La strada del Gran Paradiso - Comunità Montana Valli Orco e Soana

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La strada del Gran Paradiso - Comunità Montana Valli Orco e Soana
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La strada del
Gran Paradiso
ITINERARI CULTURALI NELLE VALLI ORCO E SOANA
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COMUNITA MONTANA
VALLI ORCO E SOANA
La strada del
Gran Paradiso
ITINERARI CULTURALI NELLE VALLI ORCO E SOANA
Edizione: giugno 2012
Stampa: Marcograf, Venaria Reale TO
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CULTURA, AMBIENTE e TURISMO:
I CARDINI DELLA RIPARTENZA
In questo preciso momento storico scrivere di “cultura” potrebbe
essere considerato un vezzo o un semplice “perder tempo” rispetto ai “veri” problemi che stanno attanagliando la società.
Invece noi crediamo che proprio in questa fase di profonda crisi
economica, rivalutare il patrimonio culturale rappresenti, assieme alla “green economy”, una concreta possibilità di sviluppo
turistico-economico del territorio.
La promozione dei beni culturali abbinata all’iniziativa “Strada
del Gran Paradiso” non deve essere letta come una mera illustrazione delle “ricchezze” delle Valli Orco e Soana bensì come
una “ripartenza” del territorio tesa a contrastare la perdurante
crisi industriale e finanziaria.
Cultura, ambiente e turismo sono le tre parole chiave sulle
quali noi crediamo debba essere ripensato il modello di governance del territorio.
La presente pubblicazione, redatta in collaborazione con la Provincia di Torino, il Parco Nazionale Gran Paradiso, i Comuni e la
Comunità Montana Valli Orco e Soana, intende essere il punto
di avvio per una nuova concezione della valorizzazione degli itinerari culturali esistenti sul territorio.
L’ASSESSORE
alla CULTURA e TURISMO
Dott. Silvio VARETTO
IL PRESIDENTE
della Comunità Montana
Valli Orco e Soana
Dott. Danilo CROSASSO
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STORIA, SPIRITUALITÀ, NATURA
ED ENOGASTRONOMIA SI INCONTRANO
SULLA STRADA DEL GRAN PARADISO
La Strada del Gran Paradiso: un sogno che è diventato
realtà nel giro di alcuni mesi. È bastato infatti meno di
un anno alla Provincia di Torino, agli amministratori
locali di 44 Comuni del Canavese occidentale e ad una
serie di soggetti privati particolarmente interessati alla
promozione del territorio per concretizzare l’idea di un
circuito che mettesse in rete le eccellenze del territorio.
La proposta era semplice: mettere da parte la diffusa
e persistente mentalità campanilistica, per dar vita ad
un progetto di aggregazione e animazione che avesse
al centro le peculiarità storico-culturali, naturalistiche
ed enogastronomiche delle terre di pianura e di montagna che stanno ai piedi di quel grande massiccio alpino che segna il confine ad alta quota tra Piemonte e
Valle d’Aosta. Tre sono i filoni su cui gli amministratori
pubblici e gli imprenditori hanno scelto di puntare la
loro attenzione ed i loro sforzi promozionali:
A la natura, protagonista nel Parco Nazionale del Gran
Paradiso e in quattro vallate dai nomi arcani ed evocativi: Orco, Soana, Gallenca, Sacra;
B gli itinerari storico-culturali e quelli della spiritualità, che toccano luoghi-simbolo dell’epoca medioevale come castelli e torri, ma anche i luoghi della
spiritualità come, tra gli altri, l’Abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese ed il Santuario di Belmonte;
C l’enogastronomia.
Il 2011 ha segnato la “nascita” ufficiale della Strada,
con l’evento “Un assaggio di Paradiso”, che ha proposto una vetrina enogastronomica del territorio a Pont
Canavese, Cuorgnè e Rivarolo Canavese, in una sorta
di “benvenuto ufficiale” nella “Strada del Gran Paradiso”. Il successo di pubblico e l’attenzione dei media per
l’iniziativa hanno convinto i promotori di essere veramente sulla “Strada” giusta: ma li hanno anche caricati di responsabilità, nella consapevolezza che i passi
successivi sarebbero stati attentamente osservati e
giudicati da chi vive nel territorio e da chi lo visita abitualmente o lo scopre per la prima volta. Gli Enti, le
associazioni ed i privati che sostengono il progetto della Strada hanno deciso di aprire il secondo anno di attività con un evento dedicato alla natura ed allo sport
nei giorni del Solstizio d’estate, scegliendo Ceresole
Reale, Locana e Valprato Soana come scenario di numerose attività sportive tra cui nordic walking, canoa,
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tiro con l’arco, passeggiate a cavallo, giri in bicicletta,
arrampicata ed escursioni sui sentieri di montagna.
Ogni località ha una sua vocazione, che la Strada ha
cercato di valorizzare. Ceresole Reale, ad esempio, offre un territorio ideale per il nordic walking. Ma il lago
di Ceresole e le sue rive sono perfetti anche per la canoa, il windsurf ed il tiro con l’arco. Locana punta e
punterà sempre più in futuro sulle escursioni a cavallo
e in bicicletta. Una manifestazione che ha lo scopo di
avvicinare i turisti (soprattutto i bambini) alla natura
e di farli ritornare ai piedi del Gran Paradiso deve però
proporre anche eventi che intrattengono e divertono,
come le dimostrazioni di falconeria ed i giochi d’acqua
in piscina per i bambini. Valprato Soana ha invece scelto di “coccolare” i turisti (nuovo o abituali che siano)
con un intero fine settimana di appuntamenti musicali,
con “Una Valle Acustica” e “Ingria Woodstock Festival”.
Senza dimenticare, però, che ai veri sportivi interessano le escursioni sui percorsi della GTA, le dimostrazioni e le prove di arrampicata sulle palestre naturali e
artificiali, il “Percorso vita” di Piamprato ed il Diploma
ciclistico della valle Soana. Il metodo di lavoro che si
sta affermando è ad un tempo semplice ed impegnativo, perché in ognuno dei Comuni e dei territori della
“Strada” che si mettono in gioco ed in vetrina gli
eventi sono pensati non come fini a se stessi ma come
occasioni per attrarre, incuriosire e fidelizzare il turista amante della natura, della storia e dell’enogastronomia. Su quei percorsi, in quelle città, in quei castelli,
in quelle aziende agricole, in quei ristoranti e alberghi
si deve potere e volere ritornare, per scoprire angoli
non ancora esplorati o semplicemente per riassaporare un’atmosfera, una sensazione, un momento di
piacevole arricchimento personale vissuto nelle precedenti visite.
Michele Fassinotti
Media Agency Provincia di Torino
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Con il contributo di:
ALPETTE
CERESOLE REALE
FRASSINETTO
INGRIA
LOCANA
NOASCA
PONT CANAVESE
RIBORDONE
RONCO CANAVESE
SPARONE
VALPRATO SOANA
Coordinatore editoriale: Franco Bosio.
Collaboratori: Franco G. Ferrero (Comunità Montana, ORSO TV), Andrea Casaleggio (Parco Nazionale del Gran Paradiso), Silvana Ferrero (Pont Canavese),
Attilio Stefano Guaitoli (Frassinetto), Marco Beretta (Ingria), Gabriella Stefano
(Ronco Canavese), Rosella Peretti (Valprato Soana), Gilia Aimonetto (Sparone),
Margherita Chiolerio e Guido Bellardo (Ribordone), Franco Bosio (Alpette),
Eleonora Gianinetto e Silvana Cavoretto (Locana), Roberto Scrofani (Noasca),
Luisella Tocci (Ceresole Reale).
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Indice
Cultura, ambiente e turismo: i cardini della ripartenza ....................................................................................
Storia, spiritualità, natura ed enogastronomia si
incontrano sulla strada del Gran Paradiso ........
Indice ........................................................................................
Valli Orco e Soana ...............................................................
Orso Tv ......................................................................................
Storia, natura e cultura del primo parco nazionale Italiano ....................................................................
Pont Canavese ........................................................................
Frassinetto ................................................................................
Ingria .........................................................................................
Ronco Canavese ...................................................................
Valprato Soana ....................................................................
Sparone ...................................................................................
Ribordone ................................................................................
Alpette ........................................................................................
Locana .....................................................................................
Noasca .......................................................................................
Ceresole Reale .......................................................................
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IZIONI
Se intendiamo in senso antropologico il concetto di “cultura”, appartengono alla identità culturale del
territorio anche l’artigianato, con i tipici lavori nomadi, i prodotti tipici
agroalimentari e la cucina, la lingua,
l’abbigliamento tradizionale e le feste popolari.
Le ricorrenti ondate migratorie portavano un tempo verso le città, o all’estero, migliaia di uomini per
praticare i lavori nomadi, ora scomparsi, dello spazzacamino (spaciafornel), del vetraio (vedriat), dell’arrotino
(mulitta), del succhiellaio (traolinat) e
del calderaio che si occupava di fabbricare e riparare paioli di rame (magnin). I lavori tradizionali fanno parte
in modo integrante dell’identità del
territorio, tanto che sono stati realizzati nel tempo monumenti in memoria di questi anonimi lavoratori:
vetrai (a Ronco), ramai (a Piamprato
di Valprato), spazzacamini (a Locana), donne rurali (a Ceresole), montanari (a Ribordone). Anche i piccoli
musei, gli ecomusei e le mostre permanenti del territorio sono dedicati
in prevalenza agli aspetti della cultura materiale.
Le Valli hanno
un’antica tradizione turistica che risale all’Ottocento,
con il nuovo interesse verso la
montagna per la
caccia reale dei Savoia, per le scalate
in montagna e co-
me destinazione salutistico-termale.
Il dialetto parlato in Valle Soana e
nell’Alta Valle dell’Orco (soprattutto a
Noasca e a Ceresole) appartiene all’area linguistico-culturale definita
francoprovenzale; gli attuali abitanti
lo qualificano con fierezza il Parlar da
nozauti (parlar a modo nostro). Un
tempo, quando gli uomini praticavano il mestiere itinerante di calderaio (ruga) o di spazzacamino, usavano un proprio gergo, alquanto
ostico, che aveva lo scopo di non far
comprendere al resto del mondo i
loro segreti.
Le donne della Val Soana indossano
con orgoglio ancora oggi l’abito tradizionale, sovente ereditato da
mamme e nonne, in occasione di
feste e cerimonie. Il colore dominante è il nero: neri sono infatti la
sottana con il corpetto (lo gonel) e la
maglia (la mai). La camicia (tchumizi)
è invece bianca ed ha il colletto in
pizzo. Scialle (panet) e grembiule (faudai) finemente ricamati, possono essere neri o colorati. Ai piedi si portano gli ahcapin, calzature di stoffa
prodotte a mano: hanno la suola
fatta da tanti strati di stoffa trapuntati con filo di canapa e tomaia in
velluto nero con ricami a fiori. Le
donne che si recavano al mercato sistemavano le merci in un cesto chiamato fahton; appoggiato alle spalle,
era sostenuto con la fronte per
mezzo di una fascia in stoffa, la pola
e veniva coperto superiormente da
un grembiule. Meno eleganti e rifiniti erano quelli utilizzati per il tra-
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Valli Orco e Soana
sporto dell’erba e del letame. La vita
in Valle è sempre stata dura; le scarse
risorse hanno obbligato i montanari
a cercare lavoro in pianura o all’estero, soprattutto in Francia e Svizzera. Chi partiva portava nel cuore la
nostalgia del paese natio e vi tornava
non appena possibile; il turista che
oggi sale in Valle, non può non notare
le numerose automobili con targa
francese che circolano in estate lungo le strade: sono gli emigranti e,
Logo della Valle Soana.
sempre più spesso, figli di emigranti
che continuano a sentirsi intimamente legati a questa piccola e
splendida valle.
Le Feste Patronali sono tutt’oggi le
migliori testimonianze della perseveranza con cui le tradizioni ancestrali vengono mantenute vive: ogni
borgata, anche la più piccola, ha la
sua cappella e il suo Santo da festeggiare. Ogni frazione ha il proprio caratteristico ed unico tocco per annunciare la Festa attraverso il suono
delle campane: la Baudëtta eseguita a
martello con il campanaro ospitato,
spesso in posizione precaria, direttamente nella cella campanaria.
Da non dimenticare l’incant, l’asta di
oggetti (incanto, appunto) offerti dai
fedeli: il ricavato servirà per i lavori
necessari a mantenere in ordine la
cappella.
Nell’ambito delle tradizioni valligiane
meritano ancora particolare menzione la “dona” ovvero l’offerta a tutti
i presenti all’uscita dalla Chiesa, dopo
la recita del Rosario in suffragio di
un defunto, di una focaccia di pane
accompagnata da un pacco di riso o
di sale (dono che nessuno può rifiutare), e la sera del 1° novembre quando prima di andare a letto viene
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approntata la cena per i morti, commemorati il giorno dopo: castagne,
zuppa di pane e cavoli (supà de coi) e
una bottiglia di vino lasciati sul tavolo di modo che i defunti della famiglia, venendo a far visita alla casa,
sapranno di essere ricordati.
Tra i più interessanti esempi di devozione religiosa va segnalato certamente il culto di San Besso, secondo
la tradizione, martirizzato da alcuni
montanari pagani che lo gettarono
giù da un’alta roccia, dove oggi sorge
il santuario, ad oltre duemila metri
di quota nella valle di Campiglia. Qui
giungono nelle giornate del 10 agosto e del 1 dicembre folle numerose
di fedeli sia dal Canavese sia dalla
Valle d’Aosta. Altra festa religiosa
molto frequentata è quella del 27
agosto al Santuario di Prascondù
(1321 m) a Ribordone. Tra le feste profane più significative il Carnevale di
Pont e la rievocazione storica arduinica che si svolge ogni due anni a
Sparone, con una rappresentazione
proprio sulla Rocca che vide l’assedio
dell’esercito imperiale. Numerose le
fiere e le feste legate ai mestieri: le
fiere della transumanza (a settembre a Pont e Noasca), le battaglie delle
Reines e delle capre a Locana, la festa
raduno degli spazzacamini, il 15 agosto, a Borgata Giroldi di Locana, la
fiera dei magnin a giugno ad Alpette,
la mostra dell’artigianato a giugno a
Pont e molte altre.
Tra i prodotti tipici agroalimentari
spicca senza dubbio il formaggio di
montagna, rinomato già nel XV secolo, soprattutto di vacca, il prosciutto della Val Soana, il salame
patata e la mocetta, ma vanno ricordati anche i prodotti del bosco (castagne, funghi, frutti di bosco, erbe),
il miele, l’ampia varietà dei salumi e
tra i dolci i torcettoni della valle
Soana, i Baci del
Gran Paradiso, le
giuraie (confetti
tradizionali per
le nozze) e paste
di meliga.
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Orso Tv
La web tv delle valli Orco e Soana
ORSO TV è la community web tv della Comunità Montana Valli Orco e
Soana (TO), nata a fine 2007. Tutti i
contenuti audiovisivi della web tv
www.orcosoana.tv/net-tv
sono dedicati ad eventi, attualità,
storia, leggende, tradizioni, lingua,
identità culturale della gente e del
territorio delle Valli Orco e Soana e
sono autoprodotti sul territorio per
il territorio, con la collaborazione
delle associazioni e della popolazione. I video sono suddivisi in format quali: Orso tv eventi (con attenzione agli eventi minori e alle peculiarità,
come transumanze,
feste religiose in quota, eventi sulla neve
ecc.), Orso tv documentari (con un ricco patrimonio di interessanti filmati, anche
grazie alla collaborazione con il Parco Nazionale Gran Paradiso
e con l’Archivio Audiovisivo Canavesano), Come eravamo (che prevede recupero, digitalizzazione e montaggio
tematico di vecchie pellicole in
super8 degli anni 50, 60 e 70), I testimoni raccontano, Storie e leggende, Orso
tg (un link mostra il tg dell’emittente
locale Rete Canavese aggiornato
quotidianamente) Orso you tube, I
paesi si raccontano, Orso Teatro, Orso
Poesia ecc.
Il blog di ORSO TV
www.orcosoana.tv/blog
è diventato ormai da tempo la più
aggiornata e completa bacheca sugli
eventi e le manifestazioni del territorio, grazie al costante apporto
delle associazioni locali che vi
inseriscono post relativi a
quanto viene organizzato nel
loro paese. E’ presente anche
un grosso archivio fotografico
realizzato dagli utenti con im-
magini davvero splendide sulle valli
www.orcosoana.tv/blog/orsophoto.
Orso tv ospita spesso video prodotti
direttamente dagli utenti, secondo
la logica partecipativa del web 2.0. In
questo modo chi visita il territorio,
anche solo per una escursione, può
inviare la propria video-testimonianza.
Orso tv ha ricevuto importanti riconoscimenti a livello nazionale (concorso “la PA che si vede” 2007, Teletopi
2009 ecc.).
ORSO TV costituisce quindi un archivio vivo e dinamico, dove i ricordi, le storie, i saperi delle
persone vengono “conservate”
come testimonianza e patrimonio di tutti, facilmente accessibile da chiunque.
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Storia, natura e cultura del
primo parco nazionale Italiano
Le vicende del Parco Nazionale Gran Paradiso sono
indissolubilmente legate alla protezione dello
stambecco. Già nel
1856 il re Vittorio Emanuele II aveva dichiarato Riserva Reale di
Caccia le montagne attorno alla vetta del Gran
Paradiso, salvando in questo
modo dall’estinzione l’animale diventato poi simbolo del Parco, che in
quegli anni aveva ridotto la sua popolazione a livelli allarmanti. Il re
aveva poi formato un corpo di guardie specializzate e fatto costruire
sentieri e mulattiere che ancora oggi
costituiscono la migliore ossatura
viaria per la protezione della fauna
da parte dei guardaparco e formano
il nucleo dei sentieri escursionistici.
In seguito, nel 1919, Vittorio Emanuele
III si dichiarò disposto a regalare allo
Stato italiano i 2100 ettari della riserva di caccia, purché vi creasse un parco nazionale. Il 3 dicembre 1922 veniva istituito, primo in Italia, il Parco
Nazionale Gran Paradiso. Il Parco ha oggi una superficie di
71.044 ettari, suddivisi tra Piemonte
e Valle d’Aosta. Accoglie cinque vallate concentriche in cui si trovano tipici ambienti alpini, con ghiacciai,
rocce, boschi di larici ed abeti. Senza
dubbio il Parco è una delle
aree alpine con maggiore presenza faunistica: undicimila camosci, più di duemila
stambecchi, oltre a
cervi, caprioli, cinghiali, marmotte, lupi e
aquile. In totale quaranta specie di mammiferi e cento di uccelli nidificanti vivono nel Parco. Gli animali
sono in completa libertà e sono osservabili con estrema facilità a pochi
metri di distanza. Il Parco ha poi una
flora alpina ricca e varia (si contano
oltre 1500 specie), caratterizzata da
piante rarissime, e presenta ambienti di estrema bellezza.
Ma il Parco non è solo natura: incisioni rupestri, strade e ponti di origine romana, chiese e castelli medievali, case e sentieri reali di caccia,
costruzioni militari, mostrano un
patrimonio culturale di origini anti-
che ma costantemente arricchito
col trascorrere del tempo. Ecco che il
paesaggio agrario si unisce agli elementi artistici e religiosi, alle usanze
e tradizioni popolari, alle diverse attività ancora oggi praticate. In particolare i villaggi piemontesi presentano abitazioni costruite interamente in pietra. La casa alpina riflette il carattere di una popolazione
contadina attenta soprattutto alla
funzionalità: il modello più comune
prevede un edificio in pietra con la
stalla al piano terreno, l’abitazione al
primo piano e più sopra ancora il fienile. In questi sopravvivono anche
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S t o r i a , n a t u r a e c u l t u r a d e l primo parco nazionale Italiano
Il centro visitatori di
Ceresole.
elementi decorativi e artistici come i piloni votivi tipici della
Val Soana, che testimoniano la religiosità popolare. Incisioni
rupestri e affreschi, strade e ponti di origine romana, costruzioni militari, chiese e castelli medioevali, alpeggi, sentieri e mulattiere, muri a secco eretti per terrazzare i ripidi
versanti, canalette irrigue in pietra e terra, raccontano una
lunga storia di popolazioni dedite prevalentemente ad attività agricole e pastorali. Dalla metà dell’800, il re Vittorio
Emanuele II di Savoia iniziò a frequentare il Gran Paradiso
per raggiungere le postazioni di caccia allo stambecco. Le
case reali di caccia, edifici a un solo piano localizzati in ampi
pianori oltre i 2000 metri, destinati ad ospitare il re e la sua
corte, sono gioielli del Parco che merita visitare.
Per far conoscere, oltre agli ambienti e alle finalità, anche la
cultura e le tradizioni locali, nel Parco sono presenti i centri
visitatori (cinque nel versante piemontese). Sono strutture
destinate a fornire informazioni e servizi ai turisti, ma anche ecomusei e centri di educazione ambientale.
A Ceresole Reale il centro visitatori inaugurato a luglio del
2008, è stato allestito all’interno dell’edificio che ospitava
il Grand Hotel. Il tema centrale della nuova esposizione è il
rapporto tra l’uomo e lo stambecco nella storia e nell’arte
fino ai giorni nostri. Noasca ospita invece un’esposizione permanente che descrive la geomorfologia del Parco. Gli agenti
modificatori dell’ambiente, la composizione
delle rocce e la loro degradazione, l’evoluzione
alpina sono gli spunti di
riflessione offerti al visitatore. Sempre a Noasca si può trovare il
Centro di Educazione
Ambientale, costituito
da spazi per le attività
didattiche, di tipo
scientifico e di elaborazione delle osservazioni svolte in natura, e da una struttura
residenziale con l’albergo “La cascata”. Nel centro storico di
Locana, all’interno della suggestiva chiesa sconsacrata di
San Francesco, si trova la mostra permanente sugli antichi
ed i nuovi mestieri delle valli, dallo “spaciafurnel” (lo spazzacamino), illustrato da un ricco documentario e da una installazione sonora interattiva, alla realtà della recente
produzione idroelettrica. Materiali e testimonianze documentarie, proposte anche attraverso raffinate soluzioni
multimediali, intendono richiamare l’at- tenzione del visitatore sull’esperienza della devozione popolare nelle vallate
comprese nel Parco. Sede privilegiata per questo incontro il
complesso di edifici adiacenti il santuario di Prascondù, costruito nel XVII secolo per ricordare una miracolosa guarigione ad opera della Vergine Maria e da allora tradizionale
meta di pellegrinaggi. Nel fabbricato che un tempo ospitava
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S t o r i a , n a t u r a e c u l t u r a d e l primo parco nazionale Italiano
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i fedeli giunti da lontano,
vengono oggi accolte le
manifestazioni più interessanti della religiosità
popolare nella cultura alpina. Sempre in val Soana
lo scopo del centro visitatori di Ronco Canavese,
intitolato “Tradizioni e biodiversità in una valle fantastica”, è quello di valorizzare i temi forti che caratterizzano la valle e che
sono strettamente correlati con la biodiversità:
ecosistemi incontaminati, qualità del territorio e
dei suoi prodotti, storia
locale, tradizioni, leggende ed antichi mestieri. A
Ronco si trova anche la
“fucina da rame”, che costituisce il nucleo principale
dell’Ecomuseo del Rame.
Nella struttura, risalente
al 1675, è possibile ripercorrere le antiche fasi
della lavorazione del rame secondo le tecniche
siderurgiche del periodo pre-industriale, quando gli altiforni
funzionavano a carbone di legna e l’energia per il movimento dei macchinari era fornita dall’acqua.
Laghetti di Bellagarda.
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Po n t C a n a v e s e
CENNI STORICI
Numero di abitanti: 3711
Denominazione: pontesi
Superficie: kmq 19,43
Altitudine:
min. m 451 - max. m 1115 s.l.m.
Distanza da Torino: km 46
Il paese non ha fino ad ora restituito
tracce delle fasi più antiche della storia
umana.
Il sito di Santa Maria, databile al Neolitico, contiene documenti archeologici
relativi alle prime comunità canavesane di agricoltori e ancora oggi le undici coppelle sacrificali incise su un
masso erratico testimoniano che nel
villaggio vi era un’area di culto e di sepoltura dove si celebravano riti propiziatori.
Festa patronale: San Costanzo
Municipio: via Marconi 12
tel. 0124862511 - fax 012484873
www.comune.pontcanavese.to.it
email: [email protected]
Biblioteca Civica “Ruffini”:
via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa 3
tel. 012485560 - fax 012485047
email:
[email protected]
Ufficio turistico: piazza Craveri 8
tel. 012485484 - fax 012485047
email:
uffi[email protected]
Comuni limitrofi:
Alpette, Cuorgné, Frassinetto, Ingria,
Ronco Canavese e Sparone
Alcuni reperti indicano la presenza di
altri antichi insediamenti umani sia
presso i corsi d’acqua (a Sarro sorgeva
un villaggio di palafitte) sia in montagna (a Montpont, in località Campidaglio).
I Salassi, popolazione di origine Celto-ligure e prima civiltà di cui si hanno
tracce nel nostro territorio, chiamarono il paese Rondilitegna, che significa
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Pont Canavese
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"Passaggio a due valli". Nome senz’altro appropriato data la Panorama di Pont Casua posizione geografica: è infatti un paese di fondovalle, navese.
unica porta per risalire la valle dell’Orco e quella del Soana.
Pont deve il suo nome ai Romani che nel 98 a.C. fondarono
Eporedia (l'attuale Ivrea) ed intorno a quel periodo giunsero
anche nelle nostre valli. Infatti in epoca romana si chiamò
“Ad duos pontes“, nome che sottolinea l’importanza dei due
ponti senza i quali era impossibile entrare nell’abitato e che
un tempo avevano una notevole rilevanza sia politico-militare (ben difesi impedivano l’accesso al nemico) sia economica (per attraversarli occorreva pagare il pedaggio) sia
sanitaria (la loro chiusura contrastava la diffusione delle
epidemie).
Durante l’occupazione della Legione Tebea (286 d.C.) venne
introdotto il Cristianesimo: i primi predicatori furono i soldati cristiani ed alcuni di essi subirono il martirio, tra di loro
anche San Costanzo, patrono di Pont.
Dalla presenza di case fortezza e dalla conformazione medioevale del centro storico, si suppone che Pont sia sorto
I ponti di Pont Canavese.
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Pont Canavese
prima del 1000, in un periodo abbastanza oscuro e poco documentabile.
Per trovare il nome di Pont in un documento storico, bisogna aspettare il 1110, anno in cui ne viene fatta esplicita menzione in un diploma dell'Imperatore Arrigo (o Enrico I) che
conferiva ai conti del Canavese, tra le altre terre, anche Pont.
L’abitato di Pont, almeno fino alla metà del cinquecento, fu
costituito da nuclei distinti: il borgo, ubicato nel breve spazio pianeggiante posto tra l’Orco e il Soana, ed i ricetti che,
costituiti da casupole addossate ai piedi delle rupi dei “castrum” e collegate fra loro da stradine tortuose, erano protetti da mura e a cui vi si accedeva attraversando una porta.
Nel borgo, le abitazioni e le botteghe degli artigiani e dei
commercianti sorgevano sui due lati della porticata via
Maestra (poi denominata via del Commercio ed ora via Caviglione) che per la sua struttura bene si prestava ad essere
luogo naturale di contrattazioni e di mercati ed inoltre era
molto trafficata perché i viaggiatori erano obbligati a percorrerla per recarsi nelle valli Orco e Soana.
Le botteghe erano famose in tutto il Canavese perché gli artigiani pontesi da sempre si distinsero per la loro abilità. Da
secoli inoltre il Borgo ebbe concessioni di fiere e mercati ed
il Bertolotti ricorda che le fiere di San Matteo (il 20 e 21 settembre) e di San Luca (a ottobre) furono sempre affollatissime e vi pervenivano molti mercanti di bestiame addirittura dal Genovesato, da Alessandria e dalla Savoia, mentre
dal Biellese e dal Vercellese venivano a portare i cereali.
Gli statuti di Pont, cioè i codici civili, penali e commerciali di
quel tempo, furono i più antichi del Canavese e servirono
come modello per tutti gli altri Comuni.
Intorno alla metà del ‘700 si consolidarono ed ampliarono
le attività artigianali legate alla lavorazione del rame e del
ferro.
Pont si contraddistinse, inoltre, per la presenza di cave dalle
quali si estraeva marmo di ottima qualità, utilizzato per realizzare pregevoli opere artistiche quali: le statue presenti
nella Parrocchiale di Pont, le statue di Vittorio Amedeo II e
Carlo Emanuele III, il gruppo con la "Verità che incatena il
Tempo" nell'Università di Torino, gli ornati di Superga e della
Galleria Beaumont, le statue del Castello di Agliè, la tomba
di Umberto I e le due Vestali di cui Amedeo III fece dono al
principe imperiale di Russia, Paolo I.
Non bisogna dimenticare le miniere d'oro, d’argento, di rame,
di piombo ed inoltre le cave di gneiss.
Con quest'ultimo particolare materiale si modellarono le
otto maestose colonne, all'interno della chiesa di San Costanzo e furono costruiti il ponte sulla Dora a Rondissone e
quello Mosca, a Torino, così come si plasmarono vari ornamenti della residenza sabauda alladiese.
L’avvenimento che segnò l’inizio di una progressiva modernizzazione e la conseguente crescita dell’economia del paese
fu la nascita, nel 1824, della Manifattura di Pont e Annecy dei
fratelli Duport che si sviluppò prima con la lavorazione della
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Pont Canavese
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La manifattura dei
fratelli Duport.
seta e poi con il cotone ed arrivò ad avere, nel 1873, millecinquecento operai.
Pont appartiene all’area linguistica e culturale Francoprovenzale.
LUOGHI DI INTERESSE STORICO ED ARTISTICO
Le torri
Pont, che conobbe il suo primo grande sviluppo nel medioevo, ebbe più torri: il campanile della chiesa di Santa
Maria dei De Doblatio, la Ferranda che apparteneva ai Valperga, la Tellaria ed il Castrum Pontis di proprietà dei San
Martino. Ogni torre faceva parte di un “castrum” o casa fortezza, cioè di una costruzione destinata ad ospitare soldati
con i loro armamenti e le vettovaglie necessarie alla sopravvivenza in caso di assedio, ed essendo fortificata fungeva da
torre di guardia e di difesa. La posizione dei “castrum”, edificati sulle alture, permetteva il controllo delle vie di comunicazione e la trasmissione di messaggi visivi in ogni direzione, in particolare con la chiesa di Santa Maria ed il castello di Sparone.
Il Castrum Pontis era situato ad un tiro di pietra dalla Ferranda e gli edifici erano divisi soltanto da una via molto
stretta per cui i San Martino e i Valperga si fronteggiavano
quotidianamente a colpi di frecce e massi scagliati con una
macchina da guerra. La lotta fra le due famiglie cessò soltanto con la distruzione, ad eccezione del resto di torre ancora visibile, del Pontis ad opera dei Valperga. Sulle rupi
ancor oggi si possono ammirare le svettanti torri, resti dei
“castrum”, che conferiscono al paese un fascino innegabile.
Esse sono antiche testimoni non solo delle rivalità tra i San
Martino e i Valperga , ma anche di cruente battaglie e vicissitudini legate soprattutto alla storica ribellione dei "Tuchini"
verso i nobili canavesani (1535-1539) ed alla guerra franco-spagnola, nel 1552.
Secondo il Benvenuti ed altri storici, le case fortezza di Pont
furono edificate per volontà di Re Arduino, secondo altri tale
opinione sarebbe invece infondata.
La torre Ferranda e una scaglia del Castrum Pontis sono
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Pont Canavese
La chiesa di San Costanzo vista dall’alto.
ubicate sulla sommità dello sperone roccioso che domina
l’abitato, sopra la chiesa di San Costanzo.
La possente struttura della torre Ferranda è ciò che resta
del castrum distrutto nel 1552 ed ha un'altezza propria di 32
metri.
La porta d'ingresso, posta a 8 metri di altezza, e le finestre
si aprono sul fronte principale verso la pianura. Al piano
terra, a diretto contatto con la roccia, si trova una cisterna
intonacata per contenere l'acqua piovana, che veniva incanalata dalla sommità.
La struttura interna di accesso ai piani superiori era realizzata in legno secondo una sequenza di scale e soppalchi,
delle cui travi rimangono le sedi nelle pareti.
Alla camera sommitale, voltata a botte, e all'ultimo livello
esterno si arriva tramite scale ricavate entro la muratura.
Gli originari merli di coronamento sono stati successivaTorre Ferranda e Castrum Pontis.
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Pont Canavese
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mente collegati da una serie di voltini
ad arco per consentire l’ appoggio di una copertura non più esistente.
I resti di un edificio fortificato, a fianco
della torre, e il bastione, che circonda il
complesso, sono stati rimaneggiati nel
tempo.
L'ingresso era situato ad est e collegato
al ricetto dei Valperga; l'accesso attuale, sul fianco opposto, è contestuale
alla realizzazione, a fine Ottocento, della chiesa di San Costanzo e della canonica.
La torre Ferranda, che ospita il Museo
del Territorio, è inserita nel circuito dei
Castelli Canavesani e nel circuito degli
Itinerari Arduinici.
La torre Tellaria, comunemente
detta “Castlass”, è posizionata sulla
collinetta del Montiglio, un antico borgo, ed è ciò che rimane del castrum che un tempo era depu- La torre Tellaria.
tato al controllo e alla difesa della valle Orco e del ricetto
sottostante. La struttura che subì ingenti danni nel 1383,
venne saccheggiata durante il Turchinaggio e distrutta nel
1552, in seguito fu ricostruita. Dalle torri pontesi si possono
ammirare l’intero abitato di Pont, la pianura canavesana e
la catena alpina che fa da cerchio alle valli Orco e Soana. In
questi ultimi anni, soprattutto nei mesi primaverili ed estivi,
le torri e gli stupendi paesaggi che le incorniciano diventano
lo scenario suggestivo ed indimenticabile di concerti, rappresentazioni teatrali ed eventi culturali molto apprezzati.
La torre Tellaria rievoca nei pontesi di ogni generazione la
leggenda di Madama Rua, riproposta al pubblico in occasione della pubblicazione del libro dei Canteir "Una torre antica, un paese, una storia".
Madama Rua era una donna misteriosa ed ambigua, dimorante nell'antica torre Tellaria, strega sotto mentite spoglie,
divoratrice di bimbi. Scoperta la sua vera natura, l'intero
Concerto alla torre
Tellaria.
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Pont Canavese
paese si organizzò per annientarla, ma vano fu il tentativo
di sopprimerla: al momento della cattura ella si trasformò
in un corvo nero che andò a posarsi sul punto più alto della
torre. La sua metamorfosi generò un’angosciosa paura fra
gli abitanti di Pont, che si rinnovava ogni qual volta un corvo
nero volteggiante veniva avvistato nei pressi della Tellaria.
Per visitare la torre Ferranda vedere i periodi e le modalità di apertura del Museo del Territorio, mentre la
torre Tellaria è visibile solo dall’esterno.
Per info: Ufficio Turistico.
Via Caviglione.
Via Caviglione
L'antica Via del Commercio è l'originaria strada maestra di
Pont: munita di pietre lavorate ad uso di rotaie per il passaggio, data la sua strettezza, di un solo carro, è fiancheggiata
da portici di particolare costruzione disposti in modo volutamente tortuoso, al fine di arginare gli effetti della bisa
(vento freddo che scende dalla valle di Ceresole). I portici
nacquero intorno al '400 per proteggere le botteghe dalle intemperie e per permettere l'esposizione delle merci sulla
pubblica via. I sedili in pietra lungo i portici venivano usati
per esporre i prodotti agricoli e le “pose”, delle sporgenze presenti su alcuni pilastri, servivano alle donne per caricare
sulla testa e sulle spalle le loro ceste. Fra un portico e l'altro
ancor oggi vi sono delle botole di accesso alle cantine sottostanti.
Fra le abitazioni si distingue per mirabile bellezza il Palazzo
Borgarello: austero e composto, con i suoi archi leggermente
ogivali dipinti nell'intradosso, intorno al 1930 venne decorato
in terracotta di Castellamonte e in ferro battuto.
In via Caviglione nacque il 27 agosto 1872 il filosofo Piero Martinetti: una lapide commemorativa posata nel portico corrispondente alla sua abitazione lo ricorda. Ogni anno, il
primo fine settimana di giugno, in
occasione della Mostra dell’Artigianato, via Caviglione riacquista tutta
la sua antica importanza: un bagno
di folla la percorre lentamente osservando gli artigiani che si dedicano
con perizia e con passione agli antichi e ai nuovi mestieri.
Area sempre visitabile.
Per info : Ufficio Turistico.
Museo del Territorio delle Valli
Orco e Soana
Il Museo del Territorio, posto all'interno della Torre Ferranda, è la sede
ideale per introdurre i visitatori ai
luoghi di interesse culturale e ambientale delle Valli Orco e Soana.
Il museo si sviluppa tematicamente
nei piani interni.
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Pont Canavese
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Museo del Territorio.
Il primo livello inquadra l'aspetto geografico e le risorse naturali del territorio, che comprende parte del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Al centro della sala troneggia un
grosso maschio di stambecco tassidermizzato.
Nel secondo livello, dei cartelli descrivono in sintesi la storia
delle Valli Orco e Soana dalla preistoria fino ad oggi.
Il terzo livello, dedicato alle tradizioni ed alla cultura materiale, ospita, in grosse teche di vetro, una mostra sugli attrezzi e sui prodotti della lavorazione artigianale del rame,
una delle componenti più preziose e tipiche della cultura
materiale delle Valli.
La visita al museo si conclude sulla sommità della torre, uno
spazio aperto da cui si può osservare un ampio e stupendo
panorama i cui punti di maggiore interesse sono segnalati
da quattro targhe per l'orientamento geografico.
Il museo si propone come stimolo alla curiosità e come un
punto di partenza per una visita al territorio.
Indirizzo: Via Torre Ferranda - Centro Abitato.
Per info: Ufficio Turistico.
Apertura: sabato e domenica (da maggio ad ottobre)
o su prenotazione.
Tariffe: € 2,00.
Gratuito per le Scuole.
Museo Etnografico e degli Antichi Mestieri
L'Associazione lj Canteir ha realizzato nel 1996 un Museo Etnografico, che intende essere la rappresentazione di una autentica presa di coscienza nei confronti dell'originalità e del
valore del modo di vivere operativo e psicologico adottato
dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Nel museo si possono osservare gli artigiani di un tempo intenti al lavoro: mùlita, reseghin, mùnùsièr, raméer, stagnin,
fréer, ciavatin, spaciafurnel, filoire, sartoire…
Si possono inoltre ammirare costumi di mirabile bellezza
e un antico presepio artigianale.
In una sala è ricostruito lo studio di un uomo di legge, o che
si spacciava per tale, che il popolo aveva soprannominato
"peilacan", cioè pelacani. La gente vi ricorreva quando doveva
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Pont Canavese
risolvere dei contenziosi pagandolo profumatamente e
restandone "pelati". Il Peilacan
è ancor oggi il personaggio
simbolo del carnevale pontese: ogni anno infatti la manifestazione carnascialesca
si apre con il Sindaco che consegna le chiavi del Comune al
Peilacan che, affiancato da
due belle damigelle, è il protagonista della tradizionale sfilata e di tutti gli eventi collaterali.
Il museo etnografico rappresenta un punto di riferimento molto importante per
comprendere la storia e la
cultura del nostro paese.
Indirizzo: via Roscio n.2.
Tel. 012484463
(Ass. Ij Canteir) - 012485484
Museo Etnografico.
Museo della Plastica
Sandretto.
(Ufficio Turistico).
email: [email protected].
Apertura: periodi festivi, quando non è aperto è sempre visitabile su prenotazione. Ingresso gratuito.
Museo della Plastica “Sandretto“
Il museo di archeologia industriale è ospitato nella palazzina di rappresentanza in
stile liberty dello stabilimento ex Sandretto.
L'atrio del museo è dedicato
alla storia di Pont, culla delle
prime iniziative produttive
della rivoluzione industriale
in Italia.
Nel ballatoio è possibile osservare una delle prime presse per lo stampaggio di materie termoplastiche costruita dalla Sandretto nei
primi anni '50.
Al primo piano dei pannelli
fotografici riproducono: i primi stabilimenti, le prime e
originarie macchine per la lavorazione delle materie plastiche e i maggiori protagonisti, che, partendo da dati rigorosamente scientifici e
sorretti da un eccezionale in-
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tuito, hanno apportato alla civiltà tecnologica un impulso
straordinario: Alexander Parkes, inventore della parkesine,
John W. Hyatt, che per primo produsse la celluloide, Leo H.
Baecheland, creatore della bakelite, Wallace H. Carothers, artefice del nylon, Giulio Natta, il premio Nobel italiano per la
chimica, che concepì la formula del poli-propilene. Vi sono
inoltre illustrazioni delle più avanzate applicazioni delle materie plastiche nelle conquiste tecnologiche dei nostri giorni.
Impreziosiscono il museo i più significativi manufatti della
Collezione Sandretto, unica al mondo e ricca di oltre 2500
pezzi, realizzati con materiali plastici artificiali e sintetici, a
partire dagli ultimi anni del XIX secolo ai giorni nostri.
Indirizzo: via Marconi n. 30.
Per info : Ufficio Turistico.
Informazioni: Il Museo fa parte del circuito dei musei
delle valli del Torinese e dell'ex APT di Ivrea.
Chiesa Parrocchiale di San Costanzo
Cappella dipendente dal Castrum Pontis , la sua esistenza è
già documentata negli atti di visita di Monsignor Palaino
Avogadro del 1328. Tra il 1642 e il 1660, poiché la chiesa rischiava di crollare, fu dapprima demolita, poi riedificata e infine riconsacrata il 21 settembre del 1660.
Nel 1879, per decreto del vescovo Ricciardi, le funzioni parrocchiali furono trasferite da Santa Maria a San
Costanzo, più centrale rispetto allo
sviluppo del paese. Nel 1890 la Chiesa
fu ampliata e ciò comportò l’abbattimento degli storici olmi circondati
da panchette in pietra dove si radunava il Consiglio Comunale e dove i
banditori pubblicavano le leggi e si
amministrava la giustizia.
L’interno della chiesa presenta una
navata centrale, su cui si apre il presbiterio con l’altare maggiore in
marmo nero e le quattro statue dei
Santi Pietro, Paolo, Sebastiano e Costanzo in marmo bianco Chiesa Parrocchiale di
di Configliè. Le due navate laterali presentano un altare di San Costanzo.
fronte e tre per lato; nella navata di sinistra si trova l’altare
di proprietà del Comune. Il campanile risale alla prima metà
del 1800. La casa parrocchiale fu costruita alla fine del 1800
in “stile medioevale”: la struttura si inserisce bene nel contesto
delle rovine delle case fortezza ed è in armonia con la facciata della chiesa stessa.
Indirizzo: Via San Costanzo n. 5.
Tel. 012485134 (Parrocchia).
Chiesa di San Francesco
La confraternita di San Francesco, nel 1594, iniziò ad edificare
la chiesa nel cuore del paese, tra una fila di portici e l’altra,
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Pont Canavese
nel luogo dove in precedenza sorgeva un forno. Nel 1620 il vescovo di
Ivrea vi fece giungere dei "Frati Minori Osservanti Riformati", appartenenti all'ordine francescano, che
completarono l'opera iniziata ed
eressero poi, dietro la chiesa, il convento dove furono ospitati i frati e i
novizi. Nel 1647, la confraternita contava 155 confratelli e 208 consorelle,
non aveva redditi, ma provvedeva al
culto mediante la raccolta di elemosine. La chiesa ha mantenuto nel
tempo la sua struttura originaria:
una sola navata con soffitto a mezzaluna completamente affrescato e
l’abside a conchiglia nella quale è situato l’altare maggiore sovrastato
da una grande croce. Su ogni lato
Chiesa di San France- della navata vi sono due altari dedicati: al Beato Giovanni
sco.
Battista Bonatto, nativo di Pont e morto martire sul rogo a
Tripoli dove si era recato come frate missionario, al Beato
Salvatore, frate francescano al quale erano state attribuite
notevoli capacità taumaturgiche, alla Vergine Consolata e a
Sant’Antonio Abate da Padova insieme a San Francesco.
Indirizzo: Via Caviglione n. 27.
Telefono: 012485134 (Parrocchia).
Chiesa di Santa Maria
“Aggrappata ad una sporgenza rocciosa sospesa a mezza costa,
con un abisso sul capo ed uno ai piedi” così scrive l’architetto
Boggio Camillo parlando della Chiesa di Santa Maria in Doblazio, pieve matrice di tutte le chiese delle valli Orco e Soana
e parrocchia di Pont fino al 1879. La tradizione la indica come
la prima chiesa eretta in alta Italia in onore della Madonna,
sicuramente fu la prima nel Canavese.
Il presbiterio, con volta a doppia crociera, e la settecentesca
navata, con volta a botte, sono separati da una colonna in
pietra locale in un sol pezzo e da una cancellata in ferro batChiesa di Santa Maria.
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Pont Canavese
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tuto. Il coro e il presbiterio risalgono alla seconda metà del
1400, mentre sono del 1700 gli interventi esterni (casa parrocchiale, sacrestia e piazzetta).
Dei due campanili della chiesa, quello circolare era in origine
una torre di avvistamento. I suoi sotterranei furono utilizzati per le sepolture fino a tutto il 1700 e l’ossario raccoglie i
resti provenienti dal vicino cimitero. Dietro la chiesa, in cima
al Monte Uliveto, si possono osservare delle coppelle, scavate
in un masso erratico, risalenti al neolitico.
Indirizzo: Borgata Santa Maria n. 9.
Telefono: 012485134 (Parrocchia).
Vi sono inoltre altri edifici, religiosi e non, di particolare interesse. Dislocati nelle frazioni e nelle borgate pontesi vi
sono numerosi piloni votivi e
cappelle dedicati ai Santi e alla
Madonna. In località Faiallo vi
sono delle case forti, tipiche costruzioni medievali e rurali delle
nostre valli e veri monumenti
della nostra storia alpina. Esse
servivano per la protezione e
per la salvaguardia dei prodotti
agricoli contro le scorrerie dei
predoni locali. In località Sarro,
l’epoca glaciale ha lasciato un
masso di notevoli dimensioni, conosciuto come “La Balma”, La Balma.
che forma una caverna così ampia da ospitare una vera e
propria abitazione.
1-V
2-C
Fran
3-C
Cost
4-T
5-M
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Orco
6-M
fico
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7-M
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Pont Canavese
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LE ASSOCIAZIONI
Nel Comune di Pont Canavese opera più di una trentina di
Associazioni che costituiscono una risorsa veramente preziosa in tutti gli ambiti: sociale, culturale, turistico, musicale,
storico, patriottico, ambientale, sportivo, sanitario……..
Tra di esse , le seguenti danno un valido e lodevole contributo alla conoscenza e alla diffusione della cultura, sia locale
che non, e alla promozione delle bellezze architettoniche e
paesaggistiche del territorio.
Associazione Culturale Tellanda
L’ Associazione Culturale Tellanda è nata con lo scopo di lavorare sul territorio per promuovere le bellezze paesaggistiche, riscoprire e far conoscere la storia, l’arte, le tradizioni
e la cultura di Pont. Questo attraverso visite guidate per far
scoprire angoli antichi, la partecipazione a fiere e mostre
per pubblicizzare l’artigianato locale, la promozione e l’allestimento di eventi culturali, la pubblicazione di libri, la visita
alle Torri Medievali Tellaria e Ferranda.
Indirizzo: piazza Craveri n.8
Per info : Ufficio Turistico.
Web:http://tellanda.blogspot.com
Presidente: Basiletti Fulvio.
1 - Via Caviglione
2 - Chiesa di San
Francesco
3 - Chiesa di San
Costanzo
4 - Torre Ferranda
5 - Museo del
Territorio delle Valli
Orco e Soana
6 - Museo Etnografico - Antichi Mestieri
7 - Museo della Plastica “Sandretto”
8 - Chiesa di Santa
Maria
9 - Monte Uliveto
10 - Torre Tellaria
(sec. X-XI)
11 - I ponti di Pont
Canavese
Ij Canteir
Ij Canteir sono nati a Pont Canavese il 6 gennaio 1978 con
l’esigenza di tenere vivi, valorizzare e promuovere gli aspetti
di vita e gli elementi caratteristici della cultura e dell’ambiente delle Valli Orco e Soana.
L’Associazione ha allestito un Museo Etnografico e degli Antichi Mestieri, ha pubblicato dei libri, ha fornito il materiale
necessario all'apertura di uno sportello linguistico sulla par-
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Pont Canavese
lata di Pont e Valli presso la biblioteca comunale, pubblica
annualmente una rivista “La brasa .. la spluvia” e promuove
manifestazioni culturali con la presenza di un gruppo in costume tradizionale.
Indirizzo: via Roscio n. 2.
Tel. 012484463.
Email: [email protected].
Presidente: Gea Alfredo.
Amis dla Rua
L’Associazione “Amis dla Rua” ha come fine la promozione del
Concert dla Rua, tradizionale concerto dei balconi. Nato verso
la fine del 1800, rappresentava il ringraziamento annuale
della Filarmonica agli abitanti di Pont. Dopo anni di abbandono è stato riproposto nel 1996 e si tiene nel terzo sabato
del mese di luglio. Il desiderio di creare qualcosa di caratteristico tra le manifestazioni musicali presenti e l’eccezionale
veste grafica hanno impreziosito questa manifestazione
collocandola tra le più affascinanti e romantiche del Canavese.
Indirizzo: via Marconi n. 9.
Tel. 012484635 / 3481474530.
Presidente: Rastel Bogin Carlo.
‘L Peilacan
Il premio Letterario Nazionale “Enrico Trione – Una fiaba per
la montagna” è realizzato dall’Associazione ‘L Peilacan che
si pone come scopo la valorizzazione delle tradizioni e della
cultura delle Valli Orco e Soana e del Parco Nazionale Gran
Paradiso.
Articolato in 4 sezioni (Italiano, Piemontese, Francoprovenzale, Giovanile), dal 2006 è divenuto anche il premio del Parco
Nazionale Gran Paradiso.
È bandito nel mese di aprile con premiazione a Pont Canavese nel mese di dicembre.
L’Associazione inoltre pubblica ‘L Peilacan, un giornale perio-
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Pont Canavese
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dico della gente di Pont Canavese e
delle Valli Orco e Soana.
Indirizzo: via Caviglione n. 15.
Tel. 3481474530.
email:
info@unafiabaperlamontagna.it.
Web:
www.unafiabaperlamontagna.it.
Presidente: Nastro Michele.
Accademia Filarmonica
Aldo Cortese
L’Accademia Filarmonica Aldo Cortese di Pont Canavese svolge da quasi
40 anni un’intensa attività musicale nel proprio paese e in
buona parte della provincia di Torino esibendosi in sfilate e
concerti di riconosciuto rilievo artistico. Suo direttore dal
2008 è il giovane Andrea Ferro, formatosi al Conservatorio
di Torino. Importante anche l’attività formativa, promossa
dall’Accademia, atta a sviluppare nuove menti musicali e
possibili componenti delle fila della banda, attività questa
coerente con gli scopi e gli obiettivi dell’Associazione.
Indirizzo: via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa n. 3.
Tel. 3496048060.
EMail: [email protected].
Web: www.filarmonicapontcanavese.it.
Presidente: Cortese Daniele
Coro Gran Paradiso
Il Coro Gran Paradiso è stato fondato nel 1968 da un
gruppo di amici pontesi ed ha partecipato a numerose rassegne: ai Concorsi Nazionali di Genova del
1970 e del 1972; a Ginevra nel 1974, per la raccolta
di fondi destinati alla costruzione di un centro
per bambini spastici; in Friuli Venezia Giulia nel
1978 e nel 1979, fra le popolazioni provate dal terremoto.
Il Coro si è esibito inoltre, nel 1983, nel Principato di
Monaco alla presenza del Principe Ranieri e della figlia
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Pont Canavese
Carolina, e in Spagna negli anni 1985 e 1989.
È del 1984 la prima incisione "Cantiamo insieme" e del 1988 la
seconda "Cantoma fieuj cantoma".
Indirizzo: piazza Craveri.
Web: www.corogranparadiso.it.
Presidente: Bertino Giacomo.
Tel. 3397596368.
Direttore: Usai Giovanni.
email: [email protected].
Società Operaia di Mutuo Soccorso di Pont
La Società di Mutuo Soccorso di Pont è stata fondata il 27
giugno 1869. Gli scopi sociali erano tre: assistenza, previdenza
e istruzione.
Ai soci la previdenza
assegnava la pensione a 60 anni di
età, l’assistenza forniva gratuitamente il medico e una
diaria per i giorni di
malattia.
L’istruzione prevedeva corsi serali per l’alfabetizzazione e
l'accesso ad una biblioteca sociale tuttora esistente.
Oggi si aggiunge la ricezione turistica, con la creazione di foresterie, per ospitare turisti a prezzi equi.
Indirizzo: via Destefanis n. 9.
Tel : 3407500647.
Web: http://somspont.altervista.org.
Presidente: Barinotto Claudio.
Pro Loco Pontese
L’associazione intende promuovere e organizzare, anche in
collaborazione con gli enti pubblici e/o privati: convegni, mostre, escursioni, spettacoli pubblici, festeggiamenti, manifestazioni sportive ed enogastronomiche, iniziative di solidarietà sociale, di recupero ambientale, di restauro e di gestione di monumenti, proposte turistiche specifiche per la
terza età, progettazione e realizzazione di spazi sociali per i
minori, programmi di coinvolgimento delle varie componenti della
comunità locale e itinerari turisticodidattici per gruppi scolastici.
Indirizzo : via Caviglione n. 40.
Tel. 3333816615.
Email: [email protected].
Presidente: Ferrero Claudio.
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Frassinetto
Numero di abitanti: 277
Denominazione: frassinettesi
Superficie: kmq 24,75
Altitudine: m 1046 s.l.m.
Distanza da Torino: km 64
Festa patronale: San Bartolomeo
Municipio: via Roma 39
tel. 0124801007- fax 0124801033
www.comune.frassinetto.to.it
email: [email protected]
email consigliere arte e cultura:
[email protected]
Biblioteca: borgata Berchiotto
c/o Associazione Pietra su Pietra – ONLUS –
ex scuole elementari
email: [email protected]
Comuni limitrofi: Pont Canavese,
Ingria, Traversella, Sale Castelnuovo,
Borgiallo e Chiesanuova
Frassinetto, il “balcone del Canavese” così chiamato per la posizione panoramica del capoluogo Capelli, è situato ad
un’altitudine di m 1046. Sull’etimologia
del toponimo i pareri divergono: taluni
fanno derivare il nome dall’abbondanza
di frassini nella zona, altri da fraxinetum
che starebbe a indicare una fortezza di
origine saracena. Gli insediamenti umani nella zona sono probabilmente molto antichi, visto che poco più a valle, nei
pressi di Doblazio di Pont, sono stati ritrovati reperti del Neolitico e quindi l’insediamento potrebbe risultare un’espansione verso i pascoli di alta quota,
proprio degli abitanti di Doblazio. Le
prime tracce di Frassinetto in documenti storici risalgono ad un atto di divisione dei feudatari di Pont del 1293 e
agli Statuti di Pont e Valli del 1321.
Nel 1364 vengono menzionati negli Statuti i consoli e credendari della comunitas Fraxineti aventi, tra l’altro, il compito
di sovrintendere al taglio dei boschi e
alle fornaciate di calce. Verso la fine del
Trecento, Frassinetto fu teatro, come il
resto delle valli, della sollevazione popolare del Tuchinaggio, nel 1399 venne occupata dal castellano di Moncrivello
Giacomo di Santhià su ordine di Ame-
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Frassinetto
32
deo VIII. Fu pacificata dai Savoia che infeudarono poi nuovamente i conti del Canavese.
Tardo medievali sono le caseforti che si trovano sul territorio: la Cà da Cunt, in località Carabini, poco oltre il Fraschietto, oppure la casa torre a Monteu, edificata su di un grosso
masso, o nel capoluogo Capelli, inglobata nell’abitato, o ancora in località Canaveisa ed in borgata Pacchiola. Questi edifici, talvolta in precario stato di conservazione, sono piccoli
capolavori di architettura della pietra e conservano spesso
portali trilitici, murature in pietre di differenti dimensioni,
legate con poca malta e talvolta disposte a spina di pesce,
tetti in lose su travature in legno rivelano, con le loro mura
massicce, la funzione di protezione dei piccoli insediamenti
rurali.
Scala elicoidale in
Una visita alle varie borgate sparse sul territorio permet- pietra.
terà di conoscerne l’architettura e le caratteristiche.
La borgata Chiapinetto, a monte del capoluogo, ha conservato pressoché intatta la
struttura originaria “a conchiglia a valve chiuse”, con un sistema di abitazioni in pietra che
si raggruppano intorno a corti interne, con
soluzioni architettoniche spesso originali,
come la singolare scala elicoidale in pietra.
Passeggiando per gli stretti vicoli o tra le
corti coperte e ammirando la perizia degli
artigiani che costruirono questi nuclei montani, potremo scoprire scolpite sulle architravi di pietra dei portali alcune datazioni
secentesche e una singolare figura umana,
valliOrcoSoana_valliOrcoSoana 23/05/12 11.14 Pagina 33
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Borgata Chiapinetto.
Portale cinque-secentesco in pietra
nella borgata Borgiallo.
Frassinetto
dove è possibile fosse insediata una comunità di frati.
Nella borgata Truffa già chiamata Fortuna, è ancora visibile l’antico edificio comunale dove si riunivano i sindaci ed
i consiglieri eletti dagli abitanti posti “al di là del ritano”. Una
curiosità della vita amministrativa del passato è la compresenza di due sindaci, uno per il capoluogo ed uno per le frazioni, che governavano insieme.
Anche la borgata Borgiallo merita una visita, in quanto
conserva, tutti realizzati in
pietra, portali cinque-secenteschi, vecchie fontane dalle
grandi vasche e le finestre di
tipo ticinese di alcune case.
Qui vi è la casa natale del pittore Carlo Bonatto Minella
nato nel 1855 e morto nel 1878
ricordato con una piccola lapide posta sul muro dell’abitazione.
A destra: autoritratto Opere del pittore sono condel pittore Carlo Bo- servate presso la GAM di Tonatto Minella.
rino e l’Accademia Albertina.
Anche altre borgate, Tetti, Berchiotto conservano abitazioni con archi, corti coperte e massicci portali in pietra.
Borgata Berchiotto.
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Frassinetto
34
In borgata Molini, posta alla confluenza
di due rii, erano attivi, sin dal XVI secolo,
mulini che pestavano granaglie, biada e
castagne e un opificio per pestare la canapa. Oggi si possono ancora ammirare i
resti di due mulini, con ruote ad acqua e,
intorno, numerose macine di pietra.
La Descriptio Status Ponti et Valium, relazione della visita del 1545 del segretario
ducale Ubertino Marruchi nei territori di
Pont e Valli, descrive Frassinetto come una
della poche aree delle valli dove si trovavano alberi da frutto, si poteva coltivare
utilizzando l’aratro trainato dai buoi, grazie alle aree relativamente pianeggianti, e
dove si trovavano boschi che producevano pregiato legname. Le risorse maggiori, rispetto ai centri Ruota ad acqua in un
delle altre valli, non bastavano però a evitare la povertà e a mulino in borgata
impedire, nel periodo freddo, l’emigrazione dei due terzi del- Molini.
la popolazione per cercare lavoro.
La storia di Frassinetto dei secoli successivi segue quella di
Pont Canavese, sebbene la posizione defilata abbia garantito
al paese una relativa tranquillità, evitandogli ad esempio il
contagio della peste nel 1630 e il coinvolgimento diretto nel
passaggio degli eserciti.
Verso la fine del Seicento però, anche Frassinetto è oggetto
delle ordinanze di Vittorio Amedeo II e del Vicariato di Pont
e Valli, che impongono di istituire dei posti di guardia sulle
montagne, per fermare e condurre presso la città di Ivrea
gli eventuali eretici valdesi, provenienti dalle Valli di Lucerna,
che si trovassero a transitare in questi luoghi.
Lungo la strada fra Frassinetto e il Fraschietto (in località
Vipiane e in località Arbauda) sorgono due particolari edicole in pietra, dette pose dei morti, con un arco aperto verso
la via, e con sedute in pietra alla base delle pareti, avevano
la funzione di ricovero in caso di maltempo e, d’inverno,
quando a causa della neve, era impossibile raggiungere il cimitero del paese, vi venivano depositate le salme.
Chiesa Parrocchiale di S. Bartolomeo
La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, le cui prime notizie storiche risalgono al 1329, è orientata ad est ed è edificata
al termine dell’antica mulattiera che da S. M. in Doblazio
giunge a Frassinetto.
Sulle pareti esterne dell’edificio sono visibili le date del 1642
e del 1771, testimoni di sostanziali interventi sulla struttura,
che conserva l’antica muratura in pietra ed il tetto in grandi
lose. L’ingresso alla chiesa avviene attraverso un atrio porticato a tre campate, costruito su una porzione di terreno
che era un tempo adibito a cimitero.
L’interno della chiesa, a navata unica con quattro altari laterali, è stato riccamente decorato nel 1925 dal pittore G. Silvestro, coprendo antecedenti decorazioni, alcune risalenti
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Frassinetto
Campanile della chiesa di San Bartolomeo
e qui sotto decorazione di due angeli sovrapposti, di cui uno
del Seicento.
al Seicento e riportate alla luce in occasione di
recenti restauri.
Entrando in chiesa il primo altare sulla sinistra
raffigura la Sacra Famiglia con S. Antonio da Padova, mentre il secondo è dedicato alla Madonna di Lourdes. Sul lato destro si trova l’altare del
Suffragio e per secondo quello dedicato alla
Madonna del Carmine e S. Antonio Abate. L’altare maggiore è dedicato a San Bartolomeo,
San Giovanni Battista ed a Maria Assunta.
La chiesa oltre al grande quadro “Deposizione di
Gesù dalla Croce” custodisce anche la “Madonna
della Seggiola” e “San Rocco” realizzati da Carlo Bonatto Minella,
pittore frassinettese dell’Ottocento.
Madonna del Bel Riguardo (ora Bellosguardo)
Tra i luoghi di interesse va ricordata la cappella della Madonna del Bel Riguardo, costruita prima del Seicento fu ampliata nel 1636. La facciata affrescata è preceduta da un
porticato, mentre a lato si erge uno slanciato campanile in
pietra, sopraelevato nel Settecento.
La devozione alla Madonna del Bel Riguardo proviene da un
gruppo di emigrati a Roma che vollero erigere, nel loro luogo
Casaforte in località di origine, un edificio dedicato alla Vergine che pregavano in
Carabini-Fraschietto.
una cappella del Campo Santo della capitale,
che raccoglieva la devozione e le sepolture
della comunità canavesana, qui emigrata
per lavoro.
Parrocchia: c/o Casa SS.ma Annunziata,
tel. 0124801035.
VISITA DEL PAESE
La visita del paese è effettuabile senza vincoli di orari, ad eccezione delle chiese delle
borgate la cui apertura va richiesta al parroco.
Per chi fosse interessato a visite guidate, può
contattare l’Associazione Pietra su pietra.
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Frassinetto
Località di particolare interesse:
1 Chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo.
2 Capelli, una finestra sul passato (piccolo museo)
e casaforte.
3 Vi Burgial: casa del pittore Bonatto Minella Carlo,
archi secenteschi, finestre ticinesi, casa torre.
4 Chiapinetto: corti coperte, scala elicoidale, arco
con scultura.
5 Borg. Molini: 2 molini di cui 1 a doppia ruota.
6 Borgata Tetti: corte coperta e arco d’ingresso e
meridiana.
7 Borgata Truffa: vecchia sede comunale e Canaveisa: ruderi di casaforte.
8 Borgata Berchiotto: chiesa di S.Rocco (edificata metà del
Seicento), “porta putru” (corte coperta).
9 Borgata Fraschietto: chiesa di S. Bernardo, archi e casaforte
in località Carabini.
10 Chiesa della Madonna del Bel Riguardo.
Notizie sul paese sono state
pubblicate sui libri:
Frassinetto la sua storia e la sua gente – ed. Baima-Ronchetti –
Castellamonte (2006).
Gesje ‘d Frasinej – ed. Coppo – Cuorgnè (2008).
Bust Gounele e fìdair – ed. Baima-Ronchetti – Castellamonte
(2010).
ASSOCIAZIONI CULTURALI
Pietra su pietra – ONLUS – Associazione culturale per la valorizzazione e la salvaguardia dell’architettura e delle tradizioni del territorio. L’Associazione effettua visite guidate sul
territorio, organizza mostre e seminari sull’ambiente, architettura e tradizioni.
Presidente: Arch. Pietro Battista Monteu Cotto.
Sito web: www.pietrasupietra.eu.
Email: [email protected].
Pro-Loco
Sito web: www.prolocofrassinetto.
Email: [email protected].
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Abito tradizionale
frassinettese.
Borgata Coletto, sullo sfondo l’antico arco crollato.
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Ingria
Numero di abitanti: 47
Denominazione: ingriesi
Superficie: kmq 14,57
Altitudine: m 827 s.l.m.
Distanza da Torino: km 60
Festa patronale: San Giacomo
Municipio: via Capoluogo 2
10080 Ingria
tel. 012485629 - fax 0124811203
www.comune.ingria.to.it
email: [email protected]
Comuni limitrofi:
Pont Canavese, Ronco Canavese,
Frassinetto, Sparone e Traversella
Panorama di Ingria.
Il nome (in piemontese L’Ingri, in francoprovenzale L’Éngri) potrebbe derivare
dal nome di persona Ingrich, e consente
di immaginare un probabile dominio
longobardo della zona.
A partire dai primi anni del Novecento,
quando aveva una popolazione di quasi
2000 abitanti, Ingria ha subito un fortissimo spopolamento che l’ha portata
in meno di un secolo a veder diminuire
la propria popolazione di oltre 30 volte.
Le sue 26 borgate, affollatissime, riempivano di vita la montagna. Gli abitanti
allevavano bestiame e coltivavano patate, segale e castagne su terrazzamenti sostenuti da muri a secco.
Numerosissimi quelli che si ingegnavano a diventare artigiani lavorando il
ferro, il vetro, il legno.
Risale al 1618 la nascita di una figura che
diverrà col tempo molto familiare: il
“Magnin”, lo stagnino, un ambulante che
aggiustava le pentole e vari utensili con
lo stagno. Altri erano i “Mulitta” (gli arrotini) i “Vedriat” (i vetrai) egli “Spaciafurnei”
(gli spazzacamini). Un’altra attività tradizionale, ora completamente scomparsa, era la fabbricazione dei succhielli,
in dialetto: “Traulin”; ancora nel 1939 esistevano 7 piccole officine che li producevano.
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Ingria
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Risalendo la valle Soana, Ingria è il primo dei Comuni. Dal Capoluogo, disposto alla destra orografica del torrente Soana,
è possibile raggiungere attraverso sentieri e mulattiere ricchi di piloni ed edicole votivi le 26 frazioni, numerose delle
quali posizionate sul versante opposto della valle. Alcune un
tempo erano sede di Parrocchia e di scuole, oggi sono quasi
tutte completamente spopolate, fatto salvo il periodo delle
vacanze estive, quando i figli degli emigranti rientrano nelle
case degli avi.
Oltre alla bellezza del paesaggio, ciò che colpisce maggiormente percorrendo questi luoghi è la incredibile, tenace
maestria con cui gli abitanti sono riusciti a edificare case e
borgate su pendii scoscesi, “rubando” letteralmente piccoli
spazi alla montagna.
EDIFICI
Capoluogo: chiesa parrocchiale di San Giacomo. Eretta nel
‘600, divenne parrocchiale nel 1706, quando fu staccata da
quella di Ronco Canavese.
Dalla piazzetta della Chiesa
si ha una vista stupenda sul
vallone di Codebiollo e le
sue montagne, dominate la
vetta della Quinzeina.
Borgata Camprovardo.
Nella frazione si possono
osservare alcune caratteristiche abitazioni di trequattro piani collegate tra
loro da scale esterne di legno, oltre che una bella fontana datata 1858.
Chiesa Parrocchiale
di San Giacomo.
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Ingria
Il vallone di Codebiollo e la vetta della Quinzeina.
Borgata Pasturera. Interessanti casolari la
cui architettura, caratterizzata da archi in
pietra a tutto sesto, sembra risalire all’Ottocento o, addirittura, al secolo precedente. Si
può ammirare una vecchia fontana rinomata per la purezza e leggerezza della sua
acqua; un solitario campanile è eretto su un
roccione che emerge a fianco della minuscola
piazzetta dove è presente la Cappella di San
Barnaba, ritenuta una delle più vecchie della
valle.
Borgata Mombianco
Tutt’ora raggiungibile solo a piedi grazie ad
una mulattiera, un tempo ospitava 47 famiIl campanile della glie, oggi rivive solo nel periodo estivo; è posta su un pianoro
Cappella di San Bar- appoggiato ad un grande sperone di roccia bianca (da cui
naba, eretto su un
probabilmente il nome), alla sinistra orografica del Soana,
roccione.
“da dl’a dl’aqua” (al di là del fiume) per gli abitanti del Capoluogo.
Interessante la Chiesetta dedicata alla Santa Sindone, i cui
primi cenni storici risalgono al 1647.
Borgata Mombianco.
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Ingria
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DA VISITARE
Cappella della Santa Sindone,
frazione Mombianco.
Tra Alto Canavese e Valli di Lanzo
sono solo due le Cappelle dedicate alla Santa Sindone: una è
questa della Frazione Mombianco di Ingria, l’altra è in Frazione
Venera di Viù.
Non è nota la motivazione per
cui la Cappella abbia ottenuto
una dedica così “importante”, ma è
opinione diffusa che non sia ascrivibile ad un ipotetico transito
del Sacro Lino durante il misterioso viaggio da Chambery a Torino.
La prima documentazione storica la troviamo nella Visita Cappella della Santa
Pastorale del Vescovo Ottavio Asinari nell’agosto 1647. L’illu- Sindone.
stre prelato la descrive con volta e pareti grezze e pavimento in pietra; l’altare è spoglio, niente quadri né affreschi
alle pareti; si comunicano solo gli infermi del luogo. Il Vescovo non dice l’epoca della costruzione, ma è probabile che
la Cappella esistesse già da molto tempo, in dimensioni ridotte come semplice Oratorio.
Nel corso dei secoli altre Visite Pastorali la descrivono modificata, chiusa da cancelli in legno, poi chiusa da una porta;
altri affermano che ha grate alle finestre, ma con pavimento irregolare o fessure nel soffitto e, ancora, provvista
del necessario per le Funzioni, che vi è un Priore... che solo
chi è infermo vi si comunica!
In tempi più recenti (1901 e 1996) è stata ristrutturata la copertura del tetto, mentre la facciata è stata ridipinta nel
1969: l’affresco che oggi è visibile risale al 1980, opera del pittore valsoanino Jaques Peradotto.
All’interno sono presenti numerosi “ex voto”, alcuni dei quali
dedicati alla Santa Sindone; un seicentesco grande quadro
raffigurante il Sacro Lino al di sopra del quale è raffigurata
la Madonna Nera di Oropa orna la parete destra, mentre dietro l’altare è posta una bella collezione di “Fiocchi dei Neonati”
lasciati dai genitori che in tal modo hanno chiesto la protezione della Santa Sindone per i propri figli.
La Festa Patronale della Santa Sindone si svolge la prima domenica di maggio: Messa e successivo “incanto”.
Cappella della Madonna della Neve, frazione Bettassa.
Nel vallone del Rio Verdassa, più conosciuto come “Codebiollo”
accanto alla frazione Bettassa sul sentiero che porta alle
borgate Salsa e Mombianco, a 938 m s.l.m., sorge la Cappella
dedicata alla Madonna della Neve che nella memoria collettiva, però, è più conosciuta come “Santuario di Santa Libera”.
Una data che compare su una pietra all’ingresso, indica che
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41
Ingria
Cappella della Madonna della Neve.
la cappella è stata ristrutturata nel 1764, ma riferimenti di
una visita Pastorale svolta da Mons. Michele De Villa, Vescovo
di Ivrea, ne fanno già menzione nell’anno 1750. Ciò però, non
vuol significare che già in precedenza non esistesse in loco
una costruzione religiosa , forse un pilone votivo od un “oratorio”, non preso in considerazione nel corso di visite precedenti. Vuole la leggenda, che il 5 agosto si sia abbattuta in
loco una enorme valanga di neve; quando questa si sciolse
venne ritrovata una statua della Madonna di cui nessuno
sapeva dare spiegazione. Venne così costruita la chiesetta
dedicata, appunto, alla Madonna della Neve, la cui festa è celebrata ogni anno al 5 di agosto.
Di incerte origini anche la venerazione per Santa Liberata
(localmente Santa Libera); invocata nei travagli del parto,
Cappella della Ma- specialmente se gemellare, è rappresentata sul frontale della Cappella con in braccio, appunto, due gemelli; da tempo
donna delle Grazie.
immemorabile le mamme presentavano i loro bambini alla Santa, ritenuta la protettrice dell’infanzia. Al termine della Messa, il sacerdote radunava tutti i piccoli sul sagrato del Santuario e li benediceva. In tutta la valle
la devozione alla Santa è alquanto sentita: ancora fortemente radicata l’abitudine di fare Voto di visitare il Santuario per pregare per grazia ricevuta.
La festa di santa Libera si celebra il 18
gennaio.
Cappella della Madonna delle Grazie, frazione Reverso, località Sandretto.
Edificata dove un tempo sorgeva un pilone votivo, deve la sua realizzazione
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Ingria
ad un avvenimento miracoloso; una anziana
signora di nome Felicita, conosciuta in loco
come “La Magistra” (la maestra) a causa della
malattia aveva gravi difficoltà a camminare.
Si spostava grazie ad una stampella e tutte
le mattine, prima del levar del sole, soleva recarsi al pilone per pregare; una mattina, il 13
di maggio, dopo le orazioni si accorse che poteva alzarsi e camminare senza l’ausilio delle
grucce. In seguito a questo evento venne raccolto il denaro per la costruzione della chiesetta che fu dedicata alla Madonna delle
Grazie al cui interno sono tutt’ora conservate la gruccia e la speciale sedia che la Signora Felicita usava per pregare. La Festa
Patronale, ovviamente, viene celebrata i1 13
di maggio.
MANIFESTAZIONI CULTURALI
L’Engrì – Tchouse d’aouti ten (Ingria – Cose d’altri tempi).
Manifestazione alquanto particolare che viene organizzata
sempre il 12 agosto; ha inizio alle ore 18 e prosegue sino a
notte inoltrata. Si svolge nelle viuzze della borgata Capoluogo illuminata, per l’occasione, con lanterne e fiaccole.
É una esposizione-museo-mostra-mercatino incentrata
sulla cultura e le tradizioni franco-provenzali e sugli usi e costumi della Valle Soana. Non manca, sulla piazzetta della
Chiesa, lo spazio dedicato alla musica ed alle danze, ovviamente riferite alla cultura piemontese e montana.
ASSOCIAZIONI
Pro Loco di Ingria.
Sodalizio fondato nel 1980, ha la peculiarità di essere sempre
stata guidata dallo stesso Presidente, Luciano Orso Giacone.
Sin dai primordi, quando Ingria era più popolosa e frequentata, ha dimostrato una grande vivacità di interpretazione
dello “stare insieme” in una comunità e “per” quella comunità.
Ha curato l’organizzazione di incontri, anche nelle frazioni
più piccole e più lontane, molte delle quali a quei tempi erano raggiungibili solo a piedi; ha realizzato e curato le segnaletiche dei vari sentieri; mai è mancato un pensiero anche
per gli Ingriesi più vecchi, da cui la “Festa degli Anziani”, ecc.
È presente a fianco degli abitanti delle frazioni, in tutte le
Feste Patronali.
Presidente Pro Loco: Luciano Orso Giacone, tel. 334886405.
Indirizzo Pro Loco: c/o Comune di Ingria, via Capoluogo, 2,
10080 INGRIA TO.
Corale “Le Gruje”. Formato da 5 voci tutte al femminile e rigorosamente ingriesi, il Coro si occupa di recuperare, catalogare e riproporre le melodie della memoria Valsoanina e
Francoprovenzale. Il repertorio è presentato nelle manifestazioni di carattere culturale, dove la lingua e abito tradizionale sono sinonimo di appartenenza.
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La sedia speciale della signora Felicita.
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Ronco Canavese
PARTICOLARI STORICI
Numero di abitanti: 320
Denominazione: ronchesi
Superficie: kmq 96,91
Altitudine: m 956 s.l.m.
Distanza da Torino: km 63
Festa patronale: San Giusto
Municipio: piazza Municipio 1
10080 Ronco Canavese
tel. 0124817377 - fax 0124817419
www.roncocanavese.to.it
email:
[email protected]
sito di valle:
gestito e aggiornato da Claudio Deiro
www.vallesoana.it
Ufficio turistico: piazza Mistral 1
tel. 0124817377 - mobile 3357123123
Comuni limitrofi: Pont Canavese,
Ingria, Valprato Soana, Cogne AO,
Locana, Ribordone e Traversella
Panorama di Ronco Canavese.
Il toponimo compare nel 1457 come
“Ronchus”. Deriva dal latino “runcus” ed indica un terreno prima incolto poi divelto, dissodato. Il territorio comunale è
compreso tra i comuni di Ingria e di Valprato Soana e di esso fanno parte la valle di Forzo, tipicamente alpinistica, il
vallone di Guaria che confina con Ribordone ed i valloni di Servino e di Canaussa.
Il capoluogo è posto lungo la sponda sinistra del torrente Soana, in una pittoresca conca circondata da fitte abetaie
e belle faggete. Al centro del paese sorge
un edificio, che fu l’abitazione di un personaggio famoso in valle: Giuseppe Fedele De Stefanis, nato a Ronco nella seconda metà del settecento e morto nel
1837. Notaio e sindaco del comune, aderì
alla Carboneria e partecipò ai moti del
1821. Un cunicolo, ancora parzialmente
visibile, collegava l’abitazione con la
chiesa e permetteva ai cospiratori, arrivati i gendarmi, di sparire e di farsi
trovare intenti nella preghiera. A Ronco,
nella casa chiamata “Villa Viglino” soggiornò anche, dal luglio al settembre
del 1908, il poeta Guido Gozzano che
venne con la madre a curarsi dalla tisi
e, proprio in questo periodo scrisse la
poesia “Farfalle”.
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Ronco Canavese
44
Le frazioni, oltre una trentina, vantano abitazioni risalenti
ai secoli XVII e XVIII. Vagando tra le stradine interne di Cernisio, Tressi e Castellaro si possono trovare interessanti pitture murali. Belle meridiane spiccano sui muri di Cernisio,
Convento e Tressi. A Servino, sorgono alcuni “rascard”: antichi
fienili con la parte superiore in legno e, quella inferiore, in
pietra, mentre in località Recrè, rimangono i resti di un’antica casaforte.
Dopo la metà dell’ottocento la popolazione del comune di
Ronco aumentò notevolmente fino a raggiungere, nel 1911, i
3240 abitanti. Nel 1893 giunse a Ronco la strada carrozzabile.
Un bellissimo ponte in pietra ad un solo arco, denominato
“ponte del Crest”, si incontra poco prima dell’entrata al capoluogo: fu costruito anch’esso nel 1893 dall’impresa Castagna.
Sempre nel 1893 venne istituito il mercato che si teneva alla
domenica. Nel 1907 il capoluogo ebbe pure la luce elettrica.
Gli abitanti si dedicavano alle
attività agropastorali ma, le
scarse risorse, hanno spesso
obbligato i montanari a cercare fortuna in pianura o all’estero. Svolgevano il lavoro di
calderai e di vetrai itineranti,
non solo in Piemonte, ma anche in Svizzera ed in Francia.
Proprio a Parigi, il 5 settembre
1906, in Rue de Tanger n°8, veniva costituita “La Valsoana”, società di mutuo soccorso, con 95
soci fondatori. Qui infatti molti
Ronchesi praticavano il mestiere di “vedriat” e sentirono il
bisogno di aiutarsi tra loro per
sopravvivere in un paese straniero e spesso ostile. Il primo
vetraio di cui si abbia notizia
certa è Giuseppe Perucca: proveniva dalla frazione Convento e lavorava a Parigi nel 1869. Piazza Mistral sotto la
Insieme ad altri quattro valsoanesi, lasciò il duro lavoro della neve.
galleria del Frejus per iniziare una nuova avventura nella capitale francese. I “vedriat” erano posatori di vetri e portavano
sulle spalle la “bertchi - pronuncia: berci”: un attrezzo adatto
al trasporto del mastice e delle lastre di vetro. Andavano di
strada in strada lanciando il grido: “Vitrieeee, vitrieeee...”.
Quando i vetrai cessarono di essere ambulanti e divennero
artigiani, tornarono alla vecchia casa per periodi sempre più
brevi fino a quando trasferirono la famiglia là dove avevano
il lavoro. L’emigrazione delle donne significò la morte di
molte frazioni e la valle tutta si spopolò rapidamente. Nella
via principale del capoluogo è stato eretto un monumento
al vetraio per onorare i numerosi ronchesi che hanno svolto
con perizia questo mestiere.
Attualmente il turismo è la principale risorsa e Ronco vuole
valliOrcoSoana_valliOrcoSoana 23/05/12 11.15 Pagina 45
Ronco Canavese
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proporsi a quanti sono interessati a ripercorrerne la storia,
a goderne le bellezze naturali e a studiarne ed apprezzarne
la cultura.
COSA VEDERE
La chiesa parrocchiale
La chiesa di Ronco si stacca dalla parrocchia di Campiglia (la
più antica della Val Soana) nel 1280. Il Bertolotti nel suo libro
“Passeggiate nel Canavese” cita un don Pietro Bruno quale titolare della parrocchia di Ronco nel 1281, ma le prime notizie
documentate risalgono alla visita pastorale del 1329. In quest’occasione la chiesa viene definita come: “Ecclesia Sancti Iusti
da Valsoana” e si precisa che essa è sotto il patronato dei Conti di Valperga.
L’edificio attuale è il risultato di numerose ristrutturazioni
svoltesi tra il 1809 ed il 1887. L’interno è costituito da un’unica
navata ed il pavimento è in lastre di pietra. Di notevole pregio
è l’altare maggiore, in legno dorato, ai lati del quale vi sono due
statue lignee: a destra, quella di
San Giovanni Battista e, a sinistra, quella del patrono San Giusto. Su ciascuno degli altari
laterali si trova una pregiata
pala. La più importante rappresenta “La Sacra Famiglia in fuga
verso l’Egitto” e reca la firma dell’autore: “Andreas Bugellensis 1639”.
Sull’arco dell’abside, si staglia un
trittico statuario della Crocifissione.
Per visitare la chiesa, rivolgersi a Recrosio Giovanni: tel.
0124 817274.
Chiesa parrocchiale di
San Giusto.
La fucina da rame
In borgata Castellaro, sulla sponda sinistra del torrente Soana, poco prima dell’entrata al capoluogo, sorge la fucina da
rame risalente al 1675, come attesta una scritta su pietra all’interno del fabbricato principale “IHS Glaudo Calvi 1675”. Il
complesso è costituito da una fucina grande, adibita alla lavorazione del rame e da una fucina piccola per la lavorazione del ferro e del carbonile. Un canale, derivato dal Soana
a monte dell’opificio, inviava l’acqua sulle ruote in ferro che
davano il moto ai magli e su due trombe idrauliche in legno
per la ventilazione delle forge. Si producevano principalmente manufatti utilizzati dagli abili calderai della Val
Soana, ma non è escluso che in alcuni periodi (per esempio
quello napoleonico) la fucina sia stata adibita a produzioni
belliche. L’opificio rimane in attività fino al 1952 e la sua fun-
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Ronco Canavese
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Complesso della fucina da rame.
Particolare dei magli.
zione produttiva è testimonianza storica di un modo di lavorare che sfruttava le risorse del luogo: acqua, minerali e legname.
Gli edifici della fucina, ceduti al Comune di Ronco dall’ultimo proprietario, il
signor Domenico Magnino, in seguito
ad un accordo con il P.N.G.P. furono ristrutturati e attualmente ospitano un
moderno laboratorio didattico. La fucina di Castellaro è ora un ecomuseo raggiungibile percorrendo il tratto di Sentiero Natura che parte dai due ponti
per la frazione Tiglietto e scende poi proprio alla fucina. Per
Casaforte Gran Beinformazioni sulla visita rivolgersi alla segreteria turistica tun.
del P.N.G.P., via della Rocca 47,
10123 Torino.
Telefono: 011 8606233.
e-mail: [email protected].
Della fucina da rame di Ronco parla ampiamente Marco
Cima nel suo libro “La Valle del
paradiso perduto” nel quale ricostruisce l’ambiente sociale
della zona tra il XVII e il XVIII
secolo.
La casaforte di Servino
Un’ interessante costruzione
domina la valle di Servino: la
casaforte denominata “Gran
Betun”. E’ posta su un declivio
prativo, alla quota di circa
1460 m. . È simbolo di prestigio famigliare e difesa contadina dimostrati dalle particolari tecniche costruttive; ci
riporta indietro nel tempo,
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47
Ronco Canavese
fino alla metà del cinquecento, dandoci la misura di quanto
sia antica la frequentazione di questo vallone.
Vi si accede deviando, dalla S.P. 47 della Valle Soana, per la
frazione Cernisio poco più di un chilometro a monte del capoluogo e, proseguendo poi, per il primo tratto su stradina
asfaltata ed, in seguito, su un comodo sentiero: tempo di percorrenza un’ora dall’inizio sentiero; dislivello: 400 m circa da
Cernisio; periodo consigliato: maggio-ottobre.
Chiese - Santuari - Piloni votivi
Nel comune di Ronco vi sono due santuari: il Crest e quello di
San Rocco. Il primo, risalente al 1616 è dedicato alla Madonna
dell’ Emigrante e sorge sulla strada provinciale, all’entrata
del capoluogo. Al suo interno si trovano 68 formelle in
bronzo con i nomi dei vetrai della Valle caduti sul lavoro.
La Festa si tiene ogni anno nella
prima domenica di agosto.
Il secondo sorge in un luogo isolato di incantevole bellezza, di
fronte alla frazione Lilla e risale
anch’esso al 1616. La Festa si celebra ogni anno il 16 agosto.
Altre chiese che meritano una visita sono: Sant’Anna in frazione
Scandosio – festa il 26 luglio; Madonna degli Angeli in frazione
Convento – festa il 2 agosto; Madonna della Neve in frazione Boschietto – festa il 5 agosto.
La chiesa di Sant’Anna ha dallo
scorso anno due nuove campane.
Da notare che il primo campanile ad essere provvisto di orologio fu proprio quello di Scandosio.
A Convento, il signor Ferraro, nel
1636, fece costruire un ospizio
con annessa chiesa. Qui vissero e
svolsero il loro ministero i frati
Interno del Santuario
Cappuccini che continuarono l’attività religiosa fino al 1802,
del Crest.
quando le leggi Napoleoniche li obbligarono ad andarsene.
Innumerevoli piloni votivi punteggiano tutta la Valle Soana
e, spesso venivano costruiti in seguito a voti fatti e a grazie
ottenute. Tra questi sono da segnalare le “cappelle-rifugio”:
hanno dimensioni più grandi con un porticato che si protende a riparo del sentiero. Due di queste cappelle si incontrano sul sentiero per Servino e, quattro, lungo la mulattiera
che conduce a Nivolastro. All’uscita dal capoluogo, sulla provinciale per Valprato, si può ancora ammirare l’ultimo “capitel
dli mort” ancora esistente: aveva la funzione di accogliere le
bare dei defunti che giungevano dalle frazioni, in attesa che
il parroco venisse a dar loro la benedizione e li accompagnasse in chiesa. Infine, sul sentiero che conduce da Tressi a
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Ronco Canavese
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Boschietto, in località “la Barma” si incontra un particolare
pilone votivo costruito, in alto, sulla roccia.
LE ASSOCIAZIONI
SOCIETA DI MUTUO SOCCORSO ASSOCIAZIONE VALLE DI
FORZO
Fraz. Molino di Forzo, 10080 Ronco Canavese, Valle Soana.
Presidente: Maria Canavesio, tel. 0124817139.
Nel 1900 gli abitanti della Valle di Forzo decisero di fondare
la Società Operaia Maschile di Mutuo Soccorso Valle di Forzo,
poi legalmente costituita il 3 marzo 1901.
I soci fondatori furono i capofamiglia della vallata di Forzo,
dalla frazione Arcando fino a Boschiettera; la sede fu fissata
in un primo tempo in frazione Tressi, quindi in borgata Molino, dove si trova tuttora.
La Soms Valle di Forzo diventò subito operativa: istituì la
cassa mutua, il magazzino di previdenza (rimasto in funzione fino agli anni precedenti la seconda guerra mondiale)
e persino un’assicurazione per i bovini.
Pittura murale su
un’abitazione in frazione Tressi.
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Ronco Canavese
Nel 1976 la Società ha assunto la nuova denominazione ‘Associazione Valle di Forzo’, modificata nel 2004 in ‘Società di
Mutuo Soccorso Associazione Valle di Forzo’, mantenendo i principi mutualistici originari,a cui sono stati aggiunti altri
scopi, quale quello di ‘avviare a soluzione i problemi della
Valle di Forzo’.
Nella sede si può visitare la mostra fotografica permanente
‘La Val de Foss d’un ten’ e anche una piccola esposizione sull’alpinismo. Nell’ufficio della Società, inoltre, è esposta l’antica
bandiera risalente ad inizio Novecento. All’esterno, sulla facciata, una lapide ricorda i valligiani (quasi tutte donne)
morti sul lavoro in montagna ‘per raccogliere un pugno
d’erba’.
Il sodalizio fa parte della Consulta delle Soms del Canavese.
PRO LOCO DI RONCO CANAVESE
Piazza del Municipio 2, 10080 Ronco Canavese.
Tel. 0124 817377 - mobile 335 7123123.
Fax. 0124 817419 - email: [email protected].
Presidente: Fava Mauro.
La Pro Loco di Ronco Canavese lavora, in collaborazione con
il Comune, per valorizzare il turismo della Valle Fantastica
del Parco Nazionale del Gran Paradiso, presentando eventi
e manifestazioni in un interessante viaggio fra natura, cultura, sapori , tradizioni e biodiversità.
La Valle Soana, impervia e selvaggia, merita di essere conosciuta per le sue montagne, per le antiche borgate, per la lingua, il costume, le feste e le tipicità della minoranza francoprovenzale a cui appartiene. Tutte le associazioni presenti
sul territorio lavorano insieme a questo scopo presentando,
Salone polivalente e ogni anno, un calendario fitto di proposte in grado di sodsede dell’ufficio turidisfare i desideri dei frequentatori più esigenti.
stico.
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Ronco Canavese
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EFFEPI
Presidente: Ornella De Paoli, tel. 0124817139.
Associazione di Studi e Ricerche Francoprovenzali nata nel 1981
per la valorizzazione della Lingua e della Cultura della Minoranza Francoprovenzale del Piemonte. La sede divide i locali con l’Associazione Valle di Forzo, a Molino.
GRUPPO ALPINI - RONCO - VALLE SOANA
Piazza del Municipio 2, 10080 Ronco Canavese.
Tel. 0124 817272 - 0124 817803 - Fax 0124 817419.
Presidente: Ilario Baudin.
Il Gruppo Alpini si è costituito nel 1962. I soci sono sempre
presenti nelle manifestazioni civili e la popolazione può contare sul loro aiuto nei momenti di difficoltà.
Festa annuale: il secondo weekend di agosto con la presenza
dei Priori e di numerose donne in costume.
LE FESTE DA NON PERDERE
Il Carnevale della Valle: ultimo sabato di gennaio: presentazione dei personaggi tipici: “il ruga e la ahcapineri”; a marzo:
sfilata dei carri allegorici.
Antico forno in frazione Boschiettiera.
Una Valle Fantastica: primo o
secondo weekend di luglio: è una
kermesse che coinvolge tutta la
Valle: un incontro perfetto di tradizioni e biodiversità nell’area
protetta. Tra le iniziative programmate da segnalare è la festa
del pane nella frazione Boschiettiera: si cuoce il pane nell’antico
forno comunitario ristrutturato
dagli abitanti.
Festa patronale di San Giusto: ultima domenica di luglio: occasione per ammirare gli
splendidi costumi femminili.
Sagra della toma. Formaggi in festa in Valle
Soana: a settembre di ogni anno.
Atmosfere d’autunno: a ottobre: si ammirano i colori e si gustano le castagne, tipici
frutti della montagna.
Salotto dei sapori e mercatino tra i monti: nelle festività dell’Immacolata.
Viaggio nella borgata dei presepi: nei mesi di dicembre
e gennaio, ogni angolo della frazione Pezzetto, in Valle di
Forzo, ospita un presepe artistico, realizzato unicamente
con materiale povero reperito sul luogo.
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Valprato Soana
DESCRIZIONE E CENNI STORICI
Numero di abitanti: 113
Denominazione: valpratesi
Superficie: kmq 71,57 - 7157 ha
Altitudine:
min m 1063 - max m 3308 s.l.m.
Casa Comunale m 1113 s.l.m.
Distanza da Torino: km 73
Festa patronale: San Silverio
Municipio: via Roma n. 9
10080 Valprato Soana TO
tel. 0124812908 - fax 0124812960
www.comune.valpratosoana.to.it
email: [email protected]
Ufficio turistico: strada Piamprato n. 1
10080 Valprato Soana TO
Comuni limitrofi:
Champorcher AO, Cogne AO,
Ronco Canavese e Traversella
Panorama di Valprato Soana.
Valprato Soana è l’ultimo Comune che
s’incontra risalendo la ”fantastica” Valle
Soana. Il territorio, che ha una forma di
ventaglio, è circondato dalla cornice
delle svettanti montagne. Il capoluogo
di Valprato, denominato Corzoneri
(Cordeneri), è situato in una conca che
doveva essere un grande prato com’è
deducibile dal nome stesso: prato in
una valle. Le frazioni, incastonate come
gioielli nel verde dei boschi, sarebbero
degne di una nota tanto culturale
quanto architettonica. Tra queste le
due più grandi sono Campiglia, che fino
al 1928 era Comune a sé stante, e Piamprato, dove sono concentrati gli sport
invernali e ci sono ancora alcune case
settecentesche. Salendo all’Andorina,
sono ancora visibili i terrazzamenti sostenuti da muri a secco che ospitavano
le “carbonaie”.
Grande pregio culturale hanno le passeggiate guidate all’interno del Parco
Nazionale Gran Paradiso, prestigio e
biodiversità di flora e fauna protetta
fin dal 1922.
La forte cultura religiosa del paese ci
forgia di circa 18 fra chiese, e cappelle
quasi tutte settecentesche, presenti in
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Valprato Soana
ogni frazione che esprimono il passaggio del tempo tra vari
stili, strutture e opere artistiche. La prima che incontriamo
entrando nel territorio comunale è il Santuario dell’Iornea
di particolare forma ottagonale, dedicata alla natività di
Maria che si festeggia la prima domenica di settembre. Nonostante la buona volontà degli abitanti, il territorio, ebbe
un lento sviluppo, la strada provinciale giunse a Valprato solamente nel 1894 e a Campiglia solo nel 1897. Piamprato invece dovette aspettare fino al 1903 per ottenere solo una
comoda mulattiera di tre metri.
Nel territorio del Comune erano presenti varie cave metallifere che diedero l’avvio alla lavorazione dei metalli e, in seguito, alla nascita dei lavori itineranti come il calderaio, il
ruga (lo stagnino), gli argentieri e, infine, i vetrai. Tra questi
troviamo la famiglia Clerico, famosa per essere partita da
Campiglia in cerca di fortuna divenendo poi proprietaria dei
locali notturni di Parigi “Il Lido” e “Moulin Rouge”. Giuseppe Clerico, sindaco di Valprato per 15 anni, fu il creatore, negli anni
70, dell’Hotel Gran Paradis, a lungo l’unico albergo a 4 stelle
di tutto il Canavese. In seguito al fenomeno dell’emigrazioni,
oggi l’economia si basa quasi esclusivamente sul turismo e,
nella stagione estiva, sulla pastorizia legata alla transumanza. La memoria degli antichi mestieri è tenuta viva grazie alla dedizione di pochi artigiani appassionati.
Tra i personaggi illustri ospiti di Valprato Soana ricordiamo
il Re Umberto I di Savoia che durante una battuta di caccia
presso gli alti territori di Campiglia sostò presso la sede parrocchiale di Valprato, dove il 1 agosto 1898 firmò tre Decreti
Legge che permisero al Paese di essere inscritto nella Raccolta delle Leggi del Regno. Questo avvenimento è ricordato
con una lapide posta sul muro della casa stessa.
Tra il 1938 e il 1940 era presente, per esercitazioni, lo scrittore
Mario Rigoni Stern, che all’epoca frequentava la Scuola Militare come Sergente Volontario negli Alpini, nei suoi scritti
definiva il pianoro dell’A zaria come il luogo più bello del
mondo. Anche A.Bertolotti nel 1873 e F. Farina nel1909 espressero nei loro libri l’amore per le bellezze della nostra valle.
SITI CULTURALI DA VEDERE
CHIESA PARROCCHIALE E STATUA DEL SALVATORE
La chiesa parrocchiale è oggi il fulcro che riunisce i fedeli
ogni domenica. Sorge quasi al centro del capoluogo a fianco
alla sede del Municipio; ha una forma particolare caratterizzata da un piccolo porticato che funge da ingresso. Nominata parrocchia nel 1609, staccandosi da quella più antica di
Campiglia; il primo parroco fu Don Guglielmo Camerlo,
eletto dalla popolazione, ma che essendo solo Chierico, ne
prese il possesso nel 1612 dopo la sua nomina a sacerdote.
La chiesa nel 1762 venne ampliata e nel 1775 quasi del tutto
ricostruita; negli anni a seguire subì varie ristrutturazioni
che modificarono anche le opere artistiche presenti, tra cui
alcune decorazioni del pittore Benelli. Rimane ancora veri-
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Valprato Soana
tiera l’immagine di un’icona
di San Besso presente nella
volta che venne rappresentato dal pittore con la pelle
scura, dopo aver preso visione del corpo del Santo attraverso “la finestra confessionis” del sarcofago custodito nel Duomo di Ivrea.
All’interno della chiesa, che
ora si presenta come un armonioso insieme di vecchio
e nuovo, oltre alle varie opere artistiche, è presente dietro all’altare una lastra di marmo
con i nomi dei parroci. Il santo patrono è S. Silverio Papa,
martire esiliato e morto di stenti nell’isola di Pomezia, attuale Ponza, con la quale esiste da alcuni anni un gemellaggio religioso.
La Festa patronale ricorre la penultima domenica di luglio.
Di fronte all’ingresso della chiesa vi è una statua fatta erigere da Don Carlo Vanner, allora parroco, dopo il suo ritorno
da un viaggio in terra santa; rappresenta il Salvatore ed é
corredata di una targa con una riproduzione del “Quadrato
magico di Pompei” che, secondo un’interpretazione, esprime
la Redenzione per merito di Gesù, figlio di Dio.
Più precisamente:
Sator: seminatore della divina parola.
Arepo: l’aratro,il cuore arato dalla fede è un buon terreno da
dove crescono frutti di vita eterna.
Tenet: ritiene tutto il bene operato in vita.
Opera: opera buona,fede, speranza e carità.
Rotas: le ruote celesti,il paradiso, la mercede che ottengono
i giusti,come i santi, perché hanno ascoltato e praticato
la parola di Dio.
AFFRESCHI
In tutto il territorio sono disseminati piloni e capitelli votivi,
ma anche sui muri di molte abitazioni sono spesso presenti
degli affreschi prevalentemente di natura religiosa. Uno dei
più pregiati e di apprezzabile fattura è situato in frazione
Zurlera. Sulla facciata di una
delle prime case della borgata, si può osservare un dipinto murale di fine Seicento. La composizione è ripartita in tre riquadri e in un ovale sottostante. Nella parte
centrale sono raffigurati la
Vergine con il Bambino in
cielo e, in basso, da un lato e
dall’altro, sant’Antonio da Padova e san Giacomo apostolo. Le due figure in abiti
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Valprato Soana
ecclesiastici, effigiate ai lati di questa scena principale, sono
identificabili dai cartigli recanti le due distinte scritte “San
Silverio” e “San Martino”. Dopo il restauro abbastanza recente,
nell’ovale sono riapparse le sagome di tre figure umane supplicanti i protettori celesti e lambite da lingue di fuoco. Attorno vi sono cartigli che recavano iscrizioni oggi quasi del
tutto perdute, mentre è fedele la data 1778 che, però, secondo
Silvia Coppo, autrice di questa descrizione, non è riferibile
all’anno di esecuzione, ma ad un verosimile intervento decorativo, forse fatto in occasione del rinnovo di un voto.
CAMPIGLIA - LA CHIESA E LA STRADA REALE
La frazione Campiglia, che si raggiunge percorrendo la
strada a sinistra della piazza principale del capoluogo, fu in
passato il più antico Comune della Valle. La sua chiesa, un
tempo parrocchia, probabilmente anche di Cogne, risale alla
fine del primo millennio, e testimonia il forte legame presente fra gli abitanti delle due Valli.
Il patrono è San Giovanni Battista, onorato il 24 giugno, ma
il titolare della chiesa è Sant’Orso Vescovo di Aosta; la
tradizione sostiene che nel
VI secolo, fuggendo alla persecuzione degli Ariani, si sia
trovato a predicare contro
l’Arianesimo proprio nel luogo dove oggi sorge la chiesa
a lui dedicata. La piazzetta
antistante è chiamata “platea Sancti Ursi”.
L’attuale edificio è stato quasi completamente ricostruito nel 1702 sulle basi del precedente, distrutto da una
valanga. In seguito a recenti restauri è stata scoperta una
cripta funeraria sotto al pavimento che accoglieva fino ai
primi decenni del 1700 defunti sia Soanini che Cogneins. Particolare è anche il campanile che sorge a pochi metri dall’edificio sopra un masso roccioso, a ridosso della cripta del
cimitero. Nel tetto del medesimo è visibile un foro che serviva anticamente ad innalzare la bandiera bianca che segnalava l’imminente inizio della messa ai Cogneins giunti, nel
frattempo, al Colle dell’Arietta per partecipare alla funzione.
A Campiglia ha inizio la strada reale di Caccia che fu voluta
dal Re Umberto I nel 1897; conduce, in 23 km, fin oltre i piani
dell’A zaria e poi prosegue, come sentiero, fino al Colle Cadrega e alla bocchetta del Rancio.
Nel territorio di Campiglia il P.N.G.P sta ultimando un giardino botanico “L’uomo e i coltivi” per rivalutare l’importanza
dell’agricoltura in montagna.
IL SANTUARIO DI S. BESSO E LA DEVOZIONE
A circa 2019 m di altitudine a monte di Campiglia sorge il
Santuario dedicato al giovane martire tebeo San Besso. La
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Valprato Soana
tradizione sostiene che il martire, verso il
IV secolo, si rifugiò con altri militi della Legione Tebea a predicare su questi monti
ove subì il martirio sul Monte Fautenio,
“Fanton”. I suoi persecutori lo fecero precipitare più volte dal dirupo, ove ora sorge il
Santuario a lui dedicato. Un’antica leggenda
vuole che la roccia stessa, che ricorda come
forma un “menhir”, abbia poteri traumaturgici e miracolosi.
Le spoglie mortali di San Besso hanno seguito un iter particolare e sono attualmente conservate nel Duomo di Ivrea, ma
pare che siano state ospitate anche ad Ozegna.
Nel 1647 Mons. Asinari, durante una sua visita, trovò due cappelle: una più antica sotto la rupe, con un
piccolo altare (datata 1548); l’altra più ampia con data 1618
ove non si era ancora mai celebrato.
Nel 1660, la cappella più recente era già stata adibita a coro
della nuova costruzione, mentre l’ampliamento costituiva
la navata. I lavori terminarono nel 1669. In seguito vennero
ancora effettuati ulteriori restauri fino a tempi più recenti
quando sia il Santuario che il rifugio adiacente vennero ultimati per volere di Mons. Lorenzo Babando. Questo luogo
ha creato un forte legame fra moltissimi pellegrini Valdostani, Valsoanini e Canavesani che si radunano ogni anno ad
onorarlo il 1 dicembre e il 10 di agosto.
IL CASTELLO DI PICATTI
La frazione Picatti si incontra percorrendo la strada che sale
nel vallone di Piamprato. La memoria popolare vuole che anticamente qui fosse attiva una fucina per la lavorazione del
rame di proprietà della famiglia che diede il nome al borgo
stesso. Sembra ci fosse anche una cappella dedicata a San
Carlo di cui ora non v’è più traccia. Visibile è invece il grande
palazzo signorile fatto erigere da un Picatti e denominato
“Castello”. La costruzione seicentesca presenta caratteristiche particolari rispetto alle abitazioni intorno: ha grandi
portali che confermerebbero il periodo costruttivo ed è corredata nei piani superiori da
loggioni con ampi archi a tutto
sesto. Vi è anche un basso rilievo in pietra con un’insegna
nobiliare. In passato nel XIX e
XX sec fu sede del Municipio e
della scuola. Alla famiglia Picatti appartennero uomini illustri, notai, avvocati e dottori in
legge; alcuni ricoprirono le cariche di Sostituto Procuratore e
di Presidente della Corte d’Appello.
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Valprato Soana
PIANETTO E IL PONTE ANTICO
Continuando sulla strada
verso Piamprato troviamo la
frazione Pianetto sviluppatasi intorno ad un piccolo
nucleo preesistente del Cinquecento
La sua Chiesa, dedicata a S.
Giacomo, fu separata da
quella di Valprato nel 1798, divenendo Vicaria e poi, nel
1834, Parrocchia; un’altra Cappella dedicata a santa Liberata è all’interno dell’abitato.
Caratteristico il ponte ottocentesco in unica arcata realizzata in pietra da taglio e timpani laterali in pietra da spacco.
PIAMPRATO
Immettendosi nel pianoro di Piamprato, che ospita gli impianti sciistici della Valle, si incontra sulla destra il Santuario
di Beirano, dedicato alla Madonna della Neve; da quanto si
sa venne costruito sulle basi di una Cappella eretta in seguito ad un evento miracoloso già citata in documenti del
XVI sec. La struttura attuale ha subito varie ristrutturazioni
che portano le date 1641, ampliamento; 1787 aggiunta del
pronao alla facciata dell’ingresso, e nel 1904 abside e coro.
Altri restauri più recenti hanno interessato anche le opere
artistiche interne. La festa si celebra il 5 agosto ed è molto
sentita soprattutto dai giovani del luogo che ogni anno si
alternano come Priori.
Poco prima del centro abitato si possono ammirare due
belle case, una settecentesca, l’altra di inizio ‘900, che presentano dipinti policromi e decorazioni molto ben conservate.
La chiesetta del borgo, dedicata a San Grato, è anch’essa settecentesca. La popolazione, che è molto legata alla festa celebrata il 14 di agosto, dopo la funzione religiosa porta in
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Valprato Soana
processione la statua del Santo sino ad una pietra che presenta un cavo simile alle coppelle celtiche. Non si hanno notizie certe circa la provenienza e la realizzazione del manufatto, ma qui viene chiesta al Santo la protezione dell’abitato.
La memoria popolare narra che in tempi passati, durante
le intemperie, il Santo venisse portato in questo luogo affinché l’agglomerato di Piamprato fosse protetto, in modo da
non subire la sorte di Pratorotondo, un borgo più a monte,
che venne totalmente distrutto da una frana il 15 maggio
1711; nella sciagura persero la vita molte persone.
Poco distante dalla Chiesa, sulla piazza, è il monumento
eretto a ricordo dei molti “Ruga” (stagnini) partiti da queste
terre. Artigiani itineranti, giravano nei paesi di fondovalle
spingendosi anche molto lontano a riparare utensili usurati
e a rendere utilizzabili le
pentole in rame. Questo metallo, infatti, ossidandosi rilascia il verderame, una
sostanza pericolosa per la
salute; gli stagnini, con una
lavorazione particolare, ricoprivano di stagno le superfici interne di tegami,
padelle ecc. rendendole sicure per cucinare. Solo il paiolo da polenta non veniva
mai rivestito perché pare
che la tipica cottura della
medesima non richiedesse
questa forma di sicurezza.
Curiosità storico-architettonica: in centro al paese esisteva
anche un’altra Cappella ancora riconoscibile nel sito della
vecchia scuola.
LE ASSOCIAZIONI CULTURALI
Associazione PRO LOCO DI VALPRATO SOANA, piazza Umberto 1.
La Pro Loco di Valprato Soana si è costituita il 5 giugno 1976
per favorire la promozione socio-culturale del territorio di
Valprato Soana.
La Pro Loco organizza manifestazioni,
come quella del Santo Patrono San Silverio e quella della Madonna della Jornea (1°
domenica di settembre) e giornate di intrattenimento per tutti, bambini, giovani
ed anziani.
Da ricordare l’Annullo Filatelico avvenuto il
giorno 10 agosto 2011 per celebrare il XXXV
anniversario di fondazione della Pro Loco.
Dall’anno 2000 la Pro Loco aderisce all’UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) e
collabora con le altre Associazioni pre-
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Valprato Soana
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senti in Valle Soana per valorizzare sempre più questo territorio.
Per informazioni: Il Presidente
Arch. Francesco Bozzato - cell.: 348-4984356.
Associazione Con Noi a Campiglia
L’Ass.ne “Con Noi a Campiglia” ha organizzato, nel corso degli
anni, una serie di eventi per favorire e incrementare la promozione turistica e culturale delle peculiarità ambientali,
storiche e gastronomiche della valle.
Tra le manifestazioni di maggiore interesse e rilevanza turistica c’è il Mercatino di Sant’Orso, con la presenza di un centinaio di espositori e la Mangia Longa (ultima domenica di
agosto). Un operato che da sempre viene portato avanti da
soci attivi ed entusiasti che amano la Valle Soana e che credono fermamente nella sua possibilità di sviluppo.
Per informazioni: Presidente Chiara Pippinato
cell.: 327.44.12.417.
e-mail: [email protected]
Associazione Amici di Piamprato
Gli “Amici di Piamprato” nascono nel lontano 1992, in quanto
un gruppo di famiglie che trascorrevano le vacanze estive
nella frazione di Piamprato decisero di organizzare, delle
giornate di intrattenimento dedicate ai bambini presenti
nella frazione.
La attività che vengono svolte ogni anno dagli “Amici di Piamprato”sono numerose: la festa di “San Grato”, la “Serata del villeggiante”, la “Festa dei bambini” mantenendo vive le escursioni
in montagna:“Baita Marmotta” (17-ago),“Baita Arlens”,“Baita Orlett”,“Baita di Prato Rotondo” ,“Baita della Reale”.
Giancarlo Bozzato cell. 333-3210811.
Associazione Amici dell’Andorina
Il gruppo “Amici dell’Andorina”, che ha a cuore il piccolo borgo,
raggiungibile solo a piedi, dal 1990 promuove, il luogo e si
prende cura della chiesa, organizza ogni anno il giorno 6
agosto, la festa in onore del Patrono Sant’Antonio
Informazioni presso Foglietta Luigi, borgata Bordone 22
Valprato Soana (tel. 0124812929).
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Sparone
CENNI STORICI
Numero di abitanti: 1135
Denominazione: sparonesi
Superficie: kmq 29,51
Altitudine: m 552 s.l.m.
Distanza da Torino: km 58
Festa patronale: San Giacomo Apostolo
Municipio: via del Municipio 1
10080 Sparone
tel. 0124808804
www.comune.sparone.to.it
Biblioteca: via del Municipio 1
10080 Sparone
tel. 0124808804 - fax 0124808942
email: [email protected]
Comuni limitrofi: Alpette, Canischio, Corio,
Forno Canavese, Ingria, Locana,
Pont canavese, Pratiglione, Ribordone
e Ronco Canavese.
Paese dalla storia millenaria appartenente alla comunità Montana Valli
Orco e Soana, è ubicato alla confluenza
delle valli di Ribordone e Locana ai piedi
del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Il centro abitato è situato alla sinistra
orografica del torrente Orco, dominato
dalle ripide pendici del “Truc ‘d Bose” (1392)
e sovrastato da un poggio sul quale sorgono i resti della famosa Rocca di Re Arduino e della antica chiesa parrocchiale
di Santa Croce, dove sono stati rinvenuti importanti affreschi.
Il capoluogo conserva ancora l’aspetto
del borgo medievale con antichi portici
e un affresco del 1687 raffigurante l’ostensione della Sacra Sindone.
La chiesa parrocchiale, riedificata nella
metà del 1700, è dedicata al patrono del
paese, San Giacomo Apostolo, celebrato
alla fine di luglio.
Le radici storiche più famose sono legate al nome di Arduino, Marchese di
Ivrea (955-1015), cui apparteneva il borgo
verso l’anno Mille. Sulla gloriosa Rocca
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Sparone
si distinse il valore degli Sparonesi, che costrinsero Enrico II
di Germania, imperatore del Sacro Ro- mano Impero, a levare l’assedio, durato oltre un anno.
Dell’antica fortezza ora non rimangono che po- che vestigia:
fu smantellata nel ‘500 in seguito alle bellicose scorribande
di Francesi e Spagnoli in lotta fra loro.
Nei secoli successivi Sparone entrò a far parte dei possedimenti prima dei Conti di San Martino e di Valperga, poi del
Marchese del Monferrato, infine dei Savoia e, verso la metà
del ‘400, nuovamente dei conti di San Martino e di Valperga,
che nel 1557 concessero al Comune gli antichi Statuti.
Dal secolo XVIII gli artigiani sparonesi, qualificati nella lavorazione del rame, andavano in giro per i paesi piemontesi e
lombardi a offrire la loro esperienza.
Durante il periodo della dominazione francese, a Sparone vi
era un’officina che produceva palle da cannone e altri oggetti da guerra.
Già in un consegnamento del 1583 sono citati vari mulini e
fucine, posti tutti lungo il corso della cosiddetta “Roggia delle
Fucine” o “Roggia del Mulino”.
La vocazione industriale di Sparone si sviluppò soprattutto
dopo la seconda guerra mondiale.
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A sinistra: mulattiera
per Frachiamo.
Qui sopra: Sparone
nel 1848.
A sinistra: Sparone
nel 1910.
Qui sotto: vicolo Don
Faletti.
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Sparone
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EDIFICI STORICI
ROCCA ARDUINICA
La rocca di sparone domina la strada che porta verso l’alta
Valle dell’Orco.
Qui si svolse lo storico episodio dell’assedio subito da Arduino tra il 1400 e il 1500.
Per la resistenza degli arduinici e per l’asprezza della stagione invernale, i soldati imperiali abbandonarono il lungo
assedio e tornarono in Germania.
Nel 1185 e nel 1193 fu proprietà dei San Martino-Valperga, poi
del Marchese del Monferrato e infine la Rocca passò nel 1389
al casato dei Savoia.
Ogni anno nel mese di luglio a cura del “GRUPPO STORICO la
MOTTA” vengono rievocati con una rappresentazione i fatti
salienti dell’evento.
LA CASAFORTE (Onzino-Vasario-Aia di Pietra-Apiatour)
La casaforte è una “costruzione protetta” in cui venivano conservati i prodotti agricoli per impedire i
furti.
La casaforte di Onzino è un edificio a tre piani di dimensioni significative con scale di legno che li congiungono. L’unico ingresso è composto da un robusto
portale trilitico di grande dimensione.
La struttura muraria è medioevale con maglia portante a massi squadrati e tamponamento di ciottoli
lavorati a spina di pesce.
A Vasario, sulla mulattiera del Molinetto sono visibili
i ruderi dell’antica casaforte della Costa.
La costruzione venne poi adibita a privativa del sale
detta “Ciensa”. La casa non ha balconi e le finestre
sono strettissime, a feritoia.
Nel rione Ciause vi è una casa molto antica con segni
di muratura a “spina di pesce”.
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Sparone
All’Aia di Pietra, davanti alla chiesa di
Sant’Anna vi è una casa romanica che porta la data del 1659.
Presenta due portoni
in legno scolpiti posti
in ingressi con stipiti
in pietra ed arco.
Anche in borgata Apiatour inferiore vi è una modesta costruzione a torre con presenza di architravi in
pietra.
CHIESE E CAPPELLE
CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIACOMO APOSTOLO
È ignoto l’anno di fondazione: sappiamo però che già nel 1329 le funzioni erano da molti anni trasferite da Santa Croce in un’altra
chiesa situata a valle, dedicata ai
Santi Salvatore e Giacomo.
L’edificio subì nei secoli numerosi
restauri; fu ampliata per aumentarne la capienza nella seconda
metà dell’800 e all’inizio del 900
l’edificio fu rinnovato.
La facciata è in stile romanico barocco. L’interno a tre navate
ha la volta affrescata dal pittore Giovanni Silvestro da Montanaro.
I due coretti furono fatti costruire dal Prevosto Don Faletti
nel 1882. L’ex altare della Madonna del Rosario presenta quindici formelle lignee raffiguranti i misteri del rosario. Sopra
l’altare maggiore vi è la pala ovale del 1897 raffigurante l’Assunta, San Giacomo e San Giovanni evangelista del pittore
Stornone d’Ivrea.
Oltre alla Chiesa Parrocchiale, Sparone ha un buon numero
di Cappelle sa visitare.
Si è cercato di preparare una serie di percorsi turistici e culturali, fruibili da persone che amano l’ambiente montano,
le semplici passeggiate e qualche camminata di media difficoltà.
1 Bisdonio – Onzino – Aia di Pietra – Mares;
2 Piani – Feilongo – Bercher ;
3 Torna –Apparè – Calsazio – Nosè;
4 Peretti –Monte dalla Motta – Santa Croce;
5 Posarolo – Prealba – Vasario;
6 Sommavilla – Budrer – Costa – Bose;
7 Frachiamo.
1 Percorso di media difficoltà. Primo tratto da Sparone –
Bisdonio – Onzino su strada asfaltata, poi mulattiera
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Sparone
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per Aia di Pietra e Mares (1501 m) h 3.
Cappelle visitabili : S. Libera (Bisdonio) – S. Giovanni (Onzino) – S. Anna (Aia di Pietra) – S. Bernardo (Mares).
2 Percorso di media difficoltà. Primo tratto da Sparone –
Piani – Feilongo su strada asfaltata, poi su mulattiera
fino al Berchero (1106 m) h 2.
Cappelle visitabili : Visitazione e San Lorenzo (Piani) – San
Rocco (Feilongo) – San Domenico (Berchero).
3 Percorso semplice su strada asfaltata come passeggiata a piedi o in bicicletta. Partenza da Sparone verso
Apparè – Calsazio e Nosè. h 1 circa.
Cappelle visitabili : Madonna degli Angeli (Torna) – Santi
Angeli Custodi (Apparè) – Madonna del Rosario e San Bartolomeo (Calsazio) – Madonna del Carmine (Nosè).
4 Percorso semplice e breve, che porta da Sparone alla Rocca di Santa Croce. h 1 circa.
Cappelle visitabili : Confraternita dei Disciplinati della SS.
Croce e di S. Giovanni (Peretti) – Santa Apollonia (Monte
della Motta) – antichi affreschi databili nel periodo tra
la fine del ‘300 e l’inzio del ‘400 (Rocca Arduinica).
5 Percorso abbastanza semplice. Si può fare in bicicletta su
strada asfaltata o a piedi seguendo la mulattiera, partendo da Posarolo verso Prealba e Vasario. h 1,30 circa.
Cappelle visitabili: Consolata (Posarolo) – Visitazione
Santa Lucia (Prealba) – San Rocco (Vasario).
6 Percorso di media difficoltà su strada sterrata. Partendo
da Sommavilla verso Budrer-Costa e Bose. h 2.
Cappelle visitabili: Sant Antonio (Sommavilla) – San Pietro (Budrer) – San Grato (Costa) – San Pancrazio (Bose).
7 Per raggiungere Frachiamo si può usare la strada asfaltata oppure l’antica mulattiera, che parte dalla borgata
Peretti. Venne costruita nel 1872 dagli abili muratori di
Frachiamo nei periodi invernali (quando rientravano
dalla Svizzera e dalla Francia); le tecniche di costruzione
sono uguali a quelle usate dai Walzer. La cappella è dedicata a Santa Lucia e si festeggia anche la Madonna della
Neve. La pala dell’altare presenta il miracolo della nevicata sul monte romano dell’Esquilino.
CONSULTA DELLE FRAZIONI
Il Comune di Sparone, per valorizzare la partecipazione popolare al governo della comunità locale ha istituito la Consulta delle Frazioni. Il territorio si considera articolato nelle
seguenti frazioni :
Apparè
Piani – Feilongo
Vasario – Ceresetta
Torre – Lantigliera
Frachiamo – Russa
Bisdonio – Onzino – Praprete
Bose – Budrer – Biola – Costa – Piovano
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Sparone
Spetta alla consulta :
– formulare proposte e progetti finalizzati allo sviluppo
delle frazioni
– promuovere eventi, incontri e dibattiti pubblici su tematiche varie
– favorire un maggior raccordo tra frazioni e Comune.
Ogni frazione ha il suo rappresentante e tutti si riuniscono
in un’assemblea pubblica semestrale. Gli stendardi delle varie frazioni sono una bella nota di colore per la Consulta, alcuni rappresentano un particolare della borgata, altri si
basano su giochi di colori o su elementi tipici del luogo.
LA SOTTOSEZIONE CAI DI SPARONE
La nascita a Sparone di un’associazione che fa dell’escursionismo o delle attività inerenti alla montagna avviene per
merito di Don Pierino Balma originario di Vasario, piccola
frazione di Sparone. Il 26 luglio 1975, per iniziativa di un
“gruppo di amici della montagna”, viene organizzata, con 35 persone, la gita al Monte Colombo m 2848.
Con questa iniziativa si costituì il CAS - CLUB ALPINO
SPARONESE. Nel 1980, grazie all’Ing. Bruno Piazza di Ivrea
si decise di far confluire tutto il patrimonio e le iniziative del CAS nel CAI, fondando la Sottosezione di Sparone. Iniziative:
recupero sentieri
realizzazione cartelli indicatori e segnatura di percorsi
partecipazione a corsi di alpinismo
gite sociali
costruzione di una barella di primo soccorso
proiezione di diapositive e mostre fotografiche
interventi presso le scuole elementari.
Ogni 5 anni il CAI propone serate culturali con presentazione di libri o conferenze a tema.
Per ricordare colui che intuì e favorì la costituzione del CAS
è stato realizzato un libro :
DON PIERINO SACERDOTE E ALPINISTA DI DIO.
Presidente dell’Associazione: Giovanni Costa, 0124/808604.
Il Gruppo Storico la Motta nasce nel 1986 dall’idea di alcuni
amanti della storia di Sparone attorno all’anno 1000. Dopo accurate ricerche nelle biblioteche della zona su notizie e costumi dell’epoca e stata concepita la “Rievocazione storica di Re Arduino” che si svolge il secondo fine settimana di
luglio e che ricorda l’assedio di Enrico II, imperatore germanico, alla Rocca di Sparone, sostenuto per quasi un anno da
Arduino marchese d’Ivrea e Re d’Italia.
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Sparone
Il momento che contraddistingue la Rievocazione è la serata
del sabato, dove circa cento figuranti tutti in costume rigorosamente fedeli all’epoca, interamente realizzati dal Gruppo Storico, mettono in scena diversi momenti della vita di
Arduino nella suggestiva cornice della Rocca.
La Motta ha attivato eccellenti collaborazioni con altri gruppi storici del Piemonte e del Centro Nord. Nel 2006 ha firmato una convenzione con il Museo Archeologico del
Canavese con cui collabora in ricerca e produzione di materiale didattico ( collana dvd). Dal 2009 collabora con l’Associazione Rievocare di Ferrara e nel 2011 è stato istituito il “Patto
Arduinico” con associazioni come “Rievocando Fruttuaria” di S.
Benigno e “Castrum Roccae” di Rocca canavese per collegare
le manifestazioni che si interessano della storia arduinica.
Chiunque può seguire le nostre attività attraverso la consultazione del nostro sito internet www.lamotta.it, scriverci su [email protected] o cercarci su Facebook digitando
Gruppo Storico La Motta.
PRESIDENTE: BERTOLDO PIETRO, 331/3311848.
ASSOCIAZIONE MASTRI ARTIGIANI VALLI ORCO E SOANA
Via Maestra 18, Sparone (To).
Le valli Orco e Soana tra le Alpi Graie e il Gran Paradiso
hanno conservato nel tempo la loro individualità, riservatezza e tradizione.
L’artigianato, in passato, ha svolto, in queste vallate di montagna un importante ruolo economico. Proprio il desiderio
di non disperdere questo bene ha fatto nascere l’ASSOCIAZIONE MASTRI ARTIGIANI VALLI ORCO E SOANA.
Lo scopo principale dell’Associazione è una sfida di ottimismo: ridare vita alle piccole botteghe e attività artigiane, intraprendere percorsi di piccola impresa e creazione di
reddito locale. I soci sono una trentina.
Molte le iniziative che l’Associazione si propone: la divulgazione, la didattica, la collaborazione con operatori turistici,
Comuni ed Enti, la produzione, la diffusione dei prodotti.
A Sparone, in via Maestra 18, è aperto il punto espositivo e
vendita .
Presidente dell’Associazione è Osvaldo Marchetti.
Per contatti : 340-53.69.599 / 392-65.24-339.
[email protected].
CORO POLIFONICO FEMMINILE “ARMONIA”
Il Coro Polifonico Femminile “Armonia” nasce ufficialmente
nel 2006 a Sparone (TO), con elementi provenienti anche da
comuni limitrofi.
Si compone di circa 20 elementi, tutte donne provenienti dai
più svariati settori del mondo del lavoro e dello studio.
La grande passione per il canto e la musica in genere hanno
fatto sì che iniziasse quest’avventura.
La corale si esibisce a cappella (con il solo uso della voce
umana).
valliOrcoSoana_valliOrcoSoana 23/05/12 11.15 Pagina 66
Sparone
Organizza ogni biennio una rassegna
a Sparone.
Il repertorio comprende musica tradizional-popolare, leggera, colonne
sonore di film e musica sacra.
La Corale è iscritta all’Associazione
dei Cori Piemontesi e alla FENIARCO.
Recapiti:
[email protected]
335/7319236
347/1939734.
La Pro Loco di Sparone si è costituita nel 1995 a cura di un
gruppo di persone che credevanno nel volontariato, nella
collaborazione tra le associazioni.
Passando gli anni la Pro Loco si è arricchita di nuovi soci, di
idee innovative, di iniziative assai impegnative sia per i soci
sia per chi con loro collabora.
Con allegria ed entusiasmo si organizzano diverse manifestazioni nell’arco di un anno.
Il fiore all’occhiello è la mostra agricola sparonese (giunta
oramai alla 13° edizione), preceduta dalla “Festa della Donna” e
da serate musicali e danzanti.
A giugno si propone la festa di Inizio Estate con 3 serate musicali e ad ottobre la Sagra della Castagna.
La Pro Loco ha collaborato e collabora con l’Amministrazione Comunale in varie iniziative.
PRESIDENTE: AIMONETTO Fabrizio 340/5786346.
SOCIETÀ FILARMONCA SPARONESE
La Filarmonica Sparonese venne fondata da Blessent Pietro
nel 1896. Ne riporta la notizia lo statuto originale datato 30
agosto 1900. Ai primi del ‘900 la banda contava 25 musici.
Dalla fondazione la banda era diretta da Pietro Blessent, gli
succederà alla guida il figlio Emilio fino al 1963, anno della
sua morte. Seguirà il maestro Giovanni Gambone di Bollengo, e Nugai Pietro fino al 1988. Dal 1989 la direzione della
banda è affidata al maestro Renzo Bosone di Canischio.
Magnino Giacomo, musico dal 1945, è stato il Presidente storico della Banda fino alla sua scomparsa avvenuta nel dicembre 2007.
Dal gennaio 2008 è presidente della Filarmonica Sparonese
Blessent Elio.
La Banda è formata da circa 35 elementi.
Sito web: www.filarmonicasparonese.it.
E-mail: [email protected].
66
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Ribordone
Numero di abitanti: 66
Denominazione: ribordonesi
Superficie: kmq 43,22
Altitudine:
min m 774 max m 3270 s.l.m.
Capoluogo m1023
Distanza da Torino: km 60,60
Festa patronale: Madonna di Prascundù
Municipio: piazza Aurelio Ceresa 1
10080 Ribordone
tel. 0124808865 - fax 0124818935
www.comune.ribordone.to.it
email:
[email protected]
Comuni limitrofi:
Sparone, Locana e Ronco Canavese.
Gruppo di case a Ribordone.
Ribordone si raggiunge da Sparone superandone l’abitato a destra della statale 460. Si segue per 7 km la strada
provinciale che sale la valle laterale del
rio Bordone. All’inizio è stretta, poi si allarga in una ampia verde conca ricca di
vegetazione dove sorge il Capoluogo (m
1027). Boschi di castagni e faggete sono
a valle mentre pinete e abetaie sorgono
nelle zone più elevate. Degni di nota
sono gli abeti bianchi del “Bosco nero”, il
più bello della valle.
Il territorio di Ribordone inizia a m 774
e finisce a m 3270 con la cima del monte
Gialin al’interno del Parco Nazionale del
Gran Paradiso.
LUOGHI DA VISITARE
Il Castello di Pertica, o Pertia (m 1225),
raggiungibile a piedi in un paio d’ore dal
Capoluogo. Originariamente era una
casa matta su una rupe scoscesa. Una
imponente costruzione a due corpi di
fabbrica con la caratteristica muratura
a spina di pesce affiancati a una torre a
difesa dell’ingresso. Si ritiene sia stata
costruita all’epoca di re Arduino (anno
1020 circa). Ormai sono in stato di abbandono e degradati. Compare nello
stemma del Comune di Ribordone accanto al monte Colombo, al rio Bordone
e alle armi dei San Martino e dei Val-
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Ribordone
perga. Recentemente, nei pressi, è stato rinvenuto un grande abbeveratoio in pietra, di circa 900 – 1000 litri (in dialetto:
un treu) che si ritiene fosse l’abbeveratoio dei cavalli dell’acquartieramento militare.
La chiesa di S. Michele Arcangelo nel capoluogo. Ha tre navate irregolari con la facciate in stile barocco; la torre campanaria molto suggestiva costruita in pietra locale conserva
le tracce di una antica meridiana. Il fabbricato risale al 1300
in posizione dominante la valle a ridosso del ponte romanico.
Il Ponte romanico accanto al palazzo Comunale è un antico
ponte medioevale in materiale lapideo a scavalco del torrente in corrispondenza di un orrido naturale impressionante e suggestivo. Una sorta di ponte levatoio costruito in
quella posizione con funzione difensiva oltre che funzionale.
Un tempo, prima del 1913, (anno costruzione strada carrozzabile) era l’unico ponte sul rio Bordone e utilizzato da tutta
la valle dai viandanti per andare nella valle Soana.
Il Santuario di Prascondù (m 1321). Al fondo della valle. Ampliato nel corso degli anni è stato costruito a seguito un
evento miracoloso: l’apparizione della Madonna ad un ragazzino muto durante il pascolo degli animali. All’interno
della chiesa ampliata nel corso dei secoli è custodita una
icona della Madonna nera di Loreto. Adiacente vi è la casa/ospizio per i pellegrini e più in alto la cappella della Apparizione. Il magnin (calderaio) Berrardi era nel pavese a
svolgere il proprio lavoro
di calderaio nomade con
alcuni altri magnin di Ribordone e con il figlio
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A sinistra: il castello
di Pertia.
Sopra: la chiesa di
San Michele Arcangelo.
A sinistra: il ponte romanico.
Sotto: il santuario di
Prascondù..
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Ribordone
69
Giovanni di circa 16 anni. Una sera del dicembre 1618, nonostante i solleciti, il ragazzo si rifiutò di recitare il rosaio assieme al padre. Questo perse la pazienza e schiaffeggiandolo
ripetutamente lo minaccio “se non vuoi pregare che tu non
possa più parlare”. Il giorno dopo il ragazzo non era in grado
di parlare forse anche per le percosse ricevute. A nulla valsero le cure dei medici dell’epoca consultati durante il ritorno a casa. Il padre disperato decise che se il ragazzo fosse
guarito e avesse riavuto l’uso della parola avrebbe fatto un
pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Loreto. All’epoca recarsi a Loreto richiedeva tempo, molto tempo e risorse. Il viaggio veniva sempre rimandato.
Il 27 agosto 1619 mentre accudiva gli animali al pascolo una
“donna di bianco vestita” circondata da luce abbagliante apparve a Giovannino e gli ricordò la promessa del padre. Il ragazzo di corsa tornò a casa e, gridando trafelato, raccontò
la visione della donna luminosa più della luce del sole. Raccontò la storia ai vicini, la raccontò a tutti quelli che accorrevano e poi cadendo a terra esausto “più non parlò oltre”.
Si organizzò il viaggio con alcuni amici e parenti.
Arrivarono a Loreto la vigilia di Natale. Nonostante le preghiere il ragazzo non riusciva ancora a parlare. Sconsolati e
delusi sulla strada del ritorno si fermarono accanto ad un
pilone votivo. Lentamente con fatica il ragazzo riuscì a dire
alcune parole dell’Ave Maria e poi lentamente riuscì a recitare il rosario e riprese l’uso della parola. Al ritorno i valligiani a ricordo solenne del miracolo costruirono una piccola
cappella nel punto della Apparizione. Dopo alcuni anni una
slavina la danneggiò e si decise di costruirne un’altra poco
distante in posizione riparata. Negli anni con nuove risorse
e tanto lavoro di fedeli e volontari la cappella fu ampliata
più volte. Oggi è una grande chiesa collegata ad altri edifici
La Madonna di Praadibiti a ostello. L’ampio sagrato sottolinea l’imponenza legscondù.
gera della facciata che risalta particolarmente luminoso
nelle giornate di sole. Recentemente è stata restaurata e sono state recuperate le varie decorazioni pittoriche, il coro ligneo e il pavimento in lose locali.
Il museo della religiosità popolare è posto nelle pertinenze
del Santuario e allestito con audiovisivi dall’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso. Visitabile gratuitamente nel periodo estivo raccoglie testimonianze varie su la religiosità
storica e culturale del territorio montano e della valle di Ribordone in particolare.
ESCURSIONI E GITE
A Talosio vi è il posto tappa della GTA “Grande Traversata delle
Alpi”. Lungo i sentieri indicati dai caratteristici segnali bianco-rossi si possono raggiungere alcune zone interessanti e
panoramiche. L’altopiano di Arzola (m 1793) dove a luglio si
festeggia la Madonnina della neve.
Un’escursione all’insegna del mistero è al Pian delle Masche:
luogo di ritrovo delle streghe del Canavese e visitata (si dice)
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Ribordone
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da Giacomo Casanova alla ricerca di una donna bellissima e
sfuggente che si rivelò essere una masca, una strega. Un altro
itinerario classico e un po’ impegnativo è l’escursione al
monte Colombo (m 2848) che si raggiunge in 4 ore circa partendo dalla frazione Schieroglio. Sulla vetta, nel 1933, è stata
posta una croce metallica a ricordo dell’anno santo. Se la
giornata è favorevole la vista spazia dal Monte Rosa al Monviso. Oppure il lago d’Eugio (m 1860) interessante lago ampliato con una diga artificiale per costruire un bacino
idoneo allo sfruttamento dell’acqua come risorsa energetica.
Va ricordato l’anello turistico gradevolissima passeggiata su
pista forestale, sentieri e mulattiere adatta alle famiglie. Dal
Ciantel alla frazione Piané su pista forestale fra abeti rossi
e faggete a Schieroglio e Prascondù e Boscalera su sentieri
attrezzati e vecchie mulattiere ripristinate. Stimolanti i
guadi sui vari torrenti che scendono a valle a volte impetuosamente. Presso la frazione Schieroglio il comune ha predisposto una parete con area attrezzata per attività di free
climbing con vari gradi di difficoltà. L’alpeggio Oreggie in
spendida posizione panoramica per acquisti di specialità tipiche dei margari: tome e brus vaccini e caprini. L’alpeggio
del Ciantel del Re (m 1500) costruito per ospitare il re Vittorio
Emanuele II quando nel periodo di caccia soggiornava nella
valle.
Numerosi sono i laghi in quota, incastonati fra dirupi e rocce. Il più grande è il lago gelato ( m 2850) e raggiungibile con
alcune ore di cammino. La superficie è coperta da neve e
ghiaccio per molti mesi l’anno. L’acqua è visibile nel mese di
luglio e inizio agosto.
Si ricorda il concorso canoro per giovani dilettanti “Il Ceresotto d’oro” a luglio in frazione Ceresa.
La festa della Buleta il tradizionale alimento a forma di palla
a base di polenta abbrustolita con il Brus formaggio fuso. In
genere la seconda domenica di settembre. Per l’occasione si
organizzano balli e canti della tradizione Franco-provenzale.
Il Ciantel del Re.
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Ribordone
Il 27 agosto si celebra, tutti gli anni,
festa della Apparizione al Santuario
di Prascondù a ricordo dell’evento
miracoloso. Una festa religiosa con
richiami al folklore della tradizione
locale.
In frazione Talosio presso la piazza
principale il bar-trattoria Da Marina
per scoperte gastronomiche locali a
base di salumi, formaggi, polenta e
cacciagione e cucina casalinga.
Festa dell’Apparizione al santuario di
Prascondù.
ASSOCIAZIONI CULTURALI STORICHE
Proloco di Ribordone
Presidente: Oberta Paget Ivo.
Indirizzo: C/o Comune di Ribordone, piazza A. Ceresa n. 1.
E-mail: [email protected].
Telefono: 3707071436 - fax:
Circolo Culturale “Gran Baita Marco Ceresa”
Presidente: Walter Sandretto.
Indirizzo: Frazione Ceresa n. 35, 10080 Ribordone.
Telefono: 3478529707 - Fax:
E-mail: [email protected].
Circolo Ricreativo Frazione Verlucca
Presidente: Pasqualone Renato.
Indirizzo: viale Losego n. 45, 10086 Rivarolo Canavese.
Telefono: 3408274657
Principali eventi organizzati dalle associazioni
PROLOCO
Camminamangiando: passeggiata lungo sentieri ombrosi con
supporto fastronomico.
Picnic in alpeggio: escursione all’alpeggio Oreggi il 4 agosto e all’alpeggio Ciantel del re il 19 agosto.
Escursioni adatte alle famiglie. Mese agosto.
Festa dell’Apparizione al Santuario di Prascundù
(27 agosto e 2 settembre).
Sagra della Buleta
(9 settembre).
Panorama di Ribordone nel 1940.
CIRCOLO CULTURALE
“GRAN BAITA MARCO CERESA”
Manifestazione canora
“Il Ceresotto d’Oro”
(8 luglio 2012).
CIRCOLO RICREATIVO
FRAZIONE VERLUCCA
Festa Religiosa di Santa
Maria Maddalena
(4 agosto 2012).
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Alpette
CENNI STORICI
Numero di abitanti: 271
Denominazione: alpettesi
Superficie: kmq 5,65
Altitudine: m 957 s.l.m.
Distanza da Torino: km 50
Festa patronale: Santi Pietro e Paolo
Municipio: via Senta 22
10080 Alpette
tel. e fax 0124809122
www.comune.alpette.to.it
email Assessore Cultura:
[email protected]
Biblioteca: via Senta
(specializzata in storia locale)
Comuni limitrofi: Pont Canavese,
Cuorgnè, Canischio e Sparone
Cartolina di Alpette anni ‘30.
Il paese fu anticamente un insediamento celtico preromano come si deduce
dall’interpretazione di alcuni toponimi.
La leggenda dice essere stato un “pagus”
romano e che vi fu il passaggio di San
Martino, venuto a comporre le liti con
Canischio causate dallo sfruttamento
dei pascoli. Ancora oggi, in effetti, ci sono le “Rocche di San Martino”, ai confini
con il comune di Canischio. L’imperatore Barbarossa, pare fece distruggere
un convento di monaci nei pressi della
località Canavis. Poco si sa del periodo
medievale perché gli alpettesi erano
considerati cittadini e parrocchiani di
Cuorgné, Pont o Sparone. Il primo documento in latino che cita “Alpetae”, nel
1466, è nell’archivio comunale di Cuorgné mentre la dizione in volgare “Le Alpete” è riportata negli statuti di Pont nel
1562. È chiara l’etimologia da “alp”, radice
di origine celtica, che significa “pascolo
d’alta montagna con abitazioni di pastori”,
da cui anche derivò il termine “Alpi”. In
dialetto locale Alpette si dice “Ij Alpëtte”.
Come scrive il Bertolotti nelle sue “Passeggiate nel Canavese” (1873) già nel XVI secolo era forte il desiderio di autonomia
della popolazione locale. Nel 1609 Alpette, uno dei sei cantoni di Pont, ottenne di staccarsi dalla sua pievania
con decreto vescovile del 26 luglio. Nel
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73
Alpette
Panorama di Alpette..
Un magnin.
1622, Pont che non voleva l’autonomia amministrativa di Alpette pagò al governo 200 ducatoni d’oro ma nel 1773, dopo
anni di proteste, la popolazione di Alpette ottenne l’indipendenza rimborsando a Pont la somma spesa. Dopo 200 anni,
nel 1974, ad Alpette si ricordò tale avvenimento con una
grandiosa “Festa del Piemont”. Pare che verso il 1630, con l’arrivo
di un’epidemia di peste, venne costruito un lazzaretto in località Senta. Visto l’elevato numero di morti da allora invalse
l’uso di aggiungere al cognome del padre quello della madre
per ricordare i defunti. Così, sembra, ma non è certo, nacquero i numerosi cognomi doppi delle famiglie del luogo. I Ceretto divennero Ceretto Castigliano, Ceretto Deina, Ceretto
Brach, Ceretto Gianon ecc. ecc. I Sereno si divisero in Seren
Piocca, Seren Tha, Seren Bernardone, Seren Gay ecc. ecc. Per
quanto concerne le attività economiche e produttive le Valli
Orco e Soana fin dal XV secolo erano sede di un’importante
metallurgia del rame. A partire dal XVI secolo sono segnalate
miniere di rame (la più nota quella di Vasario nel vallone di
Ribordone) e fucine (a Sparone). Già in quell’epoca è segnalata la produzione e lo smercio di recipienti di rame ad opera
dei magnin, venditori ambulanti di paioli che si spostavano
in tutto il Nord Italia e persino all’estero. In particolare ad Alpette le alpi, come dice il nome, erano piccole, i prati e i campi
coltivati erano più miseri rispetto ad altri paesi più ricchi
dal punto di vista agropastorale. Ciò, giocoforza, contribuì
allo sviluppo delle attività dei battilastra (o paiolai) e dei magnin che
emigravano nei mesi invernali a
vendere stoviglie. L’artigianato del
rame rimase fiorente fino verso il
XIX secolo ma anche nel XX secolo
la grande manualità dei battilastra di Alpette venne sfruttata nelle officine di carrozzeria della FIAT.
Per salvaguardare e tramandare
l’artigianato del rame delle valli
Orco e Soana nel 1983 venne inaugurata la Scuola del Rame di Alpette e nel 2005 l’Ecomuseo del
Rame. Importante per le valli e per
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Alpette
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Alpette fu il cotonificio di Pont Canavese. Aperto agli inizi del
XIX secolo ebbe il suo massimo fulgore nella seconda metà
dell’Ottocento. Lo stabilimento venne chiuso nel 1964. Esso
impegnava soprattutto maestranze femminili. Molte donne
di Alpette vi lavoravano usufruendo della comoda mulattiera che ancor oggi collega Alpette con Pont. Verso la fine
dell’Ottocento l’Italia e quindi anche Alpette patì una grave
crisi economica a causa della sovrapproduzione delle merci.
La depressione economica determinò un grande flusso migratorio. Molti valligiani si recarono a lavorare all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, come minatori. Da quell’epoca
Alpette cominciò a farsi apprezzare come mèta turistica.
Già il citato Bertolotti nel 1873 riferisce che abitanti di Torino
erano fuggiti ad Alpette (“ove spira ottima aria” dice) per evitare un’epidemia di colèra e che da “allora in poi qualche famiglia vi viene a villeggiare”. Tra i personaggi illustri che frequentarono il paese si ricorda la Regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I e la Regina Elena di Montenegro,
moglie di Vittorio Emanuele III. Anche lo scrittore Emilio Salgari per alcuni anni, agli inizi del Novecento, trascorse ad Alpette le sue villeggiature. Il boom turistico Alpette lo vide a
partire dal 1964 quando venne asfaltata la comoda strada
carrozzabile da Cuorgnè. Negli anni ‘70 del Novecento vi furono costruite molte seconde case. Sull’onda dell’entusiasmo
scaturito dall’interesse turistico suscitato da questo paese
a Torino e in Canavese vennero realizzati lo skilift in frazione Nero, campi di bocce, un campo da calcio, un campo da
tennis, aree di gioco per bambini, aree per il picnic, un campo
per il calcetto ecc. ecc. Una data importante della storia di
Alpette fu il 1971 quando il nuovo parroco Don Giovanni Capace, trasferitosi da Fornolosa, portò con sé il suo telescopio.
L’anno successivo, con l’interessamento del Comune, gli venne costruito un osservatorio nei pressi della canonica che
per anni fu meta di migliaia di astrofili. Nel 1974 Don Capace
acquistò un nuovo telescopio più grande che, quando nel
1987 il parroco per motivi di salute sospese le osservazioni,
venne trasferito sopra il palazzo municipale. Nel febbraio
1990 le tre reti RAI trasmisero da Alpette l’eclisse totale di
Il telescopio dell’osservatorio e il Polo astronomico.
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Barba Tëch.
Alpette
luna. Tra le personalità più illustri del paese è da citare il mitico comandante partigiano Battista Goglio, detto Titàla
(1894-1944), medaglia d’argento al valor militare, protagonista della Resistenza canavesana. Espressione di un certo spirito popolaresco, estroso e geniale fu Battista Goglio, detto
Barba Tëch (1898-1985). Cantautore, attore estemporaneo,
esperto di tradizioni locali, fu anche amministratore comunale. Arguto oratore, era sempre pronto a trovare la battuta
giusta nel momento più opportuno. La sua vita ispirò un romanzo di Angelo Paviolo, “Battista dei mirtilli”. In conclusione
si trascrive un’osservazione del già citato Bertolotti, tratta
dalle sue “Passeggiate nel Canavese”. Dice in fondo al capitoletto
dedicato a questo Comune, dopo aver citato un valente pittore alpettese Costantino Sereno e il fratello Federico, Segretario Particolare del Re:«Con piacere registro tali notizie nel mio
lavoro sul Canavese, servendo esse sempre più a confermare che in
esso non vi ha quasi piccolo villaggio, da cui non sia uscita qualche
famiglia, illustre per nobiltà o per ingegno de’ suoi figli».
L’ECOMUSEO DEL RAME
All’inizio del paese sulla sinistra (via Sereine 1) si trova l’Ecomuseo del Rame, nato per iniziativa del Comune per ricordare il mestiere anticamente più diffuso ad Alpette e nelle
Valli Orco e Soana, quello del ramaio (“magnin”). Il museo, certificato Herity, aderisce al progetto “Cultura Materiale” della
Provincia di Torino, nato per sviluppare una rete ecomuseale che fa cardine sul riconoscimento identitario di una
comunità con il proprio territorio. Contiene circa 800 pezzi
(soprattutto vecchi oggetti in rame di uso domestico ma
anche arnesi per la lavorazione del metallo e oggetti di uso
contadino). É presente un laboratorio attrezzato per la lavorazione del rame con possibilità di prove pratiche. Il visitatore si può avvalere di personale del posto preparato per
spiegare tutte le fasi della lavorazione del rame e di una saletta adiacente in cui vengono proiettati filmati inerenti all’argomento. Ogni anno è al centro della “Festa dei Magnin” che
ha luogo la terza domenica di luglio. Nel periodo estivo è
L’ecomuseo del rame
e alcuni degli 800
manufatti esposti.
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Alpette
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aperto tutti i giorni festivi, nella rimanente parte dell’anno
solo su prenotazione telefonando in Comune o consultando
le indicazioni presenti sul sito internet del Comune di Alpette (www.comune.alpette.to.it).
Referente: Osvaldo Marchetti, tel.: 3405369599,
email: [email protected].
LA CHIESA PARROCCHIALE
La chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo si
trova in Piazza Goglio. Essa venne costruita in sei mesi, nel
1864, su quella precedente molto più piccola. Nell’occasione
venne alla luce l’affresco attribuito dal Bertolotti (Passeggiate nel Canavese,
1873) a Gaudenzio
Ferrari da Valduggia, all’epoca datato
1514. In realtà in base a recenti studi
comparati di Stefania Crepaldi (Canavèis n. 18/2010-11) pare
risalga ai primi anni
del Seicento, opera
di un artista itinerante di un certo valore che “continuava
a proporre i modelli
lombardo piemontesi
premanieristi”. L’affresco si trova in fondo alla chiesa, a forma
di volta, con al centro la Vergine e il Bambino e ai lati i Santi
Michele Arcangelo e Pietro, sulla sinistra, mentre sull’altro
lato si vedono San Giovanni Battista e Sant’Antonio Abate.
In alto la scena dell’Annunciazione in cui è notevole lo sfondo
di cielo azzurro oltre la balconata, con al centro l’immagine
di Dio. Pregevole l’esecuzione della Madonna e del Bambino
nudo e graziosa la raffigurazione degli angioletti che reggono la corona della Vergine. Nella navata sinistra, in fondo,
è visibile un pregevole fonte battesimale
in legno scolpito risalente al 1763. Degne
di nota sono altresì quattro vetrate a colori opera dell’artista pavese Padre Costantino Ruggero (1998). Oltre la chiesa
parrocchiale ricordiamo la cappella di
San Rocco, all’entrata del paese, con affreschi del 1630 sulla facciata, quella della località Musrai, dedicata alla Madonna
della Neve, quella di San Giacomo ai Ceritti, quella dell’Immacolata Concezione a
Serai e quella di San Domenico nella frazione Nero. Ogni anno le ricorrenze religiose sono celebrate con festeggiamenti
organizzati con la collaborazione dei comitati di borgata.
La chiesa Parrocchiale e l’affresco.
Particolare dell’affresco.
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Alpette
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IL POLO ASTRONOMICO
Il polo astronomico “Don Giovanni Capace” è costituito dall’osservatorio e dal
planetario. L’osservatorio si trova sulla
parte più alta del palazzo municipale
(via Senta 22), il planetario a poca distanza da esso in una piazzetta vicina.
La cupola dell’osservatorio misura circa
5,5 metri. Il telescopio principale è dotato di un riflettore Ritchey-Chretien
del diametro di 60 cm in grado di scorgere astri più deboli del pianeta Plutone. Il telescopio principale è afffiancato a altri due rifrattori, un acromatico ed un apocromatico. Sono strumentazioni ideali per osservare oggetti
celesti della nostra galassia come pianeti, nebulose, ammassi stellari ed altre
In alto il polo astronomico, qui sopra l’inaugurazione del planetario e a destra una
veduta dell’interno.
galassie più lontane. Il planetario, inaugurato nell’ottobre
del 2010, ha la possibilità di accogliere 54 visitatori per volta.
Esso consente di osservare la sfera celeste e i suoi fenomeni
proiettati sulla cupola anche durante il giorno e con qualsiasi condizione climatica ed atmosferica. Scopo principale
dell’attività del Polo Astronomico è la divulgazione della materia scientifica attraverso l’organizzazione di osservazioni
e visite guidate, di conferenze, seminari e “star party”. L’attività è diretta a tutti coloro che vogliono avvicinarsi all’astronomia, con particolare riguardo ai ragazzi della Scuola
Primaria e Secondaria. Per maggiori informazioni contattare il Comune di Alpette (tel.: 0124809122, fax: 0124809122,
www.comune.alpette.to.it).
ASSOCIAZIONI CULTURALI
ANPI Sezione di Alpette
Nelle sue attività la locale sezione ANPI si ispira all’esempio
del comandante partigiano Battista Goglio (Titala). Alpettese di nascita egli cadde eroicamente in combattimento
nella battaglia di Ceresole l’11 agosto 1944. É diventata famosa
la sua frase «Voi fascisti bruciate le case ma l’ideale è come la pietra
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Alpette
e la pietra non brucia». E facendo riferimento costantemente agli ideali
della Resistenza e della Democrazia
l’associazione ha organizzato in passato l’incontro con Monsignor Bettazzi, lo spettacolo teatrale che ha
ricordato la tragedia della Galisia, la
commemorazione del comandante partigiano ed insigne
uomo politico Ugo Pecchioli e molto altro ancora. L’associazione ritiene che tutte le manifestazioni culturali che portino a promuovere l’dea di giustizia sociale contribuiscano
anche a difendere quegli ideali che sono presupposto essenziale e cardine della nostra Costituzione.
Presidente: Osvaldo Marchetti tel.: 3405369599,
www.comune.alpette.to.it.
ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO ALPETTE
Associazione di volontari che promuove e valorizza la cultura, lo sport, l’enogastronomia, le
tradizioni popolari, gli antichi mestieri di Alpette, autentiche risorse proposte all’esterno
per incrementare il turismo locale. Essa collabora con l’amministrazione comunale per l’organizzazione di ritrovi conviviali, rappresentazioni musicali e artistiche durante la Festa Patronale, la Festa di Ferragosto e le altre Feste delle
borgate per mantenere vive le tradizioni del paese.
Essa è disponibile a cooperare con la Comunità Montana e
con le altre Pro Loco delle Valli Orco e Soana per far conoscere il territorio di cui Alpette fa parte. Anche a tale scopo
l’associazione ritiene strategica la sua partecipazione a “Paesi
in città. Pro Loco in festa” che ha luogo ogni anno, ad ottobre, a
Torino, importante occasione per riaffermare la propria
identità montanara.
Sede: via Senta 22 Alpette. Presidente: Isolina Cappellone,
tel.: 3479234839, fax 0124441701, email:
[email protected] www.comune.alpette.to.it.
ASSOCIAZIONE CULTURALE TO LOCALS
L’associazione dal 2005 ha organizzato concerti di oltre 250
band musicali italiane e internazionali. Organizza Alpette
Rock Free Festival, meeting musicale con entrata, camping
e WIFI gratuiti a 1000 m s.l.m. ARFF si svolge l’ultimo weekend
di luglio e ha visto come headliner Linea77, Bugo e Persiana
Jones. Presidente Nicolò Berta. www.tolocals.com
www.facebook.com/alpetterockfestival
Sede: Via Villa 3, 10080 Alpette.
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Locana
CENNI STORICI
Numero di abitanti: 1613
Denominazione: locanesi
Superficie: kmq 132,74
Altitudine: dai m 600 del Capoluogo,
La Villa, ai m 3692 s.l.m.
della Torre del Gran Pietro
Distanza da Torino: km 62
Festa patronale:
Madonna del Cantellino
Municipio: via Roma 5
tel. 0124813000 - fax 012483321
www.comune.locana.to.it
www.itineranet.it/locana
Biblioteca: via Roma 5
tel. 0124813000
email: [email protected]
Ufficio Turistico: piazzale ex Casermette
tel. 0124839034 - fax 0124839328
numero verde: 800.66.66.11
Comuni limitrofi: Noasca, Ribordone,
Ronco, Sparone, Cantoira, Chialamberto,
Coassolo, Cogne (AO), Corio
e Monastero di Lanzo.
Secondo il famoso glottologo Giandomenico Serra (1885-1958), originario di
Locana il cui monumento funebre è ancora visitabile presso il cimitero del
paese, il nome LOCANA deriva dal celtoligure Leuc-anna, con riferimento all’imponente sperone montuoso che domina il paese. I primi cenni storici su Locana sono da ricercarsi nel 1185 quando i
conti di Valperga e di San Martino intrapresero un’aspra disputa con l’intento di aggiudicarsi il controllo sulla vallata. I dissidi tra nobili proseguirono a
lungo, tanto da spingere gli abitanti di
Locana e dell’alta Valle Orco a prendere
parte all’insurrezione dei Tuchini contro i soprusi della nobiltà, ed anche
quando la rivolta fu sedata le rappresaglie contro le prepotenze dei feudatari
continuarono nell’alta valle fino al 1448,
quando l’autorità indiscussa e violenta
dei Savoia si impose sulle popolazioni
valligiane. Da sempre Locana con le sue
92 frazioni rientra a pieno titolo tra i
primi comuni in Italia per numero di
borgate e addirittura nel 1827 aveva ottenuto la denominazione di città con i
suoi oltre 6000 abitanti.
Tradizionalmente il centro del paese è
chiamato: La Villa, ossia Città, originariamente furono gli abitanti delle bor-
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Locana
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gate a coniare la dicitura, per
distinguere il capoluogo rispetto al circondario, ma nel
corso del tempo il termine si
è mantenuto ed diffuso,
giungendo fino ai giorni nostri. Il territorio di Locana
può contare su un’importante disponibilità idrica, grazie
alla presenza di importanti
corsi d’acqua come l’Orco, di
innumerevoli torrenti che in
esso confluiscono e di grandi
bacini idrici in quota, tanto da spingere nel 1929 l’AEM, A- Centrale di Rosone.
zienda Elettrica Municipale, ad utilizzare questa importante
risorsa naturale con la realizzazione di imponenti impianti
idroelettrici con due importanti centrali presso le frazioni
di Rosone e Bardonetto.
CHIESE SANTUARI E CAPPELLETTE VOTIVE
Nel Comune di Locana è possibile visitare alcune caratteristiche Chiese e Santuari, rese ancor più suggestive dal contesto storico-culturale e naturale nel quale sono inserite, in
particolare presso le frazioni. Di seguito sono ricordate le
principali, ma ogni borgata possiede una propria cappella
ricca di fascino e di storia.
Chiesa parrocchiale di ‘San Pietro in Vincoli’, situata in Locana
Capoluogo;
Santuario della ‘Madonna del Cantellino’, situata in Locana
Capoluogo;
Santuario della ‘Madonna delle Grazie’, situata in Fraz. Gurgo;
Chiesa di San Giuseppe in Rosone e di San Michele in Fornolosa;
Santuario di ‘Sant’Anna’, situata in Fraz. Meinardi.
Chiesa di San Pietro in Vincoli
Si tratta della Chiesa patronale del capoluogo ed è databile intorno all’anno 1300.
L’architettura esterna rispetta perfettamente lo stile romanico del periodo con le
aperture, bifore, ricavate da un tipo di roccia
locale, il micascisto. All’interno la Chiesa è
strutturata su tre navate, riprendendo probabilmente le forme del precedente luogo
di culto su cui poggia, sia la facciata, sia le
decorazione interne sono di chiaro gusto
barocco risalenti al seicento.
Chiesa di San Pietro
in Vincoli.
Santuario della Madonna del Cantellino
È la seconda Chiesa del capoluogo, presso la quale ogni anno,
la prima domenica di settembre, viene celebrata la festa patronale del paese. La struttura è rettangolare, su due navate
e preceduta da un porticato poggiante su pilastri quadrati
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Locana
con archi a tutto sesto. Sul tetto a lose è posizionata una statua della Madonna con il Bambino,
mentre su un angolo emerge un campanile realizzato in muratura di mattoni a vista.
Chiesa della Madonna delle Grazie al Gurgo
Il Santuario sorge in località Gurgo su uno sperone di roccia a picco sull’Orco. La struttura è ad
aula unica su pinta rettangolare ed è realizzata
in muratura tradizionale con pietra a vista, fatta
eccezione per la facciata dove campeggia un elegante mosaico, mentre dal tetto in lose una statua in terracotta della Madonna con il Bambino
Chiesa della Madon- veglia sulla frazione.
na del Cantellino.
Chiesa della Madonna delle Grazie al Gurgo (qui accanto),
Santuario di Sant’Anna a Meinardi (a destra).
Cappelletta votiva
in frazione Molera.
Santuario di Sant’Anna a Meinardi
Il Santuario dedicato sorge in località Meinardi, a 1480 metri
di altezza su un terrazzamento ottenuto in parte con la costruzione di fornici che sorreggono la soletta del sagrato.
L’edificio è strutturato con un’unica area rettangolare con
l’abside semicircolare, è intonacato all’interno, nel sottoportico e sugli elementi decorativi di facciata, mentre all’esterno, davanti alla facciata, è presente un sagrato coperto.
Il tetto é coperto in lose e sul lato sinistro dell’edificio é presente un basso campanile a pianta quadrata. Il Santuario è
da sempre meta di pellegrinaggio durante la prima settimana di agosto, attraverso la mulattiera che dalla frazione
Nora, in prossimità della località Fey, sale lungo il pendio
della montagna fino a raggiungere i Meinardi.
Cappellette votive
Camminando lungo i tanti sentieri che dal centro del
paese portano alle frazioni è possibile imbattersi
nelle Cappellette votive posizionate a lato del percorso. Un tempo era diffusa l’abitudine di realizzare i
piloni votivi per rispettare un fioretto, per santificare
un Santo ed ogni viandante passando davanti rivolgeva un pensiero o una richiesta all’immagine sacra.
Oltre ad un profondo valore socio-culturale alcune
Cappellette hanno rivelato un certo interesse arti-
valliOrcoSoana_valliOrcoSoana 23/05/12 11.15 Pagina 82
Locana
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stico, come nel caso delle costruzioni a forma di abside presenti sul sentiero dalla località Gavie conduce alla Chiesa in
frazione Molera.
CENTRO VISITATORI DEL P.N.G.P.
Antichi e nuovi mestieri della Valle Orco.
Il Comune di Locana ospita, presso la Chiesa sconsacrata di San Francesco in via Roma, il Centro
visitatori del Parco Nazionale del Gran Paradiso avente come tema centrale il lavoro all’interno di una comunità alpina, il legame
tra i mestieri ed il territorio viene descritto
attraverso nuove soluzioni interattive che
ricostruiscono due luoghi di lavoro tipici del
passato: la casa di montagna, dove avviene
la lavorazione del latte e la casa di città, dove
svolge la sua attività lo spazzacamino. Inoltre è possibile
sempre all’interno del centro visitatori, osservare il plastico di una centrale idroelettrica (Telessio) costruita
all’interno del Parco. Per facilitare l’accesso al materiale
informativo riguardante l’AEM sono state attivate quattro Antichi e nuovi mestieri della valle delpostazioni informatizzate con cui è possibile visionare la do- l’Orco.
cumentazione sugli impianti.
Monumento in ricordo
degli Spazzacamini in località Giroldi
L’opera, realizzata dello scultore Eliseo Salino
di Albissola, è stata inaugurata il 3 luglio 1977
e raffigura un giovane spazzacamino intento a gridare “Spaciafurnel” per richiamare l’attenzione e vendere il proprio lavoro, come si
usava fare all’epoca. Il piedistallo riproduce
fedelmente il comignolo di una casa e poggia
su una base ricoperta in lose che richiama la
tradizionale copertura dei tetti. Il monumento, dedicato a tutti coloro che in passato dovettero lasciare le loro famiglie per dedicarsi
a questo ingrato mestiere, è stato realizzato
sulla base delle testimonianze storiche dello
Spazzacamino Cav. Giovanni Battista Sola.
LA CASAFORTE DEI PIANIT
Negli boschi sopra Praie a 672 m, si trova la frazione Pianit
conosciuta per la presenza di una singolare casa medievale
abbellita da un elegante paramento a conci squadrati di architettura romanica. L’abitazione destinata ad uso civile è
suddi- visa in due parti e posizionata su due piani. Ognuna
delle due porzioni di casa, nella sua strutturazione originale,
disponeva di una sola porta di ingresso al piano terra e l’accesso al piano superiore era garantito da una scala interna
in legno. Nella parte inferiore della struttura invece sono
presenti i caratteristici crutin scavati nella roccia e con
acqua corrente, uno dei quali venne realizzato alla base di
Monumento agli spaciafurnel in località
Giroldi.
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Locana
La casaforte dei Pianit.
una grande lastra sottoescavata poco distante dall’edificio
primario. Nel 1982 presso l’abitazione sono state recuperate
dal dottor Marco Cima, due tegami in terra cotta arrossata,
a parete sottile oggi esposti presso il Museo Archeologico di
Cuorgnè.
PONTI ROMANICI
Seguendo il sentiero lungo il Rio Vallunga in Fraz. Vernè, a
circa 200 m. dalla partenza si incontra il primo ponte ad
arco settecentesco, si notevole interesse storico. Risalendo
la mulattiera si raggiunge prima Chironio e proseguendo
oltre il centro abitato si trova il secondo pittoresco ponte
ad arco, collocato accanto ad una grande conca naturale che
accoglie una suggestiva cascata.
Il ponte romanico di
Chironio.
I “CICIU” DI VESOLO (1120m)
Spuntano dal terreno ed hanno una caratteristica forma a
fungo, sono i Ciciu: blocchi di pietra, come tozze colonne di
conglomerato argilloso, sormontate da larghi massi di
gneiss. Il nome significa pupazzo e si riferisce ovviamente al
loro aspetto goffo e poco slanciato, che li rende simili a
grandi funghi o a piccoli uomini infagottati. A causa del loro
aspetto insolito sono da sempre al centro di dicerie e credenze: i ciciu si formerebbero improvvisamente durante la
notte per la bizzarra volontà delle masche; sarebbero quan-
valliOrcoSoana_valliOrcoSoana 23/05/12 11.15 Pagina 84
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to rimane di un sabba di streghe dopo un
uragano che interruppe all’improvviso un
rito magico; si tratterebbe di piccoli gnomi
che durante alcune notti prendono vita. In
realtà niente di magico, i ciciu sono semplicemente il frutto di un particolare fenomeno erosivo prodotto dall’acqua proveniente da un deposito di origine glaciale.
È possibile raggiungerli partendo da Roncore Superiore, attraversando il Rio Eugio
e proseguendo verso Vesolo.
BIBLIOTECA CIVICA SALVATORE GOTTA
La Biblioteca Civica è stata inaugurata il 10
maggio 2008 ed intitolata alla memoria di
Salvatore Gotta (1887- 1980), originario di
Montalto Dora, fu per tutta la vita fortemente legato a Lo- I “ciciu” di Vesolo.
cana dove frequentò la scuola elementare e trascorse il periodo estivo. Fu autore di molte importanti opere, una fra
tutte Il piccolo alpino, il suo capolavoro, e scelse di ambientare e dedicare Il volto del mio Paese, un altro suo famoso
scritto, a Locana che gli riconobbe la nomina di cittadino
onorario nel 1967. La Biblioteca dispone di una vasta gamma
di libri dedicati alla montagna e all’alpinismo, alla storia ed
alle tradizioni locali, propone inoltre un’ampia letteratura
contemporanea per adulti e bambini e mette a disposizione
gratuitamente due postazioni internet.
Biblioteca Civica Salvatore Gotta.
Associazione Culturale Pratolungo&Dintorni
Nel marzo 2007 nasce l’associazione culturale Pratolungo &
Dintorni.
La prima sagra del miele a Pratolungo si è svolta nel luglio
2007 in collaborazione con il Comune di Locana, l’Aspromiele
Piemonte, la Regione Piemonte e la Provincia di Torino.
La sagra del miele si colloca nella terza settimana di luglio,
la settimana del miele.
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Locana
Dal 2011 Locana viene riconosciuta
Città del Miele dalla stessa Associazione delle Città.
Nel 2012, i giorni del miele di Pratolungo
saranno dal 18 al 22 luglio.
Tel. 0124/83554 cellulare 347/5787202.
e-mail:
[email protected].
Sito web:
www.pratolungoedintorni.it.
COMITATO PRO-SANTUARIO SANT’ANNA MEINARDI
Il Comitato Pro-Santuario di Sant’Anna Meinardi fu fondato nel
1982 dai ragazzi della valle, anno in cui il Santuario, situato
nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, aveva ormai raggiunto uno stato di completo abbandono, ma che in 30 anni
ha saputo ridargli vitalità e splendore .
COMITATO SPAZZACAMINI VALLE ORCO
Il Comitato Spazzacamini della Valle Orco fu fondato dal Cav.
Giovanni Battista Sola.
Tra le varie attività, fece costruire il monumento dedicato
agli spazzacamini in Fraz. Giroldi e il piccolo museo privato
in Fraz. Davioni.
IL GRUPPO LOCANA FOLK
Il Gruppo Locana Folk, nato nel gennaio 1989, è composto da
otto coppie di ragazzi di età compresa fra i venti e i trent’anni e dal complesso musicale composto da vari strumentisti. L’attività è iniziata con la ricerca e la riscoperta dei
costumi locali sulla base di reperti e di foto d’epoca. Il
Gruppo ha proseguito con l’apprendimento delle danze popolari e dei canti locali atti a far conoscere la valle dell’Orco,
la sua storia e le sue tradizioni. Il Gruppo presenzia ai vari
raduni dei patoisants delle valli alpine, Piemontesi e Valdostane. Presente anche in Francia e in Svizzera . Lo scopo del
Gruppo è far sì che il patrimonio culturale delle nostre valli
non vada perduto o dimenticato, affinchè la tradizione e la
storia continui a rimanere nel cuore di tutti.
IL GRUPPO MASCHE D’CAMBRELLE
Il gruppo MASCHE D’CAMBRELLE nasce per riportare in auge
una tradizione di valle, cioè la credenza che vuole la frazione
di Cambrelle di Locana sede di potenti e volubili masche, capaci di trasformarsi in animali per ingannare il prossimo. Il
gruppo si avvale d’antiche storie locali, talvolta rappresentandole teatralmente ed esegue il suo sabba, l’antica e rituale danza circolare attorno al fuoco.
GRUPPO ALPINI DI LOCANA
Finito l’ultimo conflitto Mondiale i reduci si incontravano
all’osteria parlando di fondare un Gruppo Alpini a Locana.
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Locana
L’inverno del 1956 grazie all’iniziativa di alcuni reduci fecero
la prima Assemblea e fu eletto primo Capogruppo Gotta
Amabile (classe 1910) che fondò con dei soci il primo Direttivo, mandato che durò fino al 1967. Nel gennaio 1968 subentrò il secondo Capogruppo, il Cav. Nardi Agostino (classe 1917)
sergente maggiore del Battaglione di Ivrea.Il 7 gennaio 2001
subentrò il cav. Michelotti Giovanni, ancora oggi in carica.
PRO LOCO DI LOCANA
La Pro loco è attiva nella promozione del territorio, nel potenziamento turistico e nella valorizzazione della cultura
locale, con l’intento di mantenere vivo il paese proponendo
un ambiente sereno e rendendo Locana una meta apprezzata ed un posto piacevole dove vivere. La tradizione, la natura, il paesaggio ed un’ottima cucina, consentono di
proporre iniziative indirizzate alla valorizzazione del patrimonio locale: la Festa della Montagna a giugno, la Sagra della
Toma d’Alpeggio a luglio, la festa titolare della Madonna del Cantellino a settembre, la rassegna Teatrale in primavera e autunno, Estate ragazzi nel periodo estivo. Con la collaborazione
dell’ACAL (Associazione Commercianti - Artigiani Liberi professionisti e Lavoratori Autonomi) il Presepe Vivente. E l’ultima settimana di dicembre la festa degli anniversari di
Matrimonio.
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Noasca
CENNI STORICI
E LUOGHI VISITABILI
Numero di abitanti: 185
Denominazione: noaschini
Superficie: kmq 78,15
Altitudine: m 1062 s.l.m.
Distanza da Torino: km 75
Festa patronale:
Santa Maria Assunta
Municipio: via Umberto I n. 1
tel. 0124901001 - fax 0124901074
www.comune.noasca.to.it
email: [email protected]
[email protected]
Comuni limitrofi:
Ceresole Reale e Locana
L’ingresso di Noasca con al fondo
la sua famosa cascata.
Noasca è un comune della Valle Orco, tra
Locana e Ceresole Reale; si raggiunge
proseguendo sulla ex statale 460. Il capoluogo collocato a una quota di 1062
metri, dominato dalla parete rocciosa
da cui si getta il rio Noaschetta con una
spettacolare cascata definita a fine settecento dal Cavalier Napione “una delle
più belle delle Alpi, sia per il suo volume d’acqua sia per la sua altezza perpendicolare”. Il
toponimo pare avere secondo il Bertolotti origini celtiche e significare “luogo
di pascoli vicino ad acque scorrenti dai colli”.
Sorgenti, corsi d’acqua, cascate, laghetti
e ghiacciai costituiscono infatti il patrimonio di rara bellezza che conferisce a
questa località un fascino unico. Le più
antiche tracce umane sul territorio consistono in resti di abitazioni rupestre in
frazione Verdetta dove furono rintracciati frammenti vascolari e una punta
di freccia trovata a Frandin nel Vallone
del Roc, oggetti che sono oggi esposti
nel Museo Archeologico del canavese di
Cuorgnè. Con ogni probabilità l’insediamento di Noasca risale, nelle sue localita’
piu’ rappresentative, all’alto Medio Evo,
anche se qualcuno ipotizza più antiche
origini celtiche o romane.
Riscontriamo le prime tracce storiche in un documento del 1142 quando il Conte Guidone di San Martino
in occasione delle Crociate cedette
la Chiesa di S. Maria Assunta e il boro
annesso alla Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
L’attuale edificio della Chiesa, dedicato a S. Maria Assunta, risente dei
rimaneggiamenti promossi nel 1865
da Don Francesco Roscio ma conserva tracce medioevali. Il catino del
coro, il presbitero dalla volta a botte,
l’abside ed il campanile sono interamente costruiti in pietra e testimoniano origini romaniche.
Di origini medioevali anche la Chiesa di Balmarossa dedicata inizial-
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Noasca
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mente a San Nicola e poi a San Bernardo risalente al trecento, fornita di dignità parrocchiale e probabilmente antico ospizio per i pellegrini su un tracciato secondario della
Via Francigena che utilizzava il passo della Galisia per raggiungere la Francia. Può certamente valere una visita anche
il santuario della Madonna del Truc raggiungibile dalla frazione Ierener, distrutto da una valanga nel 1843 e poi ricostruito nel 1847. La cappella nacque secondo la tradizione
per l’apparizione della Madonna su una roccia del sentiero
che sale da Ierener agli alpeggi del Truc.
A seguito dell’apparizione la gente posò una statua della Madonna nella Chiesetta della borgata ma questa scomparve
per riapparire miracolosamente proprio sulla roccia ove era
apparsa la Madonna. Riportata in Chiesa ebbe a sparire e ricomparire sul sentiero più volte sino a che fu edificata sul
posto una cappella in suo onore. Settecentesca è anche la
cappella di San Giacomo della frazione Borno.
L’intero territorio di Noasca si estende su due versanti montani che convergono nel fondovalle. Di sicura attrazione turistica sono il suggestivo Vallone del Roc (ove si possono
ammirare graziose borgate con lavatoi e forni in pietra, la
vecchia scuola di Maison, l’imponente cascata del Rio Roc
sino al Bivacco Giraudo dal quale si
può intraprendere l’ascensione del
Gran Paradiso e del Roc), il Vallone di
Ciamoseretto (ove si giunge sino al
Gran Piano con la splendida casa
reale di caccia) ed il Vallone di Noaschetta (con un ingresso molto caratteristico stretto e profondo che
porta all’alpe La Bruna e proseguendo sino al Bivacco Ivrea); i tre
valloni solcano il versante orografico sinistro interamente compreso nel Parco Nazionale del La vecchia scuola delGran Paradiso mentre il versante orografico destro separa la frazione Maison.
la Valle Orco dalla Val Grande di Lanzo.
Noasca ed il Re Vittorio Emanuele II sono legati da una lunga
storia iniziata nel 1856, quando il re dichiarò una parte del
territorio noaschino area Riserva Reale di Caccia, salvando
in questo modo dall’estinzione lo stambecco. Venne formato
un corpo di guardie specializzate e costruita una fitta rete
di sentieri e mulattiere che ancora oggi costituiscono la migliore ossatura viaria per la protezione della fauna da parte
dei guardaparco, oltre a formare il nucleo degli odierni sentieri per escursionisti.
Il paese è costituito da una trentina di frazioni poste prevalentemente nella zona del fondovalle ed all’imbocco dei tre
valloni. Noasca è infine un paradiso per l’arrampicata sportiva ed un luogo storico per la nascita di questa disciplina;
basti pensare alle placche del Caporal ed alla Torre Aimonin
(magnifica struttura di granito che raggiunge l’altezza di
120 metri con un unico salto spezzato solo da una stretta
cengia).
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Noasca
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La Casa Reale di Caccia di Vittorio Emanuele II ora ristrutturata e mèta di molti turisti.
Tra le manifestazioni va ricordata la festa patronale dell’Assunta, il tradizionale pellegrinaggio al santuario della Madonna del Truc ed alla Fiera zootecnica del 19 settembre in
concomitanza con il ritorno delle mandrie dagli alpeggi.
Merita giusta citazione il primo Centro Educazione Ambientale attivato nel Parco Nazionale Gran Paradiso e che si trova
a Noasca; esso è costituito da spazi per le attività didattiche
e da una struttura residenziale. L’aula polivalente è dotata
di attrezzature e collezioni per lo svolgimento di attività di
tipo scientifico e di elaborazione delle osservazioni svolte in
natura, nonché per attività ludico-ricreative sempre sul
tema dell’ambiente. La sala conferenze viene utilizzata per
proiezioni e in occasione di corsi, seminari e piccoli convegni.
La sala ricreativa del
Centro di Educazione
Ambientale.
ASSOCIAZIONI
Associazione Pro-Loco di Noasca:
Presidente Pe Luciano.
Gruppo Alpini di Noasca – Ceresole Reale:
Presidente Ferrando Pasquale.
Gruppo Volontari del Soccorso Noasca – Ceresole Reale.
Sezione A.I.B. di Noasca: Presidente Pe Luciano.
Le Associazioni sono domiciliate presso il Comune di Noasca,
via Umberto I n. 1 – Tel. 0124/901001 – Fax 0124901074.
e-mail: [email protected].
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Ceresole Reale
CENNI STORICI
Numero di abitanti: 162
Denominazione: ceresolini
Superficie: kmq 99,57
Altitudine: m 1620 s.l.m.
Distanza da Torino: km 80
Festa patronale: San Nicolao
Municipio: borgata Capoluogo 11
tel. 0124953200 - fax 0124953121
www.comune.ceresolereale.to.it
Biblioteca della montagna:
Gianni Oberto: borgata Capoluogo 3
tel. 0124953162
Ufficio turistico:
borgata Pian della Balma
tel. 0124953186
email: [email protected]
Comuni limitrofi: Noasca
Resti del forno a manica in località Fonti Minerali.
Dopo l’ultima glaciazione, la testata
della valle Orco con la grande conca di
Ceresole viene frequentata episodicamente da popolazioni di cacciatori raccoglitori che compiono estese battute
estive di caccia al seguito delle grandi
mandrie di erbivori .
Una presenza umana più consistente e
assidua a Ceresole si registra con l’avvento delle culture dei metalli e nello
specifico verso la fine del II millennio
a.C., quando presso tutte le comunità
dell’arco alpino entra in maniera prepotente il ferro.
Le pendici del monte Bellagarda, con le
falde di detrito alimentate dal disfacimento di un filone di ottima ematite
hanno rappresentato per millenni una
cava a cielo aperto di minerale di ferro.
L’attività estrattiva dei minerali appare
il cardine intorno al quale ruota la prima fase storica dell’insediamento umano di Ceresole.
Un impulso al popolamento della grande conca alpina deriva con ogni probabilità dalle incursioni barbariche della
tarda età Imperiale e dalle continue
guerre medievali che sospingono le popolazioni canavesane a ricercare ambienti appartati e sicuri.
Dopo i grandi sommovimenti arduinici
a cavallo tra X e XI secolo, anche l’alta
valle dell’Orco entra nel grande quadro
delle terre di pertinenza dei conti del
Canavese. Da allora queste terre rimangono indivise e divengono oggetto di
aspre contese e di guerre, di cui sono costellati i secoli XIII e XIV, che contribuiscono alla formazione di un abitato
stabile nella conca elevata e imprendibile di Ceresole.
Il più antico rinvenimento archeologico
nella località è un complesso produttivo metallurgico del XV secolo. In località Fonti Minerali, dove si trovano i
resti di un esteso insediamento produttivo dotato di ambienti per il trattamento del minerale, un forno a manica
per la riduzione del minerale in metallo
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Ceresole Reale
e una fucina che già nel XVI secolo risulta dotata di una batteria di magli a testa d’asino.
Se si considera l’attività estrattiva e metallurgica di Ceresole,
unitamente alla grande potenzialità nel campo dell’allevamento, si comprende l’interesse per il controllo dei valichi e
più in generale dei transiti.
L’isolamento di Ceresole, oltre che una condizione indotta
dall’asprezza dei luoghi, è un fatto voluto, soprattutto per
preservare il primato dell’economia ed evitare, per quanto
possibile, le vessazioni e le imposizioni signorili.
A questo proposito è attestata la presenza di un ponte levatoio che sbarra la strada di accesso alla conca in località Scalere, dove la mulattiera di accesso è tagliata direttamente
nella roccia a strapiombo e il controllo di questa semplice
struttura garantisce l’isolamento e talora impedisce addirittura agli inviati dei legittimi signori feudali di accedere al
paese.
Tra la fine del Seicento e il secolo successivo in tutto l’arco alpino si assiste a un grande aumento della popolazione dovuto
all’introduzione di nuovi alimenti come la patata e alla fine
delle grandi epidemie. Anche Ceresole cresce e si articola in
molte borgate sparse secondo il tracciato ancora oggi visibile,
fondando l’economia sull’estrazione
mineraria, la metallurgia, la coltura
delle foreste di larici e la pastorizia.
Il secolo XIX per
Ceresole è molto
importante poiché a partire dagli
anni ‘50 il centro
diviene uno dei
punti vitali della
Riserva Reale di
Re Umberto I alla ca- Caccia frequentata assiduamente dal re Vittorio Emanuele
sa di caccia al gran II e dai suoi successori.
Piano.
Molto estesa è la rete di sentieri, ancor oggi percorribili, e
case di caccia che il sovrano fa costruire.
Per la grande conca appartata sta per compiersi un cambiamento
molto importante. Sempre più spesso si incontrano personaggi illustri;
altri cominciano a interessarsi a quella strana
sorgente ferruginosa
che fornisce l’acqua marcia . Nel 1858 sorge un
moderno stabilimento
idroterapico, nel quale si
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Ceresole Reale
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Il Grand Hotel nel secolo XIX.
curano malattie intestinali ma si rigenera anche lo spirito,
e poco dopo uno stabilimento d’imbottigliamento, che condurrà il singolare prodotto in numerose farmacie del regno,
per essere venduto come tonico e rimedio contro vari malesseri. Ancor oggi dalla sorgente sgorga, seppur in maniera
fievole, quell’acqua tanto famosa nei secoli passati.
Ceresole si appresta a vivere il suo momento aureo quando
la regina Margherita, consorte dello sfortunato re Umberto
I, prende a condurre la sua personalissima corte ai piedi
delle Levanne, dove poeti del calibro di Giosué Carducci riescono anche ad immortalarne lo spirito.
E in questo contesto che nel 1888 sorge dapprima il Grand
Hotel, destinato all’alta società e munito di tutte le più moderne comodità che a fine Ottocento si potessero immaginare, e poco dopo l’Hotel Levanna, meno pretenzioso e
destinato ad una clientela alta ma sovente non blasonata.
I primi anni del XX secolo vedono Ceresole al suo massimo
splendore, con un’economia basata sullo sfruttamento articolato delle risorse della montagna e sul turismo di alto livello.
La diga in costruzione.
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Ceresole Reale
Un momento di svolta fondamentale per lo sfruttamento
turistico è il collegamento con una strada carrozzabile tra
il centro di Noasca e la borgata Capoluogo di Ceresole, nel
1904.
Ma qualche anno più tardi scoppia la I Guerra Mondiale e il
mondo che aveva generato tanto splendore si estingue.
Dopo la guerra la strada della modernizzazione a ritmo serrato è imboccata e il consistente investimento indu- striale
della città di Torino conduce alla costruzione dell’invaso
idroelettrico, che cambia profondamente i connotati ambientali e il destino di Ceresole. La diga viene inaugurata nel
1931, alla presenza del principe Umberto di Savoia.
Durante l’epoca fascista Ceresole ritorna ad essere un
grande polo turistico e anche le imponenti infrastrutture
idroelettriche, in un certo senso, contribuiscono ad attrarre
visitatori. Ma sul finire degli anni Trenta cominciano a spirare pericolosi venti di guerra. Proprio in quegli anni sulla
montagna di Ceresole vengono costruiti numerosi fortini,
testimonianza ancora presente, considerati di secondaria
importanza strategica ma pur sempre da difendere rispetto
a un ipotetico attacco francese. La guerra ha inizio nel 1940
e nel ‘44 Ceresole conosce cruente battaglie tra partigiani e
repubblichini proprio all’interno del suo territorio.
Alla Cà dal Meist due mostre permanenti documentano i
tragici eventi di quell’anno.
Dalla seconda metà degli anni Cinquanta Ceresole conosce
nuovamente un’importante fase di sviluppo con il potenziamento del sistema produttivo idroelettrico. Poi negli anni
del boom economico ritornano anche i villeggianti e i turisti
ma l’ambiente elitario e un po’ snob, che aveva reso Ceresole
Reale una delle prime stazioni turistiche alla moda, ormai
guarda altrove.
Tratto da ”Ceresole Reale. Storia di un paese” di Marco Cima, ed.
Nautilus Torino.
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Ceresole Reale
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LUOGHI DI INTERESSE STORICO E ARTISTICO
Museo Homo et Ibex
Il museo è dedicato allo stambecco,
simbolo del Parco Nazionale Gran
Paradiso, ed alla sua interazione
con l’uomo nel corso dei secoli. Filmati, ricostruzioni e multimediali
trasportano il visitatore in un viaggio appassionante che descrive i
cambiamenti avvenuti sul nostro pianeta seguendo origini,
storia e possibili sviluppi futuri di queste due specie protagoniste del nostro territorio.
Centro visitatori del Parco: borgata Prese
tel. 0124.953166. - www.homoetibex.org.
[email protected].
Ferriera medievale
Ceresole, durante il Medioevo,
fu un importante centro di
produzione siderurgica, di cui
sono rimaste tracce in diversi
punti del territorio. Recentemente sono stati trovati e restaurati, in località Fonti Minerali, i resti di un forno a Resti di un maglio in
manica del tardo medioevo per la riduzione in ferro del- località Fonti Minel’ematite, cavata alla Bellagarda, e di un maglio a testa d’a- rali.
sino, azionato dall’energia idraulica. Pannelli informativi ed
un plastico presenti in loco illustrano come doveva essere il
sito e l’attività che vi si svolgeva.
Grand Hotel
Aprì nel 1888; fu meta di presenze blasonate dei vertici del
giovane regno d’Italia e dell’alta borghesia torinese che
aveva promosso Ceresole come località per villeggiature alla
moda. Fra il 1890 ed il 1894 vi soggiornarono la regina Margherita, il Duca degli Abruzzi, il Conte di Torino e S.M. Re Umberto I. Il Grand Hotel annovera fra gli ospiti illustri il poeta
Giosué Carducci, che qui compose l’ode Piemonte, del quale
rimane, a ricordo, una lapide sul lato nord dell’edificio, visibile
dalla strada. Recentemente retaurato, il Grand Hotel è oggi
quasi interamente privato; ciò non impedisce di ammirarne
esternamente la bellezza. Rimane a disposizione del pubblico la grande sala delle feste, con il suo pregiato soffitto a
cassettoni, visitabile nelle aperture in occasione di eventi.
Borgata Prese.
Cà dal Meist
La Cà dal Meist, edificata alla fine degli anni Venti, ospita, al
primo piano, la biblioteca della montagna Gianni Oberto, specializzata in testi di montagna, natura e cultura alpina ed il Centro di documentazione alpina delle valli
Orco e Soana. La Cà dal Meist è ricca di storia, a partire da
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Ceresole Reale
quella del suo proprietario, Giacomo
Giovannini, soprannominato il “Maestro”, che la ottenne come indennizzo
per aver dovuto abbandonare la sua
vecchia casa “inghiottita” dalle acque
del grande bacino artificiale dell’Aem
di Torino, opera alla quale si era strenuamente opposto.
La Cà dal Meist è sede del Centro Rete del Canavese del progetto internazionale “Memoria delle Alpi” in cui si inseriscono le mostre
permanenti “Galisiaquarantaquattro” (che documenta la tragica traversata di un gruppo di partigiani italiani e soldati
inglesi verso la Francia liberata) e “La battaglia di Ceresole”,
combattuta nell’estate del ‘44 a quasi 2500 m di altezza, che
si concluse con la sconfitta delle truppe partigiane ad opera
di reparti nazifascisti. Completa questa sezione la pannellistica sulla storia del vallo alpino dell’alta Valle Orco.
Nel piano a soppalco si trova l’Orcoecomuseo, una galleria
di immagini per scoprire lo stretto legame tra le dighe dell’alta valle Orco e la storia di chi le ha costruite e di chi ha trascorso e trascorre la sua esistenza a contatto con l’acqua di
questi enormi invasi.
Borgata Capoluogo 3, tel. 0124.953162 / 0124.953138.
www.granparadiso-amici.it
[email protected]
aperto nel periodo estivo, su prenotazione in altri periodi.
Affresco dell’Annunciazione
Singolare affresco realizzato all’aperto su
di una roccia in località Pian della Balma.
É opera del pittore della Casa Reale dei Savoia Felice Barucco, datata 1890, periodo in
cui la famiglia reale frequentava questi
luoghi.
Museo etnografico “La Mizun ed barba
Censo”
Inaugurato di recente, è frutto della paziente e meticolosa raccolta e conservazione di oggetti di uso comune dei tempi
passati. Sono esposti sia oggetti di uso casalingo, sia molteplici attrezzi usati nei
vari mestieri, che permettono di rivivere
la quotidianità della gente di montagna
di un tempo.
Borgata Cortevecchio, tel. 0124.953235,
aperto da maggio a settembre, su prenotazione.
GlacioMuseo
Interessante esposizione permanente sul clima e sui ghiacciai locali.
Località Serrù, sempre aperto dal 15 maggio al 15 ottobre.
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Ceresole Reale
ASSOCIAZIONI
Associazione Pro Loco
Viene costituita nel 1989 e fra i suoi scopi statutari annovera
la valorizzazione e la promozione del patrimonio ambientale, storico e culturale del territorio.
Borgata Capoluogo 11,
tel. 0124.953200 (Comune).
Associazione Amici del Gran Paradiso
Ha sede nella Cà dal Meist dal 1997.
Promuove e diffonde la cultura alpina, la musica, l’arte e il cinema, con particolare riferimento al territorio del Parco Nazionale Gran Paradiso.
Ogni anno propone un nutrito programma di spettacoli,
concerti, rassegne, mostre, seminari e convegni, incentrati
sulla tematiche montane e sulla storia e la cultura del territorio ceresolino.
L’Associazione gestisce la Cà dal Meist e, dal 2008, Casa Gran
Paradiso.
Borgata Capoluogo 3, tel. 0124.953162 / 0124.953138.
www.granparadiso-amici.it
[email protected]
Presidente: Guido Novaria.
Associazione “Reis ‘d Biru 2000”
Nata nel 2000, questa associazione promuove il miglioramento, la valorizzazione e la tutela del territorio montano
in tutte le sue forme, in particolar modo le ricchezze naturali e la cultura e le tradizioni del luogo.
Borgata Cortevecchio 3, tel. 0124.953235.
Presidente: Antonio Oberto.
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