Poker Mania pdf

Transcript

Poker Mania pdf
Poker Mania: anche la tv italiana cede al gioco
su Italia 1
Raccoglie attorno a se 16 milioni di appassionati. Non stiamo parlando del festival di
Sanremo, ma del progamma Poker Mania in onda tutti i lunedì notte su Italia 1.
Condotto dal grande Giacomo “Ciccio” Valenti e dal campione Luca Pagano, il
programma sviluppa e commenta gli incontri internazionali di Texas Hold’em
attraverso la simpatia di Valenti e la professionalità di Pagano.
I numeri da capogiro del poker Texas Hold'Em non sono quindi sfuggiti al grande
schermo ed in molti hanno dunque deciso di dedicare al gioco del poker più di moda
in questo momento una maggiore attenzione mediatica.
Lo share nelle tv a pagamento conferma che l'espansione funzionerà sicuramente:
spopolano infatti su Sky le repliche dei più grandi tornei di Texas Hold Em che sono
stati giocati in giro per il mondo. Senza poi contare i canali riservati al poker sportivo
italiano con vari appuntamenti settimanali.
La Endemol si è attivata nella creazione di programmi televisivi simili a reality
dedicati al poker on line, che verranno messi in onda da Mediaset.
Ispirato ad un format di successo diffuso negli Stati Uniti, PokerMania basa la sua
popolarità proprio sulla variante di Poker scelta per la telecronaca.
Quando Italia1 ha introdotto nella sua programmazione settimanale una piccola
finestra di circa un'ora dedicata al mondo del Poker, una grande fetta dei telespettatori
notturni ha cominciato ad abituarsi a questo tanto inconsueto quanto interessante
programma regalando a PokerMania una grandissima popolarità già dopo poche
puntate.
Presentando le tappe più interessanti del World Poker Tour e facendo conoscere al
grande pubblico alcuni dei personaggi più famosi - e caratteristici - del mondo del No
Limit Holdem internazionale, Pokermania ha saputo regalare al gioco il pubblico
riconoscimento di cui aveva bisogno unendo tutto ciò a degli interessanti introiti per
la rete del gruppo Mediaset.
Il Texas Hold‘em infatti non viene comunemente considerato gioco d’azzardo ed è,
anche nelle competizioni ufficiali, aperto a qualsiasi professionista o principiante in
grado di pagare la quota di iscrizione. I tornei mandati in onda sulla rete mediaset
sono formati di norma da 36-40 giocatori, divisi in 9-10 tavoli che si sfidano per
ottenere il jackpot finale dal 1-2 milioni di euro.
Il Texas Hold'em, la variante americana, 'la Cadillac del poker'. Con due carte in
mano, 5 condivise, le microcamere che portano lo spettatore al tavolo e lo tengono
incollato lì.
Con i campioni della disciplina e i riciclati degli altri sport: calcio, ovvio, e tennis,
nuoto, sci, Formula 1. Corpi dinamici immobilizzati dal trend del fiches and chips
(come le chiamano negli Usa), dell''all in' mordi e fuggi. Nomi grossi.
Un certo Boris Becker, tanto per cominciare. Gli piaceva tanto l'erba di Wimbledon,
poi ha attaccato la racchetta al chiodo e si è seduto al green di un tavolo.
'Mi alleno intensamente da un paio d'anni- dice- Sono affascinato dalla psicologia
del poker. Mi piace lo sforzo d'intuire le mosse dell'avversario e pensare che anche
lui sta facendo lo stesso'….
C'è anche lui, campione tra i campioni, alle tappe Ept (European Poker Tour) e Wpt
(World Poker Tour). E ci ha trovato, camuffato e trasfigurato dalla nuova carriera
sedentaria Tomas Brolin.
Con gli immancabili occhiali da sole (fanno sempre scena...) e una ventina di chili in
più, l'ex attaccante del Parma: 'La mia passione è nata giocando con gli amici. Non a
soldi veri, però, perché il Texas Hold'em è bello anche così. E ho capito che il poker
sportivo non è un gioco sporco, associabile ad ambienti fumosi, a mezze bische,
insomma”…..
Il vizio si è impossessato per esempio di Wayne Rooney, leader indiscusso della
versione on line.
Si narra che la stella del Manchester United si sia indebitato negli anni per lo più
con i suoi compagni di squadra e di nazionale per ben 700.000 sterline (un milione di
euro!).
Vizio contratto al fianco di Wes Brow, Rio Ferdinand e Phil Bardsley: proprio
quest'ultimo vinse in una mano di poker l'automobile di Rooney, una Chrysler 300C
da 37 mila euro (anche se ha sempre sostenuto di averla comprata).
Il fenomeno è così diffuso in Inghilterra che, durante i Mondiali del 2006, il ct
Eriksson stabilì un tetto alle puntate (300 sterline), visto che non poteva impedire che
i suoi ragazzi trascorressero le ore di relax giocando.
In Italia non ci tengono ad apparire, ma la passione ha toccato in tanti.
Totti ad esempio, Vieri e Shevchenko. Anche se il vero alfiere tricolore al tavolo
verde è l'immarcescibile Alberto Tomba, ormai habitué dei grandi tornei
internazionali a far uno slalom davvero speciale tra i bluff dei migliori la mondo.
ORIGINI
Le vere e proprie origini del Poker ancora oggi non sono ben definite ma una di
quelle più plausibili è legata alla forte somiglianza di questo gioco con uno
Persiano probabilmente insegnato ai colonizzatori Francesi di New Orleans dai
mariani provenienti sulle coste Americane dalla Persia.
Il nome Poker deriva dal termine francese Poque che significa Ingannare.
La prima testimonianza di Poker giocato è dell’ attore Joshep Crowel , che parla nel
New Orleans di un gioco di carte giocato con un mazzo da 20 e da 4 giocatori che
scommettono denaro su chi possegga la combinazione di carte vincente su un insieme
di 5 carte a testa.
Il primo libro scritto su questo gioco è dell’ autore Green Jonathan H. , dal titolo
“An Exposure of the Arts and Miseries of Gambling”, pubblicato nel 1843 che
parla della diffusione del gioco fino al Missisipi , posto in cui era un passatempo
molto diffuso.
Subito dopo quest’ espansione il gioco del Poker cominciò ad essere giocato con un
mazzo di 54 carte (Francesi) con l’introduzione del punto ora noto come “Colore”.
Durante la guerra civile Americana , oltre alle varianti standard ( Draw Poker, Stud
Poker e Community Card Poker) ne furono inserite di nuove come il Razz (vince il
punto più basso) o lo Hi-Lo (dove il piatto viene vinto da più di un giocatore).
La diffusione del Poker negli altri continenti è attribuibile ai Militari Americani.
Nel Primo Novecento la variante di Poker più diffusa era la 7 Cards Stud , che
cedette il posto dagli anni ‘50 in poi alla oramai famosissima variante Community
Card Poker che comprende il Texas Hold’em e l’ Omaha.
Dopo il primo mondiale di Poker organizzato a Las Vegas il WSOP i tornei di poker
diventano una cosa frequentissima in America sia nei casinò che in club di ogni
genere.
In seguito al diffondersi dei tornei furono pubblicati i primi libri “Tecnici” sul gioco
del poker visto ad un livello professionistico, alcuni esempi sono “Super/System” di
Doyle Brunson (Campione del mondo nel 76 e nel 77) e “The Book Of Tells” di
Mike Caro.
Negli anni che vanno dal 2000 in poi il Poker è diventato uno dei giochi di carte
d’azzardo più giocato, il suo proliferare ha portato all’ incremento dei tornei tenuti in
tutto il mondo fino a far diventare questi eventi veri e propri “Show” sia “Live” che
“Televisivi”, questi ultimi grazie all’ introduzione della telecamera sotto le carte di
ogni singolo giocatore addirittura vengono presi come “Casi di studio” .
POKER MANIA
La Fortuna è cieca. E, spesso, sono ciechi anche quelli che la cercano.
Sono infatti in aumento i fatti di cronaca legati a cittadini italiani che si sono ridotti
sul lastrico o che hanno compiuto gesti estremi (rapine, omicidi, suicidi) a causa di
problemi legati ad un rapporto compulsivo col gioco d’azzardo; in aumento anche il
numero delle donne e dei giovani coinvolti in episodi di questo tipo.
Gli scienziati hanno coniato il termine G.A.P. (gioco d’azzardo patologico) per
descrivere questa sindrome, considerata alla stregua di una vera e propria
dipendenza, come quella dall’alcol o dalle sostanze stupefacenti. Il gioco d’azzardo
assume molte forme: se ci guardiamo attorno, siamo circondati da forme di gioco
legalizzato.
Non occorre andare fino al casinò per sfidare la sfortuna: basta scommettere sul
risultato di un match sportivo, giocare una schedina, mettere un gettone nel video slot
del bar sotto casa, tentare la sorte con un “gratta e vinci”, comprare un biglietto della
lotteria, scommettere sulle corse dei cavalli, o fare un salto al Punto Snai...Chi è
troppo pigro, può tentare la sorte direttamente da casa: basta andare su Internet e
voilà, ecco disponibili migliaia di siti dedicati al poker, alle scommesse e ad altre
tipologie di gioco d’azzardo.
Ci sono squadre di calcio sponsorizzate da agenzie di scommesse sportive, come il
Milan.
Si, perché il gioco d’azzardo è legale, e porta molti soldi nelle casse
dello Stato, che si guarda bene dal perdere questa preziosa fonte di
entrate.
CRIMINALITA’
Laddove non è lo Stato ad arricchirsi, è la criminalità a lucrare sul gioco d’azzardo,
come emerge anche da inchieste portate avanti dal Corriere della Sera: stando alle
dichiarazioni di due pentiti, Domenico Bidognetti e Gaetano Vassallo, il clan dei
Casalesi tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 avrebbe cominciato la sua scalata
in Emilia Romagna grazie ai videopoker, seguiti dalla gestione di locali notturni e
ristoranti.
Anche la mafia asiatica sarebbe coinvolta nel business del gioco d’azzardo,che
alimenta un volume d'affari da 450 miliardi di dollari l'anno - tra circuito in nero e
legalizzato - secondo la stima della rivista americana Foreign Policy; addirittura, gli
inquirenti avrebbero sospetti su alcune partite dell’ultimo Mondiale di calcio, che
potrebbero essere state “raddrizzate” per fare il gioco delle mafie asiatiche.
Insomma, un business enorme, su scala mondiale, che arricchisce piccoli gruppi di
potere, ma in concreto ricade sulle spalle di singoli individui (e sulle loro famiglie),
psicologicamente meno attrezzati a resistere alla tentazione di fare una “giocata
vincente”.
Dobbiamo stare attenti a dire che un giocatore d'azzardo è comunque un giocatore
con l'etichetta patologica, questo si può attribuire ad alcuni casi, ma non a tutti,
spesso per il giocatore scommettere è un passatempo, un divertimento, un modo di
essere al centro dell'attenzione (nei casino tradizionali), vivere un momento di
adrenalina pura (ognuno di noi può scegliere il metodo migliore).
Alcune persone preferiscono vivere un momento di adrenalina scalando una
montagna, scendere delle rapide in canoa, fare delle cose da pazzi (magari qui si
muore, che sembra la cosa più grave), altri preferiscono un all -in al poker di texas
holdem, una slot machine che offre jackpot milionari, gratta e vinci o poker,
parliamo di un giocatore vero che ha sempre considerato il gioco come un
divertimento, un momento di socializzazione (poker, casinò) che sa sempre quando
fermarsi e di non avere impulsi di distruzione propria.
Se si arriva alla vera dipendenza al gioco, significa che non si è più in grado di
ragionare e di perdere la condizione, non si riesce a smettere e se il denaro non è
sufficiente si arriva a fare cose assurde.
Il gioco diventa un'ossessione incontrollabile, accompagnata da forte tensione
emotiva, incapacità di controllo, assorbendo sempre di più il giocatore che non riesce
a non giocare, facendo diventare quest'ossessione la sua primaria attività giornaliera,
dimenticando tutto il resto, famiglia, lavoro, amici e conto in banca.
Il giocatore patologico, non sa di essere in difficoltà, ma questo stato di ipnosi da
gioco è ben riconoscibile spesso dalle persone che ha vicino.
Patologia o semplice passatempo?
A differenza di altre forme di dipendenza, come quella dalle droghe, il gioco non è
però percepito come pericoloso, e questo lo rende invece paradossalmente più
temibile.
Anzi: come testimonia il crescente successo dei tornei di poker trasmesse in
televisione, il gioco d’azzardo rischia di passare addirittura come attività di
tendenza.
Proprio per questo l’allarme sui rischi della dipendenza da gioco è ancora limitato,
anche se a qualcosa sta cominciando a muoversi; tanto per limitarsi all’ambito
toscano,settimana scorsa si è tenuto un convegno sulla G.A.P. all'Ostello S. Anna di
Massa Marittima, nei pressi di Follonica.
Sull’esempio dell’Anonima Alcolisti stanno inoltre nascendo gruppi di aiuto dedicati
appositamente a chi soffre di dipendenza compulsiva da gioco; il primo passo per
uscire da questa nuova piaga sociale è sempre quello di riconoscere di avere un
problema, e poi di volerlo risolvere.
Resta una domanda di fondo: perché alcune forme di “intrattenimento” come
l’alcol, il tabacco e il gioco d’azzardo sono legalizzate e altre come la prostituzione
e l’uso di droghe (leggere o meno) sono invece osteggiate e dichiarate illegali?
Il gioco d'azzardo, come un bicchiere di vino a tavola, non è pericoloso in sé
pericoloso semmai può essere un rapporto poco equilibrato con attività di questo tipo,
che può degenerare in patologia.
La differenza, forse, più che da rischi assoluti dipende da fattori culturali, e dai
guadagni che ne ricava lo Stato…
Il gioco d'azzardo per il cervello è come una droga.
Lo dimostra uno studio tedesco pubblicato su Nature Neuroscience: la dipendenza,
in entrambi i casi, sarebbe legata a una debole attività nei circuiti nervosi del piacere
e della ricompensa, che porterebbe sia i giocatori incalliti sia i tossicodipendenti a
sopperire attraverso un comportamento eccessivo.
Lo studio dell'Università Krankenhaus Eppendorf di Amburgo ha confrontato le
immagini della risonanza magnetica funzionale (fMri) durante un gioco di carte di
due gruppi di persone, 12 giocatori compulsivi e 12 giocatori non d'azzardo.
Nonostante perdite e vincite siano state le stesse, nel primo gruppo si è registrata una
minore attività dello striato ventrale, un'area profonda del cervello che presiede alle
sensazioni di soddisfazione e di piacere.
L'anomalia, che era già stata riscontrata in passato nei tossicodipendenti, dipende da
una scarsa produzione del neurotrasmettitore dopamina, la cui mancanza sarebbe la
causa dell'ossessivo bisogno della sostanza stupefacente o, analogamente, del gioco
d'azzardo.
Per questo, secondo il neurologo Christian Büchel che ha guidato lo studio è giunto
alla conclusione che:
il gioco può essere considerato come una forma di tossicodipendenza non basata
sulle droghe. Ma le reazioni alla ricerca non sono state unanimemente favorevoli.
Per spiegare il complesso meccanismo della dipendenza, sostengono le voci
contrarie, non basta l'osservazione dell'attività cerebrale, ma è necessario tenere in
considerazione anche altri fattori, come l'ambiente sociale dell'individuo.
(da.c. Galileonet.it)
Articoli tratti da:
www.pokerlisting.it
www.tgcom.mediaset.it (articolo di Pamela Maletti del 14-09-2007)
www.dire.it (articolo “gli assi al tavolo verde, è poker mania” del 13-11-2208)