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Anno V - Numero 282 - Mercoledì 30 novembre 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Cronache
Roma
Società
Italiano rapito
in Siria, è mistero
Ancora un no
alla Bolkestein
Lapo finge sequestro
e finisce nei guai
a pag. 4
CONSULTA E RIFORMA MADIA
Capasso a pag. 10
Sarra a pag. 7
LA CADUTA DEL GOVERNO PER LE DIMISSIONI DEL PREMIER E LE SUE STRATEGIE PRE E POST-VOTO
Se Renzi
ostacola
la realtà
E i governatori tacciono...
tupisce che non ci sia nessun governatore - a parte
Zaia - pronto a spiattellare
la verità ad un presidente del
Consiglio che più bugiardo
non si può. La sentenza della
Corte Costituzionale sull'oscena riforma Madia - quella che
pretende di asservire la dirigenza pubblica al potere politico in spregio ad ogni principio di imparzialità dell'amministrazione - c'entra un fico
secco con la schiforma ideata
da lui e da quel genio della
Boschi.
Un minuto dopo la pronuncia
della Consulta il premier se
ne è uscito con i soliti, stonati,
toni propagandistici, mentendo
spudoratamente sulla decisione dei giudici.
In discussione e' il principio
di leale collaborazione tra i
poteri dello Stato. Ed è forse
questo, direbbe Enrico Letta,
il problema di Renzi che con
la parola lealtà fa a pugni tutte
le mattine.
In pratica, se lo Stato interviene
su una materia di competenza
regionale, lo deve fare concordando le modifiche alla legislazione con gli enti che governano il territorio. La stessa
cosa accadde con la legge
obiettivo del governo Berlusconi, analogamente impugnata
dalle regioni e colpita dalla
Corte costituzionale, per la materia legata alle infrastrutture.
Se il potere e' mio, non te lo
prendi tu, ma me lo chiedi e
agisci dopo che ti ho dato il
mio ok. La Madia pretendeva
che le regioni si accontentassero di un semplice parere da
esprimere.
La realtà è che chi ci governa
deve avere un po' più di rispetto
istituzionale, le regole non si
devono piegare alla convenienza di palazzo Chigi. E su questo
architrave pensano di sovvertire la Carta costituzionale col
referendum di domenica prossima.
La posta in gioco e' elevatissima, perché Renzi punta ad un
dominio personale privo di
contrappesi. Nel presidenzialismo americano c'è il Congresso a vigilare sul capo della
Casa Bianca: non vorremmo
che di qui in avanti si pensasse
persino a cancellare la Corte
costituzionale.
È un altro motivo per dire No
alle strambe idee del premier.
Francesco Storace
S
LA VITTORIA DEL FORSE
Dai Cinque Stelle al centrodestra, passando per Alfano:
tutti concentrati sul possibile vuoto di potere
di Robert Vignola
ra il sì e il no, è ormai il
forse a rubare la scena.
Con l’inevitabile domanda: ma davvero Renzi è
pronto a sloggiare? Il tema
è noto: non solo il premier potrebbe
decidere di sgombrare il campo in
caso di sconfitta; potrebbe farlo anche
in caso di vittoria, salendo al Colle
per rimescolare le carte al governo
e imporre comunque una squadra
di suoi fedelissimi. Con un occhio,
questo può sfuggire ma è del tutto
centrale nella strategia renziana, agli
equilibri del suo partito e l’altro alla
legge elettorale da modificare.
T
Non è quindi una sorpresa se, in assenza di una presa di posizione del
diretto interessato tesa a sgombrare
il campo da ogni equivoco (opera
dal quale si è guardato bene), è
proprio dal governo che si continua
a dire che l’ipotesi non è sul tappeto.
Così il ministro Dario Franceschini
rassicura tutti (e probabilmente se
stesso) che “questo scenario delle
dimissioni del governo dopo la vittoria del Sì mi sembra surreale. Non
ne capisco le motivazioni. Se vince
il Sì l'Italia è più stabile e il governo
è vincitore. Non ci sarebbe una ragione logica per le dimissioni”.
Per i Cinque Stelle ha parlato invece
Luigi Di Maio: “Se il 4 dicembre
dovesse vincere il No, io mi auguro
che il 5 dicembre Matteo Renzi
mantenga la sua promessa iniziale
di dimettersi. Non ci sarà l'apocalisse,
perché ci sarà il Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella a tracciare la strada. Per quanto ci riguarda, noi chiederemo nuove elezioni
nel 2017 e speriamo di ottenerle”.
Insomma, strada d’obbligo e ben
poca convinzione che la si potrà
percorrere fino in fondo. Altri addetti
ai lavori, uno su tutti Fabio Rampelli
di Fratelli d’Italia, immaginano una
nuova legge elettorale prima di ricorrere alle urne. Servirebbe però
comunque un governo, che Gianfranco Rotondi vede in mano ad Al-
REPORTAGE ESCLUSIVO DA MIAMI TRA GLI ESULI
Cuba è davvero libre
Reboa a pag. 5
fano: “se Renzi sbatte la porta e se
ne va, è probabile che Mattarella
debba utilizzare il governo in carica
per gli affari correnti e per accompagnare il rapido varo di una nuova
legge elettorale. Piuttosto che imbarcarsi nell'avventura di costruire
un nuovo esecutivo per tre mesi, è
probabile che il capo dello Stato
possa lavorare a un Renzi fotocopia
presieduto per tre mesi dal ministro
degli Interni in quanto competente
in materia elettorale. Nei manuali
tale governo si definirebbe governo
istituzionale di scopo”.
Chissà che dopo Monti, Letta e Renzi
gli italiani non debbano vedersi anche Alfano a Palazzo Chigi?
INIZIATIVA DEL SINDACO
Amatrice
si promuove
in Europa
a pag. 8
2
8
Mercoledì 30 novembre 2016
ATTUALITA’
DAL FRONTE POLITICO
Prove tecniche di primarie
Il centrodestra s’interroga sul futuro. Fitto a Salvini: “D’accordo ad aprirci ai cittadini, iniziamo presto”
LA CURIOSITÀ
L’Italia può intonare
la canzone per il no
L
a destra italiana torna a cantare.
Anzi, non ha mai smesso: ma per il
referendum ha voluto addirittura travalicare se stessa e lanciare un messaggio
a tutti. Naturalmente per il no.
Ieri su RadioRomaCapitale (FM 93.00),
nella trasmissione 'Roma ogni giorno'
condotta da Francesco Vergovich, e in
diretta Facebook, è stata lanciata la 'Canzone per il no', con musica e voce del
cantante Alessandro Guiducci e testo di
Valentina Cardinali, vicepresidente del comitato per il No Sovranità popolare-Azione
Nazionale. Presto della canzone sarà disponibile anche il video. "Noi del comitato
per il No Sovranità popolare di Azione
Nazionale ci auguriamo che questo brano
possa essere utilizzato da tutti gli altri co-
di Robert Vignola
B
erlusconi ancora leader?
E se no, con quale ruolo?
E le primarie avranno
diritto di cittadinanza nel
centrodestra che verrà?
È ancora tempo di interrogativi
nell’area politica un tempo maggioranza nelle urne. E lo è a maggior ragione che si avvicina la
data del referendum. Normale allora che si guardi a cosa sta per
avvenire al governo Renzi, partendo pur sempre dalle dichiara-
zioni di Silvio Berlusconi: “Il centrodestra, se vuole contare e vincere, deve restare compatto. Se
Meloni e Salvini non accettassero
di fare parte della coalizione del
centrodestra, cosa che escludo assolutamente, diventerebbero irrilevanti. I leader non si nominano,
nessuno può determinarlo. Un leader viene dal basso, lo decide e
lo sceglie la gente. Io non ho in
mente nessun nome, ho in mente
me stesso, se ancora resterò in
campo”. E quel “se” è legato, appunto, alla decisione che lo stesso
Cav ha ventilato riguardo una sua
possibile uscita dalla scena politica: mossa per creare suspense o
effettivo bisogno di riposo?
Certamente quella frase sul leader
che viene dal basso però è un assist a quanti ritengono le primarie
lo strumento giusto per guardare
a una eventuale successione. “Sono
pronto a fare le primarie anche
domani mattina. Chiunque voglia
governare non può prescindere
dalla partecipazione popolare –
ha detto il segretario della Lega
Matteo Salvini in un’intervista al
Tempo e a Libero – Anche in questo caso, spero proprio che Berlusconi le accetti. Altrimenti noi andiamo avanti lo stesso. Ma sono
sicuro che la maggior parte degli
eletti e degli elettori di Forza Italia
hanno voglia di partecipare”. Anche perché l’alternativa, gli ha
fatto eco da Fratelli d’Italia Giorgia
Meloni, sarebbe “l’implosione del
centrodestra”.
Ecco allora che altri che già in
passato avevano indicato in quello
strumento la via giusta per il rilancio sfidano gli altri a far seguire
mitati del No per dare più carica a tutti
coloro che si stanno impegnando in
questa battaglia di sovranità popolare e
nazionale contro la riforma Renzi", commenta Gianni Alemanno. "Proprio per
questo questa canzone, in tipico stile da
cantautori italiani, nel testo non ha nessun
riferimento partitico ma può essere cantata
da gente di destra come di sinistra", continua. "Come tutte le canzoni popolari
non è di parte ma appartiene a tutti, è
solo contro il potere imposto dall'alto
oggi rappresentato da Matteo Renzi e dal
suo governo", conclude Alemanno.
La Canzone per il no si può già ascoltare
al link
https://www.facebook.com/536209443202
407/videos/724887854334564/.
i fatti alle parole. “Le dichiarazioni
rese di Matteo Salvini sulle primarie sono molto positive. Se il
centrodestra vuole tornare competitivo, nel metodo deve aprirsi
ai cittadini”, registra Raffaele Fitto,
dei Conservatori e Riformisti.
“Nel merito, molti punti ci sono
già. Rinegoziare tutto in Europa,
una chiara alternativa a Renzi,
nessun Nazareno. Noi ci saremo,
a partire, mi auguro prestissimo,
da una data e da un lavoro comune di scrittura delle regole in
vista delle primarie”.
LA SENTENZA
Processo eternit: l’omicidio è colposo
micidio colposo e non volontario: così è stata modificata l'accusa per l'imprenditore svizzero Stephan
Schmidheiny, imputato per la morte da amianto di 258 persone al
processo Eternit bis.
Il giudice dell'udienza preliminare
ha dichiarato prescritti un centinaio
di casi e, quanto agli altri, ne ha
ordinato la trasmissione per competenza territoriale alle procure di
Reggio Emilia, Vercelli e Napoli.
A Torino restano soltanto due casi
per i quali il processo si aprirà il
O
14 giugno.
Ovviamente la sentenza è stata
accolta dalle parti con stati d’animo
opposti. Parla di “una grossa vittoria” l'avvocato difensore di Stephan Schmidheiny, Astolfo Di
Amato, commentando la sentenza
Eternit lasciando il Palazzo di Giustizia di Torino.
Invece secondo il suo collega Sergio Bonetto, uno dei legali di parte
civile del processo Eternit, “è un
fallimento per l'amministrazione
della giustizia”. Il penalista, in particolare, ha fatto riferimento alla
parte della sentenza in cui si dispone la trasmissione degli atti
ad altre tre procure: “Si allontana
così il momento in cui per queste
morti si potranno finalmente accertare cause e responsabilità”.
Ancora, si registrano le dichiarazioni di Giuliana Busto, presidente
e portavoce di Afeva, l'Associazione familiari e vittime amianto
di Casale Monferrato, dopo
l'udienza preliminare all'Eternit
bis: “amarezza, profonda amarezza, per ciò che è venuto fuori
dal tribunale di Torino. Nonostante
tutto credo ancora nella Giustizia
e posso affermare che ci batte-
remo per coloro che nel Processo
ci sono rimasti, per cercare di
includere tutte le parti lese dal
B.F.
2000 in poi”.
L’ALLARME
A Milano si spara ancora
Nonostante l’arrivo dei militari
la situazione sicurezza precipita
un’ondata di violenza che
non si ferma quella che ha
gettato nell’inquietudine Milano e il suo hinterland. Mentre
nel capoluogo lombardo sono
arrivati i primi gruppi di militari
che dovranno pattugliare la città
in nome di maggior sicurezza in
alcune delle zone più a rischio
(sono previsti in tutto 150 soldati
sull'arco di tre mesi), un nuovo
episodio legato alla criminalità
ha funestato la periferia.
Tre persone, secondo quanto indicato dalla Polizia di Stato, verso
le 22.40 di lunedì, hanno teso
un agguato a un 28enne di origine
nordafricana con precedenti per
droga, in attesa di essere regolarizzato. L'uomo, che stava camminando nel quartiere di Cinisello
È
Balsamo, in via Lincoln, in compagnia di un'altra persona, è
stato ferito da alcuni colpi di pistola dopo essere stato affiancato
da alcuni sconosciuti in automobile.
Il nordafricano ha subito ferite
alla schiena e ad una gamba ed
è stato trasportato d'urgenza all'ospedale Niguarda, scampando
quindi alla morte. Poco dopo
l'agguato, il veicolo utilizzato dai
malviventi, verosimilmente rubato,
è stato dato alle fiamme nella
stessa zona in cui si è verificata
la sparatoria.
Intanto, per il ferimento di un
34enne ferito a coltellate tra domenica e lunedì in via Borsieri,
la polizia ha fermato quattro perB.F.
sone sospette.
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Mercoledì 30 novembre 2016
ATTUALITA’
INTERVISTA A CARLO COSTALLI, PRESIDENTE DEL MOVIMENTO CRISTIANO LAVORATORI, IN VISTA DEL REFERENDUM
“Un No a chi vuole indebolire i valori”
“Renzi ha sbagliato a personalizzare” – “Mondo cattolico diviso? Mi piacerebbe una maggiore
autonomia e anche un pizzico di coraggio” – “Dopo il 4 dicembre pronti a dialogare con tutti”
di Igor Traboni
N
ato agli inizi degli anni
’70, con la riunificazione
tra le due componenti
che avevano abbandonato le ACLI non condividendone le motivazioni, le prospettive e soprattutto i risvolti sul
piano ecclesiale e sociale collegati
alla cosiddetta “svolta socialista”,
il Movimento Cristiano Lavoratori
rappresenta oggi una delle realtà
ecclesiali più partecipate e rappresentate sul territorio. Fedele
agli orientamenti del Magistero
della Chiesa, Mcl opera nel sociale,
dando testimonianza anche e soprattutto in alcuni passaggi-chiave
della vita italiana. E ovviamente il
prossimo referendum del 4 dicembre non sfugge a questa prospettiva. Al presidente nazionale Carlo
Costalli abbiamo quindi rivolto alcune domande in vista del voto di
domenica prossima.
Perché il Movimento Cristiano
Lavoratori ha deciso di schierarsi
per il No?
Non è sbagliato riformare la Costituzione, è sbagliato riformarla
in questo modo, è sbagliato riformarla senza coinvolgere la società,
i corpi intermedi, in un dibattito
ampio nel paese. E’ sbagliato l’aver
inserito un alto tasso di efficientismo
e decisionismo, che vanno bene
solo se restano tali, ma non possono
rappresentare le motivazioni politiche per un sistema rappresentativo, altrimenti si determina il pericolo di una strettoia per la democrazia, si rischia, con questo
meccanismo, di indebolire valori
a cui siamo molto attaccati, come
la partecipazione e la rappresentanza. La nostra posizione che non
è preconcetta né contra personam.
Così però, almeno secondo il
presidente Renzi, rischiate di finire in una accozzaglia. La preoccupa questa definizione oppure la notte riesce a dormire comunque sonni tranquilli?
Renzi ha già sbagliato a trasformare
questo referendum da costituzionale a personale: o con lui o contro
di lui, perché in questo modo ha
solleticato gli istinti dei molti, anche
nel suo stesso partito, che
non vedevano l’ora di fargli uno sgambetto. Ha fatto marcia indietro da questo errore esiziale ma ora
dovrebbe anche uscire
da questa sindrome da
accerchiamento che, talvolta, gli fa perdere lucidità. Io personalmente
dormo sonno tranquillissimi perché, come può
vedere dalle molte argomentazione che ho dato
nella risposta precedente
la nostra posizione non
è preconcetta né contra
personam.
Assieme ad altri movimenti ed associazioni,
rappresentate senza
dubbio l'avamposto cattolico del No. Eppure si
tratta di una galassia
ancora una volta divisa.
Come mai? E come giudica il percorso intrapreso da
altre realtà cattoliche?
Non voglio giudicare la buona fede
o meno di nessuna scelta, anche di
quelle per me incomprensibili. Mi
piacerebbe solo ci fosse una maggiore autonomia e anche un pizzico
di coraggio. Sarebbe già un buon
inizio per far tornare la piattaforma
cattolica centrale e influente. In
ogni caso noi lavoriamo incessan-
temente per questo obiettivo.
Ma il referendum del 4 dicembre, considerato quello che sta
facendo (ovvero 'non facendo')
questo governo a difesa di valori
a voi cari, non poteva e doveva
essere l'occasione giusta per ricompattarsi?
Poteva essere una buona occasione
ma ormai è troppo tempo che il
fronte cattolico marcia diviso. Io
ero a Todi, nell’ultimo tentativo che
si fece di costruire un soggetto unitario dal quale ripartire e che non
andò a buon fine. In attesa di una
unità che al momento è pura utopia
basterebbe ricompattarsi su alcuni
temi da sempre perno della nostra
storia e delle nostre tradizioni.
Il No, anche e soprattutto politicamente, rappresenta comunque
varie istanze e provenienze. Secondo lei, da una eventuale vittoria
referendaria, può nascere qualcosa di più definito e stabile? E in
che modo e con quali soggetti?
Il No ha riunito sotto lo stesso
“tetto” famiglie politiche molto diverse grazie a una momentanea
convergenza. Per noi il perimetro
politico entro continueremo a muoverci resta quello dei moderati, di
chi ha a cuore la famiglia, il lavoro,
che restano i principali fattori di
sviluppo. Siamo pronti al dialogo
con chiunque voglia dare voce a
queste istanze.
MIGLIAIA DI LAVORATORI CONTINUANO AD ASPETTARE UNA STABILIZZAZIONE, DA BEN 27 ANNI
Co.co.co. scuola: tutto tace…
Senza Tfr e tutele sanitarie, ma snobbati dai sindacati. Ecco il nuovo appello a Renzi
indacati e classe politica
ancora colpevolmente in
silenzio sulla vicenda di
circa mille lavoratori Cococo della
scuola che, in varie regioni italiane
e da ben 27 anni – 16 deiquali
passati per l’appunto in una forma
di precariato assoluta – aspettano
ancora una stabilizzazione. Si
tratta di lavoratori che comunque
portano avanti gran parte delle
incombenze scolastiche, ma senza
vedersi riconosciuti il Tfr, la tredicesima, l’accesso al credito, le
tutele in caso di gravi patologie
e terapie salvavita ed altre assimilabili, e che alla fine, per effetto
di una parziale contribuzione previdenziale alla Gestione Separata
dell’INPS, avranno riconosciuta
una misera pensione.
Ora il Comitato Co.co.co. scuola,
S
tramite il presidente Leonardo Del
Giudice, ha scritto di nuovo al presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Di seguito pubblichiamo integralmente il testo della lettera:
Egregio Presidente, questo Comitato ha denunciato pubblicamente l’indifferenza delle organizzazioni sindacali in merito alla
nostra problematica lavorativa,
mettendo in evidenza, tra l’altro
le disparità di trattamento messe
in atto di concerto con il Ministero
dell’Istruzione.
L’applicazione del D. Lgs. 81/2015
tiene in ansia le famiglie degli gli
890 lavoratori Co.Co.Co. di cui
al D.M. 66/2001 che, come già
sa, da oltre 27 anni vivono una
condizione lavorativa che definire
precaria è ormai irrisorio.
Questi lavoratori vantano, grazie
alle organizzazioni sindacali
e ai vari Governi che si
sono succeduti dal 2001,
il triste primato nazionale
di lavorare ininterrottamente nelle scuole, da oltre
16 anni, con contratto di
collaborazione coordinata
e continuativa.
Ciò ha determinato che a
loro non sono riconosciuti
il TFR, la tredicesima, l’accesso al credito, le tutele
in caso di gravi patologie e
terapie salvavita ed altre
assimilabili, ecc.., mentre, per effetto di una parziale contribuzione
previdenziale alla Gestione Separata dell’INPS, avranno riconosciuta una misera pensione.
Una realtà questa sbandierata ai
quattro venti che ha sollecitato
ripetutamente il Suo interessamento quello di Ministri e Sottosegretari e quello di Deputati e
Senatori, che ha visto negli anni
solo la presentazione di interrogazioni, mozioni, ordini del giorno
ed emendamenti ai vari provvedimenti legislativi che sono stati
regolarmente bocciati pur avendo
pareri positivi dalle competenti
commissioni.
Oggi il Suo Governo intende portare a compimento la riforma
che interessa la Pubblica Amministrazione con l’applicazione del
D. Lgs. 81/2015 (Jobs Act) che
finora ha riguardato solo l’ambito
lavorativo privato, dando seguito
all’applicazione dell’articolo 2
comma 4 di tale decreto che,
com’è noto, a partire dal 1 gennaio 2017, pone il divieto di stipulare contratti di collaborazione
alle pubbliche amministrazioni.
Nostro malgrado, al riguardo, re-
gistriamo l’indifferenza della classe politica, poiché, nonostante i
proclami, nella legge di bilancio
per l’anno 2017 non c’è traccia
della volontà del Suo Governo di
porre in atto un procedimento di
stabilizzazione dei lavoratori
Co.Co.Co. della Pubblica Amministrazione e tanto meno di quelli
di cui al D.M. 66/2001.
Restiamo in attesa di una Vostra
indicazione di merito a tale riguardo, consapevoli del fatto che
i lavoratori vivono uno stato di
agitazione ed esasperazione le
cui conseguenze potrebbero essere anche drammatiche, non
vorremmo che la cronaca uno di
questi giorni riportasse casi di
extrema ratio.
NON PIACE L’INDISCREZIONE SULLA SCELTA MINISTERIALE
Nuovi corsi sperimentali di laurea
affidati a privati? “È una follia”
pprendiamo a mezzo stampa che il ministero dell'Istruzione intende emanare in tempi
brevi un decreto ministeriale
che istituisca delle sperimentazioni di laurea professionalizzante a numero chiuso
(solo 50 studenti per corso
di laurea) e non abilitanti. I
corsi di laurea da cui partire
sono quelli in Ingegneria,
con un primo step di 60
nuovi corsi, ma l'intenzione
è di sviluppare e moltiplicare
questo modello di formazio-
“A
ne/lavoro".
È quanto dichiara Link, coordinamento universitario in
una nota. "Un corso di laurea
con soli 50 posti disponibili
è una vera e propria folliadichiara Andrea Torti coordinatore nazione di Link- soprattutto alla luce della crescente esclusione dalla formazione universitaria che sta
avvenendo in Italia negli ultimi dieci anni. Siamo l'ultimo
Paese in Europa per numero
di laureati ed anziché implementare il diritto allo studio
per permettere a quanti più
possibile di iscriversi all'università, si istituiscono corsi
a numero chiusissimo con
chissà quali criteri di selezione. L'idea poi che il Consiglio di Corso di questi organi sia per la sua metà composto da privati è inaccettabile- Continua Torti- la didattica non può essere scelta
dalle imprese, che formerebbe profili professionali
non spendibili nel mondo
del lavoro, ma utili solo per
quella data impresa".
4
Mercoledì 30 novembre 2016
ATTUALITA’
IL BRESCIANO SERGIO ZANOTTI SAREBBE PRIGIONIERO DA SETTE MESI – DIFFUSO ANCHE UN VIDEO CON CUI CHIEDE AIUTO
Italiano rapito in Siria, è mistero
Ma molti particolari non tornano, anche sul perché del viaggio dell’uomo, piccolo imprenditore edile fallito
L’AEREO TRASPORTAVA UNA SQUADRA BRASILIANA
Anche un ex calciatore
della Salernitana tra le vittime
della tragedia in Colombia
nche un ex calciatore della Salernitana risulta tra le vittime
della tragedia aerea che in Colombia ha coinvolto la squadra di
calcio della Chapecoense, militante
nella serie A brasiliana.
Si tratta di Filipe Machado, difensore
di 32 anni, che nel 2009 indossò la
maglia della Salernitana, in serie B.
La sua avventura in Italia non durò
però molto, con solo 7 presenze in 6
mesi di permanenza in Campania.
La squadra brasiliana ha un’altra conoscenza del calcio italiano, ovvero
Claudio Winck, anche lui difensore,
22 anni, che la scorsa stagione ha
militato nell’Hellas Verona ma senza
nessuna presenza in serie A, anche
se ha giocato due volte in Coppa Italia,
segnando anche un gol. Winck però
non si trovava su quell’aereo maledetto
perché non era stato convocato e non
A
ergio Zanotti, originario di
Brescia, sarebbe tenuto prigioniero in Siria da ben
sette mesi. La notizia è stata
diffusa dal sito russo Newsfront, che mostra anche un video
in cui si vede l'ostaggio chiedere
l'intervento del governo italiano: "Mi
chiamo Sergio Zanotti, sono da sette
mesi prigionieri qui in Siria prego il
governo italiano di intervenire nei
miei confronti prima di una eventuale
esecuzione".
L'unità di crisi della Farnesina è già
a conoscenza del video da diversi
giorni e fa sapere che sta seguendo
il caso.
Alcuni aspetti della vicenda, però
non convincerebbero a pieno e nes-
S
suna richiesta di riscatto sarebbe
giunta finora per il sequestro dell’uomo. Fonti di intelligence hanno
però confermato il rapimento.
Sul rapimento di Zanotti la Procura
di Roma già da alcuni mesi ha aperto
un fascicolo di indagine. Il procedimento contro ignoti, coordinato dal
sostituto procuratore Sergio Colaiocco, ipotizza il reato di sequestro
di persona per fini di terrorismo,
anche se per ora non ci sarebbe
una precisa rivendicazione.
Zanotti era partito dall'Italia alla volta
della Turchia, a poca distanza dal
confine con la Siria, per non precisati
motivi di lavoro. In base a quanto si
apprende dell'uomo i familiari avevano perso le tracce intorno alla
metà di aprile scorso in concomitanza con quella che doveva essere
la data del suo rientro in Italia. Al
momento non è neppure chiaro il
giorno della scomparsa dell'uomo.
I familiari di Sergio Zanotti, ed in
particolare la ex moglie, avevano
presentato denuncia di scomparsa
già nel maggio 2016. Zanotti, un ex
imprenditore la cui impresa edile è
stata dichiarata fallita, in passato era
stato condannato a un periodo di
detenzione per evasione fiscale. A
Marone, sulla sponda bresciana del
lago di Iseo, vivono i parenti più
stretti dell'uomo. E hanno riferito
che Zanotti aveva programmato un
viaggio di pochi giorni all'estero ad
aprile.
Ma torniamo al video che è stato
postato il 21 novembre nella pagina
Facebook di un certo Almed Medi,
un anonimo che ha aperto il profilo
sul social network per l'occasione,
affermando di essere di Milano, di
essersi laureato nel capoluogo lombardo e di vivere a Napoli. Lo stesso
Medi ha poi provveduto all'invio
delle immagini al sito russo Newsfront. Nel post l'anonimo autore ha
taggato anche un italiano, probabilmente per fare in modo che la
ha L’aereo si è schiantato vicino alla
città colombiana di Medellin. Il bilancio
è di 75 morti e 6 sopravvissuti, compresi due calciatori. Il velivolo aveva
segnalato problemi all'impianto elettrico, ma non è escluso che possa essere rimasto a secco di carburante. I
calciatori brasiliani si recavano proprio
a Medellin per affrontare l'Atletico Nacional per la Copa Sudamericana.
Marco Buonasorte
notizia girasse.
Raggiunto al telefono da Tgcom24,
quest’ultimo afferma però di non
conoscere né Medi né Sergio Zanotti, di non avere rapporti con la
Siria e di non capire il motivo per
il quale è stato coinvolto nella vicenda. "Ho pensato di avvertire le
autorità, ma non ne ho avuto tempo.
Ho sentito il video sommariamente
e all'inizio ho pensato che si trattasse di una bufala. Ora contatterò
la polizia".
SENTENZA DELLA CASSAZIONE
Dare dell’omosessuale
ora non è più un’offesa
are dell’omosessuale qualcuno
non è da ritenersi denigratorio
e dunque non è passibile di
una denuncia e tantomeno di una
condanna per diffamazione. Lo ha
stabilito la Cassazione per la quale
"è da escludere che il termine 'omosessuale' abbia conservato nel presente contesto storico un significato
intrinsecamente offensivo come, forse,
poteva ritenersi in un passato nemmeno tanto remoto".
La Cassazione, nell'annullare senza
rinvio una decisione presa dal giudice
di pace di Trieste "perché il fatto non
sussiste" (si trattava di una multa per
il reato di diffamazione inflitta ad un
sessantenne che aveva dato dell''omosessuale' ad un’altra persona), spiega
che "a differenza di altri appellativi
che veicolano il medesimo concetto
con chiaro intento denigratorio secondo i canoni del linguaggio corrente, il termine in questione assume
un carattere di per sè neutro, limitandosi ad attribuire una qualità personale al soggetto evocato ed è in
tal senso entrato nell'uso comune".
D
Più in generale, la Quinta sezione
penale, nella sentenza redatta da
Luca Pistorelli, dice che "è da escludersi che la mera attribuzione della
suddetta qualità - attinente alle preferenze sessuali dell'individuo - abbia
di per sè un carattere lesivo della
reputazione del soggetto passivo e
ciò tenendo conto dell'evoluzione
della percezione della circostanza
da parte della collettività, quale che
sia la concezione dell'interesse tutelato che si ritenga da accogliere".
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Mercoledì 30 novembre 2016
ESTERI
IL REPORTAGE
La Cuba libera, ma fuori casa sua
Gli esuli di Miami dopo la morte di Fidel Castro: un popolo diviso da 90 miglia di mare
Cubani in festa a Miami
di Massimo Reboa
O
ggi è un giorno di festa
qui in Florida: Fidel Castro è morto, ma di morte
naturale. La fine di un incubo per tanti esuli cubani, che dopo la rivoluzione comunista hanno solcato il mare e sostanzialmente fondato Miami, la megalopoli famosa per l’arte, ma anche
per discoteche e droghe.
La politica di opposizione al regime
cubano aveva, tra i primi suoi punti,
l’accoglienza di tutti i rifugiati cubani, i quali dopo un anno ricevevano la residenza permanente anche quando non avevano legami
familiari, reddito, o erano entrati
negli Stati Uniti illegalmente. Con
la residenza permanente la cittadinanza è stata soltanto questione di
tempo: ed i cubani di Miami, un
tempo esuli, sono stati compatti nel
festeggiare ieri la vittoria di Trump
ed oggi la morte di Fidel Castro.
Ho così voluto chiedere ai cubani
che popolano questa città in festa
cosa significhi per loro questo momento: sembra che sia davvero la
fine di un incubo, ma soprattutto la
fine di un simbolo. Un po’ come la
caduta del muro lo è stato in Europa,
che ha portato cambiamento nella
mente delle persone prima ancora
che nella vita reale, che ha riportato
quella libertà negata dalla dittatura
castrista. Una libertà ritrovata anche
a Miami, dove in realtà non è mai
mancata. Dove i cubani vogliono
ancora essere considerati tali e
molti parlano ancora soltanto spagnolo, anche se ormai sono 20 anni
che vivono negli Stati Uniti. Ma dove
nessun cubano pensa di tornare a
Cuba. Al più ipotizzano una vacanza
di due settimane per andare a trovare parenti, cosa che, anche se
con qualche difficoltà, era già da
tempo possibile.
Con il grido di morte al tiranno i
cubani di Miami festeggiano una
vittoria che non è più loro, perché
Castro è morto di morte naturale e
non per mano della CIA, perché di
Cuba ormai è rimasto soltanto il ricordo. Castro muore, ma Castro rimane al potere e nulla cambia: il
fratello Raul guida ancora il paese.
Il suo è un regime in declino: da
una parte il carisma ed il corpo di
chi ha condotto per tanti anni l’isola
stanno svanendo, dall’altra il regime
ha ormai tradito se stesso quando
ha normalizzato le relazioni con gli
Stati Uniti. E Raul Castro, ad ottantacinque anni e dopo decadi di battaglie laiciste di stampo comunista,
sta considerando di tornare alla
Chiesa cattolica di Papa Francesco.
Perché qualsiasi cubano è innanzi
tutto per Dio e per la famiglia.
A Miami, la città cubana più grande
al mondo, si festeggia allora un
passo importante verso una libertà
che qui già c’era e che qui nulla
cambierà. Muore oggi la parte più
simbolica del comunismo ancora
in vita e non si può che esserne
felici e sperare in un ritorno alla li-
La bandiera Cuba Libre
I manifestanti espongono il cartello “Fidel portati Raul all’inferno”
bertà per l’isola di Cuba.
A Fidel Castro va però l’onore dovuto ai nemici di alto calibro, quelli
che hanno creduto nei loro ideali,
per quanto assurdi come può essere
solo l’ideale comunista. A chi, nei
quasi sessanta anni di battaglia di
Davide contro il Golia dell’imperialismo americano, era Davide ed
è morto non domo, ma ancora acclamato da una parte del suo popolo. L’altra parte si trova qui a Miami, 90 miglia da Cuba, ed è pronto
ad aprire casinò e MacDonald sull’isola.
Massimo Reboa e Luca Poles a Miami
per i festeggiamenti della morte di Castro
L’ANNUNCIO
Anche Obama diserta i funerali
N
iente viaggio a Cuba
per Obama, né per il
suo vice Biden. Lo ha
reso noto Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca,
precisando che “né il presidente né il vice presidente” andranno a Cuba per
le esequie del lider maximo
Fidel Castro. Un annuncio
sarà fatto, ha aggiunto, nell'ipotesi che sia inviata una
delegazione. L’opportunità
di vedere le massime cariche statunitensi a L’Avana
o Santiago era stata fortemente criticata dai repubblicani. Anche Putin ha fatto
sapere nei giorni scorsi, at-
traverso il suo portavoce,
che non sarà nella delegazione che si recherà a
Cuba. Il Consiglio della Federazione, la camera alta
del parlamento russo, ha
comunque osservato un minuto di silenzio in ricordo
di Castro. Intanto a L’Avana
continuano le celebrazioni
in Plaza de la Revolucion,
dove è possibile firmare
sui “registri della rivoluzione”. I sostenitori del regime
si recano sul posto con bandiere cubane e foto di Fidel
e lasciano sui libri i loro
messaggi, che sarà possiB. F.
bile ancora oggi.
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Mercoledì 30 novembre 2016
ESTERI
COREA DEL SUD
Park Geun-hye: “Me ne andrò
quando lo dirà il Parlamento”
La leader di Seul, al centro dell'inchiesta “Rasputin coreana”, dovrebbe essere
ascoltata a breve dai magistrati. Migliaia di persone ne chiedono le dimissioni
THAILANDIA
Bangkok: il governo accelera
la successione al trono
l capo del parlamento
di Bangkok ha annunciato di aver inviato
al principe ereditario
Maha Vajiralongkorn l'invito formale a diventare
re dei thailandesi. Per
tutta risposta, i deputati
si sono alzati in piedi in segno di omaggio,
augurando “lunga vita al re”. Tale pronuncia dell'assemblea arriva poche ore
dopo che il governo aveva indicato all'assemblea il nome del principe.
Le istituzioni thailandesi si augurano che
tali passaggi della procedura di successione siano sufficienti a placare le ansie
e i timori connessi al ritardo nel proclamare
I
di Cristina Di Giorgi
l presidente della Repubblica
di Corea ha dichiarato, in un
discorso trasmesso in tv, di
essere pronta a dimettersi
prima della scadenza del suo
mandato se il parlamento di Seul
deciderà in tal senso: “Quando i
deputati avranno determinato le
condizioni di un passaggio che minimizzi il vuoto di potere e il caos
nella condotta degli affari me ne
andrò”. Queste le parole di Park
Geun-hye, recentemente travolta
dal più grande scandalo della seppur breve storia democratica della
Corea del Sud.
I
Park è finita nell'occhio del ciclone
per la sua amicizia con Choi Soonsil - soprannominata la “Rasputin
coreana” - arrestata con l'accusa di
abuso di potere e corruzione, in
particolare per quanto attiene al finanziamento (si parla, secondo la
stampa, di una somma stimata attorno ai 70 milioni) che avrebbe ottenuto da diversi gruppo industriali
e finanziari per due sue Organizzazioni non governative. Appoggio
questo che Choi sembra sia riuscita
a conquistare facendo leva proprio
sulla sua amicizia con Park che – è
il sospetto e la convinzione di molti
– potrebbe essere stata convenientemente d'accordo con l'amica.
Il presidente tra l'altro avrebbe dovuto presentarsi entro lunedì in procura a Seul per essere interrogata,
ma ha respinto l'invito, adducendo
come motivazione un'agenda troppo
fitta di impegni: “ci sono difficoltà
dato che il presidente deve preparare
misure d'urgenza” aveva in proposito
dichiarato, stando a quanto riportato
dai media locali, Yoo Yeong-ha, avvocato di Park. Che ha poi fatto riferimento anche alla richiesta “designazione di un collegio indipendente
bilanciato e neutrale”, preferito come
organo inquirente e giudicante alla
procura di Seul.
In tutto questo la gente non smette
di manifestare: soltanto lo scorso fi-
nesettimana (il quinto di fila), in tutto
il Paese sono scese in piazza due
milioni di persone - di cui un milione
e mezzo nella capitale, nonostante
la neve e le temperature bassissime
– per ribadire la richiesta di dimissioni del presidente o, in alternativa,
la sua messa in stato di accusa. Su
quest'ultimo punto, a meno che Park
non dia seguito prima all'annunciata
intenzione di lasciare anticipatamente la Casa Blu (sede della presidenza della Repubblica), il parlamento dovrebbe pronunciarsi entro
due settimane.
Una situazione estremamente pro-
al pubblico il nuovo sovrano.
Dopo la morte del monarca Bhumibol (aveva
ottantotto anni, settanta
dei quali trascorsi sul
trono), il 13 ottobre
2016, nel Paese è stato
dichiarato un lungo periodo di lutto, che
il principe ereditario ha deciso di condividere. Nel momento in cui Vajiralongkorn, 64 anni, accetterà l'invito, ci sarà
l'annuncio ufficiale e verrà molto probabilmente resa nota anche la data in
cui avverrà la successione (che potrebbe
anche essere posticipata in attesa della
MB
fine del lutto).
blematica dunque. A proposito della
quale molti osservatori internazionali
– ne ha scritto ieri il Wall Street
Journal – ritengono addirittura possibile che il temibile vicino Kim
Jong un possa approfittarsene mettendo in atto qualche tragica provocazione. Non resta che aspettare.
Quel che è certo è che molto presto
si andrà alle elezioni. E chissà che
a sostituire la Park non sia, come
ipotizzato da qualcuno, il settantaduenne segretario uscente delle
Nazioni Unite Ban Ki Moon, il cui
mandato a Palazzo di Vetro scade il
31 dicembre 2016.
BRASILE
Temer nell’occhio del ciclone
Il presidente della Repubblica accusato da un ex ministro
di voler insabbiare uno scandalo politico
e istituzioni brasiliane, già al
centro, negli ultimi mesi, di
una serie di scandali e conseguenti inchieste, si trovano di
nuovo nell'occhio del ciclone. L'opposizione ha infatti in queste ore
chiesto la messa in stato di accusa
anche dell'attuale capo dello Stato
Michel Temer.
A scatenare la protesta, le dichiarazioni dell'ex ministro della Cultura
Marcelo Calero (che ha lasciato il
suo incarico la scorsa settimana),
che in un'intervista al quotidiano
Folha de S. Paulo ha spiegato di
essersi dimesso a causa delle pressioni che uno dei principali collaboratori del presidente, il ministro
Geddel Vieira Lima (che era incaricato delle relazioni con il Congresso ed anche lui dimessosi) gli
avrebbe fatto per concedere l'autorizzazione alla costruzione di appartamenti di lusso in un'area di
conversazione incriminata.
Temer – ricorda askanews – è diventato presidente il 31 agosto
scorso, dopo la destituzione dell'ex
capo dello Stato Dilma Rousseff.
Da quel momento si sono susse-
guite, in capo ad esponenti del
suo partito e membri del governo,
una serie di accuse di corruzione
e ad oggi ha perso già cinque ministri proprio per pratiche illecite
(oltre a Lia e Calero, in precedenza
avevano lasciato l'incarico Enrique
Eduardo Alves, ministro del Turismo, Romero Juca, ministro per
la Pianificazione e il ministro per
la Trasparenza, Fabiano Silvera).
Marco Buonasorte
MONTENEGRO
L
Dusko Markovich
designato premier
onostante il boicottaggio dell'opposizione filorussa (che ha disertato l'ultima riunione
del Parlamento), Dusko Markovic è stato designato primo ministro del Montenegro. L'ex capo
dei servizi segreti di Podgorica, vicino al suo predecessore Djukanovic, nel suo discorso di insediamento, lunedì, ha ribadito che la linea politica che il
suo governo intende perseguire è quella che porta
verso l'Occidente. Quanto all'invito della Nato (presentato a dicembre) a diventare Paese membro,
Markovic ha invitato l'assemblea a ratificare l'adesione
“senza indugio” e ha anche respinto la richiesta
dell'opposizione di indire, sulla questione, un referendum popolare.
Il neo-premier, cinquantottenne laureato in legge
che ha iniziato a fare politica nel partito comunista
N
tutela del patrimonio storico nella
città di Salvador, nello stato di
Bahia. Temer lo avrebbe in seguito
convocato per chiedergli di trovare
una soluzione e di tale richiesta
sembra ci siano anche le prove:
Calero sostiene infatti di essere in
possesso di una registrazione della
quando il Montenegro era ancora
parte della Jugoslavia, ha poi rilanciato “l'obiettivo ambizioso” di
portare a termine
con successo, entro il 2019, i negoziati di adesione
del Paese all'Unione europea.
Markovic dispone di una maggioranza appena sufficiente (41 parlamentari su 81), composta dai
deputati della formazione a cui appartiene (Partito
democratico dei socialisti), da rappresentanti delle
minoranze bosniaca e croata e dai socialdemocratici.
Dal canto suo l'opposizione filorussa del Fronte democratico, che ha denunciato presunte irregolarità
riscontrate nella tornata elettorale dello scorso 16
CdG
ottobre, continua nella protesta.
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Mercoledì 30 novembre 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
TUTTI CONTRO LA DIRETTIVA
Bolkestein, gli ambulanti scuotono Renzi&Co
Storace, Alemanno, Gasparri e Fassina alla manifestazione dei
commercianti romani che rischiano di finire sul lastrico per la norma Ue
di Giuseppe Sarra
“N
o alla Bolkestein”. E’
l’urlo di oltre 3.500 manifestanti contro la direttiva europea e recepita dall’Italia che dovrà mettere
a bando le concessioni di balneari,
urtisti, commercianti dei mercati rionali, artisti di strada, edicolanti e
ambulanti di castagne e camion bar
entro maggio 2017, mandando in
soffitta le migliaia di licenze studate
con i sacrifici di intere generazioni
e tramandate di padre in figlio.
Dopo aver paralizzato il centro di
Roma qualche giorno fa, la protesta
è tornata prepotentemente ieri in
piazza della Repubblica per chiedere
un altro incontro al governo Renzi
perché il tavolo avviato il 3 novembre
scorso al Ministero dello Sviluppo
Economico non ha prodotto sin qui
risultati concreti.
“Qui rischiamo di spazzare via - ha
lamentato Vittorio Baglioni, segretario
provinciale della Cisl ambulanti di
Roma - l’interno comparto del commercio su strada di Roma e provincia”, chiedendo quindi l’eslusione
del comparto del commercio su
spazi ed aree pubbliche dalla normativa. L’obiettivo è il rinvio della
pubblicazione dei bandi di concorso
al 31 dicembre 2020 per uniformare
le modalità operative e le procedure
selettive all’interno del territorio.
A sostenere la protesta Francesco
Storace (La Destra), che alla Regione
Lazio ha condotto una dura battaglia
per la tutela degli ambulanti, l’ex
sindaco della Capitale Gianni Alemanno, il vicepresidente del Senato
Maurizio Gasparri (Forza Italia) e il
deputato e consigliere capitolino di
Sinistra italiana Fassina.
Accolto dall’ovazione delle migliaia
di ambulanti presenti, Storace ha ribadito il secco no rispetto ad una
direttiva a dir poco vergognosa che
rischia di buttare sul lastrico tante
famiglie, ribadendo il suo impegno
in sede di Regione Lazio per contrastare la norma.
“Vanno ringraziati - ha poi commentato lo stesso Storace sulla sua
pagina facebook - i tantissimi commercianti ambulanti che hanno protestato contro l’infame direttiva Bol-
kestein, un antipasto per altri milioni
di italiani se dovesse passare persino
il referendum Renzi che costituzionalizza tutto quello che viene dall’Europa. A quelle persone ho portato
il saluto de La Destra, garantendo la
volontà di continuare a batterci alla
Pisana per l’approvazione della nostra proposta di legge regionale che
punta alla disapplicazione della normativa. Se il governo dovesse impugnarla, andremmo anche di fronte
alla Corte costituzionale per difendere il lavoro. Ma Zingaretti e soci
non fanno un passo in avanti per
approvarla”. “Tanti onesti lavoratori
vessati da un’Europa e da uno Stato
che non fanno altro che opprimerli”,
ha attaccato Alemanno dal palco,
chiedendo agli ambulanti di non
mollare: “Non ci faremo schiacciare.
Per dare ordine, per dare pulizia,
per dare speranza a tutta questa
città andremo avanti”. E ricorda: “Da
sindaco e da uomo sono sempre
stato con gli ambulanti”.
Secondo Gasparri “non è in questo modo che si incentiva e si tutela il commercio”, condividendo
le preoccupazioni dei manifestanti
anche perché la direttiva Ue “sottopone gli ambulanti e i balneari
ad obblighi assurdi e poi non fa
nulla per pagare le giuste tasse
ai grandi potentati come Apple,
Google e Alibaba”.
Nessun esponente del governo,
però, ha ritenuto di essere presente
in piazza della Repubblica, da dove
sono stati intonati duri slogan e
spuntati diversi striscioni contro la
direttiva Ue. Sulle agenzie di stampa,
invece, i Radicali si sono schierati a
favore della direttiva e il responsabile del Pd all’Attività produttive,
Paris, ha promesso “il massimo impegno per una soluzione”. Per i 5
Stelle ha parlato Silvana Denicolò:
“Condividiamo le richieste degli
ambulanti, ma il Pd votò contro un
ordine del giorno presetato da tutta
l’opposizione”, ha ricordato la consigliera regionale del Lazio.
Ma l’amministrazione Raggi non tenterà di ostacolare la direttiva europea
come emerso nella commissione
Commercio di fine settembre.
I PRIMI PASSI
L’iter è ancora in alto mare
I Municipi non hanno ancora svolto il censimento delle aree e le attuali occupazioni di suolo pubblico
I
nuovi bandi dovevano essere indetti tra ottobre e
dicembre, ma l’iter è ancora in alto mare. Mancano
ancora all’appello i censimenti
dei Municipi (e le difficoltà
non mancano) che avrebbero
dovuto mappare tutte le aree
e tutte le attuali occupazioni
di suolo pubblico.
Lo stallo amministrativo è do-
vuto principalmente al commissariamento del Comune
di Roma.
“Se non riusciremo a rispettare i tempi che ci separano
dalla scadenza delle concessioni – aveva detto a fine
settembre il capo dipartimento Attività produttive, Silvana Sari, in un’audizione
alla commissione Commer-
cio di Roma Capitale - migliaia di commercianti dovranno chiudere baracca e
burattini e perderemo un
tessuto produttivo enorme,
e questo non possiamo permettercelo”.
Quindi i Municipi, le segreterie, i dipartimenti e tutti gli
organi interessati, “per far
fronte alla mole di lavoro che
ci aspetta, dovrebbero fermarsi e occuparsi nei prossimi mesi solo di questo”,
era l’allarme lanciato da Sari,
che prevedeva un black out
amministrativo.
Ma i primi passi dell’iter censimento, bando, presentazione domande e assegnazione delle licenze secondo
le normative della Bolkestein,
che apre le porte al libero
mercato - sono stati mossi
dal Municipio I, Roma Centro,
e da pochi altri.
Tant’è che l’assessore grillina Meloni era molto pre-
occupata perché comunque
la direttiva deve fare il suo
corso: “Siamo consapevoli
dell’enorme ritardo che abbiamo, tanto da non dormirci
la notte”.
glio comunale, viene da
chiedersi come sia possibile una discrepanza tanto
drammatica tra la prece-
dente disposizione e la cifra
annunciata dalla Saraconi
nei giorni scorsi.
Alessandro Bruni
VITERBO
Lavori nella villa, spariti 90mila euro
P
reso finalmente atto
dello stato non proprio dignitoso della
Villa comunale di Pratogiardino, l’assessore ai Lavori
pubblici di Viterbo, Raffaela
Saraconi, ha annunciato lo
stanziamento di 13mila euro
per il recupero dell’area.
Fin qui tutto bene, peccato
solo che il Comune avesse
già deliberato per una cifra
8 volte superiore a quella
annunciata dall’assessore.
L’annuncio, arrivato in vista
del voto sulle variazioni di
bilancio previsto per questa
settimana, ha suscitato una
certa quantità di polemiche.
Questo perché che lo scorso 16 giugno, nel corso di
un Consiglio comunale straordinario, maggioranza e
opposizione avevano promosso all’unanimità la preparazione di una variazione
di bilancio da 67mila euro
per avviare i lavori a Pratogiardino. Avrebbero inoltre
dovuto confluire nel budget
ulteriori 33mila euro già individuati dai tecnici comunali, per un totale di ben
100mila euro. Fondi dei
quali, da giugno ad oggi,
si sono completamente perse le tracce. “Il Consiglio
ha votato all’unanimità per
lo stanziamento di 100mila
euro – ha dichiarato l’ex
sindaco e consigliere comunale Giulio Marini (FI)
– Quei soldi ci devono essere, punto”. Argomenti
più che ragionevoli, con-
siderando le oggettive necessità manutentive della
Villa comunale, specialmente alla luce delle ambizioni turistiche del capoluogo. “Gran parte dei
fondi – ha ribattuto l’assessore – dovevano arrivare
dai ribassi d’asta delle potature, ma presumo che
non si arrivi a 50mila euro”.
Pur glissando sull’indifferenza dell’amministrazione
nei confronti di una decisione unanime del Consi-
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Mercoledì 30 novembre 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
IERI ALTRE SCOSSE IN PROVINCIA DELL’AQUILA E AVVERTITE NEI PAESI DEL LAZIO E A ROMA
La terra trema ancora
Oggi il Parlamento Ue discuterà la situazione in Italia dopo i terremoti. Domani è prevista la votazione
Il sindaco Pirozzi con Borghezio (Lega) per il rilancio dei prodotti tipici con “Amatrice chiama l’Europa”
di Giuseppe Sarra
rema ancora la terra e il
Centro Italia ripiomba nella paura. Ieri un’altra scossa, alle 17 e 14, di magnitudo 4.4 ad una profondità
di 14 chilometri, con epicentro a
Capitignano, è stata avvertita distintamente a Montereale, Campotosto, Barete e Cagnano Amiterno ma anche nei paesi colpiti
dai due sismi devastanti del 24
agosto e 30 ottobre scorso fino
alla Capitale: da Amatrice ad Arquata, da Accumoli a Norcia.
Poco dopo l’Istituto nazionale di
geofisica e vulcanologia ha registrato una seconda scossa di magnitudo 2.8, sempre in provincia
dell’Aquila, ad una profondità questa volta di 12 chilometri.
I terremotati tornano a rivivere l’ansia delle forti scosse di terremoto
che ha cambiato le loro vite quando
nei giorni scorsi erano giunte anche
delle buone notizie che sembravano
invertire la rotta degli ultimi mesi:
dalla ricostruzione dell’ospedale
Francesco Grifoni di Amatrice, che
sorgerà davanti all’attuale ricovero
per anziani don Minozzi, alla consegna delle prime ‘casette’ del progetto Sae Cns, le soluzioni abitative
di emergenza previste per accogliere gli sfollati.
Il tutto mentre Sergio Pirozzi, sindaco della città simbolo del terremoto, ha tenuto una conferenza
stampa “Terremoto in Italia, salvare
il lavoro, le produzioni tipiche e il
patrimonio culturale” partecipando
all’iniziativa “Amatrice chiama l’Europa”, organizzata al Parlamento
Ue da Mario Borghezio (Lega NordENF) che ha proposto il logo “Terre
di Amatrice” - un circolo con 7
stelle gialle che sovrastano delle
cime montuose e, ai bordi, il tricolore - per salvaguardare e rilanciare i prodotti tipici.
“Ad Amatrice sono rimaste 1022
T
persone su 2004, è rimasto il mondo
della produzione agricola, dei prodotti tipici, a loro dovevo questo
passaggio a Bruxelles perché rappresentano non
solo la ricchezza
della produzione
ma anche la ricchezza dell’identità”, ha detto il
primo cittadino.
In questa occasione Borghezio ha
invitato il governo
a presentare quanto prima la richiesta per la “no tax
area”, che la “Commissione Ue
sarà portata ad accettare, visti i
precedenti”.
“L’idea - ha spiegato invece l'eurodeputato - è lanciare un appello
alla Ue per la difesa dei prodotti
delle terre terremotate come simbolo della battaglia in difesa dei
nostri prodotti locali e della nostra
identità culturale”. Un simbolo
“che è solo una bozza”, ha precisato Borghezio e che non impegnerà il comune.
“E’ una sorpresa che mi ha fatto
trovare Mario - ha detto Pirozzi Abbiamo già un marchio nostro,
ma al di là del logo non logo, è
l’idea di cercare di difendere
l’identità dei territori. Due anni fa
- ha ricordato ancora Pirozzi - avevamo il marchio Deco di denomi-
nazione comunale” per 15-16 prodotti, quindi “la Regione Lazio ha
iniziato il percorso di riconoscimento STG (Specialità Tradizionale
Garantita, ndr) del sugo”, che, ha
assicurato il sindaco, “sarà un’opportunita' di lavoro”, ma contro
cui si registra “la resistenza del
mondo dell’industria”.
Pirozzi si è poi recato ad un evento
organizzato dal gruppo ENF sulle
denominazioni di origine nella Ue.
Oggi, in occasione della ‘miniplenaria’ di Bruxelles, l’Europarlamento discuterà in aula la situazione in Italia dopo i terremoti.
Per domani è prevista la votazione
di una risoluzione.
“NO” AL REFERENDUM, BAGARRE AL COMUNE DI ROMA
I 5 Stelle “copiano” la mozione di Pisa
Scambi di accuse, intervengono i vigili. Compatti i grillini, rifondazione e Sel
uova bagarre ieri in Aula
Giulio Cesare durante la
discussione della mozione
per il “No” al referendum. Il documento del M5S, approvato a
maggioranza e Sel, esprime “fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto” e impegna il sindaco, però assente, a farsi promotrice della volontà consiliare.
Ma prima della votazione sono
volate parole grosse tra urla e
insulti nel pubblico.
Scambi di accuse sono rimbalzate
da un lato all’altro della platea,
animata su un fronte dalla protesta
dei militanti del Pd e sull’altro
dai simpatizzanti dei 5 Stelle.
Il clou si è raggiunto quando,
durante un momento di concitazione, i consiglieri dem sono
scesi dagli scranni per protesta.
Una contestazione ad personam
N
da parte dei dem è stata riservata
a Stefano Fassina, apostrofato
come “venduto” quando ha annunciato il suo voto favorevole
alla mozione dei pentastellati.
Poco dopo il presidente dell’Assemblea Marcello De Vito ha invitato i vigili a far uscire dall’Aula
l’ala del pubblico che continuava
a manifestare rumorosamente la
contrarietà alla mozione, mentre
i consiglieri dem si sono posizionati davanti agli ingressi per
impedire lo ‘sgombero’.
Ma la stessa mozione, però - a
cui il testo del M5S si è evidentemente più che ispirato - nello
scorso febbraio era stata appro-
vata dal Consiglio comunale di
Pisa, su proposta, tra gli altri, di
Rifondazione Comunista, Sel e
appunto i 5 Stelle e che aveva
visto nell’occasione il Pd dividersi.
I provvedimenti di Pisa e di Roma
per larghi tratti sono quasi in fotocopia: dallepremesse alle considerazioni, dai rilievi al ‘dispositivo’ finale che impegna, a Pisa il
presidente del Consiglio comunale
e a Roma il sindaco, ‘a farsi promotore/promotrice della volontà
espressa dal Consiglio comunale
inoltrando il presente atto consiliare: al presidente della Camera
dei deputati; al presidente del Senato; ai presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato;
all’Anci”.
Un copia e incolla a firma 5 Stelle
e falce e martello.
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Mercoledì 30 novembre 2016
STORIA & CULTURA
FOTOGRAFIE INEDITE SVELANO ASPETTI STRAORDINARI DI UN MOMENTO STORICO PER MOLTI VERSI MALCONOSCIUTO
Un Calendario per ricordare
la Somalia coloniale
Dodici immagini di Carlo Pedrini ci raccontano di dighe modernissime, canalizzazioni, ferrovie, chiese e ospedali
di Emma Moriconi
U
n 2017 all'insegna della
storia, quella vera. Un'immagine per ogni mese
dell'anno ci racconta così
la Somalia coloniale, mostrandoci il vero volto della colonizzazione italiana in terra d'Africa. Inedite, le immagini sono di
Carlo Pedrini: sono state pubblicate quest'anno per la prima
volta e costituiscono un chiaro
documento che riferisce che il
colonialismo italiano non è quello che la "storia ufficiale" ci ha
raccontato fino ad oggi. Fotografie che mostrano dighe modernissime, canalizzazioni per
chilometri e chilometri, ferrovie,
chiese, ospedali, parchi gioco
per bambini. Un'idea d'impatto
non indifferente, balzata in testa
al foto-giornalista Alberto Alpozzi, esperto conoscitore della
storia coloniale in Somalia. Non
a caso Alpozzi è l'autore di due
volumi dedicati al tema, “Viaggio nella Somalia italiana” e “Il
Faro di Mussolini”, di entrambi
abbiamo a lungo parlato sulle
colonne del nostro Giornale
d'Italia. Per acquistare il calendario basta contattare direttamente lo scrittore, con una mail
da inviare a [email protected] con oggetto “Calendario
2017”, per avere tutti i dettagli
per ricevere il calendario al
costo di 10 Euro + s.p.
Attraverso il calendario coloniale
Alberto Alpozzi intende diffondere quello che fu il vero volto
del colonialismo italiano e soprattutto finanziare la ricerca storica sulla storia coloniale in Somalia, ancora oggi troppo spesso
raccontata in modo parziale e
ideologico. La Storia d'Italia, e
cerchiamo di raccontarlo anche
noi ogni giorno sul Giornale d'Italia, è stata nel tempo - specialmente negli ultimi settant'anni raccontata attraverso un velo ideologico e di parte, che di certo
non fa bene alla verità e non è
un bell'esempio da esportare anche in termini di informazione a
livello internazionale. Acquistando
il calendario si può contribuire
direttamente allo studio approfondito della cultura italo-somala.
Fondamentale la conoscenza di
questo spicchio della nostra vicenda patria, perché esso lega
ancora oggi l’identità della Somalia con la storia dell’Italia. Grazie al lavoro di Alpozzi abbiamo
dunque la possibilità di approfondire un tema a lungo dibattuto
e troppo spesso trattato con insufficiente chiarezza oltre che con
una esagerata dose di spicciola
demagogia a uso e consumo della
solita "storia di parte": abbiamo
due volumi, un calendario che
scandirà i mesi del 2017, e le pagine storiche dedicate al tema
su Facebook: “Faro Francesco
Crispi 1924 – Capo Guardafui” e
“Carlo Pedrini Fotografo, Mogadiscio 1926-1932” e il blog collegato.
Per fornire una panoramica più
completa sul tema e sul lavoro di
Alpozzi, consigliamo ai nostri lettori
di visionare il video a questo link:
https://www.facebook.com/FaroFrancescoCrispiCapeGuardafui/videos/896750530459388/
MARTEDÌ 13 DICEMBRE LA PREMIAZIONE NEL COMPLESSO DANNUNZIANO:
DALLE 14.30, PER L’OCCASIONE, INGRESSO GRATUITO
Il Premio del Vittoriale a Riccardo Muti
“Per la bellezza che crea e che diffonde nel mondo in difesa del passato e del nostro futuro”
V
a al Maestro Riccardo
Muti il VII Premio del
Vittoriale: martedì 13
dicembre nella casa dannunziana a Gardone Riviera la
cerimonia di consegna, in occasione di L’infinita luce. L’impetuosa me-lodia, evento che
vede il Vittoriale degli Italiani
inaugurare la nuova illumina-
zione esterna.
La dichiarazione del Presidente Giordano Bruno Guerri
a motivazione della scelta:
“Nella Reggen-za del Carnaro
la Musica è una istituzione religiosa e sociale”, scriveva
d’Annunzio nella costitu-zione
fiumana, in quanto “esaltatrice
dell’atto di vita, dell’opera di
vita”. Riccardo Muti novanta
anni dopo ha detto: “Noi italiani abbiamo dimenticato che
la musica è una necessità
dello spirito. Questo è grave
perché significa spezzare delle radici importanti della nostra storia”, d’Annunzio stabiliva che nella Reggenza del
Carnaro fossero istituti “corsi
corali e corpi instrumentali
con sovvenzione dello Stato”
disponendo che le grandi manifestazioni musicali fossero
“totalmente gratuite”. Novanta
anni dopo Riccardo Muti deve
ancora lamentare che, “Nelle
scuole italiane la musica è
praticamente assente, se non
peggio. La musica dovrebbe
essere obbligatoria come l'italiano”. Il Premio del Vittoriale
viene assegnato al Maestro
Muti, per la bellezza che crea
e che diffonde nel mondo, in
difesa del passato e del nostro
futuro”.
Un filo rosso lega Riccardo
Muti, Gabriele d’Annunzio e
Toscanini: la musica. “Il primo
stadio della mia creazione è
uno stato musicale, una specie
di musicale ansietà...” queste
le parole del Vate in un appunto trovato fra le sue carte
dell'Officina, lo studio che il
poeta aveva allestito nella Prioria e dove passava la gran
parte delle ore a studiare e a
scrivere. Uno scenario musicale, quello dan-nunziano, in
cui non si può ignorare la fra-
terna amicizia che legò il poeta ad Arturo Toscanini e che
emerge dalle lettere e telegrammi conservati negli archivi del Vittoriale. Proprio
Toscanini - di cui Muti nel corso della sua carriera ha raccolto l’eredità - animato da
entusiasmo e fede patriot-tica,
è affascinato dall'eroica impresa dannunziana tanto da
accogliere l’invito del Vate e
andare a Fiume (novembre
1920) per offrire un concerto
ai Legionari. In quella occasione furono eseguite musiche
di Vivaldi, la Quinta Sinfonia l'Eroica - di Beethoven e brani
di Debussy, Respighi, Verdi e
Wagner. Oggi al Vittoriale degli Italiani sono ospitate la
bacchetta del Maestro Toscanini e il programma di sala
del concerto del 21 novembre
a Fiume. Hanno ricevuto il
premio del Vittoriale nelle
scorse edizioni: Ermanno
Olmi, Paolo Conte, Umber-to
Veronesi, Giorgio Albertazzi,
Alberto Arbasino e Ida Magli.
Ai vincitori viene donata
un’opera di Mimmo Paladino,
la riproduzione del cavallo
blu che domina l’Anfiteatro
del Vittoriale.
Perché in tanti possano godere
di questo incontro, nel pomeriggio dalle 14.30 e – per la
prima vol-ta grazie alla nuova
illuminazione esterna – fino
alle 22, l’ingresso al Parco del
Vittoriale sarà gratuito.
NOVITÀ
Cristianesimo felice,
ecco il libro
n libro per ripercorrere le
vicende italiano Giuseppe
Oreggi, la sua esperienza
tra gli Indios Guaranì: "Il Cristianesimo Felice", edizioni Il
Cerchio, ricostruisce la storia
delle Riduzioni del Paraguay, le
missioni fondate dai Gesuiti nel
XVIII secolo. Dunque la cristianizzazione degli Indios e l'autonomia e libertà di fronte agli attacchi dei mercanti di schiavi e
delle potenze coloniali europee.
Una vicenda che è il nodo cruciale del celebre film "Mission",di
Roland Joffé, con Robert de
U
Niro, Jeremy Irons e Liam Neeson. Paolo Poponessi, vicepresidente dell'Unione Cattolica
Stampa Italiana dell'Emilia Romagna, è pubblicista, saggista,
principalmente si occupa di
saggi di carattere storico, tra
cui "Mission" (edizioni Il Cerchio,
2010) sulla presenza della Compagnia di Gesù tra gli Indiani
del West. Tra le sue opere ricordiamo "L'Intransigente" sulla
fondazione de L'Osservatore
Romano e "Dixie" dedicato agli
Italiani che combatterono nella
guerra civile americana.
10
Mercoledì 30 novembre 2016
SOCIETA’
IL RAMPOLLO DI CASA AGNELLI ARRESTATO E POI RILASCIATO A NEW YORK
Provaci ancora… Lapo
Elkann, dopo aver speso tutti i soldi per sballarsi con un trans, simula il proprio sequestro
di Chantal Capasso
S
embrano non finire i guai
al rampollo di casa Agnelli.
Ma questa volta sembra
l’abbia fatta proprio grossa
Lapo Elkann è stato arrestato, e poi rilasciato, con l’accusa
di aver simulato un reato, quello di
sequestro di persona, per riuscire
ad avere 10mila dollari che avrebbe
poi girato ad una escort come risarcimento per l’acquisto di droga
usata durante un festino di 48 ore
a New York.
Secondo i media statunitensi (New
York Daily News, Daily Beast e Hollywood Reporter), il nipote di Gianni Agnelli è accusato di falsa denuncia e dovrà comparire davanti
a una corte per essere giudicato.
Sarebbe arrivato a New York giovedì 24 novembre per la festa del
Ringraziamento e dopo aver contattato una escort, avrebbe deciso
di passare con lei il week end festivo per “sballarsi”.
Finito il denaro dopo due giorni,
Elkann, che si trovava sulla 28 Street
nel quartiere Kips Bay di Manhattan,
avrebbe raccontato ai propri familiari di essere trattenuto contro
la sua volontà da una donna che
gli avrebbe fatto del male se non
gli avessero fatto recapitare diecimila dollari in contanti.
A quel punto un rappresentante
della famiglia si sarebbe rivolto
alla polizia del 13° distretto di New
York, che avrebbe organizzato la
finta consegna del denaro bloccando la coppia A quel punto gli
agenti avrebbero appurato che
l'idea del falso sequestro era stata
tutta di Elkann, a cui hanno conse-
gnato una citazione prima di rilasciarlo. Nessun provvedimento nei
confronti della escort, un trans, secondo il New York Daily News. Lapo
dovrà invece comparire in tribunale
il 25 gennaio per rispondere di si-
mulazione di reato, accusa particolarmente pesante per la legislazione Usa e per cui si prevede la
reclusione da 2 a 10 anni. Lapo Elkann, vive a Milano, ha 39 anni e fa
l'imprenditore nel campo della
moda e non è nuovo a queste bravate. Nel 2005 fu salvato all'ospedale
Mauriziano dopo un'overdose di
droga in un appartamento di Torino,
dove aveva passato la notte in compagnia di un’altra escort trans.
NOVITÀ MUSICALI
Le foto hot di Bianca Balti
Liam Gallagher:
adesso scottano davvero prima esibizione da solista
L’ex marito a giudizio per aver diffuso
in rete scatti intimi della modella
incubo di vedere le proprie
foto intime circolare on
line riguarda da vicino
molte donne bellissime e che
siano esse attrici, showgirl o
modelle, nessuna è salva. Questa
volta la questione non riguarda
qualche hacker. Quello che è
successo alla modella Bianca
Balti è una storia molto particolare: il tutto risale al 2013 quando
la donna, avendo visto in rete
alcune sue foto di nudo artistico,
decise di denunciare il suo ex
marito. Ebbene sì, l'autore di
quel book era proprio il fotografo
L’
di moda Christian Lucidi che
venne accusato di aver utilizzato
quegli scatti senza il suo consenso. Secondo quanto accaduto
nel 2013, nel periodo in cui il
fotografo aveva realizzato un servizio fotografico nella quali la
modella posava senza veli ovviamente a scopo artistico, gli
scatti furono condivisi in rete
senza il consenso della Balti.
Successivamente ai procedimenti
giudiziari, iniziati perché Bianca
Balti aveva denunciato il suo ex
marito proprio per aver diffuso
quelle immagini, i due si erano
accordati privatamente e la modella
aveva fatto cadere le accuse.
Come si legge su "La Repubblica"
a fare luce sulla questione è
stato l'avvocato della Balti Pierfranco Peano: "Lei non voleva
che le sue foto fossero utilizzate
da Lucidi dopo che si fossero
lasciati" – che ha poi aggiunto –
"Adesso la situazione si è ricomposta e fra l’altro abbiamo ritirato
la costituzione di parte civile dal
processo dopo che i due si sono
accordati civilmente".
Dopo l'avvio del procedimento
giudiziario i due però si sono
chiariti ma, a quanto pare,
non è servito a bloccare
il processo perchè il padre della sua primogenita
andrà comunque a giudizio in quanto è accusato
di trattamento illecito dei
dati sensibili e rischia
una pena da 6 mesi a 2
anni per aver pubblicato
abusivamente su Tumblr,
social specializzato in fotografie, quelle immagini
senza avere il consenso
della modella stessa.
Ch.C.
Il già leader di Oasis e Beady Eye canterà,
il 28 marzo, alla London Bush Hall
entre la questione 'Reunion Oasis Si, Reunion
Oasis No' probabilmente
non finirà mai, almeno fino a
quando ci sarà sempre qualcuno
pronto a gettare benzina sul
fuoco, un po' di certezze arrivano
da Liam Gallagher in merito alla
sua carriera solista.
L’ ex frontman degli Oasis e
anche ex leader dei Beady Eye,
ha intrapreso ufficialmente la carriera da solista, firmando un contratto con la Warner Bros, lo
scorso agosto, a circa due anni
di distanza dallo scioglimento
dei precitati Beady Eye.
In attesa di ascoltare la sua opera
prima, Liam Gallagher ha annunciato ufficialmente la data
della sua prima esibizione dal
vivo come solista. La notizia è
stata pubblicata dal magazine inglese Music Week. Il cantante
44enne si esibirà per la prima
volta da solo precisamente il 28
marzo 2017 alla London Bush
Hall, in occasione del Give A Gig
Week, evento di solidarietà organizzato dalla Youth Music,
un'associazione che si occupa
di salvare i giovani che vivono in
luoghi difficili del Regno Unito
M
grazie alla musica.
Per quanto riguarda quest'evento,
sono previste anche le esibizioni
di Jess Glynne, di Tom Odell e
dei Plan B.
Come già scritto, quindi, Liam
Gallagher proverà ad intraprendere un percorso da solista dopo
il periodo storico vissuto come
frontman degli Oasis, con i quali
ha pubblicato gli album Definitely
Maybe, (What's the Story) Morning Glory?, Be Here Now, Standing on the Shoulder of Giants,
Heathen Chemistry, Don't Believe
the Truth e Dig Out Your Soul
che hanno venduto oltre 75 milioni di dischi nel mondo, e dopo
i cinque anni trascorsi da leader
dei Beady Eye, con i quali ha
pubblicato gli album Different
Gear, Still Speeding e BE.
In un'intervista recente rilasciata
al mensile Q, Liam Gallagher ha
invitato il fratello Noel a riunire
gli Oasis almeno per un tour
dalla durata di un anno e, riguardo
la sua carriera solista, ha dichiarato: "Ci sono 10-11 canzoni che
ho scritto e che sono adatte ad
essere registrate. Hanno lo stile
e l'atteggiamento giusti, le melodie sono malate e le parole
sono fottutamente divertenti. E'
un disco scritto da me e ha tutti
Ch.C.
gli ingredienti giusti".