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Anno V - Numero 276 - Mercoledì 23 novembre 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Economia
Roma
Esteri
Banche salvate,
la faccia no
Emergenza casa,
odissea senza fine
Aleppo adesso
è alla stretta finale
Zappa a pag. 3
a pag. 8
a pag. 6
L’EX CAPO DELLO STATO SFOTTE GLI ITALIANI IN TV IN NOME DEL CAMBIAMENTO... NON SE NE PUÒ PIÙ
di Francesco Storace
na volta mi definì indegno
e replicai con la stessa
parola: mi costò nove anni
di processo con la soddisfazione solitaria di un’assoluzione dal reato di vilipendio
verso di lui, incredibilmente capo
dello Stato nonostante tutto.
Stavolta è l’incredibilmente presidente del Consiglio a definire accozzaglia tutto il resto del mondo
che si contrappone alla sua schiforma; un’accusa facile da ritorcere al
premier e a quello che Pierferdinando Casini - che di cosacce se ne
intende - ha definito il padrino della
riforma della Costituzione: Giorgio
Napolitano.
È una vergogna vedere Napolitano
ancora in televisione a fare comizi
per il presidente del Consiglio; l’accozzaglia provoca disgusto. Uno,
dopo sessant’anni trascorsi in Parlamento a incassare lucrosi stipendi
grazie agli italiani sempre più indebitati, ha fatto e disfatto governi alla
faccia della democrazia per servire
i poteri forti; l’altro, il beneficiato,
che si permette di strillare al cambiamento al fianco del più restauratore che ci sia.
Renzi e Napolitano: la loro stagione
va chiusa definitivamente con lo
spoglio del referendum. È un duetto
insopportabile, quello che ci propina
quotidianamente mamma Rai, e l’altra sera ci è toccato sorbire uno che
di emerito ha solo la qualifica che,
ahimè, gli spetta per nove anni dorati trascorsi al Quirinale alla faccia
nostra.
A Porta a porta, Napolitano ha finto
di prendere posizione contro
un’aberrante campagna elettorale
sul Sì e sul No, evitando di ricordare
- alla sua età diventa pure cinicamente credibile - chi è l’incendiario
che sta seminando odio peggio di
Grillo in tutto il Paese.
È Matteo Renzi, ad esempio, che
mette all’indice su un volantino i sostenitori del No, in una prova di lin-
U
ACCOZZAGLIA
Dopo il 4 dicembre spariscano Renzi e Napolitano:
la nostra democrazia non tollera più il loro insopportabile duetto
ciaggio mediatico che è davvero
indegna di un presidente del Consiglio. Il cosiddetto “emerito” lo inviti
a togliere di mezzo quell’aberrazione
vera e propria.
Ma Napolitano non lo farà. Filosovietico da giovane contro il popolo
ungherese, ora la sua causa è a sostegno dell’impero eurocratico: di
mezzo, ancora una volta, i popoli
PRIMA DELLA GARA SIVIGLIA-JUVENTUS
Agguato ai tifosi italiani
igilia a dir poco infuocata
quella di Sivigilia-Juventus,
con un vero e proprio assalto
da parte di ultrà spagnoli ai
tifosi italiani lungo le strade
della città. Un giovane sostenitore della Juventus, residente
in Belgio e di origini italiane,
ha riportato ferite da taglio al
torace e alla gamba. E’ stato
operato in ospedale ed è in
V
condizioni molto serie. Il giovane
si trovava in una taverna del
centro, assieme ad altri tifosi
italiani, quando hanno fatto irruzione una ventina di spagnoli.
Sono volati tavolini, sedie, bottiglie. Gli incidenti sono proseguiti nelle strade vicine fino all'intervento della polizia che comunque ha faticato non poco a
riportare la calma.
chiamati a pagare le prepotenze del
potere.
Ed è proprio la presenza ingombrante dell’ex presidente della Repubblica a rendere ancora più indigesta la pietanza che Renzi pretende
di scodellare agli italiani: se c’è stato
un campione di negazione della democrazia e della sovranità popolare
questi si chiama proprio Giorgio
Napolitano. E il fatto che abbia la
faccia tosta di presentarsi persino
in una trasmissione televisione a rivendicare “il cambiamento” è qualcosa che non si può sentire e che
provoca disgusto.
Gli attori più nefasti di questa commedia di scarso valore spariranno
dopo il 4 dicembre; ma intanto stanno
intossicando il Paese e le relazioni
politiche. Dopo la sconfitta della
spazzatura pseudoriformista, bisognerà rimettere assieme i cocci di
un’Italia lacerata da Matteo Renzi e
company. Il fatto che in quest’opera
distruttrice si faccia accompagnare
da un ex capo dello Stato la dice
lunga sul senso delle istituzioni di
entrambi e di quanto poco rispetto
abbiano per gli italiani.
AI TEDESCHI GLI TOCCANO I CONTI E S’ARRABBIANO, APPELLANDOSI A… PADOAN
Pure la Germania ha il mal d’Europa
A
nche la Germania adesso non ci sta a
farsi riprendere da quell’Europa che
pure Berlino ha coccolato, e soprattutto
‘manovrato’, a discapito degli altri Paesi. La
levata di scudi da parte tedesca porta la firma
del ministro delle Finanze Schaeuble, il quale
ha tenuto a precisare che la Germania investe
quasi sei volte di più della media degli Paesi
europei. Davanti al parlamento di Berlino, il
ministro ha dunque rimandato al mittente le
raccomandazioni della Commissione europea,
affermando che sono state indirizzate al "paese
sbagliato". Ma le accuse di Schaeuble sono
andate anche oltre, laddove il ministro della
Merkel ha aggiunto che Bruxelles non assolve
al proprio compito, che è anche quello di
controllare che i bilanci "di singoli paesi
europei corrispondano alle regole e accordi
europei".
Il tutto arriva come risposta diretta a pochi
giorni dai rilievi mossi dalla Commissione
Europea sul surplus, ritenuto eccessivo, della
Germania, così elevato da essere addirittura
in procinto di superare anche quello cinese.
Schaeuble era già intervenuto nell’immediatezza
dell’attacco da parte di Bruxelles, scaricato in
pratica sulla Banca centrale europea e sull’italiano
Mario Draghi l'accusa, sostenendo che il
surplus tedesco era causato dall'euro debole
e quindi alle responsabilità della politica monetaria della stessa Banca centrale europea.
Ora la Germania vuole cercare di compattare
attorno a questo tema un piccolo - e per
giunta assai deboluccio visto gli invitati –
fronte, con una cena riservata che si terrà
venerdì a Berlino con Pier Carlo Padoan (Italia),
Michel Sapin (Francia), Luis de Guindos (Spagna) e Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo),
invitati proprio da Schaeuble.
Ma in seno al Parlamento europeo è mal vista
anche la posizione dell’Italia e del suo èremier
Matteo Renzi, tanto per cambiare. Il capogruppo
del Ppe Manfred Weber, ad esempio, rispondendo ad una domanda sull'operato del premier
spagnolo ha citato proprio l’Italia, affermando
tra l’altro: "Mariano Rajoy non ha mai accusato
Bruxelles per i passi necessari che ha dovuto
fare" in Spagna mentre "vediamo per esempio
in Italia che Matteo Renzi utilizza Bruxelles
Igor Traboni
come un capro espiatorio".
2
8
Mercoledì 23 novembre 2016
ATTUALITA’
VERSO IL REFERENDUM
Voto all’estero: risultato sub judice
Il comitato del no: “Segretezza non garantita, se vince il sì grazie alle schede
degli italiani espatriati presenteremo ricorso”. Intanto il dibattito politico s’infiamma
di Robert Vignola
I
muri dei cosiddetti “corridoi”
popolati dai bene informati
lo sussurrano da tempo: è
sui quattro milioni di voti di
italiani all’estero che Matteo
Renzi sogna di fare il colpaccio. Anche a costo di commettere uno sgarbo istituzionale, come accaduto con
la lettera spedita a tutti gli iscritti all’Aire, con sospetti su come il segretario del Pd abbia ottenuto la
lista degli indirizzi completi per
un’evidente operazione propagandistica. Manovra cui però l’entourage
di Renzi teneva parecchio, come dimostra la specifica domanda della
ministra Maria Elena Boschi - che
ha fatto involontariamente scoppiare
il caso – all’incontro con i comitati
per il sì degli espatriati.
Ma proprio su quel voto ora c’è
una ipoteca. Perché se al referendum costituzionale del 4 dicembre
dovesse vincere il sì grazie al voto
decisivo degli italiani all’estero, il
fronte del No si è detto pronto a
fare ricorso. Alessandro Pace, presidente del comitato del No, ha
spiegato ieri le ragioni della forte
presa di posizione. “Nel voto degli
italiani all’estero, non è garantito il
requisito della segretezza - ha annunciato Pace - e se il voto degli
italiani all’estero fosse decisivo ai
fini del risultato e determinasse la
vittoria del Sì al referendum del 4
dicembre, potremmo decidere di
impugnare il risultato”. Come stabilisce la Costituzione, l’esercizio
del voto, ha ricordato il giurista,
deve essere “personale, libero e
segreto”, requisiti però non garantiti
dal meccanismo di voto adottato
per le circoscrizioni estere, come
ha ricordato anche il vicepresidente
del comitato Alfiero Grandi. Oltre
a elencare gli svantaggi per i diretti
interessati che comporterebbe l’approvazione della riforma: “Nella
sua tripla carica di presidente del
Consiglio, segretario del Pd e capo
del Comitato per il Sì il premier
Matteo Renzi ha mandato una lettera
agli italiani all’estero. Noi non ab-
biamo risorse e quindi abbiamo
chiesto alla stampa estera di informare l’opinione pubblica su cosa
succede se vince il Sì, cominciare
dal fatto che non ci saranno più i
sei senatori eletti all’estero”. E ancora: “Con l’Italicum attualmente
in vigore gli italiani all’estero non
potrebbero votare al ballottaggio.
Non ce ne sarebbero neppure i
tempi. E ciò è una ragione del rapporto strettissimo che c’è tra riforma
e legge elettorale”.
Matteo Renzi, da Piombino, ha però
lasciato intendere che tirerà dritto
davanti ad ogni obiezione. “Noi non
faremo ricorsi e controricorsi, faremo
una battaglia con il sorriso e parliamo
del merito. Loro hanno paura di parlare del merito perché se si capisce
che la domanda è sul rendere il
Paese più semplice non ce n’è per
nessuno. Il tentativo è di buttarla in
rissa, la nostra reazione è calma e
gesso, sorrisi e tranquillità”. E qual-
che frittura, per dirla con Vincenzo
De Luca. Ma lo scivolone del governatore della Campania sull’offrire
un secondo di pesce per far votare
sì, o le stesse dichiarazioni di Renzi
sulla presunta “accozzaglia” di cui
sarebbe composto il no, la dicono
lunga sul nervosismo che pervade
lo stesso Pd e i suoi alleati di ventura.
Il risultato è che, man mano che il
voto si avvicina, il termometro politico
fa segnare l’impennarsi della febbre.
Con il M5S che parla del premier
come di una “scrofa ferita” in merito
alle sue scomposte reazioni e lo
stesso Renzi che ha gioco facile nel
fare la vittima e rilanciare con un
tutto per tutto. A sua volta smascherato da Francesco Storace, segretario
nazionale de La Destra: ““Renzi minaccia di andarsene se perde al referendum: se insiste, il No vola al 60
per cento. Il 5 dicembre voglio scrivere un libro sulla scomparsa politica
di Napolitano”.
OGGI A MONTECITORIO
Anche Alemanno in piazza
per l’Assemblea Costituente
arà Gianni Alemanno a tenere a battesimo la grande
caccia alle cinquantamila
firme necessarie per far approdare
in Parlamento la proposta di legge
sull’Assemblea Costituente. L’iniziativa messa in campo dal Comitato Sovranità Popolare per il
no ha trovato infatti in Azione nazionale una convinta adesione,
partendo dalla consapevolezza
che il progetto rappresenta l’unica
proposta davvero concreta con la
quale esonerare l’attuale Parlamento dell’impasse di produrre
un’altra riforma, dopo la possibile
S
bocciatura del 4 dicembre.
Così, ecco in piena campagna
referendaria il debutto di una
nuova iniziativa: dalle ore 12 a
Roma, in piazza Montecitorio,
Azione nazionale allestirà il primo
banchetto per la raccolta delle
firme per la proposta di legge di
iniziativa popolare per eleggere
l'assemblea costituente che modifichi la seconda parte della Costituzione.
E la sfida è considerata talmente
centrale, che anche il promotore
di Azione nazionale, Gianni Alemanno, parteciperà all’evento.
LA CURIOSITÀ
In Antartide urne già chiuse
Hanno già espresso la loro preferenza 35 tra ricercatori
e logistici del programma di ricerca al Polo Sud
Via Giovanni Paisiello n.40
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Tel. 06 85357599 - 06 84082003
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Direttore responsabile
Francesco Storace
ì o no? C’è chi ha già detto la sua. Le operazioni di voto relative
al referendum costituzionale dei cittadini italiani residenti
all’estero stanno coinvolgendo anche 35 ricercatori e logistici
del Pnra, il Programma nazionale di ricerca in Antartide. Schede
elettorali consegnate alla Mario Zucchelli Station-Mzs a Terranova,
nella Baia di Ross, mentre nei giorni scorsi hanno votato i colleghi
della base italo-francese di Concordia, sul plateau antartico, e quelli
impegnati a Talos Dome nella traversa mobile che deve identificare
il luogo del prossimo carotaggio glaciale.
“I colleghi che si trovano in missione in Antartide per più di tre mesi
sono considerati italiani residenti temporaneamente all’estero: 35 di
loro hanno fatto richiesta ai Comuni di residenza di esercitare il
diritto elettorale attivo come previsto dalla legge”, spiega il responsabile
dell’Unità tecnica Antartide dell’Enea, Vincenzo Cincotti. “Poiché
l’Antartide è una zona extraterritoriale senza sovranità nazionale, è
l’ambasciata italiana in Nuova Zelanda ad assolvere ai compiti di
raccolta e spedizione in Italia: noi, come Pnra, ci siamo quindi
assunti il compito di recapitare personalmente le schede ai colleghi
S
e di riportarle alla nostra sede diplomatica di Wellington”.
“Si è trattato di un momento significativo, penso sia importante che
anche chi lavora a oltre 15 mila chilometri da casa possa esercitare
questo diritto, è un modo per sentirci più vicini e legati al nostro
Paese”, commenta Matteo Fusetti, uno dei due medici della Base
Mario Zucchelli.
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Mercoledì 23 novembre 2016
ATTUALITA’
A UN ANNO DAL DECRETO I RISPARMIATORI TRUFFATI DI ETRURIA, MARCHE, CARICHIETI E CARIFE HANNO MANIFESTATO DAVANTI A PALAZZO KOCH
Renzi salva (le) banche, ma non la faccia
Dal 22 novembre 2015 solo 4.000 obbligazionisti azzerati sarebbero stati parzialmente rimborsati.
Le critiche di Brunetta e l’attacco della Lega: “Il premier è un incapace, il referendum lo spazzerà via”
di Marco Zappa
A
un anno esatto da quel
decreto varato dal governo che ha visto azzerare
tutti i loro risparmi, i risparmiatori beffati di
Etruria, Marche, Carichieti e Carife
si sono ritrovati ieri davanti alla sede
della Banca d’Italia a Roma per un
sit-in di protesta. Dal 22 novembre
2015 poco o nulla è cambiato. Di
quei 130 mila obbligazionisti azzerati
che avevano investito nei quattro
istituti di credito salvati in extremis
dal governo solo 4.000 verranno
parzialmente rimborsati. Almeno
stando ai dati rivelati dall’Associazione vittime del Salva-banche. Mentre ancora non è stata fatta alcuna
chiarezza sulla procedura di arbitrato
per tutti i risparmiatori esclusi dal
risarcimento automatico.
E’ una vicenda drammatica che
non ha bisogno di ulteriori commenti. Che continua a provocare
lo sdegno di migliaia di famiglie
che hanno visto andare in fumo le
oculatezze di una vita intera e non
possono neppure sperare di riaverle interamente indietro. E che
hanno deciso di protestare davanti
alla sede di Palazzo Koch contro
un governo accusato di aver preso
in giro tutti. A suon di promesse rimaste lettera morta. Solidarietà bipartisan da parte della politica italiana. Con il centrodestra (visti gli
errori del Pd) certamente più vicino
alla causa. E che attraverso il capogruppo per Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, non le ha
mandate a dire ai rappresentanti
di Palazzo Chigi: “Ci troviamo di
fronte - l’attacco - a un governo
d’incapaci che ha truffato per la
seconda volta 130.000 risparmiatori
italiani che, dopo 12 mesi, ancora
aspettano i risarcimenti sbandierati
da Renzi. Il presidente del Consiglio, invece di fare campagna referendaria in modo forsennato in
giro per il Paese, dovrebbe occuparsi dei dossier caldi come quelli
legati alle banche. E invece non
sta governando. Mentre il ministro
Padoan non è in grado di gestire
questa situazione. Il risultato è sotto
gli occhi di tutti: abbiamo dei cittadini ingannati che hanno perso
migliaia e migliaia di euro. E ancora; funzionari di banca o amici
degli amici che non hanno pagato
per le loro malefatte e non rischiano nulla. Questa non è una cosa
accettabile. Anche e soprattutto
per questi motivi la gente voterà
‘no’ al referendum e manderà a
casa il premier”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche
Gian Marco Centinaio e Massimiliano Fedriga, presidenti dei gruppi
parlamentari leghisti che hanno
parlato a nome della delegazione
del Carroccio che ieri ha “sfilato”
fuori da Bankitalia insieme ai risparmiatori frodati: “E’ un furto – la
stoccata – legalizzato da Renzi e
dalla Boschi per coprire la scellerata
gestione degli istituti di credito operata dai loro parenti e protetti. E’ arrivato il momento di dire basta e
cacciare questi difensori di banchieri
truffatori”. Un anno e un giorno dalla
vergogna del decreto Salva-banche.
E lo scandalo continua.
DOMANI L’ASSEMBLEA DECISIVA PER DARE L’OK AL PIANO DI RIASSETTO DEL GRUPPO. IL CDA ALLA CONTA
Mps, appuntamento con la storia
Difficoltà (quasi) superate per il raggiungimento del quorum, Falciai presidente-ponte
empo praticamente scaduto. Domani il Monte dei
Paschi è atteso all’appuntamento con la storia. In programma c’è l’assemblea decisiva
chiamata ad esprimersi sul piano
di riassetto del gruppo messo a
punto dall’amministratore delegato Morelli. Con il management
che dovrà convincere i soci ad
approvarlo. Non certo una missione semplice viste le premesse
dettate da un aumento di capitale
da 5 miliardi, la conversione dei
bond per 4,2 miliardi, la cessione
di 27 miliardi di sofferenze e la
T
nomina di un nuovo presidente-ponte che dovrà prendere il
posto del dimissionario Tononi.
La vigilia dell’assemblea straordinaria è arrivata, ma Mps deve
fare i conti con un altro ostacolo
imprevisto sulla strada che dovrebbe portare al salvataggio del
gruppo. Per la valida costituzione
della riunione - stabilisce il codice
civile - è necessario che siano
presenti soci in rappresentanza
perlomeno del 20% del capitale
sociale. Allo stato attuale è considerata certa la presenza del
17-18% degli aventi diritto, tra
membri noti e alcuni investitori
esteri. Ma a 24 ore dal grande
appuntamento non c’è ancora
la certezza assoluta di raggiungere il quorum che, in un modo
o nell’altro, verrà centrato grazie
alla presenza dei fondi esteri.
Eppure il timore che si possa
fare un buco nell’acqua, facendo
slittare tutto a gennaio, a Siena
è ancora palpabile.
Confermato invece il Cda ordinario
che eleggerà Alessandro Falciai
nuovo presidente del gruppo.
Una nomina ponte, forse, con la
candidatura proposta dalla Fon-
solo dopo il 5 dicembre: quando
sarà più chiaro il quadro politico
italiano. Non è un mistero che
in caso di successo del “no” la
“partita” per banca rossa potrebbe farsi davvero complicata.
Sono ore cruciali per l’istituto
di credito senese, che non può
più sbagliare. E che in queste
ore deve continuare a cercare
deleghe per l’approvazione dell’aumento di capitale. L’ulteriore
conferma che i numeri a Siena
M.Z.
non tornano.
dazione Mps che dovrebbe resistere almeno fino alla conclusione
della manovra di salvataggio.
Dove il ruolo decisivo potrebbe
svolgerlo il governo (solo in caso
di vittoria del sì al referendum),
ma non solo. Fondamentali, ai
fini della riuscita dell’operazione,
saranno pure i cosiddetti “anchor
investor”. In pole position c’è
sempre il fondo sovrano di Doha,
la Qatar investment authority che,
come spiegato da Morelli, “potrebbe non essere l’unico”.
La discesa in campo degli eventuali, nuovi investitori, avverrà
CONTINUA LO SCONTRO TRA TOGHE E GOVERNO: A RIMETTERCI I CITTADINI
Lo sciopero infinito della (in)giustizia
Ognuno lotta per difendere il suo orticello ma di una riforma sensata nemmeno l’ombra
e la giustizia non funziona,
non ci potrà mai essere
una giustizia giusta, efficiente, migliore. Nemmeno nei
S
migliori sogni di tutti quelli che
ancora sperano che qualcosa
possa finalmente cambiare. Il
concetto di “giustizia” non ap-
partiene a questo Paese. In cui
prevalgono gli scontri tra giudici
(troppo spesso politicizzati) e
istituzioni. Una querelle infinita
in cui le ferie, la pensione, l’indipendenza e l’immunità dei magistrati sono capisaldi irrinunciabili. Per i togati, s’intende. E
dove le norme a favore per questo
o quel politico sono imprescindibili. E così a rimetterci sono i
cittadini qualunque, alle prese
con una macchina inadeguata,
poco credibile: ingiusta. Ma fino
a quando non si metteranno da
parte astio e rivalità, a prevalere
non sarà mai il buon senso.
E’ ripartito lo scontro tra i togati
e il governo Renzi. Proseguirà
fino a venerdì 25 lo sciopero
(iniziato lunedì 21) proclamato
dalle organizzazioni rappresentative dei giudici di pace, dei viceprocuratori onorari e dei giudici
onorari di tribunale (Unagipa,
Federmot, Angdp, Udgdp). Cinque giorni di astensione dalle
udienze civili e penali, con la
giustizia italiana a rischio paralisi.
Oltre 500mila processi in tutta
Italia fermi al palo. Per via della
tanto discussa riforma portata
avanti dal Guardasigilli Orlando,
che “vuole cancellare - la protesta
dei togati - il giudice di pace. E
quindi quell’unica figura di magistrato che ha garantito efficienza e celerità a questo apparato. Ma cosa ancora più grave,
spinge per trasformare questa
categoria di inquirenti in meri
ausiliari di carriera, gerarchiz-
zando l’esercizio della giurisdizione in violazione dell’articolo
101 della Costituzione”.
Per l’associazione nazionale dei
giudici di pace, dunque, il problema non è assolutamente quello
di posticipare il prepensionamento
di alcuni magistrati professionali
(come rivendicato dall’Anm). “Ma
garantire l’indipendenza di oltre
5.000 giudici di pace, magistrati
onorari di tribunale e procure
che trattano il 60% del contenzioso civile e penale”.
Siamo alla linea dura, con la federazione dei magistrati onorari
(Federmot) che attacca: “L’esecutivo sta confermando la sua
incapacità di fronte a l’emergenza
giustizia”. Tra ricorsi al Tar per
rivendicare i propri diritti e stoc-
cate al veleno, la sfida infinita
tra giudici (di ogni tipo) e governo prosegue. Di tutto si parla
però tranne che delle grandi ingiustizie che continuano a rendere ignobile questo strumento.
Come (solo per fare un esempio)
la carcerazione preventiva, strumento indegno per qualsiasi
paese civile. O la separazione
delle carriere dei magistrati.
Siamo alle solite. Ognuno lotta
per il suo orticello. Con i magistrati
che pretendono tutto e la politica
che continua a mostrarsi inadeguata di fronte a questo scenario
ingiusto. E il risultato è sotto gli
occhi di tutti. “Che la giustizia in
Italia non funziona lo dicono soprattutto coloro che le impediM.Z.
scono di funzionare”.
4
Mercoledì 23 novembre 2016
ATTUALITA’
IL PROCESSO
Bancarotta fraudolenta, Fede alla sbarra
Secondo l’accusa ottenne un prestito da Silvio Berlusconi per salvare la società di Lele Mora, ma lo fece “sparire”
C’
è sempre un processo
aperto attorno a Berlusconi. Ma ogni tanto capita
pure che l’imputato non
sia lui, se mai la vittima. A far notizia
in queste ore è così il rinvio a giudizio
di Emilio Fede, accusato di concorso
in bancarotta fraudolenta insieme a
Lele Mora (che ha già patteggiato 1
anno e 6 mesi) per la vicenda del
prestito del 2010 da 2 milioni e
750mila euro all'ex talent scout da
parte dell'ex premier italiano Silvio
Berlusconi. Denaro che il Cav (tramite
il suo ragioniere di fiducia Giuseppe
Spinelli) versò a Lele Mora per 'salvare' dal fallimento, avvenuto nell'aprile 2011, la sua società, la Lm
Management, e che sarebbe stato
distratto dai due e non usato per
questo scopo. In particolare Fede
avrebbe, secondo l'accusa, tenuto
per sé un milione e 110mila euro, di
cui 500mila euro versati da Mora in
un conto di Lugano. Per l'ex direttore
del Tg4, il processo si aprirà il 26
gennaio davanti ai giudici della terza
sezione penale del Tribunale di Milano. Secondo quanto si legge nel
capo di imputazione, Lele Mora ed
Emilio Fede sarebbero riusciti a ottenere il prestito da Silvio Berlusconi
grazie anche ai "buoni uffici" dell'ex
direttore del Tg4.
L'ex Cavaliere, tramite il suo ragioniere di fiducia Giuseppe Spinelli,
aveva versato nel 2010 su un conto
italiano di Mora, tramite assegni
circolari e suddivisa in tre tranche,
la somma di 2 milioni e 750mila
euro, "a titolo di finanziamento personale" della società Lm management, all'epoca sull'orlo del crac e
poi fallita. In particolare, poi, secondo l'accusa, Fede avrebbe ricevuto da Mora, in contanti e presso
gli studi Rti di Segrate, la somma
di 450mila euro. Altri 500mila euro
sarebbero stati, invece, versati da
Mora su un conto a Lugano di Fede,
mentre un'altra parte (160mila euro),
sempre secondo l'accusa, sarebbe
stata distratta sui conti italiani dell'ex
direttore del Tg4.
Gli inquirenti avevano rintracciato
nel 2011 una scrittura privata a testimonianza di quel prestito e, nel
corso delle indagini coordinate dal
pm di Milano Eugenio Fusco, l'ex
agente dei vip aveva riferito ai magistrati di aver dato al giornalista
(anche coinvolto nel 'Ruby bis', assieme all'ex talent scout) circa la
metà dei soldi di Berlusconi. Fede
aveva spiegato, invece, di aver preso
solo 400mila euro, che era quanto
Mora doveva restituirgli, stando alla
sua versione, per un prestito intercorso tra i due. Starà ora alla fase
processuale, nel corso del prossimo
anno, chiarire come si siano realB.F.
mente svolti i fatti.
DALLA CAMERA
Bonus-nido, emendamento
amaro per il Pd: sarà per tutti
iente figli e figliastri, come invece proponeva il Pd: il bonus
nido da 1.000 euro l'anno previsto dalla legge di bilancio sarà destinato, non solo ai bambini iscritti
agli asili, ma anche a "forme di supporto presso la propria abitazione in
favore dei bambini al di sotto dei tre
anni affetti da gravi patologie croniche".
Lo prevede un emendamento alla
Legge di Bilancio approvato in Commissione alla Camera.
Sul bonus nido è stata introdotta
anche una norma che fissa dei paletti
che limiteranno l'accesso. Non ba-
N
sterà aver iscritto il figlio al nido,
ma servirà anche la ricevuta dei versamenti effettuati.
Tra le novità anche un emendamento
che stabilisce come il Fondo di sostegno alla natalità istituito dalla
legge di bilancio per garantire l'accesso al credito delle famiglie con
uno o più figli sarà riservato ai nuclei
con figli nati e adottati "a decorrere
dal primo gennaio 2017". Il Fondo
ha una dotazione di 14 milioni nel
2017, 24 nel 2018 e 23 milioni nel
2019, 13 nel 2020 e 6 milioni l'anno
dal 2021.
L’APPUNTAMENTO: DOMANI CONVEGNO IN VIALE BUOZZI A ROMA (ORE 18)
I motivi del no del circolo Nuove Frontiere
Il 24 novembre e il 4 dicembre: due date per difendersi dalla rovina che propone Renzi
D
omani, giovedì 24 novembre, organizziamo
insieme al Circolo Nuove Frontiere (aderente al Comitato per il NO alla riforma
Renzi – Sovranità Popolare e
ad Azione Nazionale) un convegno sul referendum del 4
dicembre con il quale dire
no alla rovina dell’Italia.
Il governo Renzi è il meno
legittimo della storia repubblicana perché è guidato da
un premier non eletto ed è
sostenuto da un parlamento
votato con una legge che la
Corte Costituzionale ha cancellato senza appello. Perché
dovremmo regalare a questo
esecutivo l’approvazione di
una riforma che distrugge la
legalità dell’azione politica,
oltre al buon senso? Noi vogliamo un governo forte, autorevole e libero da lacci e
lacciuoli ma sovrano, cioè voluto dal popolo e per il popolo
non da “inciuci” di palazzo.
La nostra proposta è un’assemblea costituente che, con
un processo legittimo, possa
finalmente dare agli italiani
un governo che governi. L’art.
138 dell’attuale Costituzione
non può essere invocato da
chi, come Renzi, agisce fuori
dalla perfetta legalità costituzionale, in una materia come
la forma di Stato.
La frettolosità del suo governo
ricorda il pressapochismo
con cui fu approvata la sciagurata riforma del Titolo V,
che non dovremmo mai smettere di maledire. Cambiare a
tutti i costi e in questa maniera
può è peggio che conservare
e noi siamo sì per riformare,
ma in tutt’altro modo.
Come si vuole cambiare, così
male, la Costituzione repubblicana? Vediamo in breve i
tre punti qualificanti: bicameralismo, Presidente della Repubblica, rapporto Stato-regioni.
Per quanto riguarda il bicameralismo, l’eliminazione del
passaggio parlamentare in
Senato non servirà. Anche
nella nuova versione, senza
elezione dei senatori, nelle
materie di sua competenza,
nonché si badi bene, su qualsiasi argomento purché lo
chieda un terzo dell’assemblea (Art. 70 della Costituzione nel testo proposto nella
riforma Renzi-Boschi) il Senato dovrà ancora pronunciarsi, cancellando qualsiasi
risparmio di tempo o denaro.
Anzi, la minoranza avrà un’arma in più provocando il voto
della seconda camera se solo
possa contare su un terzo dei
senatori, cosa che è quasi
sempre accaduta nelle ultime
legislature dove le maggioranze al Senato sono state
abbastanza precarie.
Secondo punto, il Presidente
della Repubblica. Qui si apprezza la differenza di metodo
tra quello da noi proposto
dell’assemblea costituente e
quello seguito da Renzi, dei
colpi di maggioranza che calpestano sentenze della Corte
Costituzionale e regolamenti
parlamentari. Una delle norme più delicate, l’art. 83 sull’elezione del Presidente della
Repubblica, contiene una disciplina che potremmo definire dilettantistica. Brevemente e rinviando all’appuntamento del 24 novembre per
il necessario approfondimento, si può qui anticipare che,
mentre nell’attuale formulazione dell’art. 83 il calcolo
delle maggioranze richieste
si basa sugli aventi diritto al
voto, nella proposta BoschiRenzi, dal settimo scrutinio
in poi, basterà la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
Significa che, una volta convocati in assemblea congiunta i parlamentari, eletti e nominati, se al settimo scrutinio
dovessero votare solo 15, tra
deputati e senatori, ad eleggere il Presidente della Repubblica basterebbero 10
voti, che potrebbero essere
tutti di sindaci e consiglieri
regionali. Neanche un voto
di un parlamentare eletto po-
trebbe concorrere alla scelta
del Capo dello Stato: si poteva pensarci meglio!
Ultimo punto, sul quale pure
ci vorrebbero riflessioni di
ben altra ampiezza, è la potestà legislativa concorrente
di Stato e Regioni nonché il
c.d. federalismo fiscale. La riforma del Titolo V della Costituzione, nel 2001, si è rivelata il più grande tradimento
di tutte le forze che chiedevano più efficienza e decentramento.
Anch’essa, proposta a suo
tempo, come ultimo treno per
tagliare i costi della politica,
in realtà ha distrutto il bilancio
della Stato, con il risultato di
una dipendenza dei comuni
dagli stanziamenti statali ancora più pronunciata rispetto
al passato e un taglio assoluto,
lineare e spietato, dei servizi
ai cittadini.
La cecità colpevole della sinistra che vuole fare finta di
cambiare si è manifestata anche con l’odierna proposta
Boschi-Renzi con la quale noi
italiani avremmo avuto finalmente il contentino del riconoscimento del ruolo dell’interesse nazionale. Il comma
4 dell’art. 117 nel testo che
ci viene propinato consentirebbe alla legge dello Stato
di intervenire nel caso eccezionale in cui “la tutela dell’interesse naziona-le lo richieda” qualora si tratti di
materie riservate alle Regioni.
Non possiamo accettare uno
Stato residuale, noi vogliamo
uno Stato sovrano che in ogni
sua articolazione sia portatore
dell’interesse nazionale e non
solo quando non vengono disturbati interessi locali o stranieri. Per questo la nostra
prospettiva di riforma è il presidenzialismo!
Parliamone insieme il 24 presso la sede di Azione Nazionale in via Bruno Buozzi 60,
Roma a partire dalle 18. Vi
aspettiamo!
Francesco Da Riva Grechi
Gabriele Felice
5
Mercoledì 23 novembre 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
ISLAM, SICUREZZA E CAMPI ROM: “NOI CON SALVINI” PROSEGUE IL CONFRONTO A VISO APERTO NEL MUNICIPIO V
La battaglia della Lega:
“No alle moschee abusive”
Continua la raccolta firme per chiedere alla Raggi il ritiro della concessione alla comunità musulmana di una
palestra in uso a un’associazione calcistica, il rispetto della legge e il monitoraggio dei centri di preghiera
di Giuseppe Sarra
nche Matteo Salvini e
Gian Marco Centinaio, rispettivamente leader e
coordinatore regionale di
Ncs, scendono in campo
al fianco di Fabio Sabbatani Schiuma
per chiedere il rispetto della legalità
alle forze dell’ordine e alle istituzioni.
Oggi pomeriggio in piazza Maranella, a partire dalle 16, i giovani di
Riva Destra, Patria e Mille Patrie, sostenuti da Schiuma capogruppo di
Ncs al Municipio V, continueranno
la raccolta firme, iniziata a macchia
d’olio, e indirizzata al sindaco Raggi
a cui si chiede l’annullamento della
concessione dell’amministrazione
circoscrizionale 5 Stelle che ha concesso ai musulmani tutti i venerdì
l’utilizzo della palestra di via Policastro, in uso però a un’associazione
calcistica locale creando, di fatto, allarmismo tra i genitori di ragazzi,
preoccupati soprattutto per l’igiene
pubblica del locale.
“Come mai la comunità musulmana
non può andare a pregare nella più
grande moschea d’Europa distante
soli venti minuti?”, si chiedono i residenti.
Niente da fare. L’amministrazione
municipale capitanata dal grillino
Boccuzzi non ne vuole sapere aumentando la tensione nelle zone interessate.
“No alle moschee abusive, no alla
A
concessione della palestra di via
Policastro e sì ai controlli a tappeto
sul territorio”. E’ questa la ricetta
invece di Noi con Salvini sulla bomba
sociale che rischia di esplodere a
Torpignattara e Centocelle, entrambi
quartieri del Municipio V, dove spuntano da un giorno all’altro presunte
moschee abusive in scantinati e garage, nei quali la polizia locale ha
apposto i sigilli, tutte gestite da associazioni culturali.
Una battaglia condotta a viso aperto
da Schiuma, ex capogruppo di An
in Campidoglio e candidato presidente nel Municipio V, affiancato dai
comitati di quartiere e i residenti,
preoccupati anche per la stabilità
dei palazzi.
“Nei centri di preghiera sono stati
svolti dei lavori abusivi”, ha denunciato Schiuma alle autorità competenti, prontamente intervenute a sequestrare i locali.
Prosegue quindi il monitoraggio di
Noi con Salvini lungo le arterie prin-
cipali e non al fine di ripristinare la
legalità.
Un’altra denuncia roboante riguarda
invece un ex mobilificio a Centocelle
di quattro piani: “E’ stato acquistato
per quattro milioni di euro dalla comunità islamica del Municipio V”, è
l’allarme lanciato da Schiuma, che
ha chiesto un intervento delle forze
dell’ordine e della magistratura:“Da
dove arriva quell’ingente capitale?”.
Al momento la provenienza sarebbe
incerta, ma in molti credono che ci
OSTIA: LA MALAVITA TORNA A MINACCIARE LO STATO?
sia un legame con l’Arabia Saudita
e che potrebbe aprire nuovi e preoccupanti scenari. Dunque, è l’auspicio dei cittadini, non occorre abbassare la guardia.
Dalla questione islam alla sicurezza
del Pigneto e di Tor Sapienza, dove
i cittadini si sentono abbandonati
dallo Stato a discapito della criminalità organizzata. Tantissime le problematiche: dalla movida violenta
allo spaccio di droga fino ai roghi
tossici provenienti dai campi rom,
che l’attuale capo della polizia Gabrielli definì ingovernabili.
Le periferie della Capitale si sono
trasformate in vere polveriere, teatro
di ribellione dei residenti spesso
scesi in piazza per accendere i riflettori e richiamare le istituzioni. La
paura dilaga di giorno in giorno:
infatti, molti i cittadini, soprattutto
anziani, preferiscono barricarsi in
casa al calar del sole oppure uscire
in gruppo durante il giorno perché
temono scippi e aggressioni.
Protestano, però, anche i musulmani
che in queste settimane non hanno
digerito i sigilli dei vigili urbani in
tre locali adibiti a moschee a Centocelle, tanto da gridare il messaggio
“Allah Akbar” nella maxi preghiera
di fronte al Colosseo.
Una bomba sociale da disinnescare.
Prima che sia troppo tardi e non si
consumino violenze come qualche
anno fa a Tor Sapienza, scaturite
dalla rabbia dei romani.
DAL VITERBESE
Lezione sulla mafia, Anziana ibernata per
incendio al teatro
sconfiggere la morte
La condanna di Raggi e Zingaretti: “Siamo preoccupati”
È
L
a criminalità lidense minaccia
i promotori della lezione “Mafia, comprenderla per combatterla” al teatro Fara Nume? E’
ancora presto per dirlo. Ma è gravissimo l’incendio di origine dolosa
appiccato nella tarda serata lunedì
nel magazzino del Fara Nume,
che ieri mattina ha ospitato comunque l’evento sulla legalità con
gli studenti dei licei del litorale di
Roma.
A dare l’allarme sono stati i cittadini
della zona e sul posto sono intervenuti i pompieri. Numerosi comunque i danni alla struttura localizzata in una zona che è stata
individuata, dalla recenti indagini,
come una “roccaforte” del clan
degli Spada.
Mentre i carabinieri della compagnia di Ostia stanno cercando di
chiarire l’episodio e individuare i
responsabili, si ripropone il braccio
di ferro tra criminalità e lo Stato
sul litorale romano dove il Municipio X, all’epoca guidato dal
Partito democratico, è stato commissariato per infiltrazioni mafiose
a seguito dello
scandalo di Mafia
Capitale.
Tantissime i duri
colpi da parte delle
forze dell’ordine e
della magistratura
inflitti ai clan operanti sul territorio:
dallo spaccio alle
attività commerciali, trasformate
in “lavatrici” di soldi sporchi, a suon
di condanne a numerosi esponenti della malavita
locale.
Condanne dal mondo politico e
sindacale.
“La manifestazione di promozione
della lotta alla mafia si terrà ugualmente - è il commento del governatore del Lazio, Nicola Zin-
garetti - noi non ci scoraggiamo”.
“Siamo in attesa che vengano effettuati i rilievi - gli ha fatto eco il
sindaco di Roma, Virginia Raggi
- E’ un fatto gravissimo, siamo
preoccupati, la magistratura sta
indagando”.
una scommessa con la morte quella fatta da Cecilia Iubei,
la prima donna del viterbese
a essere ibernata in attesa che la
scienza medica abbia i mezzi per
“risvegliarla”. Proprio in questi
termini i famigliari della donna,
tra cui il figlio, Fabrizio Baldi, e la
nuora, Gloria Canfora, hanno raccontato in questi giorni, in tv e sul
web, la storia della donna di Capranica, morta lo scorso marzo
all’età di 86 anni e attualmente
“residente” nei laboratori della società di crioconservazione KrioRus,
in Russia.
“Cecilia a 76 anni si ammala gravemente – scrive la nuora sul blog
dedicato al caso - Viene colpita
da un ictus ischemico. Un evento
drammaticamente simile a quello
che aveva colpito sua madre nel
’63 e che l’aveva portata alla morte
nell’arco di un mese. Cecilia perde
l’uso della parte destra del corpo”.
Dal 2014, poi, le cose peggiorano
in maniera netta, complice anche
la morte improvvisa del marito di
Cecilia, Dino. “In quella circostanza
– continua la nuora – per la prima
volta entriamo in contatto con il
mondo della criopreservazione,
anche se con esito sfavorevole
purtroppo. Fabrizio sa come comportarsi, se i suoi dovessero morire
ha le idee molto chiare. Lo vogliono
loro, lo vuole lui”. Fabrizio Baldi
decide quindi di disporre l’ibernazione del padre, ostacolata però
dai prezzi proibitivi (200mila dollari)
offerti dal centro criogenico contattato, la società Alcor. Dopo ulteriori ricerche, e un altro paio di
tentativi falliti, Baldi
entra in contatto con
la società KrioRus,
che chiede “solo”
40mila dollari per la
procedura di ibernazione.
“Adesso mia suocera
riposa in un contenitore Dewar, alla temperatura di 196 gradi
sottozero – conclude
Gloria Canfora sulle
pagine del blog dedicato alla suocera - in
attesa che la scienza medica ci
permetta di riportarla nuovamente
in vita”. Per la comunità scientifica
si tratta di una procedura controversa, non solo dal punto di vista
etico ma anche da quello strettamente tecnico, eppure sono sempre di più le persone che, denaro
permettendo, scelgono la strada
dell’ibernazione. Ora non resta che
aspettare per capire se le speranze
di Cecilia e della sua famiglia sono
state ben riposte.
Alessandro Bruni
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Mercoledì 23 novembre 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
TENSIONE DAVANTI AL COMUNE
POTERI DA REGIONE AL CAMPIDOGLIO
Storace: “I Cinque Stelle
favoriscono Zingaretti”
Attacca l’opposizione strumentale dei grillini,
che hanno presentato tremila emendamenti
Emergenza abitativa,
inquilini in Comune
Futuro incerto per i residenti di via Giacomini. Il dipartimento li vuole sgomberare
altrimenti applicherà una sanzione giornaliera di cinquanta euro a famiglia
ttimi di tensione ieri mattina in
piazza del Campidoglio quando
un gruppo di attivisti di Forza
Nuova e alcuni inquilini del residence
di via Giacomi, ai quali il Dipartimento
della Politiche Abitative ha ordinato lo
sgombero, hanno cercato di entrare a
Palazzo Senatorio da due entrate secondarie.
Le 35 famiglie chiedono da tempo una
soluzione definitiva mentre il Comune
ha proposto un’altra soluzione di emergenza non tenendo conto delle difficoltà
che penderebbero sui 30 ragazzi della
struttura che da otto anni, ad esempio,
frequentano le scuole e gli asili nido
della zona.
Ma l’amministrazione Raggi prosegue
la strada intrapresa dalla giunta Marino
sui centri di assistenza alloggiativa temporanea (Caat) e percorsa anche dal
commissario prefettizio Tronca, il quale
con una delibera del 29 gennaio scorso
dichiarò la chiusura delle strutture in
via Martino Martini (che ospitava 9 famiglie), via del Padiglione (18 famiglie),
via Malvagna (10 famiglie), via Seminara
(13 famiglie), via Roio del Sangro (8 famiglie), via Tovaglieri (35 famiglie), via
Segrè (80 famiglie).
E pochi giorni fa il Dipartimento Politiche abitative del Municipio IX ha inviato
una lettera ai nuclei familiari di via
Giacomini invitandoli a lasciare gli appartamenti entro un mese per essere
trasferiti a macchia di leopardo in altre
A
iù poteri a Roma: dai Trasporti al Commercio, dall’Urbanistica (rifiutata dalla
Raggi) al Turismo e tante altre
materie. Il centrodestra alla Regione Lazio sta tentando di equiparare la Città Eterna alle altre capitali europee conducendo una
dura battaglia in commissione Affari costituzionali e in Consiglio
regionale, ma il Movimento Cinque
Stelle ha presentato tremila emendamenti alla proposta di legge
317 che sbarcherà questa mattina
in Aula.
E Francesco Storace non ci sta
criticando l’opposizione dei grillini:
“A che gioco stanno giocando i 5
Stelle su Roma?”, ha chiesto il
vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, perché “la legge
P
sul trasferimento dei poteri dalla
Regione al territorio è in dirittura
di arrivo e loro presentano ben
tremila emendamenti. Stanno dando un formidabile aiuto alla maggioranza che tenterà una soluzione
di forza con un maxiemendamento
nonostante non ci sia alcun motivo
di urgenza visto che la legge giace
nei cassetti di Zingaretti da due
anni; oppure c’è una trattativa
sotterranea per nascondere all’Aula
eventuali accordi tra Pd e M5S”.
Per questo Storace ha chiesto
che “in un caso come nell’altro
pretendiamo chiarezza e il diritto
a discutere le nostre proposte
emendative favorevoli al trasferimento del massimo dei poteri
alla Capitale senza il ricatto del
maxiemendamento”.
strutture di emergenza abitativa sparse
nella Capitale. Non solo, il dipartimento
non lascia scampo a ciascun nucleo familiare che rischia addirittura una sanzione giornaliera di 50,33 euro.
Dopo giorni di impasse, gli inquilini
hanno deciso di arrivare sino in Campidoglio per urlare la loro rabbia. Per
arginare il tentativo di irruzione sono
intervenute le forze dell’ordine in assetto
antisommossa. Nel parapiglia, tra agenti
e manifestanti per il diritto alla casa
MALAGÒ ATTACCA L’AMMINISTRAZIONE RAGGI
“Olimpiadi? È stata
penalizzata la disabilità”
l no del Movimento Cinque
Stelle alla candidatura di
Roma 2024 è una ferita
che ancora non si rimargina
per Giovanni Malagò, numero
uno del Coni, che l’ha definita
la sua più grande delusione a
pochi passi dal traguardo.
“E’ una storia e un caso chiuso,
ne abbiamo preso atto con
grande dignità e orgoglio. Ma
se c’è un mondo che ha avuto
ancora maggiore penalizzazione dal ‘no’ ai Giochi è quello
della disabilità”. Così il presidente del Coni tornando sul
I
veto del Comune di Roma a
sostenere la candidatura ai
Giochi olimpici del 2024.
Il numero uno dello sport, parlando in diretta streaming sul
sito de “Il Mattino”, ha affrontato
anche il tema del mancato incontro con il sindaco Virginia
Raggi, dopo averla aspettata
oltre mezz’ora in Campidoglio.
c’è scappato anche qualche spintone.
A scatenare la protesta, secondo i partecipanti al blitz, il mancato incontro
con l’assessore al Bilancio, Andrea
Mazzillo.
“Siamo qui perché il residence di via
Valerio Giacomini dove abitano 35 famiglie è a rischio sgombero e trasferimento - ha spiegato Alessio Costantino
di Fn -. Questa non è la nostra prima
azione ma la scorsa settimana abbiamo
già occupato il nono municipio”.
FROSINONE: DALLA CORTE DEI CONTI
“Con me quel giorno c’erano
anche la bicampionessa olimpica, una donna e una mamma,
Diana Bianchedi, e il presidente
del Comitato paralimpico, Luca
Pancalli. Da quel giorno non
mi ha mai chiamato più nessuno”. Per Malagò “si è sempre
parlato di cattivi esempi di gestione dei Giochi olimpici in
passato, ma mai si è citato
l’equivalente dell’evento paralimpico. E in modo particolare, Pechino, Londra e Rio, tre
megalopoli in cui i Giochi hanno trasformato la città sia sotto
il profilo culturale che negli
aspetti tecnici, come barriere
architettoniche, autobus adeguati per carrozzine. Il no alla
candidatura olimpica è anche
stato un no al mondo paralimpico”, ha concluso.
Gestione immigrati,
condannato portavoce FdI
n altro duro colpo per Fratelli d’Italia. Dopo l’arresto
dell’ex sindaco di Latina
Giovanni Di Giorgi e la richiesta
di autorizzazione a procedere
del deputato Pasquale Maietta,
la Corte dei conti ha condannato
Antonio Salvati, presidente dell’Unione dei Comuni “Antica
Terra di Lavoro” e coordinatore
provinciale del partito che fa
capo a Giorgia Meloni, e il dirigente Giovanni Federici a un risarcimento all’erario di una somma complessiva pari a 208.500
euro.
La vicenda è legata alla emergenza Nord Africa del 2011 per
gestire la quale in provincia di
Frosinone, l’ente presieduto dall’esponente di Fratelli d'Italia affidò in maniera diretta e illegittimamente, secondo gli investi-
U
gatori della Finanza e i giudici
amministrativi, la Gara alla cooperativa “Noi”, ritenuta inadatta
a sostenere il progetto perché
non aveva mezzi né strutture
idonee.
Ai due, in sintesi, i giudici della
Corte dei Conti contestano uno
spreco e false rendicontazioni
fatte in un contesto spacciato
per emergenziale quando emergenziale non era.
Servizi rendicontati per la gestione degli stranieri ma che
non erano svolti a loro favore
tanto che erano costretti a condizioni alloggiative e senza beneficiare di un vitto adeguato.
La procura e la finanza avevano
chiesto per loro un risarcimento
di 794 mila euro ma la condanna
è stata più mite: poco più di
208mila euro.
7
Mercoledì 23 novembre 2016
ESTERI
TURCHIA
Ankara ritira la proposta
di legge sulle “spose bambine”
La normativa, che in sostanza avrebbe legalizzato lo stupro su minore, verrà riesaminata da una commissione trasversale
di Cristina Di Giorgi
STATI UNITI
Scuolabus finisce contro un albero:
morti sei bimbi, arrestato l’autista
I
l governo di Ankara ci ripensa
e ritira il progetto di legge
presentato venerdì dall'Akp
- il partito conservatore di
ispirazione religiosa del presidente Erdogan - sui matrimoni con
minori, che avrebbe dovuto essere
discusso ieri dal Parlamento come
parte di un pacchetto di modifiche
del sistema giuridico vigente.
L'annuncio arriva direttamente dal
premier Binali Yildirim, secondo
cui il partito “valuterà l'opinione
dell'opposizione e dei gruppi della
società civile per riformulare la proposta, in linea con la richiesta del
presidente Erdogan di ottenere un
ampio consenso”. Fonti dell'esecutivo – riferisce la stampa – hanno
quindi reso noto che il progetto
sarà sottoposto ad un ulteriore esame da parte di una commissione
trasversale, a cui parteciperanno
esponenti di tutti i partiti.
La normativa in questione, stando
alle anticipazioni sul suo contenuto
trapelate in questi giorni, avrebbe
legittimato la pratica delle “spose
bambine”, consentendo un matrimonio riparatore in caso di rapporti
sessuali, consensuali o meno, con
minori. Senza contare che, come
sottolineano i critici, l'entrata in vigore di tale legge avrebbe comportato, con effetto retroattivo, una
sorta di depenalizzazione dello stupro sui minori: i responsabili di
tale orrendo reato, sarebbero infatti
ono almeno sei i bambini che
hanno perso la vita nell'incidente
stradale avvenuto lunedì sera nei
pressi di Chattanooga (Tennessee). Quanto
alla dinamica dell'accaduto, si è appreso
che lo scuolabus su cui viaggiavano si è
schiantato contro un albero, rovesciandosi
poi su un fianco. I media locali hanno
inoltre riferito che ci sono volute più di
due ore per salvare gli altri piccoli che si
trovavano a bordo del mezzo (in totale
sullo scuolabus c'erano 35 bambini di
età scolastica compresa tra l'asilo e l'ul-
S
stati assolti appunto in caso di successivo “matrimonio riparatore”
con la loro vittima.
Stop dunque, almeno per il momento, alla proposta di normativa
che, fin a subito, aveva scatenato
numerose proteste: oltre alle organizzazioni internazionali impegnate sul fronte dei diritti umani
(Nazioni Unite in primis), che ne
avevano sottolineato l'estrema pericolosità, l'opposizione turca aveva
infatti reagito portando in piazza
migliaia di persone per chiederne
il ritiro. Durissimo in proposito il
commento di Ozgur Ozel, capogruppo alla Camera dei socialdemocratici, secondo cui “questa legge favorisce matrimoni sotto coercizione e condona il reato di vio-
lenza sessuale”.
Contrarie, inoltre, le associazioni per
i diritti delle donne tra le quali anche
“Kadem” (nel cui direttivo figura la
figlia del presidente Erdogan), secondo cui la norma si mostra “fallimentare” nella determinazione degli
elementi della coercizione e “carente” nella verifica della reale volontà delle giovani e giovanissime
donne coinvolte. Ed anche in rete la
reazione contro la proposta di legge
dell'esecutivo di Ankara è stata molto
dura: tantissimi, infatti, quelli che
hanno espresso la loro indignazione
con l'hastag “lo stupro non può essere
legittimato”.
In risposta a tali contestazioni, il ministro della Giustizia aveva parlato
di voluta “distorsione” del senso
EMIRATI ARABI UNITI
Il caso di una giovane inglese che denuncia uno stupro
e viene perseguita per “sesso fuori dal matrimonio”
L
poco più che ventenne che ha
scelto proprio Dubai come meta
delle sue vacanze. Ed anziché un
viaggio da ricordare, il suo si è
trasformato in un soggiorno da
dimenticare. La giovane ha infatti
subito, da parte di due suoi connazionali, una violenza sessuale,
immediatamente denunciata alla
polizia. Che ha contestato alla ragazza il reato di sesso fuori dal
matrimonio. Un illecito per il
quale verrà processata, con l'obbligo tra l'altro anche di pagare
un'ammenda di entità piuttosto
elevata: sono infatti queste le
l'età minima prevista e vogliono sposarsi (sono tremila circa, stando a
quanto riferito, le famiglie coinvolte
in tali situazioni).
DAL MONDO
Dubai non è una città per donne occidentali
a perla degli Emirati Arabi
Uniti, la Las Vegas del Golfo
Persico. Il cuore orientale del
divertimento, del lusso e delle
follie. Così viene definite da molti
Dubai, la cittadina dei grattacieli
moderni in stile “occidentale” che
tutto il mondo considera come
esempio di ricchezza e avanguardia.
Un sogno dunque. Che per qualcuno è per diventato un incubo.
La Bbc (la notizia è stata ripresa
da Marco Petrelli per Gli Occhi
della Guerra) ha raccontato nei
giorni scorsi, in proposito, la
storia di una studentessa inglese
della proposta: secondo Bozdag infatti
il senso del testo era quello di favorire
le coppie che violano la legge avendo
rapporti sessuali consenzienti sotto
timo anno delle elementari). Le autorità
hanno reso noto che almeno in 23 sono
stati ricoverati in ospedale.
Quanto all'autista, la polizia ha fatto
sapere in una nota che dopo l'interrogatorio effettuato per accertare come si
sono svolti i fatti, l'uomo è stato posto
agli arresti. Fred Fletcher, capo delle forze
dell'ordine locali, ha dichiarato di ritenere
molto probabile l'ipotesi che l'incidente
sia stato causato dall'alta velocità. Sul
fatto è stata aperta un'inchiesta anche
da parte degli investigatori federali. MB
conseguenze della legge coranica
applicata nel Paese.
Oltretutto quello di questi giorni
non è l'unico caso di una donna
occidentale costretta a subire
l'umiliazione di veder rivolte
verso di lei accuse derivanti da
una violenza sessuale. Nel 2013
una ventiquattrenne norvegese,
a Dubai per lavoro, era stata
violentata da un collega. E malgrado le fosse stato sconsigliato,
lo aveva denunciato. Il risultato
ottenuto è stata una condanna,
per lei, a 16 mesi di reclusione
per “adulterio, spergiuro e consumo di alcol”.
Tali episodi – ed altri analoghi,
come quello della ventinovenne
britannica sorpresa a fare sesso
(consensuale) in auto e per questo
arrestata, multata e processata –
si inseriscono nell'ottica della realtà
degli Emirati di cui gli occidentali,
troppo spesso, non risultano informati. Una realtà che punisce in
pubblico ma tollera in privato
(come nel caso della prostituzione
e del consumo di bevande alcoliche), in cui comunque non trova
posto, legalmente parlando, la parità di genere.
GRAN BRETAGNA: FARAGE AMBASCIATORE IN USA?
“Molti vorrebbero vedere Nigel Farage rappresentare
la Gran Bretagna in qualità di ambasciatore negli
Stati Uniti. Farebbe un ottimo lavoro”. Con questo
tweet il nuovo inquilino della Casa Bianca Donald
Trump ha “candidato” il leader dell'Ukip (che ha collaborato con il suo staff durante la campagna elettorale
e che, il 12 novembre, è stato il primo europeo a far
visita al tycoon dopo le elezioni) alla carica di inviato
diplomatico negli Usa. Le parole del magnate newyorkese per il parlamentare europeo sono state un
“fulmine a ciel sereno” ed altrettanto per il governo
britannico che, riferisce la Bbc, ha respinto l'idea affermando che “non c'è alcun posto vacante. Abbiamo
già un eccellente ambasciatore negli Stati Uniti”.
EGITTO: ANNULLATO L’ERGASTOLO ALL’EX PRESIDENTE MORSI
La Corte di Cassazione del Cairo ha annullato la condanna all'ergastolo nei confronti dell'ex presidente
Mohamed Morsi, leader dei Fratelli Musulmani (eletto
nel 2011, era stato deposto dopo un colpo di stato
nel 2013: al suo posto alla guida del Paese, da allora,
il generale al Sisi). Secondo la suprema magistratura
egiziana dunque, il processo - in cui Morsi era alla
sbarra per “spionaggio per organizzazioni straniere”
(in particolare era accusato di aver collaborato con il
gruppo palestinese Hamas) – dovrà essere nuovamente
celebrato. La pronuncia di ieri arriva a pochi giorni
da quella, anch'essa favorevole a Morsi, in seguito
alla quale era stata annullata la condanna a morte
comminatagli per aver favorito un'evasione di massa
durante la rivolta popolare che ha portato alla caduta
del suo predecessore Hosni Mubarak.
GIAPPONE: NUOVA VIOLENTISSIMA SCOSSA DI TERREMOTO
Una scossa di magnitudo 7.4 (con profondità di
10km a largo della costa dell'Oceano Pacifico,
durata circa 20 secondi) ha fatto tremare la
terra nel nord del Giappone. Le autorità, in
seguito al sisma, hanno ordinato l'evacuazione
delle zone costiere nelle prefetture di Fukushima
(colpita nel 2011 da un sisma che ha provocato
migliaia di vittime e un disastro nucleare) e
Miyagi. Il sisma, avvertito anche a Tokyo, non
risulta al momento aver provocato morti o feriti
gravi. Sembra rientrato l'allarme per un maremoto
di vaste proporzioni, anche se sono state registrati
– riferisce la stampa – onde di 90 cm nel porto
di Soma e di 60 nella località di Honohama. In
tv sono comunque stati diramati avvisi alla popolazione di non abbandonare le aree sopraelevate
fino ad ulteriori segnalazioni. I responsabili
della centrale nucleare di Fukushima hanno fatto
sapere che l'impianto di raffreddamento di uno
dei reattori ha subito un'interruzione, senza però
che questo abbia fatto registrare un aumento
considerevole della temperatura. Maggiori controlli
sono comunque in corso.
MESSICO:
TROVATI I RESTI DI NOVE PERSONE
SENZA TESTA
Le autorità dello Stato messicano di Guerrero
hanno reso noto che, nel tardo pomeriggio di domenica, lungo la strada nei pressi della città di
Tixtla sono stati rinvenuti i resti di nove uomini
decapitati. Sale dunque a quattordici, soltanto nello
scorso fine settimana, il numero di cadaveri trovati.
Stando a quanto riferito dal portavoce del governo
locale Roberto Alvarez, i corpi presentavano evidenti
segni di tortura. “Questo – ha aggiunto Alvarez –
dimostra che è in corso una violenta guerra tra
gruppi criminali rivali” (il riferimento è ai cartelli
della droga che operano nella zona).
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Mercoledì 23 novembre 2016
ESTERI
MENTRE PROSEGUONO I BOMBARDAMENTI SULLA CITTÀ, CON CENTINAIA DI VITTIME CIVILI
Attacco finale per riprendere Aleppo
L’arcivescovo Chahda: “Siamo una minoranza accanto alla gente che soffre”
M
onsignor Denys Antoine Chahda, arcivescovo di Aleppo dei
Siri, in un colloquio
con il direttore di AcsItalia Alessandro Monteduro, fa il
punto sulla situazione nel Paese
mediorientale: “L’ esercito governativo sta preparando l'attacco finale per riconquistare Aleppo, esercito che, al contrario degli avversari, ha rispettato la tregua". Per
mons. Chahda il presidente siriano
Assad "è il migliore fra gli attori
politici disponibili". Ciò non vuol
dire "difendere il governo siriano"
ma difendere "i diritti della gente
che soffre a causa dei gruppi armati. Sono tutte vittime innocenti,
che non si occupano di politica".
Qualora Assad vinca, è la convinzione dell'arcivescovo, "siamo sicuri
si possano aprire maggiori spazi
per i cristiani, anzitutto sul piano
costituzionale, migliorando così
una Costituzione per la quale l'Islam
non è la religione dello Stato"
I cristiani di Aleppo, spiega ancora
mons. Chahda nel colloquio ripreso
da agensir-Dire, "nutrono il desiderio che sia conosciuta la verità.
E la verità è che c’è una Chiesa siriana, che esiste ed è viva. Essa
chiede alla Chiesa occidentale di
condividere le proprie sofferenze".
Nonostante il conflitto in atto l'arcivescovo non perde la consapevolezza del ruolo dei cristiani siriani:
"Non siamo una minoranza, bensì
MANIFESTAZIONI IN INDONESIA
Religioni in piazza
contro gli estremismi
A
una comunità che dà una testimonianza missionaria. Storicamente,
tra l''altro, le comunità cristiane hanno preceduto quelle islamiche".
Quanto ai rapporti fra cristiani e
fedeli dell'Islam l'arcivescovo si mostra sereno: "Oggi in centro città le
relazioni fra le diverse componenti
religiose sono buone, c’è collaborazione, come prima della guerra.
Noi continuiamo a frequentare liberamente i nostri luoghi di culto
e i musulmani ci rispettano. Non si
sono mai ingeriti nella vita dei cristiani". Tale spirito collaborativo,
secondo il prelato, rappresenta un
fattore di realistica speranza in vista
dell''auspicata fine del conflitto:
"Questi rapporti pacifici fra cittadini
di diverso credo è il presupposto
per il futuro risanamento delle ferite
della nazione. Ne siamo certi: il futuro sarà migliore. Siamo preoccupati solo per i gruppi armati", ha
concluso l'arcivescovo.
Intanto anche Declan Lang, presidente del dipartimento affari internazionali dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles, lancia un appello
perché si ponga fine al massacro di
civili nel conflitto in Siria, in particolare nella parte orientale della
città. “Almeno 141 civili, tra cui 18
bambini, sono stati uccisi in una set-
lmeno tremila indonesiani di tutte
le religioni, compresi i cattolici,
sono scesi in piazza nella capitale
Jakarta e a Semarang per opporsi agli
estremisti e ribadire il motto dell'Indonesia
"unità nella diversità" e la Pancasila, ossia
la Carta dei cinque principi su cui si
fonda la Costituzione indonesiana.
Alla base della manifestazione anche il
recente episodio di una bomba fatta
esplodere davanti a una chiesa protestante
nella provincia del Kalimantan est, durante
la quale è morto un bimbo di due anni, e
il tentativo di polarizzare la nazione in
seguito alla vicenda del governatore di
Jakarta, il cristiano Basuki Tjahaja Pur-
timana in seguito alla ripresa dei
bombardamenti dei ribelli nella
zona orientale di Aleppo. Bombardamenti che hanno devastato gli
ospedali”. Nella zona è in corso da
martedì scorso, e dopo il cessate il
fuoco durato una settimana, un attacco a fuoco tra aerei russi e siriani
e bombardamenti da parte delle
forze governative e dei suoi alleati.
"La distruzione degli ospedali e la
nama, detto ''Ahok'', accusato di blasfemia. Il 4 novembre centinaia di migliaia
di persone, guidate da gruppi musulmani
radicali, avevano infatti organizzato una
manifestazione contro il governatore di
Jakarta, chiedendone l'arresto. Il 16 novembre, la polizia ha ufficialmente indagato
Ahok per blasfemia, annunciando che
verrà rinviato a giudizio. P. Simon Petrus
Lili Tjahjadi, rettore della facoltà di Filosofia
a Giacarta ha spiegato alle fonti vaticane
che "la preoccupazione per il bene comune
dell'Indonesia è anche nostra. Questa è
la prova del nostro impegno per tutelare
l'identità profonda dell'Indonesia, che è
pluralista".
conseguente mancanza di forniture
mediche per le vittime di violenza
non possono essere giustificate. Facciamo appello ai responsabili della
conduzione della guerra di rispettare
la vita di tutti i civili e di lavorare incessantemente per una pace basata
sulla giustizia. La guerra non può
mai essere una soluzione soddisfacente ai problemi politici", ha concluso Lang.
LIBERO SCAMBIO INTERNAZIONALE
Trump: cancelleremo
subito l’accordo sul Tpp
l presidente statunitense eletto
Donald Trump ha annunciato
l'abbandono dell'ambizioso trattato di libero scambio internazionale Trans-Pacific Partnership
(Tpp), misura che sarà applicata
"dal primo giorno di mandato",
come ha specificato il magnate
Il Tpp, già siglato da 12 stati del
Pacifico, avrebbe creato una zona
di libero scambio tra membri che,
insieme, comprendono il 40 per
cento dell'economia mondiale.
L'annuncio ha avuto ripercussioni
I
nelle cancellerie di diversi stati
asiatici firmatari, in particolare
Giappone, Vietnam e Malaysia,
che dal trattato avrebbero tratto
grandi vantaggi economici. E ora
la Cina, che osteggiava il progetto
statunitense interpretandolo come
ingerenza nella propria area d''influenza, ha l'occasione di subentrare agli Stati Uniti spingendo il
proprio trattato di libero scambio
Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), concentrato nella medesima area.
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Mercoledì 23 novembre 2016
STORIA & CULTURA
LA STORIA ATTRAVERSO I DOCUMENTI
Terlizzi: Puglia e Fascismo
“Nel cuore di questa rigogliosa Apulia l’abitudinario scorrere della vicenda umana ha caratteri suoi propri”
di Emma Moriconi
o sfoggi della natura
par che si trattenga,
qui, la fuga del tempo;
e quella stessa fissità
dell'orizzonte sul piano verdeggiante, chiuso nella lontananza delle velate Murgie, par che ti inviti
alla serenità estasiante. Nel cuore
di questa rigogliosa Apulia l'abitudinario scorrere della vicenda
umana ha caratteri suoi propri,
che ne fanno un inconfondibile
modo di vita tutto locale, tutto votato al lavoro che non tradisce quello della terra - ma tutto misurato sul metro della consuetudine".
Così parla di "Apulia" la rassegna
mensile illustrata "Opere pubbliche" del gennaio-febbraio 1936.
"Qui si ama la terra, il campo, l'orto
come l'unica e sicura fonte di bene
e di benessere. Qui come in tutte
le provincie pugliesi", dice ancora.
Insomma, descrive l'ambiente, la
gente, la cui vita si fonda sull'agricoltura ma non dimentica di sottolineare l'importanza storica di
certi elementi: "Secoli di storia,
che le torri ed i campanili testimoniano carichi di eventi, sono
qui accumulati nel succedersi delle
dominazioni. Ostrogoti, bizantini,
longobardi, saraceni, normanni,
svevi, angioini, aragonesi, spagnoli
e borboni: tutti hanno lasciato superstiti segni di quello che fu la
loro potenza o strapotenza, o la
espressione migliore del loro spirito. Gioielli d'arte, specie scultorea
ed architettonica, sono tutt'altro
che rari ad incontrarsi anche a
Terlizzi, che pur conserva intatto
“L
qualche bell'edificio dell'età medioevale. La regione della Peucezia, come quelle della Daunia e
della Messapia, ha saputo saldare
un passato secolare di lotte e vicende con un presente di decisa
rinascita, senza sciupare peraltro
nulla del buono che fu; passato e
presente legati dalla più nobile
delle tradizioni: l'attaccamento alla
terra, doviziosa generatrice di messi e prodiga dispensiera di grazie".
Quindi la rivista passa a ragionare
di cose fatte, e parla di "segni
della rigenerazione fascista che ti
ammoniscono subito che anche
qui non s'è affatto dormito. Una
cert'aria di redenzione si respira
anche fra le semplici vestigia del
passato. Dopo la purissima e copiosa acqua del Sele che, attraverso
quella ciclopica opera che è l'Acquedotto Pugliese, è venuta a dissetare la città, siamo, ora, all'attuazione della seconda grande
opera igienica: la fognatura. Quest'opera, che riscatta la città da un
secolare gravame di regresso, e
che è stata iniziata nel 1933, è già
in avanzato corso di ultimazione.
Essa è un'opera idraulica concepita
dalla tecnica più moderna, basata
sul sistema separatore. Consta, infatti, di due collettori principali
che immettono in vasche Iknoff
[...]". Segue una spiegazione dettagliata, tecnica, del procedimento
e delle tecniche utilizzate. A seguire si parla ancora di testimonianze della "volontà costruttiva
del Fascismo", come la "bellissima
levigata strada statale Bari-Canosa", il "Campo Sportivo del Littorio
col suo monumentale e severo
portale d'onore", un Campo "su
cui si tempra ai cavallereschi cimenti agonali la balda gioventù
terlizzese" e che "occupa la capacissima area di ventimila metri
quadrati, completamente recinta
da decoroso muro in pietra da ta-
glio lavorata". Lo Stadio contiene
il campo di gioco del calcio, 100
metri x 60 e una spaziosa pista
per gare podistiche. Ancora, l'edificio scolastico, due piani, configurazione planimetrica a U, col
lato aperto rivolto verso nord, "e
con le due ali baciate esternamente dal sole di levante e da
quello di ponente". Una struttura
molto grande, in muratura di tufo
tenero sorretta da una robusta ossatura di cemento armato, descrive
ancora la rivista. "La copertura è a
tetto - continua - con tegole del
luogo e con soffitto Perret. Le belle
e luminose scale sfoggiano la pietra
levigata di Trani". Materiali italiani,
come le tegole del luogo, la pietra
di Trani. Trentasette aule, un'ampia
palestra coperta, una spaziosa palestra scoperta, ampi finestroni,
impianti idropotabili, una rete di
idranti che consente l'innaffiamento
delle numerose aiuole del parco e
delle sua piante ornamentali. 1250
mq, 27mila mc, corridoi per 1700
mq, cinque locali per uffici, due
per l'assistenza sanitaria, due alloggi di tre vani ciascuno, un ampio
locale per la biblioteca. Una struttura capace di accogliere comodamente duemila alunni.
L'opera fu completata nel 1934,
costò 3.300.000 lire. Il progetto
venne redatto e i lavori vennero
diretti dall'Ing. Comm. Marco
Amendolagine.
Altra opera di sicura importanza
è il "sanatorio Michele De Astis,
dedicato appunto a questo benemerito mecenate terlizzese", che
è l'argomento della nostra prossima
puntata.
PALERMO
SiciliAntica:“Una domenica al lago” O
Un itinerario per la conoscenza e la valorizzazione delle aree lacustri
rganizzato da SiciliAntica
si presenta giovedì 24 novembre 2016 alle ore 17,00
nella Sala Martorana di Palazzo
Comitini in via Maqueda, 100 a
Palermo il Progetto: “Una Domenica al Lago. Un itinerario per la
conoscenza e la valorizzazione
delle aree lacustri siciliane”.
Dopo i saluti di Leoluca Orlando,
Sindaco della Città metropolitana
di Palermo e di Giuseppe Canalella, Vice Presidente regionale
SiciliAntica, sono previsti gli interventi di Rosario Schicchi, Ordinario di Botanica presso l’Università di Palermo che affronterà
il tema “La natura intorno ai laghi”, a cui farà seguito la comunicazione di Franco Andaloro,
Responsabile dell’ISPRA Sicilia,
che parlerà su “L’importanza
delle acque dolci nella conservazione della biodiversità nei laghi siciliani”.
Di “Patrimonio lacustre volano di
sviluppo rurale delle aree interne”
relazionerà invece Alfonso Milano,
Dirigente dell’U.O. Acquacoltura,
Maricoltura del Dipartimento della
Pesca Mediterranea dell’Assessorato Regionale Agricoltura e
Pesca, mentre Mario Liberto, Presidente regionale Arga Sicilia interverrà su “Laghi: microclima e
tipicità”. Su come si può valorizzare un lago porterà la propria
esperienza Davide Bellavia, Ingegnere, esperto in progettazione
europea e fondatore di Rosamarina Lake. Il Progetto “Una Domenica al Lago” verrà presentato
da Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale SiciliAntica,
mentre Caterina Giordano, Presidente provinciale di SiciliAntica,
esporrà il programma di un itinerario per la conoscenza dei
Laghi siciliani. Alla fine è previsto
la proiezione di un video sui laghi
siciliani. La conferenza è organizzata da SiciliAntica in collaborazione con Guardie Sikane e
Atc, l’Associazione che viaggia,
e con il patrocinio della Città Metropolitana di Palermo. Il progetto
è comunque aperto ad ulteriori
contributi sia di enti pubblici che
di associazioni private.
“Nell’immaginario collettivo la Sicilia non è terra di laghi. – afferma
Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale di SiciliAntica ma l’innalzamento di decine e
decine di dighe nello scorso secolo ha portato alla nascita di
ampi bacini lacustri e creato luoghi suggestivi e di incomparabile
bellezza, cambiando il volto di
interi territori. Un originale patrimonio naturale dell’Isola, sconosciuto e spesso poco valorizzato
e che ben utilizzato può invece
rappresentare, per le realtà locali,
il volano di un originale e inatteso
sviluppo economico. E noi vogliamo favorire questo percorso”.
Tel 346.8241076.
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Mercoledì 23 novembre 2016
TECNOLOGIA
CONDIVISIONI MULTIMEDIALI
Anche su Instagram le foto
saranno solo… un ricordo
Diretta streaming fino a un’ora e messaggi privati che si auto-distruggono una volta letti
di Chantal Capasso
D
opo i live di Facebook
arrivano, quelli di Instagram. Il futuro della condivisione non sarà più
nella staticità delle foto,
forse obsolete, ma nei video.
Instagram lancia, infatti, due novità.
Le dirette streaming e i messaggi
privati che si auto cancellano. I
Video Live su Instagram si troveranno all’interno di Storie: cliccare
sulla nuova opzione ‘Start Live Video’, per condividere fino a un’ora
di diretta.
A differenza di quello che succede
su Facebook, il video scomparirà
alla fine della trasmissione. I propri
contatti saranno allertati e il rilascio
della funzionalità sarà disponibile
per tutti gli utenti entro qualche
settimana.La seconda novità prende nuovamente ispirazione da
Snapchat (lo aveva già fatto anche
Facebook, con le chat segrete), e
si riferisce ai messaggi diretti, utilizzati da oltre 300 milioni di utenti
ogni mese.
Da oggi sarà possibile per tutti
condividere nei messaggi diretti,
siano esse per un solo destina-
tario o per gruppi
fino a 15 persone,
foto e video che
scompar iranno
dopo la visualizzazione da parte
del destinatario.
La novità era già
stata anticipata
qualche settimana
fa dal portale russo
T Journal che ha rilasciato in anteprima una serie di
screenshot che
mettevano in evidenza le dirette su
Instagram. Ora la
notizia è ufficiale:
il social network di
fotografia permette
a tutti gli utenti di
trasmettere live su
Instagram. Le dirette su Instagram
possono avere una durata massima
di un'ora e non si possono salvare
all'interno dei profili come avviene
su Facebook ma vengono eliminate
definitivamente al termine della
trasmissione. Per avviare una diretta su Instagram è molto semplice, sarà sufficiente uno swipe
verso destra per aprire la videocamera dello smartphone ed oltre
alle classiche opzioni per le Instagram Stories si noterà la nuova
voce "Live".
Una volta avviata la trasmissione
tutti i nostri follower riceveranno
una notifica e potranno dunque
accedere alla Live per guardare
e lasciare commenti. Introdotta
inoltre la nuova sezione "Top
Live" dove poter scoprire nuovi
utenti e osservare le trasmissioni
con il maggior numero di partecipanti. Al momento le dirette
su Instagram non sono ancora
abilitate a tutti gli utenti del mondo ma entro qualche settimana
la novità sarà rilasciata su tutti
gli account.
IL 90% DEL TEMPO DI UTILIZZO DEI DISPOSITIVI MOBILI IN ITALIA AVVIENE SULLE APP
Il telefono sempre più “smart” e meno “phone”
A monopolizzare l’uso dei dispositivi mobili è soprattutto l’accesso ai social network
rmai il cellulare viene usato sempre meno per telefonare, da quando è diventato “smart”, il fenomeno
si è ancora più accentuato. La
maggior parte degli utenti utilizza
il proprio smart-phone per connettersi sulla rete. Secondo la
stima effettuata da comScore,
negli ultimi 20 anni, la proporzione di utenti internet al di
fuori degli Stati Uniti è cresciuta
dal 34% all’89%, e l’area EMEA
rappresenta oggi un terzo dell’audience complessiva. La crescita globale delle piattaforme
mobile ha creato nuovi consumatori digitali provocando un
incremento del tempo dedicato
O
alle attività online. Ovviamente
l’Italia non è certo immune a
tale tendenza. Il 70% dell’audience digitale complessiva utilizza dispositivi mobili per accedere a contenuti, sia in maniera esclusiva che in aggiunta
a computer desktop.
All’interno di questo nuovo sistema, i rilevamenti di comScore
MMX Multi-platform sottolineano l’importanza delle applicazioni, le quali sono responsabili
del 90% del tempo di utilizzo
complessivo di dispositivi mobili
in Italia.
Gli italiani trascorrono più tempo su dispositivi mobili rispetto
ai computer desktop: il mobile
rappresenta circa il 64% del
tempo complessivo di utilizzo
di dispositivi digitali, mentre
le applicazioni contano per circa
il 90% dei minuti dedicati ai
dispositivi mobili. A giugno, il
28% degli utenti di applicazioni
per smartphone ha usato dispositivi mobili per confrontare
i prezzi di prodotti, e circa un
terzo ha dichiarato di compiere
tale attività su base settimanale.
Gli utenti di applicazioni tendono oggi ad affidarsi ai dispositivi smart per soddisfare
esigenze di consumo sempre
crescenti. A monopolizzare l’utilizzo dei dispositivi mobili è
soprattutto l’accesso ai social
network. Ben il 37
per cento degli
utenti si dedica
alla consultazione
di Facebook e simili almeno una
volta al giorno. Il
20 per cento degli
italiani utilizza, invece, i dispositivi
mobili per fare acquisti. Non si contano, poi, anche
se la comScore
non rilascia un
dato ufficiale,
quelli che con lo smartphone
ci giocano. Nelle sale d’attesa,
sull’autobus o in metro sono
moltissimi gli italiani alle prese
con giochini, come Candy
Crush, che non necessitano di
particolare attenzione. Il 27 per
cento degli italiani è, invece,
appassionato, di news. Ch.C.
BOSTON
NuTonomy, il taxi che si guida da solo
Dopo Singapore le self-car approdano in America
I
robo-taxi di NuTonomy
approdano a Boston. E lo
fanno dopo aver superato
la prova su strada già a Singapore nell'estate 2016.
Le Renault Zoe elettriche del
gruppo debutteranno entro
la fine dell’anno sulle strade
pubbliche di Boston, grazie
ad un accordo siglato con le
autorità locali.
Questo sarà il primo test sulle
strade pubbliche di una città
americana per NuTonomy.
Sino a oggi, infatti, negli Usa
questi veicoli sono stati spe-
rimentati soltanto in circuiti
chiusi. Al contrario di quanto
già fatto dalle Google Car in
California e Nevada o Uber
in Pennsylvania.
La Land Transport Authority
ha stabilito, infatti, che i veicoli
potranno circolare all’interno
di un’area piuttosto limitata,
pari a circa 4 Km quadrati,
almeno in un primo momento.
Si tratta di una zona dedicata
dalla città del Massachusetts
proprio a questo tipo di progetti, dunque con traffico controllato in modo da garantire
la piena sicurezza alla collettività. Così il sindaco Marty
Walsh ha commentato l’accordo, sottolineando che si
tratta di un’iniziativa messa
in campo (anche) con l’obiettivo di rendere Boston un centro di ricerca e innovazione
per quanto riguarda il mondo
delle quattro ruote. Per nuTonomy è di fatto una sorta
di ritorno a casa: il team è
infatti nato nel 2013 all’interno
del MIT (Massachusetts Institute of Technology), per
poi spostarsi a Singapore. Ini-
zialmente, a Boston, a bordo
delle vetture sarà presente
un operatore in grado di assumere i comandi in caso di
necessità e i taxi non caricheranno passeggeri, come
invece avviene nel paese
asiatico. Con questa mossa
la città di Boston vuole toccare
con mano la possibilità di utilizzare o meno le vetture a
guida autonoma. Soprattutto
per capire se questi veicoli
potranno in futuro servire per
migliorare la sicurezza sulle
Ch.C.
strade.