"Operazione Piombo Fuso" è parte di un più vasto

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"Operazione Piombo Fuso" è parte di un più vasto
"Operazione Piombo Fuso" è parte di un più vasto programma militare e
d’intelligence israeliano
di Michel Chossudovsky - 06/01/2009
I bombardamenti aerei e l’invasione terrestre di Gaza ora in corso da parte delle forze di
terra israeliane devono essere analizzati all’interno di un contesto storico. L’operazione
“Piombo Fuso” è un’impresa attentamente pianificata, a sua volta parte di un più vasto
programma militare e d’intelligence israeliano formulato per la prima volta dal governo del
primo ministro Ariel Sharon nel 2001:
«Fonti negli ambienti della Difesa hanno riferito che il Ministro Ehud Barak ha istruito le
Forze di Difesa di Israele (IDF) affinché si preparassero per l’operazione oltre sei mesi
fa, già al momento in cui Israele stava iniziando a negoziare un accordo di cessate il fuoco
con Hamas.» (Barak Ravid, Operation "Cast Lead": Israeli Air Force strike followed
months of planning, «Haaretz», 27 dicembre 2008)
È stata Israele a violare la tregua il giorno delle elezioni presidenziali USA, il 4 novembre:
«Israele ha usato questa distrazione per interrompere il cessate il fuoco con Hamas
attraverso un bombardamento della Striscia di Gaza. Israele ha asserito che questa
violazione del cessate il fuoco mirava a impedire ad Hamas di scavare dei tunnel
all’interno del territorio israeliano.
Proprio il giorno dopo, Israele ha lanciato un terrificante assedio di Gaza, tagliando cibo,
carburante, forniture sanitarie e altri beni di necessità nel tentativo di “soggiogare” i
palestinesi nel mentre che si impegnava in incursioni armate.
Come risposta, Hamas e altri a Gaza iniziarono di nuovo a sparare verso Israele dei razzi
rudimentali, artigianali e fondamentalmente imprecisi. Nel corso degli ultimi sette anni,
questi razzi hanno causato la morte di 17 israeliani. Nello stesso lasso di tempo, gli assalti
israeliani in stile blitzkrieg hanno ucciso migliaia di palestinesi, sollevando proteste in tutto
il mondo ma cadendo davanti alle orecchie sorde dell’ONU.» (Shamus Cooke, The
Massacre in Palestine and the Threat of a Wider War, «Global Research», dicembre 2008)
Un disastro umanitario pianificato
L’8 dicembre, il numero due del Dipartimento di Stato USA, John Negroponte, era a Tel
Aviv per discussioni con le controparti israeliane, compreso il direttore del Mossad, Meir
Dagan.
La “Operazione Piombo Fuso” è stata iniziata due giorni dopo Natale. È stata abbinata a
una campagna internazionale di Public Relations minuziosamente pianificata sotto gli
auspici della ministra degli esteri israeliana.
I bersagli militari di Hamas non sono il principale obiettivo. L’Operazione “Piombo Fuso è
intesa, in modo abbastanza deliberato, a causare vittime civili.
Ciò con cui abbiamo a che fare è un “disastro umanitario pianificato” a Gaza in un’area
urbana densamente popolata (vedi la mappa sotto indicata)
L’obiettivo di lungo periodo di questo piano, così come formulato dai decisori politici
israeliani, è l’espulsione dei palestinesi dalle terre palestinesi.
«Terrorizzare la popolazione civile, assicurando la massima distruzione della
proprietà e delle risorse culturali… La vita quotidiana dei palestinesi deve essere
resa insostenibile. Devono essere segregati in città e borghi, impediti dall’esercitare
una vita economica normale, tagliati fuori da luoghi di lavoro, scuole e ospedali. Ciò
incoraggerà l’emigrazione e indebolirà la resistenza nei confronti di future
espulsioni.» (Ur Shlonsky, citato da Ghali Hassan, Gaza: The World’s Largest Prison,
Global Research, 2005)
"Operazione Vendetta Giustificata"
È stato raggiunto un punto di svolta. L’operazione “Piombo Fuso” è parte di una più vasta
operazione militare e d’intelligence iniziata agli esordi del governo di Ariel Sharon nel
2001. Fu sotto la “Operazione Vendetta Giustificata” di Sharon che i caccia F-16 furono
inizialmente usati per bombardare le città palestinesi.
La “Operazione Vendetta Giustificata” fu presentata nel luglio 2001 al governo israeliano di
Ariel Sharon dal capo di stato maggiore dell’IDF Shaul Mofaz, con il titolo “La distruzione
dell’Autorità Palestinese e il disarmo di tutte le forze armate”.
«Un piano d’emergenza, dal nome in codice ‘Operazione Vendetta Giustificata’, è stato
redatto lo scorso giugno (2001) per rioccupare tutta la Cisgiordania e possibilmente la
Striscia di Gaza al costo probabile di “centinaia” di vittime israeliane.» («Washington
Times», 19 marzo 2002).
Stando a quanto ha riferito «Jane’s Foreign Report» (12 luglio 2001) l’esercito israeliano
sotto Sharon aveva aggiornato i suoi piani per un «assalto su vasta scala volto ad
abbattere l’autorità palestinese, esiliare il leader Yasser Arafat e uccidere o imprigionare il
suo esercito».
"Giustificazione per lo spargimento di sangue"
La "Giustificazione per lo spargimento di sangue" era una componente essenziale del
programma militare e d’intelligence. L’uccisione di civili palestinesi veniva giustificata su
“basi umanitarie.” Le operazioni militari israeliane erano accuratamente sincronizzate in
modo da coincidere con gli attentati suicidi:
«L’assalto sarebbe stato lanciato, a discrezione del governo, dopo un grosso
attacco suicida con bombe che avesse causato un gran numero di morti e feriti,
citando lo spargimento di sangue come giustificazione.» (Tanya Reinhart, Evil
Unleashed, Israel's move to destroy the Palestinian Authority is a calculated plan,
long in the making, Global Research, dicembre 2001, grassetto aggiunto, ndr)
Il piano Dagan
La “Operazione Vendetta Giustificata” ha avuto anche il nome di “Piano Dagan”, in
riferimento al generale (ora in congedo) Meir Dagan, che attualmente guida il Mossad,
l’agenzia d’intelligence di Israele.
Il Generale della Riserva Meir Dagan era il consigliere di sicurezza nazionale di Sharon
durante la campagna elettorale del 2000. Il piano appariva essere stato redatto prima
dell’elezione di Sharon alla carica di Primo Ministro nel febbraio 2001. «A quanto riferisce
Alex Fishman su “Yediot Aharonot”, il Piano Dagan consisteva nel distruggere l’autorità
palestinese e nel mettere Yasser Arafat ‘fuori gioco’.» (Ellis Shulman, "Operation
Justified Vengeance": a Secret Plan to Destroy the Palestinian Authority, marzo
2001):
«In base a quanto è esposto dal “Foreign Report [Jane]” e rivelato a livello locale dal
“Maariv”, il piano d’invasione di Israele – che si riferisce sia stato denominato Vendetta
Giustificata – verrebbe lanciato immediatamente a ridosso del prossimo attentato
suicida con molte vittime, durerebbe almeno un mese e si prevede che causerebbe
la morte di centinaia di israeliani e migliaia di palestinesi.» (ibid., grassetto aggiunto,
ndr)
Il ‘Piano Dagan’ prevedeva la cosiddetta “cantonalizzazione” dei territori palestinesi
attraverso la quale Cisgiordania e Gaza sarebbero stati totalmente separati l’una dall’altra,
con “governi” separati in ciascun territorio. In base a questo scenario, già previsto nel
2001, Israele avrebbe:
«“negoziato separatamente con le forze palestinesi che sono dominanti in ciascun
territorio: forze palestinesi responsabili per la sicurezza, l’intelligence, e anche per il
Tanzim (al-Fatah).” Il piano somiglia perciò all’idea di “cantonalizzazione” dei territori
palestinesi, scaturita da vari ministeri.»
Sylvain Cypel, The infamous 'Dagan Plan' Sharon's plan for getting rid of Arafat, «Le
Monde», 17 dicembre 2001).
Il Piano Dagan ha stabilito una continuità nei programmi d’azione militare e d’intelligence.
In attesa delle elezioni del 2000, a Meir Dagan fu assegnato un ruolo chiave. «Diventò
l’intermediario di Sharon per i temi della sicurezza con gli inviati speciali del presidente
Bush, Zinni e Mitchell.» Successivamente fu nominato direttore del Mossad dal Primo
Ministro Ariel Sharon nell’agosto 2002. Nel periodo post-Sharon è rimasto capo del
Mossad. È stato riconfermato nella sua posizione di direttore dell’intelligence dal Primo
Ministro Ehud Olmert nel giugno 2008.
A Meir Dagan, in armonia con le controparti USA, hanno fato capo varie operazioni militari
e d’intelligence. Senza menzionare il fatto che Meir Dagan, da giovane colonnello aveva
lavorato a stretto contatto con l’allora ministro della difesa Ariel Sharon nelle incursioni a
danno degli insediamenti palestinesi a Beirut nel 1982. L’invasione di terra di Gaza nel
2009, sotto molti punti di vista, ricalca da vicino l’operazione militare del 1982 condotta da
Sharon e Dagan.
Continuità: da Sharon a Olmert
È importante concentrare l’attenzione su vari eventi chiave che hanno portato fino agli
eccidi di Gaza sotto la “Operazione Piombo Fuso”:
1. L’assassinio nel novembre 2004 di Yasser Arafat. Questo assassinio è stato nel
tavolo dei progetti dal 1996 nell’ambito della “Operazione Campi di Spine”. Secondo un
documento dell’ottobre 2000 «preparato dai servizi di sicurezza, su richiesta dell’allora
Primo Ministro Ehud Barak, si sosteneva che “Arafat, la persona, è una grave minaccia
alla sicurezza dello Stato [di Israele] e il danno che risulterà dalla sua scomparsa è minore
del danno causato dalla sua esistenza.» (Tanya Reinhart, Evil Unleashed, Israel's move
to destroy the Palestinian Authority is a calculated plan, long in the making, Global
Research, dicembre 2001. Dettagli del documento furono pubblicati su Ma'ariv, 6 luglio
2001.).
L’assassinio di Arafat fu ordinato nel 2003 dal gabinetto di governo israeliano. Venne
approvato dagli USA che posero il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza
dell’Onu che condannava la decisione del 2003 del governo israeliano. In reazione agli
aumentati attacchi palestinesi, nel 2003 il ministro della difesa israeliano Shaul Mofaz
dichiarò una “guerra totale” ai militanti cui giurò che erano “marchiati a morte”
«A metà settembre il governo israeliano approvò un provvedimento per sbarazzarsi di
Arafat. Il consiglio di gabinetto per gli affari di sicurezza politica la definì “una decisione
volta rimuovere Arafat in quanto ostacolo alla pace.” Mofaz minacciò: “sceglieremo il modo
e il tempo giusti per uccidere Arafat.” Il ministro palestinese Saeb Erekat disse alla CNN
che riteneva che Arafat sarebbe stato il prossimo obiettivo. La CNN chiese al portavoce di
Sharon, Ra’anan Gissan se il voto significasse l’espulsione di Arafat. Gissan chiarì: “Non
significa questo. Il consiglio di gabinetto ha deciso oggi di rimuovere questo ostacolo. Il
tempo, il metodo, i modi con cui ciò avrà luogo saranno decisi in separata sede, e i servizi
di sicurezza sorveglieranno la situazione e faranno le raccomandazioni sull’azione più
appropriata.» (Si veda Trish Shuh, “Road Map for a Decease Plan”,
www.mehrnews.com, 9 novembre 2005.
L’assassinio di Arafat era parte del Piano Dagan del 2001. Con ogni probabilità, fu portato
avanti dall’intelligence israeliana. Era intesa a distruggere l’Autorità Palestinese, fomentare
divisioni all’interno di al-Fatah così come tra al-Fatah e Hamas. Mahmud Abbas è un
quisling palestinese. Venne installato come leader di al-Fatah, con l’approvazione di
Israele e degli Stati Uniti, che finanziano le forze paramilitari e di sicurezza dell’Autorità
Palestinese.
2. La rimozione, in base agli ordini del Primo Ministro Ariel Sharon nel 2005, di tutte
le colonie ebraiche a Gaza. Una popolazione ebraica di 7mila persone venne ridislocata.
«“È mia intenzione [Sharon] portare avanti un’evacuazione – scusate, una ridislocazione –
degli insediamenti che ci causano problemi e dei luoghi non in grado di durare fino a
diventare un insediamento finale, come gli insediamenti di Gaza… sto lavorando nel
presupposto che in futuro non ci saranno ebrei a Gaza” ha detto Sharon »(CBC, March
2004)
La questione delle colonie di Gaza fu presentata come parte della “road map verso la
pace” sponsorizzata da Washington. Celebrata dai palestinesi come una “vittoria”, questa
misura non era diretta contro i coloni ebrei. Era piuttosto il contrario: faceva parte della
operazione coperta complessiva, che consisteva nel trasformare Gaza in un campo di
concentramento. Finché i coloni ebrei vivevano dentro Gaza, l’obiettivo di sostenere un
vasto territorio-prigione sigillato non poteva essere conseguito. La realizzazione concreta
della “Operazione Piombo Fuso” imponeva “niente ebrei a Gaza”.
3. La costruzione del famigerato Muro dell’Apartheid fu decisa all’inizio del governo
Sharon (vedi mappa seguente).
4. La fase successiva fu la vittoria elettorale di Hamas nel gennaio 2006. Senza Arafat,
gli architetti dell’intelligence militare israeliana sapevano che al-Fatah sotto Mahmud
Abbas avrebbe perso le elezioni. Questo faceva parte dello scenario, già previsto e
analizzato ben prima.
Essendo in capo ad Hamas la responsabilità dell’autorità palestinese, e nell’usare il
pretesto che Hamas è un’organizzazione terroristica, Israele avrebbe intrapreso il
processo di “cantonalizzazione” come formulato nel Piano Dagan. Al-Fatah sotto la guida
di Mahmud Abbas sarebbe rimasta formalmente responsabile della Cisgiordania. Il
governo regolarmente eletto di Hamas sarebbe stato confinato nella Striscia di Gaza.
L’attacco di terra
Il 3 gennaio, i carri armati e la fanteria sono entrati a Gaza in un’offensiva totale sul
terreno:
«L’operazione di terra è stata preceduta da varie ore di fuoco pesante di artiglieria dopo il
buio, che ha mandato i bersagli in fiamme sviluppatesi nel cielo notturno. Il fuoco delle
mitragliatrici ha crepitato quando i traccianti hanno illuminato l’oscurità e lo scoppio di
centinaia di proiettili di artiglieria ha lanciato scie di fuoco» (AP, 3 gennaio 2009).
Fonti israeliane hanno sottolineato un lungo decorso per l’operazione militare. Essa «non
sarà facile e non sarà breve», ha affermato il ministro della Difesa Ehud Barak in un
discorso alla TV.
Israele non sta mirando a obbligare Hamas a “cooperare”. Ciò cui assistiamo è la messa
in pratica del “Piano Dagan” così come formulato inizialmente nel 2001, giacché si
appellava a:
«un’invasione del territorio a controllo palestinese da parte di circa 30mila soldati
israeliani, con la ben definita missione di distruggere l’infrastruttura della leadership
palestinese e di requisire gli armamenti attualmente posseduti dalle varie forze palestinesi,
ed espellendo o uccidendo la sua leadership militare.» (Ellis Shulman, op. cit., grassetto
aggiunto, ndr)
La questione più generale è se Israele d’intesa con Washington abbia l’intenzione di
scatenare una guerra più ampia
L’espulsione di massa potrebbe avvenire in qualche fase finale dell’invasione di terra, se
fossero gli israeliani ad aprire i confini di Gaza per consentire un esodo della popolazione.
Fu da parte di Sharon il riferimento all’espulsione come «una soluzione in stile 1948». Per
Sharon «è solo necessario trovare un altro Stato per i palestinesi: “la Giordania è
Palestina”, era una frase che fu Sharon a coniare» (Tanya Reinhart, op. cit.)