ulss luglio 2007.indd
Transcript
ulss luglio 2007.indd
IDRAULICA & CLIMATIZZAZIONE TherMoro di CORDIOLI ADELINO Installatore Autorizzato: Da oltre 25 anni specializzata nellʼesecuzione di: - Impianti di climatizzazione; - Impianti di riscaldamento tradizionali e a pavimento; - Impianti idrico-sanitari, civili e industriali; - Impianti ad energia alternativa, solari etc; - Impianti antincendio e irrigazione; - Idromassaggio e arredobagno. Viale della Scienza n.9 - 37064 Povegliano V.se Tel. e Fax 045 7970944 E-mail: [email protected] SOMMARIO EDITORIALI Incarichi dirigenziali: uno slancio per l’azienda del futuro. Vacanze ragionate. UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO Carte dei servizi per non perdere la bussola. pag. 2 pag. 3 L’APPROFONDIMENTO Emergenza e territorio. Tutto quello che c’è da sapere per muoversi informati. UROLOGIA “Prevenire in andrologia” ovvero la corretta conoscenza di rischi e malattie. AMBULATORIO PROFILASSI VIAGGIATORI INTERNAZIONALI Insetti e rettili: attenzione a morsi e punture. pag. 4 pag. 4 pag. 6 pag. 7 EMERGENZA CENTRO SCREENING ONCOLOGICO Tutti i perchè di una campagna di screening. SERVIZI SOCIALI Aperto un megacantiere al servizio dei cittadini. OSTETRICIA La comunità amica dei bimbi è già una realtà. pag. 8 pag. 10 pag. 12 1 pag. 14 SALUTE E SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO Spisal in prima linea per la guerra all’alcol. pag. 7 OBIETTIVO SANITÀ Quando lo shock ci lascia senza fiato. pag. 15 pag. 8 SERVIZIO VETERINARIO Il pesce a tavola. La rintracciabilità del prodotto a garanzia della filiera alimentare. EDUCAZIONE ALLA SALUTE Alzheimer, conosciamolo insieme. IGIENE PUBBLICA Un tuffo dove l’acqua è più blu. DIPARTIMENTO AMMINISTRATIVO Prenotazione centralizzata per i trasporti ordinari con autolettiga. pag. 16 pag. 18 pag. 19 pag. 10 pag. 20 Periodico di informazione sanitaria a cura dell’Azienda Ulss 22 - Regione Veneto - Anno 5 - N° 1 - Aprile 2007 Redazione: Via Ospedale, 5 - Sede Ulss - 37069 Villafranca (VR) - Tel. / Fax 045 6338366 - Cell. 339 3112909 Direttore Editoriale: Dott. Renato Piccoli - Direttore Responsabile: Renzo Girelli - Direttore Scientifico: Antonio Bortoli Comitato di Redazione: Arnaldo Grigolato, Carla De Beni, Daniela Fasoli, Denise Signorelli, Elmer Soffiati, Antonio Bortoli, Sergio Meggiolaro, Mario Garzotti Hanno collaborato: Primo Lorandi, Daniela Fasoli, Ermanno Motta, Luisa Andreetta, Giuseppe Pecoraro, Gabriele La Rosa, Giuseppe Sipala, Anna Gaudio, Angioletta Ganassini, Elmer Soffiati, Gianfranco Blaas, Emilio Cipriani, Giorgio Foroni, Gianfranco Marchi, Francesca Soffiati, Maurizio Foroni, Marco Giavoni. Stampa e impaginazione: Masteprint s.n.c. - Via Roma, 46/B - 37060 Mozzecane (VR) Tel./Fax 045 7930743 • [email protected] Pubblicità: Ulss 22 presso la redazione del giornale - Tel. / Fax 045 6338366 - Cell. 339 3112909 Spedizione in a/p 45% Art. 2 comma 20/B - I. 662/96 EDITORIALI INCARICHI DIRIGENZIALI: UNO SLANCIO PER L’AZIENDA DEL FUTURO OBIETTIVO SANITÀ I 2 nuovi contratti di lavoro, cosiddetti “privatistici” delle aree dirigenziali, hanno radicalmente mutato la natura del rapporto di lavoro tra le singole Aziende Sanitarie ed i Dirigenti che in esse operano. Le più salienti innovazioni concernono, più che i criteri di individuazione degli incarichi da attribuire e delle modalità con cui vanno affidati, soprattutto i meccanismi di valutazione preventiva delle posizioni e, successivamente, dei risultati conseguiti; ciò produce un diverso impatto, vuoi sulla “politica retributiva” che sulle “carriere” che si possono aprire di fronte a tutta la dirigenza. In un quadro di particolare attenzione da parte delle Aziende allo sviluppo di adeguate “politiche sulle risorse umane”, prende rilievo la necessità di un più ampio ricorso alla formazione e, di conseguenza, l’esigenza di promuovere la massima valorizzazione delle competenze acquisite e delle professionalità espresse da tutti i dirigenti. Il momento della concreta applicazione delle più recenti disposizioni contrattuali in seno alle Aziende Sanitarie, costituisce, sicuramente, una fase evolutiva molto delicata, anche perché bisogna governare il processo di cambiamento secondo una visione organica globale e di tipo “sistemico”. La Direzione, quindi, deve assumere la regia del processo di “Graduazione” ben sapendo che esso sarà strettamente connesso con il Sistema di pianificazione, controllo e S ono arrivate anche quest’anno le tanto agognate vacanze. Qualcuno alla chetichella le ha già fatte, altri si stanno attrezzando. Un deja vu che in ogni edizione fa emergere problemi vecchi e nuovi. L’importante è non perdere di vista l’equilibrio. Partendo dal presupposto che in questo periodo deputato al relax e alla disintossicazione sia fisi- budget, con il Sistema premiante (retribuzione di risultato) e con il processo di Valutazione. In tale contesto, si pone l’obiettivo di effettuare la corretta valutazione preventiva (pesatura) di tutte le funzioni dirigenziali, sia professionali che gestionali, che è necessario rendere operative nell’azienda e, successivamente, la valutazione dei dirigenti che tali funzioni stanno ricoprendo o potranno essere chiamati a ricoprire. A seguito di una prima applicazione nel 2002, la Direzione ha ritenuto di rivedere in ogni unità operativa gli incarichi e la loro valorizzazione, vale a dire una valutazione di tutte le posizioni dirigenziali necessarie alla sua organizzazione ed al suo funzionamento (Organigramma). Con le disponibilità delle risorse dello specifico fondo contrattuale si è proceduto alla determinazione della cosiddetta “retribuzione di posizione” la quale ha come principale funzione quella di retribuire il dirigente in funzione dell’incarico da svolgere. Attraverso l’applicazione regolamentata di determinati parametri concordati con le OO.SS. ci si è dotati di uno strumento contrattualmente corretto per la determinazione di una parte del “pacchetto salariale” di ciascun dirigente (l’altra componente è il trattamento di risultato). Ogni responsabile di dipartimento, di struttura complessa, di struttura semplice e ciascun dirigente titolare di incarico professionale avrà pesato e valorizzato il proprio incarico facendo così venir meno il sistema fin d’ora adottato che aveva come risultato l’appiattimento dei valori e conseguentemente il venir meno di stimoli, interessi e propositività. L’attuazione di questo nuovo modello di valutazione delle UU.OO. ed in particolar modo la valorizzazione del Dipartimento come struttura centrale della organizzazione, ha reso possibile affidare direttamente ai responsabili delle Unità Operative Complesse ed ai Capi Dipartimento strumenti utili a valorizzare le capacità professionali dei propri collaboratori. Si ritiene che questa impostazione contribuirà ad aprire la strada ad una nuova e più incisiva stagione di sviluppo delle Aziende Sanitarie e ad un miglioramento sia della qualità dei servizi che del rapporto con i cittadini. Il Direttore Amministrativo - Dott. Michele Romano - Vacanze ragionate ca che mentale qualche trasgressione di piccolo cabotaggio è pur sempre ammessa, non bisogna, però, perdere di vista l’ensamble della nostra esistenza. Dimenticare o, nella peggiore delle ipotesi, cancellare quello che siamo, in quindici giorni non è pensabile. Ognuno è ancorato a situazioni e a uno stile di vita che lasciano un solco profondo anche se ci troviamo a migliaia di chilometri dai nostri luoghi abituali. Per questo è raccomandabile partire senza lasciarci dietro le spalle i soliti scenari sconsolanti: anziani e animali abbandonati su tutti. Se aspiriamo al progresso sociale dobbiamo affidarci prima di tutto a queste attenzioni. Solo in questo modo riusciremo ad imprimere un’impronta perenne nella nostra coscienza prima ancora di quella effimera lasciata sulla battigia di una spiaggia anonima o in quelle affollate del più sfrenato consumismo. Il Direttore Responsabile O.S.News - Renzo Girelli [email protected] UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO CARTE DEI SERVIZI per non perdere la bussola È la bussola il logo che compare sulla copertina delle 34 Carte dei servizi delle unità operative della nostra Azienda che in questi giorni sono state messe a disposizione dei cittadini negli ospedali e nei distretti. 34 differenti Carte di 10 colori diversi (ogni dipartimento ne ha uno suo), tutte contrassegnate dalla stessa bussola. Una bussola per orientare nel migliore dei modi, per indicare con chiarezza i percorsi da seguire, per guidare nella complessità degli uffici, dei reparti e dei servizi, uno strumento di riferimento per il delicato momento, spesso carico d’ansia e di preoccupazioni, che è l’approccio con i servizi sanitari. Orientare i cittadini è proprio la finalità di questo importante strumento di comunicazione, che si può definire come un vero e proprio patto tra l’azienda e i suoi utenti. Strumento in cui vengono dichiarate le logiche assistenziali perseguite, i servizi offerti, le modalità di accesso e gli impegni che ogni unità operativa assume nei confronti delle persone a cui si rivolge il servizio che offre. Pubblicare la Carta dei servizi risponde innanzitutto a precisi dettati normativi che risalgono al 1995 (D.P.C.M. del 19 maggio 1995 “Schema generale di riferimento della Carta dei servizi pubblici sanitari”) e che si proponevano di avvicinare i servizi socio-sanitari, e più in generale la Pubblica Amministrazione, alle esigenze dei suoi destinatari, nel rispetto dei principi di eguaglianza, imparzialità, continuità, diritto di scelta, partecipazione, efficacia ed efficienza. La più recente normativa regionale in materia di autorizzazione/ accreditamento (L.R. 22/200) ha riaffermato, tra i vari requisiti obbligatori, che le aziende Ulss ed Ospedaliere del Veneto devono rispettare, la necessità di dotarsi di strumenti per la comunicazione con i cittadini. Il percorso intrapreso dalla nostra Azienda non è stato però esclusivamente improntato a dare risposta a questi requisiti. Nell’arco di tempo di un anno, questo è stato il tempo impiegato per “dare alla luce” le nuove carte, è stato avviato un percorso virtuoso che, partendo dalla revisione dei processi propri di ciascuna unità operativa, ha portato alla definizione dei contenuti da dichiarare nelle Carte dei servizi. Nel percorso, guidato dall’Ufficio relazioni con il Pubblico, dal Servizio Infermieristico e dall’Ufficio Miglioramento Continuo della Qualità, sono state coinvolte tutte le unità operative ospedaliere, il dipartimento di salute mentale, il servizio di assistenza domiciliare garantito dai 3 distretti e i servizi del dipartimento di prevenzione. Preziosissimo è stato il contributo apportato dai rappresentanti delle associazioni di volontariato che si sono fatti carico di valutare la “leggibilità” degli strumenti realizzati fornendo di volta in volta i loro suggerimenti. Sono nate così le 34 Carte, studiate per essere di facile consultazione: semplici, chiare, precise nelle informazioni riportate, specifiche per ogni unità operativa. Un’iniziativa editoriale che colma i limiti della prima edizione della Carta dei servizi, risalente al 1998, che condensava in un unico volume tutte le informazioni. Esse si trovano già a disposizione degli utenti nei reparti di degenza, negli ambulatori specialistici, nei servizi ospedalieri. Sta terminando anche la consegna delle pubblicazioni presso i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di libera scelta, che a loro volta le metteranno a disposizione degli utenti. Sono consultabili, inoltre, nel link assegnato all’interno del sito aziendale (www.ulss22. ven.it/cartadeiservizi). La costruzione delle Carte dei servizi è stata una preziosa occasione per intraprendere un percorso di miglioramento, che parte dall’ascolto delle esigenze, dei bisogni e delle aspettative dei cittadini utenti dei servizi per ripensare ad una assistenza più vicina alle persone. Proprio tenendo presente questo presupposto nelle Carte sono stati scritti gli impegni che ogni unità operativa dichiara ai propri utenti, impegni che rimandano ad un sistema di monitoraggio interno che consente di tenere sotto controllo e se possibile migliorare gli standard assistenziali garantiti. Ritengo sia doveroso ringraziare i tanti operatori che, con il loro prezioso contributo, hanno permesso di raggiungere questo importante risultato. OBIETTIVO SANITÀ di Daniela Fasoli 3 L’APPROFONDIMENTO OBIETTIVO SANITÀ di Ermanno Motta e Luisa Andreetta 4 Può capitare a tutti di preoccuparsi per l’improvvisa insorgenza di un problema di salute che riguarda direttamente noi stessi o un nostro familiare, tanto più se già affetto da una patologia cronica ed in condizioni di “fragilità”, oppure un bambino. La preoccupazione aumenta se il problema si presenta di notte o durante un giorno festivo e viene quindi a mancare la possibilità di interpellare direttamente il nostro medico curante o il pediatra di famiglia. Succede allora che il terminale più conosciuto per le nostre ansie e preoccupazioni sia il servizio di “Guardia Medica”; ma non sempre è corretto rivolgersi ai medici di tale servizio, che hanno compiti precisi tra i quali non rientra la risoluzione di situazioni di emergenza/urgenza. Cerchiamo allora di capire meglio le caratteristiche del servizio di “Guardia Medica” per poterne fare un utilizzo appropriato. Il Servizio di Continuità Assistenziale (SCA) è stato istituito con la Legge 833 del1978, la riforma sanitaria che ha cancellato il precedente sistema mutualistico sostituendolo con il cosiddetto Servizio Sanitario Nazionale, uguale per tutti i cittadini. In quella circostanza nacque la figura del “medico di famiglia”, la cui attività per i propri assistiti era limitata alle ore diurne ed ai giorni feriali. Venne allora creato, per dare ai cittadini un riferimento assistenziale nelle ore notturne e festive, il servizio denominato “Guardia Medica” ed è questo, ancora oggi, il nome con cui viene abitualmente conosciuto. Il SCA è gestito esclusivamente da personale Medico presente in varie sedi distribuite sul territorio. Nell’Azienda Ulss 22 le sedi sono nove: Bussolengo, Caprino, Isola della Scala, Malcesine, San Pietro in Cariano, Castelnuovo del Garda, Valeggio sul Mincio, Villafranca, EMERGENZA E Tutto quello che cʼè da sa per muoversi informati Sommacampagna. I Medici del SCA sono disponibili per la popolazione dalle ore 20.00 alle ore 8.00 dei giorni feriali e dalle ore 10.00 dei giorni prefestivi alle ore 8.00 del giorno successivo al festivo (nel Ambulanza del 118 fine settimana quindi dalle ore 10.00 del sabato alle ore 8.00 del lunedì). Durante l’arco dell’anno vi è la possibilità che, in alcuni giorni feriali, rivolgendosi allo studio del proprio medico curante si trovi l’ambulatorio chiuso e si venga inviati al Servizio di Continuità Assistenziale: si tratta di attivazioni straordinarie per consentire ai Medici di Medicina Generale di partecipare a corsi di aggiornamento obbligatori. Il servizio di assistenza erogato dai medici della Continuità Assistenziale è gratuito per i residenti di qualsiasi fascia di età. Il medico è contattabile attraverso un numero telefonico dedicato oppure recandosi di persona nella sede del servizio. In caso di chiamata è importante fornire al medico tutte le informazioni richieste (nome, cognome, età, indirizzo, dati storici riguardanti le propria salute, terapie in corso, motivo della chiamata). Le informazioni dettagliate aiuteranno il Medico ad offrire una assistenza appropriata. Il personale medico del Servizio di Continuità Assistenziale rappresenta, insieme ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di base, un punto di riferimento sul territorio per tutta la popolazione. I medici del Servizio infatti integrano la propria attività con quella svolta dal proprio medico curante durante la giornata al fine di garantire ai pazienti una continuità nelle cure. I medici del SCA esercitano la propria attività per tutta la popolazione di riferimento ma sono particolarmente attenti alle situazioni che rivestono carattere di “fragilità” come gli utenti in assistenza domiciliare o persone affette da patologia inguaribile assistiti a domicilio. Inoltre i Medici del Servizio garantiscono la continuità dell’assistenza in luoghi di cura protetti quali Case di Riposo, RSA, Ospedali di Comunità, Hospice, ecc. Il medico del SCA deve essere chiamato solamente nel caso in cui si presenti un problema di salute la cui risoluzione non può essere rimandata al giorno successivo contattando il proprio medico curante. Compito del medico di Continuità Assistenziale è di ascoltare e valutare i problemi descritti dagli utenti e fornire una soluzione appropriata e corretta. Concretamente questo significa che il medico interpellato, assumendosi la responsabilità professionale della scelta attuata, può dare una risposta al bisogno espresso attraverso: - un semplice consiglio telefonico; - l’esecuzione di una visita domiciliare; - l’esecuzione di una visita ambulatoriale qualora il paziente si presenti nella sede di servizio ed il medico ritenga opportuno tale atto; - l’attivazione del Servizio di Emergenza Sanitaria Territoriale (118) se il problema esposto viene valutato come emergenza/urgenza. In ogni situazione ritenuta non risolvibile a domicilio il medico di Continuità Assistenziale L’APPROFONDIMENTO E TERRITORIO può naturalmente proporre un ricovero ospedaliero. Durante la propria attività inoltre il medico può prescrivere farmaci, indicati per terapie d’urgenza o necessari per la prosecuzione della terapia in atto, nella quantità massima necessaria a coprire un ciclo di terapia di tre giorni. I medici inoltre possono rilasciare certificati di malattia per i lavoratori, se necessario, per un periodo massimo di tre giorni. Ci sono circostanze nelle quali i cittadini si rivolgono al SCA per richieste non adeguate alla natura ed allo scopo di tale servizio. Poiché le richieste improprie rischiano di spostare il medico dalla propria sede di servizio anche per lunghi periodi, sottraendo tempo e risorse per la soluzione di reali problemi, si elencano di seguito alcune circostanze nelle quali risulta inappropriato rivolgersi al SCA: - Per avere informazioni sanitarie che non abbiano necessità di immediata risposta: rivolgersi in tal caso al proprio medico di famiglia o al pediatra di libera scelta il giorno successivo. - Per la ripetizione di ricette ordinarie, a meno che non ci si trovi improvvisamente senza un farmaco la cui assunzione non può essere interrotta: si ricordi però che questa è una modalità “straordinaria” e che il medico del SCA può prescrivere solo un quantitativo minimo di farmaci, necessari a coprire al massimo la terapia per tre giorni. Normalmente ci si deve rivolgere al proprio medico o pediatra di famiglia. - In caso di traumi, ustioni o ferite: rivolgersi al Pronto Soccorso del più vicino Ospedale. - Per richieste di intervento immediato a domicilio o in luoghi pubblici in caso di emergenze (perdita di coscienza, sanguinamenti importanti, etc.): in questi casi rivolgersi direttamente al 118 - Per la richiesta di certificati di varia natura: il medico del SCA può rilasciare esclusivamente le certificazioni di malattia per i lavoratori per un massimo di tre giorni. per vederci più chiaro LA CONTINUITA’ ASSISTENZIALE (EX GUARDIA MEDICA) E’ un servizio del Distretto socio-sanitario che si inserisce nel sistema delle cosiddette “Cure Primarie”. Ha il fine di garantire la continuità dell’assistenza sanitaria di base (normalmente fornita dai Medici di Medicina Generale e dai Pediatri di Libera Scelta) nelle ore notturne e nei giorni prefestivi e festivi. E’ indirizzato a tutta la popolazione, in ogni fascia di età. Il medico di continuità assistenziale assicura quindi solo le prestazioni sanitarie non differibili (cioè situazioni di malattia che non possono essere rinviate il giorno successivo al proprio medico curante) ai cittadini residenti nell’ambito territoriale afferente alla sede di servizio. Il medico viene contattato telefonicamente e, in relazione al quadro clinico prospettato dall’utente o da un familiare, effettua tutti gli interventi ritenuti appropriati (dalle semplici indicazioni telefoniche alla visita domiciliare, dal coinvolgimento del Servizio di Emergenza Territoriale alla disposizione di ricovero). Può essere prevista, sulla base di accordi sottoscritti nelle singole Aziende, l’effettuazione anche di visite ambulatoriali, in fasce orarie concordate, per pazienti che si rechino direttamente alla sede del servizio e sempre per le sole prestazioni non differibili. L’EMERGENZA SANITARIA TERRITORIALE E’ un servizio dell’Azienda Ulss realizzato in osservanza della programmazione regionale. L’attività del servizio si esplica nell’arco delle 24 ore esclusivamente per interventi di primo soccorso esterni al presidio ospedaliero, per attività di coordinamento operativo e di risposta sanitaria nella Centrale Operativa 118, per interventi di soccorso in caso di maxi-emergenze o disastro e può eventualmente integrare le attività dei Dipartimenti Emergenza Assistenza/ Pronto Soccorso (es. trasporto indifferibile in ambulanza di paziente critico) e/o collaborare con tali strutture sulla base di accordi locali. Il medico di Emergenza Sanitaria Territoriale svolge quindi solitamente interventi di assistenza e di soccorso avanzato esterni con mezzo attrezzato (ambulanza, auto medica) e può essere chiamato, in caso di necessità, a svolgere anche le altre attività sopra descritte. IL PRONTO SOCCORSO E’ una Unità Operativa del Presidio Ospedaliero che svolge funzioni di primo soccorso e di accettazione dei pazienti all’interno dell’Ospedale. E’ dedicata ai casi di emergenza e con spazi dedicati alla breve osservazione. Qui vengono prestate le prime cure in tutti i casi di urgenza ed emergenza (traumi, infarti, ecc.) a persone che afferiscono al presidio ospedaliero. L’accesso non avviene sulla base dell’ordine di arrivo dei pazienti ma sulla gravità delle loro condizioni, attraverso il cosiddetto “triage” , sistema utilizzato per selezionare i soggetti coinvolti in infortuni, od altri accadimenti acuti, secondo classi di urgenza/ emergenza crescenti, in base alla gravità delle lesioni riportate o del loro quadro clinico. Il grado di urgenza di ogni paziente è rappresentato da un codice colore assegnato all’arrivo: Codice Bianco (nessuna urgenza): indica un soggetto che non necessita del pronto soccorso e può rivolgersi al proprio medico curante. Codice Verde (urgenza minore): il soggetto riporta delle lesioni che non interessano le funzioni vitali ma vanno curate. Codice Giallo (urgenza): indica una compromissione parziale delle funzioni dell’apparato circolatorio o respiratorio senza un immediato pericolo di vita. Codice Rosso (emergenza): indica un soggetto con almeno una delle funzioni vitali (coscienza, respirazione, battito cardiaco, stato di shock) compromessa ed in pericolo di vita. OBIETTIVO SANITÀ apere 5 UROLOGIA di Giuseppe Pecoraro “PREVENIRE IN ANDROLOGIA” OBIETTIVO SANITÀ ovvero la corretta conoscenza di rischi e malattie 6 Si è svolto il 26 maggio a Isola della Scala un convegno organizzato dal dr. Giuseppe Pecoraro, direttore dell’U.O. di urologia dell’Ulss 22, che ha avuto come tema “La prevenzione in Andrologia”. L’incontro accreditato dal Ministero della Salute e quindi valido ai fini degli ECM è stato seguito da numerosi medici di famiglia, ai quali era rivolto, suscitando anche vivo interesse per gli argomenti trattati. Il perché di questo convegno sta nel fatto che esistono tre tipi di prevenzione: primaria quando si fa in modo di evitare una malattia, secondaria quando si cerca di prevenire le conseguenze di una malattia e terziaria quando si cerca di evitare la progressione di una malattia. In andrologia si possono attuare tutte e tre i tipi di prevenzione; e lo si può fare a bassissimo costo e cominciando dall’età pediatrica per continuare con l’età della pubertà ritenuta, oggi, la fase più critica. Infatti, sovente, le informazioni sulla sessualità che ricevono i ragazzi provengono dalla cinematografia o da riviste erotiche che nulla hanno a che vedere con una buona educazione sessuale. In ogni caso si fa poca prevenzione! Sono, infatti, stati evidenziati alcuni aspetti: 1. aumento delle malattie sessualmente trasmesse e come sappiamo alcune di queste con gravi implicazioni socio-sanitarie quali Aids, Epatite, Condilomatosi, sifilide. Basterebbe usare il preservativo nei rapporti occasionali per evitare (prevenzione primaria) queste malattie. Però una indagine fatta tra le prostitute ha evidenziato che è spesso il cliente a non voler usare il preservativo; 2. aumento dei casi di sterilità maschile. Si è detto infatti che dalla seconda metà degli anni ‘80 nei paesi occidentali siamo testimoni della simultanea manifestazione di alcuni fenomeni: la riduzione della natalità (circa il 12%), l’incremento della domanda della fecondazione assistita, il deterioramento della qualità seminale, soprattutto della capacità cinetica e della morfologia degli spermatozoi, l’aumento di malattie genitali maschili quali il criptorchidismo. La causa è dovuta in parte a fattori ambientali e in particolare all’eccesso di esposizione agli estrogeni che ha dato luogo a una nuova “sindrome della disgenesia testicolare”. Così l’aver Il primario Giuseppe Pecoraro alterato dei normali processi come per esempio la crescita dei vitelli con l’uso di estrogeni si sta ripercuotendo sulla fertilità di molti maschi. Quindi bandire l’uso di queste sostanze (e non solo di queste) è indispensabile per preservare la capacità fecondante dei maschi; 3. sono in aumento i casi di impotenza anche tra i giovani. L’uso di sostanze dopanti non solo tra gli atleti professionisti ma soprattutto tra i non professionisti come dimostrano i dati in aumento di consumo nelle varie palestre. Lo stesso dicasi per le varie droghe, fumo ed alcol compresi. L’abuso di queste sostanze provoca alla lunga problemi di sterilità, di impotenza, ma anche danno su altri organi come cervello, fegato, reni, prostata, testicoli. Un recente studio ha dimostrato come nelle discoteche all’aumentare del consumo di ecstasy seguiva successivamente il consumo di farmaci come il viagra; questo perché le droghe alla lunga producono impotenza. Il consumo di sostanze anabolizzanti in molte palestre è aumentato anche tra i cinquantenni e sessantenni che vogliono a tutti i costi rendere il loro aspetto fisico come quello di un giovane. Ma anche in questo caso si pagherà un prezzo alto in termini di salute: per esempio maggior rischio di tumore della prostasta. E’ stato sottolineato inoltre come ancora più deleteri sono gli effetti degli anabolizzanti sulla donna: aumento della peluria, dell’acne, del clitoride, alterazioni mestruali fino a sterilità, caduta dei capelli fino a disturbi dell’identità sessuale; 4. il tumore del testicolo che in genere colpisce i soggetti giovani può essere diagnosticato con la semplice autopalpazione ma quasi nessuna lo sa o lo fa. Ancora oggi malattie come varicocele, testicoli ritenuti o mobili e fimosi sono diagnosticate con ritardo perché dopo il filtro dell’età pediatrica non esistono più altre possibilità di visite preventive come lo erano le visite scolastiche o la stessa visita di leva. Si deduce che per prevenire molte delle patologie citate basta veramente poco, bisogna informare di più e meglio, bisogna entrare nelle scuole e parlare di tutto ciò con le scolaresche, bisogna anche, come abbiamo fatto, dialogare di più su questi temi tra medici di medicina generale e specialisti. AMBULATORIO PROFILASSI VIAGGIATORI INTERNAZIONALI INSETTI E RETTILI: Consigli e comportamenti da adottare. Spesso il colloquio che precede l’esecuzione delle vaccinazioni concordate in previsione di un viaggio ai tropici evidenzia risvolti interessanti dell’”apprendista” viaggiatore. Che talvolta affronta, per esempio, un lungo viaggio spinto dal desiderio di rivivere le suggestive emozioni suscitate da letture adolescenziali, Emilio Salgari su tutti, fra serpenti velenosi e pantere. Chi conosce i sentieri della nostra Lessinia sa che senza andare molto lontano in alcuni tratti ci si può quasi sentire nel Borneo ed i folti boschi che si attraversano sono decisamente affascinanti. Ed è possibile incontrare qualcuno degli abitanti delle giungle nostrane in grado di darci qualche problema. Stiamo parlando di ragni e serpenti. In Italia non esistono ragni e scorpioni dal veleno mortale ma il loro morso, insieme alla puntura delle api, in qualche caso oltre ad essere doloroso può dare dei seri problemi. Escludendo l’eventualità dello shock anafilattico che richiederebbe una trattazione a parte, il morso di ragno in certi casi può provocare un grave quadro clinico che richiede addirittura il trattamento in regime ospedaliero. Anche il piccolo scorpione che dimora nelle cantine delle vecchie case e tra le pietre dei muretti, che talvolta costeggiano i sentieri, ha un morso molto doloroso pur non essendo mortale. Nel mondo esistono oltre 600 specie diverse di scorpioni e di questi circa 50 possono provocare gravi reazioni sino alla morte. Queste si trovano soprattutto nel centro e nel sud America, Africa, India, Messico ed Israele. Come sempre la prevenzione costituita da impiego di repellenti, uso di scarpe adatte ed eventualmente guanti evita dolorose morsicature e rischi più gravi. Api vespe e calabroni iniettano nella pelle un veleno secreto da due ghiandole, una acida e l’altra alcalina. Viene accumulato nella vescichetta velenifera e all’atto in cui l’insetto punge viene iniettato nella ferita prodotta dal pungiglione. Il pungiglione accompagnato dalla sua vescichetta continua ad iniettare veleno per diversi minuti dopo la puntura. I movimenti peristaltici del pungiglione durano addirittura ore se non viene eliminato prima. In caso di puntura di vespa, ape od altri insetti è importante innanzitutto rimuovere il pungiglione (nel caso dell’ape) con una pinzetta. Attenzione a non schiacciare i tessuti per estrarre il pungiglione perché in questo modo non si farebbe altro che spremere la vescichetta aumentando la quantità di veleno in circolo. Applicare localmente ghiaccio o ammoniaca, in commercio sono disponibili appositi stick pronti. Utile la terapia sintomatica a base di antistaminici e antiallergici. Per le persone allergiche e particolarmente esposte è possibile praticare l’immunoterapia specifica con sottocutanee profonde, iniziando con bassi dosaggi e aumentando settimanalmente. L’immunità specifica si ha nel 95% dei casi. Anche le zecche costituiscono un pericolo, alcune di esse possono provocare gravi malattie e la loro puntura è insidiosa perché non provoca dolore. Se nel Veneto non dobbiamo temere granchè dai nostri ragnetti il discorso cambia se appena ci spostiamo verso il centro Sud. In quelle zone gli scorpioni sono decisamente più grossi ed il loro morso è di conseguenza più pericoloso. La famosa Tarantola che secondo le dicerie provoca crisi epilettiche e di pazzia non è certo difficile da trovare sui monti d’Abruzzo e sulla Sila. E l’unico rimedio a queste crisi sarebbe una danza purificatrice, la “tarantella”. Il discorso si fa ancora più interessante se parliamo di serpenti. I serpenti italiani ed europei non sono velenosi tranne la vipera. La riduzione del numero degli uccelli predatori dovuta a svariate cause tra cui caccia ed inquinamento ha portato in questi ultimi anni ad un aumento della diffusione di questi serpenti che prediligono le zone boschive, i muretti assolati e la vicinanza dell’acqua. In Italia esistono quattro specie di vipera tra cui la vipera Aspis è sicuramente la più diffusa e responsabile di casi di morsicatura e avvelenamento. L’incidenza annuale in Europa è di 15-20 000 morsicature con 50 morti per anno (esclusi i paesi dell’ex Unione Sovietica e quelli dell’Est). Ben diversa dagli innocui di Gabriele La Rosa serpentelli che tutti conosciamo, la vipera si distingue soprattutto per la testa larga e quasi triangolare e per il corpo di colore grigiomarrone, tozzo e cilindrico con un breve codino. Le pupille non sono tonde ma a fessura e sono presenti 2 denti veleniferi. Quando si sono notati questi due ultimi particolari è probabilmente troppo tardi. Pur non essendo aggressiva, se disturbata o spaventata la vipera assume un caratteristico atteggiamento di difesa, alzandosi, gonfiandosi e attorcigliandosi su se stessa . In primavera, al risveglio dal letargo le ghiandole velenifere sono più cariche di veleno e le conseguenze del morso più gravi, anche se è interessante segnalare che in almeno il 30% dei casi la vipera morde senza iniettare il veleno. Il veleno produce esteso edema ed eritema accompagnato da intenso dolore locale. Contiene molte sostanze tossiche con diversi meccanismi d’azione: neurotossica, citotossica e necrotizzante. Compaiono intenso stato d’ansia e sintomi a carico dell’apparato gastro-intestinale, come pure ipotensione e tachicardia. Si possono avere complicazioni dal punto di vista ematologico, renale e respiratorio. La presenza dei due forellini provocati dai denti veleniferi toglie al malcapitato il dubbio che si sia trattato di una semplice biscia. Cosa fare? Non si deve assolutamente incidere la cute nella sede del morso o applicare un laccio emostatico o effettuare una suzione del veleno. Questi sono aspetti empirici del trattamento spesso causa di complicanze. Considerato che il siero antiofidico non correttamente conservato si deteriora rapidamente e che il rischio di anafilassi è sempre presente, non va inoculato al di fuori dell’ambiente ospedaliero. Viene sconsigliata l’assunzione di alcolici in quanto l’azione vasodilatatrice favorisce l’assorbimento del veleno. Si deve soltanto immobilizzare la zona sede del morso per rallentare la diffusione del veleno ricorrendo ad un modesto bendaggio compressivo. Il paziente deve essere tranquillizzato e trasportato rapidamente in ospedale. Riassumendo, la vipera è l’unico incontro davvero pericoloso che si può fare in montagna. È comunque raro che questo rettile attacchi l’uomo ed è ancora più raro che questo attacco abbia conseguenze fatali. Alcune norme basate sul comune buon senso come indossare calzature adatte, evitare di appoggiarsi ai sassi durante il cammino, non sostare nei pressi delle pietraie e tanto meno infilare le mani in anfratti dove le vipere potrebbero aver stabilito la loro tana. Non lasciare zaini e borse aperte e camminando è utile battere il terreno con il bastone. OBIETTIVO SANITÀ attenzione a morsi e punture 7 EMERGENZA di Giuseppe Sipala e Anna Gaudio QUANDO LO LASCIA SEN OBIETTIVO SANITÀ CHE COS’È LO SHOCK ANAFILATTICO 8 Lo shock anafilattico è una rapida sequenza di eventi, per lo più scatenata dal contatto di anticorpi IgE con un allergene, che si sviluppa improvvisamente e che può mettere in pericolo la vita del paziente. La pressione si abbassa, il respiro si fa difficoltoso in quanto il polmone è preda di un attacco asmatico grave e la pelle può presentare orticaria o angioedema. Se l’infiammazione si estende al laringe e alle corde vocali (glottide), incombe il rischio di una ostruzione totale del passaggio del respiro che può portare ad asfissia e morte per soffocamento. In alcuni casi i meccanismi non sono ancora ben definiti e si parla di reazioni anafilattoidi o di anafilassi idiopatica. DA COSA È SCATENATO? È scatenato da una massiva liberazione di istamina e di altri mediatori dell’infiammazione allergica da parte di cellule presenti in vari organi (mastociti) e nel sangue (basofili). L’istamina e gli altri mediatori determinano una reazione infiammatoria e vasomotoria generalizzata a tutto l’organismo; in genere la liberazione è scatenata dal contatto tra un allergene e gli anticorpi IgE presenti sulla superficie dei mastociti e dei basofili. Vi sono inoltre reazioni chiamate anafilattoidi in cui l’istamina e gli altri mediatori vengono rilasciati dai mastociti e dai basofili con meccanismi indipendenti da quello delle IgE: un esempio è lo shock anafilattico che può essere scatenato dalla iniezione di mezzo di contrasto iodato. Come si manifesta? Inizia con formicolio e senso di calore al capo e alle estremità; compaiono poi in sequenza orticaria-angioedema, rinite, difficoltà respiratoria, prurito alla lingua e al palato, alterazioni della voce, edema della glottide, asma, vomito,diarrea, ipotensione, tachicardia e aritmia. Quali sono le cause più frequenti? Tra le cause più frequenti si annoverano la puntura di imenotteri (api, vespe, calabroni), l’ingestione di alcuni alimenti (latte, uova, pesce, crostacei, arachidi, noce americana, sesamo, legumi etc..) e la somministrazione di farmaci (penicillina, altri antibiotici, vit B, Insulina, Miorilassanti, Vaccini mezzi di contrasto iodati,). In alcuni soggetti allergici ad un alimento i sintomi si manifestano soltanto se si esercita uno sforzo fisico successivamente all’assunzione di un determinato alimento [anafilassi da esercizio fisico (corsa, partita di pallone, discoteca, ecc.) QUALE È LA TERAPIA? Il trattamento precoce è molto importante; l’anafilassi acuta è troppo spesso sottovalutata o non trattata in modo appropriato. L’adrenalina rappresenta il farmaco salvavita e deve avere un ruolo centrale nel trattamento acuto dell’anafilassi; quando è indicata, può essere somministrata anche a bambini a qualsiasi età per via intramuscolare (da 0,2 ml a 0,5 ml a seconda del peso del bambino, iniettati nella coscia). Sono disponibili Kit con fiale preconfezionate con adrenalina predosata e resa resistente al calore (simili a quelle in uso dai diabetici per l’autosomministrazione di insulina). I genitori dei bambini a rischio di shock anafilattico devono tenere sempre con sé una di queste fiale e non esitare ad utilizzarla se compaiono sintomi minacciosi. Nei casi a rischio (gravi allergie alimentari o punture di insetto) i genitori devono essere accuratamente istruiti all’uso di Adrenalina con apposito autoiniettore (questi preparati sono stabili per 18 mesi a temperatura ambiente) da praticare al primo segno di reazione allergica, senza aspettare sintomi gravi. La siringa va premuta sulla faccia esterna della coscia e dopo il caratteristico “click” di apertura va tenuta in sede per almeno 10 secondi per permettere la somministrazione del farmaco. La somministrazione può avvenire anche attraverso gli indumenti. Pur essendo l’uso di queste siringhe molto facile, è necessario farsi spiegare dettagliatamente dal medico le modalità d’impiego. Se l’emergenza non si risolve e’ fondamentale ricorrere alle cure di un ps in cui possa essere assicurato un accesso venoso, e manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare con eventuale ventilazione meccanica ed uso di farmaci appropriati I farmaci in uso sono: L’ Adrenalima, La Noradrenalina, i Glucocorticoidi, Succedanei del plasma (per combattere l’ipovolemia e antistaminici. PUNTURE...PERICOLOSE! Alcuni insetti, sempre più “aggressivi”, possono essere anche pericolosi per l’uomo. Forse il cambiamento del clima o la maggiore circolazione di persone e merci da ogni parte del mondo fanno scoprire ogni estate qualche nuovo e misterioso insetto “killer”. Zanzare geneticamente modificate, pappataci, vespe, ragni e formiche che oltre ad essere fastidiosi e talvolta fare paura, spesso possono essere pericolosi e addirittura mortali per l’uomo per il rischio di insorgenza di Shock Anafilattico. Le zanzare L’incanto delle prime serate all’aperto o la pace di una tranquilla passeggiata nei prati, ogni estate vengono disturbate da PUNTURE DI INSETTI (Api, Vespe, Calabroni, ecc.) SINTOMI INIZIALI PRIMO INTERVENTO Prurito Applicare ghiaccio Eritema Pomate antibiotiche e/o cortisoniche Orticaria Cortisonici (se il soggetto riferisce precedenti reazioni allergiche) EMERGENZA O SHOCK CI NZA FIATO mosche, vespe e soprattutto zanzare. E nel caso specifico di questi ultimi fastidiosi ronzanti Zanzara “Tigre” e insetti, sorge spontanea in ciascuno di noi la domanda: ma a che servono di preciso, oltre a renderci la vita più difficile? Ogni volta che torna il caldo, questi molesti piccoli insetti tornano numerosi a competere con l’uomo non solo negli habitat a loro più congeniali (spazi verdi o rive degli stagni, ad esempio), ma anche nelle asettiche abitazioni umane. Le più pericolose sono le zanzare tigre, originarie del sud-est asiatico sono giunte in Italia “clandestinamente” a bordo di navi ed aerei insieme alle merci ed hanno invaso soprattutto le regioni del centro-sud e “purtroppo” sono presenti anche nelle ore diurne. incontrollato e le corse al Pronto Soccorso se inutili: si deve mantenere la calma e valutare la situazione. I sintomi dello shock anafilattico sono evidenti: labbra gonfie, difficoltà di respirazione, sudorazione; in caso di insorgenza di questi sintomi si deve ricorrere subito alle cure del medico. Meglio poi evitare i “rimedi della nonna” (ad esempio l’ammoniaca) ed applicare invece ghiaccio localmente. Sono facilmente riconoscibili dall’addome a bande gialle e nere e “glabro”; aumentano di numero nei centri abitati grazie alla sempre maggiore presenza di “cibo” (immondizia, rifiuti organici). I calabroni Sono note per la produzione di miele e vengono considerate insetti utili e quindi protette; il loro pungiglione è “seghettato” ed in caso di puntura rimane conficcato (e deve pertanto essere rimosso) causando la morte dell’ape stessa. S o t t o t e t t i , sottogrondaie, cassonetti delle tapparelle, tronchi secchi e/o cavi sono le dimore preferite da questi insetti (della famiglia degli imenotteri), i più grandi tra quelli presenti in Italia. Si nutrono di frutta (preferiscono quella “succosa” come le pesche, le albicocche, le prugne) e costruiscono i loro nidi masticando il legno “marcio” fino a ricavarne un materiale simile alla carta. La puntura del calabrone è molto dolorosa e può provocare uno shock anafilattico molto grave e talvolta anche mortale. Il pungiglione, lungo 34 millimetri, è in grado di iniettare dosi molto elevate di veleno e, non essendo seghettato come quelle delle “cugine” api può di conseguenza infiggere più punture e quindi aumentare la dose di veleno iniettata. Nel caso di puntura, sono molto dannose le manifestazioni di panico Formiche Processionaria Ragno OBIETTIVO SANITÀ La vespa La loro puntura può essere molto pericolosa se il veleno raggiunge un vaso sanguigno, o se viene punta la bocca, il naso o il collo. Scorpione 9 Le api Mosche PREVENZIONE INNANZI TUTTO Per evitare di essere aggrediti da zanzare e altri insetti indesiderati, la disinfestazione è l’intervento fondamentale, ma tale intervento non dipende da noi, ma viene effettuato dalle pubbliche amministrazioni, anche se oramai ci sono ditte che praticano il trattamento nei parchi e nel verde privato anche a prezzo accessibile. Possono tuttavia risultare utili alcuni accorgimenti da applicare personalmente: · Sottovasi - Sono gli oggetti più amati dalla zanzara tigre e sono l’ambiente più adatto per l riproduzione di questo insetto. Evitare di usarli o evitare il ristagno dell’acqua, cambiandola spesso; un altra soluzione è quella di mettere nell’acqua dei sottovasi del solfato di rame o più semplicemente un pezzetto di rame. · Evitare l’abbandono e l’accumulo all’aperto di materiale che possa trattenere l’acqua piovana (copertoni, barattoli, bottiglie, teli di plastica. · Fare regolarmente la manutenzione di vasche e fontane ornamentali. Introdurre nelle vasche dei pesci rossi, divoratori di larve di zanzare. · Soluzioni chimiche: pastiglie effervescenti a base di Bacillus Thurigensis, insetticida biologico ed innocuo per uomo ed animali. CENTRO SCREENING ONCOLOGICO OBIETTIVO SANITÀ ce is tà t n li ra qua a . g i d elli a d v o n zi li zie rvi ti i A e t L’ s tu un a 10 TUTTI I PE UNA CAMPAGNA Gli screening oncologici costituiscono interventi di sanità pubblica complessi ed impegnativi (si parla infatti di Programma di Screening) volti a raggiungere “l’Obiettivo Salute”: esso è composto da un test di screening che suddivide i soggetti in positivi e negativi e da una serie di esami successivi di approfondimento diagnostico rivolti solo a coloro che sono risultati positivi. Un test di screening non è per definizione un test diagnostico, cioè non permette da solo di fare una diagnosi conclusiva, ma deve consentire con una certa facilità ed a basso costo, di distinguere le persone negative da quelle “sospette” che necessitano di ulteriori accertamenti diagnostici. Come raccomandato dall’Unione Europea, quando si intraprende un “Programma di Screening”, esso deve essere offerto solo se adeguatamente organizzato e con controlli di qualità a tutti i livelli e fornendo una buona informazione riguardo i benefici ed i rischi. L’esperienza ha infatti dimostrato che lo screening opportunistico non è accettabile in quanto meno efficace, più dispendioso e con possibili controeffetti negativi. I benefici di un programma di screening si ottengono quando la copertura, cioè il numero delle persone che accettano di eseguire l’esame, è elevata e l’alta qualità è possibile solo se il personale, a tutti i livelli, è adeguatamente formato ed addestrato per il proprio compito. In base a quanto definito del Comitato Europeo per la Prevenzione del cancro, lo screening deve essere multidisciplinare e prima di iniziare il programma, deve essere assicurata la qualità in ognuna delle sue fasi (invito, diagnosi, valutazione delle lesioni sospette, trattamento e follow up), vanno definiti gli indicatori di misurazione della qualità del processo ed il personale coinvolto va sottoposto a formazione continua per tutta la durata del programma. Nel 1996 sono state pubblicate le Linee Guida della Commissione Oncologica Nazionale sugli Screening Oncologici e i Piani Sanitari Nazionali successivi hanno dato indicazioni per la realizzazione da parte delle Regioni e delle Aziende Sanitarie di programmi organizzati. Gli screening citologico, mammografico e colorettale sono compresi fra i Livelli Essenziali di Assistenza. La Regione Veneto nel 1996 ha emanato le “Linee Guida Regionali sugli Screening Oncologici” e deliberato l’attivazione degli screening a livello delle Aziende ULSS. Nel 1997 ha approvato e finanziato i primi programmi. Attualmente lo screening citologico è attivo in tutte le ULSS del Veneto quello mammografico in 19 su 21, e dal 2002 è iniziata la diffusione degli screening dei tumori colorettali, ora presenti in 18 ULSS. • Nello screening citologico le donne fra i 25 e i 64 anni vengono invitate ad eseguire Pap test triennale. La popolazione target del Veneto ammonta a 1.300.000 donne. • Lo screening mammografico è rivolto alle donne fra i 50 e i 69 anni, nel Veneto circa 570.000, invitate ad eseguire una mammografia con frequenza biennale. • Lo screening colorettale è rivolto a uomini e donne fra i 50 e i 69 anni, nel Veneto circa 1.160.000, invitati ad eseguire un test del sangue occulto fecale ogni due anni. In sei programmi italiani, fra cui due veneti, lo screening colorettale utilizza come test di screening la rettosigmoidoscopia offerta ai sessantenni. CARATTERISTICHE GENERALI Poiché gli screening vengono proposti attivamente ad una popolazione sana o presunta tale, deve essere posta un’attenzione ancora maggiore che per altri interventi sanitari alla loro qualità, e in particolare è necessario: percepita. Ciascuna Azienda ULSS è responsabile della gestione dell’intervento sul territorio. ATTIVAZIONE SCREENING AZIENDA ULSS 22 La nostra Azienda Sanitaria facendo sue tutte le indicazioni fatte dalla Comunità Europea e dalla Regione Veneto con delibera n° 2145 del 19/10/1998 ha attivato lo screening citologico (Pap-Test): per poter dare la possibilità a tutte le donne di aderire all’iniziativa sono stati aperti 14 ambulatori ostetrici per l’esecuzione del Pap-Test così organizzati: Se siete nella fascia d’età 25 – 64 anni e non si è ricevuto l’invito o se si vuole cambiare l’appuntamento prima di recarsi presso gli ambulatori sopraelencati contattare il numero 045/6712521 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 14,30. Dal 1999 ad oggi sono stati eseguiti: • 73647 pap-test • 5677 approfondimenti diagnostici di 2° livello (colposcopie) • 310 interventi LO SCREENING MAMMOGRAFICO Per poter raggiungere tutti i comuni in modo tale di dare la possibilità a tutte le • garantire un percorso diagnostico-tera- peutico basato sulle prove di efficacia, con esposizione minima degli utenti a disagi e a rischi; • adottare protocolli, procedure e regole stabilite, curando la formazione del personale; • controllare la qualità delle varie fasi del processo con il monitoraggio, la valutazione ed il mantenimento a livelli ottimali di tutte le caratteristiche di prestazione che possono essere definite, misurate e controllate; • assicurare la qualità dell’informazione e la trasparenza necessarie nel rapporto tra struttura e utente, e verificare la qualità Interno unità mobile mammografia CENTRO SCREENING ONCOLOGICO Il camper a Villafranca BUSSOLENGO Beltrame Geraldina Facci Gloriana MARTEDÌ MERCOLEDÌ VENERDÌ Dalle ore 9,00 alle ore 13,00 Dalle ore 14,30 alle ore 17,30 Dalle ore 9,00 alle ore 13,00 CAPRINO Beltrame Geraldina MERCOLEDÌ Dalle ore 10,30 alle ore 13,30 LUGAGNANO Facci Gloriana LUNEDÌ Dalle ore 9,30 alle ore 12,30 PESCANTINA Torri Tiziana VENERDÌ Dalle ore 9,00 alle ore 13,30 SOMMACAMPAGNA Gelmetti Maddalena VENERDÌ Dalle ore 8,00 alle ore 13,30 NEGRAR Torri Tiziana GIOVEDÌ Dalle ore 9,00 alle ore 15,00 DOMEGLIARA Comparsi Tiziana MERCOLEDÌ Dalle ore 8,30 alle ore 13,00 MALCESINE Baldi M. Patrizia MARTEDÌ Dalle ore 9,00 alle ore 12,00 BARDOLINO Baldi M. Patrizia VENERDÌ Dalle ore 8,30 alle ore 12,30 PESCHIERA Gios Lucia LUNEDÌ Dalle ore 8,30 alle ore 13,00 SAN PIETRO INCARIANO Torri Tiziana MARTEDÌ Dalle ore 8,30 alle ore 11,30 VILLAFRANCA Gios Lucia Bissoli Rosa MARTEDÌ LUNEDÌ GIOVEDÌ Dalle ore 9,30 alle ore 14,30 Dalle ore 9,00 alle ore 12,30 Dalle ore 8,30 alle ore 13,30 VALEGGIO Bissoli Rosa Baldi M. Patrizia LUNEDÌ GIOVEDÌ Dalle ore 14,00 alle ore 17,00 Dalle ore 8,30 alle ore 12,30 ISOLA DELLA SCALA Gelmetti Maddalena Camparsi Tiziana MARTEDÌ GIOVEDÌ Dalle ore 9,00 alle ore 13,00 Dalle ore 9,30 alle ore 12,30 di Angioletta Ganassini donne che non hanno possibilità di spostarsi o lavorano, con un grosso sforzo sia economico che organizzativo, ci si è dotati di una unità mobile mammografica dotata di apparecchiature all’avanguardia (da settembre/ottobre tutte le apparecchiature saranno digitali) aperta dalle ore 8,30 alle ore 17,30 sabato compreso. Sono stati coinvolti anche tutti i comuni che hanno messo a disposizione strutture idonee per il posizionamento dell’unità mobile. La popolazione 50/69 anni che viene chiamata con lettera d’invito ogni 2 anni ammonta a 30.000 persone. Per qualsiasi informazione chiamare al numero 045/6712502 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 14,00. Dal 2002 ad oggi sono state eseguite - Mammografie 39005 - approfondimenti diagnostici di 2° livello (esame fonologico) 2930 - Interventi chirurgici 287 LO SCREENING DEL COLON-RETTO Anche per questo screening come per gli altri, per poter dare a tutti la possibilità di aderire, si è chiesta la collaborazione di tutte le farmacie per la consegna delle provette e ai comuni la disponibilità di stanze/ambulatori per il ritiro delle stesse. La popolazione uomini e donne 50/69 anni che viene chiamata con lettera d’invito ogni 2 anni ammonta a 60.000 persone. Dal 2002 ad oggi sono state eseguite - sangue occulto 41877 - approfondimenti diagnostici di 2° livello (colonscopie) 2228 - polipi ad alto rischio 851 - polipi maligni81 Per qualsiasi informazione chiamare al numero 045/6712505 dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 14,00. Tutto il personale sanitario e non che opera all’interno degli screening è stato debitamente preparato, sia a livello regionale che aziendale, per lo svolgimento del compito. Non esiste uno screening efficiente e efficace senza la partecipazione di tutti i medici di famiglia e la messa in rete di tutti quei servizi e reparti che con percorsi facilitati si prendono in carico la persona risultata positiva al primo esame di screening e la accompagnano fino alla diagnosi definitiva. La nostra Azienda Sanitaria con un grosso sforzo organizzativo ha attenuto tutto questo ed è qui doveroso un sentito ringraziamento a quanti, a qualsiasi livello e momento del percorso di screening, intervengono con la loro dedizione e la loro professionalità. Un ringraziamento particolare, inoltre, a tutti i farmacisti e i sindaci del nostro territorio che hanno messo a disposizione strutture, personale e competenza. OBIETTIVO SANITÀ ERCHÈ DI A DI SCREENING 11 SERVIZI SOCIALI APERTO UN MEGACANTIERE di Elmer Soffiati AL SERVIZIO DEI CITTADINI CON L’APPROVAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI 2007/2009 SI ENTRA, DI FATTO, IN UNA NUOVA ERA. OBIETTIVO SANITÀ Umberto Chiancarini Presidente conferenza dei sindaci 12 4 giugno 2007, obiettivo raggiunto: la Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 22 approva il Piano di Zona. Il Piano di Zona (legge 328/2000(art. 19) è lo strumento strategico per il governo delle politiche sociali negli ambiti territoriali, definiti dalle Regioni con i Comuni e che in Veneto coincidono con le Aziende Ulss. Analogamente al piano regolatore in ambito urbanistico, il Pdz è lo strumento attraverso il quale i Comuni associati disegnano il Sistema integrato locale dei servizi e degli interventi, con il concorso di tutti i soggetti che a diverso titolo operano su quel territorio. In parole più semplici tutti i soggetti interessati (Ulss, Comuni, Associazioni, Cooperative sociali e Volontari) ragionano assieme per definire e attivare i migliori servizi a favore di Minori – Famiglia, Giovani, Anziani, Disabilità, Dipendenze, Salute Mentale e Marginalità. La strutturazione del piano prevede: a) una mappatura della rete dei servizi esistenti, che costituisce il sistema dei servizi alla persona e alla comunità attivo sul territorio dei 37 comuni dell’ULSS 22; b) l’analisi dei bisogni della popolazione suddivisa nelle 7 aree sopra richiamate; c) l’individuazione di un ordine di priorità nei bisogni evidenziati nelle rispettive aree; d) l’individuazione di azioni (coerenti con le priorità suddette) che, collegate alle risorse, vengono programmate per il triennio di validità del Piano. Il percorso Il processo di costruzione dell’attuale piano incomincia nella primavera del 2005 quando la Conferenza dei Sindaci al fine di governare la complessità delle problematiche, decide di attivare alcune commissioni, in particolare la Commissione Bilancio, Disabilità, Lavoro e Piano di Zona. La Commissione Piano di Zona, presieduta dal Presidente della Conferenza dei Sindaci è composta dagli Amministratori dei Comuni di Castelnuovo, Sommacampagna, Cavaion, S.Pietro in Cariano, Isola della Scala, Povegliano, con il supporto dei tecnici della Direzione dei Servizi Sociali dell’Ulss. 6 luglio 2005 La Commissione definisce le caratteristiche: “il piano di Zona dell’Ulss 22 dovrà essere un cantiere aperto, in divenire che si costruisce e si aggiorna durante tutta la sua durata piuttosto che un documento statico e completo fin dall’origine”. Particolare attenzione dovrà essere posta a: domiciliarità, programmazione della residenzialità extra ospedaliera, tutela dei minori in situazione di disagio, adolescenza, integrazione lavorativa delle persone svantaggiate. 22 marzo 2006 Un gruppo di lavoro viene incaricato di fotografare, in via sperimentale e per un gruppo limitato di Comuni, le prestazioni erogate ai cittadini, sia da parte dei Comuni che da parte dell’Azienda Ulss attraverso una mappatura che ha interessato anche le attività svolte da Centri Servizi, Cooperative sociali, Associazioni per l’anno 2005. 17 maggio 2006 La rilevazione ed elaborazione delle attività del 2005 viene avviata in tutti i 37 Comuni dell’Ulss. 30 marzo 2007 Termina la rilevazione dati nei Comuni. 4 aprile 2007 Due gli ambiti di lavoro individuati dalla Commissione Piano di Zona per l’elaborazione del Piano 2007/2009: a) miglioramento del sistema di offerta dei servizi; b) analisi dei bisogni, con relative azioni di intervento, divisi per 7 aree (minori - famiglia, giovani, anziani, disabili, dipendenze, salute mentale, marginalità) attraverso la partecipazione dei soggetti istituzionali e del terzo settore. 4 giugno 2007 Il Piano di Zona viene approvato dalla Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 22. Soggetti che hanno partecipato alla stesura del Piano Ben 258 sono state le persone che hanno contribuito a vario titolo e in ruoli diversi alla elaborazione di questo documento: utenti, associazioni del terzo settore, amministratori, gruppi, operatori dei servizi dell’Ulss e degli enti locali . La costruzione del Piano di Zona ha visto un forte coinvolgimento e la partecipazione convinta di tutti, e nello stesso tempo ha fatto emergere anche la richiesta di attribuire un senso all’agire insieme. Ciò ha richiesto uno sforzo notevole per raccogliere e ordinare la mole di materiale emersa, che non è fatta solo di dati e numeri, ma anche (forse soprattutto) di energia e di valori sui quali una volta tanto si è ragionato in maniera positiva e costruttiva gettando le basi di un processo di dialogo che sosterrà il lavoro di tutti nel triennio di attuazione del Piano. LE CIFRE 37 SINDACI Distretto 1: Bardolino: Pietro Meschi; Brenzone: Giacomo Simonelli; Bussolengo: Alviano Mazzi; Castelnuovo Del Garda: Maurizio Bernardi; Garda: Davide Bendinelli; Lazise: Renzo Franceschini; Malcesine: Giuseppe Lombardi; Pastrengo: Giorgio Benamati; Pescantina: Alessandro Reggiani; Peschiera Del Garda: Umberto Chincarini; S. Zeno di Montagna: Adriano Peretti; Sommacampagna: Graziella Manzato; Sona: Flavio Bonometti; Torri del Benaco: Giorgio Passionelli; Distretto 2: Affi: Roberto Bonometti; Brentino Belluno: Virgilio Asileppi; Caprino V.Se: Stefano Maurizio Sandri; Cavaion V.se: Lorenzo Mario Sartori; Costernano: Fiorenzo Giuseppe Lorenzini; Dolcé: Luca Manzelli; Ferrara di Montebaldo: Paolo Rossi; Fumane: Mirco Corrado Frapporti; Marano di Valp.: Simone Venturini; Negrar: Mion Alberto; Rivoli V.se: Mirco Campanari; S. Pietro In Cariano: Giorgio Accordini; Sant’Ambrogio di Valp.: Nereo Destri; Sant’anna D’Alfaedo: Valentino Marconi; Distretto 3: Erbe’: Paolo Brazzarola; Isola Della Scala: Giovanni Mozzi; Mozzecane: Michelangelo Foroncelli; Nogarole Rocca: Luca Trentini; Povegliano V.se: Anna Maria Bigon; Trevenzuolo: Fabio Meneghello; Valeggio Sul Mincio: Albino Pezzini; Vigasio: Daniela Contri; Villafranca: Luciano Zanolli; 10 UFFICIO DI PIANO Responsabile: Paolo Giavoni, Collaboratori: Sofia Di Bella, Marta Marchiori e Marco Logorio Responsabili Servizi Sociali dei Comuni di: Villafranca: Rino Rigodanzo; Affi: Alessandra Pugliese; Bussolengo: Lorenzo Mascanzoni e Daniele Penna; Castelnuovo del Garda: Lara Fioroni; Sommacampagna: Massimo Giacobini. 3 DIREZIONE DEI SERVIZI SOCIALI Direttore dei Servizi Sociali: Michele Benamati Dirigente Amministrativo: Elmer Soffiati Amministrativa: Fabrizia Pomari 49 AREA MINORI E FAMIGLIE Assessore Castelnuovo del Garda: Giovanni Peretti Resp.Servizi Sociali Territoriali Ulss22: Paolo Giavoni Facilitatori: Paolo Dalla Vecchia SET, Davide Benedetti SET Partecipanti: Zantedeschi Federica (coop. Cercate), Cherubini Carla (Psicologia Età SERVIZI SOCIALI naser (Assessore Pescantina), Giulia Lo Nardi (rappresentante Hermete), Federica Danzi (rappresentante Informagiovani Peschiera), Stefano Pasqualotto ( Associazione sportiva Villafranca) Evolutiva Ulss22), Leoni Giovanna (coop. Tangram), Chemello Mauro (coop. L’albero), Pertile Isabella (SSPB Ulss 22 c/o Mozzecane), Merlini Corrado (Comune Vigasio), Lerco Erika (Ulss22, serv.stranieri), Donatelli Manuela (SSPB Ulss22 c/o Caprino), Quarella Elisabetta (SET Ulss22 c/o Valeggio), Pegoraro Lorenzo (Il Sentiero), Marangoni Elisa (SET Ulss22 c/o S.Ambrogio), Saccani Andrea (SerT Ulss22), Mazzi Cristina (Servizio Minori Ulss22), Manoli Eugenio (referente volontariato Piano Infanzia), Bendinelli Cristian (SSPB Ulss 22 c/o Villafranca), Scaglia Marisa (CEPEF/cons. S.Rocco), Bonsaver Isabella (coop. Il Trillo), Mazzi Maddalena (SET Ulss22 c/o Vigasio, Isola della Scala), Bompieri Ilaria (SET Ulss22 c/o Lazise), Loncrini Clara (SSPB Ulss22 c/o Malcesine Brenzone), Caldana Erminio (Famiglie in rete – Villafranca), Bottacini Rosetta (I.C. Isola della Scala), Decassan Marco (Ufficio Missioni), Osti Sabrina (SSPB Ulss22 c/o Peschiera), Tinto Claudia (Cons. Fam. Isola della Scala), Pietropoli Antonella (Ulss 22 C.F. Villafranca), Nicolis Silvana (SSPB Ulss22 c/o San Pietro in Cariano), Alberghini Roberta (SET Ulss22 c/o Peschiera), Cestari Erika (SET Ulss22 c/o Peschiera), Rigodanzo Rino (Comune Villafranca), De Rossi Ilaria (Ass. Anatra Bianca ONLUS), Zoni Elisa (Ist. Don Calabria), Banterle Nicoletta (Coop. Hermete), Antonino Laura (SSPB Ulss22 c/o Valeggio), Antolini Martina (SSPB Ulss22 c/o Sona), Albertini Paolo (Comune Valeggio), Cordioli Marcella (Associazione Anatra Bianca), Gelmetti Maddalena (Ulss22), Sabaini Barbara (Coop. Spazio Aperto), Righetti Cristina (SET Ulss22 c/o Castelnuovo), Birtele Maria Rosa (Coop. L’infanzia), Fattori Davide (Ass. C.Romani), Bertini Giorgio (Psicologia Età Evolutiva Ulss22), Lupi Daniela SSPB Ulss 22 c/o Bussolengo). 20 AREA GIOVANI Portavoce politico: Assessore alle politiche sociali di Mozzecane Germana Tallaroli Facilitatori: AS Daniela Lupi, SET Zermian Paola Presenti: Stefano Zampini (rappresentante giornale Verderame), Andrea Saccani (Educatore Sert Bussolengo), Marco Magagnotti (Rappresentante giornale Lo Schizzo), Cesarina Formenti (Educatrice SET c/o Caprino), Marina Testi (Comunità dei Giovani), Davide Benedetti ( Educatrice SET c/o S. Pietro in Cariano S.Anna ), Simone Perina (Educatore SET c/o Negrar), Erika Cestari (Educatrice SET c/o Peschiera), Nello Dalla Costa (Educatore SET, c/o Fumane, Marano), Gabriele Mazzi (Educatore SET, c/o Castelnuovo, Pescantina), Paolo Martari (Consigliere Villafranca), Damiano Chiaramente (Assessore Sommacampagna), Massimo Merlini (Educatore SET, c/o Comune Villafranca), Manuele For- 23 AREA DISABILITA’ Portavoce sindaco di Peschiera : Consigliere Renato Signorelli Facilitatori Gruppo Focus : Paola Zermian e Davide Benedetti SET Ulss 22 Presenti : Sindaco Peschiera Umberto Chincarini, Roberto Nicolis (responsabile Csi Verona), Gabriele Bezzan (referente Area disabilità), Mazzi Adone (Rappresentante Associazione I Piosi), Giuseppe Turrini (presidente coop.sociale Azalea), Rossella Avesani (S.I.I. Ulss22), Cordioli Francesca (consigliera Comune di Bardolino), Ruffo Barbara (Servizio Psicologico Disabili Ulss22), Nives Veneri (AS Peschiera), Nadia Veronesi (Coop. Cercate), Erika Lerco (Ulss22 – ufficio stranieri), Bertoncini Roberta (AS Servizio Handicap, distretto Isola della Scala), Mariagrazia Rovaglia (AS Serv.Disabilità), Silvano Alberini (Rappr. Azalea), Ettore Cremasco (Coop. CS/CA), Gianni Lonardi (SIL Ulss22), Sartori Marco (Coop. Filo Continuo), Menghin Francesca (Coop. Solidarietà), Dellera Giovanna (Ulss22), Liliana Menegoi (Referente Area Handicap Ulss 22). 25 AREA DIPENDENZE Introduce l’’incontro l’ Assessore delle Politiche Sociali del Comune di Cavaion : Tonolli Luca Facilitatori Gruppo Focus : Anna Sometti e Paolo Dalla Vecchia SET Ulss 22 Presenti : Cesarina Formenti (SET Ulss 22), Cristina Pinamonte (Coordinatrice Servizio Sociale di Base Ulss 22), Arianna Dalle Vedove (SET Ulss 22), Roberta Bertolini (SET Ulss 22), Roberta Pezzini (SET Ulss 22), Enrica Formenti (SET Ulss 22), Sergio Conati (presidente Acat Valpolicella-Lessinia Occidentale), Franco Dall’Ora (Acat Adige Lessinia), Castelletti Daniela (Acat Adige Lessinia), Pezzini Roberta, Margherita Residori (Servizio Dipendenze Sert Viilafranca Ulss 22), . Ceravolo (Dipartimento Dipendenze), Claudia Colarusso (Sert Bussolengo), Serena Magagnotti (SSPB Ulss 22), Paolo Vanzini (consulente Servizi Sociali Ulss 22), Gianni Lonardi (SIL Ulss 22), Fortuna Graziella (Comunità dei Giovani), Matteo Peruzzi (collabora con Ulss 22), Ernesto Guerriero (Self-help), Giovanni Pachera, Nida Peretti (presidente Coop. La Fonte), Paolo Giavoni (Referente Piano di Zona). 25 AREA SALUTE MENTALE Portavoce politico: Ass.di Sommacampagna Agnese Castioni Facilitatori: SSB Daniela Lupi, SET Davide Benedetti Ulss 22 Presenti: Manzato (Sindaco Sommacampagna), Frazingaro (Resp.Dip.Salute Mentale ed equipe nord), Bertolazzi (equipe sud), Ceresini (SSPB Ulss 22 c/o Sona), Lonardi (coord.S.I.L.), Accordini (A.S. Castelnuovo del Garda), Milella (A.S. Sommacampagna), Boranga (Vicepres. A.R.C.A.), Rovaglia (A.S. area disabilità), Bignami (casa famiglia x malati psichici), Mancini (Comunità psichiatrica 13 coop.Cercate), Magalini (coop. Farsi prossimo), Menegoi (S.I.L. e S.I.T. e area disabilità), Maistri (A.S. S.Ambrogio V.lla), Ballini (Psiche2000), Tedeschi (A.S. del C.S.M. di Domegliara), Franchini (A.S. Centro Salute mentale Domegliara.), Gelmetti (segretario Psiche2000), Bozzini (presidente psiche2000), Avesani (A.i.t.s.m.), E. Guerriero (socio self-help), Vanzini (coordinatore progetto self-help). OBIETTIVO SANITÀ Il Direttore ai servizi socialli Michele Benamati 24 AREA ANZIANI Assessore alle Politiche Sociali di S.Pietro Incariano: Giuseppe Coccia Assessore alle Politiche Sociali di Isola della Scala: Paola Perobelli Facilitatori Gruppo Focus : Anna Sometti e Paola Zermian SET Ulss 22 Presenti : Chiara Girelli (Casa di riposo di Lugagnano, Coop. Selios), Donatoni Sergio (Consulata Anziani S.Pietro), Bellesini Paola (Coop. Soc. Smeraldo di Peschiera), Bighelli Paola (Colli Sereni Peschiera), Bombara Antonio (Coop. Azalea), Lucia Zanoni (Coop. Soc. Spazio Aperto Bussolengo), Sabaini Barbara (Coop. Soc. Spazio Aperto Bussolengo), Alessandra Dall’Ovo (Ulss 22 SSPB Negrar), Salonda (I.A.A. Villaspada), Daniele Elisa (Casa di Riposo Immacolata di Lorde), Salardi Silvana (Comune di Castelnuovo), Pasqulino Lorenzini (Volontari di Cavaion), Mariagrazia Ferrari (Associaz. Alzheimer Verona) Elena della Rosa ( Ulss 22 Fumane), Ivo Piccoli (Casa di Riposo di Pescantina e Caprino), Rosanna Lonardi (casa di riposo di Castelnuovo), Cristina Colombari (Ulss 22 AS S. Ambrogio), Rosanna Poli (AS S.Pietro in Cariano), Monchera Silvana (SSPB Ulss 22 c/o Bussolengo), Paolo Giavoni( Referente Piano di Zona). 24 AREA MARGINALITA’ Portavoce sindaco di Pescantina : Luciano Gaburro Facilitatori Gruppo Focus : Anna Sometti e Paolo Dalla Vecchia SET Ulss 22 Presenti : Benini Cinzia (Questura di Verona), Palma Beghini (consultorio familiare-Ulss 22), Silvia Furlani (Servizio Minori Ulss 22), Flavio Taglietti (carabinieri di Peschiera del Garda), Sofia Di Bella (Servizio Stranieri- Ulss 22), Erika Lerco (Servizio Stranieri- Ulss 22), Luca Manzelli (sindaco di Dolcè), Montenani Maria (insegnane Casa Ozanam), Fasoli Antolini Alda (S.Vincenzo), Cordioli Lorena (Sert Villafranca), Annalisa Vinco (Servizi Sociali Pescantina-area adulti e anziani), Federica Danzi (operatrice sportello cittadini stranieri Caritas), Vanzini Paolo (Psichiatria, Coop.Self-help), Peruzzi Matteo (rappr. Cooperative “Collabora 22”), Antonio Bogoni (Fondazione L’ancora), Gabriella Ruffo (Fondazione L’ancora), Stefania Donà (Caritas Dociocesana), suor Annalaura Ledro (Caritas Dociocesana), don Francesco Ballarini (Caritas Dociocesana), Barbara Simoncelli (ufficio progetti Caritas), Giovanni Foli (Caritas Villafranca). OSTETRICIA LA COMUNITÀ AMICA DEI BIMBI È GIÀ UNA REALTÀ di Gianfranco Blass OBIETTIVO SANITÀ A BUSSOLENGO ANCORA UN AIUTO ED UN SORRISO PER LE MAMME E I BIMBI. APERTO L’AMBULATORIO DEL LATTE 14 A realizzazione di un progetto presentato dalle ostetriche del reparto di Ostetricia dell’ospedale “Orlandi” di Bussolengo, c o r r e d a t o dell’approvazione Ostetriche in reparto della direzione della Ulss 22, ha da poco preso avvio l’ambulatorio del latte. Si tratta di una nostra nuova iniziativa nell’ambito del percorso che abbiamo intrapreso per l’accreditamento come: Ospedale Amico del Bambino, con il patrocinio di Oms/Unicef. Vale qui la pena di ricordare che tale certificazione, intesa come segno e qualifica di eccellenza per un ospedale attento ai bisogni del binomio mamma-bimbo, vada oggi estendendosi a tutto il mondo, sostenuta dalle suddette organizzazioni internazionali, dai paesi più evoluti e fatta propria anche dalla Regione Veneto, con la firma di un protocollo di intesa, risalente al 2005. Alla base di tutto il percorso, vi è una “Dichiarazione dei diritti dell’Infanzia”, promulgata nel 1989 dall’Oms, con l’intento, in modo particolare, di garantire un accettabile livello di vita ai bimbi nei loro primi anni, a qualsiasi paese del mondo appartenessero. Un punto fondamentale, per raggiungere tali intenti si è dimostrato il garantire un rapporto molto stretto mammabimbo ed, in questo ambito, il favorire l’allattamento al seno si è dimostrata la cura più efficace per prevenire malattie, infezioni malnutrizioni, patologie della crescita e morte in età neonatale. Dall’idea di creare questi punti di “eccellenza nell’assistenza”, sono stati posti dei gradini - base o ”steep” attraverso i quali giungere all’ottimizzazione del risultato. IL PERCORSO - Informazione e formazione della gestante, sopratutto sui vantaggi, sulla facilità di apprendimento e applicazione di tutti gli accorgimenti possibili per favorire l’allattamento materno; - assistenza adeguata da parte di tutto il personale del reparto alla mamma sin dal momento del parto, favorendo anche il contatto pelle-pelle, la precocità dell’allattamento al seno, ecc.; - sostegno della puerpera anche dopo la dimissione, necessariamente precoce, dall’ospedale. Alla base di tutto questo lavoro di equipe vi è una formazione del personale, a tutti i livelli, per dare informazione valida, non fuorviante, alla mamma in un momento molto particolare, senza colpevolizzare in alcun modo quelle puerpere che, per un motivo o per l’altro non sono in grado di allattare al seno. LE MOTIVAZIONI Giungiamo così al nocciolo della questione ed ai motivi che ci hanno indotto a prendere questa iniziativa. E’ dato ormai accertato che, anche nei centri in cui si è lavorato al meglio ed in cui l’informazione e l’aiuto sono stati i più completi, se, da una parte si può valutare, all’atto della dimissione, una percentuale di mamme che allattano al seno, vicina al 100%; nei giorni successivi ed entro i primi tre mesi, si ha una rapida caduta di tale percentuale di allattamento naturale. Una constatazione confermata dall’esperienza che abbiamo maturato l’anno scorso presso la nostra struttura dell’ “Albero di Gaia” a Villafranca, ove abbiamo distribuito e raccolto le schede che ci forniscono notizie precise sull’andamento dell’allattamento domiciliare. Nell’ analisi delle cause che portano al calo della pratica dell’allattamento al seno, dobbiamo purtroppo prendere atto che la principale è il mancato sostegno pratico e psicologico alla donna che incontra alcune difficoltà, per lo più banali e risolvibili nel proseguire in tale ottima pratica e cito: comparsa di ragadi ai capezzoli, ingorghi e dolore mammari, valutazione di una presunta scarsa montata lattea. Ciò induce parenti, medici ostetrici e pediatri e “ amiche” della donna a dissuaderla a continuare, con le inevitabili conseguenze negative. Sembra impossibile quanto, alle volte, basti un semplicissimo consiglio pratico, un supporto psicologico per aiutare la mamma a continuare un allattamento al seno, cui crederà sempre più, apprezzandone i risultati anche a distanza di tempo. A tal punto che nella fase di svezzamento sia la mamma stessa a presentare le maggiori perplessità circa la sospensione dell’allattamento materno stesso. Ciò si dimostra tanto più vero se consideriamo che molte mamme, pur con il ritorno al proprio lavoro, organizzando la conservazione del proprio latte e somministrandolo poi con cucchiaino o bicchierino ( non con biberon!!) riescono benissimo a gestire questa pratica straordinariamente utile. Il nostro primo passo, peraltro condiviso con tutto il personale e con pediatri, sia ospedalieri che “ di libera scelta”, è stato quello di “ formare” per primi noi stessi, con un corso approfondito di 18 ore di lezioni teoriche e pratiche tenuto da colleghi “formatori” provenienti da strutture esterne, e con il supporto di consiglio e revisione di una “formatrice” Unicef. Ma ci siamo resi conto che tutto ciò da solo non basta: ci mancava il rapporto con le mamme dopo la dimissione. L’AMBULATORIO DEL LATTE Nel giro di pochi giorni, da quando abbiamo iniziato questa nuova attività, si vedono già i brillanti risultati confortati da un rassicurante apprezzamento da parte delle signore. Per ora, anche per l’esiguo numero di personale l’ambulatorio è aperto il martedì e giovedì. Rimane comunque in auge l’impegno che a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno, la mamma che telefona in reparto, o viene di persona, per evidenziare una sua difficoltà, trova sicuramente risposta! Non è certo questo il nostro obiettivo finale. Tra i Reparti di Pediatria e Ostetricia del nostro ospedale, abbiamo dedicato uno spazio denominato: “Spazio mamme-bimbi”. E tale dovrà essere: punto di incontro anche dopo la nascita, punto di aggregazione iniziale anche tra mamme, per poi poter sviluppare quei gruppi di auto-aiuto tra mamme, che già sono presenti nella nostra provincia, come in altre. Per avviare queste splendide iniziative, stimoleremo ancora le mamme come prime attrici, come le abbiamo sempre considerate, della meravigliosa vicenda dell’evento Allattamento al seno nascita. Stimoleremo gli amministratori pubblici a fornire spazi, i negozianti a creare “punti allattamento” nei loro negozi. Confido che tutto ciò porti a considerarci: Comunità amica dei bimbi. E’ sempre stata la nostra aspirazione. SALUTE E SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO SPISAL IN PRIMA LINEA PER LA GUERRA ALL’ALCOL di Emilio Cipriani UNITÀ OPERATIVA DI PROMOZIONE DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO “Diamo un passaggio alla sicurezza” Chi beve non guida! Questa regola deve entrare nel nostro stile di vita. Si deve inoltre avere il coraggio di non salire sull’auto di chi ha bevuto. Un gesto che ci permette di avere la certezza di tornare a casa sani e salvi. “Non facciamo lavorare l’alcol” Nell’ambito dello Spisal, che controlla il L’alcol presente in birra, vino, territorio ai fini della tutela della salute dei amari e super alcolici è una sostanza che lavoratori, opera una equipe di operatori che altera le prestazioni. Significa quindi perdere promuove nel mondo produttivo azioni per la il controllo della macchina o impianto che salute, la sicurezza e stili di vita sani. L’ambiente di lavoro rappresenta un contesto particolarmente favorevole per le azioni di promozione della salute soprattutto quando si integrano con le azioni che coinvolgono la famiglia e la scuola. Questa “campagna a favore di comportamenti sicuri alla guida e al lavoro”coordinata dall’Unità Operativa di Promozione della Salute, è sviluppata dagli ispettori del Dipartimento di Prevenzione che controllano la sicurezza sul Da sinistra: R. Campara, V. Zantedeschi, S. Marconi, E. Cipriani lavoro e la sicurezza alimentare. “Non lasciamoci con l’amaro in bocca” L’amaro offerto al momento di pagare il conto tante volte è quello che ci fa superare il limite di alcolemia consentito dalla legge per guidare. E’ un gesto di cortesia del ristoratore che ci può compromettere seriamente. Riflettere su questo gesto e rifiutare può salvarci la vita e preservare la patente. stiamo utilizzando rischiando di fare seri danni. Al lavoro non si deve bere alcol e non si deve arrivare alterati dall’alcol. Difficile? Sicuramente responsabile. Alcol e lavoro Non occorre essere ubriachi per avere dei problemi legati all’alcol sul lavoro. Effettivamente, molti problemi di comportamento collegati all’alcol sono associati a percentuali di alcolemia anche più bassi del limite di 0,5 grammi per litro di sangue, previsto dal codice della strada. Quindi è sufficiente bere un bicchiere a pranzo o risentire dei postumi di un eccesso di alcol la sera precedente per rischiare un infortunio. Il medico competente La promozione della salute nei luoghi di lavoro trova un giusto alleato nei “medici competenti” che nelle “fabbriche” hanno il compito di prendersi cura della salute dei lavoratori e collaborano ai progetti dell’Unità operativa di promozione della salute nei luoghi di lavoro della Ulss 22. La campagna qui illustrata è promossa nelle aziende anche da questi medici che hanno il compito di aiutare il datore di lavoro nel definire e sviluppare politiche aziendali per la salute. Aderiscono alla campagna: OBIETTIVO SANITÀ Per molti bere un bicchiere in compagnia rappresenta un piacere irrinunciabile. Per alcuni, tuttavia, bere può essere causa di numerosi problemi. Un’adeguata conoscenza delle modalità con cui si consumano le bevande alcoliche è determinante per mantenere un buono stato di salute. Gli incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro legati al consumo di alcol sono motivo, oggi, di seria preoccupazione per la sanità pubblica. 15 SERVIZIO VETERINARIO IL PESCE La rintracciabilità del prodotto a OBIETTIVO SANITÀ Vendita al dettaglio 16 L’uomo fin dai tempi antichi ha sempre avuto l’abitudine a consumare prodotti ittici (il miracolo di Gesù che ha moltiplicato i pani e i pesci, come dice il Vangelo, è un esempio calzante). Tenuto conto che la Terra è ricoperta d’acqua per due terzi, si può considerare come la risorsa (prodotti della pesca) sia importante e quali sviluppi potrà avere Un noto ristoratore valeggiano vicino ad alcune sue “creature”: “luccio in salsa e trota in “saor” in futuro. La grandissima varietà di specie ittiche in commercio ha stimolato il legislatore a redigere un elenco che comprende la denominazione in lingua italiana di prodotti della pesca presenti sul mercato, classificati in Ordine, Famiglia, Genere e Specie, e nello stesso tempo permette al consumatore di trovare qualcosa che lo soddisfi, sia a livello organolettico che economico. Si va infatti da specie rare e molto costose, a specie molto diffuse e quindi disponibili a basso prezzo, ma non per questo meno apprezzate. Tra i prodotti ittici commercializzati bisogna distinguere tre raggruppamenti principali: - I pesci veri e propri, venduti in trance come tonni e squali od interi come sgombri e sardine; - I crostacei, che comprendono gamberi, astici, aragoste, granchi e scampi; - I molluschi, che comprendono sia seppie, polpi e calamari dotati di conchiglia interna, sia di organismi con conchiglia esterna, come vongole mitili ed ostriche ma anche lumache di mare. Tutte queste specie possono essere reperite sul mercato sia fresche che congelate o trasformate in vari modi: secche (stoccafisso), salate (baccalà, aringhe), in salamoia (gamberetti), marinate (antipasti di mare), sott’olio (previa marinatura o cottura in vari modi). La legislazione prevede (finalmente) che, a tutela del consumatore, i prodotti ittici freschi o congelati siano etichettati sul banco di vendita al fine di poterne identificare: - la specie, che deve essere indicata col nome come da apposito allegato, che stabilisce il nome commerciale per 603 specie ittiche; - il modo di pesca, cioè se allevato, pescato, e/o pescato in acque dolci, - la zona di pesca, indicando il mare o l’oceano dove viene pescato (Zone FAO) . A livello commerciale si vedono, spesso, affiancate a queste diciture altre informazioni, non obbligatorie ma caratterizzanti il prodotto, come i nomi locali di talune specie, i luoghi precisi di sbarco o la provenienza nazionale del prodotto. Un carattere essenziale da ricercare nei prodotti ittici è la freschezza: identificarlo non è certo un problema per i molluschi, che per legge devono essere venduti vivi, e se quindi risultano poco vitali e riluttanti a chiudere le conchiglie, meglio non acquistarli. Per i prodotti venduti morti, invece, come i pesci, è importante osservare la brillantezza dei colori delle squame e la lucentezza (dovuta al sottile strato di muco che li ricopre da vivi); anche il colore delle branchie e la consistenza delle carni sono caratteri importanti ma SERVIZIO VETERINARIO A TAVOLA di Giorgio Foroni e Gianfranco Marchi difficilmente apprezzabili se non si maneggia personalmente il prodotto; se un pesce si presenta rigido e con le branchie di color rosso bordeaux significa che è morto da poche ore, per cui è indice indubbio di freschezza. È bene comunque rivolgersi ad un commerciante serio, in grado di consigliare il consumatore nell’acquisto del prodotto migliore per le sue esigenze e, nel dubbio, tenere presente che è meglio acquistare un buon prodotto congelato che un cattivo prodotto fresco. Il mantenimento della ca- tena del freddo, dal peschereccio fino alla vendita, è di fondamentale importanza per bloccare la proliferazione microbica e conservarne le caratteristiche organolettiche, per raggiungere l’obiettivo di sicurezza alimentare; infatti il monitoraggio delle temperature di conservazione rappresenta un punto critico di controllo sia di celle di stoccaggio, banchi frigo, frigoriferi e congelatori, e deve essere costantemente monitorata da ogni operatore per la stessa specie, al tipo di alimentaziocommerciale (OSA); gli operatori ne, alle variazioni di temperatura dell’acdel Servizio Veterinario pubblico qua o del ciclo riproduttivo. In relazione controllano poi che ogni operatoalla percentuale di grasso presente nelle re implementi rigorosamente queloro carni, i pesci vengono classificati come ste procedure di monitoraggio a magri ( massimo 3% di grassi), semigrassi completa garanzia per il consu(3-8% di grassi), grassi (8-22% di grassi). matore, predisponendo piani di In realtà, per quanto riguarda il pesce, non verifica. è tanto la quantità di grasso ad avere imUna domanda che ci si pone spesportanza da un punto di vista nutrizionale, so è: “Da un punto di vista sanitario, è meglio un prodotto pescato o allevato?” La risposta in verità non esiste. Gli allevamenti al giorno d’oggi sono controllati a partire dall’acqua e dal mangime fino al momento della macellazione e bisogna considerare che un prodotto allevato è reperibile sul mercato in maniera costante e sempre fresco, in quanto “prelevato” dalle vasche a seconda del bisogno e, fatto quanto la sua qualità. Infatti i pesci hanno non trascurabile, salvaguardando le specie un alto contenuto in acidi grassi insaturi delittiche che vivono in libertà. Il consula serie omega 3. Questi acidi grassi sono mo di pesce in Italia è salito da 10Kg molto importanti poiché sono stati correlati a 22Kg all’anno ma, viste le pregiate ad un importante effetto di prevenzione caratteristiche nutrizionali, si potrebbe delle patologie cardiovascolari: popolafare molto di più. Le linee guida per una zioni come gli esquimesi e giapponesi che sana alimentazione italiana consigliaconsumano abitualmente pesce sono molto no un adeguato consumo di pesce, che più protette nei confronti delle malattie carpuò essere anche quotidiano. diovascolari. Bisogna consumare più pesce, ma perConcludendo, il pesce fa bene ed è in linea ché? Il pesce contiene una quantità generale esente da rischi anche se alcune di proteine simili a quella della carne specie ittiche, per la loro peculiarità ad alto (15-25%) ma che vengono utilizzate più facontenuto di metilmercurio (squalo, spada, cilmente dal nostro organismo, il contenuto marlin, lucci) possono essere consumati di tessuto connettivo è scarsissimo e la dige- Si ringrazia la Ditta Perina srl - Prodotti Ittici ribilità è più elevata per la disponibilità dimostrata e il ricco mateperché più sottili e più riale fotografico fornito alla redazione. corte sono le fibre del tessuto muscolare dei pesci. Il contenuto in con maggiore attenzione da parte di dongrassi del pesce è soggetto ad una elevata ne gravide e donne che allattano bambini variabilità in relazione alla specie e, anche piccoli. OBIETTIVO SANITÀ garanzia della filiera alimentare 17 EDUCAZIONE ALLA SALUTE ALZHEIMER, conosciamolo insieme OBIETTIVO SANITÀ di Angioletta Ganassini e Francesca Soffiati 18 Da molti anni esiste una stretta collaborazione tra il Servizio di Educazione alla Salute dell’Azienda Sanitaria e il Servizio Sociale del comune di Bussolengo per formare e informare la popolazione sui corretti stili di vita. Il progetto “Alzheimer, conosciamolo insieme!” per informare, formare e sostenere i famigliari che si occupano di persone con demenza, rappresenta la realizzazione di un impegno che i servizi (servizio sociale comune di Bussolengo, Medici di Famiglia, Neurologia dell’ospedale di Bussolengo, Distretto Sanitario ecc....) si sono assunti nei confronti di quelle famiglie che si trovano ad affrontare situazioni pesanti di affaticamento fisico e personale dovuto all’assistenza e cura di persone affette da demenza. “Dall’incontro con questi familiari afferma l’assistente sociale Silvana Monchera , emerge in modo molto evidente e visibile, la necessità di essere capiti e sostenuti nell’affrontare il compito di rispondere ai bisogni assistenziali dei propri cari che hanno fisionomie ben conosciute ma comportamenti, linguaggi e atteggiamenti del tutto sconosciuti”. Come afferma il dr Bassi e la sua equipe, la malattia di Alzheimer è diventata un problema di rilevanza sociale. Ciò sia in riferimento al numero di persone che sono colpite dalla malattia, sia alle difficoltà di gestione che esse presen- tano. Questi malati sono per lo più assistiti a domicilio e per i familiari ciò rappresenta un peso fisico e psicologico notevole, che si prolunga per diversi anni. Per chi assiste, il carico in termini di tempo e di riduzione delle aspettative e opportunità di vita rispetto ai propri coetanei è rilevante, in oltre uno stato ansioso-depressivo e una diminuzione del benessere sono spesso associati a queste situazioni. In questa ottica conoscere la malattia e comprendere il comportamento della persona con demenza diventa un aiuto importante per la gestione della situazione. E’ fondamentale inoltre conoscere le risorse che il territorio mette a disposizione in quanto, soprattutto col progredire della patologia, diventa pregnante la necessità di avere un aiuto pratico in termini di “sollievo” (es. centri diurni, badanti, interventi di sollievo, contributi economici, associazioni...). Il progetto si è articolato in otto incontri della durata di circa due ore, tenutosi a partire da fine gennaio 2007, con cadenza quindicinale, presso il Centro Danese a Bussolengo con la presenza di circa 20 persone invitate personalmente. Nel corso degli incontri, si sono alternati in qualità di relatori specialisti di vari servizi e professionalità che hanno accompagnato i famigliari ad acquisire conoscenze e abilità. IL PROGRAMMA DEL PROGETTO PER CAPIRE 1. Che cos’è la demenza e i limiti della medicina. (dr. R. Bassi) 2. Dalla parte del paziente: cosa significa avere la demenza aspetti cognitivi (dr.ssa G. Sandri) Dalla parte del paziente: cosa significa 3. avere la demenza aspetti emotivi e comportamentali (dr.ssa V. Raimondi) 4. Cosa vuol dire essere familiari di una persona con demenza? (dr.ssa S. Menini) PER FARE 5. La gestione dei disturbi comportamentali e la comunicazione (dr.ssa G. Massironi) 6. Ri-attivare e mantenere le capacità cognitive (dr.ssa L. Scarpa) 7. La storia del malato come risorsa (dr.ssa V. Raimondi) PER AIUTARSI 8. Che cosa offre il territorio in ambito socio/ sanitario. (Distretto Sanitario, Comune, Associazioni) Ai partecipanti verrà consegnato un vademecum di tutti gli incontri svolti che contiene, inoltre, le domande, i dubbi e le risposte date oltre, ad un glossario dei termini più specifici riguardanti la malattia. In fine, dal questionario somministrato per la rilevazione del gradimento del corso e per conoscere i bisogni dei partecipanti, è emerso che la necessità ritenuta prioritaria del gruppo consiste nel continuare a sentirsi “famiglia” per non essere di nuovo soli nell’affrontare la malattia dei propri cari e la creazione di un centro diurno anche a Bussolengo. Da qui la richiesta di formare un gruppo di auto-mutuo aiuto per condividere esperienze di disagio, uscire dall’isolamento, scambiarsi informazioni legate alla gestione dei propri cari con l’intento di aiutare chi si trova nella stessa situazione. Questo gruppo partirà a Bussolengo il 26 giugno 2007. “L’esperienza positiva”, afferma il dr. Antonio Bortoli responsabile del progetto, “porterà l’Azienda Sanitaria a presentare il progetto a tutte le altre amministrazioni comunali.” IGIENE PUBBLICA Un tuffo dove l’acqua è più blu di Maurizio Foroni Con il ritorno dell’estate, sia la ricerca di refrigerio che la voglia di praticare attività fisica, ci porta a frequentare gli impianti di balneazione. Certamente si tratta di ambienti gradevoli ma il loro utilizzo può spesso rappresentare una condizione di rischio, anche grave, se non si osservano alcune elementari norme di comportamento e di igiene. IL RISCHIO FISICO In Italia sono circa 400 l’anno gli incidenti mortali che avvengono in piscina per annegamento o per incidenti da tuffo o salto in acqua; le statistiche inglesi ci dicono altresì che la maggior parte dei morti in piscina avviene nelle strutture di case private o di residence. E’ infatti dimostrato che la presenza attiva di assistenti bagnanti limita il rischio di subire lesioni o di morire per annegamento, tipica dell’età infantile. Ma sono i giovani la categoria maggiormente a rischio, a causa del consumo di alcol che frequentemente si associa a morte per annegamento. I giovani inoltre più spesso trasgrediscono agli avvertimenti di non correre sul bordo vasca o di non tuffarsi in acqua in maniera inadeguata; l’utilizzo incongruo degli scivoli e dei vari giochi d’acqua li fa più spesso incorrere in lesioni degli arti, della colonna vertebrale e della testa. IL RISCHIO IGIENICO – SANITARIO Le vasche degli impianti natatori rappresentano siti dove il rischio più rilevante è quello di carattere microbiologico. Le acque di piscina possono infatti rappresentare una via di trasmissione di infezioni e malattie sostenute da microrganismi che, in condizioni ambientali favorevoli, possono sopravvivere e moltiplicarsi. Gli stessi utenti sono i responsabili del deterioramento della qualità igienica delle acque. Sulla cute delle ascelle sono infatti presenti da 2 a 3 milioni di microrganismi per cmq, mentre sono 1-2 milioni sul cuoio capelluto, dove spicca la presenza di stafilococco aureo. Nella saliva i microrganismi possono essere fino a 100 milioni per ml e sono fino a 10 milioni nelle secrezioni naso – faringee. Gli utenti apportano inoltre un carico di batteri o virus enterici che può determinare patologie di tipo gastrointestinale, che sono le patologie più frequentemente contratte in piscina. E’ per questo che prima di entrare in vasca non è sufficiente bagnarsi la pelle ma è necessario eseguire una accurata doccia saponata con il lavaggio dei capelli. La doccia più importante è infatti quella che si fa prima di entrare in acqua e non quella che si fa quando si esce. E’ necessario inoltre chiarire il ruolo che hanno gli impianti tecnologici per la disinfezione delle acque. Non si tratta di sistemi “totipotenti” in grado di controllare tutto ciò che gli utenti portano in vasca. Devono infatti essere sottolineati due aspetti. Il primo è che i microrganismi presenti in piscina modificando le loro caratteristiche o aderendo alle superfici e alle squame cutanee diventano maggiormente resistenti alla disinfezione. Il secondo aspetto è che la combinazione del cloro con le sostanze organiche dà origine a dei sottoprodotti volatili che perdono gran parte della loro capacità disinfettante; questi, di cui è noto l’effetto cancerogeno, raggiungono concentrazioni anche elevate in ambienti confinati. Si può pertanto concludere che l’ambiente piscina è senz’altro un luogo piacevole in cui praticare attività sportiva. Ma deve altresì essere evidente che il “sistema piscina” è un ambiente in delicato equilibrio, in cui il mantenimento di un adeguato aspetto di igiene e sicurezza, dipende anche da un corretto comportamento dei suoi frequentatori. OBIETTIVO SANITÀ I L B AG N O E ST I VO N A S CO N D E S P E S S O D E L L E I N S I D I E . E CCO A L C U N I AT T E G G I A M E N T I DA E V I TA R E . 19 DIPARTIMENTO AMMINISTRATIVO PRENOTAZIONE CENTRALIZATA PER I TRASPORTI ORDINARI CON AUTOLETTIGA OBIETTIVO SANITÀ di Marco Giavoni 20 La Dirigenza Amministrativa Ospedaliera dell’Ulss 22 diretta da Virgilio Asileppi ha realizzato un sistema unico di gestione con prenotazione centralizzata dei trasporti ordinari con autolettiga, per coprire in maniera uniforme il territorio dell’Azienda. Ciò, utilizzando in modo ottimale associazioni e ditte convenzionate ivi operanti (Croce Verde di Verona, Croce Sanitas s.r.l., Croce Rossa Italiana – Comitato Provinciale di Verona, Associazione Volontari del Soccorso Croce Bianca di Torri del Benaco, Servizio Operativo Sanitario S.O.S. di Sona, Soccorso 2000 s.r.l., Humanitas s.n.c., Associazione di Pubblica Assistenza Volontari S.O.S. di Valeggio sul Mincio), ma soprattutto le ambulanze presenti nei nostri ospedali, sia durante l’orario di servizio, sia con le modalità previste nel progetto obiettivo, realizzato allo scopo, con l’impiego del personale in servizio presso le UU.OO. di Pronto Soccorso dei vari Ospedali. Detto sistema andrà ad inte- grarsi al programma informatico già operativo dall’anno 2004, realizzato dalla ditta Media&tech s.r.l., che risponde alle esigenze della nostra Azienda di attuare attraverso un sistema on-line la raccolta e l’analisi dati del servizio di pronto soccorso con autolettiga. Il programma permetterà di razionalizzare i costi del servizio trasporti che, anno dopo anno, stanno “lievitando” a fronte di un considerevole aumento dell’attività dovuto alle seguenti motivazioni: • Il notevole incremento della richiesta di trasporti per accertamenti diagnostici, terapie, consulenze, Virgilio Asileppi sia da istituti di ricovero non ospedalieri che domiciliari, a seguito dell’entrata in vigore della specifica normativa regionale. • La necessità di organizzare la raccolta FUNZIONAMENTO DEL PROGRAMMA La richiesta dovrà essere inviata via fax al numero 045/6712244 per tutti i servizi programmabili. Le eccezioni, e per questo si intendono “richieste urgenti” di consulenze, esami, trasferimenti provenienti dai reparti e servizi degli ospedali dell’ Ulss da effettuarsi nell’immediato e al di fuori dell’orario di apertura dell’ufficio sopra citato, dovranno essere presentate al Pronto Soccorso del proprio ospedale che provvederà all’attivazione del servizio. Nel caso tale necessità urgente si presenti per le Case di Riposo, servizio A.D.I., gli stessi provvederanno a contattare una delle associazioni o ditte convenzionate con la nostra Azienda e, comunque, il servizio sarà verificato e convalidato successivamente dall’ufficio designato. ed il trasporto di sacche di sangue dagli Ospedali di Malcesine, Isola della Scala e Villafranca all’Ospedale di Bussolengo e viceversa. • Il perdurare dello stato d’inagibilità dell’Ospedale di Villafranca che ha reso necessaria una riorganizzazione dell’attività di trasporto per fronteggiare le situazioni, anche d’emergenza, della popolazione residente nel territorio del distretto sanitario n° 3 afferente alla suddetta struttura ospedaliera. Dallo scorso 2 Ottobre è stata attivata la prenotazione centralizzata dei trasporti secondari degli ospedali di Bussolengo e Caprino, dal 2 Novembre degli Ospedali di Isola della Scala e Malcesine e dal 2 Gennaio è stato attivato in via sperimentale questo programma anche per il Punto Medico di Villafranca, le Case di Riposo presenti sul territorio dell’Ulss 22 ed i trasporti organizzati dai Distretti Sanitari. La postazione di lavoro centralizzata per l’attivazione della prenotazione dei trasporti secondari avrà sede presso gli uffici della Dirigenza Amministrativa di P.O., sarà operativa dal lunedì al venerdì (esclusi festivi) dalle ore 8.30 alle ore 15.00 e risponderà al seguente numero telefonico: 045/6712121. In questa fase sperimentale, tutti i trasporti, esclusi quelli attivati da Verona Emergenza, dovranno essere organizzati esclusivamente da codesto ufficio. BANCA VERONESE: CON NOI I TUOI RISPARMI SONO AL SICURO EMETTIAMO OBBLIGAZIONI GARANTITE DAL FONDO DI GARANZIA DEGLI OBBLIGAZIONISTI DEL CREDITO COOPERATIVO PER MAGGIORI CHIARIMENTI CHIEDI INFORMAZIONI PRESSO LO SPORTELLO DI: VILLAFRANCA DI VERONA - VIA N. BIXIO, 177 TEL 045 7902211 – FAX 045 7902213 [email protected] PRIMA DELL’ADESIONE LEGGERE ATTENTAMENTE I FOGLI INFORMATIVI