NRU - Puntata 10, vol.28 II Capitolo: La strada maestra,NRU

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NRU - Puntata 10, vol.28 II Capitolo: La strada maestra,NRU
NRU – Puntata 3, vol.28 III Capitolo:
Il rinnovamento che nasce dal cuore
Il premier cinese Zhou Enlai prestò grande attenzione alla conclusione del
Trattato di pace e amicizia tra Cina e Giappone, e alla proposta di Shin’ichi
Yamamoto per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due paesi.
Anche il deputato Kenzo Matsumura, che aveva dedicato la sua vita a
migliorare tali relazioni, desiderava che quella proposta si concretizzasse
ed esortò fortemente Shin’ichi a recarsi in visita in Cina per un colloquio
con il Premier cinese.
Tuttavia, Shin’ichi riteneva che promuovere la ripresa delle relazioni
diplomatiche fosse una questione fondamentalmente politica e che, essendo un
esponente religioso, non fosse suo compito visitare la Cina. Propose perciò
di inviare una delegazione del Komeito, il partito che aveva fondato. Nella
primavera del 1970, Matsumura, che si era recato in Cina per curare le
negoziazioni relative al memorandum sul commercio tra i due paesi, parlò di
Shin’ichi e del Komeito a Zhou Enlai.
L’anno successivo, nel giugno del 1971, la visita del Komeito in Cina e
l’incontro con il Premier cinese si realizzarono. Al fine di delineare
un’intesa con il Giappone, Zhou Enlai menzionò la condizione della
normalizzazione delle relazioni diplomatiche, che fu inclusa in una
dichiarazione congiunta, elaborata dalle rispettive delegazioni del Komeito e
dell’associazione per l’amicizia sino-giapponese, e firmata il 2 luglio.
Si era aperta una breccia in favore della normalizzazione delle relazioni
diplomatiche.
La dichiarazione fu chiamata “I cinque principi per il ripristino delle
relazioni”, che divennero le linee guida per le successive negoziazioni
intergovernative.
Poco dopo, verso la metà di luglio, il presidente degli Stati Uniti Richard
Nixon annunciò in una trasmissione televisiva il progetto della sua visita in
Cina entro maggio dell’anno successivo, e rese noto che il segretario di
stato Henry Kissinger vi era già stato e che aveva tenuto un colloquio con
Zhou Enlai.
Il corso della storia stava iniziando a trasformarsi considerevolmente.
Le negoziazioni tra i due governi proseguirono e finalmente, il 29 settembre
1972, la dichiarazione congiunta sino-giapponese fu firmata a Pechino dal
primo ministro Kakuei Tanaka, dal ministro degli esteri Masayoshi Ohira del
Giappone, dal premier Zhou Enlai e dal ministro degli esteri cinese Chi
Pengfei. Con la normalizzazione delle relazioni diplomatiche, fu così
proclamata l’istituzione delle relazioni amichevoli tra i due paesi sulla
base dei cinque principi della coesistenza pacifica, con la rinuncia da parte
cinese della richiesta di risarcimento dei danni di guerra al Giappone. La
proposta di Shin’ichi era diventata realtà.
Dobbiamo parlare! Dobbiamo agire! Solo così metteremo in moto un processo di
trasformazione.
NRU – Puntata 2, vol.28 III Capitolo:
Il rinnovamento che nasce dal cuore
Shin’ichi Yamamoto rievocò quei dieci anni passati. L’8 settembre 1968, nel
corso dell’undicesima riunione generale della Divisione studenti, presso
l’aula magna della Nihon University, nel quartiere di Ryogoku a Tokyo,
Shin’ichi parlò delle problematiche esistenti tra Cina e Giappone indicando
tre punti per la loro risoluzione.
Riconoscere formalmente la Cina e normalizzare le relazioni diplomatiche con
il paese.
Ripristinare una posizione legittima della Cina in seno alle Nazioni Unite.
Promuovere gli scambi economici e culturali sino-giapponesi.
Poi si appellò ai presenti: «Il mio auspicio è che tutti voi, quando
rappresenterete il nucleo fondamentale della società, farete in modo che i
giovani cinesi e giapponesi lavorino insieme in armonia per la costruzione di
un mondo sereno. Quando tutti i popoli asiatici, facendo perno sulla Cina e
il Giappone, si aiuteranno e si sosterranno reciprocamente, potremo spazzar
via le nubi oscure delle atrocità e della povertà provocate dai conflitti che
si estendono oggi in Asia, e accogliere un’epoca impregnata dai caldi raggi
del sole della speranza e della felicità».
Questa proposta ebbe un’enorme risonanza. Coloro che desideravano
sinceramente l’amicizia tra Cina e Giappone l’approvarono pienamente ma, allo
stesso tempo, essa divenne il bersaglio di numerose e violente critiche e
calunnie.
Tre giorni dopo la riunione generale della Divisione studenti, nel corso di
una seduta del Consiglio di sicurezza un alto funzionario del Ministero degli
Esteri la disapprovò fortemente. Tuttavia, facendo quella proposta Shin’ichi
era pronto a tutto, poiché riteneva che fosse il momento di chiudere con il
passato, trasformando quell’epoca indurita dalla sfiducia e dall’odio della
guerra fredda, e di aprire il futuro dell’Asia e del mondo. Aveva messo a
rischio la sua vita, ma pensava che fosse inevitabile.
Non si può portare fino in fondo una convinzione se non si è pronti a mettere
in gioco la propria vita.
L’anno successivo, nel giugno del 1969, nel quinto volume della Rivoluzione
Umana pubblicato a puntate sul giornale Seikyo, Shin’ichi dichiarò: «Il
Giappone deve prendere l’iniziativa di stipulare trattati di pace e amicizia
con i paesi dell’intero pianeta, dando la priorità assoluta a quello con la
Repubblica Popolare Cinese».
NRU – Puntata 1, vol.28 III Capitolo:
Il rinnovamento che nasce dal cuore
La storia avanza. Le epoche cambiano. Tali trasformazioni sono rese possibili
dalla determinazione e dalle azioni degli individui.
Il 12 agosto 1978 venne sancito il Trattato di pace e amicizia tra Cina e
Giappone, e in quel periodo si aprì una nuova epoca nelle relazioni sinogiapponesi.
Alle dodici e mezzo (ora locale) dell’11 settembre, su invito
dell’associazione per l’amicizia sino-giapponese, Shin’ichi Yamamoto giunse
all’Aeroporto internazionale Hongqiao di Shanghai, seguito dalla quarta
delegazione della Soka Gakkai in Cina, composta da ventidue persone. Erano
passati tre anni e cinque mesi dall’ultima sua visita nel paese. Appena uscì
sulla scaletta d’imbarco, una gradevole brezza autunnale gli accarezzò le
guance. Le fresche foglie degli alberi che si scorgevano in lontananza erano
di un verde quasi abbagliante.
Shin’ichi scese dalla scaletta e fu subito accolto dai volti sorridenti di
Sun Pinghua, segretario generale dell’associazione per l’amicizia sinogiapponese, e da quelli del suo seguito.
«Yamamoto sensei, benvenuto… Che piacere che sia venuto a trovarci!».
Mentre stringeva energicamente la mano di Sun Pinghua, Shin’ichi disse:
«Grazie dell’invito. Le siamo davvero riconoscenti per essere venuto
appositamente ad accoglierci».
«Anch’io sono appena arrivato da Pechino, circa trenta minuti fa».
Sun Pinghua era un suo “vecchio amico” sin dai tempi della prima visita di
Shin’ichi in Cina. In quel periodo, in cui si era rafforzata velocemente
l’amicizia tra i due paesi, essendo segretario generale dell’associazione per
l’amicizia sino-giapponese Sun Pinghua doveva essere certamente molto
impegnato; tuttavia era venuto per loro fino a Shanghai. Anche per ricambiare
la sua leale amicizia, Shin’ichi desiderava fortemente che quella visita
fosse utile per entrambi i paesi.
La delegazione fu accompagnata con sedici automobili messe a disposizione
dall’associazione cinese, al Jin Jang Hotel, dove avrebbero pernottato.
Osservando le persone che andavano su e giù per la strada, Shin’ichi pensò:
«Sono passati esattamente dieci anni dalla mia Proposta per la
normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Giappone… La ruota
del tempo ha iniziato palesemente a girare. Anche se un sistema sociale
cambia, le persone che auspicano la pace rimangono le stesse. Mi prodigherò
per costruire un’amicizia eterna, a ogni costo!».
NRU – Puntata 66, vol.28 II Capitolo:
La strada maestra
Al termine della riunione commemorativa dei responsabili della prefettura di
Nagano, Shin’ichi Yamamoto si rivolse ai presenti con tono energico.
«Per coloro che avanzano nel mondo della fede secondo il desiderio del Budda,
nessuno sforzo è vano. Vi prego di avere la ferma convinzione che in
qualsiasi circostanza, finché manterrete vivi uno spirito combattivo
incrollabile e una fede gioiosa, tutto si trasformerà in una fonte di nuova
creazione di valore e di immensa buona fortuna. Desidero lanciare a gran voce
un evviva alla rinascita di Nagano!».
Finita la riunione, disse ai responsabili di prefettura: «Domani, il 24
agosto, organizziamo delle cerimonie di Gongyo per tutti coloro che non sono
potuti venire alla riunione di oggi. Ne terremo diverse, se sono in tanti a
voler partecipare. Voglio incoraggiare tutti i membri!». Il 24 agosto era il
trentunesimo anniversario da quando Shin’ichi era entrato nella Gakkai. La
cerimonia si tenne alle due del pomeriggio.
I membri poco a poco affollarono il Centro per la Pace di Matsumoto.
In quella occasione Shin’ichi espresse il suo stato d’animo ricordando il
giorno in cui era entrato a far parte del movimento: «Da quel giorno la mia è
stata una vita di battaglie accanite; avevo deciso di mettermi a servizio del
mio maestro Toda, che da solo aveva preso l’iniziativa di realizzare kosenrufu, e di vivere io stesso per un grande voto, un voto senza precedenti. Il
24 agosto è una data in cui, anno dopo anno, mi stupisco di come sia potuto
sopravvivere nonostante la mia salute cagionevole. E ora posso guidare, in
buona salute, il nostro movimento di kosen-rufu. Se viviamo dedicandoci a
questo ideale, potremo manifestare la nostra Buddità intrinseca, uno stato
vitale illimitato. Questo è il potere del Buddismo, il potere del Gohonzon!».
Alle quattro del pomeriggio venne organizzata una seconda cerimonia di Gongyo
nella sala ugualmente gremita, e successivamente Shin’ichi si recò a
incoraggiare dei membri che abitavano nelle vicinanze. Quando ritornò al
Centro per la Pace, dopo le otto, lo aspettavano altrettanto numerosi
compagni di fede. Nel corso della terza cerimonia si appellò ai presenti
dicendo: «Prendetevi cura di voi stessi, abbiate cura delle vostre famiglie,
costruite famiglie armoniose. Io continuerò senza sosta a prodigare i miei
sforzi per sostenervi e proteggervi».
Quel giorno, con tante emozioni che gli inondavano il cuore, compose una
poesia:
Non dimenticherò mai questo giorno
alla guida del movimento di kosen-rufu
a Shinano.
[Fine del capitolo]
NRU – Puntata 65, vol.28 II Capitolo:
La strada maestra
Tra le cime scoscese della catena di Shinano risuonava un gioioso canto di
trionfo. Alle cinque di pomeriggio del 23 agosto, presso il Centro per la
Pace di Matsumoto, si tenne in un clima festoso la riunione dei responsabili
di prefettura, che celebrava il ventesimo anniversario di kosen-rufu nella
terra di Nagano. Il coro a voci miste Shinano intonò solenne il canto della
prefettura di Nagano, La canzone di Shinano.
Quante notti e giorni trascorsi in questo maestoso castello a parlare di
Buddismo
Oh nostro Shinshu, oh viaggiatore Bodhisattva della Terra
Orsù lanciati in questa battaglia per l’affermazione della Legge mistica
Che la forza sia con la gente comune!
La terra natale dove spira la brezza e imperversano tempeste di neve
In queste strade di Shinano è impressa la nostra anima
Questo è il nostro ricordo indelebile
Qui i benefici sbocciano in tutto il loro splendore
Qui c’è la passione, qui la saggezza
Splendidi giovani e anziani
avanzano solennemente verso kosen-rufu
Il tuo sguardo è rivolto alle Alpi
Il nostro grido, il nostro canto aleggia
Sulla meravigliosa terra di Shinano
Mentre nella sala risuonavano applausi scroscianti, Shin’ichi Yamamoto riferì
lo stato d’animo con cui aveva scritto il testo della canzone di Shinano.
«Desidero congratularmi di cuore e ringraziarvi tutti per il successo di
questa riunione di responsabili di prefettura, per il vostro nobile impegno
nella lotta e per questa grande vittoria. Questa canzone composta con tutto
me stesso vuole essere il mio modesto incoraggiamento per tutti gli sforzi
che avete sostenuto giorno e notte.
La vittoria rappresenta una gioia immensa. Da essa sgorga la felicità; e
aumenta la nostra convinzione nella fede. In questo spirito risiede la
grandezza di kosen-rufu. Per questo è importante continuare ad affrontare
nuove sfide e continuare a vincere a tutti i costi».
Le parole di Shin’ichi riempirono di commozione il cuore dei presenti.
A Nagano la primavera è meravigliosa, caratterizzata da una leggera brezza;
mentre in inverno imperversano terribili bufere di neve. Solamente coloro che
hanno superato la stagione fredda lottando contro bufere di neve sono in
grado di provare gioia al tepore della brezza primaverile.
Solo nella strenua lotta per realizzare kosen-rufu siamo in grado di far
emergere uno stato vitale di felicità, pervaso di immensa gioia.
NRU – Puntata 64, vol.28 II Capitolo:
La strada maestra
Il pomeriggio del 22 agosto 1978, Shin’ichi Yamamoto si diresse in treno
verso la città di Matsumoto, nella prefettura di Nagano.
Sul treno venne completamente assorbito dalla stesura del testo della canzone
di Nagano. Per celebrare la nuova partenza di questa prefettura voleva
infatti annunciare la canzone in occasione della riunione dei responsabili,
che si sarebbe svolta il giorno successivo presso il Centro per la Pace di
Matsumoto, per celebrare i venti anni di kosen-rufu a Nagano. Appena giunto
al Centro, alle cinque del pomeriggio, Shin’ichi si mise a incoraggiare i
compagni di fede che si trovavano là riuniti.
Visitò anche la tenda per il pronto soccorso allestita in un angolo del
Centro, e si rivolse a ciascun membro dello staff per ringraziarlo degli
sforzi compiuti. Alle sei e mezzo tenne un incontro informale con i membri
che si erano distinti nel promuovere kosen-rufu in quella terra e, subito
dopo, con alcuni rappresentanti della prefettura di Niigata accorsi al Centro
per incontrarlo.
Fece poi delle foto commemorative con numerosi compagni di fede e li
incoraggiò anche suonando il pianoforte. Nonostante tutti gli impegni, nei
ritagli di tempo continuava a lavorare al testo della canzone di Nagano, che
in tarda serata era quasi terminato. Lo fece consegnare al giovane maestro di
musica incaricato di comporre la melodia e, nel frattempo, continuò la sua
opera di revisione.
Shin’ichi non voleva scendere in alcun modo a compromessi; sapeva infatti che
nel preciso istante in cui avesse ritenuto che il suo sforzo fosse ormai
sufficiente, quel desiderio di migliorarsi che lo spingeva a comporre la
migliore canzone possibile, sarebbe venuto meno. Solo in questa lotta
interiore in cui diciamo a noi stessi: «Posso fare ancora qualcosa! Non
scenderò mai a compromessi! Qui ci devo mettere tutto me stesso!» saremo in
grado di costruire una nuova storia.
La mattina seguente comunicò al maestro di musica alcune correzioni apportate
al testo, e anche la melodia fu ben presto completata. Si riunì il coro
Shinano a voci miste e iniziarono subito le prove in vista dell’esibizione
alla riunione dei responsabili che avrebbe avuto luogo quella sera.
La mattina dopo Shin’ichi, lasciato il Centro, fece un giro di visite
personali, e nel pomeriggio tenne riunioni informali con i membri in visita
al Centro culturale.
Durante questi incontri ascoltò con attenzione i loro racconti e trovò parole
capaci di colpire i loro cuori, di riempirli di convinzione e di farli
rinascere.
Gli esseri umani sono in grado di far emergere il massimo coraggio e la
massima forza quando agiscono con la determinazione che «adesso è l’ultimo
momento» (RSND 1, 192 L’eredità della Legge fondamentale della vita).
NRU – Puntata 63, vol.28 II Capitolo:
La strada maestra
La musica de La canzone della lotta condivisa di Hokkaido fu composta da un
membro della banda musicale di Hokkaido e presentata insieme al testo sul
giornale Seikyo il 24 agosto, il giorno in cui Shin’ichi Yamamoto divenne
membro della Gakkai.
Nell’aprile del 2006 venne creata una nuova canzone, più appropriata come
marcia del ventunesimo secolo. Successivamente, nel settembre del 2008, dopo
trent’anni dalla nascita della canzone, Shin’ichi revisionò il testo, e il
titolo divenne La roccaforte dei tre maestri.
Hokkaido è il palcoscenico dove crebbero il primo presidente, Tsunesaburo
Makiguchi e il secondo presidente, Josei Toda, e lì intrapresero le prime
attività lavorative.
È la terra dove Shin’ichi, il terzo presidente, negli anni della gioventù
aprì nuove strade di kosen-rufu, “piantando la bandiera della giustizia” a
Otaru, Sapporo e Yubari.
Lungo il cammino di kosen-rufu non c’è stata alcuna battaglia facile da
vincere.
Ma anche nelle peggiori situazioni si sono sempre intraprese lotte accanite,
vinte con tenacia e perseveranza, dedicandosi al massimo e facendo divampare
un forte spirito combattivo, sino all’ultimo momento. Ogni lotta è stata
coronata di una gloria rifulgente. La roccaforte dei tre maestri fu il
risultato delle forti preghiere di Shin’ichi affinché Hokkaido fosse
eternamente la terra della trasmissione dello spirito del maestro e della
lotta condivisa di maestro e discepolo.
Sul mare del nord si erge
la grande muraglia di kosen-rufu.
Risolutamente uniti al nostro maestro,
avanziamo in una grande marcia su melodie primaverili e estive
a cui si uniscono, in mezzo ai fiori , i condottieri della lotta condivisa.
Si scorge una vasta pianura
e il mondo argenteo dei Monti Daisetsuzan.
Alziamoci in piedi, valorosi giovani,
avanziamo con orgoglio in autunno, in inverno,
e nel nostro viaggio, coperto di fiori, danziamo di gioia.
Un grande fiume scorre rapidamente.
Kosen-rufu è la nostra missione.
Attraversiamo il mare del secolo,
questo mondo brilla nelle tre esistenze.
Preghiamo e passiamo all’azione, come tanti petali di ciliegio nel vento.
La nostra è la roccaforte dei tre maestri,
nella lotta condivisa di maestro e discepolo.
NRU – Puntata 62, vol.28 II Capitolo:
La strada maestra
Il 9 agosto, il giorno successivo alla riunione dei responsabili di
prefettura, Shin’ichi Yamamoto si trovava nella meravigliosa terra del
Kyushu, nella città di Miyazaki.
Era l’inizio del suo viaggio di guide nel Kyushu, che sarebbe durato nove
giorni.
Anche nel Kyushu la Soka Gakkai era stata vittima di violenti attacchi da
parte della Nichiren Shoshu. In particolare a Oita, numerosi membri erano
stati letteralmente perseguitati e, pur versando lacrime amare, avevano
continuato fino in fondo a proclamare ad alta voce la giustizia della Soka
Gakkai.
Nei compagni del Kyushu risiede infatti uno spirito indomito capace di
respingere ogni avversità.
Nel loro cuore arde lo “spirito di maestro e discepolo”.
Shin’ichi, seppure nel mezzo di questa strenua lotta nel Kyushu, mise mano al
testo della canzone dell’Hokkaido. Anche in Hokkaido, come ad esempio nella
città di Nayoro, si intensificavano i tentativi dei preti meschini della
Nichiren Shoshu che, come parassiti nelle viscere del leone, cercavano di
distruggere la Soka Gakkai diffamandola continuamente, e di fare dei suoi
membri dei danto affiliati al tempio.
Di fronte a una simile violenza che mirava a distruggere il movimento di
kosen-rufu, i membri della Soka Gakkai, stringendo i denti, lottarono fino in
fondo. Accadeva ad esempio che la mattina si recassero a casa dei compagni di
fede che dicevano di voler lasciare la Gakkai, per incoraggiarli, stringendo
loro la mano dopo aver ascoltato le loro determinazioni a ricominciare. Ma
già nel pomeriggio gli stessi, abbindolati dalle parole dei preti della
Nichiren Shoshu, cambiavano idea.
Era una lotta serrata con continui capovolgimenti che non ammetteva soste
nemmeno per un istante, perché si trattava di una lotta contro le funzioni
demoniache.
Anche a Shin’ichi giungevano questi resoconti. «È chiaro, alla luce del
Gosho, chi è nel giusto», disse. «È evidente chi è dalla parte della verità,
e la storia proverà ogni cosa. Dobbiamo avanzare con entusiasmo verso l’epoca
di kosen-rufu innalzando fieri, nel vento impetuoso, il vessillo della nostra
missione».
Shin’ichi compose il testo della canzone dell’Hokkaido coltivando l’immagine
di una vittoriosa primavera con i ciliegi della Soka in piena fioritura.
Il 15 agosto Shin’ichi si trovava a Kagoshima, nel training center del
Kyushu. Dopo aver convocato Tahara Kaoru, vice presidente, nonché
responsabile generale dell’Hokkaido che si trovava lì per guidare alcune
attività, disse sorridendo: «L’Hokkaido si sta impegnando strenuamente nella
lotta, con tutte le forze. Sono veramente felice di questo. Ho appena finito
di comporre la canzone dell’Hokkaido».
Tahara guardò il testo della canzone facendo balenare un bel sorriso in
volto.
Il titolo era La canzone della lotta condivisa. Balzarono immediatamente ai
suoi occhi le parole «Proteggiamo la grande muraglia della Legge mistica,
maestro e discepolo uniti insieme».
Shin’ichi iniziò a raccontare il suo stato d’animo: «La fonte da cui traggo
energia è pensare costantemente che il mio maestro mi sta guardando, che sta
aspettando la mia vittoria».
«Avevo deciso dentro di me – proseguì Shin’ichi – che il significato della
parola “lotta condivisa” sarebbe stato per me questo: il discepolo deve
lottare e vincere, e portare la notizia della sua vittoria al maestro. Anche
adesso lotto ogni giorno con questo pensiero in mente».
NRU – Puntata 61, vol.28 II Capitolo:
La strada maestra
«Unità…»: quando Shin’ichi Yamamoto pronunciava questa parola i suoi occhi
brillavano di una luce severa.
Josei Toda diceva sempre: «Il castello della Soka Gakkai sono le persone di
valore», perché senza l’unità anche le mura del castello delle persone di
valore finirà per crollare. Shin’ichi ribadì inoltre: «Ho voluto che il terzo
verso della quarta strofa della canzone dell’Hokuriku fosse “Hokuriku, terra
del giuramento”. Quando viviamo in nome del grande voto di kosen-rufu, le
nostre vite si riempiono dello stato vitale di Bodhisatva della Terra, che
trabocca di gioia. Sentiamo pulsare dentro di noi coraggio, saggezza e
un’energia illimitata che ci permette di superare qualsiasi ostacolo e di non
temere nulla. Vivere per un grande voto è la via suprema per far risplendere
le nostre vite. L’Hokuriku è la terra che ha dato i natali al maestro Toda,
colui che ha vissuto tutta la vita, fino in fondo, in nome del voto per
kosen-rufu. Prego tutti voi di voler essere, in questa battaglia, i
meravigliosi generali che ereditano lo spirito del maestro».
Lo sguardo di Shin’ichi si rivolse poi ai membri rappresentanti
dell’Hokkaido.
«Adesso metterò mano anche alla canzone dell’Hokkaido. Comporrò una dopo
l’altra le canzoni per tutte le regioni del paese. E potrà accadere che io
componga canzoni non solo per una regione ma, come nel caso di Kanagawa e
Chiba, anche delle canzoni specifiche per ciascuna delle prefetture che
compongono le regioni. Quest’anno la nostra organizzazione partirà con una
nuova struttura suddivisa per capitoli. Con queste canzoni voglio celebrare
questo nuovo passo avanti. Quando il maestro Toda fu scarcerato e si alzò in
piedi per la ricostruzione della Soka Gakkai, diede inizio alla sua lotta
cantando una canzone di cui aveva composto le parole durante la prigionia.
Egli soleva dire: “Qualsiasi cosa accada, la Soka Gakkai deve far avanzare
kosen-rufu accompagnata dal canto maestoso delle sue canzoni. Avanziamo
quindi facendo risuonare maestosamente il nostro gioioso canto!”».
Il giorno della riunione dei responsabili di prefettura, vennero composte le
musiche delle canzoni di Kanagawa, Il sole che sorge, e dell’Hokuriku, La
canzone del giuramento.
A occuparsi delle melodie era stato lo stesso giovane, insegnante di musica
di scuola elementare, che aveva curato la melodia della canzone di Tokyo.
Aveva lavorato sulla base musicale usando il pianoforte nella sala dorata,
presso il Centro della cultura Soka.
Al termine della riunione, Shin’ichi si recò presso questo Centro insieme ai
compagni di Kanagawa e Hokuriku. Lì riferì loro le immagini rievocate dalle
canzoni, e continuò a dare consigli. Due giorni dopo, il 10 agosto, vennero
pubblicati sulle pagine del giornale Seikyo i testi e gli spartiti delle due
canzoni. Una forte emozione invase tutti i membri.
NRU – Puntata 60, vol.28 II Capitolo:
La strada maestra
Shin’ichi Yamamoto, fissando in volto i compagni dello Hokuriku, disse loro:
«La terza strofa è stata resa con la frase I compagni di Hokuriku uniti nel
cuore, perché l’unità costituisce la chiave della fede, il principio
fondamentale per far avanzare kosen-rufu. Qualora i responsabili non
andassero d’accordo fra di loro, qualora non riuscissero a creare un legame
di cuore, bisogna rendersi conto che si è già preda delle funzioni
demoniache. Questo, infatti, è il “demone” che distrugge l’armoniosa comunità
dei fedeli, un germe che rischia di distruggere l’unità di kosen-rufu e di
gettare scompiglio nella Soka Gakkai. Il coraggio è fondamentale per creare
l’unità. Senza il coraggio si è portati a evitare il confronto sincero con le
persone con cui ci sentiamo a disagio, a evitare di prendere direttamente
contatto con loro. Da un tale atteggiamento nascono poi degli equivoci. Se
c’è una persona con cui pensiamo di avere problemi a relazionarci, bisogna
cercare, noi per primi, con coraggio, di stabilire un contatto e di aprirci
al dialogo, incuranti della responsabilità o del ruolo che essa ricopre.
Perché la Soka Gakkai è riuscita finora ad adempiere fino in fondo alla sua
missione di organizzazione per kosen-rufu, fedele al mandato del Budda?
Perché a unire nel cuore i suoi membri c’è sempre stata la comune volontà di
far avanzare kosen-rufu. In altre parole, c’è sempre stata l’unità. In questo
tentativo di creare unità per kosen-rufu si trova anche la propria personale
rivoluzione umana e la trasformazione del proprio karma».
L’eccessivo attaccamento alle proprie convinzioni personali e alle proprie
passioni porta gli esseri umani a chiudersi per natura nel “piccolo io”.
Al contrario, quando ci si risveglia alla grande missione di kosen-rufu e ci
si impegna per creare unità al fine di realizzare questo scopo, si è in grado
finalmente di rompere il guscio del “piccolo io” e aprirsi al vero “grande
io”. In questo modo si è in grado di far brillare e valorizzare appieno la
propria personalità.
Essere uniti nel cuore con i compagni di fede per kosen-rufu, riuscire a
trovare armonia con loro per questo ideale, rappresenta un trampolino per
riuscire a compiere quel grande balzo in avanti che ci permette di liberarci
dal “piccolo io” e stabilire un grande stato vitale.
È ovvio che gli esseri umani abbiano, per natura, opinioni e punti di vista
differenti. Partendo da questa premessa, ritornare insieme allo scopo
fondamentale e individuare in esso un punto di unione, mirare a essere uniti
nel cuore, è l’atteggiamento capace di generare comprensione reciproca e
costruire l’unità.
In questo atteggiamento risiede anche il principio per la realizzazione di
una società pacifica.

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