Comportamenti sicuri - Associazione Ambiente e Lavoro

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Comportamenti sicuri - Associazione Ambiente e Lavoro
COMPORTAMENTI SICURI:
FORMAZIONE DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO NEL LABORATORIO DI
FALEGNAMERIA PROGETTO FORMATIVO DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO RIVOLTO
Al GIOVANI DETENUTI IPMC. BECCARIA
Una menzione speciale è stato assegnata al progetto presentato dalla
Fondazione Enaip Lombardia. Alla realizzazione del progetto ha collaborato il
gruppo di lavoro formato da
Enaip : S. Vac caro in qualità di referente del progetto formativo, F. Bruno, M. Busnelli, R. La
Tassa, G.Messina in qualità di progettisti e F.Chinellato in qualità di progettista e docente.
ASL Milano - Servizio PSAL: V. Cassinelli, E. D'Agostino, N. Piuselli, G. Venturini in qualità di
docenti e progettiste. E. Sgaramella in qualità di docente, progettista e esperta in processi
formativi di salute e sicurezza sul lavoro.
Comune di Milano:M. Sala in qualità di
co-docente
CTP - Istituto Cavalieri: S.Tolio in qualità di
progettista
RSPP IPM C. Beccaria: F. Bettin in qualità
di docente
Formare alla Professione in salute e sicurezza sul lavoro
Il Servizio PSAL dell’ASL di Milano nel corso dell’attività di controllo svolta presso l’Istituto di
Pena Minorile (IPM) Cesare Beccaria ha verificato che i programmi formativi elaborati per i
laboratori professionalizzanti non affrontavano, se non in modo superficiale, gli aspetti relativi
alla prevenzione dei rischi occupazionali.
Ha, così, promosso una strategia d’intervento per far fronte a tale carenza, coinvolgendo gli
educatori, i docenti del laboratorio di falegnameria e la Direzione dell’IPM C. Beccaria; è
stata, quindi, sviluppata e messa in atto una specifica riprogettazione del programma
formativo, mirata alla individuazione dei rischi e al rispetto delle misure di prevenzione nel
laboratorio scolastico da parte dei ragazzi detenuti.
Il particolare contesto di intervento ha condotto alla decisione di coinvolgere un certo
numero di operatori della prevenzione, impegnandoli in un intervento sui temi della sicurezza
sul lavoro rivolto a ragazzi ‘problematici’; questi, infatti, non presentavano una percezione
dei rischi lavorativi, e - fuori dal carcere – avevano assunto comportamenti e atteggiamenti
“devianti” che avrebbero condizionato in modo significativo sia gli aspetti relazionali sul
lavoro sia le situazioni di rischio – in termini di igiene e sicurezza sul lavoro – in occasione di un
loro possibile avviamento in qualsiasi realtà lavorativa.
Lo spirito che ha animato e fatto procedere il progetto, però, era molto più ambizioso.
All’interno dell’Istituto di Pena, infatti, operano diverse figure professionali che, con l’obiettivo
1
comune di favorire la rieducazione e il reinserimento sociale dei ragazzi ospiti, offrono le
cosiddette attività del trattamento, tra cui la formazione professionale. Il proposito che ha
mosso il Servizio PSAL consisteva nel progettare interventi formativi specifici che, integrando
le attività professionalizzanti, fornissero ai ragazzi gli strumenti necessari per affrontare il
mondo del lavoro con la consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri in materia di
salute e sicurezza. Si trattava, quindi, di apportare un contributo all’immenso lavoro svolto
quotidianamente dagli educatori penitenziari, con lo scopo di condurre i ragazzi verso quei
valori di tutela della salute che dovrebbero costituire le fondamenta di qualsiasi lavoro, con
un valore aggiunto all’attività effettuata dai ragazzi, così da rendere le loro professionalità
più appetibili in un momento di profonda crisi occupazionale.
L’obiettivo del progetto formativo doveva tenere in considerazione la normativa vigente (art.
37 D.Lgs. 81/08 e i contenuti dell'Accordo Stato Regioni n. 221/2011) che prescrive 16 ore di
formazione di base dei giovani detenuti frequentanti il laboratorio, equiparati a lavoratori, e
la specificità dell’utenza a cui era rivolto, al fine di garantire l’inclusione dei temi di salute e
sicurezza sul lavoro all’interno e durante l’attività formativa professionalizzante gestita
dall’Enaip.
Per rendere coerente il lavoro di progettazione all’obiettivo generale sono stati scelti alcuni
obiettivi specifici:
− definire i bisogni formativi dal punto di vista della direzione del carcere e dal punto di
vista dei ragazzi che frequentano il laboratorio di falegnameria;
− definire i contenuti da affrontare sulla base dell’Accordo Stato Regioni n. 221/2011;
− individuare le metodologie didattiche e valutative appropriate al contesto e all’utenza
cui il corso è rivolto;
− realizzare i materiali didattici necessari per l’erogazione della formazione ripetibile nel
tempo;
− definire il programma dell’intervento formativo.
Il raggiungimento di ciascuno degli obiettivi sopraelencati ha comportato il coinvolgimento
e la collaborazione degli operatori dell’Istituto. Ciò è stato previsto per consentire il
raggiungimento di un ulteriore obiettivo non dichiarato ma ugualmente importante: indurre
gli educatori a considerare la formazione di salute e sicurezza sul lavoro come parte
integrante del percorso professionalizzante.
Progettazione del percorso formativo di salute sicurezza sul lavoro
ANALISI DEI BISOGNI FORMATIVI
Per la progettazione del corso “Comportamenti sicuri" si sono tenuti in considerazione gli
aspetti caratteristici del contesto emersi dall’analisi dei bisogni:
ELEMENTI EMERSI DALL’ANALISI DEI BISOGNI
2
Organizzazione
Carenza di interventi formativi pregressi in materia di salute e sicurezza sul lavoro
Necessità di adempiere ad un obbligo normativo
Tempi di permanenza presso l’IPM molto variabili, talvolta di breve durata
Frequente avvicendamento dei detenuti
Giornate formative rigidamente scandite dai tempi del contesto penitenziario
Difficoltà dell’IPM di investimenti finanziari
Destinatari
Giovani maschi, età compresa tra 14 e 21 anni
Origine in prevalenza straniera
Bassa percezione del rischio
Propensione a trasgredire le regole
Scarsa capacità di concentrazione
Rifiuto per il sistema scolastico e per i saperi astratti da esso proposti
Buona comprensione della lingua italiana
Necessità di far leva sulle loro motivazioni, proponendo saperi spendibili nel mondo del
lavoro
Necessità di prediligere metodologie didattiche attive e, quando possibile, esperienziali
STRUTTURA E CONTENUTI
Il percorso formativo è stato suddiviso in due moduli: formazione generale e formazione
specifica ed è costituito da tredici unità didattiche della durata effettiva di circa 2 ore
ciascuna, con modalità attiva che privilegi l’intelligenza pratica dei ragazzi e con il loro
continuo coinvolgimento finalizzato all’emersione delle potenzialità positive individuali.
Cinque di tali unità didattiche sono riferite ai concetti base di sicurezza sul lavoro, mentre
le rimanenti affrontano i rischi professionali propri della falegnameria, approfondendo gli
aspetti inerenti l'utilizzo di macchine, materiali e attrezzature. I docenti sono gli stessi
formatori/educatori del laboratorio con il supporto iniziale degli operatori del Servizio PSAL
dell’ASL di Milano. I temi della gestione delle emergenze, della lotta antincendio,
dell'organizzazione del primo soccorso e del rischio elettrico, per il cui approfondimento è
necessaria una radicata familiarità con la struttura penitenziaria e con la sua complessa
organizzazione, sono affrontati da una figura interna all’Istituto, l’RSPP.
Di seguito si riporta la progettazione esecutiva delle unità didattiche del percorso formativo
“Comportamenti sicuri”:
COMPORTAMENTI SICURI: PROGETTAZIONE ESECUTIVA – Modulo di formazione generale
CONTENUTI
OBIETTIVI FORMATIVI
STRUMENTI
E
METODOLOGIE
3
DIDATTICHE
UD 1 – 2 h
Presentazione del percorso (struttura,
motivazioni ed obiettivi)
Conoscere l’articolazione del percorso formativo
“Comportamenti sicuri".
Patto d'aula
Le figure della prevenzione: datore di
lavoro e lavoratore.
Dalla definizione normativa al ruolo assunto
durante l’attività professionale.
Le parole della sicurezza:
Salute, malattia
•
Infortunio, malattia professionale
UD 2 – 2 h
Le parole della sicurezza:
•
Pericolo, rischio e danno
•
Prevenzione protezione
•
Dispositivi di protezione collettiva ed
individuale
Tracciare i confini delle due figure della
prevenzione in termini di diritti, obblighi e
responsabilità.
Condividere il significato dei termini
salute/malattia e infortunio/malattia
professionale, delineando un passaggio logico
dal contesto di vita quotidiano a quello
professionale.
Interiorizzare il significato dei concetti pericolo,
rischio e danno, associandoli al contesto
quotidiano e a quello lavorativo.
Costruire collettivamente esempi di misure
preventive e protettive.
Presentazione di diapositive
Proiezione del video “promozione e
sicurezza sul lavoro”
Brainstorming rispetto alla figura del
lavoratore
Presentazione di diapositive
Presentazione di diapositive
Esercitazione “salute o malattia?”
Proiezione di filmati televisivi
Esercitazione “infortunio o mal. Prof?”
Presentazione di diapositive
Utilizzo di elaborati grafici
Esercitazione “pericolo, rischio, danno”
Proiezione filmati Napo
Esercitazione “I DPI”
Proiezione filmato “pillole di sicurezza:
le cuffie"
Presentazione di diapositive
UD 3 – 2 h
Falegnameria, rischi per la salute e misure
preventive e protettive:
•
Polveri
•
Vapori (chimico)
•
Simboli di rischio
•
Scheda sicurezza
•
Rumore
•
Movimentazione manuale dei carichi
Le figure della prevenzione:
•
L’organigramma della prevenzione
aziendale: l’RSPP
UD 4 – 2 h
Le figure della prevenzione:
•
L’organigramma della prevenzione
aziendale: lavoratore, datore di
lavoro, preposto, RSPP, Medico
competente, RLS
•
Organi di vigilanza, controllo e
assistenza
Elencare rischi correlati all'attività lavorativa in
falegnameria, individuando le relative misure di
prevenzione e protezione.
Condividere il disagio provato a seguito
dell’insorgenza (simulata) di un danno
(ipoacusia)
Proiezione filmati Napo
Esercitazione “pericolo, rischio, danno”
Esercitazione “schede di sicurezza”
Esercitazione “come (ti) senti”
Esercitazione “la movimentazione
corretta”
Saper attivare le funzioni dell’RSPP e riconoscere
l’importanza di collaborazione con questa figura
professionale.
Individuare diritti e doveri previsti per i vari
soggetti aziendali e, contestualizzando nella
propria realtà lavorativa, identificare
nell’organigramma dell’IPM Beccaria le figure
cui spettano compiti e responsabilità in tema di
tutela della sicurezza sul lavoro.
Intervista all’RSPP strutturata dai
ragazzi
Presentazione di diapositive
Proiezione video “intervista doppia: la
sicurezza da diversi punti di vista”
Avere consapevolezza delle proprie
responsabilità in qualità di lavoratore.
Esercitazione “datore di lavoro e
lavoratore:compiti e obblighi”
Comprendere la necessità dell’assunzione delle
proprie responsabilità e della collaborazione tra
le diverse figure della prevenzione.
Esercitazione “Chi fa cosa?”
Saper attivare il ruolo di tutela degli enti di
controllo.
Proiezione video “I compiti dell’organo
di vigilanza”
4
UD 5 – 2 h
Rischio elettrico:
•
Elettrocuzione (cause e danni)
•
Contatto diretto/indiretto
•
Corto circuito
•
Misure di prevenzione e protezione
Segnaletica di sicurezza:
•
Pericolo
•
Divieto
•
Prescrizione
•
Antincendio
•
Emergenza
Conoscere le principali nozioni di sicurezza
elettrica, individuando le potenziali situazioni di
rischio.
Presentazione di diapositive
Associare a ciascuna tipologia di cartello di
sicurezza il corretto significato.
Gestione delle emergenze:
•
Definizione di emergenza
•
Obblighi del datore di lavoro
•
Procedure d’emergenza e di primo
soccorso
Esercitazione “cosa non va”
Saper mettere in atto le misure di gestione delle
emergenze e di primo soccorso individuate
dall’IPM
Proiezione filmati Napo
COMPORTAMENTI SICURI: PROGETTAZIONE ESECUTIVA – Modulo di formazione specifica
SQUADRATRICE (1h e 30 min.), SEGA A NASTRO (1h e 30 min.), PIALLA A FILO (1h e 30 min.), PIALLA SPESSORE(1h),
LEVIGATRICE (45 min); TRONCATRICE (45 min.), TRAPANO A COLONNA/DA BANCO – TRAFORO –UTENSILI MANUALI (2 h)
CONTENUTI
OBIETTIVI FORMATIVI
STRUMENTI E METODOLOGIE DIDATTICHE
Descrizione, per ciascuna attrezzatura
di lavoro, della funzione e delle
lavorazioni per cui può essere usata,
analizzando:
•
Componenti
•
Rischi (Infortunistico, elettrico,
esplosione, chimico, rumore,
vibrazioni)
•
DPI necessari
Saper elencare la funzione e i
componenti dell’attrezzatura di lavoro,
individuandone i rischi e le misure di
prevenzione specifiche.
Realizzare una scheda macchina
rielaborando le indicazioni ricevute.
Applicare in laboratorio le conoscenze
teoriche, effettuando sia le operazioni
di preparazione della macchina che le
vere e proprie lavorazioni, attuando le
procedure di lavoro in sicurezza
apprese in aula.
Presentazione di diapositive
Fotografie delle attrezzature del
laboratorio
Proiezione filmati “SuvaPro: la
lavorazione del legno sicura ed
efficace”
Esercitazione “individua sul poster le
componenti della macchina”
Esercitazione a risposta multipla
Realizzazione
scheda
macchina
individuale
Procedure di sicurezza
La progettazione esecutiva ha tenuto in considerazione tutti gli elementi emersi nell’analisi
dei bisogni formativi e nella fase sperimentale di erogazione si è avuto un riscontro positivo
sulle scelte progettuali. La gestione autonoma della formazione di base consente di far
fronte al continuo avvicendamento dei ragazzi che intraprendono l’attività del laboratorio di
falegnameria e alla carenza di risorse economiche da parte dell’Istituto. I ragazzi prima di
utilizzare le attrezzature di lavorazione del legno ricevono la formazione di base per la
prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. La breve durata delle unità
didattiche consente di soddisfare le esigenze del sistema penitenziario e di tenere
concentrati i ragazzi nell’attività formativa, soprattutto in quella d’aula. A titolo di esempio, si
descrivono i contenuti e le modalità didattiche previste nell’Unità didattica 1 del Modulo di
formazione generale: al termine della parte introduttiva e di presentazione del corso, è
prevista la trattazione dei concetti di salute e malattia introdotti con una semplice
esercitazione: vengono proposte ai ragazzi alcune immagini tratte da un cartone animato,
5
chiedendo loro di associare a ciascuna di esse il concetto di salute o di malattia. Tra le
immagini proposte, alcune sono indubbiamente associate ad uno stato di morbilità
(ragazzina affetta da varicella), altre, rappresentando il disagio psichico e non la malattia
comunemente intesa, possono lasciar adito ad alcuni dubbi. Lo scopo dell'esercitazione è
proprio quello di includere nel concetto di malattia anche il disagio psichico e sociale,
arrivando alla definizione fornita dall'OMS secondo cui il termine salute è riferito ad un
completo stato di benessere fisico, psichico e sociale e non solo ad assenza di malattia.
Il passaggio logico da salute/malattia a infortunio/malattia professionale è intuitivo: il
lavoro non deve essere causa di alterazione dello stato di salute. Per introdurre il concetto
di infortunio, viene proiettato un filmato estratto da un telegiornale che, fornendo un
quadro generale della situazione italiana, presenta gli infortuni avvenuti nell'ultima
giornata lavorativa. Il concetto di malattia professionale, invece, viene affrontato
proiettando due differenti filmati: un estratto dalla trasmissione televisiva Le morti
silenziose - Blu notte relativo alle morti d'amianto e un servizio giornalistico sull'asbestosi.
Gli spezzoni filmici proposti sono stati selezionati per riportare i ragazzi ad un contesto
reale. Dopo l'esercitazione che vedeva come protagonisti i personaggi di un cartone
animato, infatti, è sembrato necessario presentare dei materiali percepiti come veri e
quotidiani, per far capire come infortuni e malattie professionali siano tristemente
all'ordine del giorno.
A seguito di ciascuna proiezione viene proposta una breve definizione dei concetti di
infortunio e di malattia professionale, per poi concludere la giornata con un'ultima
esercitazione. Viene fornito ai ragazzi uno stampato su cui sono presentate delle brevi
storie professionali che si concludono con l'alterazione dello stato di salute del lavoratore
protagonista. Il mandato prevede che ciascuno di loro indichi, tra le diverse alterazioni
proposte, quali sono state causate da malattia professionale e quali da infortunio. Al
termine dell'esercitazione, ognuno legge una storia professionale, condividendo con i
compagni la risposta che ritiene corretta. Dopo un confronto con l'aula, si procede
mostrando la soluzione al quesito utilizzando l'apposita diapositiva conclusiva. È
importante precisare che questa esercitazione non si pone come obiettivo la trasmissione
della definizione nozionistica dei due concetti ma, presentando estratti da indagini
realmente condotte su infortuni e malattie professionali, consente ai ragazzi di
familiarizzare con alcune dinamiche relative a situazioni lavorative concrete.
Ogni incontro si conclude con la proiezione di alcuni filmati della serie NAPO 1 al fine di
ribadire e chiudere con strumenti multimediali spiritosi i temi affrontati nella lezione.
Il Modulo di formazione specifica: attrezzature di lavoro comprende le sette unità didattiche
relative a ciascuna delle attrezzature di lavoro presenti nel laboratorio di falegnameria:
1. squadratrice
2. sega a nastro
1
Serie cartonata realizzata grazie alla collaborazione di INAIL, SUVA, AUVA, INRS, DGUV e finanziata dall’Agenzia europea per la
sicurezza e la salute sul lavoro di Bilbao.
6
3. pialla a filo
4. pialla spessore
5. levigatrice
6. troncatrice
7. trapano a colonna/da banco – traforo – utensili manuali
Ogni attrezzatura di lavoro deve essere affrontata nel corso di un incontro dedicato, con la
possibilità di accorparne un massimo di due per volta.
Ciascuna unità didattica presenta le sezioni di seguito elencate:
− introduzione, utile ad inquadrare la funzione generale e le principali lavorazioni per
cui l'attrezzatura di lavoro può essere utilizzata;
− componenti e comandi, con particolare rifermento ai dispositivi di prevenzione e
protezione
− rischi associati all’utilizzo dell’attrezzatura (infortunistico, elettrico, rumore)
− DPI
− procedure di lavoro in sicurezza
Con l'obiettivo di focalizzare l'attenzione sulle macchine effettivamente utilizzate dai ragazzi,
tutti i materiali sono stati sviluppati impiegando fotografie scattate in laboratorio ed estratti
dai manuali d'uso e manutenzione. Le principali attrezzature di lavoro (pialla a filo,sega
circolare, sega a nastro), sono state affrontate anche mediante la proiezione di alcuni filmati della
serie "La lavorazione del legno sicura ed efficace", realizzati dal SUVA 2 . A fine di ogni unità
didattica, viene proposta un'esercitazione che prevede di completare l'immagine
dell'attrezzatura di lavoro inserendo la denominazione corretta dei vari componenti da cui è
costituita.
Per trasformare la teoria in pratiche operative, conclusa l'esercitazione in aula i ragazzi si
recano nel laboratorio, dove vengono messe in atto le procedure di sicurezza apprese.
Al termine del percorso riferito a ciascuna attrezzatura, è prevista la compilazione di una
scheda macchina che oltre a fissare le conoscenze apprese, entra a far parte del materiale
didattico rilasciato al ragazzo.
VALUTAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO
Al fine di individuare gli strumenti più idonei a supporto di un iter valutativo, per consentire ai
giovani detenuti di vedere riconosciute le conoscenze e le competenze acquisite al termine
del percorso formativo, si è tenuto in considerazione quanto indicato nelle linee guida per il
sistema di formazione e il lavoro rivolto a giovani detenuti redatte dal Ministero di Giustizia.
E’ già stato sottolineato come una proposta formativa tradizionale non sarebbe stata
efficace nei confronti di ragazzi con trascorsi di insuccessi scolastici, abbandoni precoci degli
studi e con un rifiuto delle regole e delle discipline didattiche basate su saperi astratti. Allo
stesso modo in tema di certificazione delle competenze ci si deve discostare dagli strumenti
2
SUVA, agenzia svizzera attiva nel campo della prevenzione dei rischi professionali e delle assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro
7
di valutazione dell’apprendimento normalmente usati, quali test o verifiche di merito,
ponendo “l’accento sulla capacità della persona di realizzare un prodotto concreto,
eseguire un compito o risolvere un problema reale, mobilitando le proprie risorse (capacità,
conoscenze, comportamenti)” 3 con prove interdisciplinari, che coinvolgano direttamente il
giovane per svilupparne senso critico e capacità di autovalutazione.
Date queste specifiche peculiarità si sono proposti diversi momenti per la valutazione
complessiva:
-
in itinere, attraverso le diverse esercitazioni proposte durante il corso
finale, con un gioco da tavolo “Sicuro che gioco” incentrato sui temi di salute e sicurezza
sul lavoro
di verifica dell’efficacia della formazione, con i cambiamenti dei comportamenti
L’approccio della valutazione in itinere è graduale e consente di rilevare e di colmare con
continuità eventuali carenze riscontrate nei discenti, agendo sulla qualità
dell’apprendimento. Oltre a ciò attraverso un analisi progressiva delle conoscenze e delle
competenze acquisite dai singoli ragazzi è possibile verificare l’apprendimento degli stessi
rispetto agli obiettivi formativi. Durante il loro svolgimento si è posta particolare attenzione al
processo mentale messo in atto dai ragazzi, al loro comportamento ed alle dinamiche di
gruppo.
La valutazione finale, a conclusione del ciclo formativo permette uno sguardo complessivo
sull’apprendimento, analizzando lo sviluppo delle abilità e delle competenze nei singoli.
Il gioco da tavolo “Sicuro che gioco” si discosta ancor più dalle verifiche di apprendimento
tradizionalmente usate nel mondo scolastico celando dietro una veste divertente il suo
obiettivo esaminatore.
Il gioco è particolarmente adatto al contesto restrittivo in quanto è una metodologia attiva
ed esperienziale, stimola emozioni e riflessioni veicolando in modo inconsapevole
l’educazione. Oltre a ciò, per poter stare al gioco e divertirsi giocando, bisogna accettarne
le regole; le regole del gioco “sono come le leggi”, con la differenza che “chi partecipa ad
un gioco, si vincola volontariamente alle regole” 4. Questo aspetto significativo del gioco
aiuta i ragazzi a capire inconsciamente quanto sia importante seguire determinate regole,
siano queste di salute e sicurezza sul lavoro o sociali, e potrebbe essere considerato parte del
loro processo di rieducazione.
La tematica del gioco “Sicuro che gioco” è la salute e la sicurezza in falegnameria e, tramite
una serie di domande 5 , mira a valutare l’apprendimento dei ragazzi sui principi comuni
(concetti di pericolo, rischio, danno, infortunio, malattia professionale, DPC e DPI), compiti e
obblighi delle figure della sicurezza, i rischi specifici presenti in falegnameria e le misure da
mettere in atto per ridurli o eliminarli. Per gli interrogativi sull’uso in sicurezza di macchine ed
3
Ministero della giustizia, Linee guida per il sistema di formazione e lavoro rivolto a minorenni e giovani adulti sottoposti a
provvedimenti dell’autorità giudiziaria penale minorile, 2009, punto 8.7
4 Wolfgang Kramer, “What is a game?”, http://www.thegamesjournal.com/articles/WhatIsaGame.shtml
5 La parte valutativa del gioco “Sicuro che gioco” è affidata alle carte domanda, che sono assegnate dal tabellone nel
momento in cui la pedina del giocatore vi si ferma
8
attrezzature sono state previste, oltre ai principi fondamentali, anche domande sulle
procedure di sicurezza da adottarsi per specifiche lavorazioni. I quesiti sono sottoposti come
domande a risposta multipla, a risposta aperta o piccole esercitazioni che richiamano quelle
affrontate durante il corso “I comportamenti sicuri”; per i quesiti inerenti l’etichettatura delle
sostanze pericolose e dei DPI è richiesto il riconoscimento dei relativi simboli.
Durante la partita la presenza del formatore o dell’educatore è necessaria sia per
permettergli di constatare l’effettivo apprendimento dei ragazzi sia per stimolare le risorse e
le capacità del singolo.
Per vincere al gioco bisogna sfidare la fortuna rispondendo correttamente alle domande
che via via verranno sorteggiate; pertanto le conoscenze dei ragazzi in ambito di salute e
sicurezza sul lavoro gli permetteranno di raggiungere l’obiettivo finale, conseguendo la
vittoria. Ai fini valutativi questo strumento ha più finalità:
- favorisce un autovalutazione dei ragazzi sulle conoscenze, competenze ed abilità
possedute fornendo loro maggior consapevolezza sulle capacità possedute;
- permette al formatore/educatore di esaminare l’apprendimento dei giocatori/formandi
nelle sfere del sapere, saper fare e saper essere.
L’ultima fase valutativa, sull’efficacia della formazione, prevede l’osservazione dei
comportamenti adottati dai ragazzi nel laboratorio di falegnameria a corso concluso e nel
tempo. Questo compito affidato all’educatore in Istituto, permette di cogliere come e
quando determinate conoscenze si sono radicate in comportamenti o, in altre parole,
quanto il singolo è stato capace di applicare il proprio sapere per trasformarlo, grazie al
proprio saper essere, in saper fare. Questo strumento è particolarmente importante quando si
osserva un comportamento di salute e sicurezza operato da giovani autori di reato,
responsabili di condotte a rischio e disposti a sottovalutare le conseguenze delle loro azioni. Il
verificarsi di questi cambiamenti potrebbe anche essere il segno che “questi ragazzi hanno
fatto dei passi avanti nella cura di sé mentre agiscono e mentre operano” 6 ; una simile
valutazione potrebbe pertanto portare ad un duplice risultato: l’effettiva comprensione dei
principi fondamentali di salute e sicurezza sul lavoro e lo sviluppo di capacità critiche da
parte dei giovani detenuti.
I comportamenti e gli atteggiamenti che si è deciso di indagare attraverso l’osservazione,
riguardano principalmente:
- l’adozione di procedure operative di “buona prassi” nel complesso
- l’uso di adeguati DPI e la loro cura
- l’uso in sicurezza di macchine ed attrezzature
- l’uso in sicurezza delle sostanze chimiche
- la movimentazione manuale dei carichi
In questo modo il criterio di valutazione scelto dal gruppo di lavoro ha lo scopo di verificare il
raggiungimento degli obiettivi formativi stabiliti nel progetto e quello di condurre i
partecipanti al riconoscimento delle situazioni di pericolo durante l’attività lavorativa e di
6
Intervista al sociologo prof. Ivo Lizzola
9
ottimizzare la propria percezione del rischio per prevenire una situazione di pericolo
adottando comportamenti sicuri.
Considerazioni finali
Il progetto formativo “Comportamenti sicuri” pur essendo ancora nella sua fase
sperimentale, ci porta a esprimere alcune importanti riflessioni:
- l’offerta formativa è appropriata al processo educativo, in quanto assicura la formazione
obbligatoria prevista dalla normativa vigente per i ragazzi che frequentano il corso di
formazione professionale di falegnameria;
- proponendosi di mantenere il ragazzo quale partecipante attivo sia durante l’erogazione
della formazione sia nella fase di valutazione delle sue conoscenze e competenze
(esempio principe il gioco “Sicuro che gioco” e la griglia di valutazione
comportamentale) si ritiene che la formazione possa essere efficace per il
raggiungimento degli obiettivi formativi;
- solo quando la fase sperimentale sarà completata sarà possibile effettuare un’analisi
complessiva dell’efficienza, in termini di rapporto tra attività realizzate e risorse. Tuttavia,
per la particolare attenzione dedicata alla ricerca di risorse interne all’Istituto e messe a
disposizione dall’ASL, si ritiene che sia stato progettato un percorso formativo completo, in
economia di risorse e trasferibile nel tempo (adottando strumenti semplici, immediati e
simpatici come le esercitazioni, i filmati autoprodotti e il gioco);
- per la soddisfazione delle persone coinvolte è stato realizzato il questionario di
gradimento.
In ultima analisi è apprezzabile anche l’impatto della formazione sulla cultura
dell’organizzazione dell’Istituto di Pena: il miglioramento dei comportamenti nell’ambito della
salute e sicurezza sul lavoro può essere letto come “un esercizio di responsabilità verso di sé e
verso gli altri” 7 con ricadute positive sul percorso di rieducazione al sociale dei singoli ragazzi.
In questo senso il corso proposto è una “preziosa occasione per una prova di sé, di nuovo
inizio, di scoperta di risorse ancora possedute e d’una inedita, e non ancora provata,
dimensione d’esperienza responsabile e dedicata, da dedicare, da destinare di nuovo. In
dignità.” 8
7
8
Intervista al sociologo Ivo Lizzola
Lizzola Ivo, L’educazione nell’ombra. Educare e curare nella fragilità, Carocci Faber, 2013, p. 44
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