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Anno VI - Numero 27 - Giovedì 2 febbraio 2017
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Siria
Roma
Il monito anti-voto
di Napolitano
Lo chiedono i ribelli:
niente negoziati
Il grido d'allarme
degli industriali
a pag. 2
Sarra a pag. 6
Di Giorgi a pag. 5
IL DIBATTITO APERTO DA VENEZIANI E L’ALZATA DI SPALLE DELLA MELONI
di Roberto Menia
Q
ualche giorno fa, sul Il
Tempo, Marcello Veneziani, dedicava a Giorgia Meloni una lunga serie di
apprezzamenti, conditi da
qualche consiglio.
Non ci soffermiamo sugli apprezzamenti, più o meno condivisibili, del
direttore del comitato scientifico
della Fondazione An, ma sul suo
invito a far crescere l’attuale destra
“bambina”.
In sostanza, Veneziani si chiedeva rilevando la nascita a destra di un
partito sovranista con Alemanno,
Storace e chi scrive - che cosa impedisse “che tutta la destra, quella
per intenderci che votava Alleanza
nazionale, che era tre volte più grande di Fratelli d’Italia, quella che proviene in gran parte dal Msi, quella
che ancora si ritrova nella fondazione
An, sia con lei” e le chiedeva di
“spostare la battaglia dalla leadership personale e dalle comparsate
in tv a una strategia di presenza e
coinvolgimento”.
La leader di FdI ha risposto subito
con il consueto fastidio e la consueta
(infantile) alzata di spalle attraverso
l’intervista di ieri l’altro all’Agi (Vivalitalia): “Non sono interessata a
quello che stanno creando Storace
e Alemanno”. Punto.
Eppure, se davvero sta nascendo
un nuovo centrodestra, popolare e
sovranista, crediamo che non possa
fare a meno di alcuno, che le buone
energie vadano messe a regime,
che sia giusto lavorare insieme - soprattutto per chi viene dalla medesima storia politica - e sia ora di
gettarci dietro le spalle ogni risentimento e ogni divisione. Ma, di contro, non siamo disponibili a chiedere
a nessuno il permesso di esistere,
non solo per dignità personale e
comunitaria, ma soprattutto perché
siamo consapevoli che il leaderismo
e il settarismo sono le vere cause
della distruzione di un mondo.
Nel dna della destra c’è il patto in-
CI SIAMO
A destra c’è bisogno di tutti se si vuole rappresentare l’alternativa a Renzi
tergenerazionale, la fiaccola che si
trasmette, il sentimento della continuità, non della rottura, della tradizione non della rottamazione.
E qualunque destra verrà domani,
nell’era del trumpismo e della post
modernità, al netto di simpatie personali e soggettive che si possono
nutrire per singoli leader, essa dovrà
uscire da questo equivoco di fondo:
rispetto e tradizione sono lì, presenti
con orgoglio nel nostro bagaglio.
Non è questo il momento dei veti,
SECCO NO A TRASFERIMENTI A MILANO
E LICENZIAMENTI: OLTRE 1000 A RISCHIO
degli atteggiamenti “renziani” tipici
di chi se ne va portandosi a casa il
pallone. Non commettiamo l’errore
commesso, più volte, dall’ex premier
che ha sfaldato de facto un mondo
compromettendo le sue future evoluzioni. Ma tracciamo una linea, nuova
e netta, per ricominciare serenamente da zero.
Questo non significa essere ciechi
di fronte ad errori commessi (anche
da noi) e a scelte (passate) che non
hanno portato buoni frutti, tutt’altro.
Ma la fase dello spurgo continuo e
delle urla fazionistiche deve, gioco
forza, lasciare il passo ad una fase
costruens.
Come declinarla questa destra 2.0?
Aperta, inclusiva, maggioritaria nelle
idee pur con la zavorra della nuova
era proporzionale in cui siamo entrati,
nella consapevolezza che, unito, il
centrodestra (o la destra-centro,
come dir si voglia) in Italia si può
aprire una nuova stagione, in antitesi
a quel Renzi che in questi anni si è
MINACCE CONTRO UN’ASSEMBLEA DELLE DESTRE EUROPEE. ANCHE IL SINDACO DORIA TRA GLI AGITATORI
A Genova tira una brutta aria
è qualcosa d’inquietante nella mobilitazione che si sta registrando a Genova.
Qualcosa che puzza insieme di vecchio,
di sangue e di bruciato. I fatti: c’è un’organizzazione politica, Forza Nuova, che ha organizzato
per l’11 febbraio un convegno, di natura
peraltro privata e in sede non ancora comunicata. Vi ha invitato numerosi movimenti della
destra radicale europea, dagli ungheresi dello
Jobbik ai greci di Alba Dorata, dai tedeschi del
Npd agli inglesi del British National Partye via
dicendo. All’annuncio, la reazione dell’ultrasinistra è stata la solita: presidi, richieste di annullamento, minacce più o meno velate. Gli
attori? I soliti di questo tipo di barricate: l’Anpi,
i centri sociali e compagnia malamente cantante.
Soltanto che questa volta si è voluto aggiungere
il sindaco, il radical chic che più chic non si
può, il “nobile” Marco Doria. Con una davvero
incredibile motivazione: Genova rischierebbe
di ritrovarsi “come nel 1960”, quando l’indegna
C’
La notte di Sky
Traboni a pag. 3
preso gioco di tutti contribuendo a
peggiorare lo stato di salute dello
Stivale.
E allora, che la destra intenzionata a
tracciare la rotta dell’Italia verso il
2030 non sia bambina né, come un
girasole, alla spasmodica ricerca di
Itaca. Ma, pregna del proprio essere,
votata alla costruzione del domani,
a patto di includere. Lasciando al
campo avverso livori e conti pregressi che è giunto il momento di
chiudere.
gazzarra degli allora ammiratori di Stalin si
tramutò in rabbia cieca contro i lavori del
sesto congresso nazionale del Msi.
Anche per questo il governatore della Liguria
Giovanni Toti, che si è opposto alle richieste di
vietare l’assemblea (potere che evidentemente
non spetta a un presidente di Regione) ha
scritto al prefetto di Genova Fiamma Spena
chiedendo “un’attenta vigilanza affinché vengano
rigorosamente valutate le condizioni di legge
e di ordine pubblico per autorizzare la manifestazione e affinché questa non diventi occasione
per la promozione di contenuti eversivi o idee
o proposte politiche contrarie alle nostre leggi”.
Spiegando che “se gli organizzatori scegliessero un'altra città in un’altra regione io sicuramente non piangerei. Se invece verranno a
Genova certamente non ne sarò felice. Dopodiché - aggiunge - sono rispettoso degli
ambiti delle nostre leggi e quindi non spetta
alla Regione decidere chi ha diritto di parola
o non lo ha in un determinato territorio: il dibattito democratico e le idee altrui devono
essere rispettate, fino a quando rispettano la
legge. Chi rispetta le leggi è benvenuto in Liguria, chi non lo fa - conclude - non ha
dimora né in Liguria né in Italia”.
Chissà se vale anche per quelli che minacRobert Vignola
ciano.
2
8
PRIMO PIANO
Giovedì 2 febbraio 2017
DAL FRONTE POLITICO
Istinto di conservazione
Napolitano cerca di allontanare il voto e blindare il governo Gentiloni. Dura reazione di Salvini
UBI BANCA E QUELLA TELEFONATA CON BAZOLI
“Ho sentito fare un nome folle”
punta una telefonata tra Giorgio
Napolitano e Giovanni Bazoli che
rischia di provocare più di un grattacapo all’ex presidente della Repubblica.
A rivelarne il contenuto è Panorama,
che in un articolo del settimanale (il
nuovo numero in edicola da questa mattina) riporta la trascrizione del colloquio,
riassunto dalla Guardia di Finanza, che
risale al 15 marzo 2015 (esattamente
due mesi dopo le dimissioni di Napolitano). Nell’ambito dell’inchiesta su Ubi
Banca coordinata dalla procura di Bergamo, con il senatore a vita intercettato
al telefono con il presidente del consiglio
di sorveglianza di Intesa San Paolo,
finito sotto inchiesta per presunte anomalie nelle modalità di comunicazione
riguardo alle indicazioni dei vertici del
gruppo lombardo.
Secondo quanto rivelato dal settimanale
della Mondadori, Napolitano spiega a
S
di Robert Vignola
l momento è topico, se Giorgio Napolitano ha dovuto
rompere il silenzio. Perché
quando il presidente emerito
parla, lo fa non solo da senatore a vita, ma soprattutto da detentore del marchio di fabbrica della
situazione parlamentare che l’Italia
sta sopportando ormai da cinque
anni e mezzo.
Un comunista che parla dunque da
conservatore, nel senso di sostenitore
della necessità di conservare uno
status quo che tuttavia fa acqua da
tutte le parti. A cominciare dai suoi
figliocci politici, se ci s’intende bene
sul reale destinatario del messaggio
lanciato ieri. Quale? Presto detto:
“Nei paesi civili alle elezioni si va a
scadenza naturale e a noi manca
ancora un anno – ha detto l’ex inquilino del Quirinale – In Italia c’è
I
stato un abuso del ricorso alle elezioni anticipate. Bisognerebbe andare
a votare o alla scadenza naturale
della legislatura o quando mancano
le condizioni per continuare ad andare avanti”.
Tutto chiaro? Forse no, e allora c’è
stata ancora una frase da mettere
sul tavolo.“Per togliere le fiducia ad
un governo deve accadere qualcosa.
Non si fa certo per il calcolo tattico
di qualcuno…”.
Che questo qualcuno abbia un
nome, un cognome e una maglietta
addosso da segretario del partito
di maggioranza relativa non è un
mistero. Tant’è che dal Pd di Matteo
Renzi le dichiarazioni a commento
del “monito” di Napolitano sono arrivate col contagocce. Una, per quello che vale, è di Enrico Rossi: il governatore della Toscana ha tutto da
guadagnare dal tempo che scorre,
lasciando Renzi a logorarsi. Allora
“l'Italia ha bisogno di essere governata e non può essere travolta
da avventure opportunistiche”, dice
il presidente toscano e candidato
alla segreteria nazionale del Pd, secondo cui “le elezioni a scadenza
naturale sono la condizione essenziale per affrontare le emergenze
principali del Paese”, cioè terremoto,
povertà, giovani Mezzogiorno. Perciò
“non si può andare al voto con una
legge elettorale che mantiene capilista bloccati e collegi troppo grandi. Un eventuale accordo che non
contemplasse modifiche di questo
tipo, sarebbe un errore esiziale ed
esporrebbe il Paese a una nuova
stagione di drammatica incertezza
e instabilità”.
Del resto, da quelle parti, si sventola
ormai con cadenza quotidiana lo
spettro della scissione.
Altrove, ci si acquartiera da una o
dall’altra parte della barricata che
l’ex capo dello Stato ha sapientemente tracciato. Per Forza Italia l’on.
Elvira Savino non manca di mettere
alla berlina l’ex premier: “Finanche
l'artefice della riforma costituzionale
di Renzi, l'ex presidente della Repubblica Napolitano, ha abbandonato
il segretario del Pd. Vista la grande
stima che i democratici hanno sempre espresso per Napolitano, sarebbe
interessante sapere cosa ne pensano
del fatto che per l'ex capo dello
Stato nei Paesi civili non si va certo
a elezioni anticipate per "calcolo
tattico di qualcuno".
Quel qualcuno è Renzi che vuole
andare al voto solo per evitare di
essere sfiduciato dal Congresso
del suo partito, dopo essere già
stato sfiduciato dagli italiani”, conclude Savino.
Bazoli “che come già anticipato, ho
fissato un incontro con il presidente
(Mattarella, ndr) per alcuni argomenti
urgenti per cui ha colto l’occasione per
rappresentargli la situazione”. Nel momento della telefonata, sottolinea Panorama, “Bazoli è già indagato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di vari reati e impegnato in
prima persona nella battaglia per il controllo di Rcs e Corriere della Sera, che si
concluderà con la vittoria di Urbano
Cairo, editore e patron di La7”. E al telefono si parlerebbe anche di questa vicenda, con Re Giorgio che si sbottona:
“Ho sentito fare un nome ‘folle’, ovvero
di quel signore che si occupa o meglio è
il factotum di La7”.
Frasi dall’irrilevanza penale, probabilmente.
Ma che meriterebbero forse qualche
chiarimento da parte dell’ex capo dello
Stato.
Al voto invece guardano gli esponenti di altre opposizioni:“Nei Paesi
civili chi tradisce il proprio Popolo
viene processato, non viene mantenuto a vita come parlamentare, presidente e senatore”, è la dura presa
di posizione di Matteo Salvini per la
Lega Nord, mentre Giorgia Meloni
(Fdi) avverte che “Per Giorgio Napolitano alle elezioni nei paesi civili
si va a scadenza naturale.Traduzione:
dopo Monti, Letta e Renzi ci teniamo
fino al 2018 il quarto governo di fila
non scelto dagli italiani. Basta con
gli inciuci di palazzo, coi voltagabbana e i prestanome di qualcuno. Il
popolo sovrano vuole votare subito
e scegliersi un governo”.
A nome di chi parli Napolitano a
questo punto, però, è una domanda
che nessuno si è ancora posto.
LE MANOVRE A SINISTRA
Italicum, Bersani detta legge
Pressing a tutto campo sui vertici del Partito democratico:
sempre agitato lo spettro di una scissione
Bersani a cercare lo scontro,
o a cercare di evitarlo? Domanda milionaria, a giudicare
dalla grande mobilitazione di queste
ore, immediatamente precedenti
all’inizio della discussione sulla
legge elettorale e – parallelamente
– alla direzione nazionale del Pd.
Certo, le dichiarazioni dell’ex segretario circolano sui tavoli che
contano insieme ai sondaggi, e
disegnano un pressing nei confronti
di Renzi da dentro il partito. “Se
Renzi forza – è l’avvertimento di
Bersani, affidato d un’intervista
con l’Huffington Post – rifiutando
il Congresso e una qualunque altra
forma di confronto e di contendibilità della linea politica e della leadership per andare al voto, è finito
il Pd. E non nasce la cosa 3 di
D’Alema, di Bersani o di altri, ma
un soggetto ulivista, largo, plurale,
democratico”.
È
Un altro “penultimatum”, pieno
zeppo di critiche sul merito e sul
metodo: “siamo passati in poche
settimane da un sistema che era il
record mondiale del maggioritario
a un iper-proporzionale senza bussola, senza discutere”. Tanto da
prefigurare, se l’Italicum si dovesse
estendere anche al Senato, “una
legge che garantisce l’ingovernabilità. Rende necessario un accordo
con Berlusconi e neanche basta”.
Di qui l’appello: “vanno tolti i capilista bloccati che portano a una
Camera formata per il 70 per
cento di nominati. E considero
una provocazione allargare al Senato questo scempio. Possiamo
discutere o no? E per favore: evitiamo le volgarità dei discorsi
sulle seggiole. Io, Speranza, altri
abbiamo dimostrato che noi ai
posti semmai rinunciamo, in nome
delle battaglie sui principi. È offensivo dire che vuole posti chi
sta dicendo che bisogna abolire
l’aberrazione dei nominati”.
Difficile che possa avvenire un
confronto in tempi brevissimi, non
a caso Renzi si è smarcato dal
pressing di Bersani facendo riferimento ai vitalizi come unico…
programma di chi non vuole andare
alle urne al più presto. A guardare
da lotano i vari movimenti il governo
Gentiloni, che non a caso è stato
difeso da Bersani a spada tratta.
“Il governo deve governare. Gentiloni vuole governare? Un presidente del Consiglio giura sulla Costituzione, non facciamo vedere
un autolicenziamento in streaming
alla direzione del Pd” dice Bersani
nell’intervista. Renzi “vuole andare
al voto per evitare congresso, manovra, referendum Cgil… La sconfitta, andando avanti così, non è
evitabile. Napolitano ha ragione,
ma io non dico che non si può
votare prima della scadenza. Dico
andiamoci con ordine, dopo il
congresso e con una legge elet-
torale decente”. Questioni che allontanerebbero il rischio di una
scissione che, nei fatti, è più agitata
R.V.
che auspicata.
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Giovedì 2 febbraio 2017
ATTUALITA’
L’AZIENDA VUOLE TRASFERIRNE 300 A MILANO E LICENZIARNE 180. A RISCHIO ANCHE I 1.000 DELL’INDOTTO
I lavoratori Sky: Roma non si tocca
Sonia Lippi, della Rsu: “Sede obsoleta? Ma se sono dieci anni che non investono…
APPROVATA ALL’UNANIMITÀ
Dal Consiglio del Lazio
una mozione a sostegno
l Consiglio regionale del Lazio ha approvato all'unanimità una mozione
per il sostegno e la tutela dei lavoratori
dell''azienda Sky Italia, in vista della seconda audizione in commissione Vigilanza
sul pluralismo dell'informazione del 3
febbraio, a cui è invitata anche il sindaco
Virginia Raggi. Ad illustrarla in aula il
primo firmatario e presidente della commissione di Vigilanza sul pluralismo dell''informazione, Giuseppe Emanuele Cangemi. La mozione "impegna il presidente
e la giunta ad intraprendere, di comune
di Igor Traboni
L
a sede Sky di Roma non
si tocca. Lo ribadiscono
i lavoratori, 300 dei quali
sono interessati dal provvedimento dell’azienda
che intende trasferirli a Milano,
mentre altri 180 sono considerati
esuberi, tra tecnici, impiegati e
giornalisti. Nella capitale resterebbero insomma circa 100 lavoratori, ma soprattutto si disperderebbe quel patrimonio di professionalità che ha visto nascere l’informazione Sky proprio a Roma.
Per non parlare poi delle mille famiglie di altrettanti lavoratori dell’indotto che, sempre a Roma, re-
sterebbero senza lavoro. E parliamo
di altri tecnici, montatori, cameraman, addetti alla mensa e alle
pulizie, al servizio di sorveglianza
e controllo, addetti alle navette,
ecc. Molti di questi lavoratori sono
stati già informati che i loro contratti, in scadenza a giugno, non
verranno rinnovati.
L’eventuale trasferimento a Milano,
poi, non sarebbe indolore neppure
per i circa 2500 lavoratori della
sede lombarda, dove molte professionalità si vedrebbero scavalcate, e non solo affiancate, dai colleghi in arrivo da Roma.
In vista dell’incontro convocato
per lunedì prossimo, intanto,
l’azienda si esprime attraverso
dichiarazioni alla stampa, come
quelle rilasciate ieri da Sarah Varetto, direttore di Sky Tg24 ad un
quotidiano romano e rispetto alle
quali interviene Sonia Lippi, rappresentante Rsu: “La Varetto dice
in più passaggi che la sede storica
del Tg, che è appunto quella di
Roma, è arrivata all'obsolescenza.
Ma vorrei ricordare al Direttore
di Sky Tg 24 che la sede di Roma
è quella che ha fatto lo start Up
di Sky e del Tg, avendo al tempo
macchinari all'avanguardia. Ma
sono dieci anni che l'ad di Sky
non investe più sulla sede di
Roma, facendola così risultare volutamente obsoleta. Tra l'altro –
aggiunge la Lippi al Giornale
I
accordo con la sindaca di Roma Capitale,
tutte le azioni volte a tutelare i lavoratori
di Sky Italia che rischiano il licenziamento
e/o il trasferimento e a mettere in campo
tutti gli strumenti possibili per impedire
questa ulteriore grave perdita per la città
di Roma e per la nostra regione. In particolare intervenendo con gli assessorati
al Lavoro e alle Attività produttive, garantendo inoltre anche una opportuna
presenza istituzionale al tavolo aperto
dalla commissione di Vigilanza sul pluralismo dell''informazione”.
d’Italia - non possiamo certo parlare di eccellenza della sede milanese di Santa Giulia quando si
parla di TG, visto che è sempre
stato prodotto a Roma, e mi preme
ricordare che nonostante la sede
sia "obsoleta", i dipendenti continuano a lavorare alacremente
ad alti livelli di qualità, e a produrre così un TG che è all'avanguardia e che registra alti ascolti
(a dicembre 2016 Sky Tg 24 è risultato il primo canale).
Chiedo pertanto alla Direttrice
quali sono le vere motivazioni che
hanno indotto a non investire più
su Roma”.
La rappresentante Rsu torna anche
sulle dichiarazioni di “eccellenza”
riferite invece al polo milanese:
“E’ stata creata negli anni con il
contributo attivo dei lavoratori romani che spesso sono stati inviati
in trasferta a Milano per passare
il loro know how ai colleghi milanesi. Ora però loro sono l'eccellenza e noi siamo gli esuberi. La
Varetto parla inoltre di nuova sede
della redazione politica, dicendo
che quello è l'investimento su
Roma: ma se da 600 persone si
passa a circa 100, come si può
parlare di investimento? I lavoratori
chiedono di rimanere a Roma per
continuare a fare il proprio lavoro
d'eccellenza in questa sede e chiedono a gran voce a Sky di investire
nuovamente sulla sede capitolina.
Se i soldi che spendono per fare
tutta questa operazione, li investissero nella sede romana e sulla
tecnologia, avremmo risolto sia il
problema dell’obsolescenza del
sito romano, sia il problema dei
trasferimenti e dei licenziamenti”,
conclude la Lippi.
DOPO LA CONDANNA IN PRIMO GRADO A SETTE ANNI DI CARCERE PER LA STRAGE DI VIAREGGIO
Moretti resiste, ma è accerchiato
I familiari delle vittime chiedono allo Stato di revocargli il titolo di Cavaliere del Lavoro
e insistono per le sue dimissioni da amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica
I
l consiglio d’amministrazione di Leonardo-Finmeccanica ha blindato
la sua poltrona, nonostante
una condanna in primo grado
a sette anni di carcere per
disastro ferroviario, incendio
colposo, omicidio colposo
plurimo e lesioni per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009 (in cui morirono
32 persone per l’esplosione
di una cisterna di gas dopo
il deragliamento di un treno
merci). Tempi duri per l’ex
amministratore delegato di
Rete Ferroviaria Italiana Mauro Moretti, che per il momento continuerà a rimanere
al timone della holding della
Difesa. La sentenza emessa
dal tribunale di Lucca, che
lo ha ritenuto di fatto corresponsabile di un disastro,
non è servita a provocare un
passo indietro da parte dell’ex sindacalista della Cgil
per molti ritenuto inevitabile.
Non si scompone, l’Ingegne-
re. Ma deve guardarsi bene
dagli attacchi dei parenti delle vittime - che in quella dan-
nata strage hanno perso mogli, figli e fratelli - che dopo
il verdetto di condanna (co-
munque non definitivo) continuano a chiederne la cacciata. Da Leonardo e non
solo. Perché i familiari vogliono che lo Stato revochi
immediatamente l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro
concessagli dall’ex presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano nel 2010 (quando
era già indagato). Difficile
che ciò possa avvenire visto
che nel giorno in cui i pubblici ministeri hanno chiesto
16 anni di condanna il governo, attraverso il ministro
Graziano Delrio, s’è schierato
apertamente dalla parte di
Moretti ritenendo “sproporzionata” la richiesta di pena
avanzata.
La palla passa dunque al
Capo dello Stato Sergio Mattarella, chiamato a prendere
posizione su una vicenda
davvero delicata. Con i familiari delle vittime sulle barricate: “E’ inaccettabile che
dopo una condanna di primo
grado sia ancora a guidare
un’azienda di Stato”.
L’esecutivo dovrà decidere
entro maggio le nuove cariche dell’azienda aerospaziale e a questo punto la
poltrona di Moretti comincia
a vacillare. Perché se il Pd è
pronto a schierarsi al fianco
dell’ex ad di Ferrovie dello
Stato, le opposizioni promettono battaglia. La conferma
è quindi a rischio e non potrebbe essere altrimenti. C’è
chi è stato cacciato dal governo per un avviso di garanzia e chi invece sembra
destinato a rimanere al timone di un’azienda italiana
- attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della
sicurezza – che ha come
maggiore azionista il ministero dell’Economia.
Due pesi e due misure, per
il momento. Con Moretti (che
non dovrebbe rinunciare al
salvagente della prescrizione) condannato da una parte
dello Stato e attualmente “assolto” da un’altra.
Marco Zappa
4
ATTUALITA’
Giovedì 2 febbraio 2017
IL MAXIBLITZ IN GERMANIA
Strage al Bardo: catturato attentatore
Arrestato a Francoforte il tunisino sospettato di aver compiuto l’attacco terroristico al Museo, dove
persero la vita anche quattro italiani. Secondo la procura tedesca stava pianificando nuovi assalti
di Barbara Fruch
E
ra ricercato per l’attentato
al museo del Bardo di Tunisi, commesso il 18 marzo
2015, quando morirono
24 persone, tra cui quattro
italiani.
Il tunisino di 36 anni è stato arrestato
a Francoforte nel corso di un blitz
antiterrorismo nella regione dell’Assia, in Germania, come riferisce
la Procura di Wiesbaden.
Dei tre uomini armati che attaccarono il Museo due vennero uccisi
in uno scontro a fuoco con la polizia,
il terzo riuscì a fuggire. Nei suoi
confronti le autorità tunisine avevano
spiccato un mandato di arresto internazionale.
Stando a quanto reso noto a Wiesbaden dal portavoce del Landeskriminalamt l’uomo avrebbe preso
parte alla pianificazione e all’attuazione dell’attentato e nel 2016 sarebbe stato coinvolto in uno scontro
armato tra terroristi dell’Is e truppe
tunisine nella città di confine di Ben
Gardane. Nel blitz di ieri sono stati
impegnati circa 1.100 agenti di po-
lizia, che ha avuto come focus principale l'area del Meno. Solo a Francoforte sono state eseguite ispezioni
in 33 edifici. Perquisizioni anche in sei edifici di Offenbach, in
tre di Darmstadt, e in
due del capoluogo
Wiesbaden e di Limburg.
Nel mirino degli investigatori, secondo
quanto riporta il quotidiano Bild, ci sono 16
persone, di età compresa fra i 16 e 46 anni,
sospettate di essere in
qualche modo coinvolte in attività terroristiche. Gli inquirenti
stanno indagando sulla preparazione di un
“attentato grave contro
lo Stato” anche “se non
sono stati trovati al momento elementi concreti di un piano di attacco in Germania”.
Il tunisino 36enne è infatti sospettato
di pubblicità e reclutamento di uo-
mini per lo Stato Islamico, oltre ad
aver creato una rete di appoggio
all’Isis con l’obiettivo, tra l'altro, di
compiere attentati proprio in Germania. Secondo la Bild, il suo progetto era ancora in una fase iniziale
e non vi sarebbero indizi che avesse
già individuato un obiettivo preciso.
La polizia tedesca ha fermato anche
tre persone a Berlino, sospettate di
essere pronte a partire per raggiungere “zone di guerra” come la
Siria e l’Iraq: frequentavano una
moschea salafita dove pregava regolarmente il tunisino Anis Amri
(l’autore dell’attentato al mercatino
di Natale a Berlino, ucciso dalla polizia a Milano). “Ci è riuscito un
duro colpo contro la rete dei salafiti.
Il messaggio è che la scena islamista
salafita dell'Assia è sotto osservazione – ha detto il ministro dell'Interno del Land, Peter Beuth (Cdu)
– Proteggeremo con tutti i mezzi a
nostra disposizione, nel rispetto
della legge, i cittadini e le cittadine
del Land”.
ENNESIMO CAMPANELLE D’ALLARME IN UN CENTRO DI ACCOGLIENZA
Operatrice vittima di un migrante
È entrato nella stanza chiedendo assistenza per alcuni documenti. Poi si è spogliato, sequestrando
la donna e molestandola. Salvini (Lega Nord): “L’arresto non basta. Castrazione chimica e poi espulsione”
ncora un campanello dall’arme in un centro di accoglienza. Una operatrice
italiana di 62 anni è stata sequestrata, minacciata e molestata da
un migrante. È successo a Giugliano, in provincia di Napoli, nell’hotel “Le Chateau“ nella zona di
Varcaturo. L’aggressore, un nigeriano di 25 anni, è stato arrestato
dai carabinieri. Secondo quanto
ricostruito lo straniero ha bussato
alla porta dell’ufficio dell’operatrice
con la scusa di chiedere assistenza
A
per alcuni documenti. La donna
ha aperto, ma quando l’uomo è
entrato ha bloccato la porta e ha
iniziato a masturbarsi e a molestarla. “Sono almeno due anni
che non faccio sesso con una
donna” avrebbe detto alla vittima,
la quale ha poi spiegato di aver
tentato di riportare il 25enne alla
calma. Sarebbe rimasta segregata
in quella stanza circa mezz’ora,
riuscendo poi ad aprire la porta.
A quel punto è stata soccorsa da
altri migranti e dai colleghi, dando
l’allarme. “Non mi ha violentata racconta - si è abbassato i pantaloni e ha fatto cose sue. Ha raccontato che non aveva una donna
da anni e chiedeva chiarimenti
sul suo documento, scaduto oggi
(ieri, ndr). Certo rimanere chiusa
con lui non è stato piacevole, a
un certo punto ha battuto anche i
pugni sul tavolo”.
Quando i carabinieri sono arrivati
sul posto hanno bloccato il nigeriano, che è stato portato nel carcere di Poggioreale in attesa del-
l’udienza di
convalida
dell’arresto.
Dovrà rispondere di sequestro di persona e violenza
sessuale.
Nella struttura
di accoglienza
di Varcaturo
sono ospitati 85 migranti. Il nigeriano era arrivato a settembre
scorso. “La nostra è e resterà
RIGOPIANO
Dopo Charlie Hebdo
Bufera sul Fatto quotidiano
opo la bufera
sulla vignetta
pubblicata da
Charlie Hebdo, ad indignare è anche una
caricatura di Mario
Natangelo pubblicata
sul Fatto Quotidiano
riferita alla 24enne di
Vasto morta insieme
al fidanzato Marco
Tanda nel disastro
dell’Hotel Rigopiano,
dopo il ricordo che
di lei ha fatto Matteo
Renzi. Nella vignetta si vede l’ex
Premier che piange e dice: “Abbiamo perso un voto. Forse gli
altri 28 erano del movimento 5
stelle, ma chi può dirlo”.
Una frase di cattivo gusto che
D
non è passata inosservata. Sulla
questione è intervenuto l’avvocato
Romolo Reboa, su espresso incarico dei familiari di Jessica Tinari, di cui è l’avvocato difensore
insieme ai colleghi del proprio
sempre una città accogliente ma
tolleranza zero per chi commette
reati”, ha detto il sindaco di Giu-
gliano, Antonio Poziello.
E sulla faccenda è intervenuto anche il leader della Lega Nord
Matteo Salvini. “Un ‘bravo migrante’ africano di 25 anni, ospite
(a spese nostre) di un centro di
accoglienza per presunti profughi
vicino a Napoli, ha sequestrato e
violentato una operatrice della
struttura che lo accoglie. È stato
arrestato, ma non basta. Castrazione chimica e poi espulsione:
questa deve essere la cura”.
L’ennesimo caso di violenza che
si consuma in un centro di accoglienza e che arriva a pochi giorni
dalla tragedia avvenuta a Cascina
Clarabella di Iseo, vicino Brescia,
dove un assistente psichiatrica di
25 anni Nadia Pulvirenti è stata
uccisa da un egiziano in preda a
un raptus seguito a una lite per
B.F.
futili motivi.
ASCOLI PICENO
studio, Gabriele Germano, Maurizio Sangermano e Roberta Verginelli. “Non c’è limite al cattivo
gusto – spiega l’avvocato – Matteo
Renzi, ricordando il volto solare
ed i sogni di Jessica, ha perso
l’occasione per domandarsi anche
quali, nella tragedia, fossero le
responsabilità di organismi che
sino al referendum rispondevano
alla sua persona. Criticarlo con
una vignetta del cattivo gusto di
quella di Natangelo sul giornale
diretto da Travaglio significa non
rispettare i sentimenti di chi ha
perso la propria figlia. Mi aspettavo che la politica iniziasse il
gioco dello scaricabarile delle
responsabilità, ma tanto sciacallaggio fa veramente rabbrividire – ha proseguito dagli Stati
Uniti Reboa – la famiglia Tinari
si riserva di procedere giudiziariamente anche per questo vergognoso episodio”.
ABRUZZO
Sfollato resta in paese
e viene arrestato
Addio a un
altro angelo
on ha voluto abbandonare il paese dopo il terremoto. Per questo Enzo
Rendina è stato arrestato con
l’accusa di interruzione di pubblico servizio per non aver ottemperato all’ordine del sindaco
di Arquata del Tronto di evacuare il territorio comunale a
seguito delle scosse del 30 ottobre scorso.
L’uomo infatti si sempre rifiutato
di lasciare il suo paese, Pescara
del Tronto nonostante le ripetute
sollecitazioni e il 28 dicembre
il sindaco Aleandro Petrucci
gli aveva fatto notificare una
diffida ad andarsene. Un atto
che comunque non ha fatto
cambiare idea a Rendina che
aveva scelto di rimanere lì, pri-
opo la tragedia dell’elicottero
del 118 precipitato a Campo
Felice uccidendo gli occupanti,
un altro lutto colpisce il Soccorso alpino e speleologico Abruzzo. Andrea
Pietrolungo è morto d’infarto martedì
mattina: aveva 39 anni è stato uno
dei soccorritori impegnati sul campo
in Abruzzo in queste settimane. Era
un tecnico speleologo del soccorso
alpino, volontario molto conosciuto
nell'ambiente e direttore regionale
della Scuola di speleologia, volontario
del Cnsas e capostazione delle Forre
Abruzzo. Come riporta il quotidiano
‘Il Centro’ Andrea aveva avvertito dei
dolori ossei e pensava a un'influenza.
Poi il dramma, il suo grande cuore
non ha retto: ha smesso di battere
dopo settimane di fatica e stress. Per
lui, i soccorsi sono stati inutili.
N
ma sotto una tenda della protezione civile e poi in una dei
vigili del fuoco.
Il 58enne è stato arrestato martedì 31 gennaio e trasferito in
carcere per ventiquattr'ore.
Ieri mattina è stato processato
per direttissima dal tribunale
di Ascoli Piceno ed è comparso
davanti al giudice. Il magistrato
ha convalidato l'arresto e rinviato l'udienza al prossimo 30
marzo. Interruzione di pubblico
servizio e resistenza a pubblico
ufficiale le accuse di cui deve
rispondere. “È un arresto assurdo, di un uomo che ha la
sola colpa di essere innamorato
della propria terra e che lì vuole
vivere” commenta il suo legale
Francesco Ciabattoni.
D
5
Giovedì 2 febbraio 2017
ESTERI
SIRIA
Rinviati i negoziati di Ginevra
L’inviato Onu: “Il posticipo consente di dare più tempo all’opposizione per prepararsi”
GIAPPONE
Abe: “Voglio un accordo con Putin”
l primo ministro giapponese ha dichiarato espressamente di aver intenzione di sottoscrivere di suo pugno
uno storico accordo di pace con la
Russia di Vladimir Putin. “Non voglio
passare il testimone” a leader
futuri. Ha detto Shinzo Abe come
riferito da Sputniknews. Ed ha
poi precisato: “Voglio firmare
con la mia mano l’intesa”. Quell’intesa che i due Paesi, che durante la Seconda Guerra mondiale
sono stati nemici, non hanno
ancora mai sottoscritto a “causa
di disaccordi per il possesso
delle isole Kuril meridionali”.
Mosca e Tokyo – si legge ancora
sull’agenzia di stampa russa –
si sono accordate per “istituire
attività economiche congiunte
sulle isole contese al fine di
creare condizioni favorevoli per
colloqui relativi a un trattato di
I
di Cristina Di Giorgi
S
ono dunque stati rinviati
al 20 febbraio i colloqui
di pace sulla Siria che, sotto l’egida delle Nazioni
Unite, avrebbero dovuto
iniziare l’8 dello stesso mese. Lo
ha annunciato l’inviato speciale
dell’Onu per la Siria Staffan de Mistura, che successivamente ad una
riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza ha dichiarato appunto di aver chiesto, “dopo averne
discusso con il Segretario generale”, di posticipare l’incontro. Fonti
diplomatiche presenti – riferiscono
i media – hanno fatto ufficiosamente
sapere ad Afp che il diplomatico
avrebbe motivato l’annunciato rinvio con la necessità di “dare più
tempo all’opposizione per prepararsi” all’appuntamento di Ginevra
e per fare in modo che esso sia il
più “inclusivo” possibile”.
De Mistura ha poi aggiunto che
nel caso in cui l’opposizione non
riuscirà ad esprimere una delegazione unitaria, provvederà lui
stesso, d’accordo con il Consiglio
di sicurezza, a selezionare un gruppo di rappresentanti (come previsto
dalla Risoluzione Onu 2254 adottata
all’unanimità lo scorso 18 dicembre). Ed ha anche sottolineato che
sarà sua cura aumentare la partecipazione femminile, “come richiesto – ricorda radio Vaticana – dalle
donne dell'Alta commissione per
i negoziati dell'opposizione, che
mirano ad avere un maggiore ruolo
in questa fase, nel contesto di una
crescita della loro partecipazione
politica nel Paese”.
L’inviato Onu per la Siria ha inoltre
precisato che con il rinvio dei colloqui si intende anche “dare una
possibilità in più di radicarsi nel
concreto alla precedente iniziativa
di Astana ed offrire al governo
l’occasione di impegnarsi seriamente nelle discussioni e nelle necessarie concessioni”.
Proprio sui colloqui di Astana, su
loro esito e sul rapporto degli
stessi con i negoziati di Ginevra,
è intervenuto ieri anche il ministro
FRANCIA
La leader de Front National è coinvolta in un’indagine relativa all’assunzione di assistenti parlamentari
M
COREA
DEL SUD: BAN KI-MOON SI
RITIRA DALLA POLITICA
“Mi ritirerò dalla vita politica. Mi dispiace
se ho deluso molte persone”. Queste le
parole con cui Ban Ki Moon, che molti
consideravano come un probabile candidato
alla guida del suo Paese natio, ha annunciato
ieri mattina in conferenza stampa che non
parteciperà alle prossime elezioni presidenziali. La consultazione è fissata per il
prossimo dicembre, ma probabilmente
verrà anticipata alla primavera, quando il
parlamento deciderà in via definitiva sull'impeachment della presidente Park Geunhye, coinvolta in uno scandalo. Anche l'ex
numero uno di Palazzo di Vetro – ricordano
askanews e afp – è stato sfiorato da un
episodio di corruzione: suo fratello e suo
nipote sono infatti sospettati di aver versato
tangenti ad un intermediario per convincere
le autorità di un Paese mediorientale ad
acquistare un complesso immobiliare con
fondi pubblici.
IRAN: “AVANTI
monta a circa di 40mila euro.
In caso di mancato rimborso delle
somme indicate, il Parlamento europeo procederà con l’imposizione
di sanzioni nei confronti della Le
Pen, che prevedono il dimezzamento dell’indennità parlamentare
(circa 3.100 euro mensili), delle
spese di soggiorno e di quelle generali (circa 4.300 euro).
Marcel Ceccaldi, avvocato della Le
Pen, ha dato una dimensione politica
a questa inchiesta, denunciando
una procedura legale a suo dire
al momento il cessate il fuoco che
ne è il presupposto “in generale
è rispettato” - anche l’Onu potrebbe approfittare. Oltretutto quello di Astana non è un procedimento alternativo a quello di Ginevra. “Continuiamo a credere –
ha concluso il capo della diplomazia di Mosca – che i nostri amici
delle Nazioni Unite dovrebbero
sbrigarsi e non ritardare ancora
la ripresa dei negoziati”.
DAL MONDO
Sotto inchiesta anche Marine Le Pen
arine Le Pen è coinvolta in
un’inchiesta (simile a quella
a cui è stato recentemente
sottoposto il candidato dei repubblicani Fillon) relativa all’assunzione
fittizia di assistenti parlamentari.
L’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (OLAF) ha infatti accusato la
leader del Front National di aver
utilizzato soldi pubblici dei contribuenti per pagare due assistenti
parlamentari le cui attività, però,
sembrerebbe non corrispondano
alle funzioni previste dagli incarichi
a loro assegnati.
Secondo le stime, la Le Pen avrebbe
dovuto, entro il 31 gennaio, rimborsare il Parlamento europeo di
una somma pari a circa 300mila
euro, relativa a stipendi “indebitamente pagati” a Catherine Giset,
capo del gabinetto del Fn, durante
i suoi sei anni in qualità di assistente
a Bruxelles. Il versamento della
somma richiesta non è però avvenuto, in quanto la leader del partito
francese ha dichiarato che “per effettuare il rimborso avrei dovuto
percepire tale somma, ma non mi
chiamo François Fillon”. Il secondo
versamento, da effettuare entro il
28 febbraio, riguarda invece gli stipendi percepiti da Thierry Légier,
la storica guardia del corpo ed am-
degli Esteri russo. Secondo Lavrov,
che ha parlato ai margini del Forum
arabo-russo, l’incontro nella capitale del Kazakistan è servito “per
creare una piattaforma addizionale” attraverso la quale “monitorare
gli accordi raggiunti al primo incontro con la partecipazione dei
gruppi di opposizione, compresi
quelli armati”.
Un buon risultato dunque dei cui
effetti positivi – tra essi il fatto che
pace tra i paesi durante la visita di Putin
a dicembre”. Una visita che, stando a
quanto recentemente dichiarato da Abe,
sarà “presto” ricambiata (entro l’anno
MB
in corso).
intrisa di “irregolarità” che evidenzia
una “collusione” tra l’OLAF e l’esecutivo del Parlamento. Secondo alcuni membri del Fn, l’inchiesta sarebbe addirittura frutto dello spirito
vendicativo del presidente uscente
del parlamento europeo Martin
Schultz, noto oppositore della linea
politica lepenista. Dal canto suo,
Marine Le Pen non ci sta e contrattacca affermando di non voler “sottomettersi alla persecuzione degli
avversari politici”.
Claudio Pasquini Peruzzi
CON I PROGRAMMI
DI DIFESA E NUCLEARE”
Il portavoce della Commissione sicurezza
nazionale e politica estera del Parlamento
iraniano Naghavi Hosseini, riferendo ai
media locali le decisioni dell'organismo
parlamentare prese nel corso di una sessione straordinaria dello stesso, ha dichiarato
che “i programmi di difesa e missilistici
dell'Iran non saranno negoziati con nessuno”. Ed ha aggiunto che “è stato sottolineato che a nessun Paese è permesso di
interferire”. Hosseini ha inoltre precisato
che “il programma dovrà continuare con
tutti i mezzi e fortemente”.
ADDIS ABEBA: L’UNIONE
RIAMMETTE IL MAROCCO
AFRICANA
L'Unione africana, nel corso dell'ultimo
summit svoltosi nei giorni scorsi ad
Addis Abeba, ha deciso, dopo più di
trent'anni, di riammettere il Marocco
nell'organizzazione. Il Paese si era ritirato
dalla stessa nel 1984, per protestare
contro l'ammissione dell'autoproclamata
Repubblica araba dei saharawi, che rivendica la sovranità sul Sahara occidentale (Rabat considera invece tale regione come parte del proprio territorio).
Il fatto che anche lo Stato dei saharawi
abbia accolto con favore la riammissione,
è considerato da molti come un buon
auspicio quanto alle speranze di pace e
stabilità nella regione.
ROMANIA: IL GOVERNO ADOTTA
DECRETO “SALVA CORROTTI”
IL
Il ministro della Giustizia romeno Florin
Iodrache ha annunciato che l'esecutivo
di Bucarest ha adottato il discusso decreto
“salva corrotti”, che depenalizza alcuni
reati non violenti (tra essi l'abuso di
ufficio e il favoreggiamento) e annacqua
le norme anticorruzione, consentendo –
queste le assai probabili conseguenze a diversi politici di eludere procedimenti
penali a loro carico. Il provvedimento è
stato approvato nonostante le accese e
affollate proteste che, nei giorni scorsi,
hanno visto scendere in piazza in tutto il
Paese decine di migliaia di persone. Contrario si era pubblicamente dichiarato
anche il presidente Iohannis, che aveva
tentato a più riprese di bloccare l'iter
della norma.
6
8
DA ROMA E DAL LAZIO
Giovedì 2 febbraio 2017
GLI INDUSTRIALI LANCIANO L’ALLARME NELLA CAPITALE E TENTANO DI SCUOTERE IL SINDACO VIRGINIA RAGGI
“A Roma manca la progettualità”
Dopo sette mesi dall’insediamento arriva l’altolà: “Non è tollerabile un’inerzia così prolungata”
di Giuseppe Sarra
L
a Capitale è “in stasi totale”. Dopo la denuncia
dell’Associazione costruttori edili romani, anche
Unindustria si unisce al
coro contro Viginia Raggi, sindaco
di Roma, la cui amministrazione
pecca di “un’assenza di progettualità e di un vuoto operativo” su
tutti i settori: dai rifiuti alla mobilità
all’immagine della città.
Inutili sin qui il faccia a faccia con
il primo cittadino. Sono passati ben
200 giorni dall’insediamento, ma
ora, secondo Unindistrua, “occorre
lanciare un grido di allarme sulle
condizioni in cui versa la città”.
La preoccupazione dilaga sulla visione della Capitale e ancora non
pervenuta da Palazzo Senatorio,
come lamentato anche dai costruttori, nonostante siano passati oltre
sette mesi dall’insediamento.
Quindi manca un progetto per ridare lustro alla Capitale, ma per
Filippo Tortoriello, rappresentate
degli industriali, c’è ancora “la disponibilità per un confronto con
la sindaca”.
Anche se, è l’avvertimento del numero uno di Unindustria, non ci si
può più permettere di sostenere
ancora “una inerzia così prolungata” su tematiche vitali per il
futuro della città.
“Sono impossibili altri 6 mesi nella
stessa situazione - ha aggiunto che è fortemente negativa”.
Un monito che invita la Raggi e la
sua squadra a rimboccarsi le maniche.
“Il tempo è maturo”, sostengono
gli industriali, perché il rischio stagnazione è dietro l’angolo.
“Credo che anche Papa Francesco
con un tempo così lungo esprimerebbe la sua posizione”, è l’affondo
di Tortoriello, che ha comunque
fatto recapitare diversi progetti all’attenzione del Sindaco, come
espressamente richiesto.
Entrando nel dettaglio, secondo
gli industriali occorre intervenire
al più presto sul futuro della Fiera
di Roma al Piano Sky che
punta su Milano, mentre le
Olimpiadi del 2024, a cui il
Comune ha detto no, sono
state un’occasione persa.
“Il tema - ha sottolineato Tortoriello - è la capacità di assumersi le responsabilità,
andare in fondo e gestire
tutto in trasparenza.
La speranza di Unindustria
che l’assessore alle Partecipate, Massimo Colomban,
metta le mani anche su Atac
e Ama che “sono in una situazione drammatica”.
Non poteva mancare una
spinta decisiva per la realizzazione dello Stadio della
Roma, che ha diviso fortemente la giunta 5 Stelle.
“Sarebbe un fatto assolutamente positivo. Le gru in una
città sono segnale di effervescenza, una città senza è
un fatto assolutamente negativo, e a Roma non ce ne
sono”, ha chiosato il presidente.
Dalla critica alla proposta.
Unindustria presenterà nelle
prossime settimane un nuovo
progetto dal titolo “Roma e Lazio
domani: 2030-2050”.
“In questo modo vogliamo dimostrare quanto è per noi importante
- ha concluso - la capacità di visione
e la progettualità”.
MAFIA CAPITALE: PARLA IL ‘FACILITATORE’ DEL ‘RAS DELLE COOP’
LA PROTESTA
“Ecco perché prendevo 5mila euro da Buzzi”
“Primavalle non si sfratta”
E’ l’ammissione di Luca Odevaine, ex membro del tavolo dell’Immigrazione del Viminale
e già collaboratore di Zingaretti e Veltroni. Mentre sul denaro ricevuto da La Cascina...
eri Luca Odevaine è uscito
allo scoperto nell’aula bunker
di Rebibbia, rispondendo punto per punto alle domande del
pm Luca Tescaroli nell’ambito
del processo di Mafia Capitale.
“Ho percepito 5mila euro al mese,
da aprile 2011 a novembre 2014,
come remunerazione da Buzzi”.
È l’ammissione fatta dell'ex componente del tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale, già capo della polizia alla
Provincia di Roma con Nicola
Zingaretti e vicecapo di gabinetto
del sindaco Walter Veltroni, davanti ai giudici della decima sezione del Tribunale di Roma.
Odevaine, accusato di corruzione,
ha spiegato di aver percepito il
denaro da Buzzi inizialmente in
I
cambio dell’affitto di alcuni appartamenti in zona Celio. Liberati
gli appartamenti, utilizzati da
Buzzi come uffici per le cooperative, la “retribuzione” non si
sarebbe comunque interrotta.
Lo stesso Odevaine, che già ai
pm aveva detto di aver svolto
un ruolo di “facilitatore” per il
ras delle coop, ha ribadito al tribunale che “parte del denaro ricevuto era per la consulenza fornita a Buzzi con il ministero dell'Interno”. Ambiente, quest’ultimo, del quale l’imputato poteva
vantare una buona conoscenza
grazie alle sue pregresse esperienze professionali.
In merito alle richieste di Buzzi,
l’ex membro del tavolo del coordimento sugli immigrati del
Viminale ha sottolineato che
“non mi sono attivato per orientare il flusso di migranti attraverso il tavolo, né avrei avuto
alcun potere di farlo. Era un tavolo politico dove non si discuteva di flussi riguardo ai singoli
centri”.
Su questo ultimo punto, di fronte
alle contestazioni mosse dal pm,
Odevaine ha specificato di aver
avuto solamente la facoltà di segnalare eventuali centri di accoglienza su richiesta del Ministero.
Mentre per la vicenda della gestione del Cara di Mineo, per la
quale ha già patteggiato una pena
di 2 anni e 8 mesi sempre per
corruzione, l’ex capo di gabinetto
del sindaco di Roma Valter Veltroni
ha precisato di avere percepito
circa “dieci mila euro, poi diventati
20 mila euro” per un totale di
circa “260 mila euro” dai vertici
della cooperativa La Cascina.
Ricostruendo il rapporto che lo
legava a Buzzi e gli imputati principali del processo, Odevaine ha
chiarito di aver svolto un “ruolo
di collegamento con il ministero
degli Interni e prefetture. Un
mondo con cui quelle coop difficilmente riescono ad avere un
dialogo. Io avevo rapporti personali con funzionari del ministero per la mia lunga esperienza
nel comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza”.
Il Municipio XIV di Roma “assediato” contro i trasferimenti coatti
Castellino (Roma ai romani): “Vogliamo bloccare il malaffare”
l coordinamento di lotta popolare Roma ai romani torna
ad accendere i riflettori sul
diritto alla casa con un’occupazione pacifica della sala consiliare
del Municipio XIV.
A spingere gli attivisti, secondo
la denuncia, è stata la proposta
pervenuta agli occupati di via
Cardinale Celso Costantino dalla
coopertiva “Casa della Solidarietà”, del gruppo La Cascina,
che avrebbe voluto trasferire le
famiglie in un altro residence della Capitale.
Ma che ha trovato la
dura opposizione di
Roma ai romani: “Vogliamo l’assegnazione di
un alloggio popolare”.
Una richiesta ribadita da
Giuliano Castellino, portavoce del coordinamento, all’amministrazione
municipale del Movimento Cinque Stelle, guidata
da Alfredo Campagna.
“Abbiamo di nuovo ‘assediato’ il Municipio XIV
dopo mesi di bugie. Per
questo - ha spiegato abbiamo deciso di inchiodare tutte le parti in
causa che stanno facendo sgomberare e trasferire le famiglie di via Cardinale Celso Costantino”,
I
promettendo: “La nostra mobilitazione mira a bloccare sfratti
e trasferimenti coatti e a bloccare
speculazione e malaffare che
vede coinvolti Municipio, Campidoglio, cooperative e palazzinari. È stata presentata una nostra mozione e sono intervenuti
nostri rappresentanti. Da Magliana a Primavalle, dal Trullo a
La Rustica: Roma ai romani,
case agli italiani”.
Una protesta che segue l’occu-
pazione dell’ex albergo Ferrhotel
alla stazione Tiburtina, dove sorgerebbe un nuova struttura per
l’accoglienza dei migranti di passaggio a Roma grazie al maxi
finanziamento di 500mila euro
dal Viminale, e la manifestazione
per respingere lo sgombero di
una ragazza incinta che ha occupato un alloggio popolare nel
quartiere Trullo, che il Comune
di Roma ha assegnato ad una
famiglia di nordafricani.
7
Giovedì 2 febbraio 2017
DA ROMA E DAL LAZIO
IL TRAGICO ERRORE SAREBBE COSTATO LA VITA A DUE PAZIENTI
Scambio di barelle a Tivoli:
si muove anche la Regione
di Marco Compagnoni
A
nche la Regione Lazio
vuole vederci chiaro sul
gravissimo caso di malasanità all’ospedale San
Giovanni Evangelista di
Tivoli, dove hanno perso la vita
due anziani per un presunto scambio di barelle. E’ stata infatti aperta
un’inchiesta interna per accertare
i fatti e, per questo, è stata richiesta
una relazione dettagliata, da inviare
con la massima celerità, all’azienda, che dovrà attivare un audit interno per stabilire le modalità operative e di assistenza messe in atto
dagli operatori della struttura.
Un’inchiesta parallela a quella portata avanti dalla procura di Tivoli,
che ha aperto un fascicolo per
omicidio colposo su quanto accaduto sabato 21 gennaio nella terza
città del Lazio, e alle altre due interne messe in campo dalla direzione sanitaria dell’ospedale e
dalla Asl Rm/5.
Ora si attendono le ricostruzioni
degli ispettori, mentre sono già
stati ascoltati i medici e gli infermieri, oltre all’acquisizione delle
cartelle cliniche.
Infatti un tragico errore sarebbe
costato la vita ai due pazienti, ar-
rivati in barella in codice rosso.
Sarebbero “scambiati” e trasferiti
nei reparti sbagliati dal pronto
soccorso del nosocomio: uno doveva essere trasportato in rianimazione ma è finito incredibilmente in chirurgia, invece l’altro
ha fatto il percorso inverso. Ed
entrambi hanno perso la vita, a
poche ore l’uno dall’altro.
A lanciare l’allarme sul presunto
scambio di barelle sarebbero stati
i familiari del paziente 70enne, affetto da polmonite, che si erano
recati in rianimazione. L’uomo era
arrivato in ospedale con un’ambulanza da una casa di riposo, ma
quando i parenti hanno messo piede nel reparto, dopo aver parlato
brevemente con un medico, non
potevano credere ai loro occhi. Al
posto del parente c’era un
altro uomo, anche lui in fin
di vita, di 61 anni.
Sono, però, risultati inutili
gli sforzi degli operatori
dei rispettivi reparti. I cuori
dei pazienti hanno smesso
di battere. Il primo pazient
era molto anziano mentre
il secondo soffriva di malnutrizione e alcolismo.
Una vicenda dai contori
assurdi dove molto probabilmente ha inciso il sovraffollamento dei pronto
soccorso, come da tempo
denunciato sia dai cittadini
che dai sindacati di categoria ma anche dall’opposizione regionale.
Tra i più agguerriti Antonello Aurigemma (Forza
Italia), vicepresidente della
commissione Salute, che
ha richiesto una commissione per comprendere le
cause di quanto accaduto.
Nei giorni scorsi il caso è finito
all’attenzione del ministro della
Salute, Beatrice Lorenzin, attraverso
un’interrogazione presentata dal
deputato Monica Gregori, che ha
chiesto l’invio degli ispettori al
San Giovanni Evangelista.
MONTI AUSONI
“Zingaretti chiarisca”
Dubbi sulla nomina del presidente, già commissario dell’ente
Nell’interrogazione Storace riporta la posizione dell’Anac
l 13 gennaio scorso il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha nominato Bruno
Marucci, già Commissario straordinario, presidente del Parco
naturale dei Monti Ausoni. Una
nomina che ha insospettito Francesco Storace, vicepresidente
del Consiglio regionale, che ha
chiesto allo stesso Zingaretti e
I
all’assessore all’Ambiente, Mauro
Buschini, di verificare con estrema urgenza la legittimità della
nuova responsabilità concessa
a Marucci in relazione alla legge
sull’inconferibilità degli incarichi.
“Nello stesso decreto di nomina sottolinea Storace nell’interrogazione - si legge espressamente
che il dott. Bruno Marucci non ri-
copre, né ha ricoperto negli ultimi
due anni, cariche pubbliche e che
viene preso atto della dichiarazione
del dott. Bruno Marucci, sull’insussistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità”.
I dubbi di Storace, però, nascono
dalla presenza di un orientamento
dell’Autorità nazionale Anticorruzione (il n. 16/2015) che espres-
samente sancisce: “Sussiste l’ipotesi di inconferibilità nei casi in
cui venga conferito un incarico
di presidente di un’azienda speciale
consortile a colui che, nei due
anni precedenti abbia ricoperto o
attualmente ricopra la carica di
commissario straordinario del
medesimo ente. Le aziende speciali
costituite per la gestione delle
aree naturali protette (ai sensi del
d.lgs. 267/2000) sono, infatti,
qualificabili come enti pubblici
economici e vanno ricondotte, ai
fini dell’applicabilità del d.lgs.
39/2013, nella definizione di ‘ente
pubblico’”.
Quindi, fa notare Storace nel te-
sto, “se l’Anac dichiara che il
Commissario di un ‘ente pubblico’
non può poi essere nominato
Presidente dello stesso ente, può
ritenersi valida la nomina di Marucci al vertice del Parco Monti
Ausoni? Attendiamo la risposta
della Giunta regionale”.
INTENSO WEEK END A CAMPO FELICE. SABATO TOCCHERÀ AI REGIONALI GIOVANI E SENIOR
Sci, domenica il trofeo città di Roma
i annuncia un week-end a
tutto sci sulle piste di Campo Felice. La rinomata stazione abruzzese sarà infatti teatro
di due delle più importanti gare
del calendario regionale di sci
alpino.
Sabato si disputeranno i Cam-
S
pionati regionali giovani e senior
e domenica il Trofeo città di
Roma – GP Aria Sport. Entrambe
le manifestazioni sono organizzate dal G.S. Città Romana Ski,
in collaborazione con il Comitato
regionale del Lazio e della Sardegna della FISI.
I regionali giovani ed i senior si
articoleranno su due manches
mentre il città di Roma prevede
lo svolgimento di due slalom
giganti. Per l’occasione sono
attesi centinaia di sciatori provenienti da tutto il Centro Italia.
“Per il nostro sci club è motivo
di grande orgoglio organizzare
due eventi così prestigiosi – ha
sottolineato Giuseppe Lucarelli,
presidente dello S.C. Città Romana Ski – come sempre il nostro impegno sarà massimo per
garantire il migliore svolgimento
delle due competizioni”.
I recenti tragici accadimenti hanno profondamente segnato la
terra d’Abruzzo con ovvie ripercussioni anche sulle competizioni
sportive come ha sottolineato il
presidente del CLS Nicola Tropea:
“Stiamo vivendo una delle stagioni più difficili prima a causa
delle scarse precipitazioni e poi
per una serie di tragiche fatalità.
Siamo profondamente rammaricati ma allo stesso tempo speriamo con la nostra attività di
contribuire almeno in parte a riportare quel clima di normalità
in una terra che ha già pagato
un tributo pesantissimo. Stiamo
facendo il possibile per garantire
il regolare svolgimento delle gare
principali grazie alla responsabile
collaborazione di tutti i nostri
sci club. Il calendario è ricco di
impegni che ci prepariamo a vivere con la passione e la fiducia
di sempre”.
Il trofeo città di Roma si avvarrà
per il quarto anno consecutivo
di un Main Sponsor di prestigio
come Aria Sport.
“Anche quest'anno rinnoviamo
l’appuntamento ormai consolidato
con una delle più seguite manifestazioni sciistiche del centro
Italia, il trofeo città di Roma –
Gran Premio Aria Sport. In particolare - ha precisato il presidente
di Aria Sport Vittorio Ricerni nei nostri cinque centri sportivi
abbiamo sviluppato un programma di allenamento funzionale
dedicato agli amanti degli sport
invernali organizzando delle special class con personal trainer
certificati che, attraverso una lezione teorico-pratica, forniscono
le linee guida per una preparazione al top! ringrazio calorosamente i nostri compagni di viaggio dal 2013, Giuseppe Lucarelli
del gruppo sportivo Città Romana
Ski e tutto il Comitato Regionale
della FISI. Appuntamento a domenica ed un in bocca al lupo a
tutti i partecipanti!”.
Nella stazione sciistica abruzzese
tutto è pronto per ospitare le
due gare, grazie allo straordinario
lavoro di tutto lo staff della Campo Felice S.p.a.
“Le piste dell’area sono perfettamente innevate e in totale stato
di sicurezza come ha - spiegato
l’A. D. Andrea Lallini - così pure
le strade di collegamento, al di là
di certa disinformazione che sta
provocando gravi ripercussioni
a tutta l’economia regionale. Colgo
l’occasione per rassicurare tutti
gli appassionati dello sci che
aspettiamo con il calore di sempre
nel nostro comprensorio”.
Carlo Monteverde
8
STORIA & CULTURA
Giovedì 2 febbraio 2017
STORIA E SOCIETÀ
Il Decalogo del Milite fascista
L’idea di un’Italia nuova e di un popolo orgoglioso, unito e forte, consapevole della sua gloriosa storia
di Emma Moriconi
“R
icorda che i Caduti
per la Rivoluzione e
per l'Impero precedono le tue colonne".
È il primo punto del Decalogo del
Milite fascista. Un frammento della
nostra storia che oggi andiamo a
recuperare dai meandri del dimenticatoio italico; dimenticatoio
facile, comodo e utile ancora oggi.
"Precedono le tue colonne", dice.
Cioè chi è caduto per un ideale
marcia ancora con te, caro Milite
fascista, che sei impegnato nella
battaglia quotidiana, ancora, per
la Rivoluzione e per l'Impero. Il
secondo punto dice: "Un camerata
è per te un fratello: vive con te,
pensa con te, lo avrai al lato nella
battaglia".
L'ideale del cameratismo, insomma, viene qui evidenziato e in
qualche modo "raccomandato" agli
Italiani fascisti, nell'ottica dell'intenzione di operare un profondissimo - e in fondo a ben vedere
impossibile - cambiamento nella
coscienza degli Italiani. Impossibile, e la storia lo dimostrerà, ma
nelle intenzioni c'era sicuramente
l'idea di un'Italia nuova e di un
popolo orgoglioso, unito e forte,
consapevole della sua gloriosa
storia e determinato a tenersela
stretta: bellissimi sogni infranti
contro il muro di una realtà ben
diversa. Il terzo punto è, ancora,
rappresentativo di un bel sogno,
anche questo frantumato: "L'Italia
si serve dovunque, sempre, con
ogni mezzo: col lavoro e col sangue".
Senza generalizzare, e ci mancherebbe altro, si potrebbe dire che
questo sentimento patrio sia andato
inesorabilmente scemando con il
tempo, sempre di più fino a non
restarne quasi affatto. Salvo episodi
straordinari, che infatti fanno notizia
e clamore, l'amor patrio è ormai
cosa per pochi eletti. Speranze
frustrate, insomma, ancora.
Il quarto punto è molto legato all'epoca e al contesto sociale in cui
viene formulato: "Il nemico del Fascismo è il tuo nemico: non dargli
quartiere".
Il quinto: "La disciplina è il sole
degli eserciti: essa prepara e illumina la vittoria". Questo quinto
punto è uno dei maggiormente
rappresentativi del Fascismo: il richiamo alla disciplina come luce
per prepararsi a una vittoria che,
nell'ottica del Fascismo, è inevitabile e sicura, è certamente emblematico dello spirito dell'epoca,
che fino ad un certo momento fu
davvero quello di tutti gli Italiani
o quasi. Stesso sentimento è
espresso nel punto successivo: "Se
tu vai all'assalto con decisione, hai
la vittoria nel pugno".
Insomma l'ardimento, insieme alla
disciplina, fanno la differenza. Concetti che potrebbero valere per
ogni popolo, in fondo, ma che nel
popolo italico si immagina possano
fare breccia più a fondo perché
popolo dalla lunga e importante
storia, da esaltare e mai dimenticare.
La storia di Roma, Caput Mundi,
che non è solo un susseguirsi di
date ed eventi, naturalmente, ma
anche e soprattutto fonte preziosa
di quel grande bagaglio valoriale
e spirituale, ideale, che fece la
storia. Il settimo punto oggi potrebbe far sorridere, ma come
sempre dobbiamo essere in
grado di porci mentalmente
nell'epoca che andiamo a
trattare e anche nell'ambiente
sociale in cui ci troviamo:
"L'obbedienza consapevole
e totale è la virtù del legionario". Il concetto è meno
banale di quanto potrebbe
sembrare a prima vista.
"Consapevole e totale". Insomma "totale", certo. Ma anche "consapevole", insomma
non come se fosse tutti automi, robot. Ma uomini, con la
testa e con il cuore, che comprendono che l'obbedienza
è un valore e la vivono come
occasione di riscatto e come
indispensabile per la vittoria.
Ancora, ecco il punto 8: "Non
ci sono cose grandi o piccole:
c'è il dovere".
Il dovere viene prima di tutto
e non si discute, e primeggia
rispetto alle cose, e dunque
esiste a prescindere dalla
grandezza delle cose stesse.
E poi: "La Rivoluzione fascista
ha contato e conta sulle baionette dei suoi legionari".
L'ultimo punto, infine, è notissimo: "Mussolini ha sempre
ragione". Sulla qual cosa si
sono scatenati e si scateneranno ancora tutti gli "antifascisti" di ogni tempo, che
continueranno a dare prova
di se stessi e di quanto ancora
oggi ci sia, in questo Paese
ma non solo, l'incapacità di
entrare nell'ottica storica delle vicende d'Italia che risalgono ormai a un secolo fa.
[email protected]
MUSEI SAN DOMENICO
Art Déco, a Forlì
Le biennali internazionali di arti decorative di Monza del 1923, del 1925,
del 1927 e del 1930, l'expo di Parigi 1925 e 1930 e di Barcellona 1929
D
opo le grandi mostre dedicate a Novecento e al Liberty, nel 2017 Forlì dedica
una grande esposizione all’Art
Déco italiana.
Nell’ambito di una riscoperta recente della cultura e dell’arte negli
anni Venti e, segnatamente, di
quel particolare gusto definito
“Stile 1925”, dall’anno della nota
Esposizione universale di Parigi
dedicata alle Arts Decoratifs, da
cui la fortunata formula Art Déco,
che ne sancì morfologie e modelli,
nasce l’idea di una mostra che
proponga immagini e riletture di
una serie di avvenimenti storicoculturali e di fenomeni artistici
che hanno attraversato l’Italia e
l'Europa nel periodo compreso
tra il primo dopoguerra e la crisi
mondiale del 1929.
Le ragioni di questo nuovo sistema
espressivo e di gusto si riconoscono in diversi movimenti di
avanguardia (le Secessioni mitteleuropee, il Cubismo e il Fauvismo,
il Futurismo) cui partecipano diversi
artisti quali Picasso, Matisse,
Lhote, Schad, mentre tra i protagonisti internazionali del gusto
vanno menzionati almeno i nomi
di Ruhlmann, Lalique, Brandt, Dupas, Cartier, così come la ritrattistica
aristocratica e mondana di Tamara
de Lempicka e le sculture di Chiparus, che alimenta il mito della
danzatrice Isadora Duncan.
Ma la mostra avrà soprattutto una
declinazione italiana, dando ragione
delle biennali internazionali di arti
decorative di Monza del 1923, del
1925, del 1927 e del 1930, oltre
naturalmente dell’expo di Parigi
1925 e 1930 e di Barcellona 1929.
Il fenomeno Déco attraversò con
una forza dirompente il decennio
1919-1929 con arredi, ceramiche,
vetri, metalli lavorati, tessuti, bronzi,
stucchi, gioielli, argenti, abiti impersonando il vigore dell'alta produzione artigianale e proto industriale e contribuendo alla nascita
del design e del “Made in Italy”.
La richiesta di un mercato sempre
più assetato di novità, ma allo
stesso tempo nostalgico della tra-
dizione dell'artigianato artistico
italiano, aveva fatto letteralmente
esplodere negli anni Venti una
produzione straordinaria di oggetti
e di forme decorative: dagli impianti
di illuminazione di Martinuzzi, di
Venini e della Fontana Arte di
Pietro Chiesa, alle ceramiche di
Gio Ponti, Giovanni Gariboldi, Guido Andloviz, dalle sculture di
Adolfo Wildt, Arturo Martini e Libero Andreotti, alle statuine Lenci
o alle originalissime sculture di
Sirio Tofanari, dalle bizantine oreficerie di Ravasco agli argenti dei
Finzi, dagli arredi di Buzzi, Ponti,
Lancia, Portaluppi alle sete preziose
di Ravasi, Ratti e Fortuny, come
agli arazzi in panno di Depero.
Obiettivo dell’esposizione è mostrare al pubblico il livello qualitativo, l'originalità e l'importanza
che le arti decorative moderne
hanno avuto nella cultura artistica
italiana connotando profondamente
i caratteri del Déco anche in relazione alle arti figurative: la grande
pittura e la grande scultura. Sono
qui essenziali i racconti delle opere
di Galileo Chini, pittore e ceramista,
affiancato da grandi maestri, come
Vittorio Zecchin e Guido Andloviz,
che guardarono a Klimt e alla Secessione viennese; dei maestri faentini Domenico Rambelli, Francesco Nonni e Pietro Melandri; le
invenzioni del secondo futurismo
di Fortunato Depero e Tullio Mazzotti; i dipinti, tra gli altri, di Severini,
Casorati, Martini, Cagnaccio di
San Pietro, Bocchi, Bonazza, Timmel, Bucci, Marchig, Oppi, il tutto
accompagnato dalla straordinaria
produzione della Richard-Ginori
ideata dall'architetto Gio Ponti e
da emblematici
esempi francesi,
austriaci e tedeschi
fino ad arrivare al
passaggio di testimone, agli esordi
degli anni Trenta,
agli Stati Uniti e al
Déco americano.
Non si è mai allestita in Italia una
mostra completa
dedicata a questo
variegato mondo di invenzioni,
che non solo produce affascinanti
contaminazioni con il gusto moderno - si pensi per esempio al
quartiere Coppedè a Roma o al
Vittoriale degli Italiani, ultima residenza di Gabriele d'Annunzio ma evoca atmosfere dal mondo
mediterraneo della classicità, così
come la scoperta nel 1922 della
tomba di Tutankhamon rilanciò
in Europa la moda dell’Egitto. E
poi echi persiani, giapponesi, africani a suggerire lontananze e alterità, sogni e fughe dal quotidiano,
in un continuo e illusorio andirivieni
dalla modernità alla storia.
Trattandosi di un gusto e di uno
stile di vita non mancarono influenze e corrispondenze col cinema, il teatro, la letteratura, le
riviste, la moda, la musica. Da
Hollywood (con le Parade di Lloyd
Bacon o le dive, come Greta Garbo
e Marlene Dietrich o divi come
Rodolfo Valentino) alle pagine indimenticabili de Il grande Gatsby
(1925), di Francis Scott Fitzgerald,
ad Agata Christie, a Oscar Wilde,
a Gabriele D’Annunzio.
La mostra è curata da Valerio
Terraroli, con la collaborazione
di Claudia Casali e Stefania Cretella, ed è diretta da Gianfranco
Brunelli. Il prestigioso comitato
scientifico è presieduto da Antonio Paolucci.
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Giovedì 2 febbraio 2017
SOCIETA’
GIOCO D’AZZARDO ROBOTICO
Poker, anche l’Intelligenza Artificiale bluffa
Quattro campioni mondiali sono stati sconfitti da Libratus, ma l’avversario non era un essere umano
di Chantal Capasso
I
l poker è quel gioco che i
comuni mortali associano a
vincite milionarie e a giocatori geniali e imperturbabili, capaci di soffocare
le proprie emozioni come vere e
proprie macchine programmate
per vincere. Ma tutto questo potrebbe cambiare con l’arrivo di Libratus: un'intelligenza artificiale.
Libratus si è fatta conoscere alla
Brains vs Artificial Intelligence, un
torneo che ha permesso all'intelligenza artificiale di scontrarsi con
Dong Kim, Jason les, Jimmi Chou
e Daniel McCauley, alcuni dei migliori giocatori di poker Texas
Hold'em di tutto il mondo. Il risultato è stato ovvio: la disfatta per
l'umanità è stata catastrofica. l'IA
è riuscita a sottrarre più di 1,5 milioni di dollari ai suoi avversari in
carne e ossa.
"Perché si sta sperimentando così
tanto con i giochi? Perché anche
noi umani sperimentiamo la realtà
attraverso di loro, imparando a
prendere decisioni e a fare scelte
in un ambiente dove non si rischia
la propria vita", ha raccontato Cameron Schuler della Amii pochi
giorni fa in una conferenza ospitata
a16z della Andreessen Horowitz.
"Il poker è importante perché
quando si gioca a scacchi o a Go,
quel che l'avversario sta pensando
non è rilevante, è rilevante quel
che c'è sulla scacchiera. La scacchiera contiene già tutte le possibili
variabili del gioco. Con il poker il
comportamento dei giocatori è
una delle variabili e non è facile
da prevedere. Non a caso la nostra
Ai per il poker pesa 26 terabits".
Schuler e compagni sono gli stessi
che hanno insegnato ad una macchina a giocare ai videogame, nel
senso che una loro IA ha appreso
da sola come farlo usando una
vecchia console (l'Atari 2600).
Grosso modo quel che è successo
a Pittsburgh. "Non abbiamo insegnato a Libratus come giocare a
poker. Gli abbiamo dato le regole
IL BAMBIN GESÙ DI ROMA LANCIA L’ALLARME
e gli abbiamo detto di imparare per suo conto", ha
spiegato Noam Brown, collega di Sandholm. E pensare
che Libratus era dato per
perdente dagli allibratori.
In realtà Libratus si può considerare come l'evoluzione
di una precedente IA, nome
in codice Claudico, in grado
di giocare a poker. Claudico
aveva provato a battere quattro giocatori professionisti
nel 2015, ma senza successo.
Ora la sua nuova incarnazione si è presa una bella
rivincita. Merito di una maggiore potenza di calcolo e
di algoritmi migliorati, soprattutto nel modo in cui l'IA
riesce a gestire informazioni
nascoste . in questo modo
Libratus ha cominciato a giocare a caso, ma dopo migliaia di miliardi di partite
ha imparato a rifinire le sue
giocate e a sfruttare strategie
vincenti.
Nei giorni del torneo, dopo
le partite, Brown ha collegato
Libratus a un supercomputer
per elaborare nuovi algoritmi e migliorare la strategia di
gioco durante la notte. Dall'altro
lato, i giocatori umani si sono impegnati a studiare le mani dell'Intelligenza Artificiale alla fine delle
partite. Senza successo.
NOVITÀ MOBILE
Tattoo e piercing-mania Tariffe cellulari, accordo tra
istituzioni Ue: roaming addio
fra i giovanissimi
I medici evidenziano la scarsa conoscenza dei rischi
per la salute dei bambini sottoposti a tatuaggi
U
na ricerca dell'Eurispes
ha analizzato 3.800 ragazzi scoprendo che il
20,3% dei 12-18enni hanno
un piercing, in maggioranza
tra le ragazze. Quanto ai tatuaggi, si abbassa l'età dei
giovanissimi che aspirano ad
avere il loro tattoo sulla pelle:
siamo ai 10-12 anni. Una realtà
in espansione e ormai trasversale, che coinvolge tutte
le fasce di età, come spiega
un articolo pubblicato sul
"Messaggero".
Ma, non tutti sanno quanto
possa essere pericoloso farsi
macchiare e bucare la pelle.
Le probabilità di contrarre
patologie infettive, come epatite di tipo b e c o addirittura
Aids sono elevate in assenza
di quelle precauzioni che
contemplano un singolo utilizzo per ogni ago e la totale
sterilità dell'ambiente, dato
che entrambe le pratiche fanno leva sulla presenza di micro-ferite e sulla conseguente
esposizione di porzioni del
corpo "scoperte" ad agenti
patogeni e batteri.
L'ospedale pediatrico di
Roma ha quindi dedicato il
suo ultimo numero di “A
scuola di salute” proprio sui
tatuaggi e piercing, cercando
di far luce sul complicato ar-
gomento, preso spesso con
troppa leggerezza.
"In primo luogo", evidenzia
May El Hachem dermatologa,
"con il tatuaggio e con il piercing si possono trasmettere
infezioni batteriche sulla pelle
che qualche volta possono
entrare nel sangue e coinvolgere anche il cuore".
Si possono trasmettere anche
i virus dell'epatite B e C e, in
misura minore, anche il virus
dell'Aids. La dottoressa Carla
Di Stefano, che ha curato una
ricerca a Tor Vergata: "Se
l'80% dei ragazzi ha affermato
di essere a conoscenza dei
rischi d'infezione solo il 5%
è informato correttamente
sulle malattie che possono
essere trasmesse". Per esempio - conclude l'ospedale l'hennè nero, ottenuto attraverso un composto molto pericoloso come la parafenilendiamina, può provocare
allergie temibili. Più facile
per il piercing, purché ci si
faccia seguire da un dermatologo esperto per evitare
cicatrici sfiguranti e per accelerare la chiusura del foro.
Elvira Mami
Il Parlamento europeo ha votato l’abolizione delle
tariffe extra per l’utilizzo del traffico dati all’estero
I
l Consiglio ed il Parlamento Europeo hanno
raggiunto un accordo in
merito alle tariffe di roaming
che saranno abolite a partire
dal 15 Giugno 2017 nel Vecchio Continente, sulla base
di un impegno preso ormai
quasi due anni fa.
L’accordo, che prevede tetti
nelle tariffe all’ingrosso, ovvero quelle pagate dalle compagnie telefoniche, dovrà ora
essere confermato dal Parlamento e Consiglio, e si è
incentrato proprio sui limiti
delle suddette tariffe, che devono essere bassi per consentire agli operatori di origine di offrire il roaming gratuitamente.
Allo stesso tempo,
però, devono anche
essere sufficientemente alti in modo
tale da non costringere i paesi ospitanti
ad aumentare le tariffe nazionali e continuare ad offrire un
servizio di qualità.
Un ruolo fondamentale nei negoziati lo
hanno avuto tutti
quei paesi con un
alto tasso di turisti. Emmanuel
Mallia, ministro per i servizi
digitali e la competitività, ha
affermato che “la decisione
presa oggi è l’ultimo passo
di un processo iniziato ormai
dieci anni fa. Roam like Home
è ormai diventato una realtà”.
Le tariffe all’ingrosso saranno
il 90% più basse delle attuali,
spiega il Consiglio, consentendo agli operatori di offrire
il roaming ai loro clienti senza
aumentare i costi delle telefonate nazionali. Allo stesso
tempo però devono essere
abbastanza elevate in modo
che gli operatori dei Paesi
visitati possano recuperare i
loro costi senza aumentare i
prezzi al dettaglio. Inoltre, il
tetto deve consentire di finanziare gestione e ammodernamento delle reti, continua la nota.
In termini economici, il prezzo
all’ingrosso calerà da 50 Euro
al gigabyte a 7,7 al gigabyte,
mentre dal 1 Gennaio 2018
sarà di 6 Euro al gigabyte, per
raggiungere quota 2,5 Euro al
gigabyte dal 1 Gennaio 2022.
Per quanto riguarda la voce,
la tariffa massima dal 15 Giugno
sarà di 0,032 Euro al minuto
(contro gli attuali 0,05 Euro),
mentre per gli SMS si passerà
da 0,02 Euro a 0,01 Euro.
10
IL LIBRO
Giovedì 2 febbraio 2017
ECCO UN NUOVO CAPITOLO DE “LA PROSSIMA A DESTRA”
Sulla strada della coerenza
Storace offre un altro spaccato della vita politica italiana, raccontando dei dissidi
con Fini, della nascita de La Destra e dei rapporti non sempre facili con Berlusconi
Con questo paragrafo, prosegue
la pubblicazione a puntate del
libro “La prossima a destra” di
Francesco Storace, pubblicato
da Minerva e facilmente reperibile per l’acquisto attraverso la
piattaforma on line www.amazon.com. Francesco Storace, da
par suo, racconta - ovviamente
in presa diretta - un periodo assai
particolare per tutta la vita politica italiana, e non solo per il
centrodestra. Sembra ieri, eppure
è passato quasi un decennio…
GLI AMICI SE NE VANNO...
a gratitudine è il
sentimento della
vigilia” è stata una
delle frasi più gettonate di Fini. Gliel’ho sentita ripetere non so quante
volte e in fondo è assolutamente
vera. Quante carriere parlamentari,
quanti ministri, quanti amministratori nei Comuni e nelle Regioni
all’ombra del potere eretto da lui.
E quanti se ne sono dimenticati,
con un eccesso insopportabile di
livore.
Per anni ho macinato anche io
odio nei confronti di Gianfranco.
Ero indemoniato con lui per quello
che aveva combinato a Gerusalemme e poi per il destino che mi
riservò provocando l’estromissione
de La Destra dalla coalizione berlusconiana alla vigilia delle Politiche vinte nel 2008.
Cambiò la nostra storia, quel suo
veto. Quante volte me lo ha ripetuto
Silvio Berlusconi, che non ha mai
più perdonato Fini (per sé, mica
per me...). Del resto, i due erano
troppo diversi tra loro e forse è durato incredibilmente tanto il loro
sodalizio politico, parlamentare, governativo.
Poi, il mio rancore passò, dopo la
“L
“Vennero con noi manipoli di autentici combattenti, idealisti e non carrieristi,
mentre tutti gli altri ci gridavano persino ‘rottami’ in un’offesa che sapeva di sanguinoso”
sua caduta parlamentare, nel momento dell’oblio.
Ci siamo rivisti a parlare di politica,
comprendendo ciascuno che ben
difficilmente si sarebbe potuto rivivere la stessa stagione di combattimento fianco a fianco.Troppo diverse
le idee, perché la trasformazione di
Fini fu vera, orrenda, inaccettabile.
Immigrazione, Europa, famiglia, tanto
per citare i primi terreni di scontro
che renderebbero impossibile la
permanenza in uno stesso partito.
Almeno, con lui al comando...
Ma è sbagliata la caccia all’uomo,
la ricerca del colpevole unico. Nella
società del potere deciso da pochi
capi, non furono molti, anzi!, a trovare
il coraggio di opporsi a scelte che
giudicarono sbagliate solo quando
furono al riparo dietro potenti apparati politici. Finché Fini comandava, tutti zitti. Dopo, a denunciare
la satrapia. I beneficiati contro chi li
aveva accompagnati nella scalata
di Palazzo, in altri tempi si sarebbe
parlato di rivolta degli schiavi. È
sempre così, e quando gli amici se
ne vanno assomiglia sempre più al
tradimento che alla morte.
Quando fondammo La Destra, fu essenzialmente contro di lui - eravamo
noi a sentirci traditi - e non fu facile
convincere esponenti di Alleanza
nazionale a lasciare l’avventura vincente che si stava approssimando.
Vennero con noi manipoli di autentici
combattenti, idealisti e non carrieristi, mentre tutti gli altri ci gridavano
persino “rottami” in un’offesa che
sapeva di sanguinoso.
Potrei fare un elenco interminabile
di nomi e cognomi, ma non serve.
Quello che conta è evitare che possa
ripetersi una stagione in cui a trionfare è l’opportunismo. Noi stessi ci
dovemmo misurare in quella competizione elettorale, prendendo un
milione di voti assieme a Daniela
Santanché, con un elettorato che
cambiava pelle. Ci abbandonavano
i filoberlusconiani, ci abbracciavano
quelli che non sopportavano il Cavaliere. Incredibile, quella nostra
storia: ci ritrovammo con Berlusconi
alla Costituente di novembre 2007,
in un Palazzo dei congressi dell’Eur
di Roma stracolmo; e poi, tra febbraio e marzo del 2008, da soli a
combattere proprio contro Berlusconi, che si era improvvisamente
trasformato nel nemico principale.
E pensare che ci fu chi osò dubitare
persino che il Cavaliere avesse finanziato la nostra scissione da An...
che vergogna...
No, con noi e solo con noi, non ci
furono regalie, ma solo guerra dichiarata per cancellarci dalla scena
politica.
Poi, la nascita formale del Pdl, e
poco dopo lo sfascio, con Fini che
se ne va a fondare Futuro e Libertà,
con i primi addii dei tanti che preferivano invece restare nelle comode
suite parlamentari e ministeriali
graziosamente concesse da Silvio;
poi pure lui abbandonato a sua volta
quando non era più in condizione
di distribuire poltrone e prebende.
Anche Fini ha sbagliato i conti: non
ha voluto dimettersi da presidente
della Camera nel momento più alto
di scontro con Berlusconi. Se lo
avesse fatto, gli sarebbe stato più
facile contestare “da destra” la deriva
del Popolo della libertà verso lidi
non graditi a chi veniva dalla nostra
storia politica. Illudersi di poter fare
quella rivoluzione dal piano nobile
di Montecitorio, è costato tantissimo
a Gianfranco Fini.
Quante volte mi si è rimproverato
di aver agito con la mia solita testa
dura. Magari anch’io avrei potuto
trovare un po’ di tepore da potere
se fossi entrato a far parte della
congrega. Avrei potuto tornare al
governo; male che andasse una presidenza di commissione parlamentare non me l’avrebbe negata nessuno. Ma non c’è solo questo in politica, per fortuna.
Insieme ad una comunità abbiamo
invece preferito la strada della coerenza, che sembrava una chimera.
Guardando a quello che è accaduto
in questi anni, sono orgoglioso della
strada seguita. Più faticosa, vero;
meno ricca di incarichi elargiti da
chi decide; ma quanta soddisfazione
nel conquistarti tutto da solo, fosse
anche un seggio in Regione; constatare che nello stesso giorno in
cui si vota per il Parlamento e appunto per la regione Lazio, prendi
nello stesso territorio cinquantamila
voti in più di quanti ne ottenga Berlusconi alla Camera.
Ti rendi conto che vale ancora la
pena di non mutare carattere. Oltre
che motivazioni di impegno politico
che sono incancellabili.
DOMANI IL CAPITOLO: “A PUGNO CHIUSO”
“I due erano troppo diversi tra loro e forse è durato incredibilmente tanto il loro sodalizio politico, parlamentare, governativo”