N O T I Z I E sulle V I C E N D E dei C O D I C I di Leonardo da Vinci

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N O T I Z I E sulle V I C E N D E dei C O D I C I di Leonardo da Vinci
NOTIZIE
sulle V I C E N D E dei C O D I C I
di Leonardo da Vinci
Ovviamente la nostra attenzione si fissa principalmente sulla ‘Sezione Leonardiana’,
che risulta tuttora individuata da una sua specifica segnatura (LV), quale si trova
nella Biblioteca “Carlo Viganò” (Viganò) collocata nella sede di Brescia
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
La dispersione dei manoscritti e dei disegni di Leonardo da Vinci comincia già nel
corso della sua vita.
Ad ogni buon conto, riguardo al certamente cospicuo materiale che era rimasto presso
di lui, nel testamento steso nel suo ultimo ritiro di Clos-Lucé presso Amboise sulla
Loira il 23 aprile 1518 egli nominerà erede il discepolo prediletto Francesco Melzi,
che, alla morte di Leonardo avvenuta il 2 maggio 1519, raccoglierà il tutto nella sua
villa di Vaprio d’Adda (Milano), dove a suo tempo aveva spesso ospitato il maestro.
Il Melzi si dedicò anche a selezionare gli scritti leonardiani per compilare il trattato o
"Libro di pittura".
Ma, alla morte di F.Melzi, avvenuta nel 1570, inizia la dispersione di quelle
"reliquie", a causa dell’indifferenza degli eredi e in specie di Orazio Melzi, che le
relegarono in un sottotetto.
Fu così che un tal Lelio Gavardi di Asola, preposto di S. Zeno in Pavia, che era stato
precettore in casa Melzi, sottrasse ben 13 volumi di note e disegni leonardeschi con la
speranza di collocarli presso il Granduca di Toscana, Francesco de’ Medici,
appassionato collezionista d’arte; ma la speranza andò frustrata dalla morte del
Granduca nel 1587. Sempre deciso ad effettuare un affare, Gavardi passò allora a
Pisa, ove studiava legge un suo parente dal glorioso blasone "culturale", Aldo
Manuzio il giovane, nella certezza di poter cedere a lui quei manoscritti.
È a questo punto che entra in scena Giovanni Ambrogio (nome aggiunto in seguito,
quando farà il suo ingresso tra i Barnabiti) Mazzenta (1565-1635), appartenente ad un
antico e illustre casato milanese, che in quegli anni era pure lui studente di legge a
Pisa, la cui figura sarà decisiva in quella narrazione delle avventure vissute dai testi di
Leonardo che lui stesso fornirà attraverso le sue "Memorie" [cfr. riedizione del 1919].
A suo stesso dire, il Mazenta avrebbe allora convinto il poco scrupoloso Gavardi a
restituire ai Melzi quei testi: l’erede dottor Orazio Melzi, stupito dell’onestà e del
rigore del Mazzenta e indifferente alla preziosità di quei materiali, gli donò i 13 libri
di appunti leonardeschi, invitandolo anche a ritirare altri disegni da quel famoso
sottotetto di Vaprio.
Divulgatasi la notizia del dono e dell’indifferenza degli eredi Melzi, alla villa di
Vaprio cominciarono a confluire raccoglitori e affaristi ansiosi di ottenere — come
scrive Mazzenta — «disegni, modelli plastici, anatomie, con altre preziose reliquie
del studio di Leonardo».
Si originava, così, la triste dispersione di un patrimonio straordinario e unico.
Tra quegli acquirenti si distingueva Pompeo A. Leoni, figlio di Leone, lo scultore
favorito di Filippo II di Spagna. Costui convinse Orazio Melzi a reclamare dal
Mazzenta i 13 volumi donati, promettendo al vanitoso Melzi cariche onorifiche nel
Senato di Milano attraverso la donazione di quei volumi al re di Spagna.
Mazzenta fu così indotto a cedere sette dei 13 volumi, a cui successivamente se ne
aggiunsero altri tre.
Alla fine del '500 il luogo ove si ha la più alta concentrazione di Codici di Leonardo
diventa pertanto Madrid.
Lo scultore Pompeo Leoni, convinto che le raccolte dei vari codici originali non
seguissero un ordine particolare, nella seconda metà del Cinquecento iniziò a
scompaginarli, così da ottenere volumi di maggior mole e consistenza utilizzando
circa 50 quaderni manoscritti e 2000 fogli isolati, ritagliando delle parti e isolando dei
frammenti.
Con i disegni di carattere tecnico-scientifico per opera di P.Leoni nasceva anzitutto il
celebre "Codice Atlantico", che rientrò poi in Italia, ove fu ereditato da Cleodoro o
forse meglio da Polidoro Calchi – marito di Vittoria Leoni - che lo cedette per 300
scudi al conte Galeazzo Arconati di Milano, grande collezionista.
Dopo la morte del Leoni avvenuta nel 1610, la maggior parte dei codici leonardiani
tornarono in Italia, acquistati dal conte Galeazzo Arconati, parente del card. Federico
Borromeo; due manoscritti rimasero comunque in Spagna.
A Londra invece migrarono, nel Castello Reale di Windsor, ove tuttora risultano
custoditi altri fogli riproducenti disegni naturalistici, anatomici e di figura coi quali
P.Leoni stesso aveva realizzato un'altra "Raccolta"; mentre un codice di altri fogli era
stato acquistato in Spagna dall'inglese Lord Arundel e portato in Inghilterra. Solo nel
1873 si avrà notizia di tre codici acquistati da John Forster e giunti non si come a
Londra
È verso la metà del '600 che finalmente emerge l’interesse per i codici leonardiani
non più degli affaristi, ma degli studiosi.
Il card. Francesco Barberini, amico del Mazzenta, non potendo acquistare manoscritti
vinciani ormai introvabili, decide di procurarsene una copia. Su presentazione del
card. Federico Borromeo egli riesce a ottenere nel 1626 il materiale di proprietà del
conte Arconati per farne intraprendere la riproduzione, che durerà fino al 1643!
Verso lo stesso 1643 il figlio dell'Arconati, Francesco Luigi Maria ricavò da vari
codici leonardiani un trattato in nove libri che intitolò "Del moto e misura
dell'acqua".
Nel frattempo era accaduto un evento decisivo.
Galeazzo Arconati il 22 gennaio 1637 aveva donato ufficialmente alla Biblioteca
Ambrosiana di Milano ben 12 volumi, tra cui il "Codice Atlantico" e altri 11 testi
vinciani, la cui copiatura per il card. Barberini continuò a opera del domenicano Luigi
Maria Arconati all’interno della stessa Biblioteca.
Questi codici si univano a due altri già ivi esistenti ed erano raggiunti nel 1674 da un
quindicesimo manoscritto vinciano donato da Orazio Archinti.
Ma presto due tra questi codici sparirono (uno deve essere l’attuale Codice
Trivulziano).
Gli altri tredici vi rimasero fino al 1796, quando un decreto napoleonico che requisiva
le opere d’arte in base al principio che “tutti i geni, tutti i letterati sono francesi,
qualunque sia il loro paese di nascita” ne ordinò il trasferimento in Francia.
Così nel 1796 l’Atlantico andò alla Biblioteca Nazionale di Parigi e gli altri 12
all’Istituto di Francia. Pertanto a fine '700 la capitale francese diventa uno dei luoghi
eccellenti nella geografia dei codici leonardiani.
Nel 1815, dopo la caduta di Napoleone e la decisione di restituire alle varie nazioni i
beni artistici trafugati, solo il primo – cioè il Codice Atlantico - tornò
all’Ambrosiana; il resto rimase in Francia a subire altre vicissitudini. Infatti, Gian
Battista Venturi li descrisse e li contrassegnò con lettere dell’alfabeto; il conte
Guglielmo Libri ne sottrasse tre, vendendone uno al conte G.Manzoni di Lugo (è il
codice Sul volo degli uccelli, rivenduto poi a Teodoro Sabachnikoff, che lo pubblicò e
donò alla Biblioteca Reale di Torino) e altri due nel 1875 al conte Ashburnham (i
mss. 2038 e 2037 della Biblioteca Nazionale di Parigi.)
Dei manoscritti che seguirono una diversa vicenda: tre passando per Vienna finirono
al Victoria and Albert Museum e poi alla British Library di Londra (sono i codici di
John Forster, già al South Kensington Museum); uno fu venduto a Roma nel sec.
XVIII dal pittore Giuseppe Ghezzi a Thomas Coke, futuro Conte Leicester, allora in
viaggio in Italia.
I manoscritti che ora appartengono alla collezione reale di Windsor furono acquistati
dal collezionista d'arte Thomas Howard, venticinquesimo Lord Arundel, nel sec.
XVII in vari paesi d’Europa.
I due manoscritti rimasti in Spagna erano stati in possesso anticamente di Don Juan
de Espina; passati poi alla Corona spagnola, risultano per la prima volta catalogati
nell'inventario del 1831-1833, allorché vennero trasferiti dal Palazzo Reale alla
Biblioteca Reale, successivamente divenuta Biblioteca Nacional; ma un'errata
trascrizione depistò gli studiosi. Vennero casualmente e clamorosamente ritrovati
solamente nell'inverso del 1964-1965.
Il Codice Madrid I (Ms. 8937) constava di 192 fogli, ma ora otto risultano mancanti,
di formato 21x15 cm circa; di uguali dimensioni è il Codice Madrid II (Ms. 8936),
composto a sua vota di due codici distinti per un totale di 157 fogli.
Furono pubblicati nel 1974 a cura di Ladislao Reti.
Uniforme è la materia in essi trattata: la meccanica (intesa sia come teoria che come
descrizione e studio di meccanismi; secondo il Reti l’originalità di Leonardo si
rivelerebbe nello studio dei meccanismi particolari adattabili alle varie macchine,
mentre prima di lui l’ingegnere doveva progettare ogni macchina disegnandola in
tutti i suoi meccanismi).
L’omogeneità della materia e la cura eccezionale dell’aspetto estetico (che prevale
nel primo e diminuisce nel secondo volume) testimoniano l’importanza attribuita da
Leonardo a quest’opera che molto probabilmente doveva essere presentata a lettori di
riguardo.
Ma evidenzia anche che nessun libro di Leonardo ha mai raggiunto la continuità di un
discorso coerentemente e completamente sviluppato: la sua pagina è sempre
frammentaria e non si lega in una struttura unitaria.
CRITERI
seguiti nell’effettuare
le E D I Z I O N I dei C O D I C I V I N C I A N I
Tavolta si farà riferimento al: Catalogo della Biblioteca di scienze “Carlo Viganò.
Fondo antico (1492-1800) e Fondo manoscritti, Milano, Vita e Pensiero, 1994
[Viganò: FA].
Premessa
Si sa che l'accertamento testuale e la ricostruzione filologica di un testo, come pure i
criteri e i metodi da utilizzare nel mettere a punto un'edizione critica (cartacea o
elettronica che possa essere), costituiscono ormai da tempo ambiti di studio altamente
sviluppati e sono pertanto dotati di un'ampia letteratura specialistica.
Ovviamente anche la storiografia della scienza rientra appieno in tale ambito di
attività, intesa principalmente al recupero dei suoi 'classici' e alla messa a punto di
edizioni critiche delle Opera omnia dei maggiori protagonisti, compresi manoscritti e
appunti loro, come pure delle loro assai importanti corrispondenze epistolari.
Non è difficile riconoscere che nelle varie epoche storiche, in dipendenza soprattutto
dalla natura e dagli argomenti dei testi, come pure delle funzioni e dei destinatari di
tali operazioni di revival, sono state decise e realizzate diverse modalità di esecuzione
del lavoro filologico e critico e delle successive produzioni editoriali. Ed è quindi di
estremo interesse recuperare e studiare la documentazione in nostro possesso al fine
di ricostruire il senso storiografico delle vicende attraverso le manifestazioni più
concrete di come esso si sia incarnato in quella che potremmo definire come una
specie di 'clonazione' dei testi antichi, che faceva il paio con un'analoga operazione di
reviviscenza ideale che veniva nel frattempo effettuata delle 'figure storiografiche'
degli autori di quei testi.
Gli scritti originali di Leonardo da Vinci si presentano in uno stato affatto particolare,
che ha creato e continua a creare peculiari difficoltà a chi si accinge a curarne le
edizioni.
Scriveva infatti uno dei massimi studiosi leonardiani: "Se si pensa all'opera di Galileo
e a quella di Leonardo, si può ben rendersi conto della diversa portata del problema
che presenta l'edizione delle loro opere. Si deve veramente riconoscere che, oltre ai
metodi generali, v'ha sempre nelle scienze storiche un metodo particolare, che
scaturisce dal soggetto stesso e dai materiali che si hanno fra le mani: e che s'impone
come distinto dagli altri. Il compito, che l'eredità di Leonardo ci pone innanzi, ne è
uno degli esempi più singolari" (G.Calvi).
Si sa infatti che Leonardo, salvo rari casi e di limitata consistenza, non ha mai
compilato un suo manoscritto in modo ordinato: infatti egli era solito usare fogli
sciolti, sui quali peraltro inseriva note e disegni in momenti successivi e su argomenti
affatto diversi.
Di conseguenza si ha che i fascicoli che costituiscono gli attuali ‘codici leonardiani’
sono stati per lo più quasi del tutto collazionati da altri e inoltre, seppure siano giunti
sino a noi in buon numero, per la verità ci hanno conservato solo una parte minore
della produzione scrittoria del grande artista rinascimentale .
La loro edizione quindi ha sempre presentato delle problematiche peculiari agli
studiosi, che, con un assiduo difficile e talvolta geniale o arbitrario lavoro filologico,
si sono dedicati a ricostruire il pensiero leonardiano andando ad individuare rapporti
tra passi contenuti in codici diversi, tentando di ricostruirne una probabile
successione cronologica o un’unità d’indagine o uno sviluppo tematico.
Fondamentale rimane la possibilità di ricostruire un probabile ordinamento
diacronico dei materiali documentali disponibili: "V'è un ordine al quale si può e si
deve anzitutto prestare una speciale attenzione, ed è l'ordine cronologico degli scritti:
prima, la ricerca sempre più precisa di tutti gli elementi, che possono servire a
individuare, nella loro successione, gli scritti contenuti nei codici, che conservano in
tutto o in parte la compagine primitiva; poi il paziente ravvicinamento, per tutti i dati
forniti dalla critica interna ed esterna, dei fogli sparsi nelle collezioni artificiali. É un
lavoro che ha già in qualche parte dato e che non può non dare su più larga scala
notevoli risultati" (G.Calvi).
Anzitutto si deve ricordare la 'scrittura' (nel senso sia della grafia che di un eventuale
suo tipico genere letterario) di natura essenzialmente artigianale e artistica della
lezione scrittoria leonardiana, sostanziata dall'interconnesso ricorso sia alla
dichiarazione a parole che all'espressione a figure.
Se si parte dalla convinzione che "les manuscrits de Léonard participent de l'oeuvre
d'art et du document scientifique" secondo lo storico della scienza Antonio Favaro
(cui si deve soprattutto l'edizione delle "Opere" di G.Galilei), si possono comprendere
le specifiche difficoltà che incontrano coloro che si dedicano all’interpretazione dei
manoscritti leonardiani; oltre che per la grafia le abbreviazioni e la punteggiatura,
sono anche e soprattutto la frammentarietà della trattazione, la presenza di
contraddizioni, l’impossibilità talvolta di individuare l’effettivo contributo originale
di Leonardo che rendono problematica la lettura e l'interpretazione dei suoi testi: cfr.
A.Favaro, Difficultés que présente une édition des oeuvres de Léonard de Vinci, in
Léonard de Vinci, a cura di M.Mignon, Rome, Aux Éditions de la “Nouvelle Revue
d’Italie”, 1919, pp. 53-66 [Viganò: FM.LV-65].
In secondo luogo, non si deve minimizzare la curiosa pratica leonardiana della
scrittura prevalentemente sinistrorsa o 'speculare', che diventa ancor più problematica
da gestire in un'edizione filologica a stampa allorché si tenga conto anche della sua
espressione usualmente stenografica - affatto peculiare e non standardizzata dell'incalzante pensiero leonardiano, solo raramente espresso in forma
linguisticamente ricercata.
In terzo luogo, si debbono tenere presenti gli interessi per così dire enciclopedici e
tendenzialmente universali della curiosità intellettuale di Leonardo e delle sue
esplorazioni: che vanno dal lessico della lingua latina sino alle denominazioni delle
parti delle macchine, dalla ricerca ed esplorazione anatomica sino alla riflessione
filosofica o metodologica, per non dire di tutto il resto.
Da ciò è derivato che la pubblicazione dei manoscritti e dei testi leonardiani ha
comportato la messa a punto di scelte e strategie filologiche e tipografiche che non
trovano corrispettivo forse in nessun altro autore.
Scriveva il già nominato A.Favaro, parlando a proposito dell'ecdotica leonardiana
sino al suo tempo: "Gli errori di interpretazione sono la gran piaga di tutte le
pubblicazioni di manoscritti Vinciani; non ne è andato immune alcuno degli editori di
essi, nemmeno dei più sperimentati; ed è da aspettarci che ne commetteranno anche
coloro che in avvenire attenderanno a questi lavori, sicché non sia il caso di lapidare
alcuno per questo motivo; bensì, tenuti continuamente in guardia contro il pericolo,
dovranno adoperare la massima diligenza, moltiplicare le revisioni ed i riscontri ... e
poi recitare il veniam damusque petimusque vicissim" (A.Favaro).
La documentazione raccolta dall'ing. C.Viganò riguardo alle pubblicazioni a stampa
di testi e codici di Leonardo da Vinci ci consente di ripercorre quell'importante
tragitto editoriale in maniera crediamo sufficientemente completa e pertanto di poter
individuare le grandi linee di un'impresa che certo risulta assai interessante dal punto
di vista storiografico.
Per risalire sino alle origini, cioè al tempo successivo alla morte di Leonardo da Vinci
e all'arrivo dei suoi codici a Vaprio d'Adda, ci sembra utile ricordare qui che a tutti
gli studiosi leonardiani è parso legittimo riconoscere che vi è sempre stata un'intensa
attività di trascrizione degli scritti leonardiani, caratterizzata usualmente da un certo
scrupolo di esattezza nella riproduzione testuale, significato dagli scambi di
informazioni coi detentori degli originali e dai riscontri che venivano richiesti o
effettuati.
Alla pubblicazione a stampa sono giunte dapprima sia l’analisi dell'opera pittorica di
Leonardo da Vinci sia, in particolare, quel "Libro di pittura" che forse nel corso del
Cinquecento lo stesso Francesco Melzi aveva estratto - e riorganizzato in trattato dall'insieme dei numerosi manoscritti vinciani in suo possesso.
La nostra Collezione documentale inizia infatti con l'edizione che di quel trattato
venne curata da R. Du Frèsne, la cui opera a partire da metà Seicento conobbe varie
ristampe e traduzioni sino a fine Settecento [Viganò: FA.7A.186] [Viganò:
FA.7A.189] [Viganò: FA.7B.901] [Viganò: FA.7A.184] e ad inizio Ottocento
[Viganò: FM.LV-84]: cfr. L.Beltrami, Il “Trattato della pittura” di Leonardo da
Vinci nelle sue varie edizioni e traduzioni, Milano, (Treves), 1919 [Viganò: FM.LV87].
Oltre alle concezioni artistiche di Leonardo, che tra l'altro suscitarono sin d'allora
dibattiti e contestazioni, si iniziò a dare ragguaglio anche della sua attività di
disegnatore [Viganò: FA.7A.185] [Viganò: FA.7A.191] e ad interessarsi alla sua
vicenda biografica e alle sorti occorse ai suoi codici.
Dopo la pittura, il settore dei manoscritti vinciani che uscì più facilmente dall'oblio fu
quello dell'idraulica [Viganò: FM]: ciò fu principalmente dovuto alla circostanza per
cui il figlio naturale del conte Arconati, Francesco Luigi Maria, fattosi domenicano,
lavorando sui manoscritti raccolti dal padre compilò verso il 1643 un trattato in nove
libri sul moto e la misura dell'acqua.
Ma solo a metà Ottocento maturarono i tempi per una pubblicazione integrale e totale
degli scritti vinciani: "L'orientamento che la filosofia positivista imprime al pensiero
negli ultimi decenni del secolo, è quanto mai propizio a riaccendere un vivo interesse
verso Leonardo, che si comincia a celebrare precursore della scienza moderna ed
iniziatore, tra noi, del metodo sperimentale. La ripugnanza del gusto settecentesco di
fronte alla farragine degli appunti leonardeschi sparisce col trionfo del metodo
filologico, che nella difficile e scrupolosa riproduzione di quel confuso materiale si
compiace di mostrare la sua validità" (A.Marinoni).
Ed è proprio in Italia che il problema della divulgazione totale dei testi vinciani
riceve un forte impulso dalla pubblicazione di un esemplare "Saggio delle opere di
Leonardo da Vinci" (Milano 1872) [Viganò: FM.LV-190], illustrato con la
riproduzione di alcune pagine del Codice Atlantico e del Trivulziano e di qualche
altro, espressione soprattutto degli orientamenti editoriali suggeriti allora da G.Govi .
Questo genere documentale 'antologico', un tipo di editoria che avrebbe dovuto essere
proseguito dal lavoro di una commissione di studiosi nominata dal Ministro italiano
della Pubblica Istruzione, venne però assai criticato da alcuni validi studiosi
(specialmente da G.Uzielli), che si dichiararono contrari ad ogni arbitrario
procedimento di selezione dei testi leonardiani e favorevoli invece ad una
riproduzione integrale e diplomatica dei manoscritti.
Questa medesima idea di una riproduzione integrale e diplomatica dei manoscritti
leonardiani venne condivisa in Francia da C.Ravaisson-Mollien, il quale infatti tra il
1881 e il 1891 curò l'imponente edizione di tutti i manoscritti vinciani conservati
nella Biblioteca dell'Institut de France a Parigi [Viganò: FM.LV- …. I-VI].
Nel frattempo in Inghilterra il metodo editoriale antologico venne a sua volta portato
ad un ragguardevole livello da una corposa opera in due tomi comparsa a Londra nel
1883 e realizzata dallo storico dell'arte Jean Paul Richter: "Egli rimase fedele al
metodo selettivo; ma estese le sue selezioni così largamente e in campi tanto vari da
offrire una gran parte del materiale scritto da Leonardo in un'ampia antologia, che
permettendo una visione sufficientemente panoramica del pensiero vinciano è rimasta
per molto tempo l'indispensabile strumento di lavoro di molti leonardisti"
(A.Marinoni).
Come si capisce, i lavori di Ravaisson-Mollien e di Richter pongono di fronte a due
diversi metodi ectodici, ognuno dei quali presenta evidentemente sia pregi che difetti:
"Il Richter permette una rapida conoscenza del pensiero di Leonardo rischiando però
di deformarlo col «taglio» e la collocazione arbitraria dei singoli frammenti, senza
calcolare gli involontari e numerosi errori di trascrizione.
Il Ravaisson Mollien offre ben maggiori garanzie di obiettività, ma il suo metodo ha
giustamente richiesto molti decenni per essere applicato a tutti i manoscritti vinciani,
e, rendendo arduo il lavoro di coordinamento dei vari frammenti riguardanti uno
stesso problema, ha forse favorito lo sviluppo di una certa mentalità particolaristica,
che a lungo prevalse negli studi leonardeschi. Una mentalità che isola il frammento e
mira solo o a scoprirvi inaudite anticipazioni della scienza moderna o a disperdersi in
arbitrarie fantasie.
I due metodi insomma obbediscono ognuno ad esigenze vive e valide, e debbono e
possono integrarsi a vicenda.
È tuttavia evidente che il metodo selettivo del Richter era destinato a rimanere
provvisorio finché non fosse completata la riproduzione fotografica e diplomatica di
tutti i manoscritti, consentendo di verificare sempre e sicuramente l'eventuale arbitrio
dei selettori e coordinatori dei diversi frammenti.
Per questa ragione la pubblicazione degli scritti di Leonardo proseguì in Italia nel
senso indicato dall'Uzielli e dal Ravaisson Mollien" (A.Marinoni): cfr. Gustavo
Uzielli, Sul modo di pubblicare le opere di Leonardo da Vinci, "Il Buonarroti"
(1884), s. III, v. I, q. X, pp. 365-388 [Viganò: op.], inserito poi in Ricerche intorno a
Leonardo da Vinci. Serie seconda, Roma, Salviucci, 1884, pp. 117-176 [Viganò:
FM.LV-138].
In effetti, nell'ultimo quarto dell'Ottocento e nei prima anni del Novecento, insieme
con la comparsa della definitiva edizione critica del leonardiano trattato della pittura
curata da H.Ludwig (Vienna 1882), videro la luce le edizioni fotografiche, con
trascrizione diplomatica e critica, di diversi manoscritti leonardiani: il "Codice
Trivulziano" (Milano 1891) [Viganò: FM.LV-13] a cura di L. Beltrami; il "Codice sul
volo degli uccelli" (Parigi 1893), a cura di G.Piumati e T.Sabachnikoff, con
traduzione. francese di C.Ravaisson-Mollien; lo stesso G.Piumati cura la poderosa
edizione del "Codice Atlantico" (Milano 1894 e 1904) [Viganò: FM.LV-187/I-II];
sempre G.G.Piumati e T.Sabachnikoff pubblicano i "Codici di Anatomia", distinti in
Fogli A e Fogli B [Viganò: FM.LV-6], della Biblioteca di Windsor (Torino 1898 e
1901).
A questo punto succede un fatto increscioso, significativo comunque degli interessi
anche commerciali che gravitavano intorno alle edizioni dei codici leonardiani.
Nel 1901 a Parigi compaiono quasi trenta volumi di fogli inediti di Leonardo da
Vinci, senza alcuna trascrizione, per iniziativa dell'editore É.Rouveyere: "Numerose
negative fotografiche, fatte eseguire dal Sabachnikoff sui fogli di Windsor e sui
codici Arundel e Forster nell'intento di farli trascrivere e pubblicare col metodo
seguito per i fogli A e B di anatomia, vengono a sua insaputa pubblicati abusivamente
dall'editore parigino Rouveyere, presso il quale erano state depositate, in una collana
di ventinove volumi, in forma di nude riproduzioni, di cui non si precisa nemmeno la
collocazione nel codice donde provengono" (A.Marinoni).
Finalmente nel 1902 (ma di fatto nel 1905) viene costituita a Roma la R.
Commissione Vinciana col compito dell’edizione di tutti gli scritti e i disegni di
Leonardo. Allorquando essa riuscirà in effetti ad essere operativa, le edizioni
patrocinate dalla Commissione Vinciana segneranno un notevole progresso, anche se
il conseguimento della perfezione rimarrà sempre impossibile: cfr. Ove C. L.
Vangensten, Per una completa conoscenza dell’opera scientifica e letteraria di L. da
V., Per il IV Centenario della morte di Leonardo da Vinci: 11 Maggio 1919,
Bergamo, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1919, pp.393-401 [Viganò: FM.LV-40].
Nel dicembre del 1904, grazie alla donazione fatta al Comune di Milano da Luca
Beltrami della sua preziosa biblioteca di studioso leonardiano, viene proposta la
fondazione della «Raccolta Vinciana», che viene ufficialmente costituita nel gennaio
del 1905 e che assume principalmente il compito di compiere un vasto lavoro di
pubblicazione di vari successivi fascicoli di studi, note, cronache e recensioni.
La Raccolta venne collocata nei locali dell'Archivio Storico del Comune di Milano
entro il Castello Sforzesco e affidata alle cure del direttore dell'archivio stesso, Ettore
Verga.
Anche per impulso di queste due istituzioni leonardiane italiane, oltre che per
iniziativa di altre istituzioni e di studiosi vari italiani e stranieri, videro la luce altre
edizioni fotografiche e critiche di manoscritti vinciani: G.Calvi pubblica il "Codice
Leicester" (Milano 1909) [Viganò: FM.LV-188]; a loro volta O.C.L.Vangensten,
A.Fonahn e H.Hopstock pubblicano altri sei volumi dei "Quaderni di Anatomia"
(Christiania 1911-1916) [Viganò: FM.LV-24/I-VI] della Biblioteca di Windsor: v.
Antonio Favaro e Giuseppe Favaro, A proposito dei tre primi Quaderni di Anatomia
di Leonardo da Vinci pubblicati da Ove C.L.Vangensten, A. Fonalm, H.Hopstock,
Venezia, C.Ferrari, 1914; pp. 38 [Viganò: FM.LV-116] “Gli Autori. lodano
l’edizione di Christiania con qualche riserva sul metodo seguito nella trascrizione.
Esaminano quindi il contenuto dei tre quaderni, foglio per foglio. Augurano che la
Commissione Reale [italiana] provveda all’ordinamento scientifico di questa
materia”.
Il lavoro della R.Commissione Vinciana cominciò a fruttificare dapprima
coll’edizione del "Codice Arundel 263" (Roma 1923-1930) [Viganò: FM.LV-191/IIV]; poi facendo comparire "I fogli mancanti al codice di Leonardo da Vinci sul volo
degli uccelli nella Biblioteca Reale di Torino" (Roma 1926) [Viganò: FM.LV-26]; in
seguito con i sette fascicoli de "I Manoscritti e i Disegni di Leonardo da Vinci"
(Roma 1928-1952) [Viganò: FM.LV-194/I-VII]; poi ancora con l'edizione dei
"Codici Forster" (Roma 1930-1934) [Viganò: FM.LV-15/I-V]; infine, facendo
comparire a Roma una nuova edizione del Codice A-2172 (1936) coi suoi
complementi (1938) [Viganò: FM.LV-192/I-II] e del Codice B-2173 (1941) [Viganò:
FM.LV-193] dei Manoscritti vinciani di Parigi.
Verso la metà del Secolo XIX, soprattutto nel periodo intorno alla celebrazione del V
Centenario della nascita (1552 - 1952) di Leonardo da Vinci, proprio sulla base
dell'egregio lavoro filologico portato a compimento con l'edizione fotografica e la
trascrizione diplomatica e critica dei testi nella loro configurazione originaria, si
comincia a desiderare – perché si è in grado di attuarlo concretamente – il riordino
dei materiali vinciani, sia dal punto di vista cronologico che da quello tematico, in ciò
ottemperando a quello che fu un progetto editoriale articolato che era negli intenti di
Leonardo medesimo.
Scrive al riguardo il solito Marinoni: "Il progresso ormai raggiunto nella riproduzione
integrale – fototipica e diplomatica – dei manoscritti vinciani, permette ormai e
sollecita la ripresa del lavoro di selezione e ordinamento dei testi. Lavoro legittimo,
oltre che utile, perché, già progettato da Leonardo e iniziato dai suoi allievi o lettori
poco dopo la sua morte, fu sempre sentito nel corso dei secoli (fino al Richter e alle
attuali numerose antologie) come l'esigenza più imperiosa, anzi l'unico compito degli
editori vinciani fin tanto che la tecnica filologica più matura del secolo scorso impose
altre non meno imperiose esigenze di esattezza e di scrupolosa obiettività.
Soddisfatti ormai questi obblighi verso i metodi più esatti, gli editori si sono orientati
in questi ultimi lustri verso il lavoro di ordinamento dei frammenti vinciani o
addirittura verso la ricostruzione delle «opere» progettate da Leonardo. Sorgono così
nuovi problemi e anche nuovi conflitti metodologici. Ammessa l'inevitabilità di un
certo arbitrio nell'opera del ricostruttore, possono esservi diverse e contrastanti
tendenze a concedergli una più ampia o una più limitata libertà di azione. Chi
pretende «realizzare» le opere progettate da Leonardo seguendo le «divisioni» o
sommari o liste di argomenti da lui tracciate in vari luoghi, corre il pericolo di dare un
corpo massiccio, definitivo e una rigida coerenza a una semplice linea architettonica
vagamente e momentaneamente tracciata da Leonardo e anche talvolta contraddetta
da altri abbozzi stesi in momenti diversi.
Né, d'altra parte, tutto quanto scrisse Leonardo può rientrare nei «Trattati»
immaginati da lui. Un criterio meno ambizioso, ma più obiettivo è quello di limitarsi
a raggruppare i vari testi seguendo l'analogia del contenuto, e tanto meglio, se ad esso
può allearsi un ordinamento cronologico.
In questa direzione e con metodi diversi hanno lavorato in questi ultimi anni il
Giacomelli, l'Uccelli e il Marinoni" (A.Marinoni).
La parte conclusiva del discorso dice riferimento precisamente ad opere di vari
illustri studiosi che hanno indagato su tematiche leonardiane differenti e nuove.
Agli scritti aeronautici e aerologici di Leonardo si sono dedicati: Raffaele Giacomelli,
"Gli scritti di Leonardo da Vinci sul volo" (Roma 1936) [Viganò: FM.LV-117], con
una raccolta cronologicamente ordinata dei testi leonardiani; ma una riproduzione in
facsimile, con trascrizione e annotazioni bibliografiche, de "Il codice sul volo degli
uccelli" (Milano 1946) [Viganò: FM-LV-21] viene curata da Jotti da Badia Polesine;
mentre un tentativo di ricostruzione critica dei medesimi codici "I libri del volo di
Leonardo da Vinci" (Milano 1952) [Viganò: FM.LV-17] è stato attuato da Arturo
Uccelli e Carlo Zammattio.
Alle indagini leonardiane su aspetti vari della meccanica, sia teorica che applicata,
furono dedicati studi da parte sia di Roberto Marcolongo "I centri di gravità dei corpi
negli scritti di Leonardo da Vinci" (Milano 1930) [Viganò: FM.LV-83] sia del già
citato A.Uccelli, cui è dovuta una ricostruzione ordinata de "I libri di Meccanica"
(Milano 1940) [Viganò: FM.LV-9].
Un documentato e ragionato raggruppamento dei frammenti grammaticali e lessicali
di Leonardo è stato portato a termine da Augusto Marinoni col suo "Gli appunti
grammaticali e lessicali di Leonardo da Vinci. Vol. I: L’educazione letteraria di
Leonardo" (Milano 1944) [Viganò: FM.LV-109].
Agli scritti di questi autori riteniamo di dover aggiungere i contributi arrecati agli
studi testuali e tematici leonardiani da Nando De Toni.
Tra il 1934 e il 1935 il De Toni pubblica a Brescia ben sette volumetti de “L'idraulica
in Leonardo da Vinci”: cioè una selezione dei passi di idraulica contenuti nei
manoscritti A-M dell'Istituto di Francia [Viganò: FM.LV-173 / 174 / 175 / 176 / 177 /
178 / 179].
Lo stesso N.De Toni, per la Raccolta Vinciana, cura l’edizione della trascrizione de
“Il Codice Trivulziano” (Milano 1939) [Viganò: FM.LV-92].
La trascrizione diplomatica e moderna di N.De Toni accompagna le edizioni, curate
da André Corbeau, del “Manoscritto A” (Grenoble 1972) [Viganò: FM.LV-10/I-III],
del “Manoscritto B” (Grenoble 1960) [ ], del “Manoscritto C” (Grenoble 1964)
[Viganò: FM.LV-11/I-II], del “Manoscritto D” (Grenoble 1964) [Viganò: FM.LV-12]
dell’Institut de France.
Come si vede dal lavoro leonardiano di N.De Toni ormai l'editoria documentale
leonardiana si muove alternativamente sia sul fronte di edizioni sempre più
criticamente valide e tipograficamente soddisfacenti dei codici sia su quello di
sistematiche ricognizioni su tematiche pervasive in quelle che furono i molteplici
interessi di studio di Leonardo da Vinci.
Segnaliamo pertanto alcuni altri significativi contributi sull'indicato duplice fronte
dell'ecdotica vinciana.
È toccato anzitutto al “Trattato della pittura”: riedito a cura di A.P.McMahon
(Princeton 1956) e anche di A.Chastel (Parigi 1960).
Anche una trascelta di leonardiani “Dessins scientifiques et techniques” (Parigi 1962)
[Viganò: FM.LV-20] è stata curata ed edita da Pierre Huard e Mirko Drazen Grmek.
Così come una nuova edizione de "Il Codice Trivulziano” (Firenze 1970), con
relativa trascrizione diplomatica e critica, è stata curata da Anna Maria Brizio.
Ma, soprattutto, nell'inverno del 1964-1965 vennero casualmente e clamorosamente
rintracciati i due importati Codici di Madrid, conservati nella locale Biblioteca
Nacional: il Codice Madrid I (Ms. 8937) e il Codice Madrid II (Ms. 8936). La loro
edizione è stata curata da Ladislao Reti (Firenze e New York 1974, voll. 5).
RIPRODUZIONI
dei
CODICI LEONARDIANI
possedute
dalla Biblioteca “Carlo Viganò”
Sovente si farà riferimento a citazioni, tratte dai vari luoghi in cui vengono segnalate
le edizioni, del repertorio di Ettore Verga, Bibliografia Vinciana: 1493-1930,
Bologna, N.Zanichelli, 1931, voll. 2 [Viganò: FM.LV].
Codice Arundel [London, British Library (B.L.) o anche British Museum(B.M.)]:
1480-1518, ma soprattutto 1508; cc. 283 di 21x15 cm; geometria, meccanica e ottica.
Non si tratta di un codice vero e proprio, ma di una collezione miscellanea che,
invece di assemblare fogli sciolti, riunisce principalmente una serie di fascicoli che
hanno mantenuto la loro coerenza; probabilmente essa venne composta da P.Leoni e
acquistata ad inizio Seicento in Spagna dal diplomatico e collezionista d'arte inglese
Thomas Howard, alias Lord Arundel; i suoi eredi lo donarono alla Royal Society di
Londra e nell'Ottocento pervenne al British Museum.
L’italiana R. Commissione Vinciana, che aveva ricevuto il compito dell’edizione di
tutti gli scritti e i disegni di Leonardo, cominciò proprio con l’edizione: "Il codice
Arundel 263", I manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla Reale
Commissione Vinciana sotto gli auspici del Ministero della Istruzione pubblica;
riproduzione fototipica con trascrizione diplomatica e critica, Roma, Danesi, 19231930; tomo I, parti 4; 39 cm [Viganò: FM.LV-191/I-IV].
“Nella riproduzione dei fogli in eliotipia si è tenuto conto delle minime sfumature
di tinta, sia della carta, sia degli inchiostri, e, quando coi mezzi ordinari non si poteva
ottenerne una riproduzione precisa, la Commissione ha ricorso a bicromie e a
tricomie.
I fac-simili di questa edizione nazionale sono di grandezza naturale, accompagnati
dalla doppia trascrizione, diplomatica e critica; per facilitar la lettura delle singole
tavole, la trascrizione diplomatica è loro collocata a fronte, e con una disposizione
rigorosamente topografica, fatta in modo che le aggiunte e le correzioni interlineari e
marginali, e i segni di attenzione e di richiamo appaiano nello stesso ordine e posto
che nell’originale. I pochi dubbi di lettura sono confinati in nota a piè di pagina. Per i
segni speciali, per le abbreviazioni sciolte e per le sigle si sono adoperati punzoni e
segni coniati apposta, dei quali è a suo luogo dato un compiuto prospetto.
La trascrizione critica ha una numerazione a sé. Il testo vi è alleggerito
dell’apparato ingombrante di note. Vi sono state accolte anche le correzioni e le
aggiunte mettendole al posto richiesto dal senso. In tal modo hanno avuto ordine
parecchie pagine aggrovigliate, tempestate di noterelle scritte in tutti i sensi quali si
veggono nell’originale. E sono stati riprodotti, in caratteri corsivi, anche lunghi passi
e interi fogli cancellati, perché rappresentano una redazione differente del testo e fasi
di sviluppo del pensiero leonardesco che non ritorneranno in seguito, ma potranno
ritornare, sotto altra forma, in altri manoscritti. Perciò l’averli riprodotti faciliterà il
futuro lavoro di riordinamento. Sono pur state riprodotte moltissime figure giudicate
necessarie alla comprensione del testo. Così la trascrizione critica, che, grazie alla
numerazione indipendente, potrebbe anche essere separata dal volume, rende
accessibile a tutti l’opera di Leonardo. Senza per altro che si siano praticate nel testo
notevoli modificazioni secondo questo o quel criterio: ché anzi le emendazioni e i
ritocchi nella grafia e nei costrutti grammaticali e sintattici sono ridotti a quei casi nei
quali il senso altrimenti sarebbe riuscito troppo oscuro; nel resto si è avuto cura di
riprodurre nel modo più preciso le scorrezioni, di stile e di grafia, le incongruenze e le
varietà di forme che son caratteristiche del modo di scrivere di Leonardo e di altri
suoi contemporanei” (E.Verga).
Raccolta di Windsor: "Quaderni di anatomia" [Inghilterra, Windsor Castle, Royal
Library]: sono oltre 600 fogli di varie misure e datazioni: cc. A (1510-1511 e cc. B
(1490-1500c.). Riguardo alla R.Commissione Vinciana, "I disegni geografici
conservati nel Castello di Windsor", Roma 1941: vedere più avanti, alla voce 'Disegni
di Leonardo da Vinci'; il lavoro della R.Commissione Vinciana, fondata nel 1902,
produsse pure l'edizione del Codice A (1936) coi suoi complementi (1938): "Il
Codice A (2172)", i manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla
Reale Commissione Vinciana, riproduzione fototipica con trascrizione critica, Roma,
Libreria dello Stato, 1936-1938; voll. 2; 39 cm [Viganò: FM.LV-192/I-II].
Dell'anatomia: Fogli B, i manoscritti di Leonardo da Vinci della Biblioteca di
Windsor: 2, pubblicati da Teodoro Sabachnikoff, trascritti ed annotati da Giovanni
Piumati, con traduzione in lingua francese, Torino, Roux e Viarengo, 1901; pp. 271,
con 79 tavv.; 36 cm [Viganò: FM.LV-6].
“Splendido volume, altra benemerenza del mecenate russo Sabachnikoff. Il Piumati
ha seguito lo stesso metodo adottato pel «Codice sul volo degli uccelli». A ciascuna
delle tavole, riprodotte in eliotipia a grandezza naturale, è premesso un foglio di carta
trasparente dove sono schematicamente riprodotte le figure munite di un numero
progressivo” (E.Verga).
Quaderni d'anatomia, pubblicati da Ove C.L. Vangensten, A.Fonahn e H.Hopstock.
Testo italiano con traduzione inglese e tedesca, Christiania, J.Dybwad, 1911-16; voll.
6; 42 cm [Viganò: FM.LV-24/I-VI].
Contenuto: - 1. Tredici fogli della Royal Library di Windsor: respirazione, cuore,
visceri addominali. – 2. Ventiquattro fogli della Royal Library di Windsor: cuore,
anatomia e fisiologia. – 3. Dodici fogli della Royal Library di Windsor: organi della
generazione, embrione. – 4. Ventun fogli della Royal Library di Windsor: sangue,
cuore, fonetica, varie altre materie. – 5. Ventisei fogli della Royal Library di
Windsor: vasi, muscoli, cervello e nervi, anatomia topografica e comparata. – 6.
Ventitre fogli della Royal Library di Windsor: proporzioni, funzioni dei muscoli,
anatomia della superficie del corpo umano.
“Splendida pubblicazione. Nei fac-simili si è approfittato di tutti progressi dell’arte
fotomeccanica; perfino i toni diversi dei vari inchiostri adoperati da Leonardo in una
stessa pagina sono fedelmente riprodotti: ad ogni tavola è premesso un foglio di carta
trasparente dove sono indicati con numeri romani fra parentesi quadre i vari brani di
testo contenuti in una medesima pagina e le lettere delle quali sono eventualmente
munite le figure, e, a partire dal 2° quaderno, queste vengono nella stessa carta
trasparente contraddistinte con numeri arabi progressivi, pagina per pagina. Il testo è
tipograficamente riprodotto nel modo più fedele possibile cosicché il lettore può a
colpo d’occhio vederlo tal quale fu lasciato da Leonardo. Sono dunque, in certo qual
modo, fuse qui in una sola la trascrizione diplomatica e quella critica esplicativa con
l’aggiunta della punteggiatura, la quale necessariamente commenta il testo. (Non tutti
convengono nell’opportunità dell’aver adottato la trascrizione unica). La trascrizione
del testo occupa il verso delle carte ed è accompagnata dalle due traduzioni poste
l’una accanto all’altra, in colonna, nel recto della carta successiva. Con ciò si perde il
vantaggio d’avere la trascrizione di fronte alla riproduzione dell’originale” (EVerga).
Codici Forster I-II-III [“Victoria and Albert Museum”, già “South Kensington
Museum” (S.K.M.), di Londra]: si tratta di tre piccoli taccuini tascabili: il Forster I è
costituito da due manoscritti (1505 e 1490) di 14,5x10 cm circa di 40 e 15 carte sulla
geometria dei solidi; il Forster II riunisce pure in sé due distinti manoscritti (14951497) di cc. 63 e 84 ed è di formato ridottissimo, cioè di 9,5x7 cm circa; il Forster III
(1490-1493c.) è ancora più piccolo avendo il formato di soli 9x6 cm circa di 88 carte.
Questi codicetti furono acquistati a poco prezzo a Vienna da Lord Lytton e donati a
J.Forster, che a sua volta (1876) li cedeva al South Kensington Museum, poi Albert
and Victoria Museum. Sommariamente descritti da G.Uzielli, Ricerche intorno a
Leonardo da Vinci (serie seconda), Roma, Salvucci, 1884, pp. 312-314 [Viganò:
FM.LV-138].
"Codici Forster I (I1, I2), II (II1, II2), III", i manoscritti e i disegni di Leonardo da
Vinci pubblicati dalla R.Commissione Vinciana sotto gli auspici del Ministero
dell'Educazione Nazionale, serie minore, riproduzione fototipica e trascrizione
diplomatica, Roma, Danesi, 1930-1936; voll. 5; 27 cm [Viganò: FM.LV-15/I-V].
Contenuto: 1 (1930). Il Codice Forster I. – 2 (1934).Il Codice Forster II,1. – 3.Il
Codice Forster II,2. – 4 (1934). Il Codice Forster III. – 5. I Codici Forster I-III nel
"Victoria and Alberta Museum"; Prefazione-Indice.
Nel 1901 É.Rouveyere pubblicava proditoriamente a Parigi in 24 volumi molti fogli
inediti, specialmente di Windsor: Leonardo da Vinci, Les solides d’Egal Volume.
Manoscritti inediti riprodotti dagli originali conservati presso la "Forster Library,
South Kensington Museum, London", Parigi, É.Rouveyre, 1901, voll. 2, 25 cm
[Viganò: FM.LV-134/I-II]; Leonardo da Vinci, Machines hydraliques: application du
principe de la vis d’Archimède Pompes. Machines d’épuisement et de dragage,
Manoscritti inediti riprodotti dagli originali conservati presso la “Forster Library,
South Kensington Museum, London", Parigi, É.Rouveyere, 1901, (non paginato), 25
cm [Viganò: FM.LV-135].
Codice Leicester/Hammer [acquistato in Italia nel primo Settecento da Thomas
Coke, divenuto Lord Leicester, e collocato nella Leicester Library a Holkham Hall;
dal 1980 appartenuto al petroliere americano Armand Hammer; dal 1994 si trova a
Seattle/USA nella collezione privata di Bill Gates]; fogli redatti nel 1505-1506;
idraulica, ottica e astronomia; consta di 36 fogli, cioè di 18 carte doppie oggi
smontate e conservate sciolte, del formato di 29,5x22 cm.
"Il codice di Leonardo da Vinci della Biblioteca di Lord Leicester in Holkham Hall
di Londra", pubblicato sotto gli auspici del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere
(Premio Tomasoni), a cura di Gerolamo Calvi, Milano, L.F. Cogliati, 1909; pp.
XXXIII, 242, cc. 72 di tavv.; 49 cm [Viganò: FM.LV-188].
“Nell’ampia e dotta introduzione il Calvi espone le norme con le quali ha proceduto
all’edizione. Viene di seguito la riproduzione in fac-simile di tutti i 36 fogli che
compongono il codice. Quindi, pagina per pagina, la trascrizione diplomatica e quella
interpretativa o critica. Sono infine aggiunte alcune «note diplomatiche», ossia
appunti presi durante la trascrizione diplomatica del codice e la revisione delle bozze;
poi delle «avvertenze critiche» dirette a chiarire alcuni punti della corrispondente
trascrizione, e ad esporre alcuni dubbi ad essa inerenti; infine un copioso, assai
diligente, indice analitico” (Verga).
Il Codice Hammer di Leonardo da Vinci: le acque, la terra, l'universo, Catalogo a
cura di Jane Roberts e Introduzione di Carlo Pedretti, Firenze, Giunti Barbéra, 1982;
pp. 128 e ill. con cc. di tavv. [Viganò: FM.LV-198].
Codice Atlantico [Milano, Biblioteca Ambrosiana]:1473c.-1518; cc. 1288, con
disegni per lo più di carattere tecnico-scientifico; questo codice venne così
denominato dal formato di atlante dell'album nel quale Pompeo Leoni incluse le
carte, incollandole su fogli speso finestrati.
A Milano nel 1872 venne pubblicato un "Saggio" di opere leonardiane riproducente
24 tavole del Codice Atlantico: questa edizione può dirsi abbia dato l'avvio alle
moderne edizioni in facsimile e in trascrizione dei manoscritti leonardiani; cfr.
Saggio delle opere di Leonardo da Vinci con ventiquattro tavole fotolitografiche di
scritture e disegni tratti dal Codice Atlantico, Milano, Tito di Giovanni Ricordi,
1872, pp. VII, 32 e cc. 24 di tavv. [Viganò: FM.LV-190].
Tra il 1962 e il 1970 questo codice è stato sottoposto ad un radicale restauro; così
che l’attuale “Codice Atlantico”, composto da ben 12 volumi, consta di 1119 fogli,
con numerazione però cambiata rispetto alle edizioni precedenti: cfr. trascrizione
diplomatica e critica di A.Marinoni, Firenze 1973-1980, voll. 24 (12 in facsimile e 12
di trascrizioni) [Viganò: FM.LV].
Il codice Atlantico nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, riprodotto e pubblicato
dalla R. Accademia dei Lincei. Trascrizione diplomatica e critica di Giovanni
Piumati. Milano, U.Hoepli, 1894 e 1904; 2 raccoglitori; 54 cm (testo I-II; tavole I-II)
[Viganò: FM.LV-187/I-II].
“La trascrizione è duplice, diplomatica e interpretativa o libera. A differenza della
pubblicazione del Ravaisson e di quella del Codice Trivulziano, dove la trascrizione
del testo era collocata di fronte alla riproduzione in fac-simile, qui il testo è
completamente separato dalle tavole; ne consegue il vantaggio d’aver tutta di seguito
la riproduzione fotomeccanica del codice e si soddisfano meglio le esigenze
artistiche, ma ne scapitano la facilità e le comodità dei riscontri.
Nella trascrizione il Piumati ha omesso i passi scritti da sinistra a destra, criterio assai
discusso, giacché l’essere la scrittura abituale di Leonardo da destra a sinistra non
esclude che egli potesse scrivere anche al modo comune, e non dà punto la prova che
i passi scritti a questo modo non siano autografi” (E.Verga).
Cfr. Indici per materia ed alfabetico del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci,
compilati da G.Semenza, riveduti e pubblicati da R.Marcolongo della Reale
Commissione Vinciana, Milano, U.Hoepli, 1939, pp. XV, 69 [Viganò: FM.LV-25];
G.Galbiati, Dizionario Leonardesco, repertorio generale delle voci e cose contenute
nel Codice Atlantico (con aggiunta di sei disegni inediti del Codice stesso, di passi
trascritti e di indici speciali), Milano, Hoepli, 1939, pp. XIII, 196 e ill. [Viganò:
FM.LV-2].
Codice Trivulziano [Milano, Castello Sforzesco, Biblioteca Trivulziana]: 1487-1490;
cc. 51 di 20x14 cm; disegni e appunti grammaticali e lessicali; appartenuto al
discepolo Francesco Melzi (che aveva seguito Leonardo in Francia, alla corte di
Francesco I e che rientrò nella Villa di Vaprio d'Adda alla morte del maestro nel
1519), questo piccolo taccuino di appunti era finito nelle mani del cavaliere Gaetano
Caccia; questi però, verso il 1750, lo cedette all'abate don Carlo Trivulzio in cambio
di un orologio d'argento e di una moneta d'oro; venduto poi dagli eredi Trivulzio al
Comune di Milano nel 1935; è costituito da una ventina di pagine di fitto testo
sinistrorso e da pochi disegni di varia natura; spiccano le teste di carattere e di
fisiognomica e i progetti di architettura per il tiburio del Duomo.
Il codice di Leonardo da Vinci nella Biblioteca del Principe Trivulzio in Milano,
trascritto e annotato da Luca Beltrami, eliografie di Angelo Della Croce, Milano,
Pagnoni, 1891; pp. 16 di prefazione e tavv. 94; 29 cm [Viganò: FM.LV-13].
“Il Beltrami nella trascrizione ha riprodotto integralmente tutte le pagine che
portano qualche nota o disegno, nell’ordine in cui si trovano nel Codice; ha distinto in
corsivo le parti di manoscritto cancellate da Leonardo, e messo fra parentesi quelle
lettere, o porzioni di parole, che ha creduto talora necessarie a precisare il significato
di parole incomplete; ha distinto con diverso carattere le note aggiunte
posteriormente. Ha segnalato nelle note i passi e i disegni già riportati da altri
scrittori, e indicato i principali riferimenti ad altri passi nei manoscritti di Leonardo”
(E.Verga).
Il codice trivulziano, trascritto da Nando De Toni, Milano, U.Allegretti di Campi
(Testi vinciani: 1), 1939; pp. VIII, 72 e ill. [Viganò: FM.LV-92].
Volume allegato ai Fascicoli XV-XVI della «Raccolta Vinciana»; le brevi Note in
chiusura (pp. 69-72) sono tratte dalla trascrizione di questo stesso codice curata in
precedenza da Luca Beltrami.
“La «Raccolta Vinciana» intende dare le edizioni successive e sistematiche dei
codici Vinciani ridotti alla più esatta lezione paleografica, pubblicando in appendice
ad ogni annuario almeno una di tali redazioni, in modo che, come fascicolo a sé,
possa essere messa a disposizione di un largo numero di studiosi ai quali non sia
consentita la immediata consultazione delle dispendiose edizioni critiche sin qui
curate. Per ragioni ovvie, ed anche per celebrare l’acquisizione di uno dei codici
Vinciani a quegli Istituti a cui la «Raccolta Vinciana» è più intimamente legata, si è
ritenuto che la serie delle edizioni dovesse aver inizio con il Codice Trivulziano, di
cui la trascrizione paleografica fu condotta con amorosa e diligente cura da Nando de
Toni”.
Codice Trivulziano. Il Codice n° 2162 della Biblioteca Trivulziana di Milano,
introduzione, trascrizioni, glossario e indice dei nomi e delle cose di Augusto
Marinoni, con una nota di André Chastel, Milano, Arcadia/Electa, 1980; voll. 2: pp.
XXXI, 239 e fasc. con riproduzione del codice di cc. (51); 21 cm [Viganò: FM.LV].
Codici di Madrid I e II [Madrid, Biblioteca Nacional]: il Codice Madrid I (Ms.
8937) [1490-1499; statica e meccanica] constava di 192 fogli, ma ora otto risultano
mancanti, di formato 21x15 cm circa; di uguali dimensioni è il Codice Madrid II (Ms.
8936) [1503-1505 e 1491-1493] composto di due codici distinti per un totale di 157
fogli.
Erano stati in possesso anticamente di Don Juan de Espina; passati poi alla Corona
spagnola, risultano per la prima volta catalogati nell'inventario del 1831-1833,
allorché vennero trasferiti dal Palazzo Reale alla Biblioteca Reale (successivamente
Biblioteca Nacional); ma un'errata trascrizione depistò gli studiosi. Pertanto vennero
casualmente e clamorosamente ritrovati solamente nell'inverso del 1964-1965..
Manoscritti dell’Istituto di Francia [Paris, Bibliothèque de l’Institut de France]: a
provvedere ad individuare questi codici mediante lettere dell'alfabeto, dall'A alla M,
fu a fine '700 l'abate Giambattista Venturi.
Quanto restava degli scritti leonardeschi cominciò ad essere pubblicato con
moderni criteri nel 1880. Infatti dal 1880 al 1891 Charles Ravaisson-Mollien
riprodusse tutti i 14 (12 + 2) codici esistenti a Parigi, in sei volumi (il I dà il Codice
A; il II i Codici B e D; il III i Codici C, E e K; il IV i Codici F e I; il V i Codici G e
L; il VI il Codice H e i mss 2038 e 2037 dell’Istituto di Francia), dando di ciascun
manoscritto la fotografia, la trascrizione diplomatica e una versione francese. “La
trascrizione diplomatica e la traduzione francese in questa pur sempre mirabile
pubblicazione non è scevra da errori, specialmente numerosi nei primi volumi: ma
essi sono facilmente spiegabili quando si considerino gli ostacoli che offre alla lettura
la scrittura di Leonardo, non già per essere rovesciata, bensì per la difficoltà di
interpretare lo scritto dopo averne fatta la trascrizione letterale a causa delle
capricciose irregolarità di ortografia e di accoppiamento di sillabe, e del quasi totale
difetto d'interpunzione. Tali difficoltà, già gravi per interpreti italiani, dovevano
esserlo ben più per uno straniero. La pubblicazione del Ravaisson suscitò un interesse
ognora crescente di volume in volume e diede un efficace impulso agli studi vinciani”
(E.Verga).
Manoscritto A (2172): 1490-1492; il formato del codice è di 22x15 cm e dei 114
fogli originali ne rimangono oggi solo 63, perché le pagine mancanti furono sottratte
nell'Ottocento da G.Libri per formare il Codice Ashburnham 2038 o Ms. Ash. II.
"Il Codice A (2172)", i manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla
Reale Commissione Vinciana, riproduzione fototipica con trascrizione critica, Roma,
Libreria dello Stato, 1936-1938; voll. 2; 39 cm [Viganò: FM.LV-192/I-II].
"Manuscript A de l'Institut de France", introduzione e traduzione francese a cura di
André Corbeau, trascrizione di Nando De Toni. Grenoble, Roissard, 1972; voll. 2 e
cartelletta; 24 cm [Viganò: FM.LV-10/I-III]. L’edizione di questi manoscritti è stata
realizzata, sotto gli auspici dell’«Insitute Léonard de Vinci d’Amboise» a cura di
«Cercle des Professeurs Bibliophiles de France», perciò ogni codice è riprodotto nel
suo aspetto integrale: rilegatura, fogli di guardia, dimensioni e successioni di pagine
(recto e verso) esatte; mentre trascrizioni, traduzioni, introduzione, note e bibliografia
sono raccolte in un volume a sé stante. Inoltre i fogli e i fascicoli della riproduzione
del codice non sono cuciti insieme, così che possono venire scomposti e ogni
studioso può tentarne ricomposizioni diverse in rapporto sia a indizi obbiettivi
incontrovertibili, sia anche a supposizioni e ipotesi, per saggiarne la consistenza. Cfr.
G.B. De Toni, Frammenti vinciani X: Contributo alla conoscenza di fogli mancanti
nei manoscritti A ed E di Leonardo da Vinci, “Atti del R. Istituto di Scienze, Lettere
ed Arti” (A.A. 1921-1922; Tomo 81; Parte seconda), estr. Venezia, C.Ferrari, 1921;
pp. (10) [Viganò: FM.LV-121].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript A, Milano, Castello
Sforzesco, 1999, pp. XLVII, plates, 347 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto B ["È il più antico manoscritto vinciano completo, una sorta di
zibaldone costruito in gran parte di estratti dal De re militari di Roberto Valturio
(edito nel 1472), nel volgarizzamento del Ramusio pubblicato nel 1483... Per la
datazione , siamo nel periodo 1486-1488" (C.Vecce)]: 1488-1489; arte militare; in
origine il codice era formato da 100 fogli di 23x16 cm circa, ridotti però di numero ad
84 in seguito all'intervento ottocentesco di G.Libri che, oltre alle pagine, asportò
anche l'intero "Codice sul volo degli uccelli" contenuto all'interno della copertina del
manoscritto.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. B], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1883; vol. II, cc. 1-85; 42 cm [Viganò: FM.LV].
"Il Codice B (2173)", i manoscritti e i disegni di Leonardo da Vinci pubblicati dalla
Reale Commissione Vinciana (V), riproduzione fototipica con trascrizione critica.
Roma, Libreria dello Stato, 1941; pp. 170, ill.; 38 cm [Viganò: FM.LV-193]: le
riproduzioni in fac-simile delle singole facciate (recto e verso) sono inserite ad una ad
una in pagine largamente marginate con la trascrizione del testo a fronte o in calce.
"Manuscript B de l'Institut de France", introduzione di André Corbeau, traduzione
di Francis Authier, trascrizione di Nando De Toni. Grenoble, Roissard, 1960; pp.
XXV, 277, (23); 24 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript B, Milano, Castello
Sforzesco, 2003; pp. XXXII, plates, 175 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto C: 1490; "Codice De luce et ombra"; è il più grande dei manoscritti
francesi, essendo il formato di 31x22 cm circa e si compone di 28 carte; fu uno dei
pochi manoscritti che non venne acquistato e portato in Spagna da P.Leoni; offerto
dal Mazzenta al card. Federigo Borromeo, fu da lui inserito nella sua Biblioteca
Ambrosiana.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. C], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1888; vol. III, cc. 1-29; 42 cm [Viganò: FM.LV].
"Manuscript C de l'Institut de France", introduzione e traduzione francese a cura di
André Corbeau, trascrizione di Nando De Toni, Grenoble, Roissard, (1964); pp.
XVII, 172 e cartelletta con codice di cc. (34) [Viganò: FM.LV-11/I-II]
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript C, Milano, Castello
Sforzesco, 2001; pp. XXI, plates, 89 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto D: 1508c.; ottica; il codice risulta costituito da cc. 10 ovvero 20 pagine
di 22,5x16 cm circa.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. D], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1883; vol. II, cc. 86-96; 42 cm [Viganò: FM.LV].
"Manuscript D de l'Institut de France", introduzione e traduzione francese a cura di
André Corbeau, trascrizione di Nando De Toni, Grenoble, Roissard, 1964; pp. XII,
116 e cartelletta con codice di cc. (18) [Viganò: FM.LV-12].
“Manoscritto D”, in Leonardo da Vinci, Il mondo e le acque, vol. XI, a cura di
Giovanni Majer, Vicenza, Neri Pozza, 2006, pp. 17-89 [Viganò: FM.LV]
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript D, Milano, Castello
Sforzesco, 2007; pp. XXXII, plates, 61 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto E: 1513-1514; geometria e volo degli uccelli; il codice è formato da 80
pagine di 14,5x10 cm circa (l'ultimo fascicolo, di 16 pagine, venne trafugato da
G.Libri e poi andò perduto).
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. E], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1888; vol. III, cc. 30-70; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript E, Milano, Castello
Sforzesco, 2002; pp. XXIV, plates, 191 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto F: 1508; idraulica e ottica; il codice è costituito da 98 carte di
14,5x10,5 cm circa.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. F], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1889; vol. IV, cc. 1-50; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript F, Milano, Castello
Sforzesco, 2002, pp. XVIII, plates, 187 [Viganò: FM.LV]
“Manoscritto F”, in Leonardo da Vinci, Il mondo e le acque, vol. XI, a cura di
Giovanni Majer, Vicenza, Neri Pozza, 2006; pp. 91-240 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto G: 1510-1515; il codice era costituito da 96 carte, ma tre ora mancano,
di 14x10 cm circa]
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. G], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1890; vol. V, cc. 1-48; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript G, Milano, Castello
Sforzesco, 2002; pp. XXIV, plates, 179 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto H (H1, H2, H3): 1490-1499; il codice raccoglie tre diversi quaderni
(legati insieme in epoca successiva) per un totale di 142 fogli, tutti di formato
tascabile, cioè 10,5x8 cm circa.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. H], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1891; vol. VI, cc. 1-37; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript H, Milano, Castello
Sforzesco, 2003; pp. XXIV, plates, 162 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto I (I1, I2): 1497-1499; il codice è costituito da un insieme di 139 pagine
che appartengono a due taccuini da tasca con dimensioni di 10x7,5 cm circa.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. I], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1889; vol. IV, cc. 51-86; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript I, Milano, Castello
Sforzesco, 2000; pp. XXIX, plates, 203 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto K (K1, K2, K3): 1504-1512; il codice è formato da tre manoscritti
diversi (rispettivamente di pagine 48, 32 e 48), legati insieme nel Seicento, di
dimensioni assai ridotte essendo di 9,6x6,5 cm circa.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. K], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1888; vol. III, pp. 71-104; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript K, Milano, Castello
Sforzesco, 2004; pp. XXIV, plates, 143 [Viganò: FM.LV]
Manoscritto L: 1497 e 1502-1503; il codice era pure costituito da 98 fogli (dei quali
due sono oggi mancanti) ed è in sedicesimo cioè di 11x7 cm circa.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. L], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1890; vol. V, cc. 49-73; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript L, Milano, Castello
Sforzesco, 2001; pp. XXIII, plates, 117 [Viganò: FM.LV].
Manoscritto M: 1496-1497; il codice è composto pure da 96 fogli ed è esso pure di
formato tascabile, cioè di 10x7 cm circa.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. M], fac-simile, trascrizione letterale,
traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi, A.Quantin,
1890; vol. V, cc. 74-98; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Ente Raccolta Vinciana. The Manuscripts of Leonardo da Vinci in the Institut de
France. Translated and annotated by John Ventrella, Manuscript M, Milano, Castello
Sforzesco, 2001; pp. XXXVII, plates, 124 [Viganò: FM.LV]
Manoscritti 2037(Ash II) e 2038 (Ash I): i Codici Ashburnham 2038 (1490c.; cc. 63
di 22x15 cm) e 2037 (1487c.; cc. 16 di 23x17 cm) vennero realizzati subdolamente
nell'800 da G.Libri, sottraendo carte rispettivamente ai Codici A e B, e li vendette
all'ignaro Lord Ashburnham; suo figlio, scopertane l'origine truffaldina, li restituì al
legittimo proprietario, cioè all'Institut de France.
"Les manuscripts de Léonard de Vinci" [Ms. 2037 e 2038], fac-simile, trascrizione
letterale, traduzione francese e tavole a cura di Charles Ravaisson-Mollien, Parigi,
A.Quantin, 1891; vol. VI, cc. 38-83; 42 cm [Viganò: FM.LV].
Codice sul volo degli uccelli [Torino, Biblioteca Reale; già cucito dentro la copertina
del Manoscritto B dell'Istituto di Parigi, donde venne sottratto da G.Libri]: 1506; cc.
18 di 21x15 cm; note e disegni sul volo degli uccelli e di meccanica.
I fogli mancanti al codice di Leonardo da Vinci su'l volo degli uccelli nella
Biblioteca Reale di Torino, a cura di Enrico Carusi. “Reale Commissione Vinciana”.
Roma, Danesi, 1926; pp. XIV, 8, *8, cc. 9 di tavv.; 38 cm [Viganò: FM.LV-26]:
“L’edizione, egregiamente curata da E.Carusi, è fatta collo stesso metodo del 1°
volume del Codice Arundel” (E.Verga)
Il codice sul volo degli uccelli, riproduzione in facsimile del codice; trascrizione ed
annotazioni bibliografiche a cura di Jotti da Badia Polesine, Milano, SpartacoGiovene, 1946; pp. 55 + fasc.allegato; 29 cm [Viganò: FM.LV-21]: Bibliografia a pp.
21-27.
"I libri del volo di Leonardo da Vinci, ricostruzione critica di Arturo Uccelli e Carlo
Zammattio. Milano, U.Hoepli, 1952; pp. XXXIV, 237, ill.; 29 cm [Viganò: FM.LV17].
Il codice sul volo degli uccelli nella Biblioteca Reale di Torino, trascrizione
diplomatica e critica di Augusto Marinoni (Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei
Disegni di Leonardo da Vinci a cura della Commissione Vinciana), Firenze, GiuntiBarbèra, 1976; pp. 85 e facs. del codice di cc. (20) di 29 cm [Viganò: FM.LV-199].
Trattato della Pittura [Roma-Vaticano, Codex Urbinas Latinus 1270]: dall’insieme
dei manoscritti vinciani forse lo stesso F.Melzi estrasse e ordinò il materiale per il
cosiddetto "Trattato della pittura", più volte pubblicato prima e dopo l’edizione critica
– condotta secondo il Codice Urbinate lat. 1270 della Biblioteca Apostolica Vaticana
ritrovato verso il 1797 - curata da Heinrich Ludwig comparsa a Vienna nel 1882 in
tre volumi.
Trattato della Pittura di Lionardo da Vinci, nuovamente dato in luce, colla Vita
dell’istesso autore scritta da Rafaelle Du Fresne. Si sono giunti i tre libri della
pittura ed il «Trattato della Statua» di Leon Battista Alberti, colla «Vita» del
medesimo. E di nuovo ristampato, corretto ed a maggior perfezione condotto, Parigi,
Giacomo Langlois, 1651; Napoli, edd. Niccola e Vincenzo Rispoli, tip. Francesco
Ricciardo, 1733; pp. (14), 115, (8), 57, figg. e tavv. 2 con ritratti con ill. [Viganò:
FA.7A.186].
Nel 1651 era comparsa a Parigi la lussuosa editio princeps, sia in francese che in
italiano, del trattato 'leonardiano'. Sulla scorta dell’edizione in lingua italiana è poi
stata realizzata questa edizione napoletana settecentesca.
"Dal punto di vista tipografico e iconografico la princeps fu senza dubbio
un'edizione splendida, con le incisioni tratte dai disegni di Nicolas Poussin; il testo
che però consegnò alla tradizione a stampa era profondamente alterato, tanto da
rendere quasi irriconoscibile il dettato originale leonardesco: capitoli tagliati o
accorpati, interpolazioni e omissioni, massiccia omogeneizzazione della varietà
linguistica. Le edizioni successive seguirono sempre il testo del Fresne:un'importante
eccezione si registra con la pubblicazione di un apografo testualmente più corretto
della redazione abbreviata, il Codice Riccardiano 2275 (c. 1630), autografo di
Stefano Della Bella, e posta a fondamento dell'edizione curata dal Fontani, Firenze
1792 (v.). Ma era ormai imminente la scoperta del Codice Urbinate lat. 1270, nella
Biblioteca Apostolica Vaticana, avvenuta verso il 1797" (C.Vecce).
L'apparato iconografico che correda l'opera è costituito da una serie di incisioni
tratte da disegni del celebre pittore Nicolas Poussin, integrate con fondi di paesaggio
o di prospettive di Charles Errard.
L'opera presenta una suddivisione in otto parti intitolate rispettivamente: "Di poesia
et pittura", "De' precetti del pittore", "Dei vari accidenti e movimenti dell'uomo e
proporzione di membra", "De' panni e modo di vestire le figure con grazia e degli
abiti e natura de' panni", "De ombra e lume", "De li alberi e verdure", "Delli nuovoli",
"Dell'orizzonte".
Nella "Vita" di Leonardo il Raphael du Frèsne utilizzava ampiamente, senza citarle,
le "Memorie intorno a Leonardo" scritte dal barnabita Ambrogio Mazenta, nelle quali
veniva dato ampio ragguaglio circa le vicende occorse ai manoscritti vinciani dopo la
morte di Leonardo.
Circa le discussioni specialistiche intorno a questa prima edizione italiana: cfr.
N.De Toni 1979 ("Notiziario Vinciano", 9) e V.Steele 1980 ("Notiziario Vinciano",
13)
Trattato della Pittura di Lionardo da Vinci, nuovamente dato in luce con la «Vita»
dell’istesso autore scritta da Rafaelle Du Fresne. Si sono aggiunti i tre libri della
pittura ed il «Trattato della Statua» di Leon Battista Alberti colla «Vita» del
medesimo, Bologna, Istituto delle Scienze, 17862; pp. XXIII, (1), 202, ill. e cc. 16 di
tavv. [Viganò: FA.7A.189]: edizione condotta sempre sulla precedente edizione
italiana di Parigi del 1651.
Des Herrn Leonhard von Vinci ersten Mahlers zu Florenz, praktisches Werk von
der Mahlerey, a cura di Johann Georg Böhm, Norimberga, Christoph Weigel e
A.G.Schneider, 17863; pp. (20), 184, (5) e cc. (57) di tavv. e figg. [Viganò:
FA.7B.901]: le due precedenti edizioni tedesche erano comparse a Norimberga nel
1724 e nel 1747 (in realtà solo una ristampa della precedente), sempre curate da.
J.G.Böhm che era un pittore.
Trattato della pittura di Lionardo da Vinci, ridotto alla sua vera lezione sopra una
copia a penna di mano di Stefano Della Bella, con le figure disegnate dal medesimo,
corredato dalle memorie per la «Vita» dell’autore e del copiatore, a cura di
Francesco Fontani, Firenze, ed. Giovacchino Pagani, tip. Jacopo Grazioli, 1792; pp.
XII, LXXII, 99 e ill. [Viganò: FA.7A.184]: edizione condotta su un inedito
manoscritto.
Trattato della pittura di Lionardo da Vinci, Milano, Società Tipografica de’
Classici Italiani, 1804; pp. 207, 255 e ill., con 60 tavv. [Viganò: FM.LV-84]: le tavole
furono in parte incise da G.Broggi, che le ricavò dall’edizione Dufrèsne.
Trattato della pittura di Lionardo da Vinci, con Prefazione di Angelo Borzelli.
Lanciano, Carabba (Scrittori italiani e stranieri), 1913 (ma 1914); voll. 2 con figg.
[Viganò: FM.LV-100/I-II]: condotto sul Cod. Vatic. Urbinate 1270, consta di 935
paragrafi; cfr. rist. anastatica Milano, Servizio Librario dell’Opera Universitaria
dell’Università. Cattolica del S.Cuore, 1980 (in volume unico) [Viganò: FM.LV].
"Il colophon di stampa reca la data del dicembre 1913, ma la prefazione è datata al
gennaio 1914, per ci sembra opportuno attribuire la stampa al 1914 (come vuole il
Verga), e non al 1913.
Nella prefazione del Borzelli leggiamo che lo stampatore 'ha voluto, con
accorgimento, riprodurre il testo relativamente migliorato del Trattato, per render il
libro, che vien fuori nitido dalle sue officine, accessibile a tutti'. In realtà, l'analisi del
testo rivela che l'edizione è una riproduzione pedissequa di un'edizione di Roma del
1890 [Verga: 34] [che appare non un'edizione critica, ma di ampia divulgazione, con
testo fortemente normalizzato nella grafia, nella fonetica, speso anche nella
morfologia e nella sintassi] anche nella numerazione dei capitoli, nelle illustrazioni e
nelle note a piè di pagina. L'opera del Borzelli si limitò alla scrittura della prefazione
e alla trasmissione di una copia dell'edizione precedente all'editore Carabba"
(C.Vecce).
Libro di pittura. Codice Urbinate lat. 1270 nella Biblioteca Apostolica Vaticana, a
cura di Carlo Pedretti; trascrizione critica di Carlo Vecce, Firenze, Giunti, 1995; voll.
2 di pp. 543 totali e ill. [Viganò: FM.LV-206/I-II].
Volume Primo: "Sommario"; "Premessa"; "Illustrazioni fuori testo"; "Introduzione"
di C.Pedretti (pp. 11-82); "Nota al testo" di C.Vecce (pp. 83-123); "Tavola delle
abbreviazioni"; "Libro di Pittura: Parti I-II" (pp. 129-250). Volume Secondo: "Libro
di Pittura: Parti III-VIII. Tavola. Memoria et notata" (pp. 251-539); "Concordanza dei
testi originali di Leonardo con i capitoli del Libro di Pittura" ( pp. 540-543).
"I testi di Leonardo sopravvissuti negli autografi sono stati definitivamente
consegnati alla storia nella forma, incompiuta e provvisoria, in cui si trovano in quei
manoscritti: e l'unica via di leggerli ed intenderli nella loro completezza è stata sinora
quella dell'edizione integrale dei manoscritti.
Il Libro di Pittura compilato dal Melzi ha una sua autonomia sia dal punto di vista
strutturale che al punto di vista dell'impianto linguistico e fonetico. Non è pensabile
un intervento di restauro integrale sui testi del Libro testimoniati anche dagli
autografi, lasciando poi la parte di testo rimanente (più di due terzi) nella forma
grafica e fonetica testimoniata dal Codice Urbinate lat. 1270; né è pensabile
un'estensione del restauro a tutto il codice, in nome di una norma linguistica che,
nell'evoluzione degli scritti di Leonardo, non è mai fissa o univoca ...
Il rispetto integrale del Codice Urbinate non deve però portare ad un'edizione
puramente diplomatica [necessaria solo per gli autografi leonardeschi], che rinunci ad
introdurre una serie di interventi finalizzati a rendere più agevolmente leggibile il
testo, senza mutarne la sostanza linguistica" (C.Vecce)
Celebre è al riguardo un passo leonardiano: "Quelli che s'innamorano della pratica
senza la scienza, sono come i nocchieri che entrano in naviglio senza timone o
bussola, che mai hanno certezza dove si vadano. Sempre la pratica deve essere
edificata sopra la buona teorica, della quale la prospettiva è guida e porta, e senza
questa nulla si fa bene" (Trattato della pittura, n. 77).
Trattato del moto e misura delle acque [Roma-Vaticano, Biblioteca Apostolica
Vaticana, Ms. 4332]: verso il 1643 il figlio dell'Arconati, Francesco Luigi Maria
ricavò da vari codici leonardiani un trattato in nove libri che intitolò "Del moto e
misura dell'acqua".
Del moto e misura dell’acqua, a cura di Francesco Cardinali, in Raccolta d'autori
italiani che trattano del moto dell'acque, Bologna, Cardinali e Frulli, 18264; t. X, pp.
273-450, ill. con 51 tavv. [Viganò: FM].
Questo trattato ‘leonardiano’ venne desunto da una copia di un codice barberiniano
favorito a F.Cardinali da Francesco Tassi, ex bibliotecario del Granduca di Toscana.
Essendosi il curatore affidato ad una copia, anziché al manoscritto originale, e
neanche avendo fatti raffronti con i codici di Leonardo, ha fatto sì che l’edizione
riuscisse manchevole e scorretta e le figure talora alterate.
Del moto e misura dell’acqua, libri nove, ordinati da F. Luigi Maria Arconati, editi
sul codice archetipo barberiniano a cura di E.Carusi ed A.Favaro. (Pubblicazioni
dell'Istituto di studi vinciani in Roma, diretto da Mario Cermenati: 1), Bologna,
N.Zanichelli, 1923; pp. XVI, 414 con figg. [Viganò: FM.LV-60].
Gli editori anzitutto hanno appurato che l’Arconati figlio aveva trascritto un po’
liberamente i passi vinciani, aggiungendovi talora qualcosa di suo, specialmente per
sviluppare dimostrazioni da Leonardo appena accennate, e inoltre che egli aveva
sfruttato principalmente i codici leonardiani ambrosiani, avendo peraltro a
disposizione manoscritti ora perduti.
Per questo essi hanno deciso di aggiungere a piè di pagina tutti i passi dei codici
leonardiani che hanno potuto identificare, in modo da recuperare per una gran parte la
dizione genuina di Leonardo.
Repertorio dei passi leonardeschi ai quali attinse Frate Luigi Maria Arconati per
la compilazione del trattato "Del moto e misura dell'acqua", libri IX. A cura di
Nando De Toni. Brescia, Morcelliana (Frammenti vinciani: 2), 1934; pp. 15 [Viganò:
FM.LV-156].
L'idraulica in Leonardo da Vinci, selezione dei passi di idraulica contenuti nel
manoscritto A dell'Istituto di Francia, con repertorio aggiornato dei passi leonardeschi
ai quali attinse Frate Luigi Maria Arconati per la compilazione del trattato "Del moto
e misura dell'acqua, Libri IX", a cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana
(Frammenti vinciani: 3), 1934; pp. 43 [Viganò: FM.LV-173].
L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nel
manoscritto B dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana
(Frammenti vinciani: 4), 1935; pp. 14 [Viganò: FM.LV-174]
L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nel
manoscritto C dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni.Brescia, Morcelliana
(Frammenti vinciani: 5), 1935; pp. 16 [Viganò: FM.LV-175]
L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nei
manoscritti D, E dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni.Brescia,
Morcelliana (Frammenti vinciani: 6), 1935; pp. 17 [Viganò: FM.LV-176]
L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nel
manoscritto F dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni. Brescia, Morcelliana
(Frammenti vinciani: 7), 1935; pp. 74 [Viganò: FM.LV-177]
L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nei
manoscritti G, H, I dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni. Brescia,
Morcelliana (Frammenti vinciani: 8), 1935; pp. 69 [Viganò: FM.LV-178]
L'idraulica in Leonardo da Vinci. Selezione dei passi di idraulica contenuti nei
manoscritti K, L, M dell'Istituto di Francia. A cura di Nando De Toni. Brescia,
Morcelliana (Frammenti vinciani: 9), 1935; pp. 23 [Viganò: FM.LV-179]
Problemi di Meccanica
Leonardo da Vinci, I libri di Meccanica, nella ricostruzione ordinata di Arturo
Uccelli, preceduti da un'introduzione critica e da un esame delle fonti, Milano,
U.Hoepli, 1940; pp. CLV, 673 [Viganò: FM.LV-9].
Con questa ponderosa opera – che presenta ben 2515 disegni ricavati o ridisegnati
dagli originali – A.Uccelli tenta di ricostruire la lezione vinciana, su base strettamente
documentale, in merito specificatamente alla 'meccanica' ("il paradiso delle scienze
matematiche", secondo Leonardo stesso), sia pratica che teorica.
Il grosso volume si articola secondo le seguenti parti principali: "Introduzione
critica"; "Esame delle fonti"; "I libri di Meccanica"; "Elementi macchinali";
"Appendici e Indici".
Nell'Introduzione viene preliminarmente dichiarato: "Pubblicare i codici in facsimile e trascriverli ordinatamente costituisce un lavoro immane di cui nessuno può
mettere in dubbio l'importanza e la necessità. Ma ora che tutto questo lavoro è stato in
gran parte già fatto e sta per essere ultimato, dobbiamo riconoscere come esso debba
considerarsi unicamente la fatica preparatoria all'opera ricostruttiva" (p. VIII); "Nella
presente ricostruzione la divisione in libri corrisponde all'ordine più frequente così
come lo stesso risulta dai vari schemi di Leonardo" (p. XXII); "Tutto quello che di
Leonardo esiste nelle carte superstiti intorno alla meccanica è contenuto nel nostro
lavoro. Gli indici sistematici posti in fine dell'opera possono in ogni caso valere ad
ogni ricerca particolare" (p. XXIII); "Tutti i disegni ricavati dai manoscritti sono stati
riprodotti con imagine rovesciata allo scopo di facilitare la lettura delle indicazioni
eventuali. E per omogeneità di criterio, sono state rovesciate anche le immagini di
tutte le figure che per maggiore chiarezza abbiamo ridisegnato nella grandezza di
quelle esistenti nei codici" (p. XXIV).
Affrontando poi lo Studio delle Fonti vengono preliminarmente fornite le seguenti
indicazioni: "Per renderci conto preciso di taluni concetti basilari dai quali deriva la
meccanica medioevale ed in specie quella di Leonardo, occorre partire dalla fisica. E,
dicendo fisica, bisogna intendere questa parola con lo stesso significato che essa ebbe
per lunghi secoli durante i quali dominò la classificazione aristotelica del sapere:
fisica in opposizione a metafisica, per indicare i complessi di tutte le cognizioni
riguardanti i fenomeni esterni dell'universo sensibile ... Non è possibile quindi fare
una distinzione fra statica e dinamica, fra teoria dell'equilibrio e quella del moto;
meno ancora si può parlare di cinematica ... Nella meccanica aristotelica, che in
fondo è quella che nel medio evo domina tutti gli scolastici ed in parte anche
Leonardo ed altri indagatori che lo seguirono nel tempo sino all'avvento della
meccanica galileiana, si tratta in modo generico dei movimenti che possono prodursi
in un meccanismo e si considera questo in equilibrio quando in esso non si produce
moto di sorta" (pp. XXVII-XXVIII).
Si giunge finalmente a delineare una ricostruzione documentata della successione
dei vinciani "Libri di Meccanica", articolata in ben 17 capitoli: (1) "Delli elementi";
(2) "De grave e lieve"; (3) "Centri di gravità"; (4) "De pesi"; (5) "Natura de' pesi"; (6)
"De gravità sospesa"; (7) "De gravità e suo ordine"; (8) "De aste semplice e
composta"; (9) "De sostentacoli"; (10) "De forza e peso"; (11) "De moto"; (12) "De
moto e peso"; (13) "De moto e forza"; (14) "De moto locale"; (15) "De
confregazione"; (16) "De impeto"; (17) "De percussione".
Si passa quindi a ricostruire le parti di un altro ipotetico manuale vinciano intitolato
"Elementi macchinali": (1) "De semplici tirari e alzari"; (2) "Delle taglie"; (3) "De
polo e rota"; (4) "Della vite".
Cfr. anche Pierre Duhem, Les origines de la statique, Parigi, A.Hermann, 19051906, t. I, pp. 13-33, 156-193 e t. II, pp. 347-348 [Viganò: FM]; Pierre Duhem,
Études sur Léonard de Vinci: ceux qu’il a lus et ceux qui l’ont lu. Parigi, F. De
Nobele, 1955, voll. 3 [Viganò: FM.LV-23/I-III]; Fritz Schuster, Zur Mechanik
Leonardo da Vinci’s (Hebelgesetz, Rolle, Tragfähigkeit von Stäudern und Trägern),
Erlangen, Junge & Sohn, 1915, pp. 153 [Viganò: FM.LV-141]; Ivor B. Hart, The
mechanical investigations of Leonardo da Vinci. Londra, Chapman & Hall, 1925, pp.
VII, 240 [Viganò: FM.LV-50]; Roberto Marcolongo, Le ricerche geometricomeccaniche di Leonardo da Vinci, “Atti della Società Italiana delle Scienze (detta dei
XL)”, estr. Roma, G.Bardi, 1929, pp. 53 e cc. di tavv [Viganò: FM.LV-28] e in
"Rendiconti della R.Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di scienze fisiche,
matematiche e naturali", serie 6a, vol. IX, I sem., fasc. 4 (Roma, febbraio 1929), estr.
Roma, G.Bardi, 1929, pp. (4) [Viganò: FM.LV-35]; Roberto Marcolongo, Memorie
sulla geometria e la meccanica di Leonardo da Vinci. Napoli, S.I.E.M., 1937, pp.
XII, 346 e ill. [Viganò: FM.LV-112].
Disegni di Leonardo da Vinci
Recueil de charges et de têtes de différens caracteres gravées à l'eau forte d'après le
desseins de Leonard de Vinci. Précédé d'une lettre de m. Mariette sur ce peintre
florentin, Parigi, Charles-Antoine Jambert, 17672; pp. (2), 35 e cc. 64, ill. e ritr.
[Viganò: FA.7A.185]: le incisioni sono opera di Philippe Thubières, Comte de
Caylus. Jean Pierre Mariette (1691-1774) scrive: “È ben noto che la caricatura non
era per Leonardo uno scherzo, ma uno strumento per lo studio della fisionomia, idea
questa che parecchi critici moderni han fatta propria".
Disegni di Leonardo da Vinci, incisi e pubblicati da Carlo Giuseppe Gerli, Milano,
Giuseppe Galeazzi, 1784; pp. (4), 16 e cc. 61 di tavv. [Viganò: FA.7A.191]: le
incisioni di C.G.Gerli "riproducono scrupolosamente, anche nelle loro mancanze e
nei guasti, gli originali; tra le tavole si trovano disegni erroneamente attribuiti a
Leonardo, il che non fa meraviglia se si considera lo stato in cui si trovava allora la
critica d’arte" (E.Verga).
I Manoscritti e i Disegni di Leonardo da Vinci, pubblicati dalla R. Commissione
Vinciana, sotto gli auspici del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Libreria
dello Stato, 1928-1952; voll. 7 [Viganò: FM.LV-194/I-VII]. Contenuto: 1-4. Disegni.
– 5. I disegni geografici conservati nel Castello di Windsor. – 6.Disegni. – 7. Indici
generali.
Dessins scientifiques et techniques, scelta e presentazione a cura di Pierre Huard e
Mirko Drazen Grmek, Parigi, Roger Dacosta, 1962; pp. 213 e c.1 di tav. ripiegata
[Viganò: FM.LV-20]: Bibliografia a pp. 209-213. Trattasi di una raccolta di disegni
tecnici, studi architettonici e anatomici, progetti di macchine, unita ad una
descrizione specifica di ogni tavola.