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Otto domande ad Antonio Saltini
Alessandro Cantarelli, agronomo, conversa con Antonio Saltini sul 6° volume della
sua Storia delle Scienze Agrarie.
Da Filippo Re a Carlo Petrini. Duecento anni di fasti e nefasti della cultura agraria nazionale
Intervista realizzata nel corso del convegno: Viaggio attraverso un secolo di
agricoltura parmense: da Bizzozero all’agricoltura moderna”. Oratorio Novo della
biblioteca “Antonio Bizzozero”, Parma, 24 novembre 2012.
1) Un periodo straordinario di acquisizioni scientifiche: Charles Darwin pubblica nel 1881,
appena prima della sua scomparsa avvenuta nel 1882, il testo: “La formazione della terra
vegetale per l’azione dei lombrichi, con osservazioni intorno ai loro costumi”.
Si è all’alba della scienza agronomica moderna, ed i suoi cultori si interrogano sul ruolo del
terreno nella nutrizione delle piante. Il prof. Saltini ci commenti questo periodo.
(La luce del tramonto accarezza il mantello di una mandria di bovini mentre un contadino trasporta, attraverso una lunga
passerella, il letame dalla stalla alla concimaia, in un dipinto di James Ward del 1807. Da: Saltini A., Storia delle Scienze
Agrarie, II° vol., 2^ ed., Edagricole, Bologna, 1989)
“Gli anni tra il 1859 e il 1880 sono anni chiave per la comprensione, da parte dell’uomo,
delle leggi capitali che governano la natura vivente. Pasteur dissolve definitivamente, nel 1861, le
ultime resistenze della concezione aristotelica della generazione spontanea. Confutata, nel 1600,
da Redi per gli insetti e da Malpighi per i vegetali, l’antica credenza resiste ancora, ed è professata
in università prestigiose, per i microrganismi Pasteur dimostra che tutte le trasformazioni della
sostanza organica reputate spontanee sono prodotte da microrganismi la cui diffusione ubiquitaria
è dovuta alla leggerezza delle loro spore, trasportate ovunque dai moti dell’aria. Applica la
scoperta, negli anni successivi, dimostrando che che ogni microrganismo è responsabile di una
reazione specifica: distingue i responsabili delle muffe comuni, delle fermentazioni
economicamente utili (alcol, pane), delle alterazioni del vino, delle principali epizozie. Il suo
continuatore più illustre, Winogradsky, applicherà i metodi del maestro all’esplorazione della
microflora del terreno.
Contemporaneamente Darwin spiega, nel 1859, come prendano forma e si differenzino,
nella lotta per la conquista dello spazio vitale e del nutrimento, vegetali e animali viventi allo stato
selvatico, nel 1868 spiega come, diventato agricoltore e allevatore, l’uomo abbia selezionato, in
parte inconsapevolmente, in parte consapevolmente, le migliaia di razze delle specie domestiche,
vegetali e animali, da cui ricava il proprio cibo nelle regioni diverse del Globo.
(Osservatore attentissimo, Darwin amava frequentare le aste degli animali da riproduzione inglesi come quella
dell’immagine sopra riportata, tratta da una tela del 1809, cercando di capire direttamente dagli allevatori la logica che
stava alla base dei loro criteri di selezione. Da: Saltini A., op.cit., II° vol., pag. 320)
Nella seconda opera tenta altresì una spiegazione dei meccanismi biologici che, in risposta
agli stimoli naturali, o a quelli antropici, producono la variazione degli esseri viventi, quindi la
composizione dei caratteri nuovi in nuove razze: la teoria che propone è inconsistente. Seppure
lettore attento della pubblicistica scientifica tedesca, gli è sfuggito l’articolo con il quale nel 1866
Johann Mendel ha pubblicato, su una rivista di diffusione modesta, la spiegazione delle leggi
aritmetiche della ricombinazione dei caratteri genetici delle piante e degli animali”.
(da: Saltini A., op. cit, IV°vol., pag. 270)
2) Il prof. Saltini ci ricordi i contributi di Winogradsky e Beijerinck: due figure antitetiche di
grandi scienziati. E’ stato ricordato il grande Louis Pasteur, ossia il fondatore della moderna
Tecnologia Alimentare: l’agroalimentare parmense si caratterizzata anche per la produzione
di conserve alimentari, la cui manifattura si fonda essenzialmente sui dettami di Pasteur.
“Winogradsky e Beijerink sono protagonisti di una storica sfida per la comprensione del
processo chiave, per la vita vegetale, con cui alcuni ceppi batterici convertono l’azoto atmosferico
in azoto ammonico, quindi quello ammonico in nitrico, la forma in cui è comunemente assorbito
dalle radici delle piante. Bejerink perfeziona altresì, isolando gli specifici batteri, la fondamentale
scoperta di Hellriegel, che nel 1886 ha dimostrato, confutando l’opinione di chimici e agronomi
insigni, ricordo Boussingault e Gilbert, che le radici delle leguminose hanno la proprietà di
accogliere primordi batterici da cui si moltiplicano colonie che impiegano gli zuccheri forniti dalle
piante per convertire l’azoto atmosferico, in azoto proteico. Credo si debba individuare il
documento che suggella una stagione straordinaria degli studi naturalistici nella lettura che
Beijerinck svolge, nel 1904, alla Reale Società Olandese delle Scienze, illustrando il ruolo dei
batteri nel ciclo della vita sulla Terra, cui contribuiscono restituendo all’atmosfera l’azoto e il
carbonio, che alghe e piante hanno convertito in composti organici, assicurando le sostanze
necessarie all’alimentazione degli animali e dei funghi, esseri, anch’essi, eterotrofi.
Il quadro delle scoperte ottocentesche della microbiologia, sarebbe incompleto se
trascurassimo quelle operate nella sfera della micologia, un universo penetrato, per la prima volta,
nel 1700, da due naturalisti italiani, Targioni Tozzetti e Fontana, scopritori dell’agente della
ruggine del grano, esplorato, nelle sue latitudini più ampie, negli ultimi decenni dell’Ottocento, da
De Bary e Planchon, lo scopritore dell’agente della peronospora. Singolarmente, Planchon
aggiunge la soperta micologica a quella entomologica, essendo stato il primo biologo a descrivere
le fillossera, il parassita americano che, giunto in Europa, ne distrugge, impietosamente, i vigneti”.
3) Oggigiorno, si assiste ad una enfatizzazione della cultura gastronomica (lo testimoniano il
numero crescente di riviste e di programmi Tv), quasi che essa debba imporre l’agenda alla
politica agricola italiana. Recentemente a Torino, le è stato chiesto di un ipotetico colloquio
con il famoso gastronomo romagnolo Pellegrino Artusi (l’autore nel 1891, del celebre libro La
Scienza in Cucina e l’Arte del mangiar bene), per paragonare, alle nostre latitudini, come ci si
nutriva a fine Ottocento rispetto a come ci si nutre oggi. Cosa vi sareste detti?
“Mi è stato chiesto al Salone del Gusto di Torino, tempio dei furori di una cultura
dell’alimentazione che esalta il manicaretto, ignora il ruolo capitale delle derrate chiave per
l’alimentazione delle società umane, cosa immaginassi mi avrebbe detto Artusi se lo avessi
incontrato, redivivo, visitando gli stand della manifestazione. Ho risposto che in Artusi deve essere
ricordato l’alfiere di una cultura radicalmente opposta a quella dei gastronomi, che sospingono
folle di incolti a venerare tartufi e salmone come valori supremi dell’esistenza. Artusi era uomo
profondamente radicato nei valori della cultura umanistica, nel culto della moderazione,
dell’equilibrio, dell’autentica conoscenza. Insegnava a mangiare gustosamente ma a non alzarsi
mai da tavola col fastidio dell’eccesso. Come tutte le persone colte dell’Ottocento, venerava i
grandi scienziati dell’epoca: credo che a Torino lo avrebbero sconvolto le dichiarazioni dei nuovi
vati del cibo contro la scienza e gli scienziati, la scienza e gli scienziati che hanno assicurato al
cibo, al tempo di Artusi minacciato da cento possibili alterazioni, da parassiti che attraverso il cibo
si insediavano nell’organismo dei consumatori producendovi cento patologie gravi o persino
mortali, integrità e sicurezza con cui possiamo, oggi, operare i nostri acquisti al supermercato”.
(da: Saltini A., op. cit., IV° vol., pag. 390)
In termini, quindi, di politica degli approvvigionamenti, debbo confessare l’immenso
fastidio per lo spettacolo che ci è stato propinato, negli ultimi vent’anni, dai successivi ministri
dell’agricoltura impegnati a ripetere, autentici pappagallini, il verbo di un gastronomo del tutto
ignaro dei problemi della produzione agricola sui sei continenti, compreso, tra quei ministri, chi
vantava titoli di docente di discipline agrarie. Un’esibizione da iscrivere, a caratteri d’oro, tra le
cento prove che dimostrano, malinconicamente, che gli Italiani hanno accettato di essere governati
da una delle classi politiche più avide, opportuniste, irresponsabili tra quante governino le nazioni
della Terra. Gli Italiani hanno accettato, colpevolmente, che l’orda dei saccomanni si insediasse
nel Parlamento nazionale, nei parlamentini regionali, rischiano che i danni dell’orda non siano più
riparabili”.
4) Si avvicina Expo 2015 a Milano, ed un settore importante sarà dedicato all’agricoltura. Nel
suo libro si parla dell’esposizione internazionale del 1893 a Chicago, dove Henry Gilbert
associando il 50° anniversario della fondazione della stazione inglese di Rothamsted (dove era
direttore), ai 400 anni dalla scoperta dell’America, propone alla cultura agronomica
internazionale, l’analisi dei risultati conseguiti in cinque decenni di ricerche agronomiche.
Il prof. Saltini ci potrebbe illustrare cosa ha rappresentato Rothamsted per l’avanzamento
della scienza agronomica e, ipoteticamente, cosa potrebbe dire Gilbert all’Expo 2015?
(Le due immagini seguenti, sono riferite alla più famosa Stazione sperimentale del mondo: quella di
Rothamsted, in Inghilterra. Questa Stazione sarà di esempio nell’impostazione di altrettanto celebri
stazioni sperimentali nel mondo, che sorgeranno successivamente, come quelle statunitensi.
Campi sperimentali come quelli di Broadbalk (frumento in monocoltura dal 1843), Hoosfield (orzo
in monocoltura dal 1852) e Park grass (prato dal 1856), tuttora esistenti, costituiscono ineguagliabili
esperienze della scienza agronomica mondiale)
(da: Saltini A., op.cit., IV° vol., pag. 452)
(da: Saltini A., op.cit., IV° vol., pag. 421)
“La Rivoluzione agraria moderna nasce, in Inghilterra, a metà del Seicento, quando un
viaggiatore inglese, sir Weston, tornato da un viaggio in Brabante, spiega agli agricoltori del
Regno i vantaggi di alternare la coltura del grano a quella del trifoglio: il grano produrrà molto di
più, oltre al grano si produrrà una grande quantità di foraggio, che moltiplicherà le produzioni di
latticini e di carne. Per duecento anni agronomi e agricoltori britannici sviluppano questa idea
chiave, moltiplicano le formule di rotazione, selezionano il proprio bestiame perchè il foraggio, che
producono in quantità sempre più ingente, sia utilizzato da animali che consumando meno
producano di più, e quanto producono possieda le qualità più elevate, ad esempio i lombi ricoperti
di grasso che, convertiti in arrosto, allietano i pranzi di baronetti, ammiragli e professori di
Cambridge.
Nel 1843 Justus Liebig capisce l’importanza delle scoperte di De Saussure, il genio della
biologia che ha spiegato, perfettamente e definitivamente, i processi chiave della fisiologia
vegetale, la fotosintesi e l’assorbimento radicale degli ioni minerali, ma che nessuno ha compreso.
Divulgatore geniale, Liebig si appropria delle scoperte del grande elvetico e scrive il manifesto
dell’agronomia moderna, fondata sulla conoscenza della fisiologia dell’assorbimento minerale. La
sua spiegaziene contiene, però, un errore sul ruolo correlativo di fosforo e azoto. Lawes e Gilbert,
che nel medesimo anno hanno intrapreso le indagini di Rothamsted, identificano l’errore, ne nasce
la polemica più infuocata della storia dell’agronomia, ma, corretto l’errore, i due dioscuri della
sperimentazione britannica intraprendono le straordinarie esperienze che coronano, al
cinquantesimo anno, l’epopea della rotazione, di cui forniscono la perfetta spiegazione chimica e
fisiologica. Al termine dell’esposizione americana Gilbert propone, nelle conferenze che tiene a
presidi di facolta di agraria e direttori di stazioni sperimentali, la mirabile concezione dell’azienda
agricola quale organismo vivente, organismo economico e biologico, una concezione che
assicurerebbe il perfetto equilibrio ecologico dell’agricoltura del Pianeta, se l’esplodere delle
esigenze alimentari non avesse costretto di agricoltori del Mondo, a moltiplicare le produzioni
fondandole sui fertilizzanti di sintesi, il cui impiego in equilibrio con le costanti naturali è meno
agevole della perfetta integrazione tra colture cerealicole e allevamenti, che costituisce il cardine
dell’azienda concepita concludendo, a Rothamsted, la straordinaria esperienza della Rivoluzione
agraria moderna”.
(Squadroni di cavalli e armate di macchine nell’immensità della prateria, nella litografia della
trebbiatura a Bonanza in Minnesota, nella grande azienda impiantata dalla società che costruisce la
linea ferroviaria Northern Pacific. Da: Saltini A., op. cit., IV° vol., pag. 417)
(da: Saltini A., op.cit., IV° vol., pag. 317)
5) Nel delineare i contributi di Dockucaev, il padre della moderna pedologia e di Mendeleijev,
emerge che all’epoca la Russia incarnava il primato degli studi pedologici. Primato mantenuto
fino all’epoca della Rivoluzione d’Ottobre.
Nel suo libro si afferma che in 25 secoli, non più di dieci scienziati avrebbero fornito i
contributi essenziali per penetrare il segreto della fertilità, essendo questo un tema di indagine
complesso e sfuggente. Potrebbe commentare quest’aspetto?
“Dokuchaev è autentico genio russo, un uomo dalle intuizioni straordinarie, che riesce a
sviluppare malgrado l’assenza di strumenti di laboratorio adeguati. Ricordiamo che per poter
perfezionare la propria teoria dovette mandare i campioni di suolo prelevati a tutte le latitudini
della Steppa in Francia e in Germania: il laboratorio dell’istituto di chimica di San Pietroburgo
era diretto da uno dei grandi geni della storia della disciplina, Mendeleijeev, ma non era in grado
di realizzare l’analisi di cento campioni di terreno. L’intuito di Dokuchaev si rivela nella
congegnazione della teoria climatica, nel riconoscimento, cioè, del ruolo prioritatio del clima nella
determinazione del profilo di un terreno, un risultato che il figlio del pope realizza, eminentemente,
analizzando e confutando le cento teorie che avevano tentato di spiegare la costituzione del
chernozém. La sua resta eminentemente un’impresa logica. L’unico strumento meccanico
impiegato per realizzarla è la troika, un veicolo realizzato usando solo una scure sulla quale ha
percorso le migliaia di chilometri che separano le estremità opposte della Steppa”.
6) In Italia dopo il 1860, ci si trova a dovere convertire in un contesto unitari le cento
agricolture del Paese.
Nel frattempo aumentava la durezza dello scontro mercantile, che il progresso dei mezzi di
trasporto aveva acceso sul finire dell’Ottocento, tra i produttori di derrate di tutto il mondo.
E’ il periodo dell’Inchiesta Agraria (1877), della nascita delle prime Stazioni sperimentali,
quindi della creazione delle “Cattedre Ambulanti” di agricoltura. Quella di Parma sarà
magistralmente diretta dal Prof. Antonio Bizzozero.
(Immagine del Prof. Antonio Bizzozero)
Il prof. Saltini ci potrebbe commentare questo periodo, la nascita delle Cattedre e quindi di
un’altra istituzione strettamente connessa: la Federconsorzi?
“Non è possibile riassumere in una risposta cinquant’anni di storia dell’agricoltura
italiana. A chi volesse penetrare quella storia, suggerisco di leggerne le tappe nei capitoli
successivi delle mie Scienze agrarie. Sintetizzando, sottolineo che l’analisi deve iniziare
riconoscendo l’immensa arretratezza scientifica della cultura agraria nazionale tra il 1800 e il
1860. Attorno al 1800 scrive le proprie opere il conte reggiano Filippo Re, professore a Bologna,
un dotto che non ha capito né la rivoluzione chimica di Lavoisier, né quella fisiologica di De
Saussure, né quella fitopatologica di Targioni Tozzetti e Fontana. Le opere di questo singolare
“scienziato”, che legge i testi dei fondatori della scienza moderna dichiarando di trovarvi “amene
curiosià”, sono considerati testi “scientifici”, da fattori, possidenti e parroci italiani, per mezzo
secolo. Letterati illustri, ricordo Ezio Raimondi, vi additano, ancora oggi, una prova della
“mirabile” eredità di Galileo in agricoltura.
All’immensa arretratezza della cultura scientifica, una classe politica preoccupata solo di
conservare i propri privilegi, che sarebbero irreparabilmente compromessi se i contadini
pretendessero di emergere dall’abbruttente miseria cui sono costretti, aggiunge, con l’inchiesta
agraria, la prova della propria volontà di conservazione a qualunque costo.
(In questa come nella successiva immagine riferite alla campagna siciliana, si può notare l’evidente differenza con la
realtà campestre della contemporanea realtà americana, colta nelle immagini precedenti. Da: Saltini A., op. cit., IV°
vol., pagg. 198 e 199)
Quella classe fonda le prime istituzioni agrarie, ma avendo dissanguato le casse pubbliche
addossando al nuovo Tesoro il debito dei ducati preunitari, non è in grado di finanziarle. I due soli
agronomi di levatura europea del quadro nazionale, Cosimo Ridolfi e Gaetano Cantoni, creano, a
Pisa e a Milano, le prime scuole universitarie di agricoltura, ma i mezzi sono tanto esigui che il
numero dei laureati è assolutamente inadeguato a colmare i ruoli delle stazione create,
quantomeno sulla carta, per spingere l’agricoltura nazionale al progresso.
(E’ grazie alla valida opera del locale Comizio Agrario e della Cattedra Ambulante se Parma diventerà, già ai primi del
Novecento, capitale del pomodoro da industria. Nell’immagine parziale del monumento “Manzini” (1948) dell’artista
Pietro Carnerini a Traversetolo (Pr), il duro lavoro in fabbrica della trasformazione in concentrato del pomodoro. Foto
Conforti).
E’ la Facoltà di Milano che riesce a creare un piccolo nucleo di laureati, dotati della
cultura innovativa necessaria alla grande svolta. Mantenuto unito da legami di probabile natura
massonica, quel gruppo è il perno dell’organismo che segna la grande svolta, la Federconsorzi,
fondata nel 1892, l’istituzione che, attraverso il binomio vincente costituito da Cattedra Ambulante
e Consorzio Agrario, produrrà, nelle province dove si insedia un alfiere della nuova cultura
agronomica, il prodigio della nascita di un’agricoltura moderna.
Singolarmente l’organismo sarà destinato all’estinzione, l’anno precedente il centesimo
anniversario, dall’oscura vicenda fallimentare suggellata da uno degli uomini che più lucidamente
hanno incarnato le doti supreme della classe politica nazionale: cinismo, opportunismo, la
straordinaria capacità di occultare qualunque verità, sociale, politica, economica. La dissoluzione
dell’organismo corrisponde, la coincidenza centenaria è singolare, all’inizio del processo di
confusa involuzione in cui l’agricoltura italiana viene coinvolta, nel crepuscolo del Novecento,
soffocando i vigorosi impulsi al progresso che l’hanno sospinta, tra gli anni Sessanta e gli anni
Ottanta, a conquiste produttive e tecnologiche tali da consentirne il confronto con quelle più
evolute dell’intero Occidente”.
(A fine Ottocento, gli agricoltori italiani interessati all’acquisto di apparecchiature meccaniche sono pochi: la loro
domanda, nata dalla lettura di giornali stranieri, non incontra, nel Paese, un’offerta in grado di soddisfarla. Ad affrontare
l’alea dell’importazione sono negozianti non sempre in grado di valutare esattamente le esigenze degli acquirenti. La
nascita dei Consorzi Agrari, consentirà di acquistare macchine in quantitativi elevati ai prezzi più convenienti. Inoltre
saranno vendute agli agricoltori dopo avere superato severi controlli di funzionalità. Nota ricavata da: Saltini A.,
Istituzioni agrarie e progresso nelle campagne. Nasce a Piacenza il moto di rinnovamento nazionale, Union Printing,
Viterbo Edizioni Spazio Rurale (per conto di), 2006. Immagine tratta da: Saltini A., op. cit, IV° vol., pag. 301)
7) Dalle Cattedre Ambulanti (quella di Parma, la seconda in Italia, è del 1892), si è passati alla
creazione degli Ispettorati Agrari (1935), per passare alla stagione della “Battaglia del grano”
(anni ’30 del secolo scorso), a quella dei “Piani verdi” e del reddito assicurato dalla Comunità
Europea” (secondo dopoguerra), quindi a quello che lei definisce un fortunato periodo per
l’agricoltura italiana: quello che va indicativamente dal 1960 al 1980. Successivamente a quel
periodo, anche a causa di una diversa politica agricola comunitaria adottata dall’UE,
l’agricoltura ha perso nettamente di importanza nel contesto economico e sociale. Che
prospettive intravvede per il futuro? A parte l’enfatizzazione dei prodotti tipici, stiamo o non
stiamo attraversando, in agricoltura, un periodo prolungato di “torpore”?
“Credo di avere già suggerito una risposta. Reputo si debba aggiungere che i
mercati internazionali stanno attraversando una stagione di sovvertimenti capitali. Lo sviluppo
industriale dell’Europa si è compiuto, grazie alla disponibilità di ampie superfici agricole (nei
paesi occidentali 3-4-5.000 metri di suoli arabili pro capite), con il costo sistematicamente
decrescente delle derrate agricole. Lo sviluppo agricolo dell’Asia (dove la disponibilità di suoli
arabili è misurabile tra i 300 ed i 1.000 metri pro capite), si compirà a costi crescenti degli
alimenti. Un paese, come il nostro, che ha sacrificato, in cinquant’anni di crescita edilizia, metà dei
propri suoli di pianura, sarà esposto, domani, a tutte le ripercussioni della crescita dei consumi in
Asia, una crescita che potrebbe portare il prezzo degli alimenti a livelli tali da sovvertire i cardini
del nostro sistema economico. Chi ha propugnato un credo alimentare fondato sull’eccellenza del
companatico potrebbe dovere riconoscere, domani, che, senza disporre di pane, il companatico più
appetitoso lascia, alzandosi da tavola, un languore allo stomaco”.
(Norman Borlaug, agronomo genetista, fu insignito del premio Nobel per la pace nel 1970. Borlaug era il leader di un
progetto di ricerca sponsorizzato dalla Rockefeller Foundation, durante il quale nuove varietà di grano furono create al
Centro Internazionale per il miglioramento del Granturco e del Grano (CIMMYT) nel Messico. Queste nuove varietà
cambiarono lo stato del Messico da un importatore di grano (quando il programma ebbe inizio nel 1944), ad esportatore
nel 1964. In questa foto del 2003 all’Università di Bologna, il Prof. Bourlag è intervistato dal Prof. Saltini. Per gent.
conc. A.S. Archivio Nuova Terra Antica).
8) Ogni periodo ha le proprie “paure”. Relativamente al tema OGM ed all’attenzione che il
mondo politico dedica a questa specifica tematica, quindi alle delibere di certi consigli
comunali, qual’è il suo commento? L’attenzione all’agricoltura è rivolta esclusivamente ai pur
importanti risvolti ambientali, spesso quando fanno notizia (è così anche per gli allevamenti)?
La professione di agronomo che futuro può avere?
(Il rispetto del codice stradale e la tematica della gestione delle scorie radioattive, sono incredibilmente ed
inspiegabilmente associate alla coltivazione dei campi, a giudicare da un cartello di ingresso di un comune parmense.
Con lo stesso improbabile principio, non si potrebbe nel frattempo estendere il divieto di ingresso a ladri e corrotti?
Foto Cantarelli)
“Il nostro raccolto di mais dell’estate scorsa, è rinchiuso nei magazzini dei centri di raccolta senza
che nessuno dica che l’eccezionale siccità ha provocato una proliferazione di parassiti (la
farfallina Piralide, le cui feci alimentano il Fusarium, un fungo che produce una serie intera delle
tossine più letali esistenti in natura). A quanto è dato sapere le Usl evitano le visite di controllo che
dovrebbero eseguire in quei magazzini, perchè dovrebbero destinare alla distruzione decine di
milioni di quintali, un’operazione per cui non esistono inceneritori a sufficienza. Scrivo l’illazione
pronto a ricredermi di fronte a certificati suggellati dai bolli ufficiali. Contro quanto scrisse, in un
articolo memorabile, il giornaletto agricolo della Regione Emilia, che, mentendo, proclamò che
non esistevano mais immuni alla farfalletta, esistono decine di mais immuni, prodotti dai laboratori
delle società sementiere americane. Se avessimo coltivato mais ogm oggi il mais sigillato nei
magazzini “proibiti” potrebbe essere convertito, tranquillamente, in mangimi. Invece per non
doverlo distruggere dovrà essere “tagliato” con mais americano immune (perché ogm). Secondo i
dati del laboratorio di una grande provincia maidicola, che ho ottenuto, riservatamente, dal
direttore, il 30 per cento delle partite analizzate avrebbero dovuto essere destinate alla distruzione.
Se alla media dei campi di quella provincia corrispondesse quella nazionale l’Italia dovrebbe
importare 20-30 milioni di quintali di mais (ogm) dagli Stati Uniti, ma, data la scarsità delle
disponibilità Usa per l’esportazione, provocata dalla siccità estiva, e dalla scelta americana di
trasformare una quota ingente del proprio mais in etanolo (e ingrassare il bestiame con il glutine
residuo, che le distillerie restituiscono agli agricoltori, sullo stesso rimorchio, per pochi centesimi),
un acquisto italiano di quell’entità farebbe esplodere i prezzi. Il mais che compreremmo per
“tagliare” il nostro inquinato, porterebbe i costi dei mangimi fuori da ogni ordine economico.
L’allevamento italiano reggerebbe difficilmente il colpo. I geniali protagonisti della lotta nazionale
all’ingresso delle piante ogm nella Penisola, avrebbero raggiunto, provocando il crollo
dell’allevamento, l’obiettivo agognato di costringere gli italiani alla conversione vegetariana
(rinunciando, contro quanto è sempre stato supposto, anche a latte e yogurth): forse la soluzione
per sfidare le traversie future dei mercati agricoli con qualche probabilità di sopravvivere.
Concludo l’intervista con un’immagine tratta dal mio libro: Inviato speciale. Reportages
dall’agricoltura del Globo. La didascalia, non riportata alla foto, spiegava che dal 1975 la Francia
invitava l’Italia ad abbandonare la coltura del grano contando ciecamente sui suoi
approvvigionamenti.
(Il porto di Rouen. Foto Saltini)
Obiettivamente tutti i produttori di grano francese potevano scaricare in qualche stazioncina
ferroviaria dell’Ile de France, i vagoni venivano riuniti in una stazione maggiore (Arras, Amiens),
alla mattina partivano, le notte successiva erano ripartiti tra Verona, Torino e Bologna. Era
difficile immaginare esportazioni meno costose. Invece i francesi stavano spendendo miliardi di
franchi per fare del porto di Rouen un autentico concorrente di Galveston (il porto del frumento
Usa). Nel 1983, invitavano otto giornalisti agricoli europei per presentare la prodigiosa
realizzazione. Chiesi al vicedirettore del porto le ragioni del colossale investimento. Mi fece capire
che un giorno l’Italia non sarebbe più stata un mercato interessante: avrebbero venduto ai paesi
del petrolio. Con le vecchie regole comunitarie sarebbero stati obbligati a rifornire l’Italia prima
di caricare una nave sola per il Dubai. Forse non prevedevano che sarebbe stato proprio un
presidente della Commissione italiano (e i suoi consiglieri), a dare l’ultimo colpo di piccone alle
regole che li obbligavano a assicurare il pane all’Italia. Forse un erede del barone di Montesquieu
poteva, logicamente, prevedere che un erede di Machiavelli, reputandosi più furbo di tutti, avrebbe
destinato il proprio paese a restare senza pane. Il milione e mezzo di ettari cementificati, da
quando (1980) in Italia è finita la crescita economica, corrispondono esattamente alla superficie
necessaria agli 80 milioni di quintali necessari al pane nazionale. Che oggi non ci sono più. Si può
eccepire solo che, nel 1975, i Francesi giuravano che ci avrebbero riforniti per sempre. Il
suggeritore di Prodi ha scritto un libro per vantare che, per distruggere i residui della Pac di De
Gasperi, Monnet e De Gaulle, avrebbe infranto i legami tradizionali con la Francia per unirsi
all’Inghilterra (il servo sciocco dei disegni americani di dominare sulla fame planetaria): un
tradimento autorizza a lasciare senza pane il nipotino di messer Niccolò.
Quanto al ruolo degli agronomi, reputo che avrebbero, innanzitutto, il dovere di spiegare,
contro il veto di politici e imbonitori, la verità delle circostanze, quanto scomode possano essere”.
Alessandro Cantarelli
Associazione Laureati in Scienze Agrarie e
Scienze Forestali (ALSAF), sezione di Parma
Si ritiene utile fornire al pubblico interessato i seguenti riferimenti internet, per ulteriori approfondimenti:
http://www.agronomiperlaterra.org/
http://www.itempidellaterra.org
http://www.nuovaterrantica.it/
http://www.youtube.com/watch?v=LBCoo8oTX0c