Tre distretti hi-tech a confronto: Etna Valley, Nord

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Tre distretti hi-tech a confronto: Etna Valley, Nord
Brunello Fabio Xausa Andrea
Approfondimento sulla XXII conferenza A.I.S.Re.-TeDIS
“Tecnologie di rete, nuove imprenditorialità e sviluppo del
territorio”
Venezia, 12/10/2001
Tre distretti hi-tech a confronto:
Etna Valley, Nord Milano, canavese
Il quadro industriale che si presenta in Italia in questo ultimo decennio
ha visto nascere iniziative imprenditoriali che nel loro sorgere sono state
aiutate da vari organismi “balie”. Essi si configurano come un ente che, di
solito senza scopo di lucro, si prefigge come obiettivo quello di facilitare lo
sviluppo e il successivo inserimento nel mercato di realtà inserite nel territorio.
Appoggiati da strutture legate alle istituzioni locali, sorgono aziende di
sviluppo, parchi tecnologici e “incubatori”, ossia delle aziende che offrono la
possibilità di sfruttare le loro infrastrutture e servizi a costi irrisori per il lancio
di nuove piccole-medie imprese all’avanguardia tecnologica in vari settori. Al
fianco di tali enti, spesso troviamo istituti di ricerca e si assiste anche ad un
progressivo interesse da parte delle università, che si aprono così al mondo
imprenditoriale del luogo dove esse operano. Gli esempi che saranno proposti
riguardano tre distretti industriali ad elevato tasso tecnologico, che,
nonostante la loro diversa storia, evidenziano tematiche similari.
Il primo distretto industriale analizzato, quello di Nord Milano, si riferisce
ai comuni di Sesto San Giovanni, Brenno, Cologno Monzese e Cinisello
Balsamo: tale area fino agli anni ’90 era un luogo di tipica industrializzazione
fordista, con grandi insediamenti industriali che occupavano la maggior parte
della popolazione locale nell’ambito, ad esempio, della siderurgia
(Falck).Nell’ultimo decennio si è assistito ad un processo di
deindustrializzazione che ha portato ad un incremento della disoccupazione e
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all’abbandono graduale dei terreni precedentemente utilizzati da tali attività
produttive (1/3 del territorio locale).Per rimediare a questi inconvenienti, lo
Stato-con una legge del 1996- i Comuni interessati, le Province, le
associazioni locali e alcuni istituti privati hanno dato vita ad un'agenzia
incaricata dello sviluppo sostenibile della zona: l’agenzia per la promozione e
lo sviluppo sostenibile dell’area metropolitana Nord Milano (ASNM).Tale
S.p.A. non-profit è un’agenzia di sviluppo che ha interessi in vari settori, tra
cui spiccano informatica, hi-tech, R&S, servizi avanzati, al fine di rendere
Sesto San Giovanni, l’ex “Stalingrado d’Italia” secondo l’ironia di Luigi Ferro,
una “città della comunicazione”, un polo integrato nella comunicazione;
esempio importante è l’insediamento nel territorio di Cologno degli studi di
Mediaset, con il suo capitale di conoscenze nel campo.
Nell’intento di sviluppare l’imprenditorialità locale, si è adottato un
progetto di creazione di un incubatore, tale da rendere più efficace
l’immissione nel mercato delle imprese nascenti, caratterizzate da una
spiccata propensione all’information technology e alla multimedialità.
La realizzazione di questi intenti si è concretizzata nell’utilizzo dapprima
di locali dell’ex impianto siderurgico, per offrire spazi e servizi all’insediamento
di un processo di start-up e spin-off per imprese legate alla multimedialità. In
seguito si è assistito alla creazione di un centro di telelavoro e teleservizi, che
ha suscitato l’interesse di importanti aziende del settore.
Tutti questi interventi hanno contribuito alla creazione di una coscienza
e conoscenza informatica che ha avuto come risultato l’insediarsi di aziende
di livello nazionale/internazionale sul territorio: Wind, Oracle, Coca Cola e
altre, ma anche la nascita di importanti realtà come Shoes of Italy, Idnet,
manager.it.
Cambiando scenario, negli ultimi 15 anni si è assistito alla nascita di una
sorta di distretto industriale hi-tech nell’area catanese, pomposamente
ribattezzato dai media “Etna Valley”.
L’ovvio riferimento alla californiana Silicon Valley scaturisce
dall’insediamento nell’area etnea di un’importante azienda di livello mondiale
quale la STMicroeletronics, operante nel settore microelettronico.
Grazie al sostegno di ente pubblici locali e all’ausilio dell’Università di
Catania, specie della Facoltà di Ingegneria, si sono create condizioni propizie
al formarsi di nuove professionalità specializzate in questo ambito, ma anche
di una serie di imprese collegate al gigante internazionale.
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Si possono individuare più fasi nello sviluppo di questa nuova realtà che
surge alle cronache nazionali e non solo. L’iniziale localizzazione della ST,
seguito da un parallelo incremento delle competenze in loco derivanti da
un’ottima politica dell’università di Catania, hanno favorito il rapido sviluppo di
competenze e qualità dei fornitori locali (alcuni di essi infatti sono ora a livello
nazionale).
L’inserirsi della ST nel tessuto economico siculo ha favorito l’affermarsi
di un processo di spin-off di imprese fornitrici, satelliti dell’azienda principale
inizialmente, ora anche di imprese concorrenti. Infine questa concentrazione
di nuove imprenditorialità ha creato un terreno fertile per l’insediamento di altri
importanti protagonisti internazionali legati all’IT, quali Nokia, Omnitel,
Magneti Marelli.
Un ulteriore risultato di questa simbiosi fra internazionale e locale è
l’innescarsi di un fenomeno di “spin-in”: la nascita di piccoli ma qualificati
fornitori ha giovato alla ST, che ingrandendosi ha arricchito ulteriormente il
panorama economico circostante, innestando un circolo virtuoso di
apprendimento e avventure imprenditoriali legate alla filiera microelettronica.
Tutto ciò è stato reso possibile dalla condivisione di esperienze e conoscenze
tacite maturate sul luogo, poi codificate in processi produttivi altamente
competitivi (seguendo un procedimento che conferma la ”spirale della
conoscenza”, teorizzata dall’economista nipponico Nonaka). E’ non meno da
lodare la trasformazione di un possibile svantaggio, la presenza di un’unica
grande impresa nel territorio con i collegati rischi di condivisione di esiti
negativi, in un fattore di sviluppo: la crescita comune di tutti i soggetti
mutuamente collegati, dovuto ad una semplificazione dei rapporti su scala
regionale. La ricompensa di questo azzardo organizzativo, avere un solo
leader a cui riferirsi e confrontarsi, si è avuta con l’attrazione di nuove
importanti realtà aziendali nel circondario.
Situazione ibrida fra le due esperienze esaminate innanzi è quello del
distretto tecnologico del canavese. In una zona, quella di Ivrea, già da molto
tempo legata all’industria informatica, data la presenza di Olivetti, sembrava
adeguato sfruttare il bagaglio di conoscenze scientifico-culturali maturate e
presenti anche dopo il ridimensionamento dell’azienda di De Benedetti.
Provincia, Comune, associazione locali, la stessa Olivetti, l’università di Torino
hanno deciso di predisporre un organismo capace di sfruttare le doti di molti
lavoratori e imprenditori locali: è così iniziata l’avventura del Consorzio per il
Distretto Tecnologico del Canavese. Questa azienda non-profit, che richiama
l’ASNM milanese, di fornire un sistema di supporto si prefigge alle società
emergenti della periferia torinese e di proporre un quadro organico di possibili
progetti per la realizzazione di strutture immateriali, che possano contribuire
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allo sviluppo socio-economico del Canavese e con cui si possa andare poi
alla ricerca dei finanziamenti su fondi nazionali, regionali ed anche privati.
Il ruolo attivo di iniziazione viene svolto dalla TS Canavese (tecnologia e
sviluppo), un progetto di ricerca che ha come obiettivo quello di creare
un'infrastruttura di competenze che possa dare un impulso significativo
allo sviluppo tecnologico, economico, sociale dell’industria manifatturiera
canavesana, favorendo in particolare la crescita, in termini di competitività
e di occupazione, del tessuto delle piccole e medie Imprese.
TS Canavese prevede:
• l'attivazione di cinque Centri di competenza (laboratori) in settori
tecnologici e industriali significativi
• l'avvio di progetti di ricerca su tematiche trasversali ai settori di
riferimento di ciascun Centro per lo sviluppo di know-how scientifico
e tecnologico
• l'integrazione dei centri di Competenza nel tessuto imprenditoriale
locale, attraverso progetti svolti in collaborazione con le aziende
• La realizzazione di attività di trasferimento tecnologico quali, ad
esempio, check-up tecnologici, studi di fattibilità, workshop, seminari,
pubblicazione e diffusione di documentazione. Il Distretto si avvale
delle competenze e delle strutture del Politecnico di Torino e
dell’Istituto di ricerca RTM, operante nel canavavese dal 1965.
I cinque Centri di competenza riguardano le lamiere cellulari, la
meccatronica e le microlavorazioni, le lavorazioni con tecnologia laser, lo
stampaggio, e i microsistemi per la sensoristica avanzata. Rilevanti sono
senz’altra gli ultimi due: il Centro per lo stampaggio ha l'obiettivo di
consolidare e sviluppare realtà industriali storicamente presenti nel canavese
mediante un continuo processo innovativo, mentre quello per la sensoristica si
configura come un "laboratorio aperto" dedicato alla progettazione e alla
realizzazione di prototipi di microsistemi la cui produzione risulta ben inseribile
nella realtà produttiva canavesana, ricca delle competenze e degli aspetti
multidisciplinari necessari per il loro sviluppo. Accanto ai cinque Centri sopra
descritti il Consorzio per il Distretto Tecnologico del Canavese ha attivato
anche un Centro di competenza per la Chimica e le Biotecnologie.
Importantissimo è il ruolo giocato dal Politecnico di Torino, che oltre a formare
figure competenti, è sempre stato attivo partner nella realizzazione di questo
ambizioso progetto, che ha permesso anche qui il realizzarsi di casi di spin-off
da parte di imprenditori, che talvolta hanno solamente modificato la loro
produzione, mantenendo, però, certi macchinari e soprattutto sfruttando la
conoscenza tecnologica e tacita già acquisita nelle precedenti mansioni
lavorative.
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Come si è potuto notare dai casi sopra proposti, ci si trova ad affrontare
dinamiche completamente differenti fra loro. L’innesto nel territorio siciliano,
privo di precedenti esperienze imprenditoriali di grande rilevanza, ma con un
discreto humus di conoscenze in loco, di una grande azienda ha
notevolmente propiziato il sorgere di una serie di piccole imprese molto vitali.
All’opposto si colloca l’esperienza milanese, dove il nascere di similari
imprese si è accompagnato al declino delle grandi società di stampo fordista,
prima presenti. Situazione intermedia è, invece, quella piemontese, dove sì si
è assistito al crollo di un colosso tayloriano, ma si sono sfruttate ancora le
conoscenze maturate in quel campo per implementarle in attività legate al
nuovo paradigma che si sta evolvendo a grande velocità, nonostante alcuni
ma non trascurabili problemi di mismatching.
A riguardo anche il ruolo svolto dalle istituzioni pubbliche ha avuto pesi
diversi, quasi una dicotomia tra pull e push sull’intervento pubblico. L’ASNM, e
parimenti il Consorzio per il canavese, sono stati creati appositamente per
favorire lo sviluppo locale, mentre la realtà meridionale è stata favorita
principalmente da politiche individuali private. E’ da precisare, comunque, che
il ruolo dei soggetti pubblici è stato differente, ma rilevante, in tutte e tre le
situazioni analizzate.
Si può notare, rifacendosi anche ad altri casi presentati nella
conferenza, che la dinamica di sviluppo dei distretti industriali dell’ hi-tech ha
dei nodi fondamentali, su cui si innestano le singolarità precipue ai contesti
locali con il loro passato e patrimonio di conoscenze; queste tappe essenziali
sono:
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presenza o insediamento di un soggetto che funge da guida nello
sviluppo (grande industria, incubatore, agenzia di sviluppo, centri
di ricerca, università, consorzio, parco tecnologico, …);
crescita di fornitori locali dei soggetti leader e connesso sviluppo
di conoscenze specifiche;
processo di spin-off e start-up;
eventuale dinamica di spin-in;
attrazione di altri grandi soggetti .
E’ importantissimo notare che lo sviluppo non risulta essere basato
esclusivamente sulla componente finanziaria, ma è –correttamentesupportato da una coerente politica industriale, attenta alle esigenze del
territorio, che viene così valorizzato e posto come elemento di
differenziazione costruttiva.
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Lo sviluppo di questi distretti è determinato da un'equilibrata interazione
fra parti diverse, che si fondono in un sistema, più efficiente ed efficace di una
focalizzazione eccessiva su pochi, seppur fondamentali, elementi; necessita
una interdipendenza fra politica industriale, istituzioni, tecnologia, profilo
finanziario e l’esigenza di continua ricerca e sviluppo del settore. A supporto
di questa realizzazione, importante è l’uso di una rete di collegamenti, tale da
favorire il networking, fondamentale in un’epoca di transizione verso la new e
la net economy.
Bassano del Grappa 16/10/2001
Brunello Fabio & Xausa Andrea
Bibliografia:
- “Etna Valley: presentazione di un polo hi-tech nell’area catanese” di C. Di
Guardo;
- “ASNM: un’esperienza di sviluppo locale” di F. Terragni
- “Il ruolo delle nuove tecnologie nello sviluppo dei sistemi locali” di G. Capitani;
- “Struttura dei modelli emergenti a supporto dell’imprenditorialità sul territorio”
di E. Di Maria;
- “Piccole aziende crescono nella culla dell’hi-tech” di L. Ferro;
- Patto territoriale per il Distretto Tecnologico del Canavese;
- official communication tratto da La sentinella del canavese;
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