La maggior difficoltà a smettere di fumare viene da un gene modificato

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La maggior difficoltà a smettere di fumare viene da un gene modificato
Settembre / Ottobre 2010
Anno 3 - numero 3
Poste Italiane s.p.a.
Spedizione in Abbonamento Postale
70%-DCB Milano
Periodico
dell’Istituto Nazionale
per lo Studio e la Cura
dei Tumori di Milano
Dal gioco di squadra
delle eccellenze,
la garanzia dei risultati
Gerolamo Corno
In queste ultime settimane, i media
della Lombardia hanno dato grande spazio all’entrata in funzione di
nuovi ospedali, realizzati sulla base
di innovativi criteri sia strutturali che
funzionali.
Nei nuovi ospedali di Legnano,
Como, Niguarda, come negli altri in
via di ultimazione, la novità è rappresentata dal fatto che la struttura e la
conseguente organizzazione sono
state pensate per garantire la migliore integrazione delle tante competenze professionali necessarie a dare
la migliore risposta alle esigenze dei
malati.
Al centro dell’organizzazione sanitaria viene messo il malato e su di
esso convergono le competenze e
le tecnologie necessarie a rispondere positivamente alle sue esigenze
terapeutiche ed assistenziali. Il malato non è più obbligato a trasferirsi da reparto a reparto, a seconda
della diagnosi o dell’intervento specialistico di cui abbisogna, ma sono
queste ultime che ruotano attorno
al suo letto. E’ questo, sicuramente, il futuro verso il quale dovranno
segue a pag. 3
SOMMARIO
Sorveglianza attiva: possibile alternativa
al trattamento radicale negli uomini
con tumore alla prostata
L'impressionante evoluzione
della Diagnostica per Immagini
Importanti cambi di classificazione
delle malattie del sangue
La nuova frontiera della
‘Patologia Terapeutica’
Un vecchio farmaco,
una nuova terapia in Pediatria
pag. 2
pag. 4
pag. 5
pag. 6
pag. 8
Aggiudicazione Bici Speciale di Ivan Basso pag. 9
IL supporto psicologico ai pazienti
Agire
NT
Sistema Sanitario
pag. 11
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
I giornali sui successi della ricerca dell'Istituto Nazionale dei Tumori
...L’Istituto di via Venezian (…) è primo
fra le strutture esclusivamente dedicate all’oncologia.
I punti accumulati grazie alle pubblicazioni su riviste di alto prestigio scientifico, per l’INT sono 1.647,80 e sono
parecchi in più di quelli accumulati dallo IEO di Veronesi che ammontano a
1.320,10.
Una ricerca di alto livello quindi, che
dovrebbe fruttare all’Istituto nazionale
dei tumori un aumento dei finanziamenti visto che il Ministero ha tutta
l’intenzione di premiare con una bella
fetta dei fondi per la ricerca, 40 milioni
su 200 totali, i migliori…..
…Un esempio per tutti, per capire cosa
si nasconde dietro a una semplice classifica. All'istituto Tumori, il primo istituto
pubblico «monotematico» in classifica,
negli ultimi quattro anni sono stati collaudati alcuni protocolli (ribattezzati «criteri
di Milano» in tutte le sale operatorie del
mondo) per il trapianto di fegato. Sono
stati messi a punto nuovi metodi per la
cura di un cancro che colpisce il sistema
nervoso dei bambini e per far fronte a
uno specifico tumore al seno. Inoltre è
stato individuato un biomarcatore che
permette, senza traumi per il paziente,
di capire se è più efficace una chemioterapia o una radioterapia….
La maggior difficoltà a smettere di fumare
viene da un gene modificato
Alcune persone sono geneticamente più portate a fumare:
colpa di una variante genetica, identificata dai ricercatori della Fondazione,
che aumenta il rischio poi di ammalarsi di cancro
F
umatori si nasce, almeno in parte.
L’irresistibile fascino delle sigarette e il pericolo di sviluppare un tumore ai polmoni
sono parzialmente scritti nel patrimonio
genetico che ciascuno di noi eredita alla
sua nascita. Ma, sia ben chiaro, la volontà
del singolo di accendersi una bionda fa pur
sempre la sua parte. Ora, però, i ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale
dei Tumori, diretti da Tommaso Dragani,
hanno identificato un gene, il CHRNA5,
responsabile della maggiore predisposizione all’abitudine al fumo di sigaretta e collegato al rischio di cancro polmonare. Sono i
risultati di un lavoro tutto italiano, finanziato
dall'AIRC, appena pubblicato sul prestigioso giornale scientifico JNCI (Journal of
the National Cancer Institute) che porta
a compimento il lavoro iniziato da studi
condotti su migliaia di individui da grossi
consorzi internazionali negli anni scorsi.
Una scoperta utile anche per quei fumatori
che vorrebbero smettere perché adesso i
ricercatori hanno un nuovo ‘bersaglio’ da
colpire con farmaci mirati contro il responsabile genetico della dipendenza da nicotina, ma anche con la messa a punto di
supporti psicologici più intensi.
“Con questa ricerca abbiamo finalmente, identificato il gene coinvolto il
CHRNA5, e il meccanismo molecolare
responsabile dell’attitudine alla nicotina.
In sostanza, abbiamo scoperto che
varianti presenti nel DNA degli individui
a più elevato rischio sia di cancro polmonare che di abitudine al fumo causano una riduzione dei livelli del prodotto
di questo gene” chiarisce Stefania
Falvella, prima autrice del lavoro.
“Finora - spiega Tommaso Dragani - era
stata individuata un’ampia regione del
cromosoma 15 contenente sei geni associata all’abitudine al fumo di sigaretta, al
rischio di cancro polmonare e di malatsegue a pag. 3
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NEWS DALL'INT
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
Agire
NT
L’esperienza del Programma Prostata dell’INT
Sorveglianza Attiva:
possibile alternativa al trattamento radicale
negli uomini con tumore della prostata
I
Intervista a Riccardo Valdagni, Direttore del Programma Prostata
l tumore della prostata è una neoplasia di
grande rilevanza sia per l’impatto clinicosanitario sia per i risvolti assistenziali, economici, sociali e psicologici che comporta:
nel 2005 in Italia sono stati 43.000 i nuovi
casi diagnosticati e 9.200 i decessi. è la
neoplasia più frequente nel maschio europeo e italiano.
L’utilizzo sempre più diffuso dell’Antigene
Specifico Prostatico (PSA) per diagnosticare il tumore della prostata, ha portato
ad un’esplosione di nuove diagnosi e ha
parallelamente causato la scoperta di un
gran numero di tumori indolenti, clinicamente non significativi per il basso rischio
di progressione, che, secondo le stime più
recenti, ammontano al 30%-50% di tutti i
tumori prostatici diagnosticati.
Trattare radicalmente queste forme neoplastiche, che potrebbero non evolvere
nell’arco della vita del paziente, significa
sottoporre una parte di pazienti a trattamenti inappropriati per eccesso, causare
effetti collaterali temporanei e/o permanenti
che possono alterare significativamente la
qualità della vita della persona e aumentare
inappropriatamente i già elevati costi sanitari e sociali delle malattie oncologiche.
In alternativa alle tre terapie radicali standard (prostatectomia, radioterapia esterna
e brachiterapia), negli ultimi anni si sta affermando, per quegli uomini con tumore
prostatico di piccole dimensioni e non aggressivo, la sorveglianza attiva, un atteggiamento osservazionale che ha la finalità
di sottoporre i pazienti a terapie curative
solo se la malattia cambierà il suo atteggiamento ‘indolente’.
La sorveglianza attiva utilizza in maniera
sistematica esami strumentali, visite periodiche, PSA e re-biopsia secondo precisi
intervalli nel tempo.
primario è la validazione della sorveglianza
attiva quale alternativa al trattamento radicale negli uomini con tumore della prostata localizzata e ben differenziato al fine
di limitare il sovra-trattamento. Obiettivo
secondario dello studio è invece la valutazione del numero di casi in cui si riscontra
la progressione clinica ad una scintigrafia
ossea, la valutazione del numero di pazienti
che modificano la scelta e si sottopongono
ad una terapia radicale, il comportamento
del PSA nel tempo e la mortalità per tumore della prostata.
D: Quanti pazienti sono stati fin'ora arruolati?
R: Da marzo 2005 sono stati arruolati oltre
200 pazienti in sorveglianza attiva, un numero significativo che colloca il Programma
Prostata di questa Fondazione tra i centri di
riferimento a livello internazionale per la gestione osservazionale dei pazienti con tumore della prostata. Attualmente PRIAS ha
reclutato oltre 1500 pazienti e rappresenta
il maggiore studio prospettico internationale sulla sorveglianza attiva.
I risultati preliminari sulla sorveglianza attiva
indicano che è un approccio efficace, sicuro ed alternativo negli uomini con tumore
della prostata clinicamente localizzato e a
basso rischio di progressione.
D: Esistono Studi correlati alla Sorveglianza Attiva?
R: A latere della sorveglianza attiva sono
stati attivati due studi ancillari, PROCABIO
e Caratterizzazione Ormonale e Genetica,
che prevedono un prelievo di materiale biologico (sangue e urine) rispettivamente ogni
sei mesi e una volta all’anno.
PROCABIO, un protocollo multicentrico
internazionale a cui partecipano centri di
riferimento di Belgio, Francia, Gran Breta-
D: Quando nasce la Sorveglianza Attiva in Istituto?
R: Il Programma Prostata della Fondazione
IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha iniziato a proporre la sorveglianza
attiva in alternativa ai trattamenti radicali
standard dal marzo 2005 contemporaneamente all’attivazione delle Visite Multidisciplinari per il tumore della prostata e alla
discussione collegiale dei casi clinici.
I criteri principali di inclusione nel
protocollo di Sorveglianza Attiva
1) diagnosi istologica accertata di tumore alla prostata
2) possibilità di sottoporsi ad un trattamento radicale standard (prostatectomia,
radioterapia esterna, brachiterapia)
D: Il Protocollo è attivo solo in Italia?
R: Dal settembre 2007 il Programma Prostata partecipa, su invito del centro coordinatore, allo studio multicentrico internazionale prospettico di sorveglianza attiva
PRIAS (Prostate cancer Research International: Active Surveillance), il cui obiettivo
gna, Olanda, Svezia, è finalizzato allo studio
di nuovi biomarcatori genomici, proteomici
e molecolari in grado di superare le zone
d'ombra del PSA e di evidenziare, in laboratorio, i tumori aggressivi anticipando
un'eventuale progressione di malattia nei
pazienti in sorveglianza attiva.
Lo studio Caratterizzazione Ormonale e Genetica ha lo scopo di valutare il potenziale
valore prognostico ormonale e genetico e
fornire un ulteriore strumento di valutazione del rischio di progressione del tumore
prostatico.
Inoltre, poiché esistono pochissimi dati in
letteratura sulla qualità della vita dei pazienti in sorveglianza attiva, è stato attivato a
settembre 2007 uno studio ancillare ad hoc
gestito dal Servizio di Psicologia del Programma Prostata finalizzato a valutare se e
quali cambiamenti avvengono nella vita di
chi accetta questo atteggiamento osservazionale. I nostri dati preliminari ci indicano
che i pazienti in sorveglianza attiva hanno
mediamente una qualità della vita ottimale.
D: Come viene considerata la Sorveglianza Attiva dalla Comunità Scientifica Internazionale?
R: Il tema della sorveglianza attiva sta riscuotendo sempre più l’interesse e il favore
della comunità scientifica internazionale.
È per questo motivo che, a dicembre 2009,
la Società Italiana di Urologia Oncologica
ha attivato il progetto multicentrico SIUrO
PRIAS ITA, da me coordinato, che offre ad
alcuni selezionati centri urologici la possibilità di partecipare al protocollo internazionale di sorveglianza attiva PRIAS.
Per saperne di più:
www.istitutotumori.mi.it
6) 1-2 campioni bioptici positivi per tumore della prostata
7) disponibilità del paziente a sottoporsi
a periodici esami e visite di controllo
Lo schema di follow up
1) PSA ogni 3 mesi
3) PSA alla diagnosi inferiore o uguale a
10 ng/ml
2) biopsia prostatica diagnostica e re-
4) stadio clinico compreso tra T1c e T2
3) esplorazione rettale e valutazione del-
5) Gleason Pattern Score inferiore o
biopsia a 12, 48 e 84 mesi
lo stato clinico ogni 6 mesi
uguale a 3+3=6
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La maggior difficoltà a smettere di fumare viene da un gene modificato
Agire
NT
segue da pag. 1
Il Dott. Tommaso Dragani e la sua equipe
tie vascolari. I ricercatori non erano
però riusciti a individuare il singolo gene
coinvolto, né a capire il motivo per cui
alcuni individui hanno una maggiore
predisposizione a fumare sigarette
rispetto ad altri”. Confrontando il DNA
dei forti fumatori con quello dei non
fumatori e il DNA di persone sane con
quello di persone con un carcinoma
polmonare o con malattie vascolari, gli
studi precedenti avevano, infatti, permesso di individuare in modo chiaro e
inequivocabile l’esistenza di un preciso
legame fra il genoma e i comportamenti nei confronti del tabacco. L’anno
scorso, poi, il gruppo dell’Istituto dei
Tumori di Milano, sulla rivista Clinical
Cancer Research, aveva sia confermato ed esteso i dati dell’associazione tra
la regione del cromosoma 15 e il rischio
di tumore polmonare anche nella casistica italiana, sia dimostrato che due dei
geni localizzati in questa regione
(CHRNA3 e CHRNA5) erano associati
anche ad alterazioni dei livelli quantitativi di espressione nel tessuto tumorale
polmonare rispetto al tessuto normale.
Ma quali sono le conseguenze pratiche
di questa scoperta? “Potrebbero esserci fin da subito tre ricadute concrete conclude Dragani -.
Innanzi tutto attraverso l’analisi del DNA,
possibile anche a partire da una goccia
di sangue o da un po’ di saliva, possiamo individuare le persone con una
predisposizione genetica alla dipendenza da nicotina.
Inoltre, i fumatori con la variante genetica di rischio potrebbero avere maggiori
difficoltà a smettere e, per garantire loro
una maggiore percentuale di successo,
potrebbero seguire dei percorsi terapeutici e psicologici personalizzati (più
intensi e accurati).
Infine potrebbero essere disegnati dei
nuovi farmaci, diretti specificamente
contro il gene CHRNA5, da destinare
solo alle persone selezionate con test
genetico”.
“Lo studio pubblicato da JNCI – ha
commentato Marco Pierotti, Direttore
Scientifico della Fondazione IRCCS
Istituto Nazionale dei Tumori – rappresenta un importante approdo dell’attività di ricerca più che ventennale di
Tommaso Dragani riguardante la predisposizione ai tumori polmonari. Si tratta
di un ulteriore, significativo contributo
che, a fianco delle campagne e dei
provvedimenti legislativi contro il fumo,
consente di affinare ulteriormente l’efficacia del contrasto al tabagismo”.
segue da pag. 1
Dal gioco di squadra delle eccellenze,
la garanzia dei risultati
convergere tutte le strutture ospedaliere
ed è questo l’obiettivo a cui tende la realizzazione della Città della Cura e della
Ricerca, che vede impegnate assieme
alla Regione Lombardia, la nostra Fondazione, la Fondazione Istituto Neurologico
‘Carlo Besta’ e l’Azienda Ospedaliera
‘Luigi Sacco’. Nel frattempo, però, molto
si può fare anche quando le condizioni
strutturali, come nel caso degli edifici di
via Venezian, sono ancora quelle pensate attorno all’organizzazione delle singole
specialità. Alla Fondazione IRCCS Istituto
Nazionale dei Tumori, non da oggi, le diverse competenze sono abituate a lavorare in modo integrato.
Ne sono un esempio i casi illustrati nel recente seminario organizzato dal Direttore
del Dipartimento Chirurgico, Ugo Pastorino, così come l’organizzazione del
Programma Prostata diretto da Riccardo Valdagni, dove un urologo, un oncologo radioterapista, un oncologo medico e uno psicologo visitano in modalità
multidisciplinare sincronica, applicando
linee guida diagnostico terapeutiche ed
osservazionali istituzionali, elaborate da
un Team Multidisciplinare.
Ed ancora, come si può leggere negli
articoli pubblicati su questo numero di
AGIRE INT, dedicati al Dipartimento Diagnostica per Immagini, diretto da Emilio
Bombardieri, e alla Patologia Terapeutica, verso la quale si indirizza l’attività del
Dipartimento diretto da Giuseppe Pelosi. Ma ne è anche un ottimo esempio il
risultato della ricerca condotta in Istituto
che, sulla base della graduatoria definita dal Ministero della Salute, ci vede al
primo posto a livello nazionale non solo
tra gli istituti oncologici, ma tra tutti quelli
monospecialistici.
Una ricerca che è sempre di più traslazionale, ovvero sempre di più vicina al letto
del malato e capace di dare risposte innovative e positive non solo alla specifica
patologia ma alla singola persona.
Tutto frutto di un gioco di squadra che
dobbiamo e possiamo rendere ancor più
vincente.
Gerolamo Corno
Direttore Generale
In Italia ci sono 11,1 milioni di fumatori, di cui 5,9 milioni di uomini e
5,2 milioni di donne. Alla domanda
se nei prossimi 6 mesi pensa seriamente di smettere di fumare, il 78%
risponde NO, il 13% non sa e il 9%
SI. Secondo il campione le misure
più efficaci per aiutare a smettere di
fumare sono:
81% vietare la vendita ai minori di
18 anni (e non 16 come ora)
78,7% accesso gratuito ai centri
per ladisassuefazione
76,9% medicinali gratuiti per
smettere
74,7% estendere il divieto di
fumare
68,4% aumento sensibile del
costo delle sigarette
Presso l'Istituto dei Tumori di Milano è attivo il Centro antifumo, dove
sono stati visti più di 2000 fumatori,
di questi oltre il 30% ha smesso e
un altro 20% ha ridotto a più della
metà il consumo di sigarette.
Per prenotare una visita con il Servizio Sanitario Nazionale telefonare
allo 02 2390 2307
(Dati dall’indagine Doxa del 2010, dall’ISS,
dal Centro antifumo della Fondazione)
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NEWS DALL'INT
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
L'impressionante evoluzione della Diagnostica per Immagini
"L
Il Dott. Emilio Bombardieri, Direttore del Dipartimento,
racconta dove sta andando oggi la Diagnostica per Immagini in Oncologia
a diagnostica per immagini in Oncologia
sta conoscendo una evoluzione impressionante. L'evoluzione della TAC prevede un
numero di ‘slice’ (fette o strati) sempre più
elevato; al momento si stanno studiando
macchine con oltre 256 strati, con abbreviazione dei tempi d’esame, possibilità
di studi perfusionali che richiedono tempi
sempre più brevi e permettono notevoli performance nella ricostruzione tridimensionale
di organi ed apparati. L’evoluzione della Risonanza magnetica (RM) prevede l’impiego
più estensivo di elevati campi magnetici ( 3
tesla) e apparecchiature multicanale (32 canali ed oltre) con conseguente implementazione di bobine ad elevati canali.
I margini di sviluppo della RM sono notevolissimi e la RM si sta orientando almeno
in parte verso un imaging ‘total body’ che
consente l’esplorazione del corpo intero, oltre a mantenere vantaggi indiscutibili
nell’imaging di particolari distretti quali encefalo, midollo, parti molli, articolazioni.
La PET (Tomografia ad Emissione Positronica) è la strumentazione Medico Nucleare
che ultimamente ha conosciuto la maggiore diffusione nei Centri Oncologici in quanto permette non solo di ottenere accurate
immagini morfologiche, ma a seconda del
radiofarmaco usato, permette di descrivere
il metabolismo di un tumore (se è vitale, se
è necrotico, se è proliferante). Ormai la PET
è entrata in tutti i percorsi diagnostico-terapeutici di molte indicazioni oncologiche.”
D: Quanto è importante questa nuova
diagnostica sulla gestione del paziente?
R: L’impatto pratico è enorme in quanto
grazie alle nuove tecnologie, la PET per
esempio, è possibile modificare le strategie terapeutiche nel 25-30% dei casi.
Questi dati sono il risultato di rigorosi studi internazionali di Technological Assessment. Ciò significa che i pazienti vengono curati con maggiore appropriatezza e
maggiori possibilità di successo.
D: Cosa comporta questa grande
evoluzione tecnologica ?
R: L'evoluzione tecnologica comporta
una grande integrazione, a tutti i livelli.
Per esempio l'integrazione di strumenti.
Attualmente l’Industria mette a disposizione PET combinate con la TAC.
Si chiamano questi ‘strumenti ibridi’,
perché il paziente con un solo esame,
effettua due indagini, che poi vengono
fuse insieme. Nell’immagine alla fine si
hanno sia le informazioni proprie della TAC
che quelle della PET e la fusione migliora
la appropriatezza della diagnosi. Questo è
importantissimo sia nella stadiazione e la
ristadiazione dei tumori, che nel monitoraggio delle terapia (chemio-radioterapia).
Esistono addirittura nuovi criteri di valutazione della risposta alla terapia che fanno
riferimento alla PET/TAC.
D: Si modificano anche le indicazioni
di impiego di queste strumentazioni?
R: Questo è naturale. Per esempio l’interventistica radiologica si sviluppa sempre
più, in quanto aumentano le richieste di
veri e propri atti chirurgici (diagnostici o terapeutici) sia sotto guida ecografica, che
sotto guida TAC o RM. Tutto questo è reso
possibile dalla disponibilità di strumentazioni chirurgiche atte a raggiungere con limitata invasività qualsiasi distretto del corpo. Ciò richiede ovviamente del personale
dedicato, in team multidisciplinari e altamente specializzati. Oltre a quanto sopra,
in senso generale, l’imaging diagnostico
acquisisce sempre maggiore importanza
anche nella caratterizzazione biologica delle neoplasie, in modo da assumere significato di parametro prognostico (predittivo
di aggressività o di risposta). L’imaging
oggi giorno non solo ‘vede’ il tumore, ma
dice ‘cosa c’è dentro’. Si aggiunga che
l’imaging è sempre stato fondamentale
anche nella definizione del ‘bersaglio’ per i
piani di trattamento radioterapici.
D: E’ l’Istituto Nazionale dei Tumori
attualmente in linea con questi sviluppi?
R: Nel Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia nel giro di un paio di
anni sono state ricambiate diverse grandi
apparecchiature. E’ stata recentemente
installata una nuova Risonanza Magnetica, è in corso di installazione una seconda
PET/TAC, è prevista a breve l’installazione di una TAC a 128 strati e di un nuovo
mammografo digitale. I pazienti possono
in sostanza fare affidamento su di una
concentrazione di tecnologie diagnostiche
che è assolutamente impressionante: 2
Risonanze Magnetiche, 2 TAC, 4 Apparecchiature per RX tradizionale, 3 Angiografi,
7 Ecografi, 1 Apparecchiatura per stereo-
a 2 mammografi digitali, 2 PET/TAC, 2
tassi,
gamma camera a doppia testa, 1 gamma
camera a testa singola, 1 ciclotrone, Laboratori di Radiochimica. Il numero di esami
prodotti giornalmente è assai elevato in
quanto le particolari necessità dell’oncologia richiedono studi accurati e talvolta con
quesiti di particolare impegno. Il carico di
lavoro dei nostri professionisti è ben al di
là di quello di una Diagnostica per Immagini di un normale Ospedale generale. Nel
nostro Dipartimento vengono eseguiti oltre
110.000
esami di imaging per anno e circa
b
b
65.000 prestazioni di radioterapia.
Gli esami TAC complessivi sono circa
21.000 di cui oltre 6.000 per i pazienti interni. In questo numero vanno comprese
le biopsie, l’interventistica, le crioterapie.
Le angiografie diagnostiche e terapeutiche superano le 2.500. Le ecografie,
comprese le biopsie e la interventistica
ecoguidata oltre 7.000. Per la senologia gli esami mammografici complessivi
ammontano a 15.000 e circa 9.000 gli
esami ecografici. Vengono eseguiti oltre
1.500 interventi a scopo diagnostico sulla mammella. Gli studi di RM magnetica
superano la cifra di 12.000 e gli studi
di radiologia convenzionale arrivano a
40.000. Gli esami di Medicina Nucleare
superano gli 8.000, cui vanno aggiunte le
prestazioni ambulatoriali e di laboratorio
(oltre 70.000).
Il Dipartimento di Diagnostica
per Immagini e Radioterapia
Nel Dipartimento lavorano 54 Dirigenti
specialisti, 73 Tecnici, e circa 65 Unità
di personale Infermieristico, Ausiliario
e Amministrativo. Il Dipartimento è attualmente composto da tre strutture
di Radiologia di cui la prima dedicata
alla RM e alla diagnostica tradizionale (Dott. D. Vergnaghi), una dedicata
alla TAC e alla interventistica (Dott. A.
Marchianò), una dedicata alla senologia e diagnostica gastroenterologia
(Dott.ssa S. Bergonzi). Ne fanno parte,
inoltre, anche la Struttura di Medicina
Nucleare, con Diagnostica e Terapia
(Dott. E. Bombardieri), due Strutture di
Radioterapia (Dott.ssa P. Olmi e Dott.
C. Fallai), e una di Fisica Medica (Dott.
G. Zonca).
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Agire
NT
Importanti cambi di classificazione delle malattie del sangue
Una ricerca internazionale, coordinata dall’INT, pubblicata su Blood, ha identificato, all’interno delle principali
categorie di neoplasie linfoidi e mieloidi, sottotipi di malattie omogenei
per derivazione cellulare, caratteristiche genetiche, prognosi e risposta al trattamento
no studio coordinato dalla FondaU
zione INT e finanziato dalla Commissio-
ne Europea, nell’ambito del progetto
multicentrico HAEMACARE, in collaborazione con un gruppo internazionale
di esperti patologi, ematologi ed epidemiologi, ha permesso di identificare, all’interno delle principali categorie
di neoplasie linfoidi e mieloidi, sottotipi
di malattie omogenei per derivazione
cellulare, caratteristiche genetiche, prognosi e risposta al trattamento e, contemporaneamente, di raggiungere un
consenso sulla nuova classificazione
della malattie relative.
Come conseguenza della sempre migliore caratterizzazione genetica e funzionale, infatti, le classificazioni delle
malattie sono in continua evoluzione e
necessitano di venire aggiornate con
quelle più recenti che tengono conto
delle caratteristiche genetiche, biomolecolari e cliniche, oltre che della morfologia tumorale.
Basato su 88.167 casi in 44 registri tumore di popolazione, lo studio riporta
e confronta l’incidenza, cioè il numero
di nuovi casi diagnosticati ogni anno
su 100.000 abitanti, di specifici tipi di
neoplasie ematologiche in 23 paesi Europei. Ogni anno si verficano circa 25
nuovi casi di neoplasie linfoidi e circa 8
casi di neoplasie mieloidi ogni 100.000
abitanti. Il rischio di sviluppare una neoplasia ematologica è più basso nei paesi dell’est rispetto al resto dell’Europa.
Le neoplasie linfoidi sono più frequenti nei paesi del sud Europa, mentre le
leucemie mieloidi acute, la sindrome
mielodisplastica e le altre neoplasie
mieloproliferative sono più frequenti nel
Regno Unito ed in Irlanda.
Una parte di questa variabilità geografica può essere dovuta a differenze nei
criteri diagnostici e nella codifica di questi tumori da parte dei diversi centri di
trattamento e dei registri tumori, o alla
sottoregistrazione delle sindromi mielodisplastiche, che colpiscono prevalentemente la popolazione anziana e non
richiedono necessariamente ricovero
ospedaliero. E’ inoltre piuttosto elevata la percentuale di neoplasie con una
inadeguata specificazione delle caratteristiche morfologiche, a conferma della
necessità di migliorare la qualità e la definizione di queste malattie.
A tale scopo, il gruppo di esperti HAEMACARE ha recentemente pubblicato
un manuale internazionale per la codifica delle neoplasie ematologiche destinato ai registri tumori.
“L’articolo di Sant, Allemani, Tereanu
e altri - sostiene Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione IRCCS
Istituto Nazionale dei Tumori - sull’incidenza delle neoplasie ematologiche in
Europa pubblicato su Blood rappresenta un contributo ad una sempre migliore
definizione di queste malattie principalmente per scopi di ricerca, ma lo studio
riveste anche un interesse clinico, poiché identifica, all’interno delle principali
categorie di neoplasie linfoidi e mieloidi,
sottotipi di malattie omogenei per derivazione cellulare, caratteristiche genetiche, prognosi e risposta al trattamento”. Secondo le ultime stime OMS, ogni
anno In Europa quasi 180.000 persone
si ammalano di un tumore ematologico,
quasi 20.000 in Italia.
Le neoplasie ematologiche rappresentano circa l’8% di tutti i tumori e sono al
5° posto in ordine di frequenza fra tutti i
tumori. Esse comprendono un insieme
eterogeneo di malattie a diversa etiologia, prognosi e frequenza; i progressi
di recente verificatisi nella conoscenza
e nel trattamento di queste neoplasie
sono fra i più notevoli in campo oncologico.
In funzione
le nuove camere operatorie
Nel mese di
ottobre inizierà
la fase di
apprendimento
delle persone
(chirurghi,
personale
di sala e
strumentisti)
nelle nuove sale
integrate ad
alta tecnologia.
Grazie alle
nuove sale
operatorie è
previsto già dai
prossimi mesi
un aumento
dell'attività
chirurgica
di circa il 10%.
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FOCUS su dipartimento di patologia
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
La nuova frontiera della ’
I
l titolo potrebbe sembrare un ossimoro,
un accostamento di termini tra loro antitetici, ma non è così, anzi è uno degli
scenari attuali dell’Anatomia Patologica,
la branca specialistica della Medicina che
studia le malattie umane mediante l’esame macro-microscopico degli organi, dei
tessuti e delle singole cellule. L’indagine
anatomopatologica consente di distinguere cellule e tessuti normali da quelle/i
in cui si sia sviluppata un’alterazione valutabile morfologicamente, qualunque essa
sia: infiammatoria, neoplastica, dismetabolica o regressiva.
Ogni organo, tessuto o singola cellula che
sia stata asportata dal corpo umano (una
biopsia cutanea, un prelievo citologico da
un nodulo superficiale o una cavità corporea o l’asportazione di un intero organo o parte di esso) è sempre sottoposto
a esame anatomopatologico per pianificarne i successivi momenti terapeutici.
Ogni nuova tecnica, procedura e terapia
che viene introdotta in Medicina dovrebbe fornire, ad un costo sostenibile, informazioni di significato diagnostico, prognostico e predittivo che vadano oltre il
migliore ‘standard’ corrente ed a questo
mandato il Patologo ha sempre cercato
di uniformarsi attraverso la parola chiave
dell’integrazione.
Vale a dire, le informazioni di base ottenute con le tecniche diagnostiche consolidate dall’uso e dalla tradizione sono state
di volta in volta implementate dalle nuove
possibilità messe a disposizione dal progresso scientifico e tecnologico (colorazioni speciali, colture cellulari, microscopia elettronica, immunoisto-citochimica,
indagini molecolari), arricchendo sempre
più l'armamentario conoscitivo e le competenze del Patologo.
Nell’era della farmaco-genetica e della
farmaco-genomica, cioè di come i fattori
genetici possano modulare la biodistribuzione, il metabolismo e l’efficacia dei farmaci, anche il ruolo del Patologo sta rapidamente cambiando in una prospettiva
che può già considerarsi iniziata sull’onda
della personalizzazione della terapia oncologica.
E’ una situazione innovativa e attuale,
che attribuisce allo specialista Patologo
un ruolo di protagonista nella gestione
clinica del malato: non più quindi solo
diagnostica basata sull’esame morfolo-
gico, ma anche e soprattutto definizione
degli aspetti fenotipici e biomolecolari che
sempre più concorrono alla caratterizzazione terapeutica delle malattie oncologiche.
La diagnosi anatomo-patologica è una
vera e propria consulenza medica comunicata nella quale sono inserite tutte
le informazioni che partecipano alla definizione del migliore trattamento clinico
del paziente, rappresentandone anzi il
presupposto essenziale e non facilmente
rimpiazzabile da altre tecniche diagnostiche, come quelle laboratoristiche o radiologiche.
Considerando che la moderna terapia oncologica si fonda anche sulla valutazione
di fattori prognostici (cioè come il tumore
modifichi l’aspettativa di vita dei pazienti)
e di fattori predittivi (cioè come il tumore
sia modificato dalle terapie in atto), capiamo allora quali possano essere i contenuti qualificanti ed impegnativi della Pa-
tologia Terapeutica. Essa è un’emergente
sub-specialità della nostra Disciplina o
ancor meglio un potenziamento globale
della nostra naturale attitudine a integrare
l’esperienza diagnostica con la cura stessa del paziente e alla quale è necessario
riservare un posto preminente nella cultura e nella mentalità del Patologo, anzi del
Medico con una formazione che parta già
durante il Corso di Laurea e si arricchisca di contenuti specifici nell’ambito delle
Scuole di Specializzazione.
La personalizzazione e l’individualizzazione della terapia costituiscono, infatti,
obiettivi irrinunciabili della Medicina moderna, ai quali convergono la Medicina
Clinica e Molecolare e per il cui raggiungimento il Patologo, orientato agli scenari
della diagnostica molecolare, può ritagliarsi un ruolo essenziale di supporto al
clinico per scelte di trattamento sempre
più indirizzate al singolo paziente.
Immagini di diagnostica molecolare realizzate nel Laboratorio accreditato di Patologia
Molecolare INT. Esempi concreti di come si possa passare dal trattamento della malattia intesa come categoria diagnostica al trattamento del singolo malato.
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patologia diagnostica e laboratorio
Agire
NT
a ’ Patologia Terapeutica’
Il ruolo del patologo in un ospedale oncologico come l'INT
D: Prof. Pelosi, si parla molto di personalizzazione e individualizzazione della
terapia, ma spesso anche in ambiente
medico lo si percepisce come un orizzonte lontano…
R: Questi obiettivi diventano qualificanti e
necessari in un centro oncologico come
l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano,
che da sempre è all’avanguardia nella diagnosi, cura e ricerca oncologica, ma diventano ancor più pressanti in progetti di
ampio profilo medico, scientifico e sociale
quale la Città della Ricerca, della Salute e
della Didattica, dove l’Anatomia Patologica
potrà mettere in campo, accanto alle sue
competenze tradizionali (che rappresentano ancora lo zoccolo duro su cui si fonda
l’attuale terapia oncologica), anche procedure di lavoro avanzate che consentiranno
di eseguire determinazioni molecolari ai fini
della diagnostica terapeutica, come pure di
gestire le funzioni di raccolta e controllo di
4
Nella Figura 1 sono riportati tre esempi di adenocarcinoma
del polmone caratterizzati dal punto di vista feno-genotipico
su materiale diagnostico molto limitato in termini di quantità
di cellule neoplastiche. Nel riquadro 1-A vediamo una microbiopsia diagnosticata con metodica immunoistochimica, recante una mutazione del gene EGFR; nel riquadro 1-B sono
mostrati due campioni citologici sempre di adenocarcinoma
polmonare, con eventi molecolari (mutazione ed amplificazione di EGFR) utilizzabili ai fini della terapia.
Nella figura 2 è riportata l’analisi FISH di un caso di sarcoma
sinoviale, essenziale per confermarne la diagnosi.
Figura 3 vediamo il profilo in citometria a flusso di una leucemia linfatica cronica B a partire da un campione di sangue
periferico.
Nella Figura 4, infine, mostriamo l’amplificazione del gene
Her-2/neu con tecnica CISH in un caso di carcinoma della
mammella, utilizzabile per la terapia.
qualità della banca dei tessuti (il c.d. ‘left
over tissue’), presupposto questo essenziale per le attività di ricerca traslazionale.
D: Anche Lei sembra parlare al futuro….
R: No. Presso la Struttura Complessa 3
di Anatomia Patologica del Dipartimento
di Patologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori è attivo un laboratorio accreditato di
Patologia Molecolare, che già lavora nella
direzione delle finalità della Patologia Terapeutica, fornendo un supporto di caratterizzazione molecolare oncologica alle
strutture cliniche dell’Istituto e, in parte, a
medici e strutture esterne.
D: Come funziona?
R: Il laboratorio, per quanto attiene alla parte diagnostica, è strutturato in un settore
dedicato all’analisi mutazionale, un settore
dedicato alla citometria a flusso, ai trascritti
di fusione e all’analisi dei microsatelliti, un
settore dedicato alla citogenetica e all’ibridazione ‘in situ’ a fluorescenza (FISH) e un
settore dedicato all’ibridazione ‘in situ’ cromogenica (CISH). Per fare alcuni esempi
pratici di tale attività diagnostica vorrei citare
l’identificazione delle mutazioni di geni importanti dal punto di vista terapeutico (mutazioni di K-ras, EGFR, c-Kit, PDGFRA/B),
la ricerca di clonalità nelle malattie linfoproliferative e d’instabilità microsatellitare
nelle neoplasie intestinali e l’identificazione
di trascritti di fusione e di traslocazioni. La
diagnosi di malattie virali d’interesse oncologico, la citogenetica classica, la valutazione FISH/CISH dell’assetto genico e l’immunofenotipizzazione delle neoplasie sono
altri qualificanti esempi di questa febbrile
attività diagnostica.
D: Si tratta di esami diagnostici in via
sperimentale o di esami attivabili con
il SSN?
R: La maggior parte degli esami di diagnostica molecolare sono richiedibili con
la modulistica ‘rosa’ del Servizio Sanitario
Nazionale da parte dei medici curanti secondo procedure operative già in essere
presso il Dipartimento di Patologia dell’INT.
Tali richieste si sostanziano in veri e propri
referti diagnostici che sono firmati dal patologo al pari di qualunque altra diagnosi di
sua pertinenza, previa verifica dell’adeguatezza e appropriatezza del materiale in esame, della definizione della migliore strategia
Il Prof. Giuseppe Pelosi
d’analisi e dell’identificazione della componente neoplastica da destinare all’analisi
molecolare, quantificandone la cellularità
ed eliminando la componente normale che
potrebbe interferire con l’esito dell’analisi.
D: Nella diagnosi entrano in gioco varie
competenze, chi ha l’ultima parola?
R: Tutte queste azioni rappresentano veri
e propri atti medici essenziali alla buona riuscita degli esami molecolari e rimarcano
la necessità che sia il patologo, nell’ambito delle sue competenze professionali, a
possederne la giurisdizione esecutiva che
lo impegna fortemente anche dal punto di
vista medico-legale.
D: I cittadini come possono informarsi
ed usufruire di questi servizi?
R: Per favorire la conoscenza più ampia possibile della diagnostica molecolare eseguita
presso il Dipartimento di Patologia dell’INT, è
in corso di realizzazione sul nostro sito ‘web’
un ‘box’ molecolare, che riporterà l’elenco
degli esami disponibili, le procedure amministrative da seguire e le modalità di invio del
materiale diagnostico.
Pagine a cura del Prof. Giuseppe Pelosi
[email protected]
Capo del Dipartimento di Patologia Diagnostica e Laboratorio
Direttore delle S.C. 2&3 di Anatomia Patologica,
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Professore di Anatomia Patologica, Università degli Studi, Milano
Per saperne di più: tel. 02 2390 3017
(dalle 12 alle 13 - lunedi/venerdi)
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NEWS DALL'INT ...e non solo
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
Un vecchio farmaco,
una nuova terapia in Pediatria
L
Ancora una volta si parla di un ‘Milan regimen’ che diventa
nuovo metro di paragone a livello internazionale
a rivista Pediatric Blood and Cancer ha recentemente pubblicato i risultati
di uno studio, condotto dalla Dott.ssa
Cristina Meazza e dal Dott. Andrea
Ferrari , che ha confermato l’efficacia
di un vecchio farmaco, utilizzato però in
modo nuovo per curare dei sarcomi in
età pediatrica. Lo studio riporta i risultati
terapeutici ottenuti nei bambini con sarcoma delle parti molli e dell’osso recidivato trattati con ifosfamide ad alte dosi
somministrata in infusione continua di
14 giorni attraverso pompa esterna portatile. La particolarità di questo regime è
che permette un utilizzo di alte dosi del
farmaco e quindi potenzialmente un aumento dell’efficacia, ma anche un eccellente profilo di tossicità. Un ulteriore dato
fondamentale sono i costi ridotti di una
terapia che di fatto si può effettuare a
domicilio, grazie alla pompa esterna portatile, con un enorme vantaggio anche
per il paziente. Una terapia che guarda
al risultato, ma anche alla qualità di vita
e ai costi.
L’idea di questa terapia è stata mutuata dall’esperienza già sviluppata nel
nostro Istituto dagli oncologi medici del
reparto Trattamento Medico dei Sarcomi
dell'Adulto, coordinato dal Dott. Paolo
Casali, ma risulta un’assoluta novità nel
mondo pediatrico. Nel lusinghiero editoriale di Pediatric Blood and Cancer,
firmato da P. Anderson, infatti si conclude così: “I would go as far as to predict that ‘Milan regimen’ may become a
new metric of continuous improvement
in quality of care”. Ancora una volta, in
altre parole, si parla di un ‘Milan regimen’
che diventa nuovo metro di paragone. In
questo caso, per migliorare le probabilità
di guarigione dei bambini malati di tumore e la loro qualità di vita.
L’Oncologia Pediatrica, diretta dalla Dott.ssa Maura Massimino, è la
principale Oncologia Pediatrica italiana per il trattamento di bambini e
adolescenti con tumore solido ed è
costantemente all’avanguardia nella
ricerca di nuovi approcci terapeutici.
Una peculiarità della struttura, rispetto
alle altre oncologie pediatriche italiane, è il fatto di essere all’interno di un
Istituto Oncologico e quindi di avere
una collaborazione diretta e quotidiana con gli oncologi medici e i chirurghi
dell’adulto. L’approccio multidisciplinare al paziente pediatrico si giova
quindi anche di questa collaborazione,
bidirezionale e sinergica, che risulta
particolarmente importante per quelle
patologie a cavallo delle due fasce di
età, pediatrica e adulta, come i sarcomi. I sarcomi sono, dopo le neoplasie
del sistema nervoso centrale, il secondo gruppo di tumori solidi più frequenti
nell’età pediatrica. Come accade per i
sarcomi dell’adulto, anche per i sarcomi del bambino la Fondazione IRCCS
Istituto Nazionale dei Tumori è riferimento internazionale per i protocolli di
cura e di ricerca.
Importante risultato di una ricerca interamente condotta presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori
Anche nella fase avanzata della malattia,
l’organismo genera spontaneamente risposte antitumorali
C
‘
ancer Research, nella sezione
OnlineFirst’ ha pubblicato i risultati di
uno studio che dimostrano che anche
in presenza di un tumore in fase avanzata, l’organismo continua a generare
spontaneamente risposte antitumorali.
La ricerca, finanziata da AIRC e ACC, è
stata svolta interamente da ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale
dei Tumori, ed in particolare dalla Unità
Operativa di Immunobiologia dei Tumori
Umani, in collaborazione con diverse Unità Cliniche dell’Istituto, tra cui l’Unità Melanoma e Sarcoma, diretta dal Dott. Mario
Santinami e l’Unità di Oncologia Medica
3, in cui lavora il Dott. Massimo Di Nicola. I risultati dello studio dimostrano,
per la prima volta, che il tessuto tumorale
di melanomi, sia primitivi che metastatici,
contiene una piccola popolazione di linfociti (denominati T CD8+) che hanno appena intrapreso le fasi iniziali del processo
di differenziazione che li porta a diventare
agenti anti tumorali.
Linfociti T ‘early effector’, ovvero ai primi
stadi di specializzazione nella loro futura
funzione, non erano mai stati individuati
nelle neoplasie dove, si riteneva, che tale
fase precoce di risposta fosse inibita dai
molteplici meccanismi di immunosoppressione, sviluppati soprattutto in stadio
avanzato di malattia.
“Si tratta - spiega Andrea Anichini, primo firmatario dello studio -, di cellule che,
per caratteristiche strutturali e funzionali, si
trovano nello stesso stadio evolutivo degli
‘early effectors’ che si generano entro pochi giorni dall’inizio della risposta immunitaria, descritti in letteratura finora solo nelle
risposte contro agenti patogeni ambientali, come i virus”.
L’implicazione principale di questi risultati, è dunque che la risposta immune antitumore continua ad essere generata, in
modo spontaneo, ed anche in fase avanzata di malattia. “Di non secondaria importanza – aggiunge Roberta Mortarini,
tra gli altri firmatari dello studio - è anche
l’osservazione che tale sottogruppo di
linfociti T CD8+ è anti-tumore, è privo di
difetti funzionali ed è capace di proliferare
prontamente e differenziarsi ulteriormente in risposta alla presenza di citochine,
quali IL-2 e IL-15 ”. “Questa nuova popolazione di cellule T CD8+ - conclude Andrea Anichini - risulterà molto utile come
‘indicatore di risposta immune in atto’ per
valutare l’efficacia delle terapie immunologiche, biologiche o di tipo ‘bersaglio-specifico’ nel melanoma cutaneo. Lo sviluppo di questa ricerca prevede adesso due
fasi distinte. La prima sarà capire quali
segnali presenti nel microambiente tumorale favoriscono o inibiscono lo sviluppo
di questa popolazione di effettori precoci
anti-tumore. La seconda sarà lo studio
delle strategie che potrebbero essere trasformate in nuove terapie per promuovere
l’espansione in-vivo di questa popolazione di linfociti fino a livelli sufficienti ad esercitare un contrasto efficace della crescita
neoplastica”.
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Agire
NT
Aggiudicazione Bici Speciale di Ivan Basso
Lunedi 5 luglio alle ore 11,00 alla pre-
senza del notaio Giorgio Zanini e dei
rappresentanti dell’Associazione Bianca Garavaglia presso la sede dell’Associazione in via Cattaneo 8 a Busto
Arsizio (VA), si è tenuta l’apertura delle
buste con le offerte per la ‘Bici Speciale modello Cannondale Six’ che il campione Ivan Basso aveva donato alla
Onlus e che era stata messa all’asta
per la raccolta fondi nei mesi maggio
e giugno.
La bici è stata assegnata per 6.000
Euro al Dott. Roberto Ferrario, editore
del quotidiano La Prealpina, purtroppo
scomparso nelle scorse settimane.
I fondi raccolti grazie a questa iniziativa serviranno a finanziare parte della
borsa di studio sulle nanotecnologie,
attualmente in corso presso i laboratori del Prof. Mauro Ferrari a Houston,
Texas. Il Presidente dell’Associazione
Dott. Carlo Garavaglia ringrazia sentitamente il Dott. Ferrario e Ivan Basso per
la generosità dimostrata e aggiunge:
“abbiamo sentito Ivan proprio qualche
giorno fa prima della sua partenza per
il Tour de France, ci ha assicurato la
massima disponibilità per la consegna
della bici che avverrà dopo l’estate in
data da definirsi in base ai suoi impegni agonistici. Ivan ci ha ricordato nel
frattempo un’altra bella iniziativa per la
lotta ai tumori infantili: l’uscita del suo
libro fotografico che sarà in edicola
per tutto il mese di luglio insieme alla
Gazzetta dello Sport. Anche in questo
caso parte del ricavato del libro verrà
destinato alla Struttura Complessa di
Pediatria Oncologica dell’Istituto dei
Tumori di Milano, il Reparto che l’Associazione sostiene da ormai 23 anni”.
Un’altra bella dimostrazione dell’unione tra Sport e Solidarietà.
Premio ABO 2010 'UNA VITA PER LA RICERCA'
a Emilio Bombardieri
Emilio Bombardieri, Direttore
A
del Dipartimento di Diagnostica per
Immagini e Radioterapia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, è stato assegnato il Premio 'UNA
VITA PER LA RICERCA', promosso
dalla Fondazione ABO - Applicazione
delle Biotecnologie in Oncologia (www.
fondazioneabo.org) di Venezia.
Motivo dell'attribuzione del premio,
che è ormai un appuntamento fisso e
di rilievo per il mondo medico-scientifico, è il lavoro svolto da Bombardieri
nell'ambito dell'individuazione dei biomarcatori da usare nella terapia e nella
diagnosi precoce dei tumori.
Il premio è stato consegnato nel corso della nona edizione della Serata del
Redentore ABO, che si è svolta, sabato 17 luglio, nella splendida cornice
dell'Isola di San Giorgio Maggiore e
alla quale hanno partecipato impren-
ditori sostenitori della ricerca, luminari
del mondo scientifico e autorità locali e
nazionali. A consegnare il premio nella
mani di Bombardieri sono stati il Presidente della Fondazione ABO, Eduardo Liccardi e il Direttore scientifico di
ABO, Massimo Gion.
Il Premio ‘UNA VITA PER LA RICERCA’, un riconoscimento per ricercatori
che abbiano avuto risultati concreti soprattutto nella ricerca di trasferimento,
è nato nel 2007 ed è giunto alla sua
4° edizione. Nelle edizioni precedenti il
premio è stato assegnato a ricercatori
come Pier Giuseppe Pelicci, Direttore del Dipartimento di Oncologia sperimentale dell'IFOM-IEO, Marco Alessandro Pierotti, Direttore Scientifico
della Fondazione INT, e a Maurizio
D'Incalci, Capo del Dipartimento di
Oncologia dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Il Presidente dell’associazione Bianca Garavaglia Carlo
Garavaglia (al centro) con il notaio Giorgio Zanini e la
figlia all’apertura delle buste.
Fondata nel 1952 dal Prof. Pietro Bucalossi, dal 1988 organizza, nell'ambito
della sua riunione annuale, una conferenza dedicata al ricordo del Prof. Giorgio
Prodi, affidata ad un guest speaker che
si è particolarmente distinto nel campo
della ricerca in Oncologia. Quest’anno è
stato chiamato, a tenere la 24ª Conferenza “Giorgio Prodi”, il Direttore Scientifico della Fondazione Istituto Nazionale
dei Tumori, Marco Pierotti. Il titolo della
sua lezione è stato “Mice, men and molecules the present-shaping past”.
Al Nord e al Sud due sanità
L
a medicina è arte, perspicacia e
intuito, capacità di creare un dialogo con il
paziente. Ripenso a queste parole del professor Gianni Bonadonna dopo la vergognosa zuffa al Policlinico di Messina.
E mi accorgo di quanto siano distanti le sanità tra Nord e Sud: quel che ho visto in agosto
all'Istituto Nazionale Tumori di Milano mi fa
pensare che certi atti eroici nella sanità li
abbiamo vicini a noi e molte volte non ce ne
accorgiamo: con le corsie al completo ho
visto équipe di medici come quella del reparto di chirurgia colon retto, diretto da professor Ermanno Leo, operare magari per 12
ore consecutive, e dare al paziente e ai familiari, oltre alla speranza, una prova di umanità.
Di questo io dico: grazie Milano.
Adele Genghini, Milano
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news dall'int
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
L'INT al WIN Symposium 2010
al 7 al 9 luglio 2010 si è svolta a
D
Parigi la seconda edizione del WIN
Symposium, dedicato alla terapia oncologica personalizzata. Si tratta di
un importante evento internazionale
organizzato dal WIN Consortium con
la collaborazione di Nature Publishing
Group. Le giornate di studio, che hanno visto la presenza di tutte le rappresentanze dei protagonisti del mondo
oncologico – medici, scienziati, ricercatori, amministratori del sistema sanitario, case farmaceutiche, associazioni
di pazienti, ecc. – hanno dato ampia
opportunità di informarsi su tecnologie
e scoperte scientifiche ad alto potenziale innovativo, con un focus speciale
sui temi delle terapie personalizzate e
della diagnosi precoce. Il WIN Consor-
tium, che ha ideato l'iniziativa, è nato
dalla collaborazione dell'Institut Gustave Roussy e della University of Texas
M. D. Anderson Cancer Center in associazione con altre istituzioni internazionali dedicate alla cura e alla ricerca
oncologica. In particolare l'iniziativa è
sostenuta da OECI, l'Organizzazione
Europea degli Istituti Oncologici che è
presieduta da Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione IRCCS
Istituto Nazionale dei Tumori.
Il WIN Consortium ha l'obiettivo di costruire nuove alleanze strategiche in
oncologia, creando programmi che
favoriscano lo sviluppo di farmaci innovativi, e accelerino i trials clinici e la
validazione di nuove molecole per la
terapia oncologica personalizzata.
Pasta al farro con scarola
Pere in salsa preziosa
360 grammi di fusilli integrali al farro
400 grammi di foglie di scarola tenere
1 pomodoro fresco a dadini
3 spicchi d’aglio schiacciati
3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Pepe
1 pizzico di peperoncino
Sale marino integrale
6 pere piccole
50 ml di succo d’uva
1 chiodo di garofano
1 pizzico di cannella
Sale marino integrale
Per la salsa
4 cucchiai di crema di nocciole
50 ml di succo d’uva
Lavate la scarola, tagliate le foglie 1 cucchiaino di caffè d’orzo
a metà e cuocetele per 8 minuti in
abbondante acqua bollente salata.
Tiratele fuori e nella stessa acqua
cuocete i fusilli molto al dente. Scolateli e rafreddateli sotto l’acqua corrente, badando di conservare 2 tazze
dell’acqua di cottura.
Sbucciate, dividete in quarti e toglieIn una casseruola larga soffriggete te il torsolo alle pere. Cuocete con il
l’aglio nell’olio finchè sarà leggermen- succo d’uva, il chiodo di garofano, la
te imbiondito. Toglietelo e unite il pe- cannella e 1 pizzico di sale.
peroncino, il pomodoro e la scarola Devono diventare morbide senza
tagliuzzata. Coprite con le 2 tazze spappolarsi.
d’acqua conservate e Lasciatele raffreddare.
fate sobbollire qual- Intanto preparate una salsa mettenche minuto. Ag- do sul fuoco la crema di nocciole, il
giustate di sale succo d’uva e il caffè d’orzo.
e di pepe, unite Ponete 6 spicchi di pera in ogni copi fusilli e fate as- petta e copriteli con la salsa.
sorbire il liquido Sono buoni sia caldi sia freddi.
in eccesso prima
di servire.
Anna Villarini
e Giovanni Allegro
ad Elisir
Da sinistra il conduttore Michele Mirabella,
Anna Villarini e Giovanni Allegro
Nello studio televisivo di Elisir, programma condotto da Michele Mirabella in onda su Rai3 ogni domenica
sera alle ore 21.20, è stata protagonista anche la Dott.ssa Anna Villarini, biologa nutrizionista dell’Istituto
Nazionale dei Tumori, che ha illustrato come prevenire e combattere le
malattie attraverso una sana alimentazione. I puntuali collegamenti con la
Cascina Rosa, ‘cucina’ dell’Istituto,
hanno inoltre permesso di mostrare al folto pubblico, circa 1.500.000
contatti di share, i piatti sani e sfiziosi
dello Chef Giovanni Allegro, che ha
dimostrato come si possa mangiare
bene senza rinunciare al gusto.
"Per fare prevenzione, la televisione è
un grande mezzo, perché ti permette di parlare nello stesso istante con
tantissime persone - ha commentato
Anna Villarini - . Parlare in televisione
non è facile, perché hai poco tempo e
hai paura di non saper spiegare bene
le cose e anche di non poter dire tutto
quello che dovresti. Il riscontro, però,
è stato davvero positivo, tantissime
persone scrivono per saperne di più
o per ringraziare delle cose dette, altri
sono più critici. Non avendo mai detto niente che non fosse supportato
da studi scientifici e dal confronto
del mio direttore Franco Berrino, ho
risposto con tranquillità. La redazione di Elisir mi è stata molto vicina e
non mi ha mai condizionato su cosa
dire. Spero quindi di essere riuscita
a dare ad una struttura che ritengo
prestigiosa, come l’INT, un’immagine
positiva di tutto quello che facciamo
e in cui crediamo".
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Il supporto psicologico ai pazienti
l Corso Itaca, promosso dalla FonIdazione
INT e coordinato da più di 10
anni dalla psicologa e psicoterapeuta
Dott.ssa Luciana Murru, aiuta a valorizzare le risorse psicologiche da attivare durante la malattia, offrendo 6
incontri di psicoterapia di gruppo per
le persone ammalate di tumore, i loro
amici e familiari. Il prossimo ciclo inizierà
il 6/10/2010. Per iscriversi è necessario
fissare un colloquio con Luciana Murru
prenotando allo 02 23903176/2800.
http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/cittadino/corsoItaca.asp
Le testimonianze
Da Giuseppina
Senti io non sono molto brava a scrivere, cercherò di farti arrivare la mia positiva avventura e sono sicura che tu capirai al volo. Questa mia avventura con il
gruppo mi ha fatto diventare grande, ho
conosciuto persone che mai avrei detto
fossero così come si sono presentate….
siamo entrate subito in sintonia come se
ci conoscessimo da anni, siamo rimaste
in contatto, abbiamo fatto di tutto per vederci per quanto ci fosse stato possibile,
mai questa cosa prima mi è successa,
forse perché è proprio vero che viviamo
una vita così frenetica che quando ti capita di dover lottare con una cosa che
vuole soffocarti….scopri che non avevi
neanche il tempo di fermarti ad osservare
quanto fosse bello un fiore, ad osservare quante soddisfazioni e gioie ti danno i
tuoi figli........tutti dovrebbero fare gruppi,
voglio dire malati e non, i malati perché
hanno bisogno di essere sostenuti per
lottare più forti e consapevoli, i non malati
per capire cos’è la vita, quella vera.
Da Lucia
Oggi, 22 Giugno 2010, sono 33 i giorni trascorsi dall'ultima chemioterapia.
Oggi, dopo 6 mesi, sono andata dalla parrucchiera per fare il mio primo colore.
Oggi, per la prima volta, ho camminato
per la strada senza ‘Lucianina’, la mia
parrucca. Ovviamente non è stato facile
portare in giro i miei capelli di un centimetro, sopportando lo sguardo curioso dei
passanti, ma dopo un iniziale imbarazzo,
è stato bello poter camminare con la mia
‘capigliatura’ al vento. Questa forza, questa nuova energia, che ho riscoperto in
me, è stato il regalo più bello che ho ricevuto dal corso Itaca Primavera 2010…..
Pensavo che non avrei trovato più la forza
per combattere, che le mie energie fossero finite, invece ho scoperto, con grande
gioia, che dentro di me ci sono tante risorse che mi hanno aiutato e che mi aiuteranno ad andare sempre avanti.
La consapevolezza di me è venuta alla
luce grazie all'incontro con persone che
mi hanno dato la possibilità di parlare della mia esperienza oncologica liberamente, senza freni, senza paura.
Ho condiviso il mio dolore e le mie lacrime
con altre donne malate di cancro con le
quali è bastato uno sguardo, un silenzio
per essere capite, per essere accolte, ma
non compatite.
Da Maria Cristina
Per me il corso Itaca è stato il tramite di
una riflessione profonda sul mio vissuto,
sul mio presente, sui miei reali bisogni
e, ho scoperto, sulla incrollabile speranza di un futuro, che credevo annientata.
Questi incontri hanno suscitato emozioni
forti, fatto riemergere ricordi, pacificanti
o dolorosi, sepolti sotto secoli di ciarpame; hanno rappresentato l'incredibile scoperta della voglia di lasciare che
siano gli altri a farmi del bene, di essere
accolta e consolata e di condividere angosce e speranze, paure e fiducia, pianti
e risate con persone diverse tra loro per
età, condizioni e circostanze, senza che
questa asimmetria sminuisca l'empatia
palpabile che circolava tra noi.
Ma soprattutto ho sentito che oltre i
nostri corpi martoriati, mutilati ci sono
anime che nelle vie dell'inferno, senza fiato e col cuore in gola, aspirano al
‘chiarore’, a qualcosa pieno di bellezza,
freschezza e possibilità, ad un luogo e
tempo finalmente in equilibrio. Ecco, per
me il corso è stato il chiarore. Dopo la
caduta, si rinasce.
Da Mariella
Non so bene cosa dirti dello PSYCO
GROUP se non che mi è piaciuto e mi
sembra un’iniziativa buona da proseguire per chi come noi si troverà nelle
ambasce e nella relativa necessità di
essere accompagnata psicologicamente nel percorso. Nel gruppo si creano
veramente delle atmosfere di calore e
simpatia tali da recare sollievo a chi ne
fa parte pur se per un breve periodo.
Agire
NT
Nuovo ciclo di incontri
del Progetto Ulisse
La nuova iniziativa del progetto Ulisse, informazione e supporto per le
persone ammalate di tumore, i loro
familiari e amici, riguarda la senologia
e in particolare le donne in attesa di
ricovero. E’ questo un periodo piuttosto critico soprattutto dal punto di vista
psicologico e con questa iniziativa si
vuole offrire loro l’opportunità di conoscere il reparto, parlare con il direttore
della Senologia della Fondazione, il
Dott. Roberto Agresti e una infermiera particolarmente esperta e attenta
alle problematiche , Mina Sasso. L’incontro avrà come obiettivo di familiarizzare le pazienti e i loro accompagnatori con gli interventi, le procedure,
l’ organizzazione del reparto e oltre a
questo aiuteranno le signore partecipantii a fare un programma individuale di preparazione utile a migliorare gli
esiti dell’intervento e delle cure successive. L’incontro, aperto anche ai
cittadini interessati e organizzato dalla
Fondazione INT e dalla LILT, verrà
ripetuto ogni penultimo martedì del
mese, alle ore 15, presso il refettorio
del nostro reparto di chirurgia senologica al 5° piano di via Venezian,1.
Per informazioni URP 02 23902772;
[email protected]
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
Agire
INT
Periodico della Fondazione IRCCS
dell’Istituto Nazionale dei Tumori
20133 Milano, via Venezian 1
tel. 02 23 90 24 86
http//www.istitutotumori.mi.it
[email protected]
Numero 3/10 - Periodicità trimestrale
Autorizzazione Tribunale - N. 592 del 23.09.1998
Direttore responsabile: Antonio Colombo
Comitato di redazione
Gerolamo Corno - Gian Augusto Novelli
Marco A. Pierotti - Francesco Reitano
Coordinamento Editoriale
Enrica Alessi - Roberto Mazza - Sergio Vicario
Segreteria di redazione: Katy Mennillo
Editore: Metafora srl
Via Catania, 8 20133 Milano - tel. 02 71 04 00 91
Design: Cabrini Associati srl - Milano
Stampa
Cattaneo Paolo Grafiche s.r.l. Oggiono - Lecco
Finito di stampare ottobre 2010
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