'irreparabile.
Già la sera del 3 novembre la
furia dell'acqua rompe gli argini nel Mugello e nel Casentino, l'Arno tracima e l'Italia
si frattura: bloccate l'Autostrada del Sole e la ferrovia
verso Roma. Il giorno 4 la piena arriva a Firenze alle 3, un
vigile del fuoco dà l'allarme
quando vede l'acqua che tracima dai muretti. Solo alcuni
orafi di Ponte Vecchio riescono a svuotare i negozi. Sarà
un crescendo disastroso fino
a sera, l'acqua arriverà dovunque, al primo piano delle case dei Lungarno e sotto il
campanile di Giotto. I fiorentini cercano di salvare ciò che
possono, dagli anziani intrappolati in casa ai detenuti delle Murate, dalle mucche ai libri delle biblioteche.
Il sindaco Piero Bargellini
chiede aiuto, ma all'epoca
non esiste la Protezione civi-
Alluvioni in Toscana
le. Si danno da fare l'esercito
e i bagnini dalla Versilia. I
media nazionali sottovalutano l'evento, la catastrofe rieccheggerà solo 48 ore dopo.
Di mezzo, 250 milioni di metri cubi d'acqua e 600mila
metri cubi di fango. Arrivano
però a migliaia quelli che il
giornalista Giovanni Grazzini ribattezzò gli «angeli del
fango» a ripulire la città e a
salvarne l'inestimabile patrimonio d'arte. Il simbolo della
tragedia sarà il Crocifisso di
Cimabue irrimediabilmente
perduto per l'80 per cento
della pittura. Tra gli «angeli»
anche ragazzi che sarebbero
poi diventati famosi come
l'astrofisica
Margherita
Hack l'artista Sandro Chia,
l'ex cancelliere tedesco Gerard Schräder, il disegnatore
Staino, l'esponente del Pd
Pierluigi Bersani. Alla fine le
vittime furono 17 in città e 18
in provincia, tra cui due bimbi. Fu una pagina nera del dissesto idrogeologico in Italia.
Firenze dal Governo avrà
poco: 500mila lire ai commercianti e sconti dalla Fiat
per ricomprare le auto rottamate. Il resto i toscani lo fece-
Stefano Londi, 65 anni, all'epoca
quindicenne: venne fotografato
nel 1966 da Balthazar Korab
ro da soli, con aiuti internazionali e il Comitato Fondo
internazionale per Firenze, il
fondo Alfa per il microcredito ideato da Giuseppe Fantacci, allora presidente della Camera di commercio americana, i volontari che misero al
sicuro quadri e libri, di cui a
lungo si occuparono i laboratori di restauro dell'Opificio
delle pietre dure. I testimoni
di allora sono tornati sotto la
Cupola già nel 2006, ma
quest'anno caleranno in massa per il 50° dall'alluvione
che avrà il clou delle celebrazioni in questo week end.
A Palazzo Vecchio venerdì
4 novembre al mattino il Salo-
Pagina 68
ne dei Cinquecento accoglierà il raduno degli angeli del
fango, nell'ambito di un consiglio comunale straordinario. A Santa Croce il cardinale Giuseppe Betori, a sua volta «angelo» quand'era seminarista, celebrerà una messa:
qui alle 15 verrà ricollocata,
dopo il restauro, ]'«Ultima cena di Vasari», alla presenza
del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che
alle 17 sarà a Palazzo Vecchio
perla commemorazione ufficiale. In serata una fiaccolata
sfilerà dalla Basilica di San
Miniato al Monte a piazza
Santa Croce. Sabato 5 invece
si passerà all'esame odierno
delle opere idrauliche in Toscana: verrà presentato il Piano «Arno sicuro», con le opere in corso e in progettazione
per garantire la massima sicurezza possibile lungo l'asta
del fiume. Domenica 6 sarà
la Giornata del Volontariato,
organizzata dalla Regione Toscana col Dipartimento nazionale di Protezione civile.
Slitta invece la grande mostra che si doveva tenere a Palazzo Medici Riccardi - per
mancanza di fondi, oggi invece individuati - che offrirà
una ricostruzione cronologica attraverso immagini e testimonianze, con approfondimenti sui danni al patrimonio culturale. Il quotidiano
La Nazione apre le porte della sua sede con una mostra,
dal 4 al 19 novembre. •
Alluvioni in Toscana
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«PER ALCUNI GIORNI - racconta Landi - elicotteri della nostra Aeronautica e anche i giganteschi elicotteri americani di stanza
a Livorno fecero la spola. In particolare il Comune di Pescia ideò e
realizzò in fretta e furia un sacco
di primo soccorso che veniva calato dagli elicotteri. Il sacco era dotato di una lunga corda e conteneva, se ben ricordo, acqua, latte, pane, biscotti, scatolame vario e anche fiammiferi, candele e altri oggetti utili nell'estrema emergenza
di quei giorni. Mezza Valdinievole era sott'acqua: addirittura tre
quarti del Comune di Ponte Buggianese, le chiese di Albinatico e
di Capannone allagate. Pescia era
stata ovviamente interessata nella
sua parte bassa e grande preoccupazione destava il Ponte dei Marchi. Aveva resistito alle cariche
esplosive dei tedeschi, ma in quei
momenti dell'alluvione rischiava
grosso e soprattutto preoccupava
che facesse da "diga" alla piena, allagando tutta la zona di Casacce e
dintorni».
Alluvioni in Toscana
da
Ci
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•
gli
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bella pagina del 1.966
`
ACCANTO agli «Angeli del Fango» di Firenze è giusto ricordare
anche gli Angeli del Cielo» che
per qualche giorno, dopo il 4 novembre del 1966, si alzarono dallo
stadio comunale di Pescia per portare i primi soccorsi alla gente
che, nella pianura solcata dall'Arno, si era rifugiata nei piani alti ed
anche sui tetti. L'idea di riportare
alla memoria questa pagina della
nostra storia è dell'amico Paolo
Landi, giornalista e profondo conoscitore di storia valdinievolina.
e »
•
i
«Con lui ricordavo quei giorni,
quando anche mezza
aldinievole era sott' acqua»
«RICORDAVO questi momenti
nei giorni scorsi - continua il bel
racconto di Paolo Landi - con
l'ex sindaco di Pescia Nilo Silvestri, essendo stato presente come
cronista al suo sopralluogo proprio al Ponte dei Marchi, dove doveva decidere se riservare le energie dell'amministrazione comunale e dei tanti volontari pesciatini
ai problemi della città o se pensa-
re alle case isolate anche lontane.
Nilo Silvestri, insieme ai tecnici,
decise: rimanere vigili sulla piena
della Pescia, non mancare di aiutare Firenze, ma anche e soprattutto organizzare immediatamente i voli degli elicotteri dallo stadio in favore delle case isolate. E
così fu e si dimostrò scelta felice.
Nell'occasione l'ex sindaco si è ricordato di conservare la foto di
uno di quegli elicotteri (in tal caso italiano) che caricava i preziosi
e artigianali sacchi di primo aiuto. Non ricorda l'autore della foto, probabilmente uno dei professionisti locali dell'epoca. Me l'ha
gentilmente data per la pubblicazione. Ricordo infine che qualche
mese dopo quel novembre 1966 il
segretario comunale, ragionier
Fiorenzo Narducci, mi mostrò
una lettera di un capofamiglia, forse della zona di Santa Maria a
Monte, che ringraziava per il
provvidenziale aiuto ricevuto in
un momento difficile, con quel
pacco pesciatino calato dall'elicottero. Sarebbe simpatico avere
qualche altra testimonianza a distanza di cinquant'anni».
Nella foto, il momento del carico
dei sacchi sull'elicottero della nostra Aeronautica. Ben riconoscibili di profilo il sindaco Nilo Silvestri e il maresciallo dei vigili urbani Flaminio Del Sarto.
Mai
Pagina 70
II momento del carico dei sacchi alimentari per gli alluvionati sull'elicottero dell'Aeronautica allo stadio di Pescia
Alluvioni in Toscana
Pagina 71
Editor' s Letter
Bridging Florence
N ovember 4, 1966 was a trying day for Florence, a lasting legacy
of disaster and destruction, out of which eventually came great
innovation and developments in myriad fields of study, from book to
pictorial restoration. In 1471, in the first book printed in Florence, Bernardo
Cennini boasted that nothing is beyond the powers of the Florentines
("Florentinis ingeniis nihil ardui est").The aftermath of 1966 proved the early
printer true, but the effort would not have been possible without the influx
of international help as people arrived from as far as Australia and the United
States to assist in the recovery of this city we love.
Our 50th anniversary of the 1966 Florence flood issue opens with remarks
byAbigail M. Rupp, Consul General ofthe United States of America in Florence,
takes a unique look inside the National Central Library and illustrates how
Santa Croce is marking the half-century with the return ofVasari's LastSupper.
On a more pragmatic note, we examine the flood risk in 2016 and what has
been done in the last 50 years to combat a carbon copy of the past delugesadly, it transpires, not a lot.
The Florentine's documentation of the 1966 flood continues via the official
website http://toscana.firenze2016.it as our journalists join forces with
the Comitato Firenze 2016 to learn from past events to inform and spread
awareness about future flood prevention.
The Florentine will be back with its seasonal The Tuscan Times supplement
on December 1.
Helen Farrell, editor-in-chief
Alluvioni in Toscana
Pagina 72
Florence flood
exhibitions
in NYC
and Washington
United States remembers
50 years on
orty-year old artist and American
teacher Joe Blaustein was in Florence
on November 4, 1966 when the Arno
submerged the city. With his camera in
tow he decided to document what was
happening in real time.
Among the very few colour photos of
the 1966 Florence flood, the images are
now on show at an exhibition at the Italian Cultural Institute of New York (686
Park Avenue, free admission, 6-8pm,
until November 23, 2016, www.iicnewBlaustein's
york.esteri.it/IIC_Newyork).
photography has been placed alongside
black-and-white images by Italian photographer Massimo Berruti of another
flood, caused by Hurricane Sandy in New
York in 2012 and that hit the southern
part of the city with tremendous force.
Blaustein's unusual colour photos
will also be displayed at the Embassy of
Italy and the Italian Institute of Culture
of Washington, DC (3000 Whitehaven
St, free admission, 6:30-8:30pm, until
November 14, 2016, www.iicwashington.esteri.it/iic_washington) as part of
the exhibition titled "Remembering the
flood of Florence 50 years later"The exhibit opened with remarks by Armando
Varricchio, Ambassador of Italy to the
United States and Dario Nardella, Mayor
of Florence.
Alluvioni in Toscana
Pagina 73
Welcome
Mud Angels!
Remembering 1966
I f you are a Mud Angel who has returned to Florence for the 50th anniversary of the
1966 flood, then grazie and welcome back!
Remember to collect your welcome kit from Tuscany's regional headquarters at
piazza dell'Unità 1 to attend the official events listed below.
For news, videos and events related to the 1966 flood, visit the official website
toscana .firenze2016 .it, managed by Fondazione Sistema Toscana, in collaboration with the Comitato Firenze 2016. Visit the official Facebook page and Instagram
accounts "Toscana Firenze 2016"The Florentine is a project partner for the English-language version of Toscana Firenze 2016.
Official November 4 events
9am, in the Salone dei Cinquecento
at the Palazzo Vecchio, a city council
meeting will be held with Mud Angels
in attendance. A Mud Angel procession
will take place directly afterwards with
speeches made by Mud Angels, as well
as a previously unpublished Franco
Zeffirelli interview and songs composed
for the occasion by Giuseppe Lanzetta
with an orchestra. Open to all, although
you will be asked to show the badge
distributed in piazza dell'Unità.
11:30am, a Mass in the basilica of Santa
Croce celebrated by Cardinal Giuseppe
Betori, a mud angel.
1 pm, a small procession to Ponte alle
Grazie to lay wreaths in memory of the
victims of the flood.
3pm, the relocation ceremony of the
restoration of Vasari's LastSupper in
Santa Croce.
5pm, the official ceremony will be
held in Palazzo Vecchio's Salone dei
Cinquecento.
6:30pm, the world premiere of the new
documentary " Dopo l'alluvione"in the
Salone dei Cinquecento.
8pm, a torchlight procession will begin
at the Basilica of San Miniato al
Monte and end in piazza Santa Croce
in memory of the same procession
organized on November 4, 1967.
Mud Angels and the general public are
invited to participate in the vigil.
#UM1 ffi~~ táw-tlg, part 'In I&éàcé. rù ~tkn Mod.
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Kio paRe 11
Alluvioni in Toscana
Pagina 74
Wednesday 9
LECTURES
CONFERENCES
L'alluvione a Firenze : sgomento e riscatto
di una città
Talk (in Italian) by Bruno Santi, director of the
Opificio delle Pietre Dure
6pm, British Institute, Harold Acton Library,
lungarno Guicciardini 9, Florence, www.
britishinstitute.it
Alluvioni in Toscana
Pagina 75
THE FLORENCE FLOOD
1966-2016
WORKING TOGETHER , NOW LIKE THEN
ABIGAIL M. RUPP
Italy and the United States have a bond that goes back
all the way to the beginning of our country. From New
World adventurers Amerigo Vespucci and Giovanni da
Verrazzano to Tuscan philosopher and agriculturalist
Filippo Mazzei, Italy and America have been longtime
pa rt n ers.
Today, we have a robust Italian-American community
in the U.S. and a vibrant community of close to 100,000
American residents and students here in our consular
district-not to mention over a million American tourists
a year. And in the U.S. close to 5,000 Italian students are
at our universities and colleges, and 1.2 million Italians
visit each year for work or vacation. This shared bond
was even clearer when Americans and Italians, along
with citizens from all over the world, worked together to
help Florence and Tuscany recover from the devastating
November 4, 1966 flood.
Photo Courlcsy Ugo Gherardi
Alluvioni in Toscana
My predecessor, Consul General Joseph Wheeler, led our
Consulate team in assisting American citizens during
and in the aftermath ofthe flood, and helped support
the relief efforts ofthe"Mud Angels"and of many parts
of the U.S. government and the American people who
wanted to do all they could to support this city, which is
precious to so many of us.
Americans and Italians worked hand in hand during that
time,just as we do now on so many issues important to
both of our countries. And what the events of those days
also mean to me is this: each of us can do something. It
wasn't"The Consulate"or"The Government"who helped
the city. It was individual people, who wanted to do
whatever they could to help a city and a people in need.
As we think about that difficult time in Florence's history,
let's remember that we can all continue to look for ways
to help others who need it. Let's think about how we can
pull together to combat climate change, assist refugees
and increase trade between our two countries. And let's
celebrate how much more both of our countries can do
when we work together.
Abigail M . Rupp is Consul General of the United States
of America in Florence.
Pagina 76
photos courtesy of The Metropolitan Museum
Cimabue 's world tour
SANTA CROCE / Paola Vojnovic
As soon as the 1966 flood is mentioned, most Florentines recall the mud-covered streets, the tired smiles of the
young Mud Angels and the wounded works of art carried away from the churches and museums. Then there is
Cimabue's Crucifix.
T wo days after the flood (by then
it was November 6) the volunteers
finally gained access to the Museum of Opera di Santa Croce, only to find
the face down in the Arno waters, which
by that point had filled the Cenacolo by
about 11 feet. Umberto Baldini, the director of Istituto del Restauro, described that
firsthand encounter:"Cimabue was dying.
And he was taking with him, by ransack
ing the museums and churches, entire
centuries of works of art, damaged, split,
unrecognizable, on which the mud, water
and oil had inflicted damage at random,
in death's cruel embrace."
The Crucifix, which due to its exceptional character had survived intact and in
perfect condition for almost 700 years, in
the days of the flood became"a last manifestation of the Apocalypse;' according to
Giuseppe De Micheli, director of Opera
di Santa Croce. That single image quickly
became the universal symbol of the Florentine flood.
Yet, with the crucifixion, also comes a
story of resurrection. After a painstaking
restoration by Opificio delle Pietre Dure
lasting 11 years, the Crucifix, with a stag-
Alluvioni in Toscana
gering loss of 55 per cent of its painted
surface, was returned to Santa Croce in
a civic celebration in 1976. Shortly afterwards, for the first and probably last time,
Cimabue embarked on a world tour, organized by Italian IT company Olivetti,
with scheduled stops in New York, Paris,
London, Madrid and ending in Munich in
the fall of 1983.
The 1982 photographs from the exhibit atThe Metropolitan Museum, taken
as the Crucifix was hand-carried through
the main door of the museum (measuring 14.5 x 13.5 feet, it was too large to
enter through the side entrance), disconcertingly resemble the photos of Italian
soldiers who had carried the masterpiece
to salvation in 1966, out of the gates of
Santa Croce and far from the Arno to the
higher grounds of the Boboli Gardens.
The exhibition, which opened in New
York on September 6 and ran until November 11, 1982, proved a great success. According to a letter scribed by The
Met's president Philippe de Montebello,
dated September 23, 1982, the exhibit
had already been seen by almost 15,000
visitors.
The catalog of The Metropolitan
Museum exhibit poignantly sums up
the flood: "Death came to men and to
animals. Houses, shops and workshop
were polluted and their contents ruined,
but what chiefly seized the imagination
of the world was the destruction and
damage to works of art in a city universally regarded as the source and repository
of much that is most valued in the culture
of the Western world... This affront to
the human spirit is even now still being
made good:'
Referring to the star of show, the catalog reads: "The damage to the great
Cimabue Crucifixwas the most serious artistic loss in the Flood; its infinitely painstaking restoration must be regarded as
a defence of spiritual as well as artistic
values... It is a testament to Cimabue's
genius as well as to the patient care of
the restorers in Florence that even in its
present condition the Crucifix retains the
power of a great work of a rt:'
I remember years ago, I asked one of
the old Franciscan friars in Santa Croce
if he ever visited the United States, the
answer was"No, never. But Cimabue did"
"Cimabue was dying.
And he was taking with
him, by ransacking the
museums and churches,
entire centuries of works
of art, damaged, split,
unrecognizable, on which
the mud, water and oil
had inflicted damage at
random, in death's cruel
embrace:'
Paola Vojnovic works in fundraising and
museum oulreach al Opera di Scola Croce.
Pagina 77
ph. adicorbetti/Opera di Santa Croce
Thinking higher
SANTA CROCE / Giuseppe De Micheli
I n Santa Croce facts, chronicles and
history become monuments in their
own right. This is especially true for
the Florentine floods, recollections of
unexpected past events, which remain
marked in the stones of this great temple
of memory.
Efforts to prevent the effects of the
moody Arno River are as old as Santa
Croce itself. The early Franciscans strove
to elevate the entire structure by considerable measure. They decided to build a
new church, leaving beneath it a smaller
temple built just a few decades earlier.
But time will show that their efforts were
in vain: they should have built higher.
As early as 1333, the Florentine chronicler Giovanni Villani criticized the lack of
preparedness on the part of the people
of Florence as each new flood was viewed
as a tragedy that could have been prevented. Prevention and hydraulic emergencies were also considered in the era of
Grand Ducal Florence especially with the
work of two scientists, Vittorio Fossombroni and Pio Fantoni, both immortalized
with monuments in Santa Croce.
In our time, readiness and preparation
are taking on a new, unprecedented dimension as works of art, reduced to tragic conditions after the flood of 1966, are
making their way"back home".
In 2006, the return of eight restored
masterpieces to the Museum of the Opera di Santa Croce was accompanied by
new simulations of emergency scenarios.
These drills confirmed a gulf between the
world-class expertise acquired in thefield
of restoration and the dearth in ordinary
practices for risk management used in
the protection of cultural heritage. The
Alluvioni in Toscana
"What will mark this fiftieth
anniversary of the flood for
Santa Croce is the return
of a masterpiece that few
can remember having seen:
The Last Supper by Giorgio
Vasari:"
evident need for improvement resulted
in drafting the act on contingency plans
for protection of works of art, which was
signed by Florencés most important institutions at the City Prefecture in 2010.
After considering the location, position, dimensions and weight of the artworks situated in the museum area of
Santa Croce, only one possible solution
emerged: the need for the definitive
transfer of these works of art to a higher
area of the monumental complex. In
December 2013, Cimabue's Crucifix was
moved to the Sacristy and, a few months
later, in May 2014, other major pieces
were moved to the area of the Novitiate
and the Medici Chapel of the Basilica.
What will mark this fiftieth anniversary
of the flood for Santa Croce is the return
of a masterpiece that few can remember
having seen: The LastSupper by Giorgio
Vasari. Described by foremost expert in
Florentine art and former Italian culture
minister Antonio Paolucci as an "Egyptian mummy wrapped in the bandages of
Japanese paper; the five panels measuring 262x580cm remained in the restoration labs of Opificio delle Pietre Dure for
half of the century.
The comeback of this Last Supper is an
evolutionary step in the field of restoration as well as the culmination of reflections on the safety of artworks and preventive decision-making. The Cenacolo,
currently undergoing restoration, will
be equipped with a mechanical lift and
counterweight system designed specifically for this work of art in case of any upcoming danger.
In recent years, along with technical
advancement, our approach has been to
consider Santa Croce along with Florence's
river. Just as the Franciscans who settled in
this area eight hundred years ago did, we
must give value and appreciation to our
"sister water"as we consider the policies of
environmental sustainability.
As we move into the future, it is our
hope that visitors will not only observe
theflood markersor thesignsofoil on the
columns and tombstones of Santa Croce,
but also be in awe of the extraordinary
stories of techniques and philosophies
of intervention that are able to transform
the past into the contemporary.
Giuseppe De Micheli is the director of
Opera di Santa Croce.
The Vasari will be visible to the public for a special free viewing on
Friday November 4 and Saturday November 5 from 8pm to midnight on
both nights. Free entrance from piazza Santa Croce, 16 (the small door to
die right of the facade, the entrante to the Pazzi Chapel cloister).
What still needs to be saved?
■ Vasari altarpieces, c. 1570s
There are eight of them in the nave of Santa Croce.
■ Ridolfo and Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (?), Coronation ofthe
Virgin with Saints Sebastian and Rocco , c. 1530s. Only the painted layer
survives; the wooden support has completely gone.
■ Santi di Tito (?), Crucifixion with the Virgin, Saints John the Evangelist,
John the8aptistand Mary Magdalene , 1590c. Again, only the painted
layer survives; the wooden support has completely gone.
■ Wooden pieces of the large Vasari altar, all stored in the Medici Villa of
Poggio a Caiano
Pagina 78
Is Florence stili at risk of flood?
RISK/ Giovanni Giusti
What has been done in the last fifty years to minimize the risk of flooding in Florence? How great a risk is flooding
to the city today? In what circumstances could we be faced with a catastrophe along the lines of 1966? To seek
answers to these questions, The Florentine spoke with Enio Paris, professor of hydraulics at the Department of Civil
and Environmental Engineering at the University of Florence, who analyses and monitors the Arno River on a regular
basis, and Carlo Francini , manager of the UNESCO Office of the Municipality of Florence and site manager of the
UNESCO World Heritage site "The Historic Centre of Florence":
Giovanni Giusti : What can be done to
lower the risk of flooding in Florence?
Enio Paris : 50 years after the 1966
flood, our knowledge of the Arno River
is still not sufficiently adequate to face
the risks deriving from floods, which
have always occurred in the past and
which will continue to occur in the
future. The damage caused to persons
and property by catastrophic events
cannot ever be nullified. Damage can
be reduced, however, through structural
interventions, through dams, detention
basins and laminated reservoirs, by the
local government (city planning, ground
use, infrastructure), civil
protection
(warning systems, plans) and risk
awareness (training, information and
education).
GG: What has been accomplished to
date among these measures aimed
at reducing the risk and damage of a
future flood?
EP: Not much in actual fact. In terms of
structural interventions, in the 1970s the
foundation slabs of the Ponte Vecchio
and Ponte Santa Trinita bridges were
lowered by a metre to increase the river's
capacity through the city. According
to the physical model designed by the
University of Bologna in 1972, lowering
the foundations upped the maximum
capacity from 2,800 m3/sec to 3,200 m3/
sec (approx. +15%), but thisfigure has yet
to be verified. The first of four detention
basins in the Valdarno is expected to
open in the next few days; the remaining
three will be implemented within the
next couple of years. The detention
basins are located in areas where they can
collect the river's excess water to avoid
uncontrolled overflow. Other smaller
interventions have been introduced
such as raising the parapets in Gavinana,
Alluvioni in Toscana
but nothing crucial. In 2014, a survey
of the river bed was conducted using a
multibeam and laser scanning, which
provided a 3D map of the Arno, showing
the morphology of the underwater part.
GG: What were the advantages of this
survey?
EP: Several.
Firstly,
comprehensive
knowledge was gathered about the
river's geometry and the surface and
underwater engineering. Then there was
the opportunity to monitor the state
of disrepair of the bed and walling. For
instance, through this su rveyweobserved
the undermining of the foundation of
the left pillar of Ponte Vespucci. The City
of Florence restricted the circulation of
heavy traffic and introduced additional
surveys around the foundation in order
to gain invaluable knowledge about the
best way to strengthen the bridge. Lastly,
the survey formed the database used
to construct mathematical and physical
models to predict risks.
GG: What 's the status quo in terms of
education and awareness?
EP:
The
University
of
Florence,
with
numerous other public and
private associations, institutions and
organizations, is a member and supporter
of the Firenze2016 Project ( http://
toscana .firenze2016 .it/en), which aims
to learn from the 1966 flood to obtain
concrete results for the future: to improve
prevention and increase protection for
persons and property. With the Firenze
2016 Project, the fiftieth anniversary
of the Florence flood intends not only
to be a chance to remember but also to
be a pivotal moment to promote ideas,
projects and new know-how to face
the future.
GG: Tell me about the Management
Plan of the Historic Centre of Florence
and potential flooding.
Carlo Francini : The projects undertaken
and added to the Management Plan of
the Historic Centre of Florence aim to
reduce possible damage to fixed and
movable cultural heritage caused by
flooding through citizen awareness of
the effects of a flood about the areas
that could be affected and behaviour to
be adopted during a warning. Back in
2010 a memorandum of understanding
was approved to secure Florence's
cultu ral heritage if the Arno River were to
overflow. The project included surveying
buildings of cultural interest in the
Historic Centre of Florence in an area
potentially subject to overFlow.
GG: Is the Arno a risk or a resource?
CF: The Arno River has always been
an important resource for the Historic
Centre of Florence, associated with the
city's history, its culture, environment
and society. Our intention is to spark a
new vision of the Arno, a more proactive
approach, which views the river as a
resource to be looked after, promoted
and enjoyed. By starting with a greater
awareness of the importance of the Arno
we can plan future measures to secure
citizens, visitors and the monumental
and artistic
heritage
of Florence,
whilst making the river usable, accessible
and appealing.
To gain a broad overview of Lhe actions taken since 1966 and the present-day
criticalities concerning flood risk in Florence, download the report written by
an international committee of independent experts, titled the International
Technical and Scientific Committee of Florence 2016, at http: //people.dicea.
unifi. it/luca.solari/Firenze2016 /I IImeeting/Full_report_pre_publication. pdf.
The judgment made by the committee is critical without reserve:
"Since 1966, some actions have beer taken to reduce the risk to flooding,
however, these actions have not been sufficient to provide the standards
that one vvould expect for a city like Horence. [...] The ITSC concluded that
Horence remains at risk to significantflooding and this riskgroNws each day. It
is not a question of whether a flood of the magn'rude of 1966 or greater will
oc( (jr, but rr✓ hen. In fact, the Ievel of protection that exists in Florence at the
present time does notyet provide the risk reduction needed fórthe city and is
not on a Ievel appropriate to the citixens and treasures that rest rrr-ithin the city.
If, under current conditions, a 1966-1ike food occurred, the consequences to
human lives, treasures, other properties and community Infrastructure could
be much more catastrophic than they were in 1966."
Pagina 79
Voices
of the Mud Angels
'Are were part of a human chain, moving heavy, water- and oil-soaked books
and manuscripts from the Library to waiting helpful hands... Even after
almost 50 years I still think of the smell of mud and oil. It was so, so cold.
Kiki Stoddard Cook, USA
Lots of young people came to help us and didn't ask for anything in
return. Itwas special, it was overwhelming. I remember these groups of
young people working hard with big, happy smiles on their faces-for
the first time, we were working together to save the beauty and art, the
history of this city, and they came from all over the world.
Ugo Gherardi, of Gherardi jewellery store on the Ponte Vecchio
I can still conjure the feeling of despair that punctuated that chilled
November afternoon; the scale of the disaster was so great that it
seemed to me that hope was lost in the mud, like those bits of pearl or
paint that the restoration teams would so doggedly pursue and use to
re-fashion the masterpieces lost in the dark waters.
Jackie ( Lazzaretti) Van Rysselberghe , Eugene, Oregon, USA
After the flood hit, for a year and a half, I worked mainly as a liaison between the
Plorentincs and the people-from 23 dif erent countries-whod come to assist with
conservation. One of my first tasks was getting 30,000 damaged glass photographic
negatives from the Gabinetto Fotografico moved up to Villa I Tatti, where they had to
be cleaned... The flood really brought international science to Florentine conservation.
Eve Borsook, American art historian
and senior research associate emeritus at Villa I Tatti
Alluvioni in Toscana
Pagina 80
Tutti temono
l'Amo, ma e l'Era
a "esplodere"
Alle 14,30 di quello sciagurato 4 novembre
a Pontedera scoppia un vero finimondo
® PONTEDERA
«Temevamo le acque dell'Arno. Si tenevano gli occhi purilati sulle sue sponde, gonfie
all'inverosimile. Invece fu
l'Era a fregarci, prendendoci a
tradimento, alle spalle». È ciò
che i pontederesi iniziano a
raccontare nell'immediatezza
della tragedia - lo ripeteranno
per anni, a chi non c'era, a chi
è arrivato dopo e non ha visto
coi propri occhi la città trasformata in laguna.
Nel '66, non fu il fiume più
grande, a colpire, ma il più piccolo, e nessuno se l'aspettava.
Colpì duro, l'Era. Alle 14.30 di
venerdì 4 novembre 1966, la
tremenda pressione dell'acqua rompe gli argini in località
"Montagnola", a pochi metri
dal ponte sulla ferrovia, che
probabilmente, ostacolando il
deflusso dei detriti, contribuisce ad accelerare il disastro, innescando il cedimento del terrapieno. L questione di attimi.
In pochi minuti la furia liquida
che sgorga dalla falla travolge
Pontedera. Verso le 18 si registra il picco massimo raggiunto dall'alluvione: vari metri di
acqua, fango e detriti sul livello stradale. Lo sconcerto, il panico. La disperazione per tutto
ciò che quella poltiglia ribollente sta divorando. Gente rifugiata ai piani alti delle case. La
città rimane per l'intera giornata e per tutta la notte successiva completamente isolata e
senza corrente elettrica. Solo
nella tarda serata di sabato 5
novembre i pontederesi potranno scendere in strada per
una prima, sommaria verifica
dei danni. E pensare che doveva essere un giorno di festa. 4
novembre: in questa data, l'Italia, celebra la Giornata dell'
Unità Nazionale e delle Forze
Armate. Ma in molte parti della Toscana, il 4 novembre
1966, c'è poco da festeggiare.
Gli allarmi si susseguono incessarrtemente.
A Pontedera, la piena
dell'Era fa paura già dalle prime ore dell'alba. L'Arno è ancora sotto il livello di guardia,
ma cresce di un metro ogni
ora. Alle 4.00, a La Rotta, l'Arno
minaccia di rompere gli argini
che fiancheggiano la Tocco-Romagnola. Due ore dopo, l'ufficiale idraulico del Genio Civile inizia a reclutare vo-
lontari e raccogliere sacchi di
sabbia per le operazioni di arginatura. Alle 7.30, l'Arno ha
già allagato la periferia di Firenze e minaccia il centro.
Pontedera attende con sgomento l'ondata di piena. In città, l'esultanza per il ricordo
della vittoria del Regio Esercito nella prima Guerra mondia-
Alluvioni in Toscana
le scende parallelamente al salire del livello dei fiumi. Le celebrazioni si svolgono in fretta,
svogliatamente. I negozi del
centro rimangono chiusi. Dalle 9 circa, i pontederesi iniziano ad affollarsi sulle spallette
dell'Arno. Nessuno pensa alla
minaccia dell'Era. Come si vedrà di lì a poco, è un errore: a
Pontedera, le sponde dell'Arno, al contrario di quelle del
suo affluente, resisteranno.
Ma il grande fiume proveniente da Firenze farà molti danni
a Castelfranco di Sotto, Santa
Croce sull'Arno, Santa Maria a
Monte, Calcinaia, San Miniato, Montopoli. Poi, alle 14,30
di quello sciagurato venerdì di
cinquant'anni fa, a Pontedera
è il finimondo. Dalla "Montagnola", l'acqua dell'Era prende a inghiottire la città. In pochi minuti, la Piaggio è allagata: alla fine si conteranno miliardi di danni; poteva essere
un colpo mortale per l'azienda
della "Vespa", ma i suoi operai, veri "angeli del fango" dellaValdera, sapranno rimetterla in piedi a tempo di record. Il
centro storico diventa un gorgo infernale in cui scorrono au-
detriti che il fiume ha trascinato per chilometri. L il terrore.
Si cerca rifugio alla meglio, e lì
si aspetta: non si può fare altro. Non appena l'acqua del
fiume lo permetterà, sul "lago"
di Pontedera inizieranno a
scorrere pattini, gommoni militari, imbarcazioni di fortuna,
con a bordo soccorritori e generi di prima necessità.
Andrea Lanini
tomobili rovesciate, mobili
strappati alle case, tronchi e
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1I re5rf;<➢ ce ü'l,rY4.i.:f Q4i Nyü'l,e4'l.:flr.'c Iü',i;'q.';GS
eactlUedel fiUme Era
Fango e detriti perle vie del centro di Pentedera e nella foto accanto la campagna intorno a Santa Maria a Monte
Alluvioni in Toscana
Pagina 82
Piazza Martiri della Libertà (piazzone) sommersa dal fango
Alluvioni in Toscana
Pagina 83
INIZIATIVE IN TUTTA LA ZONA
® PONTEDERA
Diversi gli appuntamenti in zona per celebrare la festa del 4
Novembre giornata dedicata
all'Unità nazionale e delle Forze armate.
A Calcinala e Fornacette un
corteo guidato dal sindaco Lucia Ci
pi, dalla giunta, da
rappresentanti delle forze
dell'ordine con i cittadini si
snoderà per le vie con partenza alle 9 in piazza Indipendenza per toccare i monumenti
che onorano la memoria dei
Caduti, cori la deposizione delle corone di alloro: lapide al palazzo comunale di Calcinala;
monumento in piazza Indipendenza; chiesina dei Caduti
in via Vittorio Emanuele; monumento in piazza della Repubblica a Fornacette; asilo
Caduti in guerra a Fornacette.
A Vicopisano il gruppo culturale Ippolito Rosellini in collaborazione con gli studenti
del "Pesanti" di Cascina e col
patrocinio del Comune, ha organizzato una visita alle fortificazioni tedesche dell'Arno
Stellung, la "Linea dell'Arno" a
San Giovanni alla Vena. Appuntamento alle 15.30 dal monumento ai Caduti in piazza
della Repubblica.
A San Miniato la mattina si
apre davanti al monumento ai
caduti di Stibbio, in via San
Bartolommeo, con una cerimonia accompagnata dal
trombettiere della Filarmonica Verdi, alla quale saranno
presenti i ragazzi dell'Istituto
Buonarroti. Alle 10 il corteo
con gli studenti delle scuole si
ritrova in piazza Garibaldi a
Ponte a Egola, per spostarsi
nella rinnovata piazza Stellato
Spalletta e deporre la corona al
monumento ai caduti in via I
Maggio. Alla commemorazione sarà presente anche l'Asso-
Alluvioni in Toscana
Un momento delle celebrazioni a Calcinaia lo scorso anno
Sarà un 4 Novembre
carico di emozioni
e di ricordi per tutti
ciazione nazionale Granatieri
di Sardegna. L'ultima parte
della cerimonia si svolge a San
Miniato (ore 11.30) dove in
piazza XX settembre, sarà deposta una corona al monumento ai Caduti. Il corteo si
sposterà poi fino al sacrario di
Santa Maria al Fortino dove, alle 12 ci sarà la deposizione della corona e la celebrazione della messa peri caduti, con la benedizione della piastrina del
Caduto Giulio Castaldi. Saranno presenti alcune classi degli
istituti Sacchetti e Cattaneo e il
trombettiere della filarmonica
Verdi nella chiesa del Sacro
Cuore di Gesù a Ponte a Egola.
A Po
ce alle 10 in piazza S. Anna cerimonia ufficiale
con la partecipazione delle
rappresentanze dei paesi della
zona, deposizione corona d'alloro al parco della Rimembranza; alle 15 Sant'Ippolito "Le
pietre parlano ancora", a Montecerboli ore 21 "Io sono qui"
spettacolo teatrale liberamente ispirato alla figura di Norma
Parenti partigiana.
A Ponsacco le celebrazioni
si svolgeranno sabato alle
9.30: in piazza Valli ritrovo delle autorità civili, militari, associazioni e istituzioni scolastiche con bandiere e labari. Cerimonia della bandiera e rassegna, trasferimento al cimitero
comunale, deposizione corone ai Caduti del comune, trasferimento in piazza della Repubblica alzabandiera e onere
ai Caduti. Interventi delle autorità e premiazione dei familiari dei Caduti.
Pagina 84
CASTE LF RANCO
Le vetrine dei fon ' sfitti
mostra s 11' 1. vio .. e
1 CASTELFRANCO
Davenerdì 4 novembre, a Castelfranco di Sotto,
lungo le strade del Centro storico, le vetrine dei
fondi sfitti si trasformano per diventare mostra
fotografica.
Il primo degli eventi riguarda il cinquantenario dell'alluvione dell'Arno. In diciotto vetrine,
saranno in mostra altrettante gigantografie delle foto dell'alluvione a Castelfranco.
Un percorso che aiuterà quelli che c'erano a
rivivere quei giorni e quelli venuti dopo a comprendere meglio l'accaduto.
Sempre a Castelfranco, nella serata di venerdì, all'Oratorio San Severo, in via San Severo, a
partire dalle 21.30, si terrà l'inaugurazione dell'
iniziativa. Ricordi musicali e immagini del
1966, la proiezione di un film con riprese inedite del paese allagato, il racconto dal vivo di alcuni dei protagonisti e un brindisi finale, saranno
gli ingredienti della serata a ingresso libero.
L'intero progetto è stato promosso dal Comitato del Palio dei Barchini con il patrocinio dell'
amministrazione comunale.
Alluvioni in Toscana
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Campi allagati, 600 animali uccisi ma con la ricostruzione esplose 1Inclustria
La rottura
dell'argine
dell'
rone
le Cascine, il ruolo
dei Comune
e tante immagini
di llenia Reali
1 PRATO
C'è un'altra alluvione oltre a
quella di Firenze. C'è un'alluvione che il 4 novembre del
1966 toccò Prato, Campi, Signa, Lastra a Signa e Quarrata e
che ebbe meno clamore nel
mondo ma non per questo ebbe meno strascichi in chi la visse. Non c'erano opere d'arte da
salvare ma mucche e conigli,
non ci furono angeli del fango
arrivati dall'America ma vicini
di casa che fecero della solidarietà un atto quotidiano. Un atto dato per scontato forse ma
non per questo meno bello. E'
di quest'acqua che dal Bisenzio, Calice e Ombrone invase le
pianure circostanti che Aurora
Castellani, ex assessore di Vaiano, racconta nel suo "L'altra alluvione" (edizione medicea Firenze). Un evento di cui si è
sempre parlato molto poco a
Prato. Un po' perché a essere
colpiti furono paesi piccoli che
non potevano certo essere paragonati alla grande Firenze,
un po' perché la nostra è una
città dove il rischio idraulico
non è un tema all'ordine del
giorno. Eppure in palazzo comunale c'era tanto materiale
da consultare che nessuno aveva mai aperto dal 1967, anno in
cui fu tutto chiuso in un faldone e archiviato.
Alluvioni in Toscana
Castellani, com'è nata l'idea
di un libro sull'alluvione?
«Ho scovato su internet cercando un po' di materiali. E
quasi per caso ho trovato un
fondo fotografico nel sito della
protezione civile di Prato sull'
alluvione a Tavola. C'erano
molte foto di Ranfagni. E quindi ho pensato che se c'erano le
foto doveva per forza esserci
anche altro. E che forse se ne
era parlato poco perché aveva
riguardato solo una parte della
città. Sono andata in Comune e
ne ho parlato con l'assessore Simone Faggi. Grazie a lui e a Vania Fiondi ho potuto consultare l'archivio corrente del Comune in cui c'erano 8 ricchi faldoni. Una filza speciale intitolata
Alluvione '66" . Ci ho trovato
un po' di tutto. Ci sono le lettere del comune al Comune, le liste di aiuti richiesti e inviati ai
comuni limitrofi. Testimonianze di ogni genere che hanno
aperto uno spaccato nuovo sul
ruolo che Prato ebbe nell'alluvione sia perle zone allagate sia
come supporto dei comuni limitrofi che ebbero danni assai
più gravi».
Cosa accadde esatt amente
nel nostro territorio?
«L'Ombrone ruppe sulla riva
sinistra in località Ponte a Tigliano, si aprì un fronte di 100
metri. L'acqua a Prato allagò
Castelnuovo, poi Tavola risalendo tutta via Braga fino alla
Chiesa e tutte le Cascine di Tavola coinvolgendo circa 1.000
persone sugli 80mila abitanti
totali che all'epoca aveva Pra-
to. 'Tra gli elementi da evidenziare c'è quindi anche quello
che Prato rimase prevalentemente "asciutta" e riuscì a essere di aiuto e di supporto per tutti gli altri comuni Iiiiììtrofi».
Nel libro non parla dell'alluvione di Firenze. Ma dell'altra
alluvione. Perché?
«Ho deciso di fare un giro a
Campi Bisenzio, Signa, Lastra a
Signa, Quarrata perché di questa inondazione si è parlato pochissimo. Ho fatto cinque ricerche parallele negli archivi comunali. Scoprendo e riscoprendo storie. Alla fine ho realizzato
venti interviste».
Cosa ha scoperto?
di mezzadria . Alcuni, dopo l'alluvione, persero comnpletamente il loro lavoro. L' acqua spazzò
via l'agricoltura e molti, avendo perso tutti gli animali decisero di ricominciare ma lasciando i campi e lavorando
nel tessile e nella maglieria. Ed
è da qui che comincia il cambiamento economico di Prato».
«Due cose. Nessuno si aspettava un evento alluvionale di
questo tipo. Tutte le frazioni
coinvolte erano abituate alla
minaccia dell'acqua ma nessuno immaginava potessero esserci danni così. Tutti furono
trovati impreparati. L'Arno
non riceveva più e tutti dicono
che la nassa d'acqua arrivò
quando si aprì la ditta di Levane. Si temeva che l'acqua sfondasse la diga. La gente aveva
nesso le paratie alle porte convinta che fosse com'era stato
nel passato. Appoggiarono le
cose sul tavolo e poi da lì sui
mobili più alti finché non si capì che c'era da salire al piano
superiore. In alcuni punti l'acqua raggiunse i 3 metri di altezza.Le zone coinvolte di Prato
erano agricole e le 20 famiglie
che abitavano alle Cascine di
Tavola erano ancora in regime
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REFI
ROSSI
EGIDIO
ZAIUOBETTI
I conigli li
mettemmo sul camion
ma l'acqua li raggiunse
Le mucche
erano legate e morirono
Non fu possibile salvarle
ROSAFJA
DALÌ
L'elicottero
di Saragat si posò
sul tetto del Marini
FRANCO
FFAFIETTI
Salvai solo la
500: la parcheggiai
davanti alla Chiesa
ROBERTO
PETRUE£IAFII
Sentii suonare i
clacson mi affacciai e vidi
le macchine galleggiare
A fianco alcune frasi delle
testimonianze dei residenti di
Tavola e delle cascine che hanno
vissuto l'alluvione del 1966. Sotto
il salvataggio di alcuni alluvionati
e nella foto di destra il sindaco di
Prato Vestri (col cappotto e gli
occhiali) che parla coi militari
Aurora Castellani autrice ellibro"L laltraalluvione"
Alluvioni in Toscana
Pagina 87
Gli animali morti alla fattoria delle Cascine
t istuna dïsa
Via Braga, la strada centrale della frazione di Tavola
Alluvioni in Toscana
Pagina 88
11 libro e le foto
la presentazione
del libro in Comune
sarà presentato domani, atte
18, in salone consiliare il
volume a cura di Aurora
Castellani "L"altra Alluvione" .
ingresso libero.
Alluvioni in Toscana
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Adriana, oggi ottantenne, viveva nella fattoria delle Cascine dove l'acqua arrivò
a quattro metri. il ricordo dell'onda che travolse tutto e le "grida"` degli animali
1 PRATO
Un mare di acqua che a perdita
d'occhio aveva trasformato la
campagna della Fattoria delle
Cascine in un grande mare.
L'onda che stretta in un braccio di terra lungo l'accesso al
viale di casa sale come quella
che Adriana Roccastaldi, ora ottantenne, vedrà anni più tardi
in Versilia nel mare, quello vero, in burrasca. Ma anche e soprattutto quello che i suoi orecchi sentirono per tutta la notte
di quel 4 novembre quando
l'ondata di piena dell'Ombrone "ringollò" e inondò tutto tornando indietro dopo aver sbattuto contro l'Arno, un muro ormai incapace di accogliere anche una goccia d'acqua. «Ricordo bene - racconta Adriana -le
urla degli animali della fattoria,
completamente allagata, fin
quando ormai esausti di lottare
si arresero e morirono uno a
uno. Si salvò solo un tacchino.
Uno solo».
Adriana ricorda anche i colpi
delle corna di un toro contro il
soffitto. «La corrente - dice l'aveva trasportato fin dentro
l'ingresso di casa, ormai la porta era crollata, e lui cercava di
salvarsi mentre il livello dell'acqua cresceva. Colpì il soffitto
che avevamo sotto i piedi per
ore finché non ce la fece più.
Lui arrivò lì ma alle Cascine
molti animali furono sbattuti
ovunque dall'acqua quando
non morirono perché legati alle stalle».
Sono forse i rumori, e i silenzi, di quella notte ciò che oggi
Adriana racconta con lo sguardo più vivo e partecipe. «Avevamo sentito alla radio - torna
con la memoria a quei giorni
del 1966 - che i fiumi erano in
piena e che l'Arno a Firenze faceva paura. Sapevamo che i
campi si sarebbero potuti allagare, dietro il muro c'erano anche i segni dell'acqua delle alluvioni negli anni precedenti ma
chi avrebbe potuto immagina-
Alluvioni in Toscana
re?».
Adriana
quando
vide
"crescere" l'acqua mise le tavole alla porta convinta di aver
fatto il necessario per bloccare
l'eventuale acqua poi, guardò
oltre il canale. «Vidi un'onda altissima e sentii un boato. Chiamai mio fratello che era nel pollaio "Scappa, scappa". Lui entrò in casa e da quel momento
non potemmo fare altro che andare al piano superiore. L'acqua arrivò a 4 metri, a due scalini dalle camere».
Uno degli ultimi colpi d'occhio del piano terra fu il tavolo
che ballava tirato su da sotto.
Poi venne la notte, le urla degli
animali, i vicini che si chiamavano da una stanza all'altra. «E
la mattina dopo - conclude
Adriana - vedemmo la grande
distesa d'acqua. Qualche ora
dopo arrivò il canotto. Quello
della foto che passava tra lecase per portarci via».
(iler)
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Adriana Roccastaldi nella sua casa
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Pagina 90
A 50 anni da11A11ui ione il Museo deizllezzi di (:oinunicazione di via Picasoll organizza un convegno e la visita al relgerto donato da C`rin Luigi C"iape ti
Esposta la )razione
'o - na ri e che collegò Firenze la a' a del 1 966
AREZZO
Venerdì 4 novembre anche Arezzo
prenderà parte alle celebrazioni dei
50 anni dall'Alluvione di Firenze,
che si svolgeranno in un po' tutta la
Toscana. In città è prevista l'organizzazione di una giornata di studio
presso il Museo dei Mezzi di Comunicazione, di via Ricasoli, per non
dimenticare quella che fu una grande tragedia ma anche una grande
possibilità di dimostrazione della solidarietà che nasce in momenti simili. Questo evento è particolarmente
pertinente al Museo dei Mezzi di
Alluvioni in Toscana
Comunicazione di Arezzo in quanto, qualche anno fa, la, struttura museale fu oggetto di un'importate donazione: la stazione radioamatoriale che, nella notte del 4 novembre
1966 (precisamente alle ore 2,30), il
dottor Carlo Luigi Ciapetti, radioamatore di Firenze, mise immediatamente a disposizione del Prefetto
consentendo dalla stessa prima mattina di collegare la Firenze alluvionata (ancora, con 6 - 7 metri d'acqua) con il resto del mondo e di coordinare tutti i reparti necessari ad
arginare l'emergenza, dai vigili del
fuoco alla protezione civile.
Venerdì quindi, al Museo dei Mezzi
di Comunicazione di via Ricasoli, si
svolgerà un doppio incontro: la mattina rivolto alle scuole (alle ore
10,30 presso l'auditorium Aldo
Ducci, con ingresso dal Museo dei
Mezzi di Comunicazione) e il pomeriggio per la cittadinanza (alle ore
17,30 sempre nell'auditorium) per ricordare, e soprattutto per non dimenticare. Sarà, inoltre, visionabile
nel Museo per l'intera giornata la
Stazione Radioamatoriale donata
da Carlo Luigi Ciapetti. Entrambi
gli incontri saranno ad Ingresso gratuito. Ospiti del convegno saranno
Claudio Santori, presidente della
Brigata Aretina. Amici dei Monumenti, Giuseppe Misuri, presidente
Nazionale Cisar (Centro Italiano
Sperimentazione e Attività Radiantistiche), e il Fotoclub Chimera di
Arezzo. Gli interventi vedranno alternarsi racconti di storie personali,
spiegazioni sul ruolo dei mezzi di
comunicazione nell'emergenza, con
confronto ieri-oggi e proiezione di
filmati inediti sul tragico evento che
sconvolse Firenze 50 anni fa.
Pagina 91
r
Venerdì sarà rivissuta la notte dell 'alluvione del 4 novembre di 50 anni fa
"Mentre l'Arno scorreva': il ricordo a teatro
LATERINA ------------------------------Dopo l'evento iniziale della ripresa
dell'attività teatrale laterinese, premiato da un'autentica folla di spettatori, ad applaudire la Compagnia
Teatrale Monti in Laterina, irnpegnata nella commedia di Marcello
Nocentini, il commediografo nostrano, brillante produttore di pieces teatrali, arriva ora l'altro appuntamento, finalizzato a un genere del
tutto diverso, ma ugualmente sentito dalla gente: la rievocazione della
notte dell'alluvione del 4 novembre
1966.
Un'occasione per chi era adulto all'epoca, per ricordare quella tragica
notte, così come un'occasione per
le giovani generazioni che non
l'hanno vissuta.
Lo faranno attraverso le testimonianze, le letture, le narrazioni di
chi visse quell'evento in prima persona.
Venerdi 4 novembre alle 21.15, l'Auser di Laterina invita la popolazione di ogni età ad intervenire, per rivivere insieme quel drammatico ini-
zio di novembre di 60 anni fa, che
mise Firenze sott'acqua, fango, gasolio, esaltando la generosità e l'abnegazione dei mille e mille volontari che si fregiarono dell'appellativo
di "angeli del fango" per salvare
dalla distruzione un patrimonio culturale dell'intera umanità. Soldati,
carabinieri, civili, ignoti ed anonimi, studenti, ragazze e ragazzi arrivati da tutta l'Italia, spontaneamente, disinteressatamente, ma soprattutto meravigliosamente a testimoniare col volto sporco di fango, in
silenzio, il gran cuore della nostra
gente. Punto di riferimento l'opera
scolastica "Mentre l'Arno scorreva" sotto la regia di Riccardo Vannelli, l'anima del Dritto e Rovescio
che gestisce la stagione teatrale laterinese.
I saluti del sindaco Catia Donnini
introdurranno la serata che prevede gli interventi di Dante Priore, il
professore valdarnese, noto esperto
e cultore della materia; di Rosetta
Roselli, ex sindaco di Laterina, e della maestra Silvana Rossi che ha curato l'opera cui la serata s'ispira.
E con la partecipazione di Giulia
Quercioli, Simone Nocentini e Andrea Gemelli.
Giovanni Nocentini
Laterina Appuntamento a teatro
per ricordare il 4 novembre 1966
Alluvioni in Toscana
Pagina 92
Angela c Nazim, angelo anche lui
Così le voci del `G6 vanno in scena
Pubblichiamo un brano dello spettacolo Fincostassù di
Alberto Severi, regia di Lorenzo Degl'Innocenti, interpretato
da Marco Zannoni, sull'Alluvione del `66 a Firenze. Lo
spettacolo sarà in anteprima nazionale i giorni 11, 13,15,16
novembre, alle 21, al Teatro Niccolini di Firenze.
di Alberto Severi
Una sala piena di fango e di
libri accatastati, danneggiati
dall'acqua e dal fango. Luce
dell'imbrunire da un finestrone
ingiallito dal tempo.
Angela: «Sai, Nazìm... Quando l'Arno s'è ritirato, la domenica, i' sei di novembre, sono
uscita di casa, e mi sembrava di
vivere un incubo strano e senza
senso. Sulle pile de' ponti... tutti que' grovigli schifosi d'alberi
e d'immondizia... In piazza
santa Croce, c'era una colonna
d'automobili impilate una sull'altra: n'ho contate sei. Altre
quattro l'erano entrate in un negozio, due sopra e due sotto.
Assurdo. Una città ridicolizzata,
nella tragedia. Sventrata, nella
farsa. Fango dappertutto. Carogne d'animali. So che alle Cascine gli hanno distrutto co' i' lanciafiamme le carcasse de' cavalli affogati nelle stalle. Quelli
meno pregiati. E 'purosangue
no, quelli l'avevano messi in
salvo pe' tempo. Sarà anche vero che Dio fa piovere su'i giusto
e sull'ingiusto. Ma spesso l'ingiusto ci ha l'ombrello e i' canotto, e i' giusto affoga. Soltanto borgo san Jacopo, da lontano, mi pareva tutta lustra e pulita, come lavata di fresco. Poi,
andando avanti, mi sono accorta che l'era fango alto mezzo
metro, ci s'entrava dentro fino a
mezza gamba. Fango, fango,
fango. Eppure, ni' mezzo a i'
fango, sono spuntati de' fiori.
Subito, intanto, i' primo: quella
nostra antica, tragica ironia di
fiorentini, che l'è i' nostro bene
più prezioso, e, forse, i' nostro
limite. "Alla nuova Pompei Dalla mota a i' consumatore Prezzi sott'acqua". Così c'era
scritto, già due giorni dopo, su
i' cartello d'un negozio alluvionato. E c 'fiorentini cantavano,
sull'aria dei vecchi stornelli:
'Fior d'acqua viva, a i' mare 'un
ti ci porto, icché tu vòi, e' c'è più
acqua in casa che alla riva..." Tu
ridi, Nazìm? Ma c'è da ridere e
da piangere, sai? Lo sai icché gli
ha detto un artigiano di piazza
di' Cestello a i' duca d'Aosta,
che l'era arrivato a portare de'
viveri co' i' su' gippone? "Basta,
grazie, s'è bell'e avuto. Tanto
San Frediano'un mòre nemmeno coll'alluvione. Semmai, si
spande!"E unvecchino di' mercato di sant'Ambrogio, che dopo l'alluvione e'un trovava più i'
su' vecchio furgoncino che gli
serviva pe' sbarcare i' lunario,
vendendo verdure e patate, che
gliel'aveva portato via la piena,
l'è stato visto alzare l'occhi e e '
pugni secchi a i' cielo, e apostrofare i' Padreterno: "Io 'un so
più icché ditti' Poi c'è l'eroi silenziosi. Come qui' signore
benvestito, signorile, con baffi
e pizzetto, che pe' una settimana l'è venuto tutti i giorni a casa
mia, tirava fòri da una sacca una
tuta, un paio di gambali e una
pala, e cominciava a spalare i'
fango, tutti i giorni, la mattina
dalle nove all'una, e poi tornava
ni' pomeriggio, dalle tre alle
sei. "Io ciò avuto fortuna - ci
disse - 'unn' ho avuto danni,
ma mi pare giusto dare una mano a chi l'è rimasto alluvionato". O quell'altro, i' Fibbi, che
l'attraversò tutta la città a piedi
pe' andare a spalare da i' fango i'
negozio della su' figliola, in Gavinana, lavorò quattordici ore
di fila, e poi morì, schiantato
dalla fatica, e da i' crepacuore...
Hanno chiamato noi, angeli di'
fango, Nazìm, ma codesti costì,
icché sono? E e ' frati di santa
Croce, che qui, a poche diecine
di metri, stanno a crivellare la
melma da tre mesi per ricercare
ogni minima tesserina di pittura di' Cristo di Cimabue, icché
sono? Nazìm. Io, pe' quanto mi
riguarda, lo sai, partivo avvantaggiata: mi chiamo Angela Del
Fungo, e' mi ci voleva poco a diventare angela del fango. E poi,
sondi Firenze. Mi tocca. Ma voi,
arrivati dall'Armenia, dall'America, dall'Inghilterra, dalla Francia... Da mezzo mondo. Chi vi ci
ha portati? Chi vi ci ha mandati?
'Un lo so mica se poi, alla fine, vi
si merita. Certo, mi vien sempre
un po' da ridere quando ripenso a i' modo strullarello 'tu ci
hai avuto di presentarti. Ti ricordi? "Che tu l'hai mai conosciuto un armeno? No? Allora
piacere, sono i' primo armeno
della tua vita..." Armeno. Si: armeno, arméno ci sei te, Nazìm.
Amore, angelo mio. Te. Io. I'
fango. E ni' fango, da pulire da i'
fango, da salvare da i' fango, da
seicentomila tonnellate di fango, un milione e mezzo di volumi della Biblioteca nazionale
centrale. Opere d'arte di' Beato
Angelico e di' Ghirlandaio. Giocattoli di bambini. Seimila botteghe artigiane. Cinquantacinque edicole. Macchinari dell'industrie. Case di seimila senzatetto. Cinquemila automobili.
Pezzetti di cuore. Brandelli di
memoria, infangata. L'è un lavoròne, d'accordo. Ma, armeno
io e te, Nazìm, giovane armèno,
ci s'ha tutta la vita davanti, per
portallo a fine».
Sarà Marco
Zannoni (nella
foto dal sito
della Pergola) a
interpretare
tutte le «voci»
del '66 che
animano
«Fincostassù»,
lo spettacolo di
Alberto Severi,
dal l' 11
novembre alla
Pergola
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Alluvioni in Toscana
Pagina 93
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Alluvioni in Toscana
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rl'orrigiani, venerdì la hiapertura per i 50 anni dall'Alluvione. Doppio senso, con meno parcheggi
dei Bardi, i cui residenti lamentano da tempo rumore e
disagi, amplificati dal selciato
in pietra - spiega l'assessore
Giorgetti - Anche i bussini di
Se non è un miracolo, poco Ataf in direzione San Niccolò
ci manca. Tanto che, ieri sera, saranno spostati sul
stentava a crederci persino Lungarno».
Intanto, proprio a fronte
l'assessore ai lavori pubblici,
Stefano Giorgetti, durante un dell'inatteso risultato ottenuto
sopralluogo sul cantiere. In grazie all'impegno no stop, la
163 giorni, senza mai fermarsi, Cgil chiede un premio per i laoperai e ingegneri impegnati voratori edili impegnati sul
24 ore su 24 in cantiere sono cantiere: «Noi pensiamo che,
riusciti a ricostruire gli oltre oltre al riconoscimento mora200 metri di lungarno crollati le, questa sia l'occasione di rilo scorso 25 maggio, dopo che conoscere un premio econoun grossa tubazione di Pu- mico per gli operai che vi hanbliacqua era esplosa, eroden- no lavorato in imprese quali
Trevi, Crs, Cea, Italscavi, Cado il terreno.
Le imprese, aiutate anche lenzano Asfalti», spiega Marco
da meteo favorevole, sono ad- Benati, segretario fiorentino
dirittura riuscite a ricostruire della Fillea. E poi: «Per arrivare
in pietra (e non col bitume) il a questo risultato molti lavoramarciapiede lungo la spallet- tori hanno messo in campo un
ta. Tra oggi e domani scatterà grande spirito di sacrificio infine la riasfaltatura della conclude il sindacato - hanstrada, che dovrebbe essere no rinunciato a ferie già proriaperta al traffico dopo il ta- grammate, i trasfertisti sono
glio del nastro con il sindaco tornati a casa veramente poche volte, i turni spesso sono
Dario Nardella.
Nelle prossime settimane, stati a dir poco impegnativi».
dopo un periodo di rodaggio,
Claudio Bozza
scatterà anche una rivoluzione
daudio.bozza@a res.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
alla viabilità della zona: lungarno Torrigiani diventerà a
i
doppio senso. «Questa solu«Un premio per gli
zione ci consentirà di togliere
un bel po' di traffico lungo via
operai del cantiere,
Lungarno Torrigiani sarà
riaperto a traffico e pedoni dopodomani, 4 novembre, quando saranno celebrati i 50 anni
dall'Alluvione.
Ieri eoggi p
r.x;c;
I irrigiani ormai ultimata, In alto a destra: il crollo del 25 maggio
hanno lavorato con
spirito di sacrificio»
Alluvioni in Toscana
Pagina 95
1966-2016
Carlo, la sentinella
tradita dall'Alluvione
Carlo
Maggiorelli
Alluvioni in Toscana
È stata la prima vittima
dell'Alluvione: Carlo
Maggiorelli, tra il 3 e il 4
novembre, lavorava
all'acquedotto di Firenze
all'Anconella. Ieri il Comune e
Publiacqua l'hanno ricordato,
il figlio: «Un eroe? Non so, ma
amava il suo lavoro».
a pag'na 5
Pagina 96
Maffiorelli, operaio all'acquedotto, la prima vittima dell'Alluvione
ricordo del figlio: «Usci in bici, come sempre: non lo rivedemmo più»
Carlo, sentinella tradita dall'acqua
«Uscì di casa con la sua bicicletta per andare al lavoro e
non lo abbiamo più rivisto».
Era il pomeriggio del 3 novembre 1966 e Carlo Maggiorelli
aveva il turno di notte all'impianto dell'acquedotto comunale all'Antonella, e suo figlio
Maurizio non ama parlare di
quei momenti, anche se ricorda tutto.
Carlo Maggiorelli, prima vittima dell'alluvione a Firenze,
morto al lavoro, ieri è stato ricordato da Comune, Publiacqua, la società che gestisce
l'Anconella e l'acquedotto, e
l'associazione «Firenze Promuove», e accanto al restaurato monumento in sua memoria, spostato perché adesso sia
visibile da chi passa per via Villamagna, c'era anche Maurizio
Maggiorelli. «É stata una bella
cerimonia, emozionante vedere il Gonfalone di Firenze e sarebbe piaciuta anche alla
mamma, Teresa, che ogni anno il 4 novembre andava al cimitero dove trovava ïl mazzo di
fiori inviato dal Comune e che
era felice di questo - dice
Maurizio, dipendente di Palazzo Vecchio ora in pensione Lei purtroppo non c'è più da
tempo e vado io alle cerimonie
in ricordo del babbo». Carlo
Maggiorelli vedendo arrivare
la piena non abbandonò il posto di lavoro e per molti fu un
eroe, ma per Maurizio è prima
di tutto il babbo che non ha rivisto da quel pomeriggio di ,o
anni fa. «Il babbo era dipendente di una ditta privata che
faceva lavori e riparazioni per il
Comune come usava allora,
con pala e piccone, a tutte le
ore, domeniche comprese e
amava il suo lavoro. Noi abitavamo al Galluzzo e ogni giorno
inforcava la sua amata bicicletta per andare a lavorare - racconta Maurizio - Poi fu preso
al Comune come operaio all'Anconella e lavorava alla manutenzione e al controllo del
vecchio impianto per rendere
l'acqua potabile con il cloro, la
sabbia, il carbone, in una squadra di una decina di operai. E
dopo qualche anno divenne
capo operaio, dandosi il turno
con gli altri responsabile 24
ore su 24». 1 turni coprivano
Alluvioni in Toscana
anche le domeniche ed ogni
tanto mamma e figlio prendevano la bicicletta e andavano a
trovarlo, nel piccolo ufficio dove c'era anche un cucinotto e
una branda. «Ero piccolo e ricordo sempre il leggio alto con
sopra un grande librone dove
venivano segnati i valori registrati nei vari controlli orari,
ogni giorno, scritti ancora col
pennino... Quando si poteva la
domenica si andava a trovarlo
e si stava un po' con lui». In
quella casetta Carlo Maggiorelli si trovava anche la notte tra ïl
3 e il 4 novembre. «Non so se
sia stato un eroe, so che era coscienzioso, che non aveva mai
paura di lavorare per portare il
pane a casa, e forse quando la
piena è arrivata non ha avuto
tempo di mettersi in salvo. Era
di certo una brava persona».
Lui e sua mamma hanno sapu-
Chi é
r Carlo
Maggiorelli,
nato nel 1913
da una famiglia
contadina a
Marignolle, era
sposato
Assunto dal
Comune,
lavorava
all'impianto
dell'Antonella.
Di turno al
notte del 3
novembre non
abbandonò il
suo posto e fu
travolto dalla
piena. Fu la
prima vittima
dell'alluvione e
il suo corpo fu
trovato solo
due giorni dopo
to solo dopo cosa era accaduto
in quella notte, in cui Carlo
Maggiorelli parlò anche con altri addetti al controllo dell'Antonella, dicendo «vado a fare
un giro di controllo» prima di
perdere ogni contatto mentre
l'acqua del fiume ruggiva e saliva rapidamente.
«Io avevo 18 anni,facevo l'ultimo anno di scuola, e la mattina del 4 dato che non sapevamo più nulla del babbo presi la
bicicletta per andare a vedere,
ma in via Villamagna c'era una
montagna di fango e non riuscii ad arrivare all'Anconella.
Restammo con l'angoscia e la
sera andai da alcuni conoscenti che stavano vicino alla direzione dell'Acquedotto, nella
zona dello Stadio. E l'ingegner
Valeri, che era responsabile
dell'acquedotto, mi disse:
"Non siamo ancora riusciti a
raggiungere l'impianto, non
sappiamo nulla di preciso, ma
abbiamo visto una scala appoggiata ad un muro, forse è
riuscito a scappare...". Invece
due giorni dopo i vigili del fuoco lo trovarono, in fondo a un
cunicolo, e poi lo seppellimmo
al cimitero del Pino». Maurizio, come figlio di un caduto
sul lavoro fu assunto dal Comune - «in un certo presi il
suo posto» - all'ufficio dell'anagrafe dove è rimasto fino
al 2008, alla pensione. «È andata così - conclude Maurizio, ripensando a so anni fa Chissà se il babbo si è reso conto che era troppo tardi per salvarsi, se ha capito cosa stava
succedendo dopo che alla Nave a Rovezzano il fiume aveva
rotto gli argini... Ormai non c'è
più nulla da fare».
Mauro Bonciani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 97
L'Arno a ponte
San Niccolò
(da «L'Arno dà
di fori» di Luca
Giannetti, ed.
Scramasax)
A lato: la
cerimonia
all'Anconella in
ricordo di
Carlo
Maggiorelli;
l'ultimo a
destra nella
foto è suo
figlio Maurizio
Alluvioni in Toscana
Pagina 98
IN REGALO CON
IONE
Paolo VI in Basilica
per il Natale del 1 966
OGGI sarà regalata con La Nazione l'ultima delle pagine d'epoca
che raccontano per immagini i
giorni dell'alluvione. Oggi in edicola la pagina storica della messa
solenne di mezzanotte, quella di
Natale, che Papa Paolo VI tenne il
24 dicembre del 1966 a Firenze nella Basilica di Santa Maria del Fiore.
Era più di un secolo che un Papa
PAPA A Firenze il 24 dicembre
1966 a Santa Maria dei Fiore
Alluvioni in Toscana
non metteva piede a Firenze «Roma e Firenze, città che la storia,
l'arte, la fede, la rispettiva missione spirituale e civile, presentano
nella parentela di madre e di figlia,
anzi di sorelle, si abbracciano di
nuovo, in questa santa notte, insieme pregando, insieme piangendo,
insieme sperando» iniziò la sua
omelia il Pontefice in una città che
cominciava a risollevarsi ma che
ancora piangeva i suoi morti e la
sua bellezza perduta».
RICORDIAMO inoltre che nella
sede fiorentina de La Nazione in
via Paolieri sempre venerdì verrà
aperta la grande mostra «L'Arno
straripa a Firenze» dedicata all'alluvione con documenti, foto, immagini inedite, le pagine del nostro
giornale allora diretto da Enrico
Mattei che continuò ad uscire in
edicola perché stampato a Bologna, che raccontano quel giorno
vissuto da tutta la Toscana e i giorni successivi. Un evento a ingresso
libero.
Pagina 99
VENERDI' DOPPIO APPUNTAMENTO LA MATTINA PER I
RAGAZZI E IL POMERIGGIO PER LA CITTADINANZA CON
FILMATI INEDITI, TESTIMONIANZE E LA RADIO CHE
PERMISE AL PREFETTO DI DARE L'ALLARME
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stra al Museo
UNA TRAGEDIA ma anche una
grande dimostrazione di solidarietà quella che mise in ginocchio e
fece risorgere Firenze: l'alluvione
del 4 novembre del 1966. Venerdì,
giorno dell cinquantesimo anniversario anche Arezzo parteciperà
con un evento organizzato dal Museo dei mezzi di comunicazione di
via Ricasoli presieduto dal collezionista Fausto Casi. Sarà una giornata di studi e l'occasione per mettere in mostra la stazione radioamatoriale che, nella notte del 4 novembre 1966 (precisamente alle
2,30), Carlo Luigi Ciapetti, giornalista e radioamatore di Firenze, mise immediatamente a disposizione
del Prefetto consentendo dalla
stessa prima mattina di collegare
la Firenze alluvionata (sei metri
sott'acqua) con il resto del mondo
e di coordinare tutti i reparti necessari ad arginare l'emergenza dai vigili del fuoco alla protezione civile. In quelle ore fu l'unica voce da
Firenze, Un cimelio preziosissimo, donato qulche anno fa al museo aretino e che simboleggia proprio le due facce dell'alluvione: la
tragedia e la solidarietà.
Venerdì dunque si terrà un doppio incontro, la mattina rivolto alle scuole, alle 10,30 all'auditorium
Aldo Ducci con ingresso proprio
Alluvioni in Toscana
_"
l
mezzì
dal Museo dei mezzi di comunicazione di via Ricasoli, e il pomeriggio aperto alla cittadinanza alle
17,30 sempre nell'auditorium. Sarà, inoltre, visibile nel Museo proprio la stazione radioamatoriale di
Carlo Luigi Ciapetti. Entrambi gli
incontri saranno ad ingresso gratuito. Al convegno interverranno
l'assessore Marcello Comanducci,
Fausto Casi sul ruolo dei radioamatori nell'emergenza dell'alluvione, Claudio Santori presidente della Brigata aretina amici dei monumenti che presenterà un filmato
inedito in 8 millimetri girato da
lui personalmente sulla furia
dell'Arno quel giorno in Casentino, Giuseppe Misuri presidente
nazionale dei radioanatori Cisar cjhe spiegherà l'attività radiantistiche nel soccorso nazionale, e il Fotoclub Chimera di Arezzo che proietterà un filmato sull'alluvione di
Firenze.
SARÀ una giornata di racconti, ricordi, testimonianze, storie personali e si approfondimento su come
funziona la «macchina» della protezione civile e come sia stato fondamentale il ruolo dei radioamatori nella gestione dell'emergenza
quando la corrente elettrica e le li-
comun icazione
nee telefoniche erano inutilizzabili. Lo stesso ruolo che assume la comunicazione oggi. Di certo se succedesse ora Firenze ne nessun'altra città rimarrebbe isolata o abbandonata cone successe cinquant'anni fa quando i fiorentini
durante le prime ventiquattr'ore
vennero lasciati soli a scavare nel
fango senza cibo, ne vestiti asciutti, ne acqua da bere. No, oggi non
succederebbe.
ALL I
Ciapetti mise la sua
radio a disposizione del prefetto
Pagina 100
LA RUBRICA settimanale 'Segno 7', curata da Paolo Bonci, questa
sera, diretta ore 21,15 su Tv1 , avrà un attuale tema di ricorrenza:
«A 50 anni dall'alluvione di Firenze e Valdarno». Ospiti in studio, il
professor Giuseppe Tartaro e Fernando Mazzanti, direttore
dell'Autorità di Bacino Arno.
Alluvioni in Toscana
Pagina 101
Storie i aLLuvione:
i diari di Pieve
i
raccontati
Pieve Santo Stefano
SETTE storie di uomini e
donne che hanno vissuto
l'alluvione di Firenze nel
1966. Sono quelle
raccontate ogni sera in
apertura della messa in
onda di Radio3 Suite e
tratte dall'Archivio dei
Diari di Pieve. Oggi alle
20,05 la testimonianza di
Alfredo Poggiali,
«Ottanta voglia di
raccontare ricordi e
memorie», letta da
Paolo Lombardi, domani
Giovanni Gori e venerdì
si conclude con la
testimonianza di
Annalisa Pippi.
Alluvioni in Toscana
Pagina 102
foto raccontano
il disastro ll" r
icinquant'anni f
Al Museo
ESTATA appena inaugurata
e resterà aperta al pubblico
fino al 20 novembre la
mostra fotografica
«Fucecchio novembre 1966.1
giorni dell'alluvione». Nei
locali del Museo di Fucecchio
sabato, domenica e festivi
(16-19) e dal martedì al
venerdì (10-13) l'ingresso è
libero. Il Comune lancia un
appello ai cittadini per
raccogliere ulteriore
materiale fotografico per
integrare l'esposizione con
testimonianze dirette da chi
ha vissuto i fatti del 1966.
Alluvioni in Toscana
Pagina 103
vi lia
Incontro
per il cinquantesimo
deLL'aLLuvione
Vinci
EVENTO per rivivere
la storia. Quella
dell'alluvione del 4
novembre 1966. Venerdì,
nel 50esimo
anniversario, nella
scuola primaria di
Spicchio in via Guiducci,
si terrà una serata
pubblica sull'evento.
Saranno proiettate
immagini note e inedite e
seguirà un
approfondimento.
Appuntamento alle 21.15
a ingresso libero.
Alluvioni in Toscana
Pagina 104
isa oggi non fa più paura
ma non si può abbassare la guardia»
A cinquant'ann i dall 'alluvione il Comune n'corda la tragedia
IL 4 NOVEMBRE di 50 anni fa
l'Elsa si trasformò in un mostro.
Il fiume uscì dal suo letto e sommerse strade, campi, salì fino ai
primi piani delle abitazioni. L'alluvione a Castelfiorentino provocò ingenti danni e anche quattro
vittime (Guido Borghi, Giovanni
e Vittorio Cortini, Rosa Grassi),
oltre a diversi feriti e numerosi
sfollati. Il paese rimase isolato per
molti giorni, visto che la maggior
parte dei soccorsi venivano inviati nel capoluogo fiorentino. Grazie allo spirito di sacrificio dei cittadini il paese riuscì a rialzarsi.
Oggi l'Elsa non fa più paura: molto è stato fatto dalle istituzioni sul
versante della prevenzione, in primo luogo la cassa di espansione.
Ma Castelfiorentino non dimentica e venerdì, nel giorno del50° anniversario dell'alluvione, riaprirà
quella triste e dolorosa pagina di
storia. Alle 10, la Prociv effettuerà
un'esercitazione con il movimento delle cateratte e la chiusura del
ponte sull'Elsa. Nel pomeriggio,
alle 17, sarà inaugurata al Ridotto
del Teatro del Popolo la mostra
sulla «memoria collettiva», cui seguirà alle 18 la proiezione di alcuni video. Nel ricordo delle sue vittime, il Comune invierà una rappresentanza istituzionale con il
gonfalone alla messa che sarà celebrata a Firenze nella Basilica di
Santa Croce dal cardinale arcivescovo Giuseppe Betori e alla presenza del presidente Sergio Mattarella.
«Il nostro primo pensiero in questa ricorrenza - sottolinea il sindaco, Alessio Falorni - va alle vittime di Castelfiorentino e alle loro
famiglie. Il nostro Comune fu sicuramente uno dei più colpiti
nell'Empolese Valdelsa, ma ebbe
anche la straordinaria forza di riprendersi. Oggi, un evento come
quello del 1966 è molto difficile
che si verifichi grazie alla cassa di
espansione. Tuttavia sappiamo
che non ci possiamo fermare. Il
clima è cambiato, e che l'attuale sistema fognario e di mitigazione
Alluvioni in Toscana
del rischio idrogeologico abbia
delle criticità lo riscontriamo in
occasione delle `bombe d'acqua',
per non parlare della situazione
che riguarda la zona di Madonna
della Tosse. Stiamo lavorando
con le istituzioni cui compete questa materia (Acque, Consorizio di
Bonifica, Regione Toscana) per
definire interventi e soprattutto risorse per attuarli». La mostra al
Ridotto rimarrà aperta fino al 24
novembre nell'orario del CineMario Monicelli, martedì, mercoledì
e venerdì dalle 21.15, sabato dalle
18, domenica dalle 15.
Nello stesso periodo (e fino al 30
novembre) la Biblioteca Comunale «Vallesiana» organizzerà una
mostra bibliografico-documentaria dal titolo «Elsa e Arno: due fiumi in piena».
Irene Puccioni
L'alluvione di cinquant'anni fa con lo straripamento dell'Elsa
provocò danni ingentissimi e anche quattro morti a Castelfiorentino
«.i i
t
IltaaJUS Pl,Ja i9Lix.R
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Pagina 105
G tudent e teatro e
li
s
i
A
GIALLO MARE fa il bis. Dopo la
significativa esperienza di «City
Dreams« vissuta gli scorsi anni insieme a insegnanti e allievi di classi
delle scuole secondarie inferiori e
superiori di Empoli, il Minimal
Teatro ha deciso di riproporre il
progetto. Stavolta il nome è «River
dreams», un'iniziativa che pone l'attenzione, non a caso, al 500 anniversario dell'alluvione di Firenze. La
nuova proposta si basa sull'idea che
il teatro abbia l'opportunità di contribuire all'educazione, alla conoscenza e a una nuova relazione con
l'ambiente, la storia e la memoria di
un territorio. Nella speranza che
esperienze di relazione vissute negli spazi portino gradualmente i ra-
Alluvioni in Toscana
ír
ki
gazzi ad avvicinare le vie, i vicoli, i
giardini, i parchi del proprio paese
con una «cura» che appartiene a ciò
che è avvertito come prezioso, avvalorato e reso ancora meno distante
dalla trasmissione di memorie, racconti, narrazioni legati a quei luoghi e a quegli elementi.
Ricordare, trasformare il ricordo in
agire concreto e quotidiano di buone pratiche nella relazione fra uomo e fiume, e più in generale, fra uomo e natura. «River dreams» si terrà a Empoli sabato alle 15.30: gli
spettatori saranno condotti dalle
guide teatrali a compiere un itinerario nella città in cui incontreranno i
diversi gruppi che hanno partecipato al percorso di creazione del teatrekking. Al Museo del Vetro andrà
in scena «Goccia a goccia: l'acqua.
Elemento, forme, storia, uomo e natura» con la classe V del liceo artistico audiovisivo e multimediale «Virgilio» di Empoli. Via delle Murina
invece farà da cornice a «La natura
dell'acqua» dove i protagonisti saranno gli studenti della classe III P
dell'istituto comprensivo BusoniVanghetti. In piazza Matteotti invece sono previste tre performance:
«Aspetta aspetta, chi se l'aspettava?», con gli studenti della classe II
M Busoni-Vanghetti, «Ci travolse,
era dappertutto l'acqua», con la II A
dello stesso istituto e «Piedi nel fango, occhi all'orizzonte», del gruppo
teatro liceo Virgilio di Empoli Info:
0571 81629, [email protected].
Y.C.
Pagina 106
La messa
0
con i vescovi
che accorsero
a spalare
UNA MESSA solenne per
ricordare prima di tutto le
vittime dell'alluvione del
1966, e il dramma vissuto
dalla città, sarà celebrata alle
11,30 di dopodomani, venerdì
4 novembre, nel
cinquantesimo anniversario,
nella Basilica di Santa Croce,
una delle chiese simbolo dei
danni al patrimonio artistico,
con il Cristo di Cimabue
sommerso e deturpato. Alla
celebrazione, presieduta
dall'arcivescovo, cardinale
Giuseppe Betori,
parteciperanno altri vescovi
che come lui furono Angeli"
del fango , quei giovani che
arrivarono per aiutare la
città. A fianco di
Betori ci sarà l'arcivescovo di
Perugia, cardinale Gualtiero
Bassetti (foto), marradese, già
vicario generale
dell'arcivescovo Silvano
Piovanelli, che nel 1966 era
cappellano nella chiesa di
San Salvi. Tra l'altro, come
ricordato nel libro °...Nel
massimo sforzo di carità
sull'impegno della Chiesa
fiorentina nell'alluvione del
`66, voluto dalla Caritas e
curato da Franco Mariani e
Riccardo Bigi (Edizioni
Toscana
Alluvioni in Toscana
0ggi),
Bassetti
insieme ad
alcuni
giovani
parrocchiani,la
mattina del
4 novembre
mise in
salvo il
quartiere
aprendo 60
bidoni di idrocarburi stipati
illegalmente in un magazzino
ed evitando che scoppiassero
(cosa che successe in via
Scipione Ammirato dove ci fu
anche una vittima). In Santa
Croce arriveranno anche
l'attuale vescovo di Brescia,
monsignor Luciano Monari e
l'emerito di Corno, monsignor
Diego Coletti, che con Betori e
un'altra decina di seminaristi
e gi'ovani' sacerdoti" partirono
per dare una mano dal
Seminario Lombardo di Roma.
Angeli del fango, e presenti
per il cinquantenario, furono
anche l'attuale arcivescovo di
Lucca, monsignor italo
Castellani e il vescovo di
Civitavecchia, monsignor
LuigiMarrucci. Non ci sarà
fisicamente, ma ha già
annunciato un suo messaggio,
l'arcivescovo di Milano,
cardinale Angelo Scola, che fu
tra i giovani arrivati" a
Firenze.
Duccio Moschella
Pagina 107
I L.
DO MANI GRATIS CON LA NAZIONE IL LIBRO
SULL'ALLUVIONE SCRITTO DA UN TESTIMONE
D'ECCEZIONE CO M E FU LUCIANO BAUSI
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igratis con il giornale il libro scritto dall'allora assessore
«UN LIBRO simbolo, scritto da
un personaggio simbolo di questa
città: un libro breve e appassionante, che si legge tutto di un fiato. Abbiamo scelto di dare questo
flash, sposando il progetto della
Fondazione: è una delle iniziative che la Nazione mette in campo
per i 50 anni dall'alluvione».
Le parole del direttore de La Nazione Pier Francesco De Robertis
fotografano bene l'essenza de «Il
giorno della piena», il libro scritto
dall'allora assessore all'urbanistica Luciano Bausi, che domani i
nostri lettori riceveranno in omaggio gratuito insieme al giornale.
Una testimonianza viva che Luciano Bausi scrisse solo nel 1987
per gli amici, una testimonianza
che, grazie all'intervento della
Fondazione Cassa di Risparmio
di Firenze è stata ristampata in
32mila copie (Edizioni Polistampa). Il lavoro dell'ex sindaco Bausi protagonista d'eccezione dei fatti del 4 novembre `66, rende una
testimonianza unica di quei momenti, e del grande sforzo collettivo per la ricostruzione che ne seguì, simbolo della capacità molto
italiana di reagire ai momenti di
difficoltà. I figli di Bausi hanno
sottolineato che la memoria e il
suo ricordo possono e devono essere uno stimolo e un esempio
per vivere la politica fiorentina e
non solo all'insegna dell'operosità e della dedizione assoluta verso
gli altri, con competenza, semplicità e tanto lavoro. «Nostro padre
- ha ricordato la figlia Susanna fu un politico molto speciale e noi
ancora oggi, in tempi così difficili
nella gestione delle città, siamo orgogliosi del suo modo di essere e
di procedere nella sua attività di
sindaco del dopo alluvione. Ci
guardiamo intorno e tutto ci parla
di lui, a partire dall'illuminazione
disastrata dopo il sisma e poi rinata, dalle nuove scuole che furono
da lui inaugurate, sino al Ponte
dell'Indiano».
La copertina del libro
La presentazione del libro di Luciano Bausi
Alluvioni in Toscana
Pagina 108
w
G
I
IL.,
L'INTERVENTO DEL PREMIER GIA' PROGRAMMATO
PER LE 20. LA CONCLUSIONE ALLE 12 DI DOMENICA
p ù bass pensando al Paese colp to dal terremoto
i ,
i
NEGLI ultimi giorni, tradizionalmente i più importanti nell'organizzazione della Leopolda, i toni della
kermesse si sono abbassati. L'eco e
le immagini del terremoto in Umbria e nelle Marche che vedono il
premier Matteo Renzi impegnato
nell'opera di soccorso agli sfollati,
hanno consigliato agli organizzatori di rivedere i programmi. Resta
naturalmente l'adunata al fronte
del «Sì» per al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo,
ma Renzi è consapevole che il settimo capitolo della Rottamazione,
lanciata dallo stesso palco dell'antica stazione ottocentesca, non può
non rispettare il momento difficile
che il Paese sta attraversando.
E c'è anche chi sospetta che quest'anno la raccolta fondi, come sempre più generosa nel resto d'Italia
che in riva d'Arno, abbia fruttato
meno del previsto tanto da ridurre
il budget. Nei giorni scorsi Renzi
ha anche valutato l'ipotesi di rinviare la manifestazione così come l'appuntamento con il referendum costituzionale. Poi la decisione di andare avanti visto che questo - alla
fine - è da sempre il mantra del premier.
La regia della settima Leopolda alla quale lo stesso Renzi darà il via
venerdì 4 novembre e che si concluderà domenica 6, è stata affidata a
Jim Messina, l'uomo-immagine
del segretario Pd, e a Simona Ercolani, moglie di Fabrizio Rondoli-
Alluvioni in Toscana
i
no, autrice Rai e a capo della casa di
produzione Stand by me, coordinatrice anche della campagna video
renziana pro-sì.
E proprio il «sì» la farà da protagonista nella coreografia che rilancerà
le immagini di tutti i «sì che hanno
cambiato la vita» delle persone e
della storia.
Il 4 novembre a Firenze si celebra
il cinquantesimo anniversario
dell'alluvione che nel 1966 travolse
Firenze. Sul palco, quindi, è già stata prevista la presenza di alcuni degli angeli del fango (già riuniti per
le celebrazioni ufficiali). Quei giovani che allora lavorarono per salva-
Alex Zanardi
Pagina 109
re Firenze dal fango sono, del resto,
i migliori testimonial dell'Italia del
fare tanto cara a Renzi.
Già annunciate anche le presenze
di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che assiste i migranti, e, per
il mondo dello sport che non si arrende, sul palco potrebbe salire il pilota Alex Zanardi.
Nel listino dei pronostici sono calate le quotazioni sulle presenze di Jovanotti (comunque protagonista di
tutte le colonne sonore della Leopolda) e di Roberto Benigni che
Renzi ha voluto al suo fianco in
America durante l'ultima visita a
Obama alla Casa Bianca.
Come sempre in prima fila ci sarà il
popolo dei sindaci: Beppe Sala da
Milano, Giorgio Gori da Bergamo,
Giusi Nicolini da Lampedusa, Massimo Zedda da Cagliari e, naturalmente, Dario Nardella. Tutti aderenti alla rete «Basta un sindaco»,
800 primi cittadini per il sì.
Facile prevedere la presenza di tutti o quasi gli esponenti del governo: da Luca Lotti a Maria Elena Boschi, da Marianna Madia a Graziano Del Rio. E hanno già confermato la loro presenza imprenditori 'affezionati' come Brunello Cucinelli
e Oscar Farinetti.
Anche quest'anno il «fuori-Leopolda» sarà affollato, sabato alle 15 partirà da piazza San Marco per raggiungere la kermesse renziana il
corteo di «Firenze dice no».
Paola Fichera
19
i*
"F
irenze d i ce no "
MANIFESTAZIONE di "Firenze dice no" al referendum.
«Sabato 5 novembre - si legge
nel comunicato dell'area antagonista - scenderemo in piazza
con una grande manifestazione
per andare a contestare la "Leopolda del Sì". Scenderemo in
piazza con la Firenze che dice
Alluvioni in Toscana
No al governo del servilismo
spudorato ai poteri forti».
Secondo i manifestanti «questa
città, che prima di tutti ha conosciuto Renzi, è stanca di essere continuamente utilizzata come passerella elettorale mentre
si continuano a ignorare i bisogni e le istanze degli abitanti».
Pagina 110
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Ttra gli ospiti di
Matteo Renzi
(qui sopra) alla
Leopolda, il re
dei cachemire
B runello
Cucinelli (a
sinistra) e il
medico di
Lampedusa
Pietro Bartolo
(a destra)
Alluvioni in Toscana
Pagina 111
`Arno, nel 2021 Firenze sarà a1 sicuro'
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Alluvioni in Toscana
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Pagina 112
QUATTRO CASSE DI ESPANSIONE NELL'AREA DI FIGLINE
E DIGA DI LEVANE INNALZATA DI 9 METRI. GLI INTERVENTI
HANNO UN COSTO COMPLESSIVO Di CIRCA 200 MILIONI
«,antieri in corso, Firenze al sicuro nel 2021»
di ERASMO D'ANGELIS *
NELLA STORIA di una comunità
ci sono eventi che fungono da spartiacque, e l'alluvione del 1966 è stato uno
di questi. All'improvviso, infatti, nel
fango di Firenze, l'Italia scoprì la "meglio gioventù ". La gran parte dei fiorentini non era ancora nata ma se chiediamo cosa si ricorda di più di quella
tragedia, tutti risponderanno: gli angeli del fango, quelle ragazze e quei ragazzi protagonisti di un'impresa di solidarietà internazionale mai vista in precedenza, l'onda giovanile che accompa-
Alluvioni in Toscana
gnò la ricostruzione e segnò la data di
nascita del volontariato organizzato
nel nostro Paese, pose le basi per le normative sulla difesa del suolo ancorché
boicottate, gettò le fondamenta per costruire una moderna ed efficiente protezione civile.
GLI ANGELI del fango sono in arrivo da tante regioni italiane e anche da
New York e Teheran, Lima e Lione,
Oslo e Amsterdam e da altre città del
morendo. Venerdì li accoglieremo nel Salone dei Cinquecento e nelle tante occasioni di incontro organizzate che rinno-
vano solidarietà e dolore per il terremoto infinito che distrugge borghi e paesi.
RICORDEREMO insieme cosa accadde cinquant'anni fa quando, proprio in queste ore, sul bacino dell'Arno
si preparava la `tempesta perfetta" un
evento tra i più penalizzanti nella storia della meteorologia, e il loro lavoro
nella città isolata per quasi tre giorni
con i suoi 35 morti, le 70.000 famiglie
alluvionate, con 9.752 negozi e 8.548
botteghe, 248 alberghi e 600 insediamenti produttivi e 13.943 abitazioni allagate.
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NCAVA tutto. Mancavano soprattutto i soccorsi di Stato, e solo dopo
l'arrivo del presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, contestato dagli
alluvionati, si mosse l'esercito, migliaia di "angeli con le stellette" si aggiunsero ai fiorentini che spalavano fango e
ai giovani volontari arrivati da soli o
in gruppo, in maniera del tutto improvvisata o organizzati alla meglio, zaino
in spalla, con secchi e badili e anche
qualche chitarra, con piccole scorte di
medicinali e viveri, pronti a trascorrere
nel fango giornate, weekend, setti
ne.
CINQ UANT'ANNI dopo, però, cosa rispondiamo alla domanda che ogni
cittadino si pone su cosa succederebbe
se si ripetesse quell'evento? Dopo una
lunghissima storia di progetti e finanziamenti immaginari, di accordi eprotocolli di intesa rinviati, dopo 48 anni
di ritardi, nel settembre del 2014 sono
Le opere strutturali potranno
contenere 60 milioni di metri
cubi a monte dei centri abitati
partiti i cantieri immaginati mezzo secolo fa dalla Commissione De Marchi. Da allora si lavora, con il coordinamento di Italiasicura, la struttura di
missione contro il dissesto idrogeologico
di Palazzo Chigi e l'impegno di Regione, Comune eAutorità di bacino, con i
ritmi giusti dell'emergenza per creare
quel robusto sistema di difesa per Firenze e i suoi dintorni.
Alluvioni in Toscana
OPERE strutturali saranno concluse nel 2021 quando saranno in grado di contenere a monte dei centri abitati 60 milioni di metri cubi di acqua di
piena. La prima fase è in corso con la
costruzione di 4 casse di espansione
nell'area di Figline (il primo modulo è
già funzionante) ed è stato progettato
l'innalzamento di 9 metri delle spallette della diga di Levane.
LA SECONDA fase vede in progettazione opere di laminazione delle acque
della Sieve. Gli investimenti complessivi hanno un costo di circa 200 milioni
di euro garantiti dal Piano nazionale
contro il dissesto idrogeologico volto
dal premier Renzi. E' questa una delle
prime grandi opere di "Casa Italia"
la svolta che ci fa passare dall'inseguire sempre le emergenze alla prevenzione strutturale e alla difesa dalle catastrofi naturali. E' con questi cantieri e
con l'impegno a concluderli prima possibile, e con un Arno finalmente ripulito da scarichi fognari, che riabbracceremo gli angeli del fango.
* Coordinatore di Italia SicuraPalazzo Chigi
Pagina 114
LA COLLEZIONE Si COMPONE DI 12 STRAORDINARI SCATTI DELL'ARCHIVIO F.LLI GORI E DELL'ARCHIVIO GIACOMO APRILI
.
one la seconda foto stor
»
LE IAGINI più di ogni
parola descrivono con immediatezza l'alluvione del 4 novembre del 1966, la disperazione della gente, la città invasa da acqua e fango, i campi distrutti, e poi i lavori per
il ritorno alla normalità. Fino all'8 dicembre i nostri lettori riceveranno in regalo in
edicola, in abbinamento con
il quotidiano La Nazione, dodici straordinarie fotografie
dell'epoca e il contenitore
per raccogliere questa nuova,
emozionante collezione che
racconta la Maremma. Le foto, molte delle quali inedite,
saranno distribuite gratuitamente ogni martedì e ogni
giovedì e provengono da due
archivi importanti: l'Archivio Fratelli Gori e l'Archivio
Giacomo Aprili. Da entrambi gli archivi, quindi, un contributo fondamentale per
portare in edicola questo nuovo progetto che è stato poi
possibile realizzare grazie
all'aiuto di Acquedotto del
Fiora, Consorzio Bonifica 6
Toscana Sud, Comune di
Grosseto e Assicurazioni Generali (Agenzia di Maurizio
Marraccini).
Domani verrà consegnata insieme al quotidiano una nuova cartolina. Il 7 novembre
del 1966, sul quotidiano La
Alluvioni in Toscana
Cartoline in omagg io
fino all' d icemb re
ogni martedì e giovedì
ISOLATI M olti cittadini si rifugiarono sui tetti
e per soccorrerli dovette intervenire l'elicottero
Nazione, fu pubblicato questo avviso: «Avvertiamo i lettori che il nostro giornale, duramente colpito nella sua attrezzatura tipografica, viene
preparato a Firenze, ed è
ogni notte composto e impaginato da nostri redattori e
maestranze nello stabilimento del confratello bolognese
Il Resto del Carlino che ci ha
fraternamente ospitati. Siamo pertanto costretti a sospendere momentaneamente
la pubblicazione delle consuete pagine di cronaca locale. La proprietà e la direzione
del giornale stanno attivamente adoperandosi per riportare La Nazione alla normalità. Mentre ci scusiamo
con i nostri lettori di questo
doloroso contrattempo siamo in grado di assicurare che
quanto prima riprenderemo
la nostra veste abituale».
Le pagine di cronaca locale
ricomparvero il 12 novembre, dopo cinque giorni. Ma
le notizie su Grosseto non
mancarono mai. Vennero
ospitate negli articoli dell'edizione regionale.
I.B.
Pagina 115
ve scovo all
PaDa fece s
racconto di don Franco
«NEL NOVEMBRE 1966 ero
parroco della Cattedrale di Grosseto, un incarico che mi era stata
comunicato nel 1960, con la bolla
di Giovanni XXIII Servo dei servi
di Dio. Ricordo il 4 novembre
1966 come un incubo: il centro
storico della città completamente
deserto, la Cattedrale, fortunatamente vuota in quella domenica
di prima mattina di un venerdì di
festa nazionale».
Così don Franco ha ricordato a
Giancarlo Capecchi i giorni
dell'alluvione e l'intervento della
Diocesi e del Papa che mandò un
suo inviato.
«Improvvisamente - continua
don Franco - arrivò un mare di acqua limacciosa, una piena mai vista che trasformò piazza Dante in
un lago: acqua che veniva da via
Ricasoli, dove il fiume in piena
aveva raggiunto i secondi piani, e
si scontrava con un'altra ondata
impressionante proveniente da
via Manin. Lo scontro tra i due
fiumi faceva defluire la massa d'acqua in Corso Carducci: insieme al
fango, animali ancora vivi e carcasse, automobili, suppellettili, la
devastazione della campagna raggiungeva e sommergeva anche i
negozi e i magazzini del centro.
Davanti alla farmacia Severi una
mucca faceva sentire, sempre più
fievole, il suo muggito, ormai trasformato in preghiera».
«Dal sagrato della chiesa io e monsignor Amleto Pompili - continua don Franco -, guardavamo ipnotizzati, inebetiti quella ribellione della Natura. Avemmo la forza
di riprenderci e di correre dal vescovo Primo Gasbarri, che già intuiva e che era intento, da solo, a
spostare i libri della sua biblioteca
minacciata dal mare di acqua e di
fango che continuava ad aumentare di livello. Quando si affacciò su
Corso Carducci volle che lo accompagnassimo sulle Mura, davanti alle carceri di via Saffi: capimmo, guardando la città irriconoscibile, la proporzione dello sfacelo portato in città dalla furia scatenata dell' Ombrone. Il vescovo,
basito, raggiunse la Prefettura e allenò il Vaticano che lo autorizzò
stanziare subito i primi cinque mi-
Alluvioni in Toscana
cl
i. «Portavo viveri con
l
»
«Sali
o sulle M ura
e ci rend e mm o conto
dell'entità dello sfacelo»
lioni per i soccorsi. Aprimmo
quindi il primo Centro di assistenza della città nei locali della nostra parrocchia. Di grandissimo
aiuto mi fu don Giulio Mariotti
che allertò tutti i giovani delle nostre associazioni cattoliche per organizzare i soccorsi».
«La mattina del 5 novembre, su
un anfibio dell'Esercito - dice ancora don Franco - raggiunsi i Palazzoni di via de' Barberi portando cioccolata calda, generi alimentari e vestiti, indispensabili a chi
era stato preso all'improvviso
dall'ondata di piena e non aveva
fatto neppure in tempo a comprare qualche provvista. E facemmo
da staffetta tra parenti, familiari e
amici che abitavano in zone diverse per tranquillizzare ora l'uno
ora l'altro sulle condizioni di salute dei loro cari. Al Centro di assistenza in Cattedrale, diretto dalla
presidente del Cif, la signora Sofia Orlandini Ginolfi, arrivarono
da tutta Italia una quantità straordinaria di aiuti».
TESTIMONE
Don Franco Cencioni
racconta quei giorni
terribili e di come anche
lui si portò aiuto
<dI vc,.aco albaitò il Vali nno
IIR oef ,v,uvi m;rnllioow
Pagina 116
«Tra i vvolontari
era un giovane
studente
'»
Era
«RICORDO - dice don
Franco - che usammo, per
stivare il vestiario, i locali del
Museo Diocesano e parte del
nostro Duomo. Il prefetto
Chiesi, allora a Pistoia, mandò
un camion pieno di materassi.
E la Santa Sede, con il suo
inviato monsignor Andrea
Pangrazio, fu in primissimo
piano. Accompagnai
Pangrazio, insieme al vescovo
Gasbarri, nei punti più
disastrati della città e della
campagna, e su camionette
scoperte dell'Esercito,
arrivammo a Principina. A
tutte le famiglie incontrate
consegnammo una stufa,
inviata dal Papa, che anche
oggi molti conservano come
ricordo di quel terribile
evento: ma anche di Sua
Santità. Altro particolare: da
Sorano giunsero tanti giovani
guidati da don Enzo Baccioli.
Portarono viveri e aiutarono a
spalare il fango. Con loro c'era
anche un giovane studente di
teologia che sarebbe diventato
vescovo di Massa Marittima e
poi Cardinale: don Angelo
Comastri. E un grazie anche ai
giovani scout di Roma che
ogni fine settimana venivano a
Principina e con i loro furgoni
distribuivano il necessario per
sopravvivere. Che tragedia!
Ma anche, lasciatemelo dire,
che prova di solidarietà da
parte di tutti i grossetani che
non stettero a piangersi
addosso ma si rimboccarono
le maniche e ridettero dignità
al loro territorio e alla loro
vita».
Alluvioni in Toscana
Pagina 117
Archivio aperto
rl -:)0 anni
dal dis astro
-CAMPIGLIA ARCHIVIO storico aperto dal
4 all'11 novembre per
ricordare i 50 anni
dell'alluvione. Le iniziative si
svolgeranno all'archivio
storico comunale di Palazzo
Pretorio a Campiglia
Marittima. Si parte domani (4
novembre) alle 16.30 con una
conferenza e videoproiezione
sul tema « Storie del Cornia,
dai documenti dell'archivio
storico alle testimonianze
dell'alluvione del 1966», con
la partecipazione di
Gianfranco Benedettini,
autore del quale è in corso di
stampa un libro sull'alluvione
del 1966. Introdurrà Jacopo
Bertocchi, vicesindaco e
assessore alla cultura di
Campiglia.
A 50 ANNI di distanza attraverso materiali d'archivio si
cerca di approfondire la
conoscenza del fiume
attraverso le carte d 'archivio e
di ripensare i giorni
dell'alluvione conservandone
la memoria. I contatti per le
prenotazioni sono:
a.lorenzini @coopdiderot. it,
g.alagna @coopdiderot .it Tel.
328 1041571 ; 346 2166162.
L'archivio storico di
Campiglia si trova a Palazzo
Pretorio in piazza Lotti (tel.
0565 838470
palazzopretorioCq.,, comune. calnpigliamarittima .li. it).
SEMPRE domani dalle 11 (e
giovedì 11 novembre, dalle
10), si potrà seguire la visita
guidata dell'archivio a cura
delle dottoresse Graziana
Alagna e Agnese Lorenzini
della Coop Diderot. Le carte
d'archivio come elemento di
conoscenza e come
«nutrimento» per la memoria
e l'identità dei luoghi. Il
fiume Cornia il 4 novembre
1966 inondò Venturina
mettendo a dura prova un
intero territorio . Il fiume, la
radice stessa della fertile piana
di Venturina , fa spesso paura
e la natura è sempre pronta a
riprendere quello che ha dato.
Solo la consapevolezza,
l'esperienza, le conoscenze
storiche e tecnologiche unite
a una corretta gestione
possono mitigarne la forza.
Alluvioni in Toscana
Pagina 118
l
1 1
a
novembre '66:
Agricoltura ko, strade interrotte e tantapanr°a. il ricordo di chi c'era
- VENTURINA TERME IL 4 NOVEMBRE 1966, la Toscana fu sommersa dalle acque dei
suoi fiumi. l'Amo, l' Ombrone, la
Cecina, recarono danni ingenti alla agricoltura, alle città, al patrimonio dei beni culturali che, si sa, in
Toscana è immenso. Accadde anche da noi. La Comia, questo corso che ha tutte le caratteristiche
per essere annoverato fra i torrenti, nei mesi autunnali aumenta la
sua portata e diventa pericoloso.
Non si sa di preciso quando le sue
acque ruppero gli argini di Montioncello e si allargarono nella piana, verso Venturina. Certo non era
ancora spuntata l' alba. La più colpita fu la zona di via dei Mille, un
quartiere di recente costruzione
ma densamente popolato.
M-ffl
.. TA
«Fu quella pe gg iore
In pochi sapevano
cosa 'era oltre la ferrovia»
METRO d' acqua, in qualche
caso di più, fu sufficiente per gettare nella disperazione centinaia di
famiglie. Si fermò nella zona dove
sorgono le scuole Medie. Valicò I'
Aurelia, il traffico fu fermato per
molte ore, si spinse fino in Pantalla e giunse a Venturina. Le parti
più basse della cittadina furono letteralmente sommerse. Prese la via
Alluvioni in Toscana
Cerrini e corse verso la barriera della ferrovia che, naturalmente, fece
da diga respingendola per diverse
ore. Quando sembrava che tutto
fosse passato sopraggiunse la seconda ondata che, ironia della sorte, percorse gli stessi luoghi della
prima aumentando il senso della
paura e della disperazione. In pochi sapevano che cosa stava accadendo al di là della ferrovia. Infatti, la Comia aveva "strappato" l'argine che si alza sulla strada che porta a Piombino.
IL PULLMAN degli operai era
passato da mezz'ora quando la strada venne interrotta e sconquassata
dalla forza dell' acqua fuoriuscita
dagli argini. L' interruzione durò
una settimana. Danni ingenti, naturalmente. La più colpita fu l'
agricoltura. L' acqua si fermò nella
zona di Fiorentina, in Bocca di
Comia, dove il terreno era stato sopraelevato per la costruzione di
due impianti industriali.
Dappertutto rimase la melma,
qualche cascame animale, il fango
e un odore soffuso di materie decomposte e di nafta. Immenso fu il
lavoro dei volontari che soccorsero
le popolazioni in tutti i modi. Perfino con le barche venute da San
Vincenzo!
Enrico Pardini, allora capo cantoniere Anas, ci ha raccontato: «La
strada che va a Piombino era sotto
la mia responsabilità. A metà mattinata andai alla Rampa Merciai
ma non potei passare. Non avevo
mezzi meccanici, solo le braccia e
potevo far poco. Quando cominciava a far buio accendevo delle lanterne sui due lati della strada per far
vedere che di li non ci si poteva
transitare. Le spengevo al mattino.Anche ora, se piove di continuo per diversi giorni corro sempre sul ponte dell'Aurelia a vedere
a quale altezza è l' acqua. Il ricordo
di quel 4 novembre è sempre vivo
nella mia memoria...».
E lo è nella memoria di tutti.
Gianfranco Benedettini
Pagina 119
B'A CUB0 Una immagine dell'alluvione di Venturina, meno tragica di
quella di Firenze, ma comunque un terribile ricordo per la nostra gente
I I era allora capo cantoniere: «Anche
ENRICO P
ora, se piove di continuo per giorni corro sempre sul
ponte dell'Aurelia a vedere a quale altezza è l' acqua. Il
ricordo di quel giorno è sempre vivo nella mia memoria»
Alluvioni in Toscana
Pagina 120
A 50 ANNI DALL'ALLUVIO NE DI FIRENZE, IL RACCONTO DI AMILCARE PALADINI
«Io, angelo del fango: da Gorfigliano all'
A DUE giorni dal50esimo anniversario
dell'alluvione di Firenze, riportiamo la
testimonianza di un «angelo del fango»,
Amilcare Paladini di Gorfigliano, allora
24enne, che rispose all'appello di andare a Firenze a rendersi utile nel salvare
le migliaia di bellezze storiche-artistiche avvolte dal fango. «Ero allora educatore al convitto, annesso all'Istituto Tecnico Agrario di Pescia - racconta - e facevo il pendolare da Gorfigliano. Ero abituato al sacrificio e alla fatica e così fu
spontaneo accogliere l'invito del Provveditorato agli Studi di Pistoia rivolto al
personale della scuola a dare una mano
a Firenze. Lo stesso Provveditorato mise a disposizione un pullman. Indossati
gli abiti da lavoro e gli stivaloni, partii
con tre studenti per Firenze. Nella foto
siamo in piazza Ghiberti con sullo sfondo la sede de La Nazione. Fummo destinati al recupero libri al Gabinetto Vieusseux a Palazzo Strozzi. Dal piano terra li
portavamo a quelli superiori, ripulendoli della fanghiglia più grossa, in attesa
poi del loro completo recupero. Non
c'erano allora punti ristoro organizzati.
Il lavoro ovviamente era faticoso. In pratica un continuo saliscendi dalle 9 al pomeriggio inoltrato». «Da poco più di un
»
anno, dal 28 ottobre 1965, - continua ero corrispondente de La Nazione da
Gorfigliano e dall'alta Garfagnana. In
un tardo pomeriggio, insieme agli altri
compagni, volli andare alla sede de La
Nazione. Un gentile custode mi fece entrare per vedere il danno subito dalle
nuove rotative, inaugurate in pratica 40
giorni prima. Uno scempio con il tutto
avvolto nel fango. Rimasi poi sorpreso
quando seppi che il giornale, da Bologna, aveva ricominciato ad essere stampato a Firenze. Per me, fu un autentico
prodigio».
Dino Magistrelli
5 0 At-IG-WW FA Paladini (al centro) con Oriandini, Mariotti e
Giovannini. Alle loro spalle la sede della Nazione di Firenze
Alluvioni in Toscana
Pagina 121
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Completata la struttura portante. «Ora entriamo nella.fasefinale»
LA PARTE principale è finita. Ma
per poterci transitare, bisognerà ancora aspettare dei mesi. Il ponte di
Stadano è una tra le opere della ricostruzione più attese: crollato nel
2011, a causa del Magra in piena,
era l'unica via di accesso al paese.
Da quel 25 ottobre i cittadini hanno dovuto utilizzare, e lo stanno an-
FUTWCL',o
L'imponente figura
del nuovo ponte di
Stadano , realizzato al
posto di quello
crollato nel 2011
durante l 'alluvione
(foto Pasquali)
Alluvioni in Toscana
cora facendo, uno stretto bypass
realizzato sulla corsia d'emergenza
dell'autostrada, delimitata da jersey, col traffico regolato da un semaforo. Una situazione che sta mettendo a dura prova la loro resistenza. «Stiamo aspettando da troppo
tempo - dicono - e i lavori ci sembrano in evidente ritardo». E l'altro
giorno, sul cantiere, c'era il progettista, Mario De Miranda . «Quello
di Stadano è il primo di tre ponti
sospesi - ha spiegato - l'idea era
quella di realizzare un progetto unitario che avesse conformazione e
linguaggio unitari. Il ponte sospeso
è allo stesso tempo classico e moderno, si tratta di una struttura snella,
che si inserisce bene nel contesto.
Il costo totale per le tre opere è di
circa tredici milioni di euro».
IL PONTE di Stadano era crollato assieme a quelli di Mulazzo e Castagnetoli. Quello aullese in particolare è lungo circa duecento metri
più il viadotto, il Magra ha un regime importante, con piene improvvise e potenti, quindi si è tenuto
conto della sicurezza, anche in fase
di costruzione. «La struttura
dell'impalcato è stata montata senza appoggi in alveo, metodo costruttivo innovativo. I 200 metri di impalcato sono stati realizzati in due
settimane. Una soddisfazione per
noi». Solo che ci sarà ancora da
aspettare, per le ultime opere e soprattutto per il collaudo. «Completato l'impalcato metallico bisognerà realizzare la soletta in calcestruzzo e poi la pavimentazioni. La parte principale comunque è finita».
«Consegneremo l'opera in un paio
di mesi - aggiunge Carmine Dello
Russo, direttore di cantiere per la
ditta Castaldo - poi ci saranno i collaudi. L'apertura? A primavera».
Monica Leoncini
Pagina 122
"ACQUE RIBELLI" E "AUL LA 201 I"
Le alluvioni apuane
esposte' da venerdì
all'Archivio di S tato
G
-MASSA -
SI chiamano "Acque ribelli" e
"Aulla 2011": il salvataggio di
due archivi nelle mostre, la prima
documentaria, la seconda fotografica, che l'Archivio di Stato ha allestito nell'istituto di via Sforza
per il50esimo anniversario dell'alluvione del capoluogo toscano.
Nelle iniziative, che hanno coinvolto tutti gli istituti periferici toscani, volute dal Ministero dei Beni Culturali e del Turismo per ri-
Ci sono anche due volumi
in lingua Esperanto
dedicati a Firenze
cordare gli inestimabili danni provocati al patrimonio dall'esondazione dell'Arno il 4 novembre del
1966, l'archivio di Stato partecipa
proponendo una significativa mostra sulle alluvioni che dal XVII
al XIX secolo hanno interessato il
territorio apuano. Dal 4 novembre carte, documenti e mappe
escono dai depositi dove sono state conservate, sono visibili per capire come da sempre le acque dei
fiumi si sono ribellate causando
danni. Corsi d'acqua come il Parmignola o la Fossa Maestra o il
canle di Montignoso, altri più importanti come il Carrione o il Fri-
Alluvioni in Toscana
gido, ma il risultato non cambia :
argini divelti, terreni sommersi,
danni a persone e cose, conflitti di
competenza soprattuto quando
ad affrontarsi nelle zone di confine sono governi in difesa degli interessi degli stati preunitari. La
mostra fotografica espone immagini inedite e documenta quello
che all'indomani dell'alluvione di
Aulla è successo nel chiuso dell'archivio notarile e dell'archivio comunale. Decine di volontari da
tutta la Toscana, ma anche da fuori regione, si sono immersi nel
fango per salvare il prezioso archivio notarile che risale al XVI secolo e granparte dell'archivio comunale travolti dalla onda di piena.
Il lavoro è stato coordinato dalla
Soprintendenza Archivista della
Toscana. Il notarile è stato congelato e asciugato tramite liofilizzazione nella biblioteca nazionale
di Firenze e conservato nella sezione di archivio di stato di Pontremoli. I faldoni dell'archivio comunale, che non sono andati distrutti, sono stati congelati ed è in
corso l'operazione di liofilizzazione. In mostra volumi in lingua
Esperanto che raccontano l'alluvione di Firenze: una "chicca" da
collezionisti. In appendice alla
mostra fotografica ci sono immagini dell'archivio del Comune di
Massa danneggiato in passato recente dall'inondazione dei locali
che lo ospitavano.
Pagina 123
OGNI MARTEDI E GIOVEDI' PER SEI SETTIMANE I
LETTORI TROVERANNO IN REGALO CON «LA NAZIONE»
LE RIPRODUZIONI DELLE FOTO DI LUCIANO FRASSI
DEDICATE ALL`ALLUVIONEA PISA E PROVINCIA
1 regalo le foto d
dic
i
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Lavorò a lungo con
neg
li
s
alluvione
e i dï Frassi
Nazione. Apprese il
di GIUSEPPE MEUCCI
VERO successo l'iniziativa
de «La Nazione» di regalare ai
propri lettori le foto dell'alluvione del 4 novembre '66 scattate da
Luciano Frassi, quale significativa sintesi della più ampia esposizione in corso a Palazzo Blu. Un
appuntamento in edicola quello
del martedì e del giovedì ormai irrinunciabile per chi voglia documentarsi su quei giorni terribili
vissuti da Pisa, Pontedera e Santa
Croce raccontati con le immagini
realizzate da un vero protagonista
della storia pisana del dopoguerra, oggi proprietà della Fondazione Pisa: Luciano Frassi, appunto.
personaggio sul quale merita
soffermarsi per ricordarlo ai moltissimi che l'hanno conosciuto e
ai più giovani che grazie a lui rivivono capitoli importanti della storia pisana più recente. Luciano
Frassi, nato a Pisa nel 1926, cominciò a prendere dimestichezza
con la macchina fotografica in
una circostanza davvero particolare. Sul finire della guerra finì rin-
sti ere duran te
chiuso come molti altri nel campo di concentramento di Coltano.
Lì divideva la tenda con un soldato della Wermacht che da civile faceva il fotografo e fu quel tedesco
che, disegnando con un mozzicone di lapis su qualche pezzo di carta straccia, gli spiegò come funzionava una fotocamera. Un insegnamento fatto per passare il tempo
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W^
Ha lasciato un ricchissi mo
archivio che doc umenta
mezzo secolo di vita cittadina
che però a Frassi tornò molto utile quando rientrò a casa. Si procurò una vecchia fotocamera e cominciò a fare fotografie. Inizialmente sul Ponte di Mezzo, e prima ancora sulla passerella che
l'aveva sostituito. Fotografava la
gente, i bambini, le famiglie, poi
lasciava un bigliettino con il recapito e correva in camera oscura a
sviluppare. Più tardi, arrivarono
il giornale e l'attualità sulle pagine de «La Nazione».
prig ion ia
Le foto di Frassi, comparse sulle
nostre cronache già nei primi anni Cinquanta, là dove fino ad allora avevano trovato posto soltanto
testi scritti, spalancarono una finestra sulla città, sui suoi problemi,
sulla sua ansia di rinascita dopo la
bufera della guerra. E segnarono
una nuova stagione del giornalismo pisano in linea con i fermenti in atto in tutte le pubblicazioni
italiane che cominciavano, sia pure in ritardo, a raccogliere le innovazioni già maturate negli Stati
Uniti fin dagli anni Trenta nella
rivista «Life» che a fianco dei testi
scritti forniva immagini dotate di
grande forza evocativa.
OSSERVATORE attento e imparziale di qualunque avvenimento meritasse l'onore della cronaca,
Luciano Frassi ha attraversato
più di mezzo secolo di vita pisana
documentando sulle pagine de
«La Nazione» eventi e personaggi
che, uniti in mosaico, rappresentano la storia di una città e dei suoi
abitanti. L'alluvione è uno di questi capitoli che lui visse fin dal pomeriggio del 4 novembre e nei
giorni successivi, raggiungendo
spesso con mezzi di fortuna e insieme a chi scrive, allora giovane
cronista de «La Nazione», tutte le
località della provincia devastate
dall'acqua. Come Pontedera, dove arrivammo bordo di un camion americano messo a disposizione da Camp Darby. E con il
giornale di domani i nostri lettori
avranno in omaggio una immagine eccezionale di quel reportage.
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Luciano Frassi in sella alla sua Vespa e con le
sue separabili macchine fotografiche
Alluvioni in Toscana
Pagina 124
E
«CHIEDEMMO A QUELLA DONNA COME AVEVA FATTO
A SOPRAVVIVERE ISOLATA PER TANTI GIORNI: LEI
DISSE SOLO CHE AVEVA PREGATO LA MADONNINA
DEL GRAPPA CHE ALLA FINE L'AVEVA AIUTATA»
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di MAURO
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angelo delfango a cinquant'anni dalla devastazione
TTEUCCI *
IN QUESTI GIORNI si ricorda
il cinquantenario dell'alluvione
che colpì la città di Firenze (e non
solo) il 4 novembre del 1966, infliggendole gravissimi danni oltre a provocare la morte di decine
di persone. Ho parlato raramente,
se non ai familiari, della mia presenza nei giorni successivi al disastro, nella città ferita, e che allora
sembrava colpita a morte: anch'io
sono stato uno degli angeli del fango, di cui spesso si è parlato in modo retorico. Infatti, quella di accorrere per dare una mano a Firenze e ai fiorentini, fu per noi
una scelta per niente eroica, ma allo stesso tempo spontanea e quasi
inconsapevole: era la città dove
da un anno frequentavo l'università e sembrava quasi naturale, anche per curiosità, andare.
Non dimenticherò mai le strade
del centro storico invase dal fango e dalla nafta che penetrava,
con il suo odore insopportabile,
nelle narici e che rigava i muri delle case e dei palazzi: la devastazione nella città, che tanto ammiravo, era desolante! Ci dettero una
pala e dei gambali di gomma - i
cosiddetti chantilly - e cominciammo a spalare la mota. Ma la
volontà mia e di alcuni compagni
era di andare, anzi di penetrare
quanto prima in piazza Brunelleschi, dove era la sede della nostra
facoltà di lettere e filosofia. Ricordo con una certa emozione che,
quando vi giungemmo, ci venne
da piangere, trovando il fango
dappertutto: sembrava che una
parte della nostra vita fosse stata
cancellata per sempre dalla furia
Alluvioni in Toscana
na
degli elementi ! Ma superammo
subito lo scoraggiamento e ci mettemmo al servizio di chi era impegnato nel lavoro - che sembrava
inutile - di ripulitura dei locali e
soprattutto degli amati libri. Non
dimenticherò di aver lavorato per
un'intera giornata a ripulire libri
accanto al compianto professor
Lanfranco (Cretti, ordinario di
letteratura italiana, con il quale in
seguito avrei sostenuto due esami: devo dire che entrambe le volte mi ricordò con grande umanità
il momento che ci aveva accomunato. Altri giorni, li trascorsi ancora a contatto dei libri, nei locali
della Biblioteca Nazionale dove
la devastazione era massima: mi
colpiva l'amore degli impiegati
per i testi che cercavano , in apparenza inutilmente, di salvare e di
ripulire.
Ma l'episodio più toccante mi accadde la domenica, in cui mi ero
recato a Firenze con alcune persone della mia parrocchia di
Sant'Angelo di Bottegone. Andammo a lavorare nell'Oltrarno
al quartiere di Gavinana; a me e
ad alcuni amici, entrati in una casa invasa dal fango, ci sembrò di
udire una voce flebile venire
dall'interno di una stanza , ci inoltrammo nella casa e, aperta una
porta, ci trovammo di fronte a
uno spettacolo sconvolgente: una
vecchietta stava seduta sul letto
circondato dall'acqua e dal fango
e appena ci vide, ci abbracciò gri-
dando che erano venuti a salvarla
gli angeli inviati dal Signore! Noi
rimanemmo ammutoliti, domandandoci come aveva fatto a sopravvivere isolata per tanti giorni: lei disse solo che aveva pregato la Madonnina del Grappa, della quale era devotissima e che
l'aveva aiutata. L'impegno sui luoghi dell'alluvione durò per una
ventina di giorni con altri episodi
commoventi che lasciarono a lungo traccia nella mia vita.
In quel periodo si crearono rapporti bellissimi di amicizia, che sarebbero durati nel tempo perché
nati nella solidarietà e nella condivisione di un aiuto a chi era stato
colpito dalla sventura. Il lavoro di
tanti avvenne nel silenzio - anch'io è la prima volta che ne scrivo - senza attendere nulla, come
peraltro sarebbe stato nella maggior parte dei casi. Ma imparammo che la sofferenza dell'altro ci
appartiene nella comune umanità
e che condividerla, fa crescere
nell'animo: è senz'altro la ricompensa più grande.
* angelo dei fango , ex docente
del Petrocchi e volontario alla
parrocchia di Vicofa
Pagina 125
II professor Mauro Matteuccì ha insegnato per anni negli istituti di
Pistoia. L'ultimo incarico al liceo Petrocchi
Alluvioni in Toscana
Pagina 126
TRA MEMOR I A E FUTURO
Arezzo, a stazione rad íoamatoríate
al centro delle ceLebrazìoní
Do cumenta ri o i Enrico Paccíani
Due
La stazione radioamatoriale che 50 anni fa Carlo Luigi
Ciapetti mise a disposizione per collegare Firenze con il
resto del mondo, sarà al centro delle celebrazioni al
Museo dei mezzi di comunicazione di Arezzo.
ri
ín contemporanea
«Firenze 66 - Dopo l'alluvione» documentario Sky di
Enrico Pacciani, sarà dato in anteprima il4
novembre contemporaneamente, a Palazzo Vecchio
e nel Cinema Teatro della Compagnia.
L'eroe dell'acquedotto e le altre vittime
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sotto l'onda d'uno dei Amo: • quattro erano banibiní
Paola Fichera
FIRENZE
LA F UR IA dell'Arno cinquant'anni fa offese, spesso mortalmente, i
tesori artistici e culturali di Firenze. A ogni fiorentino il 4 novembre
del 1966 il fiume impazzito ha portato via un pezzetto d'anima. E forse è per questo che i 35 morti di
quella alluvione, tanti anziani, malati e persino quattro bambini, sono rimasti così a lungo quasi senza
ricordo. Solo dal 1994, 38 anni dopo l'alluvione, quei nomi sono tornati alla ribalta della cronaca e del
ricordo. E anche la loro storia è stata, infine, raccontata. A rendere
pubblico l'elenco ufficiale della vittime che l'8 dicembre del 1966 l'allora prefetto di Firenze, Manfredi
De Bernart, inviò al ministro
dell'Interno è stata l'associazione
Firenze Promuove e il suo presidente Franco Mariani: da quel momento ogni anno una messa viene
officiata per loro.
Alluvioni in Toscana
._í-
POCH I ANN I OOPO il Comune di
Firenze, su proposta di Eugenio
Giani, allora assessore alla Protezione civile, ha deciso di istituzionalizzare una cerimonia civile
per ricordare quelle vittime, così
la mattina di ogni 4 novembre il
Gonfalone di Firenze accompagna una delegazione fino alla spalletta del Ponte alle Grazie e da lì
viene gettata in Arno una corona
A perdere la vita soprattutto
gli anziani e i malati. Alcuni
sottovalutarono il pericolo
di alloro. Di quelle 35 vittime, 17
fiorentine e 18 che abitavano nei
comuni vicini rimaste nella memoria di tutti, il più noto è l'operaio dell'acquedotto Carlo Maggiorelli che la notte fra il 3 e il 4 novembre era di turno all'Impianto
dell'Anconella. Davanti all'eson-
dazione del fiume non scappò,
ma rimase al suo posto per mettere in sicurezza l'impianto. Fu ritrovato qualche giorno dopo in
un cunicolo, in mezzo al fango.
Da ieri il monumento a lui dedicato, all'interno dell'acquedotto cittadino, è stato spostato più vicino
ai cancelli così da renderlo visibile anche alla città.
A FIRENZE morirono soprattutto
anziani e malati. Qualcuno perchè
sottovalutò il pericolo, come Pietro
e Giuseppina Cocchi, che non vollero lasciare la casa in via Giampaolo Orsini, altri perchè non ebbero
modo di mettersi in salvo, come Italia Frusti, 85 anni, o Elide Benedetti annegata sulla sua sedia a rotelle
che tre carabinieri avevano legato
all'inferriata di una finestra, pensando di tornare a prenderla. Al
suo fianco rimase, fino all'ultimo
minuto, un sacerdote.
GIUSEPPINA Biancalani, invece,
mori per le lesioni riportate in una
Pagina 127
caduta; Maria Facconi, 48 anni,
pur se salvata dall'alluvione non ebbe le erogazioni di ossigeno necessarie al suo cuore già malato. E insieme a loro morirono poi Angela
Fanfani, Ermenegildo Livi, Angelina Maré, Cesare Martelli, Fedora
Nesi, Armido Peruzzi, Carlo Vensi. Fra le vittime c'è anche Luciano
Sonnellini, 25 anni, un detenuto
evaso dal carcere delle Murate e ritrovato annegato in uno scantinato
di via de' Pepi. Infine i bambini.
Quattro. Donatella e Guidalma Bigazzi, 6 e 9 anni, che morirono nel
crollo della casa in cui abitavano, a
Reggello, insieme a tutta la famiglia, composta da Brunetto e Lorenzo Bigazzi, Pasquale Colonnelli, Rosina Merciai e Carolina Nocentini. Mentre all'Osmannoro
persero la vita Marina Ripari e Leonardo Sottile, tutti e due di tre anni. Marina travolta da un'ondata
con la madre che non riuscì a salvarla, Leonardo invece rimase ucciso nell'esplosione di gas che distrusse lo stabile dove viveva con i
genitori.
irgressur libera
L'immagine della mostra de La
Nazione sull 'alluvione del 1966
Da sabato alle 12 i cittadini
potranno visitare a in g resso
libero la mostra «L'Arno
straripa a Firenze». La
rassegna sarà inaugurata
venerdì dal Capo dello Stato
M attarella nell'Auditorioum
de La N azione a Firenze
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Anche Vespa dedica una puntata di
Porta a Porta all'alluvione del'66
Alluvioni in Toscana
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Questa sera « Porta a Porta»
su Raiuno sarà dedicata alla
grande alluvione di Firenze
La trasmissione condotta da
B runo Vespa , in onda dalle
23.30 avrà fra gli ospiti
il direttore de La N azione
Pierfrancesco de Robertis
Pagina 128
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morti ,
IL TRAGICO ELENCO
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FIRENZE
ECCO L'ELE NCO delle vittime, in ordine alfabetico e per residenza:
Firenze: Elide Benedetti (66 anni), Giuseppina Biancalani (76 anni),
Guido Chiappi (73 anni), Pietro Cocchi (74 anni), Giuseppina Poggiolini in Cocchi (74 anni), Maria Facconi vedova Lorigo (48 anni),
Angela Fanfani vedova Bellacci (69 anni), Italia Frusi vedova Borgogni (85 anni), Lino Leporatti (65 anni), Ermenegildo Livi (81 anni),
Carlo Maggiorelli (53 anni), Angelina Marè (59 anni), Cesare Martelli (54 anni), Fedora Nesi vedova Nochi (77 anni), Armido Peruzzi
(71 anni), Luciano Sonnellini (25 anni), Carlo Vensi (80 anni). Campi Bisenzio : Corinna Cintelli. Castelfiorentino: Guido Borghi (64
anni), Giovanni Cortini (58 anni), Vitttorio Cortini (24 anni), Rosa
Grassi in Cortini (56 anni). Empoli: Agostino Bini (73 anni), Palmiro Mancini (66 anni). Montelupo Fiorentino: Orfea Casini (68 anni), Giovanni Chiarugi (68 anni). Reggello: Brunetta Bigazzi (32 anni), Donatella Bigazzi (6 anni), Guidalma Bigazzi (9 anni), Lorenzo
Bigazzi (31 anni), Pasquale Gonnelli (79 anni), Rosina Merciai nei
Bigazzi (43 anni), Carolina Nocentini nei Bigazzi (70 anni). Sesto
Fiorentino: Marina Ripari (3 anni), Leonardo Sottile (3 anni).
Alluvioni in Toscana
Pagina 129
Al Niccolini va in scena la memoria
tre giornalisti raccontano quei giorni
UNO spettacolo teatrale per ricordare l'alluvione di Firenze del'66:
Sotto una gran piova d`acqua.... L'alluvione cinquant'anni dopo scritto
da tre giornalisti, Massimo Sandrelli, Sandro Bennucci e Marcello Giannini,
regia di Fabio Baronti e dello stesso Sandrelli. Lo spettacolo sarà recitato-raccontato dalla Compagnie delle Seggiole di Fabio Baronti. Ospite d'onore della serata Antonello Venditti, in rappresentanza degli angeli del fango. Lo spettacolo - ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria al sito internet www.teatrodellatoscana.it, biglietti pressoché esauriti, però ci si può
ancora provare - va in scena al teatro Niccolini (venerdì ore 20.15, sabato
due repliche: 17.30 e 20.45). È prevista anche la diretta su Radio3 a cura di
Marino Sinibaldi. Con grande rigore, con luci che fanno pensare ai riflessi
dell'acqua quelli della Compagnia delle Seggiole interpretano memorie:
quelle dell'allora sindaco di Firenze Piero Bargellini; quelle di Enrico Mattei
che dirigeva La Nazione e quelle dell'allora sedicenne Sandrelli che viveva
in via dei Neri.
Alluvioni in Toscana
Pagina 130
F
IRENZE che va sott'acqua e ne riesce,
che non si arrende, mostra il volto solidale, recupera, restaura. È l'alluvione vista da Sky Arte. Il canale dedicato
all'arte ha girato un documentario sul 4
novembre '66, ma soprattutto sui giorni
del poi: l'arte ferita e risorta, i libri distrutti e ricostruiti. Lo fa attraverso le testimonianze, visive e parlate, dei protagonisti
di allora. E mostra una storia che non è solo del passato ma il seme di una nuova vi-
Il film (in tv il 5) sarà presentato
venerdì. Pisoni: "Ciò che accadde
ha cambiato l'arte del restauro
e promosso il contemporaneo"
ta, nuove attività che, oltre a recuperare,
creano moderne eccellenze, nuove specializzazioni e futuro. Il documentario «Firenze '66 - Dopo l'alluvione», girato dal fiorentino Enrico Pacciani va in onda il 5 novembre alle 21,15 su Sky Arte Hd che lo
ha prodotto insieme a Alkermes e lo presenta in anteprima venerdì 4, in contemporanea a Palazzo Vecchio e al Teatro della Compagnia in collaborazione con Toscana Film Commission.
La tesi, spiega il direttore di Sky Arte,
Roberto Pisoni, è che l'Arno che la notte
del 4 novembre del '66 ruppe gli argini e
inondò la città, abbia influenzato Firenze
per i 50 anni a seguire. Ha cambiato l'arte
del restauro, ha inventato quello dei libri,
ha promosso l'arte contemporanea, «Ci
siamo fatti raccontare l'alluvione da chi la
visse - spiega Pisoni - Il Ponte Vecchio
inondato dal documentario di Giancarlo
Dreoni, operatore Rai di Firenze, la città
sommersa dal fango da quello di Mario
Carbone insegnante alla Fondazione Il Bi-
Alluvioni in Toscana
sonte. Abbiamo ascoltato gli angeli del
fango, artisti o persone legate al mondo
dell'arte».
Si comincia dall'alluvione e ci si concentra sul dopo. «Focalizzandosi - continua
Pisoni - su tre filoni. Il primo, il restauro
delle opere d'arte, con al centro il Crocifisso di Cimabue e l'Ultima Cena del Vasari
che torna in Santa Croce proprio in occasione dell'anniversario». E lì si scopre che
tramite anche la collaborazione di esperti
internazionali, «dall'alluvione è scaturita
un'idea nuova del restauro: non più mestiere artigianale ma disciplina scientifica. Il lavoro di Ugo Procacci e Umberto Baldini per il Cimabue apre una stagione nuova e la strada a eccellenze come l'Opificio
delle Pietre Dure. Restaurando il Crocifisso ma lasciandone visibili le ferite, lo studio mette anche alla ribalta la questione
di cosa si può o non può fare nel restauro».
Il secondo filone riguarda i libri e i manoscritti della Nazionale che, sempre attraverso gli esperti chiamati dal mondo
dall'allora direttore Emanuele Casamassima, «inaugurò l'inedita arte di restaurare
i libri, in questo caso in modo costoso e
complicato: scollandoli e restaurando pagina per pagina». L'ultimo filone si occupa
di arte contemporanea che, secondo Sky,
approda al Museo del Novecento partendo dal progetto post alluvione di Carlo Ludovico Ragghianti. «Infine - conclude il
direttore - ci sono gli angeli del fango e la
speciale capacità di reagire dei fiorentini
attraverso una grande solidarietà reciproca».
Non è la prima volta che Sky Arte si occupa di Firenze e della Toscana. «Interessandosi Sky in generale alle storie italiane
e dunque noi a quelle artistiche è ovvio
che la Toscana e Firenze, con la loro straordinaria ricchezza, ne siano al centro spiega Pisoni - Basti dire che il documentario Firenze e gli Uffizi 3D ha girato il
mondo, è stato proiettato anche al cinema
e ha realizzato incassi più alti di qualsiasi
altro documentario artistico».
IL CROCIFISSO
È una dei le opere
d'arte al centro
dei documentario
realizzato
da Sky Arte
LIBRI
Per recuperare
volumi della
Nazionale
danneggiati è nato
il restauro del libro
L MUSEO
Secondo Sky quello
del Novecento è il
punto di approdo
dei progetto di
Ragghianti
3 RIVRGIJU<IONE RISER ATA
Pagina 131
Cïnquani' annï dopo
gli angeli del fango
mettono ancora le ali
pervolare a Fïrenze
UN'ALTRA carica di angeli del fango, 50 anni
dopo. Dall'Olanda e dagli Stati Uniti, dalla
Svizzera e dalla Francia, dalla Gran Bretagna
e dalla Croazia, persino dall'Iran. Alcuni sono
già arrivati, altri sbarcano in città tra oggi e
domani: potranno ritirare un kit di envenuto
in piazza dell'Unità. Secondo le stime saranno più di 1.000 gli ex volontari che verranno a
ricordare il "loro" 1966, la loro alluvione. Porteranno la loro testimonianza nel Salone dei
'500 il 4 mattina durante le cerimonie ufficiali (ci potrebbe essere anche il cantautore Antonello Venditti, ci saranno 7 vescovi italiani
tra cui il cardinale Giuseppe Betori ), per molti sarà il racconto di come la loro storia cambiò incrociando la grande Storia dell'esondazione dell'Arno. Le autorità e il presidente
della Repubblica Sergio Mattarella saluteranno gli angeli ufficialmente nel pomeriggio,
mentre Firenze si prepara ad abbracciarli
simbolicamente la sera del 4, alle 20.30, nella
fiaccolata che il sindaco Nardella ha organizzato in ricordo di quella del 1967, un anno dopo il disastro, da San Miniato al Monte a Santa Croce. Un'iniziativa da cui partirà un messaggio di solidarietà alle vittime del terremoto dell'Umbria. «Il ricordo e le emozioni di
quell'evento sono ancora ben impresse nella
Alluvioni in Toscana
memoria di un vasto popolo, che travalica i
confini ed è unito da un simbolo: l'alluvione
di Firenze fu una scintilla di idealità, una
spontanea epifania di resilienza e amore per
l'arte e la politica» dice Erasmo D'Angelis,
che è tornato all'Unità di missione per il rischio idrogeologico di Palazzo Chigi e sarà il
"conduttore" del raduno degli angeli. Proprio
lui negli anni scorsi ne aveva censiti 2.300 ancora vivi, nel 1966 furono decine di migliaia.
Tra loro centinaia di militari, carabinieri,
poliziotti come Francesco Leonardi, uscito
dalla caserma alle 13 del 3 novembre '66, «diretto sulla Empolese ad un posto di blocco per
le ricerche di un terrorista» che invece di
smontare si mise in marcia verso Firenze: «In
uniforme, inzuppati e infangati - ricorda oggi
a "Polizia Moderna" - soccorremmo una famiglia bloccata in un casolare e poi ci dirigemmo a Signa per bloccare il traffico». C'erano
anche decine di radioamatori, molti verranno a ricordare: fu grazie a loro, coi ponti radio
interrotti, che i soccorsi poterono partire e il
mondo conobbe la tragedia. Commemorato
ieri Carlo Maggiorelli, l'operaio dell'acquedotto prima vittima dell'alluvione, di turno
all'impianto dell'Anconella: il monumento in
sua memoria ottenuto dall'associazione Firenze Promuove è stato ora restaurato.
©RIPROOUZIONE RISERVATA
Pagina 132
NI
«SCOMMESSA vinta». Il presidente di Publiacqua Filippo
Vannoni guarda il cantiere del
lungarno Torrigiani e non si
trattiene. La canna del lungarno è ancora invasa dagli operai
e dalle ruspe che girano su se
stesse come ottovolanti. L'immagine della voragine che il 25
maggio scorso fece il giro del
mondo è oggi solo un brutto ricordo. E nessuno può parlare di
ritardi significativi: «Se il tempo regge, ce la facciamo anche
a gettare l'asfalto», esulta dopo
163 giorni di pressione. A soli
due giorni dal D-Day, il 4 novembre, cioè dalle celebrazioni
dell'alluvione del'66, scelte subito dal sindaco Nardella come
data simbolica di fine lavori.
Per la verità il meteo sembra
mettersi di traverso, visto che
dà pioggia per oggi e domani. E
nessuno può dire se l'asfalto ci
sarà o no. Ancora a mezzogiorno di ieri c'era da pavimentare
un pezzo di marciapiede, c'era
da completare la camera di manovra costruita per connettere
i vecchi tubi con i nuovi, e c'era
da predisporre il fondo stradale. Senza contare l'eliminazione del bypass, cioè la deviazione che subito dopo il crollo del
lungarno consentì di garantire
l'approvvigionamento idrico a
mezza città. La scommessa è
vinta ma l'asfalto è ancora una
scommessa da vincere.
Non che questo cambi le carte in tavola. Perché proprio i lavori del Torrigiani in fondo dimostrano che anche a Firenze,
se si vuole, ce la possiamo fare.
Tanto che ne approfitta subito
la Fillea Cgil: «Un premio ai lavoratori per il loro impegno, sacrificio e professionalità», chiede a Nardella e Publiacqua il segretario Marco Benati,
L'asfalto però può fare la differenza per il Capo dello Stato
Sergio Mattarella, atteso per il
pomeriggio di venerdì 4: «È
chiaro che inviteremo il presidente ad una passeggiata sul
lungarno solo se ci sarà l'asfalto», si fa sapere da Palazzo Vecchio. Nelle cui stanze, anche
per questo, si usa prudenza in
vista del traguardo del 4 novembre.
In pochi però, lo scorso maggio, avrebbero scommesso di
poter arrivare al punto in cui
siamo oggi. Nonostante sia già
chiaro che, asfalto o meno, per
disegnare la segnaletica, allacciare i lampioni alla rete elettrica, togliere il cantiere e riaprire
al traffico il lungarno ci vorrà
ancora una settimana almeno.
Non è stata una corsa dall'esito scontato: «Abbiamo falciato
le ferie, lavorato 24 ore su 24,
Alluvioni in Toscana
Nardella aveva indicato come
data simbolica il 4 novembre per
restituire il tratto dì sponde. Manca
ancora qualcosa. Per Publícqua
e "unascommessa vinta 25
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piantato 1.400 pali nel terreno... ma sapete cos'è stato più
difficile? Lavorare con tanti uomini in uno spazio ristretto», dice Vannoni. Rivendicando di
aver setacciato le fonderie di
mezza Europa per trovare i
giunti anti-schiacciamento uti-
lizzati per connettere i vecchi
tubi con i nuovi,
Non da meno è stata la cura
dei dettagli: «Abbiamo eliminato tutti i mattoni rossi posati dopo il '66, quel cotto sembrava
un gres», spiega Fulvia Zeuli
della sovrintendenza, che ha
vissuto gli ultimi mesi nel cantiere. «Dopo averci pensato abbiamo deciso di rifare la copertura dei muretti, i bauletti, in
calcestruzzo, come quelli post-alluvione. Ma riproponendo
la sporgenza di 2 centimetri, anziché 1, com'è sul lungarno Soderini», aggiunge Zauli. Dettagli forse. Su una cosa però la sovrintendenza ha sempre tenuto la barra dritta: «Il principio
ispiratore fin dall'inizio è stato
'meglio un muro antico ma storto che uno tutto nuovo'. Non potevamo ritirare indietro il muro
spostato».
Ma che sappiamo delle responsabilità? A poche ore dal 4
novembre non molto. Palazzo
Vecchio ha ultimato la relazione che la procura aveva chiesto
dopo che Publiacqua aveva consegnato la sua. Colpa dello
smottamento della collina sovrastante, non delle tubazioni,
è stata la tesi di Publiaqua.
Quella che Palazzo Vecchio prova ora a smontare con la propria relazione: lo smottamento
non c'entra, è la pressione
dell'acqua che ha fatto esplodere le condutture, scrive in sostanza il Comune. Adesso tocca
ai giudici.
La sovrintendenza:
meglio un muro antico
ma storto che uno tutto
nuovo
Un pezzo di marciapiede
da pavimentare e il
bypass delle tubature
idriche da eliminare
Pagina 133
Nell'ipotesi
migliore il
sindaco vuole
portarci il
presidente
Mattarella
Lavori per 163
giorni no-stop
Fillea Cgil
chiede un
premio per gli
operai
I1 Comune ha
pronta la
relazione
chiesta dalla
procura che
sta indagando
Alluvioni in Toscana
Pagina 134
TESTIMONI E RICORDI
Alla Biblioteca Thouar, l'assessore
all'ambiente del Comune di
Firenze, Alessia Bettini, presenta il
libro "Firenze 4/1 1 /1966l'alluvione"di Franco Mariani e
Mattia Lattanzi. Oltre agli autori
saranno presenti anche vari
testimoni diretti: alcuni allievi del
59° corso sottufficiali carabinieri
(1966) e alcuni dei 9 figli di
Michele Ferlito all'epoca ispettore
penitenzario perToscana, Marche
e Umbria e direttore pro tempore
dei carceri fiorentini. Una di
questi, Rita Ferlito porterà per
I occasione un barattolo con del
fango originale del 1966, che
custodisce da ben 50 anni, e un
violino distrutto dalla furia delle
acque mentre si trovavano
nell'abitazione di servizio
all'interno dei complesso del
carcere. Piazza Tasso, ore 17
Alluvioni in Toscana
Pagina 135
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Tirreno pubblica testimonianze dei lettori sulla piena
oggi. Agli eventi di domani.
Quel 4 novembre 1966 è sto-
di M aria M ein!
r CECONA
"Ricordo quel giorno come
fosse ieri..." Il 4 novembre del
1966 per tanti cecinesi è un
D-Day. Un giorno che non si
dimentica. Quest'anno ricorre il cinquantenario della grande piena del Cecina: Il Tirreno
ha deciso di raccogliere le testimonianze e le fotografie dei
lettori per recuperare la memoria di questa data che fa
parte della storia della città.
Cinquant'anni sono tanti e
pochi: un "ieri" che è appena
passato per chi c'era, per i testimoni di un evento drammatico che ha segnato la comunità; un'era geologica per i più
giovani. Che attraverso i ricordi e le testimonianze dei più
grandi - degli adulti, degli anziani - possono attingere alla
memoria della loro città.
Un'operazione di recupero e
di coesione sociale.
Ci rivolgiamo quindi ai nostri lettori: avete foto nei vostri
cassetti che ritraggono quel 4
novembre 1966, o i giorni successivi in cui si è spalato e la-
Alluvioni in Toscana
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vorato, e lavorato per togliere
fango e macerie, per ricostruire? Avete voglia di raccontare
il vostro ricordo di quel giorno? Potete rivolgervi alla redazione (nel tagliando sono spe-
cificati i recapiti). Le vostre fotografie, i vostri racconti saranno pubblicati sulle pagine
del Tirreno. Saranno la nostra
memoria del passato prossimo, affiancata alla cronaca di
ria di persone e non solo di
luoghi. Il fiume, il mare, i palazzi crollati, le strade aperte
come una sfoglia. Quel 4 novembre è storia di sfollati, come leggiamo nel verbale del
consiglio comunale urgente
convocato il 9 novembre.
«Molte centinaia di persone
sono sfollate, durante il periodo cruciale dell'alluvione,
presso parenti o amici residenti nel centro cittadino». Con
gli anfibi dei vigli del fuoco,
con gli autocarri della Sales e i
mezzi del Comune, «è stata
trasferita anche un parte delle
masserizie appartenenti agli
sfollati, molti dei quali stanno
gadualmente rientrando nelle
proprie abitazioni».
«Per il vitto agli sfollati - si
legge ancora -, dopo i provvedimenti inziiali di emergenza
per rifornirli di pane, latte, acqua minerale e generi di conforto anche in pendenza del
trasferimento a Cecina, si è
provveduto e si provvede mediante pasti convenzionati
convari ristoranti cittadini».
Pagina 136
Il cratere
scavato
dall'acqua
tra Villa Ginori
e la spiaggia
e il ponte
(Archivio
comunale)
Nella foto
acolori
via Firenze
davanti
all'Armida
(tratta da un
filmatod'epoca
e fornita da
Luciano
Montagnani)
un ingresso
allagato
nella zona
di viale
della
Repubblica
e una strada
trasformata
in fiume
(foto
dell'Archivio
storico
comunale)
Alluvioni in Toscana
Pagina 137
STORIA Di CAT IA
Sfuggii all'acqua ed entrai icasa
«Mamma, moriremo tutti?»
questo faceva piangere il cuore. Nel condominio nessuno
dormì quella notte, con le can dele accese perché la corrente
elettrica non c'era; guardavamo nelle scale se l'acqua filtrata era scesa.
Al mattino del 5 novembre
l'acqua, che ormai si era ri tirata, aveva formato nella strada
una grossa voragine che faceva davvero paura. Dall'aeroporto Baccarini arrivava di tutto: centraline telefoniche, tavoli, sedie, registri che la furia
dell'acqua aveva portato fin lì.
Accanto allo stadio comunale
si erano accumulati moltissimi animali che ormai morti
aspettavano di essere rimossi.
Sembrava di essere arrivati alla fine del mondo.
Il giorno 6, passata la paura,
con i miei genitori aiutati da
zio Omer, fratello di mia madre, andammo in via de' Barberi per vedere cosa era successo. Del negozio più nulla:
tutto era sepolto sotto un alto
strato di fango. I miei genitori,
disperati per il danno subito,
piansero lacrime di dolore. Però poi coraggiosamente si rimboccarono le maniche, cercando di ricostruirlo. Tutta
Grosseto era in ginocchio, il
bellissimo centro, corso Carducci - meta di tante passeggiate di noi giovani - era pieno
di detriti, fango e cumuli altissimi di macerie. Uno spettacolo che non auguro a nessuno
di vedere mai.
1966 abitavo in via Porto Loretano, accanto allo stadio comunale. Novembre, quell'anno, fu un mese bruttissimo,
iniziato con piogge fortissime
che facevano veramente paura. La più forte fu quella del 3
novembre, la città era avvolta
come in una fitta nebbia perché la pioggia cadendo aveva
oscurato tutto.
chi forte pioggia che cadeva
dal cielo. Così si convinse.
Intanto il tempo passava ed
erano già le 9 quando mia madre mi disse di andare a fare la
spesa dato che non pioveva
più. In fretta mi recai al negozio di alimentari di fronte a casa. Avevo preso solo alcune cose quando un amico del negoziante mi ordinò, urlando, di
uscire perché l'Ombrone stava entrando in via Vetulonia,
strada attigua alla mia abitazione, e subito le porte si chiusero. Impaurita uscii con la poca roba che avevo acquistato
ed entrai nel negozio di frutta
e verdura, dove riuscii a prendere poche cose.
Quel giorno io e mio fratello
eravamo soli in casa, i nostri
genitori erano nel negozio di
lavanderia che gestivano in
via dei Barberi. La sera la pioggia non era ancora cessata e
noi, impauriti perché non tornavano, andammo dalla famiglia che abitava sopra di noi, al
primo piano.
Poi verso le undici, finalmente, fecero ritorno a casa
dopo aver girato tutta la città
che intasata dal maltempo
rendeva difficile il traffico. Scesi, andammo subito a riposare, sperando che tutto potesse
cessare. Ma così non fu.
Passando dal retro del palazzo mi avvia verso casa ma,
varcato il cancello del cortile,
l'acqua stava correndo dietro
di me. Io non sapevo come fare. Così, mettendomi a correre, entrai nel portone delle scale. Tremavo come una foglia.
Tutto ciò che avevo acquistato
cadde a terra e, per questo,
chiamai mia madre perché mi
aiutasse. Ripresami dalla paura entra in casa dicendo:
«Mamma, costa sta succendo?
Moriremo tutti?». «Non lo so,
cara - rispose - ma se avremo
coraggio e tanta forza vedrai
che il brutto presto passerà».
La mattina del 4, verso le 7,
suonarono alla porta e io, di
scatto, mi alzai per andare ad
aprire. Davanti a me c'era Enrico Bartoli , tecnico della Teti, allora società delle linee telefoniche, che abitava anche
lui con la famiglia nel mio condominio al primo piano. Guardandomi negli occhi disse:
"Dì ai tuoi genitori di andare
al negozio a salvare qualcosa,
perché l'Ombrone ha rotto gli
argini al Motel dell'Agip e sta
venendo in città».
Misi al posto la poca spesa e
mi riposai un attimo. Dopodiché mi affacciai alla finestra e
ciò che apparve ai miei occhi
fu terribile: nella strada sottostante una marea di acqua arAvevo 18 anni e nonostante
rivava alle finestre di casa. La fossi giovane, mi rendevo consua furi a era tanta e, correndo, to che bisognava faticare tanfiltrò dal portone principale
invadendo tutto l'atrio fino alla porta del mio appartamento. Nel condominio tutti rimanemmo uniti e mettendo insieme quello che avevamo facemmo pranzo.
Intanto la furia dell'acqua e
quella del vento avevano rotto
le saracinesche dei negozi di
via Telamonio e tutto ciò che
c'era veniva portato via. Sotto
alla finestra passava qualunque cosa: dai richiami per gli
uccelli, agli articoli per la caccia, mele, pere, ortaggi, scatole con scarpe nuove... Tutto
di CATIA ROSSELLI
-
0 68 anni e vivo a Gros-
seto in via Carlo Collodi, a Barbanella. Nel
Così, impaurita, andai a svegliarli. Ma dopo aver appreso
la triste notizia, dissero: «Cada
noi di qui non ci muoviamo,
non vogliamo morire. Sarà
quel che Dio vorrà».
Poco dopo svegliai mio fratello che non voleva alzarsi dal
letto, pensando che lo stessi
prendendo in giro. Poi finalmente si alzò e affacciandosi
alla finestra vide con i suoi oc-
Alluvioni in Toscana
Andammo
in via
de' Barberi
Del negozio più nulla,
tutto sepolto dal fango
i miei genitori piansero,
poi si rimboccarono
le maniche per ricostruire
to per rimettere in piedi la città. Ogni quartiere era aiutato
dalla parrocchia per sopravvivere. Noi che facevamo parte
della parrocchia del Duomo e,
come tutti gli abitanti della zona, avevamo ottenuto una tessera con la quale, giornalmente, andavamo a prendere i viveri. E questo ci aiutò moltissimo. Ci aiutò perché in quei
giorni la città rimase isolata da
tutti: nessuno sapeva, tranne
noi, cosa era successo.
Nessun telegiornale ne dava notizia e questo perché
mancava l'energia elettrica e
non c'era alcun mezzo per comunicare: i telefoni erano
completamente muti. Solo
quando tutto fu passato, dopo
due o tre giorni, e riallacciate
le comunicazioni, i telegiornali ne dettero notizia. Così tutta
l'Italia seppe che la bella e selvaggia Maremma era stata flagellata da una tremenda alluvione.
I maremmani non si persero d'animo, ricostruirono ciò
che era stato distrutto e, piano
piano, la vita riprese il ritmo di
sempre. Ma questo triste evento non lo scorderò mai, rimarrà per sempre nel mio cuore,
anche se da allora sono passati cinquant'anni.
Pagina 138
Si spala
il fango
dentro
e fuori
i negozi
divia
de' Barberi
travolta
dall'alluvione
(foto Bf)
Alluvioni in Toscana
Pagina 139
11
eroi c sempre
a linea er l' vione
Commemorazione speciale in occasione dei cinquanta anni dall'evento
di Pierluigi Sposato
1 GROSSETO
«Angelo, Paolo, Vincenzo...» e
a ogni nome si riaprono ricordi dolorosi, memorie di vita
quotidiana e di imprese straordinarie. «Massimo, Nedo...» e
così per 68 nomi. Sono i vigili
del fuoco deceduti, due dei
quali in servizio, ricordati uno
per uno. Scorrono davanti agli
occhi dei presenti - i loro familiari - decenni di attività, storie
di cronaca, immagini conosciute magari solo ai diretti
protagonisti. La voce risuona
nella chiesa dedicata a Madre
Teresa di Calcutta, in via Germania, dove l'associazione Vigili del fuoco ha fatto celebrare
a don Angelo Portale la messa
di commemorazione. E fuori,
al termine dell'elenco, il fischio della sirena che chiama
ancora tutti araccolta.
Un appuntamento annuale,
che quest'anno cade in un periodo speciale: quello dei cinquanta anni dall'alluvione che
devastò la città e che vide i vigili del fuoco, anche i vigili del
fuoco, in prima linea per i soccorsi. Un appuntamento che
ha visto la partecipazione anche di Anna Lorito, figlia
dell'ingegnere Vincenzo che
comandava i vigili proprio nei
giorni
dell'alluvione
(dal
1965), e di Giovanna Ehrenfreund , figlia del comandante
precedente, Edilio. Anna non
c'era, allora, non era ancora
nata: «Mio fratello aveva tredici mesi - dice la signoraArma Mio padre è morto ormai quaranta anni fa. Mia madre mi
raccontava spesso di quei giorni. Mi raccontava dei gommoni che dall'alloggio di servizio,
in via Senese, vedeva entrare
nel cortile del comando...».
Giorni difficili per tutti, indimenticabili per chi li aveva vissuti.
Come anche per i due vigili
del fuoco più anziani presenti
alla celebrazione: Ildo Turchi
e Lamberto China, entrambi
84 anni. Racconta China: «La
mattina del 4 novembre ero
all'argine: vidi i primi "buchi"
che si aprirono in corrispondenza del Motel Agip e poi
quando l'Ombrone lo ruppe in
due punti. Io avevo una piccola ruspa e tornai velocemente
verso la città: lalasciai invia de
Barberi, in un punto che le acque non raggiunsero». Una
piccola base operativa era stata poi installata in via Fossombroni, una sorta di distaccamento sul campo nella zona in
cui l'alluvione aveva colpito di
più. China era stato in servizio
anche la notte precedente
all'alluvione: «Alla Cava di Moscona, verso mezzanotte, andammo a soccorrere una donna che aveva due bambini,
una dei quali in culla. Li portammo via insieme al collega
Ludovico Vellori e a un ausiliario di Roma». E poi, nei giorni
successivi, il lavoro svolto per
cercare di ridare una sorta di
normalità alla vita dei grossetani: la distribuzione dei generi
alimentari, il recupero della
salma di una donna che gestiva una trattoria con quattro camere nella zona dei Lavatoi e
che era morta per cause naturali, la signora Cenni: «Era il 5
novembre. Non si poteva portare via con il carro funebre,
usammo il canotto per trasportare la salma».
Alluvione ieri, terremoto og-
gi. Impossibile non dedicare
un pensiero ai colleghi in servizio in questi giorni nel centro
Italia devastato. Lo fa il presidente della sezione, Massimo
Lucatti, chiedendo un applauso ai partecipanti alla messa. E
lo fa anche don Angelo, quando nell'omelia fa riferimento
ai san ti di oggi e di ieri: «Chi sono i santi? I vigili del fuoco talvolta sono visti come una sorta
di eroi. Devono lottare contro
il male. Ecco, allora occorre saperli riconoscere per poterli
imitare». Lo fa indirettamente
anche Giancarlo Birelli, quando legge la preghiera dei vigili
in congedo, quelli che hanno
vissuto soprattutto la vita di
servizio come «una gara di fraternità, coraggiosi nel pericolo
per il bene di tutti, vigili nell'attesa del premio più ambito»,
con l'aiuto di santa Barbara.
Sulla porta della chiesa
ascoltano anche i vigili delle
squadre fatte intervenire dal
comando, presente il funzionario Fabiola Cencini, anche
per il comandante Massimo
Nazzareno Bonfanti . Il caposquadra segue la messa stringendo tra le mani la radio di
servizio: ogni tanto controlla
che sia accesa, dà un'occhiata
che non ci siano richieste di intervento. Perché la vita del vigile del fuoco è così, è sempre così, è sempre stata così. Non è
cambiato nulla. Vigili del fuoco di ieri e di oggi hanno ancora tutto in comune.
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Alluvioni in Toscana
Pagina 140
Lorito, Ehrenfreund , Lucatti e Cencini alla cerimonia . A destra (collezione Caciagli ) i vigili al comando di via Senese
Alluvioni in Toscana
Pagina 141
le e parole
in viaggia ne te
Ancora 14 schede per ripercorrere i luoghi dell'alluvione
tra passato presente: ecco il programma completo
entuno tappe, tante
quante al Giro d'Italia,
per attraversare Grosseto e cinquant'anni di storia: è il
viaggio nei luoghi e nella memoria della grande piena organizzato dal Tirreno in occasione
del cinquantesimo anniversario
dell'alluvione.
Sin da mercoledì scorso, tutti
i giorni tranne la domenica,
comprando il giornale in edicolai lettori ricevono in regalo una
scheda. Nella scheda due immagini,
entrambe
firmate
dall'agenzia fotografica Bf: una
arriva dal novembre del 1966,
l'altra dall'estate- autunno del
2016; ed entrambe fermano lo
stesso luogo a mezzo secolo di
distanza. Un angolo di città martoriato dal disastro e lo stesso
angolo oggi. Il tutto accompagnato da brevi testimonianze,
dai racconti di chi c'era raccolti
e trascritti dal poeta grossetano
LucaBonelli.
Oggi siamo al primo dei tre giri di boa: la settima scheda ci
porta in via Saffi, nella parte iniziale, quella si imbocca voltando a destra subito dopo essere
entrati in centro storico da Porta Vecchia. Rifugiatesi ai piani
alti, dalle finestre di una palazzina e dalla terrazza dell'albergo
ristorante Leon d'Oro, decine di
persone assistono attonite alla
devastazione. "La piena, la piena, arriva la piena", gridava
qualcuno correndo all'impazzata, e quel grido è ancora impresso nel cuore e nella mente di
Sandra Banchi, per decenni titolare della storica locanda di
via San Martino chiusa nel 2005.
stesso cancello - i "tre ragazzi
meravigliosi" che spalavano il
fango e che Pilade Rotella e Luciano Bianciardi trasformarono
in una delle immagini simbolo
dell'alluvione.
La settimana nuova, da lunedì, si aprirà con un'impressionante veduta dall'alto del grande lago in quella che oggi è piazza Esperanto , la piazza del mercato. Quindi piazza
armora, col Seminario vescovile sullo
sfondo "a galla" come un palazzo veneziano e un ricordo di
don Franco Cencioni. E ancora
viaXimenes, la caserma dei vigili del fuoco di via Senese, viale
Telamonio e il Ponte dei Macelli - ancora oggi perennemente
sott'acqua ogni volta che piove;
e via de' Lavatoi, percorsa in
quei giorni da file di gommoni e
battelli improvvisati.
La terza e ultima settimana ci
porterà, lunedì, di nuovo in
piazza Lamarmora, in un cimitero di auto accartocciate
nell'imbuto del "sottopasso del
Lazzaretto"; il giorno dopo in
via Pietro Aldi, la via verso il mare che l'alluvione trasformò in
un mare. Quindi ancora a Porta
r
ai'
da via
alla
Vecchia e a piazza del Sale, ferita a morte con i suoi negozi;
quindi in piazza de Maria, dove
l'acqua raggiunse uno dei livelli
più alti ancora oggi "segnato"
da tre lapidi sulle Mura. E infine
sui binari della ferrovia , distrutti dalla forza del fiume impazzito: il luogo dove tutto - come infrangendosi su una diga - quel
giorno si fermò.
Ventuno tappe, ventuno
schede da custodire nel raccoglitore che il Tirreno ha regalato
venerdì scorso. E che, come
eventuali schede arretrate, può
essere richiesto al proprio edicolante: nel giro di un paio di giorni il Tirreno ve lo farà avere in
edicola.
Ma il viaggio non finisce qui.
Domani approderemo in via Cesare Battisti, la grande arteria
che gira intorno a una parte delle mura, dove si ebbero danni
tra i più gravi per la piena. Venerdì via San Martino, già nel
'66 fiorente di negozi, tutti azzerati da acqua e fango. Sabato via
Ferrucci, per ritrovarci - cinquant'anni dopo davanti allo
Alluvioni in Toscana
Pagina 142
la
a condividere
Continuano ad arrivare al
Tirreno tantissime
testimonianze di grossetani,
"in diretta" dalla piena del4
novembre 1966.
Cinquant'anni dopo chi c'era,
chi Ila vissuto quei drammatici
momenti - ma anche quelli
carichi di orgo g lio e di
speranza della ricostruzione lia, una gran Voglia di
condividere il suo personale
ricordo con la comunità. Tutti
racconti, ciascuno a suo modo,
bellissimi e pieni
dell'emozione di un'esprienza
ancora viva . U n po' alla volta,
pubblicheremo tutte le vostre
storie, come oggi quella che ci
ha inviato, nma.noscritta., Catia
Rosselii . Mía intanto non vi
fermate . se vi riconoscete
nelle toto d ' epoca dell ' Agenzia
11f, o se avete storie e racconti
da quei giorni , scrivete una
mail ali'indirizzo
ombronel9661a iItirreno.it o
telefonate in redazione allo
0564 414900. V i aspettiamo
Via Saffi, nel 1966 e oggi (foto 130
Alluvioni in Toscana
Pagina 143
1 PIOMBINO
Visite guidate e percorsi a tema, con l'archivio storico di
Piombino che aderisce anche
all'iniziativa
quest'anno
"Archivi aperti" promossa dalla Regione, con due aperture
straordinarie in orario mattutino della Casa delle Bifore (nella foto), sede dell'archivio, martedì 8 e giovedì 10 novembre
dalle 9 alle 13, e due aperture
pomeridiane, giovedì 10 e venerdì l l dalle 16 alle 18.
Le visite della mattina saranno rivolte in modo particolare
alle scuole (è richiesta la prenotazione telefonando ai numeri
0565 63357 - 63361 - 63393). Le
aperture pomeridiane sono invece rivolte a tutti i cittadini.
Oltre alla visita guidata di
tutto il patrimonio conservato,
saranno effettuati dei percorsi
di approfondimento su alcuni
temi specifici.
Giovedì 10 si parlerà di sanità a Piombino dal XVII alXX secolo attraverso le fonti storiche. Venerdì 11 verrà ripercorsa la storia di Simonetta Cattaneo, la musa ispiratrice del Bot-
Alluvioni in Toscana
"Archivi aperti"
presenta la storia
di Simonetta Cattaneo
ticelli vissuta alla corte di Iacopo III Appiani alla metà del
'400. Sarà l'occasione anche
per presentare in anteprima
un progetto che l'amministrazione comunale sta portando
avanti insieme a Massimo Panicucci, disegnatore e grafico,
finalizzato a divulgare la storia
della "bella Simonetta" attraverso la realizzazione di un
graphic novel o di una storia a
fumetti.
Anche Campiglia aderisce
all'iniziativa "Archivi aperti"
dal 4 all'11 novembre e dedica
una serie di iniziative al50° anniversario dell'alluvione in Toscana. Il programma locale sarà anticipato di alcuni giorni ri-
spetto a quello generale che va
dal 7 al 13 novembre, per cogliere la concomitanza con
l'anniversario dell'alluvione.
Le iniziative si svolgeranno
all'archivio storico di Palazzo
Pretorio a Campiglia Marittima. Giovedì 4 novembre alle
16,30 si terrà una conferenza e
videoproiezione
sul
tema
"Storie del Cornia, dai documenti dell'archivio storico alle
testimonianze dell'alluvione
del 1966 con la partecipazione
di Gianfranco Benedettini, autore del quale è in corso di
stampa un libro sull'alluvione
del 1966. Introdurrà Jacopo
Bertocchi, vicesindaco e assessore alla cultura di Campiglia.
Pagina 144
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a si direbbe una foto dei
giorni terribili della guerra.
Magari proprio del 31 agosto 1943, data in cui le bombe
sganciate dalle fortezze volanti americane radono al suolo
un quarto del territorio urbano.
O dell'estate dell'anno dopo, del 1944, quando l'Arno,
trasformato dal conflitto in
fronte - su una sponda le truppe nazifasciste, sull'altra quelle alleate - viene tempestato
dalle esplosioni.
Invece, il "mitico" fotografo
della memoria pisana Luciano
Frassi la scatta a metà novembre 1966, a immortalare gli effetti della rottura di una tregua.
Pochi giorni prima, il 13 novembre: tra Pisa e il suo fiume,
dopo un duello interminabile,
sembra tornata la pace; dopo
le pesanti tracimazioni di venerdì 4, ovvero il "giorno orribile", l'acqua rientra lentamente nei ranghi; dopo notti
insonni, la città e la popolazio-
Alluvioni in Toscana
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dimostrazione della furía dell'Arno
ne tornano a respirare, all'unisono.
`Pisa la miracolata", titolano i giornali. In effetti è così: rispetto a Firenze e Pontedera,
"le grandi alluvionate", qui i
danni provocati dalla furia della piena sono assai più contenuti.
Ma ecco che il "miracolo"
subisce uno sfregio che sa di
beffa. È una specie di vendetta
consumata fredda, dopo i momenti incandescenti della lotta sulle spallette.
Il 13 novembre, era una domenica, l'Amo impone un ultimo sacrificio. Alle 7.30, ponte
Solferino, la cui eleganza rivaleggia nel cuore dei pisani con
quella di Ponte di Mezzo, rovina. Il gigante dai bei fregi in
marmo rantolava da ore, irrimediabilmente fiaccato dalla
pressione della piena: ma si
sperava di riuscire a salvarlo.
E, a distanza di pochi mesi,
crolla anche un tratto di lungarno Pacinotti, il cui argine,
per decine di metri, smotta
verso l'acqua, lasciando davanti a Palazzo alla Giornata,
sede del Rettorato dell'ateneo
pisano, una tetravoragine.
Cumuli di terra, camion e ruspe al lavoro, operai indaffarati, ponteggi e impalcature: è
Il`ewnicc! wm
ïro 5pI(,1, «
il lungarno Pucinotti
Pagina 145
ciò che l'obiettivo di Luciano
Frassi racconta con un bianco
e nero clie sa di fatica e macerie, di fango e polvere.
Non era la prima volta che,
all'altezza dei lungarni, il fiume inghiottiva le proprie sponde, i propri ponti.
Un analogo, "brutale attacco" la città lo subì, come narrano antiche cronache, il 10 dicembre 1869, in seguito a lunghe e intense piogge; l'inondazione provocò "il sormonto
dei parapetti e il crollo, per un
tratto di circa sessanta metri,
del parapetto di sinistra tra il
Ponte della Fortezza e il Ponte
di Mezzo (il clic diede luogo
anche a perdite di vite umane); crollò anche il Ponte a Mare, e si manifestarono gravi lesioni ad alcuni archi e ad una
pila del Ponte alla Fortezza,
per cui le comunicazioni tra le
due parti della città si ridussero praticamente al Ponte di
Mezzo".
La lunga storia delle inondazioni dell 'Arno a Pisa (dal 1173
al 1840, le volte in cui il fiume
"ha dato di fuori " sono state
68) cita un altro giorno , il 13.
Era, stranamente, d'estate. Il
13 agosto 1547, un' eccezionale piena del "fiumicel che nasce in Falterona ", come Dante
definisce l'Arno nel XIV Canto
del Purgatorio , scosse la tranquillità dei pisani.
Altri secoli, altri poeti: Gabriele D 'Annunzio, nella lirica
"I camelli", pubblicata nel
1903 nella raccolta "Alcyone",
parla dell'Arno definendolo
"soave". Nel verso precedente,
il Vate cita l'iscrizione che dà il
nome al Palazzo alla Giornata,
chiamato così per via del celebre, enigmatico motto che il
suo antico proprietario, Francesco Lanfreducci il Vecchio,
cavaliere di Malta, ebbe a profferire riferendosi, a seconda
delle opinioni, alla sua prigionia nelle galere d'Algeri (questa la versione sposata da
D'Annunzio), o alla capacità
dei Lanfreducci di affermare il
proprio valore nei momenti
cruciali.
Sia come sia, l'Arno, che nel
novembre del '66 fece scempio di lungarno Pacinotti, non
fu certo un "fiumicel soave".
Ma una specie di titano furioso, pronto, proprio come Saturno, a divorare i propri figli.
(ìRIPRODLIZIONE RISERVATA
Un analogo, "brutale attacco" dalla natura la città lo subì
c e narrano antic e cronache, il 10 dicembre 1869
Fino al 29 gennaio è visiitabile la mostra
ad ingresso gratuito allestita a Palazzo Blu
intere generazioni di pisani di quel 4 novembre del '66 hanno
sentito soltanto parlare ed è soprattutto a loro che si rivolge la
mostra fotografica "4 novembre 1966. L'alluvione a Pisa", visitabile
a Palazzo Blu con ingresso gratuito fino al 29 gennaio . una mostra
che si presenta come una grande finestra spalancata sulla memoria
e ci racconta della città invasa dal fango, del Ponte Solferino
crollato, del Lungarno Pacinotti che in pochi giorni scivolò in Arno. E
ancora di Pontedera sommersa dove la Piaggio , invasa dal fango, fu
costretta a sospendere la produzione per un mese e dei grande
disastro della zona del cuoio. La mostra si avvale di una
documentazione straordinaria tratta dall 'archivio di Luciano
Frassi, oggi di proprietà della Fondazione Pisa e assegnato in uso a
Palazzo Blu perle esposizioni. Fotoreporter pisano attivo per oltre
mezzo secolo, nei giorni dell'alluvione Luciano Frassi scattò
centinaia e centinaia di foto non solo a Pisa ma anche a Pontedera,
Santa Croce e Castelfranco. Le immagini di quel lungo reportage
sono oggi indispensabili per capire cosa veramente accadde il 4
novembre 1966 e nei giorni successivi e formano un racconto dal
quale non può prescindere nessuna delle iniziative rievocative
messe in cantiere per questo anniversario. La mostra è stata curata
dal giornalista Giuseppe Meucci, che di quegli eventi fu testimone e
cronista, e dallo storico dell'arte Stefano Renzoni.
Alluvioni in Toscana
Pagina 146
rir, .l
c,- à in regala ri Y ¡ ri,77A i l Vrr i,
La prima era in distribuzione sabato scorso, la
seconda oggi . Ovviamente con il Tirreno. in
tutto saranno 21. C'è piazza Duomo allagata,
la Torre inagibile, il Ponte Solferino crollato e
Ponte di mezzo lambito dall'Arno.
Sono le foto di cinquant'anni fa, che
raccontano il dramma, i danni, le sofferenze e
le distruzioni provocate dalla forza dei fiume.
Sono gli scatti di Luciano Frassi (nella foto) in
regalo con il Tirrena , ogni settimana, dal
mercoledì al sabato. Sono 21 immagini
appartenenti appunto all'archivio Frassi, di
proprietà della Fondazione Pisa e concesse al
nostro giornale con la collaborazione di
Palazzo Blu.
Alluvioni in Toscana
Sono passati 50 anni. Quel giorno, era
un giorno di festa. Fino aqualche anno
fa, il4 novembre, era festa nazionale. Ma
quel 4 novembre del 1966 , fu tutt'altro
che un giorno lieto. Come pure quelli
successivi . A mano a mano che passavano
le ore le nostre città piombavano nel
dramma, con le strade invase da acqua e
fango, con il fiume, che ancora una volta
si dimostrava non voler essere, sempre,
amico dell 'uomo. A cinquant'anni di distanza,
gli interrogativi,
se c'è il rischio o meno che si possa
ripetere un altro 4 novembre, si susseguono
ancora.
Pagina 147
iliungarno
Pacinotti
"esploso"
a causa
della furia
dell'Arno:
è questa
la fotografia
che ilettori
del Tirreno
trovano
oggi
in regalo
insieme
al giornale
Alluvioni in Toscana
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Lo stesso scorcio di allora immortalato oggi (foto Fabio Muzzi)
Alluvioni in Toscana
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La regia i Roberto (dorasi e Francesco iccolini
Inter reti Dímítrí Frosalí, Massimo Salvíantí e Lucia Soccí
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«Messo
hs
cen
a' -
di MARIA TERESA GIANNONI
uante alluvioni dovranno passare ancora perché nel nostro paese e nei nostri territori le cose cambino davvero?
FL«, -ha organizzato una serie di manifestazioni per ricordare l'alluvione del 1966, durante le quali torneranno in Toscana cinquecento
"angeli del fango" che, 50 anni dopo, rifaranno
un altro miracolo ritrovando per un momento
la loro giovinezza e mostrando a tutti gli ideali
dei quali l'avevano nutrita. Ma anche Pisa non
dimentica: qui la piena dell'Arno arrivò il pomeriggio del 4 novembre dopo aver sorpreso i
fiorentini nella notte. La città della Torre fu invasa da fango e detriti e qualche giorno dopo
crollò il Ponte Solferino. Pisa ricorda quelle
giornate a chi allora c'era e ai più giovani con
lo spettacolo "Il filo dell'acqua" al teatro Verdi
il 5 e il 6 novembre e con una
nostra fotografica dal titolo
"4 novembre 1966. L'alluvione a Pisa", inaugurata venerdì
scorso a Palazzo Blu (ingresso
gratuito, aperta fino al29 gennaio).
Autore del testo dello spettacolo "Il filo dell'acqua" è
Francesco Niccolini, aretino
ma da anni residente a Livorno, uno degli autori più importanti del teatro italiano
che ha scritto per Marco Paolini (il Vajont, Il Milione, Ap- L'autore Francesco
punti Foresti, ecc.) e per altri
attori, da Arnoldo Foà a Alessio Boni, da Anna
Bonaiuto a Alessandro Benvenuti. Niccolini
aveva già presentato un testo per il quarantesimo dell'alluvione, dieci anni fa, un "oratorio
laico" come lo chiama lui: a portarlo in scena
allora erano Marco Paolini, Sandro Lombardi
e Anna Meacci, ora sul palco ci saranno gli attori della compagnia Arca Azzurra, Massimo
Salvianti, Dimitri Frosali e Lucia Socci, diretti
da Roberto Aldorasi e dallo stesso Niccolini.
C'è anche un libro pubblicato da Scienza Express con la prefazione di Giorgio Valentino
Federici, professore di costruzioni idrauliche
all'università di Firenze.
Dopo Pisa lo spettacolo sarà l'8 novembre al
Puccini di Firenze e il 25 agli Industri di Grosseto. Dieci anni fa il testo si fermava a raccontare gli avvenimenti con descrizioni particolarmente toccanti dell'inconsapevolezza dei fiorentini che nessuno aveva allertato la notte del
4 novembre mentre il livello dell'acqua cresceva, del risveglio come un incubo, dello Stato
assente, della visita di Saragat con tanto di corteo mentre la gente spalava da sola. A dieci anni di distanza la storia continua: non c'è sol-
Alluvioni in Toscana
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tanto il ricordo, c'è un'altra indignazione. Niccolini è andato avanti nella scrittura perché in
questi dieci anni sono state tante altre le inondazioni che l'Italia ha sofferto. «Premetto che
non ho inteso fare un reportage giornalistico dice -, ma un lavoro poetico che faccia battere
il cuore. Comunque ho avuto dei pessimi motivi per tornarci sopra. Perché la situazione italiana è peggiorata tantissimo. Ogni anno ha
cominciato ad andare sott'acqua qualcosa,
Lucca, Genova, il Piemonte. Vanno sott'acqua
due terzi dell'Italia da marzo a dicembre, basta
un po' d'acqua che succede il finimondo. Nessuno fa più manutenzione, hanno fatto costruire dappertutto, anche in riva ai fiumi, e così
qualunque piccolo torrente diventa mostruoso». Ma chi pronunciò le parole più importanti
all'epoca? «L'ex sindaco La Pira - continua Niccolini - che ha lavorato a sollevare moralmente
Nïccollni
la città. "lJn mattone per ciascuno", diceva "senza discriminazioni. Firenze è un'isola,
un esperimento nuovo, prezioso, i parroci e i comunisti
lavorano fianco a fianco".
Uno dei motivi per cui questa
storia piace è perché per fortuna non va a finire male come
altre tragedie: le vittime furono solo 17 a Firenze e poco
più di 30 in tutta la Toscana.
Firenze è stato un esempio di
resurrezione civile, con la partecipazione di tanti giovani
che arrivavano da tutte le par-
ti d'Europa. Un altro caso di grande solidarietà
si è avuto soltanto nel 1976 per il terremoto del
Friuli. In tutti e due questi avvenimenti si è capito che gli uomini sono capaci anche di qualcosa di bello, ma per dimostrarlo non dovrebbe essere necessario avere il fango fino alle anche».
La reazione all'alluvione di Firenze fu qualcosa di speciale. «Oggi siamo abituati a consumare le tragedie con grande rapidità. C'è
un'onda emotiva altissima nei primi giorni e
dopo si passa a un'altra tragedia. Oggi, come
ha dimostrato il terremoto di Amatrice, donando 2 euro dal telefonino ti puoi mettere la coscienza a posto. In questi dieci anni quante
volte abbiamo sentito i sindaci parlare di piogge senza precedenti? Sono frasi criminali: sono centinaia di anni che in Italia piove quando
le correnti calde dal sud incontrano arie fredde
siberiane. Solo che ora le chiamano bombe
d'acqua». Nello spettacolo le voci si mischiano, si intrecciano con la musica di Paolo Goletta come seguendo uno spartito musicale. Il ritrno è quello dell'acqua, veloce come quello
dell'Arno quando diventa furioso.
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Un momento dello spettacolo "il filo dell 'acqua"
Alluvioni in Toscana
Pagina 151
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Franco , 72
dalle
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C'era ancora la notte, e cielo e
fango dello stesso colore. Nel
corpo c'era entrato pochi mesi
prima, da idraulico. «A quel
tempo ci si arruolava pompiere con un mestiere in mano».
Per arrivare l3, la strada di tutti:
l'addestramento a Caselle, nel
Lazio, la sfida al vuoto dalla torre delle esercitazioni, le corse
con gli stivaloni neri, gli allenamenti per gli incendi con le
pompe, le scale, le perlustrazioni in mare. Ma ora le simulazioni erano finite, e negli occhi di
Franco Vaselli si stava infilando fl buio dell'alluvione, i campi e le case allagate di Santa
Maria a Monte.
L'Arno era già diventato un
fiume totale, l'acqua l'avevano
sbrigliata per lasciarla galoppare fuori dal letto. L'argine tagliato a San Donato, avevano
sommerso la campagna perché non si inabissasse la città.
Cosi ora lui e gli altri dovevano
salvare chi era stato travolto
dall'ondata. Del 4 novembre
'66, Franco Vaselli non ha mai
raccontato molto. Nemmeno
Alluvioni in Toscana
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I,
I
g í orn i
I soccorr í tor í
I
I:
fu uno
in famiglia. Eppure fino a martedì è stato uno dei reduci di
una generazione che su quella
tragedia ha scritto una delle pagine più luminose della storia
d'Italia, una storia di soccorritori coraggiosi, solidali, pronti
a rischiare la propria vita per
salvare quella degli altri. Nato
il 4 aprile del'44, aveva 22 anni
quando la forza dell'Arno sconvolse l'esistenza di migliaia di
toscani. Da quel momento
non si era più tirato indietro: il
terremoto fn Friuli, quello in Irpinia nell'80, l'alluvione di Biella, la Moby Prince.
L'altra notte, invece no,
Franco ha mollato la presa, a
50 anni da quella prima vera tosta esperienza sul campo. Se
n'è andato alla vigilia delle celebrazioni, all'età di 72 anni,
dopo una malattia con cui
combatteva da un anno. E morto in ospedale, anche se la maggior parte della vita l'aveva passata a Campo, dove lui, originario dei Passi, si era trasferito
con Tamara Viegi , la moglie.
Lascia lei, quell'amore incontrato in gioventù, le figlie Simona e Francesca, il genero Edoardo e il nipotino di 11 anni,
Andrea. «Io ricordo soprattutto del terremoto del Friuli, ero
piccola e terrorizzata che non
tornasse più», dice Simona.
Ma forse a lui sì, ad Andrea raccontava delle sue avventure,
quando lo prendeva in braccio
nei giorni di festa e gli parlava
dei mitici pompieri di Pisa, delle imprese della squadra, le
stesse ancora impresse nella
memoria dei colleghi che oggi
lo piangono. Come Franco Taglioni, 7lenne, uno dei pompieri bandiera del coniando.
«Certo, Pisa era sott'acqua, ma
la vera emergenza fu a Santa
Maria a Monte - ricorda Taglioni - A me toccò un'imbarcazione privata, c'era talmente tan-
Addio a Yasell
ii lx'mpicre
eroe dei rango
Pagina 152
la da gente da portare in salvo
che recuperammo mezzi ovunque; i parà avevano i gommoni, ma lui lo mandarono con il
Gmg, il mezzo anfibio che gli
americani avevano donato
all'Italia dopo la fine della guerra. L'acqua era alta tre metri,
portammo via decine e decine
di persone ma quello del Vasel-
li fu uno dei salvataggi storici,
più belli e forse divertenti. Il
parroco di Santa Maria a Monte era intrappolato in canonica, forse in un bagno o in uno
sgabuzzino, ci fece segno e urlò da una finestrina. Era massiccio, in condizioni normali
non ci sarebbe mai passato.
Franco ci volle provare, lo fece
con tutte le sue forze. Alla fine
tirò così forte che fece un volo
all'indietro sul cassone del
Gmg con addosso il prete panciuto. Sembrerà banale, ma ci
diede coraggio, ci mise di buon
umore», ricorda ancora Taglioni. Il funerale verrà celebrato
stamani alle 10 nella chiesa di
Campo. l reduci ci saranno tutti, con la divisa sociale e il labaro del corpo dei vigili del fuoco.
Francesca e Simona saranno lì
a guardare la foto a colori del
babbo.
Alle spalle una nuvola di fuoco, lui in primo pieno con il casco e la tuta rossa, il volto teso,
lo sguardo rivolto all'indietro,
in cerca di aiuto, di una risposta, di qualcuno che gli dica
che si, c'è ancora speranza, e
qualcuno da salvare.
Mario Neri
©RIPRa>) 70NE RISERVATA
Le figlie Simona e
Francesca:
ha partecipato a decine
di missioni, dal terremoto
in Friuli alla Moby Prínce
Stamani sarà celebrato
il funerale nella chiesa
dellafrazione di Campo
Vaselli con il nipotino Andrea in braccio; a destra mentre sorride in uno degli scatti più recenti
Alluvioni in Toscana
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Franco Vaselli in una fotografia di circa trent 'anni fa durante un incendio
Alluvioni in Toscana
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Le stori+e
1 4 novemb re 1966 l' Amo somm ergeva l a città e i suo í
1 m i g l i ai a
capo l avori. Una trag e d i a che attirò
cl
d í g iovan i tutto ll mondo . Ecco ll oro ricord i
Firenze, 50 anni dopo
"Così l'alluvione
cambiò la nostra vita"
ICHEI,E
CCI
Il giorno in cui il fiume ha
scavalcato le spallette dei Lungarni
invadendo case, chiese, basiliche,
biblioteche, circondando statue e
palazzi antichi e uccidendo 17
persone in città, la storia d'Italia è
cambiata. Il dramma di Firenze in
ginocchio è stato anche l'epifania
della meglio gioventù, degli angeli
del fango arrivati per sporcarsi le
mani con la melma che ricopriva
libri antichi e opere d'arte così
come attrezzi delle botteghe e
mobili delle abitazioni. L'alluvione
del 4 novembre 1966 ha mosso
giovani, e non solo, da ogni parte
d'Italia e dal mondo e l'emergenza
è diventata l'occasione di incontro
della generazione che poi avrebbe
fatto il Sessantotto. Oggi nelle
grandi emergenze, come il
terremoto del Centro Italia, chi vive
fuori dalle zone colpite è invitato a
Alluvioni in Toscana
non presentarsi, anche perché la
protezione civile funziona molto
meglio.
Quanti erano gli angeli? Decine di
migliaia, tra coloro che si
fermarono un week end e quanti
trascorsero un mese e più a ripulire
la città. E poi c'erano i militari,
almeno ventimila. Coni capelli
ormai bianchi, gli acciacchi dell'età
e la vita che li ha portati chissà
dove, un migliaio di angeli del
fango stanno tornando a Firenze in
questi giorni. Venerdì mattina si
incontreranno a Palazzo Vecchio,
nel pomeriggio saranno celebrati
dal Comune e dal presidente della
Repubblica Sergio Mattarella, e la
sera ci sarà l'abbraccio simbolico
della città in una fiaccolata dalla
collina di San Miniato fino a Santa
Croce, piazza simbolo
dell'alluvione.
(dNIPNOOLL>JONE NISFR ATA
Pagina 155
SERGIORO--
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"
1a corsa d i no i g i ovan i frati
sera eravamo stravolti
ma furono emoz i oni® un iche" persalvare la basi l i ca"
LE vanghe se le portavano direttamente da Reggio Emilia. La
mattina presto prendevano il treno per Firenze, puliti e riposati, la sera rientravano sporchi e stravolti , «Ma la stanchezza
non la sentivamo finché non toccavamo il letto . Prima la voglia di fare , di dare aiutare quella città ferita ci faceva lavorare senza sosta ». Sergio Fiori aveva vent'anni e frequentava la
quinta dell'Istituto tecnico industriale Leopoldo Nobili di Reggio quando l'Arno invase Firenze. « Eravamo una decina di
classe mia. Ogni mattina ci presentavamo in piazza Santa Maria Novella, dove venivamo smistati: botteghe, chiese, scantinati di case.
Lavoravamo dove c'era bisogno.
Mi ricordo che per aiutare un calzolaio passammo da una finestra.
Quell'uomo ci ringraziava continuamente, voleva offrirci qualcosa ma non gli era rimasto più nul-
Una grande basilica nota in tutto il mondo, l'acqua che sfonda i portoni , un gruppetto di frati che si rifugia più in alto possibile. E poi decide che bisogna muoversi prima che sia troppo tardi, prima che l'alluvione si mangi tutta l'arte che è custodita nelle cappelle , nella chiesa, nei chiostri. Padre Mario
Franchi era uno di quei religiosi . «Tra di noi c'erano solo tre o
quattro giovani, gli altri erano troppo in là con gli anni per lavorare. Così quando la piena si è ritirata e siamo riusciti a
la». In certi casi non si riusciva a la-
vorare a lungo nello stesso ambiente. «In certi sotterranei , quelli di
chiese e librerie dove erano custoditi testi antichi, il puzzo fortissimo rendeva impossibile rimanere
per più di mezz'ora . Facevamo i
LO STUDENTE
turni». Oggi Sergio Fiori è in penFiori nella foto in alto
sione dopo aver lavorato tra l'altro
è il primo da sinistra
alle Officine meccaniche reggiane.
E titolare di una ditta con un altro Angelo dei fango . «Noi cinque ritratti nella foto che ci scattarono allora (io sono il primo
da sinistra ) siamo rimasti in contatto . Ricordo che quando
rientravamo in treno a casa tutti sporchi gli altri passeggeri ci
chiedevano di raccontare quello che avevamo fatto e cosa avevamo visto. Mi colpi tanto il Lungarno . Non si capiva più cos'era, tra macchine rovesciate , detriti, mobili». Per Sergio Fiori
l'Alluvione non è stata un'anticipazione del'68 . « Subito dopo
sono partito per il militare, quello spirito non l'ho più vissuto».
(mi.ba.)
h IPNOOLL>JONENISER ATA
Alluvioni in Toscana
IL RELIGIOSO
Nel gruppo di volontari padre
Franchi è il secondo a sinistra
scendere, ci siamo messi a fare su
e giù per recuperare quante più cose possibili . Un lavoro continuo, di
ore. Abbiamo salvato un sacco di
roba e ricordo ancora che, purtroppo, in pochi ci dissero grazie . La città era sconvolta, la popolazione
cercava di salvare le sue cose». A
Santa Croce nel '66 vivevano una
quindicina di frati francescani, e
tra loro anche quel trentenne proveniente da Querceta in Versilia e
destinato a diventare negli anni
Settanta Rettore della basilica.
«Pioveva da molti giorni, la città
era allertata ma non si pensava
che potesse succedere una cosa
del genere. Quando è arrivata l'ondata, noi siamo rimasti ad osservare l'acqua che saliva fino alle scale
verso i nostri alloggi , indecisi se rifugiarsi sul campanile o meno». Oggi padre Franchi abita in paesino vicino a Pistoia: chiesetta, canonica, orto, qualche messa da celebrare . « Di quei
giorni ricordo le cascate d'acqua che entravano in chiesa, lo
spavento e poi la fatica del lavoro ». Dismesso l'abito francescano , con addosso stivaloni e in mano una pala, i frati si sono
messi a pulire la loro chiesa. Prima da soli, poi con l'aiuto dei
militari. « Siamo andati avanti per un mese. Al freddo e al
buio. Ricordo ancora che la luce è finalmente tornata solo il 5
dicembre».
(mi.bo)
(dNIPNOOLL>JONE NISER ATA
Pagina 156
"Vi d i l c roci fisso
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po i tutti si® misero
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Ci mabue "Quelle frasi di Ted Kennedy
55
77
p iangere che allora non
Diciassette anni, seconda liceo al classico Galvani di Bologna
e «una specie di fuga con due compagni di classe» verso Firenze. «Eravamo ragazzini, Siamo riusciti a sgattaiolare, convincendo non so come scuola e genitori, e a infilarci nel pullman
degli universitari». Silvia Fassò aveva il fango alle ginocchia e
spostava raccolte di quotidiani quando nel piano interrato della Biblioteca Nazionale, si presentò Ted Kennedy. Il loro incontro è stato colto da un fotografo. «Cosa mi disse? Non l'ho mica
capito. Allora non parlavo inglese.
L'unica parola che mi ricordo è
skirt, "gonna". Forse voleva sapere che fine aveva fatto. A quei tempi per noi ragazze era raro portare
i pantaloni, a scuola erano proprio
vietati. Fu gentile con noi. Uno degli universitari gli diede una gran
pacca sull'impermeabile bianco
con la mano infangata e lui si divertì molto» . Ogni sera Silvia tornava
a casa a Bologna. «Quell'esperienza è rimasta un sogno . Fu molto
bello mettere il naso fuori. C'erano
tutti questi giovani , tutti insieme.
Dopo hanno detto in molti che in
qualche modo quell'esperienza anLA LICEALE
ticipò il Sessantotto, come descriIn alto Silvia Fassò con i suoi
ve bene il film di Giordana. In un
amici e Ted Kennedy
certo senso è vero, noi ragazzi avevamo la sensazione di fare qualcosa, come non ci era mai accaduto prima, soprattutto a scuola». Silvia andò a dare una mano anche alla manifattura tabacchi di Bologna, dove vennero
portati libri da Firenze da restaurare. «Quel lavoro volontario
fu visto con più favore in famiglia, perché almeno non andavo
via». Più avanti si iscrisse a Lettere e poi divenne professoressa alle medie. «Quella stagione di protesta, il Sessantotto, fu
meno coinvolgente dell'esperienza dell'alluvione di Firenze.
Occupazioni, facoltà che non funzionava: non c'era lo stesso
spirito».
Il capolavoro di Cimabue ferito e sopra lui, che allarga le braccia come un Cristo di fronte al disastro. Salvatore Franchino
per quello scatto che condensa il dolore per l'arte devastata
dall'acqua e dalla nafta è diventato uno dei simboli degli Angeli del fango. «Entrai dalla finestra in Santa Croce - racconta - Raggiunsi il cenacolo e vidi il crocifisso ancora appeso alla parete del Cenacolo. Con altri operai ci mettemmo a lavorare per tirarlo giù. Ci volle molto tempo e grande attenzione
per appoggiarlo sul tavolo». Salvatore oggi ha 75 anni e un po' di acciacchi. All'inizio dei Sessanta,
non ancora ventenne arrivò a Firenze da Senise, paesino in provincia di Potenza. Cercava lavoro, aveva imparato in una bottega artigiana a fare il falegname e la città toscana sembrava il posto giusto dove tentare la strada del restauro.
«Quel giorno presi la bici e mi avvia verso i Lungarni da casa mia,
l'acqua all'inizio era alta 30 centimetri poi cominciò a salire. Andai
nella zona di Santa Croce a dare
una mano, ad accudire un bambino rimasto solo, a portare cibo a
IL DISOCCUPATO
chi era rimasto isolato. Mi spostaFranchini veniva da Potenza
vo usando delle porte staccate dal
per fare il restauratore
fiume, come se fossero state delle
zatterone». Poi l'ingresso nella basilica «dove mi sono trovato
davanti quell'opera d'arte devastata. Intorno a me c'erano
persone che piangevano per la commozione di vedere il crocifisso in quelle condizioni». L'alluvione oltre a segnare la sua vita professionale, visto che dopo Salvatore Franchino ha lavorato stabilmente nel laboratorio di restauro di Palazzo Pitti,
ha anche condizionato quella privata. Tante volte è andato a
fare protezione civile con associazioni di volontariato. «Sono
stato in Irpinia, all'Aquila, in Albania, in Versilia. Terremoti,
guerre e ancora alluvioni».
(mi.ba.)
mRIPR00LL>JONERISER AiA
Alluvioni in Toscana
(mi.ba.)
I
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Pagina 157
L'ESOND IONE
La mattina del 4
novembre 1966
l'Arno straripa a
Firenze. 35 le
vittime: 18 in città e
17 nei comuni vicini.
La giornata di festa
scongiura un
bilancio più grave
salvando i contadini
dei campi
I DANNI
L'acqua raggiunge
livelli mai toccati in
precedenza, inonda
le case e i luoghi del
patrimonio storico
artistico. Tra i più
colpiti la Biblioteca
nazionale centrale,
che conserva
manoscritti di valore
inestimabile
LA SOLIDARIETÀ
Le immagini dei libri
e delle opere d'arte
ricoperte di fango
scatenano una
incredibile catena di
solidarietà: da tutto
il mondo arrivano
giovani in aiuto alle
forze dell'ordine per
salvare i tesori del
Rinascimento
Alluvioni in Toscana
Pagina 158
Il cantautore: "Avevo 17 anni,
c h e i mp res a convi nce re
1 m iei a l ascia rm i p art ire
il
"Spalavamo
tutto il giorno
poi si dormiva
davanti agli Uffizi"
ROMA. «Eravamo ragazzini, diciassette anni, forse non proprio ragazzini, cominciavamo a ragionare con la nostra testa
e pensavamo di dover fare quello che era giusto fare». Antonello Venditti è uno degli angeli del fango di Firenze.
Ricorda la giornata dei 4 novembre 1966?
«Io mi sveglio, sto per andare a scuola e sento la notizia, vedo le immagini. Poi vado a scuola: ma lì non se ne parla. La
scuola all'epoca non era adeguata, non faceva nulla che ti
mettesse davvero in contatto con il mondo, così facevi da solo, ti informavi e cercavi di capire. E così in molti liceali, in
quelli di un certo tipo, colti, attenti a quello che accadeva,
che si stavano formando un'idea politica, di amore, di vita,
scattò una molla e in tanti pensarono che la cosa giusta da fare fosse andare li a dare una mano».
Come arrivò a Firenze?
«Se lo chiede a tutti quelli che andarono, di certo la metà
l'ha dimenticato. Io non ho un ricordo preciso di quanti giorni restai e di come sono tornato, come andai invece l'ho ricostruito. Avevo due realtà diverse in casa, una era mia madre,
professoressa del Giulio Cesare con la quale si poteva parlare
poco. Se gli avessi detto "mamma, parto, vado a Firenze", mi
IL MUSICISTA
Antonello Venditti è uno
degli esponenti della
"scuola romana" dei
cantautori. A Firenze andò
chiedendo il permesso al
padre funzionare statale
esperto in emergenze
Alluvioni in Toscana
avrebbe detto: "No Antonello, non parti". Per paura, mi avrebbe detto che non
potevo saltare i giorni di scuola».
E allora?
«Dato che non sarei riuscito con lei a
far passare il messaggio che non erano
giorni persi ma guadagnati alla vitae alla storia dell'arte, mi rivolsi a mio padre, decisamente più anarchico e in grado di capire, perché era un funzionario
statale addetto alla faccende della protezione civile, era il viceprefetto che si
occupava delle calamità nazionali, chi
meglio di lui sapeva cosa stava accadendo a Firenze. Gli dissi che dovevo andare e lui mi disse di si. Spiegò a mia madre cosa andavo a fare e perché e io restai in contatto con lui. Partii con tanti
altri ragazzi italiani e stranieri in un
pullman perfettamente organizzato
dalla scuola americana Overseas
School con stivali, pale, pronti a lavorare».
Cosa vide quando arrivò?
Pagina 159
«Arrivammo in una città in bianco e
nero, completamente coperta di fango. Era uno scenario incredibile. Arrivammo a Firenze e ci radunammo con altri ragazzi in un punto d'incontro prefissato, dove ci accolsero e ci
diedero un ruolino di marcia, con i compiti che dovevamo
svolgere. Io mi unii a un gruppo di ragazzi italiani, meno organizzati, e a moltissimi ragazzi fiorentini. Normalmente restavamo a dormire nella zona dove durante il giorno avevamo
spalato, abbiamo dormito anche sotto al porticato degli Uffizi, con i sacchi a pelo. Quello che mi diedero era perfetto, quello degli scout americani, ed è quello con il quale poi ho girato
mezza Europa. I ragazzi che non erano organizzati come noi
e avevano bisogno di copertura per la notte stavano alla stazione, era un grande accampamento, le ferrovie avevano
messo a disposizione le carrozze e gran parte dei ragazzi stavano li».
Che ragazzi erano?
«Ragazzi di tutto il mondo, pronti e disponibili ad adattarsi alla situazione e vivere insieme dando una mano, c'era una
voglia incredibile di essere utili a qualcuno e qualcosa»
E rimasto in contatto con alcuni di loro?
«No, non ci siamo mai ritrovati. E anche con De Gregori,
che è stato lì negli stessi giorni, per quanto possa sembrare
incredibile, non ne abbiamo mai parlato».
Cosa le è rimasto di quella esperienza?
«Il senso di solidarietà, la condivisione, la voglia di essere
utili, perché ogni gesto, per quanto piccolo, fa la differenza.
Tante cose oggi sono diverse ma quello che non è cambiato,
per fortuna, e che l'Italia sa essere fraterna quando serve, solidale e pronta, anche fisicamente. Non abbiamo solo il cuore, ma anche mani e gambe che ci portano ad aiutare».
3 RIVROONlIONE RISER.'AIA
Alluvioni in Toscana
Pagina 160
IL LIBRO DI CASTELLAN I
SULL'ALLUVIONE DEL 1966
MIE Per commemorare
l'alluvione dei 1966 sarà
presentato oggi alle 18 nel
salone consiliare il libro curato
da Aurora Castellani "L'altra
Alluvione, il 4 novembre 1966 a
Prato, Campi Bisenzio, Signa,
Lastra a Signa e Quarrata".
L'amministrazione comunale
inoltre sabato 5 novembre alle
11,30 deporrà unatarga in via
Braga all'ex casa del fascio.
A a
Alluvioni in Toscana
Pagina 161
Appwitamenti nella vallata e alla scoperta dei prodotti tipici del territorio. Ecco la mappa degli eventi nel weekend
Econiuseo del Casentino : le iniziative nel ricordo dell'alluvione
CASENTINO --------Il ricco programma autunnale delle iniziative legate all'
Ecomuseo del Casentino prevede alcune importanti tappe
nel primo weekend di novembre.
Vediamo la mappa delle iniziative principali, che si terranno nel fine settimana.
Sabato 5 novembre. per il ciclo "Cammina la storia",
escursioni per vivere il paesaggio, camminata nel Comune
di Poppi fra le frazioni di Lierna e Moggiona, dal titolo
'Paesaggi di legno - le sapien-
ze artigianali".
Partenza alle ore 10 dalla
piazza di Lierna, arrivo a
Moggiona dopo un paio
d'ore di cammino, visita all'
ecomuseo del bigonaio ed al
museo della Resistenza. Pranzo al sacco e, nel pomeriggio,
visita, al mulino di Moggiona
ed alla sorgente solforosa del
borgo di Vignano. Ritorno a
Lierna, escursione facile e
per tutti.
Domenica 6 novembre dalle
ore 15 alla Pieve di Santa Maria a Buiano (Poppi), iniziativa per ricordare i 50 anni dall'
alluvione del 1966.
"Alluvio e Abluvio in Casentino", installazione multisensoriale con letture di Alessandra Aricò, suggestioni musicali di Marco Canaccini ed
immagini tratte dalla Banca
della Memoria del Casentino.
È prevista anche una escursione in compagnia degli archeologi lungo la via delle pievi, dall'età romana al medioevo, e lungo l'Amo dal passato al presente.
Informazioni presso la rete
ecomuseale: 0575-507277.
Alluvione Tante iniziative in Casentino per ricordare la tragedia dei 1966
Alluvioni in Toscana
Pagina 162
I sindaci al forum e i disastri:
«Un manifesto anti-alluvioni»
Nardella: impegnerà le citta ad azioni mirate. L'Olanda spiega: noi ci - ' -endiamc) così
«Proponiamo a tutte le città
partecipanti di sottoscrivere, a
conclusione dei nostri lavori,
un manifesto sulla mitigazione
del rischio idraulico ed idrogeologico. Si tratta di una piattaforma che impegna le città ad
azioni mirate». Dario Nardella
apre la seconda edizione di
«Unity in Diversity>> con un appello . E lo rivolge alle 5o delegazioni che ieri sono arrivate
nel Salone dei Cinquecento, in
Palazzo Vecchio, per prendere
parte alla conferenza internazionale dei sindaci e per discutere della capacità di resistenza
delle città rispetto ai disastri
naturali e a quelli causati dall'uomo.
Argomenti che per Firenze
assumono un particolare valore
nei giorni del 50° anniversario
dell'Alluvione del 1966. In piazza della Signoria però ci si
aspettavano molte più delegazioni, ma alcuni sindaci (una
decina) avrebbero declinato
l'invito per timore del terremo-
Alluvioni in Toscana
:. iiZr//i / /%/„rr/,;r j j .
La consegna del Fiorino d'Oro a
Jane Fortune, detta «Indiana Jane»
to che sta colpendo il Centro
Italia. E proprio a quelle popolazioni, cui Nardella ha inviato
la solidarietà dei presenti, ha
voluto dedicare il suo discorso
di apertura la figlia di Robert
Kennedy, Kenny: «I cuori di tutto il mondo battono per voi ha detto la presidente del «Robert F. Kennedy Center for Ju-
Il premio La Pira alla città di Nizza
consegnato alla console Isabelle Mallez
Pau ra
Tra i primi cittadini
invitati una decina
hanno rinunciato
per i recenti terremoti
stice and Human Rights» Quando ho chiesto al Sindaco
Nardella di cosa avrei dovuto
parlare oggi, mi ha risposto:
"Racconta come hai cominciato
ad occuparti di diritti umani".
Ho sette fratelli e tre sorelle, e
sono la settima di n figli. Quando arrivi così tardi sulla tabella
di marcia, impari ad occuparti
di diritti umani molto presto.
Stamani (ieri, ndr) abbiamo
sentito parlare di riscaldamento globale, ma quando viaggio
per il mondo penso che la più
grande minaccia sia rappresentata dall'odio».
Prima che Dario Nardella e
Mario Primicerio, ex sindaco e
presidente della Fondazione La
Pira, consegnassero un riconoscimento alla città di Nizza ritirato dalla console onorarla
di Francia a Firenze, Isabelle
Mallez - per aver dimostrato
forza e coraggio dopo gli attentati del14luglio scorso, sul palco del Salone dei Cinquecento,
il sindaco di Nijmegen (Olan-
Pagina 163
Le delegazioni di 50 Paesi al tavolo allestito per «Unity in diversity» in Palazzo Vecchio, nel grande schermo il benvenuto dei sindaco di Firenze Dario Nardella
da), Michiel Hustinx, ha riportato tutti al presente raccontando come la sua città, dopo la disastrosa alluvione del 1995, sia
stata messa in sicurezza e abbia
realizzato anche una serie di
opere compensative per i turisti e residenti . «Nel '95 - ha
spiegato - fummo costretti a
evacuare 250 mila persone perché il fiume che attraversa la
città, il Waal, invase buona parte del centro abitalo : per fortuna la piena non ruppe le dighe
e non provocò morti, ma a quel
punto si decise di creare un
programma per dare più spazio al Waal : prima con la creazione di un canale, una sorta di
braccio artificiale, e poi con lo
spostamento della diga di 350
metri, così da creare un bacino
più grande. Per quelle opere e
per altri 35 progetti abbiamo
speso 2 miliardi di euro e impiegato tre anni. Nel canale,
inoltre, abbiamo realizzato una
spiaggia, una riserva naturale e
un vasto spazio dedicato agli
sport acquatici ». Un esempio
concreto delle casse di espansione progettate anche per
l'Arno.
Nel pomeriggio per gli ospiti
la visita in anteprima, nel Cenacolo di Santa Croce , all'Ultima
Cena del Vasari restaurata,
mentre in serata Nardella ha
consegnato il fiorino d'oro a Jane Fortune, presidente del Florence Committee of the National Museum for Women in the
Arts. La storica dell'arte, giornalista e filantropa statunitense è nota come «Indiana Jane»
per la riscoperta dell'arte al
femminile. È lei che ha contribuito al restauro del Cristo
morto di suor Plautilla Nelli,
prima pittrice fiorentina, o del
Davide e Betsabea di Artemisia
Gentileschi, è lei che ha pubblicato libri su donne centrali per
lo sviluppo culturale della città,
è lei che ha contribuito a riportare alla luce oltre 100 opere al
femminile, parte del fondo
Ragghianti raccolto dopo l'Alluvione, dimenticate per decenni nei magazzini di Firenze.
ITa i faccia a faccia quello tra
il sindaco Nardella e quello di
Herat, Ghulam Ghous Nikbeen: è allo studio un gemellaggio tra le due città e il sindaco
afgano ha chiesto a Firenze un
aiuto su rifiuti e mobilità. «Parlerò con Ataf - ha promesso
Nardella - e vedremo se sia
possibile spedirgli tutti quei
bus che qui non usiamo più a
per le leggi europee sull'inquinamento. Per i rifiuti i nostri
tecnici sono pronti a dare tutto
l'aiuto possibile».
Antonio Passanese
Agenda
Kennedy
Foundation
Kerry Kennedy
Herat
Ghulam Ghous
Nikbeen
..,
F
i
..5'.
.
Nijmegen
Michiel
Hustinx
,
s Oggi,
secondo giorno
di «Unity in
Diversity», il
forum dei
sindaci in
Palazzo
Vecchio,
dedicato alla
tutela del
patrimonio dai
disastri
«Arno 66. La
macchina dei
tempo»: alla
Biblioteca
Nazionale
Centrale da
oggi al 30
novembre, foto
e tour virtuale
per rivivere
l'Alluvione
«Bargellini,
sindaco
dell'Alluvione»
alle 15,30,
nell'Auditorium
al Duomo in via
de' Cerretani, la
mostra curata
da Giuliano
Borselli
Al Museo dei
Novecento
apre Beyond
Borders, una
selezione
originale di
documenti e di
opere d'arte
donate a
Firenze dopo
l'Alluvione
Domani, a 50
anni
dall'Alluvione il
Capo dello
Stato Sergio
Mattarella: alle
15,15 in Santa
Croce
inaugurerà il
restauro
dell'Ultima
Cena del
Vasari, poi in
Palazzo
Vecchio la
cerimonia con
gli angeli del
fango da tutto
il mondo. La
sera, fiaccolata
da San Miniato
a piazza Santa
Croce
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Alluvioni in Toscana
Pagina 164
Uffizi: metodo BotLicelli
per i tesori da difendere
Dal 20171e nuove teche, si parte da Leonardo
C'è un grande bisogno di
prevenzione del rischio sismico per i beni Culturali diceva
ieri al Corriere Fiorentino Giuliano Volpi, presidente del
Consiglio Superiore per i Beni
Culturali e Paesaggistici. Insomma non solo di restauri.
Ed è rispondendo a questo appello, che incitava anche a
mappare i beni a rischio, che il
direttore delle Gallerie degli
Uffizi Eike Schmidt annuncia
una rivoluzione per il museo
più famoso d'Italia: «Il prossimo anno interverremo nelle
sale di Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Caravaggio e caravaggeschi predisponendo
un allestimento analogo a
quello della sala di Botticelli».
In sostanza i capi d'opera
che rientrano nella lista degli
inamovibili saranno incapsulati, un po' come accade oggi
alla Nascita di Venere, alla Primavera, o a La Calunnia, in
delle teche che proteggono
dagli sbalzi di temperatura, da
eventuali attentati e da possibili danni sismici, ovviamente
sino a una certa intensità di
terremoto. Le teche di vetro
sono inserite in un piccola
nicchia, quasi una rientranza
della parete, di pochi centimetri, ma a quanto pare efficace.
«Come accade per gli uomini
- spiega Schmidt - a cui, in
caso di terremoto si consiglia
di rifugiarsi sotto le porte o le
travi così anche per le opere
d'arte è opportuno che siano
protette da strutture portanti.
E per questo che riteniamo di
dover intervenire anche per le
altre sale celebri del museo,
Tra l'altro anche per la gestio-
ne dei flussi, in questo ponte
in cui la pressione dei turisti è
stata molto forte, abbiamo verificato che questo tipo di allestimento, anche per come sono disposte e illuminate le
opere funziona. La gente non
fa tappo e scorre in maniera
più fluida rispetto al passato».
I nuovi allestimenti saranno
messi in cantiere a partire del
prossimo anno ed entro il
2017 dovrebbero già essere definiti.
C.D.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
II direttore
degli Uffizi
Eike Schmidt
Alluvioni in Toscana
Pagina 165
.
QU
EI
GIO
R
i pazienti salvati in braccio
mentre l'acqua saliva»
L'ospedale assediato nel rnwconto di un medico e di un'infermiera
C'era Maurizio Pampaloní
quella notte: aveva 36 anni ed
era di guardia, a Chirurgia, nell'ospedale di santa Maria Nuova. E con lui c'erano Berta Cavicchi, l'infermiera più dell'intera struttura, la chiamavano
«la generalessa» e presto diventò caposala, e madre Cesarina Cíccone, dell'ordine delle
Oblate, le suore che hanno
sempre prestato servizio tra le
corsie dell 'ospedale più antico
di Firenze. C'erano, quella notte
tra il 3 e il 4 novembre del'66, e
oggi ricordano e insieme a loro
lo fanno anche Sergio Ardinghi, che era in forze all'ufficio
tecnico, e Paola Cioni una giovane donna che a Santa Maria
Nuova rimase chiusa per quasi
48 ore visto che solo qui trovò
riparo quando l'acqua continuava a salire.
La storia della piena dell'Arno più devastante , dal 1333 a
oggi, parla di Angeli del fango,
di opere d'arte e di libri feriti a
morte e in parte salvati. Ma dietro alla vicenda mediaticamente d'effetto ce n'è una passata in
sordina, e forse umanamente
più intensa. Che è quella che riguarda la tragedia vista con gli
occhi di medici e pazienti, tra le
corsie e il pronto soccorso dove
a rischiare erano persone in alcuni casi costrette a letto, malate. Ne ha raccolto alcuni brandelli, nel suo libro L'Arno dà di
fòri (edizioni Scramasax) Luca
Gíannelli. E ne sentirete parlare
domani dalle 15,30 dai testimoni di un tempo nella Sala Conferenze del vecchio ospedale.
«Quella notte - anticipa intanto il dottor Pampaloni - io ero
di guardia su al primo piano. Sa
sono l'unico medico rimasto vivo che ha assistito all'alluvione
in ospedale, in presa diretta aggiunge, poi prosegue - ma
era giù che tra le 3 e le 4 di notte
iniziò i1 delirio. C'erano D Pronto Soccorso, la Radiologia, la
Chirurgia toracica, la Medicina
Generale e i laboratori dabbas-
Alluvioni in Toscana
-0 -
Il dottore
Se i malati non fossero
stati trasferiti al piano
superiore avrebbero
corso seri rischi
L. caj ala
C'erano due salme già
nelle bare Anche quelle
dovemmo portare
in salvo, nella chiesa
L', ì_)re
La mattina del 4 cercò
riparo qui una donna,
Fino al 5 non seppe
se la sua bimba era viva
so. E una sessantina di pazienti
erano in degenza nei vari reparti. Quando l'acqua cominciò a
salire la cosa che ci angosciò di
più fu la consapevolezza che se
i malati non fossero stati trasferiti al piano superiore avrebbero corso seri rischi. Il problema
è che se alcuni di loro erano in
grado di salire da soli altri non
potevano farlo». E allora lui e
insieme altri tre medici e altrettante infermiere, e le suore e
Sergio Ardinghi se li caricarono
in spalla e, a volte con l'ausilio
di carrelli, li portarono su, uno
ad uno, sistemandoli alla bell'e
meglio nei corridoi e nelle sale
dei pazienti paganti. «Fu
un'impresa titanica ricorda
Berta Cavicchi che qui restò
bloccata per almeno 6 giorni.
Mentre ci agitavamo per mettere in salvo i malati, una di loro
che aveva fatto la crocerossina,
mi bloccò con forza e mi disse:
"presto raccogliete dell'acqua
nelle vasche perché presto resterete senza e andrà via anche
l'elettricità". Aveva ragione. Meno male che ci avvertì».
Messi in salvo i pazienti,
mentre arrivavano i cingolati
dei militari della Caserma Predieri «che ci prestarono i primi
soccorsi portando acqua potabile e zucchero» ricorda ancora
il dottor Pampaloni , a chi era
intrappolato in ospedale si palesò un'altra emergenza. «Se al
piano terra l'acqua raggiunto il
metro di altezza aveva distrutto
tutto - aggiunge Berta Cavicchi - potete immaginare cosa
accadde nel piano interrato che
ospitava l'obitorio. C'erano due
salme già nelle bare. Anche
quelle dovemmo portare in salvo e rammento ancora un collega che per esorcizzare lo strazio
ci diceva "attenzione che affogano". Le portammo nella
chiesa dell'ospedale e le lasciamo poggiate sugli altari».
«Quella notte, anzi la mattina
del 4 - dice Luca Giannelli si trovò a cercare riparo a Santa
Maria Nuova anche una signora
che passava di lì. Si chiamava
Paola Cioni, era di ritorno a ca-
Pagina 166
Sopra piazza
Santa Maria
Nuova il giorno
dell'alluvione
In alto a sinistra
il salvataggio
della piccola
Silvia Cleti, la
figlia di Paola
Cioni, in braccio
alla nonna
Da sapere
Santa Maria
Nuova e
l'alluvione,
Storie di
coraggio e
umanità è il
titolo
dell'incontro
che si terrà
domani dalle
15,30 nella
Sala
Conferenze
dell'ospedale
sa e mentre l'acqua incalzava
fece appena in tempo a entrare
in ospedale, che altrimenti sarebbe scivolata via. Rimase come sequestrata sino al 5, in ansia per la figlia di appena 18 mesi, che non sapeva se si fosse
salvata nella casa di via de' Neri.
Scopri che era viva sola la mattina del 5 quando vide la sua
bimba in braccio alla nonna».
Ma quello che nessuno dimentica fu l'improvvisata del Papa,
di Paolo VI arrivato in città per
la messa di Natale. Lo ricorda
nel suo contributo al libro di
Giannelli suor Cesarina Ciccone: «Dopo messa il pontefice
fece una sosta da noi. Era stato
sollecitato dal cappellano dell'ospedale, Oliviero Naldini a
benedire i malati. E lo accontentò».
Chiara Dino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopo i saluti
di Giancarlo
Landini, vice
presidente
della
Fondazione
Santa Maria
Nuova Onlus,
interventi di
Luca Giannelli,
autore del libro
L'Arno dà di
fòri ed
Scramasax,
Maurizio
Pampaloni,
medico di
Pronto
soccorso nel
'66, Sergio
Ardinghi, ufficic
ufficio tecnico
dell'ospedale
nel '66, Berta
Cavicchi,
infermiera ai
tempi
dell'Alluvione,
Fiorenza
Bigazzi, madre
generale Suore
delle Oblate.
Coordina Paolo
Benini
presidente del
Comitato per
Santa Maria
Nuova
Alluvioni in Toscana
Pagina 167
Un rendering delle proiezioni che da domani sera saranno visibili ogni sera per due settimane su Ponte Vecchio
Proiezioni in 3d
E Ponte Vecchio
rivivrà
la sua storia
Alluvioni in Toscana
Ponte Vecchio «rivivrà» le ore
dell'Alluvione con
un'installazione di
videomapping realizzata da
Fondazione Sistema Toscana in
collaborazione con Archivio
Fotografico Locchi che da
domani sera alle 21 al 19
novembre ripercorrerà le tappe
cruciali della storia del ponte e
in particolare l'esondazione del
4 novembre 1966. L'installazione
sarà visibile dal lato di Ponte alle
Grazie e dalla balaustra agli
Uffizi, dalle 19 alle 23, con una
proiezione ogni mezz'ora. Oggi
alle 18 apre anche la video
installazione Arno66 alla
Galleria delle Carrozze di
Palazzo Medici Riccardi.
E.S.
©R I PRODUZIONE RISERVATA
Pagina 168
Lr
rasse n tea ale
g
a
tr
Ricordo a tre voci, Ticco ' ' quasi esaurito
L'Alluvione vista dagli occhi
del sindaco di allora, Piero
Bargellini . Da Enrico Matte!,
che era direttore de La
Nazione. E da un ragazzo di 16
anni che non aveva la minima
idea di cosa potesse essere
una catastrofe naturale. Si
intitola Sotto una gran piova
d'acqua... lo spettacolo
teatrale scritto da Sandro
Bennucci, Marcello Mancini e
Massimo Sandrelli in
collaborazione con
l'Accademia degli Infuocati, il
Teatro della Toscana e la sede
Rai di Firenze che ha fornito
materiali d'archivio , che andrà
in scena al Teatro Niccolini in
anteprima assoluta domani
sera alle 20,15 (in diretta su
Rai Radio3 ) - tra gli ospiti
Alluvioni in Toscana
La Compagnia delle Seggiole
Antonello Vendi (ti, anche lui
ex angelo del fango - e in
replica sabato alle 17,30 e alle
20,45. Tutte le repliche sono a
ingresso gratuito previa
prenotazione su
www.teatrodellatoscana.it. Le
prenotazioni sono andate a
ruba, rapidamente esaurite
tutte e tre le repliche. Ma oggi
il teatro dovrebbe mettere a
disposizioni alcuni nuovi
posti solo per domani. Sul
palco la Compagnia delle
Seggiole che con Fabio
Baronti cura anche la regia
insieme a Massimo Sandrelli.
Il titolo Sotto una gran piova
d'acqua è preso in prestito dal
mercante e storico
trecentesco Giovanni Villani
che nella sua Nova Cronica
così si espresse a proposito
dell'alluvione del 1333- Sotto
una gran piova sarà il primo
evento della rassegna teatrale
organizzata dalla Pergola e
dedicata all'Alluvione.
Edoardo Semmola
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domani parte la tre giorni per il Si al referendum, apre Richetti
Ma la prima sera sarà dedicata al terremoto. Rossi: io non ci sarò
Una Leopolda per la ricostruzione
Da Leopolda d'attacco frontale per il Sì al referendum, a
Leopolda di unità nazionale
per la ricostruzione, con protagonisti anche gli Angeli del
fango. E disastro del terremoto ha costretto Renzi a rivoluzionare in corsa il format della
settima edizione della kermesse che da Palazzo Vecchio
lo ha spinto fino a Palazzo Chigi.
Domani sera, alle 21, ï cancelli della Leopolda si apriranno per discutere «soprattutto
di terremoto, protezione civile, terzo settore, leggi sociali e
volontariato», spiega il premier. E poi: «Lo faremo a qualche giorno di distanza dal terremoto e a cinquant'anni dall'Alluvione di Firenze». La prima serata si chiuderà con una
maxi spaghettata all'amatri-
ciana di solidarietà, a sostegno
delle popolazioni terremotate.
Dal punto di vista politico va
però registrata una novità
piuttosto rilevante, perché ad
aprire la Leopolda ci sarà il deputato Pd Matteo Richetti. Un
ritorno, quello dell'ex compagno di rottamazione, niente
affatto scontato: dopo la battaglia del 2011, le strade dei due
Matteo si sono divise, e forti
sono state le critiche di Richetti rispetto alla gestione del
partito da parte di Renzi. Oggi,
però, davanti alla sfida cruciale del referendum e obbligati a
essere uniti, Renzi ha riconvocato alla Leopolda Richetti, affidandogli appunto la prima
serata. Sabato mattina torneranno gli ormai consueti tavoli
di lavoro, sugli argomenti più
vari. Sabato pomeriggio toc-
Renzi e Richetti
cherà invece all'imprenditore
della moda Brunello Cucinelli,
che racconterà il suo progetto
per la ricostruzione di Norcia.
«Quindi lavoreremo sulle riforme costituzionali, andando
a smentire, una per una, tutte
le bufale di questi mesi. Mostreremo come questa riforma
può davvero cambiare la vita
degli italiani», aggiunge il presidente del Consiglio e segretario del Pd. E domenica mattina a mezzogiorno, come
sempre, a lui toccherà l'intervento conclusivo. Prima di
Renzi parleranno alcuni «leopoldini» che in questo 2®16
hanno avuto un figlio o che lo
stanno aspettando.
E governatore toscano Enrico Rossi, infine, pur dicendosi
favorevole alla riforma, quest'anno non parteciperà alla
Leopolda: «Ho altri impegni»,
glissa. Ma è chiaro il suo distinguo: da mesi è in campo
come candidato per contendere la segreteria del Pd a Renzi,
anche se nessuno sa ancora
quando si terrà il prossimo
congresso.
Claudio Bozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Programma
Parte
domani alle 21
la settima
edizione della
Leopolda
Sabato
mattina si
terranno
invece i tavoli
di discussione
Domenica a
mezzogiorno è
invece prevista
la chiusura
dell'evento con
l'intervento
di Renzi
Alluvioni in Toscana
Pagina 170
Torrigiani, ci siamo
(se oggi non piove)
Il sindaco Dario Nardella ci spera fin
dall'inizio dei lavori. Ora l'attenzione è sulla
pioggia: «Le operazioni di asfaltatura sono
già iniziate. Se non piove ce la facciamo alla
grande» dice 11 presidente di Publiaequa
Filippo `cannoni. Lungarno Torrigiani, su cui
164 giorni fa (lo scorso 2,5 maggio) si aprì una
voragine dopo due rotture delle tubature,
potrebbe riaprire già domani, anniversario
dell'alluvione del `66. Gli operai hanno
lavorato anche ieri, fino a tarda sera. Un
lavoro interrotto solo per qualche minuto,
dopo la tenua pioggia di ieri pomeriggio. Un
impegno riconosciuto dallo stesso sindaco:
«Gli operati hanno fatto un lavoro
straordinario, siamo praticamente a 35.000
ore di lavoro senza un'interruzione, neppure
a ferragosto, la notte e i festivi».(M.F.)
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Alluvioni in Toscana
Pagina 171
AL CESTELLO
Firenze, Teatro del Cestello
Da stasera (ore 21) a domenica la Compagnia stabile Teatro di Cestello presenta
«4 novembre 1966, aiuto l'alluvione» di
Oreste Pelagatti, regia di Marco Predieri.
Alluvioni in Toscana
Pagina 172
TEATRO DI CESTELLO
Piazza del Cestello 4, tel. 055.29.46.09
4 Novembre 1966, aiuto l'alluvione.
Di Oreste Pelagatti.
Regia Marco Predieri. Con la Compagnia
stabile Teatro di Cestello.
Ore 20.45.
Alluvioni in Toscana
Pagina 173
Il ritorno degli Angeli, 50 anni dopo
«Così il fango cambiò le nostre vite»
Gli Angeli dei Fango nei sotterranei della Biblioteca Nazionale (da «Angeii d( i f-rgo », di E+- ma D'Angeiis, ed. Giunti)
G. Battista D'Ardia
Paolo Banchi
Stanno arrivando da tutto il mondo
per prendere parte al
cinquantesimo anniversario
dell'Alluvione di Firenze. Sei storie,
sei testimonianze di chi in quei
giorni c'era. Arrivando anche da
posti lontanissimi per dare una
mano. Dei 5oo registrati «Angeli del
fango» registrati sul sito del
Comune, solo ieri hanno ritirato il
Alluvioni in Toscana
Angela Consolandi e Marco Mecacci
Pamela Davis
loro kit (nella sede della Regione in
piazza dell'Unità) in 300. Nella
borsa realizzata per l'occasione un
pass che garantisce loro l'accesso
alla cerimonia di domani nel Salone
dei Cinquecento, a 8 musei e a
utilizzare gratis i mezzi publici, poi
una cartina di Firenze, una guida
turistica e il libro che li celebra.
a pagina 4 Massimo Marrone
Pagina 174
El
L'anniversario
Già trecento ragazzi allora sono a Firenze per il ritrovo in Palazzo Vecchio
Cinque storie di chi accorse a salvare citta e capolavori dopo la ftffia dell'Arno
Riecco gli Angeli, cinquant'anni dopo
Stanno arrivando da tutto il mondo per
prendere parte al cinquantesimo anniversario dell'Alluvione di Firenze. Sono gli
Angeli del Fango: uomini e donne che, in
quei tragici giorni di inizio novembre del
1966, aiutarono la città a rialzarsi. Dei 500
registrati sul sito del Comune, solo ieri
hanno ritirato il loro kit (nella sede della
Regione in piazza dell'Unità) in 300. Nella
borsa realizzata per l'occasione un pass
che garantisce loro l'accesso alla cerimonia di domani nel Salone dei Cinquecento,
a 8 musei e a utilizzare gratis i mezzi publici, e poi una cartina di Firenze, una
guida turistica e il volume Angeli del Fango di Erasmo D'Angelis, edito da Giunti.
a cura di
Antonio Passanese
1966 Alcuni ragazzi spalano l'ingresso laterale della Biblioteca Nazionale in via Magliabechi (da «Angeli dei fango», ed. Giunti)
Alluvioni in Toscana
Pagina 175
1,Iassimo Marrone
_'Pcolo Banchi
Da Bari alla Nazionale
(e la notte in cuccetta)
Un piccolo anello
per la catena dei libri
L'Angelo del Fango Massimo Marrone,
avvocato barese, in quel tragico 1966 aveva i8
anni. Era una matricola di Giurisprudenza e
non appena saputo cosa fosse accaduto a
Firenze, insieme ad altri 13 amici salì su un
treno. «Eravamo alloggiati nella stazione, sui
treni cuccetta, e ogni mattina alle 7, ci
Paolo Banchi, di Vicchio, ha ancora nitide
nella memoria le immagini di quei giorni: le
auto ammassate in piazza Santa Croce, le case
e gli scantinati allagati, l'odore della nafta
mista al fango. Lui, classe 1950, studiava
meccanica a Borgo San Lorenzo: «Con altri
tre studenti andammo dall'allora sindaco di
spostavamo alla
Biblioteca Nazionale.
Ricordo che
eravamo coordinati
dalla direttrice fide
Casamassima che,
per ringraziarci,
tutte le mattine ci
faceva trovare una
busta di panini con il
prosciutto toscano e
un termos di caffè». I
baresi avevano un
compito particolare:
«Toglievamo il fango
dai libri, poi li
scomponevamo, li
asciugavamo e infine
li davamo a chi li
Vicchio, Muzio
Cesari, per dare la
nostra disponibilità.
Venimmo destinati
alla Biblioteca
Nazionale: eravamo
piccoli anellidi una
lunghissima catena
umana. I libri ci
arrivavano dagli
scantinati e a noi
toccava sistemarli
sui camion.
Dormivamo alla
Madonnina del
Grappa, in via delle
Panche, e tutte le
mattine un bus ci
lasciava in centro».
Paolo Banchi spera che gli Angeli del Fango
possano essere un esempio: «Ai giovani dico:
fatevi avanti, date una mano a chi è stato
colpito da un disastro. Queste esperienze ti
segnano, te le porti dentro per tutta la vita e ti
aiutano a stare meglio con te stesso».
avrebbe rilegati». Prima del suo ritorno a casa
i ferrovieri gli organizzarono perfino una
festa. «Tornammo a Bari con un camion
carico di volumi da far restaurare alla facoltà
di Economia». Dove ritornerà? «Alla
Nazionale, anche per rivivere quei momenti».
@ RIPRODUZIONE RISERVATA
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P. --arco Mecaccì e Angela Co sola i
La coppietta del liceo
innamorata nel fango
Marco Mecacci e Angela
Consolandi in quel novembre
del'66 frequentavano la terza
classe del liceo classico
Galileo. Si sono innamorati in
quell'anno, nei panni di Angeli
del Fango, e da allora non si
sono più lasciati. «Con tutti gli
altri studenti ripulimmo la
nostra scuola. Grazie allo
slancio di tutti il Galileo poté
riaprire dopo un mese e mezzo
dall'Alluvione. Quando
riprendemmo le lezioni
raccontano insieme
c'era
un umido che ti entrava nelle
ossa. E accadde una cosa
Alluvioni in Toscana
eccezionale: il preside
consentì alle donne di non
portare il grembiule e di
indossare i pantaloni». Angela
abitava in piazza Puccini: «Era
un lago, ci si muoveva con i
canotti e per un mese
mancarono acqua e luce»;
Marco, invece, abitava a Ponte
a Greve, «lì non avemmo alcun
problema. Per mesi ospitai i
compagni di liceo e poi di
Università. E tutti insieme ogni
giorno, prima e dopo la
scuola, andavamo in giro a
ripulire fondi e androni».
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 176
C ìovan Battista D'Elr ia
Pcrrtela Davis
Dall'alba alla notte
peri piccoli Innocenti
L'americana d'Oltrarno
a spalare nelle botteghe
Giovan Battista D'Ardia Firenze la
conosceva bene: il babbo era un ufficiale
dell'aeronautica e qui è nato e ha vissuto per
qualche anno. Finché non si trasferì a Milano
per frequentare la Bocconi: aveva 22 anni
quando l'acqua dell'Arno invase Firenze, e
senza pensarci su partì con un gruppo di
amici della Gioventù
Studentesca (poi
Comunione e
Liberazione). «Ero
agli Innocenti,
spalavo fango e
lavavo i lettini dei
bimbi quasi tutti
distrutti. Si lavorava
dall'alba a notte
fonda. Ma eravamo
così presi dalla
nostra missione che
non avvertivamo né
fame né stanchezza.
Quando rimisi piede
a Firenze, credo
fosse il 6 novembre,
andai
Pamela Davis non tornava a Firenze da
quel novembre del 1966. All'epoca aveva 20
anni e frequentava l'università della Florida:
eri qui per studiare arte e per imparare
l'italiano. Quando l'Arno sommerse Firenze
riuscì a salvarsi perché abitava in Santo
Spirito: «Lì di acqua ne arrivò poca e quindi
non ebbi problemi
ad uscire da casa. La
prima cosa che feci?
Andare alla
Biblioteca Nazionale
a spalare fango e a
recuperare libri.
Con altri ragazzi
americani, poi,
andammo ad
aiutare gli artigiani
a ripulire le loro
botteghe. Dovevo
rientrare negli Usa
agli inizi del 1967
ma non cela feci a
ripartire, sentivo
che questa città
aveva ancora
bisogno di me, del mio aiuto. E così presi un
anno sabbatico in università». Per 5o anni
Pamela si è portata dentro quella esperienza
e la voglia di tornare: «Non potevo non
esserci. Spero tanto di rincontrare tutti gli
altri Angeli con cui condivisi quei giorni».
immediatamente a cercare quelle persone
che abitavano nel mio vecchio caseggiato.
Erano tutti sfollati ma per fortuna stavano
bene». Ma non chiamatelo Angelo del Fango:
«Credo di non aver fatto nulla di eccezionale:
mi sono semplicemente sporcato le mani».
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Alluvioni in Toscana
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Pagina 177
Alluvione, la mostra de La Nazione
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di ANGELA BALDI
SONO passati 50 anni da quella
spaventosa e terribile alluvione
che colpì Firenze e l'Italia. Ma
quei giorni drammatici raccontano anche la storia di tanti giovani,
eroi senza medaglie, che si sono
sporcati di fango per salvare Firenze e il suo popolo, le sue opere dalla furia dell'acqua. Gli «Angeli del
fango» saranno ricevuti domani a
Palazzo Vecchio a Firenze, nel Salone dei Cinquecento, tra questi
anche tanti aretini. I «ragazzi»,
all'epoca avevano un'età compresa
tra i 17 e i 20, facevano parte delle
sezioni locali dei boy scout d'Italia
e aderirono all'accorato richiesta
d'aiuto dei fiorentini. Alcuni restarono a Firenze fino al 26 novembre: «La nostra occupazione andava tra spalare il fango e mettere in
sicurezza i libri della biblioteca nazionale e la distribuzione dei viveri - raccontano gli ex ragazzi castiglionesi - quella degli Angeli del
Fango fu una mobilitazione spontanea di tantissimi giovani».
E domenica dalle 15 alla Pieve di
S. Maria a Buiano di Poppi, ci sarà
un'iniziativa per ricordare i 50 anni dall'alluvione del 1966. «Alluvio e Abluvio in Casentino», installazione multisensoriale con letture di Alessandra Aricò, suggestioni musicali di Marco Canaccini ed
i
gini tratte dalla Banca della
Memoria del Casentino. Al Museo
dei mezzi di comunicazione di
Arezzo domani doppio incontro al
mattino per le scuole (10,30) e il
pomeriggio per la cittadinanza
(17,30), per ricordare il ruolo dei
Alluvioni in Toscana
del f
ang
o»
radioamatori in un momento in
cui Firenze era isolata dal mondo
con mostra della stazione radio
che venne messa a disposizione
del prefetto fiorentino, mostre, interventi, foto e filmati inediti
sull'alluvione.
E DOMANI si apre a Firenze nella sede de La Nazione la grande
mostra «L'Arno straripa a Firenze» che si terrà nell'auditorium del
giornale in via Paolieri nella quale
si documenterà di come La Nazione seppe raccontare la tragedia.
Verranno esposte le pagine
dell'epoca, insieme a foto e filmati
inediti custoditi nei nostri archivi.
In più verrà proiettato un documentario che ricorderà di quei
giorni vissuti dentro al giornale.
L'ingresso sarà libero e aperto al
pubblico dal 5 novembre. Una mostra su una catastrofe che segnò la
città. Ancora oggi nelle strade del
centro ci sono le targhe che indicano fin dove arrivò il livello dell'acqua. Una cicatrice indelebile per
non dimenticare.
La provincia
colpita
n solo la città di
Firenze subii danni
dell'alluvione del'66 ma
anche la provincia di
Arezzo. A oppi il primo
straripamento
Pagina 178
I-A
Anche
AiJG ELI L, 21.
molti aretini tra quei ragazzi
Alluvioni in Toscana
1 cittadini la potranno visitare
Per ricordare l'evento
tutti i giorni, contiene
anche gLi scatti dei lettori
il gíornaLe ha anche re alato
pagine storiche ai lettori
Pagina 179
io -V-I
ECCO TUTTO IL CARTELLONE
;venti
Torna «Festasaggia»
7/7,1
PROGRAMMA ricco di iniziative, siglate Ecomuseo del Casentino, nel il primo fine settimana di
novembre. Tra il ricordo dell'alluvione e la promozione dei prodotti
tipici, torna anche «Festasaggia», il
progetto che punta alla riscoperta
della storia e delle tradizioni locali
attraverso momenti di qualità, fra
escursioni e promozione dei prodotti, sapori e mestieri, ambiente e
territorio. Sabato per il ciclo «Cam-
IZ1C , c Uno
P!
degli appuntamenti
Alluvioni in Toscana
mina la storia», è in programma
un'escursione per vivere il paesaggio: una camminata nel comune di
Poppi fra le frazioni di Lierna e
Moggiona, dal titolo «Paesaggi di
legno-le sapienze artigianali». La
partenza è prevista alle 10 dalla
piazza di Lierna, con arrivo a Moggiona dopo un paio d'ore di cammino. Nel pomeriggio l'escursione
continuerà con una sosta nel mulino di Moggiona per poi proseguire
fino alla sorgente solforosa del borgo di Vignano.
Domenica, alle 15 alla Pieve di S.
Maria a Buiano, a Poppi, è invece
in programma un'iniziativa per ricordare i 50 anni dall'alluvione del
1966. «Alluvio e Abluvio in Casentino», con le letture di Alessandra
Aricò, suggestioni musicali di Marco Canaccini ed immagini tratte
dalla Banca della Memoria del Casentino. A Stia torna la tradizionale «Castagnata Stiana»: appuntamento sabato e domenica nelle vie
del centro storico. In ogni angolo
del paese si potrà gustare l'autentico marrone del Casentino cucinato
nei più svariati modi.
Pagina 180
« Mentre L'Arno Laterina
---------------------------------------------------------------------------------------------scorreva » Lett ure « MEN TRE l'Arno scorreva», letture, testimonianze,
e t testí mon í an z e musica a cinquant'anni dall'alluvione è il tema
che si terrà domani al teatro di Laterina a
de LL' a LL uví one dell'incontro
cura dell'Auser per la stagione «Storie sospese».
Alluvioni in Toscana
Pagina 181
«ALLE 13.30 SENTII QUEL RUMORE. POI SEPPI CHE ERA
ESPLOSA UNA CASA E MORIRONO 3 PERSONE. ATTILIO
CORTINI, INVECE, FU SCARAVENTATO FUORI E Si SALVÒ
RIMANENDO AGGRAPPATO A UN ALBERO PER 12 ORE»
11
a vase il cena
l'acqua travol e o in un attimo»
rés Baldeschi c r
ALL'EPOCA aveva 23 anni e un
treno da prendere. A Pistoia lo
aspettava Mariagrazia, la futura
moglie. Ma la mattina del 4 novembre 1966 l'appuntamento fu
con la storia. Jaurès Baldeschi, assessore alla cultura negli anni '90,
ora direttore artistico del circolo
«Angelo Azzurro», divenne il regista della «grande alluvione» che
colpì anche Castelfiorentino. Con
una cinepresa 8mm filmò i giorni
della piena dell'Elsa. Trenta pellicole di girato grezzo, che una volta
selezionate e sapientemente montate hanno consegnato alla memoria collettiva uno straordinario
lungometraggio in bianco e nero
di circa 50 minuti, con un eccezionale spezzone a colori.
Baldeschi, riavvolgiamo il nastro... «Quella mattina uscii di casa verso le 8 per andare alla stazione. Ma sul ponte stavano già chiudendo le paratie e i treni non passavano più. Piazza Cavour era già tutta allagata e l'acqua stava cominciando a entrare nei fondi di Borgo. Vidi un tizio che stava scattando delle foto ed ebbi un lampo.
Avevo da poco acquistato una piccola cinepresa e alcune pellicole.
Corsi a casa, presi tutto e cominciai a girare per le strade del centro e a filmare». Non temeva che la
piena potesse sorprenderla? «L'ac-
Alluvioni in Toscana
l' ll vi one e le `rese c
qua saliva piano piano. Riprendevo e indietreggiavo verso i punti
più alti del paese. Verso le 11, l'Elsa si riversò nel centro, su Corso
Matteotti e via della Costituente
l'acqua scorreva a una velocità impressionante trascinando di tutto:
porte, cassonetti. All'apice della
piena mi rifugiai di nuovo in casa.
Stavo in piazza Granisci in un'abitazione rialzata. L'acqua arrivò fino al sesto scalino. Dal portone
principale non potevo uscire, ma
sul retro potevo accedere all'orto
di famiglia, passando attraverso il
terrazzamento di giardini riuscì a
raggiungere un punto dove continuare a filmare in sicurezza. Da lì
ripresi l'arrivo della piena e Castello sott'acqua». Cos'altro c'è in quei
preziosi nastri? «Tutto il post alluvione: i soccorsi, l'operazione di ripulitura dei fondi e le prime ricostruzioni. L'indomani, quando
l'acqua cominciò a ritirarsi tornai
di nuovo a filmare e sul `Piazzale',
tra fango e melma, trovai anche
delle scatoline contenenti delle pellicole trascinate fuori dal negozio
di fotografie. Le montai nella cinepresa senza sapere cosa ne sarebbe
uscito fuori. Quando andai a rivedere il materiale scoprii che si trattava di pellicole a colori per luce
da interni. Utilizzando in riprese
esterne avevano dato alle immagi-
éce del disastro
ni un particolare effetto azzurro».
Nel 50° anniversario dell'alluvione sarebbe bello poter rivedere
quel documentario... «La Uicc,
l'Unione italiana circoli del cinema lo vorrebbe proiettare a Roma
nell'ambito di un progetto con le
scuole. Ma è necessario restaurarlo e ci vogliono circa 5mila euro.
Se qualcuno volesse aiutarmi a finanziare il progetto...»
Irene Puccioni
Jaurès Baldeschî il 4 novembre
del 1966 filmò la piena dell'Elsa
Pagina 182
s%u,,1,, ha zi.i i%
Il Li b ro d i t nirii a t
M ontetupo Fiorentino
DO PO la presentazione empolese,
farà tappa a Montelupo Fiorentino
il tour promozionale di «Piovve sul
bagnato- 4 novembre 1966. Le
testimonianze più significative
sull'alluvione
nell'Empolese-Valdelsa». Sabato
al Mmab di piazza Veneto alle 17
Edoardo Antonini presenterà il
volume, edito da Ibiskos Risolo,
insieme al sindaco Paolo Masetti.
Alluvioni in Toscana
Pagina 183
La MoStIra
fo t og ra fi ca
suLL ' aLtuví one
a tta
Alluvioni in Toscana
Ha c k
Empoli
SARÀ inaugurata domani alle 17,30 nello spazio della
Vela Margherita Hack di Avane la mostra fotografica
'Empoli. I giorni dell'Alluvione. Cinquant'anni dal 1966',
visitabile fino al 13 novembre.
Pagina 184
Tanta solidarietà da parte di
giovani e meno giovani verso
quanti erano in difficoltà a causa
dell'alluvione del 4 novembre
BERTI A pagina 7
Alluvioni in Toscana
Pagina 185
DOPO L'ALLUVIONE PER FAR TORNARE EMPOLI A UN
ASPETTO DECENTE CI VOLLERO SETTIMANE DI DURO
LAVORO. TUTTI Si ABITUARONO ALL'ODORE DI
PRODOTTI PETROLI FERI'IMPASTATI' NEL FANGO
n
ra
I ri'co rdi di Ca rla
nos
/._
'
di BRUNO BERTI
«FURONO giorni terribili, quelli dell'alluvione del novembre
'66, con parte del centro e tante
frazioni sott'acqua a causa delle
acque dell'Arno, dell'Elsa, dei torrenti e delle fogne che non ricevevano la pioggia perché non riuscivano a scaricarsi nel fiume. In tanti si rimboccarono le maniche per
aiutare, a partire dai dipendenti
del Comune e dagli amministratori, con il concorso di tanti volontari, giovani e meno giovani. E purtroppo non mancarono i morti».
Carla Grilli, confezionista adesso
in pensione e allora consigliere comunale del Pci, ricorda così l'alluvione di cinquant'anni fa. Grilli
era entrata in consiglio alle elezioni del '64 sull'onda di 215 preferenze, ma con una conseguenza
pesante per la sua vita. «I vertici
della Zani, la confezione per cui
lavoravo e dove ero responsabile
della commissione interna, l'antenata delle Rsu, non gradirono la
mia elezione e mi licenziarono.
Trovai lavoro da Panini in via
dei Cappuccini e poi approdai alla Lebole (ex Linexter)».
GRILLI scampò alla piena perché abitava, come adesso, a Corniola, una delle frazioni che non
finirono sott'acqua. «Appena passati le prime ore di sconcerto e di
preoccupazione per le notizie che
arrivavano, mi misi in macchina,
una Fiat 500, e fece un giro delle
Alluvioni in Toscana
l,
c
tL;/
12
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rg
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varie frazioni, quelle che si potevano raggiungere con la macchina.
Nei pressi di Marcignana, che era
tutta allagata, trovai, oltre a tanti
volontari che si stavano dando da
fare per aiutare chi si trovava in
difficoltà, due miei colleghi di
consiglio, Cesarino Niccolai (più
tardi deputato, ndr) e Nelusco Degl'Innocenti. Allora nelle campagne c'era ancora un buon numero
di contadini, e lì a Marcignana vi-
« Passate le pri me ore
di preoccupazione, andai
a dare una mano
nelle frazioni alla g ate»
di all'opera i trattori cingolati che
riuscivano ad arrivare alle case allagate. Già in quei momenti, il5 e
6 novembre, uno dei problemi
più importanti, dopo aver messo
al sicuro le persone, era quello, temendo epidemie, di recuperare
gli animali morti, dalle galline alle mucche, quelle carcasse che la
furia delle acque non aveva già
portato chissà dove.
C'ERANO poi le famiglie che erano sì al sicuro ma che non potevano uscire di casa a causa dell'ac-
E IL
d
cons igliere c
l,
qua. Assessori, tra loro Egisto Alderighi, ai trasporti, e Delio Paganelli, alle finanze, ad esempio, e
consiglieri comunali, insieme ai
dipendenti di via del Papa e ai volontari, giravano con barche e
gommoni per chiedere alle famiglie se avessero bisogno di qualcosa. Il tutto coordinato dal Comune, allora guidato da Mario Assirelli. Io mi davo da fare e cercavo
di aiutare per quanto mi era possibile. Ricordo di essere andata anche a Pozzale e Molin Nuovo e
una volta, sullo stradone di Marcignana, di aver avuto seri problemi con la macchina, di tenuta di
strada, tanto da farmi temere per
la mia incolumità, a causa del fango lasciato dalle acque che si erano ritirate: una brutta poltiglia
marrone intrisa di combustibile
per il riscaldamento fuoriuscito
dai depositi delle case. Fu difficile tornare a casa».
PER RIPULIRE la città ci vollero settimane, e a quello strano
odore di prodotti petroliferi si abituarono un po' tutti. A dare una
mano arrivarono anche i militari,
che si muovevano prevalentemente a bordo dei mezzi per trasporto
truppe M 113, anfibi di fabbricazione americana. « In consiglio comunale si discusse anche dei problemi dell'alluvione, con la Dc
che attaccava la giunta e noi che
chiedevamo attenzione da parte
del governo per le condizioni
dell'Arno e dei corsi d'acqua minori».
Pagina 186
L'impegno del Comune
per dare una mano
atte famiglie in difficoltà
Il sindaco Mario Assirelti
coordinò l'attività della
'macchina' dei Comune per
far fronte ai danni
dell'alluvione del novembre
'66. Nell'esperienza di Carla
Grilli, si distinsero gli
assessori Egisto Alderighi e
Delio Paganelli e i
consiglieri comunali
Cesarina Niccolai e Nelusco
degl'Innocenti. Tanti, poi, i
volontari, giovani e meno
giovani, che lavorarono con
passione
IL tributo di vittime
pagato dai comuni
dell'Empolese VaLdeLsa
Lungo, purtroppo, l'elenco
delle vittime dell'alluvione.
Guido Borghi, 64 anni, di
Castelfiorentino, Giovanni e
Vittorio Cortini, di 58 e 24
anni, anche loro di
Castelfiorentino. Agostina
Bini, 73 anni, di Empoli e
Palmiro Mancini, 66 anni,
pure lui empolese. Orfea
Casini, 68 anni, di Montelupo
Fiorentino, e Giovanni
Chiarugi, 68 anni, anche lui
montelupino
Sopra, un
imprenditore
agricolo guarda
le carcasse di tre
mucche annegate
e poi portate via
dalla furia delle
acque. C'era
bisogno di togliere
dalle campagne e
dalle strade i resti
degli animali
perché si
temevano
epidemie. Accanto,
un M 113, mezzo
cingolato
dell'esercito,
appena arrivato
in città
Giovani volontari impegnati a Empoli ad allontanare l'acqua e nell'opera di pulizia con mezzi di fortuna nelle ore successive all'alluvione
Alluvioni in Toscana
Pagina 187
Esercito ,
L'IMPEGNO dell'Esercito interessò tutti i reparti della Toscana
che prontamente intervennero per soccorrere la popolazione. In
breve tempo affluirono anche mezzi e attrezzature speciali, da altre
regioni d'Italia dando subito vita a interventi tesi a soccorrere
famiglie, senza viveri e senza indumenti. E quando l'onda di piena
passò, a svuotare scantinati, a sgomberare le strade dall'enorme
massa di fango. Alle operazioni di soccorso, che ebbero termine
alla fine di dicembre, partecipano oltre 8.200 militari dell'Esercito.
L'intervento dell'Esercito fu determinante non solo per i soccorsi
ma anche per un'intuizione del Genio militare che con una
esplosione provocata, scongiurò l'allagamento di Pisa.
Alluvioni in Toscana
Pagina 188
LA RISTAMPA DE «IL GIORNO DELLA PIENA»,
IL LIBRO DELL'EX SINDACO, E'
IN OMAGGIO OGGI CON «LA NAZIONE»
«LA PRIMA IMMAGINE CHE MI VIENE IN MENTE
E LA MAMMA ALLA FINESTRA AD ASPETTARLO
DA NOI L'ACQUA ENTRÒ SOLO IN CANTINA»
<IL BABBO AVREBBE VOLUTO CHE
LE CELEBRAZIONI DI OGGI DESSERO
UNA SPINTAA MIGLIORARE LA SICUREZZA»
`Scarponi e canotto contro l'acqua'
giorni del dr
a m casa rausi
figlia
s
racconta il padre assessore. « r o lios
«PER CHI, quel giorno, non c'era,
o era troppo piccolo per conservarne il ricordo». Scriveva così Luciano Bausi, allora assessore all'urbanistica, che quel fatidico 4 novembre `66 era in strada, a risollevare
dal fango la sua Firenze. I ricordi
di quei giorni li raccolse solo
vent'anni dopo, in un piccolo libro,
destinato agli amici. Che oggi La
Nazione dona a tutti i suoi lettori,
nella ristampa de «Il Giorno della
piena», in 32mila copie (Edizioni
Polistampa) voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio. Ma c'è anche un altro ricordo di Luciano
Bausi di quei giorni, questa volta
privato, più intimo e a raccontarcelo è sua figlia.
Signo Susanna, c'è un ricordo di suo papà che più le è rimasto impresso?
«Un'immagine su tutte: la mamma
affacciata alla finestra, ad aspettare
che il babbo tornasse a casa. Era
molto preoccupata, allora i mezzi
di comunicazione non erano così
veloci come adesso.
Com'è scritto nel libro, trovarono
l'acqua per strada e tornarono indietro dall'aeroporto di Pisa. Riac-
compagnò a casa la mamma e andò
subito a Palazzo Vecchio, e fino al
giorno dopo noi non lo vedemmo.
Quando tornò, ci raccontò dettagliatamente cos'era successo, delle
opere d'arte danneggiate, e di come
il Comune si adoperò per portare le
persone fuori dalle abitazioni inva-
«Per giorni è rincasato
solo per pochi minuti
Doveva aiutare la città»
se dall'acqua».
Per quanti giorni non si è visto a casa?
«Per quindici giorni si limitava a
rientrare, per un attimo. Il tempo
di cambiarsi e subito se ne usciva,
ad esempio, con gli scarponi grossi
del nonno. Era buffo, vederlo così
conciato ci faceva ridere. Abitavamo vicino a piazza Indipendenza e
lì l'acqua fortunatamente entrò solo nelle cantine. Però mia zia aveva, ed ha ancora, un negozio di ferramenta in via dei Neri. Lui per
sua sorella non si dette da fare, perché aveva da aiutare un'intera città.
ei ore ti i»
Ci pensammo noi ragazzi ad andare a pulire il suo negozio, ricordo
ancora l'odore del fango. Poi andammo anche in un ricovero in via
Guelfa ad aiutare gli anzian ».
Cosa vi raccontava di quei
momenti?
«Ci disse che era andato sul canotto
in piazza Signoria. Lo toccò molto
il Cristo di Cimabue, ne era affranto come per i libri della Nazionale,
dove si recò il giorno stesso dell'avvenuta alluvione. Ma era fiero di come i fiorentini stavano reagendo,
ne andava orgoglioso. Diceva sempre: le difficoltà non ci fermeranno. Con la forza d'animo, delle braccia e di tutti, si può riemergere».
Cosa direbbe delle celebrazioni odierne?
«Vorrebbe che queste celebrazioni
assumessero non il tono di una rievocazione, ma dessero una spinta
per migliorare la città dal punto di
vista della sicurezza. Lo dice anche
alla fine del libro: quello che è successo, non deve mai più ripetersi.
Anche quando si parlava di una
persona che ci aveva lasciato, voleva che il ricordo fosse vivo, che si
facesse tesoro di tutto quello che ci
aveva insegnato. E questo che vorrebbe».
Maurizio Costanzo
",,JN%%?;"1,.
due appuntamenti
sut Ponte Vecchio
OGGI alle 18 si inaugura la
video installazione Arno66'
alla Galleria delle Carrozze
i Palazzo Medici Riccardi.
Alle 19 apre ' eyond
Borders'al. M useo
Novecento, opere donate
come segno di solidarietà.
Domani alle 21 al via il
suggestivo «video apping»
su Ponte Vecchio mentre la
B iblioteca N azionale ospita
tour i realtà virtuale e la
mostra fotografica 'Arno66:
la Macchina del Tempo'
Alluvioni in Toscana
Pagina 189
E ra a'ranto per il Cristo
di Ci abue e per la
N azionale m a contento
della reazione della città
Alluvioni in Toscana
Pagina 190
Mostra speciale
a La Nazione
nostri lettori
sabato alle 12
UNA MOSTRA unica,
speciale. Con un allestimento
che unisce tradizione e
innovazione.
E un ingresso (nel nostro
auditorium) di sicuro effetto.
Insomma da
vedere per lo
«scenario» certo,
ma soprattutto
per i contenuti.
Con La Nazione
protagonista in
quei drammatici
giorni quando
anche il nostro
stabilimento pagò
le conseguenze
del disastro. Ma il
giornale di
Firenze non
mancò mai, punto
di riferimento dei
cittadini che
rimboccandosi le
maniche volevano
sapere quale sarebbe stato il
destino loro e della città.
La mostra, ingresso
gratuito, sarà aperta al
pubblico dalle 12 di sabato
(per gli altri giorni l'orario
sarà diverso).
Il consiglio è di venirla a
vedere non il primo giorno di
apertura, ma uno dei
successivi: resterà aperta
fino al 19 novembre e sarà
visitabile la mattina dalle
9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle
18 (festivi chiusa). Saranno
coinvolte anche le scuole e
molte associazioni cittadine.
Alluvioni in Toscana
Pagina 191
sotto it
® »
NON FU solo Firenze a finire
sott' acqua nel '66. Anche
Scandicci , soprattutto Badia
a Settimo e San Colombano,
subirono danni in
quell'alluvione . E così per i
50 anni , Gilberto B acci,
autore i diversi volumi che
raccontano la storia della
città , ha pensato di
raccog liere i m magini e
storie dell'evento, dando
alle stampe
successivamente Scandicci
sotto il diluvio - 1966
Fotostoria dei giorni
dell'Alluvione . La Piana i
Settimo sott 'acqua». La
presentazione si terrà
domani a Badia a Settimo,
nel salone del giardino
«Ilaria Alpi».
Alluvioni in Toscana
Pagina 192
PLAUSO AL GRANDE LAVORO FATTO
NEL CANTIERE MENTRE Si E' IN ATTESA DI
SAPERE DI CHI SONO LE RESPONSABILITA'
L'INCHIESTA DELLA PROCURAVA AVANTI
E' SEMPRE STATO DETTO CHE NESSUN COSTO
DEI LAVORI RICADRA' SULLE BOLLETTE
I
POSSIBILE LA REALIZZAZIONE LUNGO
IL GRETO DEL FIUME DI UN CAMMINAMENTO
SFRUTTANDO LA STRADA UTILIZZATA DAGLI OPERAI
Conto alla rovescia per la ñapertura
«Ci porteremo anche Mattarella»
l sìndaco
r ll ®• missione (quasi) compiuta, tanti ' non ci credevano
SIAMO davvero al countdown.
Se il tempo reggerà un altro giorno, l'obiettivo di riaprire Lungarno Torrigiani per il 4 novembre
potrebbe essere raggiunto. Fa gli
scongiuri il sindaco Dario Nardella, consapevole che in ogni caso
non si poteva fare di più.
«Sono come San Tommaso, finchë non vedo non credo - ha detto -, anche se siamo molto vicini
a chiudere l'intervento. Se riusciremo a farcela, credo che anche il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Firenze per il cinquantenario dell'alluvione, renderà omaggio a questo successo. Un
successo che non è mio, ma dei
nostri operai, delle aziende, dei
tecnici, degli ingegneri e di tutti
coloro che si sono impegnati fin
dall'inizio per ripristinare comnletamente il Lungarno». Il sinda-
iù
Cíi
„ r,n
24 ore at giorno
DAL 20 LUGLIO, quando è
finita la progettazione
complessiva , gli operai
hanno lavorato con tripli
turni, 24 ore su 24, fino a
poche settimane fa. Adesso
il cantiere è attivo 18-19 ore
al giorno . Sono state
presenti nel cantiere fra le
25 e le 50 persone al g iorno,
in un'area di 120 metri.
Alluvioni in Toscana
rio Carbone, restaurato per l'occasione, e dall'inedito «Dopo l'alluvione» produzione Skyartehd a
cura di E. Pacciani.
Infine, il Presidente concluderà
gli appuntamenti istituzionali alle 18.30 al Palazzo dei Congressi,
dove interverrà al «Global Conference ori Maternal Infant Health».
O.
u.
in cinque mesi, in tanti non ci credevano, alcuni ci hanno sbeffeggiato. Ma noi abbiamo tirato dritto».
DOMANI, anniversario di quel
drammatico 4 novembre 1966, la'
giornata fiorentina del presidente
Mattarella inizierà in Santa Croce, con la ricollocazione nel refettorio della basilica del dipinto di
Giorgio Vasari «L'ultima cena».
La tavola è uno dei simboli dello
sfregio che l'Arno inflisse al patrimonio artistico fiorentino, data
per irrecuperabile e restaurata grazie al prodigioso intervento
dell'Opificio elle Pietre Dure.
Alle 16 il Presidente sarà nella sede del nostro quotidiano La Nazione, per visitare la mostra documentaria allestita in occasione di
questo 50° anniversario dell'alluvione. Il nostro è infatti l'unico
giornale con la cronaca locale che
raccontò alla popolazione quello
che stava accadendo in quei giorni. Seguirà un saluto del Presidente alla redazione. Ma la sua giornata fiorentina non è finita. Alle
16.35 è atteso a Palazzo Vecchio
per la cerimonia solenne nel Salone dei Cinquecento, durante la
quale sarà proiettato parte del documentario sulla città alluvionata
riprese dai documentari video
«Firenze novembre 1966» di Ma-
sotto La guida
I LAVOR I per il ripristino
dell'acquedotto sul
lungarno Torrigiani sono
stati portati avanti da Trevi
Spa, come eneral
contractor o ero azienda
capofila). Uno sforzo che ha
accomunato anche le altre
aziende coinvolte (Crs, Cea,
Italscavi e Calenzano
Asfalti).
Pagina 193
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Alluvioni in Toscana
Pagina 194
11 Fiorino
d'ara alla
studiosa
jane
Fortune
Firenze capitale della cultura
«Qui l'ospedale dell'arte»
FIRENZE hub internazionale
del restauro dell'arte : un vero e
proprio `Ospedale dei Beni Culturali'. E' la proposta lanciata
dal sindaco Nardella, aprendo
ieri a Palazzo Vecchio la II edizione della conferenza internazionale «Unity in Diversity>>, a
cui partecipano fino a domani
60 sindaci di tutto il inondo.
«Firenze, solo nell'area Unesco, significa 35 piazze monumentali, 42 musei, 30 università internazionali e accoglie 15
milioni di turisti all'anno - ha
detto Nardella -. Per preservarne nel tempo l'integrità, l'autenticità del suo valore sono indispensabili lo sviluppo sostenibile, la sicurezza, le politiche
di integrazione sociale». Riguardo al tema di quest'anno:
la resilienza delle città rispetto
Alluvioni in Toscana
ai disastri naturali e causati
dall'uomo, e partendo dalla
coincidenza col 50esimo anniversario dell'alluvione Nardella ha ricordato che da
quell'evento « Firenze ha sviluppato la sua capacità di essere resiliente quasi come una
sua qualità innata». Nel corso
della giornata il sindaco ha incontrato il sindaco di Tunisi,
Seifallah Lasram, con cui è in
corso un gemellaggio culturale. Assegnato poi il Fiorino
d'oro alla studiosa di beni culturali Jane Fortune, famosa
per il recupero di tesori artistici meno conosciuti. Infine, è
statomesso a punto un accordo
con la città di Reims per unire
la promozione dello champagne e del Chianti classico.
O.Mu.
Pagina 195
Renzi sul palco della Levp,,.A,3.s ciel 2015
Leopolda
Amatrìeìana
mente vip
e
STAZIONE Leopolda, domani inizia la
kermesse renziana a 50 anni dall'alluvione
di Firenze e a cinque giorni dalla scossa 6.5
del sisma che ha sconquassato il cuore
dell'Italia. In questa «edizione speciale» la
parola `ricostruzione' prenderà il posto
della `rottamazione' delle origini, per una
versione meno di lotta e più di proposte di
governo. Sarà una Leopolda fatta da
«persone `normali', non da vip» - spiega
Matteo Renzi nella sua enews -, che si
alterneranno sul palco dell'ex stazione. Lo
slogan è «più politica e meno politici», con
riferimento alla riduzione dei parlamentari
prevista dalla riforma costituzionale.
Terremoto, protezione civile, terzo settore,
leggi sociali, volontariato sono i temi del
primo giorno di Leopolda. L'apertura
`politica' è affidata a Matteo Richetti,
deputato Pd e leopoldino della prima ora.
Una spaghettata all'amatriciana concluderà
in chiave popolare la prima serata. Sabato
mattina tocca ai tavoli di discussione sui
temi più vari, dalle riforme al futuro
sostenibile del Paese. Il 5 novembre i lavori
proseguiranno con focus sulle riforme
costituzionali. L'Italia del futuro sarà al
centro del terzo e ultimo giorno di
manifestazione in cui parleranno «alcuni
leopoldini che in questo 2016 hanno avuto
un figlio» oltre a «personalità del mondo
della ricerca, della tecnologia,
dell'innovazione, del capitale umano, della
cultura».
Alluvioni in Toscana
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ANCHE Signa ricorda l'Alluvione. L'appuntamento domani alle 17.30, nella sala
dell'Affresco del Palazzo Comunale, quando verrà ricordato il 500 anniversario del disastro che nel 1966 sommerse quattro quinti del territorio signese. Nell'occasione verrà inaugurata una mostra fotografica curata da Adriano Paoli e dal circolo Sorms di
San Mauro con alcuni scatti inediti. Per do-
Alluvioni in Toscana
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menica 6 novembre sono invece previste alcune iniziative alla Misericordia di San
Mauro.
La celebrazione ufficiale dell'evento è
quindi prevista per venerdì 25 novembre
(alle 17.30) nella chiesa di San Lorenzo.
Nella stessa serata verrà presentata una
nuova edizione, riveduta e corretta, della
pubblicazione «1966: l'Alluvione a Signa».
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per ricordare
L'ALLUVIONE del ' 66 colpì
dura mente anche il territorio di B agno a Ripoli, con la
tracimazione i torrenti e
borri . Il territorio vuole
ricordare quel tragico
evento a 50 anni dal disastro . Ieri la IIIC elementare
i Rimag io ha lanciato in
Arno g hirlande realizzate
dai bambini al Circolo
Marina di Candeli, dove è
stata allestita una mostra i
dipinti su stoffa recuperati
dalla sede Uisp. Oggi alle 17
atta biblioteca « L'Arno a
Firenze : il fiume amico e
generoso, il torrente nemico
e rovinoso», percorso
storica -geografico insieme a
Leonardo Rombai. Giovedì
10 nella in biblioteca M auro
Parri e Andrea Santacesaria
parleranno del restauro
delle opere d'arte.
Alluvioni in Toscana
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At Cestetto
« 4 novemb re »
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Da oggi al 13, info 055294609
IMPOSSIBILE per un
teatro affacciato
sull'Arno non
programmare un ricordo
dell'alluvione che
cinquant'anni fa ne
determinò la chiusura,
addirittura ventennale. Il
Teatro di Cestello, sala
dei primi del Novecento,
fu infatti devastato da
quell'evento e il suo
sipario si sarebbe
rialzato solamente alla
metà degli anni ottanta.
Da allora in ogni
decennale di quel 4
novembre 1966 è fisso
l'appuntamento con la
commedia di Oreste
Pelagatti «4 novembre
1966, Aiuto l'alluvione»
Alluvioni in Toscana
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NEL FOYER DEL TEATRODANTE MONNI zione in piazza Dante dei mezzi di
Le immagini del 1966 e 1991
Campi ricordale sue alluvioni
LA CITTÀ e le due alluvioni che
l'hanno colpita in cinquant'anni.
Sino al 24 novembre nel foyer del
«Teatrodante Carlo Monni» sarà
possibile visitare la mostra «L'alluvione a Campi», in ricordo di due
tragici eventi: il 50° anniversario
dell'alluvione di Firenze e il25° anniversario di quella di Campi. Nel
1966 l'acqua dell'Arno invase la
parte sud della città: San Donnino, San Piero a Ponti, Sant'Angelo
a Lecore. Nel 1991 la tracimazione
del torrente Marina a Fornello devastò la zona nord di Campi. Si
tratta di un percorso fotografico voluto dall'amministrazione comunale per promuovere la cultura del
ricordo. «Una mostra fotografica sottolinea il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi - in accordo con la Protezione Civile ed un
consiglio comunale monotematico saranno occasione per rinnovare la memoria di quello che è stato
e di quello che è il nostro rapporto
con il fiume e con il territorio».
protezione civile che da oltre 25 anni sono al servizio della comunità
per ogni emergenza. Questa bella
raccolta di immagini in bianco e
nero e a colori (realizzata grazie alla collaborazione dei dipendenti
comunali Rinaldo Menegatti, Luciano Fabiano e Silvia Niccoli rispettivamente per la ricerca d'archivio, gli elaborati tecnici e la segreteria di redazione) apre, in un
certo senso, un mese dedicato al ricordo delle alluvioni che culminerà il 15 novembre (ore 21) con il
consiglio comunale ad hoc.
Maria Serena Quercioli
LA TRAGICA alluvione della
notte del 15 novembre 1991, lo ricordiamo, provocò danni per miliardi di lire e si portò via anche
una vita umana, quella dell'anziana Dina Nistri, sorpresa dalle acque nella sua casa. Ieri sera, l'inaugurazione della mostra con esposi-
L'allestimento della mostra con le immagini in bianco e nero
Alluvioni in Toscana
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Record di visitatori negli sp
ANNO bisesto anno funesto? Non
sembrerebbe proprio a ben guardare
i musei di Firenze, e a giudicare dal
numero di visitatori che affollano
quotidianamente palazzi storici e sale espositive, e dal boom di questo
ponte di Ognissanti, che ha fatto registrare 5mila ingressi solo a Palazzo
Vecchio. Ma, tra le tante, quali sono
le mostre che stanno attirando più visitatori? Non sorprende che in cima
alla top ten, dopo aver fatto molto parlare di sé, si piazzino le opere visionarie e spiazzanti del cinese Ai Weiwei, che fino a gennaio animeranno
le sale e le facciate di Palazzo Strozzi.
Gli oltre 30mila visitatori nelle prime tre settimane, lo hanno consacrato evento culturale dell'anno. Ma Firenze, in questo periodo, non è solo la culla della prima grande retrospettiva italiana di questo celebre e
controverso artista contemporaneo,
Alluvioni in Toscana
ma anche tanto altro. Grande successo sta riscuotendo ad esempio Tempo
Reale e tempo della realtà, che vuole
esposti oltre 200 esemplari della preziosa collezione di orologi di Palazzo
Pitti, così come Splendida Minima
che al museo degli Argenti espone
piccole sculture ellenistiche e romane in pietra dura.
E C HE DIRE di Incredible Florence a
Santo Stefano al Ponte, prorogata
non a caso fino al 20 novembre, che
ripercorre la storia di una Firenze ricostruita in 3d, attraverso un viaggio
nel tempo multimediale e immersivo
addirittura insieme a Dante e Leonardo? Dato l'exploit di visitatori, ben
8.500 in 220 ore di apertura, accorsi a
Villa La Quiete per ammirare i capolavori di Botticelli e Ghirlandaio, anche questa mostra è stata prorogata,
fino al 15 gennaio.
11
espositivi
In questo stralcio d'autunno, in città
ce n'è per tutti i gusti: dalla Divina
Commedia di Venturino Venturi a
Villa Bardini, al dialogo tra arte e moda al museo Ferragamo. E nell'anno
del cinquantenario, Firenze pullula
di mostre che ricordano e raccontano
l'alluvione del'66, da Tethys Gallery,
all'Archivio storico, dalla biblioteca
Nazionale dedicata al patrimonio
ebraico, a Palazzo Vecchio, dove fino
al 13 novembre a ingresso gratuito,
Muse presentaAlfabeti sommersi in Sala d'Arme, a cura di Marco Bazzini e
Sergio Risaliti con otto opere, al libro
poeticamente dedicate, degli artisti
Anselm Kiefer e Emilio Isgrò. Completa la mostra il docufilm, con immagini spettacolari e tragiche, mai viste prima in Italia, con cui Giuseppe
Fantacci documentò e mostro, soprattutto in America, la ferita di Firenze.
Maurizio Costanzo
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Alluvioni in Toscana
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MOLTISSIME INIZIATIVE MESSE IN CAMPO
DAL NOSTRO GIORNALE PER RICORDARE
I CINQUANTANNI DAL DEVASTANTE DILUVIO
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raccorio pieno cii messaggi
oco dï squadra vince sempre»
Così il presidente della
di UMBERTO TOMBARI*
SEMBRA quasi un film l'originalissimo testo di Luciano Bausi
che la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, in collaborazione con La Nazione, offre ai fiorentini in occasione del50° anniversario dell'alluvione.
Tra le tante proposte e iniziative
promosse per la ricorrenza abbiamo voluto privilegiare questo libro perché siamo rimasti colpiti
dalla sua efficacia, rimasta intatta
dopo 29 anni. Il ritmo incalzante,
direi quasi giornalistico, ci fa sentire protagonisti assieme all'autore di quelle 24 ore così drammatiche.
STATO davvero molto bravo
il Senatore Bausi ad aver saputo
armonizzare le sue indubbie qualità di uomo, politico, amministratore, servitore dello Stato, con la
sua penna fine e arguta, capace di
fermare, con tratti veloci e mai po-
!a G, y' r;' í,/,,,d
zï e Ente Cassa presenta il vol
lemici, un momento tra i più dolorosi della nostra storia recente.
Nell'incedere del racconto sono
infatti racchiusi messaggi e significati che ritengo ancora attuali,
soprattutto per le nuove generazioni e, non ultimi, gli amministratori di oggi.
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Umberto Tombari, presidente
Fondazione Cassa di Risparmio
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Il primo è un richiamo forte e intenso al gioco di squadra e ai risultati formidabili che possono scaturire da un comune agire; il secondo è un invito ai responsabili delle istituzioni e degli organismi
preposti alla tutela del territorio
perché compiano con sollecitudine gli atti necessari per la definitiva messa in sicurezza del nostro
fiume; il terzo è la rinnovata consapevolezza di quanto Firenze sia
cara al mondo, ieri come oggi.
MA C'E un quarto messaggio
non meno importante. Ed è il valore della memoria che è fondamentale per comprendere meglio
il tempo di oggi. Lo spiega lo stesso Bausi nelle ultime righe del volume motivando il suo lavoro: "lo
scopo di queste note è mantenere
viva la memoria delle cose e degli
uomini per chi, allora non era nato e per chi, già uomo, se ne fosse
dimenticato".
* Presidente Fondazione Cassa
di Risparmio di Firenze
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dat fango»
Oggi dalle 9 all'Accademia
dei Georgofili si svolgerà il
convegno : "Anno 1966. 50
anni di innovazioni in
meteorolog ia", organizzato
da Lamma , Regione, Cnr,
Progetto Firenze 2016 con
Ordine dei Geologi.
Alluvioni in Toscana
Domani alle 11,30 il
cardinale Betori presiederà
una solenne
concelebrazione nella
basilica di Santa Croce.
Diretta dalle 11,15 su Tv
Prato sul canale 74
del digitale terrestre.
«Firenze 1966. L'alluvione.
Risorgere dal fango » è bel il
libro di Franco M ariani e
Mattia Lattanzi, edita da
Giunti con testimonianze e
documenti . Si trova in
edicola al prezzo i 9,90
euro
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Domani in scena al Teatro
N iccolini alle 20 ,30 la prima
di «Sotto una gran piova» in
diretta da Rai Radio 3.
Ospite d'onore della serata
Antonello Venditti (in
rappresentanza degli Angeli
del fango ). Repliche il 5 alle
17,30 e alle 21. Ingresso
g ratuito , prenotazioni su
www.teatrodellatoscana.it.
Un bimbo
aiutato
dai militari
dell'esercito
durante le fasi
concitate
dei soccorsi
nelle ore
succesive
all'inondazione
Alluvioni in Toscana
Il libro o g gi in regalo
ricorda il valore della
me m oria e la necessità di
curare la nostra natura
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alluvione sacco
ai suoi articoli uscivano eiiozïonï
Marraccini firmò reportage straordinari. E fu allievo di Bianciardi
«PER ME e per mio fratello Marco
Pericle, babbo Omero è stato un amico carissimo, affettuoso e, a distanza
di 25 anni dalla morte, lo dico con
grande commozione, mi manca e
non poco». Così Maurizio Marraccini, titolare della Generali Assicurazioni, nel ricordare, proprio nel giorno che precede il 50° anniversario
dall'alluvione, che mise in ginocchio Grosseto e la Maremma, suo padre Omero, un grande giornalista
che, pure chi scrive, conosceva molto bene e stimava.
Omero Marraccini, figlio di Pericle,
capostazione prima di Giuncarico e
poi di Montepescali, era nato nel
1934 e cresciuto nelle nostre campagne, tra Gavorrano e Braccagni. Ma
fin da bambino non era mai stato attratto dal posto fisso nelle Ferrovie e
neppure dalla campagna, nonostante il grande amore per la Natura e la
sua Maremma. A 15 anni, quando
frequentava il Liceo Classico, alunno di Luciano Bianciardi, iniziò a
frequentare la redazione de «Il Telegrafo», prima in Corso Carducci (era
al primo piano del palazzo i cui fondi oggi sono occupati dalla Gardenia) poi in via D'Azeglio, nella palazzina dove è sempre stata la Federcaccia.
«Sognava di fare il giornalista e nessuno ha mai dubitato, anche tra gli
amici del tempo, che ci sarebbe riuscito. Mio padre - dice Maurizio quando si metteva in testa una cosa
era difficile che non la ottenesse. Per
il giornalismo aveva addirittura un
culto particolare, direi una vocazione che gli ha fatto avere grandi risultati sia al Telegrafo che alla Stampa
e alla Nazione. Quando parlo oggi
con persone che lo hanno conosciuto, ho la grande soddisfazione di sentire parole lusinghiere su mio babbo, commenti che mi inorgogliscono, mi danno i brividi e mi rendono
Alluvioni in Toscana
Lavorò al Telegrafo,
poi alla Sta m pa
e a La N azione
felice».
Nel 1960, Omero diventa caporedattore del Telegrafo a Grosseto, dove
rimane per dieci anni: nel 1970 un
grande giornale come La Stampa di
Torino lo vuole tra i suoi quadri dirigenti, per affidargli la responsabilità
della Liguria (e anche di Montecarlo). Sul Telegrafo scrive articoli che
lo rendono davvero un personaggio
e un riferimento nell'ambiente dei
mass media. Rotariano, amicone di
Caio Rossi, Vittorio Donatelli, Pilade Rotella, Mauro Mancini, Luciano Bianciardi, Lucio Parigi, ma sono solo esempi, sì distinse nei giorni
dell'alluvione per i suoi reportage
pieni di affetto per la Maremma e i
maremmani ai quali, proprio la mattina del 4 novembre, sulla sua Ford
Taunus rossa, mentre tornava da verificare la pericolosità dell'Ombrone, «urlava» di abbandonare i piani
terra e mettersi in salvo. Come faceva insomma un altro Omero, il Pucci, detto Naso.
«La svolta che cambiò la sua vita dopo il lavoro alla Stampa, e riportò in
Toscana il ragazzo di Montepescali,
avvenne il 16 novembre 1977, alle
13.55, quando, mentre rientrava nella propria abitazione per il pranzo, il
collega Carlo Casalegno fu ucciso in
un agguato da parte di un gruppo di
fuoco della colonna torinese delle
Brigate Rosse». E' Maurizio a raccontare. «Nei giorni successivi fu
trovato un covo delle Brigate Rosse
con appunti ed elenchi di persone pericolose, da far fuori. Tra queste c'era
anche mio padre Omero. Da quel
momento, per due anni, dovette
uscire armato e mai solo».
Poi ebbe la proposta, dalla Nazione,
di andare a Firenze con un incarico
per Omero entusiasmante, vista la
voglia di mettersi sempre in discussione: rilanciare la cronaca di Livorno del quotidiano fiorentino, nato
Per m e e m io fratello
sempre stato un aico
affettuoso e carissi m o
Che voleva fare
il giornalista lo decise
quando aveva 15 anni
e tutti sapevano che ce
l'avrebbe fatta sul serio
nel 1859. Un bell'impegno davvero!
«Era il 1980 ed io, che stavo sempre
con mamma Franca, sposata nel
1960 - aggiunge Maurizio - avevo
16 anni ed ero già un fan di babbo
Omero, come mio fratello Marco Pericle». A Livorno Omero si trovò benissimo ed ebbe ottimi risultati tanto è vero che nel 1986 a cercarlo, fu
«addirittura» La Repubblica per affidargli la responsabilità di Firenze
dove il giornale era appena giunto
in edicola. Omero era contento, orgoglioso, ma nel luglio dello stesso
anno, poco dopo la notizia, fu colpito da un ictus leggero che lo fece però rinunciare al nuovo incarico. Continuò comunque a lavorare per La
Nazione, come inviato speciale, per
tutta la costa toscana e a farsi apprezzare come giornalista e come uomo.
Nonostante la malattia lo avesse duramente provato. La sua vita finì il
primo dicembre del 1991. Purtroppo Maurizio, nel 1995, quattro anni
dopo il babbo, perse anche il fratello
Marco Pericle, nel marzo, al quale
era molto legato e, ad agosto, mamma Franca.
Giancarlo Capecchi
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PRESTIGIO Omero Marraccini fu una firma di punta occupandosi di temi molto delicati, come le Brigate Rosse
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Difesa del territorio
El' appuntamento
di Opificio per le idee
L'ASSOCIAZIONE «Opificio delle idee per Grosseto
(associazione culturale e sportiva no profit), con il patrocinio del Comune di Grosseto,
assessorato alla cultura, a 50
anni dalla tragica alluvione
del Fiume Ombrone, organizza il Convegno: «Difesa
del territorio in un ambiente
delicato come quello della
Maremma di Grosseto: i fenomeni climatici e la prevenzione del rischio idrogeologico lungo il corso del Fiume
Ombrone e del reticolo idrico grossetano«, e «Per un monumento a Santi Quadalti».
La sua realizzazione avviene
in collaborazione con l'associazione culturale Braccagni.info, l'associazione di volontariato Palius e l'associazione culturale Volontà Popolare. Sponsor ufficiale
dell'evento è: Elettromeccanica Moderna di Grosseto.
Appuntamento oggi dalle
16.30 alle 19.30 presso la Sala
consiliare del Comune di
Grosseto.
Alluvioni in Toscana
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IL PULLMAN DA LIVORNO PARTI ALLE PRIME
LUCI DELL'ALBA PER RAGGIUNGERE
AL PIÙ PRESTO LA CITTÀ DI FIRENZE
«LA PRIMA IMMAGINE FORTE FU QUELLA
DI UN PARCHEGGIO DOVE C'ERANO LE AUTO
AMMASSATE DAL FANGO»
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«TUTTO IL GIORNO A SALVARE I LIBRI,
MIGLIAIA DI VOLUMI, RICORDO BENE
CHE CI VACCINARONO CONTRO IL TIFO»
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lmedico di ®famiglia
di MICHELA BERTI
- LIVORNO -
BATTE sempre forte il cuore di
Enrico Bianchi alla vigilia del 4
novembre. Cinquant'anni fa Firenze fu scenario di uno dei più
gravi eventi alluvionali accaduti
in Italia che provocò enormi danni al capoluogo toscano. «Ricordo
che il 4 novembre del 1966 dovevo andare a fare un volo a Pisa - ci
racconta Enrico Bianchi, noto medico di famiglia livornese - perché c'era una manifestazione promozionale. Dovevo andare a San
Giusto con il pullman per volare
su un 0119, ma a Livorno veniava giù il mondo e rimasi a casa».
Poi ci fu l'alluvione. Bianchi era
al tempo un giovane liceale, 16 anni e mezzo e frequentava la prima
liceo classico. Ricorda che la Provincia lanciò l'appello, se qualcuno voleva andare a Firenze a dare
una mano... E il braccio di Enrico
Bianchi si alzò.
«ACCETTAI - dice - e partimmo qualche giorno dopo l'alluvione. Eravamo una quarantina, io
ero il più giovane». Partenza all'alba per arrivare prestissimo. «Due
i ricordi nitidi, chiudo gli occhi e
vedo queste scene - racconta Bianchi - prima di entrare in città
c'era un parcheggio sotto il livello
della strada, in fondo auto mischiate a fango, un groviglio
«La Provincia chiese
chi era disponibile
a dare una mano»
Alluvioni in Toscana
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'eo Bianchì al tempo era studente del classico
bolico». Poi la seconda immagine
forte che catturò lo sguardo
dell'allora sedicenne, fu sul lungomare Vespucci nei pressi dell'Ambasciata Americana: «Letti e materassi dei numerosi alberghi della zona galleggiavano per strada.
The day after».
IL VIAGGIO di Bianchi approdò alla biblioteca nazionale. «Ero
arrampicato su una scala e ricevevo questi grandi libri resi pesantissimi dal fango - dice il medico - li
passavo a quello che stava sopra
di me. Tutto il giorno a salvare i
libri, migliaia di volumi. Ricordo
bene che ci vaccinarono contro il
tifo». Poi la sera, verso le venti, il
pullman ripartì alla volta di Livorno. «Ero tanto stanco, mi addormentai dopo pochi minuti per risvegliarmi in piazza civica. Ero
una maschera di fango». Il giorno
dopo il giovane volontario tornò
sui banchi di scuola, nonostante
la stanchezza. «La mitica professoressa di latino e greco Giordanengo si complimentò con me per la
disponibilità e l'esperienza fatta
ma, aggiunse, `ora è meglio che tu
resti a scuola per non rimanere indietro!». La memoria nitida di
una esperienza profonda: «Dimenticavo... ad un certo punto,
mentre stavamo rimuovendo i libri dagli scaffali, sentimmò un
grosso boato provenire dal chiosco. Era stata trovata un'anguilla
nel cuore della biblioteca!».
«L 1-TI e m aterassi dei
n um erosi alberg hi della
zona g allegg iavano per
strada . The day after»
«SENT , MM O un boato
provenire dal chiosco. Era
stata trovata un'an g uilla
nella biblioteca»
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noto medico di famiglia
Sono ancora fresche
leimmagini di quei giorni
drammatici per la Toscana
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Alluvioni in Toscana
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Alluvioni in Toscana
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LA PROSSIMA SETTIMANA IL DEBUTTO DEL PRIMO PADIGLIONE
fronti ad ammirare le Antiche Navi
PRIMA ci sarà l'apertura straordinaria del camminamento in quota delle mura - questo week end - poi i
riflettori si accenderanno tutti sulle Antiche Navi.
La settimana decisiva per il debutto dell'atteso Museo sarà, infatti, non questa (come era stato ipotizzato in prima battuta per rimanere sull 'onda delle celebrazioni dell'alluvione del '66 visto e considerato
che anche le navi romane furono sommerse dall'acqua) ma la prossima, proprio per lasciare tutto il `palcoscenico ' al restauro della mura . Entro pochi giorni
sarà, quindi, programmata l'anteprima per stampa a
addetti ai lavori e poi le visiste guidate (che saranno
gestite dalla cooperativa «Archeologia» che si è occupata del restauro e del montaggio dei relitti sotto la
direzione dell'archeologo Andrea Camilli) al primo
padiglione del museo in allestimento agli Arsenali
Medicei in lungarno Simonelli . Ad aprire le sue porte sarà di fatto un quarto del futuro museo che - una
volta concluso e serviranno almeno altri due anni occuperà uno spazio di 4.800 metri quadrati . Saranno quattro le navi che pisani e turisti potranno ammirare: la nave A ovvero la prima rinvenuta nel porto sepolto a San Rossore , lunga 18 metri e risalente
Alluvioni in Toscana
al II secolo dopo Cristo; la F e la I, del I e del IV-V
secolo dopo Cristo, e infine la D, 11 metri di scafo e
risalente al VI secolo Dopo Cristo. Tra qualche mese
comparirà anche l'Alkedo, barca fluviale lunga 14
metri che è stata rinvenuta ormeggiata ad un palo
con una cima . Questa la prima tranche di reperti, cui
poi si aggiungeranno tutti gli altri a ricostruire e testimoniare una scoperta fin da subito definita come
eccezionale. Avvenuta nel dicembre 1998 durante i
lavori di scavo per la costruzione del centro direzionale delle ferrovie, ha infatti portato alla luce, nel corso degli anni, i resti di almeno 30 tra imbarcazioni e
barchini fluviali, ed una quantità sorprendente di reperti di straordinario valore archeologico . Anfore, ceramiche di varia tipologia e provenienza , vasi in vetro, strumenti di bordo, reti , nasse e strumenti per la
pesca, calzature, oggetti di uso quotidiano , monete,
gioielli, resti umani e ossa di animali domestici ed
esotici sono arrivati a noi in uno stato di perfetta conservazione grazie alle particolari condizioni di giacitura anaerobica. Una vera e propria «Pompei del Mare» per la quale, adesso, inizia un altro suggestivo
viaggio.
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Alluvioni in Toscana
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L ' alluvione ' 66
tra foto , ricordi
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IL RICORDO dell'alluvione del 1966 a Santa Maria a
Monte sarà in due iniziative
in programma domani, 4 novembre, il giorno dell'«apocalisse in Toscana», come titolava un giornale mezzo secolo fa. Alle 18, nella sala
consiliare del Comune in
piazza della Vittoria, presentazione e apertura della mostra documentaria e fotografica che rimarrà aperta per
tutto novembre. Intervengono la sindaca Ilaria Parrella,
Michela Molitierno della Rete archivistica, Patrizia Marchetti, archivista associazione Eumazio di Santa Maria a
Monte e Roberto Cerri, coordinatore della Rete Bibliolandia. Verranno proiettate
immagini dei giorni dell'alluvione e interviste ai testimoni. Sempre a Santa Maria
a Monte, alle 21,30, alle Cantine Tancredi in via Carducci, l'associazione Storie Locali organizza la ravola rotonda «Ricordando l'alluvione
1966» con la presenza di un
testimone eccezionale, don
Giampiero Taddei, cappellano di Santa Maria a Monte
nel 1966 quando parroco della Collegiata era il canonico
Lelio Mannari. Alberto Fausto Vanni ha trovato nel suo
archivio foto e un ritaglio
del giornale La Domenica
dove don Mannari raccontava dell'alluvione e di quanto
fatto da lui e dal «suo» cappellano. Valdo Mori, attore
di teatro e cultore di cose del
passato, leggerà alcune pagine tratte dal libro di Riccardo Cardellicchio «La ballata
dell'Arno».
Alluvioni in Toscana
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IN COLLABORAZIONE COL « CATTANEO»
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In classe am»vano i no
per parlare di quel 4 novembre
QUATTRO classi coinvolte in approfondimenti in aula e intervista
con i «nonni» della casa di risposo
di San Miniato che hanno ricordi
nitidi di quello che accade mezzo
secolo fa. Per la ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell'alluvione il Comune, in collaborazione
con il Cattaneo , la Protezione Civïle e la Rsa Del Campana -Guazzesi
ha creato un percorso didattico-formativo. «L'obiettivo è far riflettere
i ragazzi sul tema della sicurezza
idraulica - spiega l'assessore Rossi
-, per comprendere quali sono le
problematiche e le strategie da
adottare . Insieme a questo, volevamo sviluppare la memoria di un
evento che ha segnato profondamente il nostro territorio, mostrare
Alluvioni in Toscana
quanto è stato fatto dal 1966 ad oggi per garantire la sicurezza e insieme far conoscere l'organizzazione
di un sistema complesso ed efficiente come quello della Protezione Civile». La geologa del Comune Monica Salvadori ha sottolineato l'importanza di questa esperienza sia
per l'amministrazione sia per gli
alunni che hanno unito la didattica
all'esperienza sul campo. Lunedì
dalle 9, al Cattaneo, saranno presentati i risultati di questo percorso, in
occasione del convegno 1966-2016
Verso la sicurezza del nostro territorio,
durante il quale sarà possibile visionare il video realizzato da Daniele
Benvenuti con le testimonianze degli ospiti della Rsa che, hanno raccontato quel novembre di 50 anni
fa. Interverranno anche l'Autorità
di Bacino dell'Arno, la scuola di ingegneria dell'Università di Pisa, la
Regione Toscana, il Comune di
San Miniato con i geologi che hanno tenuto delle lezioni-incontro
con i ragazzi dell'istituto, il Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno e
l'istituto Irta Leonardo.
C.B.
Pagina 216
Va L de ra
Muvìone :
tantì .eventí
per neordarla
Alluvioni in Toscana
Pagina 217
- MANIFESTAZIONE DEDI CATA ALL'ALLUVIONE
e
e
e
«Si getta R germoglio nei
più piccoli sperando che un
giorno possano svilupparsi
nuovi volontari»
asbuLI
unite Fer ricordare
1
«i drammatici giorni»
E' UNA LINEA retta, un'autostrada della storia quella che collega
l'alluvione di Ponsacco del 1966
con le celebrazioni che la cittadina
del Mobile ha allestito per non dimenticare quei drammatici momenti. Un legame profondo che affonda le radici nella memoria dei
nonni per sfociare nei recenti ricordi di chi, solo pochi mesi fa, ha subito il tremendo umore dei fiumi
ponsacchini. Ecco allora che il Comune, e le più forti realtà sociali,
hanno deciso di fare gioco di squadra. Amministrazione, istituto Niccolini, Misericordia, Pubblica Assistenza, Vab e Terza Età daranno vita a momenti toccanti ma anche di
crescita collettiva. «Si inizia venerdì alle ore 17 - spiega la sindaca
Francesca Brogi - al teatro Odeon
dove sarà inaugurata una mostra fotografica che si snoda dall'alluvione del 1966 fino ai giorni nostri».
Un lungo lavoro di ricerca di Benozzo Gianetti, rettore dell'Università della Terza Età, ed Elena Stefanini della Pubblica Assistenza.
«Passiamo dagli scatti in bianco e
nero del 1966 - spiega Stefanini - a
quelli a colori dell'ultima alluvione. Un intenso percorso attraverso
immagini». Che resterà aperto fino
a domenica 13 novembre. «I bambini delle scuole elementari - argomenta l'assessore all'ambiente
Emanuele Turini - visiteranno la
mostra venerdì mattina. Poi i ragazzi delle medie, sabato 12, si daranno appuntamento in piazza della
kwuulu
e
H%95i7R
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Repubblica con i volontari della
Protezione Civile per alcune lezioni pratiche». Aldo De Filippi e Sandro Riccetti della Misericordia fanno notare: «Come sia bello che tutte le associazioni collaborino insieme per portare un messaggio alle
nuove leve». Dalla Vab, Cristiano
Bendinelli sottolinea: «l'onore di
insegnare ai ragazzi come opera la
protezione civile». «Ma senza mai
dimenticare che la protezione civile spetta a ciascun cittadino - chiosa Bellarmino Bellucci, presidente
della Pubblica assistenza - Alle istituzioni, tuttavia, spetta il compito
di pianificare anche dal punto di vista della sicurezza un futuro responsabile».
Saverio Bargagna
1 protagonisti di questa iniziativa rivolta ai giovani studenti
Alluvioni in Toscana
Pagina 218
IN MEMORIA dell'alluvione di cinquant'anni fa, sabato
alle 11.30, il sindaco Matteo Biffoni apporrà una targa
commemorativa di quanto accadde a Tavola e nel sud
della città, in via Braga all'ex casa del fascio di Tavola
ella ci
«L 'altra
ferita e invasa thil' acqua
zò e riuscì a essere di Muto
alluvi one »: oggi
L'ALLUVIONE della nostra terra, delle frazioni a sud del territorio di Prato, raccontata attraverso
documenti, testimonianze e fotografie. Oggi alle 18 nel sala del
consiglio del palazzo comunale sarà presentato il libro «L'altra alluvione. Il 4 novembre 1966 a Prato, Campi Bisenzio, Signa, Lastra
a Signa e Quarrata» curato da Aurora Castellani con la prefazione
del sindaco Matteo Biffoni e il
contributo del direttore del museo di scienze planetarie di Prato,
il geologo Marco Morelli. In oltre
200 pagine sono raccolte un centinaio di foto scattate in quei giorni
assieme a documenti inediti, alle
testimonianze di chi c'era e ha visto. E' il racconto di una città ferita, ma che sa rialzarsi; di una città
forte e generosa, pronta a sostenere chi ha bisogno. Un libro come
memoria di una comunità che si
mosse con slancio e coraggio alimentando una mobilitazione senza sosta.
RACCONTA Castellani che in
poche ore tutto fino al primo piano è sommerso dall'acqua: «abitazioni, negozi, stanzoni, magazzini, fondi artigiani, campi, stalle».
Gli abitanti mancano di tutto. Sono fatti evacuare e riforniti dei generi di prima necessità. C'è tanto
da fare e lo si fa senza indugi. «C'è
urgenza di riparare l'argine
dell'Ombrone frantumato dalla
furia delle acque» e ci sono «moltissime carogne di animali da distruggere per non correre il rischio di un'epidemia». E' tutta
una città che si mobilita e mette
Alluvioni in Toscana
presentazione del libro a l
in moto una macchina organizzativa efficace «senza lasciare niente
al caso - si legge nel libro - con
grande senso di responsabilità e
soprattutto generosità, solidarietà
e coesione tra tutte le forze politiche e associative della città». I centri di raccolta delle merci si moltiplicano. Il coordinamento attivato dal Comune si intreccia con il
lavoro sul campo fatto dai volontari. Di interesse i documenti originali recuperati dalla curatrice de
«L'altra alluvione» nel grande archivio del Comune. Quando per
il consiglio comunale del 25 novembre sarà presentata una relazione dettagliata, è dura la conta
dei danni: «Sono state allegate
n.50 strade, famiglie interessate
995 per 4.407 persone Sono state
danneggiate dall'alluvione oltre
400 ditte artigiane tessili del comprensorio pratese di cui oltre 200
nel Comune. Sono state danneggiate oltre 150 ditte di altro genere». Le aziende commerciali sono
in ginocchio. Più di 160 quelle
fuori uso. Ad avere la peggio sono
i contadini, 300 famiglie. «I danni
sono incalcolabili anche per le ripercussioni che si potranno avere
in futuro», riporta il documento.
A cinquant'anni da questo disastro, scrive il sindaco nella prefazione, il libro di Castellani «rende
giustizia di quel che accadde, di
ciò che gli abitanti colpiti dovettero soffrire, di chi venne loro in
soccorso per alleviare il disagio e
il dolore». Prato seppe alzare la testa e lottare. «I cittadini colpiti
non si scoraggiarono». E corsero
dove c'era bisogno.
Marilena Chiti
Ste
z
I soccorsi cinquant'anni fa a Tavola, una delle zone più colpite dall'alluvione Foto Ronfogn, Archivio Comune
I
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In palazzo co m unale
il ricordo di quei g iorni
con documenti e i mmag ini
Pagina 219
santa messa
da Santa Croce
sara''
su v Prato
IN DIRETTA su Tv Prato
da Santa Croce a Firenze la
Messa per il 50 anni
dell'alluvione. Un luogo, più
di ogni altro, rappresenta
il simbolo dell'alluvione
che 50 anni fa colpì Firenze
e la piana: è la Basilica
di Santa Croce a Firenze. Qui
cadde, nell'acqua che stava
devastando la chiesa,
il celebre Crocifisso di
Cimabue, miracolosamente
salvato da un lunghissimo
restauro, seppur rovinato in
più parti. E così proprio in
quella chiesa, tra le più belle
d'Italia e del mondo, domani,
a distanza di mezzo secolo da
quella tragedia, si terranno le
commemorazioni ufficiali.
Al mattino, alle 11,30 il
Cardinale Giuseppe Betori,
arcivescovo metropolita
di Firenze, presiederà una
solenne concelebrazione c
che vedrà la presenza di
numerosi vescovi, toscani e
non, tra cui alcuni che, da
studenti, cinquant'anni fa si
precipitarono a Firenze come
angeli del fango'.
Concelebrerà anche il
vescovo di Prato Franco
Agostinelli. La Messa sarà
trasmessa in diretta, a partire
dalle 11,15, da Tv Prato sul
canale 74 del digitale
terrestre, in streaming su
tvprato.it e sulla propria ap
Il commento sarà a cura de
direttore del settimanale
Toscana Oggi Andrea
Fagioli, insieme a Riccardo
Bigi. replica venerdì alle
23,40 e sabato 5 novembre
alle 14, sempre sul canale 74
del digitale terrestre.
Alluvioni in Toscana
Pagina 220
Firenze, 50 i fa
Foto rid r i
E « idi miei»
La Querce
DOMANI ai circolo I
Risorti a cura del gruppo
«Passeggiate fra storia e
natura» alle 21.30 serata
in ricordo dell'alluvione
di Firenze del 1966.
Saranno proiettati una
serie di filmati con
Richard Burton e alcune
scene di «Amici miei»,
immagini dei primi giorni
dell'alluvione e di
documenti storici . 1
partecipanti potranno
raccontare i ricordi di
quei giorni drammatici.
Serata a cura di Fabrizio
Traliori. Ingresso libero
Alluvioni in Toscana
Pagina 221
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Alluvioni in Toscana
Pagina 222
basa italia
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elis, capo
orsi dï pa1zï»
ll' . it ® dì missione: 4 miliardi all'anno per 30 anní
BOLOGNA
N ELLE STA NZE di Palazzo Chigi,
tra gli uffici del sottosegretario De
Vincenti, del rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone,
che guida il team di tecnici per la
rivoluzione nell'edilizia nelle aree
a rischio sismico, e delle due strutture di missione che si occupano
di cantieri contro frane e alluvioni, si lavora alla costruzione di Casa Italia, il nuovo dipartimento voluto dal premier Renzi che dovrà
occuparsi di prevenzione dai grandi rischi naturali. A rivelare le cifre e la filosofia del dipartimento,
è il capo di Italiasicura, Erasmo
D'Angelis. Che domani a Palazzo
Vecchio, condurrà il raduno degli
«angeli del fango», i volontari che
salvarono Firenze dopo l'alluvione del 1966.
Non rischiate la retorica sugli
angeli del fa ngo, mentre crollano case e paesi peri terremoti?
«Ci sarà anche un po' di retorica replica D'Angelis - è inevitabile.
Ma stavolta i tanti che arriveranno
troveranno almeno i cantieri aper-
« n'ecato be in un secolo
Peri terremoti 170 ila morti
E 6 miliardi spesi ogni anno»
Alluvioni in Toscana
ti i numeri del piatto
ti per le opere strutturali. E il progetto Casa Italia che cambierà l'approccio alle catastrofi».
Con Cosa Italia il governo riuscirà a creare una struttu ra
permanente per la prevenzio-
Cinquant'anni fa l'Italia scopri la "meglio gioventù", ma
facciamo ancorai conti con alluvioni, macerie e morti. Perché passiamo da un'emergenza all'altra?
«Casa Italia non è uno slogan ma
un cambiamento radicale per tutto lo Stato. Dall'attesa passiva della prossima scossa o della prossima alluvione, passiamo alla prevenzione strutturale con una reazione di difesa e un progetto di lunga durata. Casa Italia è pensata per
durare oltre i governi, con investimenti in grado di mobilitare, già
con questa legge di bilancio, risorse per 4-5 miliardi l'anno. Non c'è
la bacchetta magica ma ci saranno
anni di cantieri e incentivi fiscali,
bonus anche condominiali per raf-
«Perché siamo stati campioni mondiali di annunci e promesse. Abbiamo alle spalle una vera ecatombe: 170 mila vittime per i terremoti dal 1908, 5.800 per le piene dei
fiumi negli ultimi 40 anni. E una
spesa, dal dopoguerra ad oggi, con
la sola logica emergenziale, pari a
3,5 miliardi di euro in media all'anno, per riparare e risarcire dopo alluvioni e frane. Più altri 2,5 miliardi per le ricostruzioni e i risarcimenti dopo i terremoti. Un esborso record di 6 miliardi l'anno solo
per pagare i danni, dopo aver chiuso cinicamente gli occhi sulla sicurezza».
Siamo sempre tutti alluvionati o terremotati per pochi gior
ni,
i tutto torna come prima....
«E' sempre andata così, salvo casi
positivi di ricostruzioni dopo terremoti. Nella storia di una comunità
ci sono momenti in cui bisogna far
tesoro degli errori e voltare pagina. Prima abbandoniamo, come dice Renzo Piano, il terreno oscuro e
medioevale del fatalismo, meglio
è. Basta con questo orgoglioso paradosso di essere arrivati primi sulle soluzioni tecniche e le tecnologie fin dai tempi dei Romani, passando da Leonardo e dai più grandi scienziati e sismologi del mondo. Abbiamo il copyright della difesa da ogni pericolo, l'ingegneria
per l'edilizia sicura è nata in Italia,
le mappe sismiche le abbiamo inventate noi. Ma abbiamo lavorato
per la sicurezza del Giappone o della California, non della nostra».
l bonus sisma per case
e condomini, ai 1 progetti
di Piano per edifici più sicuri
forzare, ricostruire o rottamare almeno 6 milioni di edifici pubblici
e privati, in zone sismiche. Le risorse che il governo mette a disposizione
rimborseranno
fino
all'85% dell'investimento di un intero condominio, per aumentare
la sicurezza da un terremoto e mettono fine a ogni alibi».
Per trovare 5 miliardi all'anno per più di 20 anni servono
strumenti finanziari innovavi. Pensate di va ra re i «terre-
Pagina 223
moto bon » come l 'Umbria
,nel 2 2?
«E una delle ipotesi allo studio,
ma le obbligazioni pluriennali
hanno tanti pregi e tanti difetti.
La certezza sono le risorse che
puntelleranno Casa Italia. E verranno sia dall'Europa, con i fondi
e la flessibilità, sia dall'Italia».
Quali saranno i pilastri operativi i casa Italia?
Sulla sismica sono quelli suggeriti
da Renzo Piano, sui quali lavora il
professor Azzone. Sono quattro livelli operativi, quattro aree di azione: avere entro gennaio un rating
di rischio, un indicatore unico per
ogni singolo immobile, pubblico o
privato, dettagliato per ogni Comune con la conoscenza del livello di
pericolosità sismica, idrogeologica, vulcanica, e di quante persone
vivono in questi edifici e aree. Secondo pilastro, la definizione di
dieci interventi pilota di messa in
sicurezza sismica su dieci tipologie di fabbricati pubblici, sui quali
lavora Renzo Piano. L'obiettivo è
indicare a progettisti, amministratori pubblici e imprese, dieci buone pratiche da replicare sul territorio al miglior costo possibile. Terzo, quantificare le risorse oltre i
piani già avviati (scuole, dissesto,
sismabonus). Quarto, la formazione per il personale, le reti di professioni e per le famiglie, a partire dalle scuole e dai luoghi di lavoro.
L'obiettivo, epocale, è convincere
gli italiani a investire sulla loro sicurezza».
Prenli per i Lavori
Oltre al 50% del costo dei
lavori detraibile, viene
introdotto un premio per chi
raggiunge miglioramenti
antisismici certificati: 70 e
80% per le abitazioni, 75 e
85% per i condomini, con
spese di verifica sismica
riú2a
'Q
i ziiM M
I nuovi sisma bonus saranno
detraibili in 5 anni, anzichè
10, estesi a zona sismica 3
Tetto di 96miLa euro
L'importo massimo è 96.000
euro l'anno, dal 2017 al 2021
Agevolazioni su abitazioni,
seconde case e attività
produttive. La detrazione
sale al 70% se migliora di
1 classe di rischio, all'80%
se migliora di 2 classi
IL
bonus per paganì
Un condominio con 10
appartamenti potrà detrarre
fino a 960mila euro l'anno.
ITALIASICURA Erasmo D'Angelis
La novità è che potrà pagare
i lavori sulle parti comuni,
cedendo il credito spettante
per il bonus antisismico
alle imprese edili
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IL PIAN O S I CU REZZA
U n r í:"ti t R ï"x q d l
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da Re Y,,,lzo Píano, trii t47íeeí ?,' rflflc'r, >,áít', 'iM
pubblici da mettere in sicurezza
per indicare buone pratiche
da replicare ovunque
Aree a maggiore
pericolosità
1 cantieri aperti nette città
contro il rischio alluviioni
Alluvioni in Toscana
Quantificare le risorse, m ettendo
insie m e il piano anti dissesto,
il piano per le scuole e il sisma bonus
Formare i professionisti e Le fa miglie,
convincere gli italiani a investire
sulla sicurezza
Pagina 224
Domani riuniti a Palazzo Vecchio
pe r riceve re il grazie d etta città
Gli 'angeli del fango' protagonisti delle tre
giornate fiorentine. Domani si ritroveranno
in Palazzo Vecchio per l'omaggio
della città con il Capo dello Stato
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L'ex s indaco di Milano volontario
----atasú7ofr anni ne lla Firenze.fe tita
di PAOLA
FICHE
FIRENZE
NE LLA FI RENZE martoriata di
quel 5 novembre 1966 il diciassettenne Giuliano Pisapia arrivò in
autostop. Aveva trascorso la sera e
buona parte della nottata ad ascoltare alla radio e alla televisione le
cronache dell'alluvione, la richiesta d'aiuto che la città ferita e sommersa dal fango aveva rivolto al
mondo.
Quando prese la decisione di
partire?
«La mattina dopo, davanti ai cancelli del liceo Berchet. Una decisione presa insieme al mio compagno di classe Fabio Sormani. Siamo partiti di nascosto, senza dire
niente ai nostri genitori».
Una fuga?
«Non avrebbero capito. Ci avrebbero detto di non andare. Tornammo a casa solo per prendere
un maglione, un ricambio, scarpe
pesanti. E poi siamo andati all'ingresso dell'autostrada del Sole.
Avevamo un cartello con scritto
`Firenze' e ci prese in macchina
quasi subito proprio un fiorentino che stava rientrando a casa».
La prima i
agine appena
arrivati?
«Fango. Ovunque. Fino ai primi
piani delle case. Ci dettero una pa-
Alluvioni in Toscana
F
i/s,, °;!,i„„ 4ST A Giuliano Pisapia, ex sindaco di Mano (Newpress)
Lavoravam o tanto,
m a eravam o sem pre
tutti insie me. Solo così
uccide mm o l' a ng oscia
la e un paio di stivali di gomma e
abbiamo cominciato subito a spalare, a pulire. Ad aiutare chi voleva ripulire la casa, il negozio».
Poi però vi hanno dìrottati sulla Biblioteca Nazìonale?
«Sì. Il giorno dopo fu un vigile urbano a chiederci di andare lì. Tutti i giovani che arrivavano da fuori venivano indirizzati alla Nazionale. C'erano così tanti libri da tirare fuori dal fango».
Eravate in tanti?
«All'inizio no. Ma, già nei giorni
successivi, arrivarono molti giovani anche stranieri».
Durante un'esperie nza così
forte sono nate amicizie, rapporti?
«No. In realtà no. Eravamo molto
impegnati nel nostro lavoro. A
parte l'amico col quale ero partito, non ho più incontrato nessuno».
Pagina 225
Dove dormivate?
«Ci offrì ospitalità una signora
che ci vide lavorare. Abitava da sola, ma ci dette subito una mano. E
poi con lei e i suoi amici e vicini
di casa abbiamo condiviso quel
pezzetto delle nostre vite. Era come se ci conoscessimo da sempre».
lo e u n io am ico
pa rt i mm o di nascosto
senza dire nulla
ai nostri genitori
Quanto tempo siete ri masti?
«Una settimana, poco più. La mattina aiutavamo la gente nelle strade e nel pomeriggio andavamo alla Nazionale».
Che cosa facevate esatta mente?
«Tante cose. Ma ne ricordo una
in particolare. Il primo giorno ci
avevano chiesto di mettere della
carta copiativa fra le pagine dei libri antichi infangati per cercare
di asciugarle. Poi arrivò un esperto, un inglese, se ricordo bene».
allora?
«Ci disse che così avremmo finito
col danneggiare ulteriormente i libri e ci insegnò il metodo giusto
perché la stampa e i colori antichi
non andassero perduti».
Cinquant'anni dopo il volontariato è meno improvvisato.
«Oggi
c'è un'organizzazione
sull'emergenza, sia dal punto di
vista umano che tecnico, molto
più efficiente. La protezione civile parte da tutta Italia e ha una organizzazione capillare. Allora
non c'era niente di tutto questo».
L'entusiasmo e lo slancio di
quegli anni è perduto?
«No, non credo. Oggi i volontari
possono essere utili in un periodo
successivo quando c'è minor pericolo. L'emergenza e i disagi per
chi oggi è vittima del terremoto,
per esempio, andrà avanti a lungo. E i volontari possono fare molto».
Che cosa le è rimasto dentro
di quella esperienza nel fango fiorentino?
«Lo spirito di accoglienza della
città. Lavoravamo tanto, ma eravamo sempre tutti insieme. Parlando riuscivamo a far passare
l'angoscia per tutta quella distruzione che avevamo intorno».
a Firenze quanto tempo dopo è tornato?
«Dopo l'Università. Nel 1966 il
concetto di bellezza della città
non poteva entrare nel cuore e nella mente. Lavoravamo fianco a
fianco con chi era in difficoltà.
Quando sono tornato invece ho visto per la prima volta una città bellissima».
PW11i%i,rd/1Tb. v7/,, e< ®0p Af mr
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ben i cuLturat i»
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Firenze si candida a
diventare un vero e proprio
« Ospedale dei B eni
Culturali ». E' la proposta
lanciata dal sindaco di
Firenze , Dario Nardella alla
conferenza internazionale
'Unity in Dìversíty'con 60
pri m i cittadini i tutto il
mondo . Nardella ha indicato
come «ospedale » dell'arte o
COpificio delle Pietre dure
«divenuta dopo l'alluvione
del 1966 un 'eccellenza
universalmente
riconosciuta , nel restauro
con le competenze e le
tecnologie più avanzate»
Ci offrì ospitalità una
si g nora che viveva
da sola . Ci vide lavorare
e ci dette subito una mano
—_*1 A-_ _,-«
AL LAVORO Gli «angeli del fango» lavorano per ripulire le strade di Firenze dopo la tragica alluvione di venerdì 4 novembre 1966 (Pressphoto)
Alluvioni in Toscana
Pagina 226
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segnò in man iera indeleb ile an che ch i era appena nato
FIRENZE
QUAND O eravamo piccoli ci dicevano `eh, voi vi ha portato l'alluvione'. Perché eravamo nati a Firenze nel 1966, ed era non dico
un privilegio ma un segno di distinzione, in un mondo di bambini in cui ogni bambino ha il diritto, se non l'intima speranza, di
sentirsi speciale. Di essere speciale. Essere nata a Firenze proprio
nell'anno dell'alluvione è stato il
mio lasciapassare verso i confini
dell'eccezionalità per tantissimo
tempo: in famiglia eri uno rigorosamente alla pari degli altri, tra
fratelli, e sempre un passo indietro, cento passi indietro, dinnanzi ai genitori. A scuola figuriamoci: l'eccezionalità della classe di
appartenenza si stemperava giorno dopo giorno, anno dopo anno,
nella modestia dei destini comuni di una trentina di alunni, piccole vittorie quotidiane su se stessi,
sempre meno importanti, piccole
abissali solitudini, sempre più
condivise. Ma da solo, di fronte a
chi all'improvviso
ricordava
quell'anno, il '66, l'anno in cui
uno era nato a Firenze, ecco che
quell'assurdo brivido di orgoglio
affiorava: sì, avevo quattro mesi,
« Quando eravamo piccoli
ci dicevano se mpre 'eh, a voi
vi ha portato l'alluvione...'»
L'orgoglio di una data speciale
e la sensazione di poter
affrontare qualsiasi a ersità
sì è stata dura per me, perché mia
madre non mi allattava, usava il
latte artificiale e con l'alluvione
non ce n'era più, e rischiavo di
morire ma il nonno - il nonno
partigiano - lo andò a cercare fuori Firenze, e lo trovò, e lo portò alla mia mamma, e io adesso sono
qui.
SE C'è una cosa che mi sono portata addosso, dentro di me, perché sono nata a Firenze a luglio
nell'anno dell'alluvione, e vivevo
qui in quel novembre di cinquant'anni fa, è la certezza - profondamente radicata in tutta me
stessa - che si può essere interrot-
ti. Fin da piccoli, piccolissimi.
Possiamo essere interrotti.
Ti stanno allattando col latte artificiale, arriva l'alluvione che ne disperde disponibilità e scorte, finisce che in realtà è solo un caso che
tu ce la faccia. E' in un certo senso, soprattutto per un bambino,
tutto molto bello, molto drammatico perché eccezionalmente avventuroso. E appunto ti rende speciale, porca miseria, ti rende unico. Inizia a essere peggio man mano che cresci: a poco a poco ti dividi in due persone. La persona, ancora un po' bambina che, ricca
dell'esperienza da sopravvissuta a
una simile avventura, pensa di es-
Trai fiorentini nati
nell'anno dell'alluvione
anche lo scrittore E nzo
F ileno Carabba, autore
'i ro m anzi e racconti
noir' e fantastici
Trai 'vip' venuti al m ondo
50 anni fa il p ug ile M ike
Tyson , il campione di sci
Alberto To m ba e la
rockstar Jovanotti
(ori g inaria di Cortona)
IL Latte
iiciate
non si trovava più
e La sua
«Mia madre non mi allattava e usava
il latte artificiale, ma l'alluvione interruppe
all'improvviso i rifornimenti. Rischiai
di morire, poi il nonno ne trovò un po'...»
«So che siamo la bellezza perfetta
e l'oscurità terribile di questa città
So che siamo fragili, molto fragili. Ma in
qualche modo, forse, anche invincibili»
Alluvioni in Toscana
Le bettezza i una cdttà
ri `
rri i
Pagina 227
sere comunque in grado di sopravvivere a tutto. E contemporaneamente la persona che ha paura.
Ha paura che sempre, in ogni momento, possa essere interrotta.
Perché lo sa, che può succedere.
nauqCiw
s4
PI è logico, va da sé che le due
persone in qualche modo, con la
vita che va avanti, imparino a convivere. Talvolta prende il sopravvento una delle due, ma invecchiare sicuramente ridimensiona
entrambe. Arrivi a chiederti se
quei racconti che hanno alimentato dentro di te la Chiara Rambo e
la Chiara Tennesse Williams siano poi così veri, cerchi risposte
che purtroppo però nessuno è più
in grado di darti, cinquant' anni
dopo. E i fatti, la verità non sono
alla fine meno reali - nella costruzione di una persona - dei ricordi, dei racconti dei cari e di chi
per loro. Le risposte te le puoi dare solo tu: che persona sono, adesso? Quali certezze di invincibilità, quali ansie di debolezza posso
trasmettere a chi mi sta accanto?
Io una risposta sola, univoca, non
ce l'ho. So che siamo il fiume che
corriamo a vedere ogni volta che
piove un po' di più, e poi ce ne dimentichiamo quando c'è il sole.
So che siamo la bellezza perfetta e
l'oscurità terribile di questa città.
So che siamo fragili, molto fragili.
Ma in qualche modo, forse, anche
invincibili.
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í;ic c Y G
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La mostra sarà inaugurata
domani 4 novembre dal
presidente della Repubblica
Sergio Mattarella e aperta
al pubblico da dopodomani
alle 12. Sabato in mattinata
la mostra sarà presentata
alle istituzioni nazionali
e fiorentine
«L'Arno straripa a Firenze»
è il titolo della mostra
documentaria che La
Nazione ha allestito in
occasione del
cinquantenario dell'alluvione
Sarà visitabile a ingresso
libero da sabato alle 12 alle
18 del 19 novembre
inperta fino
La mostra si aprirà
nell'auditorium Attilio Monti,
nella sede fiorentina de La
Nazione . L'ingresso è da via
Paolieri. Gli orari di apertura
sono dal lunedì al sabato
dalle ore 9 ,30 alle 12,30
e dalle ore 15 alle 18
La chiusura sabato 19
La mostra, fondata sulle
cronache che La Nazione
pubblicò nel novembre 1966
è la raccolta più grande mai
messa a disposizione della
collettività di foto, video e
giornali sull'alluvione che
colpì Firenze e la Toscana
INDIFESO 1 bambini , loro malgrado, furono
coinvolti nel dramma dell'alluvione del 1966
Alluvioni in Toscana
Pagina 228
Sisma e urne, Remi tomen
c'è chi spera nel iïcor dï Onïda
L.J
Se
sse ragione al giUflsta, la consultazione potrebbe slittare
Cotte
Ettore Maria Colo m bo
ROMA
ZIA I di ogni ordine e grado
giurano, perfettamente in linea
con le parole del premier, che
«l'ipotesi di spostamento del referendum non esiste, punto». Insolnma,l'uscita del ministro Alfano sarebbe stata del tutto `personale':
«Ha parlato come leader di Ncd
per strizzare l'occhio a Berlusconi
come va facendo ormai da giorni».
Al più, nell'inner circle parlamentare del premier, si butta la croce sul
presidente della Repubblica: «La
preoccupazione del Colle, se Matteo perde il referendum, è altissima. Teme che si dimetta da premier, come ormai non nasconde
più di voler fare, che non si riesca
a formare un nuovo governo o che
voglia forzare la mano e precipitare il Paese alle urne». E qui si ricordano le parole di Pierluigi Castagnetti, amico di Mattarella, che però fa smentire ogni correlazione.
EPPURE, Matteo Renzi ha accarezzato davvero l'idea dello spostamento della data del referendum e
proprio in merito al nodo da lui definito «un dibattito surreale: incrociare referendum e terremoto che
non hanno niente a che vedere». È
successo domenica scorsa, quasi
all'alba, dopo la scossa di magnitudo 6,5. Si temevano morti e devastazioni, per fortuna evitate, e la
tentazione del rinvio è aleggiata.
Poi, alla conferenza stampa, l'ordine di scuderia è tornato quello di
sempre: da un lato «ci impegniamo a ricostruire tutto», dall'altro
«avanti con la sfida, che è sul filo,
bella e impegnativa». L'unica cosa
che è cambiata, in quelle ore, è stata l'impostazione della Leopolda
che inizierà domani: via i vip, «sarà una Leopolda di popolo, di persone normali», ha scritto Renzi
nella sua E-news. L'altro cambio
in corsa è sui temi: «Parleremo di
terremoto, Protezione civile, Terzo settore, volontariato. A pochi
giorni dal terremoto e 50 anni dagli angeli del fango di Firenze».
L'inquietudine, però, è rimasta. I
sindaci delle zone colpite dal sisma sono in rivolta, lo hanno detto
anche al presidente dell'Anci.
Si tratta di organizzare tutto, dalle
Alluvioni in Toscana
tende ai container alle casette prefabbricate: organizzare anche le urne non è, per loro, una priorità.
All'Huffington Post il governatore
toscano, Enrico Rossi, fa di conto:
«Quattro regioni interessate (Umbria, Lazio, Abruzzo, Marche), un
bacino di 400mila persone, di cui
20mila sfollati». Il problema c'è anche perché «quelle sono regioni
rosse, bacino elettorale, in teoria,
del Sì», sbotta un renziano. E così,
la boutade di esponenti della minoranza dem come dell'opposizione
(«Impossibile pensare che Alfano
parli senza essersi consultato con
Renzi», è la tesi di tutti) appare un
po' meno boutade.
Certo è che la reazione delle opposizioni è stata così negativa e i presunti - contatti informali e preventivi con Berlusconi sono anda-
«
bria, Lazio, Marche
e Abruzzo sono regioni rosse,
bacino elettorale del Sì»
ti così a vuoto che non restava che
dire quello che ha detto ieri Renzi:
«Il referendum si terrà il4 dicembre. Il resto sono dibattiti a piacere». E se, invece, fosse il ricorso
presentato al tribunale civile di Milano dall'ex presidente della Consulta Onida, schieratissimo nel
Fronte del No, ove accolto, a innescare il rinvio di fatto del referendum? La decisione della Corte
non è, al momento, ipotizzabile.
La Consulta potrebbe: rigettare
l'istanza per «dubbio infondato»,
bruciare i tempi di giudizio e decidere prima del 4 dicembre; rinviare la decisione, ma non il referendum. Spetta comunque al governo
il decreto di rinvio, previa intesa
con il Colle. Ma il ricorso di Onida
potrebbe indurre il governo a rinviare il referendum? «Le sentenze
della magistratura si rispettano», è
la risposta sibillina dei renziani
che però notano: quello di Onida è
un ricorso «ben scritto», «quasi
inattaccabile». Un ricorso che potrebbe togliere le castagne dal fuoco a Renzi, al Colle e rinviare il possibile Sì degli italiani a tempi migliori e meno `terremotati'.
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GI URISTA Valerio Onida è nato a Mano nel 1936 (Newpress)
«La sfida, che
è sul filo , sarà bella
e i m peg nativa m a
del mio futuro non parlo»
Alluvioni in Toscana
Pagina 230
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UNIVERSITÀ di Firenze sempre
più multietnica. Nel solo anno accademico 2015-2016 sono stati
3.636 i ragazzi e le ragazze stranieri che hanno scelto di iscriversi all'ateneo fiorentino, 300 in
più rispetto a quattro anni fa e almeno mille in più se lo sguardo si
sposta al 2005. In quell'anno gli
studenti stranieri erano 2.348 e
la maggior parte di loro frequentava corsi di primo livello. Gli
iscritti alle lauree magistrali erano appena 96, mentre oggi sono
702. Intanto ieri si sono insediati
i nuovi rettori a Siena e Pisa, oltre
al direttore della Normale.
STRAMBI ALLE PAGINE II E 111
Alluvioni in Toscana
Pagina 231
In Italia la media è del 4%. Il rettore
introduce la figura dei tutor fra i ragazzi
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Virenze multietníca
anche *in ateneo
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UNO sguardo agli appunti del compagno che si mette in prima fila,
una rapida tappa a mensa e poi un
pomeriggio con la testa china sui libri in biblioteca. Senza dimenticare la festa organizzata dai gruppi
studenteschi nella speranza di fare
nuove conoscenze e mettersi un
po' a posto con l'italiano. Firenze
sempre più multietnica, soprattutto all'università. Nell'anno accademico 2015-2016 sono stati 3.636 le
ragazze e i ragazzi stranieri che
hanno scelto di iscriversi all'ateneo fiorentino, 300 in più rispetto a
4 anni fa e almeno mille in più se lo
sguardo si sposta al 2005. In
quell'anno gli stranieri erano
2.348 e la maggior parte frequentava corsi di primo livello. Gli iscritti
alle lauree magistrali erano appena 96, mentre oggi sono 702.
L'anima esotica dell'università
fiorentina è soprattutto femminile
e i corsi più gettonati sono Economia e management, Studi umanistici e della formazione, ma anche
oggi per la prima volta il
benvenuto in Aula magna
"Diamo un segnale
preciso di accoglienza"
Architettura e Scienze della salute
umana. Molti gli studenti dall'Europa: Albania e Romania in testa, ma
reggono anche Francia e Germania. Alta la percentuale di russi e in
aumento i giovani dalle origini cinesi e iraniane. Per le Americhe Perù e Brasile, sul versante asiatico Cina e Iran, mentre per l'Africa ci sono Camerun e Marocco. Appena
qualche giorno fa sono stati proclamati i primi 16 laureati in Natural
resources management for tropical rural development, una laurea
magistrale del Dipartimento delle
Produzioni agroalimentari istituita due anni fa in collaborazione con
il ministero degli Affari esteri e l'Agenzia italiana per la cooperazione
allo sviluppo.
«La percentuale di stranieri
iscritti all'ateneo supera il 7% del
totale - spiega il rettore, Luigi Dei
- un dato alto se si considera che
la media nazionale è intorno al 4.
Anche per questo abbiamo deciso
di organizzare un benvenuto tutto
'ì -, `
per loro» . L'appuntamento con il
primo "Officia] Welcome Meeting'
è per oggi pomeriggio alle 16.30
nell'Aula magna dell'università. Oltre al rettore, sarà presente la vicesindaca Cristina Giachi, e Giorgia
Giovannetti, prorettrice alle Relazioni internazionali . Previsto anche un intervento del professore
emerito di Idraulica Ignazio Becchi, che ricorderà l'alluvione del
'66. «L'obiettivo è dare un segnale
preciso di accoglienza - spiega
Dei - e individuare dei punti di riferimento per questi ragazzi che
spesso, oltre alle difficoltà oggettive della lingua, vanno incontro a
problemi banali di burocrazia». L'ateneo ha quindi pensato a delle figure specifiche che aiutino gli studenti stranieri ad affrontare le difficoltà: « Attraverso un bando abbiamo individuato 5 'tuttr multiculturalí che conoscono le lingue d'origine dei ragazzi e possono aiutarli a
inserirsi: una sorta di interpreti
presenti per qualsiasi dubbio». Ma
non solo, l'Università ha anche avviato un progetto pilota che sarà
sperimentato alla scuola di Economia: «Alcuni studenti volontari accompagneranno gli iscritti stranieri nel primo approccio con il nostro
paese - aggiunge il rettore - rappresenteranno una sorta di ponte
tra le diverse culture. Iniziamo da
una realtà limitata, ma se funziona
studieremo come poterlo estendere a tutto l'ateneo» .
(v.s.)
3 RICftODULIGNE RISENVAIA
IL RETTORE
Oggi Luigi Dei darà il
benvenuto agli
studenti stranieri
iscritti all'università
di Firenze, ci sarà
anche la vice sindaca
Cristina Giachi
Alluvioni in Toscana
Pagina 232
IALEOPOLI
Terremoto, volontariato e spaghettata all'amatriciana
TERREMOTO e volontariato in apertura. «Una bella spaghettata all'amatriciana» a chiusura della serata. Comincerà così la Leopolda renziana, questo
venerdì. Ed è lo stesso premier-segretario Matteo Renzi ad annunciarlo nella sua Enews, dedicata in gran parte
proprio all'appuntamento fiorentino
di questo fine settimana.
«Sarà un'edizione speciale», scrive
Renzi. Si metta fine però alla caccia ai
nomi famosi: «Per noi sarà fondamentale accogliere le persone normali,
non i vip. Perché per noi fare politica è
ridurre i politici professionisti e portare le discussioni tra la gente, nelle case, nella comunità. La politica non è roba per addetti ai lavori», aggiunge il
premier rispolverando toni da antipolitica, tanto cara ai 5 Stelle. E anticipando dall'Enews il programma generale
di questa Leopolda referendaria giorno per giorno.
L'apertura di domani non poteva
che essere dedicata al dramma vissuto dalle popolazioni umbre e marchigiane. Discutendo di protezione civile,
terzo settore, leggi sociali e volontariato, spiega il Renzi: «A qualche giorno
di distanza dal terremoto e a cinquant'anni dall'alluvione di Firenze».
E dopo l'apertura dell'edizione 2016
affidata a Matteo Richetti, di nuovo
«amico» lo definisce Renzi dopo una fase di rapporti sfilacciati, a notte «chiuderemo i lavori con una bella spaghettata di solidarietà».
Sabato mattina la convention alla
ex stazione riprenderà con i tavoli tematici, che tornano quest'anno dopo
la pausa dell'anno scorso: «I nostri ormai consueti tavoli di lavoro saranno
aperti al contributo di tutti sugli argomenti più vari». Mentre sabato pomeriggio, si legge ancora nella Enews,
«apriremo i lavori con un intervento di
un caro amico della Leopolda, Brunello Cucinelli». Ovvero, il re del cachemire che in passato Renzi aveva scelto come proprio testimoniale che adesso
«ci racconterà del suo progetto per
Norcia, luogo dello spirito». E dopo Cucinelli, aggiunge ancora Renzi «lavoreremo sulle riforme costituzionali, andando a smentire - una per una - tutte le bufale di questi mesi. Mostreremo come questa riforma può davvero
cambiare la vita degli italiani». In pratica, un lungo pomeriggio di'controinformazione' renziana sul referendum
che incombe.
Domenica mattina, prima delle conclusioni dello stesso Renzi, va in scena
«Adesso il futuro». In pratica, anticipa
il premier nella Enews, «parleranno alcuni leopoldini che in questo 2016 hanno avuto un figlio. O lo hanno messo in
cantiere». Parleranno «personalità del
mondo della ricerca, della tecnologiua, della cultura. Racconteremo quale Italia possiamo costruire a partire
dal 4 dicembre se vinceremo il referendum».
Il governatore toscano Enrico Rossi,
sfidante di Renzi al prossimo congresso del Pd, fa sapere che non ci sarà:
«Ho degli impegni. Ci sono stato lo
scorso anno ma questo non posso», dice a Huffpost Live. Per sabato alle 15 è
annunciato invece il corteo del No della sinistra antagonista. (m.v.)
3 RIVRGIJU<IONE RISER ATA
Renzi: "Per noi sarà
fondamentale accogliere
le persone noi-mali
e non i vip
Alluvioni in Toscana
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Alluvioni in Toscana
Pagina 234
CONCERTO SS.ANNUNZIATA
Anche il Conservatorio Cherubini
celebra l'anniversario
dell'alluvione di Firenze. Sulle
note di due grandi maestri
dell'ottocento, Brahms e Faure, si
cimentano la giovane musicista
russa Daria Nechaeva e, nella
seconda parte, la soprano aretina
Noemi Umani con il baritono
Dielli Hoxha, accompagnati
dall'Orchestra sinfonica e il coro
dei Conservatorio Cherubini
diretti da Paolo Ponziano Ciardi e
da Francesco Rizzi. Basilica della
Santissima Annunziata, piazza
della Santissima Annunziata, ore
21, ingresso libero
Alluvioni in Toscana
Pagina 235
TEATRO DEL CESTELLO
Impossibile per un teatro che si
affaccia sull'Arno non ricordare
l'alluvione che cinquant'anni fa,
nel dramma cittadino, ne
determinò la chiusura, durata
vent'anni. Il Teatro di Cestello, sala
sorta ai primi del Novecento, fu
infatti devastato dalla piena e il
suo sipario si sarebbe rialzato
solamente alla metà degli anni
Ottanta. Da allora in ogni
decennale di quel 4 novembre
1966 si ripete l'appuntamento
con la commedia di Oreste
Pelagatti "4 novembre 1966,
Aiuto l'alluvione", che torna in
scena da stasera al 13 novembre,
nella rinnovata regia di Marco
Predieri per il Cenacolo dei
Giovani. Teatro del Cestello, ore 21,
repliche fino al 13 novembre,
prenotazioni 0551294609
Alluvioni in Toscana
Pagina 236
CAFFÈ SCI ENZA
Oggi un'alluvione come quella di
50 anni fa sarebbe possibile? Alla
vigilia delle commemorazioni un
approccio scientifico al la
questione viene proposto dal
ciclo "Caffè scienza" dove è ospite
il geologo Nicola Casagli, che
conosce bene l'Italia così
frequentemente investita dalle
catastrofi naturali, a dialogo con
Mauro Grassi del dipartimento
della Presidenza del Consiglio
contro il dissesto idrogeologico,
che con la struttura di missione
apposita si sta occupando dei
lavori perla diminuzione dei rischi
dovuti a frane e alluvioni.
Fondazione Scienza e Tecnica, via
Giusti 29, ore 21
Alluvioni in Toscana
Pagina 237
L'ALTRA ALLUVIONE
Furono oltre mille i pratesi delle
zone di Tavola e Castelnuovo, che
all'indomani dei 4 novembre'66,
dovettero abbandonare le loro
case e le attività a causa della
piena dell'Ombrone. Ë per
commemorare una delle tante
alluvioni meno note che oggi nel
salone consiliare di Prato viene
presentato il libro curato da
Aurora Castellani "L'altra
Alluvione, il 4 novembre 1966 a
Prato, Campi Bisenzio, Signa,
Lastra a Signa e Quarrata" nato
dalla raccolta di testimonianze dei
cittadini di quei luoghi, rimasti a
lungo oscurati dalla ben più
"mediatici" alluvione fiorentina.
Prato, sala del Consiglio comunale,
ore 18
Alluvioni in Toscana
Pagina 238
La memoria delle parole e delle
1
1 1
Diari e resoconti: sugli scaffali tantissimi titoli per approfondire una delle pagine più buie
di Barbara Baroni
1 FIRENZE
Sono passati cinquant'anni da
quel giorno in cui l'Arno traboccò, sotterrando e trascinando,
con acqua e fango, tutto quel
che incontrava sulla sua strada.
Per ricordare, ma anche per fare in modo che ciò non accada
più, sono proprio in questi giorni in libreria racconti, storie, ristampe e nuove edizioni di libri
che raccontano quel fiume che
«per mezza Toscana si spazia...
che nasce in Falterona/e cento
miglia di corso nol sazia» (Dante, Purgatorio, Canto XIV).
La casa editrice Ediciclo propone "Mal di fiume. Acqua,
passi e gente d'Arno" di Simona Baldanzi. E il racconto di un
viaggio di ricerca, di ascolto e di
scoperte, fatto a piedi, in bici,
in barca, in auto; un viaggio
che attraverso il fiume va cercando la nostra storia, il nostro
presente e il nostro futuro: «Un
cammino intimo - scrive l'autrice - eppure aperto alle espe-
II volume dl Erasmo D'Angelis
Alluvioni in Toscana
rienze e alle comunità, che vuole ingrossarsi mentre va, come
l'Arno».
"Il giorno del diluvio. 4 novembre 1966 , l'alluvione a Pisa e provincia" di Giuseppe
Meucci sarà in libreria a giorni
per le edizioni ETS e si tratta di
una nuova edizione aggiornata
e integrata con foto inedite
dell'archivio Luciano Frassi, fotografo pisano che, insieme
all'autore, allora cronista de La
Nazione, entrò per primo nelle
zone alluvionate della provincia pisana.
La casa editrice Giunti arriva
in libreria con due volumi. Il
primo "Firenze 1966 - L'alluvione risorgere dal fango" di
Franco Mariani e Mattia Lattanzi, un grande libro fotografico dove possiamo conoscere
documenti e testimonianze poco note dell'alluvione di Firenze. E il libro di Erasmo D'Angelis "Angeli del fango. La meglio
gioventù nella Firenze dell'alluvione a 50 anni di distanza"
che vuole ricordare quei giovani eroi che, armati di secchi e
badili, provenienti dai quattro
angoli del mondo, fecero la loro comparsa in una Firenze offesa dal suo fiume.
Le edizioni Polistampa invece scelgono di ristampare, dopo quasi trent'anni, il volume
di Luciano Bausi "Il giorno della piena". Bausi, allora assessore all'urbanistica, era in strada
quel tremendo 4 novembre
1966 a coordinare i primi interventi col sindaco Piero Bargellini e in questo libro racconta
quelle ore, la paura mista e celata dalla determinazione di risorgere, nonostante tutto. Aracne editore manda in libreria
"Pisa e l'Arno. A mezzo secolo
dall'alluvione del 1966" a cura
di Sergio Pitma, una miscellanea di contributi che vanno dal
racconto dell'evento alluvionale alla storia idraulica del basso
corso dell'Arno fino a un qua-
dro geografico dell'area pisana
negli anni Sessanta e a un progetto di gestione partecipata
del fiume.
"Gino e l'alluvione " di Giorgio Bruni è il libro di Myra editore ed è la storia di Gino, svegliato di primo mattino dalle
urla della moglie perché l'Arno
è entrato in casa. L'alluvione diviene per lui occasione di ripensare ai rapporti con il prossimo
e per fare il punto sulla propria
vita, le sfide quotidiane e i suoi
colpi d'ala irripetibili: decidere,
quindi, come dall'acqua e dal
fango di quel giorno si può rinascere.
"I colori dell'alluvione. The
colors of the flood (Firenze, 4
novembre 1966) " di Joseph Balustein (AB edzioni) è un volume che raccoglie circa 60 foto a
colori inedite del fotografo
americano Joe Blaustein (che
in quei giorni soggiornava in
città), foto che per quasi 50 anni ha tenuto in un cassetto donandole solo di recente alla nostra città.
"Firenze al tempo dell'alluvione" di Andrea e Fabrizio Petrioli (Sarnus) che, attraverso
immagini, parole e soprattutto
cartoline, si sofferma sugli ingenti danni al tessuto urbano e
al suo patrimonio artistico senza dimenticare le iniziative di
solidarietà. Al centro però ci sono i fiorentini che, pur nella tragedia, sono capaci di umorismo e ironia, ben rappresentati
in alcune inedite cartoline.
Infine, uscito da pochi mesi,
è il libro "Alluvione di Firenze,
4 novembre 1966" del vaticanista Franco Mariani con la curatela di Andrea Giraldi e le fotografie dell'Archivio Firenze Promuove. L il primo libro in assoluto che ripercorre, passo dopo
passo, tutta la storica visita di
Papa Paolo VI a Firenze nella
notte di Natale del 1966 grazie
alla documentazione fotografica, alle interviste esclusive e ai
gesti e alle parole di Papa Montini, qui riportati integralmente.
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La copertina del libro di Bausi
Pagina 239
4 NOVEMBRE » LA GRANDE ALLUVIONE
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Anche attarella alle celebrazioni ufficiali dei cinquantesimo anniversario
lazzo Vecchio apre le porte ai ragazzi che accorsero per salvare il patrimonio
Ceri m onie,
mostre, incontri
e testimonianze:
tutta la città
domani
sarà mobilitata
di Giulia Rafanelli
FIRENZE
Pioveva, pioveva e pioveva.
Continuava a piovere dalle 5
del mattino quel 3 novembre di
50 anni fa. Diciotto ore di pioggia incessante. I fiorentini si apprestavano a festeggiare l'anniversario della vittoria della prima guerra mondiale non avrebbero mai potuto immaginare
che meno di 24 ore più tardi si
sarebbero trovati protagonisti
di una delle pagine più drammatiche della storia italiana.
Domani Firenze ricorda quella pagina con un programma
ricco di eventi, ufficiali e collaterali tra mostre, documentari e
reportage fotografici di quel 4
novembre del '66. A Firenze
Alluvioni in Toscana
l'Amo si inghiottì le case, le opere d'arte, i libri della Biblioteca
centrale (migliaia di volumi) e
si prese anche Santa Croce.
Inondò nelle case, nelle chiese,
nelle botteghe degli artigiani.
Sotto il peso del fango persero
la vita 34 persone, 17 in città, 17
in provincia. Si stima siano
esondati 70 milioni di metri cubi d'acqua.
Gli eroi in quel novembre del
1966 furono contadini, studenti, gente comune insomma. Venivano anche da fuori Italia per
dare una mano. Delle vere e
proprie catene umane per recuperare ciò che di Firenze era recuperabile. Erano gli Angeli del
fango. Domani molti di loro torneranno a Firenze su invito del
sindaco Dario Nardella, in occasione del cinquantesimo anniversario dell'alluvione, che li
ha invitati ad assistere al Consiglio straordinario in programma alle 9 durante il quale gli Angeli racconteranno le loro storie
e troveranno spazio la proiezione di un'intervista inedita a
Franco Zeffirelli e la musica del
maestro Giuseppe Lanzetta.
Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà in città per prendere parte al le celebrazioni. Mattarella (alle
15) sarà alla cerimonia di ricollocazione
del
restauro
dell'Ultima Cena di Vasari in
Santa Croce, poi farà visita ai
colleghi de "La Nazione", alluvionata quel giovedì di 50 anni
fa dove, da sabato, sarà aperta
una mostra con le pagine che il
quotidiano mandò in stampa
nei giorni dell'alluvione (ingresso gratuito). Mattarella sarà presente anche alla celebrazione
solenne prevista alle 17 nel Salone dei Cinquecento dove alle
18.30 sarà proiettata la versione
integrale, in anteprima, del documentario "Dopo l'alluvione".
Ad aprire le cerimonie sarà la
fanfara dei Carabinieri in piazza Signoria e l'esposizione dei
tricolore dei Vigili del Fuoco sulla facciata di palazzo Vecchio.
Tornando al programma delle
celebrazioni, la giornata di domani si aprirà con la festa delle
Forze Armate in Piazza Unità
d'Italia (8.30); alle 11.30 Santa
Messa in Santa Croce celebrata
dal cardinale Giuseppe Betori,
anche lui tra i tanti Angeli
dell'alluvione e alle 13 un corteo raggiungerà Ponte alle Grazie per la deposizione della corona in memoria delle vittime.
Tra i momenti più attesi la
fiaccolata con partenza alle
20.30 dalla Basilica di San Miniato al Monte con arrivo in
piazza Santa Croce. L'invito a
prendere parte alla fiaccolata è
rivolto a tutti, soprattutto agli
studenti e ai giovani per una
sorta di ideale passaggio di testimone tra la generazione dell'alluvione e quella di oggi.
A Palazzo Vecchio è già visitabile la mostra d'arte contemporanea "Alfabeti sommersi" (fino al 13 novembre in sala d'Arme) con proiezione dei film di
Beppe Fantacci : una sequenza
d'immagini di incredibile impatto girate proprio tra i14, i15 e
il 6 novembre dei '66. Tra gli
eventi fuori dal programma ufficiale, alla Tethys Gallery in via
dei Vellutini, è stata inaugurata
- e resterà aperta fino al 26 novembre - la mostra dedicata al
grande fotografo ungherese
Balthazar Korab - I giorni
dell'alluvione. Le auto che galleggiano, il fango, i libri, gli Angeli immortalati dall'obbiettivo
di uno dei più celebri fotografi
di architettura dei secolo scorso. Domani sera, infine, alle 19
sarà inaugurata un'altra mostra
fotografica, "Notturno Fluviale
-Amo 1966-2016" di Marco Castelli alla OnArt Gallery, in via
della Pergola 57: 25 fotografie
che immortalano i ponti dell'Arno dal Falterona a Pisa attraverso unaprospettiva notturna.
Pagina 240
Una drammatica immagine dell 'alluvione di Firenze , 4 novembre 1966
Alluvioni in Toscana
Pagina 241
in scena "i iio'
dell'Arca Azzurra:
Arca Azzurra dedicala nuova
produzione ai 50 anni
dell'alluvione. Lo fa con uno
spettacolo, " il filo del l'acqua",
scritto e diretto da Francesco
Niccolïni, insieme a Roberto
Aldorasi, che sabato debutta in
prima nazionale al verdi di Pisa.
«Cinquant'anni fa-spiega Niccolini
- l'Arno fu protagonista di
un'autentica guerra, che non
abbiamo più smesso di combattere.
Alluvioni in Toscana
lezione
abbiamo imparato
Raccontare oggi quella storia
d'acqua e resurrezione non è una
banale cerimoniadel ricordo, ma un
rito collettivo e fondamentale, per
chi vuole prevenire altra
distruzione . Senza fatalismo. E
senza dare colpa all'acqua». La
spettacolo incrocia vari voci, fra
cronacae memoria, i servizi della
Rai, la voce di Sergio Zavoli, le prime
pagine dei giornali , i ricordi di
quanti hanno vissuto quella notte,
la disperazione, la solidarietà e la
vogliadi risollevarsi . Un racconto in
forma di poema, scandito dal ritmo
della pioggia: in scena due uomini,
una donna e un groviglio di oggetti
travolti dall'acqua. Con Dimitri
Frosali, massimo Salvianti, Lucia
Socci, scene Antonio Panzuto,
musiche Paolo Coletta. Dopo
Firenze (118 al Puccini), il 25
novembre " II filo d'acqua" sarà agli
industri di Grosseto. (g.r.)
Pagina 242
4 NOVEMBRE » LA GRANDE ALLUVIONE
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Nel 1966 l'Arno sommerse la città e la sua arte. L'opera degli " A eli dei fango"
Venezia la furia dell'acqua spinse li abitanti a migrare sulla terra ferma
di VITTORIO EMILIANI
14 novembre di cinquant'anni fa l'Italia si scoperse drammaticamente fragile. Le piogge battenti e ripetute e una violenta sciroccata che fece sciogliere le nevi precoci provocarono alluvioni diffuse, soprattutto nel
Veneto e in Toscana, colpendo a
fondo due città-simbolo del Belpaese: Firenze e Venezia. Quel 4
novembre non fu giorno di festa
bensì di lutto. Mezzo secolo più
tardi possiamo dire che quella
tragedia ha avuto almeno l'effetto di produrre leggi e interventi
tali da mettere in sicurezza questi patrimoni mondiali dell'umanità e chi li abita? Soltanto in parte purtroppo. Parliamo ancora
di calamità naturali, di eventi eccezionali, ma abbiamo saputo
pianificare e realizzare poco,
troppo poco.
A Venezia, nel'66, fl dramma
monta rapidamente insieme
all'alta marea e alla violenza di
onde alte 4 metri che si abbattono sui borghi esterni di pescatori
e ortolani di Pellestrina e di San
Pietro in Volta. L'isola di
Sant'Erasmo , in faccia al Lido,
sentinella fra Adriatico e Laguna
viene sommersa quasi subito.
Presto lo saranno tutte le altre
isole. Lo scirocco a 52 nodi scaglia H mare sul Lido, spazzando
via gli stabilimenti balneari, e
contro i Murazzi settecenteschi,
antiche e valide difese non abbastanza consolidate nel '900. Ce-
Alluvioni in Toscana
dono per centinaia di metri. Alla
Punta della Dogana si misura
un'acqua alta da primato: 1 metro e 94 centimetri, contro il metro e 51 del 1951, quando andò
sotto H Polesine. I danni materiali sono enormi, tutte le attività
commerciali, tutte le abitazioni
ancora ai piani terreni sommerse e corrose dall'acqua salsa, prima che il vento giri. Quanto basta per convincere migliaia di veneziani a trasferirsi sulla terraferma. Così oggi la popolazione della città storica è precipitata a meno di 56.000 abitanti contro i
121.000 del 1966.
ln tutto il Veneto fiumi e canali straripano violentemente. Lo
sviluppo industriale, l'espansione edilizia stanno sconvolgendo
un territorio dall'idraulica complessa e delicata. In Laguna si sono sottratti perle industrie ceri ti naia e centinaia di ettari alle
"barene", zone di scambio fra adque dolci e acque salse, si è scavato il Canale dei Petroli , con effetti sconvolgenti.
Anche in Toscana piogge violente da oltre due giorni, fa caldo, si sciolgono le prime nevi in
Appennino . Nella notte fra H 3 e
il 4 novembre l'Arno tracima a
Incisa e interrompe l'Autosole.
Frane e smottamenti aggravano
la situazione. Dalle fogne ancora
granducali l'acqua risale. Alle 4
del mattino vanno sotto San Frediano. Acque limacciose chiazzate dalla nafta dei riscaldamenti invadono il popolare quartiere
di Santa Croce. Ora l'Arno sormonta le spallette in pieno centro. Non esiste ancora Protezione civile, gli orafi di Ponte Vecchio sono stati avvertiti dalle
guardie notturne. Cede la spalletta davanti alla centralissima Biblioteca Nazionale invasa da
quella piena fangosa e violenta.
Coree i vicini depositi degli Uffizi. Purtroppo nelle grandi chiese
allagate molte opere d'arte sono
aggredite, il crocifisso di Cimabue primo fra tutti. Le campane
delle chiese suonano a martello.
Alla fine, fra città e contado, si
conteranno 35 morti.
Arrivano i primi soccorsi, generosi, da Bologna e da Roma,
poi da tutta Italia. Arrivano migliaia di giovani e giovanissimi a
spalare, a pulire, a trasportare i libri infangati alla llmonaia di Boboli divenuta un grande laboratorio di restauro (altri verranno
portati al Urbino). Sono gliAngeli del fango, raccontati da Marco
Tullio Giordana ne "La meglio
gioventù". Per Natale Paolo VI
verrà a celebrare la Messa in
Duomo . I conntnercianti ora offrono "Stoffe irrestringibili, già
bagnate" o "Prezzi sott'acqua".
Nelle
trattorie
prevalgono
"Specialità in umido". Sarcasmi
e saggezze antiche. Però l'alluvione - pur nella gara nazionale di
solidarietà - cambia la geografia
sociale di Firenze, interi quartieri popolari come Santa Croce
verranno abbandonati dal loro
residenti diretti a Scandicci o a
Sesto Fiorentino, per sempre.
Si insedia subito - per una più
efficace difesa del suolo - la commissione presieduta da Giulio
De Marchi che avanza le sue pro-
poste, 900 pagine, anni dopo:
25.000 miliardi di lire in venti anni. Sogni. Ne stiamo spendendo
molti di più per tappare i buchi.
Senza contare le vittime. Si arriva alla legge numero 183 dell'89,
modellata sulla riuscitaAuthoritydel Tamigi. Ottima, purtroppo
sabotata dai localisuri e anch'essa poco finanziata. AVenezia si è
ridotto l'abbassamento del suolo vietando pozzi di metano e
pozzi artesiani nell'entroterra.
Ma non si sono puliti e riscavati a fondo i canali, né potenziati i
Murazzi. Si spera nel Mose, costato una enormità e tuttora da
varare, forse ci si illude. A Firenze si è realizzato l'invaso di Bilancino, oltre ad opere minori che
agevolano il deflusso delle piene.
Ma non si sono demoliti i fabbricati abusivi nell'alveo e quindi
l'Arno fa ancora paura. Purtroppo con ragione. E nata la Protezione civile. Che però interviene
a disastro avvenuto, ovviamente. E la prevenzione?
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Nella Laguna onde
alte più di 4 metri
e lo scirocco spazzarono
via i Murazzi che dal'700
proteggevano i veneziani
dal mare. Nacque allora
la Protezione civile. Resta
chimera la prevenzione
Piazza San Marco invasa dall'acqua
SANTA MARIA IN FIORE
Le macerie attorno alla cattedrale
Alluvioni in Toscana
GLI ANGELI DEL FANGO
Tra loro Bersani (ultimo a destra )
Venezia, il recupero dei libri
INEGOZI EIBAR
si spala il fango dappertutto
PONTE VECCHIO
La piena che defluisce lentamente
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Opere d'arte ïn salvo, via aï lavori
Franceschini: «Già 1.500 trasferite, sveltiremo per farinascere il patrimonio))
1 ROMA
Sono già 1.500 le opere d'arte
trasferite dalle chiese e dai musei delle zone colpite dal terremoto. «Ora, dice il ministro dei
Beni Culturali, Dario Franceschini, bisogna affrontare
l'emergenza per poi seguire
un percorso di ricostruzione
che porti al rilancio dell'area.
La dorsale appenninica è uno
dei punti più belli d'Italia, non
possiamo lasciare che il turismo si concentri solo sulle città d'arte, perché anche le cronache di questi giorni ci dicono che stentano a reggere il pe-
sodi troppe visite».
Si è trattato di un sisma «devastan te» che lia colpito un numero ingente di beni culturali
vincolati, ma soprattutto ha distrutto interi borghi di rara bellezza, ha spiegato il ministro,
«è davvero una sfida terribile,
adesso bisogna affrontare
l'emergenza per poi seguire
un percorso di ricostruzione.
Infatti attraverso la rinascita di
quei luoghi passa il futuro della dorsale appenninica, e non
ci si può rassegnare allo spopolamento ». Francheschini, a
Tel Aviv per l'inaugurazione di
una mostra sull'ebraismo ita-
liano, ha sottolineato che «le risorse ci sono già, come anche
il progetto Casa Italia. C'è un
grande disegno di ricostruzione» e intanto «hanno trasferito
quasi 1.500 opere dai musei e
dalle chiese» della zona. Gli interventi riguarderanno anche
le seconde case: «Ë già nel decreto, anche perché l'economia di quelle zone è in gran
parte affidata alle seconde case».
«Condivido il grido di dolore
che arriva dai sindaci esposti
in prima linea sul terremoto e
che protestano perché alcune
cose non vanno - prosegue il
ministro -. Nell'imminente decreto legge annunciato dal presidente del Consiglio inseriremo norme straordinarie per i
beni culturali. Certe regole
troppo vincolanti sono nemiche della necessaria velocità.
Nascerà la soprintendenza
unica speciale per il terremoto: occorre un interlocutore
unico anche nella prospettiva
della ricostruzione. Sveltiremo tutto. I Comuni, le soprintendenze, la Protezione civile
potranno agire subito -spiega
il ministro- con una chiamata
diretta del direttore dei lavori e
di una ditta per interventi immediati. Tutti sono chiamati a
un'assunzione di responsabilità. Se mai ci fossero casi di corruzione, verranno perseguiti.
Ma la situazione è straordinaria. Ci sono segnalazioni di
danni a 5.000 beni vincolati».
ti ministro Dario Franceschini nel deposito delle opere salvate dal terremoto
Alluvioni in Toscana
Pagina 245
Raffaelina Carillo racconta il suo 4 novembre 1966: «Mio fratello faceva la spola con un patino»
di
aria eini
1 CECINA
L'immagine più potente del
suo racconto sono "le onde che
arrivavano dal padule" (il Paduletto, ndr). L l'acqua del fiume Cecina ormai straripato
che procede lenta ma implacabile.
aelina Carillo aveva
18 anni nel 1966. Abitava con i
genitori e il fratello in viaTevere 8. Cinquant'anni fa l'Acqua-
Dalla casa di via Tevere
si sentivano le ri a
elle ucc e
nella vicina fattoria
park era lontano da venire e
dietro a via Tevere c'erano solo
i campi e la casa rosa della fattoria del Paduletto. Dal terrazzo di casa Carillo vedono l'acqua che monta, come fossero
dei cavalloni al mare. Ci metterà una ventina di minuti ad arrivare al cancello. La signora Raffaelina ha voluto raccontare la
sua testimonianza soprattutto
- sottolinea - «per rendere onore a nrio fratello Pasquale, che
ora vive a Copenaghen, e che si
dette davvero tanto da fare, aiutò tante famiglie».
La storia di Raffaelina, figlia
di un pescatore napoletano di
Marina, è emblematica e si lega
a una storia d'amore. La signora Carillo infatti si era fidanzata
il giorno precedente con un giovane che abitava a Cecina, Paolo Volpi, che di lì a poco sarebbe diventato suo marito.
All'epoca le auto si contavano
sulle dita delle mani, si viaggiava a piedi e in bicicletta, e la distanza tra il centro della città e
Marina era spesso un lungo tragitto. «Paolo venne a Marina
per vedere come stavo - racconta - ma l'acqua lo bloccò allo
zuccherificio». Pasquale Carillo aveva trovato un patino e
«per tutto il giorno, insieme a
Ferdinando Fortezza , fece la
spola per accompagnare le per-
Alluvioni in Toscana
sone: fu mio fratello a vedere
Paolo, lo caricò e lo accompagnò a casa nostra». Il patino rimase per mesi nel giardino di
casa Carillo, simbolo dello spirito di solidarietà di quei giorni.
Roba da "marinesi". «Nessuno
- sorride Raffaelina - ha mai saputo come sia arrivato a casa
nostra. Forse era attraccato lungo il fiume e l'acqua l'aveva
staccato e trasportato...»
Raffaelina ricorda bene quella mattina: alle 7 poco più,
«venne un mio cugino in 500 ad
avvertirci che arrivava la piena.
Mettemmo in salvo mia nonna
invalida: ci ospitò Nando Fortezza. Dal Padule si vedevano
le onde, era impressionante. E
si sentivano le grida degli arimali della fattoria. Mio frateiio
andò ad aiutare a liberare le
mucche». Tanfi animali morirono nella piena, soprattutto alla
Cinquantina. Il giorno successivo, dal ponte, si racconta che si
vedevano passare decine di carcasse di mucche, pecore, maiali... insieme a tronchi sradicati.
Arrivavano anche da Casino di
Terra. A Marina il fiume aveva
straripato all'altezza di via Liguria, l'acqua aveva raggiunto via
della Pinetina, al muro dello
zuccherificio, proseguendo verso i campi del Paduletto. Da lì,
onda su onda, si riverserà sul
viale della Repubblica.
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Dall'album dei ricordi di Raffaelina carillo: i bagni Armida devastati dalla piena
Alluvioni in Toscana
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Oggi e domani tre regali speciali con il giornale in edicola
1 giorno della memoria è a
un passo. Domani, 4 novembre 2016, l'orologio del-
la storia batterà cinquanta rintocchi, tanti quanti gli anni trascorsi dall'alluvione di Grosseto.
Era il 4 novembre del 1966 e
la città di ritrovò in ginocchio,
invasa dal fango e dall'acqua arrivata con inaudita violenza dal
fiume Ombrone. Un morto e
danni ingentissimi, decine di
migliaia di esistenze che - da
quel giorno - non sarebbero
mai più state come prima.
In quello stesso giorno fa l'Arno devastava Firenze, seminando vittime e soprattutto ferendo a morte un patrimonio stori co, artistico e culturale che il
Mondo intero - allora come oggi - considerava suo. Fu per
questo che, in quelle settimane,
il Mondo accese i riflettori sulla
grande città d'arte infilando
Grosseto e la sua sofferenza in
un cono d'ombra dal quale ancora oggi "la grande piena
dell'Ombrone" non sembra essere uscita.
Per i grossetani la memoria
di quei fatti è tutt'altro che una
cartolina. È sangue vivo, ferita
aperta, racconto che si tramanda di generazione in generazione, magari affacciati sulla golena gonfia quando - oggi come
ieri - piove un po' più del solito
e il fiume torna a far sentire il
suo fiato sul collo della città.
Per tutti gli altri, invece, quei
fatti sono del tutto o quasi sco-
Alluvioni in Toscana
nosciuti. E se il tempo non li ha
definitivamente cancellati, è anche e soprattutto grazie all'ostinazione dei grossetani, alla loro
esigenza di non dimenticare.
Ma anche a chi, nel 1966, diede immagini e parole "all'alluvione per la povera gente" - come la definirono Pilade Rotella
e Luciano Bianciardi in un libro dell'anno successivo - documentandola per gli archivi
del futuro.
Tra questi i giornalisti del Telegrafo, il "giornale locale" che
dal 5 novembre e poi per mesi
raccontò quotidianamente il disastro, lo sgomento, la solidarietà collettiva, l'orgoglio, il coraggio nella ricostruzione dei grossetani, contribuendo a farli sentire comunità e a far sentire la
loro voce - a cominciare da
quella dell'allora sindaco Pollini - anche fuori dai confini della città, anche a chi pareva non
sentire.
Ecco allora, in occasione del
cinquantesimo anniversario,
un'iniziativa speciale voluta dal
Consorzio di Bonifica e dal Tirreno, che hanno chiesto all'editore Mario Papalini (Effigi) di
ristampare in un fascicolo le pagine del Telegrafo del novembre 1966. Un documento eccezionale, il racconto della grande piena "in presa diretta", che
domani il Tirreno regalerà insieme con il quotidiano in edicola
ai suoi lettori.
Sfogliando quelle pagine si
ha la sensazione di vivere - ora
dopo ora, giorno dopo giorno le ansie, le paure, lo sbigottimento della città alluvionata. E
anche la sua rabbia, testimoniata da un editoriale dell'11 novembre a firma di Beppe Bottai: "II lutto di Grosseto non si
addice alla tv" era iltitolo, sfogo
amaro di una comunità che sette giorni dopo il disastro si sentiva dimenticata.
In pagina, ovviamente, anche le foto straordinarie di due
giovani reporter, Mario Bernieri e Antonio Ferrari : l'Agenzia
Bf, il cui archivio è ancora oggi
la più vasta e significativa fonte
di documentazione sulla tragedia del 1966.
com'è. Oggi l'ottava tappa, in
una via Cesare Battisti attraversala- nel 1966- da carretti carichi di masserizie e disperazione. Domani invece via San Martino, con i suoi bei negozi colpiti a morte dal fango. Tutto, come sempre, accompagnato dai
frammenti di testimonianze dirette raccolte dal poeta e scrittore Luca Bonelli.
Parole, immagini, pagine.
Per mantenere viva la memoria, ma soprattutto per continuare a rivendicare un presente più sicuro: la minaccia
dell'Ombrone, mezzo secolo
dopo, ancora non è disimiescata. Si celebri il passato, ci si impegni per il futuro.
Proprio da quell'Archivio arrivano le immagini che - da una
settimana e per altri quindici
giorni - quotidianamente il Tirreno regala ai suoi lettori con il
giornale in edicola, in un viaggio tra il passato della città
com'era e il presente delal città
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E proprio le fotografie dell'Archivio ßf sono
protagoniste nel giorno dei cinquantesimo . Domani alle
18 infatti al Polo espositivo culturale delle Clarisse - in
via Vinzaglio - si inaugura la mostra fotografica
"L'alluvione dei 1966", organizzata dal Comune e
dall'Agenzia fotografica Bf. La mostra , a ingresso
gratuito, è composta da alcune delle immagini più
significative tratte dal libro fotografico ' L'alluvione del
'66" realizzato dall'Agenzia. Immagini che ritraggono i
drammatici momenti della città invasa da un mare di
acqua e fango che tutto travolge e
distrugge. Tante le foto che hanno reso
immortali anche i momenti in cui , dopo il
i_; , IE: l ?`..á j': disastro, le acque, ormai calme, si
ritiravano e lasciavano strade, case,
negozi e vite di tante persone segnate.
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Per sempre. Grazie alla mostra è
possibile ammirare il lavoro instancabile
di tanti: vigili del fuoco , agenti della
municipale , volontari che cercarono di
riportare la città alla normalità,
riservando uno sguardo attento a tutti
quei cittadini che in quella tragedia
avevano perso tutto . Sono presenti gli
elicotteri del 4° stormo, l'esercito con la brigata
Centauro e i tanti accorsi in aiuto di chi già stava
lottando con il fango, anche nelle vicine campagne. Si
scorge una città ferita anche nel commercio , con tante
attività danneggiate , ma comunque pronte a
ricominciare. La mostra fotografica e il libro sono
autoprodotti dall'Agenzia fotografica Bf. Fino al 4
dicembre. Orario di apertura : martedì e giovedì dalle 9
alle 19; mercoledì, venerdì e sabato dalle 14 alle 19.
Domenica e lunedì chiuso.
V ú ;- :.'r.'í+pE2", ,, I. '(4'SË,ry;Sfe'í'r"SI"SYe39 6 6 !Ge{;S7;«?, Si
Via Cf:•c: :. rz;a.4:4.ir,4:ï, autunno 2016 (foto Bf)
La testata
del Telegrafo
di domenica
6 novembre
1966
A destra
autocisterna
travolta
su un ponte
dalla piena
(foto
Agenzia 130
Alluvioni in Toscana
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il Comune di C
iglia aderisce al progetto della Regione "Archivi aperti"
domani tante iniziative per ricordare l'alluvione dei 4 novembre 196 6
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Da domani all'11 novembre il
Comune di Campiglia dedica
una serie di iniziative al 50° anniversario dell'alluvione in Toscana, aderendo al progetto
della Regione "Archivi aperti
2016" per la valorizzazione e la
promozione del patrimonio archivistico. Il programma sarà
anticipato di alcuni giorni rispetto a quello generale che va
dal 7 al 13 novembre, per cogliere la concomitanza con l'anniversario dell'alluvione.
Le iniziative si svolgeranno
all'Archivio storico di Palazzo
pretorio. Oggi alle 16,30 si terrà
una conferenza e videoproiezione sul tema "Storie del Cornia, dai documenti dell'Archivio storico alle testimonianze
dell'alluvione del 1966" con la
partecipazione di Gianfranco
Benedettini, del quale è in corso di stampa un libro sull'alluvione del 1966. Introdurrà) acopo Bertocchi, vicesindaco e assessore alla cultura. Sempre oggi dalle 11 e giovedì 11 dalle 10
si potrà seguire la visita guidata
dell'archivio a cura di Graziana
Alagna e Agnese Lorenzini del-
4 novembre 1466, l'Aurelia a Venturina inondata dal fiume Cornia
la coop Diderot. Le carte d'archivio come elemento di conoscenza e corale "nutrimento"
per la memoria e l'identità dei
luoghi: il fiume Cornia il 4 novembre 1966 inondò Venturina
mettendo a dura prova un intero territorio. Il fiume, la radice
stessa della fertile piana di Venturina, fa spesso paura e la natura è sempre pronta a ripren-
dere quello che ha dato. Solo la
consapevolezza, l'esperienza,
le conoscenze storiche e tecnologiche unite a una corretta gestione possono mitigarne la forza. A 50 anni di distanza attraverso materiali d'archivio si cerca di approfondire la conoscenza del fiume attraverso le carte
e di ripensare i giorni dell'alluvione conservandone la memo-
ria.
Contatti per le prenotazioni:
[email protected],
[email protected], tel.
328 1041571, 346 2166162.
Archivio storico, Palazzo pretorio piazza Lotti: martedì, mercoledì, venerdì, primo e terzo
sabato
del
mese
ore
10,15-13,15 e 14-18,30. Tel.
0565 838470.
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Alluvioni in Toscana
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davanti all'Arno con le se, acque impetuose
La foto in regalo con il Tirreno
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i salvataggi, le imprese, i l coraggio dei vigili dei fuoco
raccontati da tre reduci dei disastro del novembre'66
di MARIO NERI
oi avrebbe invaso tutto,
una lastra di melma sui
lungarni, Corso Italia e
a
Borgo Stretto. Ma solo poi. Qui
c'era ancora speranza. Era passata la notte, Firenze era già caduta, Pisa ancora no. Non era
ancora mare, non era più fiume.
Acqua di mezzo, laguna, preludio di foce. «Ma fu tutto inutile,
un palliativo. Ci avevano allertaio di notte, ci inviarono con i sacchi. Noi li posizionavamo nella
fenditura rimasta fra le spallette
e le paratie, l'acqua le stava già
superando da sopra. Straripava».
Ventitrè anni. Nei vigili del
fuoco c'era entrato da «idrauli-
Alluvioni in Toscana
co» un anno prima dopo il servizio militare e l'addestramento a
Capannelle, Roma. Negli anni,
per lui e i compagni sarebbero
arrivate le missioni più difficili
della storia d'Italia, i terremoti
in Friuli e in Irpinia, la carcassa
del Moby Prince, esplosioni, incidenti stradali. «Ne ho viste tante ma io diventai pompiere lì, a
cercare di tappare la bocca all'
Arno che sembrava voler inghiottire la città», racconta Franco Taglioni . Diplomato all'Iti,
l'avrebbero voluto all'Olivetti,
chiuso nella fabbrica modello.
«lo sono nato a Coltano, da famiglia contadina, scelsi l'aria aperta, scelsi di sentirmi vivo, seguii
il consiglio di mio padre, così mi
feci la leva nei vigili e poi mi arruolai volontario. Fu più forte di
me». E lo è ancora oggi. «Tutte le
notti sono in servizio, sogno gli
interventi, la caserma, la campagnola con cui quella notte io e il
brigadiere triestino Morich passavamo sui ponti terrorizzati all'
idea che le onde che sbattevano
sui parapetti prima o poi ci tra-
volgessero portandoci via». Sogna di tornare ragazzo, eroe del
fango, questo reduce del 4 novembre 1966 a cui l'Arno continua ancora oggi a far esondare
l'inconscio.
Figlio di una generazione che
ha scritto alcune della pagine
più luminose di solidarietà della
storia del Paese, Taglioni è uno
dei vigili del fuoco inquadrati alla base del viale delle Piagge che
segnarono quei giorni con il loro
coraggio e la loro abnegazione,
decine di uomini diventati custodi di una memoria ancora viva del disastro. Alcuni non ci sono più, sono morti, altri sono ancora in vita. Guastatori, fluviali,
alpini, sommozzatori, cinofili.
Quei giorni furono i loro giorni.
Senza di loro la città non si sarebbe rialzata, domani con loro
celebrerà la rinascita nella ceriinonia in Comune.
Non ce l'avrebbe fatta senza
Elio Mainardi, oggi 81 anni, pisano, 31 all'alba del 13 novembre di 50 anni fa. Per lui l'alluvione fu soprattutto un insieme di
suoni, un flusso di voci, una piena di messaggi e richieste di aiuto. «Ero il capo reparto della centrale operativa. Uscii spesso a
dare una mano ai colleghi, ma
molto tempo lo passai allaradio.
Coordinavo le squadre. L'energia elettrica in molte zone era
saltata, e lo sfrigolio degli altoparlanti segnò i momenti cruciali del disastro. Uno su tutti, il
crollo del Ponte di Solferino. Credo fossero le 7.30. Non so come
ma a chiamare fu un civile, un
cittadino. "ù crollato, è crollato". C'erano state vittime, sul
lungarno Paeinotti la violenza
dell'acqua aveva strappato via il
marciapiede, moltissimi negozi
e case fino a Porta a Lucca erano
state invase dall'acqua, ma quello fu come un rintocco terribile.
A nove giorni dall'inizio, l'Arno
non si era ancora placato, e il
ponte ritenuto indistruttibile
venne giù come carta pesta, si
sbriciolò in una nuvola di polvere».
Pagina 252
Ponte di Mezzo inagibile,
quello di Solferino distrutto. Pisa si era spezzata. «Ero lì, quello
sono io», racconta Taglioni indicando una foto di Luciano Frassi
che lo ritrae ragazzo mentre si allunga sulle spallette con uno dei
sacchi di sabbia. «Le tecniche di
difesa non sono cambiate - riprende Mainardi - paraffe, sacchi, non ci sono molte altre anni
per difendersi da un fiume imbizzarrito». Avevano già comin-
uccise persone
e animali
ciato aimbrigliarlo l'Amo, a cinturarlo di fabbriche, di insediamenti, di cemento . «La vera
emergenza fu in provincia, Pontedera, Santa Croce, Castelfranco e Santa Maria a Monte divennero una laguna», dicono quasi
tutti i pompieri dell'epoca. «Ci
chiamarono nella notte, e dissero che a San Donato avevano tagliato l'argine, si decise di sommergere i campi per non inabissare la città», di dare in pasto
all'Arno la campagna e salvare
Pisa. « Così - dice Taglioni - lasciammo i lungarni e ci dirigemmo verso Santa Maria». Vigili del
fuoco, paracadutisti, perfino i
militari arrivati da Camp Darby
soccorsero migliaia di persone.
«Era esondato anche l'Era, non
solo l'Amo. Fu un vero disastro,
l'acqua in alcune zone aveva raggiunto i tre metri di altezza, aveva travolto case, palazzi, cascinali, fabbriche - dice Mainardi - Ricordo che in alcuni casi perfino i
nostri si trovarono in difficoltà.
Un brigadiere mi chiamò in radio piangendo, credeva di non
avere più scampo. "Sto per annegare". Riuscii a mandare una
squadra a salvarlo».
«Alcuni avevamo un mezzo
anfibio, il Gmc, gli americani lo
avevo usato per gli sbarchi - racconta Taglioni - ci portammo
via migliaia di persone, donne,
bambini». «Sì, ma sbandava, picchiava nelle mura, era adatto
per seguire il corso della corrente non per contrastarla». Trecento dieci fabbriche sommerse,
1.350 artigiani in ginocchio,
1.450 negozi, l'alluvione fu anche un naufragio economico, costrinse la Toscana affacciata
all'Arno a vivere un terzo dopo
guerra, ma ribellandosi il fiume
impose la fine di un'epoca.
«Quasi subito capimmo che era
stato una strage per il bestiame dicono Taglioni e Mainardi - Nei
cascinali, nelle stalle erano rimaste intrappolate mucche, capre,
polli. Erano talmente tanti, ammucchiati sugli argini dell'Era,
intrappolati nelle stalle, che
all'inizio si pensò di bruciarli.
Ma i lanciafiamme non bastavano, così venne scavata una fossa
a Montefalcone. Ricoprirono le
carcasse cori la calce per paura
delle epidemie».
Chi non si spese per Pisa, lo fece per Firenze. Come Giovanni
Del Bravo , 71 anni. «lo ero entrato nei vigili del fuoco a gennaio,
ma iniziai a Ferrara, avevo 21 anni. Partimmo dall'Emilia a mezzanotte, facemmo tutta laAl col
Gmc che si surriscaldava come
un bufalo. La vista dei lungarni
rni sconvolse. I palazzi erano diventati gli argini, sul fiume passava di tutto, alberi, auto, e noi si
cercava di navigare rasente i muri, per evitare i mulinelli. Non lo
dimenticherò mai, come non dimenticherò le facce delle donne, dei bambini, degli uomini
che si gettavano sul cassone dal le finestre, delle famiglie che nei
quartieri periferici, si erano rifugiate sui tetti, urlavano e sparavano nel buio per farsi riconoscere, per chiederci di soccorrerli». «C'era fu anche chi si rifiutò
di lasciare le case. A Santa Maria
ci spararono - ricorda' Taglioni Ci avvicinammo con una barca
gridando. Avrebbero rischiato di
morire. Una fucilataci passò sopra le teste. «I lo visto migliaia di
facce - dice Del Bravo - mi hanno abbracciato, stretto la mano,
alcuni li ho visti piangere, altri
ammutoliti dalla paura o dalla
disperazione per aver perso tutto. E se potessi, oggi, vorrei poter
ritendere loro la mia mano. Dire
che è passato tutto, l'Amo ha ripreso il suo corso».
DR! PROOIIZIONE RISERVATA
Oggi la terza foto in regalo con il Tirreno: l'Arno sembra
voler inghiottire da un momento all'altro Ponte di Mezzo
La foto in regalo oggi con il Tirreno (archivio Luciano Frr. si di proprietà della Fondazione Pisa)
Alluvioni in Toscana
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I PROTAGONISTI DI ALLORA
Da sinistra Franco Taglioni, Giovanni Dei Bravo e Elio Mainardi
franco Taglioni, Ts anni , mostra una foto di Luciano Frassi in cui è ritratto mentre posizionai sacchi sulle spallette del l'Arno (foto Renzul ; c -Muzzi)
Alluvioni in Toscana
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di ANDREA LANINI
U na lunga notte insomie, quella tra
il 3 e il 4 novembre ' 66. L'Arno fa di
nuovo paura. I pisani alle piene so-
no abituati, ma questa volta è diverso. Le
notizie che, a partire dalla mattina del venerdì nero di cinquant'anni fa, prendono
ad arrivare in città, sono un triste presagio.
La pioggia non cessa, l'acqua continua a
salire. Luciano Frassi fotografa Ponte di
Mezzo dai lungarni della parte di Tramontana: la corrente melmosa del fiume sembra già volerne inghiottire la snella campata. Di lì a poco, le balaustre in marmo che
ne scandiscono le geometrie dei parapetti
verranno divelte dalle stesse ondate limacciose che, rendendo inutili gli sforzi di
quanti armeggeranno a lungo, e invano,
con paratie e sacchi di sabbia in difesa delle spallette, invaderanno vie, piazze, borghi, abitazioni, negozi, uffici, sfregiando il
volto di Pisa.
4 novembre 1966: i giornali lo chiameranno "l'infausto venerdì" dell'alluvione.
Al mattino, Firenze è già sotto una coltre di
acqua e melma. Pontedera e Grosseto faranno la stessa fine poco dopo. Ai pisani
sembra di ascoltare, di nuovo, i bollettini
dal fronte - dopo poco più di vent'anni, il
ricordo della guerra, delle bombe, brucia
ancora. Sono i frammenti della cronaca di
una tragedia annunciata che diventerà incubo a partire dal tardo pomeriggio, quando il fiume inizierà a tracimare.
Pisa e Firenze: città vicine e lontanissi-
me, tanto diverse quanto conflittuali, ma
bagnate da uno stesso fiume che le lega e
unisce come un cordone ombelicale. "L'
Arno è un fiume che ha il privilegio di attraversare due città, Firenze e Pisa, le quali sono state ai supremi vertici della civiltà italiana, e sta nel loro ventre, dividendone
esattamente, o quasi, in due parti, mezzogiorno e tramontana, o di qua e di là d'Arno, come suol dirsi a Pisa; e di esse è, per
dirla con San Bernardino, proprio proprio
il ventre": lo scrive Enzo Carli, pisano, insigne storico dell'arte, nella prefazione al volume "L'Arno, trent'anni dall'alluvione",
pubblicato nel '97 da Pacini Editore. Citando antichi testi, Carli spiega che molto più
che a Firenze, l'Arno fu a Pisa elemento determinante nella vita, nell'economia e nella storia della città, sia come fattore di attività industriale, sia come mezzo di comunicazione e di trasporto, "per lo quale vanno et vengono navili per mari caricati di
mercanzia, la quale mercanzia si spande
et si manda per tutta la Toscana et in molti
Alluvioni in Toscana
luoghi".
Il corso dell'Arno costituì la principale
via di collegamento tra Pisa e Firenze, dove dal Casentino, su specie di zattere chiamate "foderi", calavano dei legnami che,
ammassati in una piazza detta appunto
"delle Travi", venivano inviati a Pisa, che li
impiegava per costruire delle imbarcazioni.
L'Arno e Pisa: tempestosi vicini, come
vuole la tradizione toscana, come comanda il carattere di questa terra. Un rapido
turbinare di momenti di amicizia e inimici-
II solito scorcio oggi ( foto Fabio
uzzi)
zia, di pace e guerra, di prosperità e distruzione. La città e il suo fiume, insieme lungo
le sponde dei secoli: a volte parenti-serpenti, altrevolte alleati; ora fratelli- coltelli,
ora soci in affari (che spesso, in passato, e
alla lettera, sono andati a gonfie vele: come
ai bei dì dell'Arsenale repubblicano, quando nei cantieri della "Tersana", posti sulla
riva destra dell'Arno, si costruivano splendide galee destinate a incrociare la storia,
come capitò a quelle dell'Ordine Stefaniniano (che combatterono a Lepanto). Non
accontentandosi di terrorizzare Pisa con le
sue piene, in certe occasioni l'Arno ha impaurito la città alleandosi col mare. Come
nel 1105, quando il re saraceno Mughaid-ibn-Allah - "re Musetto" - utilizzò il
fiume per assaltare la città con le sue navi
corsare, che arrembarono la riva sinistr
Ne sbarcarono orde di saccheggiatori
Non meno distruttive dell'acqua fangos
delle alluvioni.
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A cinquant'anni dall'inondazione che devastò il capoluogo
toscano i ricordi, le fatiche e l'impegno dì Bassetti, Scola,
Coletti, Ambrosio, Marrucci e Castellani che da neo-sacerdoti,
seminaristi o professori di liceo parteciparono alla mobilitazione
«Noi, angeli
del fango
con la talare»
Nel dopo alluvione di Firenze
anche futuri cardinali e vescovi
GIACOMO GAMBASSI
entre la terra tremava in
Umbria e nelle Marche la
scorsa settimana, il cardinale Gualtiero Bassetti era sotto un architrave nel palazzo vescovile di Perugia. «E in quel momento mi è tornato in mente l'alluvione di Firenze.
L'acqua profana e distrugge. Lo stesso fa il terremoto. Oggi come allora c'è
paura. Ecco perché bisogna stare vicino alla nostra gente».1'arcivescovo di
Perugia-Città della Pieve era in quel
novembre del 1966 un giovane prete
di 24 anni della Chiesa fiorentina. Il
cardinale Ermenegildo Florit lo aveva
ordinato sacerdote pochi mesi prima,
il 29 giugno, e inviato come cappellano a San Salvi, una parrocchia "rossa"
di lOmila anime alla periferia della
città. «Ho visto l'acqua dell'Arno che
aveva rotto gli argini arrivare a qualche
metro d'altezza-confida-, ma anche
una meravigliosa gara di solidarietà.
In quel quartiere dove il Pci aveva percentuali da primato, non esistevano
più né don Camillo, né Peppone. Tutti eravamo fianco a fianco a svuotare
gli scantinati, a portare il fango fuori
delle case, arecuperare quel poco che
era rimasto alla povera gente».
Alluvioni in Toscana
L'alluvione fa parte del bagaglio di ricordi di Bassetti . Come anche di altri
"angeli del fango" che adesso sono cardinali o vescovi . E sette di loro saranno domani a Firenze per concelebrare la Messa a cinquanta anni dal giorno "simbolo" dell'inondazione: il4 novembre 1966 . L arcivescovo di PerugiaCittà della Pieve preferisce definirsi con quell'ironia tutta toscana - un "facchino del fango". «Ho ancora davanti agli occhi la bomba d'acqua che aveva
scardinato le porte della chiesa e l'aveva invasa come
fosse uno tsunami. Eparroco mi aveva appena detto: "Gualtiero, portiamo via il Santissimo perché qui
succede qualcosa
di brutto". Mentre
avevamo in mano
la pisside, abbiamo sentito il boato. Se sono vivo è perché dietro l'altare cominciava una scaletta che portava in casa». Il Comune
di Firenze ha svelato un "atto eroico"
di Bassetti . «Più che altro sono stato un
incosciente- sorride-. Mentre l'acqua
saliva, ho sentito un odore acre di carburo davanti alla chiesa. Veniva da un
deposito che rischiava di esplodere.
Con alcuni ragazzi della parrocchia abbiamo sfondato la saracinesca e portato via i fusti». In un angolo abitava
l'anziana "Mamma Rosina". «Tutti la
conoscevano. Passava le giornate a dire il Rosario - racconta Bassetti -. Stava in un seminterrato. Quando siamo
entrati, l'acqua aveva già raggiunto il
piano del tavolo e lei si era rifugiata sopra. Non ne voleva sapere di abbandonare la stanza. L'abbiamo salvata
grazie ai miei giovani».
Arrivò nel pantano di Firenze anche
Angelo Scola. Non era ancora entrato in Seminario l'attuale cardinale arcivescovo di Milano. Era un professore al liceo, di neppure 25 anni, appena laureato e presidente dellaFuci ambrosiana. «Come universitari cattolici milanesi decidemmo di partire per
dare una mano - spiega-. Per quattro
mesi assicurammo la nostra presenza. Si iniziò in Santo Spirito. Poi fummo trasferiti allo Spedale degli Irmo-
Da " M amma Rosina " salvata
nel seminterrato allagato alla
scatola di lettere recuperate
Domani la Messa a Santa Croce
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centi, in piazza SantissimaAnnunziata, dove spalammo il fango riuscendo
anche arecuperare preziosi fogli di alcuni manoscritti della biblioteca. Venivamo da una certa esperienza di divisione tra giovani studenti cattolici e
il fatto di lavorare insieme favori la nascita di un'amicizia tra noi, con il superamento delle tensioni presenti nell'associazione». Il cardinale iscrive le
settimane fiorentine fra quelle che
hanno segnato la sua storia personale. «Nel'66 stavo maturando la mia vocazione, ma quegli anni, primain Gioventù Studentesca e poi nel mondo universitario, sono stati molto preziosi.
Anche perché lo studio non sta solo
nelle "sudate carte", ma anche nello
scambiare, in termini informali, nell'interloquire. Ci interrogavamo con
passione sul significato, persino culturale, in senso nobile, di un'azione
caritativa di fronte al disastro dell'alluvione, impegnati a scoprire come la
carità consenta quell o sguardo che fu
lo sguardo di Gesù sulla realtà del
mondo. Mi ricordo come la sera, con
il buio che ci costringeva a interrompere il lavoro, stessimo insieme discutendo del più e del meno. E qui
sgorgava una conoscenza nuova, una
nuova capacità di fare cultura». Poi
Scola aggiunge: «Ho parlato spesso ai
giovani, soprattutto quando sono
giunto a Venezia come patriarca, di
quanto accaduto nel capoluogo toscano per far capire loro un'idea che
mista molto a cuore: quella di educazione al gratuito».
Eraprete dell'arcidiocesi di Milano da
appena un anno Diego Coletti
- oggi emerito di Como - e di
anni ne aveva 25. Studiava a
Roma. «Quando si diffuse la
notizia dell'alluvione, con alcuni compagni, fra cui l'attuale cardinale Giuseppe Betori, ci fu uno slancio iminediato del cuore che ci
spinse a chiedere di poter
andare come volontari. Telefonai,
se devo es-
Alluvioni in Toscana
sere sincero con poche speranze, ai
miei superiori a Milano e con sorpresa ottenni subito il permesso di realizzare questo desiderio». Venne inviato in periferia, nella zona di Badia
a Ripoli. «Un abitato povero
- sottolinea
Coletti -. E
porto con
me, ancora
con commozione, il ritrovamento sotto il fango di un cofanetto pieno di lettere manoscritte che l'anziana abitante di
quella casa accolse dalle mie mani come fosse un prezioso tesoro. Si trattava della corrispondenza tra lei e quello che era stato il suo fidanzato. Con
lacrime di gioia fermò il nostro lavoro
e ci chiese di dedicare tempo alla ripulitura, foglio per foglio, di quello che
per lei era una memoria preziosa». In
quei giorni venivano condivisi «pasti
frugali e pagliericci su cui dormire»,
ripercorre Coletti. «Era come se la vita e i rapporti fossero radicalmente
semplificati e ricondotti a una limpidità primordiale. E con certezza dico
che quanto ho ricevuto in umanità,
cordialità e buon esempio è molto di
più di quanto posso aver fatto».
Dalla Capitale sbarcò lungo
l'Arno anche Gianni Ambrosio, pastore di Piacenza-Bobbio. Frequentavail Seminario e avrebbe compiuto 23
anni alla fine del dicembre 1966. «Studiavo teologia alla Gregoriana e seguivo il gruppo scout di una parrocchia romana. Con alcuni scout siamo
partiti su un camion, di notte. Ricordo il freddo e le difficoltà del viaggio
per le strade interrotte o bloccate, la
periferia di Firenze dove l'acqua era
giunta a un'altezza impensabile. Poi
la fame e la scarsa organizzazione.
Ma soprattutto ho due sentimenti
che mi sono rimasti impressi: un senso di desolazione nel vedere dal vivo
la tragedia; e un richiamo di speranza di vita di fronte all'incredibile catena di solidarietà. Alla fine prevale
quest'ultima immagine».
Era un seminarista di 21 anni Luigi
Marrucci, oggi vescovo di Civitavecchia-Tarquinia. Si imbattè nell'alluvione mentre era a casa, nel Pisano, a
Montescudaio. «Quando rientrai a Siena in Seminario - racconta - chiesi al
rettore di poter dare il nostro contributo. Il rettore ci autorizzò ad andare
ogni sabato e domenica». A quel drappello di futuri preti venne assegnata
come "area calda" la Biblioteca Nazionale che ancora continua ad affacciarsi sull'Arno. «Tiravamo via i libri
dalla melma. Avevamo sempre i piedi a mollo. Passavamo le giornate lavorando, pregando nelle pause, mangiando un unico panino che per l'umidità ci restava sullo stomaco»,
scherza. E fra gli scaffali incrociò una
signora di Modena. «Non ho mai saputo perché fosse venuta. Mi chiese
che cosa facessi nella vita. E le risposi: "Sono un seminarista, spero di
diventare prete fra quattro anni". Mi
face gli auguri. All'inizio del 1970 lei
telefonò in Seminario chiedendo se
c'era un certo Marrucci. Si era ricordata che sarei stato ordinato sacerdote. E mi mandò tutte le opere di
sant'Agostino. Ecco, l'Arno "distruttore" mi ha fatto incontrare una donna che, in modo anonimo e silenzioso, mi ha accompagnato con la
preghiera fino al presbiterato. E le
sarò grato per tutta la vita».
È stato un "angelo del fango" a distanza Italo Castellani, arcivescovo
di Lucca. A Firenze non c'era in quei
mesi neri. Ma i volumi sfregiati della Nazionale sono passati anche dalle sue mani. Mani di seminarista a
Cortona, la sua città d'origine nell'Aretino. «Arrivavano in Seminario
camion carichi di libri. Nei corridoi
erano stati sistemati lunghi tavoli. E
il compito nostro e di tanti ragazzi
delle parrocchie era quello di inserire fra una pagina e l'altra, ciascuna fragilissima, la carta assorbente».
Castellani aveva 23 anni. «Sentivamo l'ansia di salvare il mondo. E ai
giovani di oggi dico: abbiate la stessa tensione e lo stesso entusiasmo.
Alzatevi dal divano, ha detto papa
Francesco alla Gmg di Cracovia. La
Chiesa e l'intera società hanno bisogno di ragazzi che sappiano spendersi per l'altro e per il bene comune». Oggi come allora.
© RIPRODU80NE RISERVATA
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LA STORIA ,
Quando nel novembre '66
l'Arno inondò l'intera città
Sarà la Basilica di Santa Croce a Firenze, una
delle chiese simbolo dei danni al patrimonio
artistico provocati dall'alluvione del 1966, ad
ospitare la Messa per ricordare i 50 anni dei
disastro. L'Eucaristia che si terrà domani alle
10, nel giorno in cui avvenne la calamità, sarà
presieduta dall'arcivescovo dì Firenze, il
cardinale Giuseppe Betori . A concelebraria gli
"angeli del fango" Gualtiero Bassetti,
cardinale arcivescovo di Perugia-Città della
Pieve, Angelo Scola, cardinale arcivescovo di
Milano, Luciano Monaci, vescovo di Brescia,
Luigi Mamacci, vescovo di CivitavecchiaTarquinia, Italo Castellani , arcivescovo di
Lucca, e Diego Coletti , emerito di Como. Altro
"angelo del fango" è stato il vescovo
Mansueto Bianchi scomparso lo scorso
agosto. L'Amo ruppe ì suoi argini alle 2.30 dei
4 novembre e un'ondata improvvisa di milioni
di metri cubi di acqua si riversò sulla città fino
alle 22. Nella zona di Santa Croce l'acqua
raggiunse i sei metri dì altezza ''Firenze ë un
immenso lago immerso nelle tenebre-,
scriveva l 'Ansa la sera di quello stesso glomo.
Nella notte il livello dell'acqua cominciò a
calare. La mattina di sabato 5 novembre (una
giornata chiara , quasi senza nubi) il fiume era
quello di sempre, ma aveva lasciato dietro di
sé un'immensa palude di fango. Diciassette
furono i morti nel capoluogo toscano e
diciotto in provincia. In migliaia si ritrovarono
con la casa o la bottega inagibile. Centinaia le
opere d'arte colpite, fra cui il celebre
Crocifisso di Cimabue. Sommersi i volumi
della Biblioteca Nazionale. (G.G.)
Alluvioni in Toscana
Qui a destra gli Uffizi
e Palazzo Vecchio
"bagnati" dall'Arno.
In alto gli "angeli del
fango" fra le vie di Firenze.
Al centro la Basilica
di Santa Croce con la sua
piazza invasa dalle acque
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Alluvioni in Toscana
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r'o « LTn badile il mio primo pastorale»
lpastorale che perlaprimavolta ho usato a Firenze cinquan ta anni fa era un badile: non è
servito per appoggiarmi, ma per sostenere gli altri». Giuseppe Betori aveva 19
anni quando in quel novembre 1966
giunse nel capoluogo toscano sommerso dalla furia dell'Arno. Quarantadue anni dopo sarebbe arrivato di nuovo in città, stavolta come arcivescovo
chiamato a guidare la Chiesa fiorentina. «Nella mia memoria è rimasta impressa la bellezza ferita, ma anche la
forza, la dignità, il coraggio e la volontà
dei fiorentini di rialzarsi», racconta il
cardinale. E toma amezzo secolo fa. «Avevo da poco iniziato a Roma i miei studi di teologia alla Pontificia Università
Gregoriana come alunno del Seminario Lombardo. Dopo le notizie terribili
da Firenze, le vittime, la città devastata,
lasciammo i libri e con un gruppo di
dodici seminaristi e giovani preti partimmo. Ilnostro rettore, monsignor Ferdinando Maggioni, vide in quell'esperienza un'attività formativa per noi». E
così è stato. «Un'occasione concreta e
non astratta di teologia sul campo, al
popolo - afferma Betori -. Papa Francesco dice che la realtà deve venire prima delle idee e noi lo sperimentammo
subito. Stare a fianco della gente smarrita è una lezione importante. E ancora oggi da arcivescovo mi piace considerare questo come il primo servizio
fatto da un pastore perla sua gente, anche se quella volta non avevo in mano
un pastorale, ma un bastone». Al gruppo del futuro cardinale venne affidato
il compito di liberare le cantine e i primi piani delle case di periferia a Badia
a Ripoli. «Non spalavamo il "fingo nobile" dei musei e delle biblioteche, ma
quello "proletario" della gente sempli-
ce. Non salvavamo le opere d'arte o i libri, ma recuperavamo qualcosa di altrettanto prezioso, i ricordi delle persone, oggetti cari, lettere come quelle contenute in una scatola di latta da un'an ziana. Poi un pulmino ciriportava adormire nelle brandine allestite nel teatro
di una parrocchia dove alla sera tolte le
tute da lavoro partecipavamo alla Messa. Difficile dimenticare la sofferenza,
lo sgomento, il dolore negli occhi e nel
cuore delle persone». Quindi il cardinale guarda all'oggi . «Gli insegnamenti di quanto avvenne cinquanta anni fa,
come di altri momenti drammatici del
nostro Paese, ultimo il terremoto nel
Centro Italia, dicono che la solidarietà,
la generosità, il bene superano sempre
tutto, danno sostegno e concretezza alla speranza di chi è nel dolore».
(G.Gamb.)
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A destra il cardinale
Giuseppe Betori. Sopra,
in senso orario, il
vescovo Luigi Marrucci,
l'emerito Diego Coletti, il
cardinale Gualtiero
Bassetti, il cardinale
Angelo Scola, il
vescovo Gianni
Ambrosio e
l'arcivescovo Italo
Castellani
II cardinale arcivescovo della
Chiesa fiorentina fra i giovani
che arrivarono dopo il disastro
«Accanto al dolore della gente»
Alluvioni in Toscana
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Firenze. Al Teatro Niccolini
"Sotto una gran piova d'acqua...'
iglietti esauriti perla
I\O prima nazionale di
Sotto una gran piova
1
\\\\\\\ d'acqua... domani e
sabato al Teatro Niccolini di
Firenze, evento inaugurale
della rassegna ' Alluvione. 50
anni dopo" promossa dalla
Fondazione Teatro della Toscana. La narrazione di Sotto una gran piova d'acqua.. .
è sotto il segno dell'Accade-
Alluvioni in Toscana
mia degli Infuocati, che promuove con la Fondazione
Teatro della Toscana un dialogo a tre voci, declinate nei
ricordi di allora : quella di Piero Bargellini, allora sindaco
di Firenze, Enrico Mattei che
dirigeva "La Nazione", e di un
sedicenne dell'epoca, il giornalista Massimo Sandrelli.
Diretta su Radio3 a cura di
Marino Sinibaldi.
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di Marco Cianca
__ m' 1966 M ezzo secolo
dopo quella I-F A «e dia nazio nal e
siamo chiamati a nuove prove
solidarietà ma domina la paura
Il
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li angeli del fango.
Fu Giovanni Grazzini
a definire così i tanti
giovani che si calavano nel buio della
melma per salvare libri, quadri, opere d'arte. «Onore ai beati», scrisse sul Corriere della
Sera, in un'apologia dei «capelloni», come si diceva allora:
«Perché questa stessa gioventù, che sino a ieri ha attirato le
vostre ironie, oggi ha dato, a Firenze, un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prestare la propria forza e il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene
comune». Era il 4 novembre
del 1966 quando l'Arno sommerse la città di Dante. Una terribile alluvione imperversava
da tre giorni. La pioggia intermittente mise in ginocchio intere regioni, come l'Emilia-Romagna e il Triveneto, dove perì
un centinaio di persone. La
stessa Venezia fu coperta dalle
acque per ventitré ore. Ma era
soprattutto sul capoluogo toscano che batteva inesorabile il
martello pluviale. E tra la mezzanotte e l'alba di quel venerdì
il fiume nel quale Alessandro
Manzoni voleva «sciacquare» i
panni del suo italiano invase la
città. L'ondata di piena raggiunse una punta massima di 4
metri e 92 centimetri. I morti
affogati furono 35. Settantamila i senza casa. Allagati negozi,
botteghe, appartamenti, esercizi commerciali, chiese, mu-
Alluvioni in Toscana
sei. Niente elettricità e gas.
Scarseggiavano cibo e medicine. E la marea fangosa, mista a
nafta, stava sommergendo e
deturpando monumenti, altari, statue, dipinti, affreschi,
marmi, antichi volumi, pergamene, manoscritti. Masaccio,
Lippi, Simone Martini, Botticelli, Beato Angelico, Cimabue,
Donatello, Giotto, Paolo Uccello, Michelangelo. L'inferno liquido contro la storia dell'arte.
La città rimase isolata per tre
giorni. I soccorsi stentavano.
Allora non c'era la protezione
civile, non esistevano telefonini o computer. Il giornalista
Erasmo D'Angelis, nel suo libro Angeli del fango. La «meglio gioventù» nella Firenze
dell'alluvione (Giunti Editore),
dettagliato e ricco di foto, ricorda anche l'opera insostituibile dei radioamatori volontari
che furono tra i primi a dare
l'allarme e a coordinare gli aiuti.
Firenze è stata salvata da loro, dai soldati di leva (era ancora obbligatoria) e dai giovani
arrivati da tutte le parti, a mischiare dialetti, a elargire sorrisi che squarciarono il velo
dell'angoscia, a salvare libri e
quadri passandoseli l'un l'altro, in generose catene umane,
alla Biblioteca nazionale come
agli Uffizi. Una foto ritrae Ted
Kennedy, durante la sua visita
del 17 novembre, accanto ad alcuni di loro. Una ragazza bolognese, Silvia Fassò, ha raccon-
tato come contribuì a imbrattare l'impermeabile bianco del
senatore: «Per me resta indimenticabile il contrasto tra le
nostre goffe figure tutte sporche di fango, e la sua, immacolata, elegante, quasi cinematografica». E ancora: «Era la mia
prima uscita nel mondo senza
genitori o docenti e i giorni di
Firenze furono per me diciassettenne un'iniziazione ad una
dimensione nuova, alla libertà
inebriante, mista alla sensazione di poter fare qualcosa fuori
dal comune, insieme a tanti ragazzi, peraltro bellissimi, che
guardavo incantata per la loro
allegria, per l'energia e il loro
entusiasmo. Lì sono diventata
adulta». «Sembrava che l'allagamento della biblioteca stesse mettendo a rischio la loro
anima», commentò lo stesso
Kennedy.
Tra gli «io c'ero» raccolti da
D'Angelis figura anche la testimonianza di Pier Luigi Bersani
che rievoca il dramma di quei
giorni e parla di «un moto civico che ebbe il merito di accendere una coscienza e un protagonismo nuovo nella gioventù
italiana». Il 1966 è stato anche
l'anno della morte di Paolo
Rossi durante gli scontri con i
neofascisti all'Università di Roma e l'anno del processo ai tre
studenti del liceo Parini di Milano accusati di pubblicazione
oscena perché nel giornale
scolastico La zanzara avevano
affrontato un argomento tabù
come il sesso. Primi vagiti della contestazione. Aldo Moro
guidava il suo terzo governo di
centrosinistra. Il terrorismo
sudtirolese raggiungeva l'apice, il banditismo sardo seminava il terrore, la Nazionale
perse 1 a o con la Corea del
Nord ai Mondiali di calcio d'Inghilterra. Per affrontare
l'emergenza dell'alluvione, la
benzina fu aumentata di dieci
lire e fu introdotta un'addizionale del dieci per cento sulle
imposte dirette. Sempre uguali
le polemiche sulla devastazio-
ne del territorio , la mancata
prevenzione, i ritardi della burocrazia, le ruberie , la miopia
dei politici . Fischi di rabbia e
di contestazione accompagnarono anche il pur avventuroso
giro in gippone per Firenze del
presidente della Repubblica
Giuseppe Saragat.
Sono passati cinquant'anni.
Il 4 novembre , giornata delle
forze armate e fino al 1977 festività nazionale, cade nuovamente di venerdì. Le celebrazioni di quell'evento assumeranno un tono particolare, perché alla memoria
dell'alluvione s'intreccia il
dramma del terremoto. Gli
eredi degli angeli del fango sono i volontari della protezione
civile, i network danno le notizie in tempo reale, sulle piattaforme informatiche c'è condivisione di ogni attimo. I soccorsi sono tempestivi e si respira aria di unità nazionale.
Ma stavolta, più che la solidarietà e la partecipazione, a dominare è la paura. Alle immagini delle tragedie avevamo
quasi fatto l'abitudine, persino
le scene dei drammatici bombardamenti di Aleppo suscitano al massimo un attimo di costernazione. Il terremoto no, il
terremoto l'abbiamo sentito
tutti, e tutti ci ha riconsegnato
a una dimensione di umana
fragilità.
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I ricordi della catastrofe
di allora si mescolano
agli stati d'animo in
subbuglio post sisma
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l'alluvione
Quando a lo stadio c'erano
Cinquant'anni a il cuore del mondo battè per Firenze, finita sott'acqua Al Comunale si raccoglievano gli aiuti
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Esce don'lani dfrancaballo che ricorda i 50 anni dall'alluvione e gli angeli del fango ,,L
Alluvioni in Toscana
Pagina 263
di LUCA CALAMAI
FIRENZE
L
a Biblioteca Nazionale
e i vicoli di Santa Croce
sono tra i primi a inchinarsi alla furia dell'Arno. È la notte del 4 no-
vembre del 1966. Domani saranno cinquant'anni. Ventisei
ore ininterrotte di pioggia, in
media 210 millimetri. Un fiume
impazzito che piomba in città
alla velocità di 4100 metri cubi
al secondo. L'ultima alluvione
risaliva ai tempi di Dante. Firenze l'aveva letta sui libri di
storia. La gente sale sui tetti
mentre l'onda arriva in piazza
Signoria e piomba in piazza del
Duomo. Saranno 35 le vittime
accertate. Giancarlo De Sisti,
uno dei calciatori simbolo della
Fiorentina e capitano della
squadra del secondo scudetto,
a quei tempi è un giovanotto di
Alluvioni in Toscana
belle speranze appena arrivato
in maglia viola. Il ricordo di
quei giorni drammatici è ancora ben vivo nella sua mente.
«La mattina del 3 novembre vado all'ospedale di Careggi per
un controllo. Un problemino
muscolare. Dopo
l'esame raggiungo lo stadio in
macchina. Sotto
un vero diluvio.
L'allenamento è
annullato. Il professor Baccani
mi viene incontro:
"Picchio,
l'Arno è bello
gonfio, vai a casa
da tua moglie e
andate al sicuro". Io stavo in
niente fuga. Scendo a mettere
la macchina in garage e il portiere mi guarda strano. E un tifoso vero della Fiorentina. Mi
dice: "O icchè tu fai, voi dire
addio alla tu macchina? E tu saresti il cervello della mi' Fiorentina. Poeri a
noi". Non avevo
capito cosa stava
per succedere».
IL RISVEGLIO
De Sisti è l'unico
giocatore della
le vittime accertate squadra che abita in una zona a
dell'alluvione di
rischio. «Mi sveFirenze del 1966.
glio all'alba e per
La pioggia cadde per strada non ci sono macchine ma
26 ore consecutive
gommoni. Dal
via Repetti, a due passi da piaz- garage esce la nafta. Con mia
za Beccaria. Uno dei punti più moglie siamo un po' spaventati
colpiti dall'alluvione, ma l'ap- e un po' incuriositi. Niente lupartamento è al quinto piano, ce, niente televisione, niente
io e Nadia siamo sposini novelli telefono. Noi e l'acqua. Fa ane ci sentiamo protetti. Quindi, che freddo perché è saltato il ri-
scaldamento. Ricordo una scena incredibile di una donna che
dà uno schiaffo al marito che
fuma sul terrazzo buttando la
cenere nell'acqua nera: "Che
se' grullo, si va a foco tutti". Un
po' di paura c'è. Ma dura un
giorno. Ventiquattro ore dopo
il mitico Pirovano, uno dei vecchi della squadra, si presenta
alla porta per sapere se sto bene. L'acqua non c'è più. C'è soltanto una montagna di fango. E
tanto dolore».
LA FIORENTINA Beppone
Chiappella è l'allenatore di una
Fiorentina che sta facendo crescere un gruppo che pochi anni
dopo vincerà il secondo scudetto. E una squadra importante.
In attacco ci sono Uccellino
Hamrin (che poi partirà) e un
talento emergente, Cavallo
Pazzo Chiarugi. Poi, ci sono
Merlo ed Esposito che insieme
a Picchio daranno vita al centrocampo campione d'Italia.
Pagina 264
La Gazzetta ricordala tragedia che causò la morte di 35 persone e
danni ingenti al patrimonio artistico della città attraverso il racconto di
Giancarlo De Sisti, allora regista della Fiorentina. Domani in città si
terranno varie iniziative: un consiglio comunale alla presenza degli
Angeli del Fango, la deposizione di una corona di fiori presso il Ponte
Alle Grazie, la ricollocazione dei restauro deli'Ultirma Cena del Vasari in
santa Croce e una fiaccolata dalla Basilica di San Miniato a Santa Croce
L'acqua si ritira. Resta il disastro. «Ricordo - racconta De Sisti - di aver visto dal vivo una
delle immagini che è stata il
simbolo dell'alluvione e cioè
una macchina infilata dentro
un bar di piazza del Duomo».
Lo stadio Franchi si trasforma
in un centro d'accoglienza. «Io
e gli altri giocatori diamo una
mano scaricando dai camion
che arrivano da tutta Italia medicinali e materiale di prima
necessità. È il nostro modo di
dire alla città: "Ci siamo anche
noi ad aiutare". Allenarsi è difficile. Il campo ci sarebbe, lo
stadio Militare, ma la testa è altrove. Il dolore si tocca con mano. Ti travolge, come l'Arno. La
Federazione rinvia la partita in
programma. Noi torniamo in
campo il 13 novembre a Foggia. Avremmo vinto anche contro una squadra di undici mostri perché volevamo regalare
un sorriso ai fiorentini. Finisce
2-1 e, incredibile a dirsi, segno
il gol della vittoria. Io che non
segnavo neppure a porta vuota».
DESISTI
E L'EMERGENZA:
«PER AIUTARE,
NOI DELLAVIOLA
SCARICAVAMO
FARMACI DAI TIR»
Alluvioni in Toscana
GLI AN GELI DEL FANGO Nell'emergenza e nel dolore, spuntano gli Angeli del Fango. Ragazzi che arrivano da ogni angolo d'Italia e del mondo per
aiutare a salvare il patrimonio
artistico della città. I danni dell'Arno sono impressionanti.
Nella Biblioteca Nazionale sono andati persi manoscritti antichi di valore inestimabile. Così come, nonostante il lavoro di
specialisti e volontari, diventa
praticamente irrecuperabile il
Crocifisso di Cimabue in Santa
Croce. «Una mobilitazione incredibile. Tra gli Angeli del
Fango c'è anche un giovanissimo Antonello Venditti. Noi italiani siamo fatti così: nella normalità siamo divisi in mille
pezzi ma nel momento del bisogno torniamo a essere un Paese con un cuore unico». De Sisti tornerà in questi giorni a Firenze per un altro compleanno: i novant'anni della
Fiorentina. «E quando entrerò
al Franchi ripenserò al nostro
scudetto ma anche alle facce di
tutti quei fiorentini che dopo
l'alluvione si accamparono
dentro lo stadio. Volti che mi
porto nel cuore».
GIANCARLO DE SISTI
EX REGISTA FIORENTINA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 265
Quando gli angeli del fango
« inventarono » la solidarietà
Cinquant'anni fa l'alluvione che oltraggiò Firenze
Giovani da tutto il mondo per salvare le opere d'arte
Luciano Gulli
Domani, 4 novembre, saranno 50 anni dall'alluvione di Firenze del 1966. E che la ricorrenza càpiti a ridosso del terremoto
che ha vetrioleggiato il cuore
dell'Italia medievale, genera in
chi ricorda quei giorni, in chi
c'era, due emozioni contrapposte: da un lato il vuoto, lo spaesato dolore e il rinnovato sgomento di sapersi esposti ai capricci di
una Natura maligna e indifferente. Dall'altro la consapevolezza,
raggiunta in quei giorni, quando
tutto nella città invasa dall'Arno
sembrava perduto, che non saremmo mai più stati soli.
Vennero da tutta l'Italia. E
man mano che la notizia si spargeva, con i rudimentali mezzi
d'informazione di allora, quando non solo il web era di là da
venire, ma anche radio e tv «pensavano» in bianco e nero, cominciarono a calare dall'Europa intera. E perfino dall'America.
Li chiamarono «Angeli del Fango», e tali dovettero davvero apparire a una popolazione in ginocchio quei plotoni di giovani e
di giovanissimi - la generazione
venuta su coi Beatles - che non
avevano esitato a mettersi in
marcia dalla Sicilia, dal Piemonte, dalla Germania, dalla Francia. Una muta gara di solidarietà
che percorse l'Europa come un
tam tam di cui non si aveva memoria, prima di allora. Li mosse
il pensiero di salvare un bene comune, i capolavori dell'arte pittorica e libraria - sentiti come la
casa, la memoria di tutti-aggrediti dall'acqua e dalla melma. La
molla fu quella. Salvare Firenze
per salvare se stessi, noi stessi.
Recuperando, salvandoli dal fango, le opere d'arte, i dipinti, le
statue, i libri antichi, i manufatti,
Alluvioni in Toscana
patrimoni dell'umanità che altrimenti sarebbero andati perduti.
Molti di quegli «Angeli» non avevano neppure vent'anni. Da Roma, confusi fra gli altri, giunsero
due tipi che un bel po' di anni
dopo sarebbero diventati famosi: Antonello Venditti e Francesco De Gregori. «Arrivammo in
una città in bianco e nero», ha
ricordato Venditti. «Molti avevano trovato ricovero per la notte
alla stazione. Era un grande accampamento, le ferrovie avevano messo a disposizione le carrozze e gran parte dei ragazzi stavano lì».
Molti di quei giovani domani
torneranno a Firenze, e avranno
i capelli bianchi del presidente
Mattarella, che presenzierà alla
ricollocazione
restauro
del
dell'Ultima cena del Vasari in
Santa Croce. Il pensiero andrà a
quelle giornate del novembre
1966. Ma nei cuori, nelle parole
di chi rievocherà quelle giornate
sfileranno, sovrapponendosi, le
immagini viste in questi giorni:
le case, le chiese di Norcia e di
Ussita, e quelle di Amatrice. E
chissà che a qualcuno non venga
voglia di dire qualcosa contro la
banalizzazione delle disgrazie, la
spettacolarizzazione del dramma che l'eccesso di informazioni
fatalmente produce. Dove le storie di uomini e donne scalciati
dalla Sorte finiscono talvolta per
appiattirsi in una globalizzazione del dramma che nel bianco e
nero - i colori di cinquant'anni
fa- sembravano più veri, più autentici. Più drammatici.
ANTEPRIME
Un documentario per non dimenticare
In occasione del 500 anniversario dell'alluvione sarà presentato a Firenze il documentario « Firenze 66 - Dopo l'alluvione» di Enrico Pacciani
(produzione Alkermes e Sky Arte Hd). Il film racconta come quel disastro
abbia segnato per mezzo secolo Firenze e ricorda la straordinaria mobilitazione degli «angeli dei fango», soccorritori accorsi per salvare il patrimonio della città. Sky Italia per il 4 novembre ha organizzato due anteprime: a Palazzo Vecchio e nel Cinema Teatro della Compagnia , prima della
messa in onda su Sky Arte Hd, prevista per il 5 novembre alle ore 21.15.
íi fit z' s
Q Ponte veccnio a Firenze nei giorni deiPaiïuvione avvenuta nei novemore uei 19bb
Pagina 266
Il Vasari sommerso ora torna alla luce
L'«Ultima cena» è stata salvata: verrà ricollocata alla presenza di Mattarella
Daniela Fedi
«Danneggiati oltre ogni possibile restauro» han detto gli
esperti davanti ai cinque pannelli in pioppo rimasti a mollo per
circa 18 ore in sette metri d'acqua, fango e detriti misti alla nafta tracimate dalle caldaie divelte
dalla furia dell'Arno la mattina
del 4 novembre 1966. Su quella
superficie lignea che una volta
unita misura 6,66 per 2,62 metri,
Vasari nel 1546 ha dipinto
un'emozionante Ultima Cena
destinata al convento delle Murate, un ordine di clausura stretta soppresso in epoca napoleonica con conseguente trasferimento di tutti i beni nel museo
dell'Opera di Santa Croce. La
piazza antistante, la bellissima
basilica francescana con l'annesso complesso di chiostri, cappelle, archivi ed ente museale, è
una specie di catino che l'alluvione di Firenze trasformò
nell'immondo bacino in cui confluisce lo Stige con gli altri quattro fiumi dell'Inferno. Non a caso lì sotto morì una delle 35 vitti me accertate dalla prefettura, fu
praticamente distrutto l'enorme
crocifisso di Cimabue e venne
danneggiato in modo che sembrava irreversibile il capolavoro
del Vasari.
Nel 2004 l'opera è stata trasportata nell'Opificio delle pietre dure per un estremo tentativo di recupero. «Avevamo poche speranze e molti sogni» racconta Marco Ciatti, direttore del
prestigioso istituto fondato nel
1588 dal Granduca Ferdinando
I de' Medici e oggi trasformato
in laboratorio di restauro, istituto di ricerca e scuola di alta formazione per restauratori. Due
anni dopo sono iniziati i lavori e
domani, durante le celebrazioni
Alluvioni in Toscana
per il cinquantenario dell'alluvione alla presenza del presidente Mattarella, l'Ultima Cena verrà restituita al mondo in tutto il
suo splendore. Ci sono voluti
dieci anni di duro lavoro e due
diversi progetti sostenuti nella
prima fase dalla Fondazione Getty mentre per tutta la parte esteti ca che consiste nel recupero di
L'opera era distrutta:
peri restauri dieci anni
e l'aiuto di Preda e Fai
quasi sette metri di dipinto, è intervenuto il Gruppo Prada in collaborazione con il Fai (Fondo
ambiente italiano). Ci è stato
concesso il privilegio di assistere
al rush finale dell'epica battaglia
che i restauratori hanno vinto
millimetro dopo millimetro.
«Cinque di loro sono stati assunti a tempo pieno per tre anni grazie al contributo di Prada, vorrei
poterli tenere» avverte Ciatti facendoci entrare nell'antro dei
miracoli. In questo immenso
stanzone che sembra la più bella delle botteghe rinascimentali
è passato di tutto.
Dal giorno della sua assunzione nel 1984 il direttore dice di
aver avuto la fortuna di lavorare
su la Madonna del cardellino di
Raffaello, la croce di Santa Maria Novella dipinta da Giotto, la
decollazione del Battista di Caravaggio e per ben due volte sulla
madonna lignea di Donatello.
«Questo lavoro dà soddisfazioni
impagabili» conclude covando
con lo sguardo un polittico di
scuola senese del 1200 che forse
è il più antico dipinto su tela esistente al mondo.
Poco lontano c'è la postazione di restauro de l'Adorazione
dei Magi che Leonardo cominciò a dipingere nel 1481 e non
finì mai. Anche se incompiuto e
catalogato tra le opere giovanili
del Maestro, il quadro è di una
bellezza sconfinata. Posare gli
occhi prima su questo grandioso abbozzo a monocromo e poi
sulle preziose tinte ritrovate del
Vasari è sconvolgente: perdere
simili capolavori sarebbe un lutto per l'umanità.
Al momento della visita i cinque pannelli sono ancora divisi
per permettere di reintegrare il
colore perduto con il cosiddetto
tratteggio fiorentino, uno dei tanti segreti dell'Opificio. «Le mancanze erano tantissime ma per
fortuna piccole - spiegano i restauratori - il vero problema è
stato trovare un sistema per staccare la velinatura incollata sul dipinto all'indomani dell'alluvione per impedire che si staccasse
il colore. È stata un'idea geniale
dell'allora soprintendente Ugo
Procacci, senza di lui non ci sarebbe più l'Ultima Cena ma, purtroppo, con la pittura si fissò anche lo sporco». Da qui la necessità d'inventare un gel che ha permesso la delicata operazione:
un millimetro alla volta. Ancor
più macchinosa la fase di consolidamento del legno iniziata con
una spettacolare simulazione
dell'alluvione per capire come
intervenire. «Abbiamo fatto un
tubo d'acqua di sette metri dentro cui abbiamo messo i modellini del dipinto per vedere le reazioni del pioppo» racconta Ciatti spiegando che i danni vengono fuori col tempo perché l'acqua entra capillarmente nel legno marinandolo a fisarmonica
(cioè con avvallamenti e risalite)
oltre a formare crepe e bolle
d'ogni tipo.
Il processo potrebbe perfino ricominciare per cui l'opera torna
in Santa Croce con una cornice
che stabilizza e controlla l'umidità. «È come uno che ha avuto un
infarto: non sarà mai più come
prima, dovrà sempre prendere
delle precauzioni» sostiene. Pazienza. L'Italia con in testa fiorentini e toscani non può nemmeno pensare all'alternativa.
Pagina 267
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Alluvioni in Toscana
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L.
0 Restauri possibili grazie a Prada e Fai
Pagina 268
a 1'al'uvione
Fïr°22z e
Bresci
fra gli angeli del fango
La testimonianza
del prof. Romeo Zoppi
La catena solidale
Gli autobus dell'Asm
i/' irri ;'i7,1,a
'
Paolo Venturini
■ Quattro novembre 1966.
Cinquant'anni fa fu una data
tragica per Firenze alle prese
con la peggiore alluvione della sua storia. Un disastro che
fece 35 vittime, ma soprattutto causò ingentissimi danni al
patrimonio storico e artistico
del capoluogo toscano, mobilitando una catena umana di
solidarietà, costituita principalmente da giovani impegnati a scavare nel fango e salvare
il salvabile, catena di uomini e
donne passata alla storia con
l'appellativo di «Angeli del fango».
Raccontato da numerosi
film, a partire dal docufilm di
Franco Zeffirelli, in quei gior-
ni furono tanti anche i bresciani coinvolti, alcuni partiti
dalla nostra città
per portare soccorso in tempi nei quali la Protezione civile non era ancora
stata inventata, altri presenti sul posto per ragioni di studio o lavoro.
Testimone . Uno di questi è Romeo Zoppi, piacentino di nascita, fiorentino di formazione e bresciano di adozione da
trent'anni che stasera alle
20.30 al Villaggio Sereno, presso labiblioteca comunale, racconterà, con l'ausilio di alcune immagini, la storia degli
«Angeli del fango» con interventi anche di Flavio Guarneri, Marco Benetti e Lorenzo
Guarneri. Docente di Lettere
al liceo Bagatta di Desenzano,
Zoppi, all'epoca era uno stu-
dente al ginnasio Galilei, in
pieno centro di Firenze e così
ricorda quei giorni.
«Aveva piovuto adiro lto tutta notte, risiedevo a Fiesole e
presi il bus diretto in centro.
Arrivando alle porte della città
capii subito che la situazione
erapiuttosto grave. I bus urbani erano parzialmente bloccati. Scesi in piazza San Marco e
mi trovai subito l'acqua alle ginocchia. Cercai di dirigermi
verso il centro (il mio liceo era
in via Martelli a pochi passi
dal Duomo) e a questo punto
vidi una scena che ancora oggi mi desta impressione: davanti a me avanzava una vera
e propria ondata d'acqua di
colore giallo che apoco apoco
si colorava di nero. Il colore
scuro era dato dalla nafta e gasolio degli impianti di riscaldamento che inondati erano letteralmente esplosi rilasciando il carburante».
L'incubo. «Fu proprio lanafta aricoprire con una patina scura i principali monumenti
e le case - raccon-
taZoppi - in alcune aree dell'Oltrarno la massa
d'acqua arrivò ai
7 metri d'altezza, altrove era
di 2 metri. Nafta e olio combustibile sarebbero stati il peggior incubo nei giorni e mesi a
venire perchè toglierli da monumenti e abitazioni fu tutt'altro che facile. Giunto alla mia
scuola rimasi scioccalo nel vedere che il fango, di color nerastro, aveva divelto il pavimento. Con alcuni volenterosi studenti cercammo subito di portare in salvo documenti che
erano nel seminterrato, ma
due giorni dopo ci fu impedito
continuare perchè le istituzioni scolas fiche nonvolevano assumersi ulteriori responsabili-
e:.,(3 uwì lai aU u bile
unsi fi,, qli urgc. i 111,1 f-go
fi
Alluvioni in Toscana
Pagina 269
tà. Eravamo del resto minorenni».
II professore
del Bagatta di
Desenzano
all'epoca
studente
racconta quei
drammatici giorni
Alla biblioteca . «Ci spostammo come volontari, dal momento chele lezioni furono sospese per un mese, alla Biblioteca nazionale dove lavorammo senza sosta per una settimana. Si trattava di portare in
salvo libri, taluni di grande valore, ormai impregnati di fango e carburante. Bisognava
prendere i libri - continua Romeo Zoppi - trasferirli in un
luogo ben ventilato, aprirli
con cautela e l'uso di guaii Li e
inserire un foglio di carta assorbente fra una pagina e l'altra. Fu un lavoro inimane. La
biblioteca si trovava, come og-
gi, a pochi passi dal Ponte vecchio che contribuì non poco
ad aggravare l'alluvione fungendo in pratica da diga, sbarramento per l'impetuosa piena. Molti furono i gioiellieri
che fin dalle prime ore corsero
a mettere in salvo i loro tesori
perchè si era sparsa la voce
che il ponte stava per crollare.
Straordinaria fu la catena di solidarietà: a Firenze nei giorni
successivi arrivò il inondo. Anche i mezzi pubblici erano fuori uso e ricordo di aver visto in
quell'occasione le prime targhe di Brescia. Erano alcuni
autobus donati dall'Asin di
Brescia alla città di Firenze
per cercare di tornare faticosamente alla normalità». il
Salvare libri . Giovani volontari al lavoro per salvare i libri dal fango alla Biblioteca nazionale di Firenze dopo l'alluvione del 1966
Alluvioni in Toscana
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Fra i volontari anche lo seminaristi
futuri vescovi come mons. Monari
Il più noto è
L ) l'arcivescovo di
Firenze Giuseppe
Betori oggi cardinale.
Ma fra i seminaristi, che
accanto al breviario in quei
giorni difficili dell'alluvione
fiorentina imbracciarono un
badile per soccorrere la
popolazione e mettere in salvo
anche parte del patrimonio
artistico, ce ne sono almeno
dieci che hanno fatto
«carriera» diventando vescovi
se non addirittura cardinali
come Betori.
Fra questi anche il cardinale
Angelo Scola, arcivescovo di
Milano, e soprattutto il
vescovo di Brescia, Mons.
Luciano Monari. Il vescovo di
Brescia sulla vicenda preferisce
glissare, non intervenire per
una sorta di pudore, ma anche
lui non esitò ad indossare tuta
e stivaloni e portare l'aiuto
concreto alla popolazione.
Un'esperienza che fu molto
formativa per i seminaristi. «II
mio primo studio di teologia lo
feci col badile in mano» ricorda
sorridendo il card. Betori.
Fi rine! .5n nnni fn l'. lhmìni
Bresciani 1 ín -'I i ao ,, di dc11 mgo
Alluvioni in Toscana
Pagina 271
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LANFRANCO CAMINITI
E il 3 novembre del 1966. Sono appena trascorse le feste
di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti e ci si prepara per il 4 novembre, anniversario della vittoria nella Prima
guerra mondiale. In tutt'Italia dal Veneto alla Sicilia - la pioggia non dà tregua da giorni. Ma è
in Friuli, Trentino, Veneto e Toscana che si manifesta con un'intensità inusuale. Sono i fiumi a
impressionare, gonfi, il Piave, il
Livenza, il Tagliamento, l'Adige
- è ancora vivo il ricordo dell'allagamento del Polesine nel 1951.
E poi c'è l'Arno. I fiorentini lo osservano ma non ne sono ancora
impauriti. È quasi rituale che in
questo periodo dell'anno il fiume
si ingrossi e vada a toccare i ponti, gli argini e le spallette. E un
classico d'autunno. Poi passa.
Però sta nevicando forte nel Casentino e nel Mugello. Arrivano
prime notizie dalla provincia di
Arezzo, i torrenti vanno crescendo. Dalla Toscana cominciano a
segnalare la situazione a Roma,
ma le risposte sono vaghe - non
creare inutili allarmismi. Il centro di Firenze è allestito per la festa delle Forze armate, le vie sono piene di tricolori e stendardi
con il giglio. Il sindaco e il Con-
Alluvioni in Toscana
siglio comunale sono a Palazzo
Vecchio per discutere su una crisi politica. Si decide di inviare
squadre di soccorso in Valdarno
- Vigili del fuoco, carabinieri e
polizia di Stato. La temperatura
sale improvvisamente di cinque
gradi, sciogliendo le nevi. La
pioggia continua a cadere - in un
solo giorno verranno giù quasi
200 mm, rispetto a una media di
823 mm di precipitazioni in tutto
l'anno - e l'acqua continua a salire. Ë a questo punto che tutte le
istituzioni entrano all'erta: il fiume ha rotto a nord, tratti dell'autostrada sono allagati. A mezzanotte, sugli argini ci sono gli ingegneri del Genio civile, il sindaco, il prefetto, ci si chiede se
lanciare l'allarme o aspettare ancora. Si decide di aspettare. Firenze va a dormire, domani è festa - e, con la consapevolezza di
dopo, non sarà mai abbastanza il
ringraziamento per questa occasionalità, che le vittime sarebbero potute essere molte di più se
fosse stato un giorno di lavoro
qualunque.
Incisa Valdarno e negli altri centri in prossimità dell'Arno, nel
quale confluiscono altri torrenti.
Le acque hanno invaso molte
abitazioni».
Ma le cose sono già precipitate:
tra l'una e le due di notte, l'Arno
ha rotto tutti gli argini e la piena
procede per i lungarni e sommerge tutti i quartieri storici. Alle nove anche Santa Croce e piazza
del Duomo sono allagate. Il livello dell'acqua, che salirà fino oltre
i cinque metri, supera di gran
lunga tutte le precedenti inondazioni (compresa quella del 1844,
una sorta di livello considerato
mai più raggiungibile); i soccorsi
oltretutto sono limitati perché in-
Alle 3:48 del 4 novembre la prima notizia dell'ANSA: «La situazione in Toscana diventa sempre
più grave. La pioggia non accenna a cessare e i corsi d'acqua,
specialmente i più piccoli, sono
notevolmente ingrossati. In provincia di Firenze, è emergenza a
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tervenuti altrove; fra tutti, si è
sottovalutata l'entità della piena,
e ora la situazione è di completo
caos. La priorità è mettere in salvo le vite: in molti, soprattutto
anziani, sono rimasti intrappolati nelle case o saliti sui tetti. Ci si
arrangia coi canotti. La marea impetuosa di acqua e fango, carica
oltretutto della nafta raccolta dai
diversi serbatoi cittadini, trasporta con sé detriti, automobili e tutto ciò che incontra sul suo cammino. Rischia di essere spazzato
via il Ponte Vecchio, ma si teme
anche per Palazzo Vecchio e gli
Uffizi, mentre la Biblioteca Nazionale e Santa Croce sono già allagate.
Ê a questo punto che tutta la città
trema per la sorte dei suoi monumenti e dei suoi capolavori artistici: si cerca di mettere al riparo il salvabile, nel terrore di perdere per sempre opere preziosissiine. Nel Corridoio Vasariano,
che unisce gli Uffizi a Ponte Vecchio - uno dei luoghi con la più
alta concentrazione al mondo di
opere d'arte - i dipinti, alcuni pesanti, vengono staccati dalle pareti e letteralmente trascinati sul
pavimento in un luogo più sicuro: alcuni, i più grandi, vengono
messi di piatto su delle piramidi
improvvisate con delle scale e
scatoloni, il più in alto possibile.
I preti di Santa Croce corrono di
qua e di là, anche gli anziani portano addosso tutto il prezioso e
antico materiale ecclesiale, ma il
Cristo del Cimabue è inamovibile - pesa troppo e è impossibile
anche solo pensare di spostarlo.
L'Arno si è preso Firenze.
ANSA, 6.51 del 5 novembre: «Firenze è un immenso lago immerso nelle tenebre di acque limacciose che si estendono per oltre
sei chilometri quadrati nei quartieri a nord dell'Arno e in un'area
imprecisata nei quartieri a sud
del fiume. L'inondazione, la più
grossa dal 1270, interessa due
terzi della città. Manca l'acqua,
manca il gas, l'energia elettrica è
erogata soltanto in alcune zone,
il telefono non funziona. La situazione è drammatica nelle case
di abitazione e negli ospedali.
Anche nelle zone risparmiate
dall'inondazione scarseggiano i
rifornimenti alimentari; nelle altre è impossibile l'approvvigionamento».
Un silenzio assoluto, così si dirà
dopo. Chi si affaccia dalle finestre dei luoghi più alti rimane
sgomento: decine di corpi galleggiano, si teme che le vittime siano centinaia; si scoprirà poi che
sono manichini, e la triste conta
dei morti si fermerà a trentacinque. Al carcere delle Murate i detenuti temono di fare la fine dei
topi - il maresciallo continua a
non dare l'ordine di aprire le celle; poi ci sarà una mezza rivolta
e "convinceranno" le guardie a
aprire i cancelli. Si fugge dove
capita, qualcuno riuscirà a evadere, ma i più resteranno lì - e si
prodigheranno per aiutare, e
quando tutto sarà finito il presidente della Repubblica ne grazierà otto.
La situazione è grave in tutto il
Veneto - il livello dell'acqua alta
a Venezia raggiungerà una soglia
mai più toccata - ma è Firenze
che è completamente isolata.
Quando dal governo - Moro è a
Bari per il 4 novembre - si riuscirà a mandare qualcuno, ci
metterà otto ore per arrivare.
Firenze è in ginocchio, tutte le
attività artigiane, il motore e il
carattere della città, sono completamente allagate. Mala paura
più grande è per le opere d'arte;
racconterà un cronista de «La
Nazione»: «Ero alla Cappella dei
Pazzi e camminando nell'acqua
si sentiva roba sotto, allora ho
messo la mano e tirato fuori un
Domenico di Michelino, una Madonna con degli angeli, e un inio
collega un Neri di Bicci». Il fango, peraltro, comincia a asciugare
in fretta, e questo provoca danni
ancora maggiori dell'acqua.
E a questo punto che succede
qualcosa di incredibile, che mai
si era visto prima. Da tutto il
inondo, ma soprattutto da ogni
luogo d'Italia centinaia di giovani partono per dare il loro aiuto
alla città. Ragazzi e ragazze quante ragazze - arrivano per
prestare soccorso. Avranno in
dote un paio di stivali - li chiamano chantilly - e una pala per
togliere il fango: non ci sono
mezzi meccanici, niente ruspe,
niente camion, niente trattori, Firenze è sola. Sola, con il sostegno
del cuore e delle braccia di migliaia di ragazzi. Tanti, tantissimi
andranno verso la Biblioteca nazionale, ci sono i libri da salvare.
Al comando delle operazioni, un
impiegato di minor rango, tutti,
dirigenti, amministrativi, sono ai
suoi ordini: le gerarchie sono saltate, quello che conta è la dedizione, la capacità di improvvisazione e la determinazione. Nei
sotterranei della Biblioteca, ci sono ragazzi da tutto il mondo, una
babele di lingue: si adotta il linguaggio del Codice stradale - divieto d'accesso, attenzione, strettoia, stop, e un'ondina o più a segnalare il livello dell'acqua.
Cinquant'anni fa. Firenze si riprese presto, i fiorentini sono di
tempra forte, e non persero mai
il gusto della battuta, dell'ironia.
Davanti le trattorie - spesso dalle
porte divelte - si affissero i menu
del giorno: «Oggi, solo in umido». Venne Saragat, il presidente
della Repubblica, e lo fischiarono. Venne papa Paolo VI, per la
messa di Natale, e s'inginocchiò
davanti il Cristo del Cima bue tutto spellato, irrimediabilmente rovinato, come fosse di nuovo giorno di crocifissione, e fu una scena di grande commozione.
In Italia nacque la Protezione civile e fu costituita la Commissione Interministeriale per lo studio
della Sistemazione idraulica e
della Difesa del suolo. Furono
completamente inventati e messi
a protocollo tutti i programmi di
salvaguardia e restauro delle
opere d'arte. Soprattutto, i giovani si affacciarono come soggetto
sociale sulla scena pubblica. E
questo - ovunque nel mondo la
gioventù stava diventando soggetto di produzione culturale,
musicale, dei nuovi consumi, e
della politica - fu il vero spartiacque.
L'alluvione di Firenze del novembre 1966 accade tra la tragica
morte di Paolo Rossi dell'aprile
1966 all'università di Roma e la
Lettera a una professoressa di
don Lorenzo
Milani
del
1967.
Paolo
Mieli,
allora
studente del liceo Tasso, ricorda: «Tutti,
ma
proprio
tutti,
quelli
che parteciparono alla mobilitazione per
Paolo Rossi si
mobilitarono
per
Firenze
sommersa dall'alluvione,
erano gli "Angeli del fango"» .
Era la mattina
del 27 aprile
Alluvioni in Toscana
Pagina 273
del 1966. Cosa
accadde?
Lo
raccontò Orietta, la sorella di
Paolo
Rossi,
matricola, figlio di Tina e
di Enzo, partigiano, cattolico e comunista, docente all'università di
Perugia. «Era
più attivo di
me, era venuto
per proteggere
me che dovevo
volantinare
[c'erano le elezioni dei "par-
lamentini universitari" e i fascisti non si rassegnavano a perdere
la maggioranza nell'ateneo romano]. I "Goliardi autonomi" di lettere [la lista della sinistra] stavano chiudendo la loro campagna
elettorale. A fare gazzarra c'erano
i fascisti della lista "Fuan Caravella". A lettere poi, c'erano meno ragazzi e parecchi docenti di
sinistra. C'erano diversi focolai
di risse quella mattina. Noi dovevamo lavorare con le parole e
non accettare
le provocazioni». Ma i picchiatori fascisti menano con i tirapugni, e colpiscono al petto Paolo
più volte. Paolo si rialza, tranquillizza i compagni. «Non è
nulla, ora sto meglio». Ma non
dura. Paolo si accascia e cade da
un muretto in cima alla scalinata
della facoltà. Non si sveglierà
più. Dopo quindici ore di agonia
si spegne all'ospedale. Assemblee improvvisate nei licei di Roma decidono di andare alla Sapienza, l'università viene occupata. Poi sgomberata, poi di nuovo occupata. Ancora Paolo Mieli:
«Fu un apprendistato, la prova
generale del '68. Era un altro modo di fare politica, all'università
circolavano giornali e i primi
gruppi dove erano finiti i nostri
ex compagni di liceo. Adesso
sembra normale ma allora era la
prima volta che migliaia di persone riempivano ogni spazio per
discutere di politica. Al di là del
lutto ci fu una riscoperta di valori». Quella occupazione in risposta alla morte di Paolo Rossi fu
la nostra Berkeley.
E poi, c'è don Lorenzo Milani. A
Barbiana, paesino di montagna
nel Mugello, era sacerdote il fio-
Alluvioni in Toscana
rentino don Lorenzo Milani. Era
stato mandato lì "per punizione". Ma quel prete aveva portato
avanti il suo impegno civile e sociale, la scuola aperta a tutti 365
giorni all'anno, la disobbedienza
civile. Per uno dei suoi scritti in
difesa dell'obiezione di coscienza era stato processato nel 1966
per apologia di reato. Era un prete scomodo, don Lorenzo, ma il
suo lavoro sulla scuola che denunciava il sistema scolastico e
il metodo didattico che favoriva
l'istruzione delle classi più ricche (i cosiddetti "Pierini"), lasciando la piaga dell'analfabetismo per i più poveri, divenne un
manifesto del 1968 - Lettera a
una professoressa verrà pubblicato subito dopo la sua prematura scomparsa nel 1967. E durante
l'alluvione del 4 novembre che
don Lorenzo si prodiga perché
anche da Barbiana, paese poverissimo, partano aiuti alla volta
di Firenze - acqua e pane.
11 '68 era appena cominciato. Nel
fango e tra le botte.
NELLA PAGINA
ACCANTO
UN'IMMAGINE
DELL'ALLUVIONE
DEL 4
NOVEMBRE
1966
IN ALTO
DON MILANI
EI RAGAZZI
DELLA SCUOLA
DI BARBIANA.
QUI SOPRA
UN MOMENTO
DEI FUNERALI
DI PAOLO
ROSSI,
STUDENTE
SOCIALISTA
ucciso
DAI FASCISTI
ALL'UNIVERSITI
DI ROMA
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Alluvioni in Toscana
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Pagina 275
Guerra con McDonald's e Publiacqua
Voragini, cantieri-trappola
e Big Mac: così sfiorisce il Giglio
inviato a Firenze
L
a priorità è organizzare le celebrazioni dei
50 anni dall'alluvione, con l'arrivo doma-
ni in città persino del capo
dello Stato, Sergio Mattarella. E c'è la Leopolda. Il resto
può continuare ad aspettare.
Nel capitolo "resto" ci sono
tutti i problemi di una città,
Firenze, che sembra un'anziana signora intenta a nascondersi sotto strati di trucco. Ma il maquillage non è
sufficiente. Così, se Palazzo
Vecchio dentro diventa il cinema in cui viene trasmessa
in prima mondiale la pellicola Inferno alla presenza di
Toni Hanks e Ron Howard,
fuori dalla sede del Comune
c'è ancora bella aperta la voragine che il 25 maggio ha
fatto crollare un tratto del
lungarno Torrigiani ed è in
pieno svolgimento la battaglia tra l'amministrazione e
la società che gestisce i servizi idrici - Publiacqua - per
stabilire chi deve pagare il
conto dei danni. Il sindaco
Dario Nardella aveva garantito che le spese sarebbero
state a carico della controllata. Controllata che, a sua
volta, si era inizialmente
presa le responsabilità del
crollo. Spente le telecamere,
entrambi hanno bussato in
Procura per consegnare ciascuno le proprie perizie di
parte. Sarà oralamagistratura a stabilire di chi è la responsabilità. E le fatture.
Alluvioni in Toscana
UN'ALTRA QUESTIONE che
dovrebbe preoccupare non
poco Nardella è quella relativa all'apertura di McDonald's in piazza del Duomo. E
a piangere, ancora una volta,
saranno le casse del Comune.
La vicenda è comica quanto
semplice. Da quando nel 2013
era assessore della giunta
all'epoca guidata da Matteo
Renzi, Nardella si è detto più
volte favorevole all'apertura
del punto vendita McDonald's, tanto da partecipare
anche all'inaugurazione di
altri negozi della catena in
città e spingersi a battezzare
accordi tra McDonald's e
realtà cittadine come l'ospedale Meyer. Una volta divenuto sindaco, ha dato mandato al proprio assessore Giovanni Bettarini di portare avanti il progetto che lo scorso
giugno era ormai completato,
stando a quanto dichiarato
dallo stesso amministratore
delegato della catena in Italia, Roberto Masi. A inizio estate tutto sembrava pronto.
Ma dopo una protesta di 6mila fiorentini via Facebook,
Nardellahacambiato idea. Ora rischia di finire in un conflitto tra avvocati perché M-
facendoci i complimenti e dicendo che non avevano nulla
in contrario. Insomma tante
belle parole". Secondo alcuni
avvocati di parte, il Comune
rischia di trovarsi costretto a
pagare oltre 10 milioni di euro. E a concedere l'apertura.
Ovviamente.
BASTEREBBE QUESTO a togliere il sonno a un primo cittadino. Nardella invece è
chiamato adaffrontare anche
altre questioni. Tante. Troppe. La Corte dei conti che ogni anno gliboccia i bilanci. Il
Tar che fa saltare ilraddoppio
dell'aeroporto. I lavori del
Tav che vanno a singhiozzo
pervarie difficoltà. Come una
scuola che stava franando a
causa delle vibrazioni. O il
completamento della tramvia, un'opera che avanza lentissima e che costringe la viabilitàcittadina a cambi di sensi periodici, rendendo alcune
strade non raggiungibili. Tre
settimane fa, una pattuglia
dei carabinieri ha scoperto
che non era prevista una stra-
II sindaco Nardella
Vola da una parte
all'altra del mondo e si
affanna a organizzare
eventi e celebrazioni
...............................
cDonald's ha tutto in regola.
"Faremo valere i nostri diritti", spiega Masi. "Abbiamo
fatto numerosi incontri con
diversi assessori e persino
con il sindaco, c ihanno illuso,
Pagina 276
da d'uscita da via degliAlfani:
blica. L'alluvione del 1966 va
se n'erano dimenticati. Capiricordata. E bene. Come monito, prima di tutto. Non a cata. Le priorità dei resto almomento sono altre. La scorsa
so il Comune di Firenze sostiene - in compagnia della
settimana, ad esempio, NarRegione Toscana, Mibact,
della è volato quattro giorni
fondazione Sistema Toscana
negli Stati Uniti. Tappa a W ashington e New York. Insiee altri - il Comitato Tecnico
Scientifico Internazionale
me a Nicoletta Mantovani,
ultima compagna di Luciano
(Itsc) che dal 2014 è stato investito del compito divalutaPavarotti nonché assessore
re e monitorare
alle relazioni inlo stato dell'arte.
ternazionali, ha
Nardella sostiepartecipato - tra
ne il comitato ma
l'altro - all'aperFirenze, luci e no non lo ascolta.
tura delle celebrazioni per il
Il film "Inferno"
NEL DICEMBRE
50esimo annicon Tom Hanks
2015 , l'Itsc ha
versario dell'alconsegnato una
luvione di Firenda una parte,
relazione con cui
zepresso all'amil dissesto
basciata italiaboccia 49 annidi
non interventi
na. Poi è interveidrogeologico
nuto alla New
perlamessainsidall'altro
York University
curezzadellacitalla conferenza
tà. Si legge: "Fisulla resilienza
renze rimane a e-
delle città spiegando come la
sua amministrazione tuteli le
ricchezze storiche e i monumenti del capoluogo toscano.
Tornato in città, si è dedicato
alle celebrazionidell'alluvione che si sono aperte ieri e si
concluderanno sabato con un
consiglio comunale straordinario, l'arrivo di circa 1500
angeli del fango e soprattutto
del presidente della Repub-
levato rischio di alluvione e
questo rischio cresce ogni
giorno". Ancora: "Se un evento come quello del 1966 dovesse accadere di nuovo, le
conseguenze perle vite umane, il patrimonio artistico, gli
immobili e le infrastrutture
sarebbero ben più catastrofiche di allora".
d.vecchi@iifattoquotidiano. it
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Nardella al cantiere sul Lungarno Torrigiani dopo la voragine che si è aperta il 25 maggio Ansa
Alluvioni in Toscana
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Mont--:._Ili e PaIIG,. ' _ie Dal sindaco ai contadini, il giornalista
intervista chi ha vissuto l'esondazione che distrusse la Toscana
A Firenze , tra i braccianti
di Stato a 9 mila lire al mese
Pubblichiamo due interviste di
Indro Montanelli per "Servizi
Speciali del Telegiornale" del
1972. Il giornalista racconta
con leparoledell'allorasindaco
Piero Bargellini e dei braccianti l'alluvione di Firenze.
i vuol proprio la fantasia di un
menestrello per parlar bene e
qualificare d'argenteo questo
rigagnolo di acqua sudicia che
usurpa il nome di fiume che
tuttavia come un fiume vero
ha fatto lo scherzo che sapete
alla nostra città. Dico nostra
città sebbene io non sia proprio di Firenze, sono del contado e come tale non abbia
molti motivi di affetto e di gratitudine per questa mamma
che i suoi figlioli di provincia
li ha sempre trattati con distacco, con alterigia e con disprezzo. Però, sapete com'è,
una mamma più è peccatrice
più i figlioli le si affezionano.
E così quando è stata insidiata, insultata, ferita a morte
dall'Arno, anche noi che non
avevamo nessuna ragione, infondo, di volerle bene, siamo
corsi, e non dico che siamo
stati noi a salvarla, ma anche
noi abbiamo potentemente
Alluvioni in Toscana
contribuito a questo salvataggio che per il carattere dei suoi
abitanti Firenze non avrebbe
meritato, avrebbe meritato
piuttosto di sprofondare.
Ora sono passati 5 anni e
noi ritorniamo al capezzale di
questa nostra madre, avedere
come sta. A tastarle il polso a
sentire se ha bisogno di qualcosa. Ferite, come vedete ce
ne sono ancora, ma in via di
rimarginatura e avviate aguarigione. A trovarne di tuttora
sanguinanti bisogna venire a
cercarsele alla Fortezza da
Basso, l'ospedale delle opere
d'arte sinistrate e sottoposte a
restauro. Ma bisogna anche
dire che non tutti i sinistri
vengono per nuocere. Ecco
per esempio la Maddalena di
Donatello, c'è voluta l'alluvione per liberarla dalle cattive incrostazioni di un restauro mal operato e restituircela nella sua lignea purezza.
(...) IL PONTE VECCHIO pedonalizzato è diventato una specie di salotto dove si danno
convegni coi visitatori di tutto
il mondo, è l'ultima cittadella
della grande tradizione artigiana. E non è detto che sia un
residuo del passato. Forse un
anticipo del futuro, anche qui,
comunque, l'alluvione non
sembra più che un ricordo.
Montanelli : Dunque senti
caro Bargellini, te sei stato il
sindaco dell'alluvione, hai fatto talmente bene che le malelingue a Firenze dicono che
l'alluvione l'hai provocata.
Bargellini: Un po' è vero
M: Nonèvero, che cosac'ha
perso all'ingrosso e cosa c'ha
guadagnato Firenze?
B: Diciamo la verità tanto
qui nessuno ci vede e nessuno
ci sente (si trovano nel centro
della città, ndr). Io credo che
Firenze, tutto sommato c'ha
guadagnato. Vedi le spallette
più alte.
M: A parte le perdite..
B: Le perdite, la fatica, i dolori, i lutti... ma insomma c ome
città. Da una nuova alluvione
Dio che ne scampi, guardi e liberi, però un po' più di acqua le
spallette le potrebbero contenere. I ponti sono stati riconfermati e rinforzati, le pescaie
sono state anche quelle riguardate, c'erano sotto i lungarni delle caverne, che sono
state tutte riempite. Un lavoro
enorme. Le fogne migliorate.
M: L'unica cosa che non è
migliorata è questobaccano di
Firenze (...).
B: Questo è peggiorato, ma
Montanelli... è lavita. Non credere che nel `300 fosse molto
migliore Firenze, perché allora non c'erano le automobili,
ma c'erano cavalli, muli, c'erano i ciuchi, c'era lo sterco, c'erano le mosche. La città sotto
questoprofilo, dallato estetico
e dal lato funzionale è migliorata. Tu gioirai, lovedrai, quelle ferite che sono rimaste ancoraferite come il Cristo di Cimabue, io insisto a dire il Cristo di Cimabue, sì, è peggiorato dal lato estetic o ma èmigliorato come fama, no?? E tu che
sei scrittore sai benissimo che
la fama ha importanza. In fondo il Cimabue ha fatto pubblicità, abitava a 20 metri a casa
mia, no? A Santa Croce, nessuno lo guardava! Se oggi non
si fosse avuto l'accortezza, è
che non abbiamo ilbernoccolo
commerciale di prenderlo e
magari metterlo in una casset-
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ta con aria condizionata, si riportava in Santa Croce e tutto
il mondoveniva avedere il Cristo di Cimabue!
(...) "L'ALLUVIONE del'66 la fu
spettacolare, perché dalle 9 e
mezzo alle 10 massimo a mezzanotte, arrivano 4-5 metri
d'acqua tutta insieme. Sicché
vero, io non mi so raccapezzare come mai da parte mia la responsabilità l'è della diga".
Montanelli: Questa è l'impressione della gente del posto, gente semplice che giudica solo in base alla propria antica saggezza. Ma oggi ci sono
ben altri strumenti di testimonianza e di prevenzione. Stando ai giornali, orasull'Arno sono installati dei cervelli elettronici in grado di registrare
tutto ciò che vi avviene grazie
ai prodigi dellatecnicamoderna. Mi faccia vedere questo
terribile cervello elettronico
M: Come è tutto qui questo
cervello elettronico? E come
funziona?
U: Funziona così, questo è
un foglio collegato a un orologio.
M: Ma l'acqua casca da lassù e finisce in questa scodellina? È un pluviometro? Questo qui lei lo prende ogni lunedì e dove lo manda?
U: A Pisa.
M: E se c'è lo sciopero delle
poste?
U: Non arriva.
M: Ah, bel cervello elettronico! Invece per quanto riguarda la portata dell'Arno?
U: Per quanto riguarda la
portata dell'Arno c'è un altro
cervello elettronico.
M: Quanto le danno per
controllare questi due cervelli
elettronici?
U: All'incirca 9 mila lire al
mese.
M: Che fa lei, il contadino?
U: Sì, questo è un di più.
M: Senta e come funzionarono questi cervelli elettronici
quando venne la piena?
U: Quandovenne lapienafu
portato via tutto, non funzionarono affatto.
M:Eleiche conseguenze ne
ebbe?
U: Ci mancò che non mi
mandarono in galera, perché
io dicevo che avevano portato
via tutto, mentre aveva portato via tutto la piena.
M: Vede chebel datore di lavoro è lo Stato, 9 mila lire al
mese e ingalerasevienelapiena!
©Rai e Fondazione Montanelli
Le vittime
dell'alluvione
di Firenze
del 1966.
Tra queste
persone,
alcune
morirono nel
crollo della
loro casa
`1 cervelli elettronici
quando venne la piena
non funzionarono. Ci mancò
poco che mi arrestassero"
IL RITORNO AL CAPEZZALE
"Quando la città è stata ferita
dall'Amo, anche noi che non
avevamo nessuna ragione
di volerle bene siamo corsi"
Alluvioni in Toscana
Furono
le imprese
artigiane
che subirono
i danni
dell'esondazione
Le famiglie
disastrate.
L'alluvione
non colpì
solo Firenze,
ma anche
altre
zone della
Toscana
e del resto
d'Italia
Pagina 279
. i >
Quel Cimabue sommerso
IL 4 NOVEMBRE di 50 anni fa, l'Italia viveva
un'altra tragedia: quella dell'alluvione che nel
1966 spazzò via la città di Firenze. Quel giorno
il fiume Arno straripò, a seguito di un'ondata
di maltempo, con enormi danni non solo nel
capoluogo ma in gran parte della Toscana e,
più in generale, in altre parti d'Italia. Durante
l'esondazione dell'Arno morirono 34 persone,
due nel crollo delle loro case. Le famiglie
disastrate sono state circa 13 mila. Come oggi
per i terremoti di Marche e Umbria, anche
all'epoca il disastro colpì duramente le
imprese artigiane e il patrimonio artistico
della città.
lf
r
Le vie di Firenzenel1966
furonosommerse dalle
acque delfiumeAmo;il
giornalista Indro Montanelli
Ansa/LoPresse
In un'altra intervista sempre del giornalista
Indro Montanelli per "Servizi Speciali del
Telegiornale" nel 1972, l'allora sovrintendente
alle Belle arti e restauratore durante
l'alluvione, il professor Ugo Procacci, spiegò
che alla fine le opere danneggiate erano state
una ventina. Tra queste la più importante era il
Crocifisso di Cimabue - risalente alla fine del
'200 - che acqua e fango avevano
completamente sommerso nel cenacolo della
basilica di Santa Croce a Firenze. Dopo anni di
lavoro di restauro, oggi l'opera è stata
parzialmente recuperata.
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Alluvioni in Toscana
Pagina 280
E l'Italia si mobilitò
per salvare Firenze
L'ANNIVERSARIO
ncor prima dell'alba, alle
tre del mattino del 4 novembre, un celebre giornalista e scrittore della
"Nazione", Franco Nencini, telefona a Carlo Maggiorelli, che sorveglia gli impianti idrici a monte all'Anconella,
per sapere: dopo due giorni di
piogga, il fiume stava tracimando anche in città. Il vigilante spiega che la situazione è davvero
tragica e Nencini lo esorta a mettersi in salvo. Però, non c'è tempo: muore praticamente al microfono. Nencini, pochi anni dopo, lo ricordava, quando lavoravamo insieme a Venezia. La sera
prima, al teatro Verdi, avevano
proiettato un film di John Houston, La Bibbia: racconta anche
(presagio?) del Diluvio universale. Esattamente mezzo secolo fa,
comincia così la terribile alluvione dell'Arno: una delle peggiori
mai viste in Italia, che ormai è
storia. Ma non ha colpito Firenze, e basta: anche Venezia; anche
tutto l'invaso del fiume Arno, a
monte e a valle, e nei dintorni:
perfino Grosseto venne totalmente sommersa. Mentre in laguna, l'acqua tanto alta determinò il sorgere della legge speciale
che da allora le è stata dedicata, e
molto ha messo in sicurezza.
A Firenze, nella notte tra il 3 e
il 4, la prima vittima fu un ponte
sospeso: nel 1947, costruito da
una persona sola, il barcaiolo
Guido Bartolini, come scommessa. Ma a destare ancor più sensazione furono i danni all'arte:
all'Opificio delle Pietre Dure, si è
appena concluso adesso il restauro dell'Ultima Cena di Giorgio Vasari, che stava a Santa Croce e vi ha fatto ritorno; tela di due
metri e mezzo per quasi sei. Ed
alla Biblioteca nazionale, vi sono
ancora volumi alluvionati: ma di
poco conto. A salvare il resto, alla Biblioteca, agli Uffizi, nelle
chiese della città, in mezzo a un
lago, alla melma e agli idrocarburi, pensarono gli "Angeli del
fango": gente accorsa spontaneamente da tutta Italia. Nel 2006,
per i 40 anni da allora, ritornarono in 2.200, e non erano tutti; il
sindaco Dario Nardella li ha giustamente invitati anche adesso.
"Italia spaccata in due dal maltempo, Firenze e Venezia allagate e isolate", fu il titolone sui quotidiani all'indomani. Tra i primi
soccorsi, i bagnini venuti dalla
Versilia: portarono i pattini. Per
tutta una giornata, la città restò
isolata: fortunatamente, c'era la
rete dei radioamatori: per mezzo
loro fu possibile comunicare.
Avevo degli amici in città: riuscii
a ricevere notizie (erano incolumi) soltanto dopo 48 ore di fatiche.
CINQUE METRI
Il livello raggiunto dal fiume era
senza precedenti: a San Donnino, Comune di campi Bisenzio, a
Nord, era esondato di cinque metri e mezzo. E intanto, facevano il
giro del mondo le immagini, davvero terribili: i fiorentini, all'ombra dei loro palazzi, in barca; la
corsa di tanti, perfino con dei
passamano, per recuperare capolavori a rischio agli Uffizi; infinite chiese con opere deturpate;
le botteghe di Ponte Vecchio
sfondate. Ora ne mostrerà tante
un documentario di Sky (in onda
su Sky arte la sera di dopodomani), realizzato apposta. Si vede
pure, ridotto a larva, l'impareg-
giabile Crocifisso di Cimabue, a
Santa Croce: oggi, pare quasi un
miracolo che sia stato possibile
recuperarlo. Le vittime furono
35, tra cui 17 in città; con loro, però, anche tante tavole d'arte; tantissimi libri più e meno antichi; il
tessuto intero del luogo; le attività produttive messe in ginocchio. Con ironia, una trattoria
espose un cartello: «Specialtà in
umido». La violenza dell'Amo invase il «bel San Giovanni», il Battistero, travolgendo la porta
d'oro di Lorenzo Ghiberti: le sue
formelle, cadute a terra, furono
immediatamente presidiate.
LA VIOLENZA
DELLE ACQUE TRAVOLSE
LA BIBLIOTECA
NAZIONALE E OPERE
D'ARTE COME
LA PORTA D'ORO
LE VITTIME
Un tale, di 71 anni, si era salvato:
venne ucciso quando era tornato
in casa, per poter recuperare
qualcosa; una donna era annegata in casa a Borgo Pinti: pieno
centro; due a via Ghibellina, non
lontano. E terribile fu la fine di
Elide Benedetti, di 66 anni: era in
carrozzina; i carabinieri non potevano portarla via; così, la legarono alle sbarre d'una finestra,
perché la piena non la travolgesse; poi, tornati con quanto occorreva per salvarla, la trovarono
annegata. E così via: vicende che
fanno paura soltanto ad ascoltarle, come del resto a ogni alluvione. Però, visti i tempi, anche ad
ogni terremoto. A ricordare il
tutto, sono esposti mezzi d'epoca dei Vigili del Fuoco; c'è un
concerto in piazza; un filmato
inedito in super 8; inediti del sindaco di allora, Piero Bargellini; ci
sarà anche il Capo dello Stato. Il
documentario di Sky racconta
che cosa accadde; mostra le testimonianze; le immagini più incredibili e d'effetto. Per ricordare
una terrificante tragedia, ma anche un momento in cui l'Italia
seppe mobilitarsi: tutta, e con
tanto onore.
Fabio Isman
RIPRODUZIONE RISERVATA
Alluvioni in Toscana
Pagina 281
IN SALVO
Catena
umana per
salvare i libri
della
Biblioteca
nazionale
(le foto della p,9—
« nsN,el e
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SANTA CROCE
Restauratore
al lavoro di
fronte al
"Cenacolo"
di Taddeo
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all ' interno
della Basilica
Nlcholas Kraczyna)
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LA BIBLIOTECA NAZIONALE
A fianco i documenti
conservati nella
Biblioteca dopo
l'alluvione di Firenze
Alluvioni in Toscana
Pagina 282
Il ricordo ella figlia di Bargellini
«Montuori per L'alluvione
regalò le sue me daghe»
Roberto Davide Papini
- Firenze
CI ANNI di distanza FirenA
ze vive una grande gioia sportiva
(la vittoria del primo scudetto nel
1956) e una grande tragedia che
costa vite umane e distruzione
(l'alluvione del 4 novembre
1966). Due episodi apparentemente senza nessun nesso, ma che, in
realtà, sono collegati da un episodio bello e commovente che ebbe
come protagonista Miguel Montuori ( nella foto), uno degli
«eroi» della Fiorentina `55/'56.
A raccontarlo è Antonina «Bocci»
Bargellini, la figlia del sindaco di
allora, Piero Bargellini: «All'indomani dell'alluvione, quando in
tanti fecero arrivare donazioni a
Firenze, Montuori si presentò in
Palazzo Vecchio con le medaglie
che aveva vinto in carriera per donarle al Comune». Un gesto notevole, perché per uno sportivo privarsi dei trofei conquistati è sempre doloroso, ma il cuore grande
Alluvioni in Toscana
di Montuori e il suo amore per Firenze erano più forti.
« QUANDO mio padre lo venne a
sapere racconta la figlia Bocci
come mi raccontò anni dopo lo
stesso Montuori, si presentò a casa sua e gli restituì le medaglie, dicendogli che appartenevano a lui
e che a lui dovevano restare e che
Firenze non poteva accettarle».
Un gesto che commosse molto il
campione sudamericano, così come quello del campione viola aveva toccato profondamente il sindaco.
Pagina 283
Gli angeli del fango 50 anni dopo
"Così lalluvione cambiò l'Italia""
Firenze 1966, ragazzi volontari da tutto il mondo per aiutare la città in ginocchio
La lezione di civiltà della generazione "capelloni": in molti diventeranno famosi
La storia
PIERANGELO SAPEGNO
FIRENZE
angiavano quello che si
trovava, come ricorda
l ._Carlo Luigi Ciapetti,
«e non ho dimenticato la fame,
tanta fame. Dormivo dove capitava e quando si poteva, su una
sedia, con una coperta per terra, ma anche sul letto che vidi
una sera, nel piano rialzato di
un negozio con le vetrine scardinate dall'acqua». Quei ragazzi stavano facendo una rivoluzione, salvando una città, sommersa dal fango e dalla puzza,
senza luce, senza gas e senza cibo, totalmente dimenticata dal
governo, che non credeva a
quello che succedeva. Arrivavano da tutto il mondo e molti
diventeranno famosi: Gerard
Schroeder, Josckha Fischer,
Margherita Hack, Sergio Staino, Joan Baez, Paolo Grossi,
Antonello Venditti e persino un
giovanissimo Francesco De
Gregori, studente del Virgilio
di Roma, che accompagnò «il
padre Giorgio, dirigente delle
biblioteche vaticane» a dare
una mano. Vennero perché li
chiamavano i radioamatori,
perché amavano Firenze, per
sentirsi utili. Non fu solo cronaca, ma una pagina di storia.
Onda giovanile
Quell'onda giovanile fece da
spartiacque fra un'Italia e l'altra, segnò il tempo e la nostra
vita. Qualche mese prima dell'alluvione, ricorda Erasmo
D'Angelis, che ha scritto Angeli
del fango su questa storia meravigliosa, Giunti editore, «un
preside sospese uno studente
perché portava - testuale - "la
zazzera alla Beatles"». E il 2
agosto 1965 il mattinale della
pubblica sicurezza di Roma riportava il fermo di un centinaio
di giovani condotti in Questura
per la lunghezza dei loro capelli: i maschi furono schedati come «capelloni».
Ma l'alluvione di Firenze
sommerge all'improvviso que-
Alluvioni in Toscana
sta visione antica del mondo e
abbraccia insieme questi capelli lunghi, le barbe contestatrici e i tanti volti sconosciuti di
ragazzi e ragazze. Giovanni
Grazzini sul Corriere della Sera
è il primo a rendere omaggio a
questa generazione e a battezzarli per quello che sono: «Onore ai beats, onore agli angeli del
fango». Da allora Firenze vive
questa storia unica e commovente, che resta nel cuore di
tutti per sempre.
Mario Primicerio, che era
uno di loro, sporco di melma e
di puzza, e che poi diventerà
sindaco della città, dice che
«non è solo un mito che questa
gioventù abbia preparato e
precorso lo spirito del `68». Oggi a cinquant'anni da quella terribile alluvione, con la Protezione Civile e i volontari che aiutano i paesi colpiti dal terremoto,
facciamo fatica a capire quell'entusiasmo senza organizzazione, quella fierezza strana,
tutto quell'accorrere senza che
nessuno li avesse chiamati.
Perché era questo che stava capitando.
Giornata celebrativa
Ora Firenze li ringrazia, con
una giornata celebrativa, il 4
novembre, chiedendo a tutti di
tornare qui, a guardare il loro
miracolo, a riviverlo. Grazie a
loro, Firenze, unica città al
mondo, ha fondato con Giorgio
Moretti «Gli angeli del bello»,
che sono la prosecuzione di
questa storia, giovani volontari
che ripuliscono le strade sporcate da un'altra alluvione, quella dei turisti di massa. Ma questi sono coordinati e diretti da
qualcuno. Allora non fu così.
Mario Pantano, che faceva parte della goliardia di Bologna,
partì con un mucchio di amici:
«Ma noi siamo stati la forma
più organizzata. Due pullman,
degli ospedali da campo, i medicinali». Gli altri, come Maria
Cristina Tardi che partì sempre da Bologna con un'amica e
un paio di stivali rossi, non sapeva neanche dove andare:
«davamo una mano nei negozi e
nelle case». Susan Glaspool, inglese della Cornovaglia, aveva
solo due sandali e moriva di
freddo in tutta quell'acqua.
Pantano era presente quando arrivò Ted Kennedy e vide
l'unica ragazza, Silvia Fassò,
che gli sporcava l'impermeabile mentre gli stringeva la mano
(«sì, sono stata io, studentessa
del liceo Galvani di Bologna. Fu
molto gentile, e accettò anche
una democratica pacca sulla
spalla che gli insozzò il vestito.
Poi tutti vollero toccarlo»). Lui
dice che sa com'è andata davvero: «C'era il fotografo della
Nazione e ci disse, dategli una
manata che viene meglio, perchè l'impermeabile era troppo
bianco e luccicava».
Molti di loro, ricorda Pantano, «li ho rivisti nel Movimento
Studentesco». Moltissimi sono
docenti universitari. Maria
Cristina ha fatto la maestra e
adesso ha una scuola di danza.
Susan ha conosciuto in mezzo
al fango Giuseppe Bottaro:
«Ma come fai con quei sandali?». Si sono sposati. E Luigi
Ciapetti non fa più il radioamatore. Aveva un trasmettitore
Geloso G225 e fu lui alle 4 del
mattino del 4 novembre 1966 a
dare l'allarme: «Chiamata generale, chiamata generale! Da
I1CLC, l'Arno ha rotto gli argini, c'è nessuno in frequenza?».
Ricorda che lo sentirono anche
al di là dell'Oceano: per quello
vennero da tutto il mondo. Lui
è diventato dirigente di una società di calcolatori elettronici.
Han fatto tutti la loro strada,
ma quella strada passa da qui,
dalle migliaia di libri e opere
d'arte sottratti al fango, da questo museo a cielo aperto restituito al mondo. Passa in mezzo
alla nostra vita. Cinquemila ragazzi che ci hanno insegnato
come si fa.
E) BV NCND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Pagina 284
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Era partita da
Bologna con
un'amica e un
paio di stivali
rossi, non
sapeva
neanche dove
andare:
«davamo una
mano nei
negozi e nelle
case»
Mario
Pantano
Faceva parte
della goliardia
di Bologna,
partì con un
mucchio di
amici:
«Eravamo
organizzati.
Due pullman,
degli ospedali
da campo, i
medicinali»
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novembre
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da tutto il
mondo. Molti
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famosi: Gerard
Schroeder,
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Sergio Staino,
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Paolo Grossi,
Antonello
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persino un
giovanissimo
Francesco De
Gregori,
l'allarme alle 4
del mattino fu
Luigi
Ciapetti
radioamatore
«Chiamata
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chiamata
generale! Da
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ha rotto gli
argini, c'è
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Silvia Fassò, studentessa del liceo Galvani di Bologna, stringe
la mano infangata a Ted Kennedy: «Poi tutti vollero toccarlo»
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Alluvioni in Toscana
Pagina 285
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Furono i volontari a salvare Firenze, sommersa dal fango e dalla puzza, senza luce, senza
gas e senza cibo, completamente dimenticata dal governo
Alluvioni in Toscana
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Era il 4 novembre 1966 quando l'Arno devastò Firenze: 35 morti e migliaia di sfollati
Mezzo secolo dalla grande alluvione
FIRENZE «Mezzo secolo fa l'alluvione dell'Arno devastò Firenze: era
il 4 novembre 1966. L'acqua provocò 35 morti, migliaia di sfollati e danni ingentissimi su abitazioni, infrastrutture e sul patrimonio culturale.
Tutto il mondo vide quel disastro,
tutto il mondo ne parlò per giorni e
per anni a seguire. Da quel tragico
evento in poi Firenze ha sviluppato
la sua capacità di essere resiliente
quasi come una sua qualità innata.
Una capacità naturale della sua comunità che attraverso gli anni però
si è evoluta sempre più in azioni
strutturate, pianificate e politiche finalizzate alla conservazione del suo
patrimonio culturale, materiale e
immateriale». Con queste parole, ricordando l'alluvione di cinquant'anni fa, il sindaco di Firenze,
Dario Nardella, apre a Palazzo Vecchioaprendo oggi in Palazzo Vecchio la seconda edizione della conferenza internazionale «Unity in Diversity» che vede la partecipazione
di 60 sindaci del mondo.
«Un forma di conservazione spiegaNardella - che consideral'arte e la cultura, e le politiche ad esse
collegate, uno strumento per la crescita sociale ed economica della città. Un mezzo perla stabilità e quindi, in ultima analisi, una strategia di
pace, in un' epocain cui oltre ai disastri naturali, la devastazione è data
daconflitti e azioni generate dall'uomo per lo sfruttamento delle risorse
energetiche e naturali».
Secondo Nardella, «le minacce
che il nostro patrimonio culturale,
quindi l'identità di una comunità,
subisce oggi sono di diversa natura:
dal cambiamento climatico, ai disa-
Alluvioni in Toscana
una qualità naturale affidata alla capacità di una comunità. La resilienza ha bisogno di strumenti, metodi
e regole per essere una strategia di
governo efficace».
Alle cerimonie di commemorazione dei cinquant'anni dell'alluvione,
domani saràpresente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato parteciperà a quattro diversi eventi in città e il
4 novembre 1966 Un'immagine d'epoca dell'alluvione che
devastò Firenze cinquant'anni fa
stri causati dall'uomo, alle guerre e
infine al terrorismo».
Anche Firenze ha subito purtroppo molte di queste minacce nella
sua storia recente, ricorda il sindaco: «Dalla devastazione della SecondaGuerraMondiale all'alluvione appunto del 1966 fino alla codardia degli attentati terroristici di stampo
Dado Nardella
II sindaco di
Firenze
mafioso inferti nel 1993. Eppure,
ogni volta, la nostra città ha reagito
rimettendosi in piedi, grazie alla ge-
nerosità di molti che sono accorsi
da tutto il mondo per aiutarci, ma
anche grazie al proprio retroterra
culturale e alla sua innata capacità
di essere resiliente, di r eagire. La r esilienza però non può solo essere
più significativo sarà l'incontro con
gli ex «Angeli del fango» in Palazzo
Vecchio. La visita del presidente della Repubblica inizierà alle ore 15.15,
quando si recherà nella Basilica di
Santa Croce per l'inaugurazione del
restauro del dipinto di Giorgio Vasari «L'Ultima Cena». L'inaugurazione nel Cenacolo del complesso fran cescano avviene a mezzo secolo
esatto dal danneggiamento della
grande opera.
Alle ore 16 Mattarella sarà al quoti diano «LaNazione», in viale Giovine
Italia, per visitare la mostra documentaria allestita per il 500 anniversario dell'alluvione della città. Alle
ore 16.35 MattarellaarriveràaPalazzo Vecchio per la cerimonia per il
50° anniversario dell'alluvione di Firenze nel Salone dei Cinquecento,
dove incontreràle autorità civili, religiose e militari e una folta rappresentanza degli «Angeli del fango»,
cioè gli ex giovani che accorsero da
ogni parte del mondo per aiutare la
città dopo la catastrofica alluvione
del 1966.
Infine Mattarella alle ore 18.30 si
recherà al Palazzo dei Congressi per
presenziare alla Global Conference
on Maternal Infant Health.
F.M.
Pagina 287
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Nel 1966 l'Arno sommerse la città e la sua arte. L'opera degli " A eli dei fango"
Venezia a furia dell'acqua spinse li abitanti a migrare sulla terra ferma
di VITTORIO EMILIANI
14 novembre di cinquant'anni fa l'Italia si scoperse dranlmaticarnente fragile. Le piogge battenti e ripetute e una violenta sciroccata che fece sciogliere le nevi precoci provocarono alluvioni diffuse, soprattutto nel
Veneto e in Toscana, colpendo a
fondo due città-simbolo del Belpaese: Firenze e Venezia. Quel 4
novembre non fu giorno di festa
bensì di lutto. Mezzo secolo più
tardi possiamo dire che quella
tragedia ha avuto almeno l'effetto di produrre leggi e interventi
tali da mettere in sicurezza questi patrimoni mondiali dell'umanità e chi li abita? Soltanto in parte purtroppo. Parliamo ancora
di calamità naturali, di eventi eccezionali, ma abbiamo saputo
pianificare e realizzare poco,
troppo poco.
A Venezia, nel'66, fl dramma
monta rapidamente insieme
all'alta marea e alla violenza di
onde alte 4 metri che si abbattono sui borghi esterni di pescatori
e ortolani di Pellestrina e di San
Pietro in Volta. L'isola di
Sant'Erasmo , in faccia al Lido,
sentinella fra Adriatico e Laguna
viene sommersa quasi subito.
Presto lo saranno tutte le altre
isole. Lo scirocco a 52 nodi scaglia il mare sul Lido, spazzando
via gli stabilimenti balneari, e
contro i Murazzi settecenteschi,
antiche e valide difese non abbastanza consolidate nel '900. Ce-
Alluvioni in Toscana
dono per centinaia di metri. Alla
Punta della Dogana si misura
un'acqua alta da primato: 1 metro e 94 centimetri, contro il metro e 51 del 1951, quando andò
sotto il Polesine. I danni materiali sono enormi, tutte le attività
commerciali, tutte le abitazioni
ancora ai piani terreni sommerse e corrose dall'acqua salsa, prima che il vento giri. Quanto basta per convincere migliaia di veneziani a trasferirsi sulla terraferma. Così oggi la popolazione della città storica è precipitata a meno di 56.000 abitanti contro i
12 1.000 del 1966.
In tutto il Veneto fiumi e canali straripano violentemente. Lo
sviluppo industriale, l'espansione edilizia stanno sconvolgendo
un territorio dall'idraulica complessa e delicata. In Laguna si sono sottratti perle industrie ceri ti naia e centinaia di ettari alle
"barene", zone di scambio fra acque dolci e acque salse, si è scavato il Canale dei Petroli , con effetti sconvolgenti.
Anche in Toscana piogge violente da oltre due giorni, fa caldo, si sciolgono le prime nevi in
Appennino . Nella notte fra il 3 e
il 4 novembre l'Arno tracima a
Incisa e interrompe l'Autosole.
Frane e smottarnenti aggravano
la situazione. Dalle fogne ancora
granducali l'acqua risale. Alle 4
del mattino vanno sotto San Frediano. Acque limacciose chiazzate dalla nafta dei riscaldamenti invadono il popolare quartiere
di Santa Croce. Ora l'Arno sormonta le spallette in pieno centro. Non esiste ancora Protezione civile, gli orafi di Ponte Vecchio sono stati avvertiti dalle
guardie notturne. Cede la spalletta davanti alla centralissima Biblioteca Nazionale invasa da
quella piena fangosa e violenta.
Coree i vicini depositi degli Uffizi. Purtroppo nelle grandi chiese
allagate molte opere d'arte sono
aggredite, il crocifisso di Cimabue primo fra tutti. Le campane
delle chiese suonano a martello.
Alla fine, fra città e contado, si
conteranno 35 morti.
Arrivano i primi soccorsi, generosi, da Bologna e da Roma,
poi da tutta Italia. Arrivano migliaia di giovani e giovanissimi a
spalare, a pulire, a trasportare i libri infangati villa llmonaia di Boboli divenuta un grande laboratorio di restauro (altri verranno
portati al Urbino). Sono gliAngeli del fango, raccontati da Marco
Tullio Giordana ne "La meglio
gioventù". Per Natale Paolo VI
verrà a celebrare la Messa in
Duomo . I carntnercianti ora offrono "Stoffe irrestringibili, già
bagnate" o "Prezzi sott'acqua".
trattorie
prevalgono
Nelle
"Specialità in umido". Sarcasmi
e saggezze antiche. Però l'alluvione - pur nella gara nazionale di
solidarietà - cambia la geografia
sociale di Firenze, interi quartieri popolari come Santa Croce
verranno abbandonati dal loro
residenti diretti a Scandicci o a
Sesto Fiorentino, per sempre.
Si insedia subito - per una più
efficace difesa del suolo - la commissione presieduta da Giulio
De Marchi che avanza le sue pro-
poste, 900 pagine, anni dopo:
25.000 miliardi di lire in venti anni. Sogni. Ne stiamo spendendo
molti di più per tappare i buchi.
Senza contare le vittime. Si arriva alla legge numero 183 dell'89,
modellata sulla riuscitaAuthoritydel Tamigi. Ottima, purtroppo
sabotata dai localisuri e anch'essa poco finanziata. AVenezia si è
ridotto l'abbassamento del suolo vietando pozzi di metano e
pozzi artesiani nell'entroterra.
Ma non si sono puliti e riscavati a fondo i canali, né potenziati i
Murazzi. Si spera nel Mose, costato una enormità e tuttora da
varare, forse ci si illude. A Firenze si è realizzato l'invaso di Bilancino, oltre ad opere minori che
agevolano il deflusso delle piene.
Ma non si sono demoliti i fabbricati abusivi nell'alveo e quindi
l'Arno fa ancora paura. Purtroppo con ragione. E nata la Protezione civile. Che però interviene
a disastro avvenuto, ovviamente. E la prevenzione?
iJRIPRODOZION ê!?ISERVRTR
Pagina 288
Nella Laguna onde
alte più di 4 metri
e lo scirocco spazzarono
via i Murazzi che dal'700
proteggevano i veneziani
dal mare. Nacque allora
la Protezione civile. Resta
chimera la prevenzione
Piazza San Marco invasa dall'acqua
Le macerie attorno alla cattedrale
Alluvioni in Toscana
Tra loro Bersani (ultimo a destra )
Venezia, il recupero dei libri
si spala il fango dappertutto
La piena che defluisce lentamente
Pagina 289
L ' az í enda fu devastata dalle acque dell ' Era
Un mese dopo era
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Dopo le bombe, la melma. Dopo
la furia della guerra, quella della
piena. La Piaggio di nuovo in ginocchio: il 4 novembre 1966, il
"venerdì nero dell'alluvione", il
cuore economico di Pontedera e
della Valdera si ferma un'altra
volta, a poco più di vent'anni di
distanza dalla fine del secondo
conflitto mondiale. Un'altra pesantissima sciagura per l'azienda che è il simbolo non solo di
un territorio, ma di una nazione
- tutto merito del successo commerciale della "Vespa", vezzoso
orgoglio patrio che piace proprio a tutti, star di Hollywood
comprese, e che in questi anni
furoreggia sulle strade come sui
grandi schermi, sulle pubblicità
come nelle prove d'estro di celebri artisti. Un altro colpo che, sono in molti a crederlo, questa
volta potrebbe essere mortale.
Le linee di produzione invase
dai detriti, dalla mota, dalla nafta che l'Era ha trascinato fin dentro la fabbrica; gli archivi e gli uffici divelti, i macchinari allagati.
Danni per miliardi di lire. Si,
questa volta potrebbe essere
davvero la fine, perla Piaggio. In-
Alluvioni in Toscana
i
vece no, è un nuovo inizio. E il
merito è dei tanti operai che,
con volontà incrollabile, lavoreranno giorno e notte per rimettere in piedi la fabbrica. Fu un'impresa titanica coronata da successo.
Anche Pontedera, come Firenze, ebbe i suoi "angeli del fango". Angeli in tuta blu. Le cronache del novembre 1966 raccontan o che, in città, nella notte tra
giovedì 3 e venerdì 4, nessuno
dormì. L'Arno cresceva di ora in
ora. Sei metri alle 0.30, sette metri alle 2, sette metri e 90 alle 3.
Da Firenze arrivano notizie sempre più allarmanti. «No, nessuno dormì, quella notte - scrivono gli autori di "Diluvio sul pian
di Pisa", il volume che la Camera
di Commercio di Pisa pubblicò a
un anno esatto di distanza dai
fatti del' 66 - Non ci fu dunque risveglio, ma continuità di una tragedia che apparve, alle prime luci del nuovo giorno, di proporzioni apocalittiche e allucinanti.
Nel panorama del disastro toscano, Pontedera poteva essere paragonata a Firenze. Se Firenze è
la capitale dell'arte, Pontedera è
una piccola capitale dell'indu-
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stria; se Firenze era stata colpita
nei suoi tesori e se la sua gente
stava vivendo ore disperate e
drammatiche, non diversa era la
situazione di Pontedera, colpita
al cuore - ovvero in quel complesso industriale che ne determina l'economia, che rappresenta la vita della zona. L' economia locale, come sappiamo, è
basata sui salari della Piaggio,
delle altre numerose industrie
metalmeccaniche che lavorano
in parte perla grossa impresa, di
altre piccole fabbriche. Il motore della vita di Pontedera, e cioè
l'industria, era completamente
bloccato: negozi e laboratori distrutti o danneggiati, diecimila
persone in ansia per il loro lavoro, il loro avvenire».
L alle 14.30 di venerdì 4 novembre 1966 che la paura diventa incubo. Pontedera è travolta
da uno tsunami limaccioso e
maleodorante che, in pochi attimi, ne trasforma il volto, rendendola simile ai gorghi mefitici con
cui gli illustratori ottocenteschi
istoriavan o i gironi infernali nelle pregiate edizioni della Commedia dantesca. La gente sorvegliava l'Arno, invece è l'Era a cedere. La voragine si apre alla
"Montagnola": lo stabilimento
Piaggio, che è proprio lì di fronte, a poche centinaia di metri, è
raggiunto in un baleno dalla
bomba d'acqua esplosa accanto
al ponte sulla ferrovia. Gli operai
della più grande fabbrica della
provincia ancora non lo sanno,
ma da lì a poche ore diventeranno gli "angeli del fango" di Pontedera. Faranno miracoli: l'industria simbolo della città si rimette in piedi a tempo di record. A
circa un mese dai fatti del 4 novembre, lo stabilimento è pronto a riprendere la produzione.
Di lì a un anno, la Piaggio lancerà sul mercato un nuovo motociclo: anche lui destinato a segnare un'epoca, anche lui fortunato
e longevo; e con un nome sbarazzino, che sarà perfetto per
voltare pagina e guardare avanti: "Ciao".
gH col TEA
La prima era in distribuzione
sabato scorso , la seconda ieri, la
terza oggi. Ben 21 appuntamenti
in edicola, da mercoledì a sabato,
per una collezione importante e
accurata. Le foto delle due città
alluvionate - Pisa e Pontedera - in
questo caso arrivano da varie
fonti : dall'archivio Frassi di
proprietà della Fondazione Pisa
(con la collaborazione di Palazzo
Blu) e dall'archivio storico Silvi.
Gli stessi luoghi sono stati
fotografati oggi a Pisa da Fabio
Muzzi e a Pontedera da Franco
Silvi. I testi sono stati scritti da
Andrea Lanini. La terza foto,
come detto, é in regalo oggi con
l'acquisto del giornale e i nostri
lettori potranno inserirla
nell'apposito raccoglitore
regalato con la prima uscita.
Andrea Lanini
ORI PRODUZIONE RISERVATA
Operai al lavoro per ripulire dal fango lo stabilimento della Piaggio (Archivio Franco bilvi)
Alluvioni in Toscana
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Un negozio di calzature allagato nel novembre del 1966 e, a destra, l'attuale Piazza Gronchi a Pontedera (Archivio Franco si Ivi)
Alluvioni in Toscana
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I N IZIAT IVA
Alluvione del'66, ecco doc
enti storici e foto
Mostra a Villa Elisa con gli studenti. Presto i totem per avvisare la gente in caso di pericolo
le, Misericordia, Pubblica assistenza, Vab, Ute e Istituto comprensivo Niccolini.
1 PONSACCO
Gli alunni dell'Istituto comprensivo Niccolini protagonisti delle iniziative del 500 anniversario dell'alluvione a Ponsacco, che interessò la zona
che dal ponte va verso via Maremmana. Il fiume Era allagò
campi e case coloniche.
Venerdì mattina gli allievi
della scuola primaria ponsacchina arriveranno al cinema
Odeon in Villa Elisa dove è stata allestita una mostra fotografica con documenti storici,
tratti anche dall'archivio del
giornale "Il Telegrafo" e poi "Il
Tirreno" con ricerca documentata anche dalla vice presidente della Pubblica assistenza di
Ponsacco, Elena Stefanini. La
mostra sarà inaugurata al pubblico alle 17 e rimarrà aperta fino a domenica 13; numerosi i
ponsacchini che hanno contri-
Alluvioni in Toscana
Un momento della presentazione delle iniziative a Ponsacco
buito all'allestimento con foto
e documentazioni, anche il
maestro Benozzo Gianetti
con Ute. Inoltre, sabato 12 dalle 10 a Villa Elisa sarà organizzato un convegno su "Protezio-
ne Civile" e saranno presenti
gli alunni della scuola Niccolini. I mezzi della Protezione Civile saranno esposti in piazza
Repubblica in sinergia con assessorato alla Protezione Civi-
La mostra fotografica raccoglie documenti del'66, ma anche di altre distruttive alluvioni per la città del mobile, come
quelle del'92, '93, fino al 2014.
Una ricerca storica descrive
quel territorio fin dai tempi dei
Lorena sia vittima di esondazioni dei fiumi. «Abbiamo attivato l' "Alert System" per avvisare i cittadini in caso di calamità via telefono, anche cellulari - ha detto la sindaca Francesca Brogi - e sono stati installati 5 totem informativi lungo le strade per avvisare la cittadinanza in caso di pericolo.
Stiamo ultimando l'attivazione. Sapersi comportare in caso
di calamità è utile per tutti, in
modo da non danneggiare nessuno, ma aiutare».
Elena lacoponi
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Domani il convegno dei Rotary agli industri
e un approfondimento su Radiol Rai
Tra le molte iniziative organizzate in città per il 500 anniversario
dell'alluvione, suscita grande attesa quella organizzata per domani
dal Rotary Club di Grosseto insieme alla Fondazione rotariana Carlo
Berliri Zoppi. Un convegno che affronterà non solo gli scenari della
memoria, ma anche - con l'aiuto della scienza - odi analizzare le
ragioni di fondo e l'interazione fra i fenomeni legati all'ambiente, al
territori e alle infrastrutture che determinarono la catastrofe e che
possono aiutare, con rinnovata attenzione, a focalizzarne i livelli
attuali di rischio». Al convegno, dalle 15,30 al Teatro degli industri,
oltre al presidente del Rotary Club Grosseto Luigi Mansi e al sindaco
Antonfrancesco Vivarelli Colonna, interverranno Alessandro vignani,
governatore del distretto Rotary 2071, Fabio Bellacchi , Presidente dei
Consorzio Bonifica 6 Toscana Sud, Franco Angotti , (Università di
Firenze), Renzo RiCCiardi (dirigente Genio Civile Toscana Sud), Enio
Paris (Università di Firenze) e Giulio De Simone, Presidente del
Tribunale di Grosseto. Intanto domattina l'alluvione del 1466 a
Grosseto approda a Radio Anch'io: la popolarissima trasmissione di
Radiol Rai, con la giornalista Nicole Ramadori , dedicherà quattro
minut tra le 8,30 e le 11 ,30 ailla grande piena dell'Ombrone.
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CONSILIARE
OGGI IN
Monumento a Santi Quadalti
II progetto c le sue ragioni
Incontro promosso dall'Opificio delle idee
Si parlerà anche i clima e difesa dei territorio
ggi dalle 16,30, nella Sa
la consiliare del Como
ne di Grosseto, L'Opiii
cio delle Idee per Grosseto, associazione culturale e sportiva
no profit, organizza un convegno su tre temi legati al 500
dell'alluvione: "Difesa del Territorio in un ambiente delicato
come quello della Maremma
di Grosseto"; " I fenomeni climatici e la prevenzione del rischio idrogeologico lungo il
corso del fiume Ombrone e del
reticolo idrico grossetano";
"Per un monumento a Santi
Quadalti". Tutto in collaborazione con associazione culturale Braccagni.info, associazione di volontariato Palius e associazione culturale Volontà
Popolare e con il contributo di
Elettromeccanica Moderna.
Un momento - spiegano gli
organizzatori - «che fa sintesi
su tre punti cruciali della nostra storia:) alluvione del 1966,
con una ripresa di motivi dominanti afferenti alla sicurezza del nostro territorio e alla
salvaguardia del medesimo;
l'importanza di monitorare il
territorio garantendo, attraverso adeguati strumenti, un futuro di sicurezza ad esso; la storia civile del nostro popolo con
la ripresa dell'esperienza significativa di Santi Quadalti ».
Gli obiettivi, continuano i
promotori, sono «tematizzare
l'importanza di tenere "alta la
guardia" su un problema di
grande importanza umana, sociale, naturalistica ed economica. E ricordare Santi Quadalti, buttero della FattoriaAc-
Alluvioni in Toscana
i studenti presentano i
veri
Anche il Museo di Storia naturale
della Maremma partecipa alle
iniziative dedicate al
cinquantesimo dall'esondazione
del fiume Ombrone , e lo fa con un
appuntamento dedicato in
particolare ai più giovani, agli
studenti delle scuole medie e
superiori della città. Domattina a
partire dalle 9,30, infatti, il
Museo di via Corsini ( piazza della
Palma) organizza un incontro con
i ragazzi di alcune scuole
grossetane. Gli studenti
presenteranno ai partecipanti gli
elaborati sviluppati in classe su
alcuni temi legati alla grande
piena dei 1966: testimonianze
orali e ricerca storica , curate
dalla seconda E della scuola
media Vico ; " ii fiume in punta di
piedi", lavoro degli studenti della
terza D del Liceo Rosmini; e
prevenzione territoriale e
pianificazione , a cura della
quinta B dell ' isis Leopoldo il di
Lorena. L'incontro è aperto a
tutti.
quinti di Braccagni, unica vittima dell'alluvione del `66 a
Grosseto, strappato alla vita
da una muraglia d'acqua, nonostante i disperati tentativi di
salvarlo, dopo che era uscito a
cavallo per mettere al sicuro
una mandria di vitelli. L' eroica azione gli è valsa una meritata medaglia d'oro, ma non
ancora il tanto auspicato monumento alla memoria, da rea-
lizzare a Braccagni. Con questo evento, intendiamo sostenere tale iniziativa».
Introduce e modera i lavori
Sergio Rubegni . Il responsabile del comitato per la realizzazione del monumento a Santi
Quadalti. Roberto To
°, presidente di Braccagni.info,
esporrà il progetto per la realizzazione
e
l'installazione
dell'opera. L'ingegner Paolo
Contini della Modimar nel
suo intervento sulla "Difesa
del territorio", delineerà invece cause e conseguenze dei fenomeni climatici, indicandone i correttivi fondamentali di
prevenzione.
Al termine le domande da
parte degli ospiti e del pubblico a cui risponderà il professor
Contini.
Chiuderà i lavori l'assessore
alla cultura del Comune di
Grosseto, vicesindaco Luca
Agresti.
A destra
il buttero
Santi
Quadalti
A sinistra
Roberto
Tonini
e una veduta
del paese
diBraccagni
che a Quadalti
vuoi dedicare
un monumento
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