ANDARE OLTRE IL CORTO CIRCUITO TRA LA bANCA E L

Transcript

ANDARE OLTRE IL CORTO CIRCUITO TRA LA bANCA E L
0100.temi1_213_0100.temi1_213.qxd 30/01/13 15.56 Pagina 1
economia & management 2 - 2013
temi di management
intermediazione finanziaria e assicurazioni
Temi di Management
intermediazione finanziaria e assicurazioni
andare oltre il corto circuito
tra la banca e l’impresa
proposte e soluzioni
Le risposte per risolvere e andare oltre il corto circuito ci sono e devono essere differenziate distinguendo tra la parte di mercato che ha caratteri più di tipo massivo e seg-
Claudio Zara
SDA Professor AIFA [email protected]
N
el corso del 2012 si è concretamente palesata la temuta
stretta creditizia, con evidenti
riduzioni a livello dei volumi di prestiti
concessi dalle banche alle imprese e,
contemporaneamente, con un aumento del costo dei medesimi, non solo a livello di tassi di interesse ma anche con
l’applicazione a regime delle commissioni di disponibilità fondi. Tale situazione di credit crunch proseguirà per almeno tutto il 2013, poiché è l’effetto di
un insieme di concause che di seguito
si passano in rassegna, distinguendo
tra cause di contesto e cause interne alle banche. Partiamo dalle prime.
Ω Inasprirsi della regolamentazione sulla
adeguata patrimonializzazione per la
gestione dei rischi: l’aumento del livello dei coefficienti di patrimonializzazione richiesti alle banche ha determinato un effetto di delevering dell’attività creditizia che richiede una
maggiore disponibilità di capitale a
parità di volume dell’attività svolta,
rendendo tra l’altro la concessione
dei prestiti un’attività meno redditizia rispetto al passato; in particolare,
per le banche maggiori che rientreranno nell’alveo della c.d. vigilanza
europea, è motivo di grande preoccupazione l’applicazione di regole che
dovrebbero essere più stringenti rispetto a quelle domestiche.
Ω La crisi del debito sovrano ha aumentato il costo della raccolta, sia a livello
wholesale ma anche, pur se in misura minore, a quello retail, rendendo
l’attività di impiego potenzialmente
meno redditizia nel caso in cui non si
riesca a traslare l’aumento dei tassi
passivi su quelli attivi. Questo elemento appare però essere in via di
assorbimento sia perché le condizioni attuali di mercato sono tali da realizzare concretamente questa traslazione di prezzo sia perché il differenziale di rendimento tra titoli italiani e
titoli benchmark (di solito i bund tedeschi) ha iniziato a ridursi a partire
dal IV trimestre 2012.
Ω Il trend negativo, a livello sia di volumi
di affari sia di profitti, delle economie
reali europee, e in particolare di quella
italiana, ha provocato una riduzione
del risk appetite delle banche nell’ambito della concessione dei prestiti. La paura di dovere sopportare ingenti sofferenze su controparti che non solo
soffrono la congiuntura negativa ma
1
© RCS Libri SpA - TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI
menti del mercato in cui le strategie di diversificazione possono avere successo.
0100.temi1_213_0100.temi1_213.qxd 30/01/13 15.56 Pagina 2
Temi di Management intermediazione finanziaria e assicurazioni
temi di management
anche presentano strutture di capitale ancora fortemente indebitate, ha
ulteriormente influenzato la destinazione della liquidità immessa nel sistema dalla BCE, poiché le banche
hanno preferito, e forse è stato anche
suggerito loro, investire in titoli di
Stato, che sono un investimento che
presenta buoni livelli di rendimento,
un basso livello di rischio effettivo,
nessuna complessità organizzativa e
basso costo per la loro gestione, rispetto all’alternativa di immetterli
nell’attività creditizia a supporto
dell’economia reale.
Tra le seconde, che sono state anche influenzate dalle prime, si segnalano:
Ω La strategia di disimpegno dall’attività
creditizia che le banche, soprattutto tra
le maggiori, hanno messo in atto a partire dagli anni 2000. L’abbandono
progressivo dell’attività creditizia è
stato deciso a causa delle seguenti
problematicità: complessità organizzativa; necessità di disporre di personale altamente qualificato e con competenze specifiche; elevati assorbimenti di capitale per fronteggiare il
rischio di credito, soprattutto nel
segmento di mercato c.d. speculative; elevato profilo di rischio dell’attività sopportato. In particolare, da
parte di alcune banche si è ritenuto
di individuare nei business dell’intermediazione mobiliare e del risparmio
gestito le alternative strategiche su
cui focalizzarsi.
Ω L’entrata a regime delle normative di
vigilanza volte alla gestione dei rischi, e in particolare di quello di credito (c.d. Basilea 2) determinando
approcci di misurazione del rischio
di controparte di tipo formalizzato e
“a modello”, di norma sintetizzate
con l’espressione “rating di contro-
2
zara
parte”, ha introdotto in banca un nuovo ed esclusivo modo di trattare le informazioni di tipo quantitativo (dati
economico-finanziari e di andamentale dei rapporti creditizi). Come è
già stato discusso in un precedente
intervento, sempre in questa sezione
1
della rivista, l’applicazione rigida di
questo approccio alle scelte di politica creditizia, fino ad arrivare alla singola analisi del merito creditizio di
controparte, ha determinato una forte distorsione delle azioni commerciali delle banche creando, da una
parte, un affollamento competitivo
sul segmento di mercato dei “migliori” prenditori (c.d. investment grade)
e, dall’altra, un irrigidimento delle
condizioni di prestito verso i clienti
più rischiosi, ossia di tipo sub-investment e speculative, che nel caso
italiano rappresentano la maggioranza dei prenditori e che spesso, anche
se non esclusivamente, sono PMI.
Ω Nel mondo bancario gli anni 2000 si
sono ulteriormente caratterizzati per
una tensione alla ricerca dell’efficienza
operativa attraverso la standardizzazione delle procedure. Anche questo tema è già stato analizzato in un recen2
te contributo dove è emerso che
una logica di rigida standardizzazione secondo caratteri che sono tipici
dell’attività bancaria retail male si
adatta a quella corporate che, al contrario, a causa della complessità dei
suoi contenuti, trova espressione
strategica corretta nella capacità di
differenziazione verso i diversi cluster di clientela che formano il mercato del credito alle imprese.
Ω Infine, non si può sottacere un certo
ritardo a livello sia di gestione manageriale sia di patrimonio di competenze
disponibili necessari per fare evolvere
le prassi gestionali dell’attività che è
alla base dell’agire della politica creditizia della banca. La segmentazione della clientela, l’articolazione in
modalità efficaci ed efficienti dei modelli organizzativi e di servizio, le metodologie di analisi del merito creditizio nei fatti non sono evolute, oppure
sono troppo poco evolute, nel corso
degli ultimi quindici anni.
All’interno del mondo bancario, e in
particolare in quello delle banche maggiori, vi è consapevolezza di queste criticità e si sta cercando di rispondere
con ulteriori evoluzioni dei propri orientamenti strategici, dovendo orientare la
scelta tra continuare nella strategia di
disimpegno oppure introdurre elementi di tipo adattivo all’attuale contesto
competitivo e di mercato. Ovviamente,
per il bene del nostro paese ma anche
per il bene delle banche stesse, vi è da
augurarsi che rimanga una minoranza
numericamente esigua chi si orienta
sulla prima opzione e che invece sia la
maggioranza ad orientarsi verso la seconda opzione, che dovrà trovare risposte rispetto agli obiettivi di:
Ω mantenimento di logiche di efficienza basate sui concetti di standardizzazione e di mercato massivo almeno per quella fascia di mercato, prevalentemente composto da PMI, che
non presenta le condizioni necessarie per l’implementazione di strategie
di diversificazione che possano essere redditizie per la banca;
Ω forte attenzione al mantenimento di
un livello di risk appetite il più basso
possibile nella concessione dei prestiti, per lo meno fino al perdurare
del trend economico negativo per
l’economia reale;
Ω focalizzazione sulla gestione della leva capitale, che continuerà a rimanere risorsa scarsa più di quanto sia
© RCS Libri SpA - TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI
economia & management 2 - 2013
0100.temi1_213_0100.temi1_213.qxd 30/01/13 15.56 Pagina 3
economia & management 2 - 2013
stata, e in parte ancora sia, la disponibilità di liquidità.
Questo scenario non certo di inversione di tendenza del credit crunch, ma
piuttosto di adattamento a un contesto
di crescita zero, non trova sicuramente
un elemento di dissuasione nelle caratteristiche della domanda. Anche il mercato dei prenditori, soprattutto le PMI,
a sua volta evolve lentamente e il più
delle volte sotto la pressione degli eventi. Continuano a persistere gli elementi
di debolezza della domanda delle imprese italiane, ossia opacità informativa, basso livello di qualità della relazione, livelli di rischiosità elevata data dalla
combinazione tra bassi profitti e alto leverage. Ancora una volta si ripropone il
corto circuito tra banca e impresa!
In realtà le risposte per risolvere e andare oltre il corto circuito ci sono e devono
essere differenziate distinguendo tra la
parte di mercato che ha caratteri più di
tipo massivo e segmenti del mercato in
cui le strategie di diversificazione possono avere successo. In questo secondo
ambito di mercato gli approcci sono già
stati ben codificati (Zara 2001, 2012) e
attendono solo di essere realizzati. Ci si
concentra invece sul mercato mass, che
è anche quello numericamente più rilevante. In tale mercato lo slogan che possiamo assumere è: “il single name all’interno del contesto di riferimento”.
La singola azienda (in termine bancario
è il c.d. single name), analizzato stand
alone secondo i rigidi criteri di attribuzione del rating di controparte, presenta
frequentemente una fotografia negativa
che viene rubricata tra i rating speculative, però riesce spesso “a resistere” in
quanto inserito in un contesto che, nel
suo insieme, si trova in una situazione
temi di management
intermediazione finanziaria e assicurazioni
complessiva migliore, esprimibile per
esempio attraverso l’osservazione di un
livello superiore dei fattori di competitività e di redditività del business. Elemento chiave di evoluzione dell’approccio di analisi del merito creditizio sul
single name diventa quindi sapere leggere l’azienda nel suo contesto di riferimento e, ovviamente, in un orizzonte
temporale non solo storico ma soprattutto attuale e prospettico. Il contesto di
riferimento può essere definito secondo
diversi approcci (il settore, la filiera, la
rete d’imprese, l’aggregazione – associazione, fiera ecc. ) dove quelli più facilmente definibili appaiono essere il micro-settore di appartenenza e la rete
3
d’imprese. Tra l’altro, lo sviluppo di
un’analisi qualitativa (ossia sui dati di tipo competitivo) e prospettica di un contesto consente di conseguire le necessarie economie di scala, essendo applicabile a tutte le aziende del contesto, che
la rendono economicamente sostenibile anche nel mercato di massa. La corretta analisi del contesto e l’individuazione degli elementi di positività, ovviamente quando presenti, diventano così
l’elemento fluidificante per le decisioni
creditizie a livello di single name.
Inoltre, tale approccio può essere positivamente trasferito a monte a livello di
gestione del rischio di concentrazione
ex ante nel portafoglio crediti della banca. L’individuazione dei contesti positivi e delle correlazioni tra di essi può
portare un contributo positivo alle scelte di composizione del portafoglio dei
crediti, al fine di sfruttare il beneficio di
diversificazione, contribuendo alla definizione di obiettivi di composizione del
portafoglio, per es. su base settoriale,
che, ai fini del loro conseguimento, potrebbero riversare incentivi di orienta-
mento dell’azione commerciale della
rete della banca, per es. consentendo
una politica di prezzo più favorevole alle aziende appartenenti ai contesti sotto pesati rispetto a quanto sarebbe loro
attribuito se valutate individualmente.
Questa tematica, oltre alla codifica delle best practice a livello di analisi del
merito creditizio sul single name, sarà
sviluppata all’interno del corso Analisi
strategico finanziaria d’impresa – ASFI
– dell’AIFA, che è storicamente il punto
di riferimento della Scuola per la riflessione e l’apprendimento delle azioni
per il miglioramento dell’analisi del merito creditizio nell’ambito del rapporto
tra la banca e l’impresa. Per l’uomo di
banca il corso permette di trovare soluzioni pratiche per la corretta definizione
del merito creditizio di controparte, nel
rispetto – ma andando oltre – delle limitazioni poste dall’applicazione dei
rating di vigilanza. Per l’uomo di impresa il corso consente di individuare le
chiavi di lettura per l’impostazione di
un rapporto creditizio efficace ed efficiente, imparando a comunicare e valorizzare i propri punti di forza percepiti
tali dalle banche, non solo a livello di
single name ma anche riferendosi al
contesto di appartenenza, al fine di
conseguire una gestione attiva e propositiva del proprio merito creditizio per
fronteggiare il credit crunch che sta caratterizzando il mercato del credito. π
1. Zara C., “Il ruolo dell’analisi finanziaria nella
ristrutturazione dei portafogli corporate delle
banche”, Economia & Management, n.1, 2011.
2. Zara C., “Il rapporto banca-impresa: dal
conflitto alla logica win-win”, Economia &
Management, n. 1, 2012.
3. Intesa Sanpaolo, Mediocredito Italiano, Il
secondo osservatorio Intesa Sanpaolo - Mediocredito Italiano sulle reti d’impresa, Servizio Studi e Ricerche, 9/2012, ISP, Milano.
3
© RCS Libri SpA - TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI
prospettive di ricerca