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Anno V - Numero 282 - Mercoledì 30 novembre 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Cronache Roma Società Italiano rapito in Siria, è mistero Ancora un no alla Bolkestein Lapo finge sequestro e finisce nei guai a pag. 4 CONSULTA E RIFORMA MADIA Capasso a pag. 10 Sarra a pag. 7 LA CADUTA DEL GOVERNO PER LE DIMISSIONI DEL PREMIER E LE SUE STRATEGIE PRE E POST-VOTO Se Renzi ostacola la realtà E i governatori tacciono... tupisce che non ci sia nessun governatore - a parte Zaia - pronto a spiattellare la verità ad un presidente del Consiglio che più bugiardo non si può. La sentenza della Corte Costituzionale sull'oscena riforma Madia - quella che pretende di asservire la dirigenza pubblica al potere politico in spregio ad ogni principio di imparzialità dell'amministrazione - c'entra un fico secco con la schiforma ideata da lui e da quel genio della Boschi. Un minuto dopo la pronuncia della Consulta il premier se ne è uscito con i soliti, stonati, toni propagandistici, mentendo spudoratamente sulla decisione dei giudici. In discussione e' il principio di leale collaborazione tra i poteri dello Stato. Ed è forse questo, direbbe Enrico Letta, il problema di Renzi che con la parola lealtà fa a pugni tutte le mattine. In pratica, se lo Stato interviene su una materia di competenza regionale, lo deve fare concordando le modifiche alla legislazione con gli enti che governano il territorio. La stessa cosa accadde con la legge obiettivo del governo Berlusconi, analogamente impugnata dalle regioni e colpita dalla Corte costituzionale, per la materia legata alle infrastrutture. Se il potere e' mio, non te lo prendi tu, ma me lo chiedi e agisci dopo che ti ho dato il mio ok. La Madia pretendeva che le regioni si accontentassero di un semplice parere da esprimere. La realtà è che chi ci governa deve avere un po' più di rispetto istituzionale, le regole non si devono piegare alla convenienza di palazzo Chigi. E su questo architrave pensano di sovvertire la Carta costituzionale col referendum di domenica prossima. La posta in gioco e' elevatissima, perché Renzi punta ad un dominio personale privo di contrappesi. Nel presidenzialismo americano c'è il Congresso a vigilare sul capo della Casa Bianca: non vorremmo che di qui in avanti si pensasse persino a cancellare la Corte costituzionale. È un altro motivo per dire No alle strambe idee del premier. Francesco Storace S LA VITTORIA DEL FORSE Dai Cinque Stelle al centrodestra, passando per Alfano: tutti concentrati sul possibile vuoto di potere di Robert Vignola ra il sì e il no, è ormai il forse a rubare la scena. Con l’inevitabile domanda: ma davvero Renzi è pronto a sloggiare? Il tema è noto: non solo il premier potrebbe decidere di sgombrare il campo in caso di sconfitta; potrebbe farlo anche in caso di vittoria, salendo al Colle per rimescolare le carte al governo e imporre comunque una squadra di suoi fedelissimi. Con un occhio, questo può sfuggire ma è del tutto centrale nella strategia renziana, agli equilibri del suo partito e l’altro alla legge elettorale da modificare. T Non è quindi una sorpresa se, in assenza di una presa di posizione del diretto interessato tesa a sgombrare il campo da ogni equivoco (opera dal quale si è guardato bene), è proprio dal governo che si continua a dire che l’ipotesi non è sul tappeto. Così il ministro Dario Franceschini rassicura tutti (e probabilmente se stesso) che “questo scenario delle dimissioni del governo dopo la vittoria del Sì mi sembra surreale. Non ne capisco le motivazioni. Se vince il Sì l'Italia è più stabile e il governo è vincitore. Non ci sarebbe una ragione logica per le dimissioni”. Per i Cinque Stelle ha parlato invece Luigi Di Maio: “Se il 4 dicembre dovesse vincere il No, io mi auguro che il 5 dicembre Matteo Renzi mantenga la sua promessa iniziale di dimettersi. Non ci sarà l'apocalisse, perché ci sarà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a tracciare la strada. Per quanto ci riguarda, noi chiederemo nuove elezioni nel 2017 e speriamo di ottenerle”. Insomma, strada d’obbligo e ben poca convinzione che la si potrà percorrere fino in fondo. Altri addetti ai lavori, uno su tutti Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, immaginano una nuova legge elettorale prima di ricorrere alle urne. Servirebbe però comunque un governo, che Gianfranco Rotondi vede in mano ad Al- REPORTAGE ESCLUSIVO DA MIAMI TRA GLI ESULI Cuba è davvero libre Reboa a pag. 5 fano: “se Renzi sbatte la porta e se ne va, è probabile che Mattarella debba utilizzare il governo in carica per gli affari correnti e per accompagnare il rapido varo di una nuova legge elettorale. Piuttosto che imbarcarsi nell'avventura di costruire un nuovo esecutivo per tre mesi, è probabile che il capo dello Stato possa lavorare a un Renzi fotocopia presieduto per tre mesi dal ministro degli Interni in quanto competente in materia elettorale. Nei manuali tale governo si definirebbe governo istituzionale di scopo”. Chissà che dopo Monti, Letta e Renzi gli italiani non debbano vedersi anche Alfano a Palazzo Chigi? INIZIATIVA DEL SINDACO Amatrice si promuove in Europa a pag. 8 2 8 Mercoledì 30 novembre 2016 ATTUALITA’ DAL FRONTE POLITICO Prove tecniche di primarie Il centrodestra s’interroga sul futuro. Fitto a Salvini: “D’accordo ad aprirci ai cittadini, iniziamo presto” LA CURIOSITÀ L’Italia può intonare la canzone per il no L a destra italiana torna a cantare. Anzi, non ha mai smesso: ma per il referendum ha voluto addirittura travalicare se stessa e lanciare un messaggio a tutti. Naturalmente per il no. Ieri su RadioRomaCapitale (FM 93.00), nella trasmissione 'Roma ogni giorno' condotta da Francesco Vergovich, e in diretta Facebook, è stata lanciata la 'Canzone per il no', con musica e voce del cantante Alessandro Guiducci e testo di Valentina Cardinali, vicepresidente del comitato per il No Sovranità popolare-Azione Nazionale. Presto della canzone sarà disponibile anche il video. "Noi del comitato per il No Sovranità popolare di Azione Nazionale ci auguriamo che questo brano possa essere utilizzato da tutti gli altri co- di Robert Vignola B erlusconi ancora leader? E se no, con quale ruolo? E le primarie avranno diritto di cittadinanza nel centrodestra che verrà? È ancora tempo di interrogativi nell’area politica un tempo maggioranza nelle urne. E lo è a maggior ragione che si avvicina la data del referendum. Normale allora che si guardi a cosa sta per avvenire al governo Renzi, partendo pur sempre dalle dichiara- zioni di Silvio Berlusconi: “Il centrodestra, se vuole contare e vincere, deve restare compatto. Se Meloni e Salvini non accettassero di fare parte della coalizione del centrodestra, cosa che escludo assolutamente, diventerebbero irrilevanti. I leader non si nominano, nessuno può determinarlo. Un leader viene dal basso, lo decide e lo sceglie la gente. Io non ho in mente nessun nome, ho in mente me stesso, se ancora resterò in campo”. E quel “se” è legato, appunto, alla decisione che lo stesso Cav ha ventilato riguardo una sua possibile uscita dalla scena politica: mossa per creare suspense o effettivo bisogno di riposo? Certamente quella frase sul leader che viene dal basso però è un assist a quanti ritengono le primarie lo strumento giusto per guardare a una eventuale successione. “Sono pronto a fare le primarie anche domani mattina. Chiunque voglia governare non può prescindere dalla partecipazione popolare – ha detto il segretario della Lega Matteo Salvini in un’intervista al Tempo e a Libero – Anche in questo caso, spero proprio che Berlusconi le accetti. Altrimenti noi andiamo avanti lo stesso. Ma sono sicuro che la maggior parte degli eletti e degli elettori di Forza Italia hanno voglia di partecipare”. Anche perché l’alternativa, gli ha fatto eco da Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, sarebbe “l’implosione del centrodestra”. Ecco allora che altri che già in passato avevano indicato in quello strumento la via giusta per il rilancio sfidano gli altri a far seguire mitati del No per dare più carica a tutti coloro che si stanno impegnando in questa battaglia di sovranità popolare e nazionale contro la riforma Renzi", commenta Gianni Alemanno. "Proprio per questo questa canzone, in tipico stile da cantautori italiani, nel testo non ha nessun riferimento partitico ma può essere cantata da gente di destra come di sinistra", continua. "Come tutte le canzoni popolari non è di parte ma appartiene a tutti, è solo contro il potere imposto dall'alto oggi rappresentato da Matteo Renzi e dal suo governo", conclude Alemanno. La Canzone per il no si può già ascoltare al link https://www.facebook.com/536209443202 407/videos/724887854334564/. i fatti alle parole. “Le dichiarazioni rese di Matteo Salvini sulle primarie sono molto positive. Se il centrodestra vuole tornare competitivo, nel metodo deve aprirsi ai cittadini”, registra Raffaele Fitto, dei Conservatori e Riformisti. “Nel merito, molti punti ci sono già. Rinegoziare tutto in Europa, una chiara alternativa a Renzi, nessun Nazareno. Noi ci saremo, a partire, mi auguro prestissimo, da una data e da un lavoro comune di scrittura delle regole in vista delle primarie”. LA SENTENZA Processo eternit: l’omicidio è colposo micidio colposo e non volontario: così è stata modificata l'accusa per l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, imputato per la morte da amianto di 258 persone al processo Eternit bis. Il giudice dell'udienza preliminare ha dichiarato prescritti un centinaio di casi e, quanto agli altri, ne ha ordinato la trasmissione per competenza territoriale alle procure di Reggio Emilia, Vercelli e Napoli. A Torino restano soltanto due casi per i quali il processo si aprirà il O 14 giugno. Ovviamente la sentenza è stata accolta dalle parti con stati d’animo opposti. Parla di “una grossa vittoria” l'avvocato difensore di Stephan Schmidheiny, Astolfo Di Amato, commentando la sentenza Eternit lasciando il Palazzo di Giustizia di Torino. Invece secondo il suo collega Sergio Bonetto, uno dei legali di parte civile del processo Eternit, “è un fallimento per l'amministrazione della giustizia”. Il penalista, in particolare, ha fatto riferimento alla parte della sentenza in cui si dispone la trasmissione degli atti ad altre tre procure: “Si allontana così il momento in cui per queste morti si potranno finalmente accertare cause e responsabilità”. Ancora, si registrano le dichiarazioni di Giuliana Busto, presidente e portavoce di Afeva, l'Associazione familiari e vittime amianto di Casale Monferrato, dopo l'udienza preliminare all'Eternit bis: “amarezza, profonda amarezza, per ciò che è venuto fuori dal tribunale di Torino. Nonostante tutto credo ancora nella Giustizia e posso affermare che ci batte- remo per coloro che nel Processo ci sono rimasti, per cercare di includere tutte le parti lese dal B.F. 2000 in poi”. L’ALLARME A Milano si spara ancora Nonostante l’arrivo dei militari la situazione sicurezza precipita un’ondata di violenza che non si ferma quella che ha gettato nell’inquietudine Milano e il suo hinterland. Mentre nel capoluogo lombardo sono arrivati i primi gruppi di militari che dovranno pattugliare la città in nome di maggior sicurezza in alcune delle zone più a rischio (sono previsti in tutto 150 soldati sull'arco di tre mesi), un nuovo episodio legato alla criminalità ha funestato la periferia. Tre persone, secondo quanto indicato dalla Polizia di Stato, verso le 22.40 di lunedì, hanno teso un agguato a un 28enne di origine nordafricana con precedenti per droga, in attesa di essere regolarizzato. L'uomo, che stava camminando nel quartiere di Cinisello È Balsamo, in via Lincoln, in compagnia di un'altra persona, è stato ferito da alcuni colpi di pistola dopo essere stato affiancato da alcuni sconosciuti in automobile. Il nordafricano ha subito ferite alla schiena e ad una gamba ed è stato trasportato d'urgenza all'ospedale Niguarda, scampando quindi alla morte. Poco dopo l'agguato, il veicolo utilizzato dai malviventi, verosimilmente rubato, è stato dato alle fiamme nella stessa zona in cui si è verificata la sparatoria. Intanto, per il ferimento di un 34enne ferito a coltellate tra domenica e lunedì in via Borsieri, la polizia ha fermato quattro perB.F. sone sospette. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 30 novembre 2016 ATTUALITA’ INTERVISTA A CARLO COSTALLI, PRESIDENTE DEL MOVIMENTO CRISTIANO LAVORATORI, IN VISTA DEL REFERENDUM “Un No a chi vuole indebolire i valori” “Renzi ha sbagliato a personalizzare” – “Mondo cattolico diviso? Mi piacerebbe una maggiore autonomia e anche un pizzico di coraggio” – “Dopo il 4 dicembre pronti a dialogare con tutti” di Igor Traboni N ato agli inizi degli anni ’70, con la riunificazione tra le due componenti che avevano abbandonato le ACLI non condividendone le motivazioni, le prospettive e soprattutto i risvolti sul piano ecclesiale e sociale collegati alla cosiddetta “svolta socialista”, il Movimento Cristiano Lavoratori rappresenta oggi una delle realtà ecclesiali più partecipate e rappresentate sul territorio. Fedele agli orientamenti del Magistero della Chiesa, Mcl opera nel sociale, dando testimonianza anche e soprattutto in alcuni passaggi-chiave della vita italiana. E ovviamente il prossimo referendum del 4 dicembre non sfugge a questa prospettiva. Al presidente nazionale Carlo Costalli abbiamo quindi rivolto alcune domande in vista del voto di domenica prossima. Perché il Movimento Cristiano Lavoratori ha deciso di schierarsi per il No? Non è sbagliato riformare la Costituzione, è sbagliato riformarla in questo modo, è sbagliato riformarla senza coinvolgere la società, i corpi intermedi, in un dibattito ampio nel paese. E’ sbagliato l’aver inserito un alto tasso di efficientismo e decisionismo, che vanno bene solo se restano tali, ma non possono rappresentare le motivazioni politiche per un sistema rappresentativo, altrimenti si determina il pericolo di una strettoia per la democrazia, si rischia, con questo meccanismo, di indebolire valori a cui siamo molto attaccati, come la partecipazione e la rappresentanza. La nostra posizione che non è preconcetta né contra personam. Così però, almeno secondo il presidente Renzi, rischiate di finire in una accozzaglia. La preoccupa questa definizione oppure la notte riesce a dormire comunque sonni tranquilli? Renzi ha già sbagliato a trasformare questo referendum da costituzionale a personale: o con lui o contro di lui, perché in questo modo ha solleticato gli istinti dei molti, anche nel suo stesso partito, che non vedevano l’ora di fargli uno sgambetto. Ha fatto marcia indietro da questo errore esiziale ma ora dovrebbe anche uscire da questa sindrome da accerchiamento che, talvolta, gli fa perdere lucidità. Io personalmente dormo sonno tranquillissimi perché, come può vedere dalle molte argomentazione che ho dato nella risposta precedente la nostra posizione non è preconcetta né contra personam. Assieme ad altri movimenti ed associazioni, rappresentate senza dubbio l'avamposto cattolico del No. Eppure si tratta di una galassia ancora una volta divisa. Come mai? E come giudica il percorso intrapreso da altre realtà cattoliche? Non voglio giudicare la buona fede o meno di nessuna scelta, anche di quelle per me incomprensibili. Mi piacerebbe solo ci fosse una maggiore autonomia e anche un pizzico di coraggio. Sarebbe già un buon inizio per far tornare la piattaforma cattolica centrale e influente. In ogni caso noi lavoriamo incessan- temente per questo obiettivo. Ma il referendum del 4 dicembre, considerato quello che sta facendo (ovvero 'non facendo') questo governo a difesa di valori a voi cari, non poteva e doveva essere l'occasione giusta per ricompattarsi? Poteva essere una buona occasione ma ormai è troppo tempo che il fronte cattolico marcia diviso. Io ero a Todi, nell’ultimo tentativo che si fece di costruire un soggetto unitario dal quale ripartire e che non andò a buon fine. In attesa di una unità che al momento è pura utopia basterebbe ricompattarsi su alcuni temi da sempre perno della nostra storia e delle nostre tradizioni. Il No, anche e soprattutto politicamente, rappresenta comunque varie istanze e provenienze. Secondo lei, da una eventuale vittoria referendaria, può nascere qualcosa di più definito e stabile? E in che modo e con quali soggetti? Il No ha riunito sotto lo stesso “tetto” famiglie politiche molto diverse grazie a una momentanea convergenza. Per noi il perimetro politico entro continueremo a muoverci resta quello dei moderati, di chi ha a cuore la famiglia, il lavoro, che restano i principali fattori di sviluppo. Siamo pronti al dialogo con chiunque voglia dare voce a queste istanze. MIGLIAIA DI LAVORATORI CONTINUANO AD ASPETTARE UNA STABILIZZAZIONE, DA BEN 27 ANNI Co.co.co. scuola: tutto tace… Senza Tfr e tutele sanitarie, ma snobbati dai sindacati. Ecco il nuovo appello a Renzi indacati e classe politica ancora colpevolmente in silenzio sulla vicenda di circa mille lavoratori Cococo della scuola che, in varie regioni italiane e da ben 27 anni – 16 deiquali passati per l’appunto in una forma di precariato assoluta – aspettano ancora una stabilizzazione. Si tratta di lavoratori che comunque portano avanti gran parte delle incombenze scolastiche, ma senza vedersi riconosciuti il Tfr, la tredicesima, l’accesso al credito, le tutele in caso di gravi patologie e terapie salvavita ed altre assimilabili, e che alla fine, per effetto di una parziale contribuzione previdenziale alla Gestione Separata dell’INPS, avranno riconosciuta una misera pensione. Ora il Comitato Co.co.co. scuola, S tramite il presidente Leonardo Del Giudice, ha scritto di nuovo al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Di seguito pubblichiamo integralmente il testo della lettera: Egregio Presidente, questo Comitato ha denunciato pubblicamente l’indifferenza delle organizzazioni sindacali in merito alla nostra problematica lavorativa, mettendo in evidenza, tra l’altro le disparità di trattamento messe in atto di concerto con il Ministero dell’Istruzione. L’applicazione del D. Lgs. 81/2015 tiene in ansia le famiglie degli gli 890 lavoratori Co.Co.Co. di cui al D.M. 66/2001 che, come già sa, da oltre 27 anni vivono una condizione lavorativa che definire precaria è ormai irrisorio. Questi lavoratori vantano, grazie alle organizzazioni sindacali e ai vari Governi che si sono succeduti dal 2001, il triste primato nazionale di lavorare ininterrottamente nelle scuole, da oltre 16 anni, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Ciò ha determinato che a loro non sono riconosciuti il TFR, la tredicesima, l’accesso al credito, le tutele in caso di gravi patologie e terapie salvavita ed altre assimilabili, ecc.., mentre, per effetto di una parziale contribuzione previdenziale alla Gestione Separata dell’INPS, avranno riconosciuta una misera pensione. Una realtà questa sbandierata ai quattro venti che ha sollecitato ripetutamente il Suo interessamento quello di Ministri e Sottosegretari e quello di Deputati e Senatori, che ha visto negli anni solo la presentazione di interrogazioni, mozioni, ordini del giorno ed emendamenti ai vari provvedimenti legislativi che sono stati regolarmente bocciati pur avendo pareri positivi dalle competenti commissioni. Oggi il Suo Governo intende portare a compimento la riforma che interessa la Pubblica Amministrazione con l’applicazione del D. Lgs. 81/2015 (Jobs Act) che finora ha riguardato solo l’ambito lavorativo privato, dando seguito all’applicazione dell’articolo 2 comma 4 di tale decreto che, com’è noto, a partire dal 1 gennaio 2017, pone il divieto di stipulare contratti di collaborazione alle pubbliche amministrazioni. Nostro malgrado, al riguardo, re- gistriamo l’indifferenza della classe politica, poiché, nonostante i proclami, nella legge di bilancio per l’anno 2017 non c’è traccia della volontà del Suo Governo di porre in atto un procedimento di stabilizzazione dei lavoratori Co.Co.Co. della Pubblica Amministrazione e tanto meno di quelli di cui al D.M. 66/2001. Restiamo in attesa di una Vostra indicazione di merito a tale riguardo, consapevoli del fatto che i lavoratori vivono uno stato di agitazione ed esasperazione le cui conseguenze potrebbero essere anche drammatiche, non vorremmo che la cronaca uno di questi giorni riportasse casi di extrema ratio. NON PIACE L’INDISCREZIONE SULLA SCELTA MINISTERIALE Nuovi corsi sperimentali di laurea affidati a privati? “È una follia” pprendiamo a mezzo stampa che il ministero dell'Istruzione intende emanare in tempi brevi un decreto ministeriale che istituisca delle sperimentazioni di laurea professionalizzante a numero chiuso (solo 50 studenti per corso di laurea) e non abilitanti. I corsi di laurea da cui partire sono quelli in Ingegneria, con un primo step di 60 nuovi corsi, ma l'intenzione è di sviluppare e moltiplicare questo modello di formazio- “A ne/lavoro". È quanto dichiara Link, coordinamento universitario in una nota. "Un corso di laurea con soli 50 posti disponibili è una vera e propria folliadichiara Andrea Torti coordinatore nazione di Link- soprattutto alla luce della crescente esclusione dalla formazione universitaria che sta avvenendo in Italia negli ultimi dieci anni. Siamo l'ultimo Paese in Europa per numero di laureati ed anziché implementare il diritto allo studio per permettere a quanti più possibile di iscriversi all'università, si istituiscono corsi a numero chiusissimo con chissà quali criteri di selezione. L'idea poi che il Consiglio di Corso di questi organi sia per la sua metà composto da privati è inaccettabile- Continua Torti- la didattica non può essere scelta dalle imprese, che formerebbe profili professionali non spendibili nel mondo del lavoro, ma utili solo per quella data impresa". 4 Mercoledì 30 novembre 2016 ATTUALITA’ IL BRESCIANO SERGIO ZANOTTI SAREBBE PRIGIONIERO DA SETTE MESI – DIFFUSO ANCHE UN VIDEO CON CUI CHIEDE AIUTO Italiano rapito in Siria, è mistero Ma molti particolari non tornano, anche sul perché del viaggio dell’uomo, piccolo imprenditore edile fallito L’AEREO TRASPORTAVA UNA SQUADRA BRASILIANA Anche un ex calciatore della Salernitana tra le vittime della tragedia in Colombia nche un ex calciatore della Salernitana risulta tra le vittime della tragedia aerea che in Colombia ha coinvolto la squadra di calcio della Chapecoense, militante nella serie A brasiliana. Si tratta di Filipe Machado, difensore di 32 anni, che nel 2009 indossò la maglia della Salernitana, in serie B. La sua avventura in Italia non durò però molto, con solo 7 presenze in 6 mesi di permanenza in Campania. La squadra brasiliana ha un’altra conoscenza del calcio italiano, ovvero Claudio Winck, anche lui difensore, 22 anni, che la scorsa stagione ha militato nell’Hellas Verona ma senza nessuna presenza in serie A, anche se ha giocato due volte in Coppa Italia, segnando anche un gol. Winck però non si trovava su quell’aereo maledetto perché non era stato convocato e non A ergio Zanotti, originario di Brescia, sarebbe tenuto prigioniero in Siria da ben sette mesi. La notizia è stata diffusa dal sito russo Newsfront, che mostra anche un video in cui si vede l'ostaggio chiedere l'intervento del governo italiano: "Mi chiamo Sergio Zanotti, sono da sette mesi prigionieri qui in Siria prego il governo italiano di intervenire nei miei confronti prima di una eventuale esecuzione". L'unità di crisi della Farnesina è già a conoscenza del video da diversi giorni e fa sapere che sta seguendo il caso. Alcuni aspetti della vicenda, però non convincerebbero a pieno e nes- S suna richiesta di riscatto sarebbe giunta finora per il sequestro dell’uomo. Fonti di intelligence hanno però confermato il rapimento. Sul rapimento di Zanotti la Procura di Roma già da alcuni mesi ha aperto un fascicolo di indagine. Il procedimento contro ignoti, coordinato dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, ipotizza il reato di sequestro di persona per fini di terrorismo, anche se per ora non ci sarebbe una precisa rivendicazione. Zanotti era partito dall'Italia alla volta della Turchia, a poca distanza dal confine con la Siria, per non precisati motivi di lavoro. In base a quanto si apprende dell'uomo i familiari avevano perso le tracce intorno alla metà di aprile scorso in concomitanza con quella che doveva essere la data del suo rientro in Italia. Al momento non è neppure chiaro il giorno della scomparsa dell'uomo. I familiari di Sergio Zanotti, ed in particolare la ex moglie, avevano presentato denuncia di scomparsa già nel maggio 2016. Zanotti, un ex imprenditore la cui impresa edile è stata dichiarata fallita, in passato era stato condannato a un periodo di detenzione per evasione fiscale. A Marone, sulla sponda bresciana del lago di Iseo, vivono i parenti più stretti dell'uomo. E hanno riferito che Zanotti aveva programmato un viaggio di pochi giorni all'estero ad aprile. Ma torniamo al video che è stato postato il 21 novembre nella pagina Facebook di un certo Almed Medi, un anonimo che ha aperto il profilo sul social network per l'occasione, affermando di essere di Milano, di essersi laureato nel capoluogo lombardo e di vivere a Napoli. Lo stesso Medi ha poi provveduto all'invio delle immagini al sito russo Newsfront. Nel post l'anonimo autore ha taggato anche un italiano, probabilmente per fare in modo che la ha L’aereo si è schiantato vicino alla città colombiana di Medellin. Il bilancio è di 75 morti e 6 sopravvissuti, compresi due calciatori. Il velivolo aveva segnalato problemi all'impianto elettrico, ma non è escluso che possa essere rimasto a secco di carburante. I calciatori brasiliani si recavano proprio a Medellin per affrontare l'Atletico Nacional per la Copa Sudamericana. Marco Buonasorte notizia girasse. Raggiunto al telefono da Tgcom24, quest’ultimo afferma però di non conoscere né Medi né Sergio Zanotti, di non avere rapporti con la Siria e di non capire il motivo per il quale è stato coinvolto nella vicenda. "Ho pensato di avvertire le autorità, ma non ne ho avuto tempo. Ho sentito il video sommariamente e all'inizio ho pensato che si trattasse di una bufala. Ora contatterò la polizia". SENTENZA DELLA CASSAZIONE Dare dell’omosessuale ora non è più un’offesa are dell’omosessuale qualcuno non è da ritenersi denigratorio e dunque non è passibile di una denuncia e tantomeno di una condanna per diffamazione. Lo ha stabilito la Cassazione per la quale "è da escludere che il termine 'omosessuale' abbia conservato nel presente contesto storico un significato intrinsecamente offensivo come, forse, poteva ritenersi in un passato nemmeno tanto remoto". La Cassazione, nell'annullare senza rinvio una decisione presa dal giudice di pace di Trieste "perché il fatto non sussiste" (si trattava di una multa per il reato di diffamazione inflitta ad un sessantenne che aveva dato dell''omosessuale' ad un’altra persona), spiega che "a differenza di altri appellativi che veicolano il medesimo concetto con chiaro intento denigratorio secondo i canoni del linguaggio corrente, il termine in questione assume un carattere di per sè neutro, limitandosi ad attribuire una qualità personale al soggetto evocato ed è in tal senso entrato nell'uso comune". D Più in generale, la Quinta sezione penale, nella sentenza redatta da Luca Pistorelli, dice che "è da escludersi che la mera attribuzione della suddetta qualità - attinente alle preferenze sessuali dell'individuo - abbia di per sè un carattere lesivo della reputazione del soggetto passivo e ciò tenendo conto dell'evoluzione della percezione della circostanza da parte della collettività, quale che sia la concezione dell'interesse tutelato che si ritenga da accogliere". 5 Mercoledì 30 novembre 2016 ESTERI IL REPORTAGE La Cuba libera, ma fuori casa sua Gli esuli di Miami dopo la morte di Fidel Castro: un popolo diviso da 90 miglia di mare Cubani in festa a Miami di Massimo Reboa O ggi è un giorno di festa qui in Florida: Fidel Castro è morto, ma di morte naturale. La fine di un incubo per tanti esuli cubani, che dopo la rivoluzione comunista hanno solcato il mare e sostanzialmente fondato Miami, la megalopoli famosa per l’arte, ma anche per discoteche e droghe. La politica di opposizione al regime cubano aveva, tra i primi suoi punti, l’accoglienza di tutti i rifugiati cubani, i quali dopo un anno ricevevano la residenza permanente anche quando non avevano legami familiari, reddito, o erano entrati negli Stati Uniti illegalmente. Con la residenza permanente la cittadinanza è stata soltanto questione di tempo: ed i cubani di Miami, un tempo esuli, sono stati compatti nel festeggiare ieri la vittoria di Trump ed oggi la morte di Fidel Castro. Ho così voluto chiedere ai cubani che popolano questa città in festa cosa significhi per loro questo momento: sembra che sia davvero la fine di un incubo, ma soprattutto la fine di un simbolo. Un po’ come la caduta del muro lo è stato in Europa, che ha portato cambiamento nella mente delle persone prima ancora che nella vita reale, che ha riportato quella libertà negata dalla dittatura castrista. Una libertà ritrovata anche a Miami, dove in realtà non è mai mancata. Dove i cubani vogliono ancora essere considerati tali e molti parlano ancora soltanto spagnolo, anche se ormai sono 20 anni che vivono negli Stati Uniti. Ma dove nessun cubano pensa di tornare a Cuba. Al più ipotizzano una vacanza di due settimane per andare a trovare parenti, cosa che, anche se con qualche difficoltà, era già da tempo possibile. Con il grido di morte al tiranno i cubani di Miami festeggiano una vittoria che non è più loro, perché Castro è morto di morte naturale e non per mano della CIA, perché di Cuba ormai è rimasto soltanto il ricordo. Castro muore, ma Castro rimane al potere e nulla cambia: il fratello Raul guida ancora il paese. Il suo è un regime in declino: da una parte il carisma ed il corpo di chi ha condotto per tanti anni l’isola stanno svanendo, dall’altra il regime ha ormai tradito se stesso quando ha normalizzato le relazioni con gli Stati Uniti. E Raul Castro, ad ottantacinque anni e dopo decadi di battaglie laiciste di stampo comunista, sta considerando di tornare alla Chiesa cattolica di Papa Francesco. Perché qualsiasi cubano è innanzi tutto per Dio e per la famiglia. A Miami, la città cubana più grande al mondo, si festeggia allora un passo importante verso una libertà che qui già c’era e che qui nulla cambierà. Muore oggi la parte più simbolica del comunismo ancora in vita e non si può che esserne felici e sperare in un ritorno alla li- La bandiera Cuba Libre I manifestanti espongono il cartello “Fidel portati Raul all’inferno” bertà per l’isola di Cuba. A Fidel Castro va però l’onore dovuto ai nemici di alto calibro, quelli che hanno creduto nei loro ideali, per quanto assurdi come può essere solo l’ideale comunista. A chi, nei quasi sessanta anni di battaglia di Davide contro il Golia dell’imperialismo americano, era Davide ed è morto non domo, ma ancora acclamato da una parte del suo popolo. L’altra parte si trova qui a Miami, 90 miglia da Cuba, ed è pronto ad aprire casinò e MacDonald sull’isola. Massimo Reboa e Luca Poles a Miami per i festeggiamenti della morte di Castro L’ANNUNCIO Anche Obama diserta i funerali N iente viaggio a Cuba per Obama, né per il suo vice Biden. Lo ha reso noto Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, precisando che “né il presidente né il vice presidente” andranno a Cuba per le esequie del lider maximo Fidel Castro. Un annuncio sarà fatto, ha aggiunto, nell'ipotesi che sia inviata una delegazione. L’opportunità di vedere le massime cariche statunitensi a L’Avana o Santiago era stata fortemente criticata dai repubblicani. Anche Putin ha fatto sapere nei giorni scorsi, at- traverso il suo portavoce, che non sarà nella delegazione che si recherà a Cuba. Il Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo, ha comunque osservato un minuto di silenzio in ricordo di Castro. Intanto a L’Avana continuano le celebrazioni in Plaza de la Revolucion, dove è possibile firmare sui “registri della rivoluzione”. I sostenitori del regime si recano sul posto con bandiere cubane e foto di Fidel e lasciano sui libri i loro messaggi, che sarà possiB. F. bile ancora oggi. 6 Mercoledì 30 novembre 2016 ESTERI COREA DEL SUD Park Geun-hye: “Me ne andrò quando lo dirà il Parlamento” La leader di Seul, al centro dell'inchiesta “Rasputin coreana”, dovrebbe essere ascoltata a breve dai magistrati. Migliaia di persone ne chiedono le dimissioni THAILANDIA Bangkok: il governo accelera la successione al trono l capo del parlamento di Bangkok ha annunciato di aver inviato al principe ereditario Maha Vajiralongkorn l'invito formale a diventare re dei thailandesi. Per tutta risposta, i deputati si sono alzati in piedi in segno di omaggio, augurando “lunga vita al re”. Tale pronuncia dell'assemblea arriva poche ore dopo che il governo aveva indicato all'assemblea il nome del principe. Le istituzioni thailandesi si augurano che tali passaggi della procedura di successione siano sufficienti a placare le ansie e i timori connessi al ritardo nel proclamare I di Cristina Di Giorgi l presidente della Repubblica di Corea ha dichiarato, in un discorso trasmesso in tv, di essere pronta a dimettersi prima della scadenza del suo mandato se il parlamento di Seul deciderà in tal senso: “Quando i deputati avranno determinato le condizioni di un passaggio che minimizzi il vuoto di potere e il caos nella condotta degli affari me ne andrò”. Queste le parole di Park Geun-hye, recentemente travolta dal più grande scandalo della seppur breve storia democratica della Corea del Sud. I Park è finita nell'occhio del ciclone per la sua amicizia con Choi Soonsil - soprannominata la “Rasputin coreana” - arrestata con l'accusa di abuso di potere e corruzione, in particolare per quanto attiene al finanziamento (si parla, secondo la stampa, di una somma stimata attorno ai 70 milioni) che avrebbe ottenuto da diversi gruppo industriali e finanziari per due sue Organizzazioni non governative. Appoggio questo che Choi sembra sia riuscita a conquistare facendo leva proprio sulla sua amicizia con Park che – è il sospetto e la convinzione di molti – potrebbe essere stata convenientemente d'accordo con l'amica. Il presidente tra l'altro avrebbe dovuto presentarsi entro lunedì in procura a Seul per essere interrogata, ma ha respinto l'invito, adducendo come motivazione un'agenda troppo fitta di impegni: “ci sono difficoltà dato che il presidente deve preparare misure d'urgenza” aveva in proposito dichiarato, stando a quanto riportato dai media locali, Yoo Yeong-ha, avvocato di Park. Che ha poi fatto riferimento anche alla richiesta “designazione di un collegio indipendente bilanciato e neutrale”, preferito come organo inquirente e giudicante alla procura di Seul. In tutto questo la gente non smette di manifestare: soltanto lo scorso fi- nesettimana (il quinto di fila), in tutto il Paese sono scese in piazza due milioni di persone - di cui un milione e mezzo nella capitale, nonostante la neve e le temperature bassissime – per ribadire la richiesta di dimissioni del presidente o, in alternativa, la sua messa in stato di accusa. Su quest'ultimo punto, a meno che Park non dia seguito prima all'annunciata intenzione di lasciare anticipatamente la Casa Blu (sede della presidenza della Repubblica), il parlamento dovrebbe pronunciarsi entro due settimane. Una situazione estremamente pro- al pubblico il nuovo sovrano. Dopo la morte del monarca Bhumibol (aveva ottantotto anni, settanta dei quali trascorsi sul trono), il 13 ottobre 2016, nel Paese è stato dichiarato un lungo periodo di lutto, che il principe ereditario ha deciso di condividere. Nel momento in cui Vajiralongkorn, 64 anni, accetterà l'invito, ci sarà l'annuncio ufficiale e verrà molto probabilmente resa nota anche la data in cui avverrà la successione (che potrebbe anche essere posticipata in attesa della MB fine del lutto). blematica dunque. A proposito della quale molti osservatori internazionali – ne ha scritto ieri il Wall Street Journal – ritengono addirittura possibile che il temibile vicino Kim Jong un possa approfittarsene mettendo in atto qualche tragica provocazione. Non resta che aspettare. Quel che è certo è che molto presto si andrà alle elezioni. E chissà che a sostituire la Park non sia, come ipotizzato da qualcuno, il settantaduenne segretario uscente delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, il cui mandato a Palazzo di Vetro scade il 31 dicembre 2016. BRASILE Temer nell’occhio del ciclone Il presidente della Repubblica accusato da un ex ministro di voler insabbiare uno scandalo politico e istituzioni brasiliane, già al centro, negli ultimi mesi, di una serie di scandali e conseguenti inchieste, si trovano di nuovo nell'occhio del ciclone. L'opposizione ha infatti in queste ore chiesto la messa in stato di accusa anche dell'attuale capo dello Stato Michel Temer. A scatenare la protesta, le dichiarazioni dell'ex ministro della Cultura Marcelo Calero (che ha lasciato il suo incarico la scorsa settimana), che in un'intervista al quotidiano Folha de S. Paulo ha spiegato di essersi dimesso a causa delle pressioni che uno dei principali collaboratori del presidente, il ministro Geddel Vieira Lima (che era incaricato delle relazioni con il Congresso ed anche lui dimessosi) gli avrebbe fatto per concedere l'autorizzazione alla costruzione di appartamenti di lusso in un'area di conversazione incriminata. Temer – ricorda askanews – è diventato presidente il 31 agosto scorso, dopo la destituzione dell'ex capo dello Stato Dilma Rousseff. Da quel momento si sono susse- guite, in capo ad esponenti del suo partito e membri del governo, una serie di accuse di corruzione e ad oggi ha perso già cinque ministri proprio per pratiche illecite (oltre a Lia e Calero, in precedenza avevano lasciato l'incarico Enrique Eduardo Alves, ministro del Turismo, Romero Juca, ministro per la Pianificazione e il ministro per la Trasparenza, Fabiano Silvera). Marco Buonasorte MONTENEGRO L Dusko Markovich designato premier onostante il boicottaggio dell'opposizione filorussa (che ha disertato l'ultima riunione del Parlamento), Dusko Markovic è stato designato primo ministro del Montenegro. L'ex capo dei servizi segreti di Podgorica, vicino al suo predecessore Djukanovic, nel suo discorso di insediamento, lunedì, ha ribadito che la linea politica che il suo governo intende perseguire è quella che porta verso l'Occidente. Quanto all'invito della Nato (presentato a dicembre) a diventare Paese membro, Markovic ha invitato l'assemblea a ratificare l'adesione “senza indugio” e ha anche respinto la richiesta dell'opposizione di indire, sulla questione, un referendum popolare. Il neo-premier, cinquantottenne laureato in legge che ha iniziato a fare politica nel partito comunista N tutela del patrimonio storico nella città di Salvador, nello stato di Bahia. Temer lo avrebbe in seguito convocato per chiedergli di trovare una soluzione e di tale richiesta sembra ci siano anche le prove: Calero sostiene infatti di essere in possesso di una registrazione della quando il Montenegro era ancora parte della Jugoslavia, ha poi rilanciato “l'obiettivo ambizioso” di portare a termine con successo, entro il 2019, i negoziati di adesione del Paese all'Unione europea. Markovic dispone di una maggioranza appena sufficiente (41 parlamentari su 81), composta dai deputati della formazione a cui appartiene (Partito democratico dei socialisti), da rappresentanti delle minoranze bosniaca e croata e dai socialdemocratici. Dal canto suo l'opposizione filorussa del Fronte democratico, che ha denunciato presunte irregolarità riscontrate nella tornata elettorale dello scorso 16 CdG ottobre, continua nella protesta. 7 Mercoledì 30 novembre 2016 DA ROMA E DAL LAZIO TUTTI CONTRO LA DIRETTIVA Bolkestein, gli ambulanti scuotono Renzi&Co Storace, Alemanno, Gasparri e Fassina alla manifestazione dei commercianti romani che rischiano di finire sul lastrico per la norma Ue di Giuseppe Sarra “N o alla Bolkestein”. E’ l’urlo di oltre 3.500 manifestanti contro la direttiva europea e recepita dall’Italia che dovrà mettere a bando le concessioni di balneari, urtisti, commercianti dei mercati rionali, artisti di strada, edicolanti e ambulanti di castagne e camion bar entro maggio 2017, mandando in soffitta le migliaia di licenze studate con i sacrifici di intere generazioni e tramandate di padre in figlio. Dopo aver paralizzato il centro di Roma qualche giorno fa, la protesta è tornata prepotentemente ieri in piazza della Repubblica per chiedere un altro incontro al governo Renzi perché il tavolo avviato il 3 novembre scorso al Ministero dello Sviluppo Economico non ha prodotto sin qui risultati concreti. “Qui rischiamo di spazzare via - ha lamentato Vittorio Baglioni, segretario provinciale della Cisl ambulanti di Roma - l’interno comparto del commercio su strada di Roma e provincia”, chiedendo quindi l’eslusione del comparto del commercio su spazi ed aree pubbliche dalla normativa. L’obiettivo è il rinvio della pubblicazione dei bandi di concorso al 31 dicembre 2020 per uniformare le modalità operative e le procedure selettive all’interno del territorio. A sostenere la protesta Francesco Storace (La Destra), che alla Regione Lazio ha condotto una dura battaglia per la tutela degli ambulanti, l’ex sindaco della Capitale Gianni Alemanno, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Forza Italia) e il deputato e consigliere capitolino di Sinistra italiana Fassina. Accolto dall’ovazione delle migliaia di ambulanti presenti, Storace ha ribadito il secco no rispetto ad una direttiva a dir poco vergognosa che rischia di buttare sul lastrico tante famiglie, ribadendo il suo impegno in sede di Regione Lazio per contrastare la norma. “Vanno ringraziati - ha poi commentato lo stesso Storace sulla sua pagina facebook - i tantissimi commercianti ambulanti che hanno protestato contro l’infame direttiva Bol- kestein, un antipasto per altri milioni di italiani se dovesse passare persino il referendum Renzi che costituzionalizza tutto quello che viene dall’Europa. A quelle persone ho portato il saluto de La Destra, garantendo la volontà di continuare a batterci alla Pisana per l’approvazione della nostra proposta di legge regionale che punta alla disapplicazione della normativa. Se il governo dovesse impugnarla, andremmo anche di fronte alla Corte costituzionale per difendere il lavoro. Ma Zingaretti e soci non fanno un passo in avanti per approvarla”. “Tanti onesti lavoratori vessati da un’Europa e da uno Stato che non fanno altro che opprimerli”, ha attaccato Alemanno dal palco, chiedendo agli ambulanti di non mollare: “Non ci faremo schiacciare. Per dare ordine, per dare pulizia, per dare speranza a tutta questa città andremo avanti”. E ricorda: “Da sindaco e da uomo sono sempre stato con gli ambulanti”. Secondo Gasparri “non è in questo modo che si incentiva e si tutela il commercio”, condividendo le preoccupazioni dei manifestanti anche perché la direttiva Ue “sottopone gli ambulanti e i balneari ad obblighi assurdi e poi non fa nulla per pagare le giuste tasse ai grandi potentati come Apple, Google e Alibaba”. Nessun esponente del governo, però, ha ritenuto di essere presente in piazza della Repubblica, da dove sono stati intonati duri slogan e spuntati diversi striscioni contro la direttiva Ue. Sulle agenzie di stampa, invece, i Radicali si sono schierati a favore della direttiva e il responsabile del Pd all’Attività produttive, Paris, ha promesso “il massimo impegno per una soluzione”. Per i 5 Stelle ha parlato Silvana Denicolò: “Condividiamo le richieste degli ambulanti, ma il Pd votò contro un ordine del giorno presetato da tutta l’opposizione”, ha ricordato la consigliera regionale del Lazio. Ma l’amministrazione Raggi non tenterà di ostacolare la direttiva europea come emerso nella commissione Commercio di fine settembre. I PRIMI PASSI L’iter è ancora in alto mare I Municipi non hanno ancora svolto il censimento delle aree e le attuali occupazioni di suolo pubblico I nuovi bandi dovevano essere indetti tra ottobre e dicembre, ma l’iter è ancora in alto mare. Mancano ancora all’appello i censimenti dei Municipi (e le difficoltà non mancano) che avrebbero dovuto mappare tutte le aree e tutte le attuali occupazioni di suolo pubblico. Lo stallo amministrativo è do- vuto principalmente al commissariamento del Comune di Roma. “Se non riusciremo a rispettare i tempi che ci separano dalla scadenza delle concessioni – aveva detto a fine settembre il capo dipartimento Attività produttive, Silvana Sari, in un’audizione alla commissione Commer- cio di Roma Capitale - migliaia di commercianti dovranno chiudere baracca e burattini e perderemo un tessuto produttivo enorme, e questo non possiamo permettercelo”. Quindi i Municipi, le segreterie, i dipartimenti e tutti gli organi interessati, “per far fronte alla mole di lavoro che ci aspetta, dovrebbero fermarsi e occuparsi nei prossimi mesi solo di questo”, era l’allarme lanciato da Sari, che prevedeva un black out amministrativo. Ma i primi passi dell’iter censimento, bando, presentazione domande e assegnazione delle licenze secondo le normative della Bolkestein, che apre le porte al libero mercato - sono stati mossi dal Municipio I, Roma Centro, e da pochi altri. Tant’è che l’assessore grillina Meloni era molto pre- occupata perché comunque la direttiva deve fare il suo corso: “Siamo consapevoli dell’enorme ritardo che abbiamo, tanto da non dormirci la notte”. glio comunale, viene da chiedersi come sia possibile una discrepanza tanto drammatica tra la prece- dente disposizione e la cifra annunciata dalla Saraconi nei giorni scorsi. Alessandro Bruni VITERBO Lavori nella villa, spariti 90mila euro P reso finalmente atto dello stato non proprio dignitoso della Villa comunale di Pratogiardino, l’assessore ai Lavori pubblici di Viterbo, Raffaela Saraconi, ha annunciato lo stanziamento di 13mila euro per il recupero dell’area. Fin qui tutto bene, peccato solo che il Comune avesse già deliberato per una cifra 8 volte superiore a quella annunciata dall’assessore. L’annuncio, arrivato in vista del voto sulle variazioni di bilancio previsto per questa settimana, ha suscitato una certa quantità di polemiche. Questo perché che lo scorso 16 giugno, nel corso di un Consiglio comunale straordinario, maggioranza e opposizione avevano promosso all’unanimità la preparazione di una variazione di bilancio da 67mila euro per avviare i lavori a Pratogiardino. Avrebbero inoltre dovuto confluire nel budget ulteriori 33mila euro già individuati dai tecnici comunali, per un totale di ben 100mila euro. Fondi dei quali, da giugno ad oggi, si sono completamente perse le tracce. “Il Consiglio ha votato all’unanimità per lo stanziamento di 100mila euro – ha dichiarato l’ex sindaco e consigliere comunale Giulio Marini (FI) – Quei soldi ci devono essere, punto”. Argomenti più che ragionevoli, con- siderando le oggettive necessità manutentive della Villa comunale, specialmente alla luce delle ambizioni turistiche del capoluogo. “Gran parte dei fondi – ha ribattuto l’assessore – dovevano arrivare dai ribassi d’asta delle potature, ma presumo che non si arrivi a 50mila euro”. Pur glissando sull’indifferenza dell’amministrazione nei confronti di una decisione unanime del Consi- 8 Mercoledì 30 novembre 2016 DA ROMA E DAL LAZIO IERI ALTRE SCOSSE IN PROVINCIA DELL’AQUILA E AVVERTITE NEI PAESI DEL LAZIO E A ROMA La terra trema ancora Oggi il Parlamento Ue discuterà la situazione in Italia dopo i terremoti. Domani è prevista la votazione Il sindaco Pirozzi con Borghezio (Lega) per il rilancio dei prodotti tipici con “Amatrice chiama l’Europa” di Giuseppe Sarra rema ancora la terra e il Centro Italia ripiomba nella paura. Ieri un’altra scossa, alle 17 e 14, di magnitudo 4.4 ad una profondità di 14 chilometri, con epicentro a Capitignano, è stata avvertita distintamente a Montereale, Campotosto, Barete e Cagnano Amiterno ma anche nei paesi colpiti dai due sismi devastanti del 24 agosto e 30 ottobre scorso fino alla Capitale: da Amatrice ad Arquata, da Accumoli a Norcia. Poco dopo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha registrato una seconda scossa di magnitudo 2.8, sempre in provincia dell’Aquila, ad una profondità questa volta di 12 chilometri. I terremotati tornano a rivivere l’ansia delle forti scosse di terremoto che ha cambiato le loro vite quando nei giorni scorsi erano giunte anche delle buone notizie che sembravano invertire la rotta degli ultimi mesi: dalla ricostruzione dell’ospedale Francesco Grifoni di Amatrice, che sorgerà davanti all’attuale ricovero per anziani don Minozzi, alla consegna delle prime ‘casette’ del progetto Sae Cns, le soluzioni abitative di emergenza previste per accogliere gli sfollati. Il tutto mentre Sergio Pirozzi, sindaco della città simbolo del terremoto, ha tenuto una conferenza stampa “Terremoto in Italia, salvare il lavoro, le produzioni tipiche e il patrimonio culturale” partecipando all’iniziativa “Amatrice chiama l’Europa”, organizzata al Parlamento Ue da Mario Borghezio (Lega NordENF) che ha proposto il logo “Terre di Amatrice” - un circolo con 7 stelle gialle che sovrastano delle cime montuose e, ai bordi, il tricolore - per salvaguardare e rilanciare i prodotti tipici. “Ad Amatrice sono rimaste 1022 T persone su 2004, è rimasto il mondo della produzione agricola, dei prodotti tipici, a loro dovevo questo passaggio a Bruxelles perché rappresentano non solo la ricchezza della produzione ma anche la ricchezza dell’identità”, ha detto il primo cittadino. In questa occasione Borghezio ha invitato il governo a presentare quanto prima la richiesta per la “no tax area”, che la “Commissione Ue sarà portata ad accettare, visti i precedenti”. “L’idea - ha spiegato invece l'eurodeputato - è lanciare un appello alla Ue per la difesa dei prodotti delle terre terremotate come simbolo della battaglia in difesa dei nostri prodotti locali e della nostra identità culturale”. Un simbolo “che è solo una bozza”, ha precisato Borghezio e che non impegnerà il comune. “E’ una sorpresa che mi ha fatto trovare Mario - ha detto Pirozzi Abbiamo già un marchio nostro, ma al di là del logo non logo, è l’idea di cercare di difendere l’identità dei territori. Due anni fa - ha ricordato ancora Pirozzi - avevamo il marchio Deco di denomi- nazione comunale” per 15-16 prodotti, quindi “la Regione Lazio ha iniziato il percorso di riconoscimento STG (Specialità Tradizionale Garantita, ndr) del sugo”, che, ha assicurato il sindaco, “sarà un’opportunita' di lavoro”, ma contro cui si registra “la resistenza del mondo dell’industria”. Pirozzi si è poi recato ad un evento organizzato dal gruppo ENF sulle denominazioni di origine nella Ue. Oggi, in occasione della ‘miniplenaria’ di Bruxelles, l’Europarlamento discuterà in aula la situazione in Italia dopo i terremoti. Per domani è prevista la votazione di una risoluzione. “NO” AL REFERENDUM, BAGARRE AL COMUNE DI ROMA I 5 Stelle “copiano” la mozione di Pisa Scambi di accuse, intervengono i vigili. Compatti i grillini, rifondazione e Sel uova bagarre ieri in Aula Giulio Cesare durante la discussione della mozione per il “No” al referendum. Il documento del M5S, approvato a maggioranza e Sel, esprime “fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto” e impegna il sindaco, però assente, a farsi promotrice della volontà consiliare. Ma prima della votazione sono volate parole grosse tra urla e insulti nel pubblico. Scambi di accuse sono rimbalzate da un lato all’altro della platea, animata su un fronte dalla protesta dei militanti del Pd e sull’altro dai simpatizzanti dei 5 Stelle. Il clou si è raggiunto quando, durante un momento di concitazione, i consiglieri dem sono scesi dagli scranni per protesta. Una contestazione ad personam N da parte dei dem è stata riservata a Stefano Fassina, apostrofato come “venduto” quando ha annunciato il suo voto favorevole alla mozione dei pentastellati. Poco dopo il presidente dell’Assemblea Marcello De Vito ha invitato i vigili a far uscire dall’Aula l’ala del pubblico che continuava a manifestare rumorosamente la contrarietà alla mozione, mentre i consiglieri dem si sono posizionati davanti agli ingressi per impedire lo ‘sgombero’. Ma la stessa mozione, però - a cui il testo del M5S si è evidentemente più che ispirato - nello scorso febbraio era stata appro- vata dal Consiglio comunale di Pisa, su proposta, tra gli altri, di Rifondazione Comunista, Sel e appunto i 5 Stelle e che aveva visto nell’occasione il Pd dividersi. I provvedimenti di Pisa e di Roma per larghi tratti sono quasi in fotocopia: dallepremesse alle considerazioni, dai rilievi al ‘dispositivo’ finale che impegna, a Pisa il presidente del Consiglio comunale e a Roma il sindaco, ‘a farsi promotore/promotrice della volontà espressa dal Consiglio comunale inoltrando il presente atto consiliare: al presidente della Camera dei deputati; al presidente del Senato; ai presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato; all’Anci”. Un copia e incolla a firma 5 Stelle e falce e martello. 9 Mercoledì 30 novembre 2016 STORIA & CULTURA FOTOGRAFIE INEDITE SVELANO ASPETTI STRAORDINARI DI UN MOMENTO STORICO PER MOLTI VERSI MALCONOSCIUTO Un Calendario per ricordare la Somalia coloniale Dodici immagini di Carlo Pedrini ci raccontano di dighe modernissime, canalizzazioni, ferrovie, chiese e ospedali di Emma Moriconi U n 2017 all'insegna della storia, quella vera. Un'immagine per ogni mese dell'anno ci racconta così la Somalia coloniale, mostrandoci il vero volto della colonizzazione italiana in terra d'Africa. Inedite, le immagini sono di Carlo Pedrini: sono state pubblicate quest'anno per la prima volta e costituiscono un chiaro documento che riferisce che il colonialismo italiano non è quello che la "storia ufficiale" ci ha raccontato fino ad oggi. Fotografie che mostrano dighe modernissime, canalizzazioni per chilometri e chilometri, ferrovie, chiese, ospedali, parchi gioco per bambini. Un'idea d'impatto non indifferente, balzata in testa al foto-giornalista Alberto Alpozzi, esperto conoscitore della storia coloniale in Somalia. Non a caso Alpozzi è l'autore di due volumi dedicati al tema, “Viaggio nella Somalia italiana” e “Il Faro di Mussolini”, di entrambi abbiamo a lungo parlato sulle colonne del nostro Giornale d'Italia. Per acquistare il calendario basta contattare direttamente lo scrittore, con una mail da inviare a [email protected] con oggetto “Calendario 2017”, per avere tutti i dettagli per ricevere il calendario al costo di 10 Euro + s.p. Attraverso il calendario coloniale Alberto Alpozzi intende diffondere quello che fu il vero volto del colonialismo italiano e soprattutto finanziare la ricerca storica sulla storia coloniale in Somalia, ancora oggi troppo spesso raccontata in modo parziale e ideologico. La Storia d'Italia, e cerchiamo di raccontarlo anche noi ogni giorno sul Giornale d'Italia, è stata nel tempo - specialmente negli ultimi settant'anni raccontata attraverso un velo ideologico e di parte, che di certo non fa bene alla verità e non è un bell'esempio da esportare anche in termini di informazione a livello internazionale. Acquistando il calendario si può contribuire direttamente allo studio approfondito della cultura italo-somala. Fondamentale la conoscenza di questo spicchio della nostra vicenda patria, perché esso lega ancora oggi l’identità della Somalia con la storia dell’Italia. Grazie al lavoro di Alpozzi abbiamo dunque la possibilità di approfondire un tema a lungo dibattuto e troppo spesso trattato con insufficiente chiarezza oltre che con una esagerata dose di spicciola demagogia a uso e consumo della solita "storia di parte": abbiamo due volumi, un calendario che scandirà i mesi del 2017, e le pagine storiche dedicate al tema su Facebook: “Faro Francesco Crispi 1924 – Capo Guardafui” e “Carlo Pedrini Fotografo, Mogadiscio 1926-1932” e il blog collegato. Per fornire una panoramica più completa sul tema e sul lavoro di Alpozzi, consigliamo ai nostri lettori di visionare il video a questo link: https://www.facebook.com/FaroFrancescoCrispiCapeGuardafui/videos/896750530459388/ MARTEDÌ 13 DICEMBRE LA PREMIAZIONE NEL COMPLESSO DANNUNZIANO: DALLE 14.30, PER L’OCCASIONE, INGRESSO GRATUITO Il Premio del Vittoriale a Riccardo Muti “Per la bellezza che crea e che diffonde nel mondo in difesa del passato e del nostro futuro” V a al Maestro Riccardo Muti il VII Premio del Vittoriale: martedì 13 dicembre nella casa dannunziana a Gardone Riviera la cerimonia di consegna, in occasione di L’infinita luce. L’impetuosa me-lodia, evento che vede il Vittoriale degli Italiani inaugurare la nuova illumina- zione esterna. La dichiarazione del Presidente Giordano Bruno Guerri a motivazione della scelta: “Nella Reggen-za del Carnaro la Musica è una istituzione religiosa e sociale”, scriveva d’Annunzio nella costitu-zione fiumana, in quanto “esaltatrice dell’atto di vita, dell’opera di vita”. Riccardo Muti novanta anni dopo ha detto: “Noi italiani abbiamo dimenticato che la musica è una necessità dello spirito. Questo è grave perché significa spezzare delle radici importanti della nostra storia”, d’Annunzio stabiliva che nella Reggenza del Carnaro fossero istituti “corsi corali e corpi instrumentali con sovvenzione dello Stato” disponendo che le grandi manifestazioni musicali fossero “totalmente gratuite”. Novanta anni dopo Riccardo Muti deve ancora lamentare che, “Nelle scuole italiane la musica è praticamente assente, se non peggio. La musica dovrebbe essere obbligatoria come l'italiano”. Il Premio del Vittoriale viene assegnato al Maestro Muti, per la bellezza che crea e che diffonde nel mondo, in difesa del passato e del nostro futuro”. Un filo rosso lega Riccardo Muti, Gabriele d’Annunzio e Toscanini: la musica. “Il primo stadio della mia creazione è uno stato musicale, una specie di musicale ansietà...” queste le parole del Vate in un appunto trovato fra le sue carte dell'Officina, lo studio che il poeta aveva allestito nella Prioria e dove passava la gran parte delle ore a studiare e a scrivere. Uno scenario musicale, quello dan-nunziano, in cui non si può ignorare la fra- terna amicizia che legò il poeta ad Arturo Toscanini e che emerge dalle lettere e telegrammi conservati negli archivi del Vittoriale. Proprio Toscanini - di cui Muti nel corso della sua carriera ha raccolto l’eredità - animato da entusiasmo e fede patriot-tica, è affascinato dall'eroica impresa dannunziana tanto da accogliere l’invito del Vate e andare a Fiume (novembre 1920) per offrire un concerto ai Legionari. In quella occasione furono eseguite musiche di Vivaldi, la Quinta Sinfonia l'Eroica - di Beethoven e brani di Debussy, Respighi, Verdi e Wagner. Oggi al Vittoriale degli Italiani sono ospitate la bacchetta del Maestro Toscanini e il programma di sala del concerto del 21 novembre a Fiume. Hanno ricevuto il premio del Vittoriale nelle scorse edizioni: Ermanno Olmi, Paolo Conte, Umber-to Veronesi, Giorgio Albertazzi, Alberto Arbasino e Ida Magli. Ai vincitori viene donata un’opera di Mimmo Paladino, la riproduzione del cavallo blu che domina l’Anfiteatro del Vittoriale. Perché in tanti possano godere di questo incontro, nel pomeriggio dalle 14.30 e – per la prima vol-ta grazie alla nuova illuminazione esterna – fino alle 22, l’ingresso al Parco del Vittoriale sarà gratuito. NOVITÀ Cristianesimo felice, ecco il libro n libro per ripercorrere le vicende italiano Giuseppe Oreggi, la sua esperienza tra gli Indios Guaranì: "Il Cristianesimo Felice", edizioni Il Cerchio, ricostruisce la storia delle Riduzioni del Paraguay, le missioni fondate dai Gesuiti nel XVIII secolo. Dunque la cristianizzazione degli Indios e l'autonomia e libertà di fronte agli attacchi dei mercanti di schiavi e delle potenze coloniali europee. Una vicenda che è il nodo cruciale del celebre film "Mission",di Roland Joffé, con Robert de U Niro, Jeremy Irons e Liam Neeson. Paolo Poponessi, vicepresidente dell'Unione Cattolica Stampa Italiana dell'Emilia Romagna, è pubblicista, saggista, principalmente si occupa di saggi di carattere storico, tra cui "Mission" (edizioni Il Cerchio, 2010) sulla presenza della Compagnia di Gesù tra gli Indiani del West. Tra le sue opere ricordiamo "L'Intransigente" sulla fondazione de L'Osservatore Romano e "Dixie" dedicato agli Italiani che combatterono nella guerra civile americana. 10 Mercoledì 30 novembre 2016 SOCIETA’ IL RAMPOLLO DI CASA AGNELLI ARRESTATO E POI RILASCIATO A NEW YORK Provaci ancora… Lapo Elkann, dopo aver speso tutti i soldi per sballarsi con un trans, simula il proprio sequestro di Chantal Capasso S embrano non finire i guai al rampollo di casa Agnelli. Ma questa volta sembra l’abbia fatta proprio grossa Lapo Elkann è stato arrestato, e poi rilasciato, con l’accusa di aver simulato un reato, quello di sequestro di persona, per riuscire ad avere 10mila dollari che avrebbe poi girato ad una escort come risarcimento per l’acquisto di droga usata durante un festino di 48 ore a New York. Secondo i media statunitensi (New York Daily News, Daily Beast e Hollywood Reporter), il nipote di Gianni Agnelli è accusato di falsa denuncia e dovrà comparire davanti a una corte per essere giudicato. Sarebbe arrivato a New York giovedì 24 novembre per la festa del Ringraziamento e dopo aver contattato una escort, avrebbe deciso di passare con lei il week end festivo per “sballarsi”. Finito il denaro dopo due giorni, Elkann, che si trovava sulla 28 Street nel quartiere Kips Bay di Manhattan, avrebbe raccontato ai propri familiari di essere trattenuto contro la sua volontà da una donna che gli avrebbe fatto del male se non gli avessero fatto recapitare diecimila dollari in contanti. A quel punto un rappresentante della famiglia si sarebbe rivolto alla polizia del 13° distretto di New York, che avrebbe organizzato la finta consegna del denaro bloccando la coppia A quel punto gli agenti avrebbero appurato che l'idea del falso sequestro era stata tutta di Elkann, a cui hanno conse- gnato una citazione prima di rilasciarlo. Nessun provvedimento nei confronti della escort, un trans, secondo il New York Daily News. Lapo dovrà invece comparire in tribunale il 25 gennaio per rispondere di si- mulazione di reato, accusa particolarmente pesante per la legislazione Usa e per cui si prevede la reclusione da 2 a 10 anni. Lapo Elkann, vive a Milano, ha 39 anni e fa l'imprenditore nel campo della moda e non è nuovo a queste bravate. Nel 2005 fu salvato all'ospedale Mauriziano dopo un'overdose di droga in un appartamento di Torino, dove aveva passato la notte in compagnia di un’altra escort trans. NOVITÀ MUSICALI Le foto hot di Bianca Balti Liam Gallagher: adesso scottano davvero prima esibizione da solista L’ex marito a giudizio per aver diffuso in rete scatti intimi della modella incubo di vedere le proprie foto intime circolare on line riguarda da vicino molte donne bellissime e che siano esse attrici, showgirl o modelle, nessuna è salva. Questa volta la questione non riguarda qualche hacker. Quello che è successo alla modella Bianca Balti è una storia molto particolare: il tutto risale al 2013 quando la donna, avendo visto in rete alcune sue foto di nudo artistico, decise di denunciare il suo ex marito. Ebbene sì, l'autore di quel book era proprio il fotografo L’ di moda Christian Lucidi che venne accusato di aver utilizzato quegli scatti senza il suo consenso. Secondo quanto accaduto nel 2013, nel periodo in cui il fotografo aveva realizzato un servizio fotografico nella quali la modella posava senza veli ovviamente a scopo artistico, gli scatti furono condivisi in rete senza il consenso della Balti. Successivamente ai procedimenti giudiziari, iniziati perché Bianca Balti aveva denunciato il suo ex marito proprio per aver diffuso quelle immagini, i due si erano accordati privatamente e la modella aveva fatto cadere le accuse. Come si legge su "La Repubblica" a fare luce sulla questione è stato l'avvocato della Balti Pierfranco Peano: "Lei non voleva che le sue foto fossero utilizzate da Lucidi dopo che si fossero lasciati" – che ha poi aggiunto – "Adesso la situazione si è ricomposta e fra l’altro abbiamo ritirato la costituzione di parte civile dal processo dopo che i due si sono accordati civilmente". Dopo l'avvio del procedimento giudiziario i due però si sono chiariti ma, a quanto pare, non è servito a bloccare il processo perchè il padre della sua primogenita andrà comunque a giudizio in quanto è accusato di trattamento illecito dei dati sensibili e rischia una pena da 6 mesi a 2 anni per aver pubblicato abusivamente su Tumblr, social specializzato in fotografie, quelle immagini senza avere il consenso della modella stessa. Ch.C. Il già leader di Oasis e Beady Eye canterà, il 28 marzo, alla London Bush Hall entre la questione 'Reunion Oasis Si, Reunion Oasis No' probabilmente non finirà mai, almeno fino a quando ci sarà sempre qualcuno pronto a gettare benzina sul fuoco, un po' di certezze arrivano da Liam Gallagher in merito alla sua carriera solista. L’ ex frontman degli Oasis e anche ex leader dei Beady Eye, ha intrapreso ufficialmente la carriera da solista, firmando un contratto con la Warner Bros, lo scorso agosto, a circa due anni di distanza dallo scioglimento dei precitati Beady Eye. In attesa di ascoltare la sua opera prima, Liam Gallagher ha annunciato ufficialmente la data della sua prima esibizione dal vivo come solista. La notizia è stata pubblicata dal magazine inglese Music Week. Il cantante 44enne si esibirà per la prima volta da solo precisamente il 28 marzo 2017 alla London Bush Hall, in occasione del Give A Gig Week, evento di solidarietà organizzato dalla Youth Music, un'associazione che si occupa di salvare i giovani che vivono in luoghi difficili del Regno Unito M grazie alla musica. Per quanto riguarda quest'evento, sono previste anche le esibizioni di Jess Glynne, di Tom Odell e dei Plan B. Come già scritto, quindi, Liam Gallagher proverà ad intraprendere un percorso da solista dopo il periodo storico vissuto come frontman degli Oasis, con i quali ha pubblicato gli album Definitely Maybe, (What's the Story) Morning Glory?, Be Here Now, Standing on the Shoulder of Giants, Heathen Chemistry, Don't Believe the Truth e Dig Out Your Soul che hanno venduto oltre 75 milioni di dischi nel mondo, e dopo i cinque anni trascorsi da leader dei Beady Eye, con i quali ha pubblicato gli album Different Gear, Still Speeding e BE. In un'intervista recente rilasciata al mensile Q, Liam Gallagher ha invitato il fratello Noel a riunire gli Oasis almeno per un tour dalla durata di un anno e, riguardo la sua carriera solista, ha dichiarato: "Ci sono 10-11 canzoni che ho scritto e che sono adatte ad essere registrate. Hanno lo stile e l'atteggiamento giusti, le melodie sono malate e le parole sono fottutamente divertenti. E' un disco scritto da me e ha tutti Ch.C. gli ingredienti giusti".