La maggior difficoltà a smettere di fumare viene da un gene modificato
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La maggior difficoltà a smettere di fumare viene da un gene modificato
Settembre / Ottobre 2010 Anno 3 - numero 3 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale 70%-DCB Milano Periodico dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano Dal gioco di squadra delle eccellenze, la garanzia dei risultati Gerolamo Corno In queste ultime settimane, i media della Lombardia hanno dato grande spazio all’entrata in funzione di nuovi ospedali, realizzati sulla base di innovativi criteri sia strutturali che funzionali. Nei nuovi ospedali di Legnano, Como, Niguarda, come negli altri in via di ultimazione, la novità è rappresentata dal fatto che la struttura e la conseguente organizzazione sono state pensate per garantire la migliore integrazione delle tante competenze professionali necessarie a dare la migliore risposta alle esigenze dei malati. Al centro dell’organizzazione sanitaria viene messo il malato e su di esso convergono le competenze e le tecnologie necessarie a rispondere positivamente alle sue esigenze terapeutiche ed assistenziali. Il malato non è più obbligato a trasferirsi da reparto a reparto, a seconda della diagnosi o dell’intervento specialistico di cui abbisogna, ma sono queste ultime che ruotano attorno al suo letto. E’ questo, sicuramente, il futuro verso il quale dovranno segue a pag. 3 SOMMARIO Sorveglianza attiva: possibile alternativa al trattamento radicale negli uomini con tumore alla prostata L'impressionante evoluzione della Diagnostica per Immagini Importanti cambi di classificazione delle malattie del sangue La nuova frontiera della ‘Patologia Terapeutica’ Un vecchio farmaco, una nuova terapia in Pediatria pag. 2 pag. 4 pag. 5 pag. 6 pag. 8 Aggiudicazione Bici Speciale di Ivan Basso pag. 9 IL supporto psicologico ai pazienti Agire NT Sistema Sanitario pag. 11 Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” I giornali sui successi della ricerca dell'Istituto Nazionale dei Tumori ...L’Istituto di via Venezian (…) è primo fra le strutture esclusivamente dedicate all’oncologia. I punti accumulati grazie alle pubblicazioni su riviste di alto prestigio scientifico, per l’INT sono 1.647,80 e sono parecchi in più di quelli accumulati dallo IEO di Veronesi che ammontano a 1.320,10. Una ricerca di alto livello quindi, che dovrebbe fruttare all’Istituto nazionale dei tumori un aumento dei finanziamenti visto che il Ministero ha tutta l’intenzione di premiare con una bella fetta dei fondi per la ricerca, 40 milioni su 200 totali, i migliori….. …Un esempio per tutti, per capire cosa si nasconde dietro a una semplice classifica. All'istituto Tumori, il primo istituto pubblico «monotematico» in classifica, negli ultimi quattro anni sono stati collaudati alcuni protocolli (ribattezzati «criteri di Milano» in tutte le sale operatorie del mondo) per il trapianto di fegato. Sono stati messi a punto nuovi metodi per la cura di un cancro che colpisce il sistema nervoso dei bambini e per far fronte a uno specifico tumore al seno. Inoltre è stato individuato un biomarcatore che permette, senza traumi per il paziente, di capire se è più efficace una chemioterapia o una radioterapia…. La maggior difficoltà a smettere di fumare viene da un gene modificato Alcune persone sono geneticamente più portate a fumare: colpa di una variante genetica, identificata dai ricercatori della Fondazione, che aumenta il rischio poi di ammalarsi di cancro F umatori si nasce, almeno in parte. L’irresistibile fascino delle sigarette e il pericolo di sviluppare un tumore ai polmoni sono parzialmente scritti nel patrimonio genetico che ciascuno di noi eredita alla sua nascita. Ma, sia ben chiaro, la volontà del singolo di accendersi una bionda fa pur sempre la sua parte. Ora, però, i ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, diretti da Tommaso Dragani, hanno identificato un gene, il CHRNA5, responsabile della maggiore predisposizione all’abitudine al fumo di sigaretta e collegato al rischio di cancro polmonare. Sono i risultati di un lavoro tutto italiano, finanziato dall'AIRC, appena pubblicato sul prestigioso giornale scientifico JNCI (Journal of the National Cancer Institute) che porta a compimento il lavoro iniziato da studi condotti su migliaia di individui da grossi consorzi internazionali negli anni scorsi. Una scoperta utile anche per quei fumatori che vorrebbero smettere perché adesso i ricercatori hanno un nuovo ‘bersaglio’ da colpire con farmaci mirati contro il responsabile genetico della dipendenza da nicotina, ma anche con la messa a punto di supporti psicologici più intensi. “Con questa ricerca abbiamo finalmente, identificato il gene coinvolto il CHRNA5, e il meccanismo molecolare responsabile dell’attitudine alla nicotina. In sostanza, abbiamo scoperto che varianti presenti nel DNA degli individui a più elevato rischio sia di cancro polmonare che di abitudine al fumo causano una riduzione dei livelli del prodotto di questo gene” chiarisce Stefania Falvella, prima autrice del lavoro. “Finora - spiega Tommaso Dragani - era stata individuata un’ampia regione del cromosoma 15 contenente sei geni associata all’abitudine al fumo di sigaretta, al rischio di cancro polmonare e di malatsegue a pag. 3 impaginato int_n3.indd 1 06/10/2010 15:27:20 NEWS DALL'INT Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Agire NT L’esperienza del Programma Prostata dell’INT Sorveglianza Attiva: possibile alternativa al trattamento radicale negli uomini con tumore della prostata I Intervista a Riccardo Valdagni, Direttore del Programma Prostata l tumore della prostata è una neoplasia di grande rilevanza sia per l’impatto clinicosanitario sia per i risvolti assistenziali, economici, sociali e psicologici che comporta: nel 2005 in Italia sono stati 43.000 i nuovi casi diagnosticati e 9.200 i decessi. è la neoplasia più frequente nel maschio europeo e italiano. L’utilizzo sempre più diffuso dell’Antigene Specifico Prostatico (PSA) per diagnosticare il tumore della prostata, ha portato ad un’esplosione di nuove diagnosi e ha parallelamente causato la scoperta di un gran numero di tumori indolenti, clinicamente non significativi per il basso rischio di progressione, che, secondo le stime più recenti, ammontano al 30%-50% di tutti i tumori prostatici diagnosticati. Trattare radicalmente queste forme neoplastiche, che potrebbero non evolvere nell’arco della vita del paziente, significa sottoporre una parte di pazienti a trattamenti inappropriati per eccesso, causare effetti collaterali temporanei e/o permanenti che possono alterare significativamente la qualità della vita della persona e aumentare inappropriatamente i già elevati costi sanitari e sociali delle malattie oncologiche. In alternativa alle tre terapie radicali standard (prostatectomia, radioterapia esterna e brachiterapia), negli ultimi anni si sta affermando, per quegli uomini con tumore prostatico di piccole dimensioni e non aggressivo, la sorveglianza attiva, un atteggiamento osservazionale che ha la finalità di sottoporre i pazienti a terapie curative solo se la malattia cambierà il suo atteggiamento ‘indolente’. La sorveglianza attiva utilizza in maniera sistematica esami strumentali, visite periodiche, PSA e re-biopsia secondo precisi intervalli nel tempo. primario è la validazione della sorveglianza attiva quale alternativa al trattamento radicale negli uomini con tumore della prostata localizzata e ben differenziato al fine di limitare il sovra-trattamento. Obiettivo secondario dello studio è invece la valutazione del numero di casi in cui si riscontra la progressione clinica ad una scintigrafia ossea, la valutazione del numero di pazienti che modificano la scelta e si sottopongono ad una terapia radicale, il comportamento del PSA nel tempo e la mortalità per tumore della prostata. D: Quanti pazienti sono stati fin'ora arruolati? R: Da marzo 2005 sono stati arruolati oltre 200 pazienti in sorveglianza attiva, un numero significativo che colloca il Programma Prostata di questa Fondazione tra i centri di riferimento a livello internazionale per la gestione osservazionale dei pazienti con tumore della prostata. Attualmente PRIAS ha reclutato oltre 1500 pazienti e rappresenta il maggiore studio prospettico internationale sulla sorveglianza attiva. I risultati preliminari sulla sorveglianza attiva indicano che è un approccio efficace, sicuro ed alternativo negli uomini con tumore della prostata clinicamente localizzato e a basso rischio di progressione. D: Esistono Studi correlati alla Sorveglianza Attiva? R: A latere della sorveglianza attiva sono stati attivati due studi ancillari, PROCABIO e Caratterizzazione Ormonale e Genetica, che prevedono un prelievo di materiale biologico (sangue e urine) rispettivamente ogni sei mesi e una volta all’anno. PROCABIO, un protocollo multicentrico internazionale a cui partecipano centri di riferimento di Belgio, Francia, Gran Breta- D: Quando nasce la Sorveglianza Attiva in Istituto? R: Il Programma Prostata della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha iniziato a proporre la sorveglianza attiva in alternativa ai trattamenti radicali standard dal marzo 2005 contemporaneamente all’attivazione delle Visite Multidisciplinari per il tumore della prostata e alla discussione collegiale dei casi clinici. I criteri principali di inclusione nel protocollo di Sorveglianza Attiva 1) diagnosi istologica accertata di tumore alla prostata 2) possibilità di sottoporsi ad un trattamento radicale standard (prostatectomia, radioterapia esterna, brachiterapia) D: Il Protocollo è attivo solo in Italia? R: Dal settembre 2007 il Programma Prostata partecipa, su invito del centro coordinatore, allo studio multicentrico internazionale prospettico di sorveglianza attiva PRIAS (Prostate cancer Research International: Active Surveillance), il cui obiettivo gna, Olanda, Svezia, è finalizzato allo studio di nuovi biomarcatori genomici, proteomici e molecolari in grado di superare le zone d'ombra del PSA e di evidenziare, in laboratorio, i tumori aggressivi anticipando un'eventuale progressione di malattia nei pazienti in sorveglianza attiva. Lo studio Caratterizzazione Ormonale e Genetica ha lo scopo di valutare il potenziale valore prognostico ormonale e genetico e fornire un ulteriore strumento di valutazione del rischio di progressione del tumore prostatico. Inoltre, poiché esistono pochissimi dati in letteratura sulla qualità della vita dei pazienti in sorveglianza attiva, è stato attivato a settembre 2007 uno studio ancillare ad hoc gestito dal Servizio di Psicologia del Programma Prostata finalizzato a valutare se e quali cambiamenti avvengono nella vita di chi accetta questo atteggiamento osservazionale. I nostri dati preliminari ci indicano che i pazienti in sorveglianza attiva hanno mediamente una qualità della vita ottimale. D: Come viene considerata la Sorveglianza Attiva dalla Comunità Scientifica Internazionale? R: Il tema della sorveglianza attiva sta riscuotendo sempre più l’interesse e il favore della comunità scientifica internazionale. È per questo motivo che, a dicembre 2009, la Società Italiana di Urologia Oncologica ha attivato il progetto multicentrico SIUrO PRIAS ITA, da me coordinato, che offre ad alcuni selezionati centri urologici la possibilità di partecipare al protocollo internazionale di sorveglianza attiva PRIAS. Per saperne di più: www.istitutotumori.mi.it 6) 1-2 campioni bioptici positivi per tumore della prostata 7) disponibilità del paziente a sottoporsi a periodici esami e visite di controllo Lo schema di follow up 1) PSA ogni 3 mesi 3) PSA alla diagnosi inferiore o uguale a 10 ng/ml 2) biopsia prostatica diagnostica e re- 4) stadio clinico compreso tra T1c e T2 3) esplorazione rettale e valutazione del- 5) Gleason Pattern Score inferiore o biopsia a 12, 48 e 84 mesi lo stato clinico ogni 6 mesi uguale a 3+3=6 2 impaginato int_n3.indd 2 06/10/2010 15:27:20 La maggior difficoltà a smettere di fumare viene da un gene modificato Agire NT segue da pag. 1 Il Dott. Tommaso Dragani e la sua equipe tie vascolari. I ricercatori non erano però riusciti a individuare il singolo gene coinvolto, né a capire il motivo per cui alcuni individui hanno una maggiore predisposizione a fumare sigarette rispetto ad altri”. Confrontando il DNA dei forti fumatori con quello dei non fumatori e il DNA di persone sane con quello di persone con un carcinoma polmonare o con malattie vascolari, gli studi precedenti avevano, infatti, permesso di individuare in modo chiaro e inequivocabile l’esistenza di un preciso legame fra il genoma e i comportamenti nei confronti del tabacco. L’anno scorso, poi, il gruppo dell’Istituto dei Tumori di Milano, sulla rivista Clinical Cancer Research, aveva sia confermato ed esteso i dati dell’associazione tra la regione del cromosoma 15 e il rischio di tumore polmonare anche nella casistica italiana, sia dimostrato che due dei geni localizzati in questa regione (CHRNA3 e CHRNA5) erano associati anche ad alterazioni dei livelli quantitativi di espressione nel tessuto tumorale polmonare rispetto al tessuto normale. Ma quali sono le conseguenze pratiche di questa scoperta? “Potrebbero esserci fin da subito tre ricadute concrete conclude Dragani -. Innanzi tutto attraverso l’analisi del DNA, possibile anche a partire da una goccia di sangue o da un po’ di saliva, possiamo individuare le persone con una predisposizione genetica alla dipendenza da nicotina. Inoltre, i fumatori con la variante genetica di rischio potrebbero avere maggiori difficoltà a smettere e, per garantire loro una maggiore percentuale di successo, potrebbero seguire dei percorsi terapeutici e psicologici personalizzati (più intensi e accurati). Infine potrebbero essere disegnati dei nuovi farmaci, diretti specificamente contro il gene CHRNA5, da destinare solo alle persone selezionate con test genetico”. “Lo studio pubblicato da JNCI – ha commentato Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori – rappresenta un importante approdo dell’attività di ricerca più che ventennale di Tommaso Dragani riguardante la predisposizione ai tumori polmonari. Si tratta di un ulteriore, significativo contributo che, a fianco delle campagne e dei provvedimenti legislativi contro il fumo, consente di affinare ulteriormente l’efficacia del contrasto al tabagismo”. segue da pag. 1 Dal gioco di squadra delle eccellenze, la garanzia dei risultati convergere tutte le strutture ospedaliere ed è questo l’obiettivo a cui tende la realizzazione della Città della Cura e della Ricerca, che vede impegnate assieme alla Regione Lombardia, la nostra Fondazione, la Fondazione Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’ e l’Azienda Ospedaliera ‘Luigi Sacco’. Nel frattempo, però, molto si può fare anche quando le condizioni strutturali, come nel caso degli edifici di via Venezian, sono ancora quelle pensate attorno all’organizzazione delle singole specialità. Alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, non da oggi, le diverse competenze sono abituate a lavorare in modo integrato. Ne sono un esempio i casi illustrati nel recente seminario organizzato dal Direttore del Dipartimento Chirurgico, Ugo Pastorino, così come l’organizzazione del Programma Prostata diretto da Riccardo Valdagni, dove un urologo, un oncologo radioterapista, un oncologo medico e uno psicologo visitano in modalità multidisciplinare sincronica, applicando linee guida diagnostico terapeutiche ed osservazionali istituzionali, elaborate da un Team Multidisciplinare. Ed ancora, come si può leggere negli articoli pubblicati su questo numero di AGIRE INT, dedicati al Dipartimento Diagnostica per Immagini, diretto da Emilio Bombardieri, e alla Patologia Terapeutica, verso la quale si indirizza l’attività del Dipartimento diretto da Giuseppe Pelosi. Ma ne è anche un ottimo esempio il risultato della ricerca condotta in Istituto che, sulla base della graduatoria definita dal Ministero della Salute, ci vede al primo posto a livello nazionale non solo tra gli istituti oncologici, ma tra tutti quelli monospecialistici. Una ricerca che è sempre di più traslazionale, ovvero sempre di più vicina al letto del malato e capace di dare risposte innovative e positive non solo alla specifica patologia ma alla singola persona. Tutto frutto di un gioco di squadra che dobbiamo e possiamo rendere ancor più vincente. Gerolamo Corno Direttore Generale In Italia ci sono 11,1 milioni di fumatori, di cui 5,9 milioni di uomini e 5,2 milioni di donne. Alla domanda se nei prossimi 6 mesi pensa seriamente di smettere di fumare, il 78% risponde NO, il 13% non sa e il 9% SI. Secondo il campione le misure più efficaci per aiutare a smettere di fumare sono: 81% vietare la vendita ai minori di 18 anni (e non 16 come ora) 78,7% accesso gratuito ai centri per ladisassuefazione 76,9% medicinali gratuiti per smettere 74,7% estendere il divieto di fumare 68,4% aumento sensibile del costo delle sigarette Presso l'Istituto dei Tumori di Milano è attivo il Centro antifumo, dove sono stati visti più di 2000 fumatori, di questi oltre il 30% ha smesso e un altro 20% ha ridotto a più della metà il consumo di sigarette. Per prenotare una visita con il Servizio Sanitario Nazionale telefonare allo 02 2390 2307 (Dati dall’indagine Doxa del 2010, dall’ISS, dal Centro antifumo della Fondazione) 3 impaginato int_n3.indd 3 06/10/2010 15:27:21 NEWS DALL'INT Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” L'impressionante evoluzione della Diagnostica per Immagini "L Il Dott. Emilio Bombardieri, Direttore del Dipartimento, racconta dove sta andando oggi la Diagnostica per Immagini in Oncologia a diagnostica per immagini in Oncologia sta conoscendo una evoluzione impressionante. L'evoluzione della TAC prevede un numero di ‘slice’ (fette o strati) sempre più elevato; al momento si stanno studiando macchine con oltre 256 strati, con abbreviazione dei tempi d’esame, possibilità di studi perfusionali che richiedono tempi sempre più brevi e permettono notevoli performance nella ricostruzione tridimensionale di organi ed apparati. L’evoluzione della Risonanza magnetica (RM) prevede l’impiego più estensivo di elevati campi magnetici ( 3 tesla) e apparecchiature multicanale (32 canali ed oltre) con conseguente implementazione di bobine ad elevati canali. I margini di sviluppo della RM sono notevolissimi e la RM si sta orientando almeno in parte verso un imaging ‘total body’ che consente l’esplorazione del corpo intero, oltre a mantenere vantaggi indiscutibili nell’imaging di particolari distretti quali encefalo, midollo, parti molli, articolazioni. La PET (Tomografia ad Emissione Positronica) è la strumentazione Medico Nucleare che ultimamente ha conosciuto la maggiore diffusione nei Centri Oncologici in quanto permette non solo di ottenere accurate immagini morfologiche, ma a seconda del radiofarmaco usato, permette di descrivere il metabolismo di un tumore (se è vitale, se è necrotico, se è proliferante). Ormai la PET è entrata in tutti i percorsi diagnostico-terapeutici di molte indicazioni oncologiche.” D: Quanto è importante questa nuova diagnostica sulla gestione del paziente? R: L’impatto pratico è enorme in quanto grazie alle nuove tecnologie, la PET per esempio, è possibile modificare le strategie terapeutiche nel 25-30% dei casi. Questi dati sono il risultato di rigorosi studi internazionali di Technological Assessment. Ciò significa che i pazienti vengono curati con maggiore appropriatezza e maggiori possibilità di successo. D: Cosa comporta questa grande evoluzione tecnologica ? R: L'evoluzione tecnologica comporta una grande integrazione, a tutti i livelli. Per esempio l'integrazione di strumenti. Attualmente l’Industria mette a disposizione PET combinate con la TAC. Si chiamano questi ‘strumenti ibridi’, perché il paziente con un solo esame, effettua due indagini, che poi vengono fuse insieme. Nell’immagine alla fine si hanno sia le informazioni proprie della TAC che quelle della PET e la fusione migliora la appropriatezza della diagnosi. Questo è importantissimo sia nella stadiazione e la ristadiazione dei tumori, che nel monitoraggio delle terapia (chemio-radioterapia). Esistono addirittura nuovi criteri di valutazione della risposta alla terapia che fanno riferimento alla PET/TAC. D: Si modificano anche le indicazioni di impiego di queste strumentazioni? R: Questo è naturale. Per esempio l’interventistica radiologica si sviluppa sempre più, in quanto aumentano le richieste di veri e propri atti chirurgici (diagnostici o terapeutici) sia sotto guida ecografica, che sotto guida TAC o RM. Tutto questo è reso possibile dalla disponibilità di strumentazioni chirurgiche atte a raggiungere con limitata invasività qualsiasi distretto del corpo. Ciò richiede ovviamente del personale dedicato, in team multidisciplinari e altamente specializzati. Oltre a quanto sopra, in senso generale, l’imaging diagnostico acquisisce sempre maggiore importanza anche nella caratterizzazione biologica delle neoplasie, in modo da assumere significato di parametro prognostico (predittivo di aggressività o di risposta). L’imaging oggi giorno non solo ‘vede’ il tumore, ma dice ‘cosa c’è dentro’. Si aggiunga che l’imaging è sempre stato fondamentale anche nella definizione del ‘bersaglio’ per i piani di trattamento radioterapici. D: E’ l’Istituto Nazionale dei Tumori attualmente in linea con questi sviluppi? R: Nel Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia nel giro di un paio di anni sono state ricambiate diverse grandi apparecchiature. E’ stata recentemente installata una nuova Risonanza Magnetica, è in corso di installazione una seconda PET/TAC, è prevista a breve l’installazione di una TAC a 128 strati e di un nuovo mammografo digitale. I pazienti possono in sostanza fare affidamento su di una concentrazione di tecnologie diagnostiche che è assolutamente impressionante: 2 Risonanze Magnetiche, 2 TAC, 4 Apparecchiature per RX tradizionale, 3 Angiografi, 7 Ecografi, 1 Apparecchiatura per stereo- a 2 mammografi digitali, 2 PET/TAC, 2 tassi, gamma camera a doppia testa, 1 gamma camera a testa singola, 1 ciclotrone, Laboratori di Radiochimica. Il numero di esami prodotti giornalmente è assai elevato in quanto le particolari necessità dell’oncologia richiedono studi accurati e talvolta con quesiti di particolare impegno. Il carico di lavoro dei nostri professionisti è ben al di là di quello di una Diagnostica per Immagini di un normale Ospedale generale. Nel nostro Dipartimento vengono eseguiti oltre 110.000 esami di imaging per anno e circa b b 65.000 prestazioni di radioterapia. Gli esami TAC complessivi sono circa 21.000 di cui oltre 6.000 per i pazienti interni. In questo numero vanno comprese le biopsie, l’interventistica, le crioterapie. Le angiografie diagnostiche e terapeutiche superano le 2.500. Le ecografie, comprese le biopsie e la interventistica ecoguidata oltre 7.000. Per la senologia gli esami mammografici complessivi ammontano a 15.000 e circa 9.000 gli esami ecografici. Vengono eseguiti oltre 1.500 interventi a scopo diagnostico sulla mammella. Gli studi di RM magnetica superano la cifra di 12.000 e gli studi di radiologia convenzionale arrivano a 40.000. Gli esami di Medicina Nucleare superano gli 8.000, cui vanno aggiunte le prestazioni ambulatoriali e di laboratorio (oltre 70.000). Il Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia Nel Dipartimento lavorano 54 Dirigenti specialisti, 73 Tecnici, e circa 65 Unità di personale Infermieristico, Ausiliario e Amministrativo. Il Dipartimento è attualmente composto da tre strutture di Radiologia di cui la prima dedicata alla RM e alla diagnostica tradizionale (Dott. D. Vergnaghi), una dedicata alla TAC e alla interventistica (Dott. A. Marchianò), una dedicata alla senologia e diagnostica gastroenterologia (Dott.ssa S. Bergonzi). Ne fanno parte, inoltre, anche la Struttura di Medicina Nucleare, con Diagnostica e Terapia (Dott. E. Bombardieri), due Strutture di Radioterapia (Dott.ssa P. Olmi e Dott. C. Fallai), e una di Fisica Medica (Dott. G. Zonca). 4 impaginato int_n3.indd 4 06/10/2010 15:27:21 Agire NT Importanti cambi di classificazione delle malattie del sangue Una ricerca internazionale, coordinata dall’INT, pubblicata su Blood, ha identificato, all’interno delle principali categorie di neoplasie linfoidi e mieloidi, sottotipi di malattie omogenei per derivazione cellulare, caratteristiche genetiche, prognosi e risposta al trattamento no studio coordinato dalla FondaU zione INT e finanziato dalla Commissio- ne Europea, nell’ambito del progetto multicentrico HAEMACARE, in collaborazione con un gruppo internazionale di esperti patologi, ematologi ed epidemiologi, ha permesso di identificare, all’interno delle principali categorie di neoplasie linfoidi e mieloidi, sottotipi di malattie omogenei per derivazione cellulare, caratteristiche genetiche, prognosi e risposta al trattamento e, contemporaneamente, di raggiungere un consenso sulla nuova classificazione della malattie relative. Come conseguenza della sempre migliore caratterizzazione genetica e funzionale, infatti, le classificazioni delle malattie sono in continua evoluzione e necessitano di venire aggiornate con quelle più recenti che tengono conto delle caratteristiche genetiche, biomolecolari e cliniche, oltre che della morfologia tumorale. Basato su 88.167 casi in 44 registri tumore di popolazione, lo studio riporta e confronta l’incidenza, cioè il numero di nuovi casi diagnosticati ogni anno su 100.000 abitanti, di specifici tipi di neoplasie ematologiche in 23 paesi Europei. Ogni anno si verficano circa 25 nuovi casi di neoplasie linfoidi e circa 8 casi di neoplasie mieloidi ogni 100.000 abitanti. Il rischio di sviluppare una neoplasia ematologica è più basso nei paesi dell’est rispetto al resto dell’Europa. Le neoplasie linfoidi sono più frequenti nei paesi del sud Europa, mentre le leucemie mieloidi acute, la sindrome mielodisplastica e le altre neoplasie mieloproliferative sono più frequenti nel Regno Unito ed in Irlanda. Una parte di questa variabilità geografica può essere dovuta a differenze nei criteri diagnostici e nella codifica di questi tumori da parte dei diversi centri di trattamento e dei registri tumori, o alla sottoregistrazione delle sindromi mielodisplastiche, che colpiscono prevalentemente la popolazione anziana e non richiedono necessariamente ricovero ospedaliero. E’ inoltre piuttosto elevata la percentuale di neoplasie con una inadeguata specificazione delle caratteristiche morfologiche, a conferma della necessità di migliorare la qualità e la definizione di queste malattie. A tale scopo, il gruppo di esperti HAEMACARE ha recentemente pubblicato un manuale internazionale per la codifica delle neoplasie ematologiche destinato ai registri tumori. “L’articolo di Sant, Allemani, Tereanu e altri - sostiene Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori - sull’incidenza delle neoplasie ematologiche in Europa pubblicato su Blood rappresenta un contributo ad una sempre migliore definizione di queste malattie principalmente per scopi di ricerca, ma lo studio riveste anche un interesse clinico, poiché identifica, all’interno delle principali categorie di neoplasie linfoidi e mieloidi, sottotipi di malattie omogenei per derivazione cellulare, caratteristiche genetiche, prognosi e risposta al trattamento”. Secondo le ultime stime OMS, ogni anno In Europa quasi 180.000 persone si ammalano di un tumore ematologico, quasi 20.000 in Italia. Le neoplasie ematologiche rappresentano circa l’8% di tutti i tumori e sono al 5° posto in ordine di frequenza fra tutti i tumori. Esse comprendono un insieme eterogeneo di malattie a diversa etiologia, prognosi e frequenza; i progressi di recente verificatisi nella conoscenza e nel trattamento di queste neoplasie sono fra i più notevoli in campo oncologico. In funzione le nuove camere operatorie Nel mese di ottobre inizierà la fase di apprendimento delle persone (chirurghi, personale di sala e strumentisti) nelle nuove sale integrate ad alta tecnologia. Grazie alle nuove sale operatorie è previsto già dai prossimi mesi un aumento dell'attività chirurgica di circa il 10%. 5 impaginato int_n3.indd 5 06/10/2010 15:27:22 FOCUS su dipartimento di patologia Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” La nuova frontiera della ’ I l titolo potrebbe sembrare un ossimoro, un accostamento di termini tra loro antitetici, ma non è così, anzi è uno degli scenari attuali dell’Anatomia Patologica, la branca specialistica della Medicina che studia le malattie umane mediante l’esame macro-microscopico degli organi, dei tessuti e delle singole cellule. L’indagine anatomopatologica consente di distinguere cellule e tessuti normali da quelle/i in cui si sia sviluppata un’alterazione valutabile morfologicamente, qualunque essa sia: infiammatoria, neoplastica, dismetabolica o regressiva. Ogni organo, tessuto o singola cellula che sia stata asportata dal corpo umano (una biopsia cutanea, un prelievo citologico da un nodulo superficiale o una cavità corporea o l’asportazione di un intero organo o parte di esso) è sempre sottoposto a esame anatomopatologico per pianificarne i successivi momenti terapeutici. Ogni nuova tecnica, procedura e terapia che viene introdotta in Medicina dovrebbe fornire, ad un costo sostenibile, informazioni di significato diagnostico, prognostico e predittivo che vadano oltre il migliore ‘standard’ corrente ed a questo mandato il Patologo ha sempre cercato di uniformarsi attraverso la parola chiave dell’integrazione. Vale a dire, le informazioni di base ottenute con le tecniche diagnostiche consolidate dall’uso e dalla tradizione sono state di volta in volta implementate dalle nuove possibilità messe a disposizione dal progresso scientifico e tecnologico (colorazioni speciali, colture cellulari, microscopia elettronica, immunoisto-citochimica, indagini molecolari), arricchendo sempre più l'armamentario conoscitivo e le competenze del Patologo. Nell’era della farmaco-genetica e della farmaco-genomica, cioè di come i fattori genetici possano modulare la biodistribuzione, il metabolismo e l’efficacia dei farmaci, anche il ruolo del Patologo sta rapidamente cambiando in una prospettiva che può già considerarsi iniziata sull’onda della personalizzazione della terapia oncologica. E’ una situazione innovativa e attuale, che attribuisce allo specialista Patologo un ruolo di protagonista nella gestione clinica del malato: non più quindi solo diagnostica basata sull’esame morfolo- gico, ma anche e soprattutto definizione degli aspetti fenotipici e biomolecolari che sempre più concorrono alla caratterizzazione terapeutica delle malattie oncologiche. La diagnosi anatomo-patologica è una vera e propria consulenza medica comunicata nella quale sono inserite tutte le informazioni che partecipano alla definizione del migliore trattamento clinico del paziente, rappresentandone anzi il presupposto essenziale e non facilmente rimpiazzabile da altre tecniche diagnostiche, come quelle laboratoristiche o radiologiche. Considerando che la moderna terapia oncologica si fonda anche sulla valutazione di fattori prognostici (cioè come il tumore modifichi l’aspettativa di vita dei pazienti) e di fattori predittivi (cioè come il tumore sia modificato dalle terapie in atto), capiamo allora quali possano essere i contenuti qualificanti ed impegnativi della Pa- tologia Terapeutica. Essa è un’emergente sub-specialità della nostra Disciplina o ancor meglio un potenziamento globale della nostra naturale attitudine a integrare l’esperienza diagnostica con la cura stessa del paziente e alla quale è necessario riservare un posto preminente nella cultura e nella mentalità del Patologo, anzi del Medico con una formazione che parta già durante il Corso di Laurea e si arricchisca di contenuti specifici nell’ambito delle Scuole di Specializzazione. La personalizzazione e l’individualizzazione della terapia costituiscono, infatti, obiettivi irrinunciabili della Medicina moderna, ai quali convergono la Medicina Clinica e Molecolare e per il cui raggiungimento il Patologo, orientato agli scenari della diagnostica molecolare, può ritagliarsi un ruolo essenziale di supporto al clinico per scelte di trattamento sempre più indirizzate al singolo paziente. Immagini di diagnostica molecolare realizzate nel Laboratorio accreditato di Patologia Molecolare INT. Esempi concreti di come si possa passare dal trattamento della malattia intesa come categoria diagnostica al trattamento del singolo malato. 1B 1A 2 3 6 impaginato int_n3.indd 6 06/10/2010 15:27:23 patologia diagnostica e laboratorio Agire NT a ’ Patologia Terapeutica’ Il ruolo del patologo in un ospedale oncologico come l'INT D: Prof. Pelosi, si parla molto di personalizzazione e individualizzazione della terapia, ma spesso anche in ambiente medico lo si percepisce come un orizzonte lontano… R: Questi obiettivi diventano qualificanti e necessari in un centro oncologico come l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che da sempre è all’avanguardia nella diagnosi, cura e ricerca oncologica, ma diventano ancor più pressanti in progetti di ampio profilo medico, scientifico e sociale quale la Città della Ricerca, della Salute e della Didattica, dove l’Anatomia Patologica potrà mettere in campo, accanto alle sue competenze tradizionali (che rappresentano ancora lo zoccolo duro su cui si fonda l’attuale terapia oncologica), anche procedure di lavoro avanzate che consentiranno di eseguire determinazioni molecolari ai fini della diagnostica terapeutica, come pure di gestire le funzioni di raccolta e controllo di 4 Nella Figura 1 sono riportati tre esempi di adenocarcinoma del polmone caratterizzati dal punto di vista feno-genotipico su materiale diagnostico molto limitato in termini di quantità di cellule neoplastiche. Nel riquadro 1-A vediamo una microbiopsia diagnosticata con metodica immunoistochimica, recante una mutazione del gene EGFR; nel riquadro 1-B sono mostrati due campioni citologici sempre di adenocarcinoma polmonare, con eventi molecolari (mutazione ed amplificazione di EGFR) utilizzabili ai fini della terapia. Nella figura 2 è riportata l’analisi FISH di un caso di sarcoma sinoviale, essenziale per confermarne la diagnosi. Figura 3 vediamo il profilo in citometria a flusso di una leucemia linfatica cronica B a partire da un campione di sangue periferico. Nella Figura 4, infine, mostriamo l’amplificazione del gene Her-2/neu con tecnica CISH in un caso di carcinoma della mammella, utilizzabile per la terapia. qualità della banca dei tessuti (il c.d. ‘left over tissue’), presupposto questo essenziale per le attività di ricerca traslazionale. D: Anche Lei sembra parlare al futuro…. R: No. Presso la Struttura Complessa 3 di Anatomia Patologica del Dipartimento di Patologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori è attivo un laboratorio accreditato di Patologia Molecolare, che già lavora nella direzione delle finalità della Patologia Terapeutica, fornendo un supporto di caratterizzazione molecolare oncologica alle strutture cliniche dell’Istituto e, in parte, a medici e strutture esterne. D: Come funziona? R: Il laboratorio, per quanto attiene alla parte diagnostica, è strutturato in un settore dedicato all’analisi mutazionale, un settore dedicato alla citometria a flusso, ai trascritti di fusione e all’analisi dei microsatelliti, un settore dedicato alla citogenetica e all’ibridazione ‘in situ’ a fluorescenza (FISH) e un settore dedicato all’ibridazione ‘in situ’ cromogenica (CISH). Per fare alcuni esempi pratici di tale attività diagnostica vorrei citare l’identificazione delle mutazioni di geni importanti dal punto di vista terapeutico (mutazioni di K-ras, EGFR, c-Kit, PDGFRA/B), la ricerca di clonalità nelle malattie linfoproliferative e d’instabilità microsatellitare nelle neoplasie intestinali e l’identificazione di trascritti di fusione e di traslocazioni. La diagnosi di malattie virali d’interesse oncologico, la citogenetica classica, la valutazione FISH/CISH dell’assetto genico e l’immunofenotipizzazione delle neoplasie sono altri qualificanti esempi di questa febbrile attività diagnostica. D: Si tratta di esami diagnostici in via sperimentale o di esami attivabili con il SSN? R: La maggior parte degli esami di diagnostica molecolare sono richiedibili con la modulistica ‘rosa’ del Servizio Sanitario Nazionale da parte dei medici curanti secondo procedure operative già in essere presso il Dipartimento di Patologia dell’INT. Tali richieste si sostanziano in veri e propri referti diagnostici che sono firmati dal patologo al pari di qualunque altra diagnosi di sua pertinenza, previa verifica dell’adeguatezza e appropriatezza del materiale in esame, della definizione della migliore strategia Il Prof. Giuseppe Pelosi d’analisi e dell’identificazione della componente neoplastica da destinare all’analisi molecolare, quantificandone la cellularità ed eliminando la componente normale che potrebbe interferire con l’esito dell’analisi. D: Nella diagnosi entrano in gioco varie competenze, chi ha l’ultima parola? R: Tutte queste azioni rappresentano veri e propri atti medici essenziali alla buona riuscita degli esami molecolari e rimarcano la necessità che sia il patologo, nell’ambito delle sue competenze professionali, a possederne la giurisdizione esecutiva che lo impegna fortemente anche dal punto di vista medico-legale. D: I cittadini come possono informarsi ed usufruire di questi servizi? R: Per favorire la conoscenza più ampia possibile della diagnostica molecolare eseguita presso il Dipartimento di Patologia dell’INT, è in corso di realizzazione sul nostro sito ‘web’ un ‘box’ molecolare, che riporterà l’elenco degli esami disponibili, le procedure amministrative da seguire e le modalità di invio del materiale diagnostico. Pagine a cura del Prof. Giuseppe Pelosi [email protected] Capo del Dipartimento di Patologia Diagnostica e Laboratorio Direttore delle S.C. 2&3 di Anatomia Patologica, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano Professore di Anatomia Patologica, Università degli Studi, Milano Per saperne di più: tel. 02 2390 3017 (dalle 12 alle 13 - lunedi/venerdi) 7 impaginato int_n3.indd 7 06/10/2010 15:27:25 NEWS DALL'INT ...e non solo Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Un vecchio farmaco, una nuova terapia in Pediatria L Ancora una volta si parla di un ‘Milan regimen’ che diventa nuovo metro di paragone a livello internazionale a rivista Pediatric Blood and Cancer ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio, condotto dalla Dott.ssa Cristina Meazza e dal Dott. Andrea Ferrari , che ha confermato l’efficacia di un vecchio farmaco, utilizzato però in modo nuovo per curare dei sarcomi in età pediatrica. Lo studio riporta i risultati terapeutici ottenuti nei bambini con sarcoma delle parti molli e dell’osso recidivato trattati con ifosfamide ad alte dosi somministrata in infusione continua di 14 giorni attraverso pompa esterna portatile. La particolarità di questo regime è che permette un utilizzo di alte dosi del farmaco e quindi potenzialmente un aumento dell’efficacia, ma anche un eccellente profilo di tossicità. Un ulteriore dato fondamentale sono i costi ridotti di una terapia che di fatto si può effettuare a domicilio, grazie alla pompa esterna portatile, con un enorme vantaggio anche per il paziente. Una terapia che guarda al risultato, ma anche alla qualità di vita e ai costi. L’idea di questa terapia è stata mutuata dall’esperienza già sviluppata nel nostro Istituto dagli oncologi medici del reparto Trattamento Medico dei Sarcomi dell'Adulto, coordinato dal Dott. Paolo Casali, ma risulta un’assoluta novità nel mondo pediatrico. Nel lusinghiero editoriale di Pediatric Blood and Cancer, firmato da P. Anderson, infatti si conclude così: “I would go as far as to predict that ‘Milan regimen’ may become a new metric of continuous improvement in quality of care”. Ancora una volta, in altre parole, si parla di un ‘Milan regimen’ che diventa nuovo metro di paragone. In questo caso, per migliorare le probabilità di guarigione dei bambini malati di tumore e la loro qualità di vita. L’Oncologia Pediatrica, diretta dalla Dott.ssa Maura Massimino, è la principale Oncologia Pediatrica italiana per il trattamento di bambini e adolescenti con tumore solido ed è costantemente all’avanguardia nella ricerca di nuovi approcci terapeutici. Una peculiarità della struttura, rispetto alle altre oncologie pediatriche italiane, è il fatto di essere all’interno di un Istituto Oncologico e quindi di avere una collaborazione diretta e quotidiana con gli oncologi medici e i chirurghi dell’adulto. L’approccio multidisciplinare al paziente pediatrico si giova quindi anche di questa collaborazione, bidirezionale e sinergica, che risulta particolarmente importante per quelle patologie a cavallo delle due fasce di età, pediatrica e adulta, come i sarcomi. I sarcomi sono, dopo le neoplasie del sistema nervoso centrale, il secondo gruppo di tumori solidi più frequenti nell’età pediatrica. Come accade per i sarcomi dell’adulto, anche per i sarcomi del bambino la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori è riferimento internazionale per i protocolli di cura e di ricerca. Importante risultato di una ricerca interamente condotta presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Anche nella fase avanzata della malattia, l’organismo genera spontaneamente risposte antitumorali C ‘ ancer Research, nella sezione OnlineFirst’ ha pubblicato i risultati di uno studio che dimostrano che anche in presenza di un tumore in fase avanzata, l’organismo continua a generare spontaneamente risposte antitumorali. La ricerca, finanziata da AIRC e ACC, è stata svolta interamente da ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, ed in particolare dalla Unità Operativa di Immunobiologia dei Tumori Umani, in collaborazione con diverse Unità Cliniche dell’Istituto, tra cui l’Unità Melanoma e Sarcoma, diretta dal Dott. Mario Santinami e l’Unità di Oncologia Medica 3, in cui lavora il Dott. Massimo Di Nicola. I risultati dello studio dimostrano, per la prima volta, che il tessuto tumorale di melanomi, sia primitivi che metastatici, contiene una piccola popolazione di linfociti (denominati T CD8+) che hanno appena intrapreso le fasi iniziali del processo di differenziazione che li porta a diventare agenti anti tumorali. Linfociti T ‘early effector’, ovvero ai primi stadi di specializzazione nella loro futura funzione, non erano mai stati individuati nelle neoplasie dove, si riteneva, che tale fase precoce di risposta fosse inibita dai molteplici meccanismi di immunosoppressione, sviluppati soprattutto in stadio avanzato di malattia. “Si tratta - spiega Andrea Anichini, primo firmatario dello studio -, di cellule che, per caratteristiche strutturali e funzionali, si trovano nello stesso stadio evolutivo degli ‘early effectors’ che si generano entro pochi giorni dall’inizio della risposta immunitaria, descritti in letteratura finora solo nelle risposte contro agenti patogeni ambientali, come i virus”. L’implicazione principale di questi risultati, è dunque che la risposta immune antitumore continua ad essere generata, in modo spontaneo, ed anche in fase avanzata di malattia. “Di non secondaria importanza – aggiunge Roberta Mortarini, tra gli altri firmatari dello studio - è anche l’osservazione che tale sottogruppo di linfociti T CD8+ è anti-tumore, è privo di difetti funzionali ed è capace di proliferare prontamente e differenziarsi ulteriormente in risposta alla presenza di citochine, quali IL-2 e IL-15 ”. “Questa nuova popolazione di cellule T CD8+ - conclude Andrea Anichini - risulterà molto utile come ‘indicatore di risposta immune in atto’ per valutare l’efficacia delle terapie immunologiche, biologiche o di tipo ‘bersaglio-specifico’ nel melanoma cutaneo. Lo sviluppo di questa ricerca prevede adesso due fasi distinte. La prima sarà capire quali segnali presenti nel microambiente tumorale favoriscono o inibiscono lo sviluppo di questa popolazione di effettori precoci anti-tumore. La seconda sarà lo studio delle strategie che potrebbero essere trasformate in nuove terapie per promuovere l’espansione in-vivo di questa popolazione di linfociti fino a livelli sufficienti ad esercitare un contrasto efficace della crescita neoplastica”. 8 impaginato int_n3.indd 8 06/10/2010 15:27:25 Agire NT Aggiudicazione Bici Speciale di Ivan Basso Lunedi 5 luglio alle ore 11,00 alla pre- senza del notaio Giorgio Zanini e dei rappresentanti dell’Associazione Bianca Garavaglia presso la sede dell’Associazione in via Cattaneo 8 a Busto Arsizio (VA), si è tenuta l’apertura delle buste con le offerte per la ‘Bici Speciale modello Cannondale Six’ che il campione Ivan Basso aveva donato alla Onlus e che era stata messa all’asta per la raccolta fondi nei mesi maggio e giugno. La bici è stata assegnata per 6.000 Euro al Dott. Roberto Ferrario, editore del quotidiano La Prealpina, purtroppo scomparso nelle scorse settimane. I fondi raccolti grazie a questa iniziativa serviranno a finanziare parte della borsa di studio sulle nanotecnologie, attualmente in corso presso i laboratori del Prof. Mauro Ferrari a Houston, Texas. Il Presidente dell’Associazione Dott. Carlo Garavaglia ringrazia sentitamente il Dott. Ferrario e Ivan Basso per la generosità dimostrata e aggiunge: “abbiamo sentito Ivan proprio qualche giorno fa prima della sua partenza per il Tour de France, ci ha assicurato la massima disponibilità per la consegna della bici che avverrà dopo l’estate in data da definirsi in base ai suoi impegni agonistici. Ivan ci ha ricordato nel frattempo un’altra bella iniziativa per la lotta ai tumori infantili: l’uscita del suo libro fotografico che sarà in edicola per tutto il mese di luglio insieme alla Gazzetta dello Sport. Anche in questo caso parte del ricavato del libro verrà destinato alla Struttura Complessa di Pediatria Oncologica dell’Istituto dei Tumori di Milano, il Reparto che l’Associazione sostiene da ormai 23 anni”. Un’altra bella dimostrazione dell’unione tra Sport e Solidarietà. Premio ABO 2010 'UNA VITA PER LA RICERCA' a Emilio Bombardieri Emilio Bombardieri, Direttore A del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, è stato assegnato il Premio 'UNA VITA PER LA RICERCA', promosso dalla Fondazione ABO - Applicazione delle Biotecnologie in Oncologia (www. fondazioneabo.org) di Venezia. Motivo dell'attribuzione del premio, che è ormai un appuntamento fisso e di rilievo per il mondo medico-scientifico, è il lavoro svolto da Bombardieri nell'ambito dell'individuazione dei biomarcatori da usare nella terapia e nella diagnosi precoce dei tumori. Il premio è stato consegnato nel corso della nona edizione della Serata del Redentore ABO, che si è svolta, sabato 17 luglio, nella splendida cornice dell'Isola di San Giorgio Maggiore e alla quale hanno partecipato impren- ditori sostenitori della ricerca, luminari del mondo scientifico e autorità locali e nazionali. A consegnare il premio nella mani di Bombardieri sono stati il Presidente della Fondazione ABO, Eduardo Liccardi e il Direttore scientifico di ABO, Massimo Gion. Il Premio ‘UNA VITA PER LA RICERCA’, un riconoscimento per ricercatori che abbiano avuto risultati concreti soprattutto nella ricerca di trasferimento, è nato nel 2007 ed è giunto alla sua 4° edizione. Nelle edizioni precedenti il premio è stato assegnato a ricercatori come Pier Giuseppe Pelicci, Direttore del Dipartimento di Oncologia sperimentale dell'IFOM-IEO, Marco Alessandro Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione INT, e a Maurizio D'Incalci, Capo del Dipartimento di Oncologia dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Il Presidente dell’associazione Bianca Garavaglia Carlo Garavaglia (al centro) con il notaio Giorgio Zanini e la figlia all’apertura delle buste. Fondata nel 1952 dal Prof. Pietro Bucalossi, dal 1988 organizza, nell'ambito della sua riunione annuale, una conferenza dedicata al ricordo del Prof. Giorgio Prodi, affidata ad un guest speaker che si è particolarmente distinto nel campo della ricerca in Oncologia. Quest’anno è stato chiamato, a tenere la 24ª Conferenza “Giorgio Prodi”, il Direttore Scientifico della Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori, Marco Pierotti. Il titolo della sua lezione è stato “Mice, men and molecules the present-shaping past”. Al Nord e al Sud due sanità L a medicina è arte, perspicacia e intuito, capacità di creare un dialogo con il paziente. Ripenso a queste parole del professor Gianni Bonadonna dopo la vergognosa zuffa al Policlinico di Messina. E mi accorgo di quanto siano distanti le sanità tra Nord e Sud: quel che ho visto in agosto all'Istituto Nazionale Tumori di Milano mi fa pensare che certi atti eroici nella sanità li abbiamo vicini a noi e molte volte non ce ne accorgiamo: con le corsie al completo ho visto équipe di medici come quella del reparto di chirurgia colon retto, diretto da professor Ermanno Leo, operare magari per 12 ore consecutive, e dare al paziente e ai familiari, oltre alla speranza, una prova di umanità. Di questo io dico: grazie Milano. Adele Genghini, Milano 9 impaginato int_n3.indd 9 06/10/2010 15:27:26 news dall'int Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” L'INT al WIN Symposium 2010 al 7 al 9 luglio 2010 si è svolta a D Parigi la seconda edizione del WIN Symposium, dedicato alla terapia oncologica personalizzata. Si tratta di un importante evento internazionale organizzato dal WIN Consortium con la collaborazione di Nature Publishing Group. Le giornate di studio, che hanno visto la presenza di tutte le rappresentanze dei protagonisti del mondo oncologico – medici, scienziati, ricercatori, amministratori del sistema sanitario, case farmaceutiche, associazioni di pazienti, ecc. – hanno dato ampia opportunità di informarsi su tecnologie e scoperte scientifiche ad alto potenziale innovativo, con un focus speciale sui temi delle terapie personalizzate e della diagnosi precoce. Il WIN Consor- tium, che ha ideato l'iniziativa, è nato dalla collaborazione dell'Institut Gustave Roussy e della University of Texas M. D. Anderson Cancer Center in associazione con altre istituzioni internazionali dedicate alla cura e alla ricerca oncologica. In particolare l'iniziativa è sostenuta da OECI, l'Organizzazione Europea degli Istituti Oncologici che è presieduta da Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori. Il WIN Consortium ha l'obiettivo di costruire nuove alleanze strategiche in oncologia, creando programmi che favoriscano lo sviluppo di farmaci innovativi, e accelerino i trials clinici e la validazione di nuove molecole per la terapia oncologica personalizzata. Pasta al farro con scarola Pere in salsa preziosa 360 grammi di fusilli integrali al farro 400 grammi di foglie di scarola tenere 1 pomodoro fresco a dadini 3 spicchi d’aglio schiacciati 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva Pepe 1 pizzico di peperoncino Sale marino integrale 6 pere piccole 50 ml di succo d’uva 1 chiodo di garofano 1 pizzico di cannella Sale marino integrale Per la salsa 4 cucchiai di crema di nocciole 50 ml di succo d’uva Lavate la scarola, tagliate le foglie 1 cucchiaino di caffè d’orzo a metà e cuocetele per 8 minuti in abbondante acqua bollente salata. Tiratele fuori e nella stessa acqua cuocete i fusilli molto al dente. Scolateli e rafreddateli sotto l’acqua corrente, badando di conservare 2 tazze dell’acqua di cottura. Sbucciate, dividete in quarti e toglieIn una casseruola larga soffriggete te il torsolo alle pere. Cuocete con il l’aglio nell’olio finchè sarà leggermen- succo d’uva, il chiodo di garofano, la te imbiondito. Toglietelo e unite il pe- cannella e 1 pizzico di sale. peroncino, il pomodoro e la scarola Devono diventare morbide senza tagliuzzata. Coprite con le 2 tazze spappolarsi. d’acqua conservate e Lasciatele raffreddare. fate sobbollire qual- Intanto preparate una salsa mettenche minuto. Ag- do sul fuoco la crema di nocciole, il giustate di sale succo d’uva e il caffè d’orzo. e di pepe, unite Ponete 6 spicchi di pera in ogni copi fusilli e fate as- petta e copriteli con la salsa. sorbire il liquido Sono buoni sia caldi sia freddi. in eccesso prima di servire. Anna Villarini e Giovanni Allegro ad Elisir Da sinistra il conduttore Michele Mirabella, Anna Villarini e Giovanni Allegro Nello studio televisivo di Elisir, programma condotto da Michele Mirabella in onda su Rai3 ogni domenica sera alle ore 21.20, è stata protagonista anche la Dott.ssa Anna Villarini, biologa nutrizionista dell’Istituto Nazionale dei Tumori, che ha illustrato come prevenire e combattere le malattie attraverso una sana alimentazione. I puntuali collegamenti con la Cascina Rosa, ‘cucina’ dell’Istituto, hanno inoltre permesso di mostrare al folto pubblico, circa 1.500.000 contatti di share, i piatti sani e sfiziosi dello Chef Giovanni Allegro, che ha dimostrato come si possa mangiare bene senza rinunciare al gusto. "Per fare prevenzione, la televisione è un grande mezzo, perché ti permette di parlare nello stesso istante con tantissime persone - ha commentato Anna Villarini - . Parlare in televisione non è facile, perché hai poco tempo e hai paura di non saper spiegare bene le cose e anche di non poter dire tutto quello che dovresti. Il riscontro, però, è stato davvero positivo, tantissime persone scrivono per saperne di più o per ringraziare delle cose dette, altri sono più critici. Non avendo mai detto niente che non fosse supportato da studi scientifici e dal confronto del mio direttore Franco Berrino, ho risposto con tranquillità. La redazione di Elisir mi è stata molto vicina e non mi ha mai condizionato su cosa dire. Spero quindi di essere riuscita a dare ad una struttura che ritengo prestigiosa, come l’INT, un’immagine positiva di tutto quello che facciamo e in cui crediamo". 10 impaginato int_n3.indd 10 06/10/2010 15:27:26 Il supporto psicologico ai pazienti l Corso Itaca, promosso dalla FonIdazione INT e coordinato da più di 10 anni dalla psicologa e psicoterapeuta Dott.ssa Luciana Murru, aiuta a valorizzare le risorse psicologiche da attivare durante la malattia, offrendo 6 incontri di psicoterapia di gruppo per le persone ammalate di tumore, i loro amici e familiari. Il prossimo ciclo inizierà il 6/10/2010. Per iscriversi è necessario fissare un colloquio con Luciana Murru prenotando allo 02 23903176/2800. http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/cittadino/corsoItaca.asp Le testimonianze Da Giuseppina Senti io non sono molto brava a scrivere, cercherò di farti arrivare la mia positiva avventura e sono sicura che tu capirai al volo. Questa mia avventura con il gruppo mi ha fatto diventare grande, ho conosciuto persone che mai avrei detto fossero così come si sono presentate…. siamo entrate subito in sintonia come se ci conoscessimo da anni, siamo rimaste in contatto, abbiamo fatto di tutto per vederci per quanto ci fosse stato possibile, mai questa cosa prima mi è successa, forse perché è proprio vero che viviamo una vita così frenetica che quando ti capita di dover lottare con una cosa che vuole soffocarti….scopri che non avevi neanche il tempo di fermarti ad osservare quanto fosse bello un fiore, ad osservare quante soddisfazioni e gioie ti danno i tuoi figli........tutti dovrebbero fare gruppi, voglio dire malati e non, i malati perché hanno bisogno di essere sostenuti per lottare più forti e consapevoli, i non malati per capire cos’è la vita, quella vera. Da Lucia Oggi, 22 Giugno 2010, sono 33 i giorni trascorsi dall'ultima chemioterapia. Oggi, dopo 6 mesi, sono andata dalla parrucchiera per fare il mio primo colore. Oggi, per la prima volta, ho camminato per la strada senza ‘Lucianina’, la mia parrucca. Ovviamente non è stato facile portare in giro i miei capelli di un centimetro, sopportando lo sguardo curioso dei passanti, ma dopo un iniziale imbarazzo, è stato bello poter camminare con la mia ‘capigliatura’ al vento. Questa forza, questa nuova energia, che ho riscoperto in me, è stato il regalo più bello che ho ricevuto dal corso Itaca Primavera 2010….. Pensavo che non avrei trovato più la forza per combattere, che le mie energie fossero finite, invece ho scoperto, con grande gioia, che dentro di me ci sono tante risorse che mi hanno aiutato e che mi aiuteranno ad andare sempre avanti. La consapevolezza di me è venuta alla luce grazie all'incontro con persone che mi hanno dato la possibilità di parlare della mia esperienza oncologica liberamente, senza freni, senza paura. Ho condiviso il mio dolore e le mie lacrime con altre donne malate di cancro con le quali è bastato uno sguardo, un silenzio per essere capite, per essere accolte, ma non compatite. Da Maria Cristina Per me il corso Itaca è stato il tramite di una riflessione profonda sul mio vissuto, sul mio presente, sui miei reali bisogni e, ho scoperto, sulla incrollabile speranza di un futuro, che credevo annientata. Questi incontri hanno suscitato emozioni forti, fatto riemergere ricordi, pacificanti o dolorosi, sepolti sotto secoli di ciarpame; hanno rappresentato l'incredibile scoperta della voglia di lasciare che siano gli altri a farmi del bene, di essere accolta e consolata e di condividere angosce e speranze, paure e fiducia, pianti e risate con persone diverse tra loro per età, condizioni e circostanze, senza che questa asimmetria sminuisca l'empatia palpabile che circolava tra noi. Ma soprattutto ho sentito che oltre i nostri corpi martoriati, mutilati ci sono anime che nelle vie dell'inferno, senza fiato e col cuore in gola, aspirano al ‘chiarore’, a qualcosa pieno di bellezza, freschezza e possibilità, ad un luogo e tempo finalmente in equilibrio. Ecco, per me il corso è stato il chiarore. Dopo la caduta, si rinasce. Da Mariella Non so bene cosa dirti dello PSYCO GROUP se non che mi è piaciuto e mi sembra un’iniziativa buona da proseguire per chi come noi si troverà nelle ambasce e nella relativa necessità di essere accompagnata psicologicamente nel percorso. Nel gruppo si creano veramente delle atmosfere di calore e simpatia tali da recare sollievo a chi ne fa parte pur se per un breve periodo. Agire NT Nuovo ciclo di incontri del Progetto Ulisse La nuova iniziativa del progetto Ulisse, informazione e supporto per le persone ammalate di tumore, i loro familiari e amici, riguarda la senologia e in particolare le donne in attesa di ricovero. E’ questo un periodo piuttosto critico soprattutto dal punto di vista psicologico e con questa iniziativa si vuole offrire loro l’opportunità di conoscere il reparto, parlare con il direttore della Senologia della Fondazione, il Dott. Roberto Agresti e una infermiera particolarmente esperta e attenta alle problematiche , Mina Sasso. L’incontro avrà come obiettivo di familiarizzare le pazienti e i loro accompagnatori con gli interventi, le procedure, l’ organizzazione del reparto e oltre a questo aiuteranno le signore partecipantii a fare un programma individuale di preparazione utile a migliorare gli esiti dell’intervento e delle cure successive. L’incontro, aperto anche ai cittadini interessati e organizzato dalla Fondazione INT e dalla LILT, verrà ripetuto ogni penultimo martedì del mese, alle ore 15, presso il refettorio del nostro reparto di chirurgia senologica al 5° piano di via Venezian,1. Per informazioni URP 02 23902772; [email protected] Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Agire INT Periodico della Fondazione IRCCS dell’Istituto Nazionale dei Tumori 20133 Milano, via Venezian 1 tel. 02 23 90 24 86 http//www.istitutotumori.mi.it [email protected] Numero 3/10 - Periodicità trimestrale Autorizzazione Tribunale - N. 592 del 23.09.1998 Direttore responsabile: Antonio Colombo Comitato di redazione Gerolamo Corno - Gian Augusto Novelli Marco A. Pierotti - Francesco Reitano Coordinamento Editoriale Enrica Alessi - Roberto Mazza - Sergio Vicario Segreteria di redazione: Katy Mennillo Editore: Metafora srl Via Catania, 8 20133 Milano - tel. 02 71 04 00 91 Design: Cabrini Associati srl - Milano Stampa Cattaneo Paolo Grafiche s.r.l. Oggiono - Lecco Finito di stampare ottobre 2010 11 impaginato int_n3.indd 11 06/10/2010 15:27:26 impaginato int_n3.indd 12 06/10/2010 15:27:27