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Anno VI - Numero 27 - Giovedì 2 febbraio 2017 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Siria Roma Il monito anti-voto di Napolitano Lo chiedono i ribelli: niente negoziati Il grido d'allarme degli industriali a pag. 2 Sarra a pag. 6 Di Giorgi a pag. 5 IL DIBATTITO APERTO DA VENEZIANI E L’ALZATA DI SPALLE DELLA MELONI di Roberto Menia Q ualche giorno fa, sul Il Tempo, Marcello Veneziani, dedicava a Giorgia Meloni una lunga serie di apprezzamenti, conditi da qualche consiglio. Non ci soffermiamo sugli apprezzamenti, più o meno condivisibili, del direttore del comitato scientifico della Fondazione An, ma sul suo invito a far crescere l’attuale destra “bambina”. In sostanza, Veneziani si chiedeva rilevando la nascita a destra di un partito sovranista con Alemanno, Storace e chi scrive - che cosa impedisse “che tutta la destra, quella per intenderci che votava Alleanza nazionale, che era tre volte più grande di Fratelli d’Italia, quella che proviene in gran parte dal Msi, quella che ancora si ritrova nella fondazione An, sia con lei” e le chiedeva di “spostare la battaglia dalla leadership personale e dalle comparsate in tv a una strategia di presenza e coinvolgimento”. La leader di FdI ha risposto subito con il consueto fastidio e la consueta (infantile) alzata di spalle attraverso l’intervista di ieri l’altro all’Agi (Vivalitalia): “Non sono interessata a quello che stanno creando Storace e Alemanno”. Punto. Eppure, se davvero sta nascendo un nuovo centrodestra, popolare e sovranista, crediamo che non possa fare a meno di alcuno, che le buone energie vadano messe a regime, che sia giusto lavorare insieme - soprattutto per chi viene dalla medesima storia politica - e sia ora di gettarci dietro le spalle ogni risentimento e ogni divisione. Ma, di contro, non siamo disponibili a chiedere a nessuno il permesso di esistere, non solo per dignità personale e comunitaria, ma soprattutto perché siamo consapevoli che il leaderismo e il settarismo sono le vere cause della distruzione di un mondo. Nel dna della destra c’è il patto in- CI SIAMO A destra c’è bisogno di tutti se si vuole rappresentare l’alternativa a Renzi tergenerazionale, la fiaccola che si trasmette, il sentimento della continuità, non della rottura, della tradizione non della rottamazione. E qualunque destra verrà domani, nell’era del trumpismo e della post modernità, al netto di simpatie personali e soggettive che si possono nutrire per singoli leader, essa dovrà uscire da questo equivoco di fondo: rispetto e tradizione sono lì, presenti con orgoglio nel nostro bagaglio. Non è questo il momento dei veti, SECCO NO A TRASFERIMENTI A MILANO E LICENZIAMENTI: OLTRE 1000 A RISCHIO degli atteggiamenti “renziani” tipici di chi se ne va portandosi a casa il pallone. Non commettiamo l’errore commesso, più volte, dall’ex premier che ha sfaldato de facto un mondo compromettendo le sue future evoluzioni. Ma tracciamo una linea, nuova e netta, per ricominciare serenamente da zero. Questo non significa essere ciechi di fronte ad errori commessi (anche da noi) e a scelte (passate) che non hanno portato buoni frutti, tutt’altro. Ma la fase dello spurgo continuo e delle urla fazionistiche deve, gioco forza, lasciare il passo ad una fase costruens. Come declinarla questa destra 2.0? Aperta, inclusiva, maggioritaria nelle idee pur con la zavorra della nuova era proporzionale in cui siamo entrati, nella consapevolezza che, unito, il centrodestra (o la destra-centro, come dir si voglia) in Italia si può aprire una nuova stagione, in antitesi a quel Renzi che in questi anni si è MINACCE CONTRO UN’ASSEMBLEA DELLE DESTRE EUROPEE. ANCHE IL SINDACO DORIA TRA GLI AGITATORI A Genova tira una brutta aria è qualcosa d’inquietante nella mobilitazione che si sta registrando a Genova. Qualcosa che puzza insieme di vecchio, di sangue e di bruciato. I fatti: c’è un’organizzazione politica, Forza Nuova, che ha organizzato per l’11 febbraio un convegno, di natura peraltro privata e in sede non ancora comunicata. Vi ha invitato numerosi movimenti della destra radicale europea, dagli ungheresi dello Jobbik ai greci di Alba Dorata, dai tedeschi del Npd agli inglesi del British National Partye via dicendo. All’annuncio, la reazione dell’ultrasinistra è stata la solita: presidi, richieste di annullamento, minacce più o meno velate. Gli attori? I soliti di questo tipo di barricate: l’Anpi, i centri sociali e compagnia malamente cantante. Soltanto che questa volta si è voluto aggiungere il sindaco, il radical chic che più chic non si può, il “nobile” Marco Doria. Con una davvero incredibile motivazione: Genova rischierebbe di ritrovarsi “come nel 1960”, quando l’indegna C’ La notte di Sky Traboni a pag. 3 preso gioco di tutti contribuendo a peggiorare lo stato di salute dello Stivale. E allora, che la destra intenzionata a tracciare la rotta dell’Italia verso il 2030 non sia bambina né, come un girasole, alla spasmodica ricerca di Itaca. Ma, pregna del proprio essere, votata alla costruzione del domani, a patto di includere. Lasciando al campo avverso livori e conti pregressi che è giunto il momento di chiudere. gazzarra degli allora ammiratori di Stalin si tramutò in rabbia cieca contro i lavori del sesto congresso nazionale del Msi. Anche per questo il governatore della Liguria Giovanni Toti, che si è opposto alle richieste di vietare l’assemblea (potere che evidentemente non spetta a un presidente di Regione) ha scritto al prefetto di Genova Fiamma Spena chiedendo “un’attenta vigilanza affinché vengano rigorosamente valutate le condizioni di legge e di ordine pubblico per autorizzare la manifestazione e affinché questa non diventi occasione per la promozione di contenuti eversivi o idee o proposte politiche contrarie alle nostre leggi”. Spiegando che “se gli organizzatori scegliessero un'altra città in un’altra regione io sicuramente non piangerei. Se invece verranno a Genova certamente non ne sarò felice. Dopodiché - aggiunge - sono rispettoso degli ambiti delle nostre leggi e quindi non spetta alla Regione decidere chi ha diritto di parola o non lo ha in un determinato territorio: il dibattito democratico e le idee altrui devono essere rispettate, fino a quando rispettano la legge. Chi rispetta le leggi è benvenuto in Liguria, chi non lo fa - conclude - non ha dimora né in Liguria né in Italia”. Chissà se vale anche per quelli che minacRobert Vignola ciano. 2 8 PRIMO PIANO Giovedì 2 febbraio 2017 DAL FRONTE POLITICO Istinto di conservazione Napolitano cerca di allontanare il voto e blindare il governo Gentiloni. Dura reazione di Salvini UBI BANCA E QUELLA TELEFONATA CON BAZOLI “Ho sentito fare un nome folle” punta una telefonata tra Giorgio Napolitano e Giovanni Bazoli che rischia di provocare più di un grattacapo all’ex presidente della Repubblica. A rivelarne il contenuto è Panorama, che in un articolo del settimanale (il nuovo numero in edicola da questa mattina) riporta la trascrizione del colloquio, riassunto dalla Guardia di Finanza, che risale al 15 marzo 2015 (esattamente due mesi dopo le dimissioni di Napolitano). Nell’ambito dell’inchiesta su Ubi Banca coordinata dalla procura di Bergamo, con il senatore a vita intercettato al telefono con il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo, finito sotto inchiesta per presunte anomalie nelle modalità di comunicazione riguardo alle indicazioni dei vertici del gruppo lombardo. Secondo quanto rivelato dal settimanale della Mondadori, Napolitano spiega a S di Robert Vignola l momento è topico, se Giorgio Napolitano ha dovuto rompere il silenzio. Perché quando il presidente emerito parla, lo fa non solo da senatore a vita, ma soprattutto da detentore del marchio di fabbrica della situazione parlamentare che l’Italia sta sopportando ormai da cinque anni e mezzo. Un comunista che parla dunque da conservatore, nel senso di sostenitore della necessità di conservare uno status quo che tuttavia fa acqua da tutte le parti. A cominciare dai suoi figliocci politici, se ci s’intende bene sul reale destinatario del messaggio lanciato ieri. Quale? Presto detto: “Nei paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno – ha detto l’ex inquilino del Quirinale – In Italia c’è I stato un abuso del ricorso alle elezioni anticipate. Bisognerebbe andare a votare o alla scadenza naturale della legislatura o quando mancano le condizioni per continuare ad andare avanti”. Tutto chiaro? Forse no, e allora c’è stata ancora una frase da mettere sul tavolo.“Per togliere le fiducia ad un governo deve accadere qualcosa. Non si fa certo per il calcolo tattico di qualcuno…”. Che questo qualcuno abbia un nome, un cognome e una maglietta addosso da segretario del partito di maggioranza relativa non è un mistero. Tant’è che dal Pd di Matteo Renzi le dichiarazioni a commento del “monito” di Napolitano sono arrivate col contagocce. Una, per quello che vale, è di Enrico Rossi: il governatore della Toscana ha tutto da guadagnare dal tempo che scorre, lasciando Renzi a logorarsi. Allora “l'Italia ha bisogno di essere governata e non può essere travolta da avventure opportunistiche”, dice il presidente toscano e candidato alla segreteria nazionale del Pd, secondo cui “le elezioni a scadenza naturale sono la condizione essenziale per affrontare le emergenze principali del Paese”, cioè terremoto, povertà, giovani Mezzogiorno. Perciò “non si può andare al voto con una legge elettorale che mantiene capilista bloccati e collegi troppo grandi. Un eventuale accordo che non contemplasse modifiche di questo tipo, sarebbe un errore esiziale ed esporrebbe il Paese a una nuova stagione di drammatica incertezza e instabilità”. Del resto, da quelle parti, si sventola ormai con cadenza quotidiana lo spettro della scissione. Altrove, ci si acquartiera da una o dall’altra parte della barricata che l’ex capo dello Stato ha sapientemente tracciato. Per Forza Italia l’on. Elvira Savino non manca di mettere alla berlina l’ex premier: “Finanche l'artefice della riforma costituzionale di Renzi, l'ex presidente della Repubblica Napolitano, ha abbandonato il segretario del Pd. Vista la grande stima che i democratici hanno sempre espresso per Napolitano, sarebbe interessante sapere cosa ne pensano del fatto che per l'ex capo dello Stato nei Paesi civili non si va certo a elezioni anticipate per "calcolo tattico di qualcuno". Quel qualcuno è Renzi che vuole andare al voto solo per evitare di essere sfiduciato dal Congresso del suo partito, dopo essere già stato sfiduciato dagli italiani”, conclude Savino. Bazoli “che come già anticipato, ho fissato un incontro con il presidente (Mattarella, ndr) per alcuni argomenti urgenti per cui ha colto l’occasione per rappresentargli la situazione”. Nel momento della telefonata, sottolinea Panorama, “Bazoli è già indagato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di vari reati e impegnato in prima persona nella battaglia per il controllo di Rcs e Corriere della Sera, che si concluderà con la vittoria di Urbano Cairo, editore e patron di La7”. E al telefono si parlerebbe anche di questa vicenda, con Re Giorgio che si sbottona: “Ho sentito fare un nome ‘folle’, ovvero di quel signore che si occupa o meglio è il factotum di La7”. Frasi dall’irrilevanza penale, probabilmente. Ma che meriterebbero forse qualche chiarimento da parte dell’ex capo dello Stato. Al voto invece guardano gli esponenti di altre opposizioni:“Nei Paesi civili chi tradisce il proprio Popolo viene processato, non viene mantenuto a vita come parlamentare, presidente e senatore”, è la dura presa di posizione di Matteo Salvini per la Lega Nord, mentre Giorgia Meloni (Fdi) avverte che “Per Giorgio Napolitano alle elezioni nei paesi civili si va a scadenza naturale.Traduzione: dopo Monti, Letta e Renzi ci teniamo fino al 2018 il quarto governo di fila non scelto dagli italiani. Basta con gli inciuci di palazzo, coi voltagabbana e i prestanome di qualcuno. Il popolo sovrano vuole votare subito e scegliersi un governo”. A nome di chi parli Napolitano a questo punto, però, è una domanda che nessuno si è ancora posto. LE MANOVRE A SINISTRA Italicum, Bersani detta legge Pressing a tutto campo sui vertici del Partito democratico: sempre agitato lo spettro di una scissione Bersani a cercare lo scontro, o a cercare di evitarlo? Domanda milionaria, a giudicare dalla grande mobilitazione di queste ore, immediatamente precedenti all’inizio della discussione sulla legge elettorale e – parallelamente – alla direzione nazionale del Pd. Certo, le dichiarazioni dell’ex segretario circolano sui tavoli che contano insieme ai sondaggi, e disegnano un pressing nei confronti di Renzi da dentro il partito. “Se Renzi forza – è l’avvertimento di Bersani, affidato d un’intervista con l’Huffington Post – rifiutando il Congresso e una qualunque altra forma di confronto e di contendibilità della linea politica e della leadership per andare al voto, è finito il Pd. E non nasce la cosa 3 di D’Alema, di Bersani o di altri, ma un soggetto ulivista, largo, plurale, democratico”. È Un altro “penultimatum”, pieno zeppo di critiche sul merito e sul metodo: “siamo passati in poche settimane da un sistema che era il record mondiale del maggioritario a un iper-proporzionale senza bussola, senza discutere”. Tanto da prefigurare, se l’Italicum si dovesse estendere anche al Senato, “una legge che garantisce l’ingovernabilità. Rende necessario un accordo con Berlusconi e neanche basta”. Di qui l’appello: “vanno tolti i capilista bloccati che portano a una Camera formata per il 70 per cento di nominati. E considero una provocazione allargare al Senato questo scempio. Possiamo discutere o no? E per favore: evitiamo le volgarità dei discorsi sulle seggiole. Io, Speranza, altri abbiamo dimostrato che noi ai posti semmai rinunciamo, in nome delle battaglie sui principi. È offensivo dire che vuole posti chi sta dicendo che bisogna abolire l’aberrazione dei nominati”. Difficile che possa avvenire un confronto in tempi brevissimi, non a caso Renzi si è smarcato dal pressing di Bersani facendo riferimento ai vitalizi come unico… programma di chi non vuole andare alle urne al più presto. A guardare da lotano i vari movimenti il governo Gentiloni, che non a caso è stato difeso da Bersani a spada tratta. “Il governo deve governare. Gentiloni vuole governare? Un presidente del Consiglio giura sulla Costituzione, non facciamo vedere un autolicenziamento in streaming alla direzione del Pd” dice Bersani nell’intervista. Renzi “vuole andare al voto per evitare congresso, manovra, referendum Cgil… La sconfitta, andando avanti così, non è evitabile. Napolitano ha ragione, ma io non dico che non si può votare prima della scadenza. Dico andiamoci con ordine, dopo il congresso e con una legge elet- torale decente”. Questioni che allontanerebbero il rischio di una scissione che, nei fatti, è più agitata R.V. che auspicata. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Giovedì 2 febbraio 2017 ATTUALITA’ L’AZIENDA VUOLE TRASFERIRNE 300 A MILANO E LICENZIARNE 180. A RISCHIO ANCHE I 1.000 DELL’INDOTTO I lavoratori Sky: Roma non si tocca Sonia Lippi, della Rsu: “Sede obsoleta? Ma se sono dieci anni che non investono… APPROVATA ALL’UNANIMITÀ Dal Consiglio del Lazio una mozione a sostegno l Consiglio regionale del Lazio ha approvato all'unanimità una mozione per il sostegno e la tutela dei lavoratori dell''azienda Sky Italia, in vista della seconda audizione in commissione Vigilanza sul pluralismo dell'informazione del 3 febbraio, a cui è invitata anche il sindaco Virginia Raggi. Ad illustrarla in aula il primo firmatario e presidente della commissione di Vigilanza sul pluralismo dell''informazione, Giuseppe Emanuele Cangemi. La mozione "impegna il presidente e la giunta ad intraprendere, di comune di Igor Traboni L a sede Sky di Roma non si tocca. Lo ribadiscono i lavoratori, 300 dei quali sono interessati dal provvedimento dell’azienda che intende trasferirli a Milano, mentre altri 180 sono considerati esuberi, tra tecnici, impiegati e giornalisti. Nella capitale resterebbero insomma circa 100 lavoratori, ma soprattutto si disperderebbe quel patrimonio di professionalità che ha visto nascere l’informazione Sky proprio a Roma. Per non parlare poi delle mille famiglie di altrettanti lavoratori dell’indotto che, sempre a Roma, re- sterebbero senza lavoro. E parliamo di altri tecnici, montatori, cameraman, addetti alla mensa e alle pulizie, al servizio di sorveglianza e controllo, addetti alle navette, ecc. Molti di questi lavoratori sono stati già informati che i loro contratti, in scadenza a giugno, non verranno rinnovati. L’eventuale trasferimento a Milano, poi, non sarebbe indolore neppure per i circa 2500 lavoratori della sede lombarda, dove molte professionalità si vedrebbero scavalcate, e non solo affiancate, dai colleghi in arrivo da Roma. In vista dell’incontro convocato per lunedì prossimo, intanto, l’azienda si esprime attraverso dichiarazioni alla stampa, come quelle rilasciate ieri da Sarah Varetto, direttore di Sky Tg24 ad un quotidiano romano e rispetto alle quali interviene Sonia Lippi, rappresentante Rsu: “La Varetto dice in più passaggi che la sede storica del Tg, che è appunto quella di Roma, è arrivata all'obsolescenza. Ma vorrei ricordare al Direttore di Sky Tg 24 che la sede di Roma è quella che ha fatto lo start Up di Sky e del Tg, avendo al tempo macchinari all'avanguardia. Ma sono dieci anni che l'ad di Sky non investe più sulla sede di Roma, facendola così risultare volutamente obsoleta. Tra l'altro – aggiunge la Lippi al Giornale I accordo con la sindaca di Roma Capitale, tutte le azioni volte a tutelare i lavoratori di Sky Italia che rischiano il licenziamento e/o il trasferimento e a mettere in campo tutti gli strumenti possibili per impedire questa ulteriore grave perdita per la città di Roma e per la nostra regione. In particolare intervenendo con gli assessorati al Lavoro e alle Attività produttive, garantendo inoltre anche una opportuna presenza istituzionale al tavolo aperto dalla commissione di Vigilanza sul pluralismo dell''informazione”. d’Italia - non possiamo certo parlare di eccellenza della sede milanese di Santa Giulia quando si parla di TG, visto che è sempre stato prodotto a Roma, e mi preme ricordare che nonostante la sede sia "obsoleta", i dipendenti continuano a lavorare alacremente ad alti livelli di qualità, e a produrre così un TG che è all'avanguardia e che registra alti ascolti (a dicembre 2016 Sky Tg 24 è risultato il primo canale). Chiedo pertanto alla Direttrice quali sono le vere motivazioni che hanno indotto a non investire più su Roma”. La rappresentante Rsu torna anche sulle dichiarazioni di “eccellenza” riferite invece al polo milanese: “E’ stata creata negli anni con il contributo attivo dei lavoratori romani che spesso sono stati inviati in trasferta a Milano per passare il loro know how ai colleghi milanesi. Ora però loro sono l'eccellenza e noi siamo gli esuberi. La Varetto parla inoltre di nuova sede della redazione politica, dicendo che quello è l'investimento su Roma: ma se da 600 persone si passa a circa 100, come si può parlare di investimento? I lavoratori chiedono di rimanere a Roma per continuare a fare il proprio lavoro d'eccellenza in questa sede e chiedono a gran voce a Sky di investire nuovamente sulla sede capitolina. Se i soldi che spendono per fare tutta questa operazione, li investissero nella sede romana e sulla tecnologia, avremmo risolto sia il problema dell’obsolescenza del sito romano, sia il problema dei trasferimenti e dei licenziamenti”, conclude la Lippi. DOPO LA CONDANNA IN PRIMO GRADO A SETTE ANNI DI CARCERE PER LA STRAGE DI VIAREGGIO Moretti resiste, ma è accerchiato I familiari delle vittime chiedono allo Stato di revocargli il titolo di Cavaliere del Lavoro e insistono per le sue dimissioni da amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica I l consiglio d’amministrazione di Leonardo-Finmeccanica ha blindato la sua poltrona, nonostante una condanna in primo grado a sette anni di carcere per disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009 (in cui morirono 32 persone per l’esplosione di una cisterna di gas dopo il deragliamento di un treno merci). Tempi duri per l’ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana Mauro Moretti, che per il momento continuerà a rimanere al timone della holding della Difesa. La sentenza emessa dal tribunale di Lucca, che lo ha ritenuto di fatto corresponsabile di un disastro, non è servita a provocare un passo indietro da parte dell’ex sindacalista della Cgil per molti ritenuto inevitabile. Non si scompone, l’Ingegne- re. Ma deve guardarsi bene dagli attacchi dei parenti delle vittime - che in quella dan- nata strage hanno perso mogli, figli e fratelli - che dopo il verdetto di condanna (co- munque non definitivo) continuano a chiederne la cacciata. Da Leonardo e non solo. Perché i familiari vogliono che lo Stato revochi immediatamente l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro concessagli dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2010 (quando era già indagato). Difficile che ciò possa avvenire visto che nel giorno in cui i pubblici ministeri hanno chiesto 16 anni di condanna il governo, attraverso il ministro Graziano Delrio, s’è schierato apertamente dalla parte di Moretti ritenendo “sproporzionata” la richiesta di pena avanzata. La palla passa dunque al Capo dello Stato Sergio Mattarella, chiamato a prendere posizione su una vicenda davvero delicata. Con i familiari delle vittime sulle barricate: “E’ inaccettabile che dopo una condanna di primo grado sia ancora a guidare un’azienda di Stato”. L’esecutivo dovrà decidere entro maggio le nuove cariche dell’azienda aerospaziale e a questo punto la poltrona di Moretti comincia a vacillare. Perché se il Pd è pronto a schierarsi al fianco dell’ex ad di Ferrovie dello Stato, le opposizioni promettono battaglia. La conferma è quindi a rischio e non potrebbe essere altrimenti. C’è chi è stato cacciato dal governo per un avviso di garanzia e chi invece sembra destinato a rimanere al timone di un’azienda italiana - attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza – che ha come maggiore azionista il ministero dell’Economia. Due pesi e due misure, per il momento. Con Moretti (che non dovrebbe rinunciare al salvagente della prescrizione) condannato da una parte dello Stato e attualmente “assolto” da un’altra. Marco Zappa 4 ATTUALITA’ Giovedì 2 febbraio 2017 IL MAXIBLITZ IN GERMANIA Strage al Bardo: catturato attentatore Arrestato a Francoforte il tunisino sospettato di aver compiuto l’attacco terroristico al Museo, dove persero la vita anche quattro italiani. Secondo la procura tedesca stava pianificando nuovi assalti di Barbara Fruch E ra ricercato per l’attentato al museo del Bardo di Tunisi, commesso il 18 marzo 2015, quando morirono 24 persone, tra cui quattro italiani. Il tunisino di 36 anni è stato arrestato a Francoforte nel corso di un blitz antiterrorismo nella regione dell’Assia, in Germania, come riferisce la Procura di Wiesbaden. Dei tre uomini armati che attaccarono il Museo due vennero uccisi in uno scontro a fuoco con la polizia, il terzo riuscì a fuggire. Nei suoi confronti le autorità tunisine avevano spiccato un mandato di arresto internazionale. Stando a quanto reso noto a Wiesbaden dal portavoce del Landeskriminalamt l’uomo avrebbe preso parte alla pianificazione e all’attuazione dell’attentato e nel 2016 sarebbe stato coinvolto in uno scontro armato tra terroristi dell’Is e truppe tunisine nella città di confine di Ben Gardane. Nel blitz di ieri sono stati impegnati circa 1.100 agenti di po- lizia, che ha avuto come focus principale l'area del Meno. Solo a Francoforte sono state eseguite ispezioni in 33 edifici. Perquisizioni anche in sei edifici di Offenbach, in tre di Darmstadt, e in due del capoluogo Wiesbaden e di Limburg. Nel mirino degli investigatori, secondo quanto riporta il quotidiano Bild, ci sono 16 persone, di età compresa fra i 16 e 46 anni, sospettate di essere in qualche modo coinvolte in attività terroristiche. Gli inquirenti stanno indagando sulla preparazione di un “attentato grave contro lo Stato” anche “se non sono stati trovati al momento elementi concreti di un piano di attacco in Germania”. Il tunisino 36enne è infatti sospettato di pubblicità e reclutamento di uo- mini per lo Stato Islamico, oltre ad aver creato una rete di appoggio all’Isis con l’obiettivo, tra l'altro, di compiere attentati proprio in Germania. Secondo la Bild, il suo progetto era ancora in una fase iniziale e non vi sarebbero indizi che avesse già individuato un obiettivo preciso. La polizia tedesca ha fermato anche tre persone a Berlino, sospettate di essere pronte a partire per raggiungere “zone di guerra” come la Siria e l’Iraq: frequentavano una moschea salafita dove pregava regolarmente il tunisino Anis Amri (l’autore dell’attentato al mercatino di Natale a Berlino, ucciso dalla polizia a Milano). “Ci è riuscito un duro colpo contro la rete dei salafiti. Il messaggio è che la scena islamista salafita dell'Assia è sotto osservazione – ha detto il ministro dell'Interno del Land, Peter Beuth (Cdu) – Proteggeremo con tutti i mezzi a nostra disposizione, nel rispetto della legge, i cittadini e le cittadine del Land”. ENNESIMO CAMPANELLE D’ALLARME IN UN CENTRO DI ACCOGLIENZA Operatrice vittima di un migrante È entrato nella stanza chiedendo assistenza per alcuni documenti. Poi si è spogliato, sequestrando la donna e molestandola. Salvini (Lega Nord): “L’arresto non basta. Castrazione chimica e poi espulsione” ncora un campanello dall’arme in un centro di accoglienza. Una operatrice italiana di 62 anni è stata sequestrata, minacciata e molestata da un migrante. È successo a Giugliano, in provincia di Napoli, nell’hotel “Le Chateau“ nella zona di Varcaturo. L’aggressore, un nigeriano di 25 anni, è stato arrestato dai carabinieri. Secondo quanto ricostruito lo straniero ha bussato alla porta dell’ufficio dell’operatrice con la scusa di chiedere assistenza A per alcuni documenti. La donna ha aperto, ma quando l’uomo è entrato ha bloccato la porta e ha iniziato a masturbarsi e a molestarla. “Sono almeno due anni che non faccio sesso con una donna” avrebbe detto alla vittima, la quale ha poi spiegato di aver tentato di riportare il 25enne alla calma. Sarebbe rimasta segregata in quella stanza circa mezz’ora, riuscendo poi ad aprire la porta. A quel punto è stata soccorsa da altri migranti e dai colleghi, dando l’allarme. “Non mi ha violentata racconta - si è abbassato i pantaloni e ha fatto cose sue. Ha raccontato che non aveva una donna da anni e chiedeva chiarimenti sul suo documento, scaduto oggi (ieri, ndr). Certo rimanere chiusa con lui non è stato piacevole, a un certo punto ha battuto anche i pugni sul tavolo”. Quando i carabinieri sono arrivati sul posto hanno bloccato il nigeriano, che è stato portato nel carcere di Poggioreale in attesa del- l’udienza di convalida dell’arresto. Dovrà rispondere di sequestro di persona e violenza sessuale. Nella struttura di accoglienza di Varcaturo sono ospitati 85 migranti. Il nigeriano era arrivato a settembre scorso. “La nostra è e resterà RIGOPIANO Dopo Charlie Hebdo Bufera sul Fatto quotidiano opo la bufera sulla vignetta pubblicata da Charlie Hebdo, ad indignare è anche una caricatura di Mario Natangelo pubblicata sul Fatto Quotidiano riferita alla 24enne di Vasto morta insieme al fidanzato Marco Tanda nel disastro dell’Hotel Rigopiano, dopo il ricordo che di lei ha fatto Matteo Renzi. Nella vignetta si vede l’ex Premier che piange e dice: “Abbiamo perso un voto. Forse gli altri 28 erano del movimento 5 stelle, ma chi può dirlo”. Una frase di cattivo gusto che D non è passata inosservata. Sulla questione è intervenuto l’avvocato Romolo Reboa, su espresso incarico dei familiari di Jessica Tinari, di cui è l’avvocato difensore insieme ai colleghi del proprio sempre una città accogliente ma tolleranza zero per chi commette reati”, ha detto il sindaco di Giu- gliano, Antonio Poziello. E sulla faccenda è intervenuto anche il leader della Lega Nord Matteo Salvini. “Un ‘bravo migrante’ africano di 25 anni, ospite (a spese nostre) di un centro di accoglienza per presunti profughi vicino a Napoli, ha sequestrato e violentato una operatrice della struttura che lo accoglie. È stato arrestato, ma non basta. Castrazione chimica e poi espulsione: questa deve essere la cura”. L’ennesimo caso di violenza che si consuma in un centro di accoglienza e che arriva a pochi giorni dalla tragedia avvenuta a Cascina Clarabella di Iseo, vicino Brescia, dove un assistente psichiatrica di 25 anni Nadia Pulvirenti è stata uccisa da un egiziano in preda a un raptus seguito a una lite per B.F. futili motivi. ASCOLI PICENO studio, Gabriele Germano, Maurizio Sangermano e Roberta Verginelli. “Non c’è limite al cattivo gusto – spiega l’avvocato – Matteo Renzi, ricordando il volto solare ed i sogni di Jessica, ha perso l’occasione per domandarsi anche quali, nella tragedia, fossero le responsabilità di organismi che sino al referendum rispondevano alla sua persona. Criticarlo con una vignetta del cattivo gusto di quella di Natangelo sul giornale diretto da Travaglio significa non rispettare i sentimenti di chi ha perso la propria figlia. Mi aspettavo che la politica iniziasse il gioco dello scaricabarile delle responsabilità, ma tanto sciacallaggio fa veramente rabbrividire – ha proseguito dagli Stati Uniti Reboa – la famiglia Tinari si riserva di procedere giudiziariamente anche per questo vergognoso episodio”. ABRUZZO Sfollato resta in paese e viene arrestato Addio a un altro angelo on ha voluto abbandonare il paese dopo il terremoto. Per questo Enzo Rendina è stato arrestato con l’accusa di interruzione di pubblico servizio per non aver ottemperato all’ordine del sindaco di Arquata del Tronto di evacuare il territorio comunale a seguito delle scosse del 30 ottobre scorso. L’uomo infatti si sempre rifiutato di lasciare il suo paese, Pescara del Tronto nonostante le ripetute sollecitazioni e il 28 dicembre il sindaco Aleandro Petrucci gli aveva fatto notificare una diffida ad andarsene. Un atto che comunque non ha fatto cambiare idea a Rendina che aveva scelto di rimanere lì, pri- opo la tragedia dell’elicottero del 118 precipitato a Campo Felice uccidendo gli occupanti, un altro lutto colpisce il Soccorso alpino e speleologico Abruzzo. Andrea Pietrolungo è morto d’infarto martedì mattina: aveva 39 anni è stato uno dei soccorritori impegnati sul campo in Abruzzo in queste settimane. Era un tecnico speleologo del soccorso alpino, volontario molto conosciuto nell'ambiente e direttore regionale della Scuola di speleologia, volontario del Cnsas e capostazione delle Forre Abruzzo. Come riporta il quotidiano ‘Il Centro’ Andrea aveva avvertito dei dolori ossei e pensava a un'influenza. Poi il dramma, il suo grande cuore non ha retto: ha smesso di battere dopo settimane di fatica e stress. Per lui, i soccorsi sono stati inutili. N ma sotto una tenda della protezione civile e poi in una dei vigili del fuoco. Il 58enne è stato arrestato martedì 31 gennaio e trasferito in carcere per ventiquattr'ore. Ieri mattina è stato processato per direttissima dal tribunale di Ascoli Piceno ed è comparso davanti al giudice. Il magistrato ha convalidato l'arresto e rinviato l'udienza al prossimo 30 marzo. Interruzione di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale le accuse di cui deve rispondere. “È un arresto assurdo, di un uomo che ha la sola colpa di essere innamorato della propria terra e che lì vuole vivere” commenta il suo legale Francesco Ciabattoni. D 5 Giovedì 2 febbraio 2017 ESTERI SIRIA Rinviati i negoziati di Ginevra L’inviato Onu: “Il posticipo consente di dare più tempo all’opposizione per prepararsi” GIAPPONE Abe: “Voglio un accordo con Putin” l primo ministro giapponese ha dichiarato espressamente di aver intenzione di sottoscrivere di suo pugno uno storico accordo di pace con la Russia di Vladimir Putin. “Non voglio passare il testimone” a leader futuri. Ha detto Shinzo Abe come riferito da Sputniknews. Ed ha poi precisato: “Voglio firmare con la mia mano l’intesa”. Quell’intesa che i due Paesi, che durante la Seconda Guerra mondiale sono stati nemici, non hanno ancora mai sottoscritto a “causa di disaccordi per il possesso delle isole Kuril meridionali”. Mosca e Tokyo – si legge ancora sull’agenzia di stampa russa – si sono accordate per “istituire attività economiche congiunte sulle isole contese al fine di creare condizioni favorevoli per colloqui relativi a un trattato di I di Cristina Di Giorgi S ono dunque stati rinviati al 20 febbraio i colloqui di pace sulla Siria che, sotto l’egida delle Nazioni Unite, avrebbero dovuto iniziare l’8 dello stesso mese. Lo ha annunciato l’inviato speciale dell’Onu per la Siria Staffan de Mistura, che successivamente ad una riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza ha dichiarato appunto di aver chiesto, “dopo averne discusso con il Segretario generale”, di posticipare l’incontro. Fonti diplomatiche presenti – riferiscono i media – hanno fatto ufficiosamente sapere ad Afp che il diplomatico avrebbe motivato l’annunciato rinvio con la necessità di “dare più tempo all’opposizione per prepararsi” all’appuntamento di Ginevra e per fare in modo che esso sia il più “inclusivo” possibile”. De Mistura ha poi aggiunto che nel caso in cui l’opposizione non riuscirà ad esprimere una delegazione unitaria, provvederà lui stesso, d’accordo con il Consiglio di sicurezza, a selezionare un gruppo di rappresentanti (come previsto dalla Risoluzione Onu 2254 adottata all’unanimità lo scorso 18 dicembre). Ed ha anche sottolineato che sarà sua cura aumentare la partecipazione femminile, “come richiesto – ricorda radio Vaticana – dalle donne dell'Alta commissione per i negoziati dell'opposizione, che mirano ad avere un maggiore ruolo in questa fase, nel contesto di una crescita della loro partecipazione politica nel Paese”. L’inviato Onu per la Siria ha inoltre precisato che con il rinvio dei colloqui si intende anche “dare una possibilità in più di radicarsi nel concreto alla precedente iniziativa di Astana ed offrire al governo l’occasione di impegnarsi seriamente nelle discussioni e nelle necessarie concessioni”. Proprio sui colloqui di Astana, su loro esito e sul rapporto degli stessi con i negoziati di Ginevra, è intervenuto ieri anche il ministro FRANCIA La leader de Front National è coinvolta in un’indagine relativa all’assunzione di assistenti parlamentari M COREA DEL SUD: BAN KI-MOON SI RITIRA DALLA POLITICA “Mi ritirerò dalla vita politica. Mi dispiace se ho deluso molte persone”. Queste le parole con cui Ban Ki Moon, che molti consideravano come un probabile candidato alla guida del suo Paese natio, ha annunciato ieri mattina in conferenza stampa che non parteciperà alle prossime elezioni presidenziali. La consultazione è fissata per il prossimo dicembre, ma probabilmente verrà anticipata alla primavera, quando il parlamento deciderà in via definitiva sull'impeachment della presidente Park Geunhye, coinvolta in uno scandalo. Anche l'ex numero uno di Palazzo di Vetro – ricordano askanews e afp – è stato sfiorato da un episodio di corruzione: suo fratello e suo nipote sono infatti sospettati di aver versato tangenti ad un intermediario per convincere le autorità di un Paese mediorientale ad acquistare un complesso immobiliare con fondi pubblici. IRAN: “AVANTI monta a circa di 40mila euro. In caso di mancato rimborso delle somme indicate, il Parlamento europeo procederà con l’imposizione di sanzioni nei confronti della Le Pen, che prevedono il dimezzamento dell’indennità parlamentare (circa 3.100 euro mensili), delle spese di soggiorno e di quelle generali (circa 4.300 euro). Marcel Ceccaldi, avvocato della Le Pen, ha dato una dimensione politica a questa inchiesta, denunciando una procedura legale a suo dire al momento il cessate il fuoco che ne è il presupposto “in generale è rispettato” - anche l’Onu potrebbe approfittare. Oltretutto quello di Astana non è un procedimento alternativo a quello di Ginevra. “Continuiamo a credere – ha concluso il capo della diplomazia di Mosca – che i nostri amici delle Nazioni Unite dovrebbero sbrigarsi e non ritardare ancora la ripresa dei negoziati”. DAL MONDO Sotto inchiesta anche Marine Le Pen arine Le Pen è coinvolta in un’inchiesta (simile a quella a cui è stato recentemente sottoposto il candidato dei repubblicani Fillon) relativa all’assunzione fittizia di assistenti parlamentari. L’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (OLAF) ha infatti accusato la leader del Front National di aver utilizzato soldi pubblici dei contribuenti per pagare due assistenti parlamentari le cui attività, però, sembrerebbe non corrispondano alle funzioni previste dagli incarichi a loro assegnati. Secondo le stime, la Le Pen avrebbe dovuto, entro il 31 gennaio, rimborsare il Parlamento europeo di una somma pari a circa 300mila euro, relativa a stipendi “indebitamente pagati” a Catherine Giset, capo del gabinetto del Fn, durante i suoi sei anni in qualità di assistente a Bruxelles. Il versamento della somma richiesta non è però avvenuto, in quanto la leader del partito francese ha dichiarato che “per effettuare il rimborso avrei dovuto percepire tale somma, ma non mi chiamo François Fillon”. Il secondo versamento, da effettuare entro il 28 febbraio, riguarda invece gli stipendi percepiti da Thierry Légier, la storica guardia del corpo ed am- degli Esteri russo. Secondo Lavrov, che ha parlato ai margini del Forum arabo-russo, l’incontro nella capitale del Kazakistan è servito “per creare una piattaforma addizionale” attraverso la quale “monitorare gli accordi raggiunti al primo incontro con la partecipazione dei gruppi di opposizione, compresi quelli armati”. Un buon risultato dunque dei cui effetti positivi – tra essi il fatto che pace tra i paesi durante la visita di Putin a dicembre”. Una visita che, stando a quanto recentemente dichiarato da Abe, sarà “presto” ricambiata (entro l’anno MB in corso). intrisa di “irregolarità” che evidenzia una “collusione” tra l’OLAF e l’esecutivo del Parlamento. Secondo alcuni membri del Fn, l’inchiesta sarebbe addirittura frutto dello spirito vendicativo del presidente uscente del parlamento europeo Martin Schultz, noto oppositore della linea politica lepenista. Dal canto suo, Marine Le Pen non ci sta e contrattacca affermando di non voler “sottomettersi alla persecuzione degli avversari politici”. Claudio Pasquini Peruzzi CON I PROGRAMMI DI DIFESA E NUCLEARE” Il portavoce della Commissione sicurezza nazionale e politica estera del Parlamento iraniano Naghavi Hosseini, riferendo ai media locali le decisioni dell'organismo parlamentare prese nel corso di una sessione straordinaria dello stesso, ha dichiarato che “i programmi di difesa e missilistici dell'Iran non saranno negoziati con nessuno”. Ed ha aggiunto che “è stato sottolineato che a nessun Paese è permesso di interferire”. Hosseini ha inoltre precisato che “il programma dovrà continuare con tutti i mezzi e fortemente”. ADDIS ABEBA: L’UNIONE RIAMMETTE IL MAROCCO AFRICANA L'Unione africana, nel corso dell'ultimo summit svoltosi nei giorni scorsi ad Addis Abeba, ha deciso, dopo più di trent'anni, di riammettere il Marocco nell'organizzazione. Il Paese si era ritirato dalla stessa nel 1984, per protestare contro l'ammissione dell'autoproclamata Repubblica araba dei saharawi, che rivendica la sovranità sul Sahara occidentale (Rabat considera invece tale regione come parte del proprio territorio). Il fatto che anche lo Stato dei saharawi abbia accolto con favore la riammissione, è considerato da molti come un buon auspicio quanto alle speranze di pace e stabilità nella regione. ROMANIA: IL GOVERNO ADOTTA DECRETO “SALVA CORROTTI” IL Il ministro della Giustizia romeno Florin Iodrache ha annunciato che l'esecutivo di Bucarest ha adottato il discusso decreto “salva corrotti”, che depenalizza alcuni reati non violenti (tra essi l'abuso di ufficio e il favoreggiamento) e annacqua le norme anticorruzione, consentendo – queste le assai probabili conseguenze a diversi politici di eludere procedimenti penali a loro carico. Il provvedimento è stato approvato nonostante le accese e affollate proteste che, nei giorni scorsi, hanno visto scendere in piazza in tutto il Paese decine di migliaia di persone. Contrario si era pubblicamente dichiarato anche il presidente Iohannis, che aveva tentato a più riprese di bloccare l'iter della norma. 6 8 DA ROMA E DAL LAZIO Giovedì 2 febbraio 2017 GLI INDUSTRIALI LANCIANO L’ALLARME NELLA CAPITALE E TENTANO DI SCUOTERE IL SINDACO VIRGINIA RAGGI “A Roma manca la progettualità” Dopo sette mesi dall’insediamento arriva l’altolà: “Non è tollerabile un’inerzia così prolungata” di Giuseppe Sarra L a Capitale è “in stasi totale”. Dopo la denuncia dell’Associazione costruttori edili romani, anche Unindustria si unisce al coro contro Viginia Raggi, sindaco di Roma, la cui amministrazione pecca di “un’assenza di progettualità e di un vuoto operativo” su tutti i settori: dai rifiuti alla mobilità all’immagine della città. Inutili sin qui il faccia a faccia con il primo cittadino. Sono passati ben 200 giorni dall’insediamento, ma ora, secondo Unindistrua, “occorre lanciare un grido di allarme sulle condizioni in cui versa la città”. La preoccupazione dilaga sulla visione della Capitale e ancora non pervenuta da Palazzo Senatorio, come lamentato anche dai costruttori, nonostante siano passati oltre sette mesi dall’insediamento. Quindi manca un progetto per ridare lustro alla Capitale, ma per Filippo Tortoriello, rappresentate degli industriali, c’è ancora “la disponibilità per un confronto con la sindaca”. Anche se, è l’avvertimento del numero uno di Unindustria, non ci si può più permettere di sostenere ancora “una inerzia così prolungata” su tematiche vitali per il futuro della città. “Sono impossibili altri 6 mesi nella stessa situazione - ha aggiunto che è fortemente negativa”. Un monito che invita la Raggi e la sua squadra a rimboccarsi le maniche. “Il tempo è maturo”, sostengono gli industriali, perché il rischio stagnazione è dietro l’angolo. “Credo che anche Papa Francesco con un tempo così lungo esprimerebbe la sua posizione”, è l’affondo di Tortoriello, che ha comunque fatto recapitare diversi progetti all’attenzione del Sindaco, come espressamente richiesto. Entrando nel dettaglio, secondo gli industriali occorre intervenire al più presto sul futuro della Fiera di Roma al Piano Sky che punta su Milano, mentre le Olimpiadi del 2024, a cui il Comune ha detto no, sono state un’occasione persa. “Il tema - ha sottolineato Tortoriello - è la capacità di assumersi le responsabilità, andare in fondo e gestire tutto in trasparenza. La speranza di Unindustria che l’assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, metta le mani anche su Atac e Ama che “sono in una situazione drammatica”. Non poteva mancare una spinta decisiva per la realizzazione dello Stadio della Roma, che ha diviso fortemente la giunta 5 Stelle. “Sarebbe un fatto assolutamente positivo. Le gru in una città sono segnale di effervescenza, una città senza è un fatto assolutamente negativo, e a Roma non ce ne sono”, ha chiosato il presidente. Dalla critica alla proposta. Unindustria presenterà nelle prossime settimane un nuovo progetto dal titolo “Roma e Lazio domani: 2030-2050”. “In questo modo vogliamo dimostrare quanto è per noi importante - ha concluso - la capacità di visione e la progettualità”. MAFIA CAPITALE: PARLA IL ‘FACILITATORE’ DEL ‘RAS DELLE COOP’ LA PROTESTA “Ecco perché prendevo 5mila euro da Buzzi” “Primavalle non si sfratta” E’ l’ammissione di Luca Odevaine, ex membro del tavolo dell’Immigrazione del Viminale e già collaboratore di Zingaretti e Veltroni. Mentre sul denaro ricevuto da La Cascina... eri Luca Odevaine è uscito allo scoperto nell’aula bunker di Rebibbia, rispondendo punto per punto alle domande del pm Luca Tescaroli nell’ambito del processo di Mafia Capitale. “Ho percepito 5mila euro al mese, da aprile 2011 a novembre 2014, come remunerazione da Buzzi”. È l’ammissione fatta dell'ex componente del tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale, già capo della polizia alla Provincia di Roma con Nicola Zingaretti e vicecapo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni, davanti ai giudici della decima sezione del Tribunale di Roma. Odevaine, accusato di corruzione, ha spiegato di aver percepito il denaro da Buzzi inizialmente in I cambio dell’affitto di alcuni appartamenti in zona Celio. Liberati gli appartamenti, utilizzati da Buzzi come uffici per le cooperative, la “retribuzione” non si sarebbe comunque interrotta. Lo stesso Odevaine, che già ai pm aveva detto di aver svolto un ruolo di “facilitatore” per il ras delle coop, ha ribadito al tribunale che “parte del denaro ricevuto era per la consulenza fornita a Buzzi con il ministero dell'Interno”. Ambiente, quest’ultimo, del quale l’imputato poteva vantare una buona conoscenza grazie alle sue pregresse esperienze professionali. In merito alle richieste di Buzzi, l’ex membro del tavolo del coordimento sugli immigrati del Viminale ha sottolineato che “non mi sono attivato per orientare il flusso di migranti attraverso il tavolo, né avrei avuto alcun potere di farlo. Era un tavolo politico dove non si discuteva di flussi riguardo ai singoli centri”. Su questo ultimo punto, di fronte alle contestazioni mosse dal pm, Odevaine ha specificato di aver avuto solamente la facoltà di segnalare eventuali centri di accoglienza su richiesta del Ministero. Mentre per la vicenda della gestione del Cara di Mineo, per la quale ha già patteggiato una pena di 2 anni e 8 mesi sempre per corruzione, l’ex capo di gabinetto del sindaco di Roma Valter Veltroni ha precisato di avere percepito circa “dieci mila euro, poi diventati 20 mila euro” per un totale di circa “260 mila euro” dai vertici della cooperativa La Cascina. Ricostruendo il rapporto che lo legava a Buzzi e gli imputati principali del processo, Odevaine ha chiarito di aver svolto un “ruolo di collegamento con il ministero degli Interni e prefetture. Un mondo con cui quelle coop difficilmente riescono ad avere un dialogo. Io avevo rapporti personali con funzionari del ministero per la mia lunga esperienza nel comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza”. Il Municipio XIV di Roma “assediato” contro i trasferimenti coatti Castellino (Roma ai romani): “Vogliamo bloccare il malaffare” l coordinamento di lotta popolare Roma ai romani torna ad accendere i riflettori sul diritto alla casa con un’occupazione pacifica della sala consiliare del Municipio XIV. A spingere gli attivisti, secondo la denuncia, è stata la proposta pervenuta agli occupati di via Cardinale Celso Costantino dalla coopertiva “Casa della Solidarietà”, del gruppo La Cascina, che avrebbe voluto trasferire le famiglie in un altro residence della Capitale. Ma che ha trovato la dura opposizione di Roma ai romani: “Vogliamo l’assegnazione di un alloggio popolare”. Una richiesta ribadita da Giuliano Castellino, portavoce del coordinamento, all’amministrazione municipale del Movimento Cinque Stelle, guidata da Alfredo Campagna. “Abbiamo di nuovo ‘assediato’ il Municipio XIV dopo mesi di bugie. Per questo - ha spiegato abbiamo deciso di inchiodare tutte le parti in causa che stanno facendo sgomberare e trasferire le famiglie di via Cardinale Celso Costantino”, I promettendo: “La nostra mobilitazione mira a bloccare sfratti e trasferimenti coatti e a bloccare speculazione e malaffare che vede coinvolti Municipio, Campidoglio, cooperative e palazzinari. È stata presentata una nostra mozione e sono intervenuti nostri rappresentanti. Da Magliana a Primavalle, dal Trullo a La Rustica: Roma ai romani, case agli italiani”. Una protesta che segue l’occu- pazione dell’ex albergo Ferrhotel alla stazione Tiburtina, dove sorgerebbe un nuova struttura per l’accoglienza dei migranti di passaggio a Roma grazie al maxi finanziamento di 500mila euro dal Viminale, e la manifestazione per respingere lo sgombero di una ragazza incinta che ha occupato un alloggio popolare nel quartiere Trullo, che il Comune di Roma ha assegnato ad una famiglia di nordafricani. 7 Giovedì 2 febbraio 2017 DA ROMA E DAL LAZIO IL TRAGICO ERRORE SAREBBE COSTATO LA VITA A DUE PAZIENTI Scambio di barelle a Tivoli: si muove anche la Regione di Marco Compagnoni A nche la Regione Lazio vuole vederci chiaro sul gravissimo caso di malasanità all’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, dove hanno perso la vita due anziani per un presunto scambio di barelle. E’ stata infatti aperta un’inchiesta interna per accertare i fatti e, per questo, è stata richiesta una relazione dettagliata, da inviare con la massima celerità, all’azienda, che dovrà attivare un audit interno per stabilire le modalità operative e di assistenza messe in atto dagli operatori della struttura. Un’inchiesta parallela a quella portata avanti dalla procura di Tivoli, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo su quanto accaduto sabato 21 gennaio nella terza città del Lazio, e alle altre due interne messe in campo dalla direzione sanitaria dell’ospedale e dalla Asl Rm/5. Ora si attendono le ricostruzioni degli ispettori, mentre sono già stati ascoltati i medici e gli infermieri, oltre all’acquisizione delle cartelle cliniche. Infatti un tragico errore sarebbe costato la vita ai due pazienti, ar- rivati in barella in codice rosso. Sarebbero “scambiati” e trasferiti nei reparti sbagliati dal pronto soccorso del nosocomio: uno doveva essere trasportato in rianimazione ma è finito incredibilmente in chirurgia, invece l’altro ha fatto il percorso inverso. Ed entrambi hanno perso la vita, a poche ore l’uno dall’altro. A lanciare l’allarme sul presunto scambio di barelle sarebbero stati i familiari del paziente 70enne, affetto da polmonite, che si erano recati in rianimazione. L’uomo era arrivato in ospedale con un’ambulanza da una casa di riposo, ma quando i parenti hanno messo piede nel reparto, dopo aver parlato brevemente con un medico, non potevano credere ai loro occhi. Al posto del parente c’era un altro uomo, anche lui in fin di vita, di 61 anni. Sono, però, risultati inutili gli sforzi degli operatori dei rispettivi reparti. I cuori dei pazienti hanno smesso di battere. Il primo pazient era molto anziano mentre il secondo soffriva di malnutrizione e alcolismo. Una vicenda dai contori assurdi dove molto probabilmente ha inciso il sovraffollamento dei pronto soccorso, come da tempo denunciato sia dai cittadini che dai sindacati di categoria ma anche dall’opposizione regionale. Tra i più agguerriti Antonello Aurigemma (Forza Italia), vicepresidente della commissione Salute, che ha richiesto una commissione per comprendere le cause di quanto accaduto. Nei giorni scorsi il caso è finito all’attenzione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, attraverso un’interrogazione presentata dal deputato Monica Gregori, che ha chiesto l’invio degli ispettori al San Giovanni Evangelista. MONTI AUSONI “Zingaretti chiarisca” Dubbi sulla nomina del presidente, già commissario dell’ente Nell’interrogazione Storace riporta la posizione dell’Anac l 13 gennaio scorso il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha nominato Bruno Marucci, già Commissario straordinario, presidente del Parco naturale dei Monti Ausoni. Una nomina che ha insospettito Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale, che ha chiesto allo stesso Zingaretti e I all’assessore all’Ambiente, Mauro Buschini, di verificare con estrema urgenza la legittimità della nuova responsabilità concessa a Marucci in relazione alla legge sull’inconferibilità degli incarichi. “Nello stesso decreto di nomina sottolinea Storace nell’interrogazione - si legge espressamente che il dott. Bruno Marucci non ri- copre, né ha ricoperto negli ultimi due anni, cariche pubbliche e che viene preso atto della dichiarazione del dott. Bruno Marucci, sull’insussistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità”. I dubbi di Storace, però, nascono dalla presenza di un orientamento dell’Autorità nazionale Anticorruzione (il n. 16/2015) che espres- samente sancisce: “Sussiste l’ipotesi di inconferibilità nei casi in cui venga conferito un incarico di presidente di un’azienda speciale consortile a colui che, nei due anni precedenti abbia ricoperto o attualmente ricopra la carica di commissario straordinario del medesimo ente. Le aziende speciali costituite per la gestione delle aree naturali protette (ai sensi del d.lgs. 267/2000) sono, infatti, qualificabili come enti pubblici economici e vanno ricondotte, ai fini dell’applicabilità del d.lgs. 39/2013, nella definizione di ‘ente pubblico’”. Quindi, fa notare Storace nel te- sto, “se l’Anac dichiara che il Commissario di un ‘ente pubblico’ non può poi essere nominato Presidente dello stesso ente, può ritenersi valida la nomina di Marucci al vertice del Parco Monti Ausoni? Attendiamo la risposta della Giunta regionale”. INTENSO WEEK END A CAMPO FELICE. SABATO TOCCHERÀ AI REGIONALI GIOVANI E SENIOR Sci, domenica il trofeo città di Roma i annuncia un week-end a tutto sci sulle piste di Campo Felice. La rinomata stazione abruzzese sarà infatti teatro di due delle più importanti gare del calendario regionale di sci alpino. Sabato si disputeranno i Cam- S pionati regionali giovani e senior e domenica il Trofeo città di Roma – GP Aria Sport. Entrambe le manifestazioni sono organizzate dal G.S. Città Romana Ski, in collaborazione con il Comitato regionale del Lazio e della Sardegna della FISI. I regionali giovani ed i senior si articoleranno su due manches mentre il città di Roma prevede lo svolgimento di due slalom giganti. Per l’occasione sono attesi centinaia di sciatori provenienti da tutto il Centro Italia. “Per il nostro sci club è motivo di grande orgoglio organizzare due eventi così prestigiosi – ha sottolineato Giuseppe Lucarelli, presidente dello S.C. Città Romana Ski – come sempre il nostro impegno sarà massimo per garantire il migliore svolgimento delle due competizioni”. I recenti tragici accadimenti hanno profondamente segnato la terra d’Abruzzo con ovvie ripercussioni anche sulle competizioni sportive come ha sottolineato il presidente del CLS Nicola Tropea: “Stiamo vivendo una delle stagioni più difficili prima a causa delle scarse precipitazioni e poi per una serie di tragiche fatalità. Siamo profondamente rammaricati ma allo stesso tempo speriamo con la nostra attività di contribuire almeno in parte a riportare quel clima di normalità in una terra che ha già pagato un tributo pesantissimo. Stiamo facendo il possibile per garantire il regolare svolgimento delle gare principali grazie alla responsabile collaborazione di tutti i nostri sci club. Il calendario è ricco di impegni che ci prepariamo a vivere con la passione e la fiducia di sempre”. Il trofeo città di Roma si avvarrà per il quarto anno consecutivo di un Main Sponsor di prestigio come Aria Sport. “Anche quest'anno rinnoviamo l’appuntamento ormai consolidato con una delle più seguite manifestazioni sciistiche del centro Italia, il trofeo città di Roma – Gran Premio Aria Sport. In particolare - ha precisato il presidente di Aria Sport Vittorio Ricerni nei nostri cinque centri sportivi abbiamo sviluppato un programma di allenamento funzionale dedicato agli amanti degli sport invernali organizzando delle special class con personal trainer certificati che, attraverso una lezione teorico-pratica, forniscono le linee guida per una preparazione al top! ringrazio calorosamente i nostri compagni di viaggio dal 2013, Giuseppe Lucarelli del gruppo sportivo Città Romana Ski e tutto il Comitato Regionale della FISI. Appuntamento a domenica ed un in bocca al lupo a tutti i partecipanti!”. Nella stazione sciistica abruzzese tutto è pronto per ospitare le due gare, grazie allo straordinario lavoro di tutto lo staff della Campo Felice S.p.a. “Le piste dell’area sono perfettamente innevate e in totale stato di sicurezza come ha - spiegato l’A. D. Andrea Lallini - così pure le strade di collegamento, al di là di certa disinformazione che sta provocando gravi ripercussioni a tutta l’economia regionale. Colgo l’occasione per rassicurare tutti gli appassionati dello sci che aspettiamo con il calore di sempre nel nostro comprensorio”. Carlo Monteverde 8 STORIA & CULTURA Giovedì 2 febbraio 2017 STORIA E SOCIETÀ Il Decalogo del Milite fascista L’idea di un’Italia nuova e di un popolo orgoglioso, unito e forte, consapevole della sua gloriosa storia di Emma Moriconi “R icorda che i Caduti per la Rivoluzione e per l'Impero precedono le tue colonne". È il primo punto del Decalogo del Milite fascista. Un frammento della nostra storia che oggi andiamo a recuperare dai meandri del dimenticatoio italico; dimenticatoio facile, comodo e utile ancora oggi. "Precedono le tue colonne", dice. Cioè chi è caduto per un ideale marcia ancora con te, caro Milite fascista, che sei impegnato nella battaglia quotidiana, ancora, per la Rivoluzione e per l'Impero. Il secondo punto dice: "Un camerata è per te un fratello: vive con te, pensa con te, lo avrai al lato nella battaglia". L'ideale del cameratismo, insomma, viene qui evidenziato e in qualche modo "raccomandato" agli Italiani fascisti, nell'ottica dell'intenzione di operare un profondissimo - e in fondo a ben vedere impossibile - cambiamento nella coscienza degli Italiani. Impossibile, e la storia lo dimostrerà, ma nelle intenzioni c'era sicuramente l'idea di un'Italia nuova e di un popolo orgoglioso, unito e forte, consapevole della sua gloriosa storia e determinato a tenersela stretta: bellissimi sogni infranti contro il muro di una realtà ben diversa. Il terzo punto è, ancora, rappresentativo di un bel sogno, anche questo frantumato: "L'Italia si serve dovunque, sempre, con ogni mezzo: col lavoro e col sangue". Senza generalizzare, e ci mancherebbe altro, si potrebbe dire che questo sentimento patrio sia andato inesorabilmente scemando con il tempo, sempre di più fino a non restarne quasi affatto. Salvo episodi straordinari, che infatti fanno notizia e clamore, l'amor patrio è ormai cosa per pochi eletti. Speranze frustrate, insomma, ancora. Il quarto punto è molto legato all'epoca e al contesto sociale in cui viene formulato: "Il nemico del Fascismo è il tuo nemico: non dargli quartiere". Il quinto: "La disciplina è il sole degli eserciti: essa prepara e illumina la vittoria". Questo quinto punto è uno dei maggiormente rappresentativi del Fascismo: il richiamo alla disciplina come luce per prepararsi a una vittoria che, nell'ottica del Fascismo, è inevitabile e sicura, è certamente emblematico dello spirito dell'epoca, che fino ad un certo momento fu davvero quello di tutti gli Italiani o quasi. Stesso sentimento è espresso nel punto successivo: "Se tu vai all'assalto con decisione, hai la vittoria nel pugno". Insomma l'ardimento, insieme alla disciplina, fanno la differenza. Concetti che potrebbero valere per ogni popolo, in fondo, ma che nel popolo italico si immagina possano fare breccia più a fondo perché popolo dalla lunga e importante storia, da esaltare e mai dimenticare. La storia di Roma, Caput Mundi, che non è solo un susseguirsi di date ed eventi, naturalmente, ma anche e soprattutto fonte preziosa di quel grande bagaglio valoriale e spirituale, ideale, che fece la storia. Il settimo punto oggi potrebbe far sorridere, ma come sempre dobbiamo essere in grado di porci mentalmente nell'epoca che andiamo a trattare e anche nell'ambiente sociale in cui ci troviamo: "L'obbedienza consapevole e totale è la virtù del legionario". Il concetto è meno banale di quanto potrebbe sembrare a prima vista. "Consapevole e totale". Insomma "totale", certo. Ma anche "consapevole", insomma non come se fosse tutti automi, robot. Ma uomini, con la testa e con il cuore, che comprendono che l'obbedienza è un valore e la vivono come occasione di riscatto e come indispensabile per la vittoria. Ancora, ecco il punto 8: "Non ci sono cose grandi o piccole: c'è il dovere". Il dovere viene prima di tutto e non si discute, e primeggia rispetto alle cose, e dunque esiste a prescindere dalla grandezza delle cose stesse. E poi: "La Rivoluzione fascista ha contato e conta sulle baionette dei suoi legionari". L'ultimo punto, infine, è notissimo: "Mussolini ha sempre ragione". Sulla qual cosa si sono scatenati e si scateneranno ancora tutti gli "antifascisti" di ogni tempo, che continueranno a dare prova di se stessi e di quanto ancora oggi ci sia, in questo Paese ma non solo, l'incapacità di entrare nell'ottica storica delle vicende d'Italia che risalgono ormai a un secolo fa. [email protected] MUSEI SAN DOMENICO Art Déco, a Forlì Le biennali internazionali di arti decorative di Monza del 1923, del 1925, del 1927 e del 1930, l'expo di Parigi 1925 e 1930 e di Barcellona 1929 D opo le grandi mostre dedicate a Novecento e al Liberty, nel 2017 Forlì dedica una grande esposizione all’Art Déco italiana. Nell’ambito di una riscoperta recente della cultura e dell’arte negli anni Venti e, segnatamente, di quel particolare gusto definito “Stile 1925”, dall’anno della nota Esposizione universale di Parigi dedicata alle Arts Decoratifs, da cui la fortunata formula Art Déco, che ne sancì morfologie e modelli, nasce l’idea di una mostra che proponga immagini e riletture di una serie di avvenimenti storicoculturali e di fenomeni artistici che hanno attraversato l’Italia e l'Europa nel periodo compreso tra il primo dopoguerra e la crisi mondiale del 1929. Le ragioni di questo nuovo sistema espressivo e di gusto si riconoscono in diversi movimenti di avanguardia (le Secessioni mitteleuropee, il Cubismo e il Fauvismo, il Futurismo) cui partecipano diversi artisti quali Picasso, Matisse, Lhote, Schad, mentre tra i protagonisti internazionali del gusto vanno menzionati almeno i nomi di Ruhlmann, Lalique, Brandt, Dupas, Cartier, così come la ritrattistica aristocratica e mondana di Tamara de Lempicka e le sculture di Chiparus, che alimenta il mito della danzatrice Isadora Duncan. Ma la mostra avrà soprattutto una declinazione italiana, dando ragione delle biennali internazionali di arti decorative di Monza del 1923, del 1925, del 1927 e del 1930, oltre naturalmente dell’expo di Parigi 1925 e 1930 e di Barcellona 1929. Il fenomeno Déco attraversò con una forza dirompente il decennio 1919-1929 con arredi, ceramiche, vetri, metalli lavorati, tessuti, bronzi, stucchi, gioielli, argenti, abiti impersonando il vigore dell'alta produzione artigianale e proto industriale e contribuendo alla nascita del design e del “Made in Italy”. La richiesta di un mercato sempre più assetato di novità, ma allo stesso tempo nostalgico della tra- dizione dell'artigianato artistico italiano, aveva fatto letteralmente esplodere negli anni Venti una produzione straordinaria di oggetti e di forme decorative: dagli impianti di illuminazione di Martinuzzi, di Venini e della Fontana Arte di Pietro Chiesa, alle ceramiche di Gio Ponti, Giovanni Gariboldi, Guido Andloviz, dalle sculture di Adolfo Wildt, Arturo Martini e Libero Andreotti, alle statuine Lenci o alle originalissime sculture di Sirio Tofanari, dalle bizantine oreficerie di Ravasco agli argenti dei Finzi, dagli arredi di Buzzi, Ponti, Lancia, Portaluppi alle sete preziose di Ravasi, Ratti e Fortuny, come agli arazzi in panno di Depero. Obiettivo dell’esposizione è mostrare al pubblico il livello qualitativo, l'originalità e l'importanza che le arti decorative moderne hanno avuto nella cultura artistica italiana connotando profondamente i caratteri del Déco anche in relazione alle arti figurative: la grande pittura e la grande scultura. Sono qui essenziali i racconti delle opere di Galileo Chini, pittore e ceramista, affiancato da grandi maestri, come Vittorio Zecchin e Guido Andloviz, che guardarono a Klimt e alla Secessione viennese; dei maestri faentini Domenico Rambelli, Francesco Nonni e Pietro Melandri; le invenzioni del secondo futurismo di Fortunato Depero e Tullio Mazzotti; i dipinti, tra gli altri, di Severini, Casorati, Martini, Cagnaccio di San Pietro, Bocchi, Bonazza, Timmel, Bucci, Marchig, Oppi, il tutto accompagnato dalla straordinaria produzione della Richard-Ginori ideata dall'architetto Gio Ponti e da emblematici esempi francesi, austriaci e tedeschi fino ad arrivare al passaggio di testimone, agli esordi degli anni Trenta, agli Stati Uniti e al Déco americano. Non si è mai allestita in Italia una mostra completa dedicata a questo variegato mondo di invenzioni, che non solo produce affascinanti contaminazioni con il gusto moderno - si pensi per esempio al quartiere Coppedè a Roma o al Vittoriale degli Italiani, ultima residenza di Gabriele d'Annunzio ma evoca atmosfere dal mondo mediterraneo della classicità, così come la scoperta nel 1922 della tomba di Tutankhamon rilanciò in Europa la moda dell’Egitto. E poi echi persiani, giapponesi, africani a suggerire lontananze e alterità, sogni e fughe dal quotidiano, in un continuo e illusorio andirivieni dalla modernità alla storia. Trattandosi di un gusto e di uno stile di vita non mancarono influenze e corrispondenze col cinema, il teatro, la letteratura, le riviste, la moda, la musica. Da Hollywood (con le Parade di Lloyd Bacon o le dive, come Greta Garbo e Marlene Dietrich o divi come Rodolfo Valentino) alle pagine indimenticabili de Il grande Gatsby (1925), di Francis Scott Fitzgerald, ad Agata Christie, a Oscar Wilde, a Gabriele D’Annunzio. La mostra è curata da Valerio Terraroli, con la collaborazione di Claudia Casali e Stefania Cretella, ed è diretta da Gianfranco Brunelli. Il prestigioso comitato scientifico è presieduto da Antonio Paolucci. 9 Giovedì 2 febbraio 2017 SOCIETA’ GIOCO D’AZZARDO ROBOTICO Poker, anche l’Intelligenza Artificiale bluffa Quattro campioni mondiali sono stati sconfitti da Libratus, ma l’avversario non era un essere umano di Chantal Capasso I l poker è quel gioco che i comuni mortali associano a vincite milionarie e a giocatori geniali e imperturbabili, capaci di soffocare le proprie emozioni come vere e proprie macchine programmate per vincere. Ma tutto questo potrebbe cambiare con l’arrivo di Libratus: un'intelligenza artificiale. Libratus si è fatta conoscere alla Brains vs Artificial Intelligence, un torneo che ha permesso all'intelligenza artificiale di scontrarsi con Dong Kim, Jason les, Jimmi Chou e Daniel McCauley, alcuni dei migliori giocatori di poker Texas Hold'em di tutto il mondo. Il risultato è stato ovvio: la disfatta per l'umanità è stata catastrofica. l'IA è riuscita a sottrarre più di 1,5 milioni di dollari ai suoi avversari in carne e ossa. "Perché si sta sperimentando così tanto con i giochi? Perché anche noi umani sperimentiamo la realtà attraverso di loro, imparando a prendere decisioni e a fare scelte in un ambiente dove non si rischia la propria vita", ha raccontato Cameron Schuler della Amii pochi giorni fa in una conferenza ospitata a16z della Andreessen Horowitz. "Il poker è importante perché quando si gioca a scacchi o a Go, quel che l'avversario sta pensando non è rilevante, è rilevante quel che c'è sulla scacchiera. La scacchiera contiene già tutte le possibili variabili del gioco. Con il poker il comportamento dei giocatori è una delle variabili e non è facile da prevedere. Non a caso la nostra Ai per il poker pesa 26 terabits". Schuler e compagni sono gli stessi che hanno insegnato ad una macchina a giocare ai videogame, nel senso che una loro IA ha appreso da sola come farlo usando una vecchia console (l'Atari 2600). Grosso modo quel che è successo a Pittsburgh. "Non abbiamo insegnato a Libratus come giocare a poker. Gli abbiamo dato le regole IL BAMBIN GESÙ DI ROMA LANCIA L’ALLARME e gli abbiamo detto di imparare per suo conto", ha spiegato Noam Brown, collega di Sandholm. E pensare che Libratus era dato per perdente dagli allibratori. In realtà Libratus si può considerare come l'evoluzione di una precedente IA, nome in codice Claudico, in grado di giocare a poker. Claudico aveva provato a battere quattro giocatori professionisti nel 2015, ma senza successo. Ora la sua nuova incarnazione si è presa una bella rivincita. Merito di una maggiore potenza di calcolo e di algoritmi migliorati, soprattutto nel modo in cui l'IA riesce a gestire informazioni nascoste . in questo modo Libratus ha cominciato a giocare a caso, ma dopo migliaia di miliardi di partite ha imparato a rifinire le sue giocate e a sfruttare strategie vincenti. Nei giorni del torneo, dopo le partite, Brown ha collegato Libratus a un supercomputer per elaborare nuovi algoritmi e migliorare la strategia di gioco durante la notte. Dall'altro lato, i giocatori umani si sono impegnati a studiare le mani dell'Intelligenza Artificiale alla fine delle partite. Senza successo. NOVITÀ MOBILE Tattoo e piercing-mania Tariffe cellulari, accordo tra istituzioni Ue: roaming addio fra i giovanissimi I medici evidenziano la scarsa conoscenza dei rischi per la salute dei bambini sottoposti a tatuaggi U na ricerca dell'Eurispes ha analizzato 3.800 ragazzi scoprendo che il 20,3% dei 12-18enni hanno un piercing, in maggioranza tra le ragazze. Quanto ai tatuaggi, si abbassa l'età dei giovanissimi che aspirano ad avere il loro tattoo sulla pelle: siamo ai 10-12 anni. Una realtà in espansione e ormai trasversale, che coinvolge tutte le fasce di età, come spiega un articolo pubblicato sul "Messaggero". Ma, non tutti sanno quanto possa essere pericoloso farsi macchiare e bucare la pelle. Le probabilità di contrarre patologie infettive, come epatite di tipo b e c o addirittura Aids sono elevate in assenza di quelle precauzioni che contemplano un singolo utilizzo per ogni ago e la totale sterilità dell'ambiente, dato che entrambe le pratiche fanno leva sulla presenza di micro-ferite e sulla conseguente esposizione di porzioni del corpo "scoperte" ad agenti patogeni e batteri. L'ospedale pediatrico di Roma ha quindi dedicato il suo ultimo numero di “A scuola di salute” proprio sui tatuaggi e piercing, cercando di far luce sul complicato ar- gomento, preso spesso con troppa leggerezza. "In primo luogo", evidenzia May El Hachem dermatologa, "con il tatuaggio e con il piercing si possono trasmettere infezioni batteriche sulla pelle che qualche volta possono entrare nel sangue e coinvolgere anche il cuore". Si possono trasmettere anche i virus dell'epatite B e C e, in misura minore, anche il virus dell'Aids. La dottoressa Carla Di Stefano, che ha curato una ricerca a Tor Vergata: "Se l'80% dei ragazzi ha affermato di essere a conoscenza dei rischi d'infezione solo il 5% è informato correttamente sulle malattie che possono essere trasmesse". Per esempio - conclude l'ospedale l'hennè nero, ottenuto attraverso un composto molto pericoloso come la parafenilendiamina, può provocare allergie temibili. Più facile per il piercing, purché ci si faccia seguire da un dermatologo esperto per evitare cicatrici sfiguranti e per accelerare la chiusura del foro. Elvira Mami Il Parlamento europeo ha votato l’abolizione delle tariffe extra per l’utilizzo del traffico dati all’estero I l Consiglio ed il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo in merito alle tariffe di roaming che saranno abolite a partire dal 15 Giugno 2017 nel Vecchio Continente, sulla base di un impegno preso ormai quasi due anni fa. L’accordo, che prevede tetti nelle tariffe all’ingrosso, ovvero quelle pagate dalle compagnie telefoniche, dovrà ora essere confermato dal Parlamento e Consiglio, e si è incentrato proprio sui limiti delle suddette tariffe, che devono essere bassi per consentire agli operatori di origine di offrire il roaming gratuitamente. Allo stesso tempo, però, devono anche essere sufficientemente alti in modo tale da non costringere i paesi ospitanti ad aumentare le tariffe nazionali e continuare ad offrire un servizio di qualità. Un ruolo fondamentale nei negoziati lo hanno avuto tutti quei paesi con un alto tasso di turisti. Emmanuel Mallia, ministro per i servizi digitali e la competitività, ha affermato che “la decisione presa oggi è l’ultimo passo di un processo iniziato ormai dieci anni fa. Roam like Home è ormai diventato una realtà”. Le tariffe all’ingrosso saranno il 90% più basse delle attuali, spiega il Consiglio, consentendo agli operatori di offrire il roaming ai loro clienti senza aumentare i costi delle telefonate nazionali. Allo stesso tempo però devono essere abbastanza elevate in modo che gli operatori dei Paesi visitati possano recuperare i loro costi senza aumentare i prezzi al dettaglio. Inoltre, il tetto deve consentire di finanziare gestione e ammodernamento delle reti, continua la nota. In termini economici, il prezzo all’ingrosso calerà da 50 Euro al gigabyte a 7,7 al gigabyte, mentre dal 1 Gennaio 2018 sarà di 6 Euro al gigabyte, per raggiungere quota 2,5 Euro al gigabyte dal 1 Gennaio 2022. Per quanto riguarda la voce, la tariffa massima dal 15 Giugno sarà di 0,032 Euro al minuto (contro gli attuali 0,05 Euro), mentre per gli SMS si passerà da 0,02 Euro a 0,01 Euro. 10 IL LIBRO Giovedì 2 febbraio 2017 ECCO UN NUOVO CAPITOLO DE “LA PROSSIMA A DESTRA” Sulla strada della coerenza Storace offre un altro spaccato della vita politica italiana, raccontando dei dissidi con Fini, della nascita de La Destra e dei rapporti non sempre facili con Berlusconi Con questo paragrafo, prosegue la pubblicazione a puntate del libro “La prossima a destra” di Francesco Storace, pubblicato da Minerva e facilmente reperibile per l’acquisto attraverso la piattaforma on line www.amazon.com. Francesco Storace, da par suo, racconta - ovviamente in presa diretta - un periodo assai particolare per tutta la vita politica italiana, e non solo per il centrodestra. Sembra ieri, eppure è passato quasi un decennio… GLI AMICI SE NE VANNO... a gratitudine è il sentimento della vigilia” è stata una delle frasi più gettonate di Fini. Gliel’ho sentita ripetere non so quante volte e in fondo è assolutamente vera. Quante carriere parlamentari, quanti ministri, quanti amministratori nei Comuni e nelle Regioni all’ombra del potere eretto da lui. E quanti se ne sono dimenticati, con un eccesso insopportabile di livore. Per anni ho macinato anche io odio nei confronti di Gianfranco. Ero indemoniato con lui per quello che aveva combinato a Gerusalemme e poi per il destino che mi riservò provocando l’estromissione de La Destra dalla coalizione berlusconiana alla vigilia delle Politiche vinte nel 2008. Cambiò la nostra storia, quel suo veto. Quante volte me lo ha ripetuto Silvio Berlusconi, che non ha mai più perdonato Fini (per sé, mica per me...). Del resto, i due erano troppo diversi tra loro e forse è durato incredibilmente tanto il loro sodalizio politico, parlamentare, governativo. Poi, il mio rancore passò, dopo la “L “Vennero con noi manipoli di autentici combattenti, idealisti e non carrieristi, mentre tutti gli altri ci gridavano persino ‘rottami’ in un’offesa che sapeva di sanguinoso” sua caduta parlamentare, nel momento dell’oblio. Ci siamo rivisti a parlare di politica, comprendendo ciascuno che ben difficilmente si sarebbe potuto rivivere la stessa stagione di combattimento fianco a fianco.Troppo diverse le idee, perché la trasformazione di Fini fu vera, orrenda, inaccettabile. Immigrazione, Europa, famiglia, tanto per citare i primi terreni di scontro che renderebbero impossibile la permanenza in uno stesso partito. Almeno, con lui al comando... Ma è sbagliata la caccia all’uomo, la ricerca del colpevole unico. Nella società del potere deciso da pochi capi, non furono molti, anzi!, a trovare il coraggio di opporsi a scelte che giudicarono sbagliate solo quando furono al riparo dietro potenti apparati politici. Finché Fini comandava, tutti zitti. Dopo, a denunciare la satrapia. I beneficiati contro chi li aveva accompagnati nella scalata di Palazzo, in altri tempi si sarebbe parlato di rivolta degli schiavi. È sempre così, e quando gli amici se ne vanno assomiglia sempre più al tradimento che alla morte. Quando fondammo La Destra, fu essenzialmente contro di lui - eravamo noi a sentirci traditi - e non fu facile convincere esponenti di Alleanza nazionale a lasciare l’avventura vincente che si stava approssimando. Vennero con noi manipoli di autentici combattenti, idealisti e non carrieristi, mentre tutti gli altri ci gridavano persino “rottami” in un’offesa che sapeva di sanguinoso. Potrei fare un elenco interminabile di nomi e cognomi, ma non serve. Quello che conta è evitare che possa ripetersi una stagione in cui a trionfare è l’opportunismo. Noi stessi ci dovemmo misurare in quella competizione elettorale, prendendo un milione di voti assieme a Daniela Santanché, con un elettorato che cambiava pelle. Ci abbandonavano i filoberlusconiani, ci abbracciavano quelli che non sopportavano il Cavaliere. Incredibile, quella nostra storia: ci ritrovammo con Berlusconi alla Costituente di novembre 2007, in un Palazzo dei congressi dell’Eur di Roma stracolmo; e poi, tra febbraio e marzo del 2008, da soli a combattere proprio contro Berlusconi, che si era improvvisamente trasformato nel nemico principale. E pensare che ci fu chi osò dubitare persino che il Cavaliere avesse finanziato la nostra scissione da An... che vergogna... No, con noi e solo con noi, non ci furono regalie, ma solo guerra dichiarata per cancellarci dalla scena politica. Poi, la nascita formale del Pdl, e poco dopo lo sfascio, con Fini che se ne va a fondare Futuro e Libertà, con i primi addii dei tanti che preferivano invece restare nelle comode suite parlamentari e ministeriali graziosamente concesse da Silvio; poi pure lui abbandonato a sua volta quando non era più in condizione di distribuire poltrone e prebende. Anche Fini ha sbagliato i conti: non ha voluto dimettersi da presidente della Camera nel momento più alto di scontro con Berlusconi. Se lo avesse fatto, gli sarebbe stato più facile contestare “da destra” la deriva del Popolo della libertà verso lidi non graditi a chi veniva dalla nostra storia politica. Illudersi di poter fare quella rivoluzione dal piano nobile di Montecitorio, è costato tantissimo a Gianfranco Fini. Quante volte mi si è rimproverato di aver agito con la mia solita testa dura. Magari anch’io avrei potuto trovare un po’ di tepore da potere se fossi entrato a far parte della congrega. Avrei potuto tornare al governo; male che andasse una presidenza di commissione parlamentare non me l’avrebbe negata nessuno. Ma non c’è solo questo in politica, per fortuna. Insieme ad una comunità abbiamo invece preferito la strada della coerenza, che sembrava una chimera. Guardando a quello che è accaduto in questi anni, sono orgoglioso della strada seguita. Più faticosa, vero; meno ricca di incarichi elargiti da chi decide; ma quanta soddisfazione nel conquistarti tutto da solo, fosse anche un seggio in Regione; constatare che nello stesso giorno in cui si vota per il Parlamento e appunto per la regione Lazio, prendi nello stesso territorio cinquantamila voti in più di quanti ne ottenga Berlusconi alla Camera. Ti rendi conto che vale ancora la pena di non mutare carattere. Oltre che motivazioni di impegno politico che sono incancellabili. DOMANI IL CAPITOLO: “A PUGNO CHIUSO” “I due erano troppo diversi tra loro e forse è durato incredibilmente tanto il loro sodalizio politico, parlamentare, governativo”