N O T I Z I E sulle V I C E N D E dei C O D I C I di Leonardo da Vinci
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N O T I Z I E sulle V I C E N D E dei C O D I C I di Leonardo da Vinci
NOTIZIE sulle V I C E N D E dei C O D I C I di Leonardo da Vinci Ovviamente la nostra attenzione si fissa principalmente sulla ‘Sezione Leonardiana’, che risulta tuttora individuata da una sua specifica segnatura (LV), quale si trova nella Biblioteca “Carlo Viganò” (Viganò) collocata nella sede di Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La dispersione dei manoscritti e dei disegni di Leonardo da Vinci comincia già nel corso della sua vita. Ad ogni buon conto, riguardo al certamente cospicuo materiale che era rimasto presso di lui, nel testamento steso nel suo ultimo ritiro di Clos-Lucé presso Amboise sulla Loira il 23 aprile 1518 egli nominerà erede il discepolo prediletto Francesco Melzi, che, alla morte di Leonardo avvenuta il 2 maggio 1519, raccoglierà il tutto nella sua villa di Vaprio d’Adda (Milano), dove a suo tempo aveva spesso ospitato il maestro. Il Melzi si dedicò anche a selezionare gli scritti leonardiani per compilare il trattato o "Libro di pittura". Ma, alla morte di F.Melzi, avvenuta nel 1570, inizia la dispersione di quelle "reliquie", a causa dell’indifferenza degli eredi e in specie di Orazio Melzi, che le relegarono in un sottotetto. Fu così che un tal Lelio Gavardi di Asola, preposto di S. Zeno in Pavia, che era stato precettore in casa Melzi, sottrasse ben 13 volumi di note e disegni leonardeschi con la speranza di collocarli presso il Granduca di Toscana, Francesco de’ Medici, appassionato collezionista d’arte; ma la speranza andò frustrata dalla morte del Granduca nel 1587. Sempre deciso ad effettuare un affare, Gavardi passò allora a Pisa, ove studiava legge un suo parente dal glorioso blasone "culturale", Aldo Manuzio il giovane, nella certezza di poter cedere a lui quei manoscritti. È a questo punto che entra in scena Giovanni Ambrogio (nome aggiunto in seguito, quando farà il suo ingresso tra i Barnabiti) Mazzenta (1565-1635), appartenente ad un antico e illustre casato milanese, che in quegli anni era pure lui studente di legge a Pisa, la cui figura sarà decisiva in quella narrazione delle avventure vissute dai testi di Leonardo che lui stesso fornirà attraverso le sue "Memorie" [cfr. riedizione del 1919]. A suo stesso dire, il Mazenta avrebbe allora convinto il poco scrupoloso Gavardi a restituire ai Melzi quei testi: l’erede dottor Orazio Melzi, stupito dell’onestà e del rigore del Mazzenta e indifferente alla preziosità di quei materiali, gli donò i 13 libri di appunti leonardeschi, invitandolo anche a ritirare altri disegni da quel famoso sottotetto di Vaprio. Divulgatasi la notizia del dono e dell’indifferenza degli eredi Melzi, alla villa di Vaprio cominciarono a confluire raccoglitori e affaristi ansiosi di ottenere — come scrive Mazzenta — «disegni, modelli plastici, anatomie, con altre preziose reliquie del studio di Leonardo». Si originava, così, la triste dispersione di un patrimonio straordinario e unico. Tra quegli acquirenti si distingueva Pompeo A. Leoni, figlio di Leone, lo scultore favorito di Filippo II di Spagna. Costui convinse Orazio Melzi a reclamare dal Mazzenta i 13 volumi donati, promettendo al vanitoso Melzi cariche onorifiche nel Senato di Milano attraverso la donazione di quei volumi al re di Spagna. Mazzenta fu così indotto a cedere sette dei 13 volumi, a cui successivamente se ne aggiunsero altri tre. Alla fine del '500 il luogo ove si ha la più alta concentrazione di Codici di Leonardo diventa pertanto Madrid. Lo scultore Pompeo Leoni, convinto che le raccolte dei vari codici originali non seguissero un ordine particolare, nella seconda metà del Cinquecento iniziò a scompaginarli, così da ottenere volumi di maggior mole e consistenza utilizzando circa 50 quaderni manoscritti e 2000 fogli isolati, ritagliando delle parti e isolando dei frammenti. Con i disegni di carattere tecnico-scientifico per opera di P.Leoni nasceva anzitutto il celebre "Codice Atlantico", che rientrò poi in Italia, ove fu ereditato da Cleodoro o forse meglio da Polidoro Calchi – marito di Vittoria Leoni - che lo cedette per 300 scudi al conte Galeazzo Arconati di Milano, grande collezionista. Dopo la morte del Leoni avvenuta nel 1610, la maggior parte dei codici leonardiani tornarono in Italia, acquistati dal conte Galeazzo Arconati, parente del card. Federico Borromeo; due manoscritti rimasero comunque in Spagna. A Londra invece migrarono, nel Castello Reale di Windsor, ove tuttora risultano custoditi altri fogli riproducenti disegni naturalistici, anatomici e di figura coi quali P.Leoni stesso aveva realizzato un'altra "Raccolta"; mentre un codice di altri fogli era stato acquistato in Spagna dall'inglese Lord Arundel e portato in Inghilterra. Solo nel 1873 si avrà notizia di tre codici acquistati da John Forster e giunti non si come a Londra È verso la metà del '600 che finalmente emerge l’interesse per i codici leonardiani non più degli affaristi, ma degli studiosi. Il card. Francesco Barberini, amico del Mazzenta, non potendo acquistare manoscritti vinciani ormai introvabili, decide di procurarsene una copia. Su presentazione del card. Federico Borromeo egli riesce a ottenere nel 1626 il materiale di proprietà del conte Arconati per farne intraprendere la riproduzione, che durerà fino al 1643! Verso lo stesso 1643 il figlio dell'Arconati, Francesco Luigi Maria ricavò da vari codici leonardiani un trattato in nove libri che intitolò "Del moto e misura dell'acqua". Nel frattempo era accaduto un evento decisivo. Galeazzo Arconati il 22 gennaio 1637 aveva donato ufficialmente alla Biblioteca Ambrosiana di Milano ben 12 volumi, tra cui il "Codice Atlantico" e altri 11 testi vinciani, la cui copiatura per il card. Barberini continuò a opera del domenicano Luigi Maria Arconati all’interno della stessa Biblioteca. Questi codici si univano a due altri già ivi esistenti ed erano raggiunti nel 1674 da un quindicesimo manoscritto vinciano donato da Orazio Archinti. Ma presto due tra questi codici sparirono (uno deve essere l’attuale Codice Trivulziano). Gli altri tredici vi rimasero fino al 1796, quando un decreto napoleonico che requisiva le opere d’arte in base al principio che “tutti i geni, tutti i letterati sono francesi, qualunque sia il loro paese di nascita” ne ordinò il trasferimento in Francia. Così nel 1796 l’Atlantico andò alla Biblioteca Nazionale di Parigi e gli altri 12 all’Istituto di Francia. Pertanto a fine '700 la capitale francese diventa uno dei luoghi eccellenti nella geografia dei codici leonardiani. Nel 1815, dopo la caduta di Napoleone e la decisione di restituire alle varie nazioni i beni artistici trafugati, solo il primo – cioè il Codice Atlantico - tornò all’Ambrosiana; il resto rimase in Francia a subire altre vicissitudini. Infatti, Gian Battista Venturi li descrisse e li contrassegnò con lettere dell’alfabeto; il conte Guglielmo Libri ne sottrasse tre, vendendone uno al conte G.Manzoni di Lugo (è il codice Sul volo degli uccelli, rivenduto poi a Teodoro Sabachnikoff, che lo pubblicò e donò alla Biblioteca Reale di Torino) e altri due nel 1875 al conte Ashburnham (i mss. 2038 e 2037 della Biblioteca Nazionale di Parigi.) Dei manoscritti che seguirono una diversa vicenda: tre passando per Vienna finirono al Victoria and Albert Museum e poi alla British Library di Londra (sono i codici di John Forster, già al South Kensington Museum); uno fu venduto a Roma nel sec. XVIII dal pittore Giuseppe Ghezzi a Thomas Coke, futuro Conte Leicester, allora in viaggio in Italia. I manoscritti che ora appartengono alla collezione reale di Windsor furono acquistati dal collezionista d'arte Thomas Howard, venticinquesimo Lord Arundel, nel sec. XVII in vari paesi d’Europa. I due manoscritti rimasti in Spagna erano stati in possesso anticamente di Don Juan de Espina; passati poi alla Corona spagnola, risultano per la prima volta catalogati nell'inventario del 1831-1833, allorché vennero trasferiti dal Palazzo Reale alla Biblioteca Reale, successivamente divenuta Biblioteca Nacional; ma un'errata trascrizione depistò gli studiosi. Vennero casualmente e clamorosamente ritrovati solamente nell'inverso del 1964-1965. Il Codice Madrid I (Ms. 8937) constava di 192 fogli, ma ora otto risultano mancanti, di formato 21x15 cm circa; di uguali dimensioni è il Codice Madrid II (Ms. 8936), composto a sua vota di due codici distinti per un totale di 157 fogli. Furono pubblicati nel 1974 a cura di Ladislao Reti. Uniforme è la materia in essi trattata: la meccanica (intesa sia come teoria che come descrizione e studio di meccanismi; secondo il Reti l’originalità di Leonardo si rivelerebbe nello studio dei meccanismi particolari adattabili alle varie macchine, mentre prima di lui l’ingegnere doveva progettare ogni macchina disegnandola in tutti i suoi meccanismi). L’omogeneità della materia e la cura eccezionale dell’aspetto estetico (che prevale nel primo e diminuisce nel secondo volume) testimoniano l’importanza attribuita da Leonardo a quest’opera che molto probabilmente doveva essere presentata a lettori di riguardo. Ma evidenzia anche che nessun libro di Leonardo ha mai raggiunto la continuità di un discorso coerentemente e completamente sviluppato: la sua pagina è sempre frammentaria e non si lega in una struttura unitaria. CRITERI seguiti nell’effettuare le E D I Z I O N I dei C O D I C I V I N C I A N I Tavolta si farà riferimento al: Catalogo della Biblioteca di scienze “Carlo Viganò. Fondo antico (1492-1800) e Fondo manoscritti, Milano, Vita e Pensiero, 1994 [Viganò: FA]. Premessa Si sa che l'accertamento testuale e la ricostruzione filologica di un testo, come pure i criteri e i metodi da utilizzare nel mettere a punto un'edizione critica (cartacea o elettronica che possa essere), costituiscono ormai da tempo ambiti di studio altamente sviluppati e sono pertanto dotati di un'ampia letteratura specialistica. Ovviamente anche la storiografia della scienza rientra appieno in tale ambito di attività, intesa principalmente al recupero dei suoi 'classici' e alla messa a punto di edizioni critiche delle Opera omnia dei maggiori protagonisti, compresi manoscritti e appunti loro, come pure delle loro assai importanti corrispondenze epistolari. Non è difficile riconoscere che nelle varie epoche storiche, in dipendenza soprattutto dalla natura e dagli argomenti dei testi, come pure delle funzioni e dei destinatari di tali operazioni di revival, sono state decise e realizzate diverse modalità di esecuzione del lavoro filologico e critico e delle successive produzioni editoriali. Ed è quindi di estremo interesse recuperare e studiare la documentazione in nostro possesso al fine di ricostruire il senso storiografico delle vicende attraverso le manifestazioni più concrete di come esso si sia incarnato in quella che potremmo definire come una specie di 'clonazione' dei testi antichi, che faceva il paio con un'analoga operazione di reviviscenza ideale che veniva nel frattempo effettuata delle 'figure storiografiche' degli autori di quei testi. Gli scritti originali di Leonardo da Vinci si presentano in uno stato affatto particolare, che ha creato e continua a creare peculiari difficoltà a chi si accinge a curarne le edizioni. Scriveva infatti uno dei massimi studiosi leonardiani: "Se si pensa all'opera di Galileo e a quella di Leonardo, si può ben rendersi conto della diversa portata del problema che presenta l'edizione delle loro opere. Si deve veramente riconoscere che, oltre ai metodi generali, v'ha sempre nelle scienze storiche un metodo particolare, che scaturisce dal soggetto stesso e dai materiali che si hanno fra le mani: e che s'impone come distinto dagli altri. Il compito, che l'eredità di Leonardo ci pone innanzi, ne è uno degli esempi più singolari" (G.Calvi). Si sa infatti che Leonardo, salvo rari casi e di limitata consistenza, non ha mai compilato un suo manoscritto in modo ordinato: infatti egli era solito usare fogli sciolti, sui quali peraltro inseriva note e disegni in momenti successivi e su argomenti affatto diversi. Di conseguenza si ha che i fascicoli che costituiscono gli attuali ‘codici leonardiani’ sono stati per lo più quasi del tutto collazionati da altri e inoltre, seppure siano giunti sino a noi in buon numero, per la verità ci hanno conservato solo una parte minore della produzione scrittoria del grande artista rinascimentale . La loro edizione quindi ha sempre presentato delle problematiche peculiari agli studiosi, che, con un assiduo difficile e talvolta geniale o arbitrario lavoro filologico, si sono dedicati a ricostruire il pensiero leonardiano andando ad individuare rapporti tra passi contenuti in codici diversi, tentando di ricostruirne una probabile successione cronologica o un’unità d’indagine o uno sviluppo tematico. Fondamentale rimane la possibilità di ricostruire un probabile ordinamento diacronico dei materiali documentali disponibili: "V'è un ordine al quale si può e si deve anzitutto prestare una speciale attenzione, ed è l'ordine cronologico degli scritti: prima, la ricerca sempre più precisa di tutti gli elementi, che possono servire a individuare, nella loro successione, gli scritti contenuti nei codici, che conservano in tutto o in parte la compagine primitiva; poi il paziente ravvicinamento, per tutti i dati forniti dalla critica interna ed esterna, dei fogli sparsi nelle collezioni artificiali. É un lavoro che ha già in qualche parte dato e che non può non dare su più larga scala notevoli risultati" (G.Calvi). Anzitutto si deve ricordare la 'scrittura' (nel senso sia della grafia che di un eventuale suo tipico genere letterario) di natura essenzialmente artigianale e artistica della lezione scrittoria leonardiana, sostanziata dall'interconnesso ricorso sia alla dichiarazione a parole che all'espressione a figure. Se si parte dalla convinzione che "les manuscrits de Léonard participent de l'oeuvre d'art et du document scientifique" secondo lo storico della scienza Antonio Favaro (cui si deve soprattutto l'edizione delle "Opere" di G.Galilei), si possono comprendere le specifiche difficoltà che incontrano coloro che si dedicano all’interpretazione dei manoscritti leonardiani; oltre che per la grafia le abbreviazioni e la punteggiatura, sono anche e soprattutto la frammentarietà della trattazione, la presenza di contraddizioni, l’impossibilità talvolta di individuare l’effettivo contributo originale di Leonardo che rendono problematica la lettura e l'interpretazione dei suoi testi: cfr. A.Favaro, Difficultés que présente une édition des oeuvres de Léonard de Vinci, in Léonard de Vinci, a cura di M.Mignon, Rome, Aux Éditions de la “Nouvelle Revue d’Italie”, 1919, pp. 53-66 [Viganò: FM.LV-65]. In secondo luogo, non si deve minimizzare la curiosa pratica leonardiana della scrittura prevalentemente sinistrorsa o 'speculare', che diventa ancor più problematica da gestire in un'edizione filologica a stampa allorché si tenga conto anche della sua espressione usualmente stenografica - affatto peculiare e non standardizzata dell'incalzante pensiero leonardiano, solo raramente espresso in forma linguisticamente ricercata. In terzo luogo, si debbono tenere presenti gli interessi per così dire enciclopedici e tendenzialmente universali della curiosità intellettuale di Leonardo e delle sue esplorazioni: che vanno dal lessico della lingua latina sino alle denominazioni delle parti delle macchine, dalla ricerca ed esplorazione anatomica sino alla riflessione filosofica o metodologica, per non dire di tutto il resto. Da ciò è derivato che la pubblicazione dei manoscritti e dei testi leonardiani ha comportato la messa a punto di scelte e strategie filologiche e tipografiche che non trovano corrispettivo forse in nessun altro autore. Scriveva il già nominato A.Favaro, parlando a proposito dell'ecdotica leonardiana sino al suo tempo: "Gli errori di interpretazione sono la gran piaga di tutte le pubblicazioni di manoscritti Vinciani; non ne è andato immune alcuno degli editori di essi, nemmeno dei più sperimentati; ed è da aspettarci che ne commetteranno anche coloro che in avvenire attenderanno a questi lavori, sicché non sia il caso di lapidare alcuno per questo motivo; bensì, tenuti continuamente in guardia contro il pericolo, dovranno adoperare la massima diligenza, moltiplicare le revisioni ed i riscontri ... e poi recitare il veniam damusque petimusque vicissim" (A.Favaro). La documentazione raccolta dall'ing. C.Viganò riguardo alle pubblicazioni a stampa di testi e codici di Leonardo da Vinci ci consente di ripercorre quell'importante tragitto editoriale in maniera crediamo sufficientemente completa e pertanto di poter individuare le grandi linee di un'impresa che certo risulta assai interessante dal punto di vista storiografico. Per risalire sino alle origini, cioè al tempo successivo alla morte di Leonardo da Vinci e all'arrivo dei suoi codici a Vaprio d'Adda, ci sembra utile ricordare qui che a tutti gli studiosi leonardiani è parso legittimo riconoscere che vi è sempre stata un'intensa attività di trascrizione degli scritti leonardiani, caratterizzata usualmente da un certo scrupolo di esattezza nella riproduzione testuale, significato dagli scambi di informazioni coi detentori degli originali e dai riscontri che venivano richiesti o effettuati. Alla pubblicazione a stampa sono giunte dapprima sia l’analisi dell'opera pittorica di Leonardo da Vinci sia, in particolare, quel "Libro di pittura" che forse nel corso del Cinquecento lo stesso Francesco Melzi aveva estratto - e riorganizzato in trattato dall'insieme dei numerosi manoscritti vinciani in suo possesso. La nostra Collezione documentale inizia infatti con l'edizione che di quel trattato venne curata da R. Du Frèsne, la cui opera a partire da metà Seicento conobbe varie ristampe e traduzioni sino a fine Settecento [Viganò: FA.7A.186] [Viganò: FA.7A.189] [Viganò: FA.7B.901] [Viganò: FA.7A.184] e ad inizio Ottocento [Viganò: FM.LV-84]: cfr. L.Beltrami, Il “Trattato della pittura” di Leonardo da Vinci nelle sue varie edizioni e traduzioni, Milano, (Treves), 1919 [Viganò: FM.LV87]. Oltre alle concezioni artistiche di Leonardo, che tra l'altro suscitarono sin d'allora dibattiti e contestazioni, si iniziò a dare ragguaglio anche della sua attività di disegnatore [Viganò: FA.7A.185] [Viganò: FA.7A.191] e ad interessarsi alla sua vicenda biografica e alle sorti occorse ai suoi codici. Dopo la pittura, il settore dei manoscritti vinciani che uscì più facilmente dall'oblio fu quello dell'idraulica [Viganò: FM]: ciò fu principalmente dovuto alla circostanza per cui il figlio naturale del conte Arconati, Francesco Luigi Maria, fattosi domenicano, lavorando sui manoscritti raccolti dal padre compilò verso il 1643 un trattato in nove libri sul moto e la misura dell'acqua. Ma solo a metà Ottocento maturarono i tempi per una pubblicazione integrale e totale degli scritti vinciani: "L'orientamento che la filosofia positivista imprime al pensiero negli ultimi decenni del secolo, è quanto mai propizio a riaccendere un vivo interesse verso Leonardo, che si comincia a celebrare precursore della scienza moderna ed iniziatore, tra noi, del metodo sperimentale. La ripugnanza del gusto settecentesco di fronte alla farragine degli appunti leonardeschi sparisce col trionfo del metodo filologico, che nella difficile e scrupolosa riproduzione di quel confuso materiale si compiace di mostrare la sua validità" (A.Marinoni). Ed è proprio in Italia che il problema della divulgazione totale dei testi vinciani riceve un forte impulso dalla pubblicazione di un esemplare "Saggio delle opere di Leonardo da Vinci" (Milano 1872) [Viganò: FM.LV-190], illustrato con la riproduzione di alcune pagine del Codice Atlantico e del Trivulziano e di qualche altro, espressione soprattutto degli orientamenti editoriali suggeriti allora da G.Govi . Questo genere documentale 'antologico', un tipo di editoria che avrebbe dovuto essere proseguito dal lavoro di una commissione di studiosi nominata dal Ministro italiano della Pubblica Istruzione, venne però assai criticato da alcuni validi studiosi (specialmente da G.Uzielli), che si dichiararono contrari ad ogni arbitrario procedimento di selezione dei testi leonardiani e favorevoli invece ad una riproduzione integrale e diplomatica dei manoscritti. Questa medesima idea di una riproduzione integrale e diplomatica dei manoscritti leonardiani venne condivisa in Francia da C.Ravaisson-Mollien, il quale infatti tra il 1881 e il 1891 curò l'imponente edizione di tutti i manoscritti vinciani conservati nella Biblioteca dell'Institut de France a Parigi [Viganò: FM.LV- …. I-VI]. Nel frattempo in Inghilterra il metodo editoriale antologico venne a sua volta portato ad un ragguardevole livello da una corposa opera in due tomi comparsa a Londra nel 1883 e realizzata dallo storico dell'arte Jean Paul Richter: "Egli rimase fedele al metodo selettivo; ma estese le sue selezioni così largamente e in campi tanto vari da offrire una gran parte del materiale scritto da Leonardo in un'ampia antologia, che permettendo una visione sufficientemente panoramica del pensiero vinciano è rimasta per molto tempo l'indispensabile strumento di lavoro di molti leonardisti" (A.Marinoni). Come si capisce, i lavori di Ravaisson-Mollien e di Richter pongono di fronte a due diversi metodi ectodici, ognuno dei quali presenta evidentemente sia pregi che difetti: "Il Richter permette una rapida conoscenza del pensiero di Leonardo rischiando però di deformarlo col «taglio» e la collocazione arbitraria dei singoli frammenti, senza calcolare gli involontari e numerosi errori di trascrizione. Il Ravaisson Mollien offre ben maggiori garanzie di obiettività, ma il suo metodo ha giustamente richiesto molti decenni per essere applicato a tutti i manoscritti vinciani, e, rendendo arduo il lavoro di coordinamento dei vari frammenti riguardanti uno stesso problema, ha forse favorito lo sviluppo di una certa mentalità particolaristica, che a lungo prevalse negli studi leonardeschi. Una mentalità che isola il frammento e mira solo o a scoprirvi inaudite anticipazioni della scienza moderna o a disperdersi in arbitrarie fantasie. I due metodi insomma obbediscono ognuno ad esigenze vive e valide, e debbono e possono integrarsi a vicenda. È tuttavia evidente che il metodo selettivo del Richter era destinato a rimanere provvisorio finché non fosse completata la riproduzione fotografica e diplomatica di tutti i manoscritti, consentendo di verificare sempre e sicuramente l'eventuale arbitrio dei selettori e coordinatori dei diversi frammenti. Per questa ragione la pubblicazione degli scritti di Leonardo proseguì in Italia nel senso indicato dall'Uzielli e dal Ravaisson Mollien" (A.Marinoni): cfr. Gustavo Uzielli, Sul modo di pubblicare le opere di Leonardo da Vinci, "Il Buonarroti" (1884), s. III, v. I, q. X, pp. 365-388 [Viganò: op.], inserito poi in Ricerche intorno a Leonardo da Vinci. Serie seconda, Roma, Salviucci, 1884, pp. 117-176 [Viganò: FM.LV-138]. In effetti, nell'ultimo quarto dell'Ottocento e nei prima anni del Novecento, insieme con la comparsa della definitiva edizione critica del leonardiano trattato della pittura curata da H.Ludwig (Vienna 1882), videro la luce le edizioni fotografiche, con trascrizione diplomatica e critica, di diversi manoscritti leonardiani: il "Codice Trivulziano" (Milano 1891) [Viganò: FM.LV-13] a cura di L. Beltrami; il "Codice sul volo degli uccelli" (Parigi 1893), a cura di G.Piumati e T.Sabachnikoff, con traduzione. francese di C.Ravaisson-Mollien; lo stesso G.Piumati cura la poderosa edizione del "Codice Atlantico" (Milano 1894 e 1904) [Viganò: FM.LV-187/I-II]; sempre G.G.Piumati e T.Sabachnikoff pubblicano i "Codici di Anatomia", distinti in Fogli A e Fogli B [Viganò: FM.LV-6], della Biblioteca di Windsor (Torino 1898 e 1901). A questo punto succede un fatto increscioso, significativo comunque degli interessi anche commerciali che gravitavano intorno alle edizioni dei codici leonardiani. Nel 1901 a Parigi compaiono quasi trenta volumi di fogli inediti di Leonardo da Vinci, senza alcuna trascrizione, per iniziativa dell'editore É.Rouveyere: "Numerose negative fotografiche, fatte eseguire dal Sabachnikoff sui fogli di Windsor e sui codici Arundel e Forster nell'intento di farli trascrivere e pubblicare col metodo seguito per i fogli A e B di anatomia, vengono a sua insaputa pubblicati abusivamente dall'editore parigino Rouveyere, presso il quale erano state depositate, in una collana di ventinove volumi, in forma di nude riproduzioni, di cui non si precisa nemmeno la collocazione nel codice donde provengono" (A.Marinoni). Finalmente nel 1902 (ma di fatto nel 1905) viene costituita a Roma la R. Commissione Vinciana col compito dell’edizione di tutti gli scritti e i disegni di Leonardo. Allorquando essa riuscirà in effetti ad essere operativa, le edizioni patrocinate dalla Commissione Vinciana segneranno un notevole progresso, anche se il conseguimento della perfezione rimarrà sempre impossibile: cfr. Ove C. L. Vangensten, Per una completa conoscenza dell’opera scientifica e letteraria di L. da V., Per il IV Centenario della morte di Leonardo da Vinci: 11 Maggio 1919, Bergamo, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1919, pp.393-401 [Viganò: FM.LV-40]. Nel dicembre del 1904, grazie alla donazione fatta al Comune di Milano da Luca Beltrami della sua preziosa biblioteca di studioso leonardiano, viene proposta la fondazione della «Raccolta Vinciana», che viene ufficialmente costituita nel gennaio del 1905 e che assume principalmente il compito di compiere un vasto lavoro di pubblicazione di vari successivi fascicoli di studi, note, cronache e recensioni. La Raccolta venne collocata nei locali dell'Archivio Storico del Comune di Milano entro il Castello Sforzesco e affidata alle cure del direttore dell'archivio stesso, Ettore Verga. Anche per impulso di queste due istituzioni leonardiane italiane, oltre che per iniziativa di altre istituzioni e di studiosi vari italiani e stranieri, videro la luce altre edizioni fotografiche e critiche di manoscritti vinciani: G.Calvi pubblica il "Codice Leicester" (Milano 1909) [Viganò: FM.LV-188]; a loro volta O.C.L.Vangensten, A.Fonahn e H.Hopstock pubblicano altri sei volumi dei "Quaderni di Anatomia" (Christiania 1911-1916) [Viganò: FM.LV-24/I-VI] della Biblioteca di Windsor: v. Antonio Favaro e Giuseppe Favaro, A proposito dei tre primi Quaderni di Anatomia di Leonardo da Vinci pubblicati da Ove C.L.Vangensten, A. Fonalm, H.Hopstock, Venezia, C.Ferrari, 1914; pp. 38 [Viganò: FM.LV-116] “Gli Autori. lodano l’edizione di Christiania con qualche riserva sul metodo seguito nella trascrizione. Esaminano quindi il contenuto dei tre quaderni, foglio per foglio. Augurano che la Commissione Reale [italiana] provveda all’ordinamento scientifico di questa materia”. Il lavoro della R.Commissione Vinciana cominciò a fruttificare dapprima coll’edizione del "Codice Arundel 263" (Roma 1923-1930) [Viganò: FM.LV-191/IIV]; poi facendo comparire "I fogli mancanti al codice di Leonardo da Vinci sul volo degli uccelli nella Biblioteca Reale di Torino" (Roma 1926) [Viganò: FM.LV-26]; in seguito con i sette fascicoli de "I Manoscritti e i Disegni di Leonardo da Vinci" (Roma 1928-1952) [Viganò: FM.LV-194/I-VII]; poi ancora con l'edizione dei "Codici Forster" (Roma 1930-1934) [Viganò: FM.LV-15/I-V]; infine, facendo comparire a Roma una nuova edizione del Codice A-2172 (1936) coi suoi complementi (1938) [Viganò: FM.LV-192/I-II] e del Codice B-2173 (1941) [Viganò: FM.LV-193] dei Manoscritti vinciani di Parigi. Verso la metà del Secolo XIX, soprattutto nel periodo intorno alla celebrazione del V Centenario della nascita (1552 - 1952) di Leonardo da Vinci, proprio sulla base dell'egregio lavoro filologico portato a compimento con l'edizione fotografica e la trascrizione diplomatica e critica dei testi nella loro configurazione originaria, si comincia a desiderare – perché si è in grado di attuarlo concretamente – il riordino dei materiali vinciani, sia dal punto di vista cronologico che da quello tematico, in ciò ottemperando a quello che fu un progetto editoriale articolato che era negli intenti di Leonardo medesimo. Scrive al riguardo il solito Marinoni: "Il progresso ormai raggiunto nella riproduzione integrale – fototipica e diplomatica – dei manoscritti vinciani, permette ormai e sollecita la ripresa del lavoro di selezione e ordinamento dei testi. Lavoro legittimo, oltre che utile, perché, già progettato da Leonardo e iniziato dai suoi allievi o lettori poco dopo la sua morte, fu sempre sentito nel corso dei secoli (fino al Richter e alle attuali numerose antologie) come l'esigenza più imperiosa, anzi l'unico compito degli editori vinciani fin tanto che la tecnica filologica più matura del secolo scorso impose altre non meno imperiose esigenze di esattezza e di scrupolosa obiettività. Soddisfatti ormai questi obblighi verso i metodi più esatti, gli editori si sono orientati in questi ultimi lustri verso il lavoro di ordinamento dei frammenti vinciani o addirittura verso la ricostruzione delle «opere» progettate da Leonardo. Sorgono così nuovi problemi e anche nuovi conflitti metodologici. Ammessa l'inevitabilità di un certo arbitrio nell'opera del ricostruttore, possono esservi diverse e contrastanti tendenze a concedergli una più ampia o una più limitata libertà di azione. Chi pretende «realizzare» le opere progettate da Leonardo seguendo le «divisioni» o sommari o liste di argomenti da lui tracciate in vari luoghi, corre il pericolo di dare un corpo massiccio, definitivo e una rigida coerenza a una semplice linea architettonica vagamente e momentaneamente tracciata da Leonardo e anche talvolta contraddetta da altri abbozzi stesi in momenti diversi. Né, d'altra parte, tutto quanto scrisse Leonardo può rientrare nei «Trattati» immaginati da lui. Un criterio meno ambizioso, ma più obiettivo è quello di limitarsi a raggruppare i vari testi seguendo l'analogia del contenuto, e tanto meglio, se ad esso può allearsi un ordinamento cronologico. In questa direzione e con metodi diversi hanno lavorato in questi ultimi anni il Giacomelli, l'Uccelli e il Marinoni" (A.Marinoni). La parte conclusiva del discorso dice riferimento precisamente ad opere di vari illustri studiosi che hanno indagato su tematiche leonardiane differenti e nuove. Agli scritti aeronautici e aerologici di Leonardo si sono dedicati: Raffaele Giacomelli, "Gli scritti di Leonardo da Vinci sul volo" (Roma 1936) [Viganò: FM.LV-117], con una raccolta cronologicamente ordinata dei testi leonardiani; ma una riproduzione in facsimile, con trascrizione e annotazioni bibliografiche, de "Il codice sul volo degli uccelli" (Milano 1946) [Viganò: FM-LV-21] viene curata da Jotti da Badia Polesine; mentre un tentativo di ricostruzione critica dei medesimi codici "I libri del volo di Leonardo da Vinci" (Milano 1952) [Viganò: FM.LV-17] è stato attuato da Arturo Uccelli e Carlo Zammattio. Alle indagini leonardiane su aspetti vari della meccanica, sia teorica che applicata, furono dedicati studi da parte sia di Roberto Marcolongo "I centri di gravità dei corpi negli scritti di Leonardo da Vinci" (Milano 1930) [Viganò: FM.LV-83] sia del già citato A.Uccelli, cui è dovuta una ricostruzione ordinata de "I libri di Meccanica" (Milano 1940) [Viganò: FM.LV-9]. Un documentato e ragionato raggruppamento dei frammenti grammaticali e lessicali di Leonardo è stato portato a termine da Augusto Marinoni col suo "Gli appunti grammaticali e lessicali di Leonardo da Vinci. Vol. I: L’educazione letteraria di Leonardo" (Milano 1944) [Viganò: FM.LV-109]. Agli scritti di questi autori riteniamo di dover aggiungere i contributi arrecati agli studi testuali e tematici leonardiani da Nando De Toni. Tra il 1934 e il 1935 il De Toni pubblica a Brescia ben sette volumetti de “L'idraulica in Leonardo da Vinci”: cioè una selezione dei passi di idraulica contenuti nei manoscritti A-M dell'Istituto di Francia [Viganò: FM.LV-173 / 174 / 175 / 176 / 177 / 178 / 179]. Lo stesso N.De Toni, per la Raccolta Vinciana, cura l’edizione della trascrizione de “Il Codice Trivulziano” (Milano 1939) [Viganò: FM.LV-92]. La trascrizione diplomatica e moderna di N.De Toni accompagna le edizioni, curate da André Corbeau, del “Manoscritto A” (Grenoble 1972) [Viganò: FM.LV-10/I-III], del “Manoscritto B” (Grenoble 1960) [ ], del “Manoscritto C” (Grenoble 1964) [Viganò: FM.LV-11/I-II], del “Manoscritto D” (Grenoble 1964) [Viganò: FM.LV-12] dell’Institut de France. Come si vede dal lavoro leonardiano di N.De Toni ormai l'editoria documentale leonardiana si muove alternativamente sia sul fronte di edizioni sempre più criticamente valide e tipograficamente soddisfacenti dei codici sia su quello di sistematiche ricognizioni su tematiche pervasive in quelle che furono i molteplici interessi di studio di Leonardo da Vinci. Segnaliamo pertanto alcuni altri significativi contributi sull'indicato duplice fronte dell'ecdotica vinciana. È toccato anzitutto al “Trattato della pittura”: riedito a cura di A.P.McMahon (Princeton 1956) e anche di A.Chastel (Parigi 1960). Anche una trascelta di leonardiani “Dessins scientifiques et techniques” (Parigi 1962) [Viganò: FM.LV-20] è stata curata ed edita da Pierre Huard e Mirko Drazen Grmek. Così come una nuova edizione de "Il Codice Trivulziano” (Firenze 1970), con relativa trascrizione diplomatica e critica, è stata curata da Anna Maria Brizio. Ma, soprattutto, nell'inverno del 1964-1965 vennero casualmente e clamorosamente rintracciati i due importati Codici di Madrid, conservati nella locale Biblioteca Nacional: il Codice Madrid I (Ms. 8937) e il Codice Madrid II (Ms. 8936). La loro edizione è stata curata da Ladislao Reti (Firenze e New York 1974, voll. 5). RIPRODUZIONI dei CODICI LEONARDIANI possedute dalla Biblioteca “Carlo Viganò” Sovente si farà riferimento a citazioni, tratte dai vari luoghi in cui vengono segnalate le edizioni, del repertorio di Ettore Verga, Bibliografia Vinciana: 1493-1930, Bologna, N.Zanichelli, 1931, voll. 2 [Viganò: FM.LV]. Codice Arundel [London, British Library (B.L.) o anche British Museum(B.M.)]: 1480-1518, ma soprattutto 1508; cc. 283 di 21x15 cm; geometria, meccanica e ottica. Non si tratta di un codice vero e proprio, ma di una collezione miscellanea che, invece di assemblare fogli sciolti, riunisce principalmente una serie di fascicoli che hanno mantenuto la loro coerenza; probabilmente essa venne composta da P.Leoni e acquistata ad inizio Seicento in Spagna dal diplomatico e collezionista d'arte inglese Thomas Howard, alias Lord Arundel; i suoi eredi lo donarono alla Royal Society di Londra e nell'Ottocento pervenne al British Museum. L’italiana R. Commissione Vinciana, che aveva ricevuto il compito dell’edizione di tutti gli scritti e i disegni di Leonardo, cominciò proprio con l’edizione: "Il codice Arundel 263", I manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla Reale Commissione Vinciana sotto gli auspici del Ministero della Istruzione pubblica; riproduzione fototipica con trascrizione diplomatica e critica, Roma, Danesi, 19231930; tomo I, parti 4; 39 cm [Viganò: FM.LV-191/I-IV]. “Nella riproduzione dei fogli in eliotipia si è tenuto conto delle minime sfumature di tinta, sia della carta, sia degli inchiostri, e, quando coi mezzi ordinari non si poteva ottenerne una riproduzione precisa, la Commissione ha ricorso a bicromie e a tricomie. I fac-simili di questa edizione nazionale sono di grandezza naturale, accompagnati dalla doppia trascrizione, diplomatica e critica; per facilitar la lettura delle singole tavole, la trascrizione diplomatica è loro collocata a fronte, e con una disposizione rigorosamente topografica, fatta in modo che le aggiunte e le correzioni interlineari e marginali, e i segni di attenzione e di richiamo appaiano nello stesso ordine e posto che nell’originale. I pochi dubbi di lettura sono confinati in nota a piè di pagina. Per i segni speciali, per le abbreviazioni sciolte e per le sigle si sono adoperati punzoni e segni coniati apposta, dei quali è a suo luogo dato un compiuto prospetto. La trascrizione critica ha una numerazione a sé. Il testo vi è alleggerito dell’apparato ingombrante di note. Vi sono state accolte anche le correzioni e le aggiunte mettendole al posto richiesto dal senso. In tal modo hanno avuto ordine parecchie pagine aggrovigliate, tempestate di noterelle scritte in tutti i sensi quali si veggono nell’originale. E sono stati riprodotti, in caratteri corsivi, anche lunghi passi e interi fogli cancellati, perché rappresentano una redazione differente del testo e fasi di sviluppo del pensiero leonardesco che non ritorneranno in seguito, ma potranno ritornare, sotto altra forma, in altri manoscritti. Perciò l’averli riprodotti faciliterà il futuro lavoro di riordinamento. Sono pur state riprodotte moltissime figure giudicate necessarie alla comprensione del testo. Così la trascrizione critica, che, grazie alla numerazione indipendente, potrebbe anche essere separata dal volume, rende accessibile a tutti l’opera di Leonardo. Senza per altro che si siano praticate nel testo notevoli modificazioni secondo questo o quel criterio: ché anzi le emendazioni e i ritocchi nella grafia e nei costrutti grammaticali e sintattici sono ridotti a quei casi nei quali il senso altrimenti sarebbe riuscito troppo oscuro; nel resto si è avuto cura di riprodurre nel modo più preciso le scorrezioni, di stile e di grafia, le incongruenze e le varietà di forme che son caratteristiche del modo di scrivere di Leonardo e di altri suoi contemporanei” (E.Verga). Raccolta di Windsor: "Quaderni di anatomia" [Inghilterra, Windsor Castle, Royal Library]: sono oltre 600 fogli di varie misure e datazioni: cc. A (1510-1511 e cc. B (1490-1500c.). Riguardo alla R.Commissione Vinciana, "I disegni geografici conservati nel Castello di Windsor", Roma 1941: vedere più avanti, alla voce 'Disegni di Leonardo da Vinci'; il lavoro della R.Commissione Vinciana, fondata nel 1902, produsse pure l'edizione del Codice A (1936) coi suoi complementi (1938): "Il Codice A (2172)", i manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla Reale Commissione Vinciana, riproduzione fototipica con trascrizione critica, Roma, Libreria dello Stato, 1936-1938; voll. 2; 39 cm [Viganò: FM.LV-192/I-II]. Dell'anatomia: Fogli B, i manoscritti di Leonardo da Vinci della Biblioteca di Windsor: 2, pubblicati da Teodoro Sabachnikoff, trascritti ed annotati da Giovanni Piumati, con traduzione in lingua francese, Torino, Roux e Viarengo, 1901; pp. 271, con 79 tavv.; 36 cm [Viganò: FM.LV-6]. “Splendido volume, altra benemerenza del mecenate russo Sabachnikoff. Il Piumati ha seguito lo stesso metodo adottato pel «Codice sul volo degli uccelli». A ciascuna delle tavole, riprodotte in eliotipia a grandezza naturale, è premesso un foglio di carta trasparente dove sono schematicamente riprodotte le figure munite di un numero progressivo” (E.Verga). Quaderni d'anatomia, pubblicati da Ove C.L. Vangensten, A.Fonahn e H.Hopstock. Testo italiano con traduzione inglese e tedesca, Christiania, J.Dybwad, 1911-16; voll. 6; 42 cm [Viganò: FM.LV-24/I-VI]. Contenuto: - 1. Tredici fogli della Royal Library di Windsor: respirazione, cuore, visceri addominali. – 2. Ventiquattro fogli della Royal Library di Windsor: cuore, anatomia e fisiologia. – 3. Dodici fogli della Royal Library di Windsor: organi della generazione, embrione. – 4. Ventun fogli della Royal Library di Windsor: sangue, cuore, fonetica, varie altre materie. – 5. Ventisei fogli della Royal Library di Windsor: vasi, muscoli, cervello e nervi, anatomia topografica e comparata. – 6. Ventitre fogli della Royal Library di Windsor: proporzioni, funzioni dei muscoli, anatomia della superficie del corpo umano. “Splendida pubblicazione. Nei fac-simili si è approfittato di tutti progressi dell’arte fotomeccanica; perfino i toni diversi dei vari inchiostri adoperati da Leonardo in una stessa pagina sono fedelmente riprodotti: ad ogni tavola è premesso un foglio di carta trasparente dove sono indicati con numeri romani fra parentesi quadre i vari brani di testo contenuti in una medesima pagina e le lettere delle quali sono eventualmente munite le figure, e, a partire dal 2° quaderno, queste vengono nella stessa carta trasparente contraddistinte con numeri arabi progressivi, pagina per pagina. Il testo è tipograficamente riprodotto nel modo più fedele possibile cosicché il lettore può a colpo d’occhio vederlo tal quale fu lasciato da Leonardo. Sono dunque, in certo qual modo, fuse qui in una sola la trascrizione diplomatica e quella critica esplicativa con l’aggiunta della punteggiatura, la quale necessariamente commenta il testo. (Non tutti convengono nell’opportunità dell’aver adottato la trascrizione unica). La trascrizione del testo occupa il verso delle carte ed è accompagnata dalle due traduzioni poste l’una accanto all’altra, in colonna, nel recto della carta successiva. Con ciò si perde il vantaggio d’avere la trascrizione di fronte alla riproduzione dell’originale” (EVerga). Codici Forster I-II-III [“Victoria and Albert Museum”, già “South Kensington Museum” (S.K.M.), di Londra]: si tratta di tre piccoli taccuini tascabili: il Forster I è costituito da due manoscritti (1505 e 1490) di 14,5x10 cm circa di 40 e 15 carte sulla geometria dei solidi; il Forster II riunisce pure in sé due distinti manoscritti (14951497) di cc. 63 e 84 ed è di formato ridottissimo, cioè di 9,5x7 cm circa; il Forster III (1490-1493c.) è ancora più piccolo avendo il formato di soli 9x6 cm circa di 88 carte. Questi codicetti furono acquistati a poco prezzo a Vienna da Lord Lytton e donati a J.Forster, che a sua volta (1876) li cedeva al South Kensington Museum, poi Albert and Victoria Museum. Sommariamente descritti da G.Uzielli, Ricerche intorno a Leonardo da Vinci (serie seconda), Roma, Salvucci, 1884, pp. 312-314 [Viganò: FM.LV-138]. "Codici Forster I (I1, I2), II (II1, II2), III", i manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla R.Commissione Vinciana sotto gli auspici del Ministero dell'Educazione Nazionale, serie minore, riproduzione fototipica e trascrizione diplomatica, Roma, Danesi, 1930-1936; voll. 5; 27 cm [Viganò: FM.LV-15/I-V]. Contenuto: 1 (1930). Il Codice Forster I. – 2 (1934).Il Codice Forster II,1. – 3.Il Codice Forster II,2. – 4 (1934). Il Codice Forster III. – 5. I Codici Forster I-III nel "Victoria and Alberta Museum"; Prefazione-Indice. Nel 1901 É.Rouveyere pubblicava proditoriamente a Parigi in 24 volumi molti fogli inediti, specialmente di Windsor: Leonardo da Vinci, Les solides d’Egal Volume. Manoscritti inediti riprodotti dagli originali conservati presso la "Forster Library, South Kensington Museum, London", Parigi, É.Rouveyre, 1901, voll. 2, 25 cm [Viganò: FM.LV-134/I-II]; Leonardo da Vinci, Machines hydraliques: application du principe de la vis d’Archimède Pompes. Machines d’épuisement et de dragage, Manoscritti inediti riprodotti dagli originali conservati presso la “Forster Library, South Kensington Museum, London", Parigi, É.Rouveyere, 1901, (non paginato), 25 cm [Viganò: FM.LV-135]. Codice Leicester/Hammer [acquistato in Italia nel primo Settecento da Thomas Coke, divenuto Lord Leicester, e collocato nella Leicester Library a Holkham Hall; dal 1980 appartenuto al petroliere americano Armand Hammer; dal 1994 si trova a Seattle/USA nella collezione privata di Bill Gates]; fogli redatti nel 1505-1506; idraulica, ottica e astronomia; consta di 36 fogli, cioè di 18 carte doppie oggi smontate e conservate sciolte, del formato di 29,5x22 cm. "Il codice di Leonardo da Vinci della Biblioteca di Lord Leicester in Holkham Hall di Londra", pubblicato sotto gli auspici del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere (Premio Tomasoni), a cura di Gerolamo Calvi, Milano, L.F. Cogliati, 1909; pp. XXXIII, 242, cc. 72 di tavv.; 49 cm [Viganò: FM.LV-188]. “Nell’ampia e dotta introduzione il Calvi espone le norme con le quali ha proceduto all’edizione. Viene di seguito la riproduzione in fac-simile di tutti i 36 fogli che compongono il codice. Quindi, pagina per pagina, la trascrizione diplomatica e quella interpretativa o critica. Sono infine aggiunte alcune «note diplomatiche», ossia appunti presi durante la trascrizione diplomatica del codice e la revisione delle bozze; poi delle «avvertenze critiche» dirette a chiarire alcuni punti della corrispondente trascrizione, e ad esporre alcuni dubbi ad essa inerenti; infine un copioso, assai diligente, indice analitico” (Verga). Il Codice Hammer di Leonardo da Vinci: le acque, la terra, l'universo, Catalogo a cura di Jane Roberts e Introduzione di Carlo Pedretti, Firenze, Giunti Barbéra, 1982; pp. 128 e ill. con cc. di tavv. [Viganò: FM.LV-198]. Codice Atlantico [Milano, Biblioteca Ambrosiana]:1473c.-1518; cc. 1288, con disegni per lo più di carattere tecnico-scientifico; questo codice venne così denominato dal formato di atlante dell'album nel quale Pompeo Leoni incluse le carte, incollandole su fogli speso finestrati. A Milano nel 1872 venne pubblicato un "Saggio" di opere leonardiane riproducente 24 tavole del Codice Atlantico: questa edizione può dirsi abbia dato l'avvio alle moderne edizioni in facsimile e in trascrizione dei manoscritti leonardiani; cfr. Saggio delle opere di Leonardo da Vinci con ventiquattro tavole fotolitografiche di scritture e disegni tratti dal Codice Atlantico, Milano, Tito di Giovanni Ricordi, 1872, pp. VII, 32 e cc. 24 di tavv. [Viganò: FM.LV-190]. Tra il 1962 e il 1970 questo codice è stato sottoposto ad un radicale restauro; così che l’attuale “Codice Atlantico”, composto da ben 12 volumi, consta di 1119 fogli, con numerazione però cambiata rispetto alle edizioni precedenti: cfr. trascrizione diplomatica e critica di A.Marinoni, Firenze 1973-1980, voll. 24 (12 in facsimile e 12 di trascrizioni) [Viganò: FM.LV]. Il codice Atlantico nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, riprodotto e pubblicato dalla R. Accademia dei Lincei. Trascrizione diplomatica e critica di Giovanni Piumati. Milano, U.Hoepli, 1894 e 1904; 2 raccoglitori; 54 cm (testo I-II; tavole I-II) [Viganò: FM.LV-187/I-II]. “La trascrizione è duplice, diplomatica e interpretativa o libera. A differenza della pubblicazione del Ravaisson e di quella del Codice Trivulziano, dove la trascrizione del testo era collocata di fronte alla riproduzione in fac-simile, qui il testo è completamente separato dalle tavole; ne consegue il vantaggio d’aver tutta di seguito la riproduzione fotomeccanica del codice e si soddisfano meglio le esigenze artistiche, ma ne scapitano la facilità e le comodità dei riscontri. Nella trascrizione il Piumati ha omesso i passi scritti da sinistra a destra, criterio assai discusso, giacché l’essere la scrittura abituale di Leonardo da destra a sinistra non esclude che egli potesse scrivere anche al modo comune, e non dà punto la prova che i passi scritti a questo modo non siano autografi” (E.Verga). Cfr. Indici per materia ed alfabetico del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, compilati da G.Semenza, riveduti e pubblicati da R.Marcolongo della Reale Commissione Vinciana, Milano, U.Hoepli, 1939, pp. XV, 69 [Viganò: FM.LV-25]; G.Galbiati, Dizionario Leonardesco, repertorio generale delle voci e cose contenute nel Codice Atlantico (con aggiunta di sei disegni inediti del Codice stesso, di passi trascritti e di indici speciali), Milano, Hoepli, 1939, pp. XIII, 196 e ill. [Viganò: FM.LV-2]. Codice Trivulziano [Milano, Castello Sforzesco, Biblioteca Trivulziana]: 1487-1490; cc. 51 di 20x14 cm; disegni e appunti grammaticali e lessicali; appartenuto al discepolo Francesco Melzi (che aveva seguito Leonardo in Francia, alla corte di Francesco I e che rientrò nella Villa di Vaprio d'Adda alla morte del maestro nel 1519), questo piccolo taccuino di appunti era finito nelle mani del cavaliere Gaetano Caccia; questi però, verso il 1750, lo cedette all'abate don Carlo Trivulzio in cambio di un orologio d'argento e di una moneta d'oro; venduto poi dagli eredi Trivulzio al Comune di Milano nel 1935; è costituito da una ventina di pagine di fitto testo sinistrorso e da pochi disegni di varia natura; spiccano le teste di carattere e di fisiognomica e i progetti di architettura per il tiburio del Duomo. Il codice di Leonardo da Vinci nella Biblioteca del Principe Trivulzio in Milano, trascritto e annotato da Luca Beltrami, eliografie di Angelo Della Croce, Milano, Pagnoni, 1891; pp. 16 di prefazione e tavv. 94; 29 cm [Viganò: FM.LV-13]. “Il Beltrami nella trascrizione ha riprodotto integralmente tutte le pagine che portano qualche nota o disegno, nell’ordine in cui si trovano nel Codice; ha distinto in corsivo le parti di manoscritto cancellate da Leonardo, e messo fra parentesi quelle lettere, o porzioni di parole, che ha creduto talora necessarie a precisare il significato di parole incomplete; ha distinto con diverso carattere le note aggiunte posteriormente. Ha segnalato nelle note i passi e i disegni già riportati da altri scrittori, e indicato i principali riferimenti ad altri passi nei manoscritti di Leonardo” (E.Verga). Il codice trivulziano, trascritto da Nando De Toni, Milano, U.Allegretti di Campi (Testi vinciani: 1), 1939; pp. VIII, 72 e ill. [Viganò: FM.LV-92]. Volume allegato ai Fascicoli XV-XVI della «Raccolta Vinciana»; le brevi Note in chiusura (pp. 69-72) sono tratte dalla trascrizione di questo stesso codice curata in precedenza da Luca Beltrami. “La «Raccolta Vinciana» intende dare le edizioni successive e sistematiche dei codici Vinciani ridotti alla più esatta lezione paleografica, pubblicando in appendice ad ogni annuario almeno una di tali redazioni, in modo che, come fascicolo a sé, possa essere messa a disposizione di un largo numero di studiosi ai quali non sia consentita la immediata consultazione delle dispendiose edizioni critiche sin qui curate. Per ragioni ovvie, ed anche per celebrare l’acquisizione di uno dei codici Vinciani a quegli Istituti a cui la «Raccolta Vinciana» è più intimamente legata, si è ritenuto che la serie delle edizioni dovesse aver inizio con il Codice Trivulziano, di cui la trascrizione paleografica fu condotta con amorosa e diligente cura da Nando de Toni”. Codice Trivulziano. Il Codice n° 2162 della Biblioteca Trivulziana di Milano, introduzione, trascrizioni, glossario e indice dei nomi e delle cose di Augusto Marinoni, con una nota di André Chastel, Milano, Arcadia/Electa, 1980; voll. 2: pp. XXXI, 239 e fasc. con riproduzione del codice di cc. (51); 21 cm [Viganò: FM.LV]. Codici di Madrid I e II [Madrid, Biblioteca Nacional]: il Codice Madrid I (Ms. 8937) [1490-1499; statica e meccanica] constava di 192 fogli, ma ora otto risultano mancanti, di formato 21x15 cm circa; di uguali dimensioni è il Codice Madrid II (Ms. 8936) [1503-1505 e 1491-1493] composto di due codici distinti per un totale di 157 fogli. Erano stati in possesso anticamente di Don Juan de Espina; passati poi alla Corona spagnola, risultano per la prima volta catalogati nell'inventario del 1831-1833, allorché vennero trasferiti dal Palazzo Reale alla Biblioteca Reale (successivamente Biblioteca Nacional); ma un'errata trascrizione depistò gli studiosi. Pertanto vennero casualmente e clamorosamente ritrovati solamente nell'inverso del 1964-1965.. Manoscritti dell’Istituto di Francia [Paris, Bibliothèque de l’Institut de France]: a provvedere ad individuare questi codici mediante lettere dell'alfabeto, dall'A alla M, fu a fine '700 l'abate Giambattista Venturi. Quanto restava degli scritti leonardeschi cominciò ad essere pubblicato con moderni criteri nel 1880. Infatti dal 1880 al 1891 Charles Ravaisson-Mollien riprodusse tutti i 14 (12 + 2) codici esistenti a Parigi, in sei volumi (il I dà il Codice A; il II i Codici B e D; il III i Codici C, E e K; il IV i Codici F e I; il V i Codici G e L; il VI il Codice H e i mss 2038 e 2037 dell’Istituto di Francia), dando di ciascun manoscritto la fotografia, la trascrizione diplomatica e una versione francese. “La trascrizione diplomatica e la traduzione francese in questa pur sempre mirabile pubblicazione non è scevra da errori, specialmente numerosi nei primi volumi: ma essi sono facilmente spiegabili quando si considerino gli ostacoli che offre alla lettura la scrittura di Leonardo, non già per essere rovesciata, bensì per la difficoltà di interpretare lo scritto dopo averne fatta la trascrizione letterale a causa delle capricciose irregolarità di ortografia e di accoppiamento di sillabe, e del quasi totale difetto d'interpunzione. Tali difficoltà, già gravi per interpreti italiani, dovevano esserlo ben più per uno straniero. La pubblicazione del Ravaisson suscitò un interesse ognora crescente di volume in volume e diede un efficace impulso agli studi vinciani” (E.Verga). Manoscritto A (2172): 1490-1492; il formato del codice è di 22x15 cm e dei 114 fogli originali ne rimangono oggi solo 63, perché le pagine mancanti furono sottratte nell'Ottocento da G.Libri per formare il Codice Ashburnham 2038 o Ms. Ash. II. "Il Codice A (2172)", i manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla Reale Commissione Vinciana, riproduzione fototipica con trascrizione critica, Roma, Libreria dello Stato, 1936-1938; voll. 2; 39 cm [Viganò: FM.LV-192/I-II]. "Manuscript A de l'Institut de France", introduzione e traduzione francese a cura di André Corbeau, trascrizione di Nando De Toni. Grenoble, Roissard, 1972; voll. 2 e cartelletta; 24 cm [Viganò: FM.LV-10/I-III]. L’edizione di questi manoscritti è stata realizzata, sotto gli auspici dell’«Insitute Léonard de Vinci d’Amboise» a cura di «Cercle des Professeurs Bibliophiles de France», perciò ogni codice è riprodotto nel suo aspetto integrale: rilegatura, fogli di guardia, dimensioni e successioni di pagine (recto e verso) esatte; mentre trascrizioni, traduzioni, introduzione, note e bibliografia sono raccolte in un volume a sé stante. Inoltre i fogli e i fascicoli della riproduzione del codice non sono cuciti insieme, così che possono venire scomposti e ogni studioso può tentarne ricomposizioni diverse in rapporto sia a indizi obbiettivi incontrovertibili, sia anche a supposizioni e ipotesi, per saggiarne la consistenza. Cfr. G.B. De Toni, Frammenti vinciani X: Contributo alla conoscenza di fogli mancanti nei manoscritti A ed E di Leonardo da Vinci, “Atti del R. Istituto di Scienze, Lettere ed Arti” (A.A. 1921-1922; Tomo 81; Parte seconda), estr. Venezia, C.Ferrari, 1921; pp. (10) [Viganò: FM.LV-121]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript A, Milano, Castello Sforzesco, 1999, pp. XLVII, plates, 347 [Viganò: FM.LV] Manoscritto B ["È il più antico manoscritto vinciano completo, una sorta di zibaldone costruito in gran parte di estratti dal De re militari di Roberto Valturio (edito nel 1472), nel volgarizzamento del Ramusio pubblicato nel 1483... Per la datazione , siamo nel periodo 1486-1488" (C.Vecce)]: 1488-1489; arte militare; in origine il codice era formato da 100 fogli di 23x16 cm circa, ridotti però di numero ad 84 in seguito all'intervento ottocentesco di G.Libri che, oltre alle pagine, asportò anche l'intero "Codice sul volo degli uccelli" contenuto all'interno della copertina del manoscritto. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. B], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1883; vol. II, cc. 1-85; 42 cm [Viganò: FM.LV]. "Il Codice B (2173)", i manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla Reale Commissione Vinciana (V), riproduzione fototipica con trascrizione critica. Roma, Libreria dello Stato, 1941; pp. 170, ill.; 38 cm [Viganò: FM.LV-193]: le riproduzioni in fac-simile delle singole facciate (recto e verso) sono inserite ad una ad una in pagine largamente marginate con la trascrizione del testo a fronte o in calce. "Manuscript B de l'Institut de France", introduzione di André Corbeau, traduzione di Francis Authier, trascrizione di Nando De Toni. Grenoble, Roissard, 1960; pp. XXV, 277, (23); 24 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript B, Milano, Castello Sforzesco, 2003; pp. XXXII, plates, 175 [Viganò: FM.LV] Manoscritto C: 1490; "Codice De luce et ombra"; è il più grande dei manoscritti francesi, essendo il formato di 31x22 cm circa e si compone di 28 carte; fu uno dei pochi manoscritti che non venne acquistato e portato in Spagna da P.Leoni; offerto dal Mazzenta al card. Federigo Borromeo, fu da lui inserito nella sua Biblioteca Ambrosiana. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. C], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1888; vol. III, cc. 1-29; 42 cm [Viganò: FM.LV]. "Manuscript C de l'Institut de France", introduzione e traduzione francese a cura di André Corbeau, trascrizione di Nando De Toni, Grenoble, Roissard, (1964); pp. XVII, 172 e cartelletta con codice di cc. (34) [Viganò: FM.LV-11/I-II] Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript C, Milano, Castello Sforzesco, 2001; pp. XXI, plates, 89 [Viganò: FM.LV] Manoscritto D: 1508c.; ottica; il codice risulta costituito da cc. 10 ovvero 20 pagine di 22,5x16 cm circa. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. D], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1883; vol. II, cc. 86-96; 42 cm [Viganò: FM.LV]. "Manuscript D de l'Institut de France", introduzione e traduzione francese a cura di André Corbeau, trascrizione di Nando De Toni, Grenoble, Roissard, 1964; pp. XII, 116 e cartelletta con codice di cc. (18) [Viganò: FM.LV-12]. “Manoscritto D”, in Leonardo da Vinci, Il mondo e le acque, vol. XI, a cura di Giovanni Majer, Vicenza, Neri Pozza, 2006, pp. 17-89 [Viganò: FM.LV] Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript D, Milano, Castello Sforzesco, 2007; pp. XXXII, plates, 61 [Viganò: FM.LV] Manoscritto E: 1513-1514; geometria e volo degli uccelli; il codice è formato da 80 pagine di 14,5x10 cm circa (l'ultimo fascicolo, di 16 pagine, venne trafugato da G.Libri e poi andò perduto). "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. E], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1888; vol. III, cc. 30-70; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript E, Milano, Castello Sforzesco, 2002; pp. XXIV, plates, 191 [Viganò: FM.LV] Manoscritto F: 1508; idraulica e ottica; il codice è costituito da 98 carte di 14,5x10,5 cm circa. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. F], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1889; vol. IV, cc. 1-50; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript F, Milano, Castello Sforzesco, 2002, pp. XVIII, plates, 187 [Viganò: FM.LV] “Manoscritto F”, in Leonardo da Vinci, Il mondo e le acque, vol. XI, a cura di Giovanni Majer, Vicenza, Neri Pozza, 2006; pp. 91-240 [Viganò: FM.LV] Manoscritto G: 1510-1515; il codice era costituito da 96 carte, ma tre ora mancano, di 14x10 cm circa] "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. G], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1890; vol. V, cc. 1-48; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript G, Milano, Castello Sforzesco, 2002; pp. XXIV, plates, 179 [Viganò: FM.LV] Manoscritto H (H1, H2, H3): 1490-1499; il codice raccoglie tre diversi quaderni (legati insieme in epoca successiva) per un totale di 142 fogli, tutti di formato tascabile, cioè 10,5x8 cm circa. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. H], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1891; vol. VI, cc. 1-37; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript H, Milano, Castello Sforzesco, 2003; pp. XXIV, plates, 162 [Viganò: FM.LV] Manoscritto I (I1, I2): 1497-1499; il codice è costituito da un insieme di 139 pagine che appartengono a due taccuini da tasca con dimensioni di 10x7,5 cm circa. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. I], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1889; vol. IV, cc. 51-86; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript I, Milano, Castello Sforzesco, 2000; pp. XXIX, plates, 203 [Viganò: FM.LV] Manoscritto K (K1, K2, K3): 1504-1512; il codice è formato da tre manoscritti diversi (rispettivamente di pagine 48, 32 e 48), legati insieme nel Seicento, di dimensioni assai ridotte essendo di 9,6x6,5 cm circa. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. K], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1888; vol. III, pp. 71-104; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript K, Milano, Castello Sforzesco, 2004; pp. XXIV, plates, 143 [Viganò: FM.LV] Manoscritto L: 1497 e 1502-1503; il codice era pure costituito da 98 fogli (dei quali due sono oggi mancanti) ed è in sedicesimo cioè di 11x7 cm circa. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. L], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1890; vol. V, cc. 49-73; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript L, Milano, Castello Sforzesco, 2001; pp. XXIII, plates, 117 [Viganò: FM.LV]. Manoscritto M: 1496-1497; il codice è composto pure da 96 fogli ed è esso pure di formato tascabile, cioè di 10x7 cm circa. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. M], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1890; vol. V, cc. 74-98; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript M, Milano, Castello Sforzesco, 2001; pp. XXXVII, plates, 124 [Viganò: FM.LV] Manoscritti 2037(Ash II) e 2038 (Ash I): i Codici Ashburnham 2038 (1490c.; cc. 63 di 22x15 cm) e 2037 (1487c.; cc. 16 di 23x17 cm) vennero realizzati subdolamente nell'800 da G.Libri, sottraendo carte rispettivamente ai Codici A e B, e li vendette all'ignaro Lord Ashburnham; suo figlio, scopertane l'origine truffaldina, li restituì al legittimo proprietario, cioè all'Institut de France. "Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. 2037 e 2038], fac-simile, trascrizione letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin, 1891; vol. VI, cc. 38-83; 42 cm [Viganò: FM.LV]. Codice sul volo degli uccelli [Torino, Biblioteca Reale; già cucito dentro la copertina del Manoscritto B dell'Istituto di Parigi, donde venne sottratto da G.Libri]: 1506; cc. 18 di 21x15 cm; note e disegni sul volo degli uccelli e di meccanica. I fogli mancanti al codice di Leonardo da Vinci su'l volo degli uccelli nella Biblioteca Reale di Torino, a cura di Enrico Carusi. “Reale Commissione Vinciana”. Roma, Danesi, 1926; pp. XIV, 8, *8, cc. 9 di tavv.; 38 cm [Viganò: FM.LV-26]: “L’edizione, egregiamente curata da E.Carusi, è fatta collo stesso metodo del 1° volume del Codice Arundel” (E.Verga) Il codice sul volo degli uccelli, riproduzione in facsimile del codice; trascrizione ed annotazioni bibliografiche a cura di Jotti da Badia Polesine, Milano, SpartacoGiovene, 1946; pp. 55 + fasc.allegato; 29 cm [Viganò: FM.LV-21]: Bibliografia a pp. 21-27. "I libri del volo di Leonardo da Vinci, ricostruzione critica di Arturo Uccelli e Carlo Zammattio. Milano, U.Hoepli, 1952; pp. XXXIV, 237, ill.; 29 cm [Viganò: FM.LV17]. Il codice sul volo degli uccelli nella Biblioteca Reale di Torino, trascrizione diplomatica e critica di Augusto Marinoni (Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei Disegni di Leonardo da Vinci a cura della Commissione Vinciana), Firenze, GiuntiBarbèra, 1976; pp. 85 e facs. del codice di cc. (20) di 29 cm [Viganò: FM.LV-199]. Trattato della Pittura [Roma-Vaticano, Codex Urbinas Latinus 1270]: dall’insieme dei manoscritti vinciani forse lo stesso F.Melzi estrasse e ordinò il materiale per il cosiddetto "Trattato della pittura", più volte pubblicato prima e dopo l’edizione critica – condotta secondo il Codice Urbinate lat. 1270 della Biblioteca Apostolica Vaticana ritrovato verso il 1797 - curata da Heinrich Ludwig comparsa a Vienna nel 1882 in tre volumi. Trattato della Pittura di Lionardo da Vinci, nuovamente dato in luce, colla Vita dell’istesso autore scritta da Rafaelle Du Fresne. Si sono giunti i tre libri della pittura ed il «Trattato della Statua» di Leon Battista Alberti, colla «Vita» del medesimo. E di nuovo ristampato, corretto ed a maggior perfezione condotto, Parigi, Giacomo Langlois, 1651; Napoli, edd. Niccola e Vincenzo Rispoli, tip. Francesco Ricciardo, 1733; pp. (14), 115, (8), 57, figg. e tavv. 2 con ritratti con ill. [Viganò: FA.7A.186]. Nel 1651 era comparsa a Parigi la lussuosa editio princeps, sia in francese che in italiano, del trattato 'leonardiano'. Sulla scorta dell’edizione in lingua italiana è poi stata realizzata questa edizione napoletana settecentesca. "Dal punto di vista tipografico e iconografico la princeps fu senza dubbio un'edizione splendida, con le incisioni tratte dai disegni di Nicolas Poussin; il testo che però consegnò alla tradizione a stampa era profondamente alterato, tanto da rendere quasi irriconoscibile il dettato originale leonardesco: capitoli tagliati o accorpati, interpolazioni e omissioni, massiccia omogeneizzazione della varietà linguistica. Le edizioni successive seguirono sempre il testo del Fresne:un'importante eccezione si registra con la pubblicazione di un apografo testualmente più corretto della redazione abbreviata, il Codice Riccardiano 2275 (c. 1630), autografo di Stefano Della Bella, e posta a fondamento dell'edizione curata dal Fontani, Firenze 1792 (v.). Ma era ormai imminente la scoperta del Codice Urbinate lat. 1270, nella Biblioteca Apostolica Vaticana, avvenuta verso il 1797" (C.Vecce). L'apparato iconografico che correda l'opera è costituito da una serie di incisioni tratte da disegni del celebre pittore Nicolas Poussin, integrate con fondi di paesaggio o di prospettive di Charles Errard. L'opera presenta una suddivisione in otto parti intitolate rispettivamente: "Di poesia et pittura", "De' precetti del pittore", "Dei vari accidenti e movimenti dell'uomo e proporzione di membra", "De' panni e modo di vestire le figure con grazia e degli abiti e natura de' panni", "De ombra e lume", "De li alberi e verdure", "Delli nuovoli", "Dell'orizzonte". Nella "Vita" di Leonardo il Raphael du Frèsne utilizzava ampiamente, senza citarle, le "Memorie intorno a Leonardo" scritte dal barnabita Ambrogio Mazenta, nelle quali veniva dato ampio ragguaglio circa le vicende occorse ai manoscritti vinciani dopo la morte di Leonardo. Circa le discussioni specialistiche intorno a questa prima edizione italiana: cfr. N.De Toni 1979 ("Notiziario Vinciano", 9) e V.Steele 1980 ("Notiziario Vinciano", 13) Trattato della Pittura di Lionardo da Vinci, nuovamente dato in luce con la «Vita» dell’istesso autore scritta da Rafaelle Du Fresne. Si sono aggiunti i tre libri della pittura ed il «Trattato della Statua» di Leon Battista Alberti colla «Vita» del medesimo, Bologna, Istituto delle Scienze, 17862; pp. XXIII, (1), 202, ill. e cc. 16 di tavv. [Viganò: FA.7A.189]: edizione condotta sempre sulla precedente edizione italiana di Parigi del 1651. Des Herrn Leonhard von Vinci ersten Mahlers zu Florenz, praktisches Werk von der Mahlerey, a cura di Johann Georg Böhm, Norimberga, Christoph Weigel e A.G.Schneider, 17863; pp. (20), 184, (5) e cc. (57) di tavv. e figg. [Viganò: FA.7B.901]: le due precedenti edizioni tedesche erano comparse a Norimberga nel 1724 e nel 1747 (in realtà solo una ristampa della precedente), sempre curate da. J.G.Böhm che era un pittore. Trattato della pittura di Lionardo da Vinci, ridotto alla sua vera lezione sopra una copia a penna di mano di Stefano Della Bella, con le figure disegnate dal medesimo, corredato dalle memorie per la «Vita» dell’autore e del copiatore, a cura di Francesco Fontani, Firenze, ed. Giovacchino Pagani, tip. Jacopo Grazioli, 1792; pp. XII, LXXII, 99 e ill. [Viganò: FA.7A.184]: edizione condotta su un inedito manoscritto. Trattato della pittura di Lionardo da Vinci, Milano, Società Tipografica de’ Classici Italiani, 1804; pp. 207, 255 e ill., con 60 tavv. [Viganò: FM.LV-84]: le tavole furono in parte incise da G.Broggi, che le ricavò dall’edizione Dufrèsne. Trattato della pittura di Lionardo da Vinci, con Prefazione di Angelo Borzelli. Lanciano, Carabba (Scrittori italiani e stranieri), 1913 (ma 1914); voll. 2 con figg. [Viganò: FM.LV-100/I-II]: condotto sul Cod. Vatic. Urbinate 1270, consta di 935 paragrafi; cfr. rist. anastatica Milano, Servizio Librario dell’Opera Universitaria dell’Università. Cattolica del S.Cuore, 1980 (in volume unico) [Viganò: FM.LV]. "Il colophon di stampa reca la data del dicembre 1913, ma la prefazione è datata al gennaio 1914, per ci sembra opportuno attribuire la stampa al 1914 (come vuole il Verga), e non al 1913. Nella prefazione del Borzelli leggiamo che lo stampatore 'ha voluto, con accorgimento, riprodurre il testo relativamente migliorato del Trattato, per render il libro, che vien fuori nitido dalle sue officine, accessibile a tutti'. In realtà, l'analisi del testo rivela che l'edizione è una riproduzione pedissequa di un'edizione di Roma del 1890 [Verga: 34] [che appare non un'edizione critica, ma di ampia divulgazione, con testo fortemente normalizzato nella grafia, nella fonetica, speso anche nella morfologia e nella sintassi] anche nella numerazione dei capitoli, nelle illustrazioni e nelle note a piè di pagina. L'opera del Borzelli si limitò alla scrittura della prefazione e alla trasmissione di una copia dell'edizione precedente all'editore Carabba" (C.Vecce). Libro di pittura. Codice Urbinate lat. 1270 nella Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di Carlo Pedretti; trascrizione critica di Carlo Vecce, Firenze, Giunti, 1995; voll. 2 di pp. 543 totali e ill. [Viganò: FM.LV-206/I-II]. Volume Primo: "Sommario"; "Premessa"; "Illustrazioni fuori testo"; "Introduzione" di C.Pedretti (pp. 11-82); "Nota al testo" di C.Vecce (pp. 83-123); "Tavola delle abbreviazioni"; "Libro di Pittura: Parti I-II" (pp. 129-250). Volume Secondo: "Libro di Pittura: Parti III-VIII. Tavola. Memoria et notata" (pp. 251-539); "Concordanza dei testi originali di Leonardo con i capitoli del Libro di Pittura" ( pp. 540-543). "I testi di Leonardo sopravvissuti negli autografi sono stati definitivamente consegnati alla storia nella forma, incompiuta e provvisoria, in cui si trovano in quei manoscritti: e l'unica via di leggerli ed intenderli nella loro completezza è stata sinora quella dell'edizione integrale dei manoscritti. Il Libro di Pittura compilato dal Melzi ha una sua autonomia sia dal punto di vista strutturale che al punto di vista dell'impianto linguistico e fonetico. Non è pensabile un intervento di restauro integrale sui testi del Libro testimoniati anche dagli autografi, lasciando poi la parte di testo rimanente (più di due terzi) nella forma grafica e fonetica testimoniata dal Codice Urbinate lat. 1270; né è pensabile un'estensione del restauro a tutto il codice, in nome di una norma linguistica che, nell'evoluzione degli scritti di Leonardo, non è mai fissa o univoca ... Il rispetto integrale del Codice Urbinate non deve però portare ad un'edizione puramente diplomatica [necessaria solo per gli autografi leonardeschi], che rinunci ad introdurre una serie di interventi finalizzati a rendere più agevolmente leggibile il testo, senza mutarne la sostanza linguistica" (C.Vecce) Celebre è al riguardo un passo leonardiano: "Quelli che s'innamorano della pratica senza la scienza, sono come i nocchieri che entrano in naviglio senza timone o bussola, che mai hanno certezza dove si vadano. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la buona teorica, della quale la prospettiva è guida e porta, e senza questa nulla si fa bene" (Trattato della pittura, n. 77). Trattato del moto e misura delle acque [Roma-Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Ms. 4332]: verso il 1643 il figlio dell'Arconati, Francesco Luigi Maria ricavò da vari codici leonardiani un trattato in nove libri che intitolò "Del moto e misura dell'acqua". Del moto e misura dell’acqua, a cura di Francesco Cardinali, in Raccolta d'autori italiani che trattano del moto dell'acque, Bologna, Cardinali e Frulli, 18264; t. X, pp. 273-450, ill. con 51 tavv. [Viganò: FM]. Questo trattato ‘leonardiano’ venne desunto da una copia di un codice barberiniano favorito a F.Cardinali da Francesco Tassi, ex bibliotecario del Granduca di Toscana. Essendosi il curatore affidato ad una copia, anziché al manoscritto originale, e neanche avendo fatti raffronti con i codici di Leonardo, ha fatto sì che l’edizione riuscisse manchevole e scorretta e le figure talora alterate. Del moto e misura dell’acqua, libri nove, ordinati da F. Luigi Maria Arconati, editi sul codice archetipo barberiniano a cura di E.Carusi ed A.Favaro. (Pubblicazioni dell'Istituto di studi vinciani in Roma, diretto da Mario Cermenati: 1), Bologna, N.Zanichelli, 1923; pp. XVI, 414 con figg. [Viganò: FM.LV-60]. Gli editori anzitutto hanno appurato che l’Arconati figlio aveva trascritto un po’ liberamente i passi vinciani, aggiungendovi talora qualcosa di suo, specialmente per sviluppare dimostrazioni da Leonardo appena accennate, e inoltre che egli aveva sfruttato principalmente i codici leonardiani ambrosiani, avendo peraltro a disposizione manoscritti ora perduti. Per questo essi hanno deciso di aggiungere a piè di pagina tutti i passi dei codici leonardiani che hanno potuto identificare, in modo da recuperare per una gran parte la dizione genuina di Leonardo. Repertorio dei passi leonardeschi ai quali attinse Frate Luigi Maria Arconati per la compilazione del trattato "Del moto e misura dell'acqua", libri IX. A cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 2), 1934; pp. 15 [Viganò: FM.LV-156]. L'idraulica in Leonardo da Vinci, selezione dei passi di idraulica contenuti nel manoscritto A dell'Istituto di Francia, con repertorio aggiornato dei passi leonardeschi ai quali attinse Frate Luigi Maria Arconati per la compilazione del trattato "Del moto e misura dell'acqua, Libri IX", a cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 3), 1934; pp. 43 [Viganò: FM.LV-173]. L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nel manoscritto B dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 4), 1935; pp. 14 [Viganò: FM.LV-174] L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nel manoscritto C dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni.Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 5), 1935; pp. 16 [Viganò: FM.LV-175] L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nei manoscritti D, E dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni.Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 6), 1935; pp. 17 [Viganò: FM.LV-176] L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nel manoscritto F dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 7), 1935; pp. 74 [Viganò: FM.LV-177] L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nei manoscritti G, H, I dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 8), 1935; pp. 69 [Viganò: FM.LV-178] L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nei manoscritti K, L, M dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 9), 1935; pp. 23 [Viganò: FM.LV-179] Problemi di Meccanica Leonardo da Vinci, I libri di Meccanica, nella ricostruzione ordinata di Arturo Uccelli, preceduti da un'introduzione critica e da un esame delle fonti, Milano, U.Hoepli, 1940; pp. CLV, 673 [Viganò: FM.LV-9]. Con questa ponderosa opera – che presenta ben 2515 disegni ricavati o ridisegnati dagli originali – A.Uccelli tenta di ricostruire la lezione vinciana, su base strettamente documentale, in merito specificatamente alla 'meccanica' ("il paradiso delle scienze matematiche", secondo Leonardo stesso), sia pratica che teorica. Il grosso volume si articola secondo le seguenti parti principali: "Introduzione critica"; "Esame delle fonti"; "I libri di Meccanica"; "Elementi macchinali"; "Appendici e Indici". Nell'Introduzione viene preliminarmente dichiarato: "Pubblicare i codici in facsimile e trascriverli ordinatamente costituisce un lavoro immane di cui nessuno può mettere in dubbio l'importanza e la necessità. Ma ora che tutto questo lavoro è stato in gran parte già fatto e sta per essere ultimato, dobbiamo riconoscere come esso debba considerarsi unicamente la fatica preparatoria all'opera ricostruttiva" (p. VIII); "Nella presente ricostruzione la divisione in libri corrisponde all'ordine più frequente così come lo stesso risulta dai vari schemi di Leonardo" (p. XXII); "Tutto quello che di Leonardo esiste nelle carte superstiti intorno alla meccanica è contenuto nel nostro lavoro. Gli indici sistematici posti in fine dell'opera possono in ogni caso valere ad ogni ricerca particolare" (p. XXIII); "Tutti i disegni ricavati dai manoscritti sono stati riprodotti con imagine rovesciata allo scopo di facilitare la lettura delle indicazioni eventuali. E per omogeneità di criterio, sono state rovesciate anche le immagini di tutte le figure che per maggiore chiarezza abbiamo ridisegnato nella grandezza di quelle esistenti nei codici" (p. XXIV). Affrontando poi lo Studio delle Fonti vengono preliminarmente fornite le seguenti indicazioni: "Per renderci conto preciso di taluni concetti basilari dai quali deriva la meccanica medioevale ed in specie quella di Leonardo, occorre partire dalla fisica. E, dicendo fisica, bisogna intendere questa parola con lo stesso significato che essa ebbe per lunghi secoli durante i quali dominò la classificazione aristotelica del sapere: fisica in opposizione a metafisica, per indicare i complessi di tutte le cognizioni riguardanti i fenomeni esterni dell'universo sensibile ... Non è possibile quindi fare una distinzione fra statica e dinamica, fra teoria dell'equilibrio e quella del moto; meno ancora si può parlare di cinematica ... Nella meccanica aristotelica, che in fondo è quella che nel medio evo domina tutti gli scolastici ed in parte anche Leonardo ed altri indagatori che lo seguirono nel tempo sino all'avvento della meccanica galileiana, si tratta in modo generico dei movimenti che possono prodursi in un meccanismo e si considera questo in equilibrio quando in esso non si produce moto di sorta" (pp. XXVII-XXVIII). Si giunge finalmente a delineare una ricostruzione documentata della successione dei vinciani "Libri di Meccanica", articolata in ben 17 capitoli: (1) "Delli elementi"; (2) "De grave e lieve"; (3) "Centri di gravità"; (4) "De pesi"; (5) "Natura de' pesi"; (6) "De gravità sospesa"; (7) "De gravità e suo ordine"; (8) "De aste semplice e composta"; (9) "De sostentacoli"; (10) "De forza e peso"; (11) "De moto"; (12) "De moto e peso"; (13) "De moto e forza"; (14) "De moto locale"; (15) "De confregazione"; (16) "De impeto"; (17) "De percussione". Si passa quindi a ricostruire le parti di un altro ipotetico manuale vinciano intitolato "Elementi macchinali": (1) "De semplici tirari e alzari"; (2) "Delle taglie"; (3) "De polo e rota"; (4) "Della vite". Cfr. anche Pierre Duhem, Les origines de la statique, Parigi, A.Hermann, 19051906, t. I, pp. 13-33, 156-193 e t. II, pp. 347-348 [Viganò: FM]; Pierre Duhem, Études sur Léonard de Vinci: ceux qu’il a lus et ceux qui l’ont lu. Parigi, F. De Nobele, 1955, voll. 3 [Viganò: FM.LV-23/I-III]; Fritz Schuster, Zur Mechanik Leonardo da Vinci’s (Hebelgesetz, Rolle, Tragfähigkeit von Stäudern und Trägern), Erlangen, Junge & Sohn, 1915, pp. 153 [Viganò: FM.LV-141]; Ivor B. Hart, The mechanical investigations of Leonardo da Vinci. Londra, Chapman & Hall, 1925, pp. VII, 240 [Viganò: FM.LV-50]; Roberto Marcolongo, Le ricerche geometricomeccaniche di Leonardo da Vinci, “Atti della Società Italiana delle Scienze (detta dei XL)”, estr. Roma, G.Bardi, 1929, pp. 53 e cc. di tavv [Viganò: FM.LV-28] e in "Rendiconti della R.Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali", serie 6a, vol. IX, I sem., fasc. 4 (Roma, febbraio 1929), estr. Roma, G.Bardi, 1929, pp. (4) [Viganò: FM.LV-35]; Roberto Marcolongo, Memorie sulla geometria e la meccanica di Leonardo da Vinci. Napoli, S.I.E.M., 1937, pp. XII, 346 e ill. [Viganò: FM.LV-112]. Disegni di Leonardo da Vinci Recueil de charges et de têtes de différens caracteres gravées à l'eau forte d'après le desseins de Leonard de Vinci. Précédé d'une lettre de m. Mariette sur ce peintre florentin, Parigi, Charles-Antoine Jambert, 17672; pp. (2), 35 e cc. 64, ill. e ritr. [Viganò: FA.7A.185]: le incisioni sono opera di Philippe Thubières, Comte de Caylus. Jean Pierre Mariette (1691-1774) scrive: “È ben noto che la caricatura non era per Leonardo uno scherzo, ma uno strumento per lo studio della fisionomia, idea questa che parecchi critici moderni han fatta propria". Disegni di Leonardo da Vinci, incisi e pubblicati da Carlo Giuseppe Gerli, Milano, Giuseppe Galeazzi, 1784; pp. (4), 16 e cc. 61 di tavv. [Viganò: FA.7A.191]: le incisioni di C.G.Gerli "riproducono scrupolosamente, anche nelle loro mancanze e nei guasti, gli originali; tra le tavole si trovano disegni erroneamente attribuiti a Leonardo, il che non fa meraviglia se si considera lo stato in cui si trovava allora la critica d’arte" (E.Verga). I Manoscritti e i Disegni di Leonardo da Vinci, pubblicati dalla R. Commissione Vinciana, sotto gli auspici del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Libreria dello Stato, 1928-1952; voll. 7 [Viganò: FM.LV-194/I-VII]. Contenuto: 1-4. Disegni. – 5. I disegni geografici conservati nel Castello di Windsor. – 6.Disegni. – 7. Indici generali. Dessins scientifiques et techniques, scelta e presentazione a cura di Pierre Huard e Mirko Drazen Grmek, Parigi, Roger Dacosta, 1962; pp. 213 e c.1 di tav. ripiegata [Viganò: FM.LV-20]: Bibliografia a pp. 209-213. Trattasi di una raccolta di disegni tecnici, studi architettonici e anatomici, progetti di macchine, unita ad una descrizione specifica di ogni tavola.