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IDRAULICA & CLIMATIZZAZIONE
TherMoro
di CORDIOLI ADELINO
Installatore Autorizzato:
Da oltre 25 anni specializzata nellʼesecuzione di:
- Impianti di climatizzazione;
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Viale della Scienza n.9 - 37064 Povegliano V.se
Tel. e Fax 045 7970944
E-mail: [email protected]
SOMMARIO
EDITORIALI
Incarichi dirigenziali: uno slancio per l’azienda del futuro.
Vacanze ragionate.
UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO
Carte dei servizi per non perdere la bussola.
pag. 2
pag. 3
L’APPROFONDIMENTO
Emergenza e territorio.
Tutto quello che c’è da sapere per muoversi informati.
UROLOGIA
“Prevenire in andrologia” ovvero la corretta conoscenza di rischi e malattie.
AMBULATORIO PROFILASSI VIAGGIATORI INTERNAZIONALI
Insetti e rettili: attenzione a morsi e punture.
pag. 4
pag. 4
pag. 6
pag. 7
EMERGENZA
CENTRO SCREENING ONCOLOGICO
Tutti i perchè di una campagna di screening.
SERVIZI SOCIALI
Aperto un megacantiere al servizio dei cittadini.
OSTETRICIA
La comunità amica dei bimbi è già una realtà.
pag. 8
pag. 10
pag. 12
1
pag. 14
SALUTE E SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO
Spisal in prima linea per la guerra all’alcol.
pag. 7
OBIETTIVO SANITÀ
Quando lo shock ci lascia senza fiato.
pag. 15
pag. 8
SERVIZIO VETERINARIO
Il pesce a tavola.
La rintracciabilità del prodotto a garanzia della filiera alimentare.
EDUCAZIONE ALLA SALUTE
Alzheimer, conosciamolo insieme.
IGIENE PUBBLICA
Un tuffo dove l’acqua è più blu.
DIPARTIMENTO AMMINISTRATIVO
Prenotazione centralizzata per i trasporti ordinari con autolettiga.
pag. 16
pag. 18
pag. 19
pag. 10
pag. 20
Periodico di informazione sanitaria a cura dell’Azienda Ulss 22 - Regione Veneto - Anno 5 - N° 1 - Aprile 2007
Redazione: Via Ospedale, 5 - Sede Ulss - 37069 Villafranca (VR) - Tel. / Fax 045 6338366 - Cell. 339 3112909
Direttore Editoriale: Dott. Renato Piccoli - Direttore Responsabile: Renzo Girelli - Direttore Scientifico: Antonio Bortoli
Comitato di Redazione: Arnaldo Grigolato, Carla De Beni, Daniela Fasoli, Denise Signorelli, Elmer Soffiati, Antonio Bortoli,
Sergio Meggiolaro, Mario Garzotti
Hanno collaborato:
Primo Lorandi, Daniela Fasoli, Ermanno Motta, Luisa Andreetta, Giuseppe Pecoraro, Gabriele La Rosa, Giuseppe Sipala,
Anna Gaudio, Angioletta Ganassini, Elmer Soffiati, Gianfranco Blaas, Emilio Cipriani, Giorgio Foroni, Gianfranco Marchi,
Francesca Soffiati, Maurizio Foroni, Marco Giavoni.
Stampa e impaginazione: Masteprint s.n.c. - Via Roma, 46/B - 37060 Mozzecane (VR)
Tel./Fax 045 7930743 • [email protected]
Pubblicità: Ulss 22 presso la redazione del giornale - Tel. / Fax 045 6338366 - Cell. 339 3112909
Spedizione in a/p 45% Art. 2 comma 20/B - I. 662/96
EDITORIALI
INCARICHI DIRIGENZIALI:
UNO SLANCIO PER L’AZIENDA DEL FUTURO
OBIETTIVO SANITÀ
I
2
nuovi contratti di lavoro, cosiddetti
“privatistici” delle aree dirigenziali,
hanno radicalmente mutato la natura del rapporto di lavoro tra le singole
Aziende Sanitarie ed i Dirigenti che in
esse operano. Le più salienti innovazioni concernono, più che i criteri di individuazione degli incarichi da attribuire
e delle modalità con cui vanno affidati,
soprattutto i meccanismi di valutazione
preventiva delle posizioni e, successivamente, dei risultati conseguiti; ciò
produce un diverso impatto, vuoi sulla
“politica retributiva” che sulle “carriere”
che si possono aprire di fronte a tutta la
dirigenza. In un quadro di particolare
attenzione da parte delle Aziende allo
sviluppo di adeguate “politiche sulle
risorse umane”, prende rilievo la necessità di un più ampio ricorso alla formazione e, di conseguenza, l’esigenza di
promuovere la massima valorizzazione
delle competenze acquisite e delle professionalità espresse da tutti i dirigenti.
Il momento della concreta applicazione
delle più recenti disposizioni contrattuali in seno alle Aziende Sanitarie, costituisce, sicuramente, una fase evolutiva
molto delicata, anche perché bisogna
governare il processo di cambiamento
secondo una visione organica globale
e di tipo “sistemico”. La Direzione, quindi, deve assumere la regia del processo di “Graduazione” ben sapendo che
esso sarà strettamente connesso con il
Sistema di pianificazione, controllo e
S
ono arrivate
anche
quest’anno
le tanto agognate vacanze. Qualcuno alla chetichella le ha già fatte, altri si stanno
attrezzando. Un deja vu che in ogni
edizione fa emergere problemi vecchi
e nuovi. L’importante è non perdere di
vista l’equilibrio. Partendo dal presupposto che in questo periodo deputato
al relax e alla disintossicazione sia fisi-
budget, con il Sistema premiante (retribuzione di risultato) e con il processo
di Valutazione. In tale contesto, si pone
l’obiettivo di effettuare la corretta valutazione preventiva (pesatura) di tutte le
funzioni dirigenziali, sia professionali
che gestionali, che è necessario rendere operative nell’azienda e, successivamente, la valutazione dei dirigenti
che tali funzioni stanno ricoprendo o
potranno essere chiamati a ricoprire. A
seguito di una prima applicazione nel
2002, la Direzione ha ritenuto di rivedere in ogni unità operativa gli incarichi e la loro valorizzazione, vale
a dire una valutazione di tutte
le posizioni dirigenziali necessarie alla sua organizzazione
ed al suo funzionamento (Organigramma). Con le disponibilità delle risorse dello
specifico fondo contrattuale si è proceduto
alla determinazione
della cosiddetta “retribuzione di posizione”
la quale ha come principale funzione quella
di retribuire il dirigente in funzione dell’incarico da svolgere.
Attraverso l’applicazione regolamentata
di determinati parametri concordati con
le OO.SS. ci si è dotati
di uno strumento contrattualmente corretto per la determinazione di una parte del “pacchetto salariale” di ciascun
dirigente (l’altra componente è il trattamento di risultato). Ogni responsabile
di dipartimento, di struttura complessa,
di struttura semplice e ciascun dirigente
titolare di incarico professionale avrà
pesato e valorizzato il proprio incarico
facendo così venir meno il sistema fin
d’ora adottato che aveva come risultato l’appiattimento dei valori e conseguentemente il venir meno di stimoli,
interessi e propositività. L’attuazione di
questo nuovo modello di valutazione
delle UU.OO. ed in particolar modo
la valorizzazione del Dipartimento
come struttura centrale della organizzazione, ha reso possibile affidare
direttamente ai responsabili delle Unità Operative Complesse ed ai
Capi Dipartimento strumenti
utili a valorizzare le capacità
professionali dei propri collaboratori.
Si ritiene che questa impostazione contribuirà ad
aprire la strada ad una nuova e più incisiva stagione
di sviluppo delle Aziende
Sanitarie e ad un miglioramento sia della qualità dei
servizi che del rapporto
con i cittadini.
Il Direttore Amministrativo
- Dott. Michele Romano -
Vacanze ragionate
ca che mentale qualche trasgressione
di piccolo cabotaggio è pur sempre
ammessa, non bisogna, però, perdere
di vista l’ensamble della nostra esistenza. Dimenticare o, nella peggiore
delle ipotesi, cancellare quello che
siamo, in quindici giorni non è pensabile. Ognuno è ancorato a situazioni
e a uno stile di vita che lasciano un
solco profondo anche se ci troviamo a
migliaia di chilometri dai nostri luoghi
abituali. Per questo è raccomandabile
partire senza lasciarci dietro le spalle
i soliti scenari sconsolanti: anziani e
animali abbandonati su tutti. Se aspiriamo al progresso sociale dobbiamo
affidarci prima di tutto a queste attenzioni. Solo in questo modo riusciremo
ad imprimere un’impronta perenne
nella nostra coscienza prima ancora di
quella effimera lasciata sulla battigia
di una spiaggia anonima o in quelle
affollate del più sfrenato consumismo.
Il Direttore Responsabile O.S.News
- Renzo Girelli [email protected]
UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO
CARTE DEI SERVIZI
per non perdere
la bussola
È la bussola il logo che compare sulla
copertina delle 34 Carte dei servizi delle
unità operative della nostra Azienda che in
questi giorni sono state messe a disposizione dei cittadini negli ospedali e nei distretti.
34 differenti Carte di 10 colori diversi (ogni
dipartimento ne ha uno suo), tutte contrassegnate dalla stessa bussola. Una bussola
per orientare nel migliore dei modi, per indicare con chiarezza i percorsi da seguire,
per guidare nella complessità degli uffici,
dei reparti e dei servizi, uno strumento di
riferimento per il delicato momento, spesso
carico d’ansia e di preoccupazioni, che è
l’approccio con i servizi sanitari. Orientare i cittadini è proprio la finalità di questo
importante strumento di comunicazione,
che si può definire come un vero e proprio
patto tra l’azienda e i suoi utenti. Strumento in cui vengono dichiarate le logiche
assistenziali perseguite, i servizi offerti, le
modalità di accesso e gli impegni che ogni
unità operativa assume nei confronti delle
persone a cui si rivolge il servizio che offre.
Pubblicare la Carta dei servizi risponde
innanzitutto a precisi dettati normativi che
risalgono al 1995 (D.P.C.M. del 19 maggio 1995 “Schema generale di riferimento
della Carta dei servizi pubblici sanitari”) e
che si proponevano di avvicinare i servizi
socio-sanitari, e più in generale la Pubblica Amministrazione, alle esigenze dei
suoi destinatari, nel rispetto dei principi
di eguaglianza, imparzialità, continuità, diritto di scelta, partecipazione, efficacia ed
efficienza. La più
recente normativa regionale
in
materia
di autorizzazione/
accreditamento (L.R.
22/200)
ha riaffermato, tra i vari requisiti obbligatori, che le aziende Ulss ed Ospedaliere del
Veneto devono rispettare, la necessità di
dotarsi di strumenti per la comunicazione
con i cittadini. Il percorso intrapreso dalla
nostra Azienda non è stato però esclusivamente improntato a dare risposta a questi
requisiti. Nell’arco di tempo di un anno,
questo è stato il tempo impiegato per “dare
alla luce” le nuove carte, è stato avviato un
percorso virtuoso che, partendo dalla revisione dei processi propri di ciascuna unità
operativa, ha portato alla definizione dei
contenuti da dichiarare nelle Carte dei servizi. Nel percorso, guidato dall’Ufficio relazioni con il Pubblico, dal Servizio Infermieristico e dall’Ufficio Miglioramento Continuo
della Qualità, sono state coinvolte tutte le
unità operative ospedaliere, il dipartimento di salute mentale, il servizio di assistenza domiciliare garantito dai 3 distretti e i
servizi del dipartimento di prevenzione.
Preziosissimo è stato il contributo apportato dai rappresentanti delle associazioni di
volontariato che si sono fatti carico di valutare la “leggibilità” degli strumenti realizzati fornendo di volta in volta i loro suggerimenti. Sono nate così le 34 Carte, studiate
per essere di facile consultazione: semplici,
chiare, precise nelle informazioni riportate,
specifiche per ogni unità operativa. Un’iniziativa editoriale che colma i limiti della
prima edizione della Carta dei servizi, risalente al 1998, che condensava in un unico
volume tutte le informazioni. Esse si trovano
già a disposizione degli utenti nei reparti
di degenza, negli ambulatori specialistici, nei servizi ospedalieri. Sta terminando
anche la consegna delle pubblicazioni
presso i Medici di Medicina Generale e
i Pediatri di libera scelta, che a loro volta
le metteranno a disposizione degli utenti.
Sono consultabili, inoltre, nel link assegnato
all’interno del sito aziendale (www.ulss22.
ven.it/cartadeiservizi). La costruzione delle Carte dei servizi è stata una preziosa
occasione per intraprendere un percorso
di miglioramento, che parte dall’ascolto
delle esigenze, dei bisogni e delle aspettative dei cittadini utenti dei servizi per ripensare ad una assistenza più vicina alle
persone. Proprio tenendo presente questo
presupposto nelle Carte sono stati scritti gli
impegni che ogni unità operativa dichiara
ai propri utenti, impegni che rimandano ad
un sistema di monitoraggio interno che consente di tenere sotto controllo e se possibile migliorare gli standard
assistenziali garantiti. Ritengo
sia doveroso ringraziare i tanti operatori
che, con il loro
prezioso
contributo,
hanno
permesso di raggiungere questo
importante risultato.
OBIETTIVO SANITÀ
di Daniela Fasoli
3
L’APPROFONDIMENTO
OBIETTIVO SANITÀ
di Ermanno Motta
e Luisa Andreetta
4
Può capitare a tutti di preoccuparsi per l’improvvisa insorgenza di un problema di salute che riguarda direttamente noi stessi o
un nostro familiare, tanto più se già affetto
da una patologia cronica ed in condizioni
di “fragilità”, oppure un bambino. La
preoccupazione aumenta se il problema si presenta di notte o durante un
giorno festivo e viene quindi a mancare
la possibilità di interpellare direttamente il nostro medico curante o il pediatra di famiglia. Succede allora che il
terminale più conosciuto per le nostre
ansie e preoccupazioni sia il servizio di
“Guardia Medica”; ma non sempre è
corretto rivolgersi ai medici di tale servizio, che hanno compiti precisi tra i quali
non rientra la risoluzione di situazioni
di emergenza/urgenza. Cerchiamo
allora di capire meglio le caratteristiche del
servizio di “Guardia Medica” per poterne
fare un utilizzo appropriato.
Il Servizio di Continuità Assistenziale (SCA)
è stato istituito con la Legge 833 del1978,
la riforma sanitaria che ha cancellato il precedente sistema mutualistico sostituendolo
con il cosiddetto Servizio Sanitario Nazionale, uguale per tutti i cittadini. In quella
circostanza nacque la figura del “medico di
famiglia”, la cui attività per i propri assistiti
era limitata alle ore diurne ed ai giorni feriali.
Venne allora creato, per dare ai cittadini un
riferimento assistenziale nelle ore notturne e
festive, il servizio denominato “Guardia Medica” ed è questo, ancora oggi, il nome con
cui viene abitualmente conosciuto. Il SCA è
gestito esclusivamente da personale Medico
presente in varie sedi distribuite sul territorio.
Nell’Azienda Ulss 22 le sedi sono nove:
Bussolengo, Caprino, Isola della Scala, Malcesine, San Pietro in Cariano, Castelnuovo
del Garda, Valeggio sul Mincio, Villafranca,
EMERGENZA E
Tutto quello che cʼè da sa
per muoversi informati
Sommacampagna. I Medici del SCA sono
disponibili per la popolazione dalle ore
20.00 alle ore 8.00 dei giorni feriali e dalle ore 10.00 dei giorni prefestivi alle ore
8.00 del giorno successivo al festivo (nel
Ambulanza del 118
fine settimana quindi dalle ore 10.00 del
sabato alle ore 8.00 del lunedì). Durante
l’arco dell’anno vi è la possibilità che, in
alcuni giorni feriali, rivolgendosi allo studio
del proprio medico curante si trovi l’ambulatorio chiuso e si venga inviati al Servizio
di Continuità Assistenziale: si tratta di attivazioni straordinarie per consentire ai Medici di Medicina Generale di partecipare a
corsi di aggiornamento obbligatori. Il servizio di assistenza erogato dai medici della
Continuità Assistenziale è gratuito per i residenti di qualsiasi fascia di età. Il medico
è contattabile attraverso un numero telefonico dedicato oppure recandosi di persona
nella sede del servizio. In caso di chiamata
è importante fornire al medico tutte le informazioni richieste (nome, cognome, età, indirizzo, dati storici riguardanti le propria salute, terapie in corso, motivo della chiamata).
Le informazioni dettagliate aiuteranno il
Medico ad offrire una assistenza appropriata. Il personale medico del Servizio di
Continuità Assistenziale rappresenta, insieme
ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri
di base, un punto di riferimento sul territorio
per tutta la popolazione. I medici del Servizio
infatti integrano la propria attività con quella
svolta dal proprio medico curante durante la giornata al fine di garantire
ai pazienti una continuità nelle cure. I
medici del SCA esercitano la propria
attività per tutta la popolazione di
riferimento ma sono particolarmente
attenti alle situazioni che rivestono
carattere di “fragilità” come gli utenti
in assistenza domiciliare o persone
affette da patologia inguaribile assistiti a domicilio. Inoltre i Medici del
Servizio garantiscono la continuità
dell’assistenza in luoghi di cura protetti quali Case di Riposo, RSA, Ospedali
di Comunità, Hospice, ecc.
Il medico del SCA deve essere chiamato solamente nel caso in cui si presenti un problema
di salute la cui risoluzione non può essere
rimandata al giorno successivo contattando
il proprio medico curante. Compito del medico di Continuità Assistenziale è di ascoltare
e valutare i problemi descritti dagli utenti e
fornire una soluzione appropriata e corretta.
Concretamente questo significa che il medico
interpellato, assumendosi la responsabilità
professionale della scelta attuata, può dare
una risposta al bisogno espresso attraverso:
- un semplice consiglio telefonico;
- l’esecuzione di una visita domiciliare;
- l’esecuzione di una visita ambulatoriale qualora il paziente si presenti nella sede di servizio ed il medico ritenga opportuno tale atto;
- l’attivazione del Servizio di Emergenza Sanitaria Territoriale (118) se il problema esposto
viene valutato come emergenza/urgenza.
In ogni situazione ritenuta non risolvibile a
domicilio il medico di Continuità Assistenziale
L’APPROFONDIMENTO
E TERRITORIO
può naturalmente proporre un ricovero ospedaliero. Durante la propria attività inoltre il
medico può prescrivere farmaci, indicati per
terapie d’urgenza o necessari per la prosecuzione della terapia in atto, nella quantità massima necessaria a coprire un ciclo di terapia
di tre giorni. I medici inoltre possono rilasciare
certificati di malattia per i lavoratori, se necessario, per un periodo massimo di tre giorni. Ci
sono circostanze nelle quali i cittadini si rivolgono al SCA per richieste non adeguate alla
natura ed allo scopo di tale servizio. Poiché
le richieste improprie rischiano di spostare il
medico dalla propria sede di servizio anche
per lunghi periodi, sottraendo tempo e risorse
per la soluzione di reali problemi, si elencano
di seguito alcune circostanze nelle quali risulta inappropriato rivolgersi al SCA:
- Per avere informazioni sanitarie che non abbiano necessità di immediata risposta: rivolgersi
in tal caso al proprio medico di famiglia o al pediatra di libera scelta il giorno successivo.
- Per la ripetizione di ricette ordinarie, a meno
che non ci si trovi improvvisamente senza un
farmaco la cui assunzione non può essere
interrotta: si ricordi però che questa è una modalità “straordinaria” e che il medico del SCA
può prescrivere solo un quantitativo minimo
di farmaci, necessari a coprire al massimo la
terapia per tre giorni. Normalmente ci si deve
rivolgere al proprio medico o pediatra di famiglia.
- In caso di traumi, ustioni o ferite: rivolgersi al
Pronto Soccorso del più vicino Ospedale.
- Per richieste di intervento immediato a domicilio o in luoghi pubblici in caso di emergenze
(perdita di coscienza, sanguinamenti importanti,
etc.): in questi casi rivolgersi direttamente al 118
- Per la richiesta di certificati di varia natura: il
medico del SCA può rilasciare esclusivamente le certificazioni di malattia per i lavoratori
per un massimo di tre giorni.
per vederci più chiaro
LA CONTINUITA’ ASSISTENZIALE (EX GUARDIA MEDICA)
E’ un servizio del Distretto socio-sanitario che si inserisce nel sistema delle cosiddette “Cure Primarie”. Ha il fine di garantire la continuità dell’assistenza sanitaria di base (normalmente fornita
dai Medici di Medicina Generale e dai Pediatri di Libera Scelta) nelle ore notturne e nei giorni
prefestivi e festivi. E’ indirizzato a tutta la popolazione, in ogni fascia di età.
Il medico di continuità assistenziale assicura quindi solo le prestazioni sanitarie non differibili
(cioè situazioni di malattia che non possono essere rinviate il giorno successivo al proprio medico curante) ai cittadini residenti nell’ambito territoriale afferente alla sede di servizio.
Il medico viene contattato telefonicamente e, in relazione al quadro clinico prospettato dall’utente
o da un familiare, effettua tutti gli interventi ritenuti appropriati (dalle semplici indicazioni telefoniche alla visita domiciliare, dal coinvolgimento del Servizio di Emergenza Territoriale alla disposizione di ricovero). Può essere prevista, sulla base di accordi sottoscritti nelle singole Aziende,
l’effettuazione anche di visite ambulatoriali, in fasce orarie concordate, per pazienti che si rechino
direttamente alla sede del servizio e sempre per le sole prestazioni non differibili.
L’EMERGENZA SANITARIA TERRITORIALE
E’ un servizio dell’Azienda Ulss realizzato in osservanza della programmazione regionale. L’attività del servizio si esplica nell’arco delle 24 ore esclusivamente per interventi di primo
soccorso esterni al presidio ospedaliero, per attività di coordinamento operativo e di risposta
sanitaria nella Centrale Operativa 118, per interventi di soccorso in caso di maxi-emergenze
o disastro e può eventualmente integrare le attività dei Dipartimenti Emergenza Assistenza/
Pronto Soccorso (es. trasporto indifferibile in ambulanza di paziente critico) e/o collaborare
con tali strutture sulla base di accordi locali.
Il medico di Emergenza Sanitaria Territoriale svolge quindi solitamente interventi di assistenza e di soccorso avanzato esterni con mezzo attrezzato (ambulanza, auto medica) e
può essere chiamato, in caso di necessità, a svolgere anche le altre attività sopra descritte.
IL PRONTO SOCCORSO
E’ una Unità Operativa del Presidio Ospedaliero che svolge funzioni di primo soccorso e di
accettazione dei pazienti all’interno dell’Ospedale.
E’ dedicata ai casi di emergenza e con spazi dedicati alla breve osservazione. Qui vengono
prestate le prime cure in tutti i casi di urgenza ed emergenza (traumi, infarti, ecc.) a persone che
afferiscono al presidio ospedaliero. L’accesso non avviene sulla base dell’ordine di arrivo dei pazienti ma sulla gravità delle loro condizioni, attraverso il cosiddetto “triage” , sistema utilizzato per
selezionare i soggetti coinvolti in infortuni, od altri accadimenti acuti, secondo classi di urgenza/
emergenza crescenti, in base alla gravità delle lesioni riportate o del loro quadro clinico.
Il grado di urgenza di ogni paziente è rappresentato da un codice colore assegnato all’arrivo:
Codice Bianco (nessuna urgenza): indica un soggetto che non necessita del pronto soccorso e può
rivolgersi al proprio medico curante.
Codice Verde (urgenza minore): il soggetto riporta delle lesioni che non interessano le funzioni
vitali ma vanno curate.
Codice Giallo (urgenza): indica una compromissione parziale delle funzioni dell’apparato circolatorio o respiratorio senza un immediato pericolo di vita.
Codice Rosso (emergenza): indica un soggetto con almeno una delle funzioni vitali (coscienza,
respirazione, battito cardiaco, stato di shock) compromessa ed in pericolo di vita.
OBIETTIVO SANITÀ
apere
5
UROLOGIA
di Giuseppe Pecoraro
“PREVENIRE IN
ANDROLOGIA”
OBIETTIVO SANITÀ
ovvero la corretta conoscenza di rischi e malattie
6
Si è svolto il 26 maggio a Isola della
Scala un convegno organizzato dal dr.
Giuseppe Pecoraro, direttore dell’U.O.
di urologia dell’Ulss 22, che ha avuto
come tema “La prevenzione in Andrologia”. L’incontro accreditato dal Ministero
della Salute e quindi valido ai fini degli
ECM è stato seguito da numerosi medici
di famiglia, ai quali era rivolto, suscitando anche vivo interesse per gli argomenti
trattati. Il perché di questo convegno sta
nel fatto che esistono tre tipi di prevenzione: primaria quando si fa in modo di
evitare una malattia, secondaria quando
si cerca di prevenire le conseguenze di
una malattia e terziaria quando si cerca
di evitare la progressione di una malattia.
In andrologia si possono attuare tutte e
tre i tipi di prevenzione; e lo si può fare a
bassissimo costo e cominciando dall’età
pediatrica per continuare con l’età della
pubertà ritenuta, oggi, la fase più critica.
Infatti, sovente, le informazioni sulla sessualità che ricevono i ragazzi provengono dalla cinematografia o da riviste erotiche che nulla hanno a che vedere con
una buona educazione sessuale.
In ogni caso si fa poca prevenzione!
Sono, infatti, stati evidenziati alcuni
aspetti:
1. aumento delle malattie sessualmente
trasmesse e come sappiamo alcune di
queste con gravi implicazioni socio-sanitarie quali Aids, Epatite, Condilomatosi,
sifilide. Basterebbe usare il preservativo
nei rapporti occasionali per evitare (prevenzione primaria) queste malattie. Però
una indagine fatta tra le prostitute ha
evidenziato che è spesso il cliente a non
voler usare il preservativo;
2. aumento dei casi di sterilità maschile.
Si è detto infatti che dalla seconda metà
degli anni ‘80 nei paesi occidentali siamo
testimoni della simultanea manifestazione di alcuni fenomeni: la riduzione della
natalità (circa il 12%), l’incremento della
domanda della fecondazione assistita, il
deterioramento della qualità seminale,
soprattutto della capacità cinetica e della
morfologia degli spermatozoi, l’aumento
di malattie genitali maschili quali il criptorchidismo. La causa è dovuta in parte
a fattori ambientali e in particolare all’eccesso di esposizione agli estrogeni che
ha dato luogo a una nuova “sindrome
della disgenesia testicolare”. Così l’aver
Il primario Giuseppe Pecoraro
alterato dei normali processi come per
esempio la crescita dei vitelli con l’uso di
estrogeni si sta ripercuotendo sulla fertilità di molti maschi. Quindi bandire l’uso
di queste sostanze (e non solo di queste)
è indispensabile per preservare la capacità fecondante dei maschi;
3. sono in aumento i casi di impotenza
anche tra i giovani. L’uso di sostanze
dopanti non solo tra gli atleti professionisti ma soprattutto tra i non professionisti come dimostrano i dati in aumento di
consumo nelle varie palestre. Lo stesso
dicasi per le varie droghe, fumo ed alcol
compresi. L’abuso di queste sostanze
provoca alla lunga problemi di sterilità, di impotenza, ma anche danno su
altri organi come cervello, fegato, reni,
prostata, testicoli. Un recente studio ha
dimostrato come nelle discoteche all’aumentare del consumo di ecstasy seguiva
successivamente il consumo di farmaci
come il viagra; questo perché le droghe alla lunga producono impotenza.
Il consumo di sostanze anabolizzanti in
molte palestre è aumentato anche tra i
cinquantenni e sessantenni che vogliono
a tutti i costi rendere il loro aspetto fisico
come quello di un giovane. Ma anche in
questo caso si pagherà un prezzo alto in
termini di salute: per esempio maggior
rischio di tumore della prostasta. E’ stato
sottolineato inoltre come ancora più deleteri sono gli effetti degli anabolizzanti
sulla donna: aumento della peluria, dell’acne, del clitoride, alterazioni mestruali
fino a sterilità, caduta dei capelli fino a
disturbi dell’identità sessuale;
4. il tumore del testicolo che in genere
colpisce i soggetti giovani può essere
diagnosticato con la semplice autopalpazione ma quasi nessuna lo sa o lo fa.
Ancora oggi malattie come varicocele,
testicoli ritenuti o mobili e fimosi sono
diagnosticate con ritardo perché dopo il
filtro dell’età pediatrica non esistono più
altre possibilità di visite preventive come
lo erano le visite scolastiche o la stessa
visita di leva.
Si deduce che per prevenire molte delle
patologie citate basta veramente poco,
bisogna informare di più e meglio, bisogna entrare nelle scuole e parlare di tutto
ciò con le scolaresche, bisogna anche,
come abbiamo fatto, dialogare di più su
questi temi tra medici di medicina generale e specialisti.
AMBULATORIO PROFILASSI VIAGGIATORI INTERNAZIONALI
INSETTI E RETTILI:
Consigli
e comportamenti
da adottare.
Spesso il colloquio che precede l’esecuzione
delle vaccinazioni concordate in previsione di
un viaggio ai tropici evidenzia risvolti interessanti dell’”apprendista” viaggiatore. Che talvolta affronta, per esempio, un lungo viaggio
spinto dal desiderio di rivivere le suggestive
emozioni suscitate da letture adolescenziali,
Emilio Salgari su tutti, fra serpenti velenosi e
pantere. Chi conosce i sentieri della nostra
Lessinia sa che senza andare molto lontano in
alcuni tratti ci si può quasi sentire nel Borneo
ed i folti boschi che si attraversano sono decisamente affascinanti. Ed è possibile incontrare qualcuno degli abitanti delle giungle
nostrane in grado di darci qualche problema.
Stiamo parlando di ragni e serpenti. In Italia
non esistono ragni e scorpioni dal veleno mortale ma il loro morso, insieme alla
puntura delle api, in qualche caso oltre
ad essere doloroso può dare dei seri
problemi. Escludendo l’eventualità dello
shock anafilattico che richiederebbe una
trattazione a parte, il morso di ragno in
certi casi può provocare un grave quadro clinico che richiede addirittura il trattamento in regime ospedaliero. Anche
il piccolo scorpione che dimora nelle
cantine delle vecchie case e tra le pietre
dei muretti, che talvolta costeggiano i
sentieri, ha un morso molto doloroso pur
non essendo mortale. Nel mondo esistono oltre 600 specie diverse di scorpioni e di questi
circa 50 possono provocare gravi reazioni
sino alla morte. Queste si trovano soprattutto
nel centro e nel sud America, Africa, India,
Messico ed Israele. Come sempre la prevenzione costituita da impiego di repellenti, uso
di scarpe adatte ed eventualmente guanti
evita dolorose morsicature e rischi più gravi.
Api vespe e calabroni iniettano nella pelle un
veleno secreto da due ghiandole, una acida
e l’altra alcalina. Viene accumulato nella vescichetta velenifera e all’atto in cui l’insetto
punge viene iniettato nella ferita prodotta dal
pungiglione. Il pungiglione accompagnato
dalla sua vescichetta continua ad iniettare
veleno per diversi minuti dopo la puntura. I
movimenti peristaltici del pungiglione durano
addirittura ore se non viene eliminato prima.
In caso di puntura di vespa, ape od altri insetti è importante innanzitutto rimuovere il
pungiglione (nel caso dell’ape) con una pinzetta. Attenzione a non schiacciare i tessuti
per estrarre il pungiglione perché in questo
modo non si farebbe altro che spremere la
vescichetta aumentando la quantità di veleno in circolo. Applicare localmente ghiaccio
o ammoniaca, in commercio sono disponibili
appositi stick pronti. Utile la terapia sintomatica a base di antistaminici e antiallergici. Per
le persone allergiche e particolarmente esposte è possibile praticare l’immunoterapia specifica con sottocutanee profonde, iniziando
con bassi dosaggi e aumentando settimanalmente. L’immunità specifica si ha nel 95%
dei casi. Anche le zecche costituiscono un
pericolo, alcune di esse possono provocare
gravi malattie e la loro puntura è insidiosa
perché non provoca dolore. Se nel Veneto
non dobbiamo temere granchè dai nostri
ragnetti il discorso cambia se appena ci spostiamo verso il centro Sud. In quelle zone gli
scorpioni sono decisamente più grossi ed il
loro morso è di conseguenza più pericoloso.
La famosa Tarantola che secondo le dicerie
provoca crisi epilettiche e di pazzia non è
certo difficile da trovare sui monti d’Abruzzo
e sulla Sila. E l’unico rimedio a queste crisi
sarebbe una danza purificatrice, la “tarantella”. Il discorso si fa ancora più interessante
se parliamo di serpenti. I serpenti italiani ed
europei non sono velenosi tranne la vipera.
La riduzione del numero degli uccelli predatori dovuta a svariate cause tra cui caccia
ed inquinamento ha portato in questi ultimi
anni ad un aumento della diffusione di questi
serpenti che prediligono le zone boschive, i
muretti assolati e la vicinanza dell’acqua. In
Italia esistono quattro specie di vipera tra cui
la vipera Aspis è sicuramente la più diffusa e
responsabile di casi di morsicatura e avvelenamento. L’incidenza annuale in Europa è
di 15-20 000 morsicature con 50 morti per
anno (esclusi i paesi dell’ex Unione Sovietica
e quelli dell’Est). Ben diversa dagli innocui
di Gabriele La Rosa
serpentelli che tutti conosciamo, la vipera si
distingue soprattutto per la testa larga e quasi triangolare e per il corpo di colore grigiomarrone, tozzo e cilindrico con un breve codino. Le pupille non sono tonde ma a fessura
e sono presenti 2 denti veleniferi. Quando si
sono notati questi due ultimi particolari è probabilmente troppo tardi. Pur non essendo aggressiva, se disturbata o spaventata la vipera
assume un caratteristico atteggiamento di difesa, alzandosi, gonfiandosi e attorcigliandosi su se stessa . In primavera, al risveglio dal
letargo le ghiandole velenifere sono più cariche di veleno e le conseguenze del morso
più gravi, anche se è interessante segnalare
che in almeno il 30% dei casi la vipera morde senza iniettare il veleno. Il veleno produce
esteso edema ed eritema accompagnato da
intenso dolore locale. Contiene molte sostanze tossiche con diversi meccanismi d’azione:
neurotossica, citotossica e necrotizzante.
Compaiono intenso stato d’ansia e sintomi a
carico dell’apparato gastro-intestinale, come
pure ipotensione e tachicardia. Si possono
avere complicazioni dal punto di vista ematologico, renale e respiratorio. La presenza
dei due forellini provocati dai denti veleniferi
toglie al malcapitato il dubbio che si sia
trattato di una semplice biscia. Cosa fare?
Non si deve assolutamente incidere la
cute nella sede del morso o applicare un
laccio emostatico o effettuare una suzione
del veleno. Questi sono aspetti empirici
del trattamento spesso causa di complicanze. Considerato che il siero antiofidico
non correttamente conservato si deteriora
rapidamente e che il rischio di anafilassi
è sempre presente, non va inoculato al
di fuori dell’ambiente ospedaliero. Viene sconsigliata l’assunzione di alcolici in
quanto l’azione vasodilatatrice favorisce
l’assorbimento del veleno. Si deve soltanto
immobilizzare la zona sede del morso per
rallentare la diffusione del veleno ricorrendo
ad un modesto bendaggio compressivo. Il
paziente deve essere tranquillizzato e trasportato rapidamente in ospedale. Riassumendo, la vipera è l’unico incontro davvero
pericoloso che si può fare in montagna. È
comunque raro che questo rettile attacchi
l’uomo ed è ancora più raro che questo
attacco abbia conseguenze fatali. Alcune
norme basate sul comune buon senso come
indossare calzature adatte, evitare di appoggiarsi ai sassi durante il cammino, non sostare
nei pressi delle pietraie e tanto meno infilare
le mani in anfratti dove le vipere potrebbero
aver stabilito la loro tana. Non lasciare zaini
e borse aperte e camminando è utile battere
il terreno con il bastone.
OBIETTIVO SANITÀ
attenzione a morsi e punture
7
EMERGENZA
di Giuseppe Sipala
e Anna Gaudio
QUANDO LO
LASCIA SEN
OBIETTIVO SANITÀ
CHE COS’È LO SHOCK
ANAFILATTICO
8
Lo shock anafilattico è una rapida
sequenza di eventi, per lo più
scatenata dal contatto di anticorpi
IgE con un allergene, che si sviluppa
improvvisamente e che può mettere in
pericolo la vita del paziente.
La pressione si abbassa, il respiro si fa
difficoltoso in quanto il polmone è preda
di un attacco asmatico grave e la pelle
può presentare orticaria o angioedema.
Se l’infiammazione si estende al laringe
e alle corde vocali (glottide), incombe
il rischio di una ostruzione totale del
passaggio del respiro che può portare
ad asfissia e morte per soffocamento.
In alcuni casi i meccanismi non sono
ancora ben definiti e si parla di reazioni
anafilattoidi o di anafilassi idiopatica.
DA COSA È SCATENATO?
È scatenato da una massiva liberazione
di istamina e di altri mediatori
dell’infiammazione allergica da parte di
cellule presenti in vari organi (mastociti)
e nel sangue (basofili). L’istamina e
gli altri mediatori determinano una
reazione infiammatoria e vasomotoria
generalizzata a tutto l’organismo; in
genere la liberazione è scatenata dal
contatto tra un allergene e gli anticorpi
IgE presenti sulla superficie dei mastociti
e dei basofili. Vi sono inoltre reazioni
chiamate anafilattoidi in cui l’istamina e
gli altri mediatori vengono rilasciati dai
mastociti e dai basofili con meccanismi
indipendenti da quello delle IgE: un
esempio è lo shock anafilattico che può
essere scatenato dalla iniezione di mezzo
di contrasto iodato. Come si manifesta?
Inizia con formicolio e senso di calore al
capo e alle estremità; compaiono poi in
sequenza orticaria-angioedema, rinite,
difficoltà respiratoria, prurito alla lingua e
al palato, alterazioni della voce, edema
della glottide, asma, vomito,diarrea,
ipotensione, tachicardia e aritmia. Quali
sono le cause più frequenti? Tra le cause
più frequenti si annoverano la puntura
di imenotteri (api, vespe, calabroni),
l’ingestione di alcuni alimenti (latte,
uova, pesce, crostacei, arachidi, noce
americana, sesamo, legumi etc..) e la
somministrazione di farmaci (penicillina,
altri antibiotici, vit B, Insulina, Miorilassanti,
Vaccini mezzi di contrasto iodati,). In alcuni
soggetti allergici ad un alimento i sintomi
si manifestano soltanto se si esercita uno
sforzo fisico successivamente all’assunzione
di un determinato alimento [anafilassi da
esercizio fisico (corsa, partita di pallone,
discoteca, ecc.)
QUALE È LA TERAPIA?
Il trattamento precoce è molto importante;
l’anafilassi acuta è troppo spesso
sottovalutata o non trattata in modo
appropriato. L’adrenalina rappresenta
il farmaco salvavita e deve avere un
ruolo centrale nel trattamento acuto
dell’anafilassi; quando è indicata, può
essere somministrata anche a bambini a
qualsiasi età per via intramuscolare (da
0,2 ml a 0,5 ml a seconda del peso del
bambino, iniettati nella coscia). Sono
disponibili Kit con fiale preconfezionate
con adrenalina predosata e resa
resistente al calore (simili a quelle in uso
dai diabetici per l’autosomministrazione
di insulina). I genitori dei bambini a
rischio di shock anafilattico devono
tenere sempre con sé una di queste fiale
e non esitare ad utilizzarla se compaiono
sintomi minacciosi. Nei casi a rischio (gravi
allergie alimentari o punture di insetto)
i genitori devono essere accuratamente
istruiti all’uso di Adrenalina con apposito
autoiniettore (questi preparati sono stabili
per 18 mesi a temperatura ambiente)
da praticare al primo segno di reazione
allergica, senza aspettare sintomi gravi.
La siringa va premuta sulla faccia esterna
della coscia e dopo il caratteristico
“click” di apertura va tenuta in sede
per almeno 10 secondi per permettere
la somministrazione del farmaco. La
somministrazione può avvenire anche
attraverso gli indumenti. Pur essendo l’uso
di queste siringhe molto facile, è necessario
farsi spiegare dettagliatamente dal medico
le modalità d’impiego. Se l’emergenza
non si risolve e’ fondamentale ricorrere
alle cure di un ps in cui possa essere
assicurato un accesso venoso, e manovre
di Rianimazione Cardio-Polmonare con
eventuale ventilazione meccanica ed uso
di farmaci appropriati
I farmaci in uso sono: L’ Adrenalima,
La Noradrenalina, i Glucocorticoidi,
Succedanei del plasma (per combattere
l’ipovolemia e antistaminici.
PUNTURE...PERICOLOSE!
Alcuni insetti, sempre più “aggressivi”,
possono essere anche pericolosi per
l’uomo. Forse il cambiamento del clima o la
maggiore circolazione di persone e merci
da ogni parte del mondo fanno scoprire
ogni estate qualche nuovo e misterioso
insetto “killer”. Zanzare geneticamente
modificate, pappataci, vespe, ragni e
formiche che oltre ad essere fastidiosi e
talvolta fare paura, spesso possono essere
pericolosi e addirittura mortali per l’uomo
per il rischio di insorgenza di Shock
Anafilattico.
Le zanzare
L’incanto delle
prime serate
all’aperto
o
la pace di
una tranquilla
passeggiata nei
prati, ogni estate vengono disturbate da
PUNTURE DI INSETTI (Api, Vespe, Calabroni, ecc.)
SINTOMI INIZIALI
PRIMO INTERVENTO
Prurito
Applicare ghiaccio
Eritema
Pomate antibiotiche e/o
cortisoniche
Orticaria
Cortisonici (se il soggetto riferisce
precedenti reazioni allergiche)
EMERGENZA
O SHOCK CI
NZA FIATO
mosche, vespe
e soprattutto
zanzare. E nel
caso specifico
di questi ultimi
fastidiosi
ronzanti
Zanzara “Tigre” e
insetti, sorge
spontanea in
ciascuno di noi la domanda: ma a che
servono di preciso, oltre a renderci la
vita più difficile?
Ogni volta che torna il caldo, questi
molesti piccoli insetti tornano numerosi
a competere con l’uomo non solo negli
habitat a loro più congeniali (spazi verdi
o rive degli stagni, ad esempio), ma
anche nelle asettiche abitazioni umane.
Le più pericolose sono le zanzare tigre,
originarie del sud-est asiatico sono
giunte in Italia “clandestinamente” a
bordo di navi ed aerei insieme alle
merci ed hanno invaso soprattutto le
regioni del centro-sud e “purtroppo”
sono presenti anche nelle ore diurne.
incontrollato e le corse al Pronto Soccorso
se inutili: si deve mantenere la calma e
valutare la situazione. I sintomi dello shock
anafilattico sono evidenti: labbra gonfie,
difficoltà di respirazione, sudorazione;
in caso di insorgenza di questi sintomi si
deve ricorrere subito alle cure del medico.
Meglio poi evitare i “rimedi della nonna”
(ad esempio l’ammoniaca) ed applicare
invece ghiaccio localmente.
Sono facilmente riconoscibili dall’addome
a bande gialle e nere e “glabro”;
aumentano di numero nei centri abitati
grazie alla sempre maggiore presenza di
“cibo” (immondizia, rifiuti organici).
I calabroni
Sono note per la produzione di miele e
vengono considerate insetti utili e quindi
protette; il loro pungiglione è “seghettato”
ed in caso di
puntura rimane
conficcato (e
deve pertanto
essere rimosso)
causando la
morte dell’ape
stessa.
S o t t o t e t t i ,
sottogrondaie,
cassonetti
delle
tapparelle,
tronchi
secchi e/o cavi sono
le dimore preferite
da
questi
insetti
(della famiglia degli
imenotteri), i più grandi
tra quelli presenti in
Italia. Si nutrono di
frutta (preferiscono quella “succosa”
come le pesche, le albicocche, le
prugne) e costruiscono i loro nidi
masticando il legno “marcio” fino a
ricavarne un materiale simile alla carta.
La puntura del calabrone è molto
dolorosa e può provocare uno shock
anafilattico molto grave e talvolta
anche mortale. Il pungiglione, lungo 34 millimetri, è in grado di iniettare dosi
molto elevate di veleno e, non essendo
seghettato come quelle delle “cugine”
api può di conseguenza infiggere più
punture e quindi aumentare la dose di
veleno iniettata.
Nel caso di puntura, sono molto
dannose le manifestazioni di panico
Formiche
Processionaria
Ragno
OBIETTIVO SANITÀ
La vespa
La loro puntura
può
essere
molto pericolosa
se
il
veleno
raggiunge un vaso
sanguigno, o se viene punta la bocca, il
naso o il collo.
Scorpione
9
Le api
Mosche
PREVENZIONE INNANZI TUTTO
Per evitare di essere aggrediti da zanzare e altri insetti indesiderati, la disinfestazione è l’intervento
fondamentale, ma tale intervento non dipende da noi, ma viene effettuato dalle pubbliche
amministrazioni, anche se oramai ci sono ditte che praticano il trattamento nei parchi e nel verde
privato anche a prezzo accessibile.
Possono tuttavia risultare utili alcuni accorgimenti da applicare personalmente:
· Sottovasi - Sono gli oggetti più amati dalla zanzara tigre e sono l’ambiente più adatto per l
riproduzione di questo insetto. Evitare di usarli o evitare il ristagno dell’acqua, cambiandola
spesso; un altra soluzione è quella di mettere nell’acqua dei sottovasi del solfato di rame o più
semplicemente un pezzetto di rame.
· Evitare l’abbandono e l’accumulo all’aperto di materiale che possa trattenere l’acqua piovana
(copertoni, barattoli, bottiglie, teli di plastica.
· Fare regolarmente la manutenzione di vasche e fontane ornamentali. Introdurre nelle vasche dei
pesci rossi, divoratori di larve di zanzare.
· Soluzioni chimiche: pastiglie effervescenti a base di Bacillus Thurigensis, insetticida biologico ed
innocuo per uomo ed animali.
CENTRO SCREENING ONCOLOGICO
OBIETTIVO SANITÀ
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TUTTI I PE
UNA CAMPAGNA
Gli screening oncologici costituiscono interventi di sanità pubblica complessi ed
impegnativi (si parla infatti di Programma di Screening) volti a raggiungere
“l’Obiettivo Salute”: esso è composto
da un test di screening che suddivide i
soggetti in positivi e negativi e da una serie di esami successivi di approfondimento diagnostico rivolti solo a coloro che
sono risultati positivi. Un test di screening
non è per definizione un test diagnostico,
cioè non permette da solo di fare una
diagnosi conclusiva, ma deve consentire
con una certa facilità ed a basso costo, di
distinguere le persone negative da quelle “sospette” che necessitano di ulteriori
accertamenti diagnostici. Come raccomandato dall’Unione Europea, quando si intraprende un “Programma di
Screening”, esso deve essere offerto
solo se adeguatamente organizzato
e con controlli di qualità a tutti i livelli
e fornendo una buona informazione
riguardo i benefici ed i rischi. L’esperienza ha infatti dimostrato che lo screening opportunistico non è accettabile in
quanto meno efficace, più dispendioso
e con possibili controeffetti negativi. I
benefici di un programma di screening
si ottengono quando la copertura, cioè
il numero delle persone che accettano di
eseguire l’esame, è elevata e l’alta qualità è possibile solo se il personale, a tutti
i livelli, è adeguatamente formato ed addestrato per il proprio compito. In base a
quanto definito del Comitato Europeo per
la Prevenzione del cancro, lo screening
deve essere multidisciplinare e prima di
iniziare il programma, deve essere assicurata la qualità in ognuna delle sue fasi
(invito, diagnosi, valutazione delle lesioni
sospette, trattamento e follow up), vanno
definiti gli indicatori di misurazione della
qualità del processo ed il personale coinvolto va sottoposto a formazione continua per tutta la durata del programma.
Nel 1996 sono state pubblicate le Linee
Guida della Commissione Oncologica
Nazionale sugli Screening Oncologici e
i Piani Sanitari Nazionali successivi hanno dato indicazioni per la realizzazione
da parte delle Regioni e delle Aziende
Sanitarie di programmi organizzati. Gli
screening citologico, mammografico e
colorettale sono compresi fra i Livelli Essenziali di Assistenza. La Regione Veneto
nel 1996 ha emanato le “Linee Guida
Regionali sugli Screening Oncologici” e
deliberato l’attivazione degli screening a
livello delle Aziende ULSS. Nel 1997 ha
approvato e finanziato i primi programmi. Attualmente lo screening citologico è
attivo in tutte le ULSS del Veneto quello
mammografico in 19 su 21, e dal 2002
è iniziata la diffusione degli screening
dei tumori colorettali, ora presenti in 18
ULSS.
• Nello screening citologico le donne fra
i 25 e i 64 anni vengono invitate ad eseguire Pap test triennale. La popolazione
target del Veneto ammonta a 1.300.000
donne.
• Lo screening mammografico è rivolto
alle donne fra i 50 e i 69 anni, nel Veneto
circa 570.000, invitate ad eseguire una
mammografia con frequenza biennale.
• Lo screening colorettale è rivolto a uomini e donne fra i 50 e i 69 anni, nel Veneto
circa 1.160.000, invitati ad eseguire un
test del sangue occulto fecale ogni due
anni. In sei programmi italiani, fra cui due
veneti, lo screening colorettale utilizza
come test di screening la rettosigmoidoscopia offerta ai sessantenni.
CARATTERISTICHE GENERALI
Poiché gli screening vengono proposti
attivamente ad una popolazione sana
o presunta tale, deve essere posta un’attenzione ancora maggiore che per altri
interventi sanitari alla loro qualità, e in
particolare è necessario:
percepita.
Ciascuna Azienda ULSS è responsabile
della gestione dell’intervento sul territorio.
ATTIVAZIONE SCREENING
AZIENDA ULSS 22
La nostra Azienda Sanitaria facendo sue tutte le indicazioni fatte dalla
Comunità Europea e dalla Regione Veneto con delibera n° 2145 del
19/10/1998 ha attivato lo screening
citologico (Pap-Test): per poter dare
la possibilità a tutte le donne di aderire
all’iniziativa sono stati aperti 14 ambulatori ostetrici per l’esecuzione del Pap-Test
così organizzati:
Se siete nella fascia d’età 25 – 64 anni
e non si è ricevuto l’invito o se si vuole
cambiare l’appuntamento prima di recarsi presso gli ambulatori sopraelencati
contattare il numero 045/6712521 dal
lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore
14,30.
Dal 1999 ad oggi sono stati eseguiti:
• 73647 pap-test
• 5677 approfondimenti diagnostici di 2° livello (colposcopie)
• 310 interventi
LO SCREENING
MAMMOGRAFICO
Per poter raggiungere tutti i comuni in
modo tale di dare la possibilità a tutte le
• garantire un percorso diagnostico-tera-
peutico basato sulle prove di efficacia,
con esposizione minima degli utenti a
disagi e a rischi;
• adottare protocolli, procedure e regole
stabilite, curando la formazione del personale;
• controllare la qualità delle varie fasi del
processo con il monitoraggio, la valutazione ed il mantenimento a livelli ottimali
di tutte le caratteristiche di prestazione
che possono essere definite, misurate e
controllate;
• assicurare la qualità dell’informazione
e la trasparenza necessarie nel rapporto
tra struttura e utente, e verificare la qualità
Interno unità mobile mammografia
CENTRO SCREENING ONCOLOGICO
Il camper a Villafranca
BUSSOLENGO
Beltrame Geraldina
Facci Gloriana
MARTEDÌ
MERCOLEDÌ
VENERDÌ
Dalle ore 9,00 alle ore 13,00
Dalle ore 14,30 alle ore 17,30
Dalle ore 9,00 alle ore 13,00
CAPRINO
Beltrame Geraldina
MERCOLEDÌ
Dalle ore 10,30 alle ore 13,30
LUGAGNANO
Facci Gloriana
LUNEDÌ
Dalle ore 9,30 alle ore 12,30
PESCANTINA
Torri Tiziana
VENERDÌ
Dalle ore 9,00 alle ore 13,30
SOMMACAMPAGNA
Gelmetti Maddalena
VENERDÌ
Dalle ore 8,00 alle ore 13,30
NEGRAR
Torri Tiziana
GIOVEDÌ
Dalle ore 9,00 alle ore 15,00
DOMEGLIARA
Comparsi Tiziana
MERCOLEDÌ
Dalle ore 8,30 alle ore 13,00
MALCESINE
Baldi M. Patrizia
MARTEDÌ
Dalle ore 9,00 alle ore 12,00
BARDOLINO
Baldi M. Patrizia
VENERDÌ
Dalle ore 8,30 alle ore 12,30
PESCHIERA
Gios Lucia
LUNEDÌ
Dalle ore 8,30 alle ore 13,00
SAN PIETRO INCARIANO
Torri Tiziana
MARTEDÌ
Dalle ore 8,30 alle ore 11,30
VILLAFRANCA
Gios Lucia
Bissoli Rosa
MARTEDÌ
LUNEDÌ
GIOVEDÌ
Dalle ore 9,30 alle ore 14,30
Dalle ore 9,00 alle ore 12,30
Dalle ore 8,30 alle ore 13,30
VALEGGIO
Bissoli Rosa
Baldi M. Patrizia
LUNEDÌ
GIOVEDÌ
Dalle ore 14,00 alle ore 17,00
Dalle ore 8,30 alle ore 12,30
ISOLA DELLA SCALA
Gelmetti Maddalena
Camparsi Tiziana
MARTEDÌ
GIOVEDÌ
Dalle ore 9,00 alle ore 13,00
Dalle ore 9,30 alle ore 12,30
di Angioletta Ganassini
donne che non hanno possibilità di spostarsi o lavorano, con un grosso sforzo sia economico che organizzativo, ci si è dotati di una unità mobile mammografica
dotata di apparecchiature all’avanguardia (da settembre/ottobre tutte le apparecchiature saranno digitali)
aperta dalle ore 8,30 alle ore 17,30 sabato compreso.
Sono stati coinvolti anche tutti i comuni che hanno messo a disposizione strutture idonee per il posizionamento
dell’unità mobile.
La popolazione 50/69 anni che viene chiamata con lettera d’invito ogni 2 anni ammonta a 30.000 persone.
Per qualsiasi informazione chiamare al numero
045/6712502 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle
ore 14,00.
Dal 2002 ad oggi sono state eseguite
- Mammografie 39005
- approfondimenti diagnostici di 2° livello (esame
fonologico) 2930
- Interventi chirurgici 287
LO SCREENING DEL COLON-RETTO
Anche per questo screening come per gli altri, per poter dare a tutti la possibilità di aderire, si è chiesta la collaborazione di tutte le farmacie per la consegna delle
provette e ai comuni la disponibilità di stanze/ambulatori per il ritiro delle stesse. La popolazione uomini e
donne 50/69 anni che viene chiamata con lettera d’invito ogni 2 anni ammonta a 60.000 persone.
Dal 2002 ad oggi sono state eseguite
- sangue occulto 41877
- approfondimenti diagnostici di 2° livello
(colonscopie) 2228
- polipi ad alto rischio 851
- polipi maligni81
Per qualsiasi informazione chiamare al numero
045/6712505 dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00
alle ore 14,00. Tutto il personale sanitario e non che
opera all’interno degli screening è stato debitamente
preparato, sia a livello regionale che aziendale, per lo
svolgimento del compito. Non esiste uno screening efficiente e efficace senza la partecipazione di tutti i medici
di famiglia e la messa in rete di tutti quei servizi e reparti
che con percorsi facilitati si prendono in carico la persona risultata positiva al primo esame di screening e la
accompagnano fino alla diagnosi definitiva. La nostra
Azienda Sanitaria con un grosso sforzo organizzativo
ha attenuto tutto questo ed è qui doveroso un sentito
ringraziamento a quanti, a qualsiasi livello e momento del percorso di screening, intervengono con la loro
dedizione e la loro professionalità. Un ringraziamento
particolare, inoltre, a tutti i farmacisti e i sindaci del nostro territorio che hanno messo a disposizione strutture,
personale e competenza.
OBIETTIVO SANITÀ
ERCHÈ DI
A DI SCREENING
11
SERVIZI SOCIALI
APERTO UN MEGACANTIERE
di Elmer Soffiati
AL SERVIZIO DEI CITTADINI
CON L’APPROVAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI
SOCIALI 2007/2009 SI ENTRA, DI FATTO, IN UNA NUOVA ERA.
OBIETTIVO SANITÀ
Umberto Chiancarini
Presidente conferenza
dei sindaci
12
4
giugno
2007, obiettivo raggiunto: la Conferenza dei
Sindaci dell’Ulss 22 approva il Piano di Zona. Il
Piano di Zona (legge 328/2000(art. 19) è
lo strumento strategico per il governo delle
politiche sociali negli ambiti territoriali, definiti dalle Regioni con i Comuni e che in Veneto coincidono con le Aziende Ulss. Analogamente al piano regolatore in ambito
urbanistico, il Pdz è lo strumento attraverso
il quale i Comuni associati disegnano il Sistema integrato locale dei servizi e degli interventi, con il concorso di tutti i soggetti che
a diverso titolo operano su quel territorio. In
parole più semplici tutti i soggetti interessati
(Ulss, Comuni, Associazioni, Cooperative
sociali e Volontari) ragionano assieme per
definire e attivare i migliori servizi a favore
di Minori – Famiglia, Giovani, Anziani,
Disabilità, Dipendenze, Salute Mentale
e Marginalità. La strutturazione del piano
prevede: a) una mappatura della rete dei
servizi esistenti, che costituisce il sistema dei
servizi alla persona e alla comunità attivo
sul territorio dei 37 comuni dell’ULSS 22;
b) l’analisi dei bisogni della popolazione
suddivisa nelle 7 aree sopra richiamate; c)
l’individuazione di un ordine di priorità nei
bisogni evidenziati nelle rispettive aree; d)
l’individuazione di azioni (coerenti con le
priorità suddette) che, collegate alle risorse, vengono programmate per il triennio di
validità del Piano.
Il percorso
Il processo di costruzione dell’attuale piano incomincia nella primavera del 2005
quando la Conferenza dei Sindaci al fine
di governare la complessità delle problematiche, decide di attivare alcune commissioni, in particolare la Commissione Bilancio, Disabilità, Lavoro e Piano di Zona. La
Commissione Piano di Zona, presieduta dal
Presidente della Conferenza dei Sindaci è
composta dagli Amministratori dei Comuni
di Castelnuovo, Sommacampagna, Cavaion, S.Pietro in Cariano, Isola della Scala,
Povegliano, con il supporto dei tecnici della
Direzione dei Servizi Sociali dell’Ulss.
6 luglio 2005 La Commissione definisce le
caratteristiche: “il piano di Zona dell’Ulss
22 dovrà essere un cantiere aperto, in divenire che si costruisce e si aggiorna durante
tutta la sua durata piuttosto che un documento statico e completo fin dall’origine”.
Particolare attenzione dovrà essere posta
a: domiciliarità, programmazione della
residenzialità extra ospedaliera, tutela dei
minori in situazione di disagio, adolescenza, integrazione lavorativa delle persone
svantaggiate.
22 marzo 2006 Un gruppo di lavoro viene
incaricato di fotografare, in via sperimentale e per un gruppo limitato di Comuni, le
prestazioni erogate ai cittadini, sia da parte
dei Comuni che da parte dell’Azienda Ulss
attraverso una mappatura che ha interessato anche le attività svolte da Centri Servizi,
Cooperative sociali, Associazioni per l’anno 2005.
17 maggio 2006 La rilevazione ed elaborazione delle attività del 2005 viene avviata in tutti i 37 Comuni dell’Ulss.
30 marzo 2007 Termina la rilevazione dati
nei Comuni.
4 aprile 2007 Due gli ambiti di lavoro individuati dalla Commissione Piano di Zona
per l’elaborazione del Piano 2007/2009:
a) miglioramento del sistema di offerta dei
servizi; b) analisi dei bisogni, con relative
azioni di intervento, divisi per 7 aree (minori - famiglia, giovani, anziani, disabili,
dipendenze, salute mentale, marginalità)
attraverso la partecipazione dei soggetti
istituzionali e del terzo settore.
4 giugno 2007 Il Piano di Zona viene approvato dalla Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 22.
Soggetti che hanno
partecipato alla stesura
del Piano
Ben 258 sono state le persone che hanno
contribuito a vario titolo e in ruoli diversi alla
elaborazione di questo documento: utenti,
associazioni del terzo settore, amministratori, gruppi, operatori dei servizi dell’Ulss e
degli enti locali . La costruzione del Piano di
Zona ha visto un forte coinvolgimento e la
partecipazione convinta di tutti, e nello stesso
tempo ha fatto emergere anche la richiesta di
attribuire un senso all’agire insieme. Ciò ha richiesto uno sforzo notevole per raccogliere e
ordinare la mole di materiale emersa, che non
è fatta solo di dati e numeri, ma anche (forse
soprattutto) di energia e di valori sui quali una
volta tanto si è ragionato in maniera positiva e
costruttiva gettando le basi di un processo di
dialogo che sosterrà il lavoro di tutti nel triennio di attuazione del Piano.
LE CIFRE
37 SINDACI
Distretto 1: Bardolino: Pietro Meschi; Brenzone: Giacomo Simonelli; Bussolengo: Alviano
Mazzi; Castelnuovo Del Garda: Maurizio
Bernardi; Garda: Davide Bendinelli; Lazise:
Renzo Franceschini; Malcesine: Giuseppe
Lombardi; Pastrengo: Giorgio Benamati; Pescantina: Alessandro Reggiani; Peschiera Del
Garda: Umberto Chincarini; S. Zeno di Montagna: Adriano Peretti; Sommacampagna:
Graziella Manzato; Sona: Flavio Bonometti;
Torri del Benaco: Giorgio Passionelli;
Distretto 2: Affi: Roberto Bonometti; Brentino
Belluno: Virgilio Asileppi; Caprino V.Se: Stefano Maurizio Sandri; Cavaion V.se: Lorenzo
Mario Sartori; Costernano: Fiorenzo Giuseppe Lorenzini; Dolcé: Luca Manzelli; Ferrara
di Montebaldo: Paolo Rossi; Fumane: Mirco
Corrado Frapporti; Marano di Valp.: Simone
Venturini; Negrar: Mion Alberto; Rivoli V.se:
Mirco Campanari; S. Pietro In Cariano: Giorgio Accordini; Sant’Ambrogio di Valp.: Nereo Destri; Sant’anna D’Alfaedo: Valentino
Marconi;
Distretto 3: Erbe’: Paolo Brazzarola; Isola Della Scala: Giovanni Mozzi; Mozzecane: Michelangelo Foroncelli; Nogarole Rocca: Luca
Trentini; Povegliano V.se: Anna Maria Bigon;
Trevenzuolo: Fabio Meneghello; Valeggio Sul
Mincio: Albino Pezzini; Vigasio: Daniela Contri; Villafranca: Luciano Zanolli;
10 UFFICIO DI PIANO
Responsabile: Paolo Giavoni, Collaboratori:
Sofia Di Bella, Marta Marchiori e Marco Logorio
Responsabili Servizi Sociali dei Comuni di:
Villafranca: Rino Rigodanzo; Affi: Alessandra
Pugliese; Bussolengo: Lorenzo Mascanzoni
e Daniele Penna; Castelnuovo del Garda: Lara
Fioroni; Sommacampagna: Massimo Giacobini.
3 DIREZIONE DEI SERVIZI SOCIALI
Direttore dei Servizi Sociali: Michele Benamati
Dirigente Amministrativo: Elmer Soffiati
Amministrativa: Fabrizia Pomari
49 AREA MINORI E FAMIGLIE
Assessore Castelnuovo del Garda: Giovanni
Peretti
Resp.Servizi Sociali Territoriali Ulss22: Paolo
Giavoni
Facilitatori: Paolo Dalla Vecchia SET, Davide
Benedetti SET
Partecipanti: Zantedeschi Federica (coop.
Cercate), Cherubini Carla (Psicologia Età
SERVIZI SOCIALI
naser (Assessore Pescantina), Giulia Lo Nardi
(rappresentante Hermete), Federica Danzi
(rappresentante Informagiovani Peschiera),
Stefano Pasqualotto ( Associazione sportiva
Villafranca)
Evolutiva Ulss22), Leoni Giovanna (coop.
Tangram), Chemello Mauro (coop. L’albero),
Pertile Isabella (SSPB Ulss 22 c/o Mozzecane), Merlini Corrado (Comune Vigasio), Lerco Erika (Ulss22, serv.stranieri), Donatelli Manuela (SSPB Ulss22 c/o Caprino), Quarella
Elisabetta (SET Ulss22 c/o Valeggio), Pegoraro Lorenzo (Il Sentiero), Marangoni Elisa (SET
Ulss22 c/o S.Ambrogio), Saccani Andrea
(SerT Ulss22), Mazzi Cristina (Servizio Minori Ulss22), Manoli Eugenio (referente volontariato Piano Infanzia), Bendinelli Cristian (SSPB
Ulss 22 c/o Villafranca), Scaglia Marisa (CEPEF/cons. S.Rocco), Bonsaver Isabella (coop.
Il Trillo), Mazzi Maddalena (SET Ulss22 c/o
Vigasio, Isola della Scala), Bompieri Ilaria
(SET Ulss22 c/o Lazise), Loncrini Clara (SSPB
Ulss22 c/o Malcesine Brenzone), Caldana
Erminio (Famiglie in rete – Villafranca), Bottacini Rosetta (I.C. Isola della Scala), Decassan
Marco (Ufficio Missioni), Osti Sabrina (SSPB
Ulss22 c/o Peschiera), Tinto Claudia (Cons.
Fam. Isola della Scala), Pietropoli Antonella
(Ulss 22 C.F. Villafranca), Nicolis Silvana
(SSPB Ulss22 c/o San Pietro in Cariano), Alberghini Roberta (SET Ulss22 c/o Peschiera),
Cestari Erika (SET Ulss22 c/o Peschiera), Rigodanzo Rino (Comune Villafranca), De Rossi
Ilaria (Ass. Anatra Bianca ONLUS), Zoni Elisa
(Ist. Don Calabria), Banterle Nicoletta (Coop.
Hermete), Antonino Laura (SSPB Ulss22 c/o
Valeggio), Antolini Martina (SSPB Ulss22 c/o
Sona), Albertini Paolo (Comune Valeggio),
Cordioli Marcella (Associazione Anatra Bianca), Gelmetti Maddalena (Ulss22), Sabaini
Barbara (Coop. Spazio Aperto), Righetti Cristina (SET Ulss22 c/o Castelnuovo), Birtele
Maria Rosa (Coop. L’infanzia), Fattori Davide
(Ass. C.Romani), Bertini Giorgio (Psicologia
Età Evolutiva Ulss22), Lupi Daniela SSPB Ulss
22 c/o Bussolengo).
20 AREA GIOVANI
Portavoce politico: Assessore alle politiche sociali di Mozzecane Germana Tallaroli
Facilitatori: AS Daniela Lupi, SET Zermian Paola
Presenti: Stefano Zampini (rappresentante
giornale Verderame), Andrea Saccani (Educatore Sert Bussolengo), Marco Magagnotti
(Rappresentante giornale Lo Schizzo), Cesarina Formenti (Educatrice SET c/o Caprino),
Marina Testi (Comunità dei Giovani), Davide
Benedetti ( Educatrice SET c/o S. Pietro in Cariano S.Anna ), Simone Perina (Educatore SET
c/o Negrar), Erika Cestari (Educatrice SET
c/o Peschiera), Nello Dalla Costa (Educatore
SET, c/o Fumane, Marano), Gabriele Mazzi
(Educatore SET, c/o Castelnuovo, Pescantina), Paolo Martari (Consigliere Villafranca),
Damiano Chiaramente (Assessore Sommacampagna), Massimo Merlini (Educatore
SET, c/o Comune Villafranca), Manuele For-
23 AREA DISABILITA’
Portavoce sindaco di Peschiera : Consigliere
Renato Signorelli
Facilitatori Gruppo Focus : Paola Zermian e
Davide Benedetti SET Ulss 22
Presenti : Sindaco Peschiera Umberto Chincarini, Roberto Nicolis (responsabile Csi
Verona), Gabriele Bezzan (referente Area
disabilità), Mazzi Adone (Rappresentante
Associazione I Piosi), Giuseppe Turrini (presidente coop.sociale Azalea), Rossella Avesani
(S.I.I. Ulss22), Cordioli Francesca (consigliera
Comune di Bardolino), Ruffo Barbara (Servizio Psicologico Disabili Ulss22), Nives Veneri
(AS Peschiera), Nadia Veronesi (Coop. Cercate), Erika Lerco (Ulss22 – ufficio stranieri),
Bertoncini Roberta (AS Servizio Handicap,
distretto Isola della Scala), Mariagrazia Rovaglia (AS Serv.Disabilità), Silvano Alberini
(Rappr. Azalea), Ettore Cremasco (Coop.
CS/CA), Gianni Lonardi (SIL Ulss22), Sartori
Marco (Coop. Filo Continuo), Menghin Francesca (Coop. Solidarietà), Dellera Giovanna
(Ulss22), Liliana Menegoi (Referente Area
Handicap Ulss 22).
25 AREA DIPENDENZE
Introduce l’’incontro l’ Assessore delle Politiche
Sociali del Comune di Cavaion : Tonolli Luca
Facilitatori Gruppo Focus : Anna Sometti e
Paolo Dalla Vecchia SET Ulss 22
Presenti :
Cesarina Formenti (SET Ulss 22), Cristina Pinamonte (Coordinatrice Servizio Sociale di
Base Ulss 22), Arianna Dalle Vedove (SET
Ulss 22), Roberta Bertolini (SET Ulss 22), Roberta Pezzini (SET Ulss 22), Enrica Formenti
(SET Ulss 22), Sergio Conati (presidente Acat
Valpolicella-Lessinia Occidentale), Franco
Dall’Ora (Acat Adige Lessinia), Castelletti Daniela (Acat Adige Lessinia), Pezzini Roberta,
Margherita Residori (Servizio Dipendenze
Sert Viilafranca Ulss 22), . Ceravolo (Dipartimento Dipendenze), Claudia Colarusso (Sert
Bussolengo), Serena Magagnotti (SSPB Ulss
22), Paolo Vanzini (consulente Servizi Sociali Ulss 22), Gianni Lonardi (SIL Ulss 22),
Fortuna Graziella (Comunità dei Giovani),
Matteo Peruzzi (collabora con Ulss 22), Ernesto Guerriero (Self-help), Giovanni Pachera,
Nida Peretti (presidente Coop. La Fonte), Paolo Giavoni (Referente Piano di Zona).
25 AREA SALUTE MENTALE
Portavoce politico: Ass.di Sommacampagna
Agnese Castioni
Facilitatori: SSB Daniela Lupi, SET Davide Benedetti Ulss 22
Presenti: Manzato (Sindaco Sommacampagna), Frazingaro (Resp.Dip.Salute Mentale
ed equipe nord), Bertolazzi (equipe sud),
Ceresini (SSPB Ulss 22 c/o Sona), Lonardi
(coord.S.I.L.), Accordini (A.S. Castelnuovo
del Garda), Milella (A.S. Sommacampagna),
Boranga (Vicepres. A.R.C.A.), Rovaglia (A.S.
area disabilità), Bignami (casa famiglia x malati psichici), Mancini (Comunità psichiatrica 13
coop.Cercate), Magalini (coop. Farsi prossimo), Menegoi (S.I.L. e S.I.T. e area disabilità), Maistri (A.S. S.Ambrogio V.lla), Ballini
(Psiche2000), Tedeschi (A.S. del C.S.M. di
Domegliara), Franchini (A.S. Centro Salute
mentale Domegliara.), Gelmetti (segretario Psiche2000), Bozzini (presidente psiche2000), Avesani (A.i.t.s.m.), E. Guerriero
(socio self-help), Vanzini (coordinatore progetto self-help).
OBIETTIVO SANITÀ
Il Direttore ai servizi socialli
Michele Benamati
24 AREA ANZIANI
Assessore alle Politiche Sociali di S.Pietro Incariano: Giuseppe Coccia
Assessore alle Politiche Sociali di Isola della
Scala: Paola Perobelli
Facilitatori Gruppo Focus : Anna Sometti e
Paola Zermian SET Ulss 22
Presenti : Chiara Girelli (Casa di riposo di
Lugagnano, Coop. Selios), Donatoni Sergio
(Consulata Anziani S.Pietro), Bellesini Paola
(Coop. Soc. Smeraldo di Peschiera), Bighelli
Paola (Colli Sereni Peschiera), Bombara Antonio (Coop. Azalea), Lucia Zanoni (Coop.
Soc. Spazio Aperto Bussolengo), Sabaini
Barbara (Coop. Soc. Spazio Aperto Bussolengo), Alessandra Dall’Ovo (Ulss 22 SSPB
Negrar), Salonda (I.A.A. Villaspada), Daniele Elisa (Casa di Riposo Immacolata di Lorde),
Salardi Silvana (Comune di Castelnuovo),
Pasqulino Lorenzini (Volontari di Cavaion),
Mariagrazia Ferrari (Associaz. Alzheimer
Verona) Elena della Rosa ( Ulss 22 Fumane),
Ivo Piccoli (Casa di Riposo di Pescantina e
Caprino), Rosanna Lonardi (casa di riposo
di Castelnuovo), Cristina Colombari (Ulss 22
AS S. Ambrogio), Rosanna Poli (AS S.Pietro in
Cariano), Monchera Silvana (SSPB Ulss 22
c/o Bussolengo), Paolo Giavoni( Referente
Piano di Zona).
24 AREA MARGINALITA’
Portavoce sindaco di Pescantina : Luciano
Gaburro
Facilitatori Gruppo Focus : Anna Sometti e
Paolo Dalla Vecchia SET Ulss 22
Presenti : Benini Cinzia (Questura di Verona),
Palma Beghini (consultorio familiare-Ulss
22), Silvia Furlani (Servizio Minori Ulss 22),
Flavio Taglietti (carabinieri di Peschiera del
Garda), Sofia Di Bella (Servizio Stranieri- Ulss
22), Erika Lerco (Servizio Stranieri- Ulss 22),
Luca Manzelli (sindaco di Dolcè), Montenani Maria (insegnane Casa Ozanam), Fasoli
Antolini Alda (S.Vincenzo), Cordioli Lorena
(Sert Villafranca), Annalisa Vinco (Servizi
Sociali Pescantina-area adulti e anziani), Federica Danzi (operatrice sportello cittadini
stranieri Caritas), Vanzini Paolo (Psichiatria,
Coop.Self-help), Peruzzi Matteo (rappr. Cooperative “Collabora 22”), Antonio Bogoni
(Fondazione L’ancora), Gabriella Ruffo (Fondazione L’ancora), Stefania Donà (Caritas
Dociocesana), suor Annalaura Ledro (Caritas
Dociocesana), don Francesco Ballarini (Caritas Dociocesana), Barbara Simoncelli (ufficio
progetti Caritas), Giovanni Foli (Caritas Villafranca).
OSTETRICIA
LA COMUNITÀ AMICA DEI BIMBI
È GIÀ UNA REALTÀ
di Gianfranco Blass
OBIETTIVO SANITÀ
A BUSSOLENGO ANCORA UN AIUTO ED UN SORRISO PER LE MAMME E I BIMBI.
APERTO L’AMBULATORIO DEL LATTE
14
A realizzazione di un progetto presentato
dalle ostetriche del reparto di Ostetricia
dell’ospedale “Orlandi” di Bussolengo,
c o r r e d a t o
dell’approvazione Ostetriche in reparto
della
direzione
della Ulss 22, ha da
poco preso avvio
l’ambulatorio
del
latte. Si tratta di
una nostra nuova
iniziativa nell’ambito
del percorso che
abbiamo intrapreso
per l’accreditamento
come:
Ospedale
Amico del Bambino,
con il patrocinio di Oms/Unicef. Vale qui
la pena di ricordare che tale certificazione,
intesa come segno e qualifica di eccellenza
per un ospedale attento ai bisogni del binomio
mamma-bimbo, vada oggi estendendosi
a tutto il mondo, sostenuta dalle suddette
organizzazioni internazionali, dai paesi più
evoluti e fatta propria anche dalla Regione
Veneto, con la firma di un protocollo di
intesa, risalente al 2005. Alla base di tutto
il percorso, vi è una “Dichiarazione dei diritti
dell’Infanzia”, promulgata nel 1989 dall’Oms,
con l’intento, in modo particolare, di garantire
un accettabile livello di vita ai bimbi nei loro
primi anni, a qualsiasi paese del mondo
appartenessero. Un punto fondamentale,
per raggiungere tali intenti si è dimostrato il
garantire un rapporto molto stretto mammabimbo ed, in questo ambito, il favorire
l’allattamento al seno si è dimostrata la cura
più efficace per prevenire malattie, infezioni
malnutrizioni, patologie della crescita e
morte in età neonatale. Dall’idea di creare
questi punti di “eccellenza nell’assistenza”,
sono stati posti dei gradini - base o ”steep”
attraverso i quali giungere all’ottimizzazione
del risultato.
IL PERCORSO
- Informazione e formazione della gestante,
sopratutto sui vantaggi, sulla facilità di
apprendimento
e applicazione di
tutti gli accorgimenti possibili per favorire
l’allattamento materno;
- assistenza adeguata da parte di tutto
il personale del reparto alla mamma
sin dal momento del parto, favorendo
anche il contatto pelle-pelle, la precocità
dell’allattamento al seno, ecc.;
- sostegno della puerpera anche dopo
la dimissione, necessariamente precoce,
dall’ospedale. Alla base di tutto questo lavoro
di equipe vi è una formazione del personale,
a tutti i livelli, per dare informazione valida,
non fuorviante, alla
mamma in un momento
molto particolare, senza
colpevolizzare in alcun
modo quelle puerpere
che, per un motivo o per
l’altro non sono in grado di
allattare al seno.
LE MOTIVAZIONI
Giungiamo così al nocciolo
della questione ed ai motivi
che ci hanno indotto a
prendere questa iniziativa.
E’ dato ormai accertato che, anche nei
centri in cui si è lavorato al meglio ed in
cui l’informazione e l’aiuto sono stati i più
completi, se, da una parte si può valutare,
all’atto della dimissione, una percentuale
di mamme che allattano al seno, vicina al
100%; nei giorni successivi ed entro i primi
tre mesi, si ha una rapida caduta di tale
percentuale di allattamento naturale. Una
constatazione confermata dall’esperienza
che abbiamo maturato l’anno scorso presso
la nostra struttura dell’ “Albero di Gaia”
a Villafranca, ove abbiamo distribuito e
raccolto le schede che ci forniscono notizie
precise sull’andamento dell’allattamento
domiciliare. Nell’ analisi delle cause che
portano al calo della pratica dell’allattamento
al seno, dobbiamo purtroppo prendere
atto che la principale è il mancato sostegno
pratico e psicologico alla donna che incontra
alcune difficoltà, per lo più banali e risolvibili
nel proseguire in tale ottima pratica e cito:
comparsa di ragadi ai capezzoli, ingorghi
e dolore mammari, valutazione di una
presunta scarsa montata lattea. Ciò induce
parenti, medici ostetrici e pediatri e “ amiche”
della donna a dissuaderla a continuare, con
le inevitabili conseguenze negative. Sembra
impossibile quanto,
alle volte, basti un
semplicissimo consiglio
pratico, un supporto
psicologico per aiutare
la mamma a continuare
un allattamento al seno,
cui crederà sempre
più, apprezzandone
i risultati anche a
distanza di tempo.
A tal punto che nella
fase di svezzamento
sia la mamma stessa a presentare le
maggiori perplessità circa la sospensione
dell’allattamento materno stesso. Ciò si
dimostra tanto più vero se consideriamo che
molte mamme, pur con il ritorno al proprio
lavoro, organizzando la conservazione del
proprio latte e somministrandolo poi con
cucchiaino o bicchierino ( non con biberon!!)
riescono benissimo a gestire questa pratica
straordinariamente utile. Il nostro primo passo,
peraltro condiviso con tutto il personale e con
pediatri, sia ospedalieri che “ di libera scelta”,
è stato quello di “ formare” per primi noi
stessi, con un corso approfondito di 18 ore di
lezioni teoriche e pratiche tenuto da colleghi
“formatori” provenienti da strutture esterne, e
con il supporto di consiglio e revisione di una
“formatrice” Unicef. Ma ci siamo resi conto
che tutto ciò da solo non basta: ci mancava il
rapporto con le mamme dopo la dimissione.
L’AMBULATORIO DEL LATTE
Nel giro di pochi giorni, da quando abbiamo
iniziato questa nuova attività, si vedono già i
brillanti risultati confortati da un rassicurante
apprezzamento da parte delle signore. Per
ora, anche per l’esiguo numero di personale
l’ambulatorio è aperto il martedì e giovedì.
Rimane comunque in auge l’impegno che a
qualsiasi ora, in qualsiasi giorno, la mamma
che telefona in reparto, o viene di persona,
per evidenziare una sua difficoltà, trova
sicuramente risposta! Non è certo questo il
nostro obiettivo finale. Tra i Reparti di Pediatria
e Ostetricia del nostro ospedale, abbiamo
dedicato uno spazio denominato: “Spazio
mamme-bimbi”. E tale dovrà essere: punto
di incontro anche dopo la nascita, punto di
aggregazione iniziale anche tra mamme, per
poi poter sviluppare quei gruppi di auto-aiuto
tra mamme, che già sono presenti nella nostra
provincia, come in altre. Per avviare queste
splendide iniziative, stimoleremo ancora le
mamme come prime attrici, come le abbiamo
sempre considerate, della meravigliosa
vicenda dell’evento
Allattamento al seno
nascita. Stimoleremo
gli
amministratori
pubblici a fornire
spazi, i negozianti
a creare “punti
allattamento”
nei
loro negozi. Confido
che tutto ciò porti
a
considerarci:
Comunità amica dei
bimbi. E’ sempre stata
la nostra aspirazione.
SALUTE E SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO
SPISAL
IN PRIMA LINEA
PER LA GUERRA ALL’ALCOL
di Emilio Cipriani
UNITÀ OPERATIVA DI
PROMOZIONE DELLA SALUTE NEI
LUOGHI DI LAVORO
“Diamo
un passaggio
alla sicurezza”
Chi beve non guida!
Questa regola deve entrare nel nostro stile di
vita. Si deve inoltre avere il coraggio di non
salire sull’auto di chi ha bevuto. Un gesto che
ci permette di avere la certezza di tornare a
casa sani e salvi.
“Non facciamo
lavorare l’alcol”
Nell’ambito dello Spisal, che controlla il
L’alcol presente in birra, vino,
territorio ai fini della tutela della salute dei
amari e super alcolici è una sostanza che
lavoratori, opera una equipe di operatori che
altera le prestazioni. Significa quindi perdere
promuove nel mondo produttivo azioni per la
il controllo della macchina o impianto che
salute, la sicurezza e stili di vita sani. L’ambiente
di lavoro rappresenta un contesto
particolarmente favorevole per le
azioni di promozione della salute
soprattutto quando si integrano
con le azioni che coinvolgono la
famiglia e la scuola.
Questa “campagna a favore di
comportamenti sicuri alla guida
e al lavoro”coordinata dall’Unità
Operativa di Promozione della
Salute, è sviluppata dagli ispettori
del Dipartimento di Prevenzione
che controllano la sicurezza sul
Da sinistra: R. Campara, V. Zantedeschi, S. Marconi, E. Cipriani
lavoro e la sicurezza alimentare.
“Non lasciamoci
con l’amaro
in bocca”
L’amaro offerto al momento di
pagare il conto tante volte è
quello che ci fa superare il limite di alcolemia
consentito dalla legge per guidare. E’ un
gesto di cortesia del ristoratore che ci può
compromettere seriamente. Riflettere su
questo gesto e rifiutare può salvarci la vita
e preservare la patente.
stiamo utilizzando rischiando di fare seri
danni. Al lavoro non si deve bere alcol e non
si deve arrivare alterati dall’alcol. Difficile?
Sicuramente responsabile.
Alcol e lavoro
Non occorre essere ubriachi per
avere dei problemi legati all’alcol sul
lavoro. Effettivamente, molti problemi di
comportamento collegati all’alcol sono
associati a percentuali di alcolemia anche
più bassi del limite di 0,5 grammi per litro
di sangue, previsto dal codice della strada.
Quindi è sufficiente bere un bicchiere a
pranzo o risentire dei postumi di un eccesso
di alcol la sera precedente per rischiare un
infortunio.
Il medico competente
La promozione della salute nei luoghi di
lavoro trova un giusto alleato nei “medici
competenti” che nelle “fabbriche” hanno
il compito di prendersi cura della salute
dei lavoratori e collaborano ai progetti
dell’Unità operativa di promozione
della salute nei luoghi di lavoro della
Ulss 22. La campagna qui illustrata è
promossa nelle aziende anche da questi
medici che hanno il compito di aiutare il
datore di lavoro nel definire e sviluppare
politiche aziendali per la salute.
Aderiscono alla campagna:
OBIETTIVO SANITÀ
Per molti bere un bicchiere in compagnia
rappresenta un piacere irrinunciabile. Per
alcuni, tuttavia, bere può essere causa di
numerosi problemi. Un’adeguata conoscenza
delle modalità con cui si consumano le
bevande alcoliche è determinante per
mantenere un buono stato di salute. Gli
incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro legati
al consumo di alcol sono motivo, oggi, di seria
preoccupazione per la sanità pubblica.
15
SERVIZIO VETERINARIO
IL PESCE
La rintracciabilità del prodotto a
OBIETTIVO SANITÀ
Vendita al dettaglio
16
L’uomo fin dai tempi antichi ha sempre avuto
l’abitudine a consumare prodotti ittici (il miracolo di Gesù che ha moltiplicato i pani e
i pesci, come dice il Vangelo, è un esempio
calzante). Tenuto conto che la Terra è ricoperta d’acqua per due terzi, si può considerare come la risorsa (prodotti della pesca)
sia importante e quali sviluppi potrà avere
Un noto ristoratore valeggiano vicino
ad alcune sue “creature”:
“luccio in salsa e trota in “saor”
in futuro. La grandissima varietà di specie
ittiche in commercio ha stimolato il legislatore a redigere un elenco che comprende la
denominazione in lingua italiana di prodotti
della pesca presenti sul mercato, classificati in Ordine, Famiglia, Genere e Specie, e
nello stesso tempo permette al consumatore di trovare qualcosa che lo soddisfi, sia
a livello organolettico che economico. Si
va infatti da specie rare e molto costose, a
specie molto diffuse e quindi disponibili a
basso prezzo, ma non per questo meno
apprezzate.
Tra i prodotti ittici commercializzati bisogna distinguere tre raggruppamenti
principali:
- I pesci veri e propri, venduti in
trance come tonni e squali od interi come sgombri e sardine;
- I crostacei, che comprendono
gamberi, astici, aragoste, granchi e scampi;
- I molluschi, che comprendono
sia seppie, polpi e calamari dotati
di conchiglia interna, sia di organismi con conchiglia esterna, come
vongole mitili ed ostriche ma anche
lumache di mare.
Tutte queste specie possono essere reperite
sul mercato sia fresche che
congelate o trasformate
in vari modi: secche (stoccafisso), salate (baccalà,
aringhe), in salamoia (gamberetti), marinate (antipasti
di mare), sott’olio (previa
marinatura o cottura in
vari modi). La legislazione
prevede (finalmente) che,
a tutela del consumatore, i
prodotti ittici freschi o congelati siano etichettati sul
banco di vendita
al fine di poterne
identificare:
- la specie, che deve essere indicata col nome come da apposito
allegato, che stabilisce il nome
commerciale per 603 specie
ittiche;
- il modo di pesca, cioè se allevato, pescato, e/o pescato in
acque dolci,
- la zona di pesca, indicando il
mare o l’oceano dove viene pescato (Zone
FAO) .
A livello commerciale si vedono, spesso,
affiancate a queste diciture altre informazioni, non obbligatorie ma caratterizzanti
il prodotto, come i nomi locali di talune
specie, i luoghi precisi di sbarco o la provenienza nazionale del prodotto. Un carattere essenziale da ricercare nei prodotti ittici
è la freschezza: identificarlo non è certo
un problema per i molluschi, che per legge devono essere venduti vivi, e se quindi
risultano poco vitali e riluttanti a chiudere le
conchiglie, meglio non acquistarli. Per i prodotti venduti morti, invece, come i pesci, è
importante osservare la brillantezza dei colori delle squame e la lucentezza (dovuta al
sottile strato di muco che li ricopre da vivi);
anche il colore delle branchie e la consistenza delle carni sono caratteri importanti ma
SERVIZIO VETERINARIO
A TAVOLA
di Giorgio Foroni e Gianfranco Marchi
difficilmente apprezzabili se non si maneggia personalmente il prodotto; se un pesce
si presenta rigido e con le branchie di color
rosso bordeaux significa che è morto da
poche ore, per cui è indice indubbio di freschezza. È bene comunque rivolgersi ad un
commerciante serio, in grado di consigliare
il consumatore nell’acquisto del prodotto
migliore per le sue esigenze e, nel dubbio,
tenere presente che è meglio acquistare
un buon prodotto congelato che un cattivo
prodotto fresco. Il mantenimento della ca-
tena del freddo, dal peschereccio fino alla
vendita, è di fondamentale importanza per
bloccare la proliferazione microbica e conservarne le caratteristiche organolettiche,
per raggiungere l’obiettivo di sicurezza
alimentare; infatti il monitoraggio delle
temperature di conservazione rappresenta un punto critico di controllo sia di celle
di stoccaggio, banchi frigo, frigoriferi e
congelatori, e deve essere costantemente
monitorata da ogni operatore
per la stessa specie, al tipo di alimentaziocommerciale (OSA); gli operatori
ne, alle variazioni di temperatura dell’acdel Servizio Veterinario pubblico
qua o del ciclo riproduttivo. In relazione
controllano poi che ogni operatoalla percentuale di grasso presente nelle
re implementi rigorosamente queloro carni, i pesci vengono classificati come
ste procedure di monitoraggio a
magri ( massimo 3% di grassi), semigrassi
completa garanzia per il consu(3-8% di grassi), grassi (8-22% di grassi).
matore, predisponendo piani di
In realtà, per quanto riguarda il pesce, non
verifica.
è tanto la quantità di grasso ad avere imUna domanda che ci si pone spesportanza da un punto di vista nutrizionale,
so è: “Da un punto di vista sanitario, è meglio un prodotto
pescato o allevato?” La risposta in
verità non esiste. Gli allevamenti
al giorno d’oggi sono controllati a
partire dall’acqua e dal mangime
fino al momento della macellazione e bisogna considerare che un
prodotto allevato è reperibile sul
mercato in maniera costante e sempre fresco, in quanto “prelevato”
dalle vasche a seconda del bisogno e, fatto
quanto la sua qualità. Infatti i pesci hanno
non trascurabile, salvaguardando le specie
un alto contenuto in acidi grassi insaturi delittiche che vivono in libertà. Il consula serie omega 3. Questi acidi grassi sono
mo di pesce in Italia è salito da 10Kg
molto importanti poiché sono stati correlati
a 22Kg all’anno ma, viste le pregiate
ad un importante effetto di prevenzione
caratteristiche nutrizionali, si potrebbe
delle patologie cardiovascolari: popolafare molto di più. Le linee guida per una
zioni come gli esquimesi e giapponesi che
sana alimentazione italiana consigliaconsumano abitualmente pesce sono molto
no un adeguato consumo di pesce, che
più protette nei confronti delle malattie carpuò essere anche quotidiano.
diovascolari.
Bisogna consumare più pesce, ma perConcludendo, il pesce fa bene ed è in linea
ché? Il pesce contiene una quantità
generale esente da rischi anche se alcune
di proteine simili a quella della carne
specie ittiche, per la loro peculiarità ad alto
(15-25%) ma che vengono utilizzate più facontenuto di metilmercurio (squalo, spada,
cilmente dal nostro organismo, il contenuto
marlin, lucci) possono essere consumati
di tessuto connettivo è
scarsissimo e la dige- Si ringrazia la Ditta Perina srl - Prodotti Ittici
ribilità è più elevata per la disponibilità dimostrata e il ricco mateperché più sottili e più riale fotografico fornito alla redazione.
corte sono le fibre del
tessuto muscolare dei pesci. Il contenuto in
con maggiore attenzione da parte di dongrassi del pesce è soggetto ad una elevata
ne gravide e donne che allattano bambini
variabilità in relazione alla specie e, anche
piccoli.
OBIETTIVO SANITÀ
garanzia della filiera alimentare
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EDUCAZIONE ALLA SALUTE
ALZHEIMER,
conosciamolo insieme
OBIETTIVO SANITÀ
di Angioletta Ganassini e Francesca Soffiati
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Da molti anni esiste una stretta collaborazione tra il Servizio di Educazione alla Salute
dell’Azienda Sanitaria e il Servizio Sociale
del comune di Bussolengo per formare e
informare la popolazione sui corretti stili di
vita. Il progetto “Alzheimer, conosciamolo
insieme!” per informare, formare e sostenere
i famigliari che si occupano di persone con
demenza, rappresenta la realizzazione di
un impegno che i servizi (servizio sociale
comune di Bussolengo, Medici di Famiglia,
Neurologia dell’ospedale di Bussolengo,
Distretto Sanitario ecc....) si sono assunti nei
confronti di quelle famiglie che si trovano ad
affrontare situazioni pesanti di affaticamento fisico e personale dovuto all’assistenza e
cura di persone affette da demenza. “Dall’incontro con questi familiari afferma l’assistente sociale Silvana Monchera , emerge in
modo molto evidente e visibile, la necessità
di essere capiti e sostenuti nell’affrontare il
compito di rispondere ai bisogni assistenziali dei propri cari che hanno fisionomie ben
conosciute ma comportamenti, linguaggi e
atteggiamenti del tutto sconosciuti”. Come
afferma il dr Bassi e la sua equipe, la malattia
di Alzheimer è diventata un problema di rilevanza sociale. Ciò sia in riferimento al numero di persone che sono colpite dalla malattia,
sia alle difficoltà di gestione che esse presen-
tano. Questi malati sono per lo più assistiti
a domicilio e per i familiari ciò rappresenta
un peso fisico e psicologico notevole, che si
prolunga per diversi anni. Per chi assiste, il
carico in termini di tempo e di riduzione delle aspettative e opportunità di vita rispetto
ai propri coetanei è rilevante, in oltre uno
stato ansioso-depressivo e una diminuzione
del benessere sono spesso associati a queste situazioni. In questa ottica conoscere la
malattia e comprendere il comportamento
della persona con demenza diventa un
aiuto importante per la gestione della situazione. E’ fondamentale inoltre conoscere le
risorse che il territorio mette a disposizione
in quanto, soprattutto col progredire della
patologia, diventa pregnante la necessità di
avere un aiuto pratico in termini di “sollievo”
(es. centri diurni, badanti, interventi di sollievo, contributi economici, associazioni...). Il
progetto si è articolato in otto incontri della
durata di circa due ore, tenutosi a partire da
fine gennaio 2007, con cadenza quindicinale, presso il Centro Danese a Bussolengo
con la presenza di circa 20 persone invitate
personalmente. Nel corso degli incontri, si
sono alternati in qualità di relatori specialisti
di vari servizi e professionalità che hanno
accompagnato i famigliari ad acquisire conoscenze e abilità.
IL PROGRAMMA DEL PROGETTO
PER CAPIRE
1. Che cos’è la demenza e i limiti della medicina. (dr. R. Bassi)
2. Dalla parte del paziente: cosa significa
avere la demenza aspetti cognitivi (dr.ssa G.
Sandri)
Dalla parte del paziente: cosa significa 3. avere la demenza aspetti emotivi e comportamentali (dr.ssa V. Raimondi)
4. Cosa vuol dire essere familiari di una persona con demenza? (dr.ssa S. Menini)
PER FARE
5. La gestione dei disturbi comportamentali e
la comunicazione (dr.ssa G. Massironi)
6. Ri-attivare e mantenere le capacità cognitive
(dr.ssa L. Scarpa)
7. La storia del malato come risorsa (dr.ssa V.
Raimondi)
PER AIUTARSI
8. Che cosa offre il territorio in ambito socio/
sanitario. (Distretto Sanitario, Comune, Associazioni)
Ai partecipanti verrà consegnato un vademecum di tutti gli incontri svolti che contiene, inoltre, le domande, i
dubbi e le risposte date oltre, ad un glossario dei termini più specifici riguardanti la malattia. In fine, dal questionario somministrato per la rilevazione del gradimento del corso e per conoscere i bisogni dei partecipanti, è emerso che la necessità ritenuta prioritaria del gruppo consiste nel continuare a sentirsi “famiglia” per
non essere di nuovo soli nell’affrontare la malattia dei propri cari e la creazione di un centro diurno anche a
Bussolengo. Da qui la richiesta di formare un gruppo di auto-mutuo aiuto per condividere esperienze di disagio, uscire dall’isolamento, scambiarsi informazioni legate alla gestione dei propri cari con l’intento di aiutare chi si trova nella stessa situazione. Questo gruppo partirà a Bussolengo il 26 giugno 2007. “L’esperienza
positiva”, afferma il dr. Antonio Bortoli responsabile del progetto, “porterà l’Azienda Sanitaria a presentare
il progetto a tutte le altre amministrazioni comunali.”
IGIENE PUBBLICA
Un tuffo dove
l’acqua è più blu
di Maurizio Foroni
Con il ritorno dell’estate, sia la ricerca di
refrigerio che la voglia di praticare attività
fisica, ci porta a frequentare gli impianti di
balneazione. Certamente si tratta di ambienti gradevoli ma il loro utilizzo può spesso
rappresentare una condizione di rischio,
anche grave, se non si osservano alcune
elementari norme di comportamento e di
igiene.
IL RISCHIO FISICO
In Italia sono circa 400 l’anno gli incidenti
mortali che avvengono in piscina per annegamento o per incidenti da tuffo o salto in
acqua; le statistiche inglesi ci dicono altresì
che la maggior parte dei morti in piscina
avviene nelle strutture di case private o di residence. E’ infatti dimostrato che la presenza
attiva di assistenti bagnanti limita il rischio di
subire lesioni o di morire per annegamento,
tipica dell’età infantile. Ma sono i giovani la
categoria maggiormente a rischio, a causa
del consumo di alcol che frequentemente si
associa a morte per annegamento. I giovani
inoltre più spesso trasgrediscono agli avvertimenti di non correre sul bordo vasca o di
non tuffarsi in acqua in maniera inadeguata;
l’utilizzo incongruo degli scivoli e dei vari
giochi d’acqua li fa più spesso incorrere in
lesioni degli arti, della colonna vertebrale e
della testa.
IL RISCHIO IGIENICO – SANITARIO
Le vasche degli impianti natatori rappresentano siti dove il rischio più rilevante è quello
di carattere microbiologico. Le acque di piscina possono infatti rappresentare una via
di trasmissione di infezioni e malattie sostenute da microrganismi che, in condizioni ambientali favorevoli, possono sopravvivere e
moltiplicarsi. Gli stessi utenti sono i responsabili del deterioramento della qualità igienica
delle acque. Sulla cute delle ascelle sono
infatti presenti da 2 a 3 milioni di microrganismi per cmq, mentre sono 1-2 milioni sul
cuoio capelluto, dove spicca la presenza di
stafilococco aureo. Nella saliva i microrganismi possono essere fino a 100 milioni per ml
e sono fino a 10 milioni nelle secrezioni naso
– faringee. Gli utenti apportano inoltre un
carico di batteri o virus enterici che può determinare patologie di tipo gastrointestinale,
che sono le patologie più frequentemente
contratte in piscina. E’ per questo che prima
di entrare in vasca non è sufficiente bagnarsi
la pelle ma è necessario eseguire una accurata doccia saponata con il lavaggio dei
capelli. La doccia più importante è infatti
quella che si fa prima di entrare in acqua e
non quella che si fa quando si esce. E’ necessario inoltre chiarire il ruolo che hanno gli
impianti tecnologici per la disinfezione delle
acque. Non si tratta di sistemi “totipotenti” in
grado di controllare tutto ciò che gli utenti
portano in vasca. Devono infatti essere sottolineati due aspetti. Il primo è che
i microrganismi presenti in piscina
modificando le loro caratteristiche
o aderendo alle superfici e alle squame
cutanee diventano maggiormente resistenti
alla disinfezione. Il secondo aspetto è che
la combinazione del cloro con le sostanze
organiche dà origine a dei sottoprodotti
volatili che perdono gran parte della loro
capacità disinfettante; questi, di cui è noto
l’effetto cancerogeno, raggiungono concentrazioni anche elevate in ambienti confinati.
Si può pertanto concludere che l’ambiente
piscina è senz’altro un luogo piacevole in cui
praticare attività sportiva. Ma deve altresì
essere evidente che il “sistema piscina” è un
ambiente in delicato equilibrio, in cui il mantenimento di un adeguato aspetto di igiene
e sicurezza, dipende anche da un corretto
comportamento dei suoi frequentatori.
OBIETTIVO SANITÀ
I L B AG N O E ST I VO N A S CO N D E S P E S S O D E L L E I N S I D I E .
E CCO A L C U N I AT T E G G I A M E N T I DA E V I TA R E .
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DIPARTIMENTO AMMINISTRATIVO
PRENOTAZIONE CENTRALIZATA
PER I TRASPORTI
ORDINARI CON AUTOLETTIGA
OBIETTIVO SANITÀ
di Marco Giavoni
20
La Dirigenza Amministrativa Ospedaliera
dell’Ulss 22 diretta da Virgilio Asileppi
ha realizzato un sistema unico di gestione con prenotazione centralizzata dei
trasporti ordinari con autolettiga, per
coprire in maniera uniforme il territorio
dell’Azienda. Ciò, utilizzando in modo
ottimale associazioni e ditte convenzionate ivi operanti (Croce Verde di Verona,
Croce Sanitas s.r.l., Croce Rossa Italiana – Comitato Provinciale di Verona,
Associazione Volontari del Soccorso
Croce Bianca di Torri del Benaco, Servizio Operativo Sanitario S.O.S. di Sona,
Soccorso 2000 s.r.l., Humanitas s.n.c.,
Associazione di Pubblica Assistenza Volontari S.O.S. di Valeggio sul Mincio),
ma soprattutto le ambulanze presenti nei
nostri ospedali, sia durante l’orario di servizio, sia con le modalità previste nel progetto obiettivo, realizzato allo scopo, con
l’impiego del personale in servizio presso
le UU.OO. di Pronto Soccorso dei vari
Ospedali. Detto sistema andrà ad inte-
grarsi al programma informatico già operativo dall’anno 2004, realizzato dalla
ditta Media&tech s.r.l., che risponde alle
esigenze della nostra Azienda di attuare
attraverso un sistema on-line la raccolta e
l’analisi dati del servizio di pronto soccorso con autolettiga. Il programma permetterà di razionalizzare i costi del servizio
trasporti che, anno dopo anno, stanno
“lievitando” a fronte
di un considerevole
aumento dell’attività
dovuto alle seguenti
motivazioni:
• Il notevole incremento della richiesta
di trasporti per accertamenti diagnostici,
terapie, consulenze,
Virgilio Asileppi
sia da istituti di ricovero non ospedalieri che domiciliari, a seguito dell’entrata in vigore della specifica
normativa regionale.
• La necessità di organizzare la raccolta
FUNZIONAMENTO DEL PROGRAMMA
La richiesta dovrà essere inviata via fax al numero 045/6712244 per
tutti i servizi programmabili. Le eccezioni, e per questo si intendono “richieste urgenti” di consulenze, esami, trasferimenti provenienti dai reparti e servizi degli ospedali dell’ Ulss da effettuarsi nell’immediato e al
di fuori dell’orario di apertura dell’ufficio sopra citato, dovranno essere
presentate al Pronto Soccorso del proprio ospedale che provvederà
all’attivazione del servizio. Nel caso tale necessità urgente si presenti
per le Case di Riposo, servizio A.D.I., gli stessi provvederanno a contattare una delle associazioni o ditte convenzionate con la nostra Azienda
e, comunque, il servizio sarà verificato e convalidato successivamente
dall’ufficio designato.
ed il trasporto di sacche di sangue dagli
Ospedali di Malcesine, Isola della Scala
e Villafranca all’Ospedale di Bussolengo
e viceversa.
• Il perdurare dello stato d’inagibilità
dell’Ospedale di Villafranca che ha
reso necessaria una riorganizzazione
dell’attività di trasporto per fronteggiare
le situazioni, anche d’emergenza, della
popolazione residente nel territorio
del distretto sanitario
n° 3 afferente alla
suddetta struttura
ospedaliera.
Dallo scorso 2 Ottobre è stata attivata la
prenotazione centralizzata dei trasporti
secondari degli ospedali di Bussolengo e
Caprino, dal 2 Novembre degli Ospedali di Isola della Scala e Malcesine e dal
2 Gennaio è stato attivato in via sperimentale questo programma anche per il
Punto Medico di Villafranca, le Case di
Riposo presenti sul territorio dell’Ulss 22
ed i trasporti organizzati dai Distretti Sanitari. La postazione di lavoro centralizzata per l’attivazione della prenotazione
dei trasporti secondari avrà sede presso
gli uffici della Dirigenza Amministrativa di
P.O., sarà operativa dal lunedì al venerdì (esclusi festivi) dalle ore 8.30 alle ore
15.00 e risponderà al seguente numero
telefonico: 045/6712121.
In questa fase sperimentale, tutti i trasporti, esclusi quelli attivati da Verona
Emergenza, dovranno essere organizzati
esclusivamente da codesto ufficio.
BANCA VERONESE:
CON NOI
I TUOI RISPARMI
SONO AL SICURO
EMETTIAMO OBBLIGAZIONI GARANTITE DAL
FONDO DI GARANZIA DEGLI OBBLIGAZIONISTI
DEL CREDITO COOPERATIVO
PER MAGGIORI CHIARIMENTI CHIEDI INFORMAZIONI
PRESSO LO SPORTELLO DI:
VILLAFRANCA DI VERONA - VIA N. BIXIO, 177
TEL 045 7902211 – FAX 045 7902213
[email protected]
PRIMA DELL’ADESIONE
LEGGERE ATTENTAMENTE I FOGLI INFORMATIVI