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Anno V - Numero 276 - Mercoledì 23 novembre 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Economia Roma Esteri Banche salvate, la faccia no Emergenza casa, odissea senza fine Aleppo adesso è alla stretta finale Zappa a pag. 3 a pag. 8 a pag. 6 L’EX CAPO DELLO STATO SFOTTE GLI ITALIANI IN TV IN NOME DEL CAMBIAMENTO... NON SE NE PUÒ PIÙ di Francesco Storace na volta mi definì indegno e replicai con la stessa parola: mi costò nove anni di processo con la soddisfazione solitaria di un’assoluzione dal reato di vilipendio verso di lui, incredibilmente capo dello Stato nonostante tutto. Stavolta è l’incredibilmente presidente del Consiglio a definire accozzaglia tutto il resto del mondo che si contrappone alla sua schiforma; un’accusa facile da ritorcere al premier e a quello che Pierferdinando Casini - che di cosacce se ne intende - ha definito il padrino della riforma della Costituzione: Giorgio Napolitano. È una vergogna vedere Napolitano ancora in televisione a fare comizi per il presidente del Consiglio; l’accozzaglia provoca disgusto. Uno, dopo sessant’anni trascorsi in Parlamento a incassare lucrosi stipendi grazie agli italiani sempre più indebitati, ha fatto e disfatto governi alla faccia della democrazia per servire i poteri forti; l’altro, il beneficiato, che si permette di strillare al cambiamento al fianco del più restauratore che ci sia. Renzi e Napolitano: la loro stagione va chiusa definitivamente con lo spoglio del referendum. È un duetto insopportabile, quello che ci propina quotidianamente mamma Rai, e l’altra sera ci è toccato sorbire uno che di emerito ha solo la qualifica che, ahimè, gli spetta per nove anni dorati trascorsi al Quirinale alla faccia nostra. A Porta a porta, Napolitano ha finto di prendere posizione contro un’aberrante campagna elettorale sul Sì e sul No, evitando di ricordare - alla sua età diventa pure cinicamente credibile - chi è l’incendiario che sta seminando odio peggio di Grillo in tutto il Paese. È Matteo Renzi, ad esempio, che mette all’indice su un volantino i sostenitori del No, in una prova di lin- U ACCOZZAGLIA Dopo il 4 dicembre spariscano Renzi e Napolitano: la nostra democrazia non tollera più il loro insopportabile duetto ciaggio mediatico che è davvero indegna di un presidente del Consiglio. Il cosiddetto “emerito” lo inviti a togliere di mezzo quell’aberrazione vera e propria. Ma Napolitano non lo farà. Filosovietico da giovane contro il popolo ungherese, ora la sua causa è a sostegno dell’impero eurocratico: di mezzo, ancora una volta, i popoli PRIMA DELLA GARA SIVIGLIA-JUVENTUS Agguato ai tifosi italiani igilia a dir poco infuocata quella di Sivigilia-Juventus, con un vero e proprio assalto da parte di ultrà spagnoli ai tifosi italiani lungo le strade della città. Un giovane sostenitore della Juventus, residente in Belgio e di origini italiane, ha riportato ferite da taglio al torace e alla gamba. E’ stato operato in ospedale ed è in V condizioni molto serie. Il giovane si trovava in una taverna del centro, assieme ad altri tifosi italiani, quando hanno fatto irruzione una ventina di spagnoli. Sono volati tavolini, sedie, bottiglie. Gli incidenti sono proseguiti nelle strade vicine fino all'intervento della polizia che comunque ha faticato non poco a riportare la calma. chiamati a pagare le prepotenze del potere. Ed è proprio la presenza ingombrante dell’ex presidente della Repubblica a rendere ancora più indigesta la pietanza che Renzi pretende di scodellare agli italiani: se c’è stato un campione di negazione della democrazia e della sovranità popolare questi si chiama proprio Giorgio Napolitano. E il fatto che abbia la faccia tosta di presentarsi persino in una trasmissione televisione a rivendicare “il cambiamento” è qualcosa che non si può sentire e che provoca disgusto. Gli attori più nefasti di questa commedia di scarso valore spariranno dopo il 4 dicembre; ma intanto stanno intossicando il Paese e le relazioni politiche. Dopo la sconfitta della spazzatura pseudoriformista, bisognerà rimettere assieme i cocci di un’Italia lacerata da Matteo Renzi e company. Il fatto che in quest’opera distruttrice si faccia accompagnare da un ex capo dello Stato la dice lunga sul senso delle istituzioni di entrambi e di quanto poco rispetto abbiano per gli italiani. AI TEDESCHI GLI TOCCANO I CONTI E S’ARRABBIANO, APPELLANDOSI A… PADOAN Pure la Germania ha il mal d’Europa A nche la Germania adesso non ci sta a farsi riprendere da quell’Europa che pure Berlino ha coccolato, e soprattutto ‘manovrato’, a discapito degli altri Paesi. La levata di scudi da parte tedesca porta la firma del ministro delle Finanze Schaeuble, il quale ha tenuto a precisare che la Germania investe quasi sei volte di più della media degli Paesi europei. Davanti al parlamento di Berlino, il ministro ha dunque rimandato al mittente le raccomandazioni della Commissione europea, affermando che sono state indirizzate al "paese sbagliato". Ma le accuse di Schaeuble sono andate anche oltre, laddove il ministro della Merkel ha aggiunto che Bruxelles non assolve al proprio compito, che è anche quello di controllare che i bilanci "di singoli paesi europei corrispondano alle regole e accordi europei". Il tutto arriva come risposta diretta a pochi giorni dai rilievi mossi dalla Commissione Europea sul surplus, ritenuto eccessivo, della Germania, così elevato da essere addirittura in procinto di superare anche quello cinese. Schaeuble era già intervenuto nell’immediatezza dell’attacco da parte di Bruxelles, scaricato in pratica sulla Banca centrale europea e sull’italiano Mario Draghi l'accusa, sostenendo che il surplus tedesco era causato dall'euro debole e quindi alle responsabilità della politica monetaria della stessa Banca centrale europea. Ora la Germania vuole cercare di compattare attorno a questo tema un piccolo - e per giunta assai deboluccio visto gli invitati – fronte, con una cena riservata che si terrà venerdì a Berlino con Pier Carlo Padoan (Italia), Michel Sapin (Francia), Luis de Guindos (Spagna) e Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo), invitati proprio da Schaeuble. Ma in seno al Parlamento europeo è mal vista anche la posizione dell’Italia e del suo èremier Matteo Renzi, tanto per cambiare. Il capogruppo del Ppe Manfred Weber, ad esempio, rispondendo ad una domanda sull'operato del premier spagnolo ha citato proprio l’Italia, affermando tra l’altro: "Mariano Rajoy non ha mai accusato Bruxelles per i passi necessari che ha dovuto fare" in Spagna mentre "vediamo per esempio in Italia che Matteo Renzi utilizza Bruxelles Igor Traboni come un capro espiatorio". 2 8 Mercoledì 23 novembre 2016 ATTUALITA’ VERSO IL REFERENDUM Voto all’estero: risultato sub judice Il comitato del no: “Segretezza non garantita, se vince il sì grazie alle schede degli italiani espatriati presenteremo ricorso”. Intanto il dibattito politico s’infiamma di Robert Vignola I muri dei cosiddetti “corridoi” popolati dai bene informati lo sussurrano da tempo: è sui quattro milioni di voti di italiani all’estero che Matteo Renzi sogna di fare il colpaccio. Anche a costo di commettere uno sgarbo istituzionale, come accaduto con la lettera spedita a tutti gli iscritti all’Aire, con sospetti su come il segretario del Pd abbia ottenuto la lista degli indirizzi completi per un’evidente operazione propagandistica. Manovra cui però l’entourage di Renzi teneva parecchio, come dimostra la specifica domanda della ministra Maria Elena Boschi - che ha fatto involontariamente scoppiare il caso – all’incontro con i comitati per il sì degli espatriati. Ma proprio su quel voto ora c’è una ipoteca. Perché se al referendum costituzionale del 4 dicembre dovesse vincere il sì grazie al voto decisivo degli italiani all’estero, il fronte del No si è detto pronto a fare ricorso. Alessandro Pace, presidente del comitato del No, ha spiegato ieri le ragioni della forte presa di posizione. “Nel voto degli italiani all’estero, non è garantito il requisito della segretezza - ha annunciato Pace - e se il voto degli italiani all’estero fosse decisivo ai fini del risultato e determinasse la vittoria del Sì al referendum del 4 dicembre, potremmo decidere di impugnare il risultato”. Come stabilisce la Costituzione, l’esercizio del voto, ha ricordato il giurista, deve essere “personale, libero e segreto”, requisiti però non garantiti dal meccanismo di voto adottato per le circoscrizioni estere, come ha ricordato anche il vicepresidente del comitato Alfiero Grandi. Oltre a elencare gli svantaggi per i diretti interessati che comporterebbe l’approvazione della riforma: “Nella sua tripla carica di presidente del Consiglio, segretario del Pd e capo del Comitato per il Sì il premier Matteo Renzi ha mandato una lettera agli italiani all’estero. Noi non ab- biamo risorse e quindi abbiamo chiesto alla stampa estera di informare l’opinione pubblica su cosa succede se vince il Sì, cominciare dal fatto che non ci saranno più i sei senatori eletti all’estero”. E ancora: “Con l’Italicum attualmente in vigore gli italiani all’estero non potrebbero votare al ballottaggio. Non ce ne sarebbero neppure i tempi. E ciò è una ragione del rapporto strettissimo che c’è tra riforma e legge elettorale”. Matteo Renzi, da Piombino, ha però lasciato intendere che tirerà dritto davanti ad ogni obiezione. “Noi non faremo ricorsi e controricorsi, faremo una battaglia con il sorriso e parliamo del merito. Loro hanno paura di parlare del merito perché se si capisce che la domanda è sul rendere il Paese più semplice non ce n’è per nessuno. Il tentativo è di buttarla in rissa, la nostra reazione è calma e gesso, sorrisi e tranquillità”. E qual- che frittura, per dirla con Vincenzo De Luca. Ma lo scivolone del governatore della Campania sull’offrire un secondo di pesce per far votare sì, o le stesse dichiarazioni di Renzi sulla presunta “accozzaglia” di cui sarebbe composto il no, la dicono lunga sul nervosismo che pervade lo stesso Pd e i suoi alleati di ventura. Il risultato è che, man mano che il voto si avvicina, il termometro politico fa segnare l’impennarsi della febbre. Con il M5S che parla del premier come di una “scrofa ferita” in merito alle sue scomposte reazioni e lo stesso Renzi che ha gioco facile nel fare la vittima e rilanciare con un tutto per tutto. A sua volta smascherato da Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra: ““Renzi minaccia di andarsene se perde al referendum: se insiste, il No vola al 60 per cento. Il 5 dicembre voglio scrivere un libro sulla scomparsa politica di Napolitano”. OGGI A MONTECITORIO Anche Alemanno in piazza per l’Assemblea Costituente arà Gianni Alemanno a tenere a battesimo la grande caccia alle cinquantamila firme necessarie per far approdare in Parlamento la proposta di legge sull’Assemblea Costituente. L’iniziativa messa in campo dal Comitato Sovranità Popolare per il no ha trovato infatti in Azione nazionale una convinta adesione, partendo dalla consapevolezza che il progetto rappresenta l’unica proposta davvero concreta con la quale esonerare l’attuale Parlamento dell’impasse di produrre un’altra riforma, dopo la possibile S bocciatura del 4 dicembre. Così, ecco in piena campagna referendaria il debutto di una nuova iniziativa: dalle ore 12 a Roma, in piazza Montecitorio, Azione nazionale allestirà il primo banchetto per la raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per eleggere l'assemblea costituente che modifichi la seconda parte della Costituzione. E la sfida è considerata talmente centrale, che anche il promotore di Azione nazionale, Gianni Alemanno, parteciperà all’evento. LA CURIOSITÀ In Antartide urne già chiuse Hanno già espresso la loro preferenza 35 tra ricercatori e logistici del programma di ricerca al Polo Sud Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace ì o no? C’è chi ha già detto la sua. Le operazioni di voto relative al referendum costituzionale dei cittadini italiani residenti all’estero stanno coinvolgendo anche 35 ricercatori e logistici del Pnra, il Programma nazionale di ricerca in Antartide. Schede elettorali consegnate alla Mario Zucchelli Station-Mzs a Terranova, nella Baia di Ross, mentre nei giorni scorsi hanno votato i colleghi della base italo-francese di Concordia, sul plateau antartico, e quelli impegnati a Talos Dome nella traversa mobile che deve identificare il luogo del prossimo carotaggio glaciale. “I colleghi che si trovano in missione in Antartide per più di tre mesi sono considerati italiani residenti temporaneamente all’estero: 35 di loro hanno fatto richiesta ai Comuni di residenza di esercitare il diritto elettorale attivo come previsto dalla legge”, spiega il responsabile dell’Unità tecnica Antartide dell’Enea, Vincenzo Cincotti. “Poiché l’Antartide è una zona extraterritoriale senza sovranità nazionale, è l’ambasciata italiana in Nuova Zelanda ad assolvere ai compiti di raccolta e spedizione in Italia: noi, come Pnra, ci siamo quindi assunti il compito di recapitare personalmente le schede ai colleghi S e di riportarle alla nostra sede diplomatica di Wellington”. “Si è trattato di un momento significativo, penso sia importante che anche chi lavora a oltre 15 mila chilometri da casa possa esercitare questo diritto, è un modo per sentirci più vicini e legati al nostro Paese”, commenta Matteo Fusetti, uno dei due medici della Base Mario Zucchelli. Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 23 novembre 2016 ATTUALITA’ A UN ANNO DAL DECRETO I RISPARMIATORI TRUFFATI DI ETRURIA, MARCHE, CARICHIETI E CARIFE HANNO MANIFESTATO DAVANTI A PALAZZO KOCH Renzi salva (le) banche, ma non la faccia Dal 22 novembre 2015 solo 4.000 obbligazionisti azzerati sarebbero stati parzialmente rimborsati. Le critiche di Brunetta e l’attacco della Lega: “Il premier è un incapace, il referendum lo spazzerà via” di Marco Zappa A un anno esatto da quel decreto varato dal governo che ha visto azzerare tutti i loro risparmi, i risparmiatori beffati di Etruria, Marche, Carichieti e Carife si sono ritrovati ieri davanti alla sede della Banca d’Italia a Roma per un sit-in di protesta. Dal 22 novembre 2015 poco o nulla è cambiato. Di quei 130 mila obbligazionisti azzerati che avevano investito nei quattro istituti di credito salvati in extremis dal governo solo 4.000 verranno parzialmente rimborsati. Almeno stando ai dati rivelati dall’Associazione vittime del Salva-banche. Mentre ancora non è stata fatta alcuna chiarezza sulla procedura di arbitrato per tutti i risparmiatori esclusi dal risarcimento automatico. E’ una vicenda drammatica che non ha bisogno di ulteriori commenti. Che continua a provocare lo sdegno di migliaia di famiglie che hanno visto andare in fumo le oculatezze di una vita intera e non possono neppure sperare di riaverle interamente indietro. E che hanno deciso di protestare davanti alla sede di Palazzo Koch contro un governo accusato di aver preso in giro tutti. A suon di promesse rimaste lettera morta. Solidarietà bipartisan da parte della politica italiana. Con il centrodestra (visti gli errori del Pd) certamente più vicino alla causa. E che attraverso il capogruppo per Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, non le ha mandate a dire ai rappresentanti di Palazzo Chigi: “Ci troviamo di fronte - l’attacco - a un governo d’incapaci che ha truffato per la seconda volta 130.000 risparmiatori italiani che, dopo 12 mesi, ancora aspettano i risarcimenti sbandierati da Renzi. Il presidente del Consiglio, invece di fare campagna referendaria in modo forsennato in giro per il Paese, dovrebbe occuparsi dei dossier caldi come quelli legati alle banche. E invece non sta governando. Mentre il ministro Padoan non è in grado di gestire questa situazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: abbiamo dei cittadini ingannati che hanno perso migliaia e migliaia di euro. E ancora; funzionari di banca o amici degli amici che non hanno pagato per le loro malefatte e non rischiano nulla. Questa non è una cosa accettabile. Anche e soprattutto per questi motivi la gente voterà ‘no’ al referendum e manderà a casa il premier”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga, presidenti dei gruppi parlamentari leghisti che hanno parlato a nome della delegazione del Carroccio che ieri ha “sfilato” fuori da Bankitalia insieme ai risparmiatori frodati: “E’ un furto – la stoccata – legalizzato da Renzi e dalla Boschi per coprire la scellerata gestione degli istituti di credito operata dai loro parenti e protetti. E’ arrivato il momento di dire basta e cacciare questi difensori di banchieri truffatori”. Un anno e un giorno dalla vergogna del decreto Salva-banche. E lo scandalo continua. DOMANI L’ASSEMBLEA DECISIVA PER DARE L’OK AL PIANO DI RIASSETTO DEL GRUPPO. IL CDA ALLA CONTA Mps, appuntamento con la storia Difficoltà (quasi) superate per il raggiungimento del quorum, Falciai presidente-ponte empo praticamente scaduto. Domani il Monte dei Paschi è atteso all’appuntamento con la storia. In programma c’è l’assemblea decisiva chiamata ad esprimersi sul piano di riassetto del gruppo messo a punto dall’amministratore delegato Morelli. Con il management che dovrà convincere i soci ad approvarlo. Non certo una missione semplice viste le premesse dettate da un aumento di capitale da 5 miliardi, la conversione dei bond per 4,2 miliardi, la cessione di 27 miliardi di sofferenze e la T nomina di un nuovo presidente-ponte che dovrà prendere il posto del dimissionario Tononi. La vigilia dell’assemblea straordinaria è arrivata, ma Mps deve fare i conti con un altro ostacolo imprevisto sulla strada che dovrebbe portare al salvataggio del gruppo. Per la valida costituzione della riunione - stabilisce il codice civile - è necessario che siano presenti soci in rappresentanza perlomeno del 20% del capitale sociale. Allo stato attuale è considerata certa la presenza del 17-18% degli aventi diritto, tra membri noti e alcuni investitori esteri. Ma a 24 ore dal grande appuntamento non c’è ancora la certezza assoluta di raggiungere il quorum che, in un modo o nell’altro, verrà centrato grazie alla presenza dei fondi esteri. Eppure il timore che si possa fare un buco nell’acqua, facendo slittare tutto a gennaio, a Siena è ancora palpabile. Confermato invece il Cda ordinario che eleggerà Alessandro Falciai nuovo presidente del gruppo. Una nomina ponte, forse, con la candidatura proposta dalla Fon- solo dopo il 5 dicembre: quando sarà più chiaro il quadro politico italiano. Non è un mistero che in caso di successo del “no” la “partita” per banca rossa potrebbe farsi davvero complicata. Sono ore cruciali per l’istituto di credito senese, che non può più sbagliare. E che in queste ore deve continuare a cercare deleghe per l’approvazione dell’aumento di capitale. L’ulteriore conferma che i numeri a Siena M.Z. non tornano. dazione Mps che dovrebbe resistere almeno fino alla conclusione della manovra di salvataggio. Dove il ruolo decisivo potrebbe svolgerlo il governo (solo in caso di vittoria del sì al referendum), ma non solo. Fondamentali, ai fini della riuscita dell’operazione, saranno pure i cosiddetti “anchor investor”. In pole position c’è sempre il fondo sovrano di Doha, la Qatar investment authority che, come spiegato da Morelli, “potrebbe non essere l’unico”. La discesa in campo degli eventuali, nuovi investitori, avverrà CONTINUA LO SCONTRO TRA TOGHE E GOVERNO: A RIMETTERCI I CITTADINI Lo sciopero infinito della (in)giustizia Ognuno lotta per difendere il suo orticello ma di una riforma sensata nemmeno l’ombra e la giustizia non funziona, non ci potrà mai essere una giustizia giusta, efficiente, migliore. Nemmeno nei S migliori sogni di tutti quelli che ancora sperano che qualcosa possa finalmente cambiare. Il concetto di “giustizia” non ap- partiene a questo Paese. In cui prevalgono gli scontri tra giudici (troppo spesso politicizzati) e istituzioni. Una querelle infinita in cui le ferie, la pensione, l’indipendenza e l’immunità dei magistrati sono capisaldi irrinunciabili. Per i togati, s’intende. E dove le norme a favore per questo o quel politico sono imprescindibili. E così a rimetterci sono i cittadini qualunque, alle prese con una macchina inadeguata, poco credibile: ingiusta. Ma fino a quando non si metteranno da parte astio e rivalità, a prevalere non sarà mai il buon senso. E’ ripartito lo scontro tra i togati e il governo Renzi. Proseguirà fino a venerdì 25 lo sciopero (iniziato lunedì 21) proclamato dalle organizzazioni rappresentative dei giudici di pace, dei viceprocuratori onorari e dei giudici onorari di tribunale (Unagipa, Federmot, Angdp, Udgdp). Cinque giorni di astensione dalle udienze civili e penali, con la giustizia italiana a rischio paralisi. Oltre 500mila processi in tutta Italia fermi al palo. Per via della tanto discussa riforma portata avanti dal Guardasigilli Orlando, che “vuole cancellare - la protesta dei togati - il giudice di pace. E quindi quell’unica figura di magistrato che ha garantito efficienza e celerità a questo apparato. Ma cosa ancora più grave, spinge per trasformare questa categoria di inquirenti in meri ausiliari di carriera, gerarchiz- zando l’esercizio della giurisdizione in violazione dell’articolo 101 della Costituzione”. Per l’associazione nazionale dei giudici di pace, dunque, il problema non è assolutamente quello di posticipare il prepensionamento di alcuni magistrati professionali (come rivendicato dall’Anm). “Ma garantire l’indipendenza di oltre 5.000 giudici di pace, magistrati onorari di tribunale e procure che trattano il 60% del contenzioso civile e penale”. Siamo alla linea dura, con la federazione dei magistrati onorari (Federmot) che attacca: “L’esecutivo sta confermando la sua incapacità di fronte a l’emergenza giustizia”. Tra ricorsi al Tar per rivendicare i propri diritti e stoc- cate al veleno, la sfida infinita tra giudici (di ogni tipo) e governo prosegue. Di tutto si parla però tranne che delle grandi ingiustizie che continuano a rendere ignobile questo strumento. Come (solo per fare un esempio) la carcerazione preventiva, strumento indegno per qualsiasi paese civile. O la separazione delle carriere dei magistrati. Siamo alle solite. Ognuno lotta per il suo orticello. Con i magistrati che pretendono tutto e la politica che continua a mostrarsi inadeguata di fronte a questo scenario ingiusto. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. “Che la giustizia in Italia non funziona lo dicono soprattutto coloro che le impediM.Z. scono di funzionare”. 4 Mercoledì 23 novembre 2016 ATTUALITA’ IL PROCESSO Bancarotta fraudolenta, Fede alla sbarra Secondo l’accusa ottenne un prestito da Silvio Berlusconi per salvare la società di Lele Mora, ma lo fece “sparire” C’ è sempre un processo aperto attorno a Berlusconi. Ma ogni tanto capita pure che l’imputato non sia lui, se mai la vittima. A far notizia in queste ore è così il rinvio a giudizio di Emilio Fede, accusato di concorso in bancarotta fraudolenta insieme a Lele Mora (che ha già patteggiato 1 anno e 6 mesi) per la vicenda del prestito del 2010 da 2 milioni e 750mila euro all'ex talent scout da parte dell'ex premier italiano Silvio Berlusconi. Denaro che il Cav (tramite il suo ragioniere di fiducia Giuseppe Spinelli) versò a Lele Mora per 'salvare' dal fallimento, avvenuto nell'aprile 2011, la sua società, la Lm Management, e che sarebbe stato distratto dai due e non usato per questo scopo. In particolare Fede avrebbe, secondo l'accusa, tenuto per sé un milione e 110mila euro, di cui 500mila euro versati da Mora in un conto di Lugano. Per l'ex direttore del Tg4, il processo si aprirà il 26 gennaio davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Milano. Secondo quanto si legge nel capo di imputazione, Lele Mora ed Emilio Fede sarebbero riusciti a ottenere il prestito da Silvio Berlusconi grazie anche ai "buoni uffici" dell'ex direttore del Tg4. L'ex Cavaliere, tramite il suo ragioniere di fiducia Giuseppe Spinelli, aveva versato nel 2010 su un conto italiano di Mora, tramite assegni circolari e suddivisa in tre tranche, la somma di 2 milioni e 750mila euro, "a titolo di finanziamento personale" della società Lm management, all'epoca sull'orlo del crac e poi fallita. In particolare, poi, secondo l'accusa, Fede avrebbe ricevuto da Mora, in contanti e presso gli studi Rti di Segrate, la somma di 450mila euro. Altri 500mila euro sarebbero stati, invece, versati da Mora su un conto a Lugano di Fede, mentre un'altra parte (160mila euro), sempre secondo l'accusa, sarebbe stata distratta sui conti italiani dell'ex direttore del Tg4. Gli inquirenti avevano rintracciato nel 2011 una scrittura privata a testimonianza di quel prestito e, nel corso delle indagini coordinate dal pm di Milano Eugenio Fusco, l'ex agente dei vip aveva riferito ai magistrati di aver dato al giornalista (anche coinvolto nel 'Ruby bis', assieme all'ex talent scout) circa la metà dei soldi di Berlusconi. Fede aveva spiegato, invece, di aver preso solo 400mila euro, che era quanto Mora doveva restituirgli, stando alla sua versione, per un prestito intercorso tra i due. Starà ora alla fase processuale, nel corso del prossimo anno, chiarire come si siano realB.F. mente svolti i fatti. DALLA CAMERA Bonus-nido, emendamento amaro per il Pd: sarà per tutti iente figli e figliastri, come invece proponeva il Pd: il bonus nido da 1.000 euro l'anno previsto dalla legge di bilancio sarà destinato, non solo ai bambini iscritti agli asili, ma anche a "forme di supporto presso la propria abitazione in favore dei bambini al di sotto dei tre anni affetti da gravi patologie croniche". Lo prevede un emendamento alla Legge di Bilancio approvato in Commissione alla Camera. Sul bonus nido è stata introdotta anche una norma che fissa dei paletti che limiteranno l'accesso. Non ba- N sterà aver iscritto il figlio al nido, ma servirà anche la ricevuta dei versamenti effettuati. Tra le novità anche un emendamento che stabilisce come il Fondo di sostegno alla natalità istituito dalla legge di bilancio per garantire l'accesso al credito delle famiglie con uno o più figli sarà riservato ai nuclei con figli nati e adottati "a decorrere dal primo gennaio 2017". Il Fondo ha una dotazione di 14 milioni nel 2017, 24 nel 2018 e 23 milioni nel 2019, 13 nel 2020 e 6 milioni l'anno dal 2021. L’APPUNTAMENTO: DOMANI CONVEGNO IN VIALE BUOZZI A ROMA (ORE 18) I motivi del no del circolo Nuove Frontiere Il 24 novembre e il 4 dicembre: due date per difendersi dalla rovina che propone Renzi D omani, giovedì 24 novembre, organizziamo insieme al Circolo Nuove Frontiere (aderente al Comitato per il NO alla riforma Renzi – Sovranità Popolare e ad Azione Nazionale) un convegno sul referendum del 4 dicembre con il quale dire no alla rovina dell’Italia. Il governo Renzi è il meno legittimo della storia repubblicana perché è guidato da un premier non eletto ed è sostenuto da un parlamento votato con una legge che la Corte Costituzionale ha cancellato senza appello. Perché dovremmo regalare a questo esecutivo l’approvazione di una riforma che distrugge la legalità dell’azione politica, oltre al buon senso? Noi vogliamo un governo forte, autorevole e libero da lacci e lacciuoli ma sovrano, cioè voluto dal popolo e per il popolo non da “inciuci” di palazzo. La nostra proposta è un’assemblea costituente che, con un processo legittimo, possa finalmente dare agli italiani un governo che governi. L’art. 138 dell’attuale Costituzione non può essere invocato da chi, come Renzi, agisce fuori dalla perfetta legalità costituzionale, in una materia come la forma di Stato. La frettolosità del suo governo ricorda il pressapochismo con cui fu approvata la sciagurata riforma del Titolo V, che non dovremmo mai smettere di maledire. Cambiare a tutti i costi e in questa maniera può è peggio che conservare e noi siamo sì per riformare, ma in tutt’altro modo. Come si vuole cambiare, così male, la Costituzione repubblicana? Vediamo in breve i tre punti qualificanti: bicameralismo, Presidente della Repubblica, rapporto Stato-regioni. Per quanto riguarda il bicameralismo, l’eliminazione del passaggio parlamentare in Senato non servirà. Anche nella nuova versione, senza elezione dei senatori, nelle materie di sua competenza, nonché si badi bene, su qualsiasi argomento purché lo chieda un terzo dell’assemblea (Art. 70 della Costituzione nel testo proposto nella riforma Renzi-Boschi) il Senato dovrà ancora pronunciarsi, cancellando qualsiasi risparmio di tempo o denaro. Anzi, la minoranza avrà un’arma in più provocando il voto della seconda camera se solo possa contare su un terzo dei senatori, cosa che è quasi sempre accaduta nelle ultime legislature dove le maggioranze al Senato sono state abbastanza precarie. Secondo punto, il Presidente della Repubblica. Qui si apprezza la differenza di metodo tra quello da noi proposto dell’assemblea costituente e quello seguito da Renzi, dei colpi di maggioranza che calpestano sentenze della Corte Costituzionale e regolamenti parlamentari. Una delle norme più delicate, l’art. 83 sull’elezione del Presidente della Repubblica, contiene una disciplina che potremmo definire dilettantistica. Brevemente e rinviando all’appuntamento del 24 novembre per il necessario approfondimento, si può qui anticipare che, mentre nell’attuale formulazione dell’art. 83 il calcolo delle maggioranze richieste si basa sugli aventi diritto al voto, nella proposta BoschiRenzi, dal settimo scrutinio in poi, basterà la maggioranza dei tre quinti dei votanti. Significa che, una volta convocati in assemblea congiunta i parlamentari, eletti e nominati, se al settimo scrutinio dovessero votare solo 15, tra deputati e senatori, ad eleggere il Presidente della Repubblica basterebbero 10 voti, che potrebbero essere tutti di sindaci e consiglieri regionali. Neanche un voto di un parlamentare eletto po- trebbe concorrere alla scelta del Capo dello Stato: si poteva pensarci meglio! Ultimo punto, sul quale pure ci vorrebbero riflessioni di ben altra ampiezza, è la potestà legislativa concorrente di Stato e Regioni nonché il c.d. federalismo fiscale. La riforma del Titolo V della Costituzione, nel 2001, si è rivelata il più grande tradimento di tutte le forze che chiedevano più efficienza e decentramento. Anch’essa, proposta a suo tempo, come ultimo treno per tagliare i costi della politica, in realtà ha distrutto il bilancio della Stato, con il risultato di una dipendenza dei comuni dagli stanziamenti statali ancora più pronunciata rispetto al passato e un taglio assoluto, lineare e spietato, dei servizi ai cittadini. La cecità colpevole della sinistra che vuole fare finta di cambiare si è manifestata anche con l’odierna proposta Boschi-Renzi con la quale noi italiani avremmo avuto finalmente il contentino del riconoscimento del ruolo dell’interesse nazionale. Il comma 4 dell’art. 117 nel testo che ci viene propinato consentirebbe alla legge dello Stato di intervenire nel caso eccezionale in cui “la tutela dell’interesse naziona-le lo richieda” qualora si tratti di materie riservate alle Regioni. Non possiamo accettare uno Stato residuale, noi vogliamo uno Stato sovrano che in ogni sua articolazione sia portatore dell’interesse nazionale e non solo quando non vengono disturbati interessi locali o stranieri. Per questo la nostra prospettiva di riforma è il presidenzialismo! Parliamone insieme il 24 presso la sede di Azione Nazionale in via Bruno Buozzi 60, Roma a partire dalle 18. Vi aspettiamo! Francesco Da Riva Grechi Gabriele Felice 5 Mercoledì 23 novembre 2016 DA ROMA E DAL LAZIO ISLAM, SICUREZZA E CAMPI ROM: “NOI CON SALVINI” PROSEGUE IL CONFRONTO A VISO APERTO NEL MUNICIPIO V La battaglia della Lega: “No alle moschee abusive” Continua la raccolta firme per chiedere alla Raggi il ritiro della concessione alla comunità musulmana di una palestra in uso a un’associazione calcistica, il rispetto della legge e il monitoraggio dei centri di preghiera di Giuseppe Sarra nche Matteo Salvini e Gian Marco Centinaio, rispettivamente leader e coordinatore regionale di Ncs, scendono in campo al fianco di Fabio Sabbatani Schiuma per chiedere il rispetto della legalità alle forze dell’ordine e alle istituzioni. Oggi pomeriggio in piazza Maranella, a partire dalle 16, i giovani di Riva Destra, Patria e Mille Patrie, sostenuti da Schiuma capogruppo di Ncs al Municipio V, continueranno la raccolta firme, iniziata a macchia d’olio, e indirizzata al sindaco Raggi a cui si chiede l’annullamento della concessione dell’amministrazione circoscrizionale 5 Stelle che ha concesso ai musulmani tutti i venerdì l’utilizzo della palestra di via Policastro, in uso però a un’associazione calcistica locale creando, di fatto, allarmismo tra i genitori di ragazzi, preoccupati soprattutto per l’igiene pubblica del locale. “Come mai la comunità musulmana non può andare a pregare nella più grande moschea d’Europa distante soli venti minuti?”, si chiedono i residenti. Niente da fare. L’amministrazione municipale capitanata dal grillino Boccuzzi non ne vuole sapere aumentando la tensione nelle zone interessate. “No alle moschee abusive, no alla A concessione della palestra di via Policastro e sì ai controlli a tappeto sul territorio”. E’ questa la ricetta invece di Noi con Salvini sulla bomba sociale che rischia di esplodere a Torpignattara e Centocelle, entrambi quartieri del Municipio V, dove spuntano da un giorno all’altro presunte moschee abusive in scantinati e garage, nei quali la polizia locale ha apposto i sigilli, tutte gestite da associazioni culturali. Una battaglia condotta a viso aperto da Schiuma, ex capogruppo di An in Campidoglio e candidato presidente nel Municipio V, affiancato dai comitati di quartiere e i residenti, preoccupati anche per la stabilità dei palazzi. “Nei centri di preghiera sono stati svolti dei lavori abusivi”, ha denunciato Schiuma alle autorità competenti, prontamente intervenute a sequestrare i locali. Prosegue quindi il monitoraggio di Noi con Salvini lungo le arterie prin- cipali e non al fine di ripristinare la legalità. Un’altra denuncia roboante riguarda invece un ex mobilificio a Centocelle di quattro piani: “E’ stato acquistato per quattro milioni di euro dalla comunità islamica del Municipio V”, è l’allarme lanciato da Schiuma, che ha chiesto un intervento delle forze dell’ordine e della magistratura:“Da dove arriva quell’ingente capitale?”. Al momento la provenienza sarebbe incerta, ma in molti credono che ci OSTIA: LA MALAVITA TORNA A MINACCIARE LO STATO? sia un legame con l’Arabia Saudita e che potrebbe aprire nuovi e preoccupanti scenari. Dunque, è l’auspicio dei cittadini, non occorre abbassare la guardia. Dalla questione islam alla sicurezza del Pigneto e di Tor Sapienza, dove i cittadini si sentono abbandonati dallo Stato a discapito della criminalità organizzata. Tantissime le problematiche: dalla movida violenta allo spaccio di droga fino ai roghi tossici provenienti dai campi rom, che l’attuale capo della polizia Gabrielli definì ingovernabili. Le periferie della Capitale si sono trasformate in vere polveriere, teatro di ribellione dei residenti spesso scesi in piazza per accendere i riflettori e richiamare le istituzioni. La paura dilaga di giorno in giorno: infatti, molti i cittadini, soprattutto anziani, preferiscono barricarsi in casa al calar del sole oppure uscire in gruppo durante il giorno perché temono scippi e aggressioni. Protestano, però, anche i musulmani che in queste settimane non hanno digerito i sigilli dei vigili urbani in tre locali adibiti a moschee a Centocelle, tanto da gridare il messaggio “Allah Akbar” nella maxi preghiera di fronte al Colosseo. Una bomba sociale da disinnescare. Prima che sia troppo tardi e non si consumino violenze come qualche anno fa a Tor Sapienza, scaturite dalla rabbia dei romani. DAL VITERBESE Lezione sulla mafia, Anziana ibernata per incendio al teatro sconfiggere la morte La condanna di Raggi e Zingaretti: “Siamo preoccupati” È L a criminalità lidense minaccia i promotori della lezione “Mafia, comprenderla per combatterla” al teatro Fara Nume? E’ ancora presto per dirlo. Ma è gravissimo l’incendio di origine dolosa appiccato nella tarda serata lunedì nel magazzino del Fara Nume, che ieri mattina ha ospitato comunque l’evento sulla legalità con gli studenti dei licei del litorale di Roma. A dare l’allarme sono stati i cittadini della zona e sul posto sono intervenuti i pompieri. Numerosi comunque i danni alla struttura localizzata in una zona che è stata individuata, dalla recenti indagini, come una “roccaforte” del clan degli Spada. Mentre i carabinieri della compagnia di Ostia stanno cercando di chiarire l’episodio e individuare i responsabili, si ripropone il braccio di ferro tra criminalità e lo Stato sul litorale romano dove il Municipio X, all’epoca guidato dal Partito democratico, è stato commissariato per infiltrazioni mafiose a seguito dello scandalo di Mafia Capitale. Tantissime i duri colpi da parte delle forze dell’ordine e della magistratura inflitti ai clan operanti sul territorio: dallo spaccio alle attività commerciali, trasformate in “lavatrici” di soldi sporchi, a suon di condanne a numerosi esponenti della malavita locale. Condanne dal mondo politico e sindacale. “La manifestazione di promozione della lotta alla mafia si terrà ugualmente - è il commento del governatore del Lazio, Nicola Zin- garetti - noi non ci scoraggiamo”. “Siamo in attesa che vengano effettuati i rilievi - gli ha fatto eco il sindaco di Roma, Virginia Raggi - E’ un fatto gravissimo, siamo preoccupati, la magistratura sta indagando”. una scommessa con la morte quella fatta da Cecilia Iubei, la prima donna del viterbese a essere ibernata in attesa che la scienza medica abbia i mezzi per “risvegliarla”. Proprio in questi termini i famigliari della donna, tra cui il figlio, Fabrizio Baldi, e la nuora, Gloria Canfora, hanno raccontato in questi giorni, in tv e sul web, la storia della donna di Capranica, morta lo scorso marzo all’età di 86 anni e attualmente “residente” nei laboratori della società di crioconservazione KrioRus, in Russia. “Cecilia a 76 anni si ammala gravemente – scrive la nuora sul blog dedicato al caso - Viene colpita da un ictus ischemico. Un evento drammaticamente simile a quello che aveva colpito sua madre nel ’63 e che l’aveva portata alla morte nell’arco di un mese. Cecilia perde l’uso della parte destra del corpo”. Dal 2014, poi, le cose peggiorano in maniera netta, complice anche la morte improvvisa del marito di Cecilia, Dino. “In quella circostanza – continua la nuora – per la prima volta entriamo in contatto con il mondo della criopreservazione, anche se con esito sfavorevole purtroppo. Fabrizio sa come comportarsi, se i suoi dovessero morire ha le idee molto chiare. Lo vogliono loro, lo vuole lui”. Fabrizio Baldi decide quindi di disporre l’ibernazione del padre, ostacolata però dai prezzi proibitivi (200mila dollari) offerti dal centro criogenico contattato, la società Alcor. Dopo ulteriori ricerche, e un altro paio di tentativi falliti, Baldi entra in contatto con la società KrioRus, che chiede “solo” 40mila dollari per la procedura di ibernazione. “Adesso mia suocera riposa in un contenitore Dewar, alla temperatura di 196 gradi sottozero – conclude Gloria Canfora sulle pagine del blog dedicato alla suocera - in attesa che la scienza medica ci permetta di riportarla nuovamente in vita”. Per la comunità scientifica si tratta di una procedura controversa, non solo dal punto di vista etico ma anche da quello strettamente tecnico, eppure sono sempre di più le persone che, denaro permettendo, scelgono la strada dell’ibernazione. Ora non resta che aspettare per capire se le speranze di Cecilia e della sua famiglia sono state ben riposte. Alessandro Bruni 6 Mercoledì 23 novembre 2016 DA ROMA E DAL LAZIO TENSIONE DAVANTI AL COMUNE POTERI DA REGIONE AL CAMPIDOGLIO Storace: “I Cinque Stelle favoriscono Zingaretti” Attacca l’opposizione strumentale dei grillini, che hanno presentato tremila emendamenti Emergenza abitativa, inquilini in Comune Futuro incerto per i residenti di via Giacomini. Il dipartimento li vuole sgomberare altrimenti applicherà una sanzione giornaliera di cinquanta euro a famiglia ttimi di tensione ieri mattina in piazza del Campidoglio quando un gruppo di attivisti di Forza Nuova e alcuni inquilini del residence di via Giacomi, ai quali il Dipartimento della Politiche Abitative ha ordinato lo sgombero, hanno cercato di entrare a Palazzo Senatorio da due entrate secondarie. Le 35 famiglie chiedono da tempo una soluzione definitiva mentre il Comune ha proposto un’altra soluzione di emergenza non tenendo conto delle difficoltà che penderebbero sui 30 ragazzi della struttura che da otto anni, ad esempio, frequentano le scuole e gli asili nido della zona. Ma l’amministrazione Raggi prosegue la strada intrapresa dalla giunta Marino sui centri di assistenza alloggiativa temporanea (Caat) e percorsa anche dal commissario prefettizio Tronca, il quale con una delibera del 29 gennaio scorso dichiarò la chiusura delle strutture in via Martino Martini (che ospitava 9 famiglie), via del Padiglione (18 famiglie), via Malvagna (10 famiglie), via Seminara (13 famiglie), via Roio del Sangro (8 famiglie), via Tovaglieri (35 famiglie), via Segrè (80 famiglie). E pochi giorni fa il Dipartimento Politiche abitative del Municipio IX ha inviato una lettera ai nuclei familiari di via Giacomini invitandoli a lasciare gli appartamenti entro un mese per essere trasferiti a macchia di leopardo in altre A iù poteri a Roma: dai Trasporti al Commercio, dall’Urbanistica (rifiutata dalla Raggi) al Turismo e tante altre materie. Il centrodestra alla Regione Lazio sta tentando di equiparare la Città Eterna alle altre capitali europee conducendo una dura battaglia in commissione Affari costituzionali e in Consiglio regionale, ma il Movimento Cinque Stelle ha presentato tremila emendamenti alla proposta di legge 317 che sbarcherà questa mattina in Aula. E Francesco Storace non ci sta criticando l’opposizione dei grillini: “A che gioco stanno giocando i 5 Stelle su Roma?”, ha chiesto il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, perché “la legge P sul trasferimento dei poteri dalla Regione al territorio è in dirittura di arrivo e loro presentano ben tremila emendamenti. Stanno dando un formidabile aiuto alla maggioranza che tenterà una soluzione di forza con un maxiemendamento nonostante non ci sia alcun motivo di urgenza visto che la legge giace nei cassetti di Zingaretti da due anni; oppure c’è una trattativa sotterranea per nascondere all’Aula eventuali accordi tra Pd e M5S”. Per questo Storace ha chiesto che “in un caso come nell’altro pretendiamo chiarezza e il diritto a discutere le nostre proposte emendative favorevoli al trasferimento del massimo dei poteri alla Capitale senza il ricatto del maxiemendamento”. strutture di emergenza abitativa sparse nella Capitale. Non solo, il dipartimento non lascia scampo a ciascun nucleo familiare che rischia addirittura una sanzione giornaliera di 50,33 euro. Dopo giorni di impasse, gli inquilini hanno deciso di arrivare sino in Campidoglio per urlare la loro rabbia. Per arginare il tentativo di irruzione sono intervenute le forze dell’ordine in assetto antisommossa. Nel parapiglia, tra agenti e manifestanti per il diritto alla casa MALAGÒ ATTACCA L’AMMINISTRAZIONE RAGGI “Olimpiadi? È stata penalizzata la disabilità” l no del Movimento Cinque Stelle alla candidatura di Roma 2024 è una ferita che ancora non si rimargina per Giovanni Malagò, numero uno del Coni, che l’ha definita la sua più grande delusione a pochi passi dal traguardo. “E’ una storia e un caso chiuso, ne abbiamo preso atto con grande dignità e orgoglio. Ma se c’è un mondo che ha avuto ancora maggiore penalizzazione dal ‘no’ ai Giochi è quello della disabilità”. Così il presidente del Coni tornando sul I veto del Comune di Roma a sostenere la candidatura ai Giochi olimpici del 2024. Il numero uno dello sport, parlando in diretta streaming sul sito de “Il Mattino”, ha affrontato anche il tema del mancato incontro con il sindaco Virginia Raggi, dopo averla aspettata oltre mezz’ora in Campidoglio. c’è scappato anche qualche spintone. A scatenare la protesta, secondo i partecipanti al blitz, il mancato incontro con l’assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo. “Siamo qui perché il residence di via Valerio Giacomini dove abitano 35 famiglie è a rischio sgombero e trasferimento - ha spiegato Alessio Costantino di Fn -. Questa non è la nostra prima azione ma la scorsa settimana abbiamo già occupato il nono municipio”. FROSINONE: DALLA CORTE DEI CONTI “Con me quel giorno c’erano anche la bicampionessa olimpica, una donna e una mamma, Diana Bianchedi, e il presidente del Comitato paralimpico, Luca Pancalli. Da quel giorno non mi ha mai chiamato più nessuno”. Per Malagò “si è sempre parlato di cattivi esempi di gestione dei Giochi olimpici in passato, ma mai si è citato l’equivalente dell’evento paralimpico. E in modo particolare, Pechino, Londra e Rio, tre megalopoli in cui i Giochi hanno trasformato la città sia sotto il profilo culturale che negli aspetti tecnici, come barriere architettoniche, autobus adeguati per carrozzine. Il no alla candidatura olimpica è anche stato un no al mondo paralimpico”, ha concluso. Gestione immigrati, condannato portavoce FdI n altro duro colpo per Fratelli d’Italia. Dopo l’arresto dell’ex sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi e la richiesta di autorizzazione a procedere del deputato Pasquale Maietta, la Corte dei conti ha condannato Antonio Salvati, presidente dell’Unione dei Comuni “Antica Terra di Lavoro” e coordinatore provinciale del partito che fa capo a Giorgia Meloni, e il dirigente Giovanni Federici a un risarcimento all’erario di una somma complessiva pari a 208.500 euro. La vicenda è legata alla emergenza Nord Africa del 2011 per gestire la quale in provincia di Frosinone, l’ente presieduto dall’esponente di Fratelli d'Italia affidò in maniera diretta e illegittimamente, secondo gli investi- U gatori della Finanza e i giudici amministrativi, la Gara alla cooperativa “Noi”, ritenuta inadatta a sostenere il progetto perché non aveva mezzi né strutture idonee. Ai due, in sintesi, i giudici della Corte dei Conti contestano uno spreco e false rendicontazioni fatte in un contesto spacciato per emergenziale quando emergenziale non era. Servizi rendicontati per la gestione degli stranieri ma che non erano svolti a loro favore tanto che erano costretti a condizioni alloggiative e senza beneficiare di un vitto adeguato. La procura e la finanza avevano chiesto per loro un risarcimento di 794 mila euro ma la condanna è stata più mite: poco più di 208mila euro. 7 Mercoledì 23 novembre 2016 ESTERI TURCHIA Ankara ritira la proposta di legge sulle “spose bambine” La normativa, che in sostanza avrebbe legalizzato lo stupro su minore, verrà riesaminata da una commissione trasversale di Cristina Di Giorgi STATI UNITI Scuolabus finisce contro un albero: morti sei bimbi, arrestato l’autista I l governo di Ankara ci ripensa e ritira il progetto di legge presentato venerdì dall'Akp - il partito conservatore di ispirazione religiosa del presidente Erdogan - sui matrimoni con minori, che avrebbe dovuto essere discusso ieri dal Parlamento come parte di un pacchetto di modifiche del sistema giuridico vigente. L'annuncio arriva direttamente dal premier Binali Yildirim, secondo cui il partito “valuterà l'opinione dell'opposizione e dei gruppi della società civile per riformulare la proposta, in linea con la richiesta del presidente Erdogan di ottenere un ampio consenso”. Fonti dell'esecutivo – riferisce la stampa – hanno quindi reso noto che il progetto sarà sottoposto ad un ulteriore esame da parte di una commissione trasversale, a cui parteciperanno esponenti di tutti i partiti. La normativa in questione, stando alle anticipazioni sul suo contenuto trapelate in questi giorni, avrebbe legittimato la pratica delle “spose bambine”, consentendo un matrimonio riparatore in caso di rapporti sessuali, consensuali o meno, con minori. Senza contare che, come sottolineano i critici, l'entrata in vigore di tale legge avrebbe comportato, con effetto retroattivo, una sorta di depenalizzazione dello stupro sui minori: i responsabili di tale orrendo reato, sarebbero infatti ono almeno sei i bambini che hanno perso la vita nell'incidente stradale avvenuto lunedì sera nei pressi di Chattanooga (Tennessee). Quanto alla dinamica dell'accaduto, si è appreso che lo scuolabus su cui viaggiavano si è schiantato contro un albero, rovesciandosi poi su un fianco. I media locali hanno inoltre riferito che ci sono volute più di due ore per salvare gli altri piccoli che si trovavano a bordo del mezzo (in totale sullo scuolabus c'erano 35 bambini di età scolastica compresa tra l'asilo e l'ul- S stati assolti appunto in caso di successivo “matrimonio riparatore” con la loro vittima. Stop dunque, almeno per il momento, alla proposta di normativa che, fin a subito, aveva scatenato numerose proteste: oltre alle organizzazioni internazionali impegnate sul fronte dei diritti umani (Nazioni Unite in primis), che ne avevano sottolineato l'estrema pericolosità, l'opposizione turca aveva infatti reagito portando in piazza migliaia di persone per chiederne il ritiro. Durissimo in proposito il commento di Ozgur Ozel, capogruppo alla Camera dei socialdemocratici, secondo cui “questa legge favorisce matrimoni sotto coercizione e condona il reato di vio- lenza sessuale”. Contrarie, inoltre, le associazioni per i diritti delle donne tra le quali anche “Kadem” (nel cui direttivo figura la figlia del presidente Erdogan), secondo cui la norma si mostra “fallimentare” nella determinazione degli elementi della coercizione e “carente” nella verifica della reale volontà delle giovani e giovanissime donne coinvolte. Ed anche in rete la reazione contro la proposta di legge dell'esecutivo di Ankara è stata molto dura: tantissimi, infatti, quelli che hanno espresso la loro indignazione con l'hastag “lo stupro non può essere legittimato”. In risposta a tali contestazioni, il ministro della Giustizia aveva parlato di voluta “distorsione” del senso EMIRATI ARABI UNITI Il caso di una giovane inglese che denuncia uno stupro e viene perseguita per “sesso fuori dal matrimonio” L poco più che ventenne che ha scelto proprio Dubai come meta delle sue vacanze. Ed anziché un viaggio da ricordare, il suo si è trasformato in un soggiorno da dimenticare. La giovane ha infatti subito, da parte di due suoi connazionali, una violenza sessuale, immediatamente denunciata alla polizia. Che ha contestato alla ragazza il reato di sesso fuori dal matrimonio. Un illecito per il quale verrà processata, con l'obbligo tra l'altro anche di pagare un'ammenda di entità piuttosto elevata: sono infatti queste le l'età minima prevista e vogliono sposarsi (sono tremila circa, stando a quanto riferito, le famiglie coinvolte in tali situazioni). DAL MONDO Dubai non è una città per donne occidentali a perla degli Emirati Arabi Uniti, la Las Vegas del Golfo Persico. Il cuore orientale del divertimento, del lusso e delle follie. Così viene definite da molti Dubai, la cittadina dei grattacieli moderni in stile “occidentale” che tutto il mondo considera come esempio di ricchezza e avanguardia. Un sogno dunque. Che per qualcuno è per diventato un incubo. La Bbc (la notizia è stata ripresa da Marco Petrelli per Gli Occhi della Guerra) ha raccontato nei giorni scorsi, in proposito, la storia di una studentessa inglese della proposta: secondo Bozdag infatti il senso del testo era quello di favorire le coppie che violano la legge avendo rapporti sessuali consenzienti sotto timo anno delle elementari). Le autorità hanno reso noto che almeno in 23 sono stati ricoverati in ospedale. Quanto all'autista, la polizia ha fatto sapere in una nota che dopo l'interrogatorio effettuato per accertare come si sono svolti i fatti, l'uomo è stato posto agli arresti. Fred Fletcher, capo delle forze dell'ordine locali, ha dichiarato di ritenere molto probabile l'ipotesi che l'incidente sia stato causato dall'alta velocità. Sul fatto è stata aperta un'inchiesta anche da parte degli investigatori federali. MB conseguenze della legge coranica applicata nel Paese. Oltretutto quello di questi giorni non è l'unico caso di una donna occidentale costretta a subire l'umiliazione di veder rivolte verso di lei accuse derivanti da una violenza sessuale. Nel 2013 una ventiquattrenne norvegese, a Dubai per lavoro, era stata violentata da un collega. E malgrado le fosse stato sconsigliato, lo aveva denunciato. Il risultato ottenuto è stata una condanna, per lei, a 16 mesi di reclusione per “adulterio, spergiuro e consumo di alcol”. Tali episodi – ed altri analoghi, come quello della ventinovenne britannica sorpresa a fare sesso (consensuale) in auto e per questo arrestata, multata e processata – si inseriscono nell'ottica della realtà degli Emirati di cui gli occidentali, troppo spesso, non risultano informati. Una realtà che punisce in pubblico ma tollera in privato (come nel caso della prostituzione e del consumo di bevande alcoliche), in cui comunque non trova posto, legalmente parlando, la parità di genere. GRAN BRETAGNA: FARAGE AMBASCIATORE IN USA? “Molti vorrebbero vedere Nigel Farage rappresentare la Gran Bretagna in qualità di ambasciatore negli Stati Uniti. Farebbe un ottimo lavoro”. Con questo tweet il nuovo inquilino della Casa Bianca Donald Trump ha “candidato” il leader dell'Ukip (che ha collaborato con il suo staff durante la campagna elettorale e che, il 12 novembre, è stato il primo europeo a far visita al tycoon dopo le elezioni) alla carica di inviato diplomatico negli Usa. Le parole del magnate newyorkese per il parlamentare europeo sono state un “fulmine a ciel sereno” ed altrettanto per il governo britannico che, riferisce la Bbc, ha respinto l'idea affermando che “non c'è alcun posto vacante. Abbiamo già un eccellente ambasciatore negli Stati Uniti”. EGITTO: ANNULLATO L’ERGASTOLO ALL’EX PRESIDENTE MORSI La Corte di Cassazione del Cairo ha annullato la condanna all'ergastolo nei confronti dell'ex presidente Mohamed Morsi, leader dei Fratelli Musulmani (eletto nel 2011, era stato deposto dopo un colpo di stato nel 2013: al suo posto alla guida del Paese, da allora, il generale al Sisi). Secondo la suprema magistratura egiziana dunque, il processo - in cui Morsi era alla sbarra per “spionaggio per organizzazioni straniere” (in particolare era accusato di aver collaborato con il gruppo palestinese Hamas) – dovrà essere nuovamente celebrato. La pronuncia di ieri arriva a pochi giorni da quella, anch'essa favorevole a Morsi, in seguito alla quale era stata annullata la condanna a morte comminatagli per aver favorito un'evasione di massa durante la rivolta popolare che ha portato alla caduta del suo predecessore Hosni Mubarak. GIAPPONE: NUOVA VIOLENTISSIMA SCOSSA DI TERREMOTO Una scossa di magnitudo 7.4 (con profondità di 10km a largo della costa dell'Oceano Pacifico, durata circa 20 secondi) ha fatto tremare la terra nel nord del Giappone. Le autorità, in seguito al sisma, hanno ordinato l'evacuazione delle zone costiere nelle prefetture di Fukushima (colpita nel 2011 da un sisma che ha provocato migliaia di vittime e un disastro nucleare) e Miyagi. Il sisma, avvertito anche a Tokyo, non risulta al momento aver provocato morti o feriti gravi. Sembra rientrato l'allarme per un maremoto di vaste proporzioni, anche se sono state registrati – riferisce la stampa – onde di 90 cm nel porto di Soma e di 60 nella località di Honohama. In tv sono comunque stati diramati avvisi alla popolazione di non abbandonare le aree sopraelevate fino ad ulteriori segnalazioni. I responsabili della centrale nucleare di Fukushima hanno fatto sapere che l'impianto di raffreddamento di uno dei reattori ha subito un'interruzione, senza però che questo abbia fatto registrare un aumento considerevole della temperatura. Maggiori controlli sono comunque in corso. MESSICO: TROVATI I RESTI DI NOVE PERSONE SENZA TESTA Le autorità dello Stato messicano di Guerrero hanno reso noto che, nel tardo pomeriggio di domenica, lungo la strada nei pressi della città di Tixtla sono stati rinvenuti i resti di nove uomini decapitati. Sale dunque a quattordici, soltanto nello scorso fine settimana, il numero di cadaveri trovati. Stando a quanto riferito dal portavoce del governo locale Roberto Alvarez, i corpi presentavano evidenti segni di tortura. “Questo – ha aggiunto Alvarez – dimostra che è in corso una violenta guerra tra gruppi criminali rivali” (il riferimento è ai cartelli della droga che operano nella zona). 8 Mercoledì 23 novembre 2016 ESTERI MENTRE PROSEGUONO I BOMBARDAMENTI SULLA CITTÀ, CON CENTINAIA DI VITTIME CIVILI Attacco finale per riprendere Aleppo L’arcivescovo Chahda: “Siamo una minoranza accanto alla gente che soffre” M onsignor Denys Antoine Chahda, arcivescovo di Aleppo dei Siri, in un colloquio con il direttore di AcsItalia Alessandro Monteduro, fa il punto sulla situazione nel Paese mediorientale: “L’ esercito governativo sta preparando l'attacco finale per riconquistare Aleppo, esercito che, al contrario degli avversari, ha rispettato la tregua". Per mons. Chahda il presidente siriano Assad "è il migliore fra gli attori politici disponibili". Ciò non vuol dire "difendere il governo siriano" ma difendere "i diritti della gente che soffre a causa dei gruppi armati. Sono tutte vittime innocenti, che non si occupano di politica". Qualora Assad vinca, è la convinzione dell'arcivescovo, "siamo sicuri si possano aprire maggiori spazi per i cristiani, anzitutto sul piano costituzionale, migliorando così una Costituzione per la quale l'Islam non è la religione dello Stato" I cristiani di Aleppo, spiega ancora mons. Chahda nel colloquio ripreso da agensir-Dire, "nutrono il desiderio che sia conosciuta la verità. E la verità è che c’è una Chiesa siriana, che esiste ed è viva. Essa chiede alla Chiesa occidentale di condividere le proprie sofferenze". Nonostante il conflitto in atto l'arcivescovo non perde la consapevolezza del ruolo dei cristiani siriani: "Non siamo una minoranza, bensì MANIFESTAZIONI IN INDONESIA Religioni in piazza contro gli estremismi A una comunità che dà una testimonianza missionaria. Storicamente, tra l''altro, le comunità cristiane hanno preceduto quelle islamiche". Quanto ai rapporti fra cristiani e fedeli dell'Islam l'arcivescovo si mostra sereno: "Oggi in centro città le relazioni fra le diverse componenti religiose sono buone, c’è collaborazione, come prima della guerra. Noi continuiamo a frequentare liberamente i nostri luoghi di culto e i musulmani ci rispettano. Non si sono mai ingeriti nella vita dei cristiani". Tale spirito collaborativo, secondo il prelato, rappresenta un fattore di realistica speranza in vista dell''auspicata fine del conflitto: "Questi rapporti pacifici fra cittadini di diverso credo è il presupposto per il futuro risanamento delle ferite della nazione. Ne siamo certi: il futuro sarà migliore. Siamo preoccupati solo per i gruppi armati", ha concluso l'arcivescovo. Intanto anche Declan Lang, presidente del dipartimento affari internazionali dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles, lancia un appello perché si ponga fine al massacro di civili nel conflitto in Siria, in particolare nella parte orientale della città. “Almeno 141 civili, tra cui 18 bambini, sono stati uccisi in una set- lmeno tremila indonesiani di tutte le religioni, compresi i cattolici, sono scesi in piazza nella capitale Jakarta e a Semarang per opporsi agli estremisti e ribadire il motto dell'Indonesia "unità nella diversità" e la Pancasila, ossia la Carta dei cinque principi su cui si fonda la Costituzione indonesiana. Alla base della manifestazione anche il recente episodio di una bomba fatta esplodere davanti a una chiesa protestante nella provincia del Kalimantan est, durante la quale è morto un bimbo di due anni, e il tentativo di polarizzare la nazione in seguito alla vicenda del governatore di Jakarta, il cristiano Basuki Tjahaja Pur- timana in seguito alla ripresa dei bombardamenti dei ribelli nella zona orientale di Aleppo. Bombardamenti che hanno devastato gli ospedali”. Nella zona è in corso da martedì scorso, e dopo il cessate il fuoco durato una settimana, un attacco a fuoco tra aerei russi e siriani e bombardamenti da parte delle forze governative e dei suoi alleati. "La distruzione degli ospedali e la nama, detto ''Ahok'', accusato di blasfemia. Il 4 novembre centinaia di migliaia di persone, guidate da gruppi musulmani radicali, avevano infatti organizzato una manifestazione contro il governatore di Jakarta, chiedendone l'arresto. Il 16 novembre, la polizia ha ufficialmente indagato Ahok per blasfemia, annunciando che verrà rinviato a giudizio. P. Simon Petrus Lili Tjahjadi, rettore della facoltà di Filosofia a Giacarta ha spiegato alle fonti vaticane che "la preoccupazione per il bene comune dell'Indonesia è anche nostra. Questa è la prova del nostro impegno per tutelare l'identità profonda dell'Indonesia, che è pluralista". conseguente mancanza di forniture mediche per le vittime di violenza non possono essere giustificate. Facciamo appello ai responsabili della conduzione della guerra di rispettare la vita di tutti i civili e di lavorare incessantemente per una pace basata sulla giustizia. La guerra non può mai essere una soluzione soddisfacente ai problemi politici", ha concluso Lang. LIBERO SCAMBIO INTERNAZIONALE Trump: cancelleremo subito l’accordo sul Tpp l presidente statunitense eletto Donald Trump ha annunciato l'abbandono dell'ambizioso trattato di libero scambio internazionale Trans-Pacific Partnership (Tpp), misura che sarà applicata "dal primo giorno di mandato", come ha specificato il magnate Il Tpp, già siglato da 12 stati del Pacifico, avrebbe creato una zona di libero scambio tra membri che, insieme, comprendono il 40 per cento dell'economia mondiale. L'annuncio ha avuto ripercussioni I nelle cancellerie di diversi stati asiatici firmatari, in particolare Giappone, Vietnam e Malaysia, che dal trattato avrebbero tratto grandi vantaggi economici. E ora la Cina, che osteggiava il progetto statunitense interpretandolo come ingerenza nella propria area d''influenza, ha l'occasione di subentrare agli Stati Uniti spingendo il proprio trattato di libero scambio Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), concentrato nella medesima area. 9 Mercoledì 23 novembre 2016 STORIA & CULTURA LA STORIA ATTRAVERSO I DOCUMENTI Terlizzi: Puglia e Fascismo “Nel cuore di questa rigogliosa Apulia l’abitudinario scorrere della vicenda umana ha caratteri suoi propri” di Emma Moriconi o sfoggi della natura par che si trattenga, qui, la fuga del tempo; e quella stessa fissità dell'orizzonte sul piano verdeggiante, chiuso nella lontananza delle velate Murgie, par che ti inviti alla serenità estasiante. Nel cuore di questa rigogliosa Apulia l'abitudinario scorrere della vicenda umana ha caratteri suoi propri, che ne fanno un inconfondibile modo di vita tutto locale, tutto votato al lavoro che non tradisce quello della terra - ma tutto misurato sul metro della consuetudine". Così parla di "Apulia" la rassegna mensile illustrata "Opere pubbliche" del gennaio-febbraio 1936. "Qui si ama la terra, il campo, l'orto come l'unica e sicura fonte di bene e di benessere. Qui come in tutte le provincie pugliesi", dice ancora. Insomma, descrive l'ambiente, la gente, la cui vita si fonda sull'agricoltura ma non dimentica di sottolineare l'importanza storica di certi elementi: "Secoli di storia, che le torri ed i campanili testimoniano carichi di eventi, sono qui accumulati nel succedersi delle dominazioni. Ostrogoti, bizantini, longobardi, saraceni, normanni, svevi, angioini, aragonesi, spagnoli e borboni: tutti hanno lasciato superstiti segni di quello che fu la loro potenza o strapotenza, o la espressione migliore del loro spirito. Gioielli d'arte, specie scultorea ed architettonica, sono tutt'altro che rari ad incontrarsi anche a Terlizzi, che pur conserva intatto “L qualche bell'edificio dell'età medioevale. La regione della Peucezia, come quelle della Daunia e della Messapia, ha saputo saldare un passato secolare di lotte e vicende con un presente di decisa rinascita, senza sciupare peraltro nulla del buono che fu; passato e presente legati dalla più nobile delle tradizioni: l'attaccamento alla terra, doviziosa generatrice di messi e prodiga dispensiera di grazie". Quindi la rivista passa a ragionare di cose fatte, e parla di "segni della rigenerazione fascista che ti ammoniscono subito che anche qui non s'è affatto dormito. Una cert'aria di redenzione si respira anche fra le semplici vestigia del passato. Dopo la purissima e copiosa acqua del Sele che, attraverso quella ciclopica opera che è l'Acquedotto Pugliese, è venuta a dissetare la città, siamo, ora, all'attuazione della seconda grande opera igienica: la fognatura. Quest'opera, che riscatta la città da un secolare gravame di regresso, e che è stata iniziata nel 1933, è già in avanzato corso di ultimazione. Essa è un'opera idraulica concepita dalla tecnica più moderna, basata sul sistema separatore. Consta, infatti, di due collettori principali che immettono in vasche Iknoff [...]". Segue una spiegazione dettagliata, tecnica, del procedimento e delle tecniche utilizzate. A seguire si parla ancora di testimonianze della "volontà costruttiva del Fascismo", come la "bellissima levigata strada statale Bari-Canosa", il "Campo Sportivo del Littorio col suo monumentale e severo portale d'onore", un Campo "su cui si tempra ai cavallereschi cimenti agonali la balda gioventù terlizzese" e che "occupa la capacissima area di ventimila metri quadrati, completamente recinta da decoroso muro in pietra da ta- glio lavorata". Lo Stadio contiene il campo di gioco del calcio, 100 metri x 60 e una spaziosa pista per gare podistiche. Ancora, l'edificio scolastico, due piani, configurazione planimetrica a U, col lato aperto rivolto verso nord, "e con le due ali baciate esternamente dal sole di levante e da quello di ponente". Una struttura molto grande, in muratura di tufo tenero sorretta da una robusta ossatura di cemento armato, descrive ancora la rivista. "La copertura è a tetto - continua - con tegole del luogo e con soffitto Perret. Le belle e luminose scale sfoggiano la pietra levigata di Trani". Materiali italiani, come le tegole del luogo, la pietra di Trani. Trentasette aule, un'ampia palestra coperta, una spaziosa palestra scoperta, ampi finestroni, impianti idropotabili, una rete di idranti che consente l'innaffiamento delle numerose aiuole del parco e delle sua piante ornamentali. 1250 mq, 27mila mc, corridoi per 1700 mq, cinque locali per uffici, due per l'assistenza sanitaria, due alloggi di tre vani ciascuno, un ampio locale per la biblioteca. Una struttura capace di accogliere comodamente duemila alunni. L'opera fu completata nel 1934, costò 3.300.000 lire. Il progetto venne redatto e i lavori vennero diretti dall'Ing. Comm. Marco Amendolagine. Altra opera di sicura importanza è il "sanatorio Michele De Astis, dedicato appunto a questo benemerito mecenate terlizzese", che è l'argomento della nostra prossima puntata. PALERMO SiciliAntica:“Una domenica al lago” O Un itinerario per la conoscenza e la valorizzazione delle aree lacustri rganizzato da SiciliAntica si presenta giovedì 24 novembre 2016 alle ore 17,00 nella Sala Martorana di Palazzo Comitini in via Maqueda, 100 a Palermo il Progetto: “Una Domenica al Lago. Un itinerario per la conoscenza e la valorizzazione delle aree lacustri siciliane”. Dopo i saluti di Leoluca Orlando, Sindaco della Città metropolitana di Palermo e di Giuseppe Canalella, Vice Presidente regionale SiciliAntica, sono previsti gli interventi di Rosario Schicchi, Ordinario di Botanica presso l’Università di Palermo che affronterà il tema “La natura intorno ai laghi”, a cui farà seguito la comunicazione di Franco Andaloro, Responsabile dell’ISPRA Sicilia, che parlerà su “L’importanza delle acque dolci nella conservazione della biodiversità nei laghi siciliani”. Di “Patrimonio lacustre volano di sviluppo rurale delle aree interne” relazionerà invece Alfonso Milano, Dirigente dell’U.O. Acquacoltura, Maricoltura del Dipartimento della Pesca Mediterranea dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Pesca, mentre Mario Liberto, Presidente regionale Arga Sicilia interverrà su “Laghi: microclima e tipicità”. Su come si può valorizzare un lago porterà la propria esperienza Davide Bellavia, Ingegnere, esperto in progettazione europea e fondatore di Rosamarina Lake. Il Progetto “Una Domenica al Lago” verrà presentato da Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale SiciliAntica, mentre Caterina Giordano, Presidente provinciale di SiciliAntica, esporrà il programma di un itinerario per la conoscenza dei Laghi siciliani. Alla fine è previsto la proiezione di un video sui laghi siciliani. La conferenza è organizzata da SiciliAntica in collaborazione con Guardie Sikane e Atc, l’Associazione che viaggia, e con il patrocinio della Città Metropolitana di Palermo. Il progetto è comunque aperto ad ulteriori contributi sia di enti pubblici che di associazioni private. “Nell’immaginario collettivo la Sicilia non è terra di laghi. – afferma Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale di SiciliAntica ma l’innalzamento di decine e decine di dighe nello scorso secolo ha portato alla nascita di ampi bacini lacustri e creato luoghi suggestivi e di incomparabile bellezza, cambiando il volto di interi territori. Un originale patrimonio naturale dell’Isola, sconosciuto e spesso poco valorizzato e che ben utilizzato può invece rappresentare, per le realtà locali, il volano di un originale e inatteso sviluppo economico. E noi vogliamo favorire questo percorso”. Tel 346.8241076. 10 Mercoledì 23 novembre 2016 TECNOLOGIA CONDIVISIONI MULTIMEDIALI Anche su Instagram le foto saranno solo… un ricordo Diretta streaming fino a un’ora e messaggi privati che si auto-distruggono una volta letti di Chantal Capasso D opo i live di Facebook arrivano, quelli di Instagram. Il futuro della condivisione non sarà più nella staticità delle foto, forse obsolete, ma nei video. Instagram lancia, infatti, due novità. Le dirette streaming e i messaggi privati che si auto cancellano. I Video Live su Instagram si troveranno all’interno di Storie: cliccare sulla nuova opzione ‘Start Live Video’, per condividere fino a un’ora di diretta. A differenza di quello che succede su Facebook, il video scomparirà alla fine della trasmissione. I propri contatti saranno allertati e il rilascio della funzionalità sarà disponibile per tutti gli utenti entro qualche settimana.La seconda novità prende nuovamente ispirazione da Snapchat (lo aveva già fatto anche Facebook, con le chat segrete), e si riferisce ai messaggi diretti, utilizzati da oltre 300 milioni di utenti ogni mese. Da oggi sarà possibile per tutti condividere nei messaggi diretti, siano esse per un solo destina- tario o per gruppi fino a 15 persone, foto e video che scompar iranno dopo la visualizzazione da parte del destinatario. La novità era già stata anticipata qualche settimana fa dal portale russo T Journal che ha rilasciato in anteprima una serie di screenshot che mettevano in evidenza le dirette su Instagram. Ora la notizia è ufficiale: il social network di fotografia permette a tutti gli utenti di trasmettere live su Instagram. Le dirette su Instagram possono avere una durata massima di un'ora e non si possono salvare all'interno dei profili come avviene su Facebook ma vengono eliminate definitivamente al termine della trasmissione. Per avviare una diretta su Instagram è molto semplice, sarà sufficiente uno swipe verso destra per aprire la videocamera dello smartphone ed oltre alle classiche opzioni per le Instagram Stories si noterà la nuova voce "Live". Una volta avviata la trasmissione tutti i nostri follower riceveranno una notifica e potranno dunque accedere alla Live per guardare e lasciare commenti. Introdotta inoltre la nuova sezione "Top Live" dove poter scoprire nuovi utenti e osservare le trasmissioni con il maggior numero di partecipanti. Al momento le dirette su Instagram non sono ancora abilitate a tutti gli utenti del mondo ma entro qualche settimana la novità sarà rilasciata su tutti gli account. IL 90% DEL TEMPO DI UTILIZZO DEI DISPOSITIVI MOBILI IN ITALIA AVVIENE SULLE APP Il telefono sempre più “smart” e meno “phone” A monopolizzare l’uso dei dispositivi mobili è soprattutto l’accesso ai social network rmai il cellulare viene usato sempre meno per telefonare, da quando è diventato “smart”, il fenomeno si è ancora più accentuato. La maggior parte degli utenti utilizza il proprio smart-phone per connettersi sulla rete. Secondo la stima effettuata da comScore, negli ultimi 20 anni, la proporzione di utenti internet al di fuori degli Stati Uniti è cresciuta dal 34% all’89%, e l’area EMEA rappresenta oggi un terzo dell’audience complessiva. La crescita globale delle piattaforme mobile ha creato nuovi consumatori digitali provocando un incremento del tempo dedicato O alle attività online. Ovviamente l’Italia non è certo immune a tale tendenza. Il 70% dell’audience digitale complessiva utilizza dispositivi mobili per accedere a contenuti, sia in maniera esclusiva che in aggiunta a computer desktop. All’interno di questo nuovo sistema, i rilevamenti di comScore MMX Multi-platform sottolineano l’importanza delle applicazioni, le quali sono responsabili del 90% del tempo di utilizzo complessivo di dispositivi mobili in Italia. Gli italiani trascorrono più tempo su dispositivi mobili rispetto ai computer desktop: il mobile rappresenta circa il 64% del tempo complessivo di utilizzo di dispositivi digitali, mentre le applicazioni contano per circa il 90% dei minuti dedicati ai dispositivi mobili. A giugno, il 28% degli utenti di applicazioni per smartphone ha usato dispositivi mobili per confrontare i prezzi di prodotti, e circa un terzo ha dichiarato di compiere tale attività su base settimanale. Gli utenti di applicazioni tendono oggi ad affidarsi ai dispositivi smart per soddisfare esigenze di consumo sempre crescenti. A monopolizzare l’utilizzo dei dispositivi mobili è soprattutto l’accesso ai social network. Ben il 37 per cento degli utenti si dedica alla consultazione di Facebook e simili almeno una volta al giorno. Il 20 per cento degli italiani utilizza, invece, i dispositivi mobili per fare acquisti. Non si contano, poi, anche se la comScore non rilascia un dato ufficiale, quelli che con lo smartphone ci giocano. Nelle sale d’attesa, sull’autobus o in metro sono moltissimi gli italiani alle prese con giochini, come Candy Crush, che non necessitano di particolare attenzione. Il 27 per cento degli italiani è, invece, appassionato, di news. Ch.C. BOSTON NuTonomy, il taxi che si guida da solo Dopo Singapore le self-car approdano in America I robo-taxi di NuTonomy approdano a Boston. E lo fanno dopo aver superato la prova su strada già a Singapore nell'estate 2016. Le Renault Zoe elettriche del gruppo debutteranno entro la fine dell’anno sulle strade pubbliche di Boston, grazie ad un accordo siglato con le autorità locali. Questo sarà il primo test sulle strade pubbliche di una città americana per NuTonomy. Sino a oggi, infatti, negli Usa questi veicoli sono stati spe- rimentati soltanto in circuiti chiusi. Al contrario di quanto già fatto dalle Google Car in California e Nevada o Uber in Pennsylvania. La Land Transport Authority ha stabilito, infatti, che i veicoli potranno circolare all’interno di un’area piuttosto limitata, pari a circa 4 Km quadrati, almeno in un primo momento. Si tratta di una zona dedicata dalla città del Massachusetts proprio a questo tipo di progetti, dunque con traffico controllato in modo da garantire la piena sicurezza alla collettività. Così il sindaco Marty Walsh ha commentato l’accordo, sottolineando che si tratta di un’iniziativa messa in campo (anche) con l’obiettivo di rendere Boston un centro di ricerca e innovazione per quanto riguarda il mondo delle quattro ruote. Per nuTonomy è di fatto una sorta di ritorno a casa: il team è infatti nato nel 2013 all’interno del MIT (Massachusetts Institute of Technology), per poi spostarsi a Singapore. Ini- zialmente, a Boston, a bordo delle vetture sarà presente un operatore in grado di assumere i comandi in caso di necessità e i taxi non caricheranno passeggeri, come invece avviene nel paese asiatico. Con questa mossa la città di Boston vuole toccare con mano la possibilità di utilizzare o meno le vetture a guida autonoma. Soprattutto per capire se questi veicoli potranno in futuro servire per migliorare la sicurezza sulle Ch.C. strade.