Olio bio, crescita delle vendite trainate dal “km. zero”

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Olio bio, crescita delle vendite trainate dal “km. zero”
--------------------------------------------------------------------------------------------------COMUNICATO STAMPA (26 - 3 - 2014)
Olio bio, crescita delle vendite trainate dal “km. zero”
I risultati della ricerca sul marketing del settore
presentata dal Premio Biol nel suo convegno ad Andria
Ben 187 aziende intervistate: per l’80% c’è vendita diretta in azienda, per il 30% nei negozi
specializzati. E pochissima Gdo. Un quinto ricorre all’e-commerce. Per le esportazioni si
guarda a Nord Europa, Nord America e Giappone. E si spera nel turismo food
ANDRIA - Generale crescita delle vendite, in particolare a kilometro zero, cioè direttamente in
azienda; una spiccata attenzione ai mercati internazionali, e al volano turistico-culturale per sviluppare il
proprio brand; potenzialità non ancora del tutto espresse attraverso il web per vendita e promozione.
Questo, in sintesi, il profilo delle aziende produttrici di olio biologico emerso dalla ricerca sul marketing
del settore condotta dall’Osservatorio del Premio Biol attraverso il Dipartimento di Scienze Economiche
dell’Università di Bari.
I risultati - materiali scaricabili da www.premiobiol.it - sono stati presentati durante la manifestazione
internazionale sull’olio bio chiusasi ad Andria, nel convegno “L'extra Bio conquista il mondo: l'olio d'oliva
biologico tra produzione e mercato”, promosso da Bridgeconomies - Unioncamere Puglia.
Corposo il campione analizzato: 187 imprese, di cui 32 estere (prevalentemente provenienti dal
bacino mediterraneo: Grecia, Spagna, Albania, Nord Africa) e 39 pugliesi, produttrici di olio
extravergine d’oliva biologico partecipanti al Premio Biol 2013, per un interessante quadro
sull’orientamento strategico e commerciale delle imprese biolivicole.
“Innanzi tutto - spiega il curatore della ricerca, prof. Savino Santovito, del Dipartimento di Scienze
Economiche - l’andamento delle vendite dell’universo produttivo dell’olivoleicolo biologico, negli ultimi
tre anni è in crescita per il 53% delle imprese intervistate. Il 90% delle imprese adotta una politica
commerciale mono-marchio e multicanale, con il tratto distintivo della vendita diretta in azienda,
utilizzata dall’83% delle imprese intervistate, a dimostrazione da un lato del forte radicamento delle
aziende con il territorio d’origine e dall’altro di un approccio distributivo non particolarmente orientato a
canali che consentano di sviluppare il business in mercati potenziali anche molto distanti”. Il 30% del
prodotto è commercializzato attraverso il dettaglio tradizionale specializzato (dunque un
posizionamento del prodotto olio evo biologico in un segmento di mercato medio alto, confermato da
una presenza nella GDO limitata al solo 4,5%).
L’e-commerce è utilizzata dal 21% delle imprese intervistate: fra queste, la stragrande maggioranza
sarebbe felice di utilizzare piattaforme on-line per incrementare le vendite tramite strategie di
integrazione orizzontale nella filiera. Da sottolineare che sia il cluster delle aziende pugliesi sia delle
aziende estere si posiziona sopra la media, rispettivamente con il 28% e il 31%, specie da parte delle
piccole aziende. Controversa la presenza e notorietà sul web: per il 42% fattore poco incisivo nel
successo commerciale del proprio brand, a fronte di un 58% che invece lo considera un elemento
“abbastanza” importante. Quasi unanime la visione, come chiave di sviluppo, del connubio tra
extravergine bio e turismo nel territorio aziendale.
Infine, quanto ai mercati esteri, i principali di riferimento sono il Nord Europa, il Nord America e il
Giappone.
Non a caso, il convegno ha offerto anche una panoramica sull’olio e sul mercato bio in Giappone,
Cina e Usa. In Oriente, hanno spiegato due manager di multinazionali asiatiche agrofood, la cinese
Chen Xin Yu della Wilmar e il giapponese Toshihisa Suzuki, si registra una continua crescita delle
importazioni dall’Europa, e il bio e le sue certificazioni sono avvertiti come sinonimo di sicurezza
alimentare, in particolare per i bambini. Olio, insomma, come prodotto salutistico, che porta le famiglie
cinesi, ad asempio, ad apprezzare le migliori qualità nutrizionali e organolettiche delle fritture fatte con
oli exravergini. Negli Stati Uniti, dove vige ancora una deregulation del settore “il bio - ha detto il Pablo
Voitzuk, consulente tecnico settore oleario negli Usa - è una nicchia, ma in crescita. E sotto l’ombrello
dei crescenti consensi per la dieta mediterranea, la qualità dei prodotti bio italiani e pugliesi è ormai
riconosciuta”.
Ufficio Stampa: Fabio Nardulli – 339 1307311 – [email protected]
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